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18°Zadankai 16 ottobre 2014

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18°Zadankai 16 ottobre 2014
TRATTO DA BUDDISMO E SOCIETÀ N°107!
16 OTTOBRE 2014
ZADANKAI
Non facciamoci sviare dagli “Otto Venti”
di Cristina Satta
Una metafora per indicare il potere che hanno la sofferenza e i desideri di creare disperazione o
attaccamento, facendoci dimenticare di essere Budda, mentre la felicità più grande è sentire pulsare
in ogni momento la nostra natura più profonda e saperla esprimere in qualsiasi circostanza gli otto
venti
L'uomo saggio non si lascia sviare dagli otto venti: prosperità, declino, onore,
disonore, lode, biasimo, sofferenza e piacere. Non si esalterà nella prosperità né si
lamenterà nel declino. Il cielo sicuramente proteggerà chi non si piega
davanti agli otto venti
(Gli otto venti, Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, pp. 165-170).
In questa lettera indirizzata al samurai Shijo Kingo, uno dei suoi discepoli più vicini, Nichiren parla degli otto venti e li descrive come un ostacolo alla realizzazione dei desideri. «L'uomo saggio non si lascia
sviare dagli otto venti: prosperità, declino, onore, disonore, lode, biasimo, sofferenza e piacere. Non si
esalterà nella prosperità né si lamenterà nel declino. Il cielo sicuramente proteggerà chi non si piega
davanti agli otto venti». Secondo la nostra ottica corrente, quattro sono positivi: prosperità, onore, lode
e piacere; e quattro negativi: declino, disonore, biasimo e sofferenza.Dal punto di vista del Buddismo
sono neutri e tutto dipende da come li si affronta; ciò che cambia è il modo di riceverli, a seconda del
nostro stato vitale che entra in risonanza con essi, per cui se ci limitiamo a restare passivi ci troviamo a
oscillare dall'Inferno della disperazione alla felicità dell'Estasi.
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TRATTO DA BUDDISMO E SOCIETÀ N°107!
16 OTTOBRE 2014
In effetti, gli otto venti hanno spesso a che fare con i sei mondi bassi, non a caso chiamati anche i sei
cattivi sentieri: Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Tranquillità, Felicità temporanea, in cui stazioniamo
quando i venti soffiano indisturbati; ma quando li controlliamo recitando Daimoku, allora emergono in
noi i quattro sentieri nobili di Studio, parziale Illuminazione, Bodhisattva e Buddità e gli otto venti
diventano un'occasione di crescita. Nella vita ogni giorno sperimentiamo gli otto venti: la sofferenza per
un licenziamento o un problema anche minore sul lavoro può farci arrendere e crollare o, se sviluppiamo
qualità e capacità insospettate, può essere una spinta per migliorare. Allo stesso modo ricchezza e fama
possono farci perdere la testa e bloccarci nell'illusione della Tranquillità e dell'Estasi, o possono essere
delle ottime occasioni da utilizzare per uno scopo che riguardi anche gli altri. La perdita di una persona
può far sprofondare nell'Inferno e nella disperazione, o portare a riflettere sull'inevitabile ciclo di nascita
e morte e dare un senso più profondo alla vita. La lode può avere un effetto positivo o negativo, possiamo
sviluppare arroganza o essere spronati a migliorare. Nichiren ci mette in guardia perché sa che di solito
prosperità, onore, lode e piacere conducono all'Estasi mentre declino, disonore, biasimo e sofferenza ci
fanno cadere nell'angoscia dell'Inferno. Ci consiglia anche di avere la sua stessa mente, di non temere
nulla e di vivere con un grande scopo guardando oltre quello che ci capita in questo momento. Quando
mi criticano, quando mi lodano, quando va bene o va male, il punto è sempre: qual è il mio obiettivo,
qual è la mia direzione? In balia degli otto venti la mia determinazione è distorta, perché baso la vita sul
presente o sul passato, il mio cuore viene trascinato a considerare l'apparenza delle cose, i fenomeni
superficiali, il guadagno immediato, il piacere momentaneo, il giudizio degli altri. Gli otto venti spazzano
via la concentrazione e la percezione profonda di un istante vitale che, come tutto ciò che è senza
appiglio, viene scosso dalle emozioni e crea illusione e delusione. Essi sono una metafora per indicare il
potere che hanno la sofferenza e i desideri di creare disperazione o attaccamento e di portarci fuori
strada. Nichiren ritorna spesso in diversi Gosho sull'immagine del mare (della sofferenza), del vento
(dell'impermanenza), delle correnti (delle difficoltà) e di una nave, quella di Nam-myoho-renge-kyo. Se
questa "nave per attraversare il mare della sofferenza" tiene o meno la rotta dipende dalla nostra capacità
di guidarla affrontando correnti, mare e venti. Nichiren, riferendosi al devoto del Sutra del Loto, dice che
«quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che proverà grazie alla
sua forte fede» e che «le correnti delle difficoltà si riversano nel mare del Sutra del Loto e si scagliano
contro i suoi devoti» mentre «colui che ascolta anche una sola frase o affermazione del Sutra del Loto e la
custodisce profondamente nel cuore può essere paragonato a una nave che solca il mare della
sofferenza ...». E ancora: «Solamente la nave di Myoho-renge-kyo ci permette di attraversare il mare della
sofferenza. In un brano del Sutra del Loto [cap. 23] si legge: "...come se uno avesse trovato una nave per
compiere la traversata"». E, citando il gran maestro Miao-lo, dichiara che «riflettere su una frase e
