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DOSSIER EUROPA BETTE BOURNE AUSTRALIA
Pride Rivista mensile – Autorizzazione del tribunale di Milano n. 351 del 7/5/1999 – Direttore responsabile: Gianni Rossi Barilli. Distribuzione gratuita in tutti i locali (in edicola o libreria 2,5 euro). Trasporto esonerato da DDT ai sensi del DPR n. 472 del 14/8/1996 IL MENSILE GAY ITALIANO 139 • GENNAIO 2011 (2,5 € in edicola e libreria) www.prideonline.it copia gratuita DOSSIER EUROPA BETTE BOURNE AUSTRALIA 2 gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 3 7 L’Europa di Babele Stefano Bolognini 10 Nikolay il testardo Pasquale Quaranta 12 Sos da Kampala Pasquale Quaranta 14 Cronaca Italia 18 Cronaca estero 22 Amazon alla carica Giovanni Dall’Orto 25 Bisex and the City Francesco Gnerre 28 Dario il temerario Roberto Cangioli 31 Una vita in drag Mario Cervio Gualersi 34 I ragazzi di Dronio Massimo Basili 37 Aussie tour Francesco Belais 42 Avanguardie cinesi Tommaso Rizzotti 47 Memoranda Giovanbattista Brambilla 50 Omorama Alessandro Insy Loan Michetti 52 Cinema Vincenzo Patanè 54 Teatro Mario Cervio Gualersi 56 Libri Francesco Gnerre 58 Musica Roberto Cangioli 60 Fumetti Massimo Basili 62 Vita Notturna Francesco Belais 64 La Bionda e la Mora 66 Metropoli 72 Dove e cosa PRIDE 139 GENNAIO 2011 Illustrazione in copertina: Jacopo Camagni DIRETTORE RESPONSABILE Gianni Rossi Barilli E-mail: [email protected] AMMINISTRATORE UNICO Frank Semenzi ART DIRECTOR Paolo Colonna SEGRETERIA DI REDAZIONE Marco Albertini E-mail: [email protected] Edito da: Associazione Culturale GLBT Stampato da: EmmeK editore s.r.l. di Fino Mornasco (CO) REDAZIONE via Antonio da Recanate 2 20124 Milano Tel. (+39) 02 87384843 Fax (+39) 02 87384844 12 31 34 Apertura: 14:30–19:30 da lun. a ven. o su appuntamento PUBBLICITÀ PRIDE Frank Semenzi: (+39) 335 6133417 E-mail: [email protected] Abbonamento annuale: 50 € Abbonamento semestrale: 30 € (assegno intestato ad “Associazione GLBT” o bonifico bancario) 4 GENNAIO www.prideonline.it 60 La prenotazione di spazi pubblicitari deve avvenire entro il giorno 5 del mese precedente la pubblicazione (es. il 5 gennaio per il numero di febbraio). I comunicati stampa (anche per l’aggiornamento della guida ai locali gay d’Italia e per l’agenda) e i file grafici relativi alla pubblicità devono pervenire in redazione entro il giorno 10 del mese precedente la pubblicazione (es. il 10 gennaio per il numero di febbraio). Non si garantisce la pubblicazione di quanto prenotato o pervenuto oltre tali date. gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 5 313_pride_pgp_210x144_05_2010_V3.qxp:- 25-05-2010 14:29 Pagina 1 La Griglia La migliore carne di Milano il solo nei ristoranti del gruppo Ethos, cotta sulla griglia a legna, oltre a carni di Chianina Certificate, Nebraska, Aberdeen Angus, Bufala, Costate e Fiorentine di Scottona nazionali. Le Farine biologiche macinate a pietra Abbiamo scelto per voi farina di grano tenero, farina di grano tenero integrale, kamut, farro integrale e monococco. Il Pane Il nostro pane, viene prodotto artigianalmente e rispetta le seguenti peculiarità: 1) A lievitazione naturale con pasta madre. 2) Con farina da agricoltura biologica. 3) Cotto con forno a Legna. Via Farini, angolo via Giuseppe Ferrari (Parcheggio pubblico del Monumentale 1 minuto a piedi) RESTAURANT PIZZERIA STEAK HOUSE 20100 Milano - Tel. 02 36637422 [email protected] - www.graniebraci.it Le Pizze Le nostre pizze sono prodotte con 100% di farina di grano tenero tipo “0” biologica, acqua, olio, sale, lievito di birra. Cotte nel tradizionale forno a legna. Oltre all’impasto classico abbiamo anche l’impasto prodotto con 100% farina integrale di grano tenero biologica macinata a pietra ad alto contenuto di fibre. Si accettano tutte le carte di credito • Aria condizionata • Ingresso animali consentito ORARI: 12.00 - 14.30 / 19.00 - 24.00 Sempre aperti Tutti i ristoranti del gruppo Ethos utilizzano energia ad impatto Zero LifeGate 6 Tutti i ristoranti del gruppo Ethos aderiscono al progetto strutture eco-sostenibili di Legambiente Turismo gennaio 2011 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ L’EUROPA DI BABELE Dal matrimonio omosex in Spagna al test che misura l’erezione dei gay che chiedono asilo nella Repubblica ceca: l’Europa è ancora lontana da una posizione omogenea sulle tutele per gli omosessuali. E negli ultimi anni non sta progredendo granché. TESTO — STEFANO BOLOGNINI · [email protected] L’Europa dei diritti gay ha rallentato, negli ultimi tre anni, la sua corsa di civiltà. Non sono per nulla rosee infatti, le conclusioni denunciate dall’ultimo rapporto Homophobia, transphobia and discrimination on grounds of sexual orientation and gender identity dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali. L’ente, che dal 2007 offre alle istituzioni e ai governi assistenza e consulenza sui diritti fondamentali, ha appioppato insufficienze più o meno gravi nella pagella di fine anno del vecchio continente in tutte (o quasi) le materie relative ai diritti e alla tutela della comunità glbt. Stando all’analisi della magmatica legislazione di tutti i paesi dell’Unione, in Europa, non esiste PRIDE · gennaio 2011 un approccio uniforme e coordinato ai diritti dei gay, è limitata la protezione contro la violenza omofobica, la transessualità è trattata quasi ovunque come un disturbo psichiatrico e sono lenti i progressi nel recepimento delle direttive di non discriminazione emanate dal parlamento europeo. Peggio, alcuni Stati hanno addirittura limitato i diritti gay. Si salva solo, mettendo d’accordo un po’ tutti e ventisette gli stati Ue, l’incoraggiamento generale a una maggiore protezione dei diritti glbt: “Il consenso internazionale sulla necessità di combattere la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e identità di genere è stato fortemente ribadito”, scrive il direttore dell’agenzia Morten Kjaerum. Ma questo consenso, da solo, non basta evidentemente a promulgare leggi necessarie alla comunità gay. Il quadro comunque offre, nella sua complessità, un’immagine ricca di chiaroscuri e molto distante da quell’Europa, spesso evocata dall’Italia, come paradiso dei diritti gay. Al contrario, dal Mar Baltico al Mediterraneo, è tutto un procedere a ventisette velocità alternate: in ogni singolo paese accelerazioni e eccellenza sull’attribuzione di diritti e tutele si mescolano, poco sapientemente, a retromarce o a interpretazioni restrittive delle leggi. In generale, nella cacofonia di provvedimenti in discussione o già approvati, la maggioranza degli stati è intenta a confrontarsi con la questione glbt e consapevole che presto o tardi sarà obbligata a trovare risposte comuni. E questa sembrerebbe l’unica buona notizia che il rapporto ha da offrire. Resta la fotografia di un continente che, per ora, non ha (e sembra non volere) una regia comune nel settore specifico glbt e che strozza le rare spinte progressiste e inclusive tra distinguo e veti figli delle legislazioni e dei pregiudizi nazionali. È il caso della transessualità, considerata una malattia nella quasi totalità dei paesi europei e affrontata con legislazioni che costringono a percorsi medici invasivi, secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali. Si salva, e fa da apripista, la Francia grazie a un atto governativo del febbraio scorso che eliminerà, dal 2013, l’identità di genere dal manuale diagnostico dei disturbi psichiatrici. Per ora l’Europa non è un paese per trans. Va male anche per la lotta alla discriminazione glbt tanto sono modesti e non sostanziali i progressi degli ultimi anni. Solo la Slovenia, con il nuovo codice penale del 2008, si è aggiunta ai dodici stati europei che criminalizzano l’incitamento all’odio e la discriminazione per “orientamento sessuale”. Avanguardie solitarie la Lituania, che prevede esplicitamente l’omofobia tra le forme di discriminazione, e la Scozia, 7 ATTUALITÀ + CULTURA Morten Kjaerum primo paese in ambito europeo, che condanna per legge la “transfobia”. Tredici nazioni, la metà dei paesi Ue, restano invece del tutto privi di tutele specifiche per la discriminazione antigay. Il riconoscimento delle famiglie gay inciampa in direzioni esattamente opposte. Da una parte, è salito a cinque, grazie a Portogallo e Svezia, il numero di stati che hanno approvato il matrimonio gay e Lussemburgo e Slovenia sono molto vicini ad adottare legislazioni simili. Dall’altra ben tre paesi (Bulgaria, Estonia e Romania), ed è una novità, hanno limitato per legge il matrimonio alle coppie di sesso diverso. Questo sviluppo imprevisto ostacola il diritto di libera circolazione e il ricongiungimento familiare delle coppie dello stesso sesso, obbligatorio secondo una direttiva Ue, ma adottato soltanto in metà degli stati europei. Persino un diritto fondamentale come la libertà di riunione e di espressione, quando riguarda le persone glbt viene messo in discussione nel vecchio continente per pretestuosi motivi di ordine pubblico. È il caso della Lettonia che, pur non essendo l’Iran, il pride l’ha vietato grazie ai politici e contro il parere dei giudici. La Lituania invece, che poche righe fa si era dotata di una legislazione contro l’omofobia, torna a essere timida: prima ha minacciato il veto al pride e poi, per legge, ha vietato di parlare di omosessualità e di relazioni tra persone dello stesso sesso ai minori o in pubblico. Si sa mai che possiamo fare troppi proseliti. A far da parziale contrappeso all’assopimento dei diritti umani che si registra soprattutto a est, è arrivato però il successo dei pride che l’anno scorso si sono tenuti (con qualche tensione) in Polonia, Romania e Bulgaria. L’Europa dei diritti gay è anche spaccata esattamente a metà sul diritto di asilo per gli omosessuali TK-30-10-548-EN-C FRA Homophobia, transphobia and discrimination on grounds of sexual orientation and gender identity doi:10.2811/83741 Homophobia, transphobia and discrimination on grounds of sexual orientation and gender identity 2010 Update Comparative legal analysis 8 discriminati nei loro paesi d’origine. Alcuni paesi concedono lo status di rifugiato a coloro che provengono da nazioni dove l’omosessualità è stigmatizzata, altri esigono che l’omosessualità sia un reato nel paese d’origine. Sono poi del tutto confuse le modalità per “certificare” l’eventuale omosessualità di chi richiede asilo politico: in alcuni paesi è abbastanza dichiarare la propria omosessualità, in altri, come in Ungheria è necessario sottoporsi a una visita psichiatrica, mentre la Repubblica ceca somministra, solo in alcuni casi e su consenso degli interessati, il test “fallometrico”. E cioè, un po’ come nel difficile periodo della pubertà, quando si indugia nei propri (o altrui) pantaloni muniti di righello, in quel paese l’orientamento sessuale è misurato, con l’ausilio di un sessuologo, nelle variazioni delle dimensioni del pene di individui maschi sottoposti a immagini pornografiche etero o gay. Da più parti è stata denunciata l’inumanità della pratica, insieme all’impossibilità di usare le stesse modalità per “misurare” lesbiche e bisessuali. Inutile sottolineare, insieme all’Agenzia europea per i diritti umani, che sarebbe auspicabile che anche quella parte d’Europa superasse la difficile fase adolescenziale. Questo caso limite non è né unico né raro tanto appaiono inumane anche le deroghe alle leggi sulla discriminazione sul lavoro che consentono il licenziamento di omosessuali che lavorano in chiese, organizzazioni pubbliche o private la cui etica è fondata sulla religione o su convinzioni personali. E tra questi paesi, in tutto tredici, con i quali l’Unione europea ha un contenzioso aperto, ci sono, persino due “grandi” come Germania e Regno Unito e, non a sorpresa, la nostra piccola Italia, che nel rapporto non è mai evidentemente tra le eccellenze. Anzi, il nostro paese fa una pessima figura tra quella minoranza di dieci nazioni (Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania e Repubblica slovacca) che non hanno una legge per le coppie dello stesso sesso. E ha peggiorato le cose affossando di recente come incostituzionale una legge contro i crimini omofobici. Ancora, l’Italia (insieme a Belgio, Francia, Germania e Irlanda) è tra quegli stati che rifiutano il diritto di asilo a omosessuali in grado ipoteticamente di nascondere il loro orientamento sessuale, e quindi, sempre ipoteticamente, di evitare la persecuzione nel paese d’origine. L’Italia poi obbliga, come la Polonia, al trattamento chirurgico e ormonale i trans che chiedono la rettifica del nome sui documenti. Inoltre, come abbiamo già osservato, non consente il ricongiungimento familiare per le coppie gay e lesbiche. Il rapporto dell’Agenzia europea per i diritti umani ha parole di apprezzamento solo per la nostra corte costituzionale che nel marzo scorso “ha affermato chiaramente che le coppie dello stesso sesso godono della protezione dell’articolo due della costituzione che comporta […] il diritto di ottenere il riconoscimento legale con i diritti e doveri” e per gli statuti regionali di Liguria e Toscana che sono intervenuti con politiche contro la discriminazione di gay e trans. Nella confusione che sembra regnare un po’ ovunque, lamentare un’Italia lontanissima dall’Europa nell’affrontare i diritti e le tutele alla comunità gay pare un po’ fuorviante. Guardandoci bene infatti siamo un po’ lituani quando del pride diciamo che “purtroppo” non si può vietare perché c’è la costituzione, un po’ polacchi nel costringere le persone trans a prendere ormoni e persino un poco tedeschi perché possiamo legalmente discriminare i dipendenti gay di gruppi religiosi. Certamente ci piacerebbe essere più spagnoli per il matrimonio gay o più inglesi nella lotta all’omofobia, ma per questo dovremmo forse darci un po’ più da fare. MA I GAY EUROPEI SONO FELICI L’estrema frammentarietà dell’Unione europea fotografata dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali è confermata dai dati preliminari della ricerca Emis, una ricerca europea online sul sesso tra uomini, che ha raccolto più di 180.000 questionari, di cui quasi 17 mila solo in Italia. Tra i dati preliminari (quelli definitivi saranno diffusi solo nel settembre prossimo) l’Italia risulta in linea con il resto dell’Europa occidentale, ad esempio, nell’aumento delle infezioni (i gay HIV+ sono il 6,9% del totale dei gay intervistati; in altre parole un omosessuale su quindici sarebbe sieropositivo) nonostante sia elevata, come nel resto d’Europa, la conoscenza del virus. L’Italia è, al contrario, un’anomalia rispetto agli altri Paesi occidentali in merito alla visibilità dei gay. Si dichiara visibile infatti soltanto il 44% del campione contro il 65% della Spagna o l’80% dei Paesi Bassi. Più del 60% dei gay italiani, la maggioranza quindi, dichiara comunque di essere felice: siamo di due punti più felici di inglesi e tedeschi e di dieci punti dai francesi, felici al 70%. La stragrande maggioranza dei gay europei comunque si dice felice. Sarà perché alla domanda: “Chi è l’uomo più sexy del pianeta?” gli europei rispondono a maggioranza assoluta “il mio partner”? gennaio 2011 · PRIDE Solo € 19,90 TROVA L’UOMO GIUSTO PER TE! Stai cercando un partner affine a te per personalità ed abitudini? gayPARSHIP fa proprio al caso tuo: • Riservatezza e anonimato garantiti • Test di personalità; profili controllati a mano; solo partner affini • Visione delle foto solo su autorizzazione In più: approfitta dell’esclusiva offerta per i lettori di PRIDE e abbonati subito a soli € 19,90 al mese! 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Non è strano perciò incontrarlo a Roma, al congresso dell’associazione radicale Certi Diritti dove l’abbiamo intervistato. Che rapporti hai con le autorità russe? Sono stato arrestato sei volte, interrogato e rinchiuso in celle anonime per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate. L’ultimo episodio risale al 15 settembre scorso: sono stato fermato in aeroporto a Mosca, col pretesto di controllare il mio bagaglio, mentre mi imbarcavo su un volo per raggiungere il mio compagno a Ginevra. Sono stato drogato con qualcosa che mi hanno messo in un bicchiere d’acqua, trattenuto per due giorni e poi rilasciato senza alcuna spiegazione solo grazie alle pressioni nazionali e internazionali per la mia liberazione. Ultimamente però ti sei preso anche una bella soddisfazione... In effetti sì. Ho sottoposto il mio caso alla Corte europea dei diritti umani che nel giro di poche settimane ha condannato la Russia al pagamento di una sanzione di circa 30.000 euro per danni e spese legali in mio favore: è stata violata la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali di cui la Russia è paese firmatario ed è tenuta a seguire le decisioni della Corte Europea, la quale ha il compito di 10 monitorare. Vigilerò affinché le decisioni della Corte europea siano rispettate. Vorrei sottolineare che non è stata l’opposizione al governo russo e nemmeno le associazioni per i diritti umani ad aver ottenuto questo successo ma siamo stati noi gay ad aver ottenuto questa grande vittoria alla Corte Europea. La nostra lotta per i diritti delle persone omosessuali è diventata il simbolo della lotta in generale per i diritti umani in Russia. A che punto è l’organizzazione del prossimo pride a Mosca? Stiamo chiedendo l’appoggio e il sostegno della comunità internazionale.Combatteremo affinché il pride del maggio 2011 sia autorizzato dal governo e le persone possano manifestare liberamente per le strade, protette dalla polizia contro gli estremisti di destra appoggiati dalla chiesa ortodossa. Tu sei credente? Come vivi la tua fede religiosa? Sono stato battezzato come ortodosso. Ho molti dubbi ora. Quando vedo persone di questa chiesa osteggiare aspramente le nostre manifestazioni pubbliche con le icone religiose, le croci, cantando canzoni religiose e al tempo stesso ci lanciano delle uova, ci dicono che gli omosessuali dovrebbero sparire dalla faccia della terra, mi chiedo: “Perché dovrei restare in questa religione? Penso spesso di diventare ateo, buddista, non so... Ma è difficile per me fare questa sorta di ulteriore coming out perché tutte le persone della mia famiglia sono ortodosse, è un fatto psicologico legato anche alla tradizione e alla storia del mio paese. Ci sono voci all’interno della chiesa ortodossa in Russia che combattono l’omofobia? Quest’anno, nel 2010, un vescovo della chiesa ortodossa mi ha detto dietro le quinte di un programma televisivo: “Perché fai questo? Andrai all’inferno!”. Gli ho risposto: “Penso che tu andrai all’inferno e io andrò in paradiso perché io sto promuovendo amore, tu odio”. Non ha replicato. Nel 2007 hai fatto outing a un deputato della Camera. Puoi spiegarci le ragioni di questa scelta? Era il giugno del 2007. Alexander Chuev era un deputato molto omofobo e notoriamente gay: lo sappiamo perché abbiamo testimonianze di amici comuni dagli anni Novanta. Eravamo insieