Comportamento aggressivo a seguito di dosi elevate di citalopram
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Comportamento aggressivo a seguito di dosi elevate di citalopram
Caso clinico Comportamento aggressivo a seguito di dosi elevate di citalopram in un paziente con disturbo schizoide di personalità Aggressiveness after elevated dose of citalopram in schizoid personality disorder STEFANO FERRACUTI, MARIA CIVITA DE MARCO Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica, Università La Sapienza, Roma RIASSUNTO. Si riporta il caso di un paziente con disturbo schizoide di personalità, trattato altrove con un’elevata dose di citalopram (100 mg) per controllare le sue severe manifestazioni di inibizione. Il secondo giorno il paziente diviene disforico e aggressivo e conseguentemente accoltella il suo psichiatra. Egli non ha una storia di comportamento né ideazione violenta né problemi di tossicodipendenza. Una diagnosi di sindrome serotoninergica è stata presa in considerazione, ma non è stata confermata, poiché i criteri diagnostici per la sindrome non sono stati interamente soddisfatti. PAROLE CHIAVE: citalopram, aggressività, disturbo di personalità. SUMMARY. The authors report the case of a schizoid patient treated elsewhere with an elevated dose of citalopram (100 mg) to control his severe manifestations of inhibition. On the second day the patient became dysphoric and aggressive, and subsequently knifed his psychiatrist. He had no history of aggressive behaviour or ideation nor any drug addiction problems. A serotoninergic syndrome was considered, but was not confirmed, because the diagnostic criteria for the syndrome were not entirely met. KEY WORDS: citalopram, aggression, personality disorder. Il citalopram è un antidepressivo serotoninergico estremamente specifico (1). Diversi studi su animali e uomini rilevano che il sistema serotoninergico svolge un ruolo significativo nel modulare l’aggressività (mediato in particolare dai recettori 5-HT3) e sembra che tale comportamento sia legato a un deficitario controllo degli impulsi (2,3). Il farmaco appare, infatti, efficace nel ridurre i sintomi depressivi e il comportamento aggressivo in pazienti schizofrenici. Lo studio di Vartiainen, et al. (4) ha evidenziato che un dosaggio di 2060 mg al giorno diminuisce significativamente la frequenza di incidenti aggressivi in pazienti schizofrenici cronici e violenti trattati con neurolettici. Inoltre, gli SSRI si sono dimostrati efficaci nel migliorare il controllo degli impulsi e disturbi correlati (5), e la fluoxetina si è dimostrata efficace nel ridurre i punteggi alle sottoscale dell’Hopkins Symptom Cheklist (HSCL) (ossessioni-compulsioni, sensitività interpersonale, depressione, ansia e ideazione paranoide-psicoticismo) in personalità borderline, schizotipiche e ossessivo-compulsive (6). Viene descritta in letteratura in modo ancora non sistematico la sindrome serotoninergica; in proposito si citano i criteri diagnostici proposti da Sternbach: In coincidenza dell’inserimento o incremento della dose di un conosciuto agente serotoninergico a uno stabilito regime terapeutico, sono presenti almeno tre dei seguenti criteri: – cambiamenti dello stato mentale (confusione, ipomania); – agitazione; – mioclono; E-mail: [email protected] Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 365 Ferracuti S, et al. – – – – – – – iperriflessia; diaforesi; brividi; tremore; diarrea; incoordinazione; febbre. Altre eziologie sono state escluse. Non è stato inserito né incrementato nella dose un neurolettico prima dell’inizio dei sintomi (7). Per quanto a nostra conoscenza, non vi sono descrizioni di episodi di aggressività in associazione con un sovradosaggio di citalopram. Riportiamo qui il caso di un paziente affetto da disturbo schizoide di personalità che ha accoltellato il suo psichiatra nel corso di terapia con alti dosaggi di citalopram. gerlo. Lo stesso giorno, sebbene fosse estate avanzata, si vestì con abiti pesanti, prese un coltello di 30 cm e andò allo studio del medico, entrando di forza nella sua stanza e rimanendo