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DELL`ONORE RESTITUITO E DI ALTRE COSE CHE CI
La Redazione risponde I figli naturali come i legittimi: hanno diritto agli indennizzi per i «beni abbandonati» A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich A pagina 6 anno XV - n° 4 Aprile 2009 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma DELL’ONORE RESTITUITO Indennizzi agli esuli, Codarin: E DI ALTRE COSE subito nella Finanziaria 2010 CHE CI ASPETTIAMO Quest’anno la ricorrenza del 10 Febbraio, Giorno del Ricordo delle Foibe e del nostro Esodo, è stata celebrata in 287 Comuni del territorio nazionale, da un estremo all’altro d’Italia. In 194 di questi comuni le rappresentanze della ANVGD o erano tra i promotori della manifestazione o vi hanno partecipato attivamente. C’è stato quindi un incremento, rispetto all’anno scorso, dell’80%. Secondo un sondaggio dell’Istituto Alan Normann per il CDM e i Comitati ANVGD di Gorizia e Trieste, le persone che hanno dimostrato di conoscere che cosa sono la Foibe, come avvenimento storico, superano il 50 %. Oltre il 68% attribuisce l’Esodo giuliano-dalmata alle persecuzioni jugoslave e alla volontà degli abitanti di preservare la propria identità italiana. Quattro anni fa i due dati erano sotto il 10 %. Non è un risultato da poco, che tuttavia non va salutato con trionfalismi fuori luogo. Perché c’è ancora tanto da fare per diffondere la nostra storia. Anche le contro-manifestazioni di natura negazionista o giustificazionista da parte di “studiosi” sloveni o italiani vetero-comunisti e nostalgici di Tito, che erano state segnalate in alcune località italiane nel 2007 e 2008, si sono dimezzate, con scarsissima risonanza nei media. Si è trattato di alcuni scalmanati no-global a Padova e dell’invereconda canaglia che ha disturbato la deposizione di una corona sulla Foiba di Golobivnica, in territorio sloveno. Gazzarra che ha sollevato lo sdegno di tutte le nostre associazioni e l’intervento del Governo. Il Ministro degli Esteri si è premurato di informarci di avere convocato l’Incaricato d’Affari sloveno a Roma per chiedere una pronta indagine sulla dinamica dei fatti e la punizione dei responsabili, per interruzione di una manifestazione ufficialmente autorizzata dalle autorità slovene. Insomma l’onore è salvo. Anzi mai avevamo avuto una risposta così corale alle celebrazioni del 10 Febbraio. Ci sono stati anche momenti alti come la cerimonia al Quirinale, la celebrazione in Campidoglio, il viaggio del Sindaco di Roma a Trieste, in Istria e a Fiume con trecento studenti, la consegna a Roma del Premio del Ricordo a personalità della cultura, il concerto al Teatro Verdi di Trieste e lo scoprimento della stele a Norma Cossetto, con il discorso del Presidente della Camera. E tanti altri episodi significativi di adesione condivisa. * * * Perché allora gli accenti trionfalistici sarebbero fuori posto? Perché il rientro nella memoria della Nazione della vicenda del confine orientale e degli italiani che da millenni vivevano in Istria, nel Quarnaro e lungo la costa dalmata – ritornata alla luce con la denuncia dei massacri delle Foibe e del loro esodo, voluto dal regime comunista iugoslavo – si è verificato con una dicotomia tipica dell’Italia di oggi. Da un lato c’è un sentimento popolare di solidarietà umana che si è diffuso sia tra le vecchie generazioni che il dramma della seconda guerra mondiale l’avevano conosciuto di persona, sia tra le generazioni più giovani che non ne avevano mai sentito parlare, perché sui libri di scuola non c’era scritto niente. Andando nelle università e nelle scuole e documentando con onestà intellettuale il dramma da noi vissuto registriamo sempre un moto di protesta nei giovani contro la censura L’ANVGD - Comitato provinciale di Trieste, ha indetto il 4 marzo scorso una conferenza stampa per esprimere la sua posizione dopo l’incontro del 3 marzo in Prefettura con i deputati della Regione Friuli Venezia Giulia. Il presidente Renzo Codarin considera che la proposta di Legge su un indennizzo equo e definitivo agli Esuli presentata in quella sede, sia un’ipotesi da valutare ma si riserva, nello stesso tempo, di vagliare anche altre possibilità visti i limiti imposti dalla stessa. Dopo anni di continua battaglia per il pieno riconoscimento dei diritti delle genti istriane, fiumane e dalmate, ogni possibile lungaggine è considerata un ostacolo ad un positivo esito dell’operazione in corso. «Sessant’anni di attesa – ha detto Codarin – sono anche troppi per poter chiedere alla gente di attendere – come nel caso della proposta succitata – l’insediamento di una Commissione d’inchiesta bicamerale, diciotto mesi di lavoro della stessa e l’avvio di un iter attuativo, salvo accettazione delle modalità proposte e a condizione di una immediata attivazione di ingenti mezzi finanziari allo scopo». «La proposta di una Commissione Bicamerale che studi il problema degli indennizzi dovuti dallo Stato italiano agli esuli giuliano-dalmati per i beni perduti nei territori passati alla sovranità della ex Iugoslavia avrebbe una sua utilità se l’attuale Governo si fosse dimostrato inerte e Indennizzi, la conferenza stampa del Comitato ANVGD di Trieste sulla proposta di legge a firma dei deputati della Regione Friuli Venezia Giulia (nella foto, fascicoli di una pratica) passivo sul tema in questione – ha dichiarato in quest’occasione il Presidente dell’ANVGD nazionale Lucio Toth –. Viceversa nell’incontro Governo-Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati del 5 febbraio scorso il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e gli altri membri del Governo presenti hanno dichiarato la volontà dello Stato di affrontare il problema in un Tavolo specifico con il Ministero dell’Economia, rappresentato all’incontro dal Sottosegretario on. Alberto Giorgetti». In proposito il Ministro degli Esteri Franco Frattini, direttamente competente per la tematica connessa alla restituzione dei beni disponibili, ha anche proposto la nomina di un Commissario «ad acta » che esamini con le rappresentanze degli esuli una soluzione soddisfacente e definitiva. Lo sbocco naturale sarebbe quindi un disegno di legge governativo di sollecita preparazione. «Le associazioni – ha dichiarato Toth – sono a disposizione del Governo come del Parlamento, avendo predisposto da tempo un’ampia piattaforma di alternative. Occorre quindi un segnale del Governo che dia seguito a quanto prospettato nella riunione a Palazzo Chigi del 5 febbraio, alla vigilia del Giorno del Ricordo. segue a pagina 11 Trieste ricorda Norma Cossetto con una stele All’inaugurazione il presidente della Camera Fini Basovizza, il sindaco di Roma Gianni Alemanno guida gli oltre 200 studenti della Capitale in visita sui luoghi della memoria, dal sacrario di Redipuglia alla Foiba di Basovizza (foto www.messaggero.it) di Lucio Toth (segue a pagina 2) May everyone uphold the Day of Remembrance In english language to page 14 Día del Recuerdo, para que todos puedan ser asertores convencidos En lengua española en la página 15 Alla presenza del Presidente della Camera, on. così intitolata dal Comune di Trieste nell’ottobre 2003, a Gianfranco Fini, sabato mattina, 21 febbraio, è stato inau- sessant’anni dal martirio, è infatti una laterale della via gurato il monumento a Norma Cossetto, la giovane Capodistria, nel tratto tra le vie Salvore e Visinada. infoibata nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943 dopo esse- Emblematica la scritta apposta sotto il volto della Cossetto: re stata orrendamente seviziata dalle «A Norma cui l’amore patrio spinse a far dono della vita per l’italianità della milizie titine. sua Istria». La stele di pietra, voluta dal Comune di Trieste in una zona del capoLa cerimonia è iniziata, come da luogo che ha una forte presenza fisica programma, con l’esecuzione dell’Ine simbolica di richiami all’identità no di Mameli e la lettura delle poesie istriana, ha visto la partecipazione di “Il silenzio” di Elisabetta Fabbri e “Per molti personaggi politici, autorità minon dimenticare”, nella interpretaziolitari, civili e religiose, oltre alla prene di Alma Petrigna, dedicate alla trasenza della sorella di Norma, Licia gedia istriana. È seguito il breve, comCossetto. […] Il monumento, su cui mosso saluto di Licia Cossetto che ha spicca un quadro in bronzo con il volto ringraziato con semplici parole il Sinin rilievo della giovane uccisa, è opedaco e il presidente Fini per tutto quanra dello scultore Antonio Volpicelli ed to da essi fatto per onorare la memoè stato collocato nella via a lei intitoria della sorella. […] lata, nel “rione degli esuli” attorno a In un sentito intervento, il Sindaco via Baiamonti, costruito negli anni Dipiazza ha quindi ricordato come Sessanta fra i rioni popolari di dopo «un percorso né breve, né faciChiarbola e Servola per dare una casa le, solo grazie all’opera paziente delle Trieste, la stele in memoria ai profughi, e dove, in vie che riporta- della giovane Norma, inaugurata associazioni degli esuli e di alcuni no i nomi delle cittadine di provenien- lo scorso 22 febbraio alla presenza esponenti parlamentari del nostro terza, vivono tuttora migliaia di istriani e del presidente della Camera Fini ritorio, fra i quali l’onorevole Menia, i loro discendenti.Via Norma Cossetto, (foto www.arcipelagoadriatico.it) lo Stato – con l’istituzione della Gior- segue a pagina 2 2 DIFESA ADRIATICA Aprile 2009 fatti e commenti continua dalla prima pagina continua dalla prima pagina DELL’ONORE RESTITUITO Trieste ricorda Norma Cossetto con una stele All’inaugurazione il presidente della Camera Fini E DI ALTRE COSE CHE CI ASPETTIAMO di questi eventi. «Perché nessuno ce lo ha mai detto?» È la prima domanda che ci pongono sempre. E questo è appunto il secondo aspetto della dicotomia, perché la cultura italiana è stata dominata dal 1945 fino a ieri da una assimilazione ideologica della storia recente del Paese all’interpretazione della sinistra marxista, che si è appropriata dei valori dell’antifascismo, facendone un’arma di delegittimazione politica per chi a quella interpretazione non si adattava. La rinuncia del partito dei cattolici a contendere il terreno a questa egemonia della sinistra comunista, invasiva di ogni ramo del sapere e delle attività artistiche, e l’arretramento delle forze politiche laiche di estrazione risorgimentale su posizioni difensive socialmente minoritarie, ha determinato nella intellighentia del paese, e quindi nelle sue classi borghesi più avanzate – o che si ritengono tali – un senso di fastidio intellettual-viscerale quando si parla di noi, dell’italianità delle nostre terre, per quanto plurali le si voglia riconoscere. E certamente lo erano. Questo rifiuto delle élite di recepire la complessità delle nostre vicende di italiani sradicati dalla terra natale si ripercuote sulla reazione dei media al Giorno del Ricordo. Una ricettività avara, una concessione di visibilità quasi strappata a forza. Specialmente nelle generazioni di mezzo, che non hanno conosciuto la cruda realtà della guerra civile 1943-1945, della Liberazione e della conquista della democrazia, e che hanno modellato il proprio pensiero sugli stereotipi di un conformismo culturale che è purtroppo il tratto caratteriale della borghesia italiana, che rinuncia per quieto vivere a posizioni critiche dissonanti dal contesto prevalente. Per non rimetterci sul piano delle relazioni sociali e delle carriere personali. Perché mettersi a parlare delle Foibe e dei profughi istriani? Argomenti scomodi e imbarazzanti. Perché poi viene fuori il fascismo e il conformismo della borghesia di allora, che al regime si era inchinata con la stessa disposizione morale di vendere l’anima per il proprio tornaconto. La stessa disposizione con cui si è poi inchinata all’egemonia culturale comunista per quasi quarant’anni. E per snidare questa vigliaccheria dal suo covo di infingardaggine mentale ci sono voluti uomini di sinistra! Perché? Perché i più attenti di loro si sono accorti che la vulgata resistenziale, così come retoricamente consolidata, non aveva presa sulla coscienza popolare, che giudica con altri metri, che sono quelli del comune sentire, di un’umanità più profonda, radicata nella pietas della nostra Nazione. Ecco perché le mostre sull’Esodo e sulle Foibe sono state visitate da migliaia di persone, senza nessun battage pubblicitario. Perché le aule magne di università e di istituti medi si sono riempite di centinaia di ragazzi che volevano sapere, discutere, capire. Perché nei consigli comunali di piccoli Comuni e di grandi città si è reso omaggio a quei concittadini che di queste nostre vicende sono stati testimoni. * * * Se questa risposta popolare alla riscoperta di una pagina taciuta della storia nazionale non raggiungerà le forze politiche dell’Italia di oggi ben difficilmente otterremo qualcosa da qualsiasi governo, di sinistra o di destra. Se si eccettua il personale politico che proviene dai vecchi partiti della Prima Repubblica – in gran parte responsabili, paradossalmente, del lungo silenzio, ad eccezione ovviamente della destra post-fascista –, la nuova classe politica italiana potrebbe dimostrarsi del tutto insensibile alle nostre istanze di giustizia, al di là dell’onore che ci è stato restituito. Chi è disposto a sacrificare per gli indennizzi dei nostri beni una minima parte del reddito nazionale in un momento di crisi così drammatica? Anche se con quei nostri beni l’Italia si è liberata dei debiti di guerra in un altro momento difficile della sua storia. Perché rischiare interessi economici con i Paesi vicini (Terze e Quarte Sponde di retorica smemoratezza) per ottenere la restituzione dei nostri beni: poche migliaia di case che i nostri genitori hanno abbandonato con noi in braccio e i fagotti sui carretti? Si tratta di vedere se chi oggi ha responsabilità politiche, al governo o all’opposizione, avrà il coraggio e la saggezza di ascoltare quella risposta di solidarietà che la base popolare del Paese ci ha dimostrato. O se ignorerà questa voce, continuando a prenderci in giro, come tante volte è avvenuto. Aspettando che la nostra vicenda ripiombi nell’oblio. Ma non è facile che questo accada. Perché una volta riaccesa la luce sulla verità, è difficile spegnerla. Lucio Toth Terremoto in Abruzzo, aperta dalla Sede nazionale ANVGD la sottoscrizione pro Esuli La Sede centrale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha lanciato una sottoscrizione in favore dei terremotati dell’Abruzzo. I fondi saranno destinati in particolare, su indicazioni del Comitato ANVGD de L’Aquila, alle necessità più impellenti delle famiglie di Esuli residenti nelle zone colpite. Per far confluire le donazioni è sufficiente effettuare un versamento sul CONTO CORRENTE POSTALE 52691003 intestato all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia indicando nella causale “Terremotati Abruzzo”. Per i BONIFICI dall’Italia sullo stesso conto, il codice IBAN è: IT70 A076 0103 2000 0005 2691 003. L’elenco dei donatori e l’utilizzo delle somme raccolte saranno resi pubblici tramite gli organi di informazione. Siamo certi che la solidarietà degli Esuli nei confronti di altri Esuli ulteriormente colpiti nei beni primari non mancherà. nata del Ricordo del 10 febgrazie a te, alle Associazioni, all’impegno di tanti singoli braio – ha finalmente ufficialesuli – ha detto Fini – se oggi mente riconosciuto la tragedia dell’esodo dall’Istria e è potuta riemergere una veridalla Dalmazia … dopo oltà negata e si dedica una Giortre quarant’anni di vergognonata al ricordo di queste so oblio sulla vicenda di 350 drammatiche vicende. Solo mila persone costrette a lagrazie a voi la battaglia ideasciare la loro terra per poter le è stata vinta, e la memoria rimanere libere e italiane». non andrà perduta». Il Presi«Qui, in questa parte di Istria dente della Camera ha quinricresciuta all’interno della di toccato un punto di grannostra città, oggi sorgerà un de portata: quello del fiore – ha proseguito il Sinrecupero e mantenimento dei daco –, perché niente meglio caratteri culturali italiani di un fiore può rappresentanell’Istria e Dalmazia di oggi. re la gioia di vivere, la bel«[…] Tanti sono i nuclei faIl presidente della Camera Gianfranco Fini, la lezza e la solarità del sorriso miliari che hanno dentro se signora Licia Cossetto, sorella di Norma, e il di una ragazza di vent’anni. stessi una ferita che niente sindaco di Trieste Roberto Dipiazza nel corso della Ma a questo fiore una mano può rimarginare. Dopo tanto cerimonia di inaugurazione del monumento assassina, barbara e vile, retempo, dopo anni di silenzio, cise la vita con la violenza più abominevole che un corpo se le istituzioni sono consapevoli del sacrificio che voi istriani di donna possa subire. Un evento tragico e criminale. Ma avete patito, se sono consapevoli di come la storia debba la storia, quella che oggi si è ricongiunta con la verità, ci essere ormai scritta senza buchi, se il lungo oblio è finito, il dice che tutto ciò accadde anche perché Norma Cossetto, merito non è delle stesse istituzioni, bensì vostro. Vostro di Santa Domenica di Visinada, non volle rinnegare la sua per l’opera di divulgazione di una storia taciuta, vostro per famiglia e la sua italianità, ovvero tutto ciò che rappresen- l’ideale vittoria che avete riportato nella vostra ulteriore ed tava i valori più profondi del suo ideale. Anche per questo ideale battaglia». […] Gianfranco Fini ha ricordato poi che Norma Cossetto, Medaglia d’Oro al merito civile conferita «[…] Il crimine che avete subito è un crimine indirizzato dal Presidente Ciampi (l’8 febbraio 2006, n.d.r.), è divenuta non solo contro voi italiani, bensì contro l’umanità. E quando un simbolo luminoso per onorare tutti quelli che come lei avete subito quel crimine si è aggiunta anche l’onta delsono stati gettati in quelle foibe … di cui per troppo tempo l’umiliazione che l’Italia vi ha riservato tristemente. L’indii libri di scuola non hanno voluto parlare». gnazione vostra per quella parte d’Italia che vi trattò da “Ma oggi possiamo affermare che l’epoca dell’oblio e stranieri in patria è stata la normale reazione ed oggi chi del silenzio è finita – ha continuato Dipiazza – e a testimo- chiede scusa siamo proprio noi, il popolo italiano». niare l’importanza di questo momento di ricordo vi è l’auSi è soffermato sulla questione dell’indennizzo agli esuli torevole presenza della terza carica dello Stato, il presiden- ribadendo che «chi ha perso tutto oggi non è bisognoso te della Camera Gianfranco Fini. A lui va riconosciuto un unicamente di un risarcimento materiale. Ci deve essere impegno costante e sincero nei confronti della causa degli qualcosa di più alto del riconoscimento del danno affinesuli. Un impegno saggio ed intelligente, perché coniuga- ché ci sia serenità e giustizia. C’è bisogno di una nuova to non alla conflittualità, ma proiettato verso un dialogo per stagione d’italianità in quelle terre venete e romane ma la ricerca di una memoria condivisa, in cui a tutte le vittime non in termini di statualità, non in termini aggressivi. Ripordel nostro dopoguerra sia riconosciuta nel ricordo la stessa tare il tricolore attraverso una grande azione culturale, tesa dignità». […] Dopo il Sindaco, il Presidente Fini ha aperto ad evidenziare le identità culturali è un grande impegno». rivolgendosi innanzitutto a Licia Cossetto, «simbolo di una Nicolò Giraldi ferita e di un dolore che mai si rimargineranno. Ed è solo ( www.arcipelagoadriatico.it) Golfo di Pirano, ancora nulla di fatto tra Slovenia e Croazia e Lubiana mantiene il vero sui negoziati di associazione di Zagabria all’UE L’adesione della Croazia all’Unione Europea, che si prevede per il 2010, è tornata ad alto rischio se non viene risolta quanto prima la controversia sui confini con la Slovenia: lo ha ribadito il commissario all’Allargamento Olli Rehn, in una recente conferenza stampa. Si ricorderà che Lubiana ha posto il veto al prosieguo del negoziato di adesione della Croazia, e l’iniziativa di creare una commissione bilaterale a livello di primi ministri è naufragata con un nulla di fatto, essendone uscito il premier sloveno, Borut Pahor. La commissione, della quale facevano parte esperti di diritto internazionale dei due Paesi, era stata creata nell’agosto del 2007 dopo un incontro tra il premier croato Ivo Sanader e l’ allora primo ministro sloveno Jansa. Peraltro, il presidente croato Mesic aveva dichiarato di non aspettarsi «niente» dai colloqui, e in effetti nell’incontro del 24 febbraio Pahor e Sanader, nel loro primo incontro dopo il veto di Lubiana sui negoziati di adesione di Zagabria all’UE, non hanno raggiunto alcun accordo. «Se non ci saranno progressi verso la soluzione della questione del confine – ha affermato Pahor – la Slovenia manterrà le proprie riserve sull’apertura e chiusura dei capitoli negoziali tra la Croazia e l’UE». Lubiana ha ribadito il concetto che nei documenti presentati a Bruxelles Zagabria sta pregiudicando il confine marittimo tra i due Paesi nel Golfo di Pirano, una piccola striscia di mare lunga 30 chilometri ma cruciale per l’accesso sloveno, e del porto di Capodistria, alle acque internazionali. Dal canto suo il governo croato ha più volte proposto che la disputa sul confine venga risolta davanti a un giudice internazionale, idea respinta da Lubiana. Dall’Italia appoggio incondizionato Ma l’Italia ribadisce il suo ‘sì’ all’ingresso della Croazia nella Nato e nell’Unione europea per bocca del presidente del Consiglio Berlusconi al termine di un pranzo di lavoro a Palazzo Chigi con l’omologo croato Sanader: «Siamo tra i primi sostenitori – ha detto Berlusconi – dell’ingresso della Croazia nella UE e nella Nato. L’obiettivo indicato da Berlusconi a Sanader è quello di chiudere il negoziato con Bruxelles tra il 2009 e il 2010. Sanader ha ringraziato in italiano, esortato dallo stesso Berlusconi. «Il mio italiano non è così perfetto – si è scusato il premier croato – ma voglio ringraziare il presidente del Consiglio per il suo appoggio. Speriamo di festeggiare insieme anche i 60 anni dell’Alleanza atlantica». Nella serata, Sanader ha incontrato il ministro degli Esteri Frattini. «L’Italia – ha detto il titolare della Farnesina – appoggia senza riserve l’intento della Croazia di concludere i negoziati di adesione entro il 2009 e di entrare nell’UE a pieno titolo nel 2010». Nel frattempo, altri cinque Paesi europei, oltre alla Slovenia, hanno posto il veto all’entrata della Croazia in Europa: Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca e Finlandia. Nei primi giorni di marzo, infine, a seguito delle pressioni di Bruxelles sui due contendenti, Slovenia e Croazia hanno accettato la mediazione della Commissione europea, ad una condizione: il compito dei mediatori, guidati dall’ex presidente finlandese e premio Nobel per la pace Marti Ahtisaari, non deve essere la definizione della linea di confine, bensì dare supporto a Zagabria e Lubiana nella trasmissione del problema alla Corte di giustizia dell’Aia. red. Il Golfo di Pirano è dal 1991 oggetto della contesa tra