EZ 9NEL CONTESTO DI EZ 8-11: IL CASTIGO DELLA CITTÀ E LA
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EZ 9NEL CONTESTO DI EZ 8-11: IL CASTIGO DELLA CITTÀ E LA
12 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti EZ 9 NEL CONTESTO DI EZ 8-11: IL CASTIGO DELLA CITTÀ E LA SALVEZZA DI ALCUNI Come per le parti precedenti, anche qui si fa ampio utilizzo delle dispense del p. Conroy, inserendovi integrazioni personali. 1. La partenza della Gloria dal tempio (Ez 8-11) Dopo diversi racconti di azioni simboliche nei capp. 4-5 troviamo una serie di tremendi annunci di un disastro imminente, "la fine", per i "monti d'Israele" (i.e. tutto il paese, Gerusalemme e Giuda compresi) nei capp. 6-7. Tale disastro viene poi ulteriormente spiegato nella grande visione dei capp. 8-11 dove riappare il tema della Gloria di YHWH. Vediamo prima una strutturazione possibile dei quattro capitoli, poi alcune note sul contenuto (evidentemente in modo selettivo), poi una riflessione sul significato teologico del testo, e infine una nota sulla genesi del testo. 1.1 Strutturazione Nella forma finale del testo dunque i quattro capitoli, a prima vista assai complessi, si potrebbero strutturare in modo approssimativo come segue: A 8,1-4: arrivo B 8,5-10,7 (8,5-18 + 9,1-10,7 = peccati e castigo) C 10,8-17.18-22 : nuova descrizione della gloria e partenza dal tempio B′ 11,1-21 (11,1-6 + 11,7-13 = peccati e castigo) [+ 11,14-21] A′ 11,22-25: partenza (da Gerusalemme e da Ez, che è riportato tra i deportati) C'è un inquadramento narrativo (A – A′) all'inizio (8,1-4) e alla fine (11,22-25), basato sullo schema "arrivo / partenza" in corrispondenza simmetrica. Il racconto della visione della Gloria viene svolto in forma concentrica con due parti esterne (B – B′) e una parte centrale (C) dove c'è una nuova descrizione dettagliata della Gloria (10,8-17: trono divino, cherubini, ecc.) insieme con il racconto dei primi stadi della sua partenza dal Tempio (10,18-22). In una lettura della forma finale si potrebbe prendere 11,14-21 come risposta alla domanda angosciata del profeta nel 11,13 (così Greenberg), ma indubbiamente la presenza di un oracolo di un futuro positivo (nei vv. 17-20: "nuovo cuore, nuovo spirito") sorprende in un contesto di tremendo giudizio e suggerisce inevitabilmente un lavoro redazionale in vari stadi. 13 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti 1.2 Esegesi di testi scelti Note sul contenuto 1.2.1 L'inquadramento narrativo (8,1-4 + 11,22-25) All'inizio del racconto Ezechiele si trova in Babilonia nell'atto di insegnare agli "anziani di Giuda" seduti di fronte a lui (8,1), quando improvvisamente "la mano di YHWH cadde su di me" (cf. già 1,3) – un modo di dire che significa l'entrata in uno stato visionario totalmente sotto il dominio della potenza divina. Percepisce "qualcosa dall'aspetto d'uomo" (v. 2: cf. il linguaggio indiretto del cap. 1) splendente di luce, che estende "come una mano" (v. 3) e trasporta Ezechiele in visione al cortile del tempio a Gerusalemme, dove vede un idolo (v. 3) e dove appare la Gloria di YHWH "simile a quella che avevo visto nella valle" (v. 4: cf. 3,22). Nella conclusione (11,22-25) la direzione viene rovesciata: la Gloria se ne va dal Tempio verso est (in direzione di Babilonia) (vv. 22-23), Ezechiele viene ritrasportato in visione alla sua casa in Babilonia (v. 24a), la visione scompare e il profeta tornato in sé racconta ai deportati ciò che ha visto (vv. 24b-25). Partenza e ritorno, dunque, raccontati in modo speculare. 1.2.2 Gli abomini cultuali all'interno del Tempio (8,5-18) Cosa vede Ezechiele? Nella presenza della Gloria di YHWH (8,4) vengono mostrate ad Ezechiele quattro scene di flagrante idolatria commessa da Israeliti nell'area del Tempio, una peggiore dell'altra fino al culmine nella quarta scena. Il Tempio di YHWH è ormai profanato in modo orrendo e definitivo. Notiamo l'insistenza sul verbo "vedere" nella quattro scene: Ezechiele viene costituito testimone oculare dei crimini che YHWH contesta al suo popolo. Nella prima scena (vv. 5-7) si parla di un "idolo della gelosia" (cf. già v. 3) nel cortile interno del Tempio. L'identificazione precisa non ha importanza per il testo (potrebbe forse trattarsi di una statua della dea Asherah: cf. 2 Re 21,7 a proposito dei tempi antecedenti del re Manasse). La scena termina con le parole: "ne vedrai altri ancora peggiori" (tAldoG> tAb[eAT ha,r>Ti bWvT' dA[w>, v. 6). La seconda scena (vv. 8-13) ha come protagonisti settanta anziani di Israele che offrono incenso alle immagini di vari idoli. Gli anziani non credono più alla presenza e all'assistenza di YHWH; dicono "YHWH non ci vede ... YHWH ha abbandonato il paese" (v. 12). La scena finisce come quella precedente: "Vedrai che si commettono nefandezze peggiori di queste" (v. 13). ~yfi[o hM'he-rv,a] tAldoG> tAb[eAT ha,r>Ti bWvT' dA[ La terza scena (vv. 14-15) presenta un gruppo di donne che praticano un rito di lutto per il dio mesopotamico Tammuz, la cui morte è associata alla stagione calda e secca quando non c'è più crescita e la cui risurrezione corrisponde alla nuova vita nella natura con il ritorno delle piogge. Conclude con le parole (v. 15): "vedrai abomini peggiori di questi". hL,aeme tAldoG> tAb[eAT ha,r>Ti bWvT' dA[ Il culmine degli abomini arriva nella quarta scena (vv. 16-18): all'entrata del tempio stesso Ezechiele vede circa venticinque uomini prostrati in adorazione verso il sole che sorge ad oriente, cioè, con le spalle verso il Santo dei Santi del tempio di YHWH. Il significato esatto del rito particolare menzionato nel v. 17b rimane oscuro, ma è chiaro che si tratta di un gesto idolatrico. A tanta corruzione nel luogo di culto corrispondono tante violenze nella vita sociale di Giuda (v. 17). 14 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Il colmo è raggiunto. La sentenza di YHWH è annunciata nel v. 18: nessuna compassione e nessun ascolto per questa gente. ~t'Aa [m;v.a, al{w> lAdG" lAq yn:z>a'b. War>q'w> lmox.a, al{w> ynIy[e sAxt'-al{ hm'xeb. hf,[/a, ynIa]-~g:w> «Ebbene: anch'io agirò nella mia ira; il mio occhio non avrà compassione, io non avrò pietà. Faranno giungere alle mie orecchie forti grida, ma non li ascolterò». 1.2.3 Le descrizioni del castigo dei colpevoli: capp. 9 e 10 Il castigo annunciato in 8,18 viene descritto in 9,1–10,7 e prosegue come sfondo anche nella descrizione della Gloria del Signore in 10,8-17.18-22. In questo testo complesso si svolgono simultaneamente due sequenze di azioni: il castigo della città e la partenza della Gloria. (1) La visione del castigo della città mette in scene sei giustizieri, ciascuno con un'arma di distruzione in mano, accompagnati da uno scriba che ha il compito previo di marcare con un segno sulla fronte (la lettera paleo-ebraica tau) le persone a Gerusalemme che non hanno partecipato ai riti idolatrici. Le persone così segnate verranno risparmiate (cf. Esod 12). Tutti gli altri verranno uccisi e la strage deve iniziare proprio nel tempio di YHWH (9,6-7). Si ricorderà che un cadavere rende inadatto al culto (cf. Lev 21,1-4; Num 6,6-12 e 19,11-16). Cioè, YHWH ordina la profanazione definitiva del proprio tempio, già profanato dai peccati di idolatria. (2) Simultaneamente al castigo dei colpevoli si svolge la partenza graduale della Gloria di YHWH dal Tempio ormai desacralizzato. Il primo movimento della Gloria è menzionato già in 9,3. Poi in 10,2 viene dato un ordine allo scriba che ha accompagnato i sei giustizieri di riempirsi le mani con i carboni ardenti che erano fra i cherubini (uguali agli "esseri viventi" del cap. 1) e di spargere questo fuoco sulla città per completarne la distruzione; così il fuoco che distruggerà Gerusalemme è in ultima analisi il fuoco che viene dalla presenza oltraggiata di YHWH. Uno spostamento ulteriore della Gloria verso l'est è descritto in 10,18-22 (e si noterà come i vv. 20 e 22 sottolineano l'identità di questa visione della Gloria con quella dei capp. 1-3). Infine l'ultimo stadio della partenza della Gloria è descritto in 11,22-23: dalla porta orientale esterna del Tempio attraversa la valle del Kedron al Monte degli Ulivi. Fin qui il testo (v. 23), ma continuando lo spostamento verso est la Gloria andrebbe in direzione della Babilonia. 1.3 Significato teologico del testo La visione risponde a due problemi dei deportati in Babilonia. Come capire teologicamente la distruzione del Tempio (imminente o già avvenuta) e la situazione dei deportati in terra straniera impura? 1.3.1 Come capire teologicamente la distruzione del Tempio di YHWH? I popoli dell'antico mondo semitico (Israele compreso) interpretavano la sconfitta di un esercito o la presa di una città come una vittoria anche del dio (o degli dèi) del popolo vincitore su quello del popolo vinto. Dunque se Gerusalemme viene presa e il Tempio incendiato, ciò significa che Marduk, il dio principale di Babilonia, si è dimostrato più forte di YHWH. Un problema enorme e reale in Israele, come si vede da Ez 8,12 e 9,9. Il racconto della visione di Ezechiele viene incontro a questo problema, mostrando che la distruzione di Gerusalemme e del Tempio non è dovuta all'impotenza di YHWH, alla sua incapacità di difendere la sua città e il suo tempio, ma invece è 15 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti dovuta alla decisione di YHWH di abbandonare la città e di sconsacrare il Tempio a motivo delle tante infedeltà che qui vengono commesse. In questo modo Yhwh non viene colpito dall’arrivo dell’esercito babilonese e neppure viene sconfitto... Si può aggiungere che l'idea dell'abbandono di un tempio da parte del dio del tempio e la conseguente distruzione del tempio non era nuova nell'antico Vicino Oriente. Già ai tempi dei Sumeri (fine terzo millennio a.Cr.) troviamo il tema in un testo chiamato "Lamento sulla distruzione di Ur" (ANET 455-463; COS I 535-539). C'è però una differenza importante dal testo biblico, perché il testo sumerico attribuisce la distruzione della città di Ur e dei suoi templi, non ai peccati degli abitanti, bensì alla malizia dei nemici nei riguardi di una città innocente. Colpisce poi la co-presenza del racconto di Ezechiele di due aspetti in tensione: da una parte, la violenza e la durezza del castigo comandato da YHWH (nessuna pietà, nessun ascolto dei gemiti o delle preghiere), dall'altra parte la partenza graduale e lenta della Gloria di YHWH (quasi per indicare la sua riluttanza di andarsene). Se ne va solo perché "costretto" a farlo dall'enormità dei peccati degli abitanti. 1.3.2 Come capire teologicamente la situazione dei deportati? Il problema riguarda la presenza di YHWH tra deportati della prima deportazione del 597 e probabilmente anche dopo la caduta della città (587/586). Ez 11,5 mette sulla bocca della gente rimasta a Gerusalemme dopo il 597 questo detto a proposito dei deportati: "Voi andate pure lontano da YHWH: a noi è stata data in possesso questa terra" (cioè, lontananza da Gerusalemme vuol dire lontananza da YHWH). Questa tesi viene confutata nella risposta di YHWH a 11,16: "Se li ho mandati lontano fra le genti, se li ho dispersi in terre straniere, sarò per loro un santuario per poco tempo nelle terre dove hanno emigrato." Anche se la frase (j[;m. vD"q.mil. ~h,l' yhiaw/ ") tradotta "un santuario per poco tempo" è aperta a diverse interpretazioni, il senso generale è chiaro: YHWH è presente anche tra i deportati in Babilonia. La visione di Ez 1-3 del resto ha già espresso la stessa idea. (Con altro linguaggio troviamo lo stesso in Ger 24 e 29; c'è tutta una teologia in favore dei deportati.) 1.4 Breve approfondimento su Ez 9 Mi sembra opportuno dedicare un’attenzione particolare a questo testo, all’interno della sezione 8-11, testo che, come ben sappiamo, fu particolarmente significativo nell’esperienza di Francesco e giustifica il suo amore al segno del tau. Il cap. 9 continua quanto iniziato nel cap. 8: siamo nello stesso luogo e il tema sono, ugualmente, gli abomini di Gerusalemme. v. 1 > la voce grida agli orecchi di Ez... ma in realtà il comando è rivolto ad altri: Ez deve ascoltare ciò che viene ordinato. Che cosa? Vengono chiamati quelli che devono «punire» la città (ry[ih' tADquP., Gerusalemme) > di per sé il termine potrebbe significare solo «visitare», ma è chiarito subito dalla seconda metà del versetto di quale tipo di visita si tratti. Hanno infatti con sé ognuno uno strumento per lo sterminio (Ady"B. Atxev.m; yliK. vyaiw>): ognuno è attrezzato con ciò di cui ha bisogno per svolgere il suo particolare compito. Al v. 2 infatti si ribadisce che i 6 uomini che si avvicinano hanno lo strumento per lo sterminio (si cambia qui vocabolo) e che un altro uomo, il settimo quindi, ha con sé, ai suoi fianchi, 16 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti l’attrezzatura tipica dello scriba (wyn"t.m'B. rpeSoh; ts,q<w) [una specie di tavolozza con una fessura per le penne e luoghi predisposti per l’inchiostro, rosso e nero di solito] > è evidente che Ap 15,6 con i suoi 7 angeli, riprende il testo di Ez. È vestito di lino e il fatto non è per nulla casuale né trascurabile. Siamo nel tempio che è stato profanato, in particolare, dalle colpe di coloro che in esso fanno servizio e viene un uomo vestito come un sacerdote per decretare chi verrà punito e chi no. Le vesti di lino infatti sono il segno tipico del sacerdozio (cf. in particolare Es 28,42 e 39,28 per le prescrizioni sulle vesti sacerdotali e Lv 16 per il loro utilizzo nel giorno dell’espiazione). Lo stesso uomo vestito di lino ritorna in Dan 10 e 12.... v. 4 > il comando: passare in mezzo alla città... segnare con un tau... Il vb. «passare» (rb[), in alcuni contesti, indica un’azione divina, una sua manifestazione, una teofania . Qui non è esattamente Dio che passa, ma un suo stretto collaboratore, un suo inviato. A motivo dell’utilizzo del verbo unito all’idea di porre un segno su qualcosa/qualcuno, il testo è stato tradizionalmente accostato a Es 12. hm'heB-. d[;w> ~d"a'me ~yIr:c.mi #r<a<B. rAkB.-lk' ytiyKehiw> hZ<h; hl'y>L:B; ~yIr:c.mi-#r<a<b. yTir>b;[w' > hw"hy> ynIa] ~yjip'v. hf,[/a, ~yIr:c.mi yhel{a/-lk'b.W Es 12,12 «In quella notte io passerò per la terra d'Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d'Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!» hw"hy> xs;p'W tzOWzM.h; yTev. l[;w> @Aqv.M;h;-l[; ~D"h-; ta, ha'r"w> ~yIr:c.mi-ta, @GOn>li hw"hy> rb;['w> @GOn>li ~k,yTeB'-la, abol' tyxiv.M;h; !TeyI al{w> xt;P,h;-l[; Es 12,23 «Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti; allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire». Effettivamente i contatti sono piuttosto rilevanti: - chi è segnato con il tau qui verrà risparmiato, così come là vengono risparmiati gli israeliti che si trovano nelle loro case, segnate con il sangue sugli stipiti delle porte. - in entrambi i testi, compare la figura di uno «sterminatore». Ez 9 dunque allude certamente alla Pasqua ebraica, al momento fondatore dell’uscita d’Israele dall’Egitto. Qui però è come se la storia si fosse ribaltata: certo, alcuni saranno risparmiati, ma il popolo nel suo complesso sarà distrutto e castigato a motivo dei suoi peccati, proprio da Colui che allora li aveva liberati. C’è un’altra schiavitù di cui Israele è schiavo... di se stesso, della propria idolatria e, per questo, solo l’intervento punitivo è utile a salvarlo dal proprio male. Chi sono quelli che vengono segnati con il tau? Si usano due verbi poco comuni che suonano praticamente in modo identico: ~yxin"a/Nh < ; ~yvin"a]h' Hk'AtB. tAf[]N:h; tAb[eATh;-lK' l[; ~yqin"aN/ <h;w.> Sono uomini che soffrono, che gemono. Sono quelli che vedono l’ingiustizia e, pur non potendo far nulla per evitarla, se ne addolorano in cuor loro, se ne distaccano almeno interiormente, la detestano. Di nuovo il testo si collega al libro dell’Esodo (2,23): l[;Tw; : Wq['z>YIw: hd"bo[h] '-!mi laer"f.yI-ynEb. Wxn>aY' Ew: ~yIr:c.mi %l,m, tm'Y"w: ~heh' ~yBir:h' ~ymiY"b; yhiy>w: hd"bo[]h-' !mi ~yhil{a/h'-la, ~t'['wv> ; «Dopo molto tempo il re d'Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio». Questo grido di lamento fu l’inizio della liberazione: anche il gemito di coloro che non commettono gli stessi abomini in Gerusalemme è, per loro, fonte di una particolare liberazione. 