immobile. Quando il medico si girò per telefonare, il paziente estrasse il coltello, ferendolo al torace. Durante il successivo ricovero, il citalopram fu immediatamente sospeso e il paziente dopo una settimana venne trattato con olanzapina 20 mg/die, senza che si siano più ripresentati episodi d’aggressività. L’esame neurologico all’ingresso in ospedale era normale. Non è stato possibile dosare il livello plasmatico del citalopram in quanto il paziente è giunto alla nostra osservazione tre giorni dopo, mentre l’emivita di eliminazione del citalopram e del desmetilcitalopram era rispettivamente di 1,5 e 2 giorni. Il paziente ha sempre negato di essere andato dal medico con l’intento d’aggredirlo, ma ha affermato di aver portato con sé il coltello per la sensazione di minaccia che avvertiva. Tuttavia, quando il medico si è girato, avrebbe avvertito l’impulso di colpirlo. Il CASO Il sig. A. è un giovane caucasico di 23 anni con una storia di isolamento sociale, priva di elementi traumatici di rilievo. Dopo l’abbandono scolastico, avvenuto all’età di 18 anni, ha ulteriormente ridotto le frequentazioni di amici e ha interrotto l’attività sportiva. Non ha mai sviluppato una relazione affettivamente significativa e all’età di 22 anni è stato ospedalizzato per 15 giorni in seguito a un episodio di inibizione motoria, con chiusura relazionale e perdita di peso. Trattato con aloperidolo 6 mg/die, sviluppò immediatamente una significativa sintomatologia acatisica. Fu dimesso con diagnosi di disturbo di personalità schizoide e seguito con colloqui e terapia benzodiazepinica da uno degli psichiatri dell’ospedale dove era stato ricoverato. A sei mesi dalla dimissione sviluppò un’importante sintomatologia di inibizione, con sentimenti di vuoto, inutilità, perdita dell’energia e preoccupazioni somatiche, senza deliri né allucinazioni. I criteri diagnostici del DSM-IV per un episodio depressivo non erano comunque completamente soddisfatti (ipersonnia o insonnia, inibizione o agitazione psicomotria, sentimenti di colpa, difficoltà di concentrazione e idee suicidarie non furono rilevati). Una terapia con citalopram a 20 mg/die produsse una riduzione della sensazione di perdita dell’energia, e la dose fu successivamente innalzata fino a 100 mg/die in un periodo di soli 10 giorni con l’aggiunta di 2,5 mg di lorazepam. Il secondo giorno di dosaggio a 100 mg, il paziente iniziò ad avvertire l’esigenza di fumare (pur non essendo un fumatore abituale), sentendosi irrequieto e ansioso, e sviluppando un’ideazione paranoidea, per la quale si sentiva “minacciato” in modo indefinito. Cercò di avere un colloquio con il suo psichiatra la mattina senza riuscire a raggiun- Pazienti con disturbi di personalità, e in particolare con compromissione delle relazioni oggettuali o disturbi dell’attaccamento, sono tra quelli che più frequentemente compiono atti d’aggressione nei confronti del personale ospedaliero dopo le dimissioni (8). In questo caso, tuttavia, il paziente con diagnosi di disturbo schizoide di personalità (nell’ambito del quale la tendenza all’aggressività non era stata descritta precedentemente), non aveva una storia di comportamenti né ideazione aggressivi, né aveva un disturbo di personalità come l’antisociale o borderline in cui, invece, è stata riportata un’alta tendenza all’aggressività, che sembra correlata a una disfunzione serotoninergica (6). Non è stato possibile, inoltre, diagnosticare un abuso di sostanze. L’atto violento non sembra sia stato compiuto né nell’ambito di un’ideazione delirante né per la presenza di allucinazioni imperative, se non in presenza di una vaga ma impellente sensazione di minaccia, uno stato poco definito, tra l’ansioso e il paranoideo. Questo suo stato comportamentale, un misto tra agitazione, ansia, ideazione paranoidea, bizzarria e irritabilità aggressiva, è definibile come disforico, ma non furono riscontrati altri criteri secondo il DSM-IV di ipo/mania. Considerata, inoltre, la storia del paziente, che non contiene precedenti episodi ipo/maniacali, né episodi misti o depressivi, la diagnosi di disturbo bipolare