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DELL`ONORE RESTITUITO E DI ALTRE COSE CHE CI

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DELL`ONORE RESTITUITO E DI ALTRE COSE CHE CI
La Redazione risponde
I figli naturali
come i legittimi:
hanno diritto
agli indennizzi
per i «beni abbandonati»
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
A pagina 6
anno XV - n° 4
Aprile 2009
periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi padre Flaminio Rocchi
Poste Italiane SpA - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in
L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma
DELL’ONORE RESTITUITO Indennizzi agli esuli, Codarin:
E DI ALTRE COSE
subito nella Finanziaria 2010
CHE CI ASPETTIAMO
Quest’anno la ricorrenza del 10 Febbraio, Giorno del Ricordo delle Foibe
e del nostro Esodo, è stata celebrata in 287 Comuni del territorio nazionale,
da un estremo all’altro d’Italia. In 194 di questi comuni le rappresentanze
della ANVGD o erano tra i promotori della manifestazione o vi hanno partecipato attivamente.
C’è stato quindi un incremento, rispetto all’anno scorso, dell’80%. Secondo un sondaggio dell’Istituto Alan Normann per il CDM e i Comitati
ANVGD di Gorizia e Trieste, le persone che hanno dimostrato di conoscere
che cosa sono la Foibe, come avvenimento storico, superano il 50 %. Oltre
il 68% attribuisce l’Esodo giuliano-dalmata alle persecuzioni jugoslave e
alla volontà degli abitanti di preservare la propria identità italiana. Quattro
anni fa i due dati erano sotto il 10 %.
Non è un risultato da poco, che tuttavia non va salutato con trionfalismi
fuori luogo. Perché c’è ancora tanto da fare per diffondere la nostra storia.
Anche le contro-manifestazioni di natura negazionista o giustificazionista
da parte di “studiosi” sloveni o italiani vetero-comunisti e nostalgici di Tito,
che erano state segnalate in alcune località italiane nel 2007 e 2008, si sono
dimezzate, con scarsissima risonanza nei media. Si è trattato di alcuni
scalmanati no-global a Padova e dell’invereconda canaglia che ha disturbato la deposizione di una corona sulla Foiba di Golobivnica, in territorio
sloveno. Gazzarra che ha sollevato lo sdegno di tutte le nostre associazioni
e l’intervento del Governo. Il Ministro degli Esteri si è premurato di informarci di avere convocato l’Incaricato d’Affari sloveno a Roma per chiedere una
pronta indagine sulla dinamica dei fatti e la punizione dei responsabili, per
interruzione di una manifestazione ufficialmente autorizzata dalle autorità
slovene. Insomma l’onore è salvo. Anzi mai avevamo avuto una risposta
così corale alle celebrazioni del 10 Febbraio.
Ci sono stati anche momenti alti come la cerimonia al Quirinale, la
celebrazione in Campidoglio, il viaggio del Sindaco di Roma a Trieste, in
Istria e a Fiume con trecento studenti, la consegna a Roma del Premio del
Ricordo a personalità della cultura, il concerto al Teatro Verdi di Trieste e lo
scoprimento della stele a Norma Cossetto, con il discorso del Presidente
della Camera. E tanti altri episodi significativi di adesione condivisa.
* * *
Perché allora gli accenti trionfalistici sarebbero fuori posto? Perché il
rientro nella memoria della Nazione della vicenda del confine orientale e
degli italiani che da millenni vivevano in Istria, nel Quarnaro e lungo la
costa dalmata – ritornata alla luce con la denuncia dei massacri delle Foibe
e del loro esodo, voluto dal regime comunista iugoslavo – si è verificato con
una dicotomia tipica dell’Italia di oggi. Da un lato c’è un sentimento popolare di solidarietà umana che si è diffuso sia tra le vecchie generazioni che il
dramma della seconda guerra mondiale l’avevano conosciuto di persona,
sia tra le generazioni più giovani che non ne avevano mai sentito parlare,
perché sui libri di scuola non c’era scritto niente. Andando nelle università e
nelle scuole e documentando con onestà intellettuale il dramma da noi
vissuto registriamo sempre un moto di protesta nei giovani contro la censura
L’ANVGD - Comitato provinciale
di Trieste, ha indetto il 4 marzo scorso una conferenza stampa per esprimere la sua posizione dopo l’incontro del 3 marzo in Prefettura con i
deputati della Regione Friuli Venezia Giulia. Il presidente Renzo
Codarin considera che la proposta
di Legge su un indennizzo equo e
definitivo agli Esuli presentata in
quella sede, sia un’ipotesi da valutare ma si riserva, nello stesso tempo,
di vagliare anche altre possibilità visti i limiti imposti dalla stessa.
Dopo anni di continua battaglia
per il pieno riconoscimento dei diritti delle genti istriane, fiumane e
dalmate, ogni possibile lungaggine
è considerata un ostacolo ad un
positivo esito dell’operazione in corso. «Sessant’anni di attesa – ha detto
Codarin – sono anche troppi per
poter chiedere alla gente di attendere – come nel caso della proposta
succitata – l’insediamento di una
Commissione d’inchiesta bicamerale, diciotto mesi di lavoro della stessa e l’avvio di un iter attuativo, salvo
accettazione delle modalità proposte e a condizione di una immediata attivazione di ingenti mezzi finanziari allo scopo».
«La proposta di una Commissione Bicamerale che studi il problema
degli indennizzi dovuti dallo Stato
italiano agli esuli giuliano-dalmati
per i beni perduti nei territori passati
alla sovranità della ex Iugoslavia
avrebbe una sua utilità se l’attuale
Governo si fosse dimostrato inerte e
Indennizzi, la conferenza stampa del Comitato ANVGD di Trieste sulla
proposta di legge a firma dei deputati della Regione Friuli Venezia Giulia
(nella foto, fascicoli di una pratica)
passivo sul tema in questione – ha
dichiarato in quest’occasione il Presidente dell’ANVGD nazionale Lucio
Toth –. Viceversa nell’incontro Governo-Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e
Dalmati del 5 febbraio scorso il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e gli altri membri
del Governo presenti hanno dichiarato la volontà dello Stato di affrontare il problema in un Tavolo specifico con il Ministero dell’Economia,
rappresentato all’incontro dal Sottosegretario on. Alberto Giorgetti».
In proposito il Ministro degli Esteri Franco Frattini, direttamente competente per la tematica connessa alla
restituzione dei beni disponibili, ha
anche proposto la nomina di un
Commissario «ad acta » che esamini con le rappresentanze degli esuli
una soluzione soddisfacente e definitiva. Lo sbocco naturale sarebbe
quindi un disegno di legge governativo di sollecita preparazione.
«Le associazioni – ha dichiarato
Toth – sono a disposizione del Governo come del Parlamento, avendo predisposto da tempo un’ampia
piattaforma di alternative. Occorre
quindi un segnale del Governo che
dia seguito a quanto prospettato nella
riunione a Palazzo Chigi del 5 febbraio, alla vigilia del Giorno del Ricordo.
segue a pagina 11
Trieste ricorda Norma Cossetto con una stele
All’inaugurazione il presidente della Camera Fini
Basovizza, il sindaco di Roma Gianni Alemanno guida gli oltre 200
studenti della Capitale in visita sui luoghi della memoria, dal sacrario
di Redipuglia alla Foiba di Basovizza (foto www.messaggero.it)
di Lucio Toth (segue a pagina 2)
May everyone uphold
the Day of Remembrance
In english language to page 14
Día del Recuerdo, para que todos
puedan ser asertores convencidos
En lengua española en la página 15
Alla presenza del Presidente della Camera, on. così intitolata dal Comune di Trieste nell’ottobre 2003, a
Gianfranco Fini, sabato mattina, 21 febbraio, è stato inau- sessant’anni dal martirio, è infatti una laterale della via
gurato il monumento a Norma Cossetto, la giovane Capodistria, nel tratto tra le vie Salvore e Visinada.
infoibata nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943 dopo esse- Emblematica la scritta apposta sotto il volto della Cossetto:
re stata orrendamente seviziata dalle
«A Norma cui l’amore patrio spinse a
far dono della vita per l’italianità della
milizie titine.
sua Istria».
La stele di pietra, voluta dal Comune di Trieste in una zona del capoLa cerimonia è iniziata, come da
luogo che ha una forte presenza fisica
programma, con l’esecuzione dell’Ine simbolica di richiami all’identità
no di Mameli e la lettura delle poesie
istriana, ha visto la partecipazione di
“Il silenzio” di Elisabetta Fabbri e “Per
molti personaggi politici, autorità minon dimenticare”, nella interpretaziolitari, civili e religiose, oltre alla prene di Alma Petrigna, dedicate alla trasenza della sorella di Norma, Licia
gedia istriana. È seguito il breve, comCossetto. […] Il monumento, su cui
mosso saluto di Licia Cossetto che ha
spicca un quadro in bronzo con il volto
ringraziato con semplici parole il Sinin rilievo della giovane uccisa, è opedaco e il presidente Fini per tutto quanra dello scultore Antonio Volpicelli ed
to da essi fatto per onorare la memoè stato collocato nella via a lei intitoria della sorella. […]
lata, nel “rione degli esuli” attorno a
In un sentito intervento, il Sindaco
via Baiamonti, costruito negli anni
Dipiazza ha quindi ricordato come
Sessanta fra i rioni popolari di
dopo «un percorso né breve, né faciChiarbola e Servola per dare una casa
le, solo grazie all’opera paziente delle
Trieste, la stele in memoria
ai profughi, e dove, in vie che riporta- della giovane Norma, inaugurata associazioni degli esuli e di alcuni
no i nomi delle cittadine di provenien- lo scorso 22 febbraio alla presenza esponenti parlamentari del nostro terza, vivono tuttora migliaia di istriani e del presidente della Camera Fini ritorio, fra i quali l’onorevole Menia,
i loro discendenti.Via Norma Cossetto, (foto www.arcipelagoadriatico.it) lo Stato – con l’istituzione della Gior-
segue a pagina 2
2
DIFESA ADRIATICA
Aprile 2009
fatti e commenti
continua dalla prima pagina
continua dalla prima pagina
DELL’ONORE RESTITUITO Trieste ricorda Norma Cossetto con una stele
All’inaugurazione il presidente della Camera Fini
E DI ALTRE COSE
CHE CI ASPETTIAMO
di questi eventi. «Perché nessuno ce lo ha mai detto?» È la prima domanda
che ci pongono sempre.
E questo è appunto il secondo aspetto della dicotomia, perché la cultura
italiana è stata dominata dal 1945 fino a ieri da una assimilazione ideologica della storia recente del Paese all’interpretazione della sinistra marxista,
che si è appropriata dei valori dell’antifascismo, facendone un’arma di
delegittimazione politica per chi a quella interpretazione non si adattava.
La rinuncia del partito dei cattolici a contendere il terreno a questa egemonia della sinistra comunista, invasiva di ogni ramo del sapere e delle
attività artistiche, e l’arretramento delle forze politiche laiche di estrazione
risorgimentale su posizioni difensive socialmente minoritarie, ha determinato nella intellighentia del paese, e quindi nelle sue classi borghesi più
avanzate – o che si ritengono tali – un senso di fastidio intellettual-viscerale
quando si parla di noi, dell’italianità delle nostre terre, per quanto plurali le
si voglia riconoscere. E certamente lo erano.
Questo rifiuto delle élite di recepire la complessità delle nostre vicende
di italiani sradicati dalla terra natale si ripercuote sulla reazione dei media al
Giorno del Ricordo. Una ricettività avara, una concessione di visibilità quasi
strappata a forza.
Specialmente nelle generazioni di mezzo, che non hanno conosciuto la
cruda realtà della guerra civile 1943-1945, della Liberazione e della conquista della democrazia, e che hanno modellato il proprio pensiero sugli
stereotipi di un conformismo culturale che è purtroppo il tratto caratteriale
della borghesia italiana, che rinuncia per quieto vivere a posizioni critiche
dissonanti dal contesto prevalente. Per non rimetterci sul piano delle relazioni sociali e delle carriere personali. Perché mettersi a parlare delle Foibe
e dei profughi istriani? Argomenti scomodi e imbarazzanti. Perché poi viene
fuori il fascismo e il conformismo della borghesia di allora, che al regime si
era inchinata con la stessa disposizione morale di vendere l’anima per il
proprio tornaconto. La stessa disposizione con cui si è poi inchinata all’egemonia culturale comunista per quasi quarant’anni.
E per snidare questa vigliaccheria dal suo covo di infingardaggine mentale ci sono voluti uomini di sinistra! Perché? Perché i più attenti di loro si
sono accorti che la vulgata resistenziale, così come retoricamente consolidata, non aveva presa sulla coscienza popolare, che giudica con altri metri,
che sono quelli del comune sentire, di un’umanità più profonda, radicata
nella pietas della nostra Nazione.
Ecco perché le mostre sull’Esodo e sulle Foibe sono state visitate da
migliaia di persone, senza nessun battage pubblicitario. Perché le aule magne
di università e di istituti medi si sono riempite di centinaia di ragazzi che
volevano sapere, discutere, capire. Perché nei consigli comunali di piccoli
Comuni e di grandi città si è reso omaggio a quei concittadini che di queste
nostre vicende sono stati testimoni.
* * *
Se questa risposta popolare alla riscoperta di una pagina taciuta della
storia nazionale non raggiungerà le forze politiche dell’Italia di oggi ben
difficilmente otterremo qualcosa da qualsiasi governo, di sinistra o di destra.
Se si eccettua il personale politico che proviene dai vecchi partiti della
Prima Repubblica – in gran parte responsabili, paradossalmente, del lungo
silenzio, ad eccezione ovviamente della destra post-fascista –, la nuova classe politica italiana potrebbe dimostrarsi del tutto insensibile alle nostre istanze di giustizia, al di là dell’onore che ci è stato restituito.
Chi è disposto a sacrificare per gli indennizzi dei nostri beni una minima
parte del reddito nazionale in un momento di crisi così drammatica? Anche
se con quei nostri beni l’Italia si è liberata dei debiti di guerra in un altro
momento difficile della sua storia. Perché rischiare interessi economici con
i Paesi vicini (Terze e Quarte Sponde di retorica smemoratezza) per ottenere
la restituzione dei nostri beni: poche migliaia di case che i nostri genitori
hanno abbandonato con noi in braccio e i fagotti sui carretti?
Si tratta di vedere se chi oggi ha responsabilità politiche, al governo o
all’opposizione, avrà il coraggio e la saggezza di ascoltare quella risposta di
solidarietà che la base popolare del Paese ci ha dimostrato. O se ignorerà
questa voce, continuando a prenderci in giro, come tante volte è avvenuto.
Aspettando che la nostra vicenda ripiombi nell’oblio.
Ma non è facile che questo accada. Perché una volta riaccesa la luce
sulla verità, è difficile spegnerla.
Lucio Toth
Terremoto in Abruzzo,
aperta dalla Sede nazionale ANVGD
la sottoscrizione pro Esuli
La Sede centrale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha
lanciato una sottoscrizione in favore dei terremotati dell’Abruzzo. I fondi saranno destinati in particolare, su indicazioni del Comitato ANVGD de L’Aquila, alle
necessità più impellenti delle famiglie di Esuli residenti nelle zone colpite.
Per far confluire le donazioni è sufficiente effettuare un versamento sul CONTO
CORRENTE POSTALE 52691003 intestato all’Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia indicando nella causale “Terremotati Abruzzo”.
Per i BONIFICI dall’Italia sullo stesso conto, il codice IBAN è:
IT70 A076 0103 2000 0005 2691 003.
L’elenco dei donatori e l’utilizzo delle somme raccolte saranno resi pubblici
tramite gli organi di informazione.
Siamo certi che la solidarietà degli Esuli nei confronti di altri Esuli ulteriormente colpiti nei beni primari non mancherà.
nata del Ricordo del 10 febgrazie a te, alle Associazioni,
all’impegno di tanti singoli
braio – ha finalmente ufficialesuli – ha detto Fini – se oggi
mente riconosciuto la tragedia dell’esodo dall’Istria e
è potuta riemergere una veridalla Dalmazia … dopo oltà negata e si dedica una Giortre quarant’anni di vergognonata al ricordo di queste
so oblio sulla vicenda di 350
drammatiche vicende. Solo
mila persone costrette a lagrazie a voi la battaglia ideasciare la loro terra per poter
le è stata vinta, e la memoria
rimanere libere e italiane».
non andrà perduta». Il Presi«Qui, in questa parte di Istria
dente della Camera ha quinricresciuta all’interno della
di toccato un punto di grannostra città, oggi sorgerà un
de portata: quello del
fiore – ha proseguito il Sinrecupero e mantenimento dei
daco –, perché niente meglio
caratteri culturali italiani
di un fiore può rappresentanell’Istria e Dalmazia di oggi.
re la gioia di vivere, la bel«[…] Tanti sono i nuclei faIl presidente della Camera Gianfranco Fini, la
lezza e la solarità del sorriso
miliari che hanno dentro se
signora Licia Cossetto, sorella di Norma, e il
di una ragazza di vent’anni.
stessi una ferita che niente
sindaco di Trieste Roberto Dipiazza nel corso della
Ma a questo fiore una mano
può rimarginare. Dopo tanto
cerimonia di inaugurazione del monumento
assassina, barbara e vile, retempo, dopo anni di silenzio,
cise la vita con la violenza più abominevole che un corpo se le istituzioni sono consapevoli del sacrificio che voi istriani
di donna possa subire. Un evento tragico e criminale. Ma avete patito, se sono consapevoli di come la storia debba
la storia, quella che oggi si è ricongiunta con la verità, ci essere ormai scritta senza buchi, se il lungo oblio è finito, il
dice che tutto ciò accadde anche perché Norma Cossetto, merito non è delle stesse istituzioni, bensì vostro. Vostro
di Santa Domenica di Visinada, non volle rinnegare la sua per l’opera di divulgazione di una storia taciuta, vostro per
famiglia e la sua italianità, ovvero tutto ciò che rappresen- l’ideale vittoria che avete riportato nella vostra ulteriore ed
tava i valori più profondi del suo ideale. Anche per questo ideale battaglia». […] Gianfranco Fini ha ricordato poi che
Norma Cossetto, Medaglia d’Oro al merito civile conferita «[…] Il crimine che avete subito è un crimine indirizzato
dal Presidente Ciampi (l’8 febbraio 2006, n.d.r.), è divenuta non solo contro voi italiani, bensì contro l’umanità. E quando
un simbolo luminoso per onorare tutti quelli che come lei avete subito quel crimine si è aggiunta anche l’onta delsono stati gettati in quelle foibe … di cui per troppo tempo l’umiliazione che l’Italia vi ha riservato tristemente. L’indii libri di scuola non hanno voluto parlare».
gnazione vostra per quella parte d’Italia che vi trattò da
“Ma oggi possiamo affermare che l’epoca dell’oblio e stranieri in patria è stata la normale reazione ed oggi chi
del silenzio è finita – ha continuato Dipiazza – e a testimo- chiede scusa siamo proprio noi, il popolo italiano».
niare l’importanza di questo momento di ricordo vi è l’auSi è soffermato sulla questione dell’indennizzo agli esuli
torevole presenza della terza carica dello Stato, il presiden- ribadendo che «chi ha perso tutto oggi non è bisognoso
te della Camera Gianfranco Fini. A lui va riconosciuto un unicamente di un risarcimento materiale. Ci deve essere
impegno costante e sincero nei confronti della causa degli qualcosa di più alto del riconoscimento del danno affinesuli. Un impegno saggio ed intelligente, perché coniuga- ché ci sia serenità e giustizia. C’è bisogno di una nuova
to non alla conflittualità, ma proiettato verso un dialogo per stagione d’italianità in quelle terre venete e romane ma
la ricerca di una memoria condivisa, in cui a tutte le vittime non in termini di statualità, non in termini aggressivi. Ripordel nostro dopoguerra sia riconosciuta nel ricordo la stessa tare il tricolore attraverso una grande azione culturale, tesa
dignità». […] Dopo il Sindaco, il Presidente Fini ha aperto ad evidenziare le identità culturali è un grande impegno».
rivolgendosi innanzitutto a Licia Cossetto, «simbolo di una
Nicolò Giraldi
ferita e di un dolore che mai si rimargineranno. Ed è solo
( www.arcipelagoadriatico.it)
Golfo di Pirano, ancora nulla di fatto
tra Slovenia e Croazia e Lubiana
mantiene il vero sui negoziati
di associazione di Zagabria all’UE
L’adesione della Croazia all’Unione Europea, che si prevede per il 2010,
è tornata ad alto rischio se non viene
risolta quanto prima la controversia sui
confini con la Slovenia: lo ha ribadito il
commissario all’Allargamento Olli
Rehn, in una recente conferenza stampa. Si ricorderà che Lubiana ha posto il
veto al prosieguo del negoziato di adesione della Croazia, e l’iniziativa di creare una commissione bilaterale a livello di primi ministri è naufragata con un
nulla di fatto, essendone uscito il
premier sloveno, Borut Pahor. La commissione, della quale facevano parte
esperti di diritto internazionale dei due
Paesi, era stata creata nell’agosto del
2007 dopo un incontro tra il premier
croato Ivo Sanader e l’ allora primo ministro sloveno Jansa.
Peraltro, il presidente croato Mesic
aveva dichiarato di non aspettarsi
«niente» dai colloqui, e in effetti nell’incontro del 24 febbraio Pahor e
Sanader, nel loro primo incontro
dopo il veto di Lubiana sui negoziati di adesione di Zagabria all’UE, non
hanno raggiunto alcun accordo. «Se
non ci saranno progressi verso la soluzione della questione del confine
– ha affermato Pahor – la Slovenia
manterrà le proprie riserve sull’apertura e chiusura dei capitoli negoziali tra la Croazia e l’UE». Lubiana ha
ribadito il concetto che nei documenti
presentati a Bruxelles Zagabria sta pregiudicando il confine marittimo tra i due
Paesi nel Golfo di Pirano, una piccola
striscia di mare lunga 30 chilometri ma
cruciale per l’accesso sloveno, e del
porto di Capodistria, alle acque internazionali. Dal canto suo il governo
croato ha più volte proposto che la disputa sul confine venga risolta davanti a
un giudice internazionale, idea respinta da Lubiana.
Dall’Italia
appoggio incondizionato
Ma l’Italia ribadisce il suo ‘sì’ all’ingresso della Croazia nella Nato e nell’Unione europea per bocca del presidente del Consiglio Berlusconi al termine di un pranzo di lavoro a Palazzo Chigi
con l’omologo croato Sanader: «Siamo
tra i primi sostenitori – ha detto
Berlusconi – dell’ingresso della Croazia
nella UE e nella Nato. L’obiettivo indicato da Berlusconi a Sanader è quello
di chiudere il negoziato con Bruxelles
tra il 2009 e il 2010.
Sanader ha ringraziato in italiano,
esortato dallo stesso Berlusconi. «Il mio
italiano non è così perfetto – si è scusato il premier croato – ma voglio ringraziare il presidente del Consiglio per il
suo appoggio. Speriamo di festeggiare
insieme anche i 60 anni dell’Alleanza
atlantica». Nella serata, Sanader ha incontrato il ministro degli Esteri Frattini.
«L’Italia – ha detto il titolare della
Farnesina – appoggia senza riserve l’intento della Croazia di concludere i negoziati di adesione entro il 2009 e di
entrare nell’UE a pieno titolo nel 2010».
Nel frattempo, altri cinque Paesi europei, oltre alla Slovenia, hanno posto il
veto all’entrata della Croazia in Europa:
Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca e Finlandia.
Nei primi giorni di marzo, infine, a
seguito delle pressioni di Bruxelles sui
due contendenti, Slovenia e Croazia
hanno accettato la mediazione della
Commissione europea, ad una condizione: il compito dei mediatori,
guidati dall’ex presidente finlandese
e premio Nobel per la pace Marti
Ahtisaari, non deve essere la definizione della linea di confine, bensì
dare supporto a Zagabria e Lubiana
nella trasmissione del problema alla
Corte di giustizia dell’Aia.
red.
Il Golfo di Pirano è dal 1991
oggetto della contesa
tra Slovenia e Croazia
per il confine marittimo
Aprile 2009
3
DIFESA ADRIATICA
cultura e libri
Presenze veneziane in Istria,
Quarnero e Dalmazia
Un convegno alla Fondazione Giorgio Cini
Presenze di cultura veneta in Istria,
Quarnero e Dalmazia è il tema del
convegno svoltosi nella prestigiosa
Fondazione Giorgio Cini di Venezia e
realizzato con il contributo della Regione del Veneto. Il simposio si proponeva di analizzare nei suoi diversi
aspetti e periodi il sostanziale segno
lasciato da Venezia nell’Adriatico
orientale, «in termini - come si legge
nel comunicato della Fondazione –
non solo di egemonia marciana del
centro, ma anche di circolazione e di
scambio, ove la stessa periferia non è
mera ricezione, ma pure apporto originale». Importante, tra gli altri, il tema
dei confini, che, come nel caso della
Dalmazia, tra il XVII e il XVIII secolo,
In alto:
Grisignana,
la Loggia
veneziana
(XIV sec.)