17 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Lo stesso verbo ricorre in Ez 21,11-12 in riferimento a Ez: è il profeta che deve piangere davanti ai suoi ascoltatori per indicare che ormai la fine è giunta > si introduce così l’oracolo sulla spada e quello sull’arrivo del re di Babilonia all’incrocio di due strade. Di fatto quello che il testo dichiara è l’esistenza di un piccolo resto, non così chiaramente visibile sulle prime, ma che l’inviato del Signore sa riconoscere. Zimmerli accosta a questo dato, la storia di Elia in 1Re 19,15-18 > il profeta si lamenta di essere rimasto solo a combattere contro i profeti di Baal e contro la regina Gezabele, ma il Signore gli rivela che esistono altri 7000 che non hanno piegato le ginocchia di fronte a Baal. L’azione di segnare - segno di salvezza per chi ha peccato ma che non deve essere ucciso da chi lo incontra: è il caso di Caino in Gen 4,15 - richiama l’idea di proprietà, di appartenenza > uno schiavo che appartiene al suo padrone viene segnato nel suo corpo con un foro agli orecchi (Es 21,6)... questo si fa «davanti a Dio» (~yhil{a/h-' la,) Il segno del tau: aveva effettivamente la forma di una croce, una X... in ebraico antico (ovviamente non nella scrittura quadrata che utilizziamo noi). vv. 5-6 > comando di colpire senza compassione. Chi? Tutti tranne quelli che hanno il tau sulla fronte. Dove? In tutta la città ma a partire dal santuario, perché è lì che si sono commessi i peggiori crimini (come ha ben evidenziato il cap. 8). v. 7 > comando di profanare il tempio... Il testo si ricollega a 5,11 > qui si annuncia il giudizio su Gerusalemme e si constata che la città ha profanato il santuario del Signore. Tutto il libro di Ez utilizza immagini molto forti, molto dure, ma la legge che anima i vari interventi divini è sempre quella del taglione > tu hai fatto questo e io ti ricambio con la medesima moneta. Si tratta di un espediente letterario per dire che il male fatto, provoca male a chi lo compie in modo corrispondente. Notiamo ancora che il motivo della fine della profanazione (qui si tratta del nome del Signore) sarà un elemento chiave nel racconto del ritorno della gloria del Signore nel tempio in Ez 43,7-9. Tutte le azioni divine, quelle punitive e quelle di restaurazione e di perdono, hanno come unico scopo far sì che Gerusalemme possa di nuovo vivere una relazione di amore e di giustizia nei confronti del Signore. v. 8 > l’intervento del profeta: una domanda piena di dolore, un grido di intercessione. Di per sé al profeta è stato garantito che un resto si salverà. Ciò nonostante egli domanda che qualcuno almeno possa sopravvivere, come se la devastazione compiuta nel tempio e la sua profanazione decretassero comunque l’impossibilità di continuare ad esistere per gli abitanti di Gerusalemme. v. 9 > la risposta del Signore e la mancanza di compassione: la gravità della situazione. Non solo le colpe sono enormi, ma manca qualsiasi percezione della presenza di Dio. Per questo tutto diventa lecito, non ci si cura di evitare il male in nessun modo... tanto Dio non vede. v. 10 > gli abitanti di Gerusalemme affermano che Dio non vede... Lui farà in modo davvero di «non vedere», cioè il suo occhio eviterà la compassione di fronte al suo popolo. Qui si esplicita senza nessuna possibilità di equivoco che il Signore sta facendo ricadere sul loro capo il frutto delle loro azioni. Il suo comportamento è dunque perfettamente equo e commisurato al male commesso. 18 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti v. 11 > il comando è stato eseguito. Nel cap. 10 subito c’è un altro comando > prendere il fuoco dall’interno delle ruote sotto il cherubino e spargerlo sulla città. Il testo non racconta dell’esecuzione del comando fino in fondo (solo che lo ha preso, v. 7, ma non che lo abbia sparso sulla città) > stile ellittico della narrativa biblica: si dà per scontato che il comando sia stato eseguito completamente. 1.5 Genesi del testo di Ez 8-11 Gli indizi di stratificazione letteraria sono molteplici (cf. commentario di Zimmerli). Nel cap. 10 ci sono diverse tensioni (per esempio: 10,1 interrompe la continuità fra 9,11 e 10,2; 10,13-15 interrompono la descrizione delle ruote). Fra il cap. 10 e il cap. 1 ci sono molte somiglianze ma anche alcune differenze (e.g. "esseri viventi" nel cap. 1 ma "cherubini" nel cap. 10). 11,1-21 sembra ignorare la distruzione di Gerusalemme già descritta nei capp. 9-10 e non c'è nessun accenno alla Gloria di YHWH in quei versetti. Possibile spiegazione: La base più antica del testo seguiva la struttura di un oracolo di giudizio: denuncia di peccati (nel cap. 8) seguita da annuncio di castigo (capp. 9-11* molto ridotti). Questo strato originale è stato successivamente ampliato diverse volte con due preoccupazioni principali: (1) armonizzare la descrizione della Gloria nel cap. 10 con quella del cap. 1, e (2) aggiungere 11,1-13 [qui ci sono ancora 25 uomini dopo la strage del cap. 9...] e probabilmente più tardi 11,14-21 [promessa agli esiliati]. Tutti i capp. 8-11, in fondo, trattano un tema molto caro alla Scrittura (molto caro a Gesù nei Vangeli): chi è davvero dentro e chi è davvero fuori dal rapporto con Dio? Qui appare tutto rovesciato: - quelli dentro il tempio compiono i peggiori misfatti - quelli che piangono e gemono (ma che non hanno alcuna visibilità) sono segnati per essere salvati - a quelli che sono lontani (i deportati) viene annunciata un’alleanza nuova e Dio garantisce di trovarsi in mezzo a loro con una specie di «santuario portatile»... 2. Il ritorno della Gloria al nuovo tempio del futuro (Ez 43,1-12; 44,4-5) 2.1 Contesto: la grande visione conclusiva dei capp. 40-48 Gli ultimi nove capitoli del libro costituiscono una grandiosa visione del rinnovamento del popolo dopo la catastrofe. In primo luogo c'è il progetto di un nuovo tempio a Gerusalemme, intorno al quale la città e poi tutta la terra di Israele verranno rinnovate. In parte il testo offre un progetto realizzabile nella storia, in parte c'è una dimensione poetica che coinvolge anche la natura (cf. il ben noto testo di Ez 47,1-12: l'acqua che scorre abbondante dal lato del nuovo tempio e porta vita e fertilità dovunque vada). Non occorre qui entrare nella discussione diacronica riguardo alla genesi del testo di Ez 40-48 che è presentato in prima persona da Ezechiele come il resto del libro; comunque contiene molto lavoro redazionale secondo la maggioranza degli studiosi. 19 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - 2.2 Esegesi di testi scelti Significato della visione della Gloria I capp. 40-42 danno una descrizione dettagliata del progetto di un nuovo tempio. Poi 43,1-9 (sempre in visione) presenta la scena culminante della dedicazione del nuovo tempio. Non si tratta di una cerimonia liturgica, come nel caso del tempio di Salomone (1 Re 8,1-11). La dedicazione del nuovo tempio verrà effettuata da Dio stesso, con il ritorno della sua Gloria nel nuovo edificio. La Gloria verrà da Oriente (43,1-2), con un suono come di molte acque (cf. 1,24) e la terra sarà illuminata dal suo splendore. La voce di Ezechiele nota esplicitamente (43,3) che questa visione della Gloria "era simile a quella che avevo visto quando andai per distruggere la città [cioè, i capp. 8-11) e simile a quella che avevo visto presso il canale Chebar [cioè, i capp. 1-2]". È chiaro che i redattori hanno voluto usare il tema della Gloria in maniera "sistematica" per unificare le diverse parti del libro. La Gloria entra attraverso la porta orientale (da dove era uscita secondo 10,19 e 11,22-23) e riempie il tempio con lo splendore della sua presenza. E proprio questo è il significato della visione: la presenza di YHWH è il nuovo futuro per il popolo. La conferma viene nelle ultime parole del libro (48,35), dove (senza menzionare la Gloria) si annuncia il nuovo nome per la Gerusalemme dell'avvenire: "YHWH è là" (nome che nell'ebraico ha una certa somiglianza sonora con il nome "Gerusalemme"). Ma prima di arrivare fin lì, al ritorno della gloria del Signore dentro il suo tempio, molta altra strada dovrà essere fatta da Gerusalemme, tutta la strada necessaria perché il peccato possa essere riconosciuto come tale sperimentando, finalmente, la doverosa vergogna. 20 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti EZECHIELE 16: STORIA DI UNA DONNA AMATA PETTIGIANI, O., "Ma io ricorderò la mia alleanza con te" (Ez 16,60). La procedura del rîb come chiave interpretativa di Ez 16 1. Elementi introduttivi 1.1 Un testo poco conosciuto ... gli anni del mio dottorato lo provano! Lo scarso interesse per questo testo si colloca a più livelli: - uno è quello liturgico: è noto che, nel mondo ebraico, i rabbini discussero sull’opportunità di leggere Ez 16 in sinagoga, a motivo delle forti accuse contro Gerusalemme che esso contiene. Meno noto, ma significativo, il fatto che nel lezionario cattolico romano Ez 16 compaia in un unico giorno feriale (venerdì della XIX sett. del T.O., anno pari) e se ne leggano solo i vv. 1-15.60.631. Ovviamente ci sono delle ragioni anche valide per cui ciò accade (ad es. la lunghezza del testo, il suo linguaggio, i fraintendimenti a cui esso può essere soggetto, ecc.), ma, di fatto, il testo è sostanzialmente emarginato; - un altro livello riguarda gli studi esegetici di tipo scientifico: Ez 16 «gode» della sorte di tutto il libro. Infatti, si constata una relativa marginalità, all’interno degli studi di carattere scientifico, a cui Ezechiele è stato relegato. Se un certo interesse per questo libro profetico sta, ultimamente, venendo alla luce2, tuttavia siamo lontani da un apprezzamento dell’opera che corrisponda al suo valore. - All’interno di Ez, altri testi hanno ricevuto un po’ più di considerazione (pensiamo al cap. 18 o al cap. 36), ma soprattutto l’interesse degli studiosi sembra essere catturato dalla questione diacronica (come si è formato il libro? quali strati lo compongono?), senza puntare sugli aspetti interpretativi. Di fatto, il capitolo di cui ci occupiamo, benché sia un testo letterariamente molto bello e teologicamente rilevante, non è stato oggetto di grande attenzione. Per quanto riguarda l’esegesi rabbinica, Bodendorfer ha dedicato un’ampia monografia al modo in cui la tradizione ebraica ha letto il testo3. Il suo studio fa emergere che Ez 16 viene utilizzato sostanzialmente per interpretare e chiarire altri passi biblici, senza che vi sia un interesse specifico per il capitolo in se stesso. Se ci spostiamo sul fronte dell’esegesi moderna e contemporanea, esiste solo una monografia che si occupa di Ez 16 con una certa ampiezza: Jerusalem in the Book of Ezekiel, di Galambush. 1 Qualcuno si è persino domandato, in termini molto più generali, se sia possibile, per i cristiani, leggere il libro di Ez ; cf. TIEMEYER, L.-S., «To Read - Or Not to Read - Ezekiel as Christian Scripture», Expository Times 121 (2010) 481-488. 2 Pensiamo ad alcuni contributi recenti sul libro: DE JONGE - TROMP (ed.), The Book of Ezekiel and its Influence; LAUNDERVILLE, Spirit and Reason; LYONS, From Law to Prophecy; MAYFIELD, Literary Structure and Setting in Ezekiel; TOOMAN - LYONS (ed.), Transforming Visions; MEIN - JOYCE, (ed.), After Ezekiel; POSER, Das Ezechielbuch als Trauma-Literatur. 3 BODENDORFER, Das Drama des Bundes. 21 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Tuttavia, pur dedicando una sezione considerevole al capitolo, l’autrice assume una prospettiva più estesa, trattando anche altri testi che hanno come punto focale la città di Gerusalemme. Abbiamo, poi, il lavoro svolto dai commentatori4 e una serie piuttosto numerosa, di articoli. 1.2 Un testo facilmente frainteso: problemi di genere letterario - pochi se ne sono occupati in modo serio - anche tra costoro si nota una certa difficoltà nella lettura, nella comprensione. Numerosi sono i problemi di natura testuale e letteraria, ma non mancano anche difficoltà di ordine tematico e teologico, soprattutto in relazione al castigo e all’uso della «violenza», ma anche al rapporto «invertito» tra vergogna e perdono (prima il perdono e poi la vergogna), ecc. Tuttavia, molte delle difficoltà che il testo presenta ai suoi lettori, sono legate, a nostro avviso, ad un’insufficiente riflessione sul genere letterario della pericope: non comprendendone la tipologia testuale, si travisa il senso delle sue affermazioni, assumendo un atteggiamento di difesa della figura di Gerusalemme e, parimenti, di accusa nei confronti di Yhwh5. Su questa linea si colloca spesso l’approccio femminista di cui, senza negare i numerosi meriti, crediamo si debbano segnalare alcuni limiti. In particolare, la preoccupazione di leggere il testo biblico considerando la sensibilità del lettore contemporaneo, esigenza di per sé legittima, finisce per far dimenticare che il testo proviene da un altro contesto storico e culturale. Il rischio, non sempre evitato, è quello di non comprendere il messaggio, anzi di piegarlo alle proprie esigenze, se non addirittura di «condannare» il testo biblico ritenendolo inaccettabile. Ancora, si può finire per accusare la Bibbia di approvare comportamenti ingiustificabili6. Questo modo di leggere è improprio in quanto non corrisponde alla retorica del testo. Esso esige infatti, per essere compreso nella sua logica, che il lettore si identifichi con il punto di vista divino senza sovrapporre problematiche che gli sono del tutto estranee7. Un’altra difficoltà risiede nel fatto di leggere il testo in modo parziale. Infatti, basandosi su osservazioni di natura diacronica, si tende a screditare la seconda parte della pericope (vv. 44-63), non solo ritenendola un’aggiunta secondaria8, ma attribuendole meno valore. Il capitolo invece, pur molto lungo, chiede di essere letto nella sua interezza. 4 Tra questi riteniamo siano da segnalare Zimmerli e Greenberg, esponenti di due approcci molto diversi (il primo storico-critico, il secondo di tipo sincronico), che hanno dato un apporto fondamentale alla ricerca su Ez. 5 Non mancano neppure tentativi di un’inopportuna «difesa» di Yhwh, evidenziando, sul versante opposto, la medesima non comprensione. 6 A noi pare difficile sostenere che la BH fornisca agli uomini una giustificazione teologica per commettere violenza contro le donne; cf. SHIELDS, «Multiple Exposure», 18; DAY, «Rhetoric and Domestic Violence». Pensiamo che sia inadeguato qualificare alcuni testi profetici come superati e che non sia condivisibile l’intento di rifiutare simili testi escludendoli dal canone; cf. BRENNER, «Ponoprophetics Revisited», 84-85. 7 Il testo non tratta della violenza dei mariti nei confronti delle mogli. Stiebert ha peraltro evidenziato che il linguaggio è volutamente iperbolico e che l’uso della metafora femminile è inclusivo di uomini e donne; cf. STIEBERT, «The Woman Metaphor», 204. 8 Che una porzione testuale possa essere riconosciuta come più tardiva non costituisce, a nostro avviso, una difficoltà. Non condividiamo però l’atteggiamento di svalutazione che tale riconoscimento spesso comporta nei commentatori. 22 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti La proposta di lettura che presento (che è stata oggetto della mia tesi) è questa: leggendo Ez 16 come un testo di rîb, si risolvono praticamente tutte le questioni di fondo a livello interpretativo e diventa possibile cogliere con chiarezza l’andamento complessivo del testo. Quindi il rîb è il genere letterario che meglio descrive il testo nella sua struttura e nella sua dinamica interna, permettendo di comprenderne il funzionamento. L’assunzione di tale prospettiva consente, inoltre, di considerare come perfettamente inserita anche la seconda parte della pericope, valorizzando sia gli elementi di continuità che quelli di discontinuità. Affermare che Ez 16 sia un testo di lite bilaterale permette inoltre di uscire da attribuzioni di genere letterario che, per varie ragioni, appaiono insufficienti. Quali? 