Slovenia e Croazia per il confine marittimo Aprile 2009 3 DIFESA ADRIATICA cultura e libri Presenze veneziane in Istria, Quarnero e Dalmazia Un convegno alla Fondazione Giorgio Cini Presenze di cultura veneta in Istria, Quarnero e Dalmazia è il tema del convegno svoltosi nella prestigiosa Fondazione Giorgio Cini di Venezia e realizzato con il contributo della Regione del Veneto. Il simposio si proponeva di analizzare nei suoi diversi aspetti e periodi il sostanziale segno lasciato da Venezia nell’Adriatico orientale, «in termini - come si legge nel comunicato della Fondazione – non solo di egemonia marciana del centro, ma anche di circolazione e di scambio, ove la stessa periferia non è mera ricezione, ma pure apporto originale». Importante, tra gli altri, il tema dei confini, che, come nel caso della Dalmazia, tra il XVII e il XVIII secolo, In alto: Grisignana, la Loggia veneziana (XIV sec.) A sinistra: Parenzo, una calle che pare Venezia veneto e a promuovere le molteplici attività didattiche e culturali promosse dalle comunità degli italiani della penisola istriana, ma anche della costa dalmata e recentemente anche di quella montenegrina. L’assessore Coppola ha rimarcato l’importanza della salvaguardia delle identità culturali, sancita anche dall’Unione Europea, giacché la conservazione della memoria storica è presupposto essenziale del futuro. L’assessore Coppola ha ribadito la volontà della Regione di mantenere viva l’attenzione nei confronti dell’area adriatica e di proseguire il rapporto di collaborazione con le associazioni degli esuli e con le comunità italiane. Al di là delle «ferite mortali» seguite alla Seconda guerra mondiale – ha rilevao Ulderico Bernardi – sono ben evidenti i segni della civiltà elaborata da Venezia, che ha plasmato di sé la sponda orientale dell’Adriatico. Al convegno ha portato il suo saluto anche Marino Zorzi, da poco nominato presidente della Società Dalmata di Storia Patria di Roma. Red. Tre libri di cui parleremo dei vescovi Santin e Radossi, testimoniano la condizione di grave pericolo nella quale anche il clero cattolico si trovò in quei frangenti, al pari della cittadinanza. Lo testimonia in questo volume di memorie don Toncetti, curato da Walter Arzaretti e pubblicato dalla Parrocchia di Vodnjan/Dignano, nel quale il parroco di Dignano, nativo di Pola, rievoca quei giorni e quegli anni durissimi, nel corso dei quali dovette esercitare il suo apostolato tra pericoli incombenti ed equilibri precari. don Rodolfo Toncetti, Tra gli orrori della guerra in Istria, pp. 208, s. i. p. Montona, la Porta sormontata dal Leone di San Marco Luciano Monzali, docente nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari e pregevole studioso della storia dalmata, pubblica in queste settimane un nuovo studio, dedicato alla figura di Antonio Tacconi ed alla comunità italiana di Spalato tra Otto e Novecento e fino all’epilogo della Seconda guerra mondiale, dal titolo Antonio Tacconi e la comunità italiana di Spalato, edito a cura della Società Dalmata di Storia Patria di Venezia. Di Monzali si ricorderanno i precedenti volumi, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla grande guerra e Italiani di Dalmazia (19141924), entrambi editi da Le Lettere. Lo studioso prosegue dunque nel suo la- si ampliarono a vantaggio della Repubblica di San Marco. La sessione mattutina ha veduto gli interventi di Gino Benzoni, presidente del Comitato scientifico per la Collana di studi e ricerche sulle culture popolari venete, Marialuisa Coppola, assessore alle Relazioni internazionali della Regione del Veneto, Ulderico Bernardi, direttore della Collana di studi e e ricerche sulle culture popolari venete, Giovanni Radossi, direttore del Centro di Ricerche storiche di Rovigno d’Istria – che ha trattato il tema La vitalità della toponomastica istriana tra quotidiano e ufficiale. Il caso dell’istrioto –, Luciano Lago, presidente dell’Università Popolare diTrieste, Piero Delbello, direttore Istituto regionale per la cultura istriana fiumano e dalmata, e Alberto Rizzi, Storico dell’arte. Nella sessione pomeridiana sono intervenuti Egidio Ivetic (Università di Padova), Marino Vocci (Circolo “Istria”), Renzo de’Vidovich (presidente Fondazione scientifico-culturale “Maria e Eugenio Dario Rustia Traine” di Trieste, che ha parlato delle Iniziative culturali e scolastiche promosse dagli esuli dalmati veneti), Diego Vecchiato (dirigente Direzione relazioni internazionali Regione del Veneto), Tullio Vallery, Guardian Grande della Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone. L’assessore Coppola ha sottolineato il ruolo della Regione in questa attività di approfondimento degli aspetti della cultura veneta nell’ampia area adriatica che va dall’Istria alla Dalmazia, passando per le isole del Quarnero, attraverso la nota Legge n. 15/1994. Sono stati numerosi gli interventi finanziati dalla Regione volti a favorire gli studi e le ricerche sul patrimonio architettonico e culturale voro di approfondimento di quella complessa regione adriatica nella quale gli incontri e gli scontri tra le nazionalità sono stati intensi e tragici, come lo stesso Autore conferma nella nota introduttiva: «[…] difficili i problemi e drammatiche le sfide che la comunità italiana spalatina si trovò ad affrontare […]. In modo tragico la vita di Antonio Tacconi coincise con il declino e il tramonto degli italiani di Spalato che, per molti secoli elemento dominante […] nel corso della prima metà del Novecento vennero distrutti come comunità organizzata, vittime […] soprattutto della politica violenta ed intollerante di sistemi autoritari e illiberali come la Iugoslavia monarchica, l’Italia fascista e il regime totalitario comunista iugoslavo». Luciano Monzali, Antonio Tacconi e la comunità italiana di Spalato, Società Dalmata di Storia Patria, Venezia pp. 460, Venezia 2008, s. i. p. • • • «Ai maltrattati di quei mondi e di ogni altra contrada. Alla gente di frontiera, ai diversi, agli onesti “perdenti”, ai sopraffatti dalla storia, ai dimenticati agli uomini e agli estromessi dalla storia». In questa dedica sta il compendio del volume autobiografico di Decio Dechigi, esule da Parenzo, oggi ingegnere in pensione, che ha voluto fissare nelle pagine di questo suo I Declich di Riva Dante le memorie famigliari e di vita cittadina nel periodo antecedente la guerra e durante il conflitto: conflitto che con il trascorrere dei mesi diveniva sempre più inquietante per i crescenti segnali di rovina che ne venivano. Testimoni, l’Autore e i suoi congiunti, delle vessazioni e delle sparizioni operate dalle unità partigiane di Tito, i Declich dovettero intra- prendere la dura e fortunosa via dell’esilio, costellata di paure, di rischi e di incognite. Il conto, che Dechigi stila al termine del suo libro, dei concittadini dispersi con l’esodo e con le deportazioni, dà la misura della tragedia dell’Istria e delle Venezia Giulia al volgere del conflitto ed oltre, dalla quale sono stati travolti esuli e rimasti, cittadini e contadini, eredi di un tessuto di convivenza interetnica lacerato dopo secoli di intersecazioni e di spazi condivisi. Decio Dechigi, I Declich di Riva Dante, Alcione Editore, Venezia 2008, pp. 271, euro 15,00 • • • Don Rodolfo Toncetti è stato l’ultimo parroco italiano di Dignano d’Istria, in un periodo, tra il 1943 e il 1947, drammatico oltre ogni misura, sia per la popolazione civile sia per i rappresentanti della Chiesa, fatti oggetto entrambi delle violenze e delle persecuzioni delle bande partigiane di Tito. La recente beatificazione, dopo 60 anni, di don Francesco Bonifacio, catturato e trucidato dai titini, l’analoga fine di altre decine di sacerdoti sia italiani che slavi in quei territori, le percosse e le intimidazioni nei confronti 4 DIFESA ADRIATICA Al servizio di Flora. Naturalisti in Dalmazia fra Sette e Ottocento Un saggio di Gastone Coen sugli Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Patria Ci perviene dalla Società Dalmata di Storia Patria di Roma il volume 9 degli Atti e Memorie, pubblicato da La Musa Talìa editrice, nel quale sono raccolti saggi di autori diversi. Tra gli altri, si segnala il bel contributo di Gastone Coen Al servizio di Flora. Cenni sulla vita scientifica nella Dalmazia ottocentesca, nel quale l’Autore ricostruisce con dovizia di documentazione e brio narrativo l’interesse per la botanica dalmata quale si sviluppò tra XVIII e XIX secolo ad opera di studiosi austriaci, tedeschi e italiani. La rievocazione delle passioni dei naturalisti per il particolare ambiente dalmato si colora anche di notazioni storiche e sociali, che insieme ci restituiscono il ritratto di un mondo così composito ed esotico da attrarre scienziati e viaggiatori da tutta l’Europa. Del saggio di Coen pubblichiamo uno stralcio, rinviando al volume per il testo integrale e per gli altri contributi. […] Siamo agli albori del Romanticismo. Ed i romantici mitteleuropei, in cerca di emozioni esotiche, hanno l’esotismo in casa: la Dalmazia! Una lunga frastagliatissima costa a ridosso di impervie aspre montagne abitate da pittoreschi, semibarbari Morlacchi, centinaia di isole ed isolotti incastonati come gemme in un mare turchino, gioielli di cittadine, vetuste di storia e di monumenti, e alle spalle, l’ eccitante Oriente ottomano con i suoi svettanti minareti. Turisti ante litteram, muniti di fantasia e di santa pazienza, si mettono in viaggio e sui loro taccuini, rilegati in marocchino o in tela azzurra, annotano sensazioni, impressioni, avventure e disavventure raccontare nei salotti bene, nei caffè Biedermeier o dare in pasto lettori di memoriali e di gazzette. E nei mesi di maggio e di giugno 1818 e la volta dell’ imperatore Francesco I Asburgo-Lorena (1768-1835) che con la sua quarta consorte, la giovanissima Carolina Augusta, si degna di visitare i suoi nuovi possedimenti da Capodistria a Budua, nella cosiddetta Albania austriaca. Lo accompa- Aprile 2009 Al servizio di Flora. Naturalisti in Dalmazia fra Sette e Ottocento Un saggio di Gastone Coen sugli Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Patria gna uno stuolo di scienziati, perché la Dalmazia e ancora una “terra incognita” quasi, come l’ Africa del hic sunt leones, da esplorare. Nelle cittadine festanti lo accolgono soldati ed ufficiali in grande uniforme «ritti come fusi ... e coi baffi di capecchio impomatati», burocrati in «grosse Parade» impettiti, gente di ogni ceto in abito buono, festoni, «moresche», «cerchiate», giostre, alberi di cuccagne, cantate d’occasione nei teatrini illuminati a giorno da tantissime fumose candele di sego della cereria zaratina dei Salghetti-Petricioli, distici latini e zoppicanti sonetti italiani. Lo appassiona l’archeologia. E visita le rovine di Salona. Si fa promotore del Museo archeologico spalatino, che sarà fondato due anni dopo. Come il suo potente ministro, il principe Clemente Mettternich- Winneburg (17731859), è dilettante di botanica ed ha al suo seguito uno specialista, il barone Francesco von Portenschlag Lederrmayer (1772-1822), accompagnato dal curatore del c.r. gabinetto naturalistico di Vienna Leopoldo Trattinick (1764-1849). La spedizione esplora la Dalmazia continentale ed insulare, avventurandosi fino aIle giogaie del Biokovo per «viemmeglio conoscere ed illustrare la flora delle province recentemente sottomesse alla casa d’Austria, per incarico ed a spese dell’erario imperiale». […] Nonostante Ie escursioni di qualche naturalista che dal Cinqueecento ai primi anni delI’Ottocento, da Antonio Musa Brasavola e Luigi Anguillara, fondatore dell’Orto botanico patavino, all’abate Alberto Fortis ed al canonico zagabrese Giuseppe Host, la Dalmazia era pur sempre una “terra incognita” ai naturalisti europei. Durante l’ effimera dominazione napoleonica della Dalmazia, il provveditore generale Vincenzo Dandolo, Un bell’esemplare di pino nero dalmato (pinus nigra) Dalmazia, frutti di pesca selvatica uno scienziato e valente imprenditore, nel suo ambizioso programma di rinnovamento e di modernizzazione della sonnolenta, semibarbara provincia da lui amministrata, con il proposito di creare un nucleo di intellettuali locali, ben preparati, spiritus movens del rinnovamento economico e culturale, trasformò il liceo zaratino in una “quasi università”, dando ampio spazio all’insegnamento delle scienze fisiche e naturali, fino allora trascurate. «Tu potrai, giovane dalmatino, conoscere qual sia la tua rappresentanza materiale sulla terra in unione agli altri esseri viventi e non viventi e come puoi maggiormente garantirla» sottolinea nella sua allocuzione in occasione dell’ apertura del nuovo liceo (1807). Fa perciò venire dalle rinomate università italiane, come quella di Pavia e quella di Padova, i più valenti docenti, come i dottori Carlo Bignami (di Codogno, in provincia di Lodi) e Ambrogio Cariboni (Bellano sul Lario 1771 - Pago 1831), un comasco dalla vita movimentata, professore di D. Pappafava, disegno ritagliato e colorato botanica e di storia naturale alla facoltà di medicina e chirurgia, fondatore a Zara, in Calle del Sale, di un orto botanico moderno (1806), il primo della penisola balcanica, che sovrintende alla vaccinazione antivaiolosa e dirige il vivaio (o pepiniera) di piante a Bellafusa e a Zemonico, sul fondo del conte Mannfrin, che dovrebbe servire al rimboschimento e allo sviluppo della frutticoltura dalmata. Ritornato il Dandolo in patria, e la coda, per dirla col Giusti, ritornata di moda, sospettati di massoneria, come il fior fiore dell’intellighenzia dalmata, il Bignami si trasferisce a Spalato, medico condotto, e Cariboni deve accontentarsi della condotta medica di Pago e delle saline di Dinjiska su quell’isola, osteggiato dalle autorità che lo tengono sotto stretta e continua sorveglianza. Patrocinato dall’imperatore, in ogni cittadina, in ogni borgata dalmata si sviluppa l’interesse per la flora e per la fauna della provincia. In ognuna di esse vi è almeno un medico condotto, un farmacista, un insegnante, un prete o un impiegato che s’occupa, a tempo perso, di botanica e di zoologia, in contatto con gli altri naturalisti della provincia, dell’impero o dell’Europa. Tra questi il triestino Giuseppe Muzio Tommasini (1794-1879), allievo di Franc Hladnick (1773-1844), professore di botanica all’École centrale di Lubiana e fondatore e direttore dell’orto botanico laibacense (dal 1810), che per ragioni di servizio girovaga dal 1819 da una all’altra località della Dalmazia e della cosiddetta Albania austriaca. È commissario circolare a Spalato, poi a Cattaro, per trasferirsi definitivamente nella sua Trieste (1828), assessore di quel Magistrato politico-economico, prima, e, successivamente podestà. […] Gastone Coen R. De Visiani, Flora Dalmatica (1852-1872). Le tre riproduzioni di specie botaniche qui pubblicate sono tratte dal saggio di G. Coen D. Pappafava, Iconografia Botanica, 1840 Aprile 2009 5 DIFESA ADRIATICA La Redazione risponde I figli naturali come i legittimi: hanno diritto alla quota ereditaria anche degli indennizzi per i «beni abbandonati» A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich Ho appreso che il mio padre naturale era titolare di una pratica relativa alla richiesta di indennizzo per beni abbandonati nella ex Jugoslavia, pendente presso il Ministero dell’Economia. A seguito della morte di mio padre i suoi figli legittimi hanno presentato la documentazione successoria senza indicare il mio nominativo, escludendomi quindi dalla ripartizione degli indennizzi liquidati per i beni appartenuti a mio padre. Desideravo sapere se, come figlio naturale, avevo diritto ad una quota degli indennizzi che sono stati liquidati a favore dei figli legittimi di mio padre, sia in relazione alle quote che dovranno eventualmente ancora essere liquidate che in relazione alle quote dagli stessi già percepite. Lettera firmata A seguito della riforma del diritto di famiglia i figli naturali sono stati completamente equiparati ai figli legittimi, ad essi pertanto spettano tutti i diritti spettanti ai figli legittimi. Nella ripartizione dell’eredità del de cuius, nel caso in cui lo stesso non abbia fatto testamento, i figli naturali hanno diritto alla medesima quota spettante ai figli legittimi. Fatta questa necessaria premessa, si rileva che la mancata menzione da parte dei figli naturali nella dichiarazione di successione costituisce una violazione di legge. Il figlio naturale può presentare presso l’Amministrazione che cura la lavorazione delle pratiche relative ai beni abbandonati nella ex Jugoslavia, una nuova dichiarazione di successione nella quale siano inseriti tutti gli eredi aventi diritto ad una quota di eredità, di modo che l’Amministrazione possa procedere alla corrette ripartizione delle quote relativamente all’indennizzo spettante al de cuius. Nel caso in cui vi fosse un testamento, dovrà essere allegato alla dichiarazione di successione una copia autentica del testamento medesimo. Per quanto concerne gli indennizzi già pagati a coloro che si erano dichiarati essere gli unici eredi in base alla successione legittima del de cuius, nulla potrà essere chiesto all’Amministrazione, la quale ha legittimamente operato la ripartizione delle quote dell’indennizzo sulla base di quanto risultante dalla documentazione in suo possesso. Viceversa l’azione dovrà essere rivolta nei confronti di coloro che hanno escluso l’erede avente diritto alla sua quota di indennizzo relativo alla pratica dei beni abbandonati, i quali dovranno restituire, ciascuno per la parte inde- bitamente ricevuta, all’erede escluso quanto allo stesso spettante sulla base delle ripartizioni previste dalla legge. Quanto sopra esposto vale non solo per quanto riguarda i figli naturali, ma per tutti coloro che, anche spesso per mero errore, sono stati estromessi dal pagamento di quote di indennizzo relative ai beni abbandonati nella ex Jugoslavia. Essendo trascorsi ormai più di cinquanta anni dalla emanazione delle leggi sugli indennizzi e dalla presentazione delle domanda per l’ottenimento dello stesso, spesso le successioni sono molto complesse e difficili da ricostruire. Può certamente accadere che si verifichino degli errori, ma se di errore si tratta sicuramente non ci potranno essere problemi nel restituire al legittimo titolare quanto indebitamente e/o erroneamente percepito dagli altri titolari delle quote di indennizzo. Con la riforma del diritto di famiglia i figli naturali sono completamente equiparati ai figli legittimi. Nella ripartizione dell’eredità, nel caso in cui non si sia fatto testamento, i figli naturali hanno diritto alla medesima quota spettante ai figli legittimi Commissione per gli indennizzi, la sintesi delle sedute Riprendiamo la pubblicazione delle sedute della Commissione interministeriale insediata presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che tratta sia i beni degli italiani di Istria, Quarnero e Dalmazia che quelli di altre aree del mondo già sotto sovranità italiana o comunque detenuti da cittadini italiani all’estero. Ricordiamo che queste delibere non hanno nulla a che vedere con gli indennizzi della Legge 137/2001, ma sono pendenze precedenti legate alla concessione di avviamento commerciale, revisione di stima e alla identificazione degli eredi beneficiari. Seduta del 18 dicembre 2008 Pos. 5705/ZB Morgan (eredi) concesso indennizzo ex Legge 135/1985 Pos. 8570/ZB Druscovich concesso indennizzo ex Legge 135/1985 Pos. 7774/ZB Giugovaz Sterzai (eredi) concesso indennizzo ex Legge 135/1985 Pos. 5288/ZB Babich (eredi) concesso indennizzo ex Legge 135/1985 Pos. 5888/ZB Fontanot (eredi) concesso indennizzo ex Legge 135/1985 Pos. 6258/ZB Grison (eredi) concesso indennizzo ex Legge 135/1985 Seduta del 22 gennaio 2009 Pos. 11/ZB Shaffenhauer Valeria (eredi) liquidata quota accantonata Pos. 737/ZB Vesnaver Antonino (eredi) liquidata quota parte Pos. 3490/ZB Bernardi Maria (eredi) liquidata quota parte Pos. 4514/ZB Sincovich Lucia e Sinico (eredi) liquidate quote accantonate Pos. 1479/ZB Persel Antonio e Umberto (eredi) concesso avviamento commerciale per azienda agricola Pos. 3799/TC Maguolo Maietta Respinta Pos. 6498/TC Zanetti Archiviata Pos. 14981/TC Primaria Distilleria Istriana concesso avviamento Pos. 7633/TC Uicich concesso indennizzo Pos. 3903/ZB Apollonio Bartolo (eredi) comunicazione motivi del rigetto Il valore corrisposto con gli indennizzi per i «beni abbandonati» è irrisorio e non ha ancora risarcito adeguatamente, almeno dal punto di vista materiale, i profughi giuliano-dalmati Seduta del 19 febbraio 2009 Pos. 9368/ZB Bonazza concesso indennizzo Posizione 6277/TC Tominich (eredi) concesso indennizzo Pos. 4530/ZB Godas Giovanni (eredi) concesso avviamento commerciale per azienda agricola Pos. 4212-4213/ZB Tulli (eredi) concesso avviamento commerciale per negozio respinto per attività agricola Pos. 9452/ZB Gerebizza Coslovich concesso indennizzo Pos. 4753/TC Società F.I.B. rinviata per chiarimenti documentali Pos. 3515/ZB Scrigner Giovanni (eredi) concessi indennizzo e avviamento commerciale Pos. 7805/ZB Greco definizione delibera del 13/10/2006 Seduta del 29 gennaio 2009 Pos. 9360/ZB Cleva (eredi) richiesta documentazione successoria, concesso indennizzo parziale Pos. 493/TC Bernabeo Wiltish respinta per mancanza di documentazione Pos. 21238/TC Declich Leonardo (eredi) concesso indennizzo Pos. 8613/ZB Perossa Stanovich (eredi) concessa integrazione indennizzo eredi su documentazione successoria Pos. 5120/TC Bianchi Mazzuccato all’esame dell’UTE Posizione 477/ZB Pisetta Vidali (eredi) concessa integrazione indennizzo eredi su documentazione successoria Pos. 1119/TC Tinebra Nacinovich concesso avviamento commerciale Pos. 8695/ZB Gerebizza Smillovich (eredi) concesso indennizzo Pos. 4734/ZB Cimador (eredi) concesso indennizzo agli eredi Pos. 10267/ZB Riccobon (eredi) concesso avviamento commerciale per vigneto Pos. 9086/ZB Zancolich concessi termini per presentazione documentazione Pos. 41/ZB Zucca Lorenzini respinto avviamento commerciale Seduta del 26 febbraio 2009 Pos. 21327/TC Poropat (eredi) rettifica liquidazione concesso ulteriore indennizzo Pos. 9880/TC Percovich Budicin concesso indennizzo immobile respinto indennizzo terreno Posizione 9308/TC Parmeggiani Marinich respinta richiesta Tramontini Pos. 21436/TC Bossi Stifanich concesso indennizzo Pos. 6443/TC Camalich respinta richiesta indennizzo Pos. 21591/TC Legovich concesso indennizzo 6 DIFESA ADRIATICA Aprile 2009 dai comitati DELEGAZIONE DI BARLETTA Sono stati numerosi gli incontri promossi dalla Delegazione ANVGD pugliese guidata da Giuseppe Dicuonzo. A Bitonto, nel pomeriggio del 13 febbraio 2009 nella “Sala degli Specchi” del Palazzo di Città, si è tenuto un convegno dal titolo Foibe ed esodo. Fine di un silenzio. Il Ricordo continua nel tempo - la tragedia degli italiani d’Istria, di Fiume, della Dalmazia. Grande la partecipazione di Autorità civili e militari, di Associazioni combattentistiche e d’arma. La manifestazione ha avuto inizio con l’esecuzione dell’Inno nazionale e gli onori alla Bandiera italiana ed alle Bandiere (tra cui quella dell’ ANVGD) e