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Gennaio/Febbraio 2011

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Gennaio/Febbraio 2011
Il Giornale del Pilo Albertelli di Roma - Gen/Feb 2011 - Numero 3 - Anno IV
Un nuovo sguardo sul Risorgimento
Cecilia Lugi
H
o incontrato Giancarlo De Cataldo il 17 Novembre
2010 alle ore 18.30, presso la Libreria Feltrinelli di
Piazza Colonna, in occasione della presentazione de
I Traditori, opera per molti versi “paradigmatica” della
letteratura italiana di quest’inizio millennio. Al termine del
dibattito ho strappato allo scrittore la promessa di
un’intervista per ONDANOMALA. Dopo qualche giorno De
Cataldo ha mantenuto il suo impegno – via e­mail –
rispondendo alla dozzina di domande che gli avevo inviato.
(segue a pag. 2)
L'anello di re
Salomone
pag. 11
GRID
pag. 4
Pensieri di uno
studente
qualunque
Lo straniero non
esiste
Giulia Carletti
pag. 3
Gianluca Murano
Flavia Tiburzi
pag. 7
Desensibilizzazione
Giorgio Colletti
pag. 8
Veronica Corbo
Gennaio/Febbraio 2011
Con quest’opera così ponderosa non
pensa che stavolta sarà ricordato non
solo come “lo scrittore di Romanzo
Criminale”?
Sinceramente, direi che me lo auguro.
È odioso essere etichettati, anche se a
volte, devo ammetterlo, potrebbe far
comodo. Spero che il romanzo sia letto
nella sua complessità, e non solo come
il
“romanzo
criminale”
del
Risorgimento.
Si ha spesso l’impressione durante la
lettura de I Traditori che la
realizzazione dell’Italia sia stata quasi
un evento accidentale, e fortuito, visti
gli intrighi e i tradimenti che
emergono nel testo, e dati i ricorrenti
giudizi “al vetriolo” sugli italiani,
definiti “popolo di troie” e opportunisti.
Può giustificare tale impressione?
No. Anche se innegabilmente il caso
giocò la sua parte, alla base del
Risorgimento vi fu l'insofferenza
diffusa di vasti strati della popolazione
per l'antico e obsoleto ordine imposto
da reginette e duchessine, un autentico
moto popolare, talora, e comunque
sempre l'ostilità di una borghesia
nascente che guardava all'Europa, al
progresso, al futuro. In ogni caso, fu
anche una rivolta giovanile contro
padri opppressivi e che sapevano di
cipria rancida.
A proposito di attualità, nel libro viene
citato Palazzo Grazioli, lussuosa
residenza romana che ospita Lady
Violet Cosgrave, uno dei caratteri
femminili più spiccati, e altre dame…
Credimi, è un caso. Quando ho scritto
quel capitolo, ormai un po’ di tempo fa,
per me Palazzo Grazioli era solo un
vetusto e nobile palazzo romano. Se c'è
una cosa di cui posso vantarmi è di aver
scritto un romanzo che, sì, guarda
all'attualità, ma i cui protagonisti
ignorano Porta a Porta, il gossip e
Ballarò.
Quando Lorenzo di Vallelaura spia
Mazzini a Londra per conto dei servizi
segreti austriaci viene incaricato di
2
diffondere tra i cospiratori la notizia
che tra i patrioti ci siano “alcuni
elementi inclini alla sodomia”. La
denigrazione come strategia politica,
quella che recentemente Roberto
Saviano ha definito “la macchina del
fango”, è un fatto non solo attuale,
dunque?
Spie e spioni, governi e conventicole si
sono sempre serviti della calunnia. La
macchina del fango non è
un'invenzione di oggi. Essa mira alla
costruzione di una mitologia negativa,
non sorretta da fatti reali, che mira a
minare la credibilità dell'avversario,
dipingendolo come un demone.
Un testo così ricco e circostanziato
presuppone un enorme lavoro di
scandaglio di leggi, documenti,
epistolari, carteggi… Tra queste fonti
quali, secondo lei sono state le più
decisive, curiose o interessanti?
A chi volesse intraprendere un viaggio
avventuroso
nel
Risorgimento
consiglio di leggere i diari di Giorgio
Asproni (ne circola una vecchia
edizione Giuffré), le biografie che
Dennis Mac Smith ha dedicato a
Mazzini e Garibaldi, e il fondamentale
L’invenzione dell’Italia unita di
Roberto Martucci (ed. Sansoni). Sono
letture storiche, ma avvincenti come
romanzi. Poi, per i più diligenti,
Anno IV - Numero 3
l'autobiografia di Mazzini e le sue
lettere, e, in alternativa, il romanzo Noi
Credevamo di Anna Banti.
Il romanzo presenta tutte le qualità per
una riduzione per gli schermi, tv o
cinema. Ha già ricevuto proposte, visto
la
ricorrenza
del
150ennio
dall’unificazione?
Ahimè no. Un film sul Risorgimento è
un film in costume. Quindi, molto
costoso! E poi, noi italiani abbiamo il
pessimo vizio di farci cogliere da
ricorrenti amnesie sul nostro passato. Ci
piace dimenticare.
Questione Meridionale, il secolare
distacco tra governanti e governati, il
settarismo leghista sono segnali che non
forniscono
l’idea
di
un’Unità
consolidata. Non crede che l’Italia possa
ritornare ai particolarismi preunitari, o
addirittura, a essere divisa in 4­5
staterelli sovrani?
Spero proprio di no! Io, studiando il
passato, ho riscoperto l'orgoglio di
essere italiano: mica pugliese, o, Dio ne
scampi, padano!
Il brigantaggio e la feroce repressione
piemontese sono sicuramente gli
argomenti più obliati dalla storiografia,
e scomodi da trattare nel contesto
dell’anniversario unitario. Non crede
che invece vadano approfonditi?
Certo. Ma non è vero che siano stati
dimenticati, anzi. Rivedetevi Iovine,
Alianello, i film dei Taviani, il
Gattopardo e quel piccolo capolavoro
misconosciuto che era Bronte di
Florestano Vancini (e pure Quanto è
bello lu murire accisi, un film del 1975
di Ennio Lorenzini). È una stagione,
contrariamente a quanto si possa
pensare, abbastanza frequentata da
narratori, registi, storici. È che noi ce ne
siamo dimenticati, e tocca a qualcuno
(come me o Mario Martone) rievocarla.
I Traditori sono anche un impietoso
affresco del presente. Secondo lei
riusciremo mai a liberarci del
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trasformismo e della mafia, oppure
pensa con Giovanni Falcone che come
tutte le cose prodotte dall’uomo prima
o poi ne verremo a capo?
Sai, Cecilia, quella frase a me Falcone
la ripetè personalmente, una sera a
cena, sorridendo con quel suo sorriso
mite e determinato allo stesso tempo.
Io la penso come lui: è la nostra
grettezza, il nostro opportunismo che
ci impedisce di sconfiggere, una volta
per tutte, le mafie. Per questo ci vuole
sempre pazienza, ironia, e una grande
capacità di studio e di sacrificio, per
affrontare la vita.
3
vorrei che si rivendicasse tutto del nostro
passato, anche le zone d'ombra. Solo da
una perfetta conoscenza potrà nascere un
nuovo slancio verso l'unità. Quanto al
discorso degli anni Cinquanta... e chi può
dirlo? Luciano Bianciardi scrisse una
bellissima introduzione ai Mille di Bandi,
proprio negli anni Cinquanta. Bianciardi
era anarchico, ribelle, focoso, un grande
Mazzini, Cavour, Re Vittorio e lo
stesso Garibaldi ne escono piuttosto
ridimensionati. Non pensa di aver
esagerato? Se avesse pubblicato questo
libro negli anni Cinquanta cosa
prevede sarebbe accaduto?
No, non credo di aver esagerato. A me
quei grandi uomini continuano a
piacere per i loro difetti: io sto con
Mazzini, è chiaro, e di Cavour avrei
diffidato. Fra loro si detestavano, ma
contribuirono, alla fine, fra abbracci,
afflati e tradimenti, a fare l'Italia. Io
Anno IV - Numero 3
scrittore dimenticato. Amava l'Italia da
italiano, in modo ribaldo e fumoso, ma
sincero, come tanti di noi veri italiani...
Tante le pagine ambientate in
Inghilterra e tanti i personaggi ritratti.
Tra gli inglesi quale le è risultato più
congeniale?
Adoro Lord Chatam, il sadico
dall’anima lacerata fra l’abisso e la luce,
un carattere che ricorre nei miei libri.
È il funambolo dei sentimenti cantato
da Browning in una sua bellissima
poesia, la Bishop’s Apology, quello che
sta fra la follìa e la normalità. A chi
non piacerebbe salvare un'anima così,
redimerla, riscattarla?
Tra Lorenzo, Striga, Mario Tozzi, Terra
di Nessuno, Salvo Matranga, quale
incarna meglio lo spirito dell’italiano
del nostro tempo?
Mi piace considerarmi uno scrittore
seguace della polifonia dostojeskiana.
Affidare una parte di me a ciascuno dei
miei personaggi. Dunque, la risposta è:
ognuno di loro, perché ognuno di loro
è una parte di me, e io sono parte di
ognuno di loro.