9 Allegoria > tratti allegorici sì, ma allegoria no. Perché? - l’allegoria è una figura retorica (non un genere letterario) che può essere impiegata all’interno di vari generi letterari e, quindi, anche di un racconto che chiameremmo allegorico. - l’allegoria richiede un puntuale e univoco riferimento a fatti esterni al testo, ovvero che sia possibile un’opera di decodificazione. Ora, nel caso in esame, questo non si verifica. L’allegoria peraltro, proprio a motivo del suo carattere «univoco», richiede un processo razionale per essere compresa e decifrata. Nel nostro caso, invece, il testo mira a toccare soprattutto la componente affettiva del lettore. - l’allegoria ha, generalmente, un carattere piuttosto statico: le immagini sono codici che significano di per se stesse un’altra realtà, necessitando di un’azione limitata per essere efficaci. In Ez 16 abbiamo invece una pagina piena di movimento, una storia con vari personaggi (oltre ai due principali) in relazione tra loro. - l’allegoria è qualcosa che viene descritto dal di fuori e non utilizza l’appello diretto in seconda persona come accade invece nel nostro testo. - si deve ricordare che, all’interno della tradizione biblica, il termine greco «allegoria» è sconosciuto: la LXX non lo utilizza mai, né per tradurre māšāl, né alcun altro termine con cui si possa indicare un genere letterario. Oltre a non conoscere il vocabolo, si può dire anche che l’AT ricorre raramente ad una tale figura retorica. Per tutte queste ragioni riteniamo che la definizione di Ez 16 come allegoria non sia appropriata. Parabola Molti elementi permettono di andare in questa direzione. Infatti, come nella parabola, c’è almeno un punto in particolare che vuol essere espresso9 e la modalità utilizzata è quella di un racconto dal carattere metaforico che istituisce un paragone. Inoltre, come nella parabola, c’è un effetto che si persegue, un giudizio che l’ascoltatore è chiamato ad esprimere sulla vicenda narrata, dal momento che essa rende evidente la gravità dei peccati che la donna/Gerusalemme ha commesso. Ancora, come nella parabola, il lettore è interpellato in merito al suo comportamento che chiede di essere modificato e il testo mira a distogliere l’uditore da se stesso perché il suo giudizio possa essere più libero. Il problema di definire Ez 16 come parabola è che, sebbene la dicitura appaia calzante per molti aspetti, non spiega il testo nella sua unità: la seconda parte, infatti, si allontana dal genere parabolico e non ha il medesimo andamento narrativo della prima, ma si presenta come un annuncio, una promessa. Metafora estesa In Ez 16 esso è costituito dalla gravità delle azioni di Gerusalemme e dalla giustizia del castigo divino. 23 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Tutti i commentatori parlano dell’uso di metafore all’interno del capitolo (il che è evidente), ma ritengono che non si possa definire il capitolo come una metafora, senza ulteriori precisazioni. Vi è infatti un problema di lunghezza10 che viene risolto con l’espressione «extended metaphor». Come valutare dunque la proposta di definire Ez 16 una metafora estesa? Essa risolve certamente la questione della lunghezza, ma la definizione resta generica e adatta a vari tipi di componimento11. Per questo riteniamo che non sia soddisfacente. Molte sono, a nostro avviso, le ragioni per ritenere che Ez 16 sia un classico esempio di lite bilaterale, nonostante non si faccia ricorso ad un linguaggio stereotipato (ad es. non c’è alcun appello al cielo e alla terra) o non compaia la radice rîb in nessuno dei 63 versetti di cui il testo è composto! In estrema sintesi evidenziamo 4 elementi: 1. rapporto tematico con altri testi riconosciuti come lite bilaterale. Ci riferiamo, in particolare a Ger 2-3 in cui, come abbiamo osservato, la metafora sponsale riveste un ruolo chiave e compare anche chiaramente l’utilizzo della radice byr (2,9.29); 2. una storia parabolica con funzione di accusa. In questo senso il v. 2 ha un ruolo fondamentale perché comanda tutto lo svolgimento successivo del testo: «Figlio dell’uomo, fa’ conoscere a Gerusalemme le sue abominazioni». Quello che viene narrato ha un chiaro intento accusatorio e il profeta deve rivolgersi direttamente all’accusata cercando di portarla al riconoscimento del male compiuto; 3. la struttura è quella tipica del rîb (che, in parte, abbiamo già evidenziato per Ger 2-3): (i) il passato (vv. 1-43) con il rîb di accusa modulato secondo lo schema ricordo dei benefici (origine) + infedeltà di Gerusalemme (storia) e conseguenze punitive (ii) il futuro (vv. 44-63) con il rîb propositivo. Qui si sviluppa infatti l’invito al riconoscimento della gravità della colpa e delle sue conseguenze punitive, e, al tempo stesso, si tematizza la promessa di un «rovesciamento della sorte» (Ez 16,53-55) e di una nuova relazione di alleanza fondata sul perdono (Ez 16,59-63; cfr. Ger 3,14-18; 4,1-2). 4. la finalità del discorso è quella della riconciliazione (tra marito e moglie) e non quella della «condanna» (non siamo in un ambito di tipo giudiziario). Il rîb di Ez 16, come quello di Ger 2–3, ha una logica paradossale, poiché la collera punitiva da parte di YHWH, l’umiliazione e «la morte» della moglie (Ez 16,35-43) sono un mezzo per suscitare nel colpevole il senso della «vergogna», e per rivelare come il Signore agisce in modo salvifico nei confronti di Gerusalemme. 1.3 Il testo ed elementi utili per la strutturazione 1 Fu la parola del Signore a me, dicendo: Figlio dell’uomo, FA’ CONOSCERE a Gerusalemme le sue abominazioni, 3 e dirai: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme. 2 10 La metafora è un enunciato breve e non è un genere letterario, bensì una figura retorica. Tra cui la parabola; cf. FUSCO, Oltre la parabola, 33. Ma non si capisce, allora, perché non chiamarlo «parabola». 11 24 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti 3b Le tue origini e i tuoi natali sono dal paese dei Cananei; TUO PADRE È L’AMORREO E TUA MADRE È ITTITA. 4 E i tuoi natali, nel giorno in cui tu fosti partorita non fu tagliato il tuo cordone ombelicale ed in acqua non fosti lavata in vista dell’unzione, quanto al sale, non fosti frizionata con sale, quanto alle fasce, non fosti fasciata. 5 Nessun occhio ebbe compassione di te per farti una di queste cose, per aver pietà di te, ma fosti gettata in aperta campagna per disgusto della tua persona nel giorno in cui tu fosti partorita. 6 E passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel tuo sangue. E dissi a te nel tuo sangue: Vivi! E dissi a te nel tuo sangue: Vivi! 7 Crescere come germoglio del campo ti feci e crescesti e diventasti grande e giungesti ad essere donna i seni divennero sodi e il tuo pube rigoglioso, ma tu eri nuda e scoperta. 8 E passai vicino a te e ti vidi ed ecco la tua età era l’età dell’amore e stesi il mio mantello su di te e coprii la tua nudità e ti feci un giuramento ed entrai in alleanza con te - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - e divenisti mia. 9 e ti lavai nell’acqua e ti ripulii dal tuo sangue e ti unsi con olio 10 e ti vestii con stoffa variopinta e ti calzai di pelle pregiata e ti cinsi di bisso e ti coprii di tessuto finissimo 11 e ti adornai di ornamenti e posi braccialetti ai tuoi polsi e una collana al tuo collo 12 e posi un anello al tuo naso e orecchini alle tue orecchie e una corona splendida sul tuo capo 13 e ti adornasti d’oro e d’argento e le tue vesti erano di bisso e di tessuto finissimo e di stoffa variopinta fior di farina e miele e olio mangiavi e divenisti bella sempre di più e divenisti adatta alla regalità. 14 e si diffuse il tuo nome tra le genti a causa della TUA BELLEZZA, perché essa era perfetta a causa del mio splendore che avevo posto su di te ORACOLO DEL SIGNORE DIO15 Ma hai confidato nella TUA BELLEZZA e ti sei prostituita a causa del tuo nome e hai riversato le tue prostituzioni su ogni passante: a lui fu. 16 E prendesti dai tuoi vestiti e facesti per te luoghi di culto multicolori, e ti sei prostituita su di essi non avrebbe dovuto avvenire e non doveva essere 17 e prendesti gli oggetti del tuo splendore, del mio oro e del mio argento che ti avevo dato, e facesti per te immagini di maschio, e ti sei prostituita con esse. 18 E prendesti i tuoi vestiti ricamati e le ricopristi, e il mio olio e il mio incenso ponesti davanti a loro, 19 e il mio pane che ti avevo dato fior di farina e olio e miele che io ti facevo mangiare e lo ponesti davanti a loro come profumo soave, e fu così - oracolo del Signore Dio 20 E prendesti i tuoi figli e le tue figlie che avevi partorito per me e li sacrificasti a loro in cibo. Erano dunque troppo poco le tue prostituzioni? 21 E hai scannato i miei figli e li hai dati facendoli passare a loro; 22 e con tutte le tue abominazioni e le tue prostituzioni non ti sei ricordata dei giorni della tua giovinezza, quando eri nuda e scoperta e ti dibattevi nel tuo sangue. 23 E dopo tutta la tua malvagità - ohi, ohi a te - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - 24 Hai costruito per te un postribolo e hai fatto per te una postazione in ogni piazza. 25 Ad ogni crocevia hai costruito la tua postazione, e hai reso abominevole la tua bellezza, e hai divaricato le tue gambe ad ogni passante, e hai moltiplicato le tue prostituzioni. 26 E ti sei prostituita con i figli d’Egitto i tuoi vicini ben dotati, e hai moltiplicato le tue prostituzioni per farmi adirare. 27 Ed ecco, stesi la mia mano su di te, e ridussi la tua razione, e ti consegnai alla brama di quelle che ti odiano, le figlie dei Filistei, che si vergognano della tua condotta scellerata. 28 E ti sei prostituita con i figli di Assur, non essendo sazia, e ti sei prostituita con loro e ancora non eri sazia. 29 E hai moltiplicato le tue prostituzioni con il paese di Canaan, fino alla Caldea e anche con questo non eri sazia. 30 Com’è stato languido il tuo cuore - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - nel tuo fare tutto questo, lavoro di una grande prostituta, 31 nel tuo costruire il tuo postribolo ad ogni crocevia, e la tua postazione hai fatto in ogni piazza; ma non sei stata come la prostituta poiché irridevi la paga: 32 oh donna adultera che al posto di suo marito prende gli stranieri! 33 Ad ogni prostituta danno un compenso, invece tu hai dato la tua dote a tutti i tuoi amanti, e hai fatto loro regali perché venissero da te dall’intorno per le tue prostituzioni; 34 e accadde con te il contrario delle altre donne nelle tue prostituzioni: nessuno ti è venuto dietro per prostituirsi, e mentre tu davi una paga, nessuna paga fu data a te; e sei stata al contrario. 35 Perciò, o prostituta, ascolta la Parola del Signore: 25 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti 36 Così dice il Signore Dio: per il fatto che è stata profusa la tua ricchezza ed è stata scoperta LA TUA nelle tue prostituzioni con i tuoi amanti, e con tutti gli idoli delle tue abominazioni, e per il sangue dei tuoi figli che hai dato loro, 37 perciò eccomi radunare tutti i tuoi amanti con i quali sei stata compiacente e tutti quelli che hai amati insieme a tutti quelli che hai odiati e li radunerò contro di te dall’intorno, e scoprirò LA TUA NUDITÀ a loro e vedranno tutta LA TUA NUDITÀ 38 e ti giudicherò con il giudizio delle adultere e delle spargitrici di sangue, e ti renderò sangue, furore e gelosia, 39 e ti consegnerò nelle loro mani, e demoliranno il tuo postribolo e abbatteranno le tue postazioni, e ti spoglieranno delle tue vesti e prenderanno gli oggetti del tuo splendore e ti lasceranno nuda e scoperta; 40 e faranno salire contro di te un’assemblea, e ti lapideranno con pietre e ti trafiggeranno con le loro spade, 41 e bruceranno le tue case nel fuoco e faranno giustizia di te sotto gli occhi di molte donne. E ti farò smettere di prostituirti, e anche un compenso non darai più, 42 e porrò fine al mio furore verso di te, e si allontanerà la mia gelosia da te e mi calmerò e non mi adirerò più. 43 Poiché non hai ricordato i giorni della tua giovinezza, e mi hai provocato con tutte queste cose, anch’io, ecco, la tua condotta ho fatto ricadere sul tuo capo - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - ma non ho fatto l’infamia a motivo di tutte le tue abominazioni. NUDITÀ 44 Ecco, ognuno che fa proverbi, su te farà un proverbio dicendo: come sua MADRE, così sua figlia 45 figlia di tua MADRE tu sei, che rigetta suo marito e i suoi figli, e sorella delle tue sorelle tu sei, che hanno rigettato i loro mariti e i loro figli; VOSTRA MADRE È ITTITA E VOSTRO PADRE AMORREO. 46 Tua sorella maggiore è Samaria, lei con le sue figlie sta alla tua sinistra, e tua sorella minore di te sta alla tua destra, Sodoma e le sue figlie, 47 ma non hai camminato nelle loro vie e secondo le loro abominazioni hai agito, come se fosse poco, invece ti sei pervertita più di loro in tutte le tue vie. 48 Com’è vero che io vivo – ORACOLO DEL SIGNORE DIO – se ha fatto Sodoma, tua sorella, lei e le sue figlie, come hai fatto tu e le tue figlie; 49 ecco, questa fu la colpa di Sodoma, tua sorella: orgoglio, sazietà di pane e tranquilla prosperità ebbero lei e le sua figlie, ma la mano del povero e del misero non ha sostenuto 50 e si insuperbirono e commisero abominio davanti a me, e le feci sparire quando vidi. 51 E Samaria la metà dei tuoi peccati non ha peccato, e hai moltiplicato i tuoi abomini più di loro, e hai giustificato le tue sorelle con tutti i tuoi abomini che hai commesso; 52 e anche tu porta la tua umiliazione che hai mediato in favore delle tue sorelle; per i tuoi peccati, con cui ti sei resa abominevole più di loro, sono più giuste di te, e davvero tu vergognati e porta la tua umiliazione nel tuo giustificare le tue sorelle. 53 E RISTABILIRÒ la loro sorte, la sorte di Sodoma e delle sue figlie, e la sorte di Samaria e delle sue figlie, e RISTABILIRÒ le tue sorti in mezzo a loro, 54 perché porti la tua umiliazione e ti senta umiliata di tutto ciò che hai fatto nel tuo consolarle. 55 E tua sorella Sodoma e le sue figlie TORNERANNO al loro stato di prima, e Samaria e le sue figlie TORNERANNO al loro stato di prima, e tu e le tue figlie TORNERETE al vostro stato di prima. 56 Non era forse Sodoma, tua sorella, come uno zimbello sulla tua bocca, nel giorno del tuo orgoglio, 57 prima che fosse scoperta la tua malvagità? Come al tempo dello scherno delle figlie di Aram e tutte le sue vicine, delle figlie dei Filistei che ti disprezzano all’intorno: 58 la tua perversione e le tue abominazioni tu le devi portare - ORACOLO DEL SIGNORE 59 Poiché così dice il Signore Dio: ho fatto a te secondo ciò che hai fatto, perché hai disprezzato un giuramento, così da rompere un’alleanza; 60 ma io ricorderò la mia alleanza con te nei giorni della tua giovinezza, e farò sussistere in tuo favore un’alleanza eterna; 61e ricorderai le tue vie, e ti sentirai umiliata quando riceverai le tue sorelle, le più grandi di te e le più piccole di te, e le darò a te per figlie, ma non per la tua alleanza; 62 e io farò sussistere la mia alleanza con te, COSÌ CHE TU CONOSCA che io sono il Signore, 63 perché ti ricordi e ti vergogni, e non apra più bocca a motivo della tua umiliazione, quando ti avrò purificata per tutto ciò che hai fatto - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - 26 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti + La delimitazione non presenta difficoltà, in quanto, troviamo la formula hw"hy>-rb;d> yhiy>w: rmoale yl;ae («Fu a me la Parola del Signore») al v. 1, che ricorre nuovamente in 17,1. Il verbo √[dy (conoscere) incornicia la sequenza (vv. 2 e 62), costituendo uno dei motivi fondamentali del discorso profetico («fa’ conoscere a Gerusalemme», v. 2; «conoscerai che io sono il Signore», v. 62) . I vv. 1-3a introducono l’ampio monologo che il profeta fa a nome di Yhwh. Il testo da considerare in dettaglio è quindi costituito dai vv. 3b-63. + Un dato pure evidente è la cesura che si ha dopo il v. 43. Dal v. 44, infatti, il discorso si muove in una nuova direzione, con una significativa ripresa lessicale, in riferimento alle tre sorelle («vostra madre è Ittita e vostro padre Amorreo», v. 45), di quanto, al v. 3, era detto solo di Gerusalemme («tuo padre è l’Amorreo e vostra madre è Ittita»). Da un punto di vista tematico i vv. 3b-43 costituiscono l’accusa e il conseguente castigo, mentre i vv. 44-63, pur ripercorrendo le accuse, si concentrano sul perdono e sul nuovo intervento in favore di Gerusalemme che Yhwh annuncia. Per questo riteniamo che la sequenza (Ez 16) sia costituita da due sotto-sequenze (vv. 3b-43 e 44-63). + Nella prima sotto-sequenza abbiamo tre passi: vv. 3b-14; 15-34; 35-43. Essi sono individuabili sia per motivi di contenuto, che per ragioni formali. Il primo, pur appartenendo all’accusa, ne costituisce il fondamento, descrivendo l’azione benevola di Yhwh verso il suo popolo. 3b-14 = ricordo dei benefici 3b-5 = i genitori 6-14 = intervento del Signore Con il v. 15 si ha l’inizio del secondo passo, collegato al primo tramite l’utilizzo di due parole gancio («nome» e «bellezza»), riprese in ordine inverso. Da un punto di vista tematico, troviamo l’elenco delle colpe di Gerusalemme, descritte attraverso il lessico della prostituzione. 