labari presenti da parte di un picchetto d’onore della Polizia Municipale seguito da un minuto si silenzio segnato dal suono della tromba. Da segnalare la presenza del col. Giuseppe Vitucci comandante dell’82° Reggimento Torino di stanza a Barletta. È seguita la proiezione di un documentario storico sulle foibe realizzato dal Centro Multimediale di Trieste con la collaborazione di Renzo Codarin. A seguire gli interventi del sindaco della città, Raffaele Valla, del vicesindaco Domenico Damascelli e del prof. Antonio Giammarelli assessore alla Cultura. Quindi ha preso la parola il prof. Giuseppe Dicuonzo (Delegazione provinciale di Barletta-Andria-Trani) con una conferenza a carattere storico che ha riscosso il consenso unanime di tutto l’uditorio. Moderatore della serata il prof. Nicola Fiorino Tucci , docente di Lettere nei licei. Prima della conclusione c’è stato un piccolo ma commovente intervento di un’esule istriana residente a Bitonto: la signora Francesca Seriaus Carelli di Rovigno d’Istria, che ha brevemente raccontato la sua esperienza dell’Esodo. La serata si è conclusa con lo scambio di presenti tra le autorità. Anche a Bisceglie, in un’atmosfera serena, con un pubblico attento e partecipe si è svolta la celebrazione del Giorno del Ricordo. L’incontro, organizzato dal Comune in collaborazione con l’Itc “mons. dell’Olio” e l’intervento della Delegazione provinciale ANVGD, si è tenuto il giorno 21 febbraio presso l’Auditorium “Santa Croce” di Bisceglie. Erano presenti, tra l’altro, numerose rappresentanze scolastiche degli studenti di tutte le scuole secondarie di I° e II° grado di Bisceglie, l’Associazione ANMI di Bisceglie con il loro Labaro, il Labaro del Comune picchettato dai Vigili ed un folto gruppo di docenti della città. Sono intervenuti l’assessore alla Cultura del Comune prof. Marchesini in rappresentanza del Sindaco, la prof.ssaValente docente presso l’Itc di Bisceglie, il prof. Dicuonzo. Al termine numerosi gli interventi degli studenti che hanno dimostrato così di essere stati attenti e partecipi durante tutta la manifestazione. Ad Andria, il 26 febbraio, nella “Sala Dante” della scuola “Oberdan” alle ore 19.00 si è tenuta una solenne manifestazione istituzionale sulla tragedia degli italiani d’Istria, di Fiume, della Dalmazia dal titolo Fine di un silenzio. Foibe ed esodo. Hanno collaborato con il Comune l’Associazione culturale cittadina l’Osservatorio e la Delegazione provinciale ANVGD. Oltre ad un numeroso pubblico erano presenti Autorità ed Associazioni combattentistiche e d’arma, tra le quali la prof.ssa Mariagrazia Vitobello, presidente della Commissione consiliare Cultura del Comune di Barletta,Tommaso Bucci, ispettore per l’Italia Meridionale dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon , l’Associazione Nazionale Bersaglieri - sezione di Andria guidata dal vicepresidente regionale, Franco Di Chio direttore dell’Emittente televisiva Teledehon con sede ad Andria e tanti altri. Il Presidente dell’Osservatorio dott. Gianluca Grumo nel salutare il pubblico presente, numerosissimo, ha sottolineato l’importanza dell’evento ed ha illustrato il programma della manifestazione che si è aperta con le note dell’Inno Nazionale cantato, in piedi e che ha suscitato nei presenti forti emozioni. È seguita la proiezione di un video fornito dalla locale Delegazione ANVGD che è riuscito a trasmettere al pubblico il dramma che si consumò in quelle terre e che colpì migliaia di italiani innocenti. È seguito il momento più solenne e toccante del programma con l’intervento del prof. Giuseppe Dicuonzo che ha ricordato le dolorose vicende delle popolazioni dell’Adriatico Orientale, taciute con un colpevole silenzio da oltre mezzo secolo dal mondo politico, dalla storiografia e dai media. Egli ha coniugato la grande storia con la piccola storia della tradizione familiare che si è intrecciata con i tragici eventi dell’occupazione jugoslava e dell’esodo suscitando forti emozioni e riflessioni nei presenti e riscuotendo un grande successo. Quindi l’intervento dell’assessore alla Cultura di Andria, prof. Paolo Farina, che ha evidenziato come l’immane tragedia che ha contrassegnato la storia delle terre dell’Adriatico orientale nella Seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra deve far parte di una memoria condivisa da tutti gli italiani. Infine significativo l’intervento dell’on. Fucci (PDL) equilibrato, esauriente, con un’analisi peraltro molto apprezzata, nel corso della quale ha introdotto una piccola presentazione del libro Nato in rifugio dello stesso Giuseppe Dicuonzo. COMITATO DI BOLOGNA Il Comitato felsineo, presieduto da Marino Segnan, ha commemorato il Giorno del Ricordo domenica 8 febbraio per non sovrapporre le varie manifestazioni. A Bologna la giornata è iniziata alle ore 10.15 sul binario 1 della Stazione centrale con le deposizioni di due corone d’alloro, una dell’ANVGD alla presenza del presidente Segnan e l’altra da parte del Comune di Bologna. La cerimonia, breve ma sentita, ha visto la presenza del sindaco di Bologna Sergio Cofferati, accompagnato dal Gonfalone della Città, del presidente del Consiglio comunale Gianni Sofri, del presidente del Consiglio provinciale Maurizio Cevenini, del sen. Filippo Berselli, i rappresentanti delle Ferrovie in divisa, rappresentanze della Poli- zia Ferroviaria e Questura di Bologna, oltre al Consiglio del Comitato ANVGD. Alle ore 11.15, presso la Rotatoria stradale dedicata ai Martiri delle Foibe veniva deposta da parte del presidente Segnan una corona d’alloro alla presenza di: viceprefetto vicario Matteo Piantedosi, sen. Filippo Berselli, vicesindaco di Castel Maggiore Giovanna Battistini e il rispettivo Gonfalone, on. Enzo Raisi, presidente Quartiere Navile Claudio Mazzanti, e consiglieri comunali e consiglieri provinciali, associazioni d’arma con Labari e la Fanfara dei Bersaglieri in congedo di Modena. Alle ore 16.00 sul cippo del Giardino dedicato ai Martiri dell’Istria Venezia Giulia e Dalmazia veniva deposta una corona d’alloro dal presidente Marino Segnan. Molto folta la rappresentanza delle autorità accompagnate dai Gonfaloni di Città di Bologna, Provincia di Bologna e Regione Emilia Romagna. Erano presenti anche le Associazioni d’arma con Labari e la Fanfara dei Bersaglieri in congedo di Modena. Bologna, l’Aula consiliare del Comune celebra il Giorno del Ricordo. Nella foto, l’intervento del presidente del Comitato ANVGD felsineo, Marino Segnan L’omaggio alla targa – collocata al binario 1 – voluta dal Comitato ANVGD e dal Comune di Bologna che ricorda il transito nel 1947 dei profughi giuliano-dalmati nella stazione ferroviaria Il corteo delle autorità civili e militari mentre si reca alla Rotatoria stradale dedicata ai Martiri delle Foibe, dove è stata deposta una corona d’alloro Bologna, la sala del teatro che ha ospitato la commemorazione del Giorno del Ricordo, presenti i rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni d’Arma e un folto pubblico di esuli e cittadini. Nel vicino teatro si è svolta la commemorazione ufficiale alla presenza di: viceprefetto vicario Matteo Piantedosi, assessore al Comune di Bologna Virginio Merola, consigliere regionale Mauro Bosi, presidente Consiglio provinciale Maurizio Cevenini, mons. Lino Goriup in rappresentanza del Cardinale, presidente del Quartiere Saragozza Roberto Fattori, i rappresentanti dei Comuni di Casalecchio di Reno, Loiano, Savigno, e una folta presenza di esuli e cittadini. Il Presidente Segnan nel porgere il saluto alle autorità ha ribadito l’importanza di questa giornata dove con molto ritardo vengono riconosciuti i fatti accaduti al confine orientale ma soprattutto l’Esodo di 350.000 italiani per rimanere tali. Il presidente del Consiglio provinciale, il consigliere regionale, il presidente del Quartiere Saragozza e mons. Lino Goriup hanno voluto fare il proprio intervento. La giornata si è conclusa con il concerto della Fanfara dei Bersaglieri di Modena. La mattina del 10 il presidente Segnan con una delegazione del Comitato ha deposto una corona d’alloro assieme al sindaco di Budrio Carlo Castelli nella Via intitolata ai Martiri delle Foibe. Successivamente Segnan e la delegazione del Comitato di Bologna hanno deposto nel Comune di San Lazzaro di Savena una corona d’alloro nella strada intitolata ai Martiri delle Foibe alla presenza del sindaco Marco Macciantelli, dei consiglieri comunali Omer Maurizzi, Viviana Raisi, e G. Noacco, oltre all’ex Consigliere Giuliano Host. Nel primo pomeriggio il presidente Segnan con il Comitato sono stati ricevuti dall’assemblea del Consiglio provinciale di Bologna dove il primo punto dell’o.d.g. prevedeva la commemorazione del Giorno del Ricordo. Il Presidente Segnan è intervenuto con un discorso al Consiglio provinciale e agli esuli presenti. Poco dopo il Presidente Segnan con il Comitato e una folta delegazione di esulti sono stati ricevuti nell’assemblea del Consiglio comunale per la commemorazione del 10 Febbraio con interventi del presidente del Consiglio comunale Gianni Sofri e del suo vice Paolo Foschini e le conclusioni di Segnan. Presenti il viceprefetto e il questore Merolla. Alle ore 18.00, presso la Sede sociale del Comitato di Bologna, si è svolta una conferenza dal titolo “Giorno del Ricordo”, relatori Alberto Vecchi, consigliere regionale, Michele Facci, consigliere provinciale, Marino Segnan e Paolo Jelich, presidente Consulta ANVGD Emilia Romagna. La giornata si è conclusa alle ore 21.00 nella sala della Cultura di Ozzano Emilia alla presenza di un folto pubblico, dove è stato proiettato un Dvd sul tema con gli interventi di Marino Segnan e Paolo Jelich alla presenza del sindaco Masotti e di consiglieri comunali. Nella Regione Il giorno 11 il Consiglio direttivo del Comitato di Bologna guidato dal Presidente Segnan si è recato a Imola con le autorità locali il sindaco, il presidente del Consiglio comunale, e consiglieri comunali, le associazioni d’Arma con i Labari hanno deposto due corone d’alloro alla lapide intitolata ai Caduti di tutte le guerre nel Palazzo Comunale. Il giorno 12, alle ore 11.00, presso l’Istituto Alberghiero di Casalecchio di Reno proiezione del Dvd «L’esodo» e conferenza del presidente Segnan alla presenza del presidente del Consiglio comunale Fabio Abbagnato e il vice Pier Paolo Pedrini. Aprile 2009 7 DIFESA ADRIATICA dai comitati Alle ore 18.00, presso la Sala del Consiglio comunale di San Lazzaro di Savena, organizzato dal consigliere comunale Omer Maurizzi è stato proiettato il Dvd «L’esodo» con interventi di Segnan, Paolo Jelich, Liliana Martissa e Giuliano Host. Altri incontri si sono svolti presso le Scuole Medie di Monte San Pietro e Baricella. COMITATO DI BRESCIA Foibe ed esodo, una memoria scomoda A Brescia, come nel resto del Paese, si è celebrato il «Giorno del Ricordo». Un’occasione, oltre che un rito civico, per illuminare «verità e distorsioni di una tragedia italiana», come recitava il tema del convegno svoltosi nel salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia per iniziativa del Comitato di Brescia dell’ANVGD. Chi finì trucidato nelle foibe, lo fu «solo in quanto italiano, questa è la verità storica da ricordare, fascismo e comunismo non c’entrano», esordisce il presidente dell’ ANVGD bresciana Luciano Rubessa, aprendo i lavori. Sono i ritornelli «italiano uguale fascista», oppure «chi ha lasciato il paradiso comunista lo ha fatto perché fascista», che hanno alimentato per decenni queste distorsioni. Di «vittime dell’odio» parla il sindaco Adriano Paroli, evocando il martirio di «100 sacerdoti uccisi in quel periodo» ed in particolare il sacrifico di don Giuseppe Gabana, il cappellano militare della Guardia di Finanza, alla cui memoria il ministro dell’Interno ha conferito una medaglia d’oro. Brescia e gli esuli giuliani Il presidente della Provincia Alberto Cavalli si spinge oltre, parlando di «genocidio colpevolmente e volutamente dimenticato, per ragioni ideologiche e di realpolitik». Fatto sta che anche Brescia, come molte città italiane, dovette confrontarsi con il fenomeno dell’esodo, dei campi profughi (quello di via Callegari, e, in provincia, a Chiari, Bogliaco di Gargnano, Fasano di Gardone Riviera e Villa di Gargnano), con l’arrivo di cinque, seimila profughi da tutta la Venezia Giulia. «E il rapporto all’inizio non fu facilissimo», ricorda Cavalli, per il quale «Brescia ha ottenuto dagli esuli più di quanto abbia loro dato». Sulla stessa linea la riflessione del dirigente scolastico Giuseppe Colosio («Abbiamo un debito di riconoscenza verso gli esuli ed è importante il lavoro sulla memoria in atto nelle nostre scuole»). Franco Liberini, presidente onorario dell’ANVGD bresciana, ha enumerato una serie di «ingiustizie che non si possono sottacere»: dalla «vergogna» dei beni abbandonati («con essi l’Italia pagò i danni di guerra a Tito») agli irrisori o mai corrisposti indennizzi per la loro perdita. Fino alle polemiche che coinvolsero i presidenti sloveno Türk e croato Mesic contro le «parole di verità» pronunziate in passato da Napolitano. Le parole di Napolitano L’edizione 2009 del Giorno del Ricordo potrebbe però segnare una svolta distensiva per avviare quel dialogo che è sinora mancato fra Italia, da una parte, e Slovenia e Croazia (eredi dell’ex Jugoslavia), dall’altra. Il capo dello Stato ha detto al Quirinale che «non hanno ragione d’essere polemiche nei nostri confronti» sul passato storico dell’Italia. Invitando a «non dimenticare nulla delle sofferenze di nessuno, né dei torti inflitti dal fascismo alle minoranze slave né di quelli subìti da italiani, altrettanto innocenti, dopo la fine della guerra». Roberto Chiarini ha voluto distinguere tra «pulizia etnica», fra «epurazione preventiva» che i comunisti jugoslavi esercitarono sulla classe dirigente italiana ostile all’annessione di Istria, Fiume e Zara, e «genocidio», definizione da lui non condivisa. Ha analizzato insieme la tragedia delle esecuzioni sommarie nelle foibe (e del successivo esodo) e le violenze commesse dall’esercito italiano nel 1941-43, gli anni dell’occupazione militare della Slovenia, costellata da rappresaglie e deportazioni di civili accusati di proteggere i partigiani titini. Ha ricordato l’orrore di cui fu vittima la giovane istriana Norma Cossetto ai primi di ottobre del 1943, in piena riscossa partigiana, come pure la mancanza di «pietas» cristiana toccata in sorte a molti esuli fuggiti nell’agognata Italia dopo aver subìto dai nuovi «poteri popolari» vessazioni di ogni tipo. «Tossine» ideologiche, virus di quella «guerra civile a bassa intensità», spiega Chiarini, terminata solo negli anni Novanta. Lasciando in pubblica eredità una «guerra della memoria», da cui faticosamente il Paese cerca di uscire. Valerio Di Donato COMITATO DI FERRARA Il presidente del Comitato ANVGD ferrarese, Flavio Rabar, ci segnala questa lettera inviata dalla vicepresidente Marisa Antollovich al quotidiano “Il Resto del Carlino”, che volentieri riproduciamo in larga parte. Per gli Esuli è sempre il 10 febbraio La storia è fatta di date e di notizie, ma anche di testimonianze e di testimoni che possono parlare e che devono essere ascoltati. Quindi chi meglio di un esule può parlare di esilio? L’Esilio purtroppo è una realtà che ciclicamente si ripete troppo spesso nella storia dei popoli. La Repubblica Italiana riconosce con la Legge 30 marzo 2004, n.92, il Giorno del Ricordo «al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale» (art.1) [...]. Noi esuli istriani fiumani e dalmati in 350 mila abbiamo abbandonato in quel periodo le nostre terre, e sempre ricordiamo ciò che abbiamo dovuto subire e vivere in quegli anni, perché ogni giorno la ferita è lì pronta a causare dolore. Perché chi parte per l’Esilio, parte contro la propria volontà, abbandonando tutto compresa la speranza di ritornare e non basterà tutta la buona volontà e tutta la vita per dimenticare. Dall’esilio non si torna più a casa. Così dopo il trattato di pace del 10 febbraio 1947, l’Italia ha perso quelle terre italiane, ma ha perso anche le sue bellezze e la forza della sua gente, che fiaccata dal dolore, dalla paura, dalle sofferenze a cui fu sottoposta dal regime di Tito, che voleva annullarne l’italianità per poterle conquistare, si sparpagliò per il mondo esiliando in Italia ma anche in Australia, Canada, Stati Uniti, Francia, Inghilterra. L’Esule quando parte porta con sé solo se stesso Non ci fu permesso portare via nulla, ci fu strappato dalle mani anche il cibo che ci doveva servire lungo il viaggio; arrivati in Italia non ci fu permesso scendere dal treno per prendere un po’ d’acqua. Quell’Italia distrutta dalla guerra non ha saputo? Non ha potuto? Non ha voluto?… Ma noi Esuli abbiamo fatto di tutto per ritornare a vivere, ci siamo rimboccati le maniche, siamo ripartiti da zero, noi che non avevamo che noi stessi su cui poter contare. Oggi siamo qui tutti e siamo contenti e orgogliosi di poter dire ce la abbiamo fatta, mai ci siamo mai sporcati le mani per rubare, mai ci siamo messi agli angoli a chiedere l’elemosina e mai abbiamo ferito altri cuori con violenza. [...] Marisa Antollovich COMITATO DI GORIZIA Solenne e sobria la cerimonia principale svoltasi a Gorizia il 10 febbraio scorso presso l’Auditorium, alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose. Dopo gli interventi del sindaco Ettore Romoli e del presidente A NVGD isontina, Rodolfo Ziberna, il Prefetto Maria Augusta Marrosu ha conferito i riconoscimenti ai discendenti delle vittime delle Foibe ai sensi dell’art. 3 della Legge n. 92/ 2004. Al termine ha avuto luogo lo spettacolo di racconti e canti popolari di e con Claudia Vigini, accompagnata alla chitarra da Giulio Chiandetti. Inaugurato il monumento a Norma Cossetto E il 22 febbraio Gorizia ha inaugurato Norma Cossetto, giovane martire delle Foibe, una via nel quartiere della “Campagnuzza”. Alla cerimonia ha partecipato la sorella di Norma, signora Licia Cossetto. Norma Cossetto, nel 1943, a 23 anni, fu catturata, seviziata e infoibata dai partigiani di Tito. Nel 2005 il Capo dello Stato Ciampi le conferì la medaglia d’oro alla memoria al merito civile. «Dunque, a 65 anni da quella tragedia – si legge nella cronaca di Nicola Comelli per “Il Piccolo” del 23 febbraio –, Gorizia ha voluto ricordarla, intitolandole il tratto che collega la parte alta alla parte bassa di Campagnuzza, il quartiere che più degli altri, in città, accolse gli istriani, i polesani, i fiumani e i dalmati sfuggiti al regime titino. «Martire infoibata (1920-1943)», c’è scritto sul cartello, sotto il suo nome. “Certi drammi non possono in alcun modo essere dimenticati” ha sottolineato il sindaco Romoli, aprendo la breve ed emozionante cerimonia. “Soprattutto oggi, di fronte alle vergognose spinte giustificazioniste, con le quali si vuole sminuire la pulizia etnica che si consumò in quegli anni”. La sorella di Norma, Licia, prima di levare il drappo tricolore che copriva la nuova insegna stradale, è riuscita a dire solo poche parole. “Vorrei solo che i nostri giovani conoscessero di più questa terribile pagina di storia nazionale” ha sospirato. “Noi, che vivemmo in prima persona quella stagione, siamo rimasti in pochi, però. E non possiamo fare altro che tenerci nel cuore la nostra amata terra rossa dell’Istria”. All’inaugurazione sono intervenuti anche i due ex primi cittadini ai quali gli esuli adottati da Gorizia sono più legati: Antonio Scarano, che fece realizzare il lapidario al parco della Rimembranza, e Gaetano Valenti, che istituì, all’altezza della statua bronzea di Cesare Augusto, il largo Martiri delle Foibe. “Segnali fondamentali – ha fatto notare Rodolfo Ziberna –, ai quali oggi si aggiunge quest’altro tassello, dedicato a una figura che incarna ciò che rappresentarono per noi quegli anni tremendi compresi fra il 1943 e il 1947”. Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli altri, diversi assessori comunali, la signora Clara Morassi Stanta, del sodalizio che riunisce i parenti dei deportati, e il prefetto, Maria Augusta Marrosu. Quest’ultima, al termine della commemorazione, visibilmente commossa, si è intrattenuta a lungo con Licia Cossetto». COMITATO DE L’AQUILA Il Giorno del Ricordo, quest’anno, è stato caratterizzato da una serie di manifestazioni, ma una soltanto, quella voluta dal presidente Gobbo, ha avuto un risvolto profondo, altamente morale e spirituale. Livio Gobbo ha espressamente formulato il desiderio di ricordare i Martiri delle Foibe con una funzione religiosa, che si è tenuta nel pomeriggio del 10, presso la Chiesa di S. Chiara dei Padri Cappuccini Rodolfo Ziberna, presidente del Comitato isontino de L’Aquila. La celebrazione eucaristica è stata officiata da Padre Luciano, già Padre provinciale della predetta Comunità Religiosa d’Abruzzo. La chiesa presenta, al centro dell’altar maggiore, una pala che riproduce i Santi Chiara e Francesco d’Assisi dipinti dall’artista esule fiumano Visentini. Questo luogo sacro ha con accolto, nella sua intimità, iscritti all’ANVGD, simpatizzanti e comuni cittadini de L’Aquila intenti a ricordare i tragici eventi legati alle Foibe e al successivo esodo di 350.000 esuli Istriani, Giuliani Dalmati e Fiumani. Il sacerdote, con una lettura della Genesi (Caino uccisore di Abele) ha intenzionalmente ricordato – unitamente alla prof.ssa Aniceti – i tanti e tanti Caduti innocenti gettati nelle cavità carsiche che impropriamente espletarono il triste ufficio di sepolcri. Tali vite umane, infoibate a prescindere dai propri ideali, dalle proprie uniformi e dai propri schieramenti, dal proprio status di cittadini, espiavano così una sola colpa, di essere Italiani. Uniti come non mai abbiamo voluto ricordare, assorti nella fede cristiana, tutti i nostri fratelli infoibati, tutti i Caduti: partigiani, operai, fascisti, soldati, perseguitati, comuni cittadini ed esuli Istriani, Giuliani, Dalmati e Fiumani. Marcello Rocchi Gorizia, un particolare dell’affollatissimo Auditorium, ove si è commemorato il 10 Febbraio alla presenza del sindaco Ettore Romoli, del presidente ANVGD isontina, Rodolfo Ziberna e del Prefetto Maria Augusta Marrosu, che ha conferito i riconoscimenti ai discendenti delle vittime delle Foibe Gorizia: interviene il sindaco Ettore Romoli 8 DIFESA ADRIATICA Aprile 2009 dai comitati COMITATO DI LATINA Nella mattinata del 10 febbraio, il sindaco on. Vincenzo Zaccheo, dopo aver partecipato alla Messa nella Chiesa dell’Immacolata, ha reso omaggio ai Martiri delle Foibe con la deposizione di una Corona al Monumento di Piazzale Trieste. Alla cerimonia erano presenti, il presidente del Comitato ANVGD cav. Benito Pavazza, una rappresentanza della folta comunità giuliano-dalmata residente a Latina, le autorità militari, civili e religiose del capoluogo. La giornata è proseguita presso il Teatro D’Annunzio con un evento che ha visto presenti in sala le scuole della provincia. Durante la manifestazione sono state lette alcune testimonianze. La commemorazione dei martiri delle Foibe ha per il capoluogo un significato particolare, in quanto esso è stato toccato direttamente dalla tragedia: molti esuli e sfollati, infatti, trovarono rifugio nei campi di Latina e Gaeta. Ha detto tra l’altro il sindaco Zaccheo: «È con grande emozione che sono qui a condividere con Voi questo momento così intenso: la Giornata del Ricordo, omaggio alla memoria di tanti nostri connazionali vittime delle foibe e costretti a fuggire da Fiume, dall’Istria e dalla Dalmazia al termine della seconda guerra mondiale, sotto la spinta della pulizia etnica delle milizie jugoslave. […] Il riconoscimento del supplizio patito, è stato un atto di giustizia nei confronti di ciascuna di quelle vittime. Un gesto che ha consegnato le loro esistenze alla realtà presente e futura, perché le custodisca nella pienezza del loro valore. […]Questa mattina insieme agli amici dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia abbiamo deposto una corona al monumento che due anni fa abbiamo insieme fortemente voluto realizzare a Villaggio Trieste […]. È un segno di speranza ed anche un monito perenne affinché con la memoria di quei dolorosi eventi, siano sempre conservati e difesi anche e soprattutto i valori di identità nazionale a cui gli esuli sono legati. […] Latina si distinse, in controtendenza rispetto a molte altre province, per come seppe accogliere gli esuli giulianodalmati. È la conferma del nostro sano Dna, della straordinaria capacità tutta latinense, di saper gestire un delicato processo di integrazione solidale i cui risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti, con le comunità giuliano dalmate perfettamente inserite nel nostro tessuto sociale pur attente a mantenere vivo il proprio legame coi territori d’appartenenza […]». (fonte telegolfo.com) DELEGAZIONE DI LUCCA Le celebrazioni del Comune Il Comune di Lucca ha commemorato il Giorno del Ricordo in due distinti momenti: il giorno 10 febbraio con la celebrazione ufficiale, alla pre- senza delle associazione combattentistiche e d’arma e dei rappresentanti dell’Anvgd, guidati dalla delegata Viviana Dinelli, deponendo una corona al monumento dei Caduti in piazza XX Settembre, e in seguito nell’ambito della seduta del Consigli Comunale. Nella seduta serale si è infatti celebrata la memoria dei martiri delle Foibe e dell’esodo della popolazione italiana. «Con il ricordo di questa tragedia – ha detto il Presidente del Consiglio Marco Agnitti –, sia pure dopo mezzo secolo di colpevole oblio, la Repubblica Italiana ha inteso restituire memoria e dignità a quelle donne, a quegli uomini e a quelle tante storie che appartengono alla nostra memoria collettiva nazionale». Agnitti ha poi ricordato le vicende di quelle decine di migliaia di italiani che abitavano in quelle terre e che furono travolti da un odio e da una furia sanguinaria che assunse i contorni sinistri della pulizia etnica: «Le foibe del Carso – ha proseguito – diventarono così le fosse comuni nei quali furono precipitati, dai partigiani comunisti del Maresciallo Tito, tanti nostri connazionali. Pensando a quella tragedia, dobbiamo però essere ancor più consapevoli che l’Europa che stiamo cercando di costruire, attingendo alle nostre migliori tradizioni di civiltà, libertà e solidarietà, è un Europa che nasce proprio dal rifiuto dei nazionalismi esasperati. Ecco allora che questa giornata non deve essere sprecata per riletture storiche o improbabili revanscismi, ma per ricomporre, sia pure a fatica, quel mosaico di coscienza e di memoria nazionale, uscito gravemente leso dagli errori e dagli orrori della seconda guerra mondiale. Sono sicuro – ha concluso Agnitti – che questo sia il miglior modo per onorare quei morti e non rendere inutile il loro sacrificio». Sullo stesso tema è intervenuta anche un’allieva del Liceo Classico “N. Machiavelli”, Sara Carnicelli. …E della Provincia Il 19 febbraio una delegazione di esuli istriani e dalmati che abitano a Lucca sono stati ricevuti in Provincia, presenti numerosi studenti delle scuole superiori di Lucca, che hanno ascoltato i toccanti racconti nell’incontro svoltosi a Palazzo Ducale. Un incontro molto intenso, particolare, a tratti anche commovente, nel corso del quale il presidente della Provincia Stefano Baccelli e il presidente del Consiglio provinciale Giovanni Gemignani hanno incontrato una delegazione formata da esuli e loro parenti istriani, dalmati e giuliani che vivono sul nostro territorio, insieme coi rappresentanti provinciali dell’ANVGD. Alla cerimonia, apertasi con le note dell’Inno di Mameli, hanno preso parte anche gli studenti di alcune scuole superiori di Lucca (il Liceo classico “Machiavelli”, il Liceo scientifico “Vallisneri”, il Liceo artistico e gli Istituti professionali “Giorgi”, “Civitali” e “Pertini”) ai quali, nell’occasione, il presidente Gemignani ha consegnato copia del libro intitolato Esodo, la tragedia degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia e Venezia Giulia pubblicato dalla Fondazione Perlasca di Padova e curato dalla prof.ssa Adriana Ivanov, di origine dalmata. Gli amministratori e gli studenti hanno ascoltato con grande attenzione e partecipazione le storie ricche di sofferenza per l’esodo, per il sequestro di tutti i beni materiali, per coloro che hanno perso parenti e amici vittime delle foibe. Racconti e testimonianze toccanti, piene di dignità e di riscatto personale di chi si trovò a Lucca, nel dopoguerra, ospitato nel campo profughi ricavato al Real Collegio con il proprio futuro interamente da ricostruire. E proprio agli esuli il presidente del consiglio provinciale Gemignani ha donato una pergamena con un pensiero della scrittrice e giornalista napoletana Rosemary Jadicicco. «Occasioni come questa – ha dichiarato il presidente della Provincia Baccelli rivolgendosi agli studenti – sono fondamentali per le nuove generazioni per ricostruire la memoria storica di fatti tragici e di crimini caduti nell’oblio per tanti anni. Non dobbiamo aver paura di essere curiosi, di sapere, di scoprire e capire. Si tratta di racconti che contribuiscono ad arricchire le nostre conoscenze e a costruire un’identità e un sistema di valori fondato anche sui fatti reali, sull’umanità e sulla solidarietà». «Ricordare e onorare il loro sacrificio non vuol dire odio e vendetta – ha affermato il presidente del Consiglio provinciale Gemignani –. Ma un atto d’amore alla memoria italiana. Solo la verità può rendere l’uomo libero e solo la storia può rendere giustizia ad un popolo». La Provincia di Lucca – tra le prime ad aver recepito la legge che istituisce il 10 febbraio come Giorno del Ricordo con un documento approvato il 22 aprile 2004 – partecipa ogni anno, insieme con il Comune di Lucca, alla commemorazione ufficiale, con lo scopo di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime nelle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Il presidente del consiglio provinciale Gemignani è stato a Trieste, invitato dal Comune, in occasione dell’inaugurazione della stele realizzata in ricordo di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana infoibata nel 1943 e alla cui memoria l’ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ha conferito nel 2006 la medaglia d’oro. Infine, ecco il testo riprodotto sulla pergamena consegnata agli esuli istriani e dalmati dalla Provincia di Lucca: «Una negra fossa, un orrido spalanca le sue profonde fauci l’anima già non è più col corpo martoriato, solo un filo spinato tutti sorregge e lega insieme all’ultimo respiro la fine è l’anelato traguardo in una cupa notte senza luce né speranza Addio! Preghiamo e marciamo addio Patria ormai lontana e ingrata,addio per sempre». Viviana Dinelli Delegata Lucca ANVGD COMITATO DI MASSA CARRARA Il Giorno del Ricordo, è iniziato la mattina con il raduno pressi l’ex Campo Profughi di Marina di Carrara, davanti all’entrata della Fiera: dispiegamento di forze dell’ordine, blocco del traffico sul Viale, e processione, con larga partecipazione di pubblico, e in testa tutte le Autorità. Il Silenzio, suonato da una tromba e la posa di una corona alla Lapide installata all’interno dell’ex Campo Profughi, a memoria dei Caduti delle Foibe e dell’Esodo, sensibilizzava tutti i presenti, coinvolti spiritualmente. Quindi presso il salone dell’Auser vicina ha avuto inizio la cerimonia di commemorazione, aperta dal saluto del vicesindaco di Carrara, del prefetto dott. Striccoli, del presidente della Provincia Angeli, della vicepresidente del Consiglio comunale, del consigliere comunale Boni, che ha letto un saggio, molto toccante e coinvolgen- te dell’assessore alla Cultura prof.ssa Bernardini, quindi del presidente provinciale dell’ANVGD Sergio Tabanelli e del segretario Vittorio Miletti, intervenuto con una testimonianza. Una cerimonia, questa, che ha potuto contare, oltre che del numeroso e attento pubblico, sulla presenza di alcune decine di giovani, in rappresentanza dell’Istituto scientifico “G. Marconi” di Carrara. Il segretario ANVGD carrarese, Vittorio Miletti, ha rivolto un appello ai rappresentanti politici presenti, affinché la manifestazione non sia l’unica, nel corso dell’anno, perché se così fosse la Nazione Italiana, avrebbe pagato il debito morale, nei confronti degli esuli con l’istituzione del Giorno del Ricordo e tutto si esaurirebbe con esso. Non è così e non può essere così, ha aggiunto Miletti, altri passi devono essere fatti, per risolvere i problemi ancora aperti, come quelli che riguardano l’equo indennizzo dei beni abbandonati, utilizzati dai governi dell’epoca, per pagare i danni di guerra all’ex Jugoslavia. Ed ha auspicato che trionfi la giustizia, la coerenza, la veridicità e il buon senso anche nei confronti degli Esuli. Nel pomeriggio, S. Messa, a Marina di Massa, officiata da Padre Persich, istriano, il quale ha pronunciato un’omelia che ha toccato i cuori di tutti. Era presente alle cerimonie una delegazione dell’ANVGD di Livorno nelle persone del vicepresidente Mario Cervino e dell’ammiraglio Molli. Vittorio Miletti DELEGAZIONE DI MESSINA In occasione del 10 Febbraio, anche a Messina sono state ricordati, con una serie di iniziative, le vittime delle Foibe e l’Esodo dei Giuliani, Fiumani e Dalmati dalla loro terra. Gli appuntamenti hanno preso il via la mattina, nella piazzetta recentemente intitolata ai Martiri delle Foibe e agli Esuli, dove è stata deposta una corona d’alloro dal sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, e dal responsabile del Comitato “10 Febbraio” cittadino, Nino Maisano. Sempre la mattina, il prefetto di Messina, Francesco Alecci, ha consegnato l’onorificenza al sig. Domenico Armato, fratello del vicebrigadiere della Guardia di Finanza Giuseppe, ucciso a Grobnico nel giugno 1945. A seguire, nel Palazzo dei Leoni, sede della Provincia regionale di Messina, l’inaugurazione di una mostra di foto e documenti sulle Foibe e sull’Esodo. L’esposizione, allestita dalla sig.ra Maria Cacciola, responsabile dell’Associazione provinciale Congiunti dei Deportati scomparsi o uccisi in Jugoslavia, si compone di 15 pannelli che, partendo da un percorso storico-geografico evidenziano la romanità, la venezianità e l’italianità dell’Istria e della Dalmazia e gli eccidi e le stragi delle Foibe dal 1943 al 1945-’46 con il conseguente esodo. Non mancano espositori con la rassegna stampa delle varie iniziative prese a Messina e provincia negli ultimi anni sull’argomento e l’elenco dei 59 Messinesi vittime dell’ odio dei partigiani comunisti titini. Subito dopo, nella stessa sede, si è svolto il convegno «Le Foibe dalla strategia della tensione alle prospettive di solidarietà» i cui lavori, moderati dal giornalista Davide Gambale, sono stati introdotti dal docente di Geografia umana dell’Ateneo messinese Josè Gambino, che, insieme a Paolo Spadafora del movimento nazionale “Continuità Adriatica”, ha approfondito il significato della giornata. Ha concluso il convegno la poetessa dialettale Maria Costa che ha recitato una poesia sui martiri di Basovizza. In serata, una Messa in suffragio delle vittime delle Foibe è stata celebrata su iniziativa della locale Associazione dell’Arma di Cavalleria. Maria Cacciola COMITATO DI NOVARA Con il Comune di Novara si è organizzata la ricorrenza del Giorno del Ricordo, iniziata la mattina di martedì 10 febbraio nella Chiesa di S. Giovanni Battista Decollato con una Messa di suffragio in ricordo dei martiri delle Foibe. La partecipazione è stata notevole, con la rappresentanza del Prefetto, del Questore, del Comune di Novara, della Provincia, di Associazioni d’arma, di personalità civili e militari, un considerevole gruppo di Labari e Bandiere, con i Gonfaloni della Città e della Provincia di Novara. Durante la S. Messa la prof.ssa Nerea Pagani ha letto la Preghiera dell’esule, di mons. Santin, poi un trombettiere ha suonato il Silenzio. Al termine del rito liturgico, presso la lapide in Largo Martiri delle Foibe, al Villaggio Dalmazia di Novara, si è tenuta la cerimonia della posa delle corone, con la partecipazione delle massime autorità cittadine e militari. Hanno preso la parola, l’assessore alla Cultura del Comune di Novara, il vicepresidente della Provincia di Novara, l’on. Gianni Mancuso, e per ultimo il presidente del Comitato di Novara, Sardi. Al suono del Silenzio e con un minuto di raccoglimento è terminata la cerimonia. Nel ciclo dei programmi previsti per il Giorno del Ricordo, giovedì 12 febbraio alle 15.00, presso l’Istituto Tecnico “Omar”, in Baluardo Lamarmora 12, presentazione del video Profughi. Racconti di italiani arrivati nella Novara del dopoguerra, a cura dell’Istituto Storico della Resistenza “P. Fornara” di Novara, con il contributo della Provincia. Comitato di Palermo Il giorno 6 febbraio, alle ore 11.00 nella sala Rostagno del Palazzo delle Aquile, il presidente del Comitato ANVGD Gino Zambiasi ha partecipato, quale invitato, alla conferenza stampa indetta alla vigilia del Giorno del Ricordo, che ha visto presenti tanti cittadini, la stampa, esponenti del mondo dell’istruzione, che hanno deciso di aderire istituzionalmente per ricordare i tanti martiri ed i 350mila esuli. In particolare modo era presente la consulta provinciale studentesca rappresentata da Emanuele Domanico, che ha dati notizia dell’iniziativa, in collaborazione con la RegioneVeneto, di diffondere nelle scuole che ne avevano fatto richiesta un kit composto dalla bandiera italiana, un libro e un dvd dal titolo «Le radici del ricordo»; iniziativa condivisa ed approvata dall’assessore comunale alla Pubblica Istruzione Raul Russo. In Sicilia si contano circa 300 martiri riconosciuti e fino ad oggi dimenticati. Nella conferenza stampa suddetta il presidente Zambiasi ha proposto all’assessore provinciale Dario Falzone di realizzare una stele raffigurante una Foiba e una lapide con i nomi dei martiri di Palermo e provincia. L’interlocutore ha accettato la proposta dando al rappresentante ANVGD il mandato di «espletare tutte le procedure per eseguire tale progetto e di tenerlo informato al momento del completamento per poter realizzare istituzionalmente l’idea». Aprile 2009 9 DIFESA ADRIATICA dai comitati In Piazza Politeama il raduno degli Esuli Nel pomeriggio, a Palermo, nella stupenda Piazza Politeama si è svolto il raduno dei profughi Istriani Fiumani Dalmati, che con cartelli in mano recanti i nomi Fiume, Pola, Zara, e le nostre belle bandiere al vento, si sono uniti al Corteo Tricolore, promosso dal Comune e dalla Provincia di Palermo con alla testa l’assessore comunale alla Cultura, Giampiero Cannella, signori di una certa età ma fieri di essere lì presenti a testimoniare il sacrificio umano della guerra, un’ottantina di ragazzi del “10 Febbraio”, che percorrendo Via Ruggero Settimo, Piazza Massimo, Via Maqeda, Via Sgarlata, hanno raggiunto il Mausoleo del Milite Ignoto, dove dopo una breve omelia da parte di Don Andrea di Paola, Cappellano Capo Reg. Sicilia della Guardia di Finanza, è stata deposta una corona in memoria ai martiri di tutte le guerre, ai martiri delle Foibe e ai 350mila Esuli dell’Istria Fiume e Dalmazia. Alla fine della cerimonia l’arch. Salamone, preposto alla toponomastica, sottoponeva per la firma all’assessore Giampiero Cannella l’assegnazione di una villetta in memoria dei «Martiri delle Foibe», località Viale Principe di Scalea. Questa manifestazione è stata seguita da “Il Giornale di Sicilia”, con un’intera pagina a colori. A seguire, alle ore 18.30, nella Chiesa di S. Eugenio Papa, alla presenza di diverse autorità cittadine e militari, di tutte le associazioni d’arma di Palermo è stata celebrata una S. Messa. Ufficianti, il parroco Padre Felice Lupo ed don Andrea di Paola: una funzione piena di momenti forti, per la mirata omelia sul nostro sacrificio, sulle nostre rinunce, le nostre paure. Poi per quelli che sono rimasti vivi, la rinuncia forzata della loro tanto amata terra. Gli incontri con le scuole Presso l’Istituto “Regina Margherita”, sempre a Palermo, dove insegna il prof. Francesco P. Calvaruso, con la collaborazione della preside dell’Istituto prof.ssa Concetta Guagenti e di altre cinque classi oltre alla sua, il Comitato ANVGD ha incontrato i ragazzi, molti dei quali presenti anche l’anno precedente. Non c’erano purtroppo i fratelli Roberto e Adolfina (Lucia per gli amici) Hodl, colpiti da un grave lutto. La loro presenza nel passato è stata toccante e fondamentale, poiché la loro storia porta alla luce le vicende della sorella Enrichetta, strappata alla famiglia nel centro di Fiume all’età di 18 anni per mano di una banda di aguzzini titini. Il fratello e la sorella onorano la Sua memoria, senza mai stancarsi di parlare di Lei continuando a cercarla invano. Tema dell’incontro è stata la proiezione di un video sulla nostra storia commentato dal prof. Calvaruso. Al termine della proiezione erano tantissimi i ragazzi interessati alla nostra storia, che non conoscevano, e che non hanno mancato di criticare l’assenza, su questi temi, della scuola; mentre abbiamo potuto raccogliere i risultati della semina effettuata l’anno precedente, in quanto molti alunni che avevano partecipato alle giornate organizzate gli anni precedenti, si sono offerti per fare qualcosa di più, ed in particolare i rappresentanti della Consulta provinciale degli studenti, che ha organizzato un incontro al Liceo “Vittorio Emanuele” ed una mostra fotografica alla Facoltà di Architettura. Altre iniziative si sono svolte presso altri Istituti scolastici, come nel Liceo Classico “Meli” che ha ospitato una mostra fotografica sugli eccidi delle Foibe. Il 10 Febbraio, nella Sala consiliare del Comune di Bagheria s’è svolto un convegno sul periodo tra gli anni 1943 e 1945 con Michelangelo Ingrassia, docente universitario di Storia contemporanea ed una qualificata rappresentanza di esuli. Con loro gli studenti delle scuole medie superiori. Infine, a Marsala (Trapani), incontro presso il Liceo Scientifico “Rugeri”, sabato 7 febbraio, promosso dalla prof.ssa Letizia Arcara, assessore comunale all’Istruzione. Presenti, con la rappresentanza di esuli, una decina di docenti di Storia e Filosofia con i loro alunni, consiglieri comunali ed il prof. Francesco P. Calvaruso (segretario del Comitato ANVGD palermitano), che dopo una breve premessa sulle Foibe, ha proiettato un filmato di sua produzione, 50 minuti di proiezione accompagnate da un silenzio “religioso”, data la durezza delle scene. Terminata la proiezione si è aperto un dialogo con gli studenti, ai quali Zambiasi ha risposto con equilibrio. Tra i presenti, nella affollata platea, tre signori anziani: uno aveva perso un fratello in Istria, l’altro era riuscito a fuggire, il terzo alla fine del conflitto era già a Udine. Al momento dei saluti abbiamo dovuto promettere un prossimo incontro. Gino Zambiasi COMITATO DI PESCARA Mai come quest’anno, il Comitato provinciale ANVGD è stato attivo nella celebrazione del Giorno del Ricordo. Il presidente Mario Diracca ha profuso ogni sua energia affinché il livello fosse di alta qualità e diffuso sul territorio. Per tempo sono stati avviati contatti con autorità locali ed organizzazioni parallele. I momenti più significativi sono stati l’inaugurazione di un monumento alle vittime giulianodalmate, fortemente voluto dal sindaco di Montesilvano (Pescara) Pasquale Cordoma, che lo ha scoperto insieme a Paolo Orrei, prefetto di Pescara. Il manufatto è stato progettato e realizzato dagli studenti del Liceo Artistico pescarese sotto la guida dei loro docenti, in pietra della Maiella, così simile alla carsica pietra d’Istria. All’inaugurazione, martedì 10 febbraio 2009, erano presenti tutti i comandanti delle Forze armate e di polizia, il vicequestore Grimani, assessori comunali, rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma. La cerimonia, semplice ma toccante, ha toccato il suo apice con gli interventi del sindaco Cordoma, del prefetto Orrei e la testimonianza dello stesso Mario Diracca, profugo da Fiume. Tutta la cittadina di Montesilvano, che conta circa 50.000 abitanti, ha risposto con una buona partecipazione di popolo e scolaresche malgrado il vento gelido della mattinata. Per coloro che volessero vedere l’unico monumento alle foibe esistente in Abruzzo, notifichiamo che si trova nei giardini pubblici della via Vestina, il Chilometro Lanciato del vecchio circuito della Coppa Acerbo di automobilismo. La commemorazione nel capoluogo La grande manifestazione ufficiale, a livello provinciale, ha avuto luogo a Pescara, sabato 14 febbraio, nella Chiesa dello Spirito con una Messa officiata da mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo della diocesi, con la partecipazione del coro degli alpini, di fronte ad un nutrito pubblico composto da amici, simpatizzanti, sostenitori e da tanti giovani studenti liceali dell’Istituto “Bertrando Spaventa” di Città Sant’Angelo e del “Marconi” di Pescara. L’alto prelato ha ricordato, con parole toccanti, la tragedia del genocidio e dell’esodo nella S. Messa celebrata in suffragio dei nostri Defunti che riposano ovunque nel mondo. Al termine, alla presenza delle più alte autorità politiche, a cominciare da Paolo Fornarola, assessore alla Cultura della Provincia di Pescara in rappresentanza del Presidente, con Lorenzo Sospiri consigliere comunale e regionale, Nicola Ricotta consigliere provinciale, Armando Foschi consigliere nazionale Federcasa, Alessandra Petri consigliere regionale, dai sindaci di Città Sant’Angelo, Elice e Montesilvano, rispettivamente Graziano Gabriele, Giuseppe Tafuri e Pasquale Cordoma, dal presidente del Consiglio comunale di Pescara, Vincenzo Dogali e dall’ex provveditore agli Studi, Sandro Santilli, un corteo di almeno duecento persone si è recato dalla chiesa in Piazza Martiri Giuliano-Dalmati dove il parroco, don Giorgio Gemini, ha impartito la benedizione durante la deposizione sul cippo di una corona d’alloro. Un evento particolarmente sentito visto anche il consistente numero di esuli presente in provincia di Pescara che poi si sono ritrovato per l’annuale assemblea dei soci ANVGD. L’intera manifestazione ha avuto larga eco su stampa e televisioni locali. Le celebrazioni negli altri Comuni Il Comitato provinciale ha poi dato vita a celebrazioni del Giorno del Ricordo