A sinistra:
Parenzo,
una calle
che pare
Venezia
veneto e a promuovere le molteplici
attività didattiche e culturali promosse
dalle comunità degli italiani della penisola istriana, ma anche della costa
dalmata e recentemente anche di quella montenegrina. L’assessore Coppola
ha rimarcato l’importanza della salvaguardia delle identità culturali, sancita anche dall’Unione Europea, giacché la conservazione della memoria
storica è presupposto essenziale del
futuro. L’assessore Coppola ha ribadito la volontà della Regione di mantenere viva l’attenzione nei confronti
dell’area adriatica e di proseguire il
rapporto di collaborazione con le associazioni degli esuli e con le comunità italiane. Al di là delle «ferite mortali» seguite alla Seconda guerra mondiale – ha rilevao Ulderico Bernardi –
sono ben evidenti i segni della civiltà
elaborata da Venezia, che ha plasmato di sé la sponda orientale dell’Adriatico. Al convegno ha portato il suo saluto anche Marino Zorzi, da poco nominato presidente della Società
Dalmata di Storia Patria di Roma.
Red.
Tre libri di cui parleremo
dei vescovi Santin e Radossi, testimoniano la condizione di grave pericolo
nella quale anche il clero cattolico si
trovò in quei frangenti, al pari della
cittadinanza. Lo testimonia in questo
volume di memorie don Toncetti, curato da Walter Arzaretti e pubblicato
dalla Parrocchia di Vodnjan/Dignano,
nel quale il parroco di Dignano, nativo di Pola, rievoca quei giorni e quegli anni durissimi, nel corso dei quali
dovette esercitare il suo apostolato tra
pericoli incombenti ed equilibri precari.
don Rodolfo Toncetti,
Tra gli orrori della guerra in Istria,
pp. 208, s. i. p.
Montona, la Porta sormontata dal Leone di San Marco
Luciano Monzali, docente nella
Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari e pregevole studioso
della storia dalmata, pubblica in queste settimane un nuovo studio, dedicato alla figura di Antonio Tacconi ed
alla comunità italiana di Spalato tra
Otto e Novecento e fino all’epilogo
della Seconda guerra mondiale, dal
titolo Antonio Tacconi e la comunità
italiana di Spalato, edito a cura della
Società Dalmata di Storia Patria di Venezia. Di Monzali si ricorderanno i
precedenti volumi, Italiani di
Dalmazia. Dal Risorgimento alla grande guerra e Italiani di Dalmazia (19141924), entrambi editi da Le Lettere. Lo
studioso prosegue dunque nel suo la-
si ampliarono a vantaggio della Repubblica di San Marco.
La sessione mattutina ha veduto gli
interventi di Gino Benzoni, presidente del Comitato scientifico per la Collana di studi e ricerche sulle culture
popolari venete, Marialuisa Coppola,
assessore alle Relazioni internazionali della Regione del Veneto, Ulderico
Bernardi, direttore della Collana di studi e e ricerche sulle culture popolari
venete, Giovanni Radossi, direttore del
Centro di Ricerche storiche di Rovigno
d’Istria – che ha trattato il tema La vitalità della toponomastica istriana tra
quotidiano e ufficiale. Il caso
dell’istrioto –, Luciano Lago, presidente
dell’Università Popolare diTrieste, Piero Delbello, direttore Istituto regionale per la cultura istriana fiumano e
dalmata, e Alberto Rizzi, Storico dell’arte. Nella sessione pomeridiana
sono intervenuti Egidio Ivetic (Università di Padova), Marino Vocci (Circolo
“Istria”), Renzo de’Vidovich (presidente Fondazione scientifico-culturale
“Maria e Eugenio Dario Rustia Traine”
di Trieste, che ha parlato delle Iniziative culturali e scolastiche promosse
dagli esuli dalmati veneti), Diego
Vecchiato (dirigente Direzione relazioni internazionali Regione del Veneto),
Tullio Vallery, Guardian Grande della
Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e
Trifone.
L’assessore Coppola ha sottolineato il ruolo della Regione in questa attività di approfondimento degli aspetti
della cultura veneta nell’ampia area
adriatica che va dall’Istria alla
Dalmazia, passando per le isole del
Quarnero, attraverso la nota Legge n.
15/1994. Sono stati numerosi gli interventi finanziati dalla Regione volti
a favorire gli studi e le ricerche sul patrimonio architettonico e culturale
voro di approfondimento di quella
complessa regione adriatica nella quale gli incontri e gli scontri tra le nazionalità sono stati intensi e tragici, come
lo stesso Autore conferma nella nota
introduttiva: «[…] difficili i problemi e
drammatiche le sfide che la comunità
italiana spalatina si trovò ad affrontare
[…]. In modo tragico la vita di Antonio Tacconi coincise con il declino e il
tramonto degli italiani di Spalato che,
per molti secoli elemento dominante
[…] nel corso della prima metà del
Novecento vennero distrutti come
comunità organizzata, vittime […]
soprattutto della politica violenta ed
intollerante di sistemi autoritari e
illiberali come la Iugoslavia
monarchica, l’Italia fascista e il regime totalitario comunista iugoslavo».
Luciano Monzali,
Antonio Tacconi
e la comunità italiana di Spalato,
Società Dalmata
di Storia Patria, Venezia
pp. 460, Venezia 2008, s. i. p.
• • •
«Ai maltrattati di quei mondi e di
ogni altra contrada. Alla gente di frontiera, ai diversi, agli onesti “perdenti”,
ai sopraffatti dalla storia, ai dimenticati agli uomini e agli estromessi dalla
storia». In questa dedica sta il compendio del volume autobiografico di
Decio Dechigi, esule da Parenzo, oggi
ingegnere in pensione, che ha voluto
fissare nelle pagine di questo suo I
Declich di Riva Dante le memorie
famigliari e di vita cittadina nel periodo antecedente la guerra e durante il
conflitto: conflitto che con il trascorrere dei mesi diveniva sempre più inquietante per i crescenti segnali di rovina che ne venivano.
Testimoni, l’Autore e i suoi congiunti, delle vessazioni e delle
sparizioni operate dalle unità partigiane di Tito, i Declich dovettero intra-
prendere la dura e fortunosa via dell’esilio, costellata di paure, di rischi e
di incognite. Il conto, che Dechigi stila al termine del suo libro, dei concittadini dispersi con l’esodo e con le
deportazioni, dà la misura della tragedia dell’Istria e delle Venezia Giulia al
volgere del conflitto ed oltre, dalla
quale sono stati travolti esuli e rimasti,
cittadini e contadini, eredi di un tessuto di convivenza interetnica lacerato
dopo secoli di intersecazioni e di spazi condivisi.
Decio Dechigi,
I Declich di Riva Dante,
Alcione Editore,
Venezia 2008,
pp. 271, euro 15,00
• • •
Don Rodolfo Toncetti è stato l’ultimo parroco italiano di Dignano
d’Istria, in un periodo, tra il 1943 e il
1947, drammatico oltre ogni misura,
sia per la popolazione civile sia per i
rappresentanti della Chiesa, fatti oggetto entrambi delle violenze e delle persecuzioni delle bande partigiane di
Tito.
La recente beatificazione, dopo 60
anni, di don Francesco Bonifacio, catturato e trucidato dai titini, l’analoga
fine di altre decine di sacerdoti sia italiani che slavi in quei territori, le percosse e le intimidazioni nei confronti
4
DIFESA ADRIATICA
Al servizio di Flora. Naturalisti in
Dalmazia fra Sette e Ottocento
Un saggio di Gastone Coen sugli
Atti e Memorie della Società Dalmata
di Storia Patria
Ci perviene dalla Società Dalmata
di Storia Patria di Roma il volume 9
degli Atti e Memorie, pubblicato da
La Musa Talìa editrice, nel quale sono
raccolti saggi di autori diversi. Tra gli
altri, si segnala il bel contributo di
Gastone Coen Al servizio di Flora.
Cenni sulla vita scientifica nella
Dalmazia ottocentesca, nel quale l’Autore ricostruisce con dovizia di documentazione e brio narrativo l’interesse per la botanica dalmata quale si
sviluppò tra XVIII e XIX secolo ad opera
di studiosi austriaci, tedeschi e italiani. La rievocazione delle passioni dei
naturalisti per il particolare ambiente
dalmato si colora anche di notazioni
storiche e sociali, che insieme ci restituiscono il ritratto di un mondo così
composito ed esotico da attrarre scienziati e viaggiatori da tutta l’Europa.
Del saggio di Coen pubblichiamo
uno stralcio, rinviando al volume per
il testo integrale e per gli altri contributi.
[…] Siamo agli albori del Romanticismo. Ed i romantici mitteleuropei,
in cerca di emozioni esotiche, hanno
l’esotismo in casa: la Dalmazia! Una
lunga frastagliatissima costa a ridosso
di impervie aspre montagne abitate da
pittoreschi, semibarbari Morlacchi,
centinaia di isole ed isolotti incastonati come gemme in un mare turchino, gioielli di cittadine, vetuste di storia e di monumenti, e alle spalle, l’
eccitante Oriente ottomano con i suoi
svettanti minareti.
Turisti ante litteram, muniti di fantasia e di santa pazienza, si mettono
in viaggio e sui loro taccuini, rilegati
in marocchino o in tela azzurra, annotano sensazioni, impressioni, avventure e disavventure raccontare nei salotti bene, nei caffè Biedermeier o dare
in pasto lettori di memoriali e di gazzette.
E nei mesi di maggio e di giugno
1818 e la volta dell’ imperatore Francesco I Asburgo-Lorena (1768-1835)
che con la sua quarta consorte, la giovanissima Carolina Augusta, si degna
di visitare i suoi nuovi possedimenti
da Capodistria a Budua, nella cosiddetta Albania austriaca. Lo accompa-
Aprile 2009
Al servizio di Flora. Naturalisti
in Dalmazia fra Sette e Ottocento
Un saggio di Gastone Coen sugli Atti e Memorie
della Società Dalmata di Storia Patria
gna uno stuolo di scienziati, perché la
Dalmazia e ancora una “terra incognita” quasi, come l’ Africa del hic sunt
leones, da esplorare.
Nelle cittadine festanti lo accolgono soldati ed ufficiali in grande uniforme «ritti come fusi ... e coi baffi di
capecchio impomatati», burocrati in
«grosse Parade» impettiti, gente di ogni
ceto in abito buono, festoni,
«moresche», «cerchiate», giostre, alberi di cuccagne, cantate d’occasione
nei teatrini illuminati a giorno da tantissime fumose candele di sego della
cereria zaratina dei Salghetti-Petricioli,
distici latini e zoppicanti sonetti italiani.
Lo appassiona l’archeologia. E visita le rovine di Salona. Si fa promotore del Museo archeologico spalatino,
che sarà fondato due anni dopo. Come
il suo potente ministro, il principe Clemente Mettternich- Winneburg (17731859), è dilettante di botanica ed ha
al suo seguito uno specialista, il barone Francesco von Portenschlag
Lederrmayer (1772-1822), accompagnato dal curatore del c.r. gabinetto
naturalistico di Vienna Leopoldo
Trattinick (1764-1849). La spedizione
esplora la Dalmazia continentale ed
insulare, avventurandosi fino aIle giogaie del Biokovo per «viemmeglio
conoscere ed illustrare la flora delle
province recentemente sottomesse alla
casa d’Austria, per incarico ed a spese
dell’erario imperiale». […]
Nonostante Ie escursioni di qualche naturalista che dal Cinqueecento
ai primi anni delI’Ottocento, da Antonio Musa Brasavola e Luigi Anguillara,
fondatore dell’Orto botanico patavino,
all’abate Alberto Fortis ed al canonico
zagabrese Giuseppe Host, la Dalmazia
era pur sempre una “terra incognita”
ai naturalisti europei.
Durante l’ effimera dominazione
napoleonica della Dalmazia, il provveditore generale Vincenzo Dandolo,
Un bell’esemplare di pino nero dalmato
(pinus nigra)
Dalmazia, frutti di pesca selvatica
uno scienziato e valente imprenditore, nel suo ambizioso programma di
rinnovamento e di modernizzazione
della sonnolenta, semibarbara provincia da lui amministrata, con
il proposito di creare un nucleo di intellettuali locali,
ben preparati, spiritus
movens del rinnovamento
economico e culturale, trasformò il liceo zaratino in
una “quasi università”, dando ampio spazio all’insegnamento delle scienze fisiche e naturali, fino allora
trascurate. «Tu potrai, giovane dalmatino, conoscere
qual sia la tua rappresentanza materiale sulla terra in
unione agli altri esseri viventi e non viventi e come puoi
maggiormente garantirla»
sottolinea nella sua allocuzione in occasione dell’
apertura del nuovo liceo
(1807).
Fa perciò venire dalle
rinomate università italiane,
come quella di Pavia e quella di Padova, i più valenti docenti, come i dottori Carlo
Bignami (di Codogno, in provincia di
Lodi) e Ambrogio Cariboni (Bellano sul
Lario 1771 - Pago 1831), un comasco
dalla vita movimentata, professore di
D. Pappafava,
disegno ritagliato e colorato
botanica e di storia naturale alla facoltà di medicina e chirurgia, fondatore a
Zara, in Calle del Sale, di un orto botanico moderno (1806), il primo della
penisola balcanica, che sovrintende
alla vaccinazione antivaiolosa e dirige il vivaio (o pepiniera) di piante a
Bellafusa e a Zemonico, sul fondo del
conte Mannfrin, che dovrebbe servire
al rimboschimento e allo sviluppo
della frutticoltura dalmata. Ritornato il
Dandolo in patria, e la coda, per dirla
col Giusti, ritornata di moda, sospettati di massoneria, come il fior fiore
dell’intellighenzia dalmata, il Bignami
si trasferisce a Spalato, medico condotto, e Cariboni deve accontentarsi
della condotta medica di Pago e delle
saline di Dinjiska su quell’isola, osteggiato dalle autorità che lo tengono sotto
stretta e continua sorveglianza.
Patrocinato dall’imperatore, in ogni
cittadina, in ogni borgata dalmata si
sviluppa l’interesse per la flora e per la
fauna della provincia. In ognuna di
esse vi è almeno un medico condotto,
un farmacista, un insegnante, un prete o un impiegato che s’occupa, a tempo perso, di botanica e di zoologia, in
contatto con gli altri naturalisti della
provincia, dell’impero o dell’Europa.
Tra questi il triestino Giuseppe
Muzio Tommasini (1794-1879), allievo di Franc Hladnick (1773-1844),
professore di botanica all’École centrale di Lubiana e fondatore e direttore
dell’orto botanico laibacense (dal
1810), che per ragioni di servizio girovaga dal 1819 da una all’altra località
della Dalmazia e della cosiddetta Albania austriaca. È commissario circolare a Spalato, poi a Cattaro, per trasferirsi definitivamente nella sua Trieste (1828), assessore di quel Magistrato politico-economico, prima, e, successivamente podestà. […]
Gastone Coen
R. De Visiani,
Flora Dalmatica (1852-1872).
Le tre riproduzioni
di specie botaniche
qui pubblicate
sono tratte
dal saggio di G. Coen
D. Pappafava,
Iconografia Botanica, 1840
Aprile 2009
5
DIFESA ADRIATICA
La Redazione risponde
I figli naturali come i legittimi: hanno diritto alla quota ereditaria
anche degli indennizzi per i «beni abbandonati»
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
Ho appreso che il mio padre naturale era
titolare di una pratica relativa alla richiesta di
indennizzo per beni abbandonati nella ex Jugoslavia, pendente presso il Ministero dell’Economia. A seguito della morte di mio padre i
suoi figli legittimi hanno presentato la documentazione successoria senza indicare il mio
nominativo, escludendomi quindi dalla ripartizione degli indennizzi liquidati per i beni appartenuti a mio padre. Desideravo sapere se,
come figlio naturale, avevo diritto ad una quota degli indennizzi che sono stati liquidati a
favore dei figli legittimi di mio padre, sia in relazione alle quote che dovranno eventualmente
ancora essere liquidate che in relazione alle
quote dagli stessi già percepite.
Lettera firmata
A seguito della riforma del diritto di famiglia i figli naturali sono stati completamente
equiparati ai figli legittimi, ad essi pertanto spettano tutti i diritti spettanti ai figli legittimi. Nella
ripartizione dell’eredità del de cuius, nel caso
in cui lo stesso non abbia fatto testamento, i
figli naturali hanno diritto alla medesima quota spettante ai figli legittimi.
Fatta questa necessaria premessa, si rileva
che la mancata menzione da parte dei figli naturali nella dichiarazione di successione costituisce una violazione di legge.
Il figlio naturale può presentare presso l’Amministrazione che cura la lavorazione delle pratiche relative ai beni abbandonati nella ex Jugoslavia, una nuova dichiarazione di successione nella quale siano inseriti tutti gli eredi
aventi diritto ad una quota di eredità, di modo
che l’Amministrazione possa procedere alla
corrette ripartizione delle quote relativamente
all’indennizzo spettante al de cuius. Nel caso
in cui vi fosse un testamento, dovrà essere allegato alla dichiarazione di successione una copia autentica del testamento medesimo.
Per quanto concerne gli indennizzi già pagati a coloro che si erano dichiarati essere gli
unici eredi in base alla successione legittima
del de cuius, nulla potrà essere chiesto all’Amministrazione, la quale ha legittimamente operato la ripartizione delle quote dell’indennizzo
sulla base di quanto risultante dalla documentazione in suo possesso.
Viceversa l’azione dovrà essere rivolta nei
confronti di coloro che hanno escluso l’erede
avente diritto alla sua quota di indennizzo relativo alla pratica dei beni abbandonati, i quali
dovranno restituire, ciascuno per la parte inde-
bitamente ricevuta, all’erede escluso quanto
allo stesso spettante sulla base delle ripartizioni
previste dalla legge.
Quanto sopra esposto vale non solo per
quanto riguarda i figli naturali, ma per tutti coloro che, anche spesso per mero errore, sono
stati estromessi dal pagamento di quote di indennizzo relative ai beni abbandonati nella ex
Jugoslavia. Essendo trascorsi ormai più di cinquanta anni dalla emanazione delle leggi sugli
indennizzi e dalla presentazione delle domanda per l’ottenimento dello stesso, spesso le successioni sono molto complesse e difficili da ricostruire.
Può certamente accadere che si verifichino degli errori, ma se di errore si tratta sicuramente non ci potranno essere problemi nel restituire al legittimo titolare quanto indebitamente e/o erroneamente percepito dagli altri titolari delle quote di indennizzo.
Con la riforma
del diritto
di famiglia
i figli naturali
sono
completamente
equiparati
ai figli legittimi.
Nella ripartizione
dell’eredità,
nel caso in cui
non si sia fatto
testamento,
i figli naturali
hanno diritto
alla medesima
quota spettante
ai figli legittimi
Commissione per gli indennizzi,
la sintesi delle sedute
Riprendiamo la pubblicazione
delle sedute della Commissione
interministeriale insediata presso il
Ministero dell’Economia e delle Finanze, che tratta sia i beni degli
italiani di Istria, Quarnero e
Dalmazia che quelli di altre aree
del mondo già sotto sovranità italiana o comunque detenuti da cittadini italiani all’estero.
Ricordiamo che queste
delibere non hanno nulla a che
vedere con gli indennizzi della
Legge 137/2001, ma sono pendenze precedenti legate alla concessione di avviamento commerciale, revisione di stima e alla identificazione degli eredi beneficiari.
Seduta del 18 dicembre 2008
Pos. 5705/ZB
Morgan (eredi)
concesso indennizzo
ex Legge 135/1985
Pos. 8570/ZB
Druscovich
concesso indennizzo
ex Legge 135/1985
Pos. 7774/ZB
Giugovaz Sterzai (eredi)
concesso indennizzo
ex Legge 135/1985
Pos. 5288/ZB
Babich (eredi)
concesso indennizzo
ex Legge 135/1985
Pos. 5888/ZB
Fontanot (eredi)
concesso indennizzo
ex Legge 135/1985
Pos. 6258/ZB
Grison (eredi)
concesso indennizzo
ex Legge 135/1985
Seduta del 22 gennaio 2009
Pos. 11/ZB
Shaffenhauer Valeria (eredi)
liquidata quota accantonata
Pos. 737/ZB
Vesnaver Antonino (eredi)
liquidata quota parte
Pos. 3490/ZB
Bernardi Maria (eredi)
liquidata quota parte
Pos. 4514/ZB
Sincovich Lucia e Sinico (eredi)
liquidate quote accantonate
Pos. 1479/ZB
Persel Antonio e Umberto (eredi)
concesso avviamento commerciale
per azienda agricola
Pos. 3799/TC
Maguolo Maietta
Respinta
Pos. 6498/TC
Zanetti
Archiviata
Pos. 14981/TC
Primaria Distilleria Istriana
concesso avviamento
Pos. 7633/TC
Uicich
concesso indennizzo
Pos. 3903/ZB
Apollonio Bartolo (eredi)
comunicazione motivi del rigetto
Il valore corrisposto con gli indennizzi per i «beni abbandonati»
è irrisorio e non ha ancora risarcito adeguatamente,
almeno dal punto di vista materiale, i profughi giuliano-dalmati
Seduta del 19 febbraio 2009
Pos. 9368/ZB
Bonazza
concesso indennizzo
Posizione 6277/TC
Tominich (eredi)
concesso indennizzo
Pos. 4530/ZB
Godas Giovanni (eredi)
concesso avviamento commerciale
per azienda agricola
Pos. 4212-4213/ZB
Tulli (eredi)
concesso avviamento
commerciale per negozio
respinto per attività agricola
Pos. 9452/ZB
Gerebizza Coslovich
concesso indennizzo
Pos. 4753/TC
Società F.I.B.
rinviata
per chiarimenti documentali
Pos. 3515/ZB
Scrigner Giovanni (eredi)
concessi indennizzo
e avviamento commerciale
Pos. 7805/ZB
Greco
definizione delibera
del 13/10/2006
Seduta del 29 gennaio 2009
Pos. 9360/ZB
Cleva (eredi)
richiesta documentazione successoria,
concesso indennizzo parziale
Pos. 493/TC
Bernabeo Wiltish
respinta per mancanza
di documentazione
Pos. 21238/TC
Declich Leonardo (eredi)
concesso indennizzo
Pos. 8613/ZB
Perossa Stanovich (eredi)
concessa integrazione indennizzo
eredi su documentazione successoria
Pos. 5120/TC
Bianchi Mazzuccato
all’esame dell’UTE
Posizione 477/ZB
Pisetta Vidali (eredi)
concessa integrazione indennizzo
eredi su documentazione successoria
Pos. 1119/TC
Tinebra Nacinovich
concesso avviamento commerciale
Pos. 8695/ZB
Gerebizza Smillovich (eredi)
concesso indennizzo
Pos. 4734/ZB
Cimador (eredi)
concesso indennizzo agli eredi
Pos. 10267/ZB
Riccobon (eredi)
concesso avviamento commerciale
per vigneto
Pos. 9086/ZB
Zancolich
concessi termini per presentazione
documentazione
Pos. 41/ZB
Zucca Lorenzini
respinto avviamento commerciale
Seduta del 26 febbraio 2009
Pos. 21327/TC
Poropat (eredi)
rettifica liquidazione
concesso ulteriore indennizzo
Pos. 9880/TC
Percovich Budicin
concesso
indennizzo immobile
respinto
indennizzo terreno
Posizione 9308/TC
Parmeggiani Marinich
respinta
richiesta Tramontini
Pos. 21436/TC
Bossi Stifanich
concesso indennizzo
Pos. 6443/TC
Camalich
respinta richiesta indennizzo
Pos. 21591/TC
Legovich
concesso indennizzo
6
DIFESA ADRIATICA
Aprile 2009
dai comitati
DELEGAZIONE
DI BARLETTA
Sono stati numerosi gli incontri
promossi dalla Delegazione ANVGD
pugliese guidata da Giuseppe
Dicuonzo. A Bitonto, nel pomeriggio
del 13 febbraio 2009 nella “Sala degli
Specchi” del Palazzo di Città, si è tenuto un convegno dal titolo Foibe ed
esodo. Fine di un silenzio. Il Ricordo
continua nel tempo - la tragedia degli
italiani d’Istria, di Fiume, della
Dalmazia.
Grande la partecipazione di Autorità civili e militari, di Associazioni
combattentistiche e d’arma. La manifestazione ha avuto inizio con l’esecuzione dell’Inno nazionale e gli onori
alla Bandiera italiana ed alle Bandiere
(tra cui quella dell’ ANVGD) e labari presenti da parte di un picchetto d’onore
della Polizia Municipale seguito da un
minuto si silenzio segnato dal suono
della tromba. Da segnalare la presenza del col. Giuseppe Vitucci comandante dell’82° Reggimento Torino di
stanza a Barletta. È seguita la proiezione di un documentario storico sulle
foibe realizzato dal Centro Multimediale di Trieste con la collaborazione
di Renzo Codarin. A seguire gli interventi del sindaco della città, Raffaele
Valla, del vicesindaco Domenico
Damascelli e del prof. Antonio
Giammarelli assessore alla Cultura.