15-34 = elenco delle colpe / prostituzione 15-22 = l’idolatria 23-34 = i rapporti con le nazioni straniere Al v. 35 inizia il terzo passo, che si apre con la congiunzione causale !kel' e introduce il tema del castigo. Se i segnali per la suddivisione risultano sufficientemente chiari, si deve notare che esistono però anche forti connessioni, dovute soprattutto alla continuità del lessico. Alcuni vocaboli chiave ricorrono nei primi due passi, rafforzandone l’unità: il verbo √rb[, «passare» (vv. 6.8.15.25), il riferimento alla bellezza (vv. 13-14.15.25) e quello alla nudità (vv. 7-8.22.3637.39). È inoltre evidente che la denuncia delle colpe (secondo passo) e l’annuncio del castigo (terzo passo), sono collegati dal lessico della prostituzione e dell’abominio. Anche la seconda sotto-sequenza è suddivisa in tre passi: vv. 44-52; 53-58 e 59-63. Il primo riprende il motivo delle colpe sviluppandolo in una nuova direzione, mediante il confronto con le sorelle. Il secondo annuncia il cambiamento che il Signore ha decretato ed è dominato dal ricorrere dell’espressione tWbv. bWv [šûḇ šeḇûṯ] (v. 53) e dall’annuncio del ritorno ad uno stato precedente (v. 55). Il terzo si apre ulteriormente al futuro con il tema dell’alleanza unito a quello del ricordo12. + 12 Il sostantivo tyrIB. ricorre 5 volte e il verbo √rkz 3 volte. 27 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti + La figura complessiva sarebbe quindi quella di un dittico in cui, all’accusa e al castigo per le colpe, corrisponde un’azione totalmente nuova e gratuita da parte del Signore. Nello stesso tempo, la disposizione del testo fa sì che all’inizio (come ricordo dei benefici) e alla fine (come promessa di alleanza) troviamo tratteggiata l’opera di Dio in relazione al male, la sua capacità di creare il bene anche a partire dalla malvagità umana e, con questo, di contenerla 13. Il ricordo dell’origine (passato), il motivo delle colpe (storia presente) e l’annuncio della salvezza (futuro), costituiscono tre elementi chiave dello svolgimento del rîb in quanto genere letterario e tutti ricorrono nel testo in esame. 2 Commento esegetico per parti Tutto il capitolo dipende da un imperativo divino rivolto al profeta, che svolge la funzione di titolo e permette di comprendere il senso di quanto verrà detto: h'yt,bo[A] T-ta, ~ØIl;vW' ry>-ta, [d:Ah ~d"a'-!B, (v. 2). L’incarico consiste nel rendere noto a Gerusalemme qualcosa che non conosce, nel senso che non ne comprende la gravità, non ne percepisce la dimensione drammatica. Tutta la vicenda è narrata perché avvenga il passaggio da un’ignoranza che è non comprensione, alla conoscenza profonda della portata dei propri atti. Non a caso √[dy incornicia il capitolo (vv. 2 e 62): se all’inizio devono essere conosciuti i suoi «abomini», alla fine si ha la promessa che Gerusalemme conoscerà il Signore. Leggendo il capitolo nella sua tensione narrativa, risulta quindi che la città non potrà conoscere davvero Yhwh, se prima non avrà conosciuto (e riconosciuto) il proprio comportamento abominevole. Il profeta deve perciò annunciare che non si darà autentica comunione con Dio, senza un altrettanto autentico riconoscimento di aver peccato. Come si comincia? Qual è il modo scelto dal profeta (e da Yhwh) per far sì che Gerusalemme arrivi ad ammettere le proprie colpe? Il primo passo nell’accusa consiste nel mettere in evidenza l’immensa grandezza dei doni divini e l’assoluta bontà con cui il Signore ha agito verso la donna elevandola da condizioni del tutto miserevoli allo stato di regina. 2.1 La benevolenza di Dio all’origine: figlia e sposa (Ez 16,3b-14) 2.1.1 Gerusalemme figlia In questo contesto del ricordo dei benefici, il primo elemento che il testo pone in scena è la nascita di Gerusalemme. Questo dato è del tutto originale perché, sebbene in diversi testi si parli di Israele come di un bambino, mai se ne racconta la nascita, mai si risale così indietro nella raffigurazione dell’origine. La nascita viene qui descritta come un evento drammatico per due ragioni: a) perché i genitori da cui Gerusalemme discende non sono quelli che ci si aspetterebbe: non abbiamo qui alcun riferimento ai patriarchi, bensì a popoli vicini e decisamente poco stimati (Amorrei, Ittiti e Cananei); Il ricorrere della stessa espressione del v. 3, al 45 segnala precisamente la ripresa dell’intervento divino che crea qualcosa di nuovo e di inatteso. 13 28 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti b) Esegesi di testi scelti perché questi genitori non compiono verso Gerusalemme quanto ci si aspetterebbe da un genitore «normale». Ciò che il testo presenta (vv. 4-5) è una serie di azioni negate, mancanti e, alla fine, il gesto di chi si libera di qualcosa/qualcuno di fastidioso: «fosti gettata in aperta campagna per disgusto della tua persona nel giorno in cui tu fosti partorita». Funzioni di una genealogia «scioccante» In questa anomala genealogia di Gerusalemme non compaiono i patriarchi, né Abramo né Sara; neppure compare l’uscita dall’Egitto... Perché parlare di Israele come di un popolo cananeo? 1. Innanzitutto richiama alla mente del lettore i peccati di cui i popoli nominati sono ripetutamente accusati, e dice che Gerusalemme, a motivo della propria nascita, è, in qualche modo, peccatrice come loro. Israele tenderà a comportarsi come coloro da cui è nata. L’affermazione è certamente un insulto, ma crediamo che, insieme, racchiuda qualche nota di scusante, perché non è possibile scegliere i propri genitori e neppure, più tardi, cambiarli. La metafora della nascita, infatti, induce a mettere in conto un certo grado di condizionamento e, pertanto, a ritenere il popolo meno responsabile delle proprie colpe. 2. Dal punto di vista di Dio, queste origini problematiche, sottolineano l’assoluta gratuità del suo amore: Egli non si interessa di un popolo «degno» della sua attenzione, ma di uno come gli altri, se non addirittura più indegno. Funzione narrativa delle cure negate Il fatto poi che questi genitori non facciano nulla per prendersi cura della bambina, impone di vedere il loro comportamento come un rifiuto di riconoscimento del figlio: Gerusalemme nasce dalle nazioni, ma non diventa mai figlia delle nazioni. Su questo sfondo (assenza di vincoli giuridici), è possibile leggere l’intervento del Signore (vv. 6-7). Egli passa e, in maniera speculare all’assenza di cura, entra in relazione con la neonata abbandonata e se ne assume la responsabilità divenendo per lei padre. Uno studio dettagliato delle varie espressioni del testo, permette infatti di affermare che qui si intende presentare Yhwh come un padre adottivo. Quali le principali ragioni che ci permettono di dirlo? 1. La contrapposizione tra i genitori naturali e Dio che interviene a) Negazione e affermazione Dopo le cinque negazioni che dettagliano le cure parentali di cui la bambina è privata, al v. 6 il tono cambia completamente: da espressioni formulate in negativo e anonime, si passa ad azioni fatte positivamente da un soggetto ben identificato. Yhwh descrive il suo agire riassumendolo in quattro azioni compiute in solitudine: «passai», «vidi», «dissi», «feci crescere». b) Allontanamento e avvicinamento Dal punto di vista del movimento si ha una prospettiva inversa. Nei vv. 4-5 il solo verbo in forma finita, senza negazione è √$lv «gettare» (hofal 2 f.s., ykil.v.Tuw,: «fosti gettata»). L’agire divino ricomincia dall’ultimo gesto dei genitori e si pone in direzione contraria: al loro allontanare, risponde il suo farsi vicino (√rb[ + l[;). c) «Nessun occhio ebbe compassione di te» // « ti vidi» Il v. 5 è costruito a partire dall’espressione !yI[; %yIl;[' hs'x'-al{ («non ebbe compassione di te occhio») che regge i due infiniti seguenti: lo sguardo dovrebbe muovere l’azione e l’atteggiamento interiore, ma tutto questo è assente. 29 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Al contrario Yhwh positivamente vede. Si nota una corrispondenza precisa del campo semantico del «vedere» e un cambiamento rilevante: non è più l’occhio il soggetto dell’azione, ma il Signore. Dio identifica la situazione con chiarezza e ne coglie la valenza di morte. Non è necessario, stando alle leggi dell’economia narrativa, affermare che abbia provato pietà per Gerusalemme, perché ciò è evidente, sia in base all’opposizione creata, sia all’agire che ne consegue. d) «... per fare a te» // «dissi a te» Il suffisso pronominale di 2 f.s., frequente in questi versetti, ricorre tre volte unito alla preposizione l. (%l'). La prima volta, al v. 5, si afferma: «Non ebbe compassione per te occhio per farti...». Si riprende così in sintesi quanto dettagliato al v. 4 e si sottolinea di nuovo la mancanza nell’agire. Al v. 6 %l' ricorre insieme al verbo «dire» (%l' rm;aow)" e introduce l’unica parola divina («Vivi!») presentata come discorso diretto all’interno del monologo portato avanti dal Signore. La centralità dell’affermazione seguente e la corrispondenza tra %l' (nei due versetti), suggerisce che l’autore abbia voluto mettere in risalto la forza potente della Parola divina. Se l’uomo ha bisogno di «fare» perché qualcosa si realizzi, e, nel nostro caso, non fa nulla, al Signore è sufficiente una parola, in quanto parola creatrice, per colmare le molteplici azioni omesse14. Inoltre l’utilizzo di %l' mette in evidenza l’aspetto relazionale di quanto Yhwh compie: Egli non «dice» in modo generico, ma si rivolge ad un «tu» entrando in un rapporto personale15. e) «...gettata in aperta campagna» // «ti feci crescere come germoglio del campo» Un ulteriore elemento che segnala la corrispondenza tra le parti è la ripresa del sostantivo hd,f', «campagna». Al v. 5 esso ha identifica il luogo in cui la bambina è abbandonata e avrebbe dovuto morire. Inoltre la violenza del verbo precedente fa quasi percepire l’urto tra il corpo della neonata e la superficie del suolo, in un movimento dall’alto verso il basso. Al contrario, al v. 7, il riferimento al campo è collocato all’interno di una similitudine in cui la bambina è vista crescere come un germoglio, ovvero in un processo in cui il suolo non è entità di scontro, bensì possibilità di sviluppo della vita, e il cui andamento segue la direttrice opposta: dal basso verso l’alto. Anche in questo Dio si pone in antitesi all’opera dei genitori e si sostituisce ad essi. f) Silenzio e parola Un ultimo dato significativo è l’opposizione tra silenzio e parola. Nei vv. 4-5 manca, oltre ai gesti, una qualsiasi espressione verbale. Regna un assoluto silenzio che accentua il rifiuto. Yhwh invece entra in una relazione diretta: non solo le parla, ma la interpella con un imperativo che domanda assenso (v. 6). In tal senso mette in gioco una dimensione «paterna», in quanto, attraverso il linguaggio, chiama alla vita e al rapporto una creatura che, pur non potendo intendere il significato delle parole, riconosce, nella voce, il desiderio amoroso: con questo Egli la fa divenire partner della relazione16. 2. I gesti divini in quanto tali Si noti il contatto con la concezione sacerdotale dell’agire divino, così come espressa in Gen 1. Lo stile diretto «io-tu» è, all’interno del formulario dell’alleanza, una manifestazione del suo carattere dialogico e della decisione divina di promuovere Israele a proprio interlocutore; cf. L’HOUR, La morale de l’alliance, 36. 16 Non ci sembra dunque che il parlare di Yhwh in tutto il capitolo possa essere interpretato come un rendere Gerusalemme un semplice oggetto; contra SHIELDS, «Multiple Exposure», 7. 14 15 30 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti - passare > in relazione alle tradizioni del ritrovamento d’Israele (in particolare Dt 32,10) inĀ cui Yhwh assume il ruolo di padre per Israele - vedere e parlare > vede la bambina che si dibatte nel sangue, la salva da morte attraverso la sua parola benedicente: «Vivi!» Yhwh interviene dunque manifestando il proprio desiderio di bene, come un padre che si preoccupa del figlio. Poiché l’imperativo esprime, in ebraico, tutte le sfumature di volontà del locutore e può equivalere ad un futuro, si potrebbe tradurre «Vivrai!» o parafrasare il comando con espressioni come «voglio che tu viva», «desidero che tu rimanga in vita». Beauchamp nota che, in Gen 1-2, la filiazione dell’uomo è tratteggiata, senza chiamare Dio con il nome di padre, ma utilizzando il registro del linguaggio che comanda e dona17. Qualcosa di analogo accade qui, quando Egli si rivolge ad una neonata chiamandola alla vita. La radice √hyx si riferisce alla vita nei suoi molteplici aspetti: se è in primo piano il perdurare della vita fisica, l’indeterminatezza di quest’unica parola, aperta sul futuro, fa pensare si alluda anche a tutti i benefici che essa può portare con sé. - far crescere > «ti feci crescere» (espressione difficile %yTitn; > hd<F'h; xm;c,K. hb'b'r>) > con queste parole, si esprime, in forma sintetica, tutto quello che Yhwh opera per la bambina: non solo si esprime come un padre, ma ne assume complessivamente il compito. Il v. 7 spiega così ciò che era implicito nel «Vivi!» precedentemente proclamato. Il fatto che il Signore assuma il compito di padre, risulta significativo all’interno del ricordo dei benefici che caratterizza l’inizio del rîb, in quanto pone la benevolenza divina nel contesto dell’origine, e ne sottolinea la gratuità e l’irrevocabilità. Di fatto l’immagine della paternità divina acquista un importanza notevole all’interno dei testi di accusa. Infatti, quando Dio è raffigurato come padre di Israele, ciò avviene, in molti casi, all’interno di una situazione conflittuale o di esplicita accusa, come nei rîb di Dt 32, Is 1 e Ger 3. Abbiamo poi altri testi in cui domina il rimprovero: cf. Is 63,8-9; 64,7. In altri casi (Is 46,3; Os 11,1-3) la paternità divina si situa nel contesto della denuncia dell’idolatria di Israele o di una pratica cultuale corrotta (Mal 1,6). Essa non ha quindi solo la funzione di descrivere una relazione in cui si verifichi il rispetto degli obblighi reciprocamente assunti, ma è posta soprattutto come memoriale dell’amore originario, gratuito e stabile di Yhwh, proprio nei momenti in cui il tradimento del popolo appare più evidente18. Se la metafora paterna serve a dire un amore del tutto gratuito e preveniente da parte di Dio, essa non mette bene in luce la risposta dell’uomo (anche se noi riteniamo che, nel testo, vari elementi permettano di dire che Gerusalemme accoglie e aderisce all’opera divina fin dall’inizio). Alla metafora dell’infanzia, segue dunque quella propria dell’età adulta: Gerusalemme, divenuta donna, diventa anche sposa. 2.1.2 Gerusalemme sposa Il testo crea volutamente una forte continuità tra i due momenti: Cf. P. BEAUCHAMP, Création et séparation, 122. Sulla relazione tra parola, generosità dell’atto creatore e paternità divina, cf. ID, «Au commencement, Dieu parle», 106. Proprio per la sottolineatura della parola, riteniamo che qui la metafora riferita a Yhwh sia paterna e non materna. Sul rapporto paternità-parola e paternità-benedizine, cf. FICCO, «Mio figlio sei tu», 108-112 e 134-137. 18 In Ger 31,20 il motivo della paternità divina segue la confessione della colpa (vv. 18-19). 17 31 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti - il Signore «era passato e aveva visto» > salvare e adottare la bambina / ora passa di nuovo e vede di fronte a sé una donna («età dell’amore») - il v. 7 si chiudeva sulla nudità della ragazza ormai cresciuta / qui, sul piano simbolico, la nudità viene coperta = diviene moglie. Da un punto di vista tematico però, si pone il problema dell’accostamento della metafora paterna con quella matrimoniale. Il passaggio appare inatteso e, in certa misura, illogico perché nessun padre, adottivo o naturale che sia, può sposare legalmente la figlia19. Tuttavia un’illogicità analoga trova posto in altri testi di rîb. Il caso più chiaro è Ger 3 che, in tutto il capitolo, porta avanti un doppio registro metaforico, con un continuo passaggio dall’uno all’altro20, ma anche Is 1e Os 1-3 mostrano qualcosa di simile21. L’unicità di Ez 16 consiste nel fatto che il cambiamento di metafora non determina anche un cambiamento di genere grammaticale (dal maschile al femminile), come invece accade negli altri rîb. a. Gesti e parole per dire le nozze: il v. 8 Funzione prolettica del v. 8: tutti gli elementi fondamentali. - stendere il lembo del mantello (cf. Rut 3,9) - coprire la nudità (unico caso in cui si usa questa espressione nella BH) - fare un giuramento - entrare in alleanza Non potrebbe esserci modo più esplicito per riferirsi alle nozze > 4 azioni divine simboliche e, insieme, dal chiaro valore giuridico. Segue la risposta della donna così descritta: «e divenisti mia» b. I segni di un amore eccedente vv. 9-12: l’amore che dona: lavata, unta e profumata; vesti e gioielli; cibo raffinato; v. 13: l’amore che trasforma > «e divenisti bella sempre di più, e divenisti adatta alla regalità» v. 14: un nome tra le genti Si esplicitano i motivi per cui Gerusalemme viene conosciuta: la sua bellezza «perfetta» e lo splendore di Yhwh posto su di lei. L’accostamento di «tua bellezza» e «mio splendore» fa 19 Si tratterebbe di incesto. Riteniamo sia questa la ragione per cui la metafora paterna viene tratteggiata con toni sfumati (e generalmente ignorata dai commentatori) e quella matrimoniale viene introdotta con un linguaggio allusivo. 