anche in altri Comuni, grazie alla collaborazione dei suoi soci. I centri della provincia di Pescara che hanno voluto celebrare il 10 Febbraio sono stati diversi. Citiamo quelli nei quali nostri soci si sono recati a rendere testimonianza, grazie alla sensibilità delle amministrazioni: Spoltore, con folto pubblico anche di scolaresche, alla presenza del sindaco Franco Ranghelli e dei soci Miryam e Donatella Bracali; Loreto Aprutino, con la presenza di Giovanna Niccoli; Città S. Angelo e Penne, importanti centri dove i consigli comunali si sono attivati per sensibilizzare la popolazione. Ricordiamo anche l’importante collaborazione col comitato 10 Febbraio nei tre maggiori centri della provincia di Chieti: lunedì 9 febbraio a Vasto, nel Municipio, alla presenza del sindaco Luciano Antonio Lapenna, dell’assessore alla Cultura Francescopaolo D’Adamo, del sen. Fabrizio Di Stefano, del consigliere regionale Tagliente e di un folto pubblico di cittadini e studenti. Hanno fornito testimonianza la profuga da Antignana Magda Rover ed il profugo da Pola Tommaselli. Martedì 10 febbraio a Lanciano, alla presenza del sempre sensibile sindaco Filippo Paolini e col prof. Vincenzo Centorame che ha offerto una commemorazione storica impareggiabile, con la massiccia partecipazione di un pubblico nutrito ed attento; mercoledì 11 febbraio a Chieti, con la testimonianza di Alfredo Puccinelli, profugo da Zara. In questa città dobbiamo lamentare la scarsa sensibilità dell’amministrazione comunale che all’ultimo momento ha negato la sala consiliare dirottando la manifestazione a Palazzo De Pasquale, dove si è stati costretti a rimandare indietro diverse classi di studenti perché i locali messi a disposizione, sebbene non piccoli, erano decisamente insufficienti. Si segnala la dignitosa dichiarazione del vicepresidente del Consiglio comunale, avv. Di Primio, che ha porto le sue scuse personali a nome della città, per la scarsa sensibilità evidenziata da sindaco e Giunta. COMITATO DI TRENTO Il 31 gennaio a Rovereto ed il 1° febbraio a Trento il Comitato provinciale di Trento e Delegazione di Rovereto hanno presentato, con il contributo del Comune di Rovereto, dell’ Accademia degli Agiati, della Regione e Provincia e dei Musei Storici di Rovereto e di Trento, la conferenza «Trentini in Istria. Istriani in Trentino», che ha riscosso un grande successo. Il 10 Febbraio, appuntamento al Liceo “Prati” di Trento; l’Aula Magna era affollata dagli studenti delle ultime classi, con i loro insegnanti, ospiti e gli Esuli in buon numero. Il preside ha fatto un cenno introduttivo, quindi sono intervenuti la rappresentante della Provincia, il prof. Ferrandi del Museo Storico del Trentino e chi scrive. È noto che agli studenti i discorsi commemorativi non piacciono molto e quindi, prima di esporre il mio pensiero, ho presentato gli Esuli in Aula Magna: tutti si sono alzati in piedi, suscitando l’interesse degli studenti. Tra gli Esuli alcuni che hanno avuto familiari infoibati, quindi la “bambina con la valigia” signora Haffner, quindi Mariangela Tarticchio Fabbris e Zeffirino Girardelli. Silenzio e la commozione palpabili, questi ultimi hanno raccontato come sono scomparsi i loro cari. Ho poi brevemente spiegato la situazione sul confine orientale fra il 1943 ed il 1954. Nei corridoi del Liceo era stata allestita, molto bene, la Mostra «Istria, Fiume e Dalmazia». Nei giorni seguenti il Commissario del Governo, Michele Mazza, mi ha chiamata per illustrare la Mostra, anche ai rappresentanti di classe del Liceo Prati. Le S. Messe in memoria degli infoibati e dell’Esodo, a Trento ed a Rovereto sono state celebrate rispettando la sacralità del cerimoniale e sono state accompagnate dal coro di Meano a Trento e dal coro della parrocchiale di S.Caterina a Rovereto. La deposizione delle corone al monumento-lapide di Trento, alquanto decentrato, non ha avuto la medesima folla presente invece nella Piazzetta Vittime delle Foibe a Rovereto. Il Commissario del Governo Mazza ha promesso il suo impegno per far spostare la significativa lapide in centro Città in modo da fare partecipi anche gli studenti del momento di raccoglimento. A Rovereto, il 31 gennaio 2009 si è tenuta la conferenza «Trentini in Istria. Istriani in Trentino» nella affollata Sala Conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Relatori per i Trentini in Istria il prof. Guido Rumici, per gli Istriani in Trentino il prof. Fabrizio Rasera. Il prof. Rumici ha riassunto quanto nella sua pubblicazione Pedena un paese nella bufera descrive, mettendo in luce la figura di un sacerdote trentino, mons.Pietro Rensi che ha sopportato le angherie di fascisti, tedeschi e jugoslavi pur di salvare i suoi parrocchiani, se stesso e, per quanto possibile, i soldati italiani che tentavano di sfuggire alla furia del nemico che, di volta in volta poteva essere tedesco o jugoslavo. Riuscito nel suo intento, a guerra finita, finalmente nel 1948 riusciva a ritornare in Trentino. Rumici ha poi ricordato un altro sacerdote trentino, di Flavon, don Felice Odorizzi al quale tutti noi di Pola dobbiamo essere grati: egli ha accompagnato gli Esuli che partivano con la motonave “Toscana” per tutti i sette viaggi; ben lo ricorda il film girato nel 1946 «La città dolente». Ancora Rumici ha ricordato le centinaia di maestri e professionisti trentini che andarono in Istria e Dalmazia ad insegnare; un nostro socio ha trovato un elenco di 400 nomi di insegnanti delle scuole rurali. Ci furono poi gli insegnanti statali e tra questi la maestra Jolanda Vecchietti, di Trento, che ha scritto Diario Dalmata, serena autobiografia di una maestrina che, in tempo di guerra, si trova a dover insegnare e vivere in un paesino di pescatori della Dalmazia. La maestra Vecchietti, tuttora vivente, ha ancora rapporti epistolari con i suoi ex alunni. Purtroppo non tutti gli insegnanti italiani ritornarono. Il prof. Fabrizio Rasiera ha delineato la figura di Fabio Filzi, nato a Pisino d’Istria. Il padre trentino, d’impronta asburgica, era insegnante di italiano, latino e tedesco al Liceo tedesco di Pisino, la madre era nativa del centro istriano. Fabio Filzi, dalla personalità contrastante, a volte ribelle altre ligio agli schemi impostigli dal padre, si trova a vivere in un momento storico importante, determinato dall’irredentismo, ma segue anche la sua indole di studioso, molto legato alla personalità della madre amatissima. Studia legge e frequenta, come praticante. lo studio dell’avv. Pischel, senza peraltro assorbirne gli ideali politici. La guerra lo spaventa ed ha ricorrenti incubi di venire ucciso in guerra. Scrive un trattato sulla crudeltà delle esecuzioni capitali e sulla morbosità che queste creano nella mente umana, condannando la pubblicizzazione delle esecuzioni. Filzi esce dalla descrizione dello storico Fabrizio Rasera come, finalmente, essere estremamente umano e, tutto sommato, eroe suo malgrado. Moderatori sono stati a Rovereto il prof. Camillo Zadra, a Trento il prof. Vincenzo Calì. Anna Maria Marcozzi Keller Ti sei iscritto all’ANVGD? Continua la campagna abbonamenti 2009 Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali o contatta la nostra Sede nazionale (tel. 06 5816852) L’abbonamento a Difesa Adriatica non equivale alla quota associativa 10 DIFESA ADRIATICA Aprile 2009 Gli italiani conoscono Gli Esuli in Canada il termine Foibe, meno l’Esodo celebrano il Giorno del Ricordo Illustrati a Trieste i risultati del sondaggio promosso dal CDM La ricerca, la prosecuzione di una cultura e i riconoscimenti nazionali del Premio indetto a Roma dall’ANVGD in occasione della Giornata del Ricordo 2009 sono state le tematiche al centro di una conferenza stampa organizzata il 25 febbraio nel salotto azzurro del Palazzo municipale di Trieste. Ad accogliere il presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati e del CDM, Renzo Codarin e il presidente dell’ ANVGD di Gorizia, Rodolfo Ziberna, c’era il sindaco Roberto Dipiazza, in virtù della recente premiazione alla città di Trieste dall’ANVGD nazionale per il premio dedicato al 10 Febbraio e per la sua partecipazione al concerto organizzato da FederEsuli al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. […] All’incontro erano presenti anche l’assessore alla Cultura Massimo Greco, il rappresentante dei Dalmati Italiani nel Mondo Renzo de’ Vidovich e il presidente dei Giuliani nel Mondo Dario Locchi, oltre ai consiglieri comunali Manuela Declich, Andrea Pellarini, Salvatore Porro e Giuseppe Colotti. L’occasione è stata teatro di presentazione di diverse realtà che si intersecano. In primo piano c’erano i risultati dell’indagine campione sulla percezione degli italiani sui significati del Giorno del Ricordo, al quale ha recentemente risposto un campione di 1000 persone intervistato per un breve questionario commissionato dal Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata e dalle sezioni provinciali di Trieste e Gorizia dell’Associazione NazionaleVenezia Giulia e Dalmazia. […] Il questionario, redatto con la collaborazione dell’Istituto di ricerche statistiche Alan Normann, ha ri- velato un quadro di maggiore conoscenza di alcuni fenomeni, come la natura precisa di cosa sono state le foibe, mentre molta più confusione è emersa interrogando il campione sulle possibili cause dell’esodo. Tra le differenze interne ai soggetti, gli anziani sono risultati quelli più informati, mentre, tra le altre fasce d’età, le opinioni sono via via meno dettagliate su entrambi i fenomeni al calare dell’età. […] In conclusione, l’indagine che ha dato alcuni importanti riscontri: ha provato che la consapevolezza dell’esodo e delle foibe, in pochi anni, è consistentemente aumentata nella popolazione italiana. Secondo i presenti, molto si deve, in questo processo, all’istituzione del Giorno del Ricordo, che ha consentito di portare alla luce, dopo quasi 60 anni di silenzio, la natura e la portata delle vicende storiche che hanno riguardato gli esuli giuliano-dalmati durante il secolo scorso. Un solo dato, rispetto alle altre risposte fornite dagli intervistati, sembra essere in disaccordo con le opinioni generali che evidenziano una discreta conoscenza dei temi affrontati: quasi il 30 p.c. del campione sembra infatti considerare l’esodo come «una migrazione in cerca di lavoro». Un risultato che ha fatto riflettere i committenti sulla necessità di continuare a promuovere il percorso iniziato con il Giorno del Ricordo nel 2004, pur con la soddisfazione di apprendere che molti passi sono già stati compiuti in una direzione di maggior condivisione rispetto ad alcuni aspetti importanti della storia italiana. Emanuela Masseria (la cronaca integrale su www.arcipelagoadriatico.it) Giuliano-dalmati in Sud Africa ricordano Domenica 15 febbraio al Club Italiano di Johannesburg si è svolta la commemorazione del Giorno del Ricordo. La cerimonia è cominciata con una Messa celebrata dal Rev. Giuseppe de Lama della diocesi di Pretoria che come ogni anno ci sostiene con la sua presenza e con parole di incoraggiamento e di solidarietà. Durante la S. Messa abbiamo avuto il supporto di Nicolò Giuricich che ci ha allietato con una canzone. Al termine è stato intonato l’Inno nazionale italiano ed abbiamo osservato tre minuti di silenzio in commemorazioni delle vittime. Il Presidente dei Giuliani di Johannesburg, Nicolò Giuricich, ha letto il discorso di Dario Locchi, presidente dei Giuliani nel Mondo. Il cav. Salvatore Cristaudi, presidente del COMITES, ha espresso la sua solidarietà verso i Giuliani, Dalmati ed Istriani. Il gr.uff. Riccardo Pinna, rappresentante del CGIE, ha tenuto un breve discorso, esprimendo sentimenti di vicinanza agli esuli. La dott.ssa Emanuela Carida, presente in vece del Console Generale d’Italia di Johannesburg, Enrico De Agostini, ha pronunciato parole di conforto e sostegno nei confronti della comunità giulianodalmata. Al termine è stato offerto un piccolo rinfresco. Toronto. Il Giorno del Ricordo è stato istituito proprio per non dimenticare. Per tenere sempre presenti la tragedia di istriani, fiumani e dalmati, l’esodo dalle loro terre, le vittime delle Foibe. Il 10 febbraio, quindi, in qualunque parte del mondo adesso vivano, gli italiani di quelle zone, complessivamente 350mila, ricordano. E lo fanno con dolore. «Un dolore infinito – dice Guido Braini, presidente del Club Giuliano-dalmato di Toronto – è una giornata triste per tutti noi perché ci ritornano in mente le Foibe, i soprusi, l’esodo, la paura». E così i giuliano-dalmati di Toronto hanno ricordato assistendo alla celebrazione di una Messa nella St. Peter Church di Woodbridge: «Abbiamo sistemato sull’altare un mazzo di fiori avvolto nel tricolore», ha aggiunto Braini. Dopo la cerimonia religiosa i presenti hanno raggiunto il Centro Veneto per riunirsi nella sala La Fenice: «Qui abbiamo servito un rinfresco e abbiamo proiettato un documentario sull’Italianità della Dalmazia eravamo quasi 80 persone e abbiamo trascorso il pomeriggio assieme chiacchierando e ricordando soprattutto le nostre origini, la nostra storia nella speranza che anche l’Italia si adoperi affinché le future generazioni sappiano, studino anche sui libri di storia gli eventi che portarono a quel trattato di Parigi del 1947». «Abbiamo anche letto una lettera inviataci da Dario Locchi, presidente dei giuliano-dalmati nel mondo – ricorda Braini – un messaggio carico di affetto che ci ha fatto tanto piacere». Argentina, gli Esuli commemorano il 10 Febbraio Buenos Aires. Non sono mancati gli Esuli giuliano-dalmati alla celebrazione del Giorno del Ricordo in Argentina, tenutasi nella Chiesa Mater Misericoridiae di Buenos Aires, addobbata da tante bandiere con il Tricolore italiano e argentino, celeste e bianco. Nonostante il caldo intenso una folta rappresentanza di profughi ha partecipato alla cerimonia religiosa, aperta dalle bandiere italiana, argentina, dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia, di Gorizia, di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia. Al loro passaggio un intenso e commosso applauso si è levato dai banchi. La S. Messa è stata ufficiata dal Padre F. Pesce, con letture di Marina Marincovich, e del rappresentante del Consolato Generale d’Italia di Buenos Aires, Marcello Valeri. Nell’omelia Padre Pesce, rievoca con parole semplici e sentite la storia degli Esuli giuliani e dalmati, suscitando la loro commozione. Al termine della Messa è stato in- tonato il Va’ pensiero accompagnato dall’organo Ed anche a Mar del Plata, domenica 15 febbraio è stata celebrato il Giorno del Ricordo. Nel corso della Messa Padre Hugo Segovia, ha ricordato tutti gli italiani vittime delle Foibe e dell’esodo dai luoghi natali. Dopo la celebrazione liturgica, il presidente del Circolo Giuliani nel Mondo di Mar del Plata, Valter Zerauschek, ha tenuto un breve discorso alla presenza Console d´Italia di Mar del Plata, Fausto Panebianco e del presidente della Federación de Sociedades Italianas di Mar del Plata y Zona, Juan Radina. Due istantanee della celebrazione del Giorno del Ricordo 2009 a Buenos Aires Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro studi padre Flaminio Rocchi DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia C. Hansen Johannesburg, commemorazione del Giorno del Ricordo. Il discorso del presidente dei Giuliani a Johannesburg, Nicolò Giuricich, e uno scorcio della sala nella quale si è tenuta la cerimonia (foto “La Gazzetta del Sud Africa”) Editrice: ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5816852 Con il contributo della legge 72/2001 Redazione e amministrazione Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma Tel./Fax 06.5816852 Grafica e impianti: CATERINI EDITORE (Roma) Servizi Integrati per l’Editoria e la Comunicazione Tel. 06.58332424 Fax 06.97255609 E-mail: [email protected] Abbonamenti: Annuo 30 euro Socio Sostenitore 50 euro Solidarietà a piacere Estero 40 euro (non assegni stranieri) Una copia 1 euro - Arretrati 2 euro C/c postale n° 32888000 Intestato a “Difesa Adriatica” Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 91/94 dell’11 marzo 1994 Spedizione in abbonamento Postale di ROMA Stampa: Romana Editrice Srl - S. Cesareo (RM) Finito di stampare il 20 aprile 2009 Aprile 2009 11 DIFESA ADRIATICA ELARGIZIONI E ABBONAMENTI Indennizzi agli esuli, Codarin: subito nella Finanziaria 2010 continua dalla prima pagina Questa rubrica riporta: le elargizioni a “Difesa Adriatica” di importo superiore all’abbonamento ordinario; - le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD; - gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”; All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. In rispetto della normativa sulla privacy non vengono citate le località di residenza degli offerenti. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’ ANVGD. - ABBONAMENTI CON ELARGIZIONI A “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) Le elargizioni si concentrano maggiormente tra fine e inizio anno, in occasione del rinnovo dell’abbonamento. L’elenco comprende gli abbonati sostenitori o che hanno versato comunque una quota maggiore dell’ordinario. AGOSTO Bressani Caterina € 50, Di Corato Simone € 60, Polgar Giovanni € 50, Reppa Marcella € 50, Suppan Dario € 50. SETTEMBRE Leonardelli Antonio € 50, Milini Claudio € 50, Vidulich Nelda Maria € 40. OTTOBRE Associazione S. Maria di Cherso (Australia) $ 100, Bellulovich Ettore € 50, Bergamo Severino € 40, Brajac Nerina € 70, Cech Emilia € 40, Colucci Annamaria €50, Cosoli Gianfranco € 40, Creglia Maria € 50, Mersnich Antonio (Australia) $ 50, Velcich Daniele (Australia) $ 100. NOVEMBRE Alacevich Antonio € 40, Andreicich Vipsania € 50, Breccia Anita Bruna € 40, Codecasa Maria Silvia € 50 in memoria del marito, Liubicich Claudio € 60, Milli Maria € 50, Rusich Francesco € 50, Spiero Marion € 35, Verdura Luciano € 40, Wiseman Marsich Mariuccia € 40. DICEMBRE Belletich Albino € 50 in memoria della madre Benci Marina sepolta nel cimitero di Volosca (Abbazia), Bergamo Giuseppe € 50, Barbara € 35, Camalich Affatati Ileana € 40, Ceci Mariano € 35, Colavalle Luigi € 50, Copetti Anna Maria € 50, De Felice Petronilla € 40 in ricordo del marito Furio Lazzarich ✢ 28-22002, De Franceschi Licia € 50, Derencin Lorenzo € 40, Devescovi Nereo €50, Fonda Fabio € 50, Lombardi Signori Ernes € 35, Martinoli Luisella € 40, Mattiazzi Dinora € 50, Mayer Montagner Dilva € 50, Michesi Marina € 50, Miglia Luigia € 50, Mizzan Antonio € 50, Monastero San Daniele € 50, Montagner Jurlina Regina € 50, Olovini Canaletti Immacolata € 50, Perich Ferrari Lucia € 40, Pertot Delise Gianna € 40, Prettegiani sorelle € 50 perché viva il ricordo, Rocconi Corrado € 50, Saule Rea Caterina € 100, Schiattareggia Marisa e Sebastiano € 100 in memoria di Domenica Baici, Scomersich Ester € 40, Spangher Garisenda € 60, Staffetta Nunzia € 50 in memoria di Rolando Staffetta, Tessaris Silvana € 50, Tiblias Cottini Anna € 50, Tosti Maria ed Eufemia € 80 in memoria dei genitori e della sorella Romana, Velicogna Giovanni € 55, Vernier Dario € 50, Vitali Lidia € 50. GENNAIO Albanese Gianfranco € 50, Alessio Nerina € 50, Almani Maria € 50, Angelini Alida € 50 ricordando i fratelli Alvise e Stelio, ANVGD Novara € 50, ANVGD Trieste € 50, Armentani Guglielmo € 35, Bacci Morella € 50, Bani Fiorena ved. Micoli € 50, Barbanti Giuseppe € 50, Barich Elisabetta € 50, Baroni Francesco Antonio € 70, Barzellato Nori € 60, Bedendo Moro Mirta € 100 in ricordo di Padre F. Rocchi, Belletti Albino € 50, Belletti Luigi € 35, Benvenuti Pironti Franca € 50, Berna Nerone € 100 in memoria della moglie Aurora Mauri, Bernobich Mario, Biasi Tuscano Nora € 50, Blasina Anna Maria € 50, Boi Filiberto € 40, Bolzoni Cerni Fernanda € 50, Bommarco Gabriella € 50, Bommarco Norette € 50, Borghesi Mario € 50, Borroni Antonio € 50, Borsi Maurizio € 35, Bozzetti Andrea € 40 ricordando Padre Flaminio Rocchi, Bracco Bruna € 50, Bracco Diana € 100, Breccia Ornella € 50, Buccaran Bolla Laura € 50, Buscemi Ernesto € 50, Bussi Giancarlo € 80, Buzzi Unicem SpA € 50, Calegari Silvana € 50, Calza Valerio € 50, Camalich Dragica € 40, Cambruzzi Giacomo € 40, Campus Rosa ved. Decarli € 50, Candelori Marina € 50, Cappellani Mariapia € 100, Caravello Francesco € 50, Cardin P. Andrea Davide € 50, Carli Vajente A. Maria € 60, Carlich Domenica € 50, Castoldi Filippo € 60, Cattich Mario € 50, Cattich Nino € 60, Cavaliere Fernanda € 35, Ceglian Rosaria € 35, Cergna Virginia € 50, Cesarello Giuliano € 50, Chiappetta Claudio € 50, Cipracca Gianni € 35, Codecasa Alberto € 100, Coderani Giangiacomo € 50, Colani Sergio € 50 in memoria di papà e mamma, Colucci Domenico Italo € 50, Conte Alfredo € 50, Costantini Adelia Orietta € 35, Covacic Lina € 35, Crasti Luciana € 50, Crasti Marcello € 50, Crasti Vittorio € 50, Cucich Martinis Felicita € 50, Culino Mariano € 50, Curkovic Antonio € 35 in ricordo dei genitori Mirco e Danica e zia Marizza, Cursi Claudio € 50, Damiani Andrea € 50, Damiani Arianna € 50, de Facchinetti Michele € 50, De Furegoni Almerico € 50, Degiovanni Marina € 40, Del Bianco Canzia Lina € 50, Dellabernardina Anna € 90, Delmestri Lina € 60, DelTreppo Clara € 50, De Luca Stefano € 60, De Mayer Antonia € 40, de Petris Giannella € 50, Decastello Natalina € 50 per ricordare il marito Mario Decastello con dolcezza e tanto rimpianto, Descovich Serena € 50, Destrini Wanda € 50, De Tonetti Emanuele € 70, De Vergottini Pierpaolo € 50 in memoria di papà Tonelo, mamma Paola, fratello Tomaso, zio Mario, zio Gino, cugino Gianfranco e di Padre Rocchi, Di Blasi Corrado € 50, Diviacchi Bruno € 50, Dobrez Consolaro Liana € 50, Durin Alberto € 50, Dussi Mariagrazia € 40, Fabiani Daniela € 50, Fabretto Romano € 50, Falconi Marcello € 50, Fama Nuccia € 50, Faragona Carlo € 50, Ferrari Roberto € 50 nel 3.anniversario della morte di zio Eugenio Marassovich (Tortona), Fiorentin Flavio € 100, Fioretti Pietro € 50, Floris Claudio € 40, Fonda Lino € 50, Fonda Yvonne € 35, Fornasari Claudio € 60, Gabrio Gabriele € 50, Gambetti Laura € 50, Gardossi Ottavia € 50, Geissa Pierpaolo € 100, Gelci Ferruccio € 35, Gelci Italo € 50, Gelleni Roberto € 35, Genzo Paolo € 40 per non dimenticare i propri defunti e la sua bella isola di Brioni, Gerhardinger Lina € 50, Germanis Famiglia € 50, Gherdovich Antonio € 50, Ghirardo de Gironcoli Luciana € 50 in ricordo dei defunti Gironcoli e Ghirardo, Giacaz Gianoli carmen € 35, Giachin Tanto più dopo che il Governo ha dimostrato la sua giusta attenzione alle attese dei rifugiati italiani dalla Libia, la cui posizione è stata spesso accomunata a quella degli esuli giuliano-dalmati, sia a livello legislativo che amministrativo. Le radici storiche dei due esodi sono totalmente diverse, ma sta di fatto che la legislazione e l’amministrazione statale le ha più volte trattate insieme. Due pesi e due misure per diritti soggettivi della stessa Fabio € 50, Gigante Romano € 50, Gigliofiorito Antonio € 50, Giuricich Lilia Traverso € 50, Giurina Graziella € 50, Giusepponi Luigi € 50 in memoria di Juretich Augusta e Bernelich Romana mamma e nonna da Fiume, Gorlato Gramegna Lucilla € 