Quindi ha preso la parola il prof.
Giuseppe Dicuonzo (Delegazione
provinciale di Barletta-Andria-Trani)
con una conferenza a carattere storico che ha riscosso il consenso unanime di tutto l’uditorio.
Moderatore della serata il prof.
Nicola Fiorino Tucci , docente di Lettere nei licei. Prima della conclusione
c’è stato un piccolo ma commovente
intervento di un’esule istriana residente
a Bitonto: la signora Francesca Seriaus
Carelli di Rovigno d’Istria, che ha brevemente raccontato la sua esperienza
dell’Esodo.
La serata si è conclusa con lo scambio di presenti tra le autorità.
Anche a Bisceglie, in un’atmosfera serena, con un pubblico attento e
partecipe si è svolta la celebrazione
del Giorno del Ricordo. L’incontro,
organizzato dal Comune in collaborazione con l’Itc “mons. dell’Olio” e
l’intervento della Delegazione provinciale ANVGD, si è tenuto il giorno 21
febbraio presso l’Auditorium “Santa
Croce” di Bisceglie.
Erano presenti, tra l’altro, numerose rappresentanze scolastiche degli studenti di tutte le scuole secondarie di I°
e II° grado di Bisceglie, l’Associazione
ANMI di Bisceglie con il loro Labaro,
il Labaro del Comune picchettato dai
Vigili ed un folto gruppo di docenti
della città. Sono intervenuti l’assessore alla Cultura del Comune prof.
Marchesini in rappresentanza del Sindaco, la prof.ssaValente docente presso l’Itc di Bisceglie, il prof. Dicuonzo.
Al termine numerosi gli interventi degli studenti che hanno dimostrato così
di essere stati attenti e partecipi durante tutta la manifestazione.
Ad Andria, il 26 febbraio, nella
“Sala Dante” della scuola “Oberdan”
alle ore 19.00 si è tenuta una solenne
manifestazione istituzionale sulla tragedia degli italiani d’Istria, di Fiume,
della Dalmazia dal titolo Fine di un
silenzio. Foibe ed esodo. Hanno collaborato con il Comune l’Associazione culturale cittadina l’Osservatorio e la Delegazione provinciale
ANVGD. Oltre ad un numeroso pubblico erano presenti Autorità ed Associazioni combattentistiche e d’arma, tra
le quali la prof.ssa Mariagrazia
Vitobello, presidente della Commissione consiliare Cultura del Comune di
Barletta,Tommaso Bucci, ispettore per
l’Italia Meridionale dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon , l’Associazione Nazionale Bersaglieri - sezione di
Andria guidata dal vicepresidente regionale, Franco Di Chio direttore dell’Emittente televisiva Teledehon con
sede ad Andria e tanti altri.
Il Presidente dell’Osservatorio dott.
Gianluca Grumo nel salutare il pubblico presente, numerosissimo, ha sottolineato l’importanza dell’evento ed
ha illustrato il programma della manifestazione che si è aperta con le note
dell’Inno Nazionale cantato, in piedi
e che ha suscitato nei presenti forti
emozioni. È seguita la proiezione di
un video fornito dalla locale Delegazione ANVGD che è riuscito a trasmettere al pubblico il dramma che si consumò in quelle terre e che colpì migliaia di italiani innocenti. È seguito il
momento più solenne e toccante del
programma con l’intervento del prof.
Giuseppe Dicuonzo che ha ricordato
le dolorose vicende delle popolazioni
dell’Adriatico Orientale, taciute con un
colpevole silenzio da oltre mezzo secolo dal mondo politico, dalla
storiografia e dai media. Egli ha coniugato la grande storia con la piccola
storia della tradizione familiare che si
è intrecciata con i tragici eventi dell’occupazione jugoslava e dell’esodo
suscitando forti emozioni e riflessioni
nei presenti e riscuotendo un grande
successo. Quindi l’intervento dell’assessore alla Cultura di Andria, prof.
Paolo Farina, che ha evidenziato come
l’immane tragedia che ha contrassegnato la storia delle terre dell’Adriatico orientale nella Seconda guerra
mondiale e dell’immediato dopoguerra deve far parte di una memoria condivisa da tutti gli italiani.
Infine significativo l’intervento
dell’on. Fucci (PDL) equilibrato, esauriente, con un’analisi peraltro molto
apprezzata, nel corso della quale ha
introdotto una piccola presentazione
del libro Nato in rifugio dello stesso
Giuseppe Dicuonzo.
COMITATO DI BOLOGNA
Il Comitato felsineo, presieduto da
Marino Segnan, ha commemorato il
Giorno del Ricordo domenica 8 febbraio per non sovrapporre le varie
manifestazioni.
A Bologna la giornata è iniziata alle
ore 10.15 sul binario 1 della Stazione
centrale con le deposizioni di due corone d’alloro, una dell’ANVGD alla presenza del presidente Segnan e l’altra
da parte del Comune di Bologna. La
cerimonia, breve ma sentita, ha visto
la presenza del sindaco di Bologna
Sergio Cofferati, accompagnato dal
Gonfalone della Città, del presidente
del Consiglio comunale Gianni Sofri,
del presidente del Consiglio provinciale Maurizio Cevenini, del sen. Filippo
Berselli, i rappresentanti delle Ferrovie in divisa, rappresentanze della Poli-
zia Ferroviaria e Questura di Bologna,
oltre al Consiglio del Comitato ANVGD.
Alle ore 11.15, presso la Rotatoria
stradale dedicata ai Martiri delle Foibe
veniva deposta da parte del presidente Segnan una corona d’alloro alla presenza di: viceprefetto vicario Matteo
Piantedosi, sen. Filippo Berselli,
vicesindaco di Castel Maggiore Giovanna Battistini e il rispettivo
Gonfalone, on. Enzo Raisi, presidente
Quartiere Navile Claudio Mazzanti, e
consiglieri comunali e consiglieri provinciali, associazioni d’arma con
Labari e la Fanfara dei Bersaglieri in
congedo di Modena.
Alle ore 16.00 sul cippo del Giardino dedicato ai Martiri dell’Istria Venezia Giulia e Dalmazia veniva deposta una corona d’alloro dal presidente Marino Segnan. Molto folta la
rappresentanza delle autorità accompagnate dai Gonfaloni di Città di Bologna, Provincia di Bologna e Regione Emilia Romagna. Erano presenti
anche le Associazioni d’arma con
Labari e la Fanfara dei Bersaglieri in
congedo di Modena.
Bologna, l’Aula consiliare del Comune celebra il Giorno del Ricordo. Nella
foto, l’intervento del presidente del Comitato ANVGD felsineo, Marino Segnan
L’omaggio alla targa – collocata al binario 1 – voluta dal Comitato ANVGD
e dal Comune di Bologna che ricorda il transito nel 1947 dei profughi
giuliano-dalmati nella stazione ferroviaria
Il corteo delle autorità civili e militari mentre si reca alla Rotatoria stradale
dedicata ai Martiri delle Foibe, dove è stata deposta una corona d’alloro
Bologna, la sala del teatro che ha ospitato la commemorazione del
Giorno del Ricordo, presenti i rappresentanti delle istituzioni, delle
associazioni d’Arma e un folto pubblico di esuli e cittadini.
Nel vicino teatro si è svolta la commemorazione ufficiale alla presenza
di: viceprefetto vicario Matteo
Piantedosi, assessore al Comune di
Bologna Virginio Merola, consigliere
regionale Mauro Bosi, presidente Consiglio provinciale Maurizio Cevenini,
mons. Lino Goriup in rappresentanza
del Cardinale, presidente del Quartiere Saragozza Roberto Fattori, i rappresentanti dei Comuni di Casalecchio di
Reno, Loiano, Savigno, e una folta presenza di esuli e cittadini.
Il Presidente Segnan nel porgere il
saluto alle autorità ha ribadito l’importanza di questa giornata dove con
molto ritardo vengono riconosciuti i
fatti accaduti al confine orientale ma
soprattutto l’Esodo di 350.000 italiani
per rimanere tali. Il presidente del Consiglio provinciale, il consigliere regionale, il presidente del Quartiere
Saragozza e mons. Lino Goriup hanno
voluto fare il proprio intervento. La giornata si è conclusa con il concerto della Fanfara dei Bersaglieri di Modena.
La mattina del 10 il presidente
Segnan con una delegazione del Comitato ha deposto una corona d’alloro assieme al sindaco di Budrio Carlo
Castelli nella Via intitolata ai Martiri
delle Foibe. Successivamente Segnan
e la delegazione del Comitato di Bologna hanno deposto nel Comune di
San Lazzaro di Savena una corona
d’alloro nella strada intitolata ai Martiri delle Foibe alla presenza del sindaco
Marco Macciantelli, dei consiglieri
comunali Omer Maurizzi, Viviana
Raisi, e G. Noacco, oltre all’ex Consigliere Giuliano Host.
Nel primo pomeriggio il presidente Segnan con il Comitato sono stati
ricevuti dall’assemblea del Consiglio
provinciale di Bologna dove il primo
punto dell’o.d.g. prevedeva la commemorazione del Giorno del Ricordo. Il
Presidente Segnan è intervenuto con
un discorso al Consiglio provinciale e
agli esuli presenti.
Poco dopo il Presidente Segnan
con il Comitato e una folta delegazione di esulti sono stati ricevuti nell’assemblea del Consiglio comunale per
la commemorazione del 10 Febbraio
con interventi del presidente del Consiglio comunale Gianni Sofri e del suo
vice Paolo Foschini e le conclusioni di
Segnan. Presenti il viceprefetto e il
questore Merolla.
Alle ore 18.00, presso la Sede sociale del Comitato di Bologna, si è svolta una conferenza dal titolo “Giorno
del Ricordo”, relatori Alberto Vecchi,
consigliere regionale, Michele Facci,
consigliere provinciale, Marino
Segnan e Paolo Jelich, presidente Consulta ANVGD Emilia Romagna.
La giornata si è conclusa alle ore
21.00 nella sala della Cultura di
Ozzano Emilia alla presenza di un folto pubblico, dove è stato proiettato un
Dvd sul tema con gli interventi di
Marino Segnan e Paolo Jelich alla presenza del sindaco Masotti e di consiglieri comunali.
Nella Regione
Il giorno 11 il Consiglio direttivo
del Comitato di Bologna guidato dal
Presidente Segnan si è recato a Imola
con le autorità locali il sindaco, il presidente del Consiglio comunale, e consiglieri comunali, le associazioni d’Arma con i Labari hanno deposto due
corone d’alloro alla lapide intitolata ai
Caduti di tutte le guerre nel Palazzo
Comunale.
Il giorno 12, alle ore 11.00, presso
l’Istituto Alberghiero di Casalecchio di
Reno proiezione del Dvd «L’esodo» e
conferenza del presidente Segnan alla
presenza del presidente del Consiglio
comunale Fabio Abbagnato e il vice
Pier Paolo Pedrini.
Aprile 2009
7
DIFESA ADRIATICA
dai comitati
Alle ore 18.00, presso la Sala del
Consiglio comunale di San Lazzaro di
Savena, organizzato dal consigliere
comunale Omer Maurizzi è stato proiettato il Dvd «L’esodo» con interventi
di Segnan, Paolo Jelich, Liliana Martissa
e Giuliano Host.
Altri incontri si sono svolti presso
le Scuole Medie di Monte San Pietro
e Baricella.
COMITATO DI BRESCIA
Foibe ed esodo,
una memoria scomoda
A Brescia, come nel resto del Paese, si è celebrato il «Giorno del Ricordo». Un’occasione, oltre che un rito
civico, per illuminare «verità e distorsioni di una tragedia italiana», come
recitava il tema del convegno svoltosi
nel salone Vanvitelliano di Palazzo
Loggia per iniziativa del Comitato di
Brescia dell’ANVGD. Chi finì trucidato
nelle foibe, lo fu «solo in quanto italiano, questa è la verità storica da ricordare, fascismo e comunismo non
c’entrano», esordisce il presidente dell’
ANVGD bresciana Luciano Rubessa,
aprendo i lavori.
Sono i ritornelli «italiano uguale
fascista», oppure «chi ha lasciato il
paradiso comunista lo ha fatto perché
fascista», che hanno alimentato per
decenni queste distorsioni. Di «vittime dell’odio» parla il sindaco Adriano Paroli, evocando il martirio di «100
sacerdoti uccisi in quel periodo» ed in
particolare il sacrifico di don Giuseppe Gabana, il cappellano militare della Guardia di Finanza, alla cui memoria il ministro dell’Interno ha conferito
una medaglia d’oro.
Brescia e gli esuli giuliani
Il presidente della Provincia Alberto Cavalli si spinge oltre, parlando di
«genocidio colpevolmente e
volutamente dimenticato, per ragioni
ideologiche e di realpolitik». Fatto sta
che anche Brescia, come molte città
italiane, dovette confrontarsi con il fenomeno dell’esodo, dei campi profughi (quello di via Callegari, e, in provincia, a Chiari, Bogliaco di Gargnano,
Fasano di Gardone Riviera e Villa di
Gargnano), con l’arrivo di cinque,
seimila profughi da tutta la Venezia
Giulia. «E il rapporto all’inizio non fu
facilissimo», ricorda Cavalli, per il quale «Brescia ha ottenuto dagli esuli più
di quanto abbia loro dato». Sulla stessa linea la riflessione del dirigente scolastico Giuseppe Colosio («Abbiamo
un debito di riconoscenza verso gli
esuli ed è importante il lavoro sulla
memoria in atto nelle nostre scuole»).
Franco Liberini, presidente onorario dell’ANVGD bresciana, ha enumerato una serie di «ingiustizie che non
si possono sottacere»: dalla «vergogna» dei beni abbandonati («con essi
l’Italia pagò i danni di guerra a Tito»)
agli irrisori o mai corrisposti indennizzi per la loro perdita. Fino alle polemiche che coinvolsero i presidenti
sloveno Türk e croato Mesic contro le
«parole di verità» pronunziate in passato da Napolitano.
Le parole di Napolitano
L’edizione 2009 del Giorno del
Ricordo potrebbe però segnare una
svolta distensiva per avviare quel dialogo che è sinora mancato fra Italia,
da una parte, e Slovenia e Croazia (eredi dell’ex Jugoslavia), dall’altra. Il capo
dello Stato ha detto al Quirinale che
«non hanno ragione d’essere polemiche nei nostri confronti» sul passato
storico dell’Italia. Invitando a «non dimenticare nulla delle sofferenze di
nessuno, né dei torti inflitti dal fascismo alle minoranze slave né di quelli
subìti da italiani, altrettanto innocenti,
dopo la fine della guerra».
Roberto Chiarini ha voluto distinguere tra «pulizia etnica», fra
«epurazione preventiva» che i comunisti jugoslavi esercitarono sulla classe dirigente italiana ostile all’annessione di Istria, Fiume e Zara, e «genocidio», definizione da lui non condivisa. Ha analizzato insieme la tragedia delle esecuzioni sommarie nelle
foibe (e del successivo esodo) e le violenze commesse dall’esercito italiano
nel 1941-43, gli anni dell’occupazione militare della Slovenia, costellata
da rappresaglie e deportazioni di civili accusati di proteggere i partigiani
titini.
Ha ricordato l’orrore di cui fu vittima la giovane istriana Norma Cossetto
ai primi di ottobre del 1943, in piena
riscossa partigiana, come pure la mancanza di «pietas» cristiana toccata in
sorte a molti esuli fuggiti nell’agognata
Italia dopo aver subìto dai nuovi «poteri popolari» vessazioni di ogni tipo.
«Tossine» ideologiche, virus di quella
«guerra civile a bassa intensità», spiega Chiarini, terminata solo negli anni
Novanta. Lasciando in pubblica eredità una «guerra della memoria», da
cui faticosamente il Paese cerca di uscire.
Valerio Di Donato
COMITATO DI FERRARA
Il presidente del Comitato ANVGD
ferrarese, Flavio Rabar, ci segnala questa lettera inviata dalla vicepresidente
Marisa Antollovich al quotidiano “Il
Resto del Carlino”, che volentieri riproduciamo in larga parte.
Per gli Esuli
è sempre il 10 febbraio
La storia è fatta di date e di notizie,
ma anche di testimonianze e di testimoni che possono parlare e che devono essere ascoltati. Quindi chi
meglio di un esule può parlare di esilio? L’Esilio purtroppo è una realtà che
ciclicamente si ripete troppo spesso
nella storia dei popoli. La Repubblica
Italiana riconosce con la Legge 30
marzo 2004, n.92, il Giorno del Ricordo «al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli
italiani e di tutte le vittime delle foibe,
dell’esodo dalle loro terre degli istriani,
fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda
del confine orientale» (art.1) [...].
Noi esuli istriani fiumani e dalmati
in 350 mila abbiamo abbandonato in
quel periodo le nostre terre, e sempre
ricordiamo ciò che abbiamo dovuto
subire e vivere in quegli anni, perché
ogni giorno la ferita è lì pronta a causare dolore. Perché chi parte per l’Esilio, parte contro la propria volontà,
abbandonando tutto compresa la speranza di ritornare e non basterà tutta
la buona volontà e tutta la vita per dimenticare. Dall’esilio non si torna più
a casa.
Così dopo il trattato di pace del
10 febbraio 1947, l’Italia ha perso quelle terre italiane, ma ha perso anche le
sue bellezze e la forza della sua gente,
che fiaccata dal dolore, dalla paura,
dalle sofferenze a cui fu sottoposta dal
regime di Tito, che voleva annullarne
l’italianità per poterle conquistare, si
sparpagliò per il mondo esiliando in
Italia ma anche in Australia, Canada,
Stati Uniti, Francia, Inghilterra.
L’Esule quando parte
porta con sé solo se stesso
Non ci fu permesso portare via
nulla, ci fu strappato dalle mani anche il cibo che ci doveva servire lungo il viaggio; arrivati in Italia non ci fu
permesso scendere dal treno per prendere un po’ d’acqua. Quell’Italia distrutta dalla guerra non ha saputo?
Non ha potuto? Non ha voluto?…
Ma noi Esuli abbiamo fatto di tutto per ritornare a vivere, ci siamo rimboccati le maniche, siamo ripartiti da
zero, noi che non avevamo che noi
stessi su cui poter contare. Oggi siamo qui tutti e siamo contenti e orgogliosi di poter dire ce la abbiamo fatta,
mai ci siamo mai sporcati le mani per
rubare, mai ci siamo messi agli angoli
a chiedere l’elemosina e mai abbiamo ferito altri cuori con violenza. [...]
Marisa Antollovich
COMITATO DI GORIZIA
Solenne e sobria la cerimonia principale svoltasi a Gorizia il 10 febbraio scorso presso l’Auditorium, alla presenza delle massime autorità civili,
militari e religiose. Dopo gli interventi
del sindaco Ettore Romoli e del presidente A NVGD isontina, Rodolfo
Ziberna, il Prefetto Maria Augusta
Marrosu ha conferito i riconoscimenti
ai discendenti delle vittime delle Foibe
ai sensi dell’art. 3 della Legge n. 92/
2004.
Al termine ha avuto luogo lo spettacolo di racconti e canti popolari di e
con Claudia Vigini, accompagnata alla
chitarra da Giulio Chiandetti.
Inaugurato il monumento
a Norma Cossetto
E il 22 febbraio Gorizia ha inaugurato Norma Cossetto, giovane martire delle Foibe, una via nel quartiere
della “Campagnuzza”. Alla cerimonia
ha partecipato la sorella di Norma, signora Licia Cossetto. Norma Cossetto,
nel 1943, a 23 anni, fu catturata, seviziata e infoibata dai partigiani di Tito.
Nel 2005 il Capo dello Stato Ciampi
le conferì la medaglia d’oro alla memoria al merito civile.
«Dunque, a 65 anni da quella tragedia – si legge nella cronaca di Nicola Comelli per “Il Piccolo” del 23 febbraio –, Gorizia ha voluto ricordarla,
intitolandole il tratto che collega la
parte alta alla parte bassa di
Campagnuzza, il quartiere che più
degli altri, in città, accolse gli istriani, i
polesani, i fiumani e i dalmati sfuggiti
al regime titino. «Martire infoibata
(1920-1943)», c’è scritto sul cartello,
sotto il suo nome. “Certi drammi non
possono in alcun modo essere dimenticati” ha sottolineato il sindaco
Romoli, aprendo la breve ed emozionante cerimonia. “Soprattutto oggi, di
fronte alle vergognose spinte
giustificazioniste, con le quali si vuole
sminuire la pulizia etnica che si consumò in quegli anni”.
La sorella di Norma, Licia, prima
di levare il drappo tricolore che copriva la nuova insegna stradale, è riuscita
a dire solo poche parole. “Vorrei solo
che i nostri giovani conoscessero di
più questa terribile pagina di storia
nazionale” ha sospirato. “Noi, che vivemmo in prima persona quella stagione, siamo rimasti in pochi, però. E
non possiamo fare altro che tenerci nel
cuore la nostra amata terra rossa
dell’Istria”. All’inaugurazione sono intervenuti anche i due ex primi cittadini ai quali gli esuli adottati da Gorizia
sono più legati: Antonio Scarano, che
fece realizzare il lapidario al parco
della Rimembranza, e Gaetano Valenti, che istituì, all’altezza della statua
bronzea di Cesare Augusto, il largo
Martiri delle Foibe. “Segnali fondamentali – ha fatto notare Rodolfo
Ziberna –, ai quali oggi si aggiunge
quest’altro tassello, dedicato a una figura che incarna ciò che rappresentarono per noi quegli anni tremendi
compresi fra il 1943 e il 1947”.
Alla cerimonia sono intervenuti, tra
gli altri, diversi assessori comunali, la
signora Clara Morassi Stanta, del sodalizio che riunisce i parenti dei deportati, e il prefetto, Maria Augusta
Marrosu. Quest’ultima, al termine della commemorazione, visibilmente
commossa, si è intrattenuta a lungo
con Licia Cossetto».
COMITATO DE L’AQUILA
Il Giorno del Ricordo, quest’anno,
è stato caratterizzato da una serie di
manifestazioni, ma una soltanto, quella voluta dal presidente Gobbo, ha
avuto un risvolto profondo, altamente
morale e spirituale. Livio Gobbo ha
espressamente formulato il desiderio
di ricordare i Martiri delle Foibe con
una funzione religiosa, che si è tenuta
nel pomeriggio del 10, presso la Chiesa di S. Chiara dei Padri Cappuccini
Rodolfo Ziberna,
presidente del Comitato
isontino
de L’Aquila. La celebrazione
eucaristica è stata officiata da Padre
Luciano, già Padre provinciale della
predetta Comunità Religiosa d’Abruzzo. La chiesa presenta, al centro
dell’altar maggiore, una pala che riproduce i Santi Chiara e Francesco
d’Assisi dipinti dall’artista esule
fiumano Visentini.
Questo luogo sacro ha con accolto, nella sua intimità, iscritti all’ANVGD,
simpatizzanti e comuni cittadini de
L’Aquila intenti a ricordare i tragici
eventi legati alle Foibe e al successivo
esodo di 350.000 esuli Istriani, Giuliani
Dalmati e Fiumani. Il sacerdote, con
una lettura della Genesi (Caino uccisore di Abele) ha intenzionalmente ricordato – unitamente alla prof.ssa
Aniceti – i tanti e tanti Caduti innocenti gettati nelle cavità carsiche che
impropriamente espletarono il triste
ufficio di sepolcri. Tali vite umane,
infoibate a prescindere dai propri ideali, dalle proprie uniformi e dai propri
schieramenti, dal proprio status di cittadini, espiavano così una sola colpa,
di essere Italiani. Uniti come non mai
abbiamo voluto ricordare, assorti nella fede cristiana, tutti i nostri fratelli
infoibati, tutti i Caduti: partigiani, operai, fascisti, soldati, perseguitati, comuni cittadini ed esuli Istriani, Giuliani,
Dalmati e Fiumani.
Marcello Rocchi
Gorizia, un particolare dell’affollatissimo Auditorium,
ove si è commemorato il 10 Febbraio alla presenza del sindaco
Ettore Romoli, del presidente ANVGD isontina, Rodolfo Ziberna
e del Prefetto Maria Augusta Marrosu, che ha conferito
i riconoscimenti ai discendenti delle vittime delle Foibe
Gorizia: interviene il sindaco Ettore Romoli
8
DIFESA ADRIATICA
Aprile 2009
dai comitati
COMITATO DI LATINA
Nella mattinata del 10 febbraio, il
sindaco on. Vincenzo Zaccheo, dopo
aver partecipato alla Messa nella Chiesa dell’Immacolata, ha reso omaggio
ai Martiri delle Foibe con la deposizione di una Corona al Monumento
di Piazzale Trieste. Alla cerimonia erano presenti, il presidente del Comitato ANVGD cav. Benito Pavazza, una rappresentanza della folta comunità
giuliano-dalmata residente a Latina, le
autorità militari, civili e religiose del
capoluogo. La giornata è proseguita
presso il Teatro D’Annunzio con un
evento che ha visto presenti in sala le
scuole della provincia. Durante la
manifestazione sono state lette alcune testimonianze. La commemorazione dei martiri delle Foibe ha per il capoluogo un significato particolare, in
quanto esso è stato toccato direttamente dalla tragedia: molti esuli e sfollati,
infatti, trovarono rifugio nei campi di
Latina e Gaeta.