Desensibilizzazione
L
Gianluca Murano
a droga, il male dell’era mo­
derna, la figlia prediletta del nuo­
vo status d’èlite della nostra
società, presente ad ogni livello e in
ogni forma. Anche chi non ne fa un uso
diretto rischia di subirne lo stesso i
danni, assumendo di continuo gli stimo­
li che il mondo moderno offre ai nostri
occhi, come la televisione o il cinema, e
alle nostre orecchie con alcuni tipi di
musica.
Di cosa stiamo parlando?
Certo non si tratta dell’ennesima critica
verso il sistema e nemmeno dell’ultimo
argomento rimasto incrostato sul fondo
di un pentolone e servitoci per sbaglio
da uno pseudo ­ giornalista della dome­
nica.
Si sta parlando di un problema molto
diffuso nel mondo occidentale, l’assuefa­
zione da intrattenimento. Perdonate la
pesantezza della spiegazione:
Il nostro organismo funziona come una
fabbrica chimica che produce continua­
mente sostanze dette ormoni, che
hanno lo scopo di comunicare al resto
del corpo come deve comportarsi a se­
conda degli stimoli rilevati dall’amigda­
la (piccola ghiandola situata nel cervello
dalla forma simile ad una mandorla o
meglio all’omonimo utensile preistori­
co) e analizzati dalla corteccia prefronta­
le. Da queste rilevazioni, l’amigdala
deve impartire l’ordine di incrementare
la produzione di ormoni a seconda
dell’emozione che deve essere provata
dal resto del corpo. In caso si provi
rabbia o paura, vengono prodotte so­
stanze come l’adrenalina e la dopamina
che hanno lo scopo di potenziare il
corpo per facilitare una fuga rocambo­
lesca o un’aggressione, annullando il
dolore e la fatica anche per molti minu­
ti. A pericolo cessato, per rilassare il
corpo viene prodotta un’altra sostanza,
la serotonina che restituisce subito una
sensazione di piacevole serenità.
Queste sostanze sono la fonte di tutte le
emozioni umane e ci garantiscono una
vita piena di esperienze positive e ne­
gative. Nonostante ciò, le troppe e ri­
correnti emozioni provocate dai
continui stimoli della vita moderna, ri­
schiano di danneggiare gravemente la
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da pag. 3
nostra salute perché, ogni volta che c’è
uno stimolo, il corpo produce ormoni
che sono contenuti anche in molte so­
stanze stupefacenti e che interagiscono
con il fisico come già detto, provo­
cando lentamente la nascita di un
principio di assuefazione. La troppa tv,
infatti, riempie l’organismo di queste
sostanze che assunte in quantità ano­
mala, danno dipendenza: finito
l’effetto, i soggetti affetti da questo bi­
sogno di emozioni forti si ritrovano
immersi in uno stato di stasi emotiva
tale che perfino una bomba non li stu­
pirebbe subito. Il soggetto può anche
arrivare a fare delle idiozie, come gli
sport estremi, pur di ottenere dal suo
pusher di fiducia (in questo caso il suo
organismo) la dose giornaliera di adre­
nalina, anche perché più è alto il do­
saggio e più ne servirà dopo, non
riportando mai il soggetto alla normali­
tà.
Film d’azione e video game violenti
per ore e ore non fanno altro che
peggiorare i sintomi che possono essere
lo stress, l’apatia, l’aggressività e la de­
pressione che più di tutte ha mietuto
troppe vittime anche tra i giovanissimi.
Si parla spesso in televisione e alla ra­
dio dei problemi di salute e dei rapporti
interpersonali dei poveri sventurati,
che si sono persi nei meandri dell’abu­
so di alcool e di droghe pesanti e peri­
colose come l’eroina che, in fatto di
vittime, dominano le classifiche.
…
Possiamo solo ridurre il tempo passato
a fare zapping e uscire ogni tanto per
prendere almeno una boccata d’aria.
4
N
GRID
Giorgio Colletti
Anno IV - Numero 3
ella primavera del 1981 uno steward gay di una compagnia aerea ca­
nadese fu colpito da una strana forma di cancro alla pelle, conosciuto
come Sarcoma di Kaposi. Successivamente altri cinque omossessuali si
ammalarono di pneumocistosi, una rara forma di polmonite causata da fungo
Pneumocystis jirovecii. Di lì a poco casi di questo genere si riscontrarono nelle
grandi metropoli come New York e Los Angeles. I medici, confrontando i dati
clinici, realizzarono che in tutti i pazienti affetti da una o ambedue le patologie
si riscontrava una grave immunodeficienza. Il corpo di queste persone non era
più in grado di difendersi dagli agenti esterni. I medici notarono anche un altro
dettaglio significativo: tutte le persone affette da questa tipologia di immunode­
ficienza erano maschi adulti omosessuali precedentemente in buona salute.
Per questa motivazione i medici decisero di denominare questa malattia GRID
(Gay Related immune deficiency). Un altro dato saltò all’occhio durante gli
esami anamnestici di questi malati ossia che la maggior parte di loro o era origi­
nario dell’isola di Haiti oppure vi si era recato in vacanza.
In realtà il virus, come ormai è certamente noto, era stato importato dall’Africa
equatoriale, dove ormai la malattia era presente da anni, da alcuni immigranti.
Tuttavia non vi era alcun motivo di sprecare ingenti risorse pubbliche per la ri­
cerca clinica su una malattia che colpiva i moderni cittadini delle città di Sodo­
ma e Gomorra e per questa ragione l’allora presidente Regan decise di ignorare
questa epidemia lasciandola dilagare a macchia d’olio e permettendo che un
consistente numero di persone di diverso orientamento sessuale venisse a
contatto con la GRID.
Cresciuto il numero di malati e fatta uscire da Sodoma l’epidemia a livello
mondiale ci fu una mobilitazione di fondi da destinare alla ricerca. Qualche
anno dopo il prof. Montagnier, dell'Istituto Pasteur di Parigi, isolò un virus
dalle cellule del sistema linfatico dei soggetti colpiti e lo chiamò LAV,
contemporaneamente il prof. Robert Gallo negli US fece un’analoga scoperta e
chiamò il virus isolato HTLV­III. Successivamente si comprese che il LAV e lo
HTLV­III erano la stessa tipologia di virus e si optò per il nome definitivo di
HIV (Human Immunodeficiency Virus). La GRID cessò di esistere e divenne
SIDA per i francesi e AIDS per il mondo intero. Di AIDS ci si ammala ancora e
ancora si muore, anche in Italia. Sicuramente rispetto a 15­20 anni fa il tasso di
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mortalità si è notevolmente ridotto ma
la malattia è rimasta non curabile.
Attualmente l’affezione da virus HIV
prima di conclamarsi in AIDS, e quindi
per allontanare il più possibile quel mo­
mento, viene trattata con farmaci
immunosoppressori e immunomodu­
latori che regalano un’aspettativa di vi­
ta maggiore al paziente e permettono di
avere una qualità di vita migliore. Pos­
siamo quindi dire, per esemplificare il
concetto, che, una volta contratta
l’infezione da HIV, questa viene tratta
come una malattia cronica attraverso
una terapia regolare e continuata nel
tempo per tutta la vita. Tuttavia non si
può guarire dall’infezione e, prima o
poi, essa si manifesta come AIDS
(Acquired Immune Deficiency Syndro­
me). Una volta arrivati a questo punto
non si può tornare indietro. Anche un
banale raffreddore, in un corpo senza
difese, diventa potenzialmente letale. Si
in senso depressivo. Con il progredi­
re della malattia il paziente diventa
apatico, non e’ più in grado di
compiere le normali attività quoti­
diane, coesistono gravi compromis­
sioni delle funzioni superiori e della
attività motoria.
I giovani rimangono sempre più
spesso vittime del virus dell’HIV
perché tandono a sottovalutare il pe­
ricolo che questo tipo di malattia
comporta per diverse ragioni come la
leggerezza dovuta all’età ma anche a
causa delle politiche di prevenzione
adottate per una malattia che nel
corso degli anni ha cambiato radi­
calmente volto.
Negli anni ’80 e ’90 l’Aids uccideva
molte persone, presentandosi come
terribile e fatale. E la gente ne aveva
paura. Ora si muore di meno ma
questo fatto ha erroneamente
indotto a credere che la malattia sia
manifestano malattie come il sarcoma
di Kaposi, la polmonite fungina, tbc e
altre fino anche all’AIDS Dementia
Complex che è dovuta all’ azione di­
retta virale che determina una leu­
coencefalopatia con danno mielinico
diffuso e reazione astrocitaria e macro­
fagica (danni al sistema nervoso in po­
che parole). Negli stadi precoci i
sintomi più frequenti di questa patolo­
gia sono la perdita di memoria recente
e le modificazioni del tono dell’umore
poco pericolosa e facilmente curabile. Si
evita di parlarne. In famiglia e nelle
scuole si tende ad evitare oppure ad
affrontale troppo marginalmente l’argo­
mento perché si dovrebbero andare a
toccare sfere che per molti rappresenta­
no ancora un tabù. Allora si muore.
