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Italia a cavallo - Touring Club Italiano

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Italia a cavallo - Touring Club Italiano
lontano dal traffico delle città e immersi nel verde
della natura si scopre un’Italia nuova e più bella.
21 itinerari, quasi 4000 km attraverso il Bel Paese,
dalla Via Alpina dei Cavalli all’antica Via Clodia,
Italia a cavallo
Viaggiare a cavallo è libertà, avventura, passione:
Italia
a cavallo
A cura di Luca Fraioli e Federica Lamberti Zanardi
dai sentieri di san Benedetto al Parco della Majella,
dall’Ippovia del Trentino Orientale alla Transiciliana.
Gli itinerari più affascinanti per viaggiare
da nord a sud lungo tuo lo Stivale
e trascorrere meravigliose vacanze in sella
IN COLLABORAZIONE CON
ITALIA_CAVALLO_Cover_Committente.indd 1
14/10/15 09:18
Sommario
A cavallo l’Italia è più bella .................................................. 9
111
Fra boschi, eremi e abbazie
Andrea Bocelli e Oliviero Toscani - Un amore per i cavalli .. 14
1
La Via Marenca ............................................................... 20
2
La Via Alpina dei Cavalli ............................................... 26
3
Dal Monferrato all’Appennino Genovese .................. 37
4
Ippovia del Trentino Orientale .....................................43
5
Da Ravenna a Verona .................................................... 50
6
Da Piacenza a Sestola ...................................................59
7
Transappenninica settentrionale ..................................67
8
Cinque Terre e Monti Liguri..........................................75
9
Meraviglie toscane ..........................................................83
10
L’isola d’Elba.....................................................................93
112
L’antica Via Clodia ........................................................ 106
113
Nel Parco della Majella ................................................. 114
114
Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise .......... 120
115
Sui sentieri di san Benedetto..................................... 124
116
A cavallo sulla Linea Gustav ...................................... 135
17
1
Sui tratturi della transumanza ................................... 146
118
Puglia-Basilicata coast to coast ................................. 156
119
Parco Nazionale del Pollino........................................ 165
20
2
La Transiciliana .............................................................. 170
21
2
La rotta dei grifoni......................................................... 177
Dalle montagne al mare
Galoppando nella wilderness
Dolci colline e verdi crinali
Ai piedi delle Dolomiti
La via dei due fiumi
Nella regione del Tricolore
Fra Emilia-Romagna e Toscana
Un anello tra il mare e i monti
Maremma, Crete Senesi, Chianti, Casentino
A cavallo tra natura e storia
Dal Montefeltro ai Sibillini.............................................99
Sulle orme della storia
Sugli antichi tratturi
Le grandi valli
Da Montecassino a Subiaco
Da Ortona a Minturno
Dall’Abruzzo al Gargano
Da Manfredonia a Maratea
Nella Calabria più selvaggia
Madonie, Nebrodi, Etna
Nella Sardegna centro-occidentale
Scelte d’autore................................................................... 186
A cavallo l’Italia è più bella
Q
uesta guida è un punto di partenza per chi volesse scoprire
quante e quali bellezze può offrire l’Italia a cavallo. La
descrizione dei percorsi, tappa per tappa, illustra i territori che
si attraversano e le difficoltà che si possono incontrare, i punti dove sostare e le strutture ricettive per cavalli e cavalieri. E naturalmente offre
elementi per orientarsi lungo il cammino, senza però la pretesa di essere
esaustiva e di poter sostituire uno scout locale, soprattutto perché la
maggioranza dei tracciati suggeriti non fa parte della sentieristica ‘ufficiale’ e non è quindi segnalata.
Ma soprattutto questa guida vuole essere – spera di essere – un invito
all’andare a cavallo nel nostro Paese. Perché viaggiare a cavallo è qualcosa di unico e straordinario, che non ha nulla a che vedere con un
viaggio fatto a piedi, in bicicletta o con qualsiasi altro mezzo di locomozione. Per due motivi precisi.
Il primo motivo è che ‘godersi il cavallo’ significa stare lontano da città, traffico, strade asfaltate, luoghi rumorosi. Così ci si ritrova a
battere sentieri di montagna, argini di fiumi, vecchie mulattiere, antiche
strade romane oggi dimenticate, ma che un tempo erano trafficate e percorse dalla gente del luogo perché conducevano in luoghi abitati, oggi
deserti. Questo dà modo ai cavalieri di attraversare villaggi sperduti, di
ammirare paesaggi unici, di scoprire pievi e chiesette abbandonate, di
misurarsi con una natura autentica e selvaggia. Si entra, senza nemmeno
accorgersene, in una sorta di tempo ‘altro’, parallelo a quello reale, dove
ogni cosa assume un sapore antico. Dove ci si sente uomini dei secoli passati e si comprendono le difficoltà che un tempo si possono essere
incontrate nel costruire una vita in luoghi spesso aspri eppure bellissimi.
9
All’insegna della sicurezza
Viaggiare al ritmo del cuore
Non è un vezzo di chi ama viaggiare a cavallo dire che le emozioni, le
amicizie che si provano e si creano durante un viaggio in linea, cioè che
dura giorni e giorni e va da un luogo all’altro, sono emozioni e amicizie che è molto difficile provare in altro modo. Perché insieme alla
riscoperta di paesaggi e luoghi antichi si ritrova dentro se stessi un
ritmo più lento, il ritmo interno del cuore, del respiro e del pensiero,
che nella vita di tutti i giorni è ormai soffocato dal ‘dover fare’ e dal ‘dover
essere’. Si riscopre il valore della lealtà, del coraggio, del sacrificio, perché
ci sono momenti – ad esempio quando si è in cima a una montagna o su
un sentiero difficile – in cui la vita di tutti è legata a doppio filo, in cui la
qualità umana conta più di ogni altra cosa e non si può barare né mentire.
Si è ciò che si è, nella purezza assoluta della propria realtà individuale. Il
viaggio è quindi un’esperienza spirituale che ti cambia. Un pochino, ma
ti cambia. E questa energia rinnovata te la porti dietro anche quando torni
in città. Quando sei seduto davanti a un computer, al chiuso in automobile
nel traffico caotico e sai che da qualche parte è ancora possibile ritornare
a essere a contatto con la natura, semplicemente uomini e donne.
Il secondo motivo che rende unica questa esperienza è che un viaggio
a cavallo, anche se fatto in piena solitudine, in realtà vede sempre due
compagni uniti verso la stessa meta: l’uomo e il cavallo. Ognuno si prende cura dell’altro. L’animale saprà quando e come muoversi
nei momenti più difficili, l’uomo ricambierà procurandogli acqua, cibo
e un luogo dove riposare in sicurezza. Per questo, quando si traccia un
percorso, si deve tener conto che i viaggiatori sono sempre due, che a
metà tappa bisognerà trovare il posto dove far bere i cavalli e riposare i
cavalieri. E che, se anche si dorme insieme sotto le stelle, bisognerà attrezzare un campo base che protegga tutti, uomini e animali. Uniti sotto
lo stesso cielo nella stessa avventura.