20 Vv 1-5: metafora sponsale, ma, al v. 4, riferimento al padre ( ybia'); vv. 6-13: metafora sponsale; vv. 1418: si aprono con «figli traviati»; vv. 19-25: metafora paterna, ma al v. 20 si parla dell’infedeltà di una donna al suo compagno. Abma elenca una serie di metafore utilizzate per descrivere Yhwh, ma non nomina quella paterna. Cf. ABMA, Bonds of Love, 215. 21 In Is 1,2 la metafora iniziale è quella dei «figli» ribelli, mentre in 1,21 si introduce la donna diventata prostituta: non è quindi un’immagine sponsale in senso stretto, ma è chiaro che la relazione amorosa, viene deturpata a motivo dell’infedeltà. In Os 1-3 il Signore chiede al profeta di prendere una donna prostituta e di avere figli di prostituzione. Sembrerebbe quindi che la relazione di Yhwh e di Israele sia parallela a quella di Osea e di Gomer. Però il popolo è identificato sia con la sposa che con i figli nati da lei (Os 2,1). Ciò significa che Yhwh è insieme sposo e padre del suo popolo (cf. Os 2,4.6-7). 32 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti ulteriormente comprendere che il dono di Yhwh è comunicazione di sé stesso alla sposa, che, così, la rende bella. Tutto questo è meraviglioso e, insieme, tragico: è previsto e voluto che le nazioni riconoscano la grandezza conferita da Dio ad Israele; Yhwh desidera che il nome di Gerusalemme sia conosciuto ed è Lui stesso a renderla splendida, eppure, proprio quando il Suo disegno si realizza, avrà inizio l’inesplicabile tradimento d’Israele. Il v. 14 celebra l’apice della gloria di Gerusalemme. Il raggiungimento di un simile vertice potrebbe segnare, nell’impianto di una favola, la conclusione felice della vicenda. Invece, nel rîb, questa è solo la prima tappa: la storia prosegue descrivendo il peccato e la vertiginosa discesa che esso provoca. 2.2 «Ti farò smettere di prostituirti»: colpe e castigo (Ez 16,15-43) Come nel primo passo dell’accusa (vv. 3b-14), abbiamo due metafore strettamente collegate (vv. 3b-7; 8-14), che indicano due fasi del dono di Yhwh, così nel secondo (vv. 15-34) e nel terzo (vv. 35-43), rintracciamo due momenti del litigio che non possono essere separati: - dichiarazione dei peccati commessi e - annuncio del castigo che ne deriva. Si tratta di due tappe necessarie: la prima perché assolve al compito di «far conoscere» (v. 2) all’accusata le sue colpe, la seconda perché, mancando una qualche richiesta di perdono, l’accusatore si trova a dover procedere adottando altre strategie. Per interpretare in modo corretto questo genere di testi è fondamentale comprendere (e accettare) che il rîb, in quanto tale, implica aspetti di aggressività, già nella sua parte di denuncia verbale, in quanto mira ad abbattere le resistenze dell’accusato. Quando, poi, la parola si mostra insufficiente, perché manca il riconoscimento dei propri torti da parte del colpevole, si mettono in atto altre modalità, che coinvolgono anche la dimensione corporea22. Su questo punto, purtroppo, si nota spesso un grave fraintendimento, in quanto il comportamento divino viene letto come un esempio di violenza23, senza entrare nella logica del testo: esso intende far pervenire Israele alla presa di coscienza dei propri misfatti, interpretando quindi come meritati e profondamente ispirati a giustizia i castighi che ne derivano24. 2.2.1 Conoscere i peccati: la forza dell’accusa Il v. 15 ha qui un ruolo fondamentale perché permette di andare alle radici del peccato, segnalando un profondo cambiamento. Esso dichiara che Gerusalemme pone la propria fiducia nella propria bellezza, quella stessa bellezza che ha ricevuto in dono da Yhwh. Il tema della bellezza, unito a quello della fiducia, pone in gioco una serie di elementi che tesseranno la trama della dichiarazione delle colpe. Il primo è il fatto che proprio il dono di Yhwh diviene occasione di abbandono e di tradimento. Ez offre un esempio tipico della critica profetica, ma anche, in generale, del modo in cui la BH 22 «Il rîb sfocia necessariamente in una guerra quando le due parti non trovano nella parola la possibilità di una giusta intesa; si potrebbe dire che il rîb prosegue la sua dinamica di confronto, mettendo in gioco la totalità del corpo, fino a che uno dei due ceda e dia ragione all’altro»; BOVATI, Ristabilire la giustizia, 39. 23 Giudicandolo quindi ingiusto e immotivato. 24 Su questo il contributo più interessante è, a nostro avviso, l’articolo di Ben Zvi, che coglie adeguatamente la dinamica soggiacente ai testi che utilizzano la metafora matrimoniale, e individua con precisione il tipo di lettore che essi postulano; cf. BEN ZVI, «Observations on the Marital Metaphor». 33 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti legge la dinamica del peccato: Israele pecca «a motivo» del dono e, nello stesso tempo, Dio non sarebbe tale se non colmasse di beni il suo popolo. Ci si trova in una situazione paradossale: Dio deve donare, a motivo del suo amore di padre e di sposo, correndo il rischio che la sua opera di salvezza venga stravolta, volgendo in male ciò che è bene ed è dato per il bene. Da qui si origina il secondo tratto, ovvero l’irragionevolezza di quanto accade: non ci sono ragioni, non colpe da parte di Yhwh, né, in Gerusalemme risentimento per qualcosa, ma solo un agire folle che distrugge chi lo compie. Un terzo aspetto è la presenza, alla radice del peccato, di una forma di idolatria, un indebito apprezzamento di una realtà esteriore, un difetto di valutazione del «cuore», qui reso attraverso il «confidare», che provocherà una condotta idolatrica, nel culto e nelle relazioni interpersonali. Infine si deve considerare che la bellezza è, per Ez, un motivo importante all’interno dell’accusa fatta alla città di Tiro25, al suo re26, al faraone e all’Assiria (Ez 31), creando un collegamento, quanto a colpe, tra Gerusalemme e i suoi nemici. Il testo accosta due cose buone (fiducia e bellezza), la cui correlazione finisce per essere dannosa. La fiducia è indirizzata male, posta in qualcosa che non ha consistenza e non può fornire appoggio. Tale movimento, inoltre, è autoreferenziale: che un essere umano cerchi garanzie in se stesso dice, di per sé, l’insipienza del suo comportamento27. La Scrittura conosce un solo tipo di fiducia ben posta, quella in Yhwh 28, perché Lui solo è in grado di garantire la beatitudine di chi gli si affida29 e di evitare che Israele precipiti nel culto idolatra. Stando alla dinamica che abbiamo evidenziato è logico che, al venir meno della fiducia in Yhwh, segua la prostituzione: quando al centro non c’è la relazione d’amore con l’Altro, l’unico criterio di riferimento diventa l’«io», con il suo bisogno di essere saziato, in qualunque modo; inoltre appare chiaro che è «a motivo» dei doni ricevuti e, quindi, del divenire attraenti agli occhi di altri popoli che la prostituzione inizia. All’interno della categoria «prostituzione», trovano posto differenti tipi di comportamento peccaminoso che, in modi diversi, dicono comunque il tradimento della relazione esclusiva con il Signore: Qui la bellezza introduce l’accusa (27,3-4) e viene definita perfetta, completa, come in 16,14. Ez 28,12.17. Il re, inorgogliendosi per la propria bellezza, fa sì che la sua sapienza si corrompa. Arbel parla di un uso positivo del linguaggio dell’esaltazione, attraverso cui il personaggio è elevato ad uno status divino. Le difficoltà insorgono quando si perdono le distinzioni tra condizione umana e natura divina, nonché il senso dell’assoluta supremazia di Dio; cf. ARBEL, «“Seal of Resemblance”», 133. 27 La stessa dinamica in 33,13, in cui il giusto, proprio confidando nella propria giustizia, finisce per fare il male e morire. 28 Cf. ad es. 2Re 18,5 (elogio di Ezechia); Is 12,2; 26,3.4; 50,10; Ger 17,7; 39,18; 49,11; Sal 4,6; 9,11; 13,6; 21,8; 22,5.6; ecc. Molte invece le realtà in cui Israele non deve confidare: gli idoli (Is 42,17; Ab 2,18; Sal 115,8; 135;18), tutto ciò che è menzogna (Ger 7,4.8; 13,25; 28,15; 29,31), la malvagità (Is 47,10), la vanità (Is 59,4), vari simboli di forza o di violenza (Is 30,12; Ger 5,17; Os 10,13; Am 6,1; Sal 49,7; 146,3), l’Egitto (Is 31,1; 36,6; Ger 46,25), la propria ricchezza (Ger 48,7; 49,4; Sal 52,9; Pr 11,28), il proprio cuore (Pr 28,26). Ci sono situazioni in cui non si può confidare nemmeno nel tempio (Ger 7,14), nel fratello (Ger 9,3) e nell’amico (Mi 7,5). Un testo interessante è Pr 31,11: qui il marito confida nella moglie e ne trae vantaggio. 29 Particolarmente esplicito Ger 17,5-8, che pone in antitesi chi colloca la sua fiducia nell’uomo e chi nel Signore. Cf. anche Sal 1. 25 26 34 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti vv. 16-22 > culto idolatrico... fino all’uccisione dei propri figli vv. 23-34 > alleanze con i popoli stranieri Il culto (vv. 16-22) I profeti si trovano spesso ad accusare Israele in merito all’azione cultuale30. Il dato non sorprende in quanto il culto rappresenta, per così dire, la manifestazione visibile della relazione uomo-Dio. Se tale relazione, per qualche ragione, diventa problematica, il culto è implicato e rientra tra gli argomenti del contenzioso. Due però sono i binari lungo i quali corre l’accusa: un culto al Signore che viene criticato per qualche «vizio» interno, non sempre facilmente individuabile (cf. Is 1,10-17 > culto usato come copertura dell’iniquità di chi lo pratica), oppure un comportamento decisamente idolatra. Nel nostro caso, il versante è, decisamente, quello dell’idolatria vera e propria. Essa viene collegata alla questione del ricordo (v. 22) > Gerusalemme non ricorda... l’amore di Yhwh, quello che ha ricevuto... un oblio colpevole e stolto. L’alleanza con gli stranieri... e il lamento funebre (vv. 23-34) La seconda ondata di accuse si apre con un lamento («ohi ohi a te») che può essere interpretato alla luce della prassi delle lamentazioni funebri 31. La morte è vista, implicitamente, come sbocco fatale del procedere di Gerusalemme32. Con l’ironia che contraddistingue spesso il parlare profetico, il lamento funebre non è innalzato per i figli già uccisi, ma per la madre che uccide. In Ez 16 l’immagine presenta una donna apparentemente piena di vita, che si diverte in modo sfrenato, senza essere mai sazia e senza mai cedere alla stanchezza33. Eppure, quello che sembra una vitalità portentosa, nasconde un andare incontro alla propria rovina. Per questo il Signore (per bocca del profeta) innalza su di lei un lamento, osservando con compassione e dolore quello che la sposa continua a fare. Solo come conseguenza di tale sofferenza possiamo dire che yAa svolga anche la funzione di minaccia: se non ci sarà cambiamento il Signore stesso interverrà, anche con forza. Tuttavia il suo intento è riportare Israele su una strada di vita, cioè dare efficacia al «Vivi!» pronunciato fin dall’inizio. 2.2.2 L’intervento punitivo di Yhwh In tutto questo, Gerusalemme prosegue la sua corsa sfrenata senza porre alcun correttivo alle proprie azioni (come dimostra anche l’inefficacia di un primo intervento punitivo moderato, v. 27). Che fare dunque se colei cha Dio ama, si comporta in modo così folle? Quanto fin qui il profeta ha detto come accusa, sarebbe privo di senso e del tutto inefficace, se non venissero annunciate anche le conseguenze punitive che ne derivano. Non è sufficiente, infatti, evidenziare il male, senza tentare, nel contempo, di arginarlo e correggerlo. Il momento della punizione si colloca qui, dopo una serie ripetuta di infrazioni gravi e dopo un’implicita valutazione dell’inutilità di procedere oltre su un piano puramente verbale. 30 Cf. la critica dei sacrifici in Ger 6,20; 7,21-22; 11,15; Os 6,6; Am 5,21-23; Mi 6,6-7. Tre i possibili ambienti vitali del lamento: la maledizione nel contesto dell’alleanza, la pedagogia sapienziale familiare e il lamento funebre. 32 Si veda la parte relativa al castigo, in particolare vv. 39-40. 33 Cf. Is 57,10: «Ti sei stancata in tante tue vie, ma non hai detto: “È inutile”. Hai trovato come ravvivare la mano; per questo non ti senti esausta». In modo analogo Ger 2,24-25 descrive Israele come un’asina del deserto perennemente in calore. 31 35 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Nella lite bilaterale tra il Signore e il suo popolo, non esiste per Israele la possibilità di appellarsi ad un’istanza superiore a quella di Yhwh, né, per Yhwh, quella di rimandare ad altri il caso in questione. Questo è il motivo per cui la controversia tra questi due contendenti, non è bilaterale solo in partenza, ma è destinata a rimanere tale fino alla fine. Ciò che può cambiare è la modalità con cui il litigio procede: dal momento che, da parte dell’accusata, non è pervenuto nessun riconoscimento di colpevolezza, il Signore reputa necessario passare ad una differente modalità di parola, qual è, appunto, la punizione, ma non senza annunciarla, motivarla e utilizzare gesti che siano «significativi». È in questa prospettiva, di ulteriore ricerca di giustizia, che devono essere interpretati i successivi passi compiuti dal Signore. Quali? In che modo si presenta l’intervento del Signore? - «perciò»: stretta connessione tra la punizione e l’elenco delle colpe (= il tuo stesso male ti punisce»); - ulteriore invito all’ascolto: «ascoltare» il nome di «prostituta» che ti sei auto-procurata; - ulteriore sintesi delle colpe commesse (v. 36): come se non fossero mai sufficientemente chiarite o dichiarate le motivazioni che portano al castigo; - al v. 37, il primo attore che compare è il Signore: la sua presenza, solennemente dichiarata (ynIn>hi), indica un radicale cambiamento. Il v. 37 dev’essere inteso come una serie di affermazioni dal carattere prolettico. Il tutto risulta profondamente concatenato, così che le varie azioni di Yhwh e degli amanti, corrispondono (in particolare fino al v. 39) in modo puntuale a quanto sintetizzato al v. 36. La costruzione del testo evidenzia che il Signore non agisce in preda ad un qualche impulsivo desiderio di vendetta, ma si muove in maniera corrispondente a ciò che Gerusalemme ha, per sua libera decisione, posto in essere. Certamente si tratta dell’annuncio di un castigo che, in quanto tale, implica il ricorso alla forza, ma crediamo che alcune interpretazioni che sottolineano l’inaudita violenza di Yhwh siano scorrette34. I primi due provvedimenti consistono nel «radunare» gli amanti e «scoprire la nudità». La loro correlazione è significativa. Se infatti il primo verbo serve spesso per indicare il convenire di un esercito in vista della battaglia (e a questo il testo allude), tuttavia esso viene collegato ad una differente azione, compiuta dal Signore che, di per sé, non modifica la situazione di nudità che la donna si è procurata da sola. Il gesto di spogliare è indubbiamente un’azione punitiva infamante, ma la logica che la comanda è quella del contrappasso: poiché Gerusalemme si è denudata, dovrà essere denudata. Questo modo di procedere, che caratterizza la sezione del castigo, intende evidenziare la Pensiamo ad affermazioni, come quella di Dempsey, sull’ira fuori da ogni controllo che Yhwh manifesterebbe, andando contro il comandamento che vieta di uccidere; cf. DEMPSEY, «The “Whore” of Ezekiel 16», 71. Difficile da condividere è pure la tesi di Zsolnay che interpreta l’agire divino come tipico di una personalità paranoica, per cui il violento (Yhwh) sarebbe in realtà un insicuro; cf. ZSOLNAY, «The Inadequacies of Yahweh», 57-74. Inoltre ci sembra che spesso manchi una riflessione adeguata sul concetto stesso di violenza. Perché un comportamento possa essere inteso come violento non è infatti sufficiente che vi sia il ricorso alla forza, ma che esso sia motivato dall’odio, dal desiderio di fare del male, cosa che, nel nostro testo, non compare. Per una definizione di violenza, cf. BOVATI, «Violenza e giustizia nell’Antico Testamento», 10-11. 