Ci sono 30 milioni di persone sieroposi­
tive al mondo e ogni anno 2 milioni di
persone muoiono. Ogni giorno avvengo­
no 7.500 nuovi contagi.
I media dedicavano ampi spazi all’AIDS
Anno IV - Numero 3
perché allora era una novità ed una ma­
lattia misteriosa, un’aviaria ante litteram
per intenderci. Adesso non fa più notizia,
anche se ogni anni migliaia di persone
continueranno a contrarre l’HIV.
Non abbassare la guardia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità
ha riassunto in sei punti le indicazioni per
il sesso sicuro:
• usare il preservativo ogni volta che si fa
sesso, per ogni rapporto (vaginale, anale e
oro­genitale) e in particolare con i nuovi
partner.
• ridurre il numero dei partner: la mono­
gamia è la migliore assicurazione contro
le IST, compreso l’AIDS
• riscoprire pratiche come massaggi, ca­
rezze, abbracci, baci, masturbazione in
alternativa alla penetrazione
• evitare le pratiche violente che possono
provocare lacerazioni
• nel caso di rapporti anali, usare sempre il
preservativo con lubrificanti poiché la
mucosa anale può lacerarsi facilmente
• evitare i rapporti con penetrazione e il
sesso orale se uno dei partner ha ulcere
genitali o secrezioni anomale.
Se pensi di appartenere ad una catego­
ria a rischio fai il test. E’ gratuito.
Sapere di essere sieropositivo ti
permette di salvaguardare la tua salute
e quella degl’altri e di prendere subito
le misure più adeguate per combattere
il virus.
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Effetti collaterali di un respingimento
Giuliano Toshiro Yajima
Anno IV - Numero 3
Era il luglio del 2009 quando Tekle, un profugo eritreo di venticinque anni, partì
in un punto imprecisato della Libia insieme con altri trenta compagni quasi tutti
connazionali a bordo di una delle tante carrette del mare che offrono per modiche
cifre (prezzo di base 1000 $) servizi di trasporto dall’Africa all’Europa. Tuttavia, il
barcone era stato intercettato a 10 Km dalle coste di Lampedusa e la compagnia,
dopo essersi fermata per un breve periodo nel lager dell’isola, era stata comoda­
mente trasferita via aerea da dove era partita. L’Unione Forense per la tutela dei
diritti dell’uomo si era occupata della vicenda e aveva presentato un ricorso
all’Unione Europea in quanto a Telke ed i suoi compagni non era stato ricono­
sciuto lo status di rifugiati, seppure in fuga da un paese in dittatura perpetua come
l’Eritrea. Il giovane, però, non ha resistito ad aspettare in altri lager, stavolta libici,
i tempi burocratici della corte di Strasburgo; così ha preferito tentare un’altra via
per aggirare le barriere della fortezza Europea, ma stavolta non per mare, bensì
attraverso il deserto in direzione dell’Egitto e da lì verso la biblica Terra Promessa.
I trafficanti cui si era rivolto pagando la cifra di 2000$ avrebbero dovuto portarlo
fino al confine tra i due stati, a nord nella penisola del Sinai,da dove sarebbe
entrato in territorio palestinese attraverso quegli stessi tunnel che vengono uti­
lizzati dai profughi della striscia di Gaza per la funzione opposta, la fuga. Sennonché i trasportatori non abbastanza soddi­
sfatti dai soldi che non solo lui, ma anche 249 altri profughi e profughe avevano dato loro, si sono riadattati a sequestratori,
chiedendo altri 8000$ a loro o alle loro famiglie. Questo giovane (il cui nome in realtà è uno pseudonimo) condivide con
altri suoi compatrioti e con alcuni somali, etiopi e sudanesi una sorte tragica; sono ostaggi di persone senza scrupoli, tenuti al
limite della sopravvivenza e in condizioni igenico­sanitarie spaventose. Della loro situazione si è saputo solo a fine No­
vembre, quando i contractors hanno costretto i sequestrati a telefonare alle famiglie per chiedere il riscatto, sotto minaccia di
morte o peggio; alcuni invece di farlo sono riusciti a contattare don Moussie Zerai, fondatore dell’agenzia umanitaria Habe­
shia, ONG a sostegno dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Sul suo blog, don Moussie riporta da allora continue testimonianze
di abusi dei diritti umani: gli ostaggi sono chiusi all’interno di container, incatenati mani e piedi, nutriti saltuariamente ma
costantemente soggetti alla violenza, sia fisica con percosse e abusi su donne, sia psicologica con il terrore delle minacce di
morte. “Se non pagate, morirete qui” è la frase che serpeggia tra i vigili guardiani, che ai continui tentativi di fuga hanno
sempre risposto con una durissima rappresaglia sugli evasi. Ma può capitare anche che chi non possa pagare venga venduto
ai trafficanti d’organi illegali (specialmente i bambini, rimasti soli o strappati alle loro madri), o decida egli stesso di farsi
asportare un rene, in cambio della libertà. Le testimonianze pubblicate da Habeshia si somigliano tutte per tragicità e cru­
dezza: c’è un giovane padre che racconta di come i membri della sua famiglia siano picchiati di giorno e drogati di notte per
rimanere svegli e subire nuove percosse; oppure c’è una donna incinta al quinto mese di gravidanza che rischia di perdere la
vita e il bambino perché gli aguzzini non hanno avuto pudore a violentarla ripetutamente. Ciò che più stupisce è il silenzio
dei due governi coinvolti in questa vicenda, quello Egiziano e quello Palestinese; poiché dei profughi è conosciuto il luogo di
detenzione, non lontano dal centro abitato di Ra­
fah, vicinissimo alla striscia di Gaza, in un frutteto
da cui diversi di loro hanno potuto scorgere quello
che sembra un palazzo governativo e l’aeroporto.
Si sa addirittura molto dei capi dei trafficanti, alcu­
ni dei quali, intervistati da alcune testate giornali­
stiche, hanno descritto in dettaglio di come
avvengano i trasferimenti all’interno dei tunnel
scavati tra i confini, spiegando che questo traffico
non dà problemi alle autorità egiziane, che anzi
preferiscono mantenere aperte delle valvole di sfo­
go per evitare che la frontiera diventi ingestibile
come quella tra Messico e USA. I ricattatori, a cau­
sa della complicata logistica che comportano que­
ste attività, sembrano godere dell’appoggio esterno
Gennaio/Febbraio 2011
di Hamas e non è da escludere che parte dei
soldi estorti vadano a finanziare gruppi vici­
ni ad Al Quaeda. Si prospetterebbe così una
situazione in cui diverse entità, anche in
netto contrasto tra di loro, appaiono quasi
direttamente coinvolte nel medesimo reddi­
tizio affare, la tratta degli schiavi del XXI se­
colo. Tutto questo, secondo don Moussie, è
frutto della chiusura delle frontiere europee
con accordi bilaterali, come quello italo­libi­
co, che hanno costretto questi rifugiati ad
affidarsi a quelli che lui definisce “sensali di
carne umana […] i quali raggirano i dispe­
rati che fuggono da situazioni di guerre,
persecuzioni, fame”. La sua determinazione
e quella di Habeshia hanno fatto sì che la vi­
cenda non cadesse nel dimenticatoio, e da
Novembre scorso si sono moltiplicate le ma­
nifestazioni in sostegno dei richiedenti di
asilo, ma gli appelli non possono prescindere
dalla consapevolezza che questa tragedia è
stata causata dalla miope politica dei re­
spingimenti, di cui questo governo ha le sue
responsabilità. Telke avrebbe potuto trovare
un lavoro, una casa, una nuova vita in Italia
se una visione xenofoba e razzista non si fos­
se frapposta al suo sogno in nome della sicu­
rezza e del contrasto alla criminalità. Inoltre,
questa vicenda dimostra l’impossibilità di
bloccare i flussi migratori in maniere così
banali, ed impone una diversa visione del
problema, volta all’ accoglienza e non alla
chiusura, che invece è d’obbligo verso quegli
stati grazie al quale fioriscono questi
commerci di anime.
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Anno IV - Numero 3
Lo straniero
non
esiste
Giulia Carletti
N
on c'è concetto più relativo di quello dello straniero. Tutti siamo
stranieri di tutti e questo ci deve allontanare da qualsiasi pregiudi­
zio. Ma che cosa significa realmente ''straniero''? Con questa
parola alcuni intendono qualcuno di diverso da noi, altri addirittura una
minaccia per l'individualità culturale e sociale. Ma questa individualità che
tanto vogliamo conservare e di cui tanto andiamo fieri non è forse frutto di
tante idee e di tanti altri caratteri che
2 nel tempo si sono uniti formando
quella che oggi chiamiamo identità culturale? Il problema sta proprio nel
fatto che quest'identità si è improvvisamente tradotta in schemi che insie­
me costituiscono un sistema a circuito chiuso. Prendiamo, ad esempio, la
società dell'antica Grecia: situazione completamente diversa. Lo straniero,
avvolto da una sorta di sacralità, era considerato prima ospite che diverso.