10
Per questi due motivi scrivere una guida dell’Italia a cavallo non poteva
essere un elenco di ippovie da consigliare: perché per ogni percorso
ci vuole una guida che ne conosca a memoria ogni svolta, ogni pietra,
ogni salita. Le ippovie spesso si chiudono perché la natura cambia ogni
anno, cadono alberi, scendono frane, esondano fiumi. E solo chi lavora
sul territorio può sapere come portare in sicurezza un viaggiatore per
strade tracciate sulla carta ma sempre pronte a cambiare sul terreno.
I percorsi che abbiamo proposto hanno quindi tutti un loro ‘curatore’,
un’associazione o un gruppo di professionisti che ne garantisce
la qualità e la sicurezza. Lo abbiamo fatto anche perché pensiamo che
il turismo a cavallo in Italia sia a una svolta: deve smettere di essere
pensato come una scampagnata fra amici o come la passeggiata di due
ore da fare nel maneggio dell’agriturismo dove si va in vacanza. Certo,
c’è anche questo, ed è giusto che continui a esistere, perché ha un
suo valore. Ma la nuova frontiera del turismo a cavallo, il suo
futuro, sta nella capacità di creare professionisti che offrano al turista
un viaggio che abbia la piacevolezza di una vacanza e l’adrenalina di
un’avventura. L’Italia è un Paese che ha un paesaggio meraviglioso, ma
soprattutto è un territorio ricco di arte e cultura. Sarebbe fantastico se
lo si potesse esplorare tutto viaggiando a cavallo. Un sogno? In parte è
una realtà, come dimostra questa guida: esistono già itinerari a cavallo
che uniti tra loro vanno a costituire un unico tracciato che si snoda
per tutta la lunghezza e la larghezza del territorio italiano. Tra
questi abbiamo quindi scelto 21 percorsi che coprono praticamente
tutte le regioni italiane, e dei quali, come dicevamo, la piacevolezza e
la sicurezza sono garantite da guide professioniste. Persone che ogni
giorno lavorano con i cavalli e che sanno cosa significa fare lo scout,
che amano il territorio e hanno una visione ‘alta’ del turismo a cavallo.
11
Una rete di migliaia di chilometri da nord a sud
Dalle Dolomiti all’Etna, dalle Cinque Terre alla Puglia, dal Delta del
Po alle spiagge della Sardegna, dalla Maremma ai Tratturi. La natura
unica del Bel Paese è presente con forza in questa guida, ma ci sono
anche i suoi luoghi meravigliosi ricchi di storia: castelli e certose, borghi e città d’arte. Un’Italia nota, ma anche una nascosta e un po’
dimenticata, che si può riscoprire solo montando in sella e procedendo
con l’andamento lento del cavalcare. L’obiettivo di questa guida era
suggerire a cavalieri e amazzoni percorsi che, interconnessi tra loro,
creino una rete capace di coprire gran parte del territorio, in
modo da permettere a un ipotetico viaggiatore di montare in sella sulle
Alpi e arrivare fino in Sicilia.
Il risultato di questo lavoro di ricerca è stato straordinario: quasi
4000 chilometri di sentieri, sterrate, interpoderali, viottoli
che connettono luoghi di grande bellezza e nei quali è stata scritta
parte della storia d’Italia. Si sale a cavallo all’ombra delle Pale di San
Martino, in Trentino, si passa sotto l’Arena di Verona, si cavalca sugli
argini del Po, si attraversa l’Appennino Tosco-Emiliano e ci si affaccia in Liguria e poi su, fino ai vigneti delle Langhe e del Monferrato.
Ma si può scendere a sud, lungo le gole del Furlo, nelle Marche, i
luoghi di san Francesco sui monti Sibillini, il borgo di Gargonza, le
tenute del Chianti e le torri di Siena. Dalla Maremma si scende fino
a Roma fra tombe e insediamenti etruschi, si segue il Sentiero di San
Benedetto che tocca il Sacro Speco di Subiaco, la certosa di Trisulti,
l’abbazia di Montecassino. E poi l’Abruzzo, la regione con la maggior
percentuale di territorio protetto: le vette del Gran Sasso, il mas-
siccio della Majella con gli eremi di Pietro da Morrone, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Oppure si segue la Linea Gustav,
tracciata da Hitler tra Adriatico e Tirreno per ostacolare l’avanzata
delle truppe alleate verso Roma durante la seconda guerra mondiale.
Quindi ancora più a sud, lungo i tratturi che per secoli hanno visto
greggi e pastori spostarsi tra i pascoli invernali della Puglia e quelli
estivi in quota. Si arriva sul mare del Gargano e da lì si taglia la Penisola per arrivare sul Tirreno nel Parco del Cilento. Una puntata sul
Pollino in Calabria, per arrivare in Sicilia, dove si esplorano i monti degli Ebrodi e delle Madonie, ma dove soprattutto si può vivere
l’esperienza unica di cavalcare tra le lave dell’Etna. Per non parlare
del mare straordinario dell’isola d’Elba, la cui storia si incrocia con
quella di Napoleone e dell’industria mineraria, e di quello spettacolare della Sardegna occidentale.
Ma il vero sogno di chi ha scritto e progettato la guida è che il
turismo a cavallo diventi una vera risorsa economica per i territori meravigliosi della nostra bellissima Italia, e che pian piano si crei
una rete di professionisti sempre più ampia che possa far diventare
il viaggio a cavallo una vera offerta turistica, anche per gli stranieri.
Per questo vogliamo ringraziare le guide di riferimento dei 21 percorsi
descritti, che con il loro lavoro appassionato e i loro suggerimenti ci
hanno permesso di realizzare quest’opera segnalando solo itinerari
percorribili in sicurezza, ricchi di storia, arte e cultura.
Il repertorio finale è dedicato ai maneggi che, regione per regione, offrono passeggiate di uno o due giorni o percorsi a margherita: perché
anche questo è viaggiare a cavallo.
Ringraziamenti
Questa guida non sarebbe stata possibile senza il decisivo contributo di quanti ne hanno condiviso lo spirito e ci hanno aiutato nella raccolta delle informazioni. Il nostro ringraziamento va innanzitutto a: Franco Aliprandi, dell’Engea Emilia-Romagna; Franco
Barbagallo, di Sicily on Horseback; Tiziano Bedostri, del Gruppo Attacchi VDA; Michele
Di Simoni, dell’Agriturismo Ca’ Maddalena di Fermignano; Bruno Ferraris, del Centro
di Equitazione Alpina La Canunia di Lurisia Terme; Mauro Ferraris, fondatore di Alpitrek - Scuola di Equitazione Alpina; Alessandro Gherla, dell’Associazione Trekking Horse; Ezio Imbrogna, della Fitetrec-Ante Calabria; Fernando L’Arco, della Fitetrec-Ante
Lazio; Luca Marcora, presidente dell’Associazione Allevatori del Cavallo Bardigiano;
Enni Mattioli, curatrice dell’Ippovia del Trentino Orientale; Frank Montefusco, del
Parco Equituristico Majella-Morrone; Domenico Nardiello, dell’Associazione Equiturismo Italia; Achille Sangiovanni, presidente dell’Associazione Cavalieri di Montagna;
Paolo Santoianni, presidente dell’Associazione Cavalieri del Tratturo; Lucia Tarquinio,
dell’Agriturismo Valle Cupa di Pescasseroli; Mauro Testarella, presidente nazionale
dell’Engea; Renzo Tomi, coordinatore nazionale dell’Engea; Sandro Vannucci, ideatore
del progetto Antica Via Clodia. Ma un grazie lo dobbiamo anche ai tanti amici (l’elenco
sarebbe troppo lungo) appassionati di turismo equestre che con i loro consigli e il loro
incoraggiamento ci hanno accompagnati nella stesura di questo volume.