34 36 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti giustizia con cui Dio interviene35. Lo scopo è creare le condizioni perché possa emergere una nuova consapevolezza, facendo avvertire alla donna la bassezza delle sue azioni. Va sottolineato che il crimine di Gerusalemme merita la morte; da questa morte meritata (e simbolicamente vissuta nell’esilio) Dio salva, non seguendo le regole della giustizia retributiva, ma quelle della controversia familiare (rîb). Si può notare come la punizione divina, pur descritta nei termini tecnici del processo giudiziario («giudizio»: v. 38; «fare giustizia»: v. 41) è pure vista come conseguenza della collera del marito nei confronti della moglie («furore» e «gelosia»: v. 38 e v. 42). Ciò serve per correggere l’impianto interpretativo forense, riportando la sanzione al livello della relazione bilaterale. Si noti, tra l’altro, che la finalità ultima della punizione è quella di impedire alla donna di continuare nella prostituzione (v. 41): il castigo serve a liberare il colpevole dal suo peccato (cfr. Os 2,8-9), e non è la semplice applicazione di una astratta giustizia vendicativa (P. Bovati). La fine della prostituzione (vv. 41-43) √tbv «cessare», è il verbo chiave che esprime l’opera di Yhwh. Si ha qui un nuovo cambiamento di soggetto per cui il Signore dichiara la finalità di quanto aveva, in parte, affidato ad altri. Se infatti altri agenti (gli amanti) sono capaci di cooperare al castigo, soltanto Lui è capace di allontanare Israele dal suo male. La fine decretata è quella della prostituzione, così che quel «nome» infamante che Gerusalemme si era procurata (v. 35), possa essere cancellato. Se rileggiamo le accuse, tutte inglobate sotto la denominazione di «prostituzione», possiamo comprendere quanto significativa sia tale fine. Essa implica la revisione complessiva della sua condotta, il termine di ogni pratica idolatrica, del sacrificio dei figli e delle alleanze con gli stranieri. La donna è rimasta nuda e, quindi, senza nulla da dare, ma questa condizione la costringe a non agire più in maniera insensata, alla ricerca di coloro che non la cercano. Con la dichiarazione dA[-ynIT.ti al{ !n:ta . ,-~g:w>, si risana quello che era stato l’ultimo punto dell’accusa (v. 34): Gerusalemme è uscita, in modo forzato, anche dalla follia di pagare i propri amanti per esserne poi uccisa36. Se, dunque, l’opera di Yhwh conduce alla fine della prostituzione, anche il Signore pone termine alla propria collera (si conclude l’azione di giustizia punitiva). Con il v. 43 si ha un’ultima rilettura dell’accaduto, un’ultima «spiegazione» del senso degli eventi: fino alla fine il male compiuto da Gerusalemme è visto come la causa scatenante dell’intervento di Dio (![;y: + ynIa]-~g:w)> . L’azione viene inoltre descritta secondo due parametri complementari: da un lato il ripagare in modo conforme alle azioni compiute, dall’altro il non farsi trascinare nella perversione da lei commessa. In 43ba si afferma, infatti, che la retribuzione è stata conforme agli atti, ma in 43bb si introduce anche un elemento di differenza per cui Yhwh non si 35 Poiché è stata adultera, subirà il castigo delle adultere; poiché ha sparso sangue, il suo sangue sarà sparso; poiché ha provocato all’ira e alla gelosia, dovrà subire il manifestarsi dell’ira e della gelosia di Yhwh; poiché si è data a molti amanti, adesso viene consegnata nelle loro mani; ecc. Di fatto Dio applica la regola del contrappasso. 36 All’interno della visione del ritorno del Signore nel tempio, in Ez 43,7.9, riappare il motivo della fine della prostituzione. Tale collocazione sottolinea ulteriormente l’importanza del tema. Talmon e Fishbane ritengono che la pericope di Ez 43,1-9 sia stata unita al progetto del tempio ed evidenziano la coerenza dell’operazione all’interno della struttura letteraria, come ripresa di Ez 8-11; cf. TALMON ‒ FISHBANE «The Structuring of Biblical Books», 146-148. 37 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti comporta come la sposa. L’opera di Dio mantiene, per l’uomo, aspetti sconcertanti, in quanto, pur tenendo nel dovuto conto il male commesso e sanzionandolo in maniera ad esso conforme, continua ad aprire la relazione verso il futuro (cf. Ez 20). Una conclusione possibile? Giunti a questo punto, la missione del profeta sembrerebbe conclusa. Se ripercorriamo l’itinerario fatto, vediamo che il compito affidato è stato portato a termine. Gerusalemme ha dovuto rileggere la sua vicenda storica, dalla scelta amorevole con cui Yhwh l’ha resa figlia a quella, parimenti amorevole, con cui ne ha fatto la sua sposa, riconoscendo in Lui una totale innocenza. Ugualmente ha dovuto ascoltare l’elenco delle colpe da lei commesse, narrate con un linguaggio forte e volutamente offensivo. Ancora ha dovuto ascoltare l’annuncio del castigo che tutto questo ha comportato, castigo eseguito dal Signore per mano degli amanti e interpretato come atto profondamente giusto. La prostituzione è quindi giunta alla fine e, con essa, anche la collera di Yhwh si è arrestata. Il tutto è stato riletto nell’ottica del ripagare secondo le azioni della donna colpevole e, insieme, come un rifiuto, del Signore, di eccedere nella violenza. Il testo dunque avrebbe potuto dirsi concluso. Invece l’autore/redattore ha scelto di percorrere un’altra strada, di allargare il proprio discorso inserendo nuovi personaggi, di far comprendere che la giustizia compiuta nei confronti di Gerusalemme ha una portata ben più vasta, che ci sono altri coinvolti in questa vicenda e che c’è un cammino di purificazione da affrontare. Soprattutto, ha scelto di mostrare che la distruzione non è l’ultima parola che Yhwh intende pronunciare, in quanto Egli si rivelerebbe sostanzialmente sconfitto dalla malvagità umana e l’uomo risulterebbe punito, ma non riabilitato. Per questo, dal v. 44, il testo «ricomincia», apre un nuovo inizio. Questa volontà di aprire prospettive sul futuro, annunciando, in modo esplicito, quanto di nuovo il Signore intende fare, si configura come uno dei tratti tipici del rîb profetico, che non si accontenta di denunciare il peccato, né di evidenziare la giustizia del castigo, ma vuole nutrire la fiducia e la speranza di un popolo che sperimenta, nel presente, il dolore provocato dalla distruzione. 2.3 L’inspiegabile perdono: «Ristabilirò la tua sorte» (Ez 16,44-63) 2.3.1 Ripresa e sviluppo dell’accusa (vv. 44-52) Ancora il peccato... Anche in questa nuova sezione troviamo i motivi tipici dell’accusa. Infatti, benché il castigo sia alle spalle e si apra l’orizzonte del perdono e una nuova situazione di vita e di benessere per Gerusalemme (e per le sue sorelle), tuttavia questo non nega la realtà di peccato, ma, piuttosto, la riassume dall’interno come fattore, in qualche misura, provvidenziale. È proprio questa assunzione radicale del male che permette di percepire in maniera più autentica la gratuità della decisione divina e la pedagogia sapiente secondo cui essa viene attuata. Come si accusa? Somiglianza radicale di Gerusalemme, quanto al peccato, rispetto alle nazioni; anzi Gerusalemme è più peccatrice di loro. - confronto con la madre > come la madre - confronto con le sorelle (Sodoma e Samaria, una coppia anomala) > peggiore delle sorelle 38 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Questo tema è nuovo, dato che nessun accenno era stato fatto prima a Samaria (la sorella maggiore) o a Sodoma (la sorella minore) (v. 46). Queste due città, ai tempi di Ezechiele, rappresentano l’emblema della distruzione e della maledizione (cfr. Is 1,9; Am 4,11); tuttavia qui sono viste soprattutto nella loro qualità di città peccatrici (come in Is 1,10)37. Tutto il discorso si sintetizza infatti nell’affermare che il peccato di Gerusalemme è addirittura più grave di quello commesso dalle nazioni peccatrici per eccellenza (v. 51): «tua sorella Sodoma e le sue figlie non fecero quanto hai fatto tu e le tue figlie» (v. 48); «Samaria non ha peccato la metà di quanto hai peccato tu» (v. 51). Il motivo letterario del confronto odioso (cfr. il nostro commento a Is 1,3) trova qui un’altra della sue più chiare espressioni. Queste considerazioni del profeta vogliono «umiliare» l’uditore; ciò appare dalla conclusione (v. 52) del brano, dove si dice che Gerusalemme deve «essere svergognata e portare l’umiliazione». La compunzione del cuore è certamente una delle finalità intese dal discorso accusatorio del rîb (cfr. Ger 3,25). Va però notata la particolarità di questa «umiliazione»: secondo Ezechiele la vergogna consiste nel «giustificare» le sorelle (v. 51), cioè nel far apparire innocenti le nazioni più criminali (cfr. Ger 3,11). Questo motivo permette la transizione alla unità seguente. La vergogna è un elemento di grande rilievo, all’interno della logica del rîb e del nostro testo in particolare, in quanto non può esistere conciliazione tra le parti se chi è accusato non si riconosce colpevole. Gerusalemme si trova in una posizione difficile, proprio perché non riconosce i propri torti, a motivo dell’abitudine al peccato e della durezza che esso provoca. La medesima dinamica si ritrova in Ger 3,3: la sfrontatezza della prostituta è tale, che rifiuta di vergognarsi38. Il lessico della vergogna assume, talvolta, un significato giuridico, venendo a far parte delle modalità espressive che veicolano il riconoscimento della colpa e il pentimento per quanto commesso. Non a caso, attraversa l’ultima parte del capitolo (vv. 52.54 e 61.63) costituendone come il punto d’arrivo: Gerusalemme non esplicita nessuna risposta verbale, ma deve riconoscere le proprie colpe e sentirne, di conseguenza, vergogna. È questa la risposta che le è domandata, un pentimento che, pur non proclamato a parole, le permetta di ricollocarsi in verità di fronte a Colui che continua a rivolgerle la parola, invitandola alla relazione. 2.3.2 La promessa di Yhwh: le sorti ristabilite (vv. 53-58) e l’alleanza eterna (vv. 59-63) Nel contesto della vergogna, cioè in quello stato di abbattimento in cui Gerusalemme è venuta a trovarsi, si colloca il nuovo intervento salvifico del Signore. L’opera divina è descritta come un ricondurre all’origine, riportando a quelle condizioni di partenza che permetteranno di dare un nuovo incipit alla relazione di alleanza. Il passaggio alla 1 p. rende manifesto che Yhwh assume la piena responsabilità di quanto viene annunciato. Con l’espressione tecnica tWbv. bwv (Dt 30,3; Ger 29,14; 30,3; 31,23; 48,47; Os 6,11; Am 9,14; Sof 2,7; 3,20; ecc.), al v. 53, viene promessa la restaurazione – ad opera di YHWH – delle città di Sodoma e di Samaria. Più che una profezia con valore storico, tale dichiarazione serve per annunciare un perdono delle nazioni peccatrici (rappresentate simbolicamente dalle capitali situate a nord e a sud di Sodoma è condannata a motivo dell’orgoglio e della mancanza di solidarietà nei confronti degli indigenti (vv. 49-50). Non si specifica invece quale sia la colpa di Samaria. 38 In modo analogo Ger 6,15//8,12. In Ez 3,7-9, all’interno della missione affidatra al profeta, il popolo è accusato proprio per l’ostinazione che manifesta nel peccato. 37 39 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Gerusalemme); e questo ha lo scopo di produrre ulteriore umiliazione della città di Gerusalemme (v. 54). Assistiamo qui ad un vero paradosso: dopo la dichiarazione che la colpevolezza dell’imputata è più grande di quella delle più grandi peccatrici (vv. 47-51), ci si aspetterebbe una condanna per Gerusalemme ancora più severa di quella che si è abbattuta su Samaria e su Sodoma. E invece, il crimine estremo di Gerusalemme fa sì che il Signore riporti le nazioni pagane al «loro stato di prima» (v. 55)39. Invece di essere la giustizia della città santa a servire come strumento intercessorio (cfr. v. 52)40, è la gravità del delitto a determinare l’universale condono, del quale anche Gerusalemme sarà beneficiaria (v. 55). v. 60 La nuova azione di Yhwh viene descritta come un atto di ricordo che sfocia nella decisione di proseguire il rapporto amoroso con Gerusalemme, definendolo ancora in termini di alleanza. L’affermazione è netta, con un «io» posto in chiaro risalto e una sfumatura avversativa rispetto al comportamento di Gerusalemme. Tale decisione si fonda su una memoria che risale indietro nel tempo. Infatti, se nel passato prossimo della sposa ci sono azioni abominevoli, in un passato più remoto, si era vissuto un periodo di alleanza felice, anche se, sembrerebbe, non molto lungo. È quindi possibile far leva su quel momento originario per fondare un nuovo atto di benevolenza. Quale tipo di relazione si instaura? Si tratta di un’alleanza «nuova»? Sotto quali aspetti? La soluzione più sensata risulta quella che mantiene compresenti gli opposti: da un lato l’annuncio presuppone un intervento divino nuovo, dall’altro si colloca in continuità con quanto già realizzato. In primo piano c’è il ricordare di Dio e, a partire da qui, si decreta la presenza di un’alleanza eterna. Il testo sembra indicare l’asimmetria della situazione: se per Yhwh l’alleanza che Egli dichiara di far sussistere si fonda sulla prima, che, da parte sua, non è mai venuta meno, al contrario, per Gerusalemme si tratta di qualcosa di nuovo dal momento che lei ha rotto la precedente alleanza. Può essere utile osservare la differenza rispetto a Ger 31,31-34, unico testo della BH in cui ricorre l’espressione hv'd"x] tyrIB., e in cui si evidenziano le differenze tra le due alleanze. La scelta linguistica operata dai due autori impone di non omologarne le prospettive, bensì di rispettare il contributo di ciascuno: se Ger sottolinea la discontinuità rispetto al passato, Ez fa risaltare il futuro illimitato che si apre davanti a Israele. Qualcosa di nuovo si compie però necessariamente, perché la rottura provocata da Gerusalemme costringe Yhwh a dare inizio ad un’alleanza nuova. Il termine impiegato per descrivere tale novità è ~l'A[ («eterna, perenne»). Spesso gli autori affermano che tale alleanza, in quanto eterna, non può essere infranta. La soluzione, per quanto apparentemente logica, non risulta convincente perché, se l’alleanza si gioca in un contesto di libertà, esiste sempre per Israele la possibilità di scegliere e, perciò, anche di sbagliare dolorosamente (cf. Is 24,5). Sembra quindi più coerente, pensare che ci troviamo di fronte ad una decisione divina che risulterà efficace nella misura dell’altrui adesione. La dichiarazione che Yhwh fa, sottolinea un elemento precedentemente taciuto e rilancia in un 39 Cfr. la stessa «logica» in Ger 3,6-12. In un certo senso, viene rovesciata la prospettiva presente nel racconto dell’intercessione di Abramo per Sodoma (Gen 18,22-33): non si tratta infatti di trovare dei «giusti» (almeno uno, dice Ger 5,1) per salvare la città, ma piuttosto di trovare qualcuno che è più peccatore, così che il confronto obblighi a dichiarare »giusta» (Ez 16 51) la nazione emblematicamente criminale. 40 40 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti futuro, privo di confini, il suo impegno. L’alleanza, certamente eterna da parte di Yhwh, appella alla libertà d’Israele, perché si realizzi quell’autentica conoscenza di Lui che rende non più desiderabile il tradimento41. Il fatto che il Signore esprima, dopo quanto accaduto, questa nuova decisione di rinnovare il suo impegno senza porre limiti di tempo, né condizioni, dice la portata della sua benevolenza e della gratuità. 1. La prima novità di quest’ulteriore alleanza in Ez 16,60 consiste dunque nell’essere posta come eterna, stabile, immutabile, dopo il peccato, dopo aver sperimentato la fragilità di Israele, dopo aver visto all’opera l’infedeltà della sposa. È nella fiducia accordata «dopo» tutto questo, che consiste l’elemento innovativo principale. 2. In secondo luogo, essa stabilisce un nuovo assetto relazionale in cui le sorelle sono consegnate come figlie, ridonando a Gerusalemme quella maternità che aveva precedentemente distrutto. Nell’ambito del ricordo delle proprie colpe (v. 61) si trova l’insorgere di un nuovo sentimento di umiliazione che, ulteriormente evidenzia l’accettazione delle accuse. La situazione descritta sembra ancora paradossale: di fronte ad un innalzamento imprevedibile, qual è l’essere resa nuovamente madre, quello che la sposa sperimenta non è la sensazione di un giusto e meritato trionfo (qui non c’è, infatti, nulla di meritato), bensì la confusione che deriva dall’essere ricolmati di benefici riconoscendo di non averne diritto, anzi, di non esserne degni. 