Nella nostra collettività questo rispetto e questo senso di ospitalità si è del
tutto perso: l'individuo si pone in maniera del tutto differente nei
confronti dello straniero, inteso ora come qualcosa di diverso, di estraneo e
addirittura di pericoloso. Nella poesia di Baudelaire ''Lo straniero'' c'è un
completo abbattimento di tutti gli schemi che definiscono l'identità socia­
le. Secondo me, è proprio questo che bisogna sforzarsi di fare: capire che,
in realtà, identità culturale e società non sono altro che parole che ci chiu­
dono in un microcosmo fatto in realtà di più pensieri che ne trovano uno
dominante. Con questo, non voglio affatto escludere il concetto di indivi­
dualità, infatti, aprirsi al confronto con uno straniero non vuol dire svuo­
tarla ma, al contrario, rafforzarla, accettando delle idee e rifiutandone
altre. In fondo i valori che definiamo ''nostri'' ci sono stati a loro volta tra­
smessi da altri. Perché oggi è così difficile parlare di confronto adottando
quella famosa apertura mentale? Il problema parte dall'individuo, dal
singolo che, prima di identificarsi con una comunità, deve realizzare un
percorso interiore che lo renda privo di pregiudizi e aperto a qualsiasi tipo
di diversità. Ma questi pregiudizi di cui si parla tanto da dove provengono?
Non certo dalla persona singola, ma da un complesso sistema che fa appa­
rire lo straniero come qualcosa di pericoloso. In primo luogo ci sono le au­
torità, che vedono l'immigrazione come una minaccia e l'integrazione
come qualcosa di impossibile da raggiungere e che ostacolano continua­
mente. Per non parlare, poi, delle organizzazioni criminali
che offrono agli stranieri possibilità di lavoro soltanto
nell'illegalità, come spacciatori, prostitute ecc.
Con quest'immagine distorta il cittadino che idea si farà
dello straniero se non quella di ladro di lavoro o di malavito­
so? Il punto è proprio questo: in una società che vede co­
struttivo il rifiuto dello straniero associato quindi al concetto
di minaccia, come potrà essere realizzato quel percorso inte­
riore di cui prima ho parlato? Con quanta difficoltà potremo
abbattere quei paradigmi? Quando si potrà capire che lo
straniero malavitoso lo è solo diventato, che diverse culture
e idee ci arricchiscono e non ci svuotano?
Quando l'idea di accettazione si identificherà con quella di
umanità, quando quella di confronto sarà quella di curiosità,
quando il termine ''diverso'' si riferirà semplicemente a una
persona e quando la parola ''straniero'' apparirà infinita­
mente stupida.
Gennaio/Febbraio 2011
8
Anno IV - Numero 3
Pensieri di uno studente qualunque
La odierna­antica corruzione della res publica.
Veronica Corbo
Un Liceo Classico qualunque, lezione di letteratura latina, ore 10 e 30.
"[…] Dispiace, infatti, ricordare come in questi ultimi quindici anni la tracotanza di una ristretta oligarchia si sia presa giuoco di
voi, […] come il vostro animo si sia lasciato corrompere dall’inazione e dall’indolenza."
"[… ] Ma chi sono costoro, che han fatto propria la Repubblica? Uomini scellerati, dalle mani grondanti di sangue, di
avidità smisurata, ribaldi e superbi, a cui lealtà e decoro e devozione e tutto ciò che c’è di onorevole e di disonorevole
serve solo a cavarne profitti. [… ] Ma se tanta cura voi aveste della libertà, quanto essi sono assetati di tirannide,
indubbiamente la Repubblica non sarebbe, come ora, messa a sacco, e i benefici che da voi possono venire andrebbero
agli uomini migliori, non ai più sfrontati. [… ]"
Discorso del tribuno della plebe Memmio ai populares, dal “Bellum Iugurhinum” di Sallustio (86 a.C. – 35 a.C.)
Sallustio denunciava, attraverso le sue
opere, i fattori della crisi politica e
l’incapacità della nobilitas corrotta a di­
fendere lo Stato. Di fatto la virtus roma­
na, che era stata sostituita dall’avidità
di ricchezza e potere, apparteneva
ormai al glorioso passato dell’Impero.
Memmio, nel discorso tratto dal
Bellum Iugurthinum, incitava la plebe
a distaccarsi da quella inazione e indolenza che permetteva passivamente
alla nobilitas corrotta di occuparsi
esclusivamente dei suoi profitti a
svantaggio della res publica. Le parole
del tribuno della plebe, rese eterne dal
potere della penna, non permangono
nella mente dello studente qualunque
come antichi relitti di un passato remo­
to. Sorge, nel corso dei suoi pensieri,
una considerazione che forse grava
sulle spalle dell’intera società italiana:
è incredibile e, allo stesso tempo,
inquietante che un discorso risalente a
più di duemila anni fa potrebbe essere
tenuto, oggi, davanti ai posteri degli
ascoltatori di quel tempo e risultare,
tuttavia, attuale e vero. La formazione
culturale dello studente qualunque
comprende uno studio approfondito
della storia, dalle origini ai giorni no­
stri. Allora, quell’anonimo adolescente
si chiede: a che scopo l’umanità studia
il suo passato se poi ricade perenne­
mente negli stessi errori? “[…] Abbia-
mo perso orgoglio e dignità. essuno si
dimette. Sono tutti pronti a chinare il
capo, a mantenere il posto, a guadagna-
re, a sopraffare, ad intrallazzare. on
c’è nessuna dignità da nessuna parte.
La generazione è corrotta, è malata, va
spazzata via non so da che cosa o da
chi, o meglio, lo saprei, ma lasciamo
andare.” (Dall’intervista a Mario Mo­
nicelli). Nel ritratto di Monicelli, il
giovane ritrova la stessa generazione
corrotta della nobilitas romana del pri­
mo secolo avanti Cristo. Scopre che, di
nuovo, la classe dirigente si occupa dei
propri interessi a svantaggio dell’inte­
ro Stato e che i “nuovi populares”
subiscono questa situazione senza
alzare mai la voce davvero, senza un
reale ed efficace tentativo di aprire
una finestra di riforma sull’aria viziata
che aleggia in Italia, ma con tanta
indifferenza quanta corruzione dilaga
nelle Istituzioni politiche. Quella stes­
sa indolenza e inazione di cui parlava
Memmio, si è potuta riscontrare ai
giorni nostri nelle innumerevoli volte
in cui nessuno ha impedito che perso­
naggi politici di rilievo abusassero
della propria posizione per accrescere
la propria ricchezza, ottenere più po­
tere o sottrarsi alla legge promovendo
addirittura una condotta anticostitu­
zionale. Lo studente qualunque vive
sulla sua pelle la crisi dell’antica res
publica romana. Al tempo della
congiura sventata da Marco Cicerone,
Catilina traviava e corrompeva la gio­
ventù romana, oltre ad assoldare cri­
minali, disperati e uomini vili d’ogni
genere, al fine di ottenere con la vio­
lenza il potere per instaurare la sua dittatu­
ra. Oggi la classe dirigente dà lo stesso
esempio di corruzione e totale noncuranza
della legalità alle nuove generazioni che,
come lo stesso studente qualunque, navi­
gano sulle acque, di giorno in giorno più
profonde, dell’assuefazione al crimine e al
degrado della democrazia. Nella stessa ipo­
crisia, nell’insensibilità verso i più deboli
della società, nella sete di potere sociale,
che si appura nella nuova gioventù, in un
crescendo spiazzante, lo studente qua­
lunque scorge il modello della grande de­
pravazione politica odierna, ma anche
quella stessa che Catilina diffondeva
infettando la virtus romana.
Gennaio/Febbraio 2011
Il giovane liceale di ogni dove non po­
ne domande solo a se stesso, ma le ri­
volge all’intera nazione. Perché la
società adulta crede fermamente nella
propria superiorità e nell’inesperienza
e nell’incapacità di agire dei più giova­
ni se poi la realtà sociale e politica da es­
sa creata dimostra che non ha
assolutamente assimilato i saggi inse­
gnamenti dei posteri e che, anzi, favori­
sce, con la passività di alcuni e la
prepotenza di altri, l’inquinamento
delle nuove generazioni con valori
distorti? Nessuno si rende davvero
conto dell’inesorabile voragine in cui
questa meravigliosa e fertile penisola
sta precipitando, per il semplice fatto
che la lentezza della discesa e le distra­
zioni della quotidianità di ognuno
allontanano le menti dalla percezione
della crisi imminente. Basti pensare
all’inaudita gravità dell’apatia generale
rispetto alla situazione italiana di oggi.
Gli Italiani che provano un profondo ri­
brezzo per ogni atto di offesa alla demo­
crazia e alla legalità ormai sono pochi.
La stragrande maggioranza è talmente
9
abituata a fatti del genere che si limita
a commentare con frasi qualunquiste
come “Che ci vuoi fare? La situazione
non cambierà mai”. Sono pochi coloro
che leggono e si informano, la maggior
parte preferisce soap opera, reality
show e tutto il resto dei programmi
che in un numero sempre più elevato
si aggiungono alla discarica della tv
trash. In questo modo, solo quei pochi
reagiscono davvero, giorno dopo
giorno, alla cruda realtà della deca­
denza italiana. Lo studente qualunque
tiene anche in considerazione il fatto
che, se nel corso degli ultimi decenni
la maggior parte della popolazione ita­
liana non si è preoccupata affatto di
salvarsi dalla rovina, in cui la corruzio­
ne e il monopolio del potere dei più
grandi e forti la sta ancora trascinando,
allora, forse, merita la punizione di
soccombere a causa della propria
insensibilità. Forse il problema ha ori­
gini troppo radicate, forse ci si
concentra su complicazioni sbagliate, e
forse il vero problema è la natura di
questo popolo che, come dice Moni­
Anno IV - Numero 3
celli, “sono 300 anni che è schiavo di
tutti” e non possiede più alcuna dignità
o onore indispensabili per reagire e
uscire dall’inazione, o forse non li ha
mai posseduti?
“Come finisce questo film maestro?”
“Io spero che finisca con quello che
in Italia non c'è mai stato, una bella
botta, una bella rivoluzione. . . c'è
stata in Inghilterra, c'è stata in
Francia, c'è stata in Russia, c'è stata
in Germania, dappertutto meno che
in Italia. Quindi, ci vuole qualcosa
che riscatti veramente questo popolo
che è sempre stato sottoposto. ”
Society: New body's religion
Giorgio Colletti
Ian McEwan nel suo libro “Solar” ha pensato all’energia del sole: una nuova religione, un nuovo culto che con i suoi
impianti fotovoltaici e le sue torri solari nel deserto tanto ci ricorda l’aspirazione umana a raggiungere il cielo che troviamo
espressa nelle cattedrali medioevali. Tra le nuove religioni New Age e la riscoperta delle antiche tradizioni orientali tuttavia
c’è un culto che ha preso piede nel mondo moderno e che annovera tra i suoi seguaci miliardi di persone in tutti e cinque i
continenti: il culto del corpo. Il corpo infatti nei tempi della crisi e dell’incertezza diventa l’ultimo baluardo a cui
aggrapparsi. La cura di sé si trasforma in un rito rassicurante e un modo per ottenere delle certezze attraverso l’esercizio
quotidiano di una routine, un modo per resistere, per
sentirsi sicuri e rifugiarsi nell’unico luogo sicuro che
ci appartiene da sempre. Yoga, Pilates, ginnastiche in
mille varianti che vengono dall’India, dalla Cina,
dall’Argentina sono i nuovi culti in cui non si venera
più un dio trascendentale ma ci si dedica al culto del
benessere fisico e mentale. Il corpo tuttavia si vede
costretto anche a relazionarsi con un ambiente che
potenzialmente potrebbe indurre dinamiche definibi­
li parareligiose (certo rituali) come accade con il Feng
Shui dove non è solo la struttura dell’edificio a conta­
re ma anche il modo con il quale lo si arreda a so­
prattutto con che cosa lo si arreda: ad esempio niente
legno trattato chimicamente, meglio prediligere pro­
10
Gennaio/Febbraio 2011
da pag. 9
dotti trattati naturalmente,
magari con estratti di agrumi.
Ma per curare il corpo è
anche necessario prestare
attenzione a ciò che mantie­
ne il corpo in vita, il modo in
cui ci si alimenta e le zone di
rispetto che vanno stabilite
con il resto della natura. Qui i
fedeli per definizione sono i
Vegani. Niente carne e niente
derivati animali, quindi
niente latte e niente uova ma
nemmeno lana, seta o
pellicce. Uno stile di vita non
violento che promette di eli­
minare la sofferenza e lo
sfruttamento deli animali
che tra i suoi seguaci anno­
vera personalità di spicco co­
me Paul McCartney, l’atleta
Carl Lewis o il filosofo Peter
Singer. Il corpo e il suo be­
nessere sono diventati i nostri
biglietti da visita, l’unico
mezzo per presentarsi: una
sorta di status symbol. Un
atteggiamento dietro al quale
aleggia la paura del rifiuto.
Ben venga il veganesimo, sia
lode allo Yoga, sia benedetto
il Feng Shui: ci fanno stare
bene. L’importante è non la­
sciare che la ricerca del be­
nessere ci renda schiavi.
Anno IV - Numero 3
In s i d e t h e s c h o o l
Corruptio Optumi Pessuma
(lettera aperta ai responsabili dell’occupazione)
V
Prof. Luigi De Luca
i scrivo pubblicamente perché non voglio che rimangano non detti e ma­
lintesi, e perché ingenuamente continuo a sperare che questa possa essere
un’occasione per ciascuno di assumersi apertamente le proprie responsabi­
lità. Ho deciso di rinunciare a sviluppare il mio progetto di denunciare i responsabili
dell’occupazione, più che altro per stanchezza, perché mi sembra che alla fine una
denuncia non avrebbe portato ad alcun risultato positivo. Rimango comunque
convinto, come diceva Sallustio nel suo latino arcaizzante, che “corruptio optumi
pessuma”, che un mezzo sbagliato e violento come l’occupazione rovini anche un fi­
ne giusto come il tentativo di difendere la scuola pubblica. Rimango altresì
convinto che l’occupazione abbia dei responsabili, che alcuni di loro siano indivi­
duabili a chiunque voglia vedere, che la responsabilità di un reato (l’occupazione è
anche illegale, oltre ad essere, soprattutto, sbagliata) sia personale, e che quindi il
fatto di non essere in grado di individuare tutti i responsabili non impedisce la possi­
bilità di individuarne qualcuno. Rimango anche, purtroppo, pessimista sulla possibi­
lità che i responsabili dell’occupazione possano comprendere questi concetti in
tempi brevi.
Spero almeno che la maggioranza degli studenti dell’Albertelli abbiano capito, o
possano capire anche grazie a questa discussione, che impedire l’accesso a scuola a
qualcuno, al prof. A o all’impiegato Z, non porta a nulla di buono e che l’occupazio­
ne è solo una breve vacanza, abbastanza immeritata, che al termine lascia invariati
sia i rapporti interni alla scuola sia le relazioni tra manifestanti e autorità. Con un
gesto unilaterale di buona volontà, pertanto, rinuncio al mio diritto costituzionale e
nonviolento di chiedere alla magistratura di far valere le mie ragioni e di punire chi
ha fatto un torto a me e a tutti i proprietari della scuola pubblica, e riporto la vi­
cenda nell’ambito della quotidianità didattica.
Consapevolmente rinuncio al termine “dialogo”, che rischia di essere ingannevole se
significa “parliamo, parlate, poi quando ci gira occupiamo la scuola, tanto poi non ci
può succedere niente perché siamo minorenni”. “Dialogo” per me significa
“confronto aperto fra due ragioni”, significa aprirsi alla possibilità di cambiare idea,
significa esporsi alle conseguenze delle proprie azioni, cosa che mi sembra del tutto
assente fra i responsabili dell’occupazione, che ora sembrano solo preoccupati del 5
in condotta o dell’esclusione dalle gite.
Il vero dialogo l’ho avuto con i colleghi, con i genitori e soprattutto con la Preside
Emilia Marano, che voglio ringraziare per la sua sensibilità personale e per il senso
dell’istituzione che rappresenta, una dote rara di questi tempi. Pur trovandoci in
disaccordo, possiamo riconoscere che siamo tutti animati dallo stesso amore per la
scuola pubblica e dalla stessa volontà di tutelarla al meglio. Che cosa resta da fare, la
prossima volta che un gruppetto di anonimi (cioè vigliacchi) impedirà con la vio­
lenza (cioè in modo fascista) il mio e nostro diritto costituzionale all’istruzione? Mi
viene in mente che cosa avrebbe fatto Gandhi: un digiuno ad oltranza fino alla ripa­
razione del torto subito.
È una soluzione paradossale, perciò spero che possa essere presa sul serio.
Gennaio/Febbraio 2011
L
11
L'anello di re Salomone
’anello di re Salomone è un libro
pubblicato nel 1949 il cui autore
è il famoso etologo Konrad Lo­
renz. Lo scrittore (nato a Vienna nel 7
novembre 1903 e morto ad Altenberg
nel 27 febbraio 1989) è stato un biologo,
zoologo, psichiatra e filosofo austriaco.
Inoltre, è considerato tra i fondatori
dell'etologia, ovvero quella moderna
disciplina che studia il comportamento
animale nel suo ambiente naturale, e
nel 1973 ricevette il Premio Nobel per
la medicina.
In questo libro, lo scrittore tratta,
appunto, del linguaggio degli animali e
di come comunichino, descrivendo
esperimenti comportamentali, condotti
durante tutti i suoi studi su uccelli (in
particolare taccole e oche selvatiche),
mammiferi e pesci. È stata la prima
opera a renderlo famoso tra gli
scienziati e il grande pubblico.