50, Gottardi Sauro € 50, Grandi Antonio € 50, Grassi Ciulli Maria € 50, Grion Massimo € 50, Gropuzzo Domenico € 50, Guglielmi Corrado € 40, Harzarich Giuseppina € 40, Ive Mario € 50, Jechic Valentina € 50, Jurman Nadia € 70, Kail Giovanni € 50, Kalpic Zdenka € 60, Knafelz Ugo € 100 in memoria dei genitori Mitzi e Rodolfo e della sorella Anni, Korwin Eugenio € 50, Labianca Antonia € 50, Lanfredi Anna Maria € 50, Lauri Tullio € 50, Legovich Antonia € 50, Liuni Perni Silvana € 40, Livio Iolanda € 35, Locatelli Antonio € 50, Longoni Anna Luisa € 50, Maineri De Meichsenau Bruno € 100, Manfroi Manfredo € 60 in memoria di Carmen Simoni Manfroi, Manzoni Di Chiosca Giuseppe € 50, Marcich Patrizia € 50, Marozzi Renato € 50, Martinoli Eugenio € 40, Matesich Luigi € 50, Mattiazzi Vincenzo € 50, Menesini Domenico € 50, Mestrovich Ferruccio € 50, Miani Marino € 50, Minin Ezio € 50, Minissale Gianfranco € 40, Mitton Giuliano € 35, Mori Anna Maria € 50, Moscheni Alda € 50, Murgia Nivea € 50, Nagel Mirella € 50, Neumann Eugenio € 50, Niero Marco € 50, Ober Tullio € 50 Orlini Bruno € 50, Ostrini Bruna € 60, Palaziol Antonio € 50, Palaziol Pierina € 50, Panella Montagnoli Raffaella € 40, Parovel Silvio € 50 in memoria dei genitori Bruno Parovel e Anita Sandrin da Capodistria, Paulovich Giovanna Santina € 50, Pentericci Giorgio € 80, Peressini Franco € 60, Perich Fiorella € 50, Persi Roberto € 50, Petrani Pauletich Paolo € 50, Petris Giovanni € 50, Piccini Giuliano € 50, Pierucci Giovan Battista € 50, Pillepich Harry € 50, Pirovano Anna Maria € 50, Pisani Franco € 50, Pizzinat Giovanni € 60, Poso Benvenuto € 50, Pus Franco € 60 in memoria dei cari genitori, Quarantotto Luciano € 50, Rabar Flavio € 70, Raccamarich Antonio € 50 in memoria di Norma Cossetto e del suo sacrificio, Raccamarich Bruno € 130 in memoria della moglie Silvana Garutti deceduta a Bologna il 31.10.2008, Raccamarich Giovanni € 50, Racunich Maria € 50, Radessich Gianni € 50, Randich Antonio € 50, Ratissa Graziano € 40, Ratzenberger Egone € 50, Riboli Marco € 50 in memoria di papà Cesare Riboli, Ricci Luciana € 60, Rigoli Miglierini Gianna € 50, Rigutto Antonia € 50, Rocchi Nives Piccini € 50, Rocconi Leonarda € 50, Rolando Adriana € 50 nel ricordo del marito mario Rolando, Rossi Valerio € 50, Rubbi Celso € 50, Rubbi Luciano € 50, Rubbi Silva € 50, Runco Luisella € 50, Rusalen Francesco € 50 in memoria di Antonio Rusalen, Sandrin Ervina € 50, Sandrini Annamaria € 50, Sardi Armando € 50, Sauco Elisa € 50, Saule Carlo Alberto € 50, Sbona Bortolanza natura giuridica risulterebbero oggi incomprensibili anche a livello costituzionale» «Noi dobbiamo fare in modo – ha poi concluso Codarin –, anche con l’aiuto dei parlamentari della Regione Friuli Venezia Giulia, che la questione indennizzi entri già nella finanziaria del 2010, questo il nostro obiettivo». rtg (www.arcipelagoadriatico.it) Marinella € 40, Schippa Eleuterio € 50, Scodnik Renata € 50, Scolozzi Umberto € 50, Scopazzi Carobella Nerina € 35, Semeia Ovidio € 50, Sepich Angelina € 50, Servi Sergio € 45, Sette Teresa € 50, Signori Ottavio € 50, Sigovini Fabio € 50, Simicich Alviana Casareto € 50 in memoria del papà Giuseppe Simicich , Sirola Bessone Ammamaria € 90, Sirotich Silvio € 50, Skull Bianca € 50, Skull Petrelli Diana € 50, Smaila Franco € 50, Smaniotto Giuseppina € 50, Società Studi Fiumani € 50, Stagni Graziano € 50, Stelli Guido € 50, Stocco Moretti Silvia € 40, Sudulich Mario € 50, Tacco Randich Alessandra € 100 in memoria del marito Otto Randich, Tacconi Vanni € 50, Tietz Giorgio € 50, Tomasich Arge € 80 in memoria di Padre Rocchi, Tomassoni Eleuterio € 50, Tomatis Nicolò € 50, Tomissich Odette € 50 in memoria della cara Lidia Tomissich Rodnig, Toppan Fornale Maria Pia € 50, Torre Salvatore € 60, Trapani Maria Pia € 50, Travas Bruna € 60, Trigari Aldo € 50, Troiak Albino € 50, Tuchtan Anna € 60, Turrin Angelo € 50, Ugussi Gianfranco € 50, Uratoriu Manola € 40, Valenti Umberto € 50, Vani Carlo € 50, Venezia Luigi € 50, Venturini Erminio € 50,Vizchich Amida € 100, Zahtila Silvano € 50, Zerauschek Graziella € 50 in memoria di Audace Zerauschek €3/7/2008, Zerauschek Mario € 50, Zerauschek Guido € 100, Zozzoli Ivonne € 50, Zvietich Benito € 60, Zvietich Vittorio € 40. ABBONAMENTI ORDINARI A “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) Il rinnovo degli abbonamenti si concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento. AGOSTO Cipeletti Gianfranco, Clauti Bruno, Delfin Enzo, Malusà Maria, Maracich Giovanni, Mocorovi Antonio, Quarantotto Domenico, Simone Delia, Sinti Maria, Varesco Carolina, Zanchetta Franca, Zappelli Gabrio. SETTEMBRE Baressi Daria, Bondì Umberto, Bose Mario, Bracco Eugenio, Buliani Tullio, Calegari Ferruccio, Cressevich Liliana, Gabrielli Lussi Liliana, Gherbaz Lena Giulia, Lehmann Walter, Malusà Gigliola, Melon Stefania, Moscheni Maria, Petronio Licia, Saba Nerina, Talatin Marucci, Travas Rosaria. OTTOBRE ANVGD Torino, Bongiovanni Mauro, Cori Alessandro, Delmestri Lina, Faresi Renzo, Galante Segre Maria Luisa, Grabini Roberto, Grahor Irene, Lorenzini Giovanni, Gnesich Antonio, Luxardo Paolo, Malusà Giuseppe, Maserazzo Giuseppe, Nesi Donata, Percich Renato, Xillovich Aldo. NOVEMBRE Angelini Elvia, Chenda Cristina, Dinelli Viviana, Gai Giovanna, Longoni Luigi, Mladovan Guido, Ottoli Gaudenzio, Pillepich Franco, Putigna Luciano, Sbrizzai Ines, Verbi Aldo. DICEMBRE Almerigogna Rolando, ANVGD Belluno, Battaglia Eugenio, Battigelli Luigi, Benedetti Giovanni, Benedetti Marino, Benetti Bruno, Benussi Francesco, Bommarco Stefani Giovanna, Boni Antonio, Botterini Ruggero, Branchetta Giuliana, Calcagno Mario, Calzolari Giancarlo, Cassani Liliana, Cicogna Giovanni, Codellia Pietro, Coludrovich Michicich Anna, Conte Valdini Massimo, Corsi Enrico, Covan Giorgio, Covassi Simone, Crusi Maria, Deghenghi Liliana, Del Treppo Liliana, de Schonfeld Ludovica, Di Silvestri Giuliana, Doldo Mariangela, Dragogna Giorgio, Fillich Rodolfo, Fioretti Mario, Funcis Dino, Garofalo Paolo, Gelussi Giuseppina, Gherdovich Vittorio, Gliubich Giovanna, Gnesda Lucia, Gobbo Anita, Gori Cesare, Guttini Migliore Anna Maria, Ive Sergio, Kauten Giancarlo, Lanzi Darcy, Laureati Gianfranco, Lazzari Elda, Lulli Lenardon Ester, Maggi Lorenzo, Marini Beatrice, Martinovich Valnea, Mattiazzi Mafalda, Mestre Franco, Molinari Presini Edda, Moscarda Maria, Nemes Giovanna, Nicolich Armando, Nicolich Sergio, Onida Gavino, Ortali Luciano, Pasquali Nevio Pietro, Petani Ennio, Pinzelli Antonia, Polessi Alfredo, Prodan Emilio, Quagliano Cenci Vittoria, Raggi Karuz Secondo, Rensi Tullio, Romagnoli Gianfranco, Rossovich Giovanni, Sanvincenti Alessandra, Sbrizzai Giorio Gemma, Scarpa Giancarlo, Sindici Fiorella, Smerldi Giosetta, Spada Mario, Sponza Palmira, Suffi Claudio, Susanich Emilio, Talatin Edda, Tamaro Claudio, Terdossi Claudio, Tomsic Vittorio, Travan Bruno,Tuffolin Giuliano, Urbas Claudia, Valenti Livio, Verbas Elena, Vidotto Sergio, Zaccai Guido, Zuppini Diviacco Maria. GENNAIO Acciarri Alfredo, Addario Giovanni, A.I.R.L., Alacevich Alessandro, Albanese Maria Antonietta, Amorino Armenio, Andretti Giovanni, Andretti Giuliano, Andrioni Marina, Anelli Fabiano, Anelli Giannina, Anelli Marianna, Angeli Fausto, Aniceti Maria Luisa, Anticaglia Giancarlo, ANVGD Cremona, ANVGD Imperia, ANVGD Livorno, ANVGD Venezia, ANVGD Vicenza, Anzil Maria, Apollonio Steffè Luciana, Apollonio Rosa in Colizza, Asta Flavio, Baboni Attilio, Baborky Eneo, Bacci Mirta, Bachich Maria Grazia ved. Matcovich, Bacich Riccardo, Badalig Fiorenza, Bai Giuseppe, Baissero Annamaria, Balde Luciano, Baldi Franco, Barbalich Attilio, Barbara Antonino, Barbato Querini Veglia, Barbieri Antonio, Barbieri Matteo, Barca Vincenzo, Barcellesi Piero, Baretich Erica, Barnobi Rina, Bartoli Marinella, Bascelli Maria, Basezzi Nevio, Basilisco Mirella, Bassan Ernesto, Bassi Varna, Battaja Caldato Edda, Battara Giovanni, Battiala Laura, Battistella Gianfranco, Baudisch Marchese Maria Regina, Beaco Bruno, Becich Pierpaolo, Belci Nicolò, Bellani Egli... segue nel prossimo numero 12 DIFESA ADRIATICA La Dragogna, confine d’Europa L’essere stati insieme per secoli all’interno dello stesso sistema statale non ha giovato molto ai buoni rapporti tra croati e sloveni. In effetti non solo hanno fatto parte della ex Iugoslavia, dal Regno dei Serbi-CroatiSloveni del 1919 alla Federazione Socialista di Tito. Ma fin dall’inizio dell’età moderna e della formazione dei grandi Stati europei toccò in sorte a sloveni e croati di vedere i loro territori compresi negli Stati dinastici della Casa d’Asburgo, fino al grande Impero austro-ungarico della seconda metà dell’Ottocento. È pur vero che i vicini non si amano molto tra loro. Anche fiamminghi e valloni si fanno i dispetti pur avendo voluto fondare insieme uno Stato nazionale nel 1830. Ma oggi l’ostilità tra Slovenia e Croazia si è venuta acuendo mano a mano che ci si allontana dalla dissoluzione della ex Iugoslavia e ci si avvicina alla prospettiva di un ingresso della Croazia nell’Unione Europea. È come se la primogenitura slovena tra le sorelle slave del Sud, che le ha consentito di entrare così rapidamente nell’Unione, adottandone anche la moneta unica, conferisse alla Slovenia una specie di diritto di investitura sugli altri popoli della ex Federazione iugoslava nel decidere chi di essi è degno di entrare nella famiglia europea. Non che gli ostacoli al processo di adesione della Croazia siano pochi e facili da superare. L’UE ha anche di recente manifestato le sue riserve sotto molti profili, dal funzionamento della giustizia al rispetto dei diritti delle minoranze. Ma ormai appare evidente che l’ostacolo più serio è proprio l’opposizione slovena. La ragione prima di questa opposizione dovrebbe essere, a rigor di logica, la vertenza territoriale sul confine istriano. Il piccolo fiume Dragogna, che attraversa le colline dell’Istria settentrionale, divide in due la ex Zona B del cosiddetto Territorio Libero di Trieste voluto dal trattatto di pace con l’Italia del 1947 e liquidato definitivamente con il trattato di Osimo del 1975. Ed è questo il confine tra Slovenia e Croazia sul litorale adriatico. Una mela stregata, chiaramente, che oggi fa diventare accese nemiche le due sorelle che se la sono spartita all’interno della ex Federazione di Tito sulla base del «confine etnico». Siccome però lì il confine etnico non era propriamente tra sloveni a nord e croati a sud, ma piuttosto tra italiani a ovest e slavi a est – tanto che persino l’URSS aveva riconosciuto l’italianità prevalente della Zona B e gli Alleati occidentali volevano restituirla all’Italia cui nei secoli era sempre appartenuta (Regno Franco-Longobardo e Repubblica di Venezia) – è abbastanza naturale che l’essersi divisi l’Istria sulla base delle case coloniche abitate da famiglie slovene o da famiglie croate, dopo averne cacciato ed espropriato la maggioranza italiana, non funzioni gran che. E i nodi vengono al pettine, perché la diatriba confinaria deve risalire ai territori del Comuni istriani del Medio Evo e dell’epoca veneziana durata oltre quattro secoli (con i loro Statuti in latino e in italiano), fino al Veneto Catasto, fatto così bene che gli Austriaci continuarono ad utilizzarlo e a tenerlo aggiornato. Ma le proprietà catastali cambiavano con le generazioni e anche gli antichi Comuni istriani avevano confini fluttuanti. Nello spazio tra Pirano e Umago, le due cittadine istro-venete a cavallo di Punta Salvore, non sempre era chiaro fin dove si estendesse la giurisdizione dell’uno e cominciasse quella dell’altro. Perché nel Vallone tra Sicciole e Portorose c’erano le preziose saline e ci si faceva la guerra anche per quelle. Oggi la posta in gioco è anche maggiore. Perché a seguire le carte geografiche e talassografiche adottate da Zagabria si arriva alla conclusione che dai porti istriani di Capodistria e di Pirano, oggi facenti parte della «madrepatria slovena», non si può uscire in Adriatico e si resta imbottigliati nel Golfo di Trieste. Quindi quei marinai, pescatori, mercanti e preti (grandi preti i capodistriani e i piranesi: dal vescovo eretico Pier Paolo Vergerio all’abate Tartini!) che per mille anni uscivano tranquillamente in Golfo con tartane e velieri, adesso non potrebbero più farlo, secondo la tesi croata. Anche se i documenti dei re Crescimiro e Zvonimiro non sono molto eloquenti per quanto riguarda la costa istriana. Dato che non ve ne sono. La posizione di Lubiana ha quindi un suo fondamento e non nasce da pregiudizi etnico-territoriali. D’altra parte è un po’ interesse generale che la Croazia prima o poi entri in Europa, una volta adempiute le condizioni poste dall’Unione. E per l’Italia non è bene che le due vicine orientali litighino all’infinito. Se ci sono questioni ancora da risolvere tra Roma e Zagabria, come la restituzione dei beni agli esuli giuliano-dalmati o la collaborazione nei settori della pesca e delle introspezioni petrolifere in Adriatico, l’ostilità croato-slovena non agevola la situazione. Non è facile uscire dalle logiche dei Balcani, anche se si afferma di non appartenervi. E così quel piccolo fiume, tra saline e canneti, è diventato l’ultimo confine dell’Unione Europea. Più che nelle antiche mappe la soluzione ancrebbe cercata nel buon senso pratico. S. V. La Dragogna in prossimità della foce, sull’Adriatico Aprile 2009 RASSEGNA “Il Messaggero Veneto” 7 gennaio 2009 Foibe: Roma chiede aiuto a Belgrado La Farnesina ha dato nuovo impulso ai contatti diplomatici per l’apertura degli archivi storici dell’ex Jugoslavia per favorire il lavoro degli studiosi e contribuire a far emergere nuove indicazioni sulla sorte dei deportati italiani, e goriziani in particolare, che furono relegati nei campi di prigionia o che trovarono subito la morte nelle foibe. Lo ha confermato, nei giorni scorsi, al sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, il ministro degli Esteri, Franco Frattini. […] «Ho parlato della questione con Frattini – sottolinea il sindaco Romoli – e dalle sue parole sono arrivate indicazioni confortanti. Il ministero degli Esteri si è infatti mosso per verificare concretamente nelle sedi opportune quali siano le possibilità di far emergere nuovi elementi utili a ricostruire la storia di quel periodo e soprattutto a fornire particolari sulla sorte dei deportati italiani e in primis dei goriziani». Il rinnovato impegno del ministero degli Esteri, già sollecitato da Romoli nei mesi scorsi, assume una valenza ulteriore anche perché è indirizzato in particolare verso gli archivi serbi, quelli di Belgrado, dove potrebbero esserci documenti più significativi rispetto a quelli presenti negli archivi di Lubiana o Zagabria. «La Farnesina intende muoversi in particolare per gli archivi di Belgrado – conferma il primo cittadino – e del resto proprio nell’attuale capitale serba potrebbero essere reperibili elementi importanti […]». Piero Tallandini Ansa 15 gennaio 2009 Giorno Memoria: in Valle d’Aosta programma comune con ricorrenza Foibe Il ricordo dello sterminio del popolo ebraico da parte dei nazisti (Giorno della Memoria) e dell’eccidio delle Foibe (Giorno del Ricordo) saranno ricordati quest’anno, in Valle d’Aosta, da un unico programma di eventi che dureranno circa un mese e che saranno promossi dalla Presidenza del Consiglio regionale, dalla Presidenza della Regione e dall’assessorato regionale all’Istruzione e Cultura. “La Voce del Popolo” 20 gennaio 2009 Foibe da transennare nel buiese Buie. Per quelle trappole mortali, chiamate foibe e inghiottitoi, che si trovano in tutto il Buiese e soprattutto Alto Buiese, non c’è ancora nessuna novità, anche se molti hanno promesso dei rimedi. Dario Sain, consigliere municipale di Buie, residente nella zona di figurano due momenti precisi della storia: l’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz e un disegno grafico che raffigura l’esodo da Istria, Dalmazia e Fiume. […] E a febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, […] la pubblicazione in città di altri 70 manifesti per ricordare la tragedia delle Foibe, e l’esodo di istriani, fiumani e dalmati dalla terra di origine. «Abbiamo così voluto ribadire la volontà di impegnarsi per il ricordo di queste due tragedie, con due doverosi e distinti momenti celebrativi, meno intimi ma più corali per la città». La Farnesina sollecita l’apertura degli archivi di Zagabria, Lubiana e soprattutto Belgrado per fare luce sulle deportazioni degli italiani Tribano, nell’Alto Buiese, anche lo scorso anno ha riportato il problema in sede di Consiglio municipale di Buie, ricordando che foibe e grotte, incustodite, seminascoste dalla vegetazione e prive di recinzione, rappresentano un serio pericolo, tanto che anni fa un giovane pompiere di Umago, Zoran Finderle, ci ha rimesso la vita. […] Doveroso tuttavia ricordare che la società speleologica ha esplorato parecchie foibe della zona, tuttavia non è stata eseguita una mappatura e tantomeno sono stati presi dei provvedimenti. Franco Sodomaco “Il Giornale di Vicenza” 22 gennaio 2009 Montecchio: celebrazioni per olocausto e foibe Centoquaranta manifesti affissi ai muri della città per ricordare tutte le vittime del razzismo. […] Un’iniziativa che non solo vuole celebrare in modo corale il giorno dedicato alla “Memoria”, che si celebra il 27 gennaio in ricordo della Shoah […] e delle vittime dell’Olocausto. Ma che quest’anno intende rendere onore anche ai martiri delle Foibe, conservando e rinnovando il ricordo in città in modo più attento. Per tutto il mese di dicembre scorso, la memoria delle Foibe è stata infatti al centro di un dibattito acceso tra forze politiche e associazioni degli esuli, dopo la decisione della Giunta comunale castellana, oggi rivalutata e ritirata, di cancellare il nome di una via montecchiana dedicata al genocidio e all’esodo giuliano-dalmata nel secondo dopoguerra. […] I manifesti, […] si propongono come stimolo e sollecitazione ad una profonda riflessione sul tema del razzismo e di tutte le sue vittime. Raf- Buie, il suo territorio è disseminato di foibe e inghiottitoi non segnalati. Ormai è allarme incidenti “Il Piccolo” 25 gennaio 2009 Ragusa in festa, scoperta la tomba di San Biagio Grande e immediato interesse ha destato a Ragusa (Dubrovnik) la notizia […] sulla scoperta di quella che sarebbe stata la tomba in cui, dopo il martirio, venne inizialmente tumulato il corpo di San Biagio, venerato patrono della città dalmata (ma anche di numerose località in Italia). La scoperta viene attribuita a due archeologi dell’università di Sivas, l’antica Sebaste (la romanica Sebastea), nell’Armenia turca. […]. Leggenda vuole che fosse apparso in sogno a un alto dignitario locale nella notte fra il 2 e il 3 febbraio del 971 per metterlo in guardia dell’imminente arrivo della flotta veneziana, che intendeva attaccare e occupare la città. La flotta della Serenissima comparve alla fonda nel braccio di mare tra l’abitato di Ragusa e l’antistante isolotto di Lacroma (Lokrum), ma l’attacco fu sventato e dall’anno successivo S. Biagio venne celebrato come protettore della Repubblica ragusea. Da quanto si è appreso, la tomba in cui venne inizialmente sepolto San Biagio sarebbe stata individuata in una zona centrale di Sivas, nel sito di un’antica cattedrale e dove sono in corso da tempo prospezioni archeologiche. San Biagio, o S. Biagio di Sebaste, visse tra il III e IV secolo. Era vescovo e medico della sua città. Imprigionato per essersi rifiutato di rinnegare la sua fede cristiana, venne imprigionato dai Romani e da questi sottoposto a supplizio e infine decapitato nel 317 (meno di tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano). Il corpo venne inizialmente sepolto nella cattedrale di Sebaste. Nel 732 le spoglie vennero imbarcate per essere trasferite a Roma ma una burrasca interruppe il viaggio per mare. Frammenti delle sue reliquie vengono custoditi e venerati in varie località d’Italia. […] (f.r.) “La Nazione” 30 gennaio 2009 Livorno: si farà Via Martiri delle Foibe L’assessore alle Culture del Comune di Livorno Massimo Guantini ha replicato alla consigliera comunale e regionale di AN, Marcella Amadio che aveva accusato il Comune di non mantenere la promessa di intitolare una strada ai martiri delle Foibe. «La proposta di intitolare una strada ai martiri delle foibe è già stata accolta dalla Giunta Comunale e recepita dalla Commissione Toponomastica. Ma va tenuto presente che insieme a questa possibile intestazione ve ne sono molte altre in attesa di essere espletate». […] Aprile 2009 “L’Avvenire” 1° febbraio 2009 Trieste: il Museo dell’Esodo Soffia forte la bora sui capannoni abbandonati del Porto Vecchio. S’incunea nei viottoli, sbatte le finestre, ulula tra gli spifferi delle porte dei magazzini. Il numero 18 è uno dei tanti. Basta qualche giro di chiave per ritornare indietro di sessant’anni e perdersi in un labirinto di stanze avvolte nella penombra. La luce che filtra da fuori distingue le sagome di migliaia di mobili. Pile di libri, pentole, foto, lettere. E un’infinità di attrezzi da lavoro arrugginiti. Le sedie accatastate in fondo disegnano un enorme scheletro, avviluppato nelle ragnatele. […] Qui tutto sembra parlare, come se una voce si alzasse piano tra i cumuli di abiti e scarpe sparsi attorno e volesse raccontare una pagina della storia italiana che a Trieste non smette di pesare. […] 350mila persone se ne andavano per sempre caricando nelle barche e nei camion un letto, una zappa, una camicia. Ma molta roba doveva rimanere in porto, nei campi profughi non c’era spazio. Negli anni la maggior parte è stata ritirata, ma duemila metri cubi restano ancora. E ora qualcosa verrà raccolto in un museo a Trieste. Il palazzo sarà pronto il 6 febbraio, dopo tre anni di lavori e grazie ai fondi dello Stato, di enti locali e privati, per un totale di 5milioni di euro. Sarà il primo museo al mondo dedicato alla memoria dell’esodo. Quattro piani con archivi, biblioteche e pinacoteche. Per l’allestimento ci vorranno altri sei mesi. «[…] Quello di Padriciano, sul Carso, chiuse nel ‘75. «Abbiamo vissuto lì dodici anni» – racconta Fiore Filippaz. In una baracca, senza riscaldamento. Nell’inverno del ‘56 il freddo uccise la sorella di un anno. Ma la sua famiglia ha sperato fino all’ultimo di non dover lasciare Cuberton, vicino Grisignana, il paese di don Bonifacio, beatificato di recente. […]» Gianpaolo Sarti “Il Piccolo” 3 febbraio 2009 Pola, salve le tombe italiane È rientrato il pericolo della vendita all’asta di 150 tombe di vecchia data presso il cimitero di Monte Ghiro, con la quale l’azienda municipalizzata Pompe funebri voleva ricavare dei mezzi per finanziare il progetto di allargamento del camposanto. Contro lo scriteriato proposito avevano subito alzato la voce i tutori del patrimonio storico-monumentale e della memoria storica cittadina, che minacciava di venir calpestata in maniera così sconsiderata. La messa all’asta delle tombe avrebbe significato la cancellazione dei nomi di vecchie famiglie polesane che con la loro presenza hanno contribuito allo sviluppo della città, plasmandone l’identità. […] Le