3. Infine provoca una nuova e reale conoscenza del Signore, l’attivazione della memoria, un approfondimento della vergogna già sperimentata e un atteggiamento di silenzio umile e grato... È in questo processo di rinnovamento delle facoltà (la nuova memoria), della percezione di se stessa (nell’umiliazione), delle relazioni umane (madre delle sorelle) e con Yhwh (l’alleanza con) che scatta anche una nuova conoscenza di Lui. Tutto ciò che è stato fin qui descritto come benevolenza e gratuità del Signore, mostra la sua intenzionalità: rivelare a Gerusalemme la natura profonda di Yhwh, permetterle di comprendere l’identità di Colui che le sta di fronte, che le parla e agisce nei suoi riguardi. Ciò che non era stato compreso e sufficientemente valutato, viene finalmente riconosciuto. Il tutto si chiude con un esplicito riferimento al perdono: «quando ti avrò purificato da tutto ciò che hai fatto» (v. 63). Al termine del lungo percorso che Ez 16 ci fa compiere, appare dunque che solo il perdono si rivela in grado di generare il pentimento. La principale difficoltà con cui il Signore deve confrontarsi sembra essere proprio il creare il terreno su cui «depositare» il suo dono, offrire, in modo che possa essere accolta in verità, una grazia che Gerusalemme non ha mai domandato. Il graduale e doloroso processo di guarigione della coscienza permetterà alla sposa di essere perdonata senza, con questo, inorgoglirsi e la memoria di Lui («ma io ricorderò la mia alleanza con te») riattiverà anche la memoria di lei, di ciò che il Signore ha fatto fin dal primo giorno della sua esistenza, come padre e come sposo, aprendola alla gratitudine e allo stupore. Il perdono getta così luce sull’esperienza del castigo: se il castigo, da solo, fosse sufficiente a produrre l’espiazione della colpa, il perdono non sarebbe necessario. Quello che il testo dice è, invece, che il perdono rimane come atto non dovuto, ma essenziale al ristabilimento della relazione e che, il castigo deve essere letto come un momento di passaggio (necessario qualora non ci sia 41 Ez 16,62 si chiude infatti con la conoscenza del Signore, così come Os 2,21-22. 41 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti cambiamento... altrimenti Gerusalemme non comprenderebbe la gravità dei suoi comportamenti), ma dalla natura certamente ambigua. Esso non può costituire l’ultimo atto dell’intervento divino, perché non è in grado né di rivelare la natura più profonda di Dio, né di rinnovare il rapporto. In questo senso il perdono è una dimensione previa a qualunque altro intervento, è una decisione a priori che anima di senso anche il castigo (se Dio non volesse perdonare la sua sposa non entrerebbe nemmeno in contesa con lei) e, nello stesso tempo, è la dimensione ultima dell’azione divina, che attende di essere pienamente svelata. Ez 16 ci conduce così a fissare lo sguardo sulla purificazione che il Signore realizza, riconoscendo che essa si fonda, per sua natura, sull’esperienza del male (non c’è purificazione, perdono, ristabilimento delle sorti senza che vi sia esperienza di peccato); a contemplare l’opera difficile di Dio che, tramite il suo profeta, «fa’ conoscere a Gerusalemme i suoi abomini», perché, una volta riconosciuta la propria ingiustizia e sperimentata la forza di un amore che non viene meno, Gerusalemme (e con lei ogni credente) possa anche conoscere finalmente chi è il Signore. 42 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti EZ 36 E 37 E IL LORO CONTESTO IMMEDIATO 1. Una nuova fase nel ministero del profeta (da Ez 33) Nell'ultimo capitolo prima del blocco degli oracoli contro le nazioni (Ez 25–32) abbiamo visto l'annuncio dell'inizio della guerra condotta dai Babilonesi contro la città ribelle di Gerusalemme (24,1-2). Adesso nel primo capitolo dopo gli oracoli contro le nazioni si racconta (33,21-22) come la notizia della caduta della città sia arrivata, tramite un fuggiasco, ad Ezechiele fra i deportati in Babilonia. La bocca del profeta d'ora in poi dovrà proclamare un altro messaggio per la nuova situazione disperata (agli occhi umani). Ez 33 apre questa nuova fase nella profezia. Nello stesso tempo però il capitolo mantiene molti contatti con la prima parte del libro, così da funzionare anche come un capitolo di transizione o di collegamento fra il messaggio di giudizio del passato e il messaggio di speranza per il dopo-586. Il capitolo inizia con una presentazione del profeta come sentinella (33,1-9; cf. 3,16-21). Poi riprende la tematica della responsabilità personale e della necessità di conversione (33,10-20; cf. 14,12-20 e 18). Il motivo del profeta diventato muto riappare in 33,21-22 (cf. 3,26 e 24,15-27). Infine nell'ultimo versetto del capitolo (33,33) troviamo la frase "sapranno che c'è un profeta in mezzo a loro" (identica a 2,5). I redattori chiaramente volevano insistere sul fatto che c'è continuità, e non una dicotomia assoluta, fra messaggio di giudizio e messaggio di speranza. Il cap. 33 introduce i lettori anche alla realtà della nuova fase del messaggio di Ezechiele, che deve rivolgersi a gente che vive nel buio della disperazione, come attesta il triplice lamento dei deportati nel v. 10: "Voi dite: 'I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi / e in essi ci consumiamo / In che modo potremo vivere?'". Dietro questo triplice lamento ci sono i dubbi dei deportati riguardo alla giustizia di YHWH: "Il modo di agire di YHWH non è retto" (vv. 17 e 20). Annunciare un messaggio di speranza in queste circostanze non era facile; costituiva una grande sfida di fede per i destinatari. E nei vv. 30-33 la voce del Signore anticipa al profeta che molti dei deportati non saranno in grado di rispondere con fede: "Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica" (v.32). Si noti anche la descrizione nei vv. 30-31 e il paragone efficace ma amaro nel v. 32. 2. Strutturazione dei capp. 34-37 Abbiamo già notato la suddivisione della seconda parte del libro (capp. 33-48), di cui i capp. 3437 costituiscono la prima unità dopo il capitolo introduttivo (33). Si può considerare la seguente strutturazione, basata principalmente su criteri tematici. A. Due sottounità che annunciano ciascuna (a) un giudizio di Dio per eliminare i malvagi, e (b) un intervento salvifico di Dio in favore di chi gli è fedele 43 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti 1. Ez 34 (giudizio sui pastori indegni / YHWH stesso agirà come pastore del suo popolo, suscitando anche un pastore della casa di Davide) 2. Ez 35,1–36,15 (giudizio sui Monti di Seir [i.e. Edom] / promesse per i Monti di Israele) B. Tre sottounità che annunciano solo interventi salvifici di YHWH sotto vari aspetti 1. Ez 36,16-38: purificazione di Israele in termini antropologici (anche nuovo cuore e nuovo spirito: cf. vv. 26-27), nuova fertilità anche per la terra, e tutto come segno della santità di YHWH e come testimonianza della sua potenza alle altre nazioni (vv. 20-21; 22-23; 36) 2. Ez 37,1-14: visione delle ossa aride 3. Ez 37,15-28: azione simbolica che significa l'intenzione di YHWH di riunire le parti divise del suo popolo intorno al suo santuario in mezzo a loro (il punto culminante nei vv. 26-28: cf. 48,35) Nella parte B la visione delle ossa aride sta al centro; la nuova vita che la visione annuncia è il centro di tutto il messaggio di rinnovamento dei brani prima e dopo, il simbolo centrale di speranza. Ci sono anche alcuni fatti linguistici che confermano la tesi che i capp. 34-37 formano un’unità redazionale. Si noti una triplice inclusione fra l'inizio nel cap. 34 e la fine nel cap. 37: • il motivo del "pastore" (tutto il cap. 34; e poi 37,24) • il nome di "Davide" (34,23-24; e poi 37,24-25) • il tema dell’alleanza (34,25 "alleanza di pace"; e poi 37,26 "alleanza di pace, alleanza eterna") Sembra proprio che i redattori volessero costruire nei capp. 34-37 una sintesi dei vari motivi e temi del messaggio di speranza. EZ 36,16-28: LA NUOVA ALLEANZA COME RI-CREAZIONE GRANADOS GARCÍA, C., La nueva alianza como recreacíon. Estudio exegético de Ez 36,16-28 (AnBib 184; Roma 2010). 1. Delimitazione della pericope e struttura retorica 1.1 Delimitazione Come abbiamo visto presentando in maniera complessiva la struttura dei capitoli 34-37, l’oracolo costituito da Ez 36,16-38 si delimita in maniera piuttosto chiara. In 36,15, infatti, termina l’oracolo rivolto ai monti d’Israele (si chiude, peraltro, con un doppio «oracolo del Signore», al v. 14 e al v. 15) e in 37,1 abbiamo un nuovo inizio che indica una visione («fu su di me la mano del Signore»). Il sintagma «casa d’Israele» ricorre all’inizio (v. 17) e alla fine (v. 37) formando un’inclusione. Così il temine ~d"a' ricorre al v. 17 e ai vv. 37-38. Anche l’espressione «sapranno che io sono il Signore» (v. 38) è una tipica conclusione degli oracoli in Ez. 44 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti 1.2 Struttura retorica Proponiamo una suddivisione in tre parti. v. 16: introduzione dell’oracolo 17-21: la storia passata > dall’ira alla compassione (vv. 17-19 + 20-21) 22-32: l’azione rinnovatrice del Signore (vv. 22-23 + 24-30 + 31-32) 33-38: ripiantare e rigenerare (vv. 33-36 + 37-38) 2. Lettura esegetica 16 rmoale yl;ae hw"hy>-rb;d> yhiy>w: Mi fu rivolta questa parola del Signore: LA STORIA PASSATA: DALL’IRA ALLA COMPASSIONE 17 18 19 20 21 ~d"a'-!B, ~t'm'd>a;-l[; ~ybiv.yO laer"f.yI tyBe ~t'Alyli[]b;W ~K'r>d:B. Ht'Aa WaM.j;y>w: hD"NhI ; ta;m.juK. yn"p'l. ~K'r>d: ht'y>h' ~h,yle[] ytim'x] %Pov.a,w" #r<a"h-' l[; Wkp.v'-rv,a] ~D"h;-l[; h'WaM.ji ~h,yleWLgIb.W ~yIAGB; ~t'ao #ypia'w" tAcr"a]B' WrZ"YIw: ~yTij.p;v. ~t'Alyli[]k;w> ~K'r>d:K. ~v' WaB'-rv,a] ~yIAGh;-la, aAbY"w yvid>q' ~ve-ta, WlL.x;y>w: ~h,l' rmoa/B, hL,ae hw"hy>-~[; Wac'y" Acr>a;meW yvid>q' ~ve-l[; lmox.a,w" ~yIAGB; laer"f.yI tyBe WhWlL.xi rv,a] s hM'v' WaB'- rv,a] "Figlio dell'uomo, la casa d'Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Come l'impurità delle mestruazioni [della mestruante] è stata la loro condotta davanti a me. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni. Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: "Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese". Ma io ho avuto riguardo del MIO NOME SANTO, che la casa d'Israele AVEVA PROFANATO FRA NAZIONI presso le quali era giunta. L’AZIONE RINNOVATRICE DI YHWH 22 23 laer"f.yI-tybel. rmoa/ !kel' hwIhy> yn"doa] rm;a' hKo laer"f.yI tyBe hf,[o ynIa] ~k,n>[m; ;l. al{ yvid>q'-~vel.-~ai yKi ~yIAGB; ~T,l.L;xi rv,a] ~v' ~t,aB'-rv,a] lAdG"h; ymiv.-ta, yTiv.D:qiw> ~yIAGB; lL'xmu .h; ~k'AtB. ~T,l.L;xi rv,a] Perciò annuncia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d'Israele, ma per amore del MIO NOME SANTO, CHE VOI AVETE PROFANATO FRA LE NAZIONI presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. LE 45 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti hw"hy> ynIa]-yKi ~yIAGh W[d>y"w>; Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore hwIhy> yn"doa] ~aun> oracolo del Signore Dio -, ~h,ynEy[el. ~k,b' yvid>Q'hiB. quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. 24 25 26 27 28 29 30 31 32 ~yIAGh;-!mi ~k,t.a, yTix.q;l'w> Vi prenderò dalle nazioni, tAcr"a]h-' lK'mi ~k,t.a, yTic.B;qiw> vi radunerò da ogni terra ~k,tm. ;d>a;-la, ~k,ta. , ytiabehew> e vi condurrò sul vostro suolo. ~T,r>h;j.W ~yrIAhj. ~yIm; ~k,yle[] Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; yTiq.r:z"w> da tutte le vostre impurità ~k,yteAam.ju lKomi e da tutti i vostri idoli io vi purificherò, ~k,ta. , rhej;a] ~k,yleWLGI-lK'miW vd"x' ble ~k,l' yTit;n"w> vi darò un cuore nuovo, ~k,Br. >qiB. !Tea, hv'dx" ] x:Wrw> metterò dentro di voi uno spirito nuovo, ~k,r>f;Bm. i !b,a,h' ble-ta, ytiroshi ]w: toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. rf'B' ble ~k,l' yTit;n"w> ~k,Br. >qiB. !Tea, yxiWr-ta,w> Porrò il mio spirito dentro di voi WkleTe yQ;xuB.-rv,a] tae ytiyfi[w' > e vi farò vivere secondo le mie leggi ~t,yfi[]w: Wrm.v.Ti yj;Pv' .miW e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. ~k,yteboa]l; yTit;n" rv,a] #r<a'B' Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; ~T,b.v;ywI voi sarete il mio popolo ~['l. yli ~t,yyIh.wI e io sarò il vostro Dio. ~yhil{ale ~k,l' hy<h.a ykinOa'w,> ~k,yteAam.ju lKomi ~k,t.a, yTi[.v;Ahw> Vi libererò da tutte le vostre impurità: Atao ytiyBer>hiw> !g"D"h-; la, ytiar"q'w> chiamerò il grano e lo moltiplicherò b['r" ~k,yle[] !Tea,-al{w> e non vi manderò più la carestia. hd<F'h; tb;Wnt.W #[eh' yrIP.-ta, Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei ytiyBer>hwi > campi, perché non soffriate più la vergogna della fame b['r" tP;r>x, dA[ Wxq.ti al{ rv,a] fra le nazioni. ![;m;l. ~yIAGB; ~y[ir"h' ~k,yker>D:-ta, ~T,r>k;z>W Vi ricorderete della vostra cattiva condotta ~ybiAj-al{ rv,a] ~k,ylel.[;m;W e delle vostre azioni che non erano buone ~k,ynEp.Bi ~t,joqon>W e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e i vostri abomini. ~k,yteAb[]AT l[;w> ~k,ytenOwO[] l[; hf,[-o ynIa] ~k,n>[;m;l. al{ Non per riguardo a voi io agisco [d:W"yI hwIhy> yn"doa] ~aun> oracolo del Signore Dio -, sappiatelo bene. ~k,yker>D:mi Wml.K'hiw> WvAB ~k,l' Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, laer"f.yI tyBe o casa d'Israele. RIPIANTARE E RIGENERARE 33 34 hwIhy> yn"doa] rm;a' hKo ~k,yteAnwO[] lKomi ~k,t.a,yrIh]j; ~AyB. ~yrI['h-, ta, yTib.v;Ahw> tAbr"x\h, Wnb.nIw> dbe['Te hM'v;Nh> ; #r<ah' 'w> hm'm'v. ht'y>h' rv,a] tx;T; rbeA[-lK' ynEy[el. Così dice il Signore Dio: Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite. Il paese desolato sarà coltivato, anziché restare desolato al cospetto di ogni passante. (IEP) 46 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti 35 36 37 38 hM'v;Nh> ; WzLeh; #r<a'h' Wrm.a'w> !d<[e-!g:K. ht'y>h' tAsr"h/Nh< ;w> tAMv;n>h;w> tAbrEx\h, ~yrI['h,w> Wbv'y" tArWcB. ~k,yteAbybis. Wra]V'yI rv,a] ~yIAGh; W[d>y"w> hw"hy> ynIa] yKi tAsr"h/Nh< ; ytiynIB' hM'v;Nh> ; yTi[.j;n" ytiyfi['w> yTirB> D; I hw"hy> ynIa] hwIhy> yn"doa] rm;a' hKo laer"f.yI-tybel. vrED"ai tazO dA[ ~h,l' tAf[]l; ~d"a' !aCoK; ~t'ao hB,r>a; ~yvid"q" !acoK. h'yd<[]AmB. ~ØIl;vW' ry> !acoK. tAbrEx\h, ~yrI['h, hn"yy<h.Ti !Ke ~d"a' !aco tAalem. s hw"hy> ynIa]-yKi W[d>y"w> Esegesi di testi scelti e si dirà: "La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate". Le nazioni che saranno rimaste attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e coltivato di nuovo la terra che era un deserto. Io, il Signore, l'ho detto e lo farò. Così dice il Signore Dio: Lascerò ancora che la casa d'Israele mi supplichi e le concederò questo: moltiplicherò gli uomini come greggi, come greggi consacrate, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità Allora le città rovinate saranno ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore". La situazione supposta è, certamente, quella dell’esilio. Perché il Signore ha condotto Israele fuori dall’Egitto, nella sua terra se, adesso, si trova di nuovo fuori dalla sua terra? Perché Israele è lontano dal suo paese? Potrà un giorno tornare? Ciò che si annuncia è precisamente la possibilità del ritorno e il fatto che il Signore ricostruirà ciò che prima era stato distrutto (cf. lo stesso tipo di messaggio in Is 44,26). LA STORIA PASSATA: DALL’IRA ALLA COMPASSIONE vv. 16-17 > una condotta cattiva, un popolo che versa sangue, proprio quando non gli mancherebbe niente (abitava nella sua terra). Ma rende impuro il paese > il peccato con le sue dimensioni sociali, territoriali... il male fa male a tutto quello che ci circonda, devasta anche la terra. La mestruante come figura simbolica della morte: perdere sangue, come perdere vita, questo rende impuri. A livello simbolico l’immagine del sangue continua ad essere ben presente nel v. successivo. vv. 18-19 > Dio che riversa la sua ira, perché loro hanno versato sangue > gioco di parole in cui si utilizza lo stesso verbo (in 2 sensi diversi) > sangue versato e dell’idolatria. Dio che disperde e giudica secondo le loro azioni > in Ez è sempre ben presente la preoccupazione di dire che tutto ciò che accade ad Israele per volontà del Signore è solo il risultato delle loro azioni malvagie: lo ripete fino all’ossessione... ma Israele sembra non esserne mai davvero convinto... In fondo si descrive una dinamica che è tipica del peccato (anche per noi) > ci allontana dalla nostra terra, ci allontana cioè da noi stessi, dalla nostra identità più autentica... v. 20 > la reazione degli altri, di quelli che vedono: "Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese". Questo, agli occhi delle nazioni, getta discredito sul nome del Signore che non sarebbe stato abbastanza potente da salvare il suo popolo. Nello stesso tempo dice a noi, al lettore credente, che non ci sono garanzie per nessuno, che non ci sono 47 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti posizioni che ci possano in alcun modo garantire... Il Signore non «guarda in faccia», per così dire, nemmeno al suo popolo, correndo il rischio che il Suo stesso nome sia disprezzato. Dio prende sul serio le nostre scelte, le rispetta, non schiaccia la nostra libertà, anche quando le nostre scelte sono di peccato, di male. Eppure constata che il castigo non è sufficiente, anzi aggrava la situazione. Nel profetismo questo è un elemento portante: il castigo appare spesse volte assolutamente necessario a svelare il male nella sua radicalità (per questo Dio sceglie di castigare); nello stesso tempo esso si mostra come intrinsecamente limitato, non sufficiente a imprimere una svolta nella situazione. v. 