L’Anello di Re Salomone è suddiviso in
capitoli introdotti da un “prologo”
molto interessante, nel quale Lorenz
esprime tutta la sua indignazione verso
i poeti e gli artisti che conferiscono agli
animali peculiarità che nella vita reale
non hanno, proponendosi, al contrario,
di illustrare al lettore i suoi studi etolo­
gici che partono tutti da un presupposto
di verità. Così, andando avanti nella
lettura, si viene a scoprire che i pesci
possiedono un forte istinto materno
verso i propri piccoli, oppure che fra le
taccole, come tra la maggior parte dei
volatili, esiste una forte e determinata
gerarchia sociale, o ancora che i cani so­
no in grado di mentire abilmente e so­
no dotati di una coscienza, proprio
come noi esseri umani. Nel capitolo de­
dicato allo studio del comportamento,
Lorenz, scrive che il pesce possiede un
forte senso della territorialità e può di­
ventare anche molto aggressivo nei
confronti dei propri simili pur di di­
fendere il proprio spazio. Inoltre, vedia­
mo di come il famoso proverbio “Sano
come un pesce” si riveli terribilmente
falso: secondo l’etologo, i pesci sono de­
Flavia Tiburzi
gli animali molto sensibili ad infezio­
ni e malattie di vario genere. Un
altro aspetto di carattere molto
importante evidenziato in questo li­
bro è quello riguardante lo studio
dell’imprinting, effettuato dallo
scienziato sulle oche: egli, infatti,
studiò come esse subito dopo la na­
scita identifichino la propria madre
nel primo oggetto o persona in mo­
vimento che vedono. A tal proposito
viene narrata la storia dell’ochetta
Martina che, avendo visto come pri­
mo essere vivente lo stesso Lorenz, lo
riconosce come propria figura
materna, seguendolo ovunque, pro­
prio come farebbe un cucciolo d’oca
con la propria genitrice. Nella se­
conda parte del libro, sono analizzati
aspetti riguardanti la vita canina. Lo­
renz descrive prima di tutto il forte e
indissolubile legame che si instaura
fra un cane e il suo padrone, sottoli­
neando l’estrema e, a volte, commo­
vente fedeltà dell’animale nei
confronti della persona umana. Que­
sta si scopre essere la stessa fedeltà
che lega un gruppo di lupi (“ante­
nati” del cane) al loro rispettivo
capobranco. Attraverso esempi
personali, lo scrittore ci fa presente
Anno IV - Numero 3
di come a volte i cani possano rivelarsi
insinceri pur di ottenere qualcosa che
desiderano fortemente: Stasi, cagnolina
dello scienziato, fingeva di zoppicare
vistosamente quando, durante le quoti­
diane passeggiate, il padrone intra­
prendeva sentieri a lei sgraditi e, al
contrario, si dimostrava entusiasta e
instancabile nel raggiungere quei luo­
ghi da lei prediletti. Altro argomento
delicato e particolare, affrontato in
questo libro, riguarda il forte senso di
colpa che solitamente assale i cani do­
po aver compiuto, involontariamente,
un gesto considerato da loro stessi gra­
vissimo.
Buddy,
ad
esempio,
azzannando per sbaglio la mano di Lo­
renz, cade in una grave depressione
psico­fisica dalla quale saprà risolle­
varlo, con molta pazienza, amore e vo­
lontà d’animo, solo lo stesso padrone.
Con la descrizione di questi interes­
santi ed affascinanti esempi comporta­
mentali, lo scienziato austriaco vuole
farci comprendere di come non sia ne­
cessario avere un anello come quello
posseduto dal Re Salomone per comu­
nicare con gli animali. Il nostro amore,
la nostra forza di volontà e pazienza
sono più che sufficienti per riuscire a
comprendere, scoprire e anche entrare
a far parte di questo mondo fantastico
ma, allo stesso tempo, purtroppo, sco­
nosciuto e sottovalutato da molti.
Gennaio/Febbraio 2011
Vi presento i nostri
12
Anno IV - Numero 3
S
Davide Galeotti
e pensavate che, dopo l’ esilarante sequel di Una notte al museo , Ben
Stiller avesse definitivamente “messo la testa apposto” e smesso di
interpretare le commedie demenziali che, in compagnia dell’ immanca­
bile Owen Wilson, l’hanno portato alla fama hollywoodiana, beh, rimarrete
delusi dal suo ultimo film, ammesso che riusciate a vederlo, piegati in due
dalle grasse risate!
Appena uscito, anche Vi presento in nostri promette, come i due film prede­
cessori, record d’incassi al botteghino se non altro per la fedeltà del pubblico
che di certo non si perderà l’ultimo capitolo della saga della famiglia Fotter­
Byrnes.
Come al solito ritroviamo il nostro Gaylord (sempre vergognoso del suo equi­
voco nome, con lo pseudonimo di Greg) impegnato assiduamente nel lavoro
che, modestamente, chiama “di infermiere” pur essendo ormai caporeparto. A
casa, la bionda Pam (Teri Polo) alleva i due pargoli nati, un bambino timido e
impacciato e una bambina tutta Robert De Niro, dall’imbronciatura alle
straordinarie doti per il Kong­Fu. Ma, come sempre nella Fottertrilogia,
l’inconveniente viene gentilmente fornito dai suoceri di entrambi i rami, il
padre di lei ed ex CIA Jack Byrnes (Robert De Niro) e lo stravagante padre di
lui ora ballerino di flamenco Bernie Fotter (Dustin Hoffman) con relative
consorti. Questa volta però i genitori iper­apprensivi e un po’ suonati vengo­
no casualmente coadiuvati da un’avvenente piazzista di medicinali che, in un
mix di gag da ridere ed episodi equivoci, si inserisce come un fulmine a ciel
sereno nella vita della famiglia, soprattutto dopo che Jack, in uno slancio di fi­
ducia intervallato da un’autodefibrillazione per problemi cardiaci, ha nomi­
nato il genero “il Domfotter”, ovvero il più prossimo “in linea di successione”
a prendere il comando del parentado dopo di lui. Eppure la scoperta di alcu­
ne chiamate di lavoro alla detta collaboratrice sul telefono di Greg, fa nascere
nell’ ex agente dei Servizi il sospetto che Gaylord tradisca la figlia. Messosi a
pedinare il genero, quindi, in uno strampalato inseguimento di cui avrebbe
fatto volentieri a meno, Jack deve infine rinunciare e affrontare a casa un
ingombrante problema con una scatola di pillole blu (a buon intenditor…).
Intanto la festa dei figli di Greg e Pam si avvicina, organizzata dall’amico
New Vegas
F
Gianmarco Perrone
allout New Vegas è il nuovo
capitolo spin­off dell'acclamata
serie di giochi di ruolo post­apo­
calittici, Fallout. Gli eventi narrati si
svolgono a circa quattro anni di
distanza da quelli conclusi nelle Waste­
lands di D.C. in Fallout 3. Nei panni di
un corriere incaricato di una
importantissima consegna destinata alla
Strip di New Vegas, verremo ben pre­
sto liquidati da un proiettile in testa,
seppelliti, e il misterioso pacco ci verrà
sottratto. A tirarci fuori dalla fossa sarà
Victor, un simpatico robot che si crede
un cow­boy, il quale ci affiderà alle cu­
re del Dr Mitchell nella città di
Goodsprings. Da questo momento ini­
zierà la ricerca dei nostri aggressori e
del
contenuto
del
misterioso
pacchetto... Pur mantenendo il motore
fisico e grafico del predecessore New
Vegas introduce numerose innovazio­
ni: un'ambientazione totalmente nuova
nel deserto di Mojave tra Nevada e Ca­
multimilionario di lui Kevin Rawley
(Owen Wilson) e, mentre la famiglia si riu­
nisce col ritorno di Bernie Fotter dalla Spa­
gna, Jack e Greg continuano ad arrabbiarsi
più sospettosi che mai da quando il suocero
ha visto la rappresentante medica fare delle
avances al genero. Il gigantesco problema
che va così creandosi si risolve però durante
la colossale festa dei bambini, con una clas­
sica quanto divertente rissa fra palloncini e
castelli gonfiabili. Così, dopo 98 minuti di
esilarante demenzialità, si conclude di nuo­
vo con un “felici e contenti” la fiaba grotte­
sca e un po’ sconcia della famiglia
Fotter­Byrnes che si riunisce nella nuova
casa di Pam & Greg per festeggiare il Nata­
le.
lifornia, un sistema dinamico di Fa­
zioni e relativa reputazione con le
stesse in base alle nostre scelte, armi
personalizzabili, diversi tipi di segua­
ci, gioco d'azzardo e una modalità
"hard­core" per gli amanti della sfida
estrema e del realismo.
Gennaio/Febbraio 2011
L
People: Original Fake
a cultura POP è arte? La cultura
POP è design? La cultura POP è
semplicemente
marketing?
Street artist celebrato dal mondo
dell'arte contemporanea Brian Donne­
ly, in arte KAWS, con le sue mostre
all'Aldrich Museum di Ridgelfied,
all'Harbour City di Hong Kong e alle
gallerie Perrotin di Parigi ci fa riflettere
su questi quesiti. CAWS inizia sabo­
tando i manifesti di Calvin Klein e DK­
NY a Manhattan con alle spalle un
Bachelor of Fine Arts conseguito alla
School of Visual Art di New York. Ma
la portata rivoluzionaria di questi
interventi è compromessa dalle
commissioni che riceve da A Bathing
Ape, Comme des Garçons, Nike, Marc
Jacobs e Supreme negli anni seguenti.