Ha detto tra l’altro il sindaco
Zaccheo: «È con grande emozione che
sono qui a condividere con Voi questo momento così intenso: la Giornata del Ricordo, omaggio alla memoria
di tanti nostri connazionali vittime
delle foibe e costretti a fuggire da Fiume, dall’Istria e dalla Dalmazia al termine della seconda guerra mondiale,
sotto la spinta della pulizia etnica delle milizie jugoslave. […] Il riconoscimento del supplizio patito, è stato un
atto di giustizia nei confronti di ciascuna di quelle vittime. Un gesto che
ha consegnato le loro esistenze alla
realtà presente e futura, perché le custodisca nella pienezza del loro valore. […]Questa mattina insieme agli
amici dell’Associazione Venezia
Giulia e Dalmazia abbiamo deposto
una corona al monumento che due
anni fa abbiamo insieme fortemente
voluto realizzare a Villaggio Trieste
[…]. È un segno di speranza ed anche
un monito perenne affinché con la
memoria di quei dolorosi eventi, siano sempre conservati e difesi anche e
soprattutto i valori di identità nazionale a cui gli esuli sono legati. […] Latina si distinse, in controtendenza rispetto a molte altre province, per come
seppe accogliere gli esuli giulianodalmati. È la conferma del nostro sano
Dna, della straordinaria capacità tutta
latinense, di saper gestire un delicato
processo di integrazione solidale i cui
risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti,
con le comunità giuliano dalmate perfettamente inserite nel nostro tessuto
sociale pur attente a mantenere vivo il
proprio legame coi territori d’appartenenza […]».
(fonte telegolfo.com)
DELEGAZIONE DI LUCCA
Le celebrazioni del Comune
Il Comune di Lucca ha commemorato il Giorno del Ricordo in due
distinti momenti: il giorno 10 febbraio
con la celebrazione ufficiale, alla pre-
senza delle associazione combattentistiche e d’arma e dei rappresentanti dell’Anvgd, guidati dalla delegata Viviana Dinelli, deponendo una
corona al monumento dei Caduti in
piazza XX Settembre, e in seguito nell’ambito della seduta del Consigli Comunale.
Nella seduta serale si è infatti celebrata la memoria dei martiri delle Foibe
e dell’esodo della popolazione italiana. «Con il ricordo di questa tragedia
– ha detto il Presidente del Consiglio
Marco Agnitti –, sia pure dopo mezzo
secolo di colpevole oblio, la Repubblica Italiana ha inteso restituire memoria e dignità a quelle donne, a quegli uomini e a quelle tante storie che
appartengono alla nostra memoria
collettiva nazionale». Agnitti ha poi
ricordato le vicende di quelle decine
di migliaia di italiani che abitavano in
quelle terre e che furono travolti da un
odio e da una furia sanguinaria che
assunse i contorni sinistri della pulizia
etnica: «Le foibe del Carso – ha proseguito – diventarono così le fosse comuni nei quali furono precipitati, dai
partigiani comunisti del Maresciallo
Tito, tanti nostri connazionali. Pensando a quella tragedia, dobbiamo però
essere ancor più consapevoli che l’Europa che stiamo cercando di costruire, attingendo alle nostre migliori tradizioni di civiltà, libertà e solidarietà,
è un Europa che nasce proprio dal rifiuto dei nazionalismi esasperati. Ecco
allora che questa giornata non deve
essere sprecata per riletture storiche o
improbabili revanscismi, ma per
ricomporre, sia pure a fatica, quel
mosaico di coscienza e di memoria
nazionale, uscito gravemente leso dagli errori e dagli orrori della seconda
guerra mondiale. Sono sicuro – ha
concluso Agnitti – che questo sia il
miglior modo per onorare quei morti
e non rendere inutile il loro sacrificio».
Sullo stesso tema è intervenuta anche
un’allieva del Liceo Classico “N.
Machiavelli”, Sara Carnicelli.
…E della Provincia
Il 19 febbraio una delegazione di
esuli istriani e dalmati che abitano a
Lucca sono stati ricevuti in Provincia,
presenti numerosi studenti delle scuole superiori di Lucca, che hanno ascoltato i toccanti racconti nell’incontro
svoltosi a Palazzo Ducale. Un incontro molto intenso, particolare, a
tratti anche commovente, nel corso del
quale il presidente della Provincia Stefano Baccelli e il presidente del Consiglio provinciale Giovanni Gemignani
hanno incontrato una delegazione formata da esuli e loro parenti istriani,
dalmati e giuliani che vivono sul nostro territorio, insieme coi rappresentanti provinciali dell’ANVGD.
Alla cerimonia, apertasi con le note
dell’Inno di Mameli, hanno preso parte anche gli studenti di alcune scuole
superiori di Lucca (il Liceo classico
“Machiavelli”, il Liceo scientifico
“Vallisneri”, il Liceo artistico e gli Istituti professionali “Giorgi”, “Civitali” e
“Pertini”) ai quali, nell’occasione, il
presidente Gemignani ha consegnato
copia del libro intitolato Esodo, la tragedia degli italiani di Istria, Fiume,
Dalmazia e Venezia Giulia pubblicato dalla Fondazione Perlasca di Padova e curato dalla prof.ssa Adriana
Ivanov, di origine dalmata.
Gli amministratori e gli studenti
hanno ascoltato con grande attenzione e partecipazione le storie ricche di
sofferenza per l’esodo, per il sequestro di tutti i beni materiali, per coloro
che hanno perso parenti e amici vittime delle foibe. Racconti e testimonianze toccanti, piene di dignità e di riscatto personale di chi si trovò a Lucca,
nel dopoguerra, ospitato nel campo
profughi ricavato al Real Collegio con
il proprio futuro interamente da ricostruire. E proprio agli esuli il presidente del consiglio provinciale Gemignani
ha donato una pergamena con un
pensiero della scrittrice e giornalista
napoletana Rosemary Jadicicco.
«Occasioni come questa – ha dichiarato il presidente della Provincia
Baccelli rivolgendosi agli studenti –
sono fondamentali per le nuove generazioni per ricostruire la memoria storica di fatti tragici e di crimini caduti
nell’oblio per tanti anni. Non dobbiamo aver paura di essere curiosi, di sapere, di scoprire e capire. Si tratta di
racconti che contribuiscono ad arricchire le nostre conoscenze e a costruire un’identità e un sistema di valori
fondato anche sui fatti reali, sull’umanità e sulla solidarietà».
«Ricordare e onorare il loro sacrificio non vuol dire odio e vendetta –
ha affermato il presidente del Consiglio provinciale Gemignani –. Ma un
atto d’amore alla memoria italiana.
Solo la verità può rendere l’uomo libero e solo la storia può rendere giustizia ad un popolo».
La Provincia di Lucca – tra le prime ad aver recepito la legge che istituisce il 10 febbraio come Giorno del
Ricordo con un documento approvato il 22 aprile 2004 – partecipa ogni
anno, insieme con il Comune di
Lucca, alla commemorazione ufficiale, con lo scopo di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime nelle
foibe, dell’esodo dalle loro terre degli
istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Il presidente del consiglio provinciale Gemignani è stato a Trieste, invitato dal Comune, in occasione dell’inaugurazione della stele realizzata
in ricordo di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana infoibata nel
1943 e alla cui memoria l’ex capo
dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ha
conferito nel 2006 la medaglia d’oro.
Infine, ecco il testo riprodotto sulla pergamena consegnata agli esuli
istriani e dalmati dalla Provincia di
Lucca: «Una negra fossa, un orrido
spalanca le sue profonde fauci l’anima già non è più col corpo martoriato, solo un filo spinato tutti sorregge e
lega insieme all’ultimo respiro la fine
è l’anelato traguardo in una cupa notte senza luce né speranza Addio! Preghiamo e marciamo addio Patria ormai lontana e ingrata,addio per sempre».
Viviana Dinelli
Delegata Lucca ANVGD
COMITATO
DI MASSA CARRARA
Il Giorno del Ricordo, è iniziato la
mattina con il raduno pressi l’ex Campo Profughi di Marina di Carrara, davanti all’entrata della Fiera:
dispiegamento di forze dell’ordine,
blocco del traffico sul Viale, e processione, con larga partecipazione di
pubblico, e in testa tutte le Autorità.
Il Silenzio, suonato da una tromba
e la posa di una corona alla Lapide
installata all’interno dell’ex Campo
Profughi, a memoria dei Caduti delle
Foibe e dell’Esodo, sensibilizzava tutti
i presenti, coinvolti spiritualmente.
Quindi presso il salone dell’Auser vicina ha avuto inizio la cerimonia di
commemorazione, aperta dal saluto
del vicesindaco di Carrara, del prefetto dott. Striccoli, del presidente della
Provincia Angeli, della vicepresidente
del Consiglio comunale, del consigliere comunale Boni, che ha letto un
saggio, molto toccante e coinvolgen-
te dell’assessore alla Cultura prof.ssa
Bernardini, quindi del presidente provinciale dell’ANVGD Sergio Tabanelli e
del segretario Vittorio Miletti, intervenuto con una testimonianza. Una cerimonia, questa, che ha potuto contare, oltre che del numeroso e attento
pubblico, sulla presenza di alcune
decine di giovani, in rappresentanza
dell’Istituto scientifico “G. Marconi” di
Carrara.
Il segretario ANVGD carrarese, Vittorio Miletti, ha rivolto un appello ai
rappresentanti politici presenti, affinché la manifestazione non sia l’unica,
nel corso dell’anno, perché se così fosse la Nazione Italiana, avrebbe pagato il debito morale, nei confronti degli
esuli con l’istituzione del Giorno del
Ricordo e tutto si esaurirebbe con esso.
Non è così e non può essere così, ha
aggiunto Miletti, altri passi devono essere fatti, per risolvere i problemi ancora aperti, come quelli che riguardano l’equo indennizzo dei beni abbandonati, utilizzati dai governi dell’epoca, per pagare i danni di guerra all’ex
Jugoslavia. Ed ha auspicato che trionfi
la giustizia, la coerenza, la veridicità e
il buon senso anche nei confronti degli Esuli.
Nel pomeriggio, S. Messa, a Marina di Massa, officiata da Padre Persich,
istriano, il quale ha pronunciato
un’omelia che ha toccato i cuori di
tutti. Era presente alle cerimonie una
delegazione dell’ANVGD di Livorno
nelle persone del vicepresidente Mario Cervino e dell’ammiraglio Molli.
Vittorio Miletti
DELEGAZIONE
DI MESSINA
In occasione del 10 Febbraio, anche a Messina sono state ricordati, con
una serie di iniziative, le vittime delle
Foibe e l’Esodo dei Giuliani, Fiumani
e Dalmati dalla loro terra.
Gli appuntamenti hanno preso il
via la mattina, nella piazzetta recentemente intitolata ai Martiri delle Foibe
e agli Esuli, dove è stata deposta una
corona d’alloro dal sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, e dal responsabile del Comitato “10 Febbraio” cittadino, Nino Maisano.
Sempre la mattina, il prefetto di
Messina, Francesco Alecci, ha consegnato l’onorificenza al sig. Domenico
Armato, fratello del vicebrigadiere della Guardia di Finanza Giuseppe, ucciso a Grobnico nel giugno 1945. A
seguire, nel Palazzo dei Leoni, sede
della Provincia regionale di Messina,
l’inaugurazione di una mostra di foto
e documenti sulle Foibe e sull’Esodo.
L’esposizione, allestita dalla sig.ra
Maria Cacciola, responsabile dell’Associazione provinciale Congiunti dei
Deportati scomparsi o uccisi in Jugoslavia, si compone di 15 pannelli che,
partendo da un percorso storico-geografico evidenziano la romanità, la
venezianità e l’italianità dell’Istria e
della Dalmazia e gli eccidi e le stragi
delle Foibe dal 1943 al 1945-’46 con
il conseguente esodo. Non mancano
espositori con la rassegna stampa delle varie iniziative prese a Messina e
provincia negli ultimi anni sull’argomento e l’elenco dei 59 Messinesi vittime dell’ odio dei partigiani comunisti titini.
Subito dopo, nella stessa sede, si è
svolto il convegno «Le Foibe dalla strategia della tensione alle prospettive di
solidarietà» i cui lavori, moderati dal
giornalista Davide Gambale, sono stati
introdotti dal docente di Geografia
umana dell’Ateneo messinese Josè
Gambino, che, insieme a Paolo
Spadafora del movimento nazionale
“Continuità Adriatica”, ha approfondito il significato della giornata. Ha
concluso il convegno la poetessa
dialettale Maria Costa che ha recitato
una poesia sui martiri di Basovizza.
In serata, una Messa in suffragio
delle vittime delle Foibe è stata celebrata su iniziativa della locale Associazione dell’Arma di Cavalleria.
Maria Cacciola
COMITATO DI NOVARA
Con il Comune di Novara si è organizzata la ricorrenza del Giorno del
Ricordo, iniziata la mattina di martedì
10 febbraio nella Chiesa di S. Giovanni Battista Decollato con una Messa
di suffragio in ricordo dei martiri delle
Foibe. La partecipazione è stata notevole, con la rappresentanza del Prefetto, del Questore, del Comune di
Novara, della Provincia, di Associazioni d’arma, di personalità civili e militari, un considerevole gruppo di Labari
e Bandiere, con i Gonfaloni della Città e della Provincia di Novara. Durante la S. Messa la prof.ssa Nerea Pagani
ha letto la Preghiera dell’esule, di
mons. Santin, poi un trombettiere ha
suonato il Silenzio.
Al termine del rito liturgico, presso
la lapide in Largo Martiri delle Foibe,
al Villaggio Dalmazia di Novara, si è
tenuta la cerimonia della posa delle
corone, con la partecipazione delle
massime autorità cittadine e militari.
Hanno preso la parola, l’assessore alla
Cultura del Comune di Novara, il
vicepresidente della Provincia di
Novara, l’on. Gianni Mancuso, e per
ultimo il presidente del Comitato di
Novara, Sardi. Al suono del Silenzio e
con un minuto di raccoglimento è terminata la cerimonia.
Nel ciclo dei programmi previsti
per il Giorno del Ricordo, giovedì 12
febbraio alle 15.00, presso l’Istituto
Tecnico “Omar”, in Baluardo
Lamarmora 12, presentazione del video Profughi. Racconti di italiani arrivati nella Novara del dopoguerra, a
cura dell’Istituto Storico della Resistenza “P. Fornara” di Novara, con il contributo della Provincia.
Comitato di Palermo
Il giorno 6 febbraio, alle ore 11.00
nella sala Rostagno del Palazzo delle
Aquile, il presidente del Comitato
ANVGD Gino Zambiasi ha partecipato,
quale invitato, alla conferenza stampa indetta alla vigilia del Giorno del
Ricordo, che ha visto presenti tanti cittadini, la stampa, esponenti del mondo dell’istruzione, che hanno deciso
di aderire istituzionalmente per ricordare i tanti martiri ed i 350mila esuli.
In particolare modo era presente la
consulta provinciale studentesca rappresentata da Emanuele Domanico,
che ha dati notizia dell’iniziativa, in
collaborazione con la RegioneVeneto,
di diffondere nelle scuole che ne avevano fatto richiesta un kit composto
dalla bandiera italiana, un libro e un
dvd dal titolo «Le radici del ricordo»;
iniziativa condivisa ed approvata dall’assessore comunale alla Pubblica
Istruzione Raul Russo. In Sicilia si contano circa 300 martiri riconosciuti e
fino ad oggi dimenticati.
Nella conferenza stampa suddetta il presidente Zambiasi ha proposto
all’assessore provinciale Dario Falzone
di realizzare una stele raffigurante una
Foiba e una lapide con i nomi dei
martiri di Palermo e provincia.
L’interlocutore ha accettato la proposta dando al rappresentante ANVGD il
mandato di «espletare tutte le procedure per eseguire tale progetto e di tenerlo informato al momento del
completamento per poter realizzare
istituzionalmente l’idea».
Aprile 2009
9
DIFESA ADRIATICA
dai comitati
In Piazza Politeama
il raduno degli Esuli
Nel pomeriggio, a Palermo, nella
stupenda Piazza Politeama si è svolto
il raduno dei profughi Istriani Fiumani
Dalmati, che con cartelli in mano recanti i nomi Fiume, Pola, Zara, e le
nostre belle bandiere al vento, si sono
uniti al Corteo Tricolore, promosso dal
Comune e dalla Provincia di Palermo
con alla testa l’assessore comunale
alla Cultura, Giampiero Cannella, signori di una certa età ma fieri di essere
lì presenti a testimoniare il sacrificio
umano della guerra, un’ottantina di
ragazzi del “10 Febbraio”, che percorrendo Via Ruggero Settimo, Piazza
Massimo, Via Maqeda, Via Sgarlata,
hanno raggiunto il Mausoleo del Milite Ignoto, dove dopo una breve omelia da parte di Don Andrea di Paola,
Cappellano Capo Reg. Sicilia della
Guardia di Finanza, è stata deposta una
corona in memoria ai martiri di tutte
le guerre, ai martiri delle Foibe e ai
350mila Esuli dell’Istria Fiume e
Dalmazia.
Alla fine della cerimonia l’arch.
Salamone, preposto alla toponomastica, sottoponeva per la firma all’assessore Giampiero Cannella l’assegnazione di una villetta in memoria dei
«Martiri delle Foibe», località Viale
Principe di Scalea. Questa manifestazione è stata seguita da “Il Giornale di
Sicilia”, con un’intera pagina a colori.
A seguire, alle ore 18.30, nella Chiesa
di S. Eugenio Papa, alla presenza di
diverse autorità cittadine e militari, di
tutte le associazioni d’arma di Palermo è stata celebrata una S. Messa.
Ufficianti, il parroco Padre Felice Lupo
ed don Andrea di Paola: una funzione
piena di momenti forti, per la mirata
omelia sul nostro sacrificio, sulle nostre rinunce, le nostre paure. Poi per
quelli che sono rimasti vivi, la rinuncia forzata della loro tanto amata terra.
Gli incontri con le scuole
Presso l’Istituto “Regina Margherita”, sempre a Palermo, dove insegna il
prof. Francesco P. Calvaruso, con la
collaborazione della preside dell’Istituto prof.ssa Concetta Guagenti e di
altre cinque classi oltre alla sua, il Comitato ANVGD ha incontrato i ragazzi,
molti dei quali presenti anche l’anno
precedente. Non c’erano purtroppo i
fratelli Roberto e Adolfina (Lucia per
gli amici) Hodl, colpiti da un grave
lutto. La loro presenza nel passato è
stata toccante e fondamentale, poiché
la loro storia porta alla luce le vicende
della sorella Enrichetta, strappata alla
famiglia nel centro di Fiume all’età di
18 anni per mano di una banda di
aguzzini titini. Il fratello e la sorella
onorano la Sua memoria, senza mai
stancarsi di parlare di Lei continuando a cercarla invano. Tema dell’incontro è stata la proiezione di un video
sulla nostra storia commentato dal
prof. Calvaruso. Al termine della proiezione erano tantissimi i ragazzi interessati alla nostra storia, che non conoscevano, e che non hanno mancato di criticare l’assenza, su questi temi,
della scuola; mentre abbiamo potuto
raccogliere i risultati della semina effettuata l’anno precedente, in quanto
molti alunni che avevano partecipato
alle giornate organizzate gli anni precedenti, si sono offerti per fare qualcosa di più, ed in particolare i rappresentanti della Consulta provinciale
degli studenti, che ha organizzato un
incontro al Liceo “Vittorio Emanuele”
ed una mostra fotografica alla Facoltà
di Architettura.
Altre iniziative si sono svolte presso altri Istituti scolastici, come nel Liceo Classico “Meli” che ha ospitato
una mostra fotografica sugli eccidi
delle Foibe.
Il 10 Febbraio, nella Sala consiliare
del Comune di Bagheria s’è svolto un
convegno sul periodo tra gli anni 1943
e 1945 con Michelangelo Ingrassia,
docente universitario di Storia contemporanea ed una qualificata rappresentanza di esuli. Con loro gli studenti
delle scuole medie superiori. Infine, a
Marsala (Trapani), incontro presso il
Liceo Scientifico “Rugeri”, sabato 7
febbraio, promosso dalla prof.ssa Letizia Arcara, assessore comunale all’Istruzione. Presenti, con la rappresentanza di esuli, una decina di docenti
di Storia e Filosofia con i loro alunni,
consiglieri comunali ed il prof. Francesco P. Calvaruso (segretario del Comitato ANVGD palermitano), che dopo
una breve premessa sulle Foibe, ha
proiettato un filmato di sua produzione, 50 minuti di proiezione accompagnate da un silenzio “religioso”, data
la durezza delle scene. Terminata la
proiezione si è aperto un dialogo con
gli studenti, ai quali Zambiasi ha risposto con equilibrio. Tra i presenti,
nella affollata platea, tre signori anziani: uno aveva perso un fratello in Istria,
l’altro era riuscito a fuggire, il terzo alla
fine del conflitto era già a Udine. Al
momento dei saluti abbiamo dovuto
promettere un prossimo incontro.
Gino Zambiasi
COMITATO DI PESCARA
Mai come quest’anno, il Comitato
provinciale ANVGD è stato attivo nella
celebrazione del Giorno del Ricordo.
Il presidente Mario Diracca ha profuso ogni sua energia affinché il livello
fosse di alta qualità e diffuso sul territorio. Per tempo sono stati avviati contatti con autorità locali ed organizzazioni parallele. I momenti più significativi sono stati l’inaugurazione di un
monumento alle vittime giulianodalmate, fortemente voluto dal sindaco di Montesilvano (Pescara) Pasquale Cordoma, che lo ha scoperto insieme a Paolo Orrei, prefetto di Pescara.
Il manufatto è stato progettato e realizzato dagli studenti del Liceo Artistico pescarese sotto la guida dei loro
docenti, in pietra della Maiella, così
simile alla carsica pietra d’Istria. All’inaugurazione, martedì 10 febbraio
2009, erano presenti tutti i comandanti
delle Forze armate e di polizia, il
vicequestore Grimani, assessori comunali, rappresentanti delle associazioni
combattentistiche e d’arma.
La cerimonia, semplice ma toccante, ha toccato il suo apice con gli interventi del sindaco Cordoma, del prefetto Orrei e la testimonianza dello stesso Mario Diracca, profugo da Fiume.
Tutta la cittadina di Montesilvano, che
conta circa 50.000 abitanti, ha risposto con una buona partecipazione di
popolo e scolaresche malgrado il vento
gelido della mattinata. Per coloro che
volessero vedere l’unico monumento
alle foibe esistente in Abruzzo, notifichiamo che si trova nei giardini pubblici della via Vestina, il Chilometro
Lanciato del vecchio circuito della
Coppa Acerbo di automobilismo.
La commemorazione
nel capoluogo
La grande manifestazione ufficiale, a livello provinciale, ha avuto luogo a Pescara, sabato 14 febbraio, nella Chiesa dello Spirito con una Messa
officiata da mons. Tommaso
Valentinetti, arcivescovo della diocesi, con la partecipazione del coro degli alpini, di fronte ad un nutrito pubblico composto da amici, simpatizzanti, sostenitori e da tanti giovani studenti liceali dell’Istituto “Bertrando Spaventa” di Città Sant’Angelo e del
“Marconi” di Pescara. L’alto prelato ha
ricordato, con parole toccanti, la tragedia del genocidio e dell’esodo nella
S. Messa celebrata in suffragio dei nostri Defunti che riposano ovunque nel
mondo. Al termine, alla presenza delle più alte autorità politiche, a cominciare da Paolo Fornarola, assessore alla
Cultura della Provincia di Pescara in
rappresentanza del Presidente, con
Lorenzo Sospiri consigliere comunale
e regionale, Nicola Ricotta consigliere provinciale, Armando Foschi consigliere nazionale Federcasa, Alessandra Petri consigliere regionale,
dai sindaci di Città Sant’Angelo, Elice
e Montesilvano, rispettivamente Graziano Gabriele, Giuseppe Tafuri e Pasquale Cordoma, dal presidente del
Consiglio comunale di Pescara, Vincenzo Dogali e dall’ex provveditore
agli Studi, Sandro Santilli, un corteo di
almeno duecento persone si è recato
dalla chiesa in Piazza Martiri Giuliano-Dalmati dove il parroco, don Giorgio Gemini, ha impartito la
benedizione durante la deposizione
sul cippo di una corona d’alloro. Un
evento particolarmente sentito visto
anche il consistente numero di esuli
presente in provincia di Pescara che
poi si sono ritrovato per l’annuale assemblea dei soci ANVGD. L’intera manifestazione ha avuto larga eco su
stampa e televisioni locali.
