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951 • October 2011 / Renzo Piano`s monastery at
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale — D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n. 46), Articolo 1, Comma 1, DCB – Milano 951 • October 2011 / Renzo Piano’s monastery at Ronchamp: two opinions / Preston Scott Cohen’s Tel Aviv Museum of Art extension / In Caracas, Urban-Think Tank designs a school for autistic children / Jonathan Olivares reviews the design of digital storage / Project Japan: revisiting the Metabolist movement / Sam Jacob on Rupert Murdoch’s architectural metaphors / Nine books selected by Hans Ulrich Obrist / Dan Graham’s horoscope (Libra) A € 22.70 / B € 18.20 / Canton Ticino CHF 28.00 CH CHF 34.00 / D € 23.00 / E € 19.95 / F € 16.00 GR € 18.00 / I € 10.00 / L € 16,00 / J ¥ 3,780 (inc.tax) NL € 16.50 / P € 17.00 / UK £ 16.50 / USA $ 33.95 domus 951 October 2011 Arrampicata sugli specchi A rock in a hard place Progetto • Design Cino Zucchi Architetti Park Associati Testo • Text Luka Skansi Foto • Photos Alberto Sinigaglia • Centro logistico e showroom, la nuova sede della Salewa trasforma le attività legate all’alpinismo in eventi sociali e spazi di qualificazione dell’ambiente industriale • With a logistical centre and showroom, the new Salewa Headquarters transforms mountaineering and climbing sports into social events and opportunities to improve the industrial environment Il nuovo complesso ospita la più grande palestra d’arrampicata d’Italia. Grazie al portale d’ingresso con una parete scorrevole è stato creato un microclima che dà agli sportivi la sensazione di essere all’aria aperta • The complex houses the largest climbing gym in Italy. Thanks to the large entry portal with its sliding wall, a microclimate has been created that gives users the sensation of being outdoors Bolzano La responsabilità di un landmark Nella nuova sede della Salewa a Bolzano si respira l’aria di una vecchia ma ‘eroica’ Italia. Quella degli anni Cinquanta e Sessanta, fatta di grandi e piccoli industriali e imprenditori, che costituivano eccellenze nei propri settori economici e che intuivano nell’architettura una potenzialità, un grande strumento per esprimere, nel più ampio senso del termine, la propria identità aziendale e culturale. Per non scomodare il solito, e in questo caso forse eccessivo, esempio di Adriano Olivetti, basterebbe ricordare le numerose iniziative edilizie di Livio Zanussi, di Vittorio Necchi, di Giuseppe Brion, o dei gruppi Burgo e Fantoni, per rendersi conto della qualità della committenza industriale italiana di quel periodo e della sua diffusione sul territorio. Si trattava di committenti che creavano le proprie sedi industriali, parallelamente a un fiorente sviluppo aziendale, in collaborazione con i migliori architetti, artisti, ingegneri e paesaggisti nazionali contemporanei: per loro costruire uno stabilimento o un complesso per uffici significava 46 47 Bolzano, IT domus 951 trasmettere, attraverso sofisticate operazioni architettoniche, un vero e proprio modo di essere e d’intendere l’azienda e il mercato. Per molti significava ribadire che la propria azienda era fatta di uomini e non solo di strategie commerciali; che essa era costruita su prodotti che esprimevano specifici concetti e valori, e non erano solo merce che necessitava di operazioni di brand marketing. Particolare attenzione al luogo quotidiano del lavoro dei propri impiegati e lavoratori e a un’umanizzazione degli spazi collettivi correva parallelamente a una sofisticata organizzazione del lavoro, della produzione e della distribuzione. Gli stabilimenti e gli edifici per uffici rappresentavano una sorta di completamento quasi naturale dell’organizzazione industriale e della costruzione dell’immagine aziendale, non etichettabile semplicemente come temi (commerciali, funzionali, paesaggistici, tecnologici, ecologici, spaziali e visuali) che hanno reso profondo il contenuto stesso del messaggio. Il complesso sorge sul bordo meridionale della zona industriale di Bolzano, a ridosso dell’autostrada del Brennero. È il “landmark di una provincia”, dichiara Oberrauch in un curioso video di presentazione dell’edificio, realizzato in occasione della Biennale di Venezia del 2010, “e io ne sento la responsabilità”. Segna infatti fortemente la soglia tra l’autostrada, l’edificato e la densa maglia dei frutteti e dei vigneti. Ed è qui che l’operazione si muove su un terreno decisamente attuale, distanziandosi non tanto dai modelli quanto dalle realtà degli illustri esempi di architettura industriale degli anni Cinquanta e Sessanta. L’edificio mostra operazione di rappresentazione o marketing. Heiner Oberrauch, presidente dell’azienda Salewa ed energico committente del nuovo complesso polifunzionale a opera di Cino Zucchi Architetti e Park Associati, è un imprenditore di questo stampo. L’edificio, vero