E naturalmente grazie a Fieracavalli-Veronafiere, che ci ha dato un’occasione unica per
raccontare l’Italia come non si era mai vista: in sella a un cavallo.
12
13
Andrea Bocelli e Oliviero Toscani
Un amore per i cavalli
Musica e cavalli, un’unica passione per la libertà
«Il cavallo? Per anni è stata la mia bicicletta, la mia moto. Da
ragazzo lo usavo per uscire di casa, e ancora oggi, in Valdera,
nelle terre in cui sono nato, capita che io mi muova a cavallo».
La passione di Andrea Bocelli per questi animali affonda le radici nell’infanzia. Prima di diventare un tenore di fama internazionale e calcare i
palcoscenici di tutto il mondo, dalla Royal Albert Hall di Londra al Madison Square Garden di New York, Bocelli è stato un ragazzo di campagna.
Sulle colline di Lajatico, in provincia di Pisa, è cresciuto in una fattoria,
tra tanti animali e lunghe strade sterrate da fare al galoppo.
«Avevo sette o otto anni, quando nonno Alcide mi regalò Stella,
la mia prima placida cavallina, di razza avelignese. Adolescente,
riuscii poi a farmi regalare dal babbo una cavalla più impegnativa, Andris, una giumenta nera come la pece!».
È stato l’inizio di un amore che ha superato ogni ostacolo: non solo i
tronchi e i fossati incontrati nei boschi della campagna pisana, ma anche quello ben più drammatico della perdita della vista. Affetto fin dalla
nascita da glaucoma, a causa di una pallonata sull’occhio destro Bocelli
perse del tutto la capacità di distinguere luci e colori. Ma lui ha continuato a montare, allevare e domare cavalli.
«Nell’area che un tempo era legata all’azienda agricola di famiglia, i miei cavalli sono accuditi e tenuti in forma. Non appena
sono libero da impegni professionali, vado a visitarli e a cavalcare. Sono soprattutto andalusi, esemplari di grande bellezza
e prestanza. Sanno essere atleticamente brillanti, divertenti e
al tempo stesso duttili. È una razza vivace, che rappresenta un
ottimo compromesso tra la docilità e l’intelligenza».
Per Bocelli allevare cavalli è anche cultura, un modo per tramandare la
grande tradizione equestre italiana: «Vale per qualsiasi cosa: sta a ciascuno di noi ‘adulti’ non affievolire le passioni, custodire le tradizioni, essere fieri delle conoscenze acquisite e trasmetterle ai
giovani, comunicando loro dei valori positivi. Non a parole, ma attraverso l’esempio. E il cavallo non è solo sport, ma anche un mezzo di trasporto spettacolare, simbolo di una rinnovata attenzione
alla natura e ai suoi ritmi. Permette di visitare l’Italia attraverso i
suoi boschi, le campagne, i borghi. Il cavallo è il compagno ideale,
14
per un contatto diretto e genuino con la natura. Amo cavalcare
lungo i boschi, le spiagge e le campagne della mia Toscana».
Un legame, quello tra cavallo e cavaliere, che nel caso di Andrea Bocelli
è ancora più stretto: con l’essere umano che per affrontare un viaggio si
affida non solo al cuore e ai muscoli dell’animale, ma anche ai suoi occhi.
«Ricordo ad esempio una bellissima esperienza: trecento chilometri di natura incontaminata, da Lajatico fino al mare di Cecina, scendendo poi verso Campiglia Marittima lungo sentieri,
tra vigneti e uliveti, per proseguire fino a Montieri e alle Colline Metallifere, risalendo poi verso Casole d’Elsa, nel Senese, e
completando il cerchio di nuovo verso Lajatico».
Libertà è la parola che accomuna le due grandi passioni di Andrea Bocelli: i cavalli e la musica. «È vero, entrambi possono essere strumenti di libertà. Con i cavalli è facile instaurare un rapporto
molto intenso: esprimono affetto, volitività, atletismo. Inoltre,
una forte complicità s’instaura quando si cavalca, e il cavallo
riesce a catalizzare le emozioni e lo stato d’animo del cavaliere.
Cavalcando la musica – la buona musica – il viaggio è interiore:
penetra lungo le sfumature più intime della nostra psiche e ci
educa alla bellezza, ad essere migliori».
L’amore per l’avventura è un viaggio a cavallo
«La mia storia d’amore con i cavalli comincia una mattina di primavera di quarant’anni fa. Ero a spasso con una delle mie figlie
a Casale Marittimo, il borgo toscano vicino a Bolgheri dove ho
la mia fattoria. Stavamo camminando nel centro del paese quando incontriamo Giovanni, il macellaio, con il suo bel grembiule
bianco, che portava alla lunghina un cavallino. La mia bambina,
che allora aveva 5 anni, mi chiede: ‘Papà, dove lo sta portando?’.
Dal mio sguardo in un attimo capisce e comincia a piangere e
a pregarmi di salvare quell’animale dal macello. Insomma, ho
dovuto comprare quel cavallino: l’ho pagato 162 000 lire. Era un
maremmano locale, tutto arruffato. L’abbiamo chiamato Spazzola. L’ho portato a casa e gli ho fatto un recintino. E ho cominciato a guardarlo e a studiarlo. Poi per fargli compagnia ho comprato anche suo padre, uno stallone praticamente selvatico e molto
intelligente. Pavoncello. Ho imparato a cavalcare con lui: salivo
sopra, cascavo, facevo voli tremendi. Ci siamo domati a vicenda.
Io ho domato lui e lui ha domato me. Era straordinario».
Oliviero Toscani, il fotografo che ha fatto di Benetton un marchio riconoscibile nel mondo non solo per i suoi vestiti ma anche per i suoi
principi, quello che ha inventato le campagne pubblicitarie più shock del
Novecento, che ha fatto campagne insieme ai Radicali contro la pena di
15
morte, da quel giorno di quarant’anni fa non ha più smesso di dedicarsi
ai cavalli. Nel suo casale toscano, nato dalla ristrutturazione di un’antica
fattoria, in cima a una collina, circondato da boschi fitti e immensi, da
dove in lontananza si vede il mare, dal 1980 alleva Quarter e Appaloosa.
È stato uno dei primi a portare queste razze in Europa.
E anche questa storia ha radici lontane, nelle letture di un ragazzino milanese nato il 28 febbraio del 1942 da un padre intelligente e colto – Fedele Toscani –, che è stato il primo fotoreporter del Corriere della Sera.