Le celebrazioni
negli altri Comuni
Il Comitato provinciale ha poi dato
vita a celebrazioni del Giorno del Ricordo anche in altri Comuni, grazie
alla collaborazione dei suoi soci. I centri della provincia di Pescara che hanno voluto celebrare il 10 Febbraio sono
stati diversi.
Citiamo quelli nei quali nostri soci
si sono recati a rendere testimonianza, grazie alla sensibilità delle amministrazioni: Spoltore, con folto pubblico anche di scolaresche, alla presenza del sindaco Franco Ranghelli e dei
soci Miryam e Donatella Bracali;
Loreto Aprutino, con la presenza di
Giovanna Niccoli; Città S. Angelo e
Penne, importanti centri dove i consigli comunali si sono attivati per
sensibilizzare la popolazione. Ricordiamo anche l’importante collaborazione col comitato 10 Febbraio nei tre
maggiori centri della provincia di
Chieti: lunedì 9 febbraio a Vasto, nel
Municipio, alla presenza del sindaco
Luciano Antonio Lapenna, dell’assessore alla Cultura Francescopaolo
D’Adamo, del sen. Fabrizio Di Stefano, del consigliere regionale Tagliente
e di un folto pubblico di cittadini e studenti. Hanno fornito testimonianza la
profuga da Antignana Magda Rover ed
il profugo da Pola Tommaselli.
Martedì 10 febbraio a Lanciano,
alla presenza del sempre sensibile sindaco Filippo Paolini e col prof. Vincenzo Centorame che ha offerto una
commemorazione storica impareggiabile, con la massiccia partecipazione
di un pubblico nutrito ed attento; mercoledì 11 febbraio a Chieti, con la testimonianza di Alfredo Puccinelli, profugo da Zara.
In questa città dobbiamo lamentare la scarsa sensibilità dell’amministrazione comunale che all’ultimo
momento ha negato la sala consiliare
dirottando la manifestazione a Palazzo De Pasquale, dove si è stati costretti a rimandare indietro diverse classi
di studenti perché i locali messi a disposizione, sebbene non piccoli, erano decisamente insufficienti.
Si segnala la dignitosa dichiarazione del vicepresidente del Consiglio comunale, avv. Di Primio, che ha porto
le sue scuse personali a nome della
città, per la scarsa sensibilità
evidenziata da sindaco e Giunta.
COMITATO DI TRENTO
Il 31 gennaio a Rovereto ed il 1°
febbraio a Trento il Comitato provinciale di Trento e Delegazione di
Rovereto hanno presentato, con il contributo del Comune di Rovereto, dell’
Accademia degli Agiati, della Regione e Provincia e dei Musei Storici di
Rovereto e di Trento, la conferenza
«Trentini in Istria. Istriani in Trentino»,
che ha riscosso un grande successo.
Il 10 Febbraio, appuntamento al
Liceo “Prati” di Trento; l’Aula Magna
era affollata dagli studenti delle ultime
classi, con i loro insegnanti, ospiti e gli
Esuli in buon numero. Il preside ha fatto
un cenno introduttivo, quindi sono
intervenuti la rappresentante della Provincia, il prof. Ferrandi del Museo Storico del Trentino e chi scrive. È noto
che agli studenti i discorsi commemorativi non piacciono molto e quindi,
prima di esporre il mio pensiero, ho
presentato gli Esuli in Aula Magna: tutti
si sono alzati in piedi, suscitando l’interesse degli studenti. Tra gli Esuli alcuni che hanno avuto familiari
infoibati, quindi la “bambina con la
valigia” signora Haffner, quindi
Mariangela Tarticchio Fabbris e
Zeffirino Girardelli. Silenzio e la commozione palpabili, questi ultimi hanno raccontato come sono scomparsi i
loro cari. Ho poi brevemente spiegato
la situazione sul confine orientale fra
il 1943 ed il 1954. Nei corridoi del
Liceo era stata allestita, molto bene,
la Mostra «Istria, Fiume e Dalmazia».
Nei giorni seguenti il Commissario del
Governo, Michele Mazza, mi ha chiamata per illustrare la Mostra, anche ai
rappresentanti di classe del Liceo Prati.
Le S. Messe in memoria degli
infoibati e dell’Esodo, a Trento ed a
Rovereto sono state celebrate rispettando la sacralità del cerimoniale e
sono state accompagnate dal coro di
Meano a Trento e dal coro della parrocchiale di S.Caterina a Rovereto. La
deposizione delle corone al monumento-lapide di Trento, alquanto
decentrato, non ha avuto la medesima folla presente invece nella Piazzetta
Vittime delle Foibe a Rovereto. Il Commissario del Governo Mazza ha promesso il suo impegno per far spostare
la significativa lapide in centro Città in
modo da fare partecipi anche gli studenti del momento di raccoglimento.
A Rovereto, il 31 gennaio 2009 si
è tenuta la conferenza «Trentini in
Istria. Istriani in Trentino» nella affollata Sala Conferenze della Fondazione
Cassa di Risparmio di Trento e
Rovereto. Relatori per i Trentini in Istria
il prof. Guido Rumici, per gli Istriani
in Trentino il prof. Fabrizio Rasera. Il
prof. Rumici ha riassunto quanto nella sua pubblicazione Pedena un paese nella bufera descrive, mettendo in
luce la figura di un sacerdote trentino,
mons.Pietro Rensi che ha sopportato
le angherie di fascisti, tedeschi e jugoslavi pur di salvare i suoi parrocchiani, se stesso e, per quanto possibile, i
soldati italiani che tentavano di sfuggire alla furia del nemico che, di volta
in volta poteva essere tedesco o jugoslavo. Riuscito nel suo intento, a guerra finita, finalmente nel 1948 riusciva
a ritornare in Trentino. Rumici ha poi
ricordato un altro sacerdote trentino,
di Flavon, don Felice Odorizzi al quale tutti noi di Pola dobbiamo essere
grati: egli ha accompagnato gli Esuli
che partivano con la motonave “Toscana” per tutti i sette viaggi; ben lo
ricorda il film girato nel 1946 «La città
dolente». Ancora Rumici ha ricordato
le centinaia di maestri e professionisti
trentini che andarono in Istria e
Dalmazia ad insegnare; un nostro socio ha trovato un elenco di 400 nomi
di insegnanti delle scuole rurali. Ci furono poi gli insegnanti statali e tra questi la maestra Jolanda Vecchietti, di
Trento, che ha scritto Diario Dalmata,
serena autobiografia di una maestrina
che, in tempo di guerra, si trova a dover insegnare e vivere in un paesino di
pescatori della Dalmazia. La maestra
Vecchietti, tuttora vivente, ha ancora
rapporti epistolari con i suoi ex alunni. Purtroppo non tutti gli insegnanti
italiani ritornarono.
Il prof. Fabrizio Rasiera ha delineato la figura di Fabio Filzi, nato a Pisino
d’Istria. Il padre trentino, d’impronta
asburgica, era insegnante di italiano,
latino e tedesco al Liceo tedesco di
Pisino, la madre era nativa del centro
istriano. Fabio Filzi, dalla personalità
contrastante, a volte ribelle altre ligio
agli schemi impostigli dal padre, si trova a vivere in un momento storico
importante, determinato dall’irredentismo, ma segue anche la sua indole di
studioso, molto legato alla personalità
della madre amatissima.
Studia legge e frequenta, come
praticante. lo studio dell’avv. Pischel,
senza peraltro assorbirne gli ideali
politici. La guerra lo spaventa ed ha
ricorrenti incubi di venire ucciso in
guerra. Scrive un trattato sulla crudeltà delle esecuzioni capitali e sulla
morbosità che queste creano nella
mente umana, condannando la
pubblicizzazione delle esecuzioni.
Filzi esce dalla descrizione dello storico Fabrizio Rasera come, finalmente,
essere estremamente umano e, tutto
sommato, eroe suo malgrado. Moderatori sono stati a Rovereto il prof.
Camillo Zadra, a Trento il prof. Vincenzo Calì.
Anna Maria Marcozzi Keller
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10
DIFESA ADRIATICA
Aprile 2009
Gli italiani conoscono
Gli Esuli in Canada
il termine Foibe, meno l’Esodo celebrano il Giorno del Ricordo
Illustrati a Trieste
i risultati del sondaggio promosso dal CDM
La ricerca, la prosecuzione di una cultura e i
riconoscimenti nazionali del Premio indetto a
Roma dall’ANVGD in occasione della Giornata
del Ricordo 2009 sono state le tematiche al centro di una conferenza stampa organizzata il 25
febbraio nel salotto azzurro del Palazzo municipale di Trieste. Ad accogliere il presidente della
Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani,
Fiumani e Dalmati e del CDM, Renzo Codarin e
il presidente dell’ ANVGD di Gorizia, Rodolfo
Ziberna, c’era il sindaco Roberto Dipiazza, in
virtù della recente premiazione alla città di Trieste dall’ANVGD nazionale per il premio dedicato
al 10 Febbraio e per la sua partecipazione al concerto organizzato da FederEsuli al Teatro Lirico
Giuseppe Verdi di Trieste. […]
All’incontro erano presenti anche l’assessore
alla Cultura Massimo Greco, il rappresentante
dei Dalmati Italiani nel Mondo Renzo de’
Vidovich e il presidente dei Giuliani nel Mondo
Dario Locchi, oltre ai consiglieri comunali
Manuela Declich, Andrea Pellarini, Salvatore
Porro e Giuseppe Colotti. L’occasione è stata teatro di presentazione di diverse realtà che si intersecano. In primo piano c’erano i risultati dell’indagine campione sulla percezione degli italiani sui significati del Giorno del Ricordo, al
quale ha recentemente risposto un campione di
1000 persone intervistato per un breve questionario commissionato dal Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana,
istriana, fiumana e dalmata e dalle sezioni provinciali di Trieste e Gorizia dell’Associazione
NazionaleVenezia Giulia e Dalmazia. […] Il questionario, redatto con la collaborazione dell’Istituto di ricerche statistiche Alan Normann, ha ri-
velato un quadro di maggiore conoscenza di alcuni fenomeni, come la natura precisa di cosa
sono state le foibe, mentre molta più confusione
è emersa interrogando il campione sulle possibili cause dell’esodo. Tra le differenze interne ai
soggetti, gli anziani sono risultati quelli più informati, mentre, tra le altre fasce d’età, le opinioni
sono via via meno dettagliate su entrambi i fenomeni al calare dell’età. […] In conclusione, l’indagine che ha dato alcuni importanti riscontri:
ha provato che la consapevolezza dell’esodo e
delle foibe, in pochi anni, è consistentemente
aumentata nella popolazione italiana.
Secondo i presenti, molto si deve, in questo
processo, all’istituzione del Giorno del Ricordo,
che ha consentito di portare alla luce, dopo quasi 60 anni di silenzio, la natura e la portata delle
vicende storiche che hanno riguardato gli esuli
giuliano-dalmati durante il secolo scorso.
Un solo dato, rispetto alle altre risposte fornite dagli intervistati, sembra essere in disaccordo
con le opinioni generali che evidenziano una
discreta conoscenza dei temi affrontati: quasi il
30 p.c. del campione sembra infatti considerare
l’esodo come «una migrazione in cerca di lavoro». Un risultato che ha fatto riflettere i committenti sulla necessità di continuare a promuovere
il percorso iniziato con il Giorno del Ricordo nel
2004, pur con la soddisfazione di apprendere
che molti passi sono già stati compiuti in una
direzione di maggior condivisione rispetto ad
alcuni aspetti importanti della storia italiana.
Emanuela Masseria
(la cronaca integrale
su www.arcipelagoadriatico.it)
Giuliano-dalmati
in Sud Africa ricordano
Domenica 15 febbraio al Club Italiano di
Johannesburg si è svolta la commemorazione del
Giorno del Ricordo. La cerimonia è cominciata
con una Messa celebrata dal Rev. Giuseppe de
Lama della diocesi di Pretoria che come ogni
anno ci sostiene con la sua presenza e con parole di incoraggiamento e di solidarietà. Durante
la S. Messa abbiamo avuto il supporto di Nicolò
Giuricich che ci ha allietato con una canzone. Al
termine è stato intonato l’Inno nazionale italiano
ed abbiamo osservato tre minuti di silenzio in
commemorazioni delle vittime.
Il Presidente dei
Giuliani di Johannesburg, Nicolò Giuricich, ha letto il discorso di Dario Locchi, presidente dei
Giuliani nel Mondo.
Il cav. Salvatore
Cristaudi, presidente del COMITES, ha espresso la
sua solidarietà verso i Giuliani, Dalmati ed Istriani.
Il gr.uff. Riccardo Pinna, rappresentante del CGIE,
ha tenuto un breve discorso, esprimendo sentimenti di vicinanza agli esuli. La dott.ssa Emanuela Carida, presente in vece del Console Generale d’Italia di Johannesburg, Enrico De
Agostini, ha pronunciato parole di conforto e
sostegno nei confronti della comunità giulianodalmata. Al termine è stato offerto un piccolo
rinfresco.
Toronto. Il Giorno del Ricordo è stato istituito proprio per non dimenticare. Per tenere
sempre presenti la tragedia di istriani, fiumani e dalmati, l’esodo dalle loro terre, le vittime delle
Foibe. Il 10 febbraio, quindi, in qualunque parte del mondo adesso vivano, gli italiani di quelle
zone, complessivamente 350mila, ricordano. E lo fanno con dolore. «Un dolore infinito – dice
Guido Braini, presidente del Club Giuliano-dalmato di Toronto – è una giornata triste per tutti
noi perché ci ritornano in mente le Foibe, i soprusi, l’esodo, la paura».
E così i giuliano-dalmati di Toronto hanno ricordato assistendo alla celebrazione di una
Messa nella St. Peter Church di Woodbridge: «Abbiamo sistemato sull’altare un mazzo di fiori
avvolto nel tricolore», ha aggiunto Braini.
Dopo la cerimonia religiosa i presenti hanno raggiunto il Centro Veneto per riunirsi nella
sala La Fenice: «Qui abbiamo servito un rinfresco e abbiamo proiettato un documentario
sull’Italianità della Dalmazia eravamo quasi 80 persone e abbiamo trascorso il pomeriggio
assieme chiacchierando e ricordando soprattutto le nostre origini, la nostra storia nella speranza che anche l’Italia si adoperi affinché le future generazioni sappiano, studino anche sui libri
di storia gli eventi che portarono a quel trattato di Parigi del 1947».
«Abbiamo anche letto una lettera inviataci da Dario Locchi, presidente dei giuliano-dalmati
nel mondo – ricorda Braini – un messaggio carico di affetto che ci ha fatto tanto piacere».
Argentina, gli Esuli
commemorano il 10 Febbraio
Buenos Aires. Non sono mancati gli Esuli
giuliano-dalmati alla celebrazione del Giorno del
Ricordo in Argentina, tenutasi nella Chiesa Mater
Misericoridiae di Buenos Aires, addobbata da
tante bandiere con il Tricolore italiano e argentino,
celeste e bianco.
Nonostante il caldo intenso una folta rappresentanza di profughi ha partecipato alla cerimonia religiosa, aperta dalle bandiere italiana,
argentina, dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia,
di Gorizia, di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia. Al loro passaggio un intenso e commosso applauso si è levato dai banchi. La S.
Messa è stata ufficiata dal Padre F. Pesce, con
letture di Marina Marincovich, e del
rappresentante del Consolato Generale d’Italia di Buenos Aires, Marcello
Valeri.
Nell’omelia Padre Pesce, rievoca
con parole semplici e sentite la storia
degli Esuli giuliani e dalmati, suscitando la loro commozione.
Al termine della Messa è stato in-
tonato il Va’ pensiero accompagnato dall’organo
Ed anche a Mar del Plata, domenica 15 febbraio è stata celebrato il Giorno del Ricordo.
Nel corso della Messa Padre Hugo Segovia, ha
ricordato tutti gli italiani vittime delle Foibe e
dell’esodo dai luoghi natali.
Dopo la celebrazione liturgica, il presidente
del Circolo Giuliani nel Mondo di Mar del Plata,
Valter Zerauschek, ha tenuto un breve discorso
alla presenza Console d´Italia di Mar del Plata,
Fausto Panebianco e del presidente della
Federación de Sociedades Italianas di Mar del
Plata y Zona, Juan Radina.
Due istantanee
della celebrazione
del Giorno
del Ricordo 2009
a Buenos Aires
Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro studi padre Flaminio Rocchi
DIRETTORE RESPONSABILE
Patrizia C. Hansen
Johannesburg,
commemorazione
del Giorno del Ricordo.
Il discorso del presidente
dei Giuliani a Johannesburg,
Nicolò Giuricich,
e uno scorcio della sala
nella quale si è tenuta la cerimonia
(foto “La Gazzetta del Sud Africa”)
Editrice:
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
VENEZIA GIULIA E DALMAZIA
Via Leopoldo Serra, 32
00153 Roma - 06.5816852
Con il contributo della legge 72/2001
Redazione e amministrazione
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Annuo 30 euro
Socio Sostenitore 50 euro
Solidarietà a piacere
Estero 40 euro
(non assegni stranieri)
Una copia 1 euro - Arretrati 2 euro
C/c postale n° 32888000
Intestato a “Difesa Adriatica”
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 91/94 dell’11 marzo 1994
Spedizione in abbonamento Postale di ROMA
Stampa:
Romana Editrice Srl - S. Cesareo (RM)
Finito di stampare il 20 aprile 2009
Aprile 2009
11
DIFESA ADRIATICA
ELARGIZIONI
E ABBONAMENTI Indennizzi agli esuli, Codarin:
subito nella Finanziaria 2010
continua dalla prima pagina
Questa rubrica riporta:
le elargizioni a “Difesa Adriatica”
di importo superiore all’abbonamento ordinario;
- le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD;
- gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”;
All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine
alfabetico. In rispetto della normativa
sulla privacy non vengono citate le
località di residenza degli offerenti.
Ringraziamo da queste pagine tutti
coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le
elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’ ANVGD.
-
ABBONAMENTI
CON ELARGIZIONI
A “DIFESA ADRIATICA”
(ccp 32888000)
Le elargizioni si concentrano maggiormente tra fine e inizio anno, in
occasione del rinnovo dell’abbonamento. L’elenco comprende gli abbonati sostenitori o che hanno versato
comunque una quota maggiore dell’ordinario.
AGOSTO Bressani Caterina € 50,
Di Corato Simone € 60, Polgar Giovanni € 50, Reppa Marcella € 50,
Suppan Dario € 50.
SETTEMBRE Leonardelli Antonio
€ 50, Milini Claudio € 50, Vidulich
Nelda Maria € 40.
OTTOBRE Associazione S. Maria di Cherso (Australia) $ 100,
Bellulovich Ettore € 50, Bergamo
Severino € 40, Brajac Nerina € 70,
Cech Emilia € 40, Colucci Annamaria
€50, Cosoli Gianfranco € 40, Creglia
Maria € 50, Mersnich Antonio (Australia) $ 50, Velcich Daniele (Australia) $ 100.
NOVEMBRE Alacevich Antonio
€ 40, Andreicich Vipsania € 50, Breccia Anita Bruna € 40, Codecasa Maria Silvia € 50 in memoria del marito,
Liubicich Claudio € 60, Milli Maria
€ 50, Rusich Francesco € 50, Spiero
Marion € 35, Verdura Luciano € 40,
Wiseman Marsich Mariuccia € 40.
DICEMBRE Belletich Albino €
50 in memoria della madre Benci Marina sepolta nel cimitero di Volosca
(Abbazia), Bergamo Giuseppe € 50,
Barbara € 35, Camalich Affatati Ileana
€ 40, Ceci Mariano € 35, Colavalle
Luigi € 50, Copetti Anna Maria € 50,
De Felice Petronilla € 40 in ricordo
del marito Furio Lazzarich ✢ 28-22002, De Franceschi Licia € 50,
Derencin Lorenzo € 40, Devescovi
Nereo €50, Fonda Fabio € 50,
Lombardi Signori Ernes € 35,
Martinoli Luisella € 40, Mattiazzi
Dinora € 50, Mayer Montagner Dilva
€ 50, Michesi Marina € 50, Miglia
Luigia € 50, Mizzan Antonio € 50,
Monastero San Daniele € 50,
Montagner Jurlina Regina € 50,
Olovini Canaletti Immacolata € 50,
Perich Ferrari Lucia € 40, Pertot Delise
Gianna € 40, Prettegiani sorelle € 50
perché viva il ricordo, Rocconi
Corrado € 50, Saule Rea Caterina €
100, Schiattareggia Marisa e
Sebastiano € 100 in memoria di Domenica Baici, Scomersich Ester € 40,
Spangher Garisenda € 60, Staffetta
Nunzia € 50 in memoria di Rolando
Staffetta, Tessaris Silvana € 50, Tiblias
Cottini Anna € 50, Tosti Maria ed
Eufemia € 80 in memoria dei genitori
e della sorella Romana, Velicogna Giovanni € 55, Vernier Dario € 50, Vitali
Lidia € 50.
GENNAIO Albanese Gianfranco
€ 50, Alessio Nerina € 50, Almani
Maria € 50, Angelini Alida € 50 ricordando i fratelli Alvise e Stelio, ANVGD
Novara € 50, ANVGD Trieste € 50,
Armentani Guglielmo € 35, Bacci
Morella € 50, Bani Fiorena ved. Micoli
€ 50, Barbanti Giuseppe € 50, Barich
Elisabetta € 50, Baroni Francesco Antonio € 70, Barzellato Nori € 60,
Bedendo Moro Mirta € 100 in ricordo di Padre F. Rocchi, Belletti Albino
€ 50, Belletti Luigi € 35, Benvenuti
Pironti Franca € 50, Berna Nerone €
100 in memoria della moglie Aurora
Mauri, Bernobich Mario, Biasi Tuscano
Nora € 50, Blasina Anna Maria € 50,
Boi Filiberto € 40, Bolzoni Cerni
Fernanda € 50, Bommarco Gabriella
€ 50, Bommarco Norette € 50, Borghesi Mario € 50, Borroni Antonio €
50, Borsi Maurizio € 35, Bozzetti Andrea € 40 ricordando Padre Flaminio
Rocchi, Bracco Bruna € 50, Bracco
Diana € 100, Breccia Ornella € 50,
Buccaran Bolla Laura € 50, Buscemi
Ernesto € 50, Bussi Giancarlo € 80,
Buzzi Unicem SpA € 50, Calegari
Silvana € 50, Calza Valerio € 50,
Camalich Dragica € 40, Cambruzzi
Giacomo € 40, Campus Rosa ved.
Decarli € 50, Candelori Marina € 50,
Cappellani Mariapia € 100, Caravello
Francesco € 50, Cardin P. Andrea Davide € 50, Carli Vajente A. Maria €
60, Carlich Domenica € 50, Castoldi
Filippo € 60, Cattich Mario € 50,
Cattich Nino € 60, Cavaliere Fernanda
€ 35, Ceglian Rosaria € 35, Cergna
Virginia € 50, Cesarello Giuliano €
50, Chiappetta Claudio € 50,
Cipracca Gianni € 35, Codecasa Alberto € 100, Coderani Giangiacomo
€ 50, Colani Sergio € 50 in memoria
di papà e mamma, Colucci Domenico
Italo € 50, Conte Alfredo € 50,
Costantini Adelia Orietta € 35,
Covacic Lina € 35, Crasti Luciana €
50, Crasti Marcello € 50, Crasti Vittorio € 50, Cucich Martinis Felicita €
50, Culino Mariano € 50, Curkovic
Antonio € 35 in ricordo dei genitori
Mirco e Danica e zia Marizza, Cursi
Claudio € 50, Damiani Andrea € 50,
Damiani Arianna € 50, de Facchinetti
Michele € 50, De Furegoni Almerico
€ 50, Degiovanni Marina € 40, Del
Bianco Canzia Lina € 50,
Dellabernardina Anna € 90,
Delmestri Lina € 60, DelTreppo Clara
€ 50, De Luca Stefano € 60, De Mayer
Antonia € 40, de Petris Giannella €
50, Decastello Natalina € 50 per ricordare il marito Mario Decastello con
dolcezza e tanto rimpianto, Descovich
Serena € 50, Destrini Wanda € 50,
De Tonetti Emanuele € 70, De
Vergottini Pierpaolo € 50 in memoria di papà Tonelo, mamma Paola, fratello Tomaso, zio Mario, zio Gino, cugino Gianfranco e di Padre Rocchi, Di
Blasi Corrado € 50, Diviacchi Bruno
€ 50, Dobrez Consolaro Liana € 50,
Durin Alberto € 50, Dussi Mariagrazia
€ 40, Fabiani Daniela € 50, Fabretto
Romano € 50, Falconi Marcello € 50,
Fama Nuccia € 50, Faragona Carlo €
50, Ferrari Roberto € 50 nel 3.anniversario della morte di zio Eugenio
Marassovich (Tortona), Fiorentin Flavio
€ 100, Fioretti Pietro € 50, Floris Claudio € 40, Fonda Lino € 50, Fonda
Yvonne € 35, Fornasari Claudio € 60,
Gabrio Gabriele € 50, Gambetti Laura
€ 50, Gardossi Ottavia € 50, Geissa
Pierpaolo € 100, Gelci Ferruccio €
35, Gelci Italo € 50, Gelleni Roberto
€ 35, Genzo Paolo € 40 per non dimenticare i propri defunti e la sua bella isola di Brioni, Gerhardinger Lina
€ 50, Germanis Famiglia € 50,
Gherdovich Antonio € 50, Ghirardo
de Gironcoli Luciana € 50 in ricordo
dei defunti Gironcoli e Ghirardo,
Giacaz Gianoli carmen € 35, Giachin
Tanto più dopo che il Governo ha dimostrato la sua
giusta attenzione alle attese dei rifugiati italiani dalla
Libia, la cui posizione è stata spesso accomunata a quella
degli esuli giuliano-dalmati, sia a livello legislativo che
amministrativo.