landmark territoriale nel delicato contesto della valle dell’Adige, rappresenta per diversi motivi le specificità del suo gruppo aziendale e le sue caratteristiche di committente: in esso si sono materializzati, grazie soprattutto all’abilità dei progettisti e al loro reciproco confronto, il modo d’intendere il paesaggio antropizzato, il modo d’instaurare un rapporto con la natura, la modalità con la quale rappresentare la sua struttura organizzativa e il senso dei suoi prodotti e, non da ultimo, il rapporto economico e sociale da instaurare con il proprio territorio. Architetti e committenza hanno collaborato a creare un edificio fortemente rappresentativo, un vero marchio architettonico. Tuttavia, si è trattato di un’operazione condotta senza alcun tipo di volgarizzazione del messaggio commerciale; al contrario, l’edificio è il risultato di una riflessione sui molteplici in tutta la sua fisicità il suo atteggiamento ambientale, che non è soltanto ecologico (l’edificio è parzialmente autonomo dal punto di vista energetico, avendo sul tetto il più grande campo di pannelli fotovoltaici del Trentino-Alto Adige), ma anche visivo: non cerca mimesi nel territorio, bensì un ambientamento della sua massa nel paesaggio della valle dell’Adige. La fisicità e la massività vengono interpretate attraverso due strategie: da una parte attraverso la scomposizione e la modellazione dei diversi volumi che costituiscono il complesso, dall’altra lavorando sulla materialità dell’involucro, sul suo disegno e sul suo cromatismo. L’involucro è costituito da una serie di pannelli forati in alluminio. Tre gradazioni cromatiche e tre diversi disegni di forature costituiscono gli elementi linguistici e grafici che permettono ai progettisti di costruire una più complessa variazione visiva della superficie. Il dispiegamento dei pannelli segue il disegno dei filari adiacenti, costruendo un’analogia visiva con il pattern del territorio agricolo. Ma è a grande scala che il gioco cromatico raggiunge il suo effetto più 48 • Salewa Headquarters Per rispondere al programma multifunzionale e relazionarsi al contesto misto, industriale e naturale, il complesso adotta continue variazioni di scala. Il dinamismo che si genera favorisce la percezione visiva dall’autostrada • To satisfy the multipurpose programme and relate to its mixed, industrial and natural context, the complex uses continual variations of scale. The resulting sense of movement enhances its visual perception from the motorway • • Le pareti vetrate continue dei corpi degli uffici sono rivolte a nord verso le montagne e aprono agli ambienti di lavoro una panoramica sul paesaggio naturale. La torre raggiunge l’altezza di 47 metri • The continuous glazed walls of the office blocks face north towards the mountains and open up the workplaces to a panoramic view of the natural landscape. The tower reaches a height of 47 m Il ‘Salewa Cube’ con la palestra d’arrampicata si assottiglia nell’ala più bassa vetrata che accoglie lo showroom aziendale. Per i climber sono a disposizione 2.000 m2 di superficie e 180 tracciati diversi. C’è anche una via ferrata, mentre la parete esterna Dry Tooling permette l’allenamento con la piccozza • The “Salewa Cube” with its climbing gym becomes thinner in the lower glazed wing, which accommodates the company showroom. Climbers have access to 2,000 m2 of surface and 180 different routes. There is also an iron route, while the Dry Tooling external wall enables climbers to practise using the ice-axe October 2011 interessante: su un principio di mimetismo d’ispirazione quasi militare, l’involucro si comporta come una macchia in sintonia con il territorio, inserendosi in esso attraverso l’assorbimento delle gradazioni verde-grigio, che caratterizzano i fronti alberati delle montagne circostanti. Il manto del rivestimento copre i diversi volumi del complesso (i vari ‘contenitori funzionali’), rendendo difficile la loro leggibilità dall’esterno. Un trattamento che fa sì che l’edificio non abbia, nel suo interno, visuali dirette verso l’esterno, ma solo filtrate dalle bucature della pannellatura. Tuttavia, verso nord il complesso cambia faccia: l’involucro dell’alluminio lascia spazio a una serie di pareti interamente vetrate. Questo doppio registro, che risponde a decisioni prevalentemente paesaggistiche (la si relaziona non più a una scala paesaggistica, quanto urbana. I volumi sono qui modellati con l’intenzione di costruire un recinto fisico, nel quale ospitare una piazza. La piazza, realizzata in collaborazione con l’artista altoatesina Margit Klammer, leggermente sopraelevata rispetto alla strada, è il fulcro spaziale per gli affacci di una serie di ambiti funzionali come il foyer, gli uffici e lo showroom dell’azienda. Uno spazio urbano di qualità, che può condizionare anche il successivo sviluppo dell’area industriale. Ma la vera porta dell’edificio verso la città, in