Oliviero amava le storie del vecchio West, soprattutto quelle degli indiani,
dei Nasi Forati: storie di guerre e di ingiustizie razziali. Nel 1877 le tribù
indiane dei Nasi Forati che abitavano le terre sulle coste del Pacifico si
rifiutarono di essere trasferite in una riserva in Idaho: questa deportazione
forzata violava il trattato di Walla Walla firmato nel 1855. Iniziò una lunga
guerra strategica con le forze armate statunitensi che finì in un’epica battaglia di cinque giorni lungo lo Snake Creek alle pendici delle Bears Paw
Mountains in Montana, a soli 65 chilometri dal confine canadese.
«I Nasi Forati con il loro Grande Capo Giuseppe volevano raggiungere il Canada e mettersi in salvo; per questo marciarono
per mesi, tenendo lontano l’esercito con incursioni improvvise.
E i loro cavalli Appaloosa furono i veri eroi di questa storia.
Animali straordinari e generosi come solo i cavalli sanno essere.
Da ragazzino amavo questa storia ma odiavo i maneggi fighettini milanesi. Quindi l’equitazione era un mondo lontano. Dopo
aver preso il cavallino maremmano, sono stato a lungo per lavoro negli Usa e lì mi sono innamorato della monta americana,
del Reining, dei Quarter e degli Appaloosa. E ho scoperto che il
rapporto con il cavallo è soprattutto spirituale, di intesa profonda. Il mio Quarter, OT Tarsi Win, ha 19 anni, ci conosciamo come
nessuno al mondo. Sa fare tutto: tira il calesse, va di qua e di là,
senza che io faccia o dica nulla. Mi metto le mani in tasca e lui
va da solo. Sa bene dove mi deve portare».
Nei suoi giri con Win, Oliviero ama addentrarsi nei boschi che circonda-
16
no la sua fattoria ma anche fare viaggi più lunghi per la Toscana, sempre con quello spirito di pura avventura che secondo lui è l’essenza del
trekking a cavallo.
«Mi piace viaggiare coi cavalli perché c’è tutta una cerimonia
da seguire: bisogna organizzare ogni cosa per tempo, avere una
grande razionalità nel programmare ogni sosta, ogni sentiero da
percorrere, ogni possibile imprevisto, e soprattutto è indispensabile pensare per due perché il cavallo deve bere e mangiare.
La notte bisogna saperli legare da albero ad albero con le corde
tirate, fare gli anelli… Quando intraprendo i trekking lo faccio
in modo molto spartano: dormo sotto le stelle e mangio quel che
capita. Ogni sera si prepara il bivacco. Perché è questa l’essenza
profonda del viaggiare a cavallo, il tempo non esiste più. Potresti essere in un altro anno, in un altro secolo. In questi viaggi mi
accompagnano i miei figli, i miei amici, e un tempo mia moglie».
Oliviero Toscani è sposato da quasi quarant’anni con Kristie, ex fotomodella norvegese che lo ha conquistato per la sua bellezza semplice e
quell’aria da «principessa contadina», come ama dire lui. E il loro viaggio
di nozze, ça va sans dire, è stato a cavallo.
«Ci siamo sposati un 18 settembre di tanti anni fa. Poi l’ho presa e
siamo partiti. Ricordo la sera che siamo arrivati a San Gimignano
in sella ai nostri cavalli: alle nostre spalle il sole tramontava e
davanti a noi, sulla collina del paese, la luna piena sorgeva. Uno
spettacolo meraviglioso. Unico. La sera dopo siamo andati a dormire nell’abbazia scoperchiata di San Galgano. Lì con un tetto
di stelle, i cavalli legati al canapo, l’odore della terra, potevamo
essere in qualsiasi tempo, in qualsiasi luogo. È come se si sentisse
l’eco dei nostri antenati. Questo animale così generoso fa parte di
un destino antico. E solo quando sei lì, nella natura, fra i monti, i
boschi, il mare, il vento e solo il tuo cavallo, ti ricordi da dove vieni e di quel detto arabo che dice: quando nasce un cavallo dal cielo
cade una stella, quando un cavallo muore una stella si spegne».
17
Q
uesto itinerario che si snoda da Ravenna fino a Verona, fra l’Emilia-Romagna e il Veneto, è tutto all’insegna dell’acqua: i due grandi
fiumi d’Italia, il Po e l’Adige, anziché essere strade di navigazione
per battelli e chiatte, diventano qui strade maestre di un viaggio meraviglioso che farà conoscere al cavaliere
che vi si avventura un territorio unico
nel suo genere. Seguendo gli argini dei
due fiumi e dei loro numerosi affluenti si
scopriranno valli, paludi, lagune, canali di perfezione geometrica e acquitrini
abitati da uccelli di varie specie e colori,
come fenicotteri rosa o aironi cenerini.
Ci si troverà in un habitat che ricorda,
per natura e fauna, la Camargue francese e il suo fascino misterioso e un po’
gitano. Non a caso proprio qui da più di trent’anni esistono allevamenti
di cavalli camarguesi, quei docili e fieri esemplari grigi tipici di quella
regione. Ma oltre ai fiumi il grande protagonista di questo viaggio è il
mare, che qui assume una conformazione molto particolare. Non il mare
aperto e arioso, ma quello del delta del Po, imprigionato in mille canali e
che però continua a esercitare un fascino straordinario su chiunque visiti
questa zona che si estende dalla provincia di Ferrara a quella di Rovigo
per circa 54 000 ettari diventati Parco Regionale. Si proseguirà infine
seguendo l’Adige attraverso la campagna veronese, con i suoi vigneti e
i suoi campi coltivati in modo ordinato e preciso. Frutteti di mele e di
pere, coltivazioni di cereali e soia a testimoniare la capacità dell’uomo di
strappare alla natura, anche difficile come quella paludosa, estesi territori
e farli diventare un vero patrimonio agricolo. E dopo aver abbandonato il
fiume per attraversare il Parco di Pontocello, a circa 30 km da Verona si
ritornerà sull’argine dell’Adige per raggiungere finalmente la città scaligera, di rara bellezza e densa di storia, capitale nel passato di arte e cultura
e famosa nel mondo per essere la patria di Romeo e Giulietta immortalati
da Shakespeare. Un viaggio che può essere affrontato senza troppi rischi
anche da cavalieri non espertissimi, visto che per lo più si procede in
pianura e in territori piuttosto semplici da percorrere. Anche se spesso il
tempo da trascorrere in sella giorno per giorno è piuttosto lungo.
5
DA RAVENNA
A VERONA
La via dei due fiumi
Lunghezza complessiva: 160 km
Partenza: Ravenna
Arrivo: Verona
Descrizione generale: un viaggio tra i
grandi corsi d’acqua e le pianure del
nord-est: si costeggia il mare nel Ravennate e si attraversa il delta del Po
con la sua fauna unica. Quindi si risale
il principale fiume italiano fino a Rovigo. E poi l’Adige fino a Verona.