Le radici storiche dei due esodi sono totalmente diverse, ma sta di fatto che la legislazione e l’amministrazione statale le ha più volte trattate insieme.
Due pesi e due misure per diritti soggettivi della stessa
Fabio € 50, Gigante Romano € 50,
Gigliofiorito Antonio € 50, Giuricich
Lilia Traverso € 50, Giurina Graziella
€ 50, Giusepponi Luigi € 50 in memoria di Juretich Augusta e Bernelich
Romana mamma e nonna da Fiume,
Gorlato Gramegna Lucilla € 50,
Gottardi Sauro € 50, Grandi Antonio
€ 50, Grassi Ciulli Maria € 50, Grion
Massimo € 50, Gropuzzo Domenico
€ 50, Guglielmi Corrado € 40,
Harzarich Giuseppina € 40, Ive Mario € 50, Jechic Valentina € 50,
Jurman Nadia € 70, Kail Giovanni
€ 50, Kalpic Zdenka € 60, Knafelz
Ugo € 100 in memoria dei genitori
Mitzi e Rodolfo e della sorella Anni,
Korwin Eugenio € 50, Labianca
Antonia € 50, Lanfredi Anna Maria €
50, Lauri Tullio € 50, Legovich Antonia
€ 50, Liuni Perni Silvana € 40, Livio
Iolanda € 35, Locatelli Antonio € 50,
Longoni Anna Luisa € 50, Maineri De
Meichsenau Bruno € 100, Manfroi
Manfredo € 60 in memoria di Carmen
Simoni Manfroi, Manzoni Di Chiosca
Giuseppe € 50, Marcich Patrizia € 50,
Marozzi Renato € 50, Martinoli Eugenio € 40, Matesich Luigi € 50,
Mattiazzi Vincenzo € 50, Menesini
Domenico € 50, Mestrovich Ferruccio
€ 50, Miani Marino € 50, Minin Ezio
€ 50, Minissale Gianfranco € 40,
Mitton Giuliano € 35, Mori Anna
Maria € 50, Moscheni Alda € 50,
Murgia Nivea € 50, Nagel Mirella €
50, Neumann Eugenio € 50, Niero
Marco € 50, Ober Tullio € 50 Orlini
Bruno € 50, Ostrini Bruna € 60,
Palaziol Antonio € 50, Palaziol Pierina
€ 50, Panella Montagnoli Raffaella €
40, Parovel Silvio € 50 in memoria
dei genitori Bruno Parovel e Anita
Sandrin da Capodistria, Paulovich Giovanna Santina € 50, Pentericci Giorgio € 80, Peressini Franco € 60, Perich
Fiorella € 50, Persi Roberto € 50,
Petrani Pauletich Paolo € 50, Petris
Giovanni € 50, Piccini Giuliano € 50,
Pierucci Giovan Battista € 50,
Pillepich Harry € 50, Pirovano Anna
Maria € 50, Pisani Franco € 50,
Pizzinat Giovanni € 60, Poso Benvenuto € 50, Pus Franco € 60 in memoria dei cari genitori, Quarantotto Luciano € 50, Rabar Flavio € 70,
Raccamarich Antonio € 50 in memoria di Norma Cossetto e del suo sacrificio, Raccamarich Bruno € 130 in
memoria della moglie Silvana Garutti
deceduta a Bologna il 31.10.2008,
Raccamarich Giovanni € 50,
Racunich Maria € 50, Radessich
Gianni € 50, Randich Antonio € 50,
Ratissa Graziano € 40, Ratzenberger
Egone € 50, Riboli Marco € 50 in
memoria di papà Cesare Riboli, Ricci
Luciana € 60, Rigoli Miglierini Gianna
€ 50, Rigutto Antonia € 50, Rocchi
Nives Piccini € 50, Rocconi Leonarda
€ 50, Rolando Adriana € 50 nel ricordo del marito mario Rolando, Rossi Valerio € 50, Rubbi Celso € 50,
Rubbi Luciano € 50, Rubbi Silva €
50, Runco Luisella € 50, Rusalen Francesco € 50 in memoria di Antonio
Rusalen, Sandrin Ervina € 50, Sandrini
Annamaria € 50, Sardi Armando €
50, Sauco Elisa € 50, Saule Carlo Alberto € 50, Sbona Bortolanza
natura giuridica risulterebbero oggi incomprensibili anche a livello costituzionale»
«Noi dobbiamo fare in modo – ha poi concluso
Codarin –, anche con l’aiuto dei parlamentari della Regione Friuli Venezia Giulia, che la questione indennizzi
entri già nella finanziaria del 2010, questo il nostro obiettivo».
rtg
(www.arcipelagoadriatico.it)
Marinella € 40, Schippa Eleuterio €
50, Scodnik Renata € 50, Scolozzi
Umberto € 50, Scopazzi Carobella
Nerina € 35, Semeia Ovidio € 50,
Sepich Angelina € 50, Servi Sergio €
45, Sette Teresa € 50, Signori Ottavio
€ 50, Sigovini Fabio € 50, Simicich
Alviana Casareto € 50 in memoria del
papà Giuseppe Simicich , Sirola
Bessone Ammamaria € 90, Sirotich
Silvio € 50, Skull Bianca € 50, Skull
Petrelli Diana € 50, Smaila Franco €
50, Smaniotto Giuseppina € 50, Società Studi Fiumani € 50, Stagni Graziano € 50, Stelli Guido € 50, Stocco
Moretti Silvia € 40, Sudulich Mario €
50, Tacco Randich Alessandra € 100
in memoria del marito Otto Randich,
Tacconi Vanni € 50, Tietz Giorgio €
50, Tomasich Arge € 80 in memoria
di Padre Rocchi, Tomassoni Eleuterio
€ 50, Tomatis Nicolò € 50, Tomissich
Odette € 50 in memoria della cara
Lidia Tomissich Rodnig, Toppan
Fornale Maria Pia € 50, Torre Salvatore € 60, Trapani Maria Pia € 50,
Travas Bruna € 60, Trigari Aldo € 50,
Troiak Albino € 50, Tuchtan Anna €
60, Turrin Angelo € 50, Ugussi
Gianfranco € 50, Uratoriu Manola €
40, Valenti Umberto € 50, Vani Carlo
€ 50, Venezia Luigi € 50, Venturini
Erminio € 50,Vizchich Amida € 100,
Zahtila Silvano € 50, Zerauschek
Graziella € 50 in memoria di Audace
Zerauschek €3/7/2008, Zerauschek
Mario € 50, Zerauschek Guido € 100,
Zozzoli Ivonne € 50, Zvietich Benito
€ 60, Zvietich Vittorio € 40.
ABBONAMENTI ORDINARI
A “DIFESA ADRIATICA”
(ccp 32888000)
Il rinnovo degli abbonamenti si
concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono
insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende
solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento.
AGOSTO Cipeletti Gianfranco,
Clauti Bruno, Delfin Enzo, Malusà
Maria, Maracich Giovanni, Mocorovi
Antonio, Quarantotto Domenico,
Simone Delia, Sinti Maria, Varesco
Carolina, Zanchetta Franca, Zappelli
Gabrio.
SETTEMBRE Baressi Daria, Bondì
Umberto, Bose Mario, Bracco Eugenio, Buliani Tullio, Calegari Ferruccio,
Cressevich Liliana, Gabrielli Lussi
Liliana, Gherbaz Lena Giulia,
Lehmann Walter, Malusà Gigliola,
Melon Stefania, Moscheni Maria,
Petronio Licia, Saba Nerina, Talatin
Marucci, Travas Rosaria.
OTTOBRE ANVGD Torino,
Bongiovanni Mauro, Cori Alessandro,
Delmestri Lina, Faresi Renzo, Galante
Segre Maria Luisa, Grabini Roberto,
Grahor Irene, Lorenzini Giovanni,
Gnesich Antonio, Luxardo Paolo,
Malusà Giuseppe, Maserazzo Giuseppe, Nesi Donata, Percich Renato,
Xillovich Aldo.
NOVEMBRE Angelini Elvia,
Chenda Cristina, Dinelli Viviana, Gai
Giovanna, Longoni Luigi, Mladovan
Guido, Ottoli Gaudenzio, Pillepich
Franco, Putigna Luciano, Sbrizzai Ines,
Verbi Aldo.
DICEMBRE Almerigogna Rolando, ANVGD Belluno, Battaglia Eugenio, Battigelli Luigi, Benedetti Giovanni, Benedetti Marino, Benetti Bruno,
Benussi Francesco, Bommarco Stefani
Giovanna, Boni Antonio, Botterini
Ruggero, Branchetta Giuliana, Calcagno Mario, Calzolari Giancarlo,
Cassani Liliana, Cicogna Giovanni,
Codellia Pietro, Coludrovich
Michicich Anna, Conte Valdini Massimo, Corsi Enrico, Covan Giorgio, Covassi Simone, Crusi Maria, Deghenghi
Liliana, Del Treppo Liliana, de
Schonfeld Ludovica, Di Silvestri Giuliana, Doldo Mariangela, Dragogna
Giorgio, Fillich Rodolfo, Fioretti Mario, Funcis Dino, Garofalo Paolo,
Gelussi Giuseppina, Gherdovich Vittorio, Gliubich Giovanna, Gnesda
Lucia, Gobbo Anita, Gori Cesare,
Guttini Migliore Anna Maria, Ive Sergio, Kauten Giancarlo, Lanzi Darcy,
Laureati Gianfranco, Lazzari Elda, Lulli
Lenardon Ester, Maggi Lorenzo, Marini Beatrice, Martinovich Valnea,
Mattiazzi Mafalda, Mestre Franco,
Molinari Presini Edda, Moscarda Maria, Nemes Giovanna, Nicolich Armando, Nicolich Sergio, Onida
Gavino, Ortali Luciano, Pasquali
Nevio Pietro, Petani Ennio, Pinzelli
Antonia, Polessi Alfredo, Prodan Emilio, Quagliano Cenci Vittoria, Raggi
Karuz Secondo, Rensi Tullio,
Romagnoli Gianfranco, Rossovich
Giovanni, Sanvincenti Alessandra,
Sbrizzai Giorio Gemma, Scarpa
Giancarlo, Sindici Fiorella, Smerldi
Giosetta, Spada Mario, Sponza
Palmira, Suffi Claudio, Susanich Emilio, Talatin Edda, Tamaro Claudio,
Terdossi Claudio, Tomsic Vittorio,
Travan Bruno,Tuffolin Giuliano, Urbas
Claudia, Valenti Livio, Verbas Elena,
Vidotto Sergio, Zaccai Guido, Zuppini
Diviacco Maria.
GENNAIO Acciarri Alfredo,
Addario Giovanni, A.I.R.L., Alacevich
Alessandro, Albanese Maria
Antonietta, Amorino Armenio, Andretti
Giovanni, Andretti Giuliano, Andrioni
Marina, Anelli Fabiano, Anelli
Giannina, Anelli Marianna, Angeli
Fausto, Aniceti Maria Luisa, Anticaglia
Giancarlo, ANVGD Cremona,
ANVGD Imperia, ANVGD Livorno,
ANVGD Venezia, ANVGD Vicenza,
Anzil Maria, Apollonio Steffè Luciana,
Apollonio Rosa in Colizza, Asta Flavio,
Baboni Attilio, Baborky Eneo, Bacci
Mirta, Bachich Maria Grazia ved.
Matcovich, Bacich Riccardo, Badalig
Fiorenza, Bai Giuseppe, Baissero
Annamaria, Balde Luciano, Baldi Franco, Barbalich Attilio, Barbara Antonino,
Barbato Querini Veglia, Barbieri Antonio, Barbieri Matteo, Barca Vincenzo, Barcellesi Piero, Baretich Erica,
Barnobi Rina, Bartoli Marinella,
Bascelli Maria, Basezzi Nevio,
Basilisco Mirella, Bassan Ernesto, Bassi
Varna, Battaja Caldato Edda, Battara
Giovanni, Battiala Laura, Battistella
Gianfranco, Baudisch Marchese Maria Regina, Beaco Bruno, Becich
Pierpaolo, Belci Nicolò, Bellani Egli...
segue nel prossimo numero
12
DIFESA ADRIATICA
La Dragogna,
confine d’Europa
L’essere stati insieme per secoli all’interno dello stesso sistema statale
non ha giovato molto ai buoni rapporti tra croati e sloveni. In effetti non
solo hanno fatto parte della ex Iugoslavia, dal Regno dei Serbi-CroatiSloveni del 1919 alla Federazione Socialista di Tito. Ma fin dall’inizio
dell’età moderna e della formazione dei grandi Stati europei toccò in sorte
a sloveni e croati di vedere i loro territori compresi negli Stati dinastici
della Casa d’Asburgo, fino al grande Impero austro-ungarico della seconda metà dell’Ottocento.
È pur vero che i vicini non si amano molto tra loro. Anche fiamminghi
e valloni si fanno i dispetti pur avendo voluto fondare insieme uno Stato
nazionale nel 1830. Ma oggi l’ostilità tra Slovenia e Croazia si è venuta
acuendo mano a mano che ci si allontana dalla dissoluzione della ex
Iugoslavia e ci si avvicina alla prospettiva di un ingresso della Croazia
nell’Unione Europea.
È come se la primogenitura slovena tra le sorelle slave del Sud, che le
ha consentito di entrare così rapidamente nell’Unione, adottandone anche la moneta unica, conferisse alla Slovenia una specie di diritto di investitura sugli altri popoli della ex Federazione iugoslava nel decidere chi di
essi è degno di entrare nella famiglia europea.
Non che gli ostacoli al processo di adesione della Croazia siano pochi
e facili da superare. L’UE ha anche di recente manifestato le sue riserve
sotto molti profili, dal funzionamento della giustizia al rispetto dei diritti
delle minoranze. Ma ormai appare evidente che l’ostacolo più serio è
proprio l’opposizione slovena.
La ragione prima di questa opposizione dovrebbe essere, a rigor di
logica, la vertenza territoriale sul confine istriano. Il piccolo fiume Dragogna,
che attraversa le colline dell’Istria settentrionale, divide in due la ex Zona
B del cosiddetto Territorio Libero di Trieste voluto dal trattatto di pace con
l’Italia del 1947 e liquidato definitivamente con il trattato di Osimo del
1975. Ed è questo il confine tra Slovenia e Croazia sul litorale adriatico.
Una mela stregata, chiaramente, che oggi fa diventare accese nemiche le due sorelle che se la sono spartita all’interno della ex Federazione
di Tito sulla base del «confine etnico».
Siccome però lì il confine etnico non era propriamente tra sloveni a
nord e croati a sud, ma piuttosto tra italiani a ovest e slavi a est – tanto che
persino l’URSS aveva riconosciuto l’italianità prevalente della Zona B e gli
Alleati occidentali volevano restituirla all’Italia cui nei secoli era sempre
appartenuta (Regno Franco-Longobardo e Repubblica di Venezia) – è abbastanza naturale che l’essersi divisi l’Istria sulla base delle case coloniche
abitate da famiglie slovene o da famiglie croate, dopo averne cacciato ed
espropriato la maggioranza italiana, non funzioni gran che.
E i nodi vengono al pettine, perché la diatriba confinaria deve risalire
ai territori del Comuni istriani del Medio Evo e dell’epoca veneziana durata oltre quattro secoli (con i loro Statuti in latino e in italiano), fino al
Veneto Catasto, fatto così bene che gli Austriaci continuarono ad utilizzarlo e a tenerlo aggiornato.
Ma le proprietà catastali cambiavano con le generazioni e anche gli
antichi Comuni istriani avevano confini fluttuanti. Nello spazio tra Pirano
e Umago, le due cittadine istro-venete a cavallo di Punta Salvore, non
sempre era chiaro fin dove si estendesse la giurisdizione dell’uno e cominciasse quella dell’altro. Perché nel Vallone tra Sicciole e Portorose
c’erano le preziose saline e ci si faceva la guerra anche per quelle.
Oggi la posta in gioco è anche maggiore. Perché a seguire le carte
geografiche e talassografiche adottate da Zagabria si arriva alla conclusione che dai porti istriani di Capodistria e di Pirano, oggi facenti parte della
«madrepatria slovena», non si può uscire in Adriatico e si resta imbottigliati nel Golfo di Trieste. Quindi quei marinai, pescatori, mercanti e preti
(grandi preti i capodistriani e i piranesi: dal vescovo eretico Pier Paolo
Vergerio all’abate Tartini!) che per mille anni uscivano tranquillamente in
Golfo con tartane e velieri, adesso non potrebbero più farlo, secondo la
tesi croata. Anche se i documenti dei re Crescimiro e Zvonimiro non sono
molto eloquenti per quanto riguarda la costa istriana. Dato che non ve ne
sono. La posizione di Lubiana ha quindi un suo fondamento e non nasce
da pregiudizi etnico-territoriali. D’altra parte è un po’ interesse generale
che la Croazia prima o poi entri in Europa, una volta adempiute le condizioni poste dall’Unione. E per l’Italia non è bene che le due vicine orientali litighino all’infinito. Se ci sono questioni ancora da risolvere tra Roma
e Zagabria, come la restituzione dei beni agli esuli giuliano-dalmati o la
collaborazione nei settori della pesca e delle introspezioni petrolifere in
Adriatico, l’ostilità croato-slovena non agevola la situazione.
Non è facile uscire dalle logiche dei Balcani, anche se si afferma di
non appartenervi. E così quel piccolo fiume, tra saline e canneti, è diventato l’ultimo confine dell’Unione Europea.
Più che nelle antiche mappe la soluzione ancrebbe cercata nel buon
senso pratico.
S. V.
La Dragogna in prossimità della foce, sull’Adriatico
Aprile 2009
RASSEGNA
“Il Messaggero Veneto”
7 gennaio 2009
Foibe: Roma
chiede aiuto a Belgrado
La Farnesina ha dato nuovo impulso ai contatti diplomatici per l’apertura degli archivi storici dell’ex Jugoslavia per favorire il lavoro degli studiosi
e contribuire a far emergere nuove indicazioni sulla sorte dei deportati italiani, e goriziani in particolare, che
furono relegati nei campi di prigionia
o che trovarono subito la morte nelle
foibe. Lo ha confermato, nei giorni
scorsi, al sindaco di Gorizia, Ettore
Romoli, il ministro degli Esteri, Franco
Frattini. […]
«Ho parlato della questione con
Frattini – sottolinea il sindaco Romoli
– e dalle sue parole sono arrivate indicazioni confortanti. Il ministero degli Esteri si è infatti mosso per verificare concretamente nelle sedi opportune quali siano le possibilità di far emergere nuovi elementi utili a ricostruire
la storia di quel periodo e soprattutto a
fornire particolari sulla sorte dei deportati italiani e in primis dei goriziani».
Il rinnovato impegno del ministero degli Esteri, già sollecitato da Romoli
nei mesi scorsi, assume una valenza
ulteriore anche perché è indirizzato in
particolare verso gli archivi serbi, quelli
di Belgrado, dove potrebbero esserci
documenti più significativi rispetto a
quelli presenti negli archivi di Lubiana
o Zagabria.
«La Farnesina intende muoversi in
particolare per gli archivi di Belgrado
– conferma il primo cittadino – e del
resto proprio nell’attuale capitale serba potrebbero essere reperibili elementi importanti […]».
Piero Tallandini
Ansa
15 gennaio 2009
Giorno Memoria:
in Valle d’Aosta programma
comune con ricorrenza Foibe
Il ricordo dello sterminio del popolo ebraico da parte dei nazisti (Giorno della Memoria) e dell’eccidio delle Foibe (Giorno del Ricordo) saranno
ricordati quest’anno, in Valle d’Aosta,
da un unico programma di eventi che
dureranno circa un mese e che saranno promossi dalla Presidenza del Consiglio regionale, dalla Presidenza della Regione e dall’assessorato regionale all’Istruzione e Cultura.
“La Voce del Popolo”
20 gennaio 2009
Foibe da transennare nel buiese
Buie. Per quelle trappole mortali,
chiamate foibe e inghiottitoi, che si trovano in tutto il Buiese e soprattutto Alto
Buiese, non c’è ancora nessuna novità, anche se molti hanno promesso dei
rimedi.
Dario Sain, consigliere municipale di Buie, residente nella zona di
figurano due momenti precisi della storia: l’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz e un disegno
grafico che raffigura l’esodo da Istria,
Dalmazia e Fiume. […]
E a febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, […] la pubblicazione
in città di altri 70 manifesti per ricordare la tragedia delle Foibe, e l’esodo
di istriani, fiumani e dalmati dalla terra di origine.
«Abbiamo così voluto ribadire la
volontà di impegnarsi per il ricordo di
queste due tragedie, con due doverosi
e distinti momenti celebrativi, meno
intimi ma più corali per la città».
La Farnesina sollecita l’apertura
degli archivi di Zagabria,
Lubiana e soprattutto Belgrado
per fare luce sulle deportazioni
degli italiani
Tribano, nell’Alto Buiese, anche lo
scorso anno ha riportato il problema
in sede di Consiglio municipale di
Buie, ricordando che foibe e grotte,
incustodite, seminascoste dalla vegetazione e prive di recinzione, rappresentano un serio pericolo, tanto che
anni fa un giovane pompiere di
Umago, Zoran Finderle, ci ha rimesso
la vita. […] Doveroso tuttavia ricordare che la società speleologica ha esplorato parecchie foibe della zona, tuttavia non è stata eseguita una mappatura
e tantomeno sono stati presi dei provvedimenti.
Franco Sodomaco
“Il Giornale di Vicenza”
22 gennaio 2009
Montecchio: celebrazioni
per olocausto e foibe
Centoquaranta manifesti affissi ai
muri della città per ricordare tutte le
vittime del razzismo. […] Un’iniziativa che non solo vuole celebrare in
modo corale il giorno dedicato alla
“Memoria”, che si celebra il 27 gennaio in ricordo della Shoah […] e delle vittime dell’Olocausto.
Ma che quest’anno intende rendere onore anche ai martiri delle Foibe,
conservando e rinnovando il ricordo
in città in modo più attento.
Per tutto il mese di dicembre scorso, la memoria delle Foibe è stata infatti al centro di un dibattito acceso tra
forze politiche e associazioni degli
esuli, dopo la decisione della Giunta
comunale castellana, oggi rivalutata e
ritirata, di cancellare il nome di una
via montecchiana dedicata al
genocidio e all’esodo giuliano-dalmata
nel secondo dopoguerra.
[…] I manifesti, […] si propongono come stimolo e sollecitazione ad
una profonda riflessione sul tema del
razzismo e di tutte le sue vittime. Raf-
Buie, il suo territorio è disseminato di foibe
e inghiottitoi non segnalati. Ormai è allarme incidenti
“Il Piccolo”
25 gennaio 2009
Ragusa in festa,
scoperta la tomba di San Biagio
Grande e immediato interesse ha
destato a Ragusa (Dubrovnik) la notizia […] sulla scoperta di quella che
sarebbe stata la tomba in cui, dopo il
martirio, venne inizialmente tumulato
il corpo di San Biagio, venerato patrono della città dalmata (ma anche di
numerose località in Italia). La scoperta viene attribuita a due archeologi
dell’università di Sivas, l’antica Sebaste
(la romanica Sebastea), nell’Armenia
turca. […]. Leggenda vuole che fosse
apparso in sogno a un alto dignitario
locale nella notte fra il 2 e il 3 febbraio
del 971 per metterlo in guardia dell’imminente arrivo della flotta veneziana, che intendeva attaccare e occupare la città.
La flotta della Serenissima comparve alla fonda nel braccio di mare tra
l’abitato di Ragusa e l’antistante isolotto
di Lacroma (Lokrum), ma l’attacco fu
sventato e dall’anno successivo S.
Biagio venne celebrato come protettore della Repubblica ragusea. Da
quanto si è appreso, la tomba in cui
venne inizialmente sepolto San Biagio
sarebbe stata individuata in una zona
centrale di Sivas, nel sito di un’antica
cattedrale e dove sono in corso da tempo prospezioni archeologiche. San
Biagio, o S. Biagio di Sebaste, visse tra
il III e IV secolo. Era vescovo e medico
della sua città.