termini funzionali, visivi e in fondo anche simbolici, è la grande palestra di roccia indoor, la più grande di questo tipo realizzata in Italia. Un corpo di altezza variabile fino a un massimo di 19 m che ha al suo interno 1.850 m² di superficie su cui poter svolgere le vie di diverse facciata settentrionale lucida e trasparente, gli altri affacci sostanzialmente ciechi) è reso possibile da una complicata ma accurata disposizione funzionale. Verso sud sono collocati i diversi magazzini automatizzati, vero spettacolo tecnologico della Salewa. Essi occupano la gran parte della volumetria del complesso visto dall’autostrada e sono illuminati zenitalmente. A questo scomparto sono addossate verso nord tutte le altre funzioni aziendali, disposte in corpi a torre di diverse altezze: vari uffici, la direzione, un asilo e una palestra aziendale, appartamenti per ospiti e per il custode, una mensa si affacciano liberamente su un suggestivo panorama della valle di Bolzano con, sullo sfondo, il potente teatro montano. Un ampio terrazzo viene invece intagliato nella volumetria sul fronte sud, sopra i magazzini. A ridosso delle cucine, questo spazio è pensato come zona di ristoro o di pausa: anche questo luogo gode di una speciale inquadratura delle montagne. Un’ulteriore tema progettuale che gli architetti usano per definire la forma dell’edificio è il disegno del suo affaccio verso la città, o meglio, verso la zona industriale. Si tratta del fronte vetrato, che difficoltà, da un livello base a un livello superiore per competizioni agonistiche. Si tratta di un luogo già particolarmente ambito, anche per il suo affaccio sul paesaggio, con un portale apribile in qualsiasi momento dell’anno, anche nelle tiepide o fredde giornate invernali o di mezza stagione, per permettere all’arrampicatore il diretto contatto con l’esterno. Questo edificio può, in un certo senso, essere considerato opera unica, prodotto di un attivo e condizionante processo di selezione operato dalla committenza che va dalla scelta del luogo (Bolzano), agli architetti (attraverso un concorso di idee a inviti a due fasi, che ha visto coinvolti progettisti del calibro di Perrault, Bearth & Deplazes, Pichler, Mahlknecht & Mutschlechner, Tscholl), ai professionisti, agli esecutori e a tutti i tecnici (attraverso gare d’appalto) che hanno portato alla definizione finale della complessa macchina funzionale. — Luka Skansi Storico dell’architettura, iuav 49 Bolzano, IT Salewa Headquarters domus 951 October 2011 12 4 10 13 2 11 5 5 9 6 8 9 8 13 16 1 15 1 12 1 7 2 8 3 5 d1 d2 4 7 d2 6 d1 1 Uffici e mensa con cucina · Offices and canteen with kitchen 2 Showroom 3 Palestra d’arrampicata e area boulder · Climbing gym and boulder area 4 Tetto verde / Sotto: magazzino meccanizzato · Green roof / Below: mechanised warehouse 5 Terrazzo · Terrace 6 Pannelli fotovoltaici / Sotto: magazzino libero · Photovoltaic panels / Below: free warehouse 7 Magazzino automatizzato · Automated warehouse 8 Bistro Design Architects Energytech Ingegneri S.r.l. Georg Felderer Design Team Site Supervision Cino Zucchi Architetti Cino Zucchi Park Associati Filippo Pagliani, Michele Rossi with Elisa Taddei (Project architect), Alice Cuteri, Lorenzo Merloni, Marco Panzeri, Davide Pojaga, Alessandro Rossi, Giada Torchiana, Fabio Calciati (rendering) Structural Engineering Kauer & Kauer Ingenieure Georg Kauer, Ulrich Kauer Electrical Engineering Energytech Ingegneri S.r.l. Gabriele Frasnelli 50 Mechanical Engineering Cino Zucchi Architetti, Park Associati Plan Team GmbH Johann Röck, Rupert Cristofoletti Climbing Hall Consultant Ralf Preindl Artistic Intervention Margit Klammer Contractors ZH SpA (civil works), Stahlbau Pichler (faCade), Walltopia, Sintroc (climbing wall), Zumbobel SpA, (lighting) Client Salewa SpA Lamiera alluminio verniciato 30/10 10 Fissaggio puntuale · Clamping Area totale · Site area 30,595 m2 · Painted aluminium sheet 30/10 11 Guaina impermeabilizzante con scossalina metallica Cubatura totale · Total cubic volume 146,248 m3 2 Anima alluminio 10/10 · Aluminium core 10/10 antirumore · Waterproofing sheath with noise- Costo · Cost €40 million 3 Sigillatura strutturale · Structural sealing abating metal ridge cap Fase progettuale · Design phase 04/2007—10/2008 Costruzione · Construction 07/2009—10/2011 1 4 Serigrafia · Silkscreening 12 Parete prefabbricata a secco · Prefabricated dry wall 5 Forex 5 mm · Forex 5 mm 13 Sistema isolato di aggancio della sottostruttura in 6 Sigillatura · Sealing acciaio zincato · Insulated clamp system for the 7 Parete a secco · Dry wall 8 Lamiera acciaio zincato 8/10 · Galvanised steel plate 8/10 galvanised steel substructure 14 9 Lamiera in alluminio 30/10 mm elettrocolorata forata, Sottostruttura in alluminio elettrozincato · Substructure in electro-galvanised aluminium ø30 ø50 ø70 mm · Aluminium sheet 30/10 mm thick 15 Piastra metallica · Metal slab