Percentuale di asfalto: minima
Durata consigliata: 9 giorni
Possibilità di noleggiare cavalli: sì
Numero massimo di partecipanti consigliati: 8
50
Abilità equestre consigliata: media
Difficoltà complessiva: bassa
Informazioni utili: sono disponibili guide per gruppi di almeno 5-6 persone e
a richiesta è disponibile personale qualificato (medici, veterinari, maniscalchi)
lungo il percorso. È possibile anche
disporre di un mezzo di supporto al seguito per il trasporto dei bagagli o per
l'eventuale trasferimento dei cavalli.
GUIDE E CONTATTI
Franco Aliprandi
Engea
Tel. 3666816082
EMILIA-ROMAGNA, VENETO
1
RAVENNA X ANITA
35 km per circa 6 ore in sella. Tutto il
percorso si svolge a livello del mare
senza particolari dislivelli. Percentuale di asfalto minima.
Il punto di partenza ideale per questo
itinerario è il Circolo Ippico Ravennate,
subito fuori dalla città romagnola e in
prossimità del mare. Usciti dal circolo si
costeggia la laguna salmastra di Pialassa
della Baiona, che si estende per circa
11 km2 nell’area compresa tra il corso del
fiume Lamone e il porto canale Candiano
di Marina di Ravenna. La presenza dei
vecchi capanni da pesca ricorda uno degli episodi più famosi del Risorgimento:
Giuseppe Garibaldi, fuggiasco in queste
valli, trovò ospitalità proprio in un capanno che oggi è aperto al pubblico. Una
decina di chilometri e ci si ritrova davanti
al mare aperto: si segue la spiaggia fino
allo stabilimento balneare Aloha Beach di
Marina Romea, attrezzato per poter ospitare in sicurezza i cavalli e dunque luogo
ideale per chi, stagione permettendo,
51
Da Ravenna a Verona
1 DOVE MANGIARE & DORMIRE
Circolo Ippico Ravennate
Via Cesare Mambelli 10, Ravenna
Tel. 3381729713, 0544451043
www.cravennate.com
B Aloha Beach
Viale Italia 117, Marina Romea (RA)
Tel. 0544446142, 3475908100
[email protected]
www.alohabeach.it
∑ Hotel Mosaico
Via Darsena 9, Ravenna
Tel. 0544456665
[email protected]
www.mosaicohotels.it
B ∑ Agriturismo Prato Pozzo
Via Rotta Martinella 34, Anita (FE)
Tel. 0532801058, 3388460287,
3317769179
[email protected]
www.pratopozzo.com
volesse interrompere il viaggio per fare
un bagno. Ripresa la marcia verso nord
lungo la spiaggia, dopo pochi chilometri
si svolta verso l’entroterra e si fa ingresso
nei vigneti della Tenuta Augusta (www.
tenutaugusta.it), agriturismo ideale per
la pausa pranzo, tra cibi tipici romagnoli
e un laghetto di pesca sportiva. Terminata la pausa, si punta ancora a nord verso
il Reno. Raggiuntolo, si sale sull’argine
(nella foto) e, previa autorizzazione dei
custodi, si attraversa una diga passando
sulla riva sinistra. Si risale il Reno in un
paesaggio di lagune e canali: si lascia il
EMILIA-ROMAGNA, VENETO
Ravennate per entrare in provincia di
Ferrara, e dopo una decina di chilometri si arriva nei pressi di Anita. La tappa
si conclude all’agriturismo Prato Pozzo,
noto per la cucina tipica a base di anguilla. Se c’è tempo si può far visita al Bosco
Forte, una lingua di terra che si protende
nella laguna, abitata ormai regolarmente
da un gran numero di fenicotteri rosa.
ANITA X
PORTO GARIBALDI
2 DOVE MANGIARE & DORMIRE
2
30 km per poco più di 5 ore in sella;
percorso non ombreggiato e quindi, se
affrontato d’estate, sconsigliabile nelle ore più calde del giorno. Difficoltà
media, percentuale di asfalto minima.
Si riparte in direzione nord: dall’agriturismo Prato Pozzo si sale sull’argine
che divide il canale Gramigne Fosse
dalle Valli di Comacchio. L’argine, largo
tra gli 8 e i 10 m, permette di avanzare
comodamente anche ad andature sostenute come trotto e galoppo. Ma è meglio
godersi con lentezza lo spettacolo che
scorre davanti agli occhi: a sinistra del
canale la bellezza geometrica di campi strappati alle paludi e coltivati con
grande sapienza, sulla destra i colori di
una natura ancora selvaggia, le Valli di
Comacchio. Con i loro 13 000 ettari sono
una delle zone umide più estese d’Italia,
e la più ricca di specie di uccelli: oltre
3
∑ Agriturismo Valle Rillo
Strada Capodistria 8, Comacchio (FE)
Tel. 3200714644
[email protected]
www.vallerillo.it
∑ Circolo ippico Ca’ Santa Maria
via Romea 21, S. Giuseppe di Comacchio (FE)
Tel. 3387523643, 3397888991
[email protected]
[email protected]
B ∑ Locanda del Passo Pomposa
Via Volano 13, Pomposa (FE)
Tel. 0533719131, 3347245450
[email protected]
www.locandapassopomposa.it
A.s.d. L’Ippogrifo
Str. Giralda 7, Pomposa di Codigoro (FE)
Tel. 3284236161
[email protected]
www.facebook.com/A.S.D.IPPOGRIFO
300, dai fenicotteri al martin pescatore,
dal cavaliere d’Italia all’airone cenerino.
Dopo alcuni chilometri si arriva a Valle
Alzavola, in pieno territorio ferrarese. La
vecchia casa di un custode dell’argine e
il vicino bosco di ripristino ambientale
sono il luogo ideale per il pranzo al sacco. Tornati sull’argine si prosegue fino
all’agriturismo Valle Rillo, nel comune
di Comacchio, che può fungere da fine
tappa se si vogliono ‘risparmiare’ cavalli e cavalieri. Se invece si hanno ancora
le energie per affrontare altri 10 km di
marcia si può arrivare a Comacchio seguendo viottoli di campagna, attraversare la cittadina, che con i suoi canali ricorda Venezia, e puntare di nuovo verso
il mare per giungere a Porto Garibaldi.
Dopo si prosegue per altri 4 km di sentieri, e all’altezza del lido di Pomposa
sorge il Circolo Ippico Ca’ Santa Maria,
dove cavalli e cavalieri possono trovare
adeguata sistemazione per la notte.
per raggiungere nuovamente il litorale e
si segue la costa verso nord per una ventina di chilometri fino al lido di Spiaggia
Romea. Qui si può fare la pausa pranzo:
c’è solo l’imbarazzo della scelta fra le tante trattorie e rosticcerie del lungomare.