Imprigionato per essersi rifiutato di
rinnegare la sua fede cristiana, venne
imprigionato dai Romani e da questi
sottoposto a supplizio e infine decapitato nel 317 (meno di tre anni dopo la
concessione della libertà di culto nell’Impero Romano). Il corpo venne inizialmente sepolto nella cattedrale di
Sebaste.
Nel 732 le spoglie vennero imbarcate per essere trasferite a Roma ma
una burrasca interruppe il viaggio per
mare. Frammenti delle sue reliquie
vengono custoditi e venerati in varie
località d’Italia. […]
(f.r.)
“La Nazione”
30 gennaio 2009
Livorno: si farà
Via Martiri delle Foibe
L’assessore alle Culture del Comune di Livorno Massimo Guantini ha
replicato alla consigliera comunale e
regionale di AN, Marcella Amadio che
aveva accusato il Comune di non
mantenere la promessa di intitolare
una strada ai martiri delle Foibe.
«La proposta di intitolare una strada ai martiri delle foibe è già stata accolta dalla Giunta Comunale e recepita dalla Commissione Toponomastica.
Ma va tenuto presente che insieme a questa possibile intestazione ve
ne sono molte altre in attesa di essere
espletate». […]
Aprile 2009
“L’Avvenire”
1° febbraio 2009
Trieste: il Museo dell’Esodo
Soffia forte la bora sui capannoni
abbandonati del Porto Vecchio. S’incunea nei viottoli, sbatte le finestre,
ulula tra gli spifferi delle porte dei magazzini. Il numero 18 è uno dei tanti.
Basta qualche giro di chiave per ritornare indietro di sessant’anni e perdersi in un labirinto di stanze avvolte nella penombra.
La luce che filtra da fuori distingue
le sagome di migliaia di mobili. Pile di
libri, pentole, foto, lettere. E un’infinità di attrezzi da lavoro arrugginiti.
Le sedie accatastate in fondo disegnano un enorme scheletro,
avviluppato nelle ragnatele. […]
Qui tutto sembra parlare, come se
una voce si alzasse piano tra i cumuli
di abiti e scarpe sparsi attorno e volesse raccontare una pagina della storia
italiana che a Trieste non smette di
pesare. […] 350mila persone se ne
andavano per sempre caricando nelle
barche e nei camion un letto, una zappa, una camicia.
Ma molta roba doveva rimanere
in porto, nei campi profughi non c’era
spazio. Negli anni la maggior parte è
stata ritirata, ma duemila metri cubi
restano ancora. E ora qualcosa verrà
raccolto in un museo a Trieste. Il palazzo sarà pronto il 6 febbraio, dopo
tre anni di lavori e grazie ai fondi dello
Stato, di enti locali e privati, per un
totale di 5milioni di euro. Sarà il primo museo al mondo dedicato alla
memoria dell’esodo.
Quattro piani con archivi, biblioteche e pinacoteche. Per l’allestimento ci vorranno altri sei mesi. «[…]
Quello di Padriciano, sul Carso, chiuse nel ‘75. «Abbiamo vissuto lì dodici
anni» – racconta Fiore Filippaz. In una
baracca, senza riscaldamento. Nell’inverno del ‘56 il freddo uccise la sorella di un anno.
Ma la sua famiglia ha sperato fino
all’ultimo di non dover lasciare
Cuberton, vicino Grisignana, il paese
di don Bonifacio, beatificato di recente. […]»
Gianpaolo Sarti
“Il Piccolo”
3 febbraio 2009
Pola, salve le tombe italiane
È rientrato il pericolo della vendita
all’asta di 150 tombe di vecchia data
presso il cimitero di Monte Ghiro, con
la quale l’azienda municipalizzata
Pompe funebri voleva ricavare dei
mezzi per finanziare il progetto di allargamento del camposanto.
Contro lo scriteriato proposito avevano subito alzato la voce i tutori del
patrimonio storico-monumentale e
della memoria storica cittadina, che
minacciava di venir calpestata in maniera così sconsiderata.
La messa all’asta delle tombe
avrebbe significato la cancellazione
dei nomi di vecchie famiglie polesane
che con la loro presenza hanno contribuito allo sviluppo della città, plasmandone l’identità.
[…] Le Pompe funebri avevano
giustificato l’infausta idea dicendo che
le vecchie tombe erano solo dei pezzi
di pietra malridotti, inutili e ingombranti. Il pericolo dunque è passato, almeno per il momento. Ed è doveroso fare
questa precisazione visto che gli speculatori immobiliari sono sempre in
agguato, senza troppo rispetto non solo
per i vivi, ma neanche per i defunti.
[…]
(p.r.)
“La Voce del Popolo”
5 febbraio 2009
Il kitsch
della nuova Capodistria
Capodistria è ormai diventata una
specie di Disneyland. Ed è, nel suo
13
DIFESA ADRIATICA
RASSEGNA
“Messaggero Veneto”
6 febbraio 2009
Foibe, esodo
ma anche civiltà da valorizzare
Un autorevole e chiaro intervento
dello storico Fulvio Salimbeni sui significati del Giorno del Ricordo e, più
in generale, sul senso delle ricorrenze
legate alla memoria.
Il testo è consultabile integralmente sul nostro sito www.anvgd.it
Trieste, l’ingresso del Civico Museo della Civiltà istriana,
fiumana e dalmata (foto www.arcipelagoadriatico.it)
splendore kitsch, la miglior metafora
del nostro paesaggio politico nazionale. Con la sua nuovissima fontana
multicolore, che assomiglia a un
bunker o alla toilette blindata di un
qualche sceicco di Dubai, sembra oggi
più un regno dei cartoni animati e delle
fantasie virtuali […], oppure una grande discoteca, per la gioia di adolescenti
e consumatori di ecstasy, che un’antica città di fattura venetorinascimentale.
L’amministrazione comunale ha
riempito la riva di “eco-lampioni” che
sembrano ispirati al film di Spielberg
«La guerra dei mondi». […] A molti,
così truccata e mascherata, piace. […]
Nel frattempo quello che un tempo era il gioiello della Capodistria veneziana, la Loggia, da oltre dieci mesi
è coperta da un tendone, ormai sempre più sporco e strappato, che creando l’illusione di un prossimo inizio dei
lavori di restauro, nasconde le ortiche
sulle scale e qualche clochard – ce ne
sono parecchi anche a Capodistria –
che nell’interno cerca riparo dal freddo […].
Franco Juri
gionale per la cultura istriana, fiumana e dalmata. «Un intervento – ha spiegato il presidente Silvio Delbello – che
segna l’avvio della stretta collaborazione fra Irci, Comune e la Direzione dei
Civici musei per la valorizzazione delle
memorie dell’Esodo».
Delbello ha voluto ringraziare
«quanti a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione dell’opera». Ci
sono voluti tre anni e 5 milioni di spesa per rimettere a nuovo il vecchio
palazzo, costruito alla fine dell’Ottocento, che fu sede dell’Ufficio igiene
e profilassi del Comune. La progettazione è stata affidata all’architetto Giorgio Berni.
Nel corso della cerimonia d’inaugurazione, culminata con la benedizione del Vescovo, monsignor Eugenio Ravignani, hanno parlato i rappresentanti istituzionali. Il parlamentare
Roberto Menia ha affermato che «il
Museo rappresenta il portato della storia di queste terre», mentre il sindaco,
Roberto Dipiazza, ha definito la struttura «una testimonianza di storia dopo
mezzo secolo di oblio».
(u.s.)
“Il Piccolo”
7 febbraio 2009
Centinaia all’apertura
del Museo istriano
Affollata inaugurazione, ieri sera,
del Civico museo della Civiltà istriana,
fiumana e dalmata, in via Torino. L’edificio, di proprietà comunale, è stato
aperto al pubblico al termine dei lavori progettati e realizzati dall’Istituto re-
“Il Gazzettino”
5 febbraio 2009
Molti italiani non compresero
la nostra tragedia
Lunga intervista di Bruno De
Donà a Giovanni Ghiglianovich, presidente del Comitato di Belluno
dell’ANVGD. Il testo dell’intervista è
consultabile integralmente sul nostro
sito www.anvgd.it
“la Voce Nuova”
8 febbraio 2009
L’identità cancellata
Rovigo. L’odio razziale ritorna con
prepotenza alla ribalta ogni anno in
occasione della Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo. […] Di
questo capitolo di storia, ignorato e
sconosciuto dalla gente, si sono sfogliate alcune pagine ieri mattina in
Archivio di Stato a Rovigo […].
Si è voluto mettere a fuoco il ruolo
e le vicissitudini degli insegnanti che
operavano in Dalmazia rintracciando
la storia dolorosa di uno di loro:
Severino Scarabello, scomparso nell’agosto del ’43 senza che nessuno ne
sapesse più nulla.
Di lui sono rimaste le lettere scritte
alla moglie Aurelia, rimasta in Italia,
che lo ha aspettato per il resto della
vita. E l’amore cocciuto della nipote,
Eleonora Scarabello, che ha riunito le
lettere in un libro che presenta anche
una ricostruzione dei tragici eventi
degli anni dal ’41 al ’43.
[…] Relatore della mattinata, Carlo Cetteo Cipriani, tesoriere della Società Dalmata di storia patria di Roma,
ex responsabile dell’archivio storico
dell’Aereonautica militare e autore di
varie pubblicazioni di storia militare e
della Dalmazia cui si è rivolta per sostegno Eleonora Scarabello, a mettere
insieme le tessere del mosaico, seguendo il filo degli eventi tra Italia e
Dalmazia a partire dalla fine dell’Ottocento. «In quel periodo, che assiste
al consolidarsi dello Stato italiano,
comincia a deteriorarsi la situazione
in Istria e Dalmazia tra minoranze slave e croate e la popolazione di tradizione e cultura veneziana» inizia a
spiegare Carlo Cipriani […].
L’entrata in guerra dell’Italia contro la Iugoslavia nel 1941, accentua il
clima di odio. L’alleanza con la Germania permette all’Italia di riappropriarsi di una parte della costa
dalmata con la città di Spalato e le
Bocche di Cattaro. […]
Tra i maestri che si spostano in Iugoslavia c’è Severino Scarabello. La
Capodistria,
il cattivo
gusto avanza
nell’arredo
urbano
della città
istriana
situazione precipita nel 1943 con le
rappresaglie dei partigiani di Tito. […]
Il resto è cronaca di perquisizioni, violenze, fucilazioni, di cui si saprà solo
con l’apertura delle fosse comuni, con
le ricerche nelle foibe. […]
Lauretta Vignaga
Vaccari news
10 febbraio 2009
Giorno Ricordo:
due annulli postali
Utilizzati a Fertilia (Sassari) e Crema (Cremona), commemorano la vicenda subìta nel dopoguerra dalla
popolazione italiana costretta ad abbandonare le terre orientali. […] Chi
vuole approfondire gli aspetti postali
dei territori passati alla Jugoslavia ha
ora dei riferimenti in più. In questi giorni due realtà attive nel settore hanno
messo on-line altrettanti studi, firmati
da Bruno Crevato-Selvaggi.
“Coordinamento adriatico”, «una
libera associazione che si propone la
tutela delle memorie storiche, artistiche e letterarie di Istria, Fiume e
Dalmazia unitamente alla salvaguardia della presenza culturale italiana nel
territorio», affronta la storia postale,
dalla metà del Cinquecento alle
cartevalori emesse negli ultimi anni.
(www.coordinamentoadriatico.it).
[…]
“l’Unione Sarda”
9 febbraio 2009
I minatori sardi
e le foibe
Il 10 febbraio si celebra la Giornata del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe. […] Catturati nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni, vennero imprigionati e poi gettati ancor
vivi nelle cavità carsiche, chiamate
foibe.
Militari, finanzieri, marinai, maestri elementari, impiegati comunali e
minatori. Bastava essere italiani per finire nella lista nera.
Tra le vittime oltre un centinaio di
sardi, in parte minatori del Sulcis trasferiti dall’Acai (Azienda Carboni italiana) di Carbonia ai pozzi della società Arsa in Istria. Per mezzo secolo
questa tragica pagina di storia è stata
colpevolmente dimenticata dallo Stato italiano in nome dell’amicizia e del
buon vicinato con la ex Jugoslavia di
Tito.
Negli anni Novanta, finita le guerra fredda, si è sentita la necessità di
rendere omaggio alle vittime dei partigiani comunisti che uccisero uomini
e donne di ogni età solo perché italiani. […]
Molti minatori sardi durante la
guerra si ritrovarono in Istria per lavorare nelle miniere dell’Acai. Tra questi
Giuliano Fierli e il figlio Dino, tecnici
specializzati di Carbonia, nell’ottobre
del 1943 furono tra i testimoni della
prima foiba scoperta e ispezionata in
Istria, nella località Goglia di Vines.
Si calarono con scale di corda sino
a 150 metri e videro uno spettacolo
orrendo: cumuli di corpi nudi e martoriati.
Da Vines furono riesumati 84 salme, quattro erano donne. Solo un
uomo si era salvato, Giovanni
Radeticchio, e poté raccontare una tragedia spaventosa: i prigionieri erano
stati torturati, legati l’un l’altro col fil di
ferro e spinti nella foiba.
Poi i partigiani gettarono bombe a
mano per finire l’opera.
Vines fu solo il primo atto di un
massacro che fu messo in atto nel
maggio del 1945, a guerra praticamente conclusa.
I titini catturarono migliaia di italiani e li fecero sparire nelle foibe.
Poi su quella tragedia calò il silenzio durato mezzo secolo.
Carlo Figari
14
DIFESA ADRIATICA
“Italians immune from guilt”
President Napolitano on the Day of Remembrance
On the morning of February the
10 , at the Quirinale Presidential
Palace, in the rpesence of Italian
President Giorgio Napolitano, the
ceremony of commemoration of the
Day of Remembrance took place. The
highest authorities of the Italian
Republic were present, including
Senate President Renato Schifani,
President of the Chamber of Deputies,
Gianfranco Fini, Constitutional Court
PresidentGiovanni Maria Flick, The
Undersecretary to the Prime Minister
Gianni, Letta, A NVGD National
President Lucio Toth, and General Alberto Ficuciello, who is the president
of the commission in charge of the
recognition of foibe victims’ relatives.
Also present were Government and
Parliament representatives and relatives
of foibe victims, who received medals
and citations of commemoration.
Here we publish some significant
passages of the speech given by
Napolitano to those present.
th
(…) The Day of Remembrance has
been celebrated annually here at the
Quirinale for the past five years. It was
instituted by my predecessor, and I am
only too glad to continue efforts to
promote it.
This situation demonstrates an
affectionate solidarity between
institutions of the Republic and those
who, whether personally or as relatives
of victims, lived through the tragedy of
persecution, the horror of the foibe, the
mass Italian exodus from the lands of
their roots.
(…) The Day of Remembrance
instituted by Parliament has fulfilled a
need for human and institutional
recognition that for too long was
lacking, although justly sought. It has
nothing to do with historical
revisionism or nationalism. The
memory that we cultivate is, first of all,
that of the hard experience of fascism
and the responsibilities of the fascist
regime, of its adventures of aggression
and war. (…) But we cannot forget the
suffering, and horrible deaths, inflicted
on Italians who were not guilty of any
crime whatsoever. And we cannot but
feel close to those who suffered
through an uprooting that should justly
be recompensed, through historical
recognition and a valuing cultural
identity, language, and traditions that
cannot be erased. (…)
It will be up to the new generations
to put truth and justice into practice,
in the spirit of peace and European
integration, continuing to render
homage to the memory of the victims
and the pain of the survivors, rendering
homage as they look towards the future.
The President of the Republic
Giorgio Napolitano
Rome, Quirinale Presidential Palace, February 10th, 2009. Part of the
political authorities present at the commemoration ceremony for the
Day of Remembrance (photo courtesy of the Presidency of the Republic)
The Day of Remembrance Prize:
to transmit History
Rome, February 9th. The Day of
Remembrance Prize debuted with
flare: important personalities from all
walks of life were present, as was a
large crowd that filled the Roma-Eventi
congress center. The event was a
success that surpassed expectation,
and rewarded the ANVGD national
presidency, whose idea the Prize had
been, together with the High Patronage
of the President of the Republic, Giorgio Napolitano. The patronage of the
President was flanked by that of
Government: the Ministries for Youth,
Cultural, and Foreign Affairs, as well
as the Region of Lazio, and the
Federation of the Associations of Istrian,
Fiume and Dalmatian Exiles.
The Institutions were represented
by Undersecretary Giovanardi (Prime
Minister), Francesco Maria Giro
(Ministry of Culture), Nicola Zingaretti
(President of the Province of Rome) and
numerous other government
representatives. The large crowd was
composed of Exiles residing in Rome
and its province gave witness to their
attachment to their native lands and
the painful history of which they were
an unwilling part: nothing was
forgotten, but they also gave testimony
to their willingness to look beyond, to
divulge memory with new methods
and with the knowledge that History
is transmitted and is conquered along
new lines of action.
The recipients of the Prize each
gave touching and noteworthy
testimony. Professor Giuseppe
Parlato,for example, rendered homage
to Maestro Renzo De Felice, whom
he credited with inspiring him in his
work in historiography.
Anna Maria Mori tearfully
dedicated her prize to her loved ones;
Konrad Eisenbichler, president of the
Canadian circles of Giuliani-Dalmati,
expressed his nostalgic longing for his
mother’s Lussino; Abdon Pamich
mentioned his combining of his Fiume-based tenaciousness with his
values of sportsmanship in his long
athletic career; Lucia Bellaspiga,
whose mother was from Pola, works
as a journalist for “L’Avvenire” and has
dedicated many articles to the plight
of the Exiles and Venezia-Giulia; the
Mayor of Trieste, Roberto Dipiazza,
reminded one and all of the great
Konrad Eisenbichler,
Professor of Italian Studies at
the University of Toronto
and of Istrian origin on his
mother’s side (on the right,
in the photo), received the Day
of Remembrance Prize
from Ministry
Undersecretary Giovanardi
(photo courtesy of J. Barnas)
contributions that the Exiles have made
to his city; Gian Antonio Stella, of Corriere della Sera, underlined, with great
enthusiasm and emotion, his profound
ties, as a Veneto native, to the Italian
and Venetian memories of the Eastern
Adriatic; Mauro Mazza, director of
TG2, is recognized for having
showcased the personal stories of the
Exiles in his work; Sergio Tazzer, one
of the first journalists who, in his
program “EstOvest” (“EastWest”)
covered these themes for over ten
years, particularly the situation,
political and other wise, of the Italians
who still in the former Yugoslavia.
The declarations of the Veneto
Region representatives were highly
significant: this region was awarded the
Prize for its “Legge Beggiato”, a law
passed in 1994, which funds the
restoration of Venetian monuments in
Istria and Dalmatia. Also significant
were the words of Dario Vecchiato, of
the Region of Lombardy: this region
instituted a law that promotes the
historical memory of the JulianDalmatian community in Lombardy.
The City of Bologna also recognized
its bad treatment of the refugees that
passed through its train station, and the
role contributed by refugees in postwar reconstruction.
These are signal of an inversion of
tendencies among national and local
institutions regarding Italian historical
memory, of which the eastern border
lands, after all these years, deserve their
fair share.
The three hours of the ceremony,
emceed with panache by Ettore Bassi,
saw some of Italy’s best journalists: they,
along with the institutions, are
responsible for divulging the memory
highlighted in this Prize. Still, the time
Aprile 2009
Guido Brazzoduro’s
Speech at the Quirinale
May everyone uphold
the Day of Remembrance
Guido Brazzoduro, ANVGD vice-president and mayor of the Free City of
Fiume in Exile, in representing the Exiles at the Quirinale ceremony, gave a
speech which we have highlighted in this article.
This is the fifth annual celebration of the Day of Remembrance, voted
nearly unanimously by Parliament in 2004 to establish this solemn occasion
for raising awareness and explaining to all Italians a page of our history,
which is also theirs. This is not the moment for rehashing all of the events
that took place in our region from 1943 to the peace treaties: first of all, the
treaty of February 10th, 1947 that is remembered today in a formal act,
confirmed Italy’s loss of its eastern border regions, that had been reunited to
the Motherland with great sacrifice of human life in the First World War and
thus, for us as exiles, a unifying moment. (…)
It was a difficult period for the entire Nation: reconstruction had to be
begun after the destruction of the Second World War, and the problem of
defining the new borders, and dealing with the exile consequences regarding
the local population, had to be taken up with the victors. Pitilessly, the
victors imposed solutions that in no way took into account the rights of the
local population, but rather gave precedence to the balance of powers at
the international level.
(…) On the other hand, we must consider that the hundreds of criminals
who murdered and persecuted Italians in Istria, Fiume and Dalmatia, who,
even though the war was over, were responsible for the disappearances of
thousands of innocent, unarmed civilians, remain unpunished, and were
never even tried, judged, or sentenced for their crimes. We must conclude
that the scales of justice were tipped only in one direction, and not the
other. (…)
Allow me to add that it is not a matter of simply tallying up the precise
number of victims and exiles, but rather, and above all, how those sad
events forced nearly the entire native Italian population to flee from the lost
territories. Let it never more be said that the reason for this was political, as
some factions continue to sustain. After all, those who fled came from every
social class, and wanted to remain Italian in language, tradition and culture,
not only because they had lived for two decades under Italian administration,
but because they had absorbed a centuries-long, deep-seated Italian presence
in those lands.
We are speaking here of an uprooting, but in a territory that had always
been multi-ethnic and multi-cultural, and in which the different ethnic groups
had always lived peaceably together, in the past. If, therefore, the Italians,
who were a majority in Istria, Fiume and Dalmatia, felt the need to uproot
themselves and flee, there must have been a very serious and determining
reason, indeed! (…)
Let us also remember the presence and activities of the Italian
Communities of Croatia and Slovenia, for their constant commitment for
the recognition of those values that we all hold in common, especially for
the language and formation of the younger generations, who, in the future,
will the representatives of our cultural identity and our ideals of tolerant
living and democracy; this effort is also carried out thanks to the Italian
government. As exiles we feel close to these people, united in our common
love for our lands of origin.
(…) It is with a sense of responsibility, and desire to rise up after
totalitarianism, that we want to cooperate to build a new Europe, together
with our neighbours. It is on these principles that we base the value of our
Day of Remembrance, so that all may uphold it.
Guido Brazzoduro
The hall of the Roma-Eventi Congress Center. Part of the large crowd,
made up of exiles, government representatives, and journalists
(photo courtesy of J. Barnas)
has come for a new historical
proposition: let it not peter out in the
always and ever-painful events of the
foibe and exile of the native Italians,
but let it recover the centuries-long
weaving of culture and tolerant way
of life in the upper-Adriatic area, of the
Latin-veneto element, which made its
profound mark on this region in so
many historical eras, and still plays its
fundamental part, recognizable in the
very stones, place names, and dialect,
all of which have much to offer in our
times.
p. c. h.
(traduzioni
di Lorie Simicich Ballarin)
Aprile 2009
DIFESA ADRIATICA
«Italianos absolutamente inmunes de toda culpa»
El Presidente Napolitano en el Día del Recuerdo
Se ha desarrollado, la mañana del
10 de febrero, en el Palazzo del
Quirinale, en presencia del Presidente de la República Giorgio Napolitano,
la ceremonia de conmemoración del
Día del Recuerdo. Estaban presentes
el Presidente del Senado de la
República, sen. Renato Schifani, el
Presidente de la Cámara de los
Diputados, on. Gianfranco Fini, el Presidente de la Corte Constitucional,
Prof. Giovanni Maria Flick, el
Subsecretario de Estado en la
Presidencia del Consejo de Ministros,
dott. Gianni Letta, el Presidente de la
Asociación Nacional Venezia Giulia
e Dalmazia, sen. Lucio Toth, el Presidente de la Comisión encargada del
examen de las preguntas para la
concesión de un reconocimiento a los
familiares de los enfoibados, gen. Alberto Ficuciello, representantes del
Gobierno y del Parlamento y los
familiares de las victimas de las Foibe,
a los que, antes de la manifestación,
han sido entregados los diplomas y las
medallas conmemorativas del Día del
Recuerdo.
El Presidente Napolitano ha
dirigido un saludo a los presentes, del
que publicamos algunas partes
significativas.
[…] Desde hace cinco años por
iniciativa de mi predecesor y por mi
sucesivo empeño, el Día del Recuerdo
se celebra en el Quirinale. Esta practica
no común sirve para expresar el
sentimiento de cercanía afectuosa y
solidaria que une a las instituciones
republicanas a cuantos vivieron personalmente, o a través de sus
familiares, los trágicos sucesos de la
persecución, del horror de las foibe,
del éxodo en masa de los italianos de
las tierras a las que estaban
profundamente enraizados.