electrocoloured, ø30 ø50 ø70 mm 16 Solaio in cemento armato a vista · Floor slab in unfaced reinforced concrete pianta delle coperture roof plan 0 10m B1 B2 A C dettagli details sezione a—a’ section a—a’ 0 0 5cm 5m 51 Salewa Headquarters Bolzano, IT The new Salewa Headquarters in Bolzano exudes the air of an old but “heroic” Italy: that of the 1950s and ’60s, created by major and minor industrialists and entrepreneurs who brought excellence into their economic sectors. It was they who intuited that architecture could be a potential, a great vehicle through which to express, in the widest sense of the term, their corporate and cultural identities. Leaving aside the usual, and in this case perhaps excessive, example of Adriano Olivetti, one need only recall the numerous building initiatives undertaken by Livio Zanussi, Vittorio Necchi, Giuseppe Brion, or by the Burgo and Fantoni groups, to appreciate the quality of Italian industrial elaborate organisation of work, production and distribution. Their factories and office buildings represented an almost natural completion of their industrial organisation and of the building of a corporate image, not just labelled as a representation or marketing operation. Heiner Oberrauch, CEO of the Salewa corporation and energetic client of the new multifunctional complex designed by Cino Zucchi Architects and Park Associati, is an entrepreneur of that ilk. The building, truly a landmark within the delicate context of the Adige valley, represents, for diverse reasons and themes, the peculiarities of his corporate group and its characteristics as a client. In it are materialised, thanks above all to the ability of the architects and to their mutual comparison, the approach • Responsibility for a landmark domus 951 clients of that period and of their widespread effect. These were clients who created their own industrial headquarters, parallel to a flourishing corporate growth and in collaboration with the best contemporary Italian architects, artists, engineers and landscape designers. For them, building a factory or an office complex meant transmitting, through sophisticated architectural operations, an authentic way of being, of understanding a company and its market. For many it meant stating that their company was made up of people and not only of sales strategies; that it was built on products expressing specific concepts and values, and not simply on goods to be brand marketed. Particular attention to the everyday workplace of their staff and workers, and the humanisation of collective corporate spaces went with an to the anthropised landscape, the manner of establishing a rapport with nature, the procedure with which to represent its organisational structure and the sense of its products; and, not least, the economic and social relationship to be established with its surroundings. The architects and the client joined forces to create a distinctly representative building, a genuine architectural trademark. This, however, has been an operation conducted without the slightest vulgarisation of the commercial message. On the contrary, the building is the result of a reflection on the many different themes—commercial, functional, landscape design, technological, ecological, spatial and visual—that have made the actual contents of that message complex and profound. • • La geometria spezzata dell’involucro metallico crea assonanza con l’orografia circostante. La pelle dell’edificio è realizzata con pannelli di alluminio forato ed elettrocolorato • The broken geometry of the outer metal frame creates an assonance with the configuration of the surrounding mountains. The building’s skin is built with perforated and electrocoloured aluminium panels In alto: una parte della copertura è un giardino pensile, con una zona verde, una terrazza e un camminamento in legno. Sotto: il magazzino automatizzato, con struttura prefabbricata e microshed • Above: part of the roof is a hanging garden, with a green zone, a terrace and a wooden walkway. Below: the automated warehouse, built with a prefabricated structure, has microshed skylights 52 October 2011 The complex is situated on the south edge of Bolzano’s industrial zone, next to the Brennero motorway. It is the “landmark of a province”, states Oberrauch in a curious video presentation of the building made in concomitance with the 2010 Venice Biennale, “and I feel responsibility for it”. It strongly marks in fact the threshold between the motorway, the built area and the dense fabric of orchards and vineyards. It is here that the operation moves on a decidedly topical ground, keeping its distance not so much from the models as from the reality of the illustrious examples of industrial architecture of the ’50s and ’60s. The building in all its physicality displays its environmental attitude. This is not only ecological (the Sulla copertura di uno dei magazzini