Pompe funebri avevano giustificato l’infausta idea dicendo che le vecchie tombe erano solo dei pezzi di pietra malridotti, inutili e ingombranti. Il pericolo dunque è passato, almeno per il momento. Ed è doveroso fare questa precisazione visto che gli speculatori immobiliari sono sempre in agguato, senza troppo rispetto non solo per i vivi, ma neanche per i defunti. […] (p.r.) “La Voce del Popolo” 5 febbraio 2009 Il kitsch della nuova Capodistria Capodistria è ormai diventata una specie di Disneyland. Ed è, nel suo 13 DIFESA ADRIATICA RASSEGNA “Messaggero Veneto” 6 febbraio 2009 Foibe, esodo ma anche civiltà da valorizzare Un autorevole e chiaro intervento dello storico Fulvio Salimbeni sui significati del Giorno del Ricordo e, più in generale, sul senso delle ricorrenze legate alla memoria. Il testo è consultabile integralmente sul nostro sito www.anvgd.it Trieste, l’ingresso del Civico Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata (foto www.arcipelagoadriatico.it) splendore kitsch, la miglior metafora del nostro paesaggio politico nazionale. Con la sua nuovissima fontana multicolore, che assomiglia a un bunker o alla toilette blindata di un qualche sceicco di Dubai, sembra oggi più un regno dei cartoni animati e delle fantasie virtuali […], oppure una grande discoteca, per la gioia di adolescenti e consumatori di ecstasy, che un’antica città di fattura venetorinascimentale. L’amministrazione comunale ha riempito la riva di “eco-lampioni” che sembrano ispirati al film di Spielberg «La guerra dei mondi». […] A molti, così truccata e mascherata, piace. […] Nel frattempo quello che un tempo era il gioiello della Capodistria veneziana, la Loggia, da oltre dieci mesi è coperta da un tendone, ormai sempre più sporco e strappato, che creando l’illusione di un prossimo inizio dei lavori di restauro, nasconde le ortiche sulle scale e qualche clochard – ce ne sono parecchi anche a Capodistria – che nell’interno cerca riparo dal freddo […]. Franco Juri gionale per la cultura istriana, fiumana e dalmata. «Un intervento – ha spiegato il presidente Silvio Delbello – che segna l’avvio della stretta collaborazione fra Irci, Comune e la Direzione dei Civici musei per la valorizzazione delle memorie dell’Esodo». Delbello ha voluto ringraziare «quanti a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione dell’opera». Ci sono voluti tre anni e 5 milioni di spesa per rimettere a nuovo il vecchio palazzo, costruito alla fine dell’Ottocento, che fu sede dell’Ufficio igiene e profilassi del Comune. La progettazione è stata affidata all’architetto Giorgio Berni. Nel corso della cerimonia d’inaugurazione, culminata con la benedizione del Vescovo, monsignor Eugenio Ravignani, hanno parlato i rappresentanti istituzionali. Il parlamentare Roberto Menia ha affermato che «il Museo rappresenta il portato della storia di queste terre», mentre il sindaco, Roberto Dipiazza, ha definito la struttura «una testimonianza di storia dopo mezzo secolo di oblio». (u.s.) “Il Piccolo” 7 febbraio 2009 Centinaia all’apertura del Museo istriano Affollata inaugurazione, ieri sera, del Civico museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata, in via Torino. L’edificio, di proprietà comunale, è stato aperto al pubblico al termine dei lavori progettati e realizzati dall’Istituto re- “Il Gazzettino” 5 febbraio 2009 Molti italiani non compresero la nostra tragedia Lunga intervista di Bruno De Donà a Giovanni Ghiglianovich, presidente del Comitato di Belluno dell’ANVGD. Il testo dell’intervista è consultabile integralmente sul nostro sito www.anvgd.it “la Voce Nuova” 8 febbraio 2009 L’identità cancellata Rovigo. L’odio razziale ritorna con prepotenza alla ribalta ogni anno in occasione della Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo. […] Di questo capitolo di storia, ignorato e sconosciuto dalla gente, si sono sfogliate alcune pagine ieri mattina in Archivio di Stato a Rovigo […]. Si è voluto mettere a fuoco il ruolo e le vicissitudini degli insegnanti che operavano in Dalmazia rintracciando la storia dolorosa di uno di loro: Severino Scarabello, scomparso nell’agosto del ’43 senza che nessuno ne sapesse più nulla. Di lui sono rimaste le lettere scritte alla moglie Aurelia, rimasta in Italia, che lo ha aspettato per il resto della vita. E l’amore cocciuto della nipote, Eleonora Scarabello, che ha riunito le lettere in un libro che presenta anche una ricostruzione dei tragici eventi degli anni dal ’41 al ’43. […] Relatore della mattinata, Carlo Cetteo Cipriani, tesoriere della Società Dalmata di storia patria di Roma, ex responsabile dell’archivio storico dell’Aereonautica militare e autore di varie pubblicazioni di storia militare e della Dalmazia cui si è rivolta per sostegno Eleonora Scarabello, a mettere insieme le tessere del mosaico, seguendo il filo degli eventi tra Italia e Dalmazia a partire dalla fine dell’Ottocento. «In quel periodo, che assiste al consolidarsi dello Stato italiano, comincia a deteriorarsi la situazione in Istria e Dalmazia tra minoranze slave e croate e la popolazione di tradizione e cultura veneziana» inizia a spiegare Carlo Cipriani […]. L’entrata in guerra dell’Italia contro la Iugoslavia nel 1941, accentua il clima di odio. L’alleanza con la Germania permette all’Italia di riappropriarsi di una parte della costa dalmata con la città di Spalato e le Bocche di Cattaro. […] Tra i maestri che si spostano in Iugoslavia c’è Severino Scarabello. La Capodistria, il cattivo gusto avanza nell’arredo urbano della città istriana situazione precipita nel 1943 con le rappresaglie dei partigiani di Tito. […] Il resto è cronaca di perquisizioni, violenze, fucilazioni, di cui si saprà solo con l’apertura delle fosse comuni, con le ricerche nelle foibe. […] Lauretta Vignaga Vaccari news 10 febbraio 2009 Giorno Ricordo: due annulli postali Utilizzati a Fertilia (Sassari) e Crema (Cremona), commemorano la vicenda subìta nel dopoguerra dalla popolazione italiana costretta ad abbandonare le terre orientali. […] Chi vuole approfondire gli aspetti postali dei territori passati alla Jugoslavia ha ora dei riferimenti in più. In questi giorni due realtà attive nel settore hanno messo on-line altrettanti studi, firmati da Bruno Crevato-Selvaggi. “Coordinamento adriatico”, «una libera associazione che si propone la tutela delle memorie storiche, artistiche e letterarie di Istria, Fiume e Dalmazia unitamente alla salvaguardia della presenza culturale italiana nel territorio», affronta la storia postale, dalla metà del Cinquecento alle cartevalori emesse negli ultimi anni. (www.coordinamentoadriatico.it). […] “l’Unione Sarda” 9 febbraio 2009 I minatori sardi e le foibe Il 10 febbraio si celebra la Giornata del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe. […] Catturati nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni, vennero imprigionati e poi gettati ancor vivi nelle cavità carsiche, chiamate foibe. Militari, finanzieri, marinai, maestri elementari, impiegati comunali e minatori. Bastava essere italiani per finire nella lista nera. Tra le vittime oltre un centinaio di sardi, in parte minatori del Sulcis trasferiti dall’Acai (Azienda Carboni italiana) di Carbonia ai pozzi della società Arsa in Istria. Per mezzo secolo questa tragica pagina di storia è stata colpevolmente dimenticata dallo Stato italiano in nome dell’amicizia e del buon vicinato con la ex Jugoslavia di Tito. Negli anni Novanta, finita le guerra fredda, si è sentita la necessità di rendere omaggio alle vittime dei partigiani comunisti che uccisero uomini e donne di ogni età solo perché italiani. […] Molti minatori sardi durante la guerra si ritrovarono in Istria per lavorare nelle miniere dell’Acai. Tra questi Giuliano Fierli e il figlio Dino, tecnici specializzati di Carbonia, nell’ottobre del 1943 furono tra i testimoni della prima foiba scoperta e ispezionata in Istria, nella località Goglia di Vines. Si calarono con scale di corda sino a 150 metri e videro uno spettacolo orrendo: cumuli di corpi nudi e martoriati. Da Vines furono riesumati 84 salme, quattro erano donne. Solo un uomo si era salvato, Giovanni Radeticchio, e poté raccontare una tragedia spaventosa: i prigionieri erano stati torturati, legati l’un l’altro col fil di ferro e spinti nella foiba. Poi i partigiani gettarono bombe a mano per finire l’opera. Vines fu solo il primo atto di un massacro che fu messo in atto nel maggio del 1945, a guerra praticamente conclusa. I titini catturarono migliaia di italiani e li fecero sparire nelle foibe. Poi su quella tragedia calò il silenzio durato mezzo secolo. Carlo Figari 14 DIFESA ADRIATICA “Italians immune from guilt” President Napolitano on the Day of Remembrance On the morning of February the 10 , at the Quirinale Presidential Palace, in the rpesence of Italian President Giorgio Napolitano, the ceremony of commemoration of the Day of Remembrance took place. The highest authorities of the Italian Republic were present, including Senate President Renato Schifani, President of the Chamber of Deputies, Gianfranco Fini, Constitutional Court PresidentGiovanni Maria Flick, The Undersecretary to the Prime Minister Gianni, Letta, A NVGD National President Lucio Toth, and General Alberto Ficuciello, who is the president of the commission in charge of the recognition of foibe victims’ relatives. Also present were Government and Parliament representatives and relatives of foibe victims, who received medals and citations of commemoration. Here we publish some significant passages of the speech given by Napolitano to those present. th (…) The Day of Remembrance has been celebrated annually here at the Quirinale for the past five years. It was instituted by my predecessor, and I am only too glad to continue efforts to promote it. This situation demonstrates an affectionate solidarity between institutions of the Republic and those who, whether personally or as relatives of victims, lived through the tragedy of persecution, the horror of the foibe, the mass Italian exodus from the lands of their roots. (…) The Day of Remembrance instituted by Parliament has fulfilled a need for human and institutional recognition that for too long was lacking, although justly sought. It has nothing to do with historical revisionism or nationalism. The memory that we cultivate is, first of all, that of the hard experience of fascism and the responsibilities of the fascist regime, of its adventures of aggression and war. (…) But we cannot forget the suffering, and horrible deaths, inflicted on Italians who were not guilty of any crime whatsoever. And we cannot but feel close to those who suffered through an uprooting that should justly be recompensed, through historical recognition and a valuing cultural identity, language, and traditions that cannot be erased. (…) It will be up to the new generations to put truth and justice into practice, in the spirit of peace and European integration, continuing to render homage to the memory of the victims and the pain of the survivors, rendering homage as they look towards the future. The President of the Republic Giorgio Napolitano Rome, Quirinale Presidential Palace, February 10th, 2009. Part of the political authorities present at the commemoration ceremony for the Day of Remembrance (photo courtesy of the Presidency of the Republic) The Day of Remembrance Prize: to transmit History Rome, February 9th. The Day of Remembrance Prize debuted with flare: important personalities from all walks of life were present, as was a large crowd that filled the Roma-Eventi congress center. The event was a success that surpassed expectation, and rewarded the ANVGD national presidency, whose idea the Prize had been, together with the High Patronage of the President of the Republic, Giorgio Napolitano. The patronage of the President was flanked by that of Government: the Ministries for Youth, Cultural, and Foreign Affairs, as well as the Region of Lazio, and the Federation of the Associations of Istrian, Fiume and Dalmatian Exiles. The Institutions were represented by Undersecretary Giovanardi (Prime Minister), Francesco Maria Giro (Ministry of Culture), Nicola Zingaretti (President of the Province of Rome) and numerous other government representatives. The large crowd was composed of Exiles residing in Rome and its province gave witness to their attachment to their native lands and the painful history of which they were an unwilling part: nothing was forgotten, but they also gave testimony to their willingness to look beyond, to divulge memory with new methods and with the knowledge that History is transmitted and is conquered along new lines of action. The recipients of the Prize each gave touching and noteworthy testimony. Professor Giuseppe Parlato,for example, rendered homage to Maestro Renzo De Felice, whom he credited with inspiring him in his work in historiography. Anna Maria Mori tearfully dedicated her prize to her loved ones; Konrad Eisenbichler, president of the Canadian circles of Giuliani-Dalmati, expressed his nostalgic longing for his mother’s Lussino; Abdon Pamich mentioned his combining of his Fiume-based tenaciousness with his values of sportsmanship in his long athletic career; Lucia Bellaspiga, whose mother was from Pola, works as a journalist for “L’Avvenire” and has dedicated many articles to the plight of the Exiles and Venezia-Giulia; the Mayor of Trieste, Roberto Dipiazza, reminded one and all of the great Konrad Eisenbichler, Professor of Italian Studies at the University of Toronto and of Istrian origin on his mother’s side (on the right, in the photo), received the Day of Remembrance Prize from Ministry Undersecretary Giovanardi (photo courtesy of J. Barnas) contributions that the Exiles have made to his city; Gian Antonio Stella, of Corriere della Sera, underlined, with great enthusiasm and emotion, his profound ties, as a Veneto native, to the Italian and Venetian memories of the Eastern Adriatic; Mauro Mazza, director of TG2, is recognized for having showcased the personal stories of the Exiles in his work; Sergio Tazzer, one of the first journalists who, in his program “EstOvest” (“EastWest”) covered these themes for over ten years, particularly the situation, political and other wise, of the Italians who still in the former Yugoslavia. The declarations of the Veneto Region representatives were highly significant: this region was awarded the Prize for its “Legge Beggiato”, a law passed in 1994, which funds the restoration of Venetian monuments in Istria and Dalmatia. Also significant were the words of Dario Vecchiato, of the Region of Lombardy: this region instituted a law that promotes the historical memory of the JulianDalmatian community in Lombardy. The City of Bologna also recognized its bad treatment of the refugees that passed through its train station, and the role contributed by refugees in postwar reconstruction. These are signal of an inversion of tendencies among national and local institutions regarding Italian historical memory, of which the eastern border lands, after all these years, deserve their fair share. The three hours of the ceremony, emceed with panache by Ettore Bassi, saw some of Italy’s best journalists: they, along with the institutions, are responsible for divulging the memory highlighted in this Prize. Still, the time Aprile 2009 Guido Brazzoduro’s Speech at the Quirinale May everyone uphold the Day of Remembrance Guido Brazzoduro, ANVGD vice-president and mayor of the Free City of Fiume in Exile, in representing the Exiles at the Quirinale ceremony, gave a speech which we have highlighted in this article. This is the fifth annual celebration of the Day of Remembrance, voted nearly unanimously by Parliament in 2004 to establish this solemn occasion for raising awareness and explaining to all Italians a page of our history, which is also theirs. This is not the moment for rehashing all of the events that took place in our region from 1943 to the peace treaties: first of all, the treaty of February 10th, 1947 that is remembered today in a formal act, confirmed Italy’s loss of its eastern border regions, that had been reunited to the Motherland with great sacrifice of human life in the First World War and thus, for us as exiles, a unifying moment. (…) It was a difficult period for the entire Nation: reconstruction had to be begun after the destruction of the Second World War, and the problem of defining the new borders, and dealing with the exile consequences regarding the local population, had to be taken up with the victors. Pitilessly, the victors imposed solutions that in no way took into account the rights of the local population, but rather gave precedence to the balance of powers at the international level. (…) On the other hand, we must consider that the hundreds of criminals who murdered and persecuted Italians in Istria, Fiume and Dalmatia, who, even though the war was over, were responsible for the disappearances of thousands of innocent, unarmed civilians, remain unpunished, and were never even tried, judged, or sentenced for their crimes. We must conclude that the scales of justice were tipped only in one direction, and not the other. (…) Allow me to add that it is not a matter of simply tallying up the precise number of victims and exiles, but rather, and above all, how those sad events forced nearly the entire native Italian population to flee from the lost territories. Let it never more be said that the reason for this was political, as some factions continue to sustain. After all, those who fled came from every social class, and wanted to remain Italian in language, tradition and culture, not only because they had lived for two decades under Italian administration, but because they had absorbed a centuries-long, deep-seated Italian presence in those lands. We are speaking here of an uprooting, but in a territory that had always been multi-ethnic and multi-cultural, and in which the different ethnic groups had always lived peaceably together, in the past. If, therefore, the Italians, who were a majority in Istria, Fiume and Dalmatia, felt the need to uproot themselves and flee, there must have been a very serious and determining reason, indeed! (…) Let us also remember the presence and activities of the Italian Communities of Croatia and Slovenia, for their constant commitment for the recognition of those values that we all hold in common, especially for the language and formation of the younger generations, who, in the future, will the representatives of our cultural identity and our ideals of tolerant living and democracy; this effort is also carried out thanks to the Italian government. As exiles we feel close to these people, united in our common love for our lands of origin. (…) It is with a sense of responsibility, and desire to rise up after totalitarianism, that we want to cooperate to build a new Europe, together with our neighbours. It is on these principles that we base the value of our Day of Remembrance, so that all may uphold it. Guido Brazzoduro The hall of the Roma-Eventi Congress Center. Part of the large crowd, made up of exiles, government representatives, and journalists (photo courtesy of J. Barnas) has come for a new historical proposition: let it not peter out in the always and ever-painful events of the foibe and exile of the native Italians, but let it recover the centuries-long weaving of culture and tolerant way of life in the upper-Adriatic area, of the Latin-veneto element, which made its profound mark on this region in so many historical eras, and still plays its fundamental part, recognizable in the very stones, place names, and dialect, all of which have much to offer in our times. p. c. h. (traduzioni di Lorie Simicich Ballarin) Aprile 2009 DIFESA ADRIATICA «Italianos absolutamente inmunes de toda culpa» El Presidente Napolitano en el Día del Recuerdo Se ha desarrollado, la mañana del 10 de febrero, en el Palazzo del Quirinale, en presencia del Presidente de la República Giorgio Napolitano, la ceremonia de conmemoración del Día del Recuerdo. Estaban presentes el Presidente del Senado de la República, sen. Renato Schifani, el Presidente de la Cámara de los Diputados, on. Gianfranco Fini, el Presidente de la Corte Constitucional, Prof. Giovanni Maria Flick, el Subsecretario de Estado en la Presidencia del Consejo de Ministros, dott. Gianni Letta, el Presidente de la Asociación Nacional Venezia Giulia e Dalmazia, sen. Lucio Toth, el Presidente de la Comisión encargada del examen de las preguntas para la concesión de un reconocimiento a los familiares de los enfoibados, gen. Alberto Ficuciello, representantes del Gobierno y del Parlamento y los familiares de las victimas de las Foibe, a los que, antes de la manifestación, han sido entregados los diplomas y las medallas conmemorativas del Día del Recuerdo. El Presidente Napolitano ha dirigido un saludo a los presentes, del que publicamos algunas partes significativas. […] Desde hace cinco años por iniciativa de mi predecesor y por mi sucesivo empeño, el Día del Recuerdo se celebra en el Quirinale. Esta practica no común sirve para expresar el sentimiento de cercanía afectuosa y solidaria que une a las instituciones republicanas a cuantos vivieron personalmente, o a través de sus familiares, los trágicos sucesos de la persecución, del horror de las foibe, del éxodo en masa de los italianos de las tierras a las que estaban profundamente enraizados. […] El Día del Recuerdo querido por el Parlamento ha respondido a la exigencia de un reconocimiento humano e institucional que ha faltado ya durante demasiado tiempo y ha sido justamente solicitado. Eso no tiene nada que ver con el revisionismo histórico, con el revanchismo y con el nacionalismo. La memoria que cultivamos es sobretodo la de la dura experiencia del fascismo y de las responsabilidades históricas del régimen fascista, de sus aventuras de agresión y de guerra. [...] Pero ciertamente no podemos olvidar los sufrimientos, hasta una horrible muerte, infligidos a italianos absolutamente inmunes de toda culpa. Y no podemos no sentirnos cercanos a cuantos han sufrido el desarraigo al que es justo que se ponga reparo a través de un objetivo reconocimiento histórico y una valorización de identidad cultural, de lengua, de tradiciones, que no pueden ser canceladas. [...] A las nuevas generaciones les toca hacer obras de verdad y de justicia, en el espíritu de la paz y de la integración europea, siempre rindiendo homenaje a la memoria de las victimas y al dolor de los supervivientes, rindiéndoles homenaje con la mirada más que nunca dirigida hacia el futuro. El Presidente de la República Giorgio Napolitano Premio Día del Recuerdo, para transmitir la historia seguido desde hace más de diez años Roma, 9 de febrero. Un ‘debut’ la evolución del sentir publico sobre más que halagador, el del Premio estos temas y del cuadro político en el internacional Día del Recuerdo en su que se ha encontrado la Comunidad primera edición, por el alto nivel de italiana después de la disolución de la las