[…] El Día del Recuerdo querido
por el Parlamento ha respondido a la
exigencia de un reconocimiento
humano e institucional que ha faltado
ya durante demasiado tiempo y ha sido
justamente solicitado. Eso no tiene
nada que ver con el revisionismo
histórico, con el revanchismo y con el
nacionalismo. La memoria que
cultivamos es sobretodo la de la dura
experiencia del fascismo y de las
responsabilidades históricas del
régimen fascista, de sus aventuras de
agresión y de guerra. [...] Pero
ciertamente no podemos olvidar los
sufrimientos, hasta una horrible
muerte, infligidos a italianos
absolutamente inmunes de toda culpa.
Y no podemos no sentirnos cercanos
a cuantos han sufrido el desarraigo al
que es justo que se ponga reparo a
través de un objetivo reconocimiento
histórico y una valorización de
identidad cultural, de lengua, de
tradiciones, que no pueden ser
canceladas. [...]
A las nuevas generaciones les toca
hacer obras de verdad y de justicia,
en el espíritu de la paz y de la
integración europea, siempre
rindiendo homenaje a la memoria de
las victimas y al dolor de los
supervivientes, rindiéndoles homenaje
con la mirada más que nunca dirigida
hacia el futuro.
El Presidente de la República
Giorgio Napolitano
Premio Día del Recuerdo,
para transmitir la historia
seguido desde hace más de diez años
Roma, 9 de febrero. Un ‘debut’
la evolución del sentir publico sobre
más que halagador, el del Premio
estos temas y del cuadro político en el
internacional Día del Recuerdo en su
que se ha encontrado la Comunidad
primera edición, por el alto nivel de
italiana después de la disolución de la
las personalidades que han intervenido
ex Yugoslavia.
y por el denso publico que ha llenado
Han sido significativas las
la sala de convenios de Roma Eventos.
declaraciones de los representantes de
Un confronto más que positivo, quizás
la región Veneto – premiada por la Ley
superior a las mejores expectativas, y
Beggiato sobre la tutela y la
que ha premiado también la idea de
restauración de los monumentos
la Presidencia nacional ANVGD que lo
venecianos en Istria y Dalmazia del
ha querido, confortada por el Alto PaEl Prof. Giuseppe Parlato, historiador
1994 – Dario Vecchiato; de la región
trocinio del Presidente de la República
de notoria fama, premiado por sus
Lombardia – que ha promulgado la
Giorgio Napolitano. El patrocinio del
estudios sobre los incidentes del
ley regional dirigida a promover la
Quirinale se ha colocado junto a los
confín oriental italiano y por su
memoria histórica de las comunidades
del Gobierno italiano - Ministerio para
empeño en la divulgación cualificada
giuliano-dalmatas residentes en su terla Juventud, para los Bienes y
de la historia giuliano-dalmata
ritorio; y del Comune de Bologna, al
Actividades Culturales y de Asuntos
(foto J. Barnas)
que se debe el reconocimiento del
Exteriores, de la región Lazio y de la
Federación de las Asociaciones de los eficazmente ha acercado su tenaz error padecido por los prófugos a su
Desterrados Istrianos, Fiumanos y fiumanidad a los valores deportivos de paso por la estación ferroviaria y del
Dalmatas.
su épica carrera atlética; desde la papel ocupado por los desterrados
Las instituciones han sido periodista Lucia Bellaspiga (de madre establecidos en Bologna en la
representadas por los Subsecretarios polesana) que ha firmado para el “Av- reconstrucción de la posguerra.
Carlo Giovanardi (Presidencia del venire” muchos elocuentes servicios Señales estas, sin duda, de una
Consejo) y Francesco Maria Giro sobre el éxodo y sobre los trágicos inversión de tendencia entre las
(Ministerio de Bienes y Actividades eventos que invistieron la Venecia instituciones nacionales y locales de
Culturales), por Nicola Zingaretti (Pre- Giulia; al Alcalde de Trieste Roberto cara a la memoria histórica italiana, a
sidente de la Provincia de Roma) y por Dipiazza, que ha recordado la la que pertenece a pleno titulo la pamuchas otras personalidades de las contribución de los desterrados a su gina velada por mucho tiempo del
instituciones. Y un denso publico Trieste; a Gian Antonio Stella (“Cor- confín oriental.
En las tres horas de premiación han
compuesto por Desterrados residentes riere della Sera”) que ha subrayado con
en la Capital y en la Provincia ha dado emoción y entusiasmo sus lazos pasado por el palco, guiado con soltura
testimonio una vez más de la afición profundos de veneto y de italiano con por Ettore Bassi en el papel de
a las tierras natales y a la dolorosa las memorias venecianas e italianas del presentador, algunas de entre las
historia que las ha visto trágicamente Adriático oriental; desde Mauro Maz- mejores “plumas” del periodismo itaprotagonistas en el transcurso de la za, director del Tg2, que ha intentado liano; a ellos y a las instituciones se
Segunda guerra mundial: nada se ha remarcar el interés por los sucesos confía la divulgación cualificada de
olvidado, pero al mismo tiempo se ha personales de los desterrados que ha aquel recuerdo al que el Premio va
dado prueba de la capacidad y de la inspirado sus investigaciones titulado. Sin embargo, también ha
voluntad de elaborar y de divulgar la televisivas; a Sergio Tazzer, entre los madurado el momento de una nueva
memoria con nuevas modalidades y primeros periodistas que a través de la proposición de la historia, que no se
con el conocimiento de que la historia transmisión radiofónica «EstOvest» ha extinga en el trágico e imprescindible
resultado de las Foibe y del éxodo
se transmite y se reconquista según
de la población italiana de antiguo
nuevas líneas de acción.
asentamiento histórico, sino que
Todos los testimonios dados por
recupere el plurisecular tejido de
los premiados han sido sentidos y
civilidad y de convivencia
particulares. Desde el del Prof. Giucompuesto en el área alto-adriática
seppe Parlato, que ha rendido
por el elemento latino-veneto, que
homenaje al Maestro Renzo De Feha impregnado de sí una entera
lice al que debe gran parte de su
región de confín en las diversas
interés historiográfico por los
épocas históricas y constituye
sucesos del confín oriental; el de la
todavía el rostro bien reconocible,
escritora Anna Maria Mori, que
en las piedras, en los nombres de
conmovida ha dedicado el premio
lugares, en el suave hablar, que
recibido a sus seres queridos; el del
mucho puede enseñar en nuestros
Prof. Konrad Eisenbichler, presidenGian Antonio Stella, acreditado crítico
te de los Círculos giuliano-dalmatas del diario “Corriere della Sera”, premiado días.
de Canadá, que ha expresado la
por su interés profesional hacia
p. c. h.
nostalgia de la Lussino materna; la historia giuliana y dalmata transmitido
en tantos trabajos periodistas
(traduzioni di Marta Cobian)
hasta el de Abdon Pamich, que
15
La intervención
de Guido Brazzoduro
en el Quirinale
Día del Recuerdo,
para que todos puedan
ser asertores convencidos
En representación de los Desterrados giulianos y dalmatas a la ceremonia
del Quirinale, Guido Brazzoduro, vicepresidente de la ANVGD y Alcalde del
Libero Comune de Fiume en Exilio, ha pronunciado la intervención que
reproducimos en parte significativa.
Es el quinto año que nos encontramos en este entorno para celebrar el
Día del Recuerdo, que la Ley del 2004, con voto casi unánime del Parlamento, ha establecido que fuese ocasión solemne para hacer conocer y
explicar a todos los italianos una página de nuestra historia, que es también
suya.
No es en esta sede donde tenemos que recorrer todos los acontecimientos
ocurridos en nuestras tierras desde 1943 en adelante y hasta los tratados
internacionales: sobretodo el tratado de paz del 10 de febrero del 1947,
que en este día es recordado como acto formal, que declaró la perdida de
Italia de las tierras del confín oriental, reunidas a la madre patria con los
inmensos sacrificios de la primera guerra mundial, y por tanto para nosotros,
Istrianos, Fiumanos y Dalmatas, momento unificador del mundo del Éxodo.
[…]
Ha sido un periodo difícil para la entera Nación, en la que, a los graves
problemas de la reconstrucción después de la infausta y destructora segunda
guerra mundial, se ha presentado el pesado problema de definir de cara a
los Estados vencedores los confines nororientales y las consecuencias en
las poblaciones de aquellos territorios. El comportamiento de las potencias
vencedoras ha sido inhumano en el imponer soluciones que no tenían en
cuenta los derechos de las poblaciones implicadas, y donde han influido
más los equilibrios de poder y las esferas de control a nivel mundial que la
atención a los problemas y a las esperas de las partes.
[…] Por otra parte si consideramos las decenas, centenares de
perseguidores y enfoibadores de la población italiana en Istria, Fiume y
Dalmazia, que acabada la guerra hicieron desaparecer miles de ciudadanos
inocentes y de civiles inermes, vemos que han vivido impunes y ni siquiera
juzgados por los crímenes cometidos. Hace falta concluir que la balanza
de la justicia ha movido la aguja hacia una sola parte. […]
Me permito todavía añadir que no se trata solo de establecer el numero
de personas que han sido enfoibadas, cuantos los desaparecidos, cuantos
los desterrados, sino también y sobre todo como aquellos tristísimos hechos
han obligado al éxodo a la casi totalidad de la población italiana de las
tierras perdidas. Que no se diga más que la motivación era política, como
de una parte moribunda, porque fue la casi totalidad de aquellas gentes, de
toda clase y condición, que ha querido permanecer italiana de lengua,
cultura y tradiciones, erradicadas en los ánimos no solo por una
administración italiana de dos decenios, sino por un modo de sentir profundo,
plurisecular, presente en aquellas tierras.
Por esto hablamos de un desenraizarse, todavía más significativo si
recordamos que en aquellas zonas de confín era característica la poli
etnicidad, la poli cultura, donde diversas componentes estaban habituadas
a convivir en el pasado. ¡Si la componente italiana, principal y prevalente
en Istria, en Fiume, en Zara, se ha sentido obligada a dejar todo, algo de
determinante y no vencible debe haber pasado! […]
Tenemos que recordar la presencia y la actividad de la Comunidad
Nacional Italiana en Croacia y Eslovenia, por la constancia y el empleo a
reconocerse en los valores que nos unen y por la función de nuestra lengua
y cultura, en particular en las escuelas que forman a los jóvenes que mañana
continuaran representando nuestra identidad y nuestros ideales de
convivencia y de democracia, también gracias a la ayuda del Estado italiano. Como desterrados nos sentimos cercanos a ellos, unidos por las comunes
tierras de origen.
[…] Es con sentido de responsabilidad y deseo de superar las
consecuencias de todos los totalitarismos que queremos, con los Países
vecinos, cooperar y construir la nueva Europa. Sobre estos principios se
basa y asume valor nuestro Día del Recuerdo, para que todos puedan ser
asertores convencidos.
Guido Brazzoduro
Roma, Palazzo del Quirinale, 10 de febrero del 2009.
El Jefe de Estado Napolitano (a la derecha)
con el vicepresidente nacional ANVGD Brazzoduro
(el primero por la izquierda) y el presidente nacional ANVGD Toth
(foto Presidencia de la República)
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DIFESA ADRIATICA
Aprile 2009
DOCUMENTI
Conoscere la storia
per contrastare l’ignoranza
Mentre una buona parte della
storiografia contemporanea, del mondo politico e istituzionale e dell’opinione pubblica ha recepito il significato del Giorno del Ricordo e ha imparato a conoscere i suoi contenuti,
un fronte sempre più minoritario e isolato di nostalgici delle ideologie totalitarie persiste nel divulgare un racconto distorto delle vicende del confine
orientale, nel tentativo di perpetuare
una condanna ed un silenzio dei quali in questi anni è stata ampiamente
dichiarata l’insussistenza e l’ingiustizia
nei confronti di quanti furono costretti
all’esodo.
Con questo documento, sintetico
ma significativo, vogliamo fornire una
base utile a contrastare le vecchie
vulgate di matrice jugoslavista, rammentando che la migliore opera di
chiarificazione deriva dalla buona conoscenza della storia e della più recente e qualificata produzione editoriale sul tema.
Alle ricorrenti accuse contro i Governi italiani e l’atteggiamento dell’Italia in generale tra il 1918 e il 1943,
che provengono sia da alcuni ambienti
sloveni e croati che da ambienti italiani che si basano su documentazioni
raccolte dai governi della ex Iugoslavia comunista, si può rispondere:
1. Tutte le accuse ripetono le tesi
dei «libri bianchi» che l’ex governo
iugoslavo presentò contro l’Italia durante le trattative per il trattato di pace
del 1947 e successivamente per impedire l’ingresso dell’Italia nell’ONU e
che furono riprese dal governo sloveno
nel 1994, quando il governo di Roma
chiese per la prima volta la restituzione dei beni espropriati agli italiani
dell’Istria.
Tutte le volte questi «libri bianchi»
furono rimandati al mittente dai governi alleati, che avevano già sottoposto a giudizio nell’immediato dopoguerra i militari italiani accusati di crimini puniti dalle convenzioni interna-
Lubiana 1944,
un manifesto
propagandistico
per l’arruolamento
nelle file domobrance
Lubiana 1944, la copertina
della rivista Za blagor oèetnjave
(Per la felicità della patria),
organo del movimento
nazionalista domobrano
zionali, senza che siano mai state
emesse sentenze di condanna significative.
2. Purtroppo i libri di scuola
sloveni e croati continuano a diffondere queste deformazioni della realtà
storica (un po’ come nelle scuole dei
paesi arabi si insegna ancora oggi che
gli ebrei compiono sacrifici umani
durante la festa del Kippur).
3. In primo luogo infatti l’Italia non
ha «occupato» la Slovenia per oltre
vent’anni, ma solo per due anni e cinque mesi (dall’aprile 1941 all’8 settembre 1943). Quella parte dell’attuale
Slovenia al di qua delle Alpi, che era
compresa nella vecchia Venezia
Giulia, non fu «occupata», ma assegnata allo Stato italiano, liberale e non
fascista, al termine della Prima guerra
mondiale con il Trattato di Rapallo del
1920, che era un regolare trattato internazionale riconosciuto da tutti gli
Stati del mondo, Iugoslavia compresa. Ignorare il diritto internazionale significa giustificare qualsiasi rivendicazione territoriale con effetti destabilizzanti nei rapporti tra le nazioni.
4. Vero è che nella ex regione italiana della Venezia Giulia, tra il 1920
e il 1947, viveva una forte minoranza
slovena e croata, specie nelle vallate
alpine, nel Carso e nell’interno
dell’Istria, inferiore comunque numericamente alla maggioranza italiana,
che abitava nelle città piccole e grandi (daTrieste a Pola, a Parenzo, a Pisino,
Gorizia, Capodistria, Pirano, ecc.),
sulle coste istriane e nelle isole del
Quarnaro.
Questa minoranza slovena e
croata non ha subito nessun
«genocidio», ma piuttosto un tentativo fallito di assimilazione linguistica
(come nelle vallate dell’Alto Adige),
tanto è vero che è rimasta esattamente
dove era, mentre 350.000 italiani sono
stati cacciati con il terrore delle foibe,
la deportazione in massa e la perse-
Slovenia, nostalgici filo-titini
impediscono un pellegrinaggio
sulla foiba di Golobivnica
Ferma protesta della Farnesina presso le autorità di Lubiana
Un grave episodio di intolleranza
ideologica e di intimidazione è avvenuto il 28 febbraio scorso nei pressi
della foiba di Golobivnica, a Corgnale
di Divaccia (Lokev) in territorio sloveno,
a danno di una delegazione dell’Unione degli Istriani che aveva chiesto, con
l’assistenza dell’Ambasciata d’Italia a
Lubiana e per il tramite del Consolato
generale d’Italia a Capodistria, tutte le
autorizzazioni necessarie, per una cerimonia di omaggio alle vittime. Alla
rappresentanza degli esuli, guidata dal
presidente dell’UdI, Lacota, è stato impedito di proseguire: di prima mattina,
infatti, degli operai del Comune avevano installato un segnale stradale di divieto di transito per i pullman. Il gruppo è stato quindi costretto a proseguire
a piedi, ma si è visto fermare poco dopo
da un cospicuo numero di persone in
divisa partigiana con le bandiere
slovene e jugoslave ed un tricolore italiano con la stella rossa al centro. Dal
gruppo di facinorosi sono partiti gli slogan «smrt fa+izmu, svoboda narodu».
Secondo le testimonianze alcuni degli
estremisti tenevano in mano dei bastoni con punte di ferro.
Nonostante le trattative con la poli-
zia slovena, che ha riconosciuto la validità delle autorizzazioni mentre i
manifestanti sloveni ne erano sprovvisti, il gruppo ha dovuto fare marcia indietro, avendo depositato un omaggio
floreale ai margini di un prato.
L’episodio è stato stigmatizzato da
diversi esponenti politici triestini e non,
e ferma è stata la presa di posizione del
nostro Ministero degli Esteri che, su
istruzione del ministro Frattini, ha convocato Gregor Suc, alto funzionario
dell’ambasciata di Slovenia a Roma, per
chiedere spiegazioni. A Suc è stata
espressa la viva protesta per l’impossibilità di tenere regolarmente la manifestazione e sono stati sollecitati
chiarimenti sull’accaduto e, in particolare, sul comportamento della Polizia
locale. È stato anche chiesto al ministro Suc di trasmettere alle sue autorità
l’aspettativa del governo italiano che,
in uno spirito di comune condivisione
dei valori europei, situazioni analoghe
non si debbano ripetere in futuro. Analogo passo è stato effettuato a Lubiana,
presso il Ministero degli Esteri, dall’ambasciatore d’Italia, Alessandro
Pietromarchi.
Su quanto avvenuto si è pronun-
ciato, tra gli altri, anche il presidente
della FederEsuli, Renzo Codarin, con il
comunicato che riproduciamo.
Non possiamo che esprimere indignazione, come cittadini europei, per i
fatti di questi giorni che hanno coinvolto in Slovenia (Golobivnica,
Corgnale-Lokev), una comitiva di Esuli
dell’Unione degli Istriani di Trieste che,
dopo aver richiesto regolare permesso
alle autorità locali, per deporre una
corona di fiori davanti alla foiba in
omaggio alle vittime dei quaranta giorni di terrore titino a Trieste, sono stati
accolti con rabbia ed insulti da una folla di jugonostalgici.
Episodi come questo non fanno che
esasperare estremismi che la società
civile condanna in toto e senza riserve.
Nello stesso tempo, fa riflettere il fatto
che qualcuno continui a voler condizionare con le vicende del Novecento
la politica del territorio. Spesso si assiste in varie parti del Vecchio continente a manifestazioni in cui si esasperano
le simbologie del terrore del Secolo
breve, si tratta di momenti di grande
disagio e tristezza. Disagio per dover
constatare l’involuzione di una parte
della società pur alla presenza di con-
cuzione politica. Nelle province italiane della ex Venezia Giulia durante
tutto il ventennio fascista (1922-1943)
furono eseguite dieci condanne capitali contro persone giudicate colpevoli di atti di terrorismo, con omicidi nelle
sedi di giornali e stragi di contadini italiani e slavi durante una festa religiosa. Si trattava di elementi nazionalisti
(e non antifascisti). Migliaia di sloveni
per contro si arruolarono volontari
nella Milizia fascista (M.V.S.N.) e si comportarono con onore sui vari fronti,
dall’Africa Orientale fino alla Seconda guerra mondiale.
5. Durante la seconda guerra
mondiale le truppe italiane furono accolte a Lubiana e nella Slovenia di allora, al di là del vecchio confine alpino del 1920, con fiori e bandierine,
come mostra la documentazione fotografica e cinematografica. Una parte dell’opinione pubblica slovena sperava infatti di ottenere l’indipendenza
dalla Iugoslavia (conseguita poi nel
1991). Solo successivamente iniziò la
resistenza anti-italiana e anti-tedesca,
guidata dal partito comunista clandestino, alla quale non vollero mai associarsi i partiti antifascisti di ispirazione
cattolica e liberale. Alle imboscate dei
partigiani le truppe italiane risposero
– come è stato riconosciuto da decenni dalla storiografia italiana – con rastrellamenti, deportazione di intere
famiglie e villaggi sospettati di complicità con la resistenza e fucilazioni
anche di civili ritenuti corresponsabili
degli atti di ostilità, come si verifica
purtroppo quando gli eserciti di occupazione si trovano a fronteggiare una
guerriglia. Ma è opinione consolidata
nella stessa storiografia slovena, croata
e serba che la repressione italiana fu
di gran lunga meno violenta e
indiscriminata di quella tedesca, ungherese, rumena e bulgara nelle zone
iugoslave occupate da quei Paesi dell’Asse.
Sta di fatto che all’8 settembre la
popolazione locale soccorse i militari
italiani che si sottraevano alla prigionia tedesca aiutandoli a fuggire verso
la Venezia Giulia. Ciò che prova che
non esisteva un odio popolare contro
i militari italiani.
dizioni che dovrebbero portarla a crescere, tristezza per l’esempio vano di
tante vittime delle ideologie che di fronte a questi episodi vengono condannate e, se possibile, uccise ancora una
volta.
Due le considerazioni che mi sento di fare come uomo e come Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli.
La prima riguarda la manifestazione. La legge è molto chiara, anche in
Slovenia, sull’ostacolo a manifestazioni legalmente autorizzate e sugli altri
diritti umiliati in quella sede e confidiamo quindi che le autorità agiscano
di conseguenza salvo il fatto che un
esposto su quanto accaduto verrà inviato alla Commissione europea.
L’altra considerazione è in effetti una
riflessione sull’inevitabile quesito: perché succedono questi fatti?
Quando un territorio è stato per tanto tempo banco di prova della
contrapposizione di nazionalismi e
totalitarismi può trovare una via d’uscita
solo nella comprensione completa,
serena ed approfondita di quanto è successo. Fondamentale che ciò avvenga
in uno spirito di giustizia e di buona
volontà e comunque suppor-tato dalla
forza delle documentazioni e del rigore scientifico.
Ci rendiamo conto, come in questi
giorni, che spesso purtroppo hanno
maggior presa sulle reciproche ignoranze le opinioni di parte, le cattiverie degli storici arrabbiati e faziosi, le pesanti
mistificazioni della verità. Spesso tesi
che passano anche nei libri di scuola
sia nei Paesi dell’ex Jugoslavia che nel-
Lubiana,
ritratti di Tito in vendita
ancora oggi nei mercatini
6. Il fenomeno delle Foibe in Istria
e nel Fiumano e degli eccidi in
Dalmazia fu invece un tipico programma di «pulizia etnica», come è stato
definito con chiarezza da esponenti
del Governo e del Parlamento italiano
di ogni tendenza e come ribadito con
vigore dai Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio
Napolitano in dichiarazioni ufficiali.
Il programma fu condotto sotto le
direttive provenienti dall’alto (tanto da
essere riconosciuto dagli stessi storici
sloveni come «violenza di Stato») ed
era diretto a liberarsi della popolazione italiana autoctona che non accettava l’annessione iugoslava. Contemporaneamente le formazioni partigiane massacravano, nelle regioni della
ex Iugoslavia, centinaia di migliaia di
croati e di sloveni che avevano combattuto contro di loro (Ustascia in
Croazia, Domobrani e Belagardisti in
Slovenia), nonché di serbi che avevano militato nella resistenza non comunista (Cetnici). Il milione di morti iugoslavi attribuito alle truppe d’occupazione straniere è dovuto in gran
parte ai massacri interni, commessi
prima dagli Ustascia sulle popolazioni serbe delle Kraijne e della Bosnia e
poi, nel maggio-giugno 1945 dalle
divisioni partigiane comuniste, come
viene oggi rivelato dagli storici croati
e sloveni.
L. T.
le scuole d’insegnamento sloveno a
Trieste. Facile che da questo calderone
nascano atteggiamenti negativi che ci
riportano agli anni bui del sospetto e
del giudizio negato.
È chiaro altresì – visto i fatti ed i
commenti conseguenti – che le terre
ex jugoslave non abbiano ancora affrontato il dibattito sulla loro storia con
Tito che, dopo la sua morte, le ha portate alla disgregazione, alla guerra e alla
nascita di nuove statalità.
Che cosa significano oggi i simboli
di un’unità negata in quei funesti anni
Novanta?
Sono domande che pesano ben
oltre la fascia di confine e preoccupano l’Europa.
Infatti, se un episodio come questo
riesce a scatenare le forze più oscure
significa che il timore di un salto
qualitativo nei rapporti sul territorio sta
portando allo scoperto la cattiva coscienza di chi auspica nuove chiusure
per continuare ad esistere.
Come uomo chiedo rispetto per i
nostri morti, come esponente degli Esuli
chiedo alle nostre autorità di intervenire presso gli organi pubblici sloveni
perché sia fatta chiarezza con le conseguenze legali del caso, mentre continuo a sperare che per noi la parola
giustizia possa ancora venir scritta dagli uomini di buona volontà che credono nell’Europa e nella forza della
verità.
Renzo Codarin
Presidente Federazione
delle Associazioni
degli Esuli Istriani
Fiumani e Dalmat
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