C
13
KZ114, EPJ327, MDA802,
ZHF911… Così matricolati, i
deportati del campo di
concentramento sono catturati durante
le ronde notturne e internati. Costretti
al lavoro logorante sotto le continue
percosse, sottoposti quotidianamente a
ogni tipo di sevizia dei kapò, gli
internati sono alla ricerca quotidiana e
disperata di un brandello di umanità in
un pezzetto di cioccolato, un nome ri­
velato. Alla fine, uno di loro dovrà mo­
rire. Ma questo è nelle mani del
televoto degli spettatori di Concentra­
mento, ultima trovata di una TV pari­
gina: reality show che non si limita a
citare, ma appunto riproduce in ogni
suo particolare la vita nei campi di
sterminio. Se queste poche parole in
merito già ripugnano, il libro intero
intossica, pesa di ponderoso e covato
disgusto. La provocazione della nippo­
belga Amèlie Nothomb ­ che, seppure
intensamente esplicita, non cade mai
nel volgare – non è che il quadro
amplificato, certo, di una realtà triste­
mente attuale di una società soggiogata
dal meccanismo del reality show, la cui
degenerazione
raggiunge
l’apice
dell’inammissibile con la tolleranza, la
Giorgio Colletti
Ma è un bootleg di Mickey Mouse, il
Companion, seguito poi da versioni
alternative dell'omino Michelin, di
Pinocchio e di Titti che decreta il suo
successo e la nascita della febbre dei
giocattoli d'artista che vende online
Acido Solforico
Claudia Severa
graduale accoglienza collettiva, più o
meno inconscia, di una forma di spetta­
colo che sotto ogni aspetto è indice di
un progressivo abbrutimento genera­
zionale: a questo proposito, non ci si
fermi a considerare questa manifesta­
zione solo per la sua sgradevolezza, il
suo cattivo gusto, ma come un fenome­
no sociale pericoloso che sobilla il tele­
spettatore a “volere sempre di più”.
Ormai il pubblico ha già visto tutto:
non bastano più “ospiti speciali” o simi­
li, non ci si accontenta più del colpo di
scena, o semplicemente della battuta
oscena, è superata l’eccitazione del tele­
spettatore nello spiare rapporti in scato­
la tra concorrenti. E a cosa si arriverà?
“Venne il momento in cui la sofferenza
Anno IV - Numero 3
o da Original Fake, il suo negozio in
quel di Tokyo. Gli ultimi pezzi sono
dipinti ispirati ai Puffi e a Spongebob
nonché toys fusi in bronzo a dimensio­
ni monumentali. E pensare che tutto
iniziò con la consegna del Companion
al bookshop del New Museum di N.Y.
… Un'entrata nel mondo dell'arte
dalla porta di servizio per così dire. Tra
le sue opere più recenti troviamo una
serie di autoritratti in cui anche il suo
volto diventa un'icona da consumare a
conferma di una ricerca personale che
ruota intorno ad una realtà fondata sul
feticcio e sulla ripetizione dove si
perde l'importanza dell'oggetto in sé
ma piuttosto prevale il desiderio di
possederlo anche se questo è origi­
nalmente falso.
altrui non li sfamò più: ne pretesero lo
spettacolo.”
Grazie del suggerimento, Amèlie.
Così l’autrice abbandona la sua
consueta ironia noir per una scrittura
diversa, più lucida di orrore, anche se
scandita da inconfondibilmente No­
thombiani momenti grotteschi, riu­
scendo con efficacia nella sua aspra
denuncia. Alla base della trama inta­
glia la dinamica del rapporto vittima­
carnefice (da cui, in un intervista, rive­
la di essere quasi ossessionata “perché è
una relazione che esiste ovunque, tra
chiunque” ndr.), per cui la spietata
quanto brutta kapò Zdena si accanisce
prima senza vergogna sulla deportata
Pannonique,
per
reprimere
e
compensare la sua feroce pulsione ses­
suale nei confronti della bellissima gio­
vane, creando al contempo un’
opposizione di ideali tra i due perso­
naggi. Tutto acquista di paradossalità
sotto l’incessante sguardo di un pubbli­
co avvinto dalla sofferenza altrui,
snocciolata fino all’osso, che premendo
un pulsante da casa gioca con la vita
dei concorrenti, e diventa, da carnefi­
ce, vittima. Acido Solforico è un picco­
lo e imperdibile gioiello di corrosione.
Gennaio/Febbraio 2011
14
Anno IV - Numero 3
Un invito del comitato
genitori a... partecipare
I
l comitato genitori invita gli studenti e i docenti a partecipare ai
cinque incontri organizzati per il mese di febbraio e marzo 2011 pres­
so l’Aula Magna del Liceo. Gli incontri, che saranno tenuti da autore­
voli relatori, svilupperanno tematiche attuali di estremo interesse sociale e
culturale. Vi aspettiamo il:
1) 15 febbraio, ore 14.30 ­ “Corpo e cultura: le disoressie”
2) 24 febbraio, ore 14.30 ­ “Quando i ragazzi si perdono il mondo ­ Le
droghe e le tossicodipendenze”
3) 8 marzo, ore 14.30 ­ “Storie di compleanni paralleli: i famosi 150 anni
dell’Unità d’Italia e quelli poco conosciuti degli Ospedali Psichiatrici Giu­
diziari”
Relatrice: Dott.ssa Maria Rosaria Bianchi, psichiatra­psicoterapeuta.
4) 31 marzo, ore 14.30 ­ “Immigrazione: percorso di umanità”
Relatori: Don Roberto Sardelli e Prof. Giulio Marcon.
Il Comitato genitori ringrazia la Dirigente scolastica e i docenti per il
loro interesse e la gentile disponibilità che hanno reso possibile la realizzazione di questi progetti.
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alla nostra e-mail
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Cecilia Lugi ­ II B
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Paolo Marzioli ­ III C
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Gianmarco Perrone ­ II A
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Redazione:
Ilaria Catanzaro ­ I E
Giorgio Colletti ­ II F
Davide Galeotti ­ V A
Andreas Iacarella ­ II D
Paolo Marzioli ­ III C
Gianmarco Perrone ­ II A
Marcello Pieri ­ II B
Lorenzo Raffio ­ III C
Claudia Severa ­ I E
Flavia Tiburzi ­ II B
Valeria Tiburzi ­ I C
Toshiro Yajima ­ II D
Hanno collaborato:
Prof. Luigi De Luca
Veronica Corbo II E
Giulia Carletti II D
Gianluca Murano ­ II B
Vanessa Piccioni II B
Agata Write
Gennaio/Febbraio 2011
­VUOI IL DIECI O IL SED…
­SEDICI!
DJ RENDA!
W le capre azzime.
By le giovenche amare
Silvia ci mancherai :(
Ma questo John Calboth è
dell’Albertelli?
By una che sarebbe interessata a co­
noscerlo <3
Defaillance… Taranz Taranz
Soooono un fungo, WATCHUWA!
Per la ROSCIA più bassa DEL II B:
dobbiamo smetterla di guardarci
intorno e rimanere scioccate. La
gente è pazza e fa cose strane,
facciamocene una ragione. I love u
Honey, SCIUGAAAAAH!!!
let your inhibitions go, make every
touch electrical, when u're feeling
beautiful, will u remember me?
Gianluca Murano sei semplice­
mente stupendo. By ammiratrice se­
greta in II B. I _ A
Ezio da Firenze, ti prego… Segui
Mirka fino alla classe e assassinalo
senza farti vedere.
AAAArgh! Come fai a essere così
dannatamente stupendo?! >.< By
QuartinaAmmaliataCheGuarda­
ContinuamenteSamuelePurEssendo­
15
La Posta del Pilo!
PienamenteConsapevoleDelFattoC
heNnJeSeFilaDePezza. Daje
Buttinelli regna… e Giammo
Perrons lo segue.
P.S. Giammo… non te dovevi taglia­
re i capelli!D: Manco te, Buttinelli!
By le tre sorelline malefiche
Col… Ciuppapperooo
By Giovenca Amara
Jix we <3 love U
Per Giorgia del II B: I tuoi capelli
splendono come le fiamme… e io
voglio bruciare con te! Il tuo di die­
tro tondeggiante è il mio sole!
Incontriamoci al bagno dei maschi,
terzo gabinetto a destra… Ci sarò.
By fuoco ardente… (AARGHHH)
Quanto può essere triste la storia di
un ragazzo che tenta di dichiarare
il suo amore per una compagna di
classe e che nel farlo si mette in
cattiva luce davanti a lei e magari la
fa anche arrabbiare.
­ Aga ti amo <3
­ Pure io! =) tua figlia
A morte le quartine messaline (di
una classe a caso… IV C)
A Dario, Michele, Giacomo e Diego
del II B… ma lavatevi i piedi per fa­
vore… ASD ASD
By Gus 95 XDXD
J.C.R. the best
A n d t o n i g h t w e c a n t r u l y s a y. . . t o g e t h e r w e 're i n v i n c i b l e < 3
Anno IV - Numero 3
Edoardo Tittarelli sono quattro
mesi che ti vado dietro, perché non
ti accorgi di me?