sono disposti 1.666 moduli fotovoltaici Sunpower BLK, per una superficie totale di 2.073 m2. La stima dell’energia che sarà prodotta in un anno è di 400.000 kWh • Set on the roof of one of the warehouses are 1,666 Sunpower BLK photovoltaic modules, occupying a total surface of 2,073 m2. An estimated 400,000 kWh will be produced each year building is partially self-sufficient in terms of energy, with the largest stretch of photovoltaic panels on its roof to be seen anywhere in Trentino Alto Adige), but visual too. It does not attempt to disguise itself but rather to relate its mass to the landscape of the Adige valley. The physicality and massiveness are interpreted with two strategies. On the one hand through the breakingdown and modelling of the different volumes of which the complex is composed, and on the other by working on the materiality of its cladding, design and colour. The cladding consists of perforated aluminium panels. Three shades of colour and three different patterns of perforation comprise the linguistic and graphic elements that have allowed the architects to construct a more complex variation of the surface. The arrangement of panels follows the pattern of adjacent rows of trees, thus constructing a visual analogy with that of its agricultural context. But it is on a large scale that the play of colour attains its most interesting effect: on a camouflage principle of almost military inspiration, the outer frame behaves like a stain in harmony with its surroundings, merging into it through the absorption of grey-green shades from the woods on the surrounding mountains. The cladding of the complex’s various volumes—the various “functional containers”—makes their legibility difficult from the outside. As a result of this treatment the building has no direct views of the exterior from within, but only those filtered by the holes in the panelling. However, to the north the building changes face. The outer aluminium front leaves room for entirely glazed walls. And this dual feature, arising from mainly landscape decisions—the shiny and transparent north front, and the other sides mostly blind— is made possible by a complicated but effective functional arrangement. Located to the south are the various automated warehouses, truly a technological marvel staged by Salewa. These occupy most of the complex’s volumetry seen from the motorway and are lit from above. Next to this department to the north are all the other corporate functions, set in tower units of different heights. Housing various offices, management, a nursery and a company gymnasium, guest and janitor accommodation and a canteen, they look freely over a delightful panorama of the Bolzano valley with its impressive mountain scenery in the background. An extensive terrace is cut into the volumetry of the south front, above the warehouses. Next to the kitchens, this space is seen as a refreshment or rest zone. And this place too enjoys a special picture view of the mountains. A further theme used by the architects to define the building’s form is the design of its city front, namely that facing the industrial zone. This is the glazed front, relating no longer to a landscaped but rather to an urban scale. The volumes here are modelled with the intention of building a physical enclosure, in which to contain a plaza. The plaza, created in collaboration with the South Tyrolean artist Margit Klammer and slightly raised above the street, is the spatial fulcrum for the fronts of functional areas such as the company’s foyer, offices and showroom. As a quality urban space, one hopes that it may favourably condition the subsequent development of the industrial area. But the building’s real gateway to the city, in functional, visual and basically also symbolic terms, is the large indoor rock-climbing gymnasium, the largest of its kind in Italy. A block of variable heights to a maximum 19 metres, it has an interior surface of 1,850 square metres on which ascents of varying difficulties can be experienced, from a basic level to that of expert sports competitions. This is already a particularly popular place, due also to its views of the landscape, with a front that can be opened at any time of the year, even in tepid or cold winter or spring days, to give climbers a direct contact with the exterior. This building can, in a sense, be considered a unique work, resulting from an active and conditioning process of selection by the client, extending from the choice of place (Bolzano) to the architects (through a two-phase ideas competition by invitation, involving architects of the calibre of Perrault, Bearth & Deplazes, Pichler, Mahlknecht & Mutschlechner, Tscholl), and to the professionals, managers and all the technicians (through bids for tender) that led to the final definition of the complex functional machine. — Luka Skansi Architecture historian, iuav 53