appare improbabile. Appare, invece, probabile che il sovradosaggio di citalopram abbia slatentizzato un viraggio disforico, durante il quale si sarebbe svolto l’episodio di violenza contro lo psichiatra. Possiamo supporre che tale comportamento aggressivo sia asso- Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 366 Comportamento aggressivo a seguito di dosi elevate di citalopram in un paziente con disturbo schizoide di personalità ciato al viraggio dell’umore, nel senso che sia risultato più difficoltoso controllare l’impulso aggressivo quando il paziente era nella condizione di irritabilità e agitazione. Lo stesso viraggio potrebbe essere incluso in una sindrome serotoninergica, sebbene mancante di sintomi somatici, eccetto i brividi (7-9). È difficile stabilire se si sia trattata di sindrome serotoninergica, in quanto i criteri di questa sono tuttora poco definiti: mancano studi controllati prospettici che permettano di individuare tutti i sintomi e quanti o quanto di questi siano correlabili all’eccessivo tono serotoninergico (9,10). La presenza di irritabilità, ipomania, ansia, agitazione, il sovradosaggio del citalopram, farmaco estremamente selettivo per la serotonina (anche se non associato ad altro farmaco che potenzi il tono serotoninergico), la mancata assunzione di un neurolettico e l’esclusione di altre cause (anche se i criteri di Sternbach (7) per diagnosticare una sindrome serotoninergica non sono pienamente soddisfatti) possono essere usati a sostegno di questa seconda ipotesi. Inoltre, considerato che non possiamo correlare questo comportamento aggressivo con la storia personale né con la diagnosi clinica né con l’effetto farmacologico del citalopram, dal momento che è stata descritta un’efficacia antiaggressività (4), è possibile supporre che un’elevata dose di citalopram abbia prodotto un effetto paradosso. Gli SSRI sono farmaci a basso indice di tossicità letale e con buona tollerabilità ma occorre cautela nel dosaggio, che, se alto, potrebbe favorire uno switch disforico-aggressivo, come nel nostro paziente senza precedenti violenti, e in particolare in quelli aggressivi nei quali, somministrato per diminuire l’aggressività, potrebbe invece potenziarla, con conseguenze estremamente spiacevoli. BIBLIOGRAFIA 1. Hyttel J: Citalopram – pharmacological profile of a specific serotonin uptake inhibitor with antidepressant activity. Progress in Neuro-Psychopharmacology & Biological Psychiatry, 1982, 6, 277-295. 2. Kaplan HI, Sadock BJ, Grebb JA: Psichiatria: manuale di scienze del comportamento e psichiatria clinica. Centro Scientifico Internazionale, 7ª ed., vol. 3, 1175-1194. 3. Rudissaar R, Pruus K, Skrebuhhova T, Allikmets L, Matto V: Modulatory role of 5-HT3 receptors in mediation of apomorphine-induced aggressive behaviour in male rats. Behavioural Brain Research, 1999, 106, 91-96. 4. Vartianen H, Tiihonen J, Koponen H, Virkkunen M, Hakola P, Lehto H: Citalopram, a selective serotonin reuptake inhibitor, in the treatment of aggression in schizophrenia. Acta Psychiatrica Scandinavica, 1995, 91, 348-351. 5. Poldinger W: Impulse control disorders and other serotonin function disorders. Schweizerische Rundschau fur Medizin Praxis, 1998, 87, 1348-1355. 6. Markovitz PJ, Calabrese JR, Schulz SC, Meltzer HY: Fluoxetine in the treatment of borderline and schizotypical personaliy disorders. American Journal of Psychiatry, 1991, 148, 1064-1067. 7. Sandberg DA, McNiel DE, Binder RL: Characteristic of psychiatric patients who stalk, threaten, or harass staff after discharge. American Journal of Psychiatry, 1998, 155, 1102-1105. 8. Sternbach H: The Serotonin Syndrome. American Journal of Psychiatry, 1991, 148, 705-713. 9. Lejoyeux M, Rouillon F, Ades J: Prospective evaluation of the serotonin syndrome in depressed inpatients treated with clomipramine. Acta Psychiatrica Scandinavica, 1993, 88, 369-371. 10. Lejoyeux M, Rouillon F, Leon E, Ades J: The serotonin syndrome: review of the literature and description of an original study. Encephale, 1995, 21, 537-543. Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 367