A Spiaggia Romea (www.spiaggiaromea.
it/centro_equitazione.htm) è possibile visitare gli allevamenti dei cavalli del delta
del Po, i cavalli della Camargue trapiantati, tra gli anni ’70 e ’80, in un habitat assai
simile a quello francese d’origine: paludi,
terreni impregnati di sale, e quindi non
coltivabili, su cui crescono la canna, la salicornia, i giunchi. I docili ma fieri cavalli
grigi si sono adattati assai bene a questo
ambiente e ormai fanno parte del panorama della foce del Po. Si può dunque
scegliere di trascorrere il pomeriggio visitando gli allevamenti per poi pernottare
in uno di questi. Oppure si può allungare
di 15 km la tappa, attraversare il Po di
Volano e risalirne il corso fino a raggiungere l’abbazia di Pomposa, nel comune di
Codigoro. Nei pressi dell’abbazia si trova
un’area di sosta per cavalieri, L’Ippogrifo,
ma anche alberghi come la Locanda del
Passo Pomposa.
PORTO GARIBALDI X
ABBAZIA DI POMPOSA
Si può scegliere se percorrere la versione breve di 25 km o quella lunga da 40 km (da 3 a 6 ore in sella).
Anche in questo caso ci si muove a
livello del mare, ma non si devono
sottovalutare il caldo e la fatica dei
cavalli, che saranno spronati a galoppare viste le lunghe distese in
piano attraversate. Difficoltà media,
percentuale di asfalto minima.
Ci si avvicina al delta del Po e si cominciano a incontrare le tante diramazioni del
Grande Fiume. Si lascia Porto Garibaldi
52
3
DOVE MANGIARE & DORMIRE
ABBAZIA DI POMPOSA X
SANTA GIUSTINA DI MESOLA
30 km, 6 ore in sella. Difficoltà media,
percentuale di asfalto minima.
Ci si lascia alle spalle il campanile dell’abbazia di Pomposa per entrare nel Parco
Regionale del Delta del Po: 54 000 ettari
in cui boschi, pinete e foreste allagate si
alternano a zone umide interne d’acqua
dolce o salata. Sempre cavalcando sugli
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4
Da Ravenna a Verona
EMILIA-ROMAGNA, VENETO
5 DOVE MANGIARE & DORMIRE
B La Porta del Delta
Via Argine Po 10, Serravalle (FE)
Tel. 0532834914
[email protected]
B Agriturismo Ca’ Nova
Via Dazio 40, Ro (FE)
Tel. 0532868239
argini dei canali, si risale la valle bonificata della Giralda, tra il Po di Goro e il Po di
Volano, e ci si dirige verso Bosco Mesola.
Questa frazione prende il nome dal Gran
Boscone della Mesola, una delle più ampie tenute di caccia degli Estensi. Ancora
oggi questa riserva naturale è popolata
da daini e cervi, animali che si possono
facilmente avvistare se si percorrono i
sentieri autorizzati, visto che non tutta
l’area protetta è aperta al pubblico. Per
circa 5 km si cavalca stretti tra gli alberi di quest’ultimo residuo di foresta di
pianura e l’acqua del mare. Per la pausa
pranzo ci si può fermare nelle vicinanze
del lido di Volano, al ristorante Taglio
della Falce, dal 1911 punto di ristoro per
i pescatori di questa parte del delta del
Po, immortalato da Mario Soldati nel suo
film La ragazza del fiume. Dopo uno
spuntino a base di pesce, si riparte in
direzione nord risalendo il Canal Bianco.
4 DOVE MANGIARE & DORMIRE
B Ristorante Taglio della Falce
Località Taglio della falce, Goro (FE)
Tel. 0533795010 ,3482718766,
347-4209506
www.ristorantetagliodellafalce.com
B Osteria del Delta
P.za Bruno Rossi,
Santa Giustina di Mesola (FE)
Tel. 0533993568
[email protected]
www.torreabate.it
∑ Ostello Rifugio Al Paesin
via Boschetto 17, Santa Giustina di Mesola
Tel. 0533993176
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Dopo circa 15 km si arriva in vista di Santa Giustina, nel comune di Mesola. La
frazione è sede di un’oasi naturalistica
creata a partire dalle torri e dalle paratie
realizzate dagli Estensi per incanalare le
acque del Po. La tappa si conclude qui,
dove ci sono un ostello e un ristorante
per i cavalieri. I cavalli invece si possono
legare nel vicino bosco o – chiedendo
con congruo preavviso – nelle vecchie
stalle abbandonate dagli allevatori locali.
SANTA GIUSTINA DI MESOLA
X RO FERRARESE
Anche per questa tappa si può scegliere la versione breve (20 km) o
lunga (50 km). Il terreno pianeggiante consente andature molto veloci, e quindi il tempo di percorrenza
sarà piuttosto breve. Come sempre
però bisogna fare attenzione allo
sforzo richiesto ai cavalli, specie
nel periodo estivo quando il caldo
in quelle zone è afoso e opprimente.
Percentuale di asfalto minima.
Si esce da Santa Giustina continuando
a risalire il Canale Bianco e si attraversa
un’area denominata ‘i cinque boschetti’. Al contrario del Gran Boscone, che è
per gran parte chiuso al pubblico, questa zona alberata è gestita dalla provincia e fruibile ai visitatori, anche a cavallo; il periodo migliore per attraversarlo
è quello primaverile, quando la macchia
mediterranea esplode in un concerto di
profumi che quasi stordiscono. Si punta
5
verso Mesola e il suo Castello dalle torri
merlate, una delle diciannove prestigiose residenze degli Este dove il casato
ferrarese faceva base per le battute di
caccia organizzate nel vicino Bosco.
Ora di proprietà della provincia di Ferrara, ospita, tra l’altro, il Museo del Cervo e del Bosco della Mesola. Lasciato il
Castello, si inizia finalmente a costeggiare il Po: non il corso principale, che
scorre pochi chilometri più a nord, ma
il Po di Goro. Si prende la riva destra
e ci si dirige verso Ariano Ferrarese e
dopo circa 15 km si arriva nel comune
di Serravalle, dove il Po si biforca nel Po
di Venezia e nel Po di Goro. E proprio
nella golena del Grande Fiume, prima
che si divida in due, s’incontra il ristorante La Porta del Delta, in uno scenario naturale straordinario, tra fenicotteri, dune, canneti e reti dei pescatori
stese ad asciugare. Chi vuole godersi
questo scampolo d’Italia davvero unico
(ma anche l’ospitalità e la cucina di chi
vive sul Delta) può decidere di terminare qui la tappa, a circa 20 km dalla
partenza: i cavalli si possono sistemare
in una ex stalla per buoi, avvisando per
tempo. Se invece si vuole allungare fino
a 45 km e guadagnare tempo sui giorni successivi si può arrivare fino a Ro:
dopo pranzo ci si immette sull’argine
destro del Po e si cavalca – volendo
anche con andature sostenute – fino
alla periferia del paese, dove si arriva
in poco più di tre ore. Sotto il ponte di
Polesella, che andrà attraversato l’indomani, l’agriturismo Ca’ Nova offre anche
la possibilità di sistemare i cavalli. Se si
ha tempo, è d’obbligo la visita all’antico
mulino galleggiante sul Po, dove viene
mostrato come un tempo si macinasse il
grano grazie alla forza del fiume.