21 > Dio offre un’altra opportunità: «ho avuto riguardo (lett. «compassione») per il mio santo nome». È solo Dio che può compiere qualcosa di assolutamente nuovo e del tutto gratuito. Vediamo che Israele qui non chiede niente, non domanda perdono, non esprime pentimento...; vediamo anche il legame che sussiste tra Yhwh e Israele: il male che capita ad Israele profana... il nome di Suo padre (Granados interpreta tutto il testo alla luce della relazione paterna...) Che fare di fronte al peccato del proprio figlio? Come agire se l’idolatria e la violenza d’Israele hanno provocato una depravazione che ha toccato il cosmo? L’AZIONE RINNOVATRICE DI YHWH v. 22 > «Ho avuto riguardo... perciò annuncia...». Al profeta è consegnato questo nuovo annuncio. Yhwh non può far leva su qualche «opera meritoria» d’Israele, non ci sono diritti che possano essere accampati... ma solo perché il Signore lo ha deciso, per se stesso. E afferma «io agisco, io opero». Un solo verbo: hf,[o ynIa]. Dio creatore che ricrea. È interessante notare come, anche quando Dio decide la salvezza, non smette di accusare, non minimizza la colpa d’Israele ma, al contrario, la mette bene in luce. Eppure, al di là di tutte le colpe... i vv. 24-30: una serie di azioni davvero straordinaria. v. 24 > radunati e ricondotti nel proprio paese > dopo la dispersione.. «vi prenderò da...» > Israele è nuovamente scelto, eletto (cf. Dt 4,20 e Es 6,7). Poi purificati (v. 25) > come se Dio rifacesse, al contrario, il cammino che Israele ha fatto con il suo peccato: dispersi-ricondotti; macchiati-purificati. Prima l’esterno lavato con l’acqua... poi si passa all’interno. vv. 26-27 > è a questo punto che scatta la novità più profonda > Israele fatto nuovo!!! un cuore nuovo e uno spirito nuovo... cioè un DNA nuovo!!! (chiari i contatti tematici con Ger 31 di cui abbiamo già parlato). - il contesto è quello dell’alleanza, di un nuova alleanza - e tale alleanza consiste nell’intervento rinnovatore di Yhwh Il testo è organizzato in modo molto preciso, con corrispondenze esplicite nel lessico (che purtroppo si perdono nella traduzione): «toglierò il cuore di pietra dalla vostra carne e vi darò un cuore di carne» > da pietra a carne! già solo la consistenza dei materiali, la morbidezza o meno... dice tutto! Quello di cui il Signore si era continuamente lamentato era proprio la durezza del cuore del suo popolo! ... la pietra è immobile, non batte; non si scalda, è impermeabile.... E poi si evidenzia un’incompatibilità.... che ci fa un pezzo di pietra nel petto dell’uomo che è di carne? > carne va con carne! Il cuore di pietra viene dunque estirpato, tolto (solo in Ez si trova questa metafora). [cf. Dt 30,6 > la circoncisione del cuore] e, al suo posto, viene messo un cuore di carne. 48 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti Non solo: lo spirito che viene dato è quello stesso di Dio! «il mio spirito» ... quello che appunto permette di osservare le leggi e i precetti. Secondo Zimmerli qui si va anche oltre Ger 31,31 perché il fatto che venga donato all’uomo lo Spirito di Dio, permette a Dio di prendere parte alla nuova obbedienza dell’uomo. Yhwh per rendere l’uomo obbediente, si fa presente dentro l’uomo con il suo Spirito. v. 28 > abitare la terra... la propria... la condizione perché ciò possa accadere è, evidentemente, quanto detto al v. 27, ovvero che si attivi una nuova obbedienza delle norme e dei precetti. Il che, retrospettivamente, dice ancora una volta il motivo per cui Israele è stato cacciato dalla sua terra (non ha obbedito ai comandi). v. 29 > una terra che adesso produce frutti abbondantissimi... quando Israele è con Dio finisce la carestia... anche la terra ne gioisce! Molto interessante l’immagine utilizzata: Dio che fa venire il grano... chiamandolo. Evidenti i contatti con il racconto della creazione in cui tutto viene alla luce per opera di una parola che fa essere le cose. Al v. 30 si usa il termine «moltiplicare» (#[eh' yrIP.-ta, ytiyBer>hwi >), anch’esso tipico del racconto della creazione (Gen 1,22.28) e dei racconti delle origini (8,17; 9,1.7). Si parla inoltre di una vergogna che non fa bene, che il Signore vuole togliere > quella della fame tra le nazioni. vv. 31-32 > si tratta invece di una vergogna necessaria... È quella che, ancora una volta (come in Ez 16) nasce da una memoria finalmente risanata, una memoria che riconosce la gravità delle proprie azioni e, per questo, prova un sano disgusto ... Il v. 32 comanda due volte di vergognarsi... dopo che tutto è stato rimesso a posto? sì, perché Israele possa rimanere nella verità di se stesso e nella gratitudine al suo Dio. RIPIANTARE E RIGENERARE Le ultime azioni del Signore spostano l’attenzione da Israele come popolo a Israele come paese: - città riedificate - frutti abbondanti... come il giardino dell’Eden Quest’opera di ricostruzione, compiuta dal Signore, porterà anche le nazioni vicine a conoscere il Signore. Infine, il Signore permette ancora a Israele di pregarlo, di supplicarlo... la preghiera torna ad essere accettata perché adesso sgorga da un cuore di carne. Si torna, quindi, al popolo stesso che viene moltiplicato (come un gregge numeroso), ma in relazione a Gerusalemme come città in cui abita e, come ultimo elemento, compare, anche per gli uomini che abitano in Gerusalemme, la conoscenza del Signore. 49 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti EZ 37,1-14: NUOVA VITA PER LE OSSA ARIDE 1. Lettura del racconto della visione delle ossa aride (37,1-14) Dopo un accenno al problema di fondo, vedremo prima alcuni aspetti del racconto della visione stessa nei vv. 1-10 e poi i vv. 11-14 che interpretano la visione. [racconto/immagini + spiegazione come in Ez 17 e 21] LA VISIONE DELLE OSSA (VV. 1-10) INTRODUZIONE [1] [2] hw"hy>-dy: yl;[' ht'y>h' hw"hy> x:Wrb. ynIaEciAYw: h['q.Bih; %AtB. ynIxEynIy>w: tAmc'[] ha'lem. ayhiw> bybis' bybis' ~h,yle[] ynIr:ybi[/h,w> h['q.Bih; ynEP-. l[; daom. tABr: hNEhiw> daom. tAvbey> hNEhiw> La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto ad esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite. PRIMO MOMENTO DELLA VISIONE [3] [4] [5] [6] [7] [8] yl;ae rm,aYOw: hL,aeh' tAmc'[]h' hn"yy<x.tih] ~d"a'-!B, T'[.d"y" hT'a; hwIhy> yn"doa] rm;aow" yl;ae rm,aYOw: hL,aeh' tAmc'[]h'-l[; abeN"hi ~h,ylea] T'r>m;a'w> hw"hy>-rb;D> W[m.vi tAvbey>h; tAmc'[]h' hL,aeh' tAmc'[]l' hwIhy> yn"doa] rm;a' hKo x:Wr ~k,b' aybime ynIa] hNEhi ~t,yyIx.wI ~ydIGI ~k,yle[] yTit;n"w> rf'B' ~k,yle[] ytil[e ]h;w> rA[ ~k,yle[] yTim.r:q'w> x:Wr ~k,b' yTit;n"w> ~t,yyIx.wI hw"hy> ynIa]-yKi ~T,[.d:ywI ytiyWEcu rv,a]K; ytiaBenIw> >yaib.N"hiK. lAq-yhiy>w: v[;r:-hNEhiw> tAmc'[] Wbr>q.Tiw: Amc.[;-la, ~c,[, ytiyair"w> ~ydIGI ~h,yle[]-hNEhiw> Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore». Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento (fra le ossa,) che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai ed ecco apparire sopra di esse i nervi; 50 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - hl'[' rf'b'W hl'[.m'l.mi rA[ ~h,yle[] ~r:q.YwI : ~h,B' !yae x:Wrw> Esegesi di testi scelti la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro. SECONDO MOMENTO DELLA VISIONE [9] [10] x:Wrh'-la, abeN"hi yl;ae rm,aYOw: x:Wrh'-la, T'r>m;a'w> ~d"a'-!b, abeNh" i hwIhy> yn"doa] rm:a'-hKo x:Wrh' yaiBo tAxWr [B;r>a;me hL,aeh' ~ygIWrh]B; yxip.W Wyx.yIw> ynIWc" i rv,a]K; ytiaBeN:hiw> x:Wrh' ~h,b' aAbT'w: Wyx.YIw: ~h,yleg>r:-l[; Wdm.[;Y:w: s daom-. daom. lAdG" lyIx: Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell'uomo, e annuncia allo spirito: “Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato. INTERPRETAZIONE DELLA VISIONE (VV. 11-14) [11] [12] [13] [14] 2. ~d"a'-!B, yl;ae rm,aYOw: hM'he laer"f.yI tyBe-lK' hL,aeh' tAmc'[]h' ~yrIm.ao hNEhi WnyteAmc.[; Wvb.y" Wntew"q.ti hd"b.a'w> Wnl' Wnr.z:g>nI ~h,ylea] T'r>m;a'w> abeN"hi !kel' hwIhy> yn"doa] rm;a'-hKo ~k,yteArb.qi-ta, x:tepo ynIa] hNEhi yMi[; ~k,yteArb.Qimi ~k,t.a, ytiyle[]h;w> s laer"f.yI tm;d>a;-la, ~k,t.a, ytiabehew> hw"hy> ynIa]-yKi ~T,[.d:ywI ~k,yteArb.qi-ta, yxit.piB. yMi[; ~k,yteArb.Qimi ~k,t.a, ytiAl[]h;b.W ~k,b' yxiWr yTitn; "w> ~t,yyIx.wI ~k,tm. ;d>a-; l[; ~k,t.a, yTix.Nh: iw> hw"hy> ynIa]-yKi ~T,[.d:ywI ytiyfi['w> yTir>B:DI p hw"hy>-~aun> Mi disse: «Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Perciò profetizza e annunzia loro: Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio. Il problema di fondo (v. 11) La disperazione dei deportati, già descritta nel cap. 33, costituisce il problema di fondo al quale la visione delle ossa aride vuole offrire una risposta. Infatti, 37,11 presenta di nuovo un triplice lamento del popolo (come in 33,10): "Le nostre ossa sono inaridite / la nostra speranza è svanita, / noi siamo perduti". Qui si parla delle "ossa" in senso metonimico (parte per il tutto) per indicare 51 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti tutto l'essere di chi parla. Tale metonimia viene concretizzata nel racconto della visione delle ossa. È dunque a partire dal detto popolare che tutta la visione dev’essere compresa. Secondo Zimmerli, proprio perché la situazione descritta non è affatto positiva, siamo ancora nel periodo dell’esilio. 3. La visione delle ossa (vv. 1-10) Il racconto della visione è composto da tre parti: un'introduzione (vv. 1-2); poi l'azione della visione, primo momento (vv. 3-8); e l'azione della visione, secondo momento (vv. 9-10). I due momenti dello svolgimento sono composti ciascuno da una parola di YHWH e dagli effetti di questa parola sulle ossa. 3.1 Introduzione (vv. 1-2) Nel v. 1 manca la datazione precisa che troviamo all'inizio degli altri racconti di visione. Qui il racconto inizia con la frase caratteristica "La mano del Signore fu sopra di me" (v. 1a: cf. 1,3 e 8,1). Entrato in stato visionario Ezechiele viene trasportato "in spirito" in "una pianura" (1c: questa valle non è localizzata qui, cf. comunque 3,22-23 e 8,4). La menzione qui di "spirito" (x;Wr ûa ) è la prima delle dieci ricorrenze del vocabolo in Ez 37,1-14: le traduzioni sono necessariamente varie in quanto il termine ebraico ha una molteplicità di sensi: vento, soffio, spirito. Il v. 2 descrive con grande efficacia ciò che Ezechiele vede nella visione: un panorama orrendo di ossa sparse sulla superficie della valle, ossa aride. È una valle di morte – vasta, bianca e silenziosa. 3.2 L'azione della visione, primo momento (vv. 3-8) Il testo passa dalla descrizione all'azione con la domanda rivolta dal Signore ad Ezechiele nel v. 3: una domanda di tipo retorico, in quanto le ossa sono morte, inaridite da tempo e la risposta non poteva essere che negativa. Invece Ezechiele risponde in modo vago, lasciando aperta una possibilità per la potenza divina, forse a motivo di certi precedenti del passato (1 Re 17,17-24; 2 Re 4,31-37). In seguito (vv. 5-6) Ezechiele riceve l'ordine di profetizzare alle ossa annunciando che torneranno in vita per la potenza divina. Notiamo lo schema A – B – A′ (5 [spirito, rivivere] – tre azioni in 6a [nervi, carne, pelle] – 6b [spirito, rivivere]). Qui "spirito" significa il principio di vita umana, non lo spirito divino. Notiamo anche il ruolo di grande attività e importanza che, in questo testo, gioca il profeta: senza di lui nulla si realizza... L'esecuzione del comando viene raccontato nei vv. 7-8, ma sorprendentemente si tratta di un'esecuzione incompleta. Con rumore le ossa si ricompongono in forma umana, ritornano poi nervi, carne e pelle, ma manca lo spirito, principio di vita. 3.3 L'azione della visione, secondo momento (vv. 9-10) C'è bisogno di un secondo comando di YHWH (v. 9) specificamente indirizzato allo spirito di vita. Ezechiele obbedisce al comando (v. 10), lo spirito di vita entra nei cadaveri (9e) che tornano in vita e si alzano in piedi, "un esercito grande, sterminato" (10e). Questi due stadi (elementi materiali 52 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti - Esegesi di testi scelti e poi spirito di vita) fanno pensare a Gen 2,7: "Jahve Dio plasmò l'uomo con la polvere del suolo [l'elemento materiale] e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l'uomo divenne un essere vivente," Anche se il testo citato della Gen non si serve della parola "spirito" ( x;Wr ûa ), sembra comunque possibile sentire in Ez 37,5-10 il motivo di una nuova creazione. L'essenziale in ogni caso è il passaggio dalla morte alla vita. 3. L'interpretazione della visione (vv. 11-14) Il simbolismo della visione viene spiegato in due parti: primo per il profeta stesso (v. 11) e poi per tutto il popolo di Israele (vv. 12-14). Allo stesso tempo la doppia interpretazione costituisce un esempio del genere "disputa profetica", in quanto troviamo la citazione di un'affermazione del popolo (v. 11) e poi la confutazione di questa da parte di Dio (vv. 12-14). Nelle parole rivolte direttamente al profeta (11: "figlio dell'uomo" come al solito in Ez) viene detto con tutta chiarezza che la visione riguarda "tutta la gente d'Israele", quelli che esprimono il triplice lamento del v. 11. Non si tratta di una questione di risurrezione di individui ma di un ritorno alla vita di un popolo "morto" dopo la catastrofe del 586. Il discorso è metaforico e riguarda la collettività. Ciò non esclude che in tempi posteriori il testo abbia potuto essere riletto nel senso di risurrezione corporale di individui. Seguono nei vv. 12-14 le parole che Ezechiele deve rivolgere al popolo. Primo, vengono annunciate tre azioni di YHWH (v. 12), quasi come risposta al triplice lamento del popolo nel v. 11. Notiamo il doppio riferimento a "sepolcri" e "tombe", non menzionati nel racconto della visione. Il verbo tradotto "vi risuscito" dalla versione CEI è letteralmente "vi farò risalire/uscire" ( עלהHif), un verbo tipico delle tradizioni dell'Esodo dall'Egitto ("vi farò salire dal paese d'Egitto"). Ciò fa pensare al motivo di "Nuovo Esodo" qui in Ez 37. Al v. 13 ricorre la "formula di riconoscimento" (cf. vv. 6.14), tipica del linguaggio del libro. Nel v. 14 c'è da notare una novità nel brano; per la prima volta qui si parla dello spirito divino (14 "il mio spirito"). I due verbi in 14 ("L'ho detto e lo farò") potrebbero far pensare al primo capitolo della Genesi ("Dio disse ... Dio fece ...": con verbi diversi però); anche qui (come nei vv. 5-10 sopra) c'è forse un suggerimento del motivo di "nuova creazione". Comunque i diversi motivi che esprimono il rinnovamento del popolo nei vv. 11-14 possono essere paragonati con quelli visti in Ez 36,25-28 e anche in Ger 31,31-34. Genesi del testo (la questione diacronica) 2.1 Indizi nel testo (1) Il problema classico qui riguarda il riferimento a "sepolcri" e "tombe" nell'interpretazione della visione (12c-d, 13b-c) e la tensione che questo sembra creare con la descrizione nella visione stessa, dove le ossa si trovano sulla superficie della valle e non sepolte in tombe. (2) Alcuni studiosi recenti hanno visto delle tensioni anche all'interno del racconto della visione nei vv. 1-10, soprattutto la sorprendente ripetizione del comando di Dio nel v. 9 di cui non c'era nessun preavviso nei vv. 5-6. 53 Ezechiele: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti 2.2 Esegesi di testi scelti Valutazioni degli indizi (1) Basandosi sul primo indizio alcuni studiosi hanno proposto che l'interpretazione della visione nei vv. 11-14 fosse originariamente più breve senza il riferimento a "sepolcri" e a "tombe", cioè consistesse nei vv. 11, 12a-b, 14. In un secondo momento l'interpretazione è stata ampliata con l'aggiunta di 12c-e + 13, forse per sottolineare il motivo di nuovo esodo o (secondo qualcuno) forse anche per accennare alla nuova dottrina di risurrezione individuale. (2) Per quanto riguarda il racconto della visione nei vv. 1-10, Bartelmus e alcuni altri studiosi recenti sono arrivati alla conclusione che i versetti 7a, 8e, 9a-f, 10a sono stati aggiunti molto più tardi al testo originale di Ezechiele. Ciò accadde, secondo Bartelmus, nel secondo secolo a.Cr. al tempo dei Maccabei quando c'era già in alcuni circoli una fede nella risurrezione dei morti. Il redattore ha così voluto "aggiornare" la visione con un riferimento a queste nuove idee in un tempo di gravissima crisi per il popolo d'Israele. Se venisse accettata questa tesi di una rilettura tardiva del testo per introdurvi, in un modo o nell'altro, un riferimento alla dottrina di una risurrezione individuale, allora ci sarebbe una base già nel testo biblico per l'interpretazione posteriore (in tempi post-biblici) che volentieri leggeva qui un riferimento alla risurrezione individuale (sia da parte della tradizione giudaica che da parte di diversi Padri della Chiesa).