metterla in pratica equivale a navigare» (dal Gosho Una nave per attraversare il mare della sofferenza, Gli
scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, pp. 261-262). «Il vascello, guidato dal vento favorevole di "tutti i
fenomeni rivelano la vera entità" [Sutra del Loto, cap. 2] avanza sollevandosi sulle onde e trasporta tutti i
credenti che, grazie alla loro fede pura, possono accedere alla Buddità» (Ibidem, p. 263). Perché allora,
pur praticando, è così difficile resistere agli otto venti? Daisaku Ikeda scrive: «Il Buddismo sorge dal
desiderio di trovare una spiegazione alle quattro sofferenze fondamentali (nascita, vecchiaia, malattia e
morte), [...] l'intero universo è governato dal ritmo inesorabile di nascita, durata, cambiamento ed
estinzione; [...] una delle ragioni per cui alle persone non piace guardare in faccia questa inevitabile realtà
dell'esistenzaè che le costringe ad affrontare direttamente l'impermanenza della vita» (Il Mondo del
Gosho, Esperia 2004, vol. 2, pp. 321-2). Il vento dell'impermanenza alimenta la paura, il senso di
precarietà, la sfiducia, la collera, la preoccupazione o l'illusione. Nichiren, nel Gosho Gli otto venti, dice
a Shijo Kingo in un suo momento di grande tensione: «Realizzerai i tuoi desideri. Rimani calmo, non ti
far trasportare dai tuoi desideri, dalla preoccupazione per il tuo rango e dal tuo temperamento» (Gli
scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, pag. 169). Ma noi non siamo stati educati a resistere agli otto venti,
anzi normalmente i quattro "positivi" ci vengono proposti come condizioni da perseguire a tutti i costi e
i quattro "negativi" come calamità da evitare. Il punto è di cambiare maestro e di assumere il punto di
vista del Buddismo, basandosi su Nichiren, il Gohonzon, gli incoraggiamenti di Ikeda. Nichiren è l'uomo
saggio che non si è lasciato sviare. Egli disse: «Io feci voto di risvegliare in me un potente desiderio
dell'Illuminazione e di non distogliermi mai dalla meta» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, pp.
108-9).
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Dovette affrontare quasi unicamente declino, disonore, biasimo e sofferenza, eppure si sentiva
l'uomo più ricco e felice del Giappone perché la sua meta era chiara e seppe utilizzare i venti contrari per
realizzare la sua missione. Ikeda, descrivendo l'atteggiamento di Nichiren a Tatsunokuchi, si domanda:
«Come è possibile sviluppare una condizione vitale così vasta, come può riuscirci un essere umano? Non
c'è mistero più grande. Sono convinto che questo sia il potere di avere formulato un voto. Quando
dedichiamo la vita ad adempiere alla promessa solenne di realizzare un giusto ideale, la nostra crescita
interiore non ha più limiti» (Il Mondo del Gosho, Esperia, vol. 1, p. 248). Un saggio non si fa sviare dagli
otto venti, perché sa che esistono, è pronto a tutto, ha strumenti per resistere, una determinazione
profonda e un forte carattere. «Non agitatevi mai, qualsiasi cosa accada o si dica. Non lasciate mai che
qualcosa vi turbi; non perdete mai la fiducia. Riuscire a fare questo è segno di solido carattere» esorta
Ikeda (Giorno per giorno, Esperia, guida del 3 ottobre). utti abbiamo potenzialmente questa saggezza e
la possiamo far emergere recitando Daimoku. Non farsi sviare vuol dire imparare a sfidarsi, a immaginare
la nostra vita nel futuro mentre viviamo il presente istante per istante, vuol dire non basarsi sul giudizio
degli altri, non farsi trascinare dalle emozioni: in fondo l'unica vera sofferenza è dimenticare che noi e gli
altri siamo Budda, mentre la vera felicità è poterlo manifestare. Per resistere agli otto venti occorrono
pensieri, parole e azioni coraggiose, basate su Nam-myoho-renge-kyo.
Nichiren Daishonin scrisse Gli otto venti dal monte Minobu nel 1277, all'età di cinquantasei
anni. La lettera è indirizzata a Shijo Kingo, samurai e medico che serviva la famiglia Ema, un ramo
del clan reggente degli Hojo. Si pensa che si sia convertito agli insegnamenti del Daishonin attorno
al 1256 diventando uno dei suoi più devoti seguaci. Come molti credenti, Shijo Kingo si risvegliò a
una fede ancora più profonda quando, contro tutte le aspettative, il Daishonin tornò sano e salvo
dall'isola di Sado nel 1274. Decise di parlare al suo signore e di convincerlo ad abbracciare gli
insegnamenti del Daishonin. A quel tempo il signore di Ema era il protettore di un nemico di
vecchia data di Nichiren Daishonin, il prete Ryokan della setta Shingon-Ritsu, e si infuriò per quello
che gli parve un atto di presunzione da parte del suo vassallo che cercava di convertirlo. Altri
guerrieri del clan, gelosi da tempo delle capacità di Shijo Kingo e della fiducia che il suo signore
aveva riposto in lui, approfittarono di questa occasione per riferire al signore di Ema notizie
tendenziose sul suo conto. Alcuni addirittura cercarono un'opportunità per ucciderlo. Nel 1276 il
signore di Ema diminuì il reddito di Shijo Kingo e minacciò di privarlo del suo feudo e di trasferirlo
nella lontana provincia di Echigo se non avesse abbandonato la sua fede. Pur affermando la sua
incrollabile fedeltà al suo signore per tutto ciò che riguardava le questioni secolari, Shijo Kingo non
accettò nessun compromesso a proposito della sua fede e rifiutò di abbandonare Kamakura. In
questo frangente Nichiren Daishonin scrisse Gli otto venti per incoraggiarlo.
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