By amore impossibile
PerQùòòòco, sei il nostro sogno
erotico
A Giulia C. del II B mi hai conqui­
stato dolce principessa… mi conce­
deresti l’onore di essere il tuo
principe azzurro? By Il cavaliere
della domenica
And u GIVE yourself away…
Call of Duty black ops is the way!
Oggi voglio sentire la classe più
unita che mai… Ci sono dei pro­
blemi? Li risolveremo insieme, ci
aiuteremo. Mi state ascoltando ora,
e sono felice di essere il vostro
rappresentante di classe. Oggi sia­
mo qui insieme per parlare di Noi e
per cominciare un nuovo anno
insieme, non importa se ci stiamo
molto o poco simpatici, ma siamo
una classe, l’abbiamo dismostrato,
non molliamo ora! GRAZIE.
Occhio già un claymo… Blaaam!
Che cos… Ka­Blaaam!
Greg: Bella reg… Ka­Ba­Blaaam!
Marta VE sei il mio sole
Nella vita a volte bisogna farsi
furby! xD <3
Porro! Ravanello! Carciofo! Si te...
puzziiiiiii! By Mario xD
Gennaio/Febbraio 2011
16
Scatti da matti - I e II liceo!
1993-1994
Anno IV - Numero 3
Gennaio/Febbraio 2011
17
Anno IV - Numero 3
Alla proprietaria del cappellino e al modello-barbapapà
immortalato che si è VOLONTARIAMENTE sottoposto
a pubblica umiliazione XXX
18
Ultimo scopo... soffocare
Novembre/Dicembre 2010
Anno IV - Numero 2
Gianluca Murano
Soffocare la paura…soffocare il coraggio…
L’aria stessa è intrisa di veleno…
Non posso proseguire.
L’amore non basta e l’odio è immotivato…
Solo la consapevolezza ti accompagna fedele.
Lei non è con te.
Ogni sguardo è un sobbalzo…
Ogni parola è una lacrima amara,
c’è voglia di gridare…di cambiare…
Manca l’aria.
Soffocare…
Soffocare nella propria mente…
I pensieri si accavallano,
I nervi si tendono come corde di violino…
e il Requiem della ragione ha infine inizio.
Come vorrei capire…
Come vorrei sapere…
Non mi resta che patire e aspettare…
Aspettare l’inevitabile e patirne l’avvento…
Solo la consapevolezza ti accompagna fedele.
Lei non ha bisogno di te.
Dove sei…
Dove sei infido bastardo,
compagno di mille beghe…
Amico traditore.
Dove sei…
Dov’è finito l’essere che si credeva un Dio…
Solo per fuggire dalla sua realtà.
Dove sei…
Codardo e bugiardo.
Dove sei…
Ultimo e primo…
Strabiliante essere detestabile nel suo amare…
Ma amabile nel suo odiare.
M
Trip mentale
Agata Write
i sveglio da un viaggio infinito e mi rendo conto che,
benchè la professoressa stesse parlando dell'Orlando Furioso e della cavalleria medievale, io mi stavo chiedendo
se Lumpalandia si può considerare un universo parallelo e attra­
verso lo Stargate ci si potesse quindi arrivare. Ma il punto è che
avevo anche provato a seguire tutta la storia dell'Orlando, ero cu­
riosa di sapere perchè gli giravano tanto, ma non so per quale stra­
na successione di pensieri ero arrivata a Willy Wonka e ai suoi
malefici nanetti canta­canzoncine­porta­sfiga. Dopo aver fatto
questa breve considerazione mi guardo attorno e vedo gente che
non se la passa meglio di me... I­pod, tris, l'impiccato, chi dorme,
chi segue la breve parabola di una mosca che finisce, tristemente,
tra le mani di un compagno che esulta ­ manco avesse vinto il
mondiale ­ chi, più organizzato, risolve un sudoku o un cruciverba.
L'unica che sembra seguire è la tipa davanti a me che, china sul
banco, scribacchia convulsamente su un block notes. Cerco di
indentificare il filo del discorso, sempre che la professoressa ne stia
seguendo uno. Quando penso di averlo finalmente trovato, o co­
munque di esserci vicino, quasi per dispetto lei cambia discorso.
Dopo un po' la secchiona del banco davanti si gira e tutta orgoglio­
sa di se stessa mi mostra un disegnino ritraente la prof a cavallo,
puro stile crociato. Tanto perchè lei era l'unica che stava seguendo.
Stiamo nella cacca ragazzi.
Grande anima riflessa…
Sei forse morto soffocato dalle tue manie?
O forse non sei mai esistito…
Ho bisogno del tuo aiuto…ora più che mai.
Novembre/Dicembre 2010
Il Profenstein
19
Il macchinista malvagio
1
2
9
10
L
3
7
11
Anno IV - Numero 2
Riconosci i particolari del volto degli
insegnanti
ivi
riportati.
Essi
compongono i lineamenti del terribile
mostro che potete ammirare nella foto
grande. Guai a cadere nelle grinfie di
quest'automa della didattica che unisce
la voracità di Hannibal Lecter
all'inquietante presenza di Frankenstein!
4
8
5
6
1. Benedetti
2. Turchetti
3. Sissa
4. Grieco
5. Fracchiolla
6. Agostinelli
7. Monda
8. Bassan
9. Di Paolo
10. Pignalucci
11. Calcagno
La puntualità è fuori moda
Vanessa Piccioni
a puntualità è direttamente proporzionale al tempo a disposizione. E nel caos della frenetica vita di un normale cittadi­
no del XXI secolo, chi ne ha? Ormai essere puntuali è fuori moda! Se ti presenti nel posto di appuntamente all'ora pre­
cisa è brutto... Si insomma, sei uno sfigato! Vuol dire che non avevi altro da fare... E magari è pure scortese, fai sentire
l'altro in soggezione quando arriva. Insomma, a chiunque ancora ha questo "viziaccio" di rispettare l'ora di appuntamento, se
lo tolga! E' quasi un reato ormai: bisogna aggiornarsi! Ok, cherzi a parte, il problema della puntualità, non sarà certo di grande
importanza a confronto con tutti quelli che la nostra società affronta nel nostro tempo, ma ne è forse una spia? Laddove nes­
suno più rispetta i tempi presi con accordi precedenti, laddove fare aspettare
30 minuti (come minimo!) al povero malcapitato è ordinaria routine, laddo­
ve nemmeno ci si sforza più di essere in tempo... Dove si va a cercare il ri­
spetto verso la persona che ci aspetta e la coerenza per l'impegno preso? A
tutti può capitare, ovviamente... Ma se sbagliare è umano e perseverare è
diabolico... Le persone che ci prendono il vizio a fare tardi dovranno farsi
un esame di coscienza... Forza, ritardatari di tutte le età, riunitevi e mettete
l'orologio un’ora prima anche senza cambio d'ora, così potrete essere più
precisi! Scherzi a parte e senza bisogno di riunirsi nei "ritardatari anonimi",
basta pensare un momento a come reagiremmo noi dopo quaranta minuti
di attesa... Per velocizzare magari un po' di più i tempi!
Liber
Il dark side del
giornale del Pilo
Albertelli di Roma
Ipse Dixit
A!
mente
Frizzi, lazzi, poesie da ridere, comicità da
piangere. Apparenti scemenze, latenti
genialità: liberate la mente!
Correzione del tema
. . . L’iliade narra gli ultimi cinquant’anni della guerra di Troia
Nota del prof: “ E quanto durerebbe tutta la guerra?” xD
Prof. V: “Il vostro libro a proposito dice che in Cartesio i temi tipici della
filosofia del Rinascimento,(...) diventanto i fondamenti di una nuova pro­
blematica in cui sono coinvolti insieme l’uomo come soggetto e il mondo
oggettivo. E che vuol dire? Una mazza di una mazza! Chiacchiere del
piffero! Ma io dico: statte zitto! Perché dici fesserie del genere?” [rivolto
ad Abbagnano]
Prof.ssa A.: “Vediamo Quanti sono i baci che voglio...99!
Prof alla classe: “Capito ragazzi? L’avevamo già detto ma repetita iuvant,
repetita assai assaissimo iuvant!”xD
Prof. D.: "Socrate per i suoi insegnamenti non prendeva neanche denaro."
Alunno C.: "Ah, quindi era un barbone."
Prof.ssa (a un alunno accasciato sul banco): “Rossi! Tirati su! Ma che sei
un invertebrato!?”
Alunno (mugola qualcosa di incomprensibile)
Prof.ssa: “Mollusco! Ora ti interrogo, così vediamo come
ti vivifichi subito!”
[Parlando del rapporto primitivo tra uomini e donne,
qualcuno dice qualcosa a favore della sottomissione femminile. ]
Prof. M.: "E' meglio non dirle 'ste cose, se non
vogliamo una mandria di mantidi religiose che ci fagocitano!"
ET: “Fate i cardinali, fate la bella vita, avrete tutte le
donne che volete…”
Alunno: “Ma i cardinali non possono sposarsi!”
ET: “Perché, per fare certe cose
hai bisogno di sposarti?”
Sempre prof. M.: "Claudia, leggi la versione."
Claudia: "Da µετά?"
Prof. M.: "No, da dove siamo arrivati."
Ilaria Catanzaro
Fly UP