6
RO FERRARESE X
COLOMBANO
DI BADIA POLESINE
40 km per circa 7 ore in sella. Difficoltà alta perché c’è da affrontare
l’attraversamento del Po sul ponte
di Polesella, percorribile dalle auto,
lungo e densamente trafficato. Percentuale di asfalto alta in un punto
particolare.
Al sesto giorno di marcia inizia la parte
veneta del viaggio. Dopo aver attraversato le province emiliane di Ravenna
e Ferrara, oltre il Po c’è il Polesine, la
provincia di Rovigo. L’unico modo per
varcare in sicurezza questo ‘confine’ naturale tra le due regioni è percorrendo il
ponte di Polesella. È consigliabile però
affrontarlo dopo aver chiesto la collaborazione delle forze dell’ordine locali (vigili, polizia urbana), in modo che segnalino la presenza di cavalli e cavalieri agli
automobilisti. L’alternativa è trasferire
gli animali su van e trailer e ‘traghettarli’
così dall’altra parte del Po. Attraversato
il fiume si percorre l’argine sinistro per
circa 5 km fino all’altezza di Guarda Veneta, e da lì si lascia il corso del Po per
attraversare la piana del Polesine. Lo si
può fare costeggiando una ciclabile che
in circa 17 km porta fino a Rovigo passando per Pontecchio Polesine, oppure,
dopo giugno, a mietitura avvenuta, si
possono attraversare i campi. Siamo in
una lingua di terra stretta e lunga, compresa tra il Po, l’Adige e il mare Adriatico, solcata da una miriade di corsi
d’acqua e da alvei di antichi fiumi: non
si può fare a meno di pensare al romanzo di Riccardo Bacchelli Il Mulino del
Po. Come nei territori attraversati nelle
tappe precedenti, anche qui la maggior
parte delle strade storiche si trova sugli
argini dei canali e dei paleoalvei, e dun-
6
DOVE MANGIARE & DORMIRE
∑ 555 Ranch
Via Boscovecchio 555,
Badia Polesine (RO)
Tel. 3478579360, 0425590529
[email protected] – www.555ranch.it
55
Da Ravenna a Verona
que sono rialzate rispetto alla campagna
circostante. Lungo la ciclabile ci si imbatte in numerose aree picnic che si prestano a far riposare i cavalli e a consumare il pranzo al sacco. Dopo la pausa si
prosegue verso nord e, sempre avendo
come riferimento la ciclabile, si supera
la città di Rovigo. Ancora 4 km e ci si ritrova sulla sponda sinistra dell’Adige: si
inizia così a risalire l’argine sterrato del
grande Adige che accompagnerà i cavalieri fino a Verona. Ai lati del fiume, filari
di pioppi segnano i confini naturali dei
prati coltivati e in lontananza svettano i
campanili dei vari paesini del Polesine.
In questi paesaggi incantati si arriva a
Colombano, frazione di Badia Polesine,
dove cavalli e cavalieri possono riposare
presso il 555 Ranch.
7
COLOMBANO
DI BADIA POLESINE X
VIGO DI LEGNAGO
30 km per 6 ore in sella. Difficoltà media, dovuta soprattutto all’urbanizzazione dell’area attraversata. Percentuale di asfalto alta.
Da Colombano si riprende l’argine
dell’Adige; il paesaggio è abbellito da frutteti con meli e peri e da campi coltivati a
cavoli. Gli alberi che costeggiano il fiume
fungono da riparo per decine di specie
di uccelli acquatici che, soprattutto in
primavera ed estate, si esibiscono nelle
loro evoluzioni aeree. Si costeggiano anche molti centri abitati, da Castagnaro a
Villa Bartolomea, che rendono il territorio
meno ‘selvaggio’ rispetto a quello dei gior-
7 DOVE MANGIARE & DORMIRE
B Antica Trattoria Bellinazzo
Via Borgo Chiesa 20, Villa Bartolomea (VR)
Tel. 044292455
[email protected]
www.trattoriabellinazzo.com
B ∑ Agriturismo Tre Rondini
Via Belfiore 47,
Vigo di Legnago (VR)
Tel. 044224084
[email protected] – www.trerondini.it
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EMILIA-ROMAGNA, VENETO
ni precedenti; in compenso l’argine destro
del fiume, quello che si sta percorrendo,
è molto ben tenuto e pulito, visto che è
frequentato anche da pedoni e ciclisti
che percorrono la ciclabile. Man mano
che ci si avvicina a Legnago, però, la terra battuta viene gradualmente sostituita
dall’asfalto. Nel complesso si ammira un
paesaggio ricco di civiltà e cultura, dove
la natura è stata piegata all’agricoltura
con ordine e passione dagli uomini che
nel tempo hanno abitato questi luoghi. A
metà tappa, nel territorio di Villa Bartolomea, presso un ponte sull’Adige c’è un
ristorante con area attrezzata per i cavalli: il luogo ideale per la pausa pranzo. Si
riparte continuando a risalire il fiume tenendosi sull’argine destro. Prima di entrare nel comune di Vigo di Legnago si passa
sotto la torre di un’antica dogana dove in
passato si pagava il pedaggio per transitare dal territorio degli Este a quello degli
Scaligeri. Arrivati a Vigo, cavalli, amazzoni
e cavalieri potranno trovare ristoro e riposo nell’agriturismo Tre Rondini.
VIGO DI LEGNAGO X SAN
MARTINO BUON ALBERGO
50 km, 8 ore in sella. Difficoltà bassa,
anche se questa è la tappa più lunga
del percorso e giunge dopo 7 giorni
di viaggio: quindi controllare bene i
cavalli, le ferrature e lo stato dei finimenti prima di ripartire. Percentuale di asfalto bassa.
Ancora una giornata sulla riva destra
dell’Adige. Si lascia l’agriturismo per
tornare sull’argine del fiume in direzione nord. Dopo pochi chilometri, sempre
restando sull’argine, si attraversa la città di Legnago: se si ha tempo e modo di
lasciare i cavalli custoditi, meritano una
visita il centro storico, in passato devastato dalle piene del fiume, e il duomo
dedicato a san Martino Vescovo. Superato il centro abitato ci si tuffa nelle
campagne della Bassa Veronese: ai lati
dell’Adige campi di cereali e riso, meleti,
fortificazioni scaligere e piccoli borghi
nati intorno a pievi romaniche. Il fiume
in questa zona è davvero meraviglioso:
8 DOVE MANGIARE & DORMIRE
B ∑ Agriturismo Corte Pellegrini
Via Campalto 18,
San Martino Buon Albergo (VR)
Tel. 3358166973, [email protected]
www.cortepellegrini.com
8
il suo scorrazzare nella pianura durante i secoli ha formato isolotti ghiaiosi o
ricchissimi di vegetazione e ampie golene. Uno spettacolo che si esalta ancor più in autunno, quando i colori dei
campi e degli alberi giocano con tutte le
sfumature del rosso e dell’arancio. Non
c’è che da scegliere dove fare una sosta
per far riposare i cavalli e consumare il
pranzo al sacco. Si riparte e si arriva a
Zevio, dalla ricca storia medievale: il
castello, oggi sede comunale, risale al
V-VI secolo, all’epoca di Teodorico, re
degli Ostrogoti. La cittadina è famosa
per le sue mele, considerate tra le più
buone d’Italia (a metà ottobre è sede di
una festa dedicata a questo frutto). Alla
fine di questa giornata ci si allontana per
pochi chilometri dall’Adige: si attraversa
il fiume sul ponte di Zevio e lo si risale
sull’argine sinistro inoltrandosi nel Parco di Pontocello, un’area protetta ricca
di specie autoctone, sia animali che vegetali. Seguendo i sentieri del parco ci si
dirige verso San Martino Buon Albergo.
Nel territorio di questo comune sorge
l’agriturismo Corte Pellegrini: 25 ettari all’interno dei quali ci sono un parco
secolare che circonda la villa e campi di
cereali, soia e una coltivazione di paulownia, conosciuta per l’eccellente qualità del suo legno. L’annesso circolo ippico
può ospitare i cavalli, mentre cavalieri e
amazzoni potranno godere del comfort
dell’agriturismo e della piscina.
9
SAN MARTINO BUON
ALBERGO X VERONA
24 km , 4 ore in sella, difficoltà bassa.
Percentuale di asfalto alta.
Si è ormai alla periferia di Verona. Con
l’avvicinarsi alla città aumentano le difficoltà per chi si sposta a cavallo, ma l’argine dell’Adige permette di entrare fin nel
centro storico senza doversi preoccupare troppo del traffico. Dall’agriturismo
Corte Pellegrini si torna verso il fiume
e si riprende l’argine sinistro. Si risale
l’Adige per una ventina di chilometri: nei
giorni scorsi le acque del Po e dell’Adige
si sono viste scorrere placidamente, qui
però in alcuni tratti la corrente è impetuosa e rende suggestivo il paesaggio a
cavallo. Tra gli scorci più belli di questa
tappa, la vista del centro abitato medievale di Cadidavid, dal 1978 inglobato nel
comune di Verona. Dopo un’ultima ansa
dell’Adige si è finalmente in vista di Verona (nella foto), con l’Arena, il castello,
il duomo. Il punto di arrivo del viaggio
è a poche centinaia di metri da uno dei
più bei centri storici d’Italia: si scende di
sella quando si è ormai in città, in uno
dei più noti circoli ippici cittadini, il Centro Ippico Scaligero. Dopo nove giorni a
cavallo, un po’ di passeggio nelle vie di
Giulietta e Romeo o in piazza delle Erbe,
gustando i cibi e i vini di questa terra
straordinaria è il giusto premio per coronare un’avventura indimenticabile.
9
DOVE MANGIARE & DORMIRE
B Alcova del Frate
via Ponte pietra 19/A, Verona
Tel. 3495925653
[email protected]
www.alcovadelfrate.it
Centro Ippico Scaligero
Lungadige Galtarossa 40, Verona
Tel. 0458014671
[email protected]
www.nuovocircoloscaligero.it
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Da vedere lungo l'itinerario
ø Abbazia di Pomposa
Consacrata nel 1026, fino al XIV secolo l’abbazia (nella foto in basso) godette di proprietà sia nei terreni circostanti (compresa
una salina a Comacchio), sia nel resto d’Italia; poi subì un lento declino dovuto soprattutto alla malaria, all’impaludamento
della zona e alla deviazione dell’alveo del
Po. Ebbe comunque una grande importanza
per la conservazione e la diffusione della
cultura durante il Medioevo, grazie ai monaci amanuensi che vi risiedevano. È in
quest’abbazia che Guido d’Arezzo ideò la
moderna notazione musicale e fissò il nome
delle note. Il complesso è costituito da tre
nuclei essenziali: la chiesa con l’atrio e il
campanile, edificati tra l’VIII e l’XI secolo; il
monastero, con splendidi affreschi trecenteschi nella sala capitolare (forse di scuola
giottesca) e nel refettorio; il palazzo della
Ragione, dove veniva esercitata la giustizia.
www.pomposa.info
¿ Castello di Mesola
Delimitato da quattro imponenti torri, da
eleganti mura merlate e illuminato da grandi finestre, il castello estense della Mesola
(nella foto in alto) sembra una struttura a
metà tra la fortezza e la dimora di lusso.
Tutt’intorno, una lunga cinta muraria e un
bosco per la caccia. Quando il duca Alfonso
II d’Este la fece costruire, tra il 1578 e il
1583, l’idea era quella di farne un luogo di
svago estivo, in grado però di rivaleggiare
per sfarzo con il castello di Ferrara. Oggi è
sede del Museo del Bosco e del Cervo della Mesola, che illustra i diversi ambienti
deltizi e comprende una sezione geologica
sul delta del Po. www.prolocomesola.it
ø Duomo di S. Martino
Dedicato a san Martino Vescovo, protettore
della cittadina, il duomo di Legnago venne
completamente ricostruito, su progetto di
Francesco Ziggiotti, nei secoli XVIII e XIX e
inaugurato nel 1814. Esternamente si presenta con una facciata a capanna molto semplice,
in mattoni a vista, priva di finestre e con il solo
portale d’ingresso. All’interno custodisce importanti opere d’arte, come la Pala di San
Martino, nell’abside, realizzata da Antonio
Maria Perlotto Pomè come dono votivo per la
scampata inondazione dell’Adige del 1839:
raffigura il protettore della città che invia un
angelo con un ramoscello d’ulivo per placare
l’ira del fiume. Da vedere anche una Pietà del
XV secolo di scuola austro-boema, un olio su
tela di autore ignoto raffigurante la Madonna
in Trono con Bambino tra Santi Giovanni e Andrea, e una tela dedicata alla Cena di Emmaus,
di Adeodato Malatesta. www.legnagoduomo.it
58
6
DA PIACENZA
A SESTOLA
Nella regione del Tricolore
Lunghezza complessiva: 225 km
Partenza: Caorso (PC)
Arrivo: Sestola (MO)
Descrizione generale: si parte dalla provincia di Piacenza e si attraversa quella
di Parma e Reggio Emilia, per giungere
nel territorio di Modena. Il tracciato è in
prevalenza su strade carrarecce e sentieri e passa per borghi e contrade ricchi
di testimonianze della storia italiana.
Percentuale di asfalto: bassa
Durata consigliata: 6 giorni
Possibilità di noleggiare cavalli: sì
Numero massimo di partecipanti consigliati: 16
Abilità equestre consigliata: alta
Difficoltà complessiva: media
Informazioni utili: è possibile avere guide
professioniste per un minimo di 4 partecipanti. Sarà assicurato un automezzo
che trasporterà i bagagli da una tappa
all’altra, le profende per i cavalli e il materiale logistico. Un maniscalco e un veterinario saranno sempre reperibili durante
il percorso e amici e parenti si possono
aggregare a punti sosta e punti tappa.
GUIDE E CONTATTI
Gruppo Attacchi VDA – Appennino
Modenese ASD Affiliata FISE – ASI
Maneggio: Via San Martino 12,
Polinago (MO)
Tiziano Bedostri tel. 3482312390
Piera Barbone tel. 3488126595
[email protected]
www.gruppoattacchivda.it
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Fly UP