personalidades que han intervenido ex Yugoslavia. y por el denso publico que ha llenado Han sido significativas las la sala de convenios de Roma Eventos. declaraciones de los representantes de Un confronto más que positivo, quizás la región Veneto – premiada por la Ley superior a las mejores expectativas, y Beggiato sobre la tutela y la que ha premiado también la idea de restauración de los monumentos la Presidencia nacional ANVGD que lo venecianos en Istria y Dalmazia del ha querido, confortada por el Alto PaEl Prof. Giuseppe Parlato, historiador 1994 – Dario Vecchiato; de la región trocinio del Presidente de la República de notoria fama, premiado por sus Lombardia – que ha promulgado la Giorgio Napolitano. El patrocinio del estudios sobre los incidentes del ley regional dirigida a promover la Quirinale se ha colocado junto a los confín oriental italiano y por su memoria histórica de las comunidades del Gobierno italiano - Ministerio para empeño en la divulgación cualificada giuliano-dalmatas residentes en su terla Juventud, para los Bienes y de la historia giuliano-dalmata ritorio; y del Comune de Bologna, al Actividades Culturales y de Asuntos (foto J. Barnas) que se debe el reconocimiento del Exteriores, de la región Lazio y de la Federación de las Asociaciones de los eficazmente ha acercado su tenaz error padecido por los prófugos a su Desterrados Istrianos, Fiumanos y fiumanidad a los valores deportivos de paso por la estación ferroviaria y del Dalmatas. su épica carrera atlética; desde la papel ocupado por los desterrados Las instituciones han sido periodista Lucia Bellaspiga (de madre establecidos en Bologna en la representadas por los Subsecretarios polesana) que ha firmado para el “Av- reconstrucción de la posguerra. Carlo Giovanardi (Presidencia del venire” muchos elocuentes servicios Señales estas, sin duda, de una Consejo) y Francesco Maria Giro sobre el éxodo y sobre los trágicos inversión de tendencia entre las (Ministerio de Bienes y Actividades eventos que invistieron la Venecia instituciones nacionales y locales de Culturales), por Nicola Zingaretti (Pre- Giulia; al Alcalde de Trieste Roberto cara a la memoria histórica italiana, a sidente de la Provincia de Roma) y por Dipiazza, que ha recordado la la que pertenece a pleno titulo la pamuchas otras personalidades de las contribución de los desterrados a su gina velada por mucho tiempo del instituciones. Y un denso publico Trieste; a Gian Antonio Stella (“Cor- confín oriental. En las tres horas de premiación han compuesto por Desterrados residentes riere della Sera”) que ha subrayado con en la Capital y en la Provincia ha dado emoción y entusiasmo sus lazos pasado por el palco, guiado con soltura testimonio una vez más de la afición profundos de veneto y de italiano con por Ettore Bassi en el papel de a las tierras natales y a la dolorosa las memorias venecianas e italianas del presentador, algunas de entre las historia que las ha visto trágicamente Adriático oriental; desde Mauro Maz- mejores “plumas” del periodismo itaprotagonistas en el transcurso de la za, director del Tg2, que ha intentado liano; a ellos y a las instituciones se Segunda guerra mundial: nada se ha remarcar el interés por los sucesos confía la divulgación cualificada de olvidado, pero al mismo tiempo se ha personales de los desterrados que ha aquel recuerdo al que el Premio va dado prueba de la capacidad y de la inspirado sus investigaciones titulado. Sin embargo, también ha voluntad de elaborar y de divulgar la televisivas; a Sergio Tazzer, entre los madurado el momento de una nueva memoria con nuevas modalidades y primeros periodistas que a través de la proposición de la historia, que no se con el conocimiento de que la historia transmisión radiofónica «EstOvest» ha extinga en el trágico e imprescindible resultado de las Foibe y del éxodo se transmite y se reconquista según de la población italiana de antiguo nuevas líneas de acción. asentamiento histórico, sino que Todos los testimonios dados por recupere el plurisecular tejido de los premiados han sido sentidos y civilidad y de convivencia particulares. Desde el del Prof. Giucompuesto en el área alto-adriática seppe Parlato, que ha rendido por el elemento latino-veneto, que homenaje al Maestro Renzo De Feha impregnado de sí una entera lice al que debe gran parte de su región de confín en las diversas interés historiográfico por los épocas históricas y constituye sucesos del confín oriental; el de la todavía el rostro bien reconocible, escritora Anna Maria Mori, que en las piedras, en los nombres de conmovida ha dedicado el premio lugares, en el suave hablar, que recibido a sus seres queridos; el del mucho puede enseñar en nuestros Prof. Konrad Eisenbichler, presidenGian Antonio Stella, acreditado crítico te de los Círculos giuliano-dalmatas del diario “Corriere della Sera”, premiado días. de Canadá, que ha expresado la por su interés profesional hacia p. c. h. nostalgia de la Lussino materna; la historia giuliana y dalmata transmitido en tantos trabajos periodistas (traduzioni di Marta Cobian) hasta el de Abdon Pamich, que 15 La intervención de Guido Brazzoduro en el Quirinale Día del Recuerdo, para que todos puedan ser asertores convencidos En representación de los Desterrados giulianos y dalmatas a la ceremonia del Quirinale, Guido Brazzoduro, vicepresidente de la ANVGD y Alcalde del Libero Comune de Fiume en Exilio, ha pronunciado la intervención que reproducimos en parte significativa. Es el quinto año que nos encontramos en este entorno para celebrar el Día del Recuerdo, que la Ley del 2004, con voto casi unánime del Parlamento, ha establecido que fuese ocasión solemne para hacer conocer y explicar a todos los italianos una página de nuestra historia, que es también suya. No es en esta sede donde tenemos que recorrer todos los acontecimientos ocurridos en nuestras tierras desde 1943 en adelante y hasta los tratados internacionales: sobretodo el tratado de paz del 10 de febrero del 1947, que en este día es recordado como acto formal, que declaró la perdida de Italia de las tierras del confín oriental, reunidas a la madre patria con los inmensos sacrificios de la primera guerra mundial, y por tanto para nosotros, Istrianos, Fiumanos y Dalmatas, momento unificador del mundo del Éxodo. […] Ha sido un periodo difícil para la entera Nación, en la que, a los graves problemas de la reconstrucción después de la infausta y destructora segunda guerra mundial, se ha presentado el pesado problema de definir de cara a los Estados vencedores los confines nororientales y las consecuencias en las poblaciones de aquellos territorios. El comportamiento de las potencias vencedoras ha sido inhumano en el imponer soluciones que no tenían en cuenta los derechos de las poblaciones implicadas, y donde han influido más los equilibrios de poder y las esferas de control a nivel mundial que la atención a los problemas y a las esperas de las partes. […] Por otra parte si consideramos las decenas, centenares de perseguidores y enfoibadores de la población italiana en Istria, Fiume y Dalmazia, que acabada la guerra hicieron desaparecer miles de ciudadanos inocentes y de civiles inermes, vemos que han vivido impunes y ni siquiera juzgados por los crímenes cometidos. Hace falta concluir que la balanza de la justicia ha movido la aguja hacia una sola parte. […] Me permito todavía añadir que no se trata solo de establecer el numero de personas que han sido enfoibadas, cuantos los desaparecidos, cuantos los desterrados, sino también y sobre todo como aquellos tristísimos hechos han obligado al éxodo a la casi totalidad de la población italiana de las tierras perdidas. Que no se diga más que la motivación era política, como de una parte moribunda, porque fue la casi totalidad de aquellas gentes, de toda clase y condición, que ha querido permanecer italiana de lengua, cultura y tradiciones, erradicadas en los ánimos no solo por una administración italiana de dos decenios, sino por un modo de sentir profundo, plurisecular, presente en aquellas tierras. Por esto hablamos de un desenraizarse, todavía más significativo si recordamos que en aquellas zonas de confín era característica la poli etnicidad, la poli cultura, donde diversas componentes estaban habituadas a convivir en el pasado. ¡Si la componente italiana, principal y prevalente en Istria, en Fiume, en Zara, se ha sentido obligada a dejar todo, algo de determinante y no vencible debe haber pasado! […] Tenemos que recordar la presencia y la actividad de la Comunidad Nacional Italiana en Croacia y Eslovenia, por la constancia y el empleo a reconocerse en los valores que nos unen y por la función de nuestra lengua y cultura, en particular en las escuelas que forman a los jóvenes que mañana continuaran representando nuestra identidad y nuestros ideales de convivencia y de democracia, también gracias a la ayuda del Estado italiano. Como desterrados nos sentimos cercanos a ellos, unidos por las comunes tierras de origen. […] Es con sentido de responsabilidad y deseo de superar las consecuencias de todos los totalitarismos que queremos, con los Países vecinos, cooperar y construir la nueva Europa. Sobre estos principios se basa y asume valor nuestro Día del Recuerdo, para que todos puedan ser asertores convencidos. Guido Brazzoduro Roma, Palazzo del Quirinale, 10 de febrero del 2009. El Jefe de Estado Napolitano (a la derecha) con el vicepresidente nacional ANVGD Brazzoduro (el primero por la izquierda) y el presidente nacional ANVGD Toth (foto Presidencia de la República) 16 DIFESA ADRIATICA Aprile 2009 DOCUMENTI Conoscere la storia per contrastare l’ignoranza Mentre una buona parte della storiografia contemporanea, del mondo politico e istituzionale e dell’opinione pubblica ha recepito il significato del Giorno del Ricordo e ha imparato a conoscere i suoi contenuti, un fronte sempre più minoritario e isolato di nostalgici delle ideologie totalitarie persiste nel divulgare un racconto distorto delle vicende del confine orientale, nel tentativo di perpetuare una condanna ed un silenzio dei quali in questi anni è stata ampiamente dichiarata l’insussistenza e l’ingiustizia nei confronti di quanti furono costretti all’esodo. Con questo documento, sintetico ma significativo, vogliamo fornire una base utile a contrastare le vecchie vulgate di matrice jugoslavista, rammentando che la migliore opera di chiarificazione deriva dalla buona conoscenza della storia e della più recente e qualificata produzione editoriale sul tema. Alle ricorrenti accuse contro i Governi italiani e l’atteggiamento dell’Italia in generale tra il 1918 e il 1943, che provengono sia da alcuni ambienti sloveni e croati che da ambienti italiani che si basano su documentazioni raccolte dai governi della ex Iugoslavia comunista, si può rispondere: 1. Tutte le accuse ripetono le tesi dei «libri bianchi» che l’ex governo iugoslavo presentò contro l’Italia durante le trattative per il trattato di pace del 1947 e successivamente per impedire l’ingresso dell’Italia nell’ONU e che furono riprese dal governo sloveno nel 1994, quando il governo di Roma chiese per la prima volta la restituzione dei beni espropriati agli italiani dell’Istria. Tutte le volte questi «libri bianchi» furono rimandati al mittente dai governi alleati, che avevano già sottoposto a giudizio nell’immediato dopoguerra i militari italiani accusati di crimini puniti dalle convenzioni interna- Lubiana 1944, un manifesto propagandistico per l’arruolamento nelle file domobrance Lubiana 1944, la copertina della rivista Za blagor oèetnjave (Per la felicità della patria), organo del movimento nazionalista domobrano zionali, senza che siano mai state emesse sentenze di condanna significative. 2. Purtroppo i libri di scuola sloveni e croati continuano a diffondere queste deformazioni della realtà storica (un po’ come nelle scuole dei paesi arabi si insegna ancora oggi che gli ebrei compiono sacrifici umani durante la festa del Kippur). 3. In primo luogo infatti l’Italia non ha «occupato» la Slovenia per oltre vent’anni, ma solo per due anni e cinque mesi (dall’aprile 1941 all’8 settembre 1943). Quella parte dell’attuale Slovenia al di qua delle Alpi, che era compresa nella vecchia Venezia Giulia, non fu «occupata», ma assegnata allo Stato italiano, liberale e non fascista, al termine della Prima guerra mondiale con il Trattato di Rapallo del 1920, che era un regolare trattato internazionale riconosciuto da tutti gli Stati del mondo, Iugoslavia compresa. Ignorare il diritto internazionale significa giustificare qualsiasi rivendicazione territoriale con effetti destabilizzanti nei rapporti tra le nazioni. 4. Vero è che nella ex regione italiana della Venezia Giulia, tra il 1920 e il 1947, viveva una forte minoranza slovena e croata, specie nelle vallate alpine, nel Carso e nell’interno dell’Istria, inferiore comunque numericamente alla maggioranza italiana, che abitava nelle città piccole e grandi (daTrieste a Pola, a Parenzo, a Pisino, Gorizia, Capodistria, Pirano, ecc.), sulle coste istriane e nelle isole del Quarnaro. Questa minoranza slovena e croata non ha subito nessun «genocidio», ma piuttosto un tentativo fallito di assimilazione linguistica (come nelle vallate dell’Alto Adige), tanto è vero che è rimasta esattamente dove era, mentre 350.000 italiani sono stati cacciati con il terrore delle foibe, la deportazione in massa e la perse- Slovenia, nostalgici filo-titini impediscono un pellegrinaggio sulla foiba di Golobivnica Ferma protesta della Farnesina presso le autorità di Lubiana Un grave episodio di intolleranza ideologica e di intimidazione è avvenuto il 28 febbraio scorso nei pressi della foiba di Golobivnica, a Corgnale di Divaccia (Lokev) in territorio sloveno, a danno di una delegazione dell’Unione degli Istriani che aveva chiesto, con l’assistenza dell’Ambasciata d’Italia a Lubiana e per il tramite del Consolato generale d’Italia a Capodistria, tutte le autorizzazioni necessarie, per una cerimonia di omaggio alle vittime. Alla rappresentanza degli esuli, guidata dal presidente dell’UdI, Lacota, è stato impedito di proseguire: di prima mattina, infatti, degli operai del Comune avevano installato un segnale stradale di divieto di transito per i pullman. Il gruppo è stato quindi costretto a proseguire a piedi, ma si è visto fermare poco dopo da un cospicuo numero di persone in divisa partigiana con le bandiere slovene e jugoslave ed un tricolore italiano con la stella rossa al centro. Dal gruppo di facinorosi sono partiti gli slogan «smrt fa+izmu, svoboda narodu». Secondo le testimonianze alcuni degli estremisti tenevano in mano dei bastoni con punte di ferro. Nonostante le trattative con la poli- zia slovena, che ha riconosciuto la validità delle autorizzazioni mentre i manifestanti sloveni ne erano sprovvisti, il gruppo ha dovuto fare marcia indietro, avendo depositato un omaggio floreale ai margini di un prato. L’episodio è stato stigmatizzato da diversi esponenti politici triestini e non, e ferma è stata la presa di posizione del nostro Ministero degli Esteri che, su istruzione del ministro Frattini, ha convocato Gregor Suc, alto funzionario dell’ambasciata di Slovenia a Roma, per chiedere spiegazioni. A Suc è stata espressa la viva protesta per l’impossibilità di tenere regolarmente la manifestazione e sono stati sollecitati chiarimenti sull’accaduto e, in particolare, sul comportamento della Polizia locale. È stato anche chiesto al ministro Suc di trasmettere alle sue autorità l’aspettativa del governo italiano che, in uno spirito di comune condivisione dei valori europei, situazioni analoghe non si debbano ripetere in futuro. Analogo passo è stato effettuato a Lubiana, presso il Ministero degli Esteri, dall’ambasciatore d’Italia, Alessandro Pietromarchi. Su quanto avvenuto si è pronun- ciato, tra gli altri, anche il presidente della FederEsuli, Renzo Codarin, con il comunicato che riproduciamo. Non possiamo che esprimere indignazione, come cittadini europei, per i fatti di questi giorni che hanno coinvolto in Slovenia (Golobivnica, Corgnale-Lokev), una comitiva di Esuli dell’Unione degli Istriani di Trieste che, dopo aver richiesto regolare permesso alle autorità locali, per deporre una corona di fiori davanti alla foiba in omaggio alle vittime dei quaranta giorni di terrore titino a Trieste, sono stati accolti con rabbia ed insulti da una folla di jugonostalgici. Episodi come questo non fanno che esasperare estremismi che la società civile condanna in toto e senza riserve. Nello stesso tempo, fa riflettere il fatto che qualcuno continui a voler condizionare con le vicende del Novecento la politica del territorio. Spesso si assiste in varie parti del Vecchio continente a manifestazioni in cui si esasperano le simbologie del terrore del Secolo breve, si tratta di momenti di grande disagio e tristezza. Disagio per dover constatare l’involuzione di una parte della società pur alla presenza di con- cuzione politica. Nelle province italiane della ex Venezia Giulia durante tutto il ventennio fascista (1922-1943) furono eseguite dieci condanne capitali contro persone giudicate colpevoli di atti di terrorismo, con omicidi nelle sedi di giornali e stragi di contadini italiani e slavi durante una festa religiosa. Si trattava di elementi nazionalisti (e non antifascisti). Migliaia di sloveni per contro si arruolarono volontari nella Milizia fascista (M.V.S.N.) e si comportarono con onore sui vari fronti, dall’Africa Orientale fino alla Seconda guerra mondiale. 5. Durante la seconda guerra mondiale le truppe italiane furono accolte a Lubiana e nella Slovenia di allora, al di là del vecchio confine alpino del 1920, con fiori e bandierine, come mostra la documentazione fotografica e cinematografica. Una parte dell’opinione pubblica slovena sperava infatti di ottenere l’indipendenza dalla Iugoslavia (conseguita poi nel 1991). Solo successivamente iniziò la resistenza anti-italiana e anti-tedesca, guidata dal partito comunista clandestino, alla quale non vollero mai associarsi i partiti antifascisti di ispirazione cattolica e liberale. Alle imboscate dei partigiani le truppe italiane risposero – come è stato riconosciuto da decenni dalla storiografia italiana – con rastrellamenti, deportazione di intere famiglie e villaggi sospettati di complicità con la resistenza e fucilazioni anche di civili ritenuti corresponsabili degli atti di ostilità, come si verifica purtroppo quando gli eserciti di occupazione si trovano a fronteggiare una guerriglia. Ma è opinione consolidata nella stessa storiografia slovena, croata e serba che la repressione italiana fu di gran lunga meno violenta e indiscriminata di quella tedesca, ungherese, rumena e bulgara nelle zone iugoslave occupate da quei Paesi dell’Asse. Sta di fatto che all’8 settembre la popolazione locale soccorse i militari italiani che si sottraevano alla prigionia tedesca aiutandoli a fuggire verso la Venezia Giulia. Ciò che prova che non esisteva un odio popolare contro i militari italiani. dizioni che dovrebbero portarla a crescere, tristezza per l’esempio vano di tante vittime delle ideologie che di fronte a questi episodi vengono condannate e, se possibile, uccise ancora una volta. Due le considerazioni che mi sento di fare come uomo e come Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli. La prima riguarda la manifestazione. La legge è molto chiara, anche in Slovenia, sull’ostacolo a manifestazioni legalmente autorizzate e sugli altri diritti umiliati in quella sede e confidiamo quindi che le autorità agiscano di conseguenza salvo il fatto che un esposto su quanto accaduto verrà inviato alla Commissione europea. L’altra considerazione è in effetti una riflessione sull’inevitabile quesito: perché succedono questi fatti? Quando un territorio è stato per tanto tempo banco di prova della contrapposizione di nazionalismi e totalitarismi può trovare una via d’uscita solo nella comprensione completa, serena ed approfondita di quanto è successo. Fondamentale che ciò avvenga in uno spirito di giustizia e di buona volontà e comunque suppor-tato dalla forza delle documentazioni e del rigore scientifico. Ci rendiamo conto, come in questi giorni, che spesso purtroppo hanno maggior presa sulle reciproche ignoranze le opinioni di parte, le cattiverie degli storici arrabbiati e faziosi, le pesanti mistificazioni della verità. Spesso tesi che passano anche nei libri di scuola sia nei Paesi dell’ex Jugoslavia che nel- Lubiana, ritratti di Tito in vendita ancora oggi nei mercatini 6. Il fenomeno delle Foibe in Istria e nel Fiumano e degli eccidi in Dalmazia fu invece un tipico programma di «pulizia etnica», come è stato definito con chiarezza da esponenti del Governo e del Parlamento italiano di ogni tendenza e come ribadito con vigore dai Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano in dichiarazioni ufficiali. Il programma fu condotto sotto le direttive provenienti dall’alto (tanto da essere riconosciuto dagli stessi storici sloveni come «violenza di Stato») ed era diretto a liberarsi della popolazione italiana autoctona che non accettava l’annessione iugoslava. Contemporaneamente le formazioni partigiane massacravano, nelle regioni della ex Iugoslavia, centinaia di migliaia di croati e di sloveni che avevano combattuto contro di loro (Ustascia in Croazia, Domobrani e Belagardisti in Slovenia), nonché di serbi che avevano militato nella resistenza non comunista (Cetnici). Il milione di morti iugoslavi attribuito alle truppe d’occupazione straniere è dovuto in gran parte ai massacri interni, commessi prima dagli Ustascia sulle popolazioni serbe delle Kraijne e della Bosnia e poi, nel maggio-giugno 1945 dalle divisioni partigiane comuniste, come viene oggi rivelato dagli storici croati e sloveni. L. T. le scuole d’insegnamento sloveno a Trieste. Facile che da questo calderone nascano atteggiamenti negativi che ci riportano agli anni bui del sospetto e del giudizio negato. È chiaro altresì – visto i fatti ed i commenti conseguenti – che le terre ex jugoslave non abbiano ancora affrontato il dibattito sulla loro storia con Tito che, dopo la sua morte, le ha portate alla disgregazione, alla guerra e alla nascita di nuove statalità. Che cosa significano oggi i simboli di un’unità negata in quei funesti anni Novanta? Sono domande che pesano ben oltre la fascia di confine e preoccupano l’Europa. Infatti, se un episodio come questo riesce a scatenare le forze più oscure significa che il timore di un salto qualitativo nei rapporti sul territorio sta portando allo scoperto la cattiva coscienza di chi auspica nuove chiusure per continuare ad esistere. Come uomo chiedo rispetto per i nostri morti, come esponente degli Esuli chiedo alle nostre autorità di intervenire presso gli organi pubblici sloveni perché sia fatta chiarezza con le conseguenze legali del caso, mentre continuo a sperare che per noi la parola giustizia possa ancora venir scritta dagli uomini di buona volontà che credono nell’Europa e nella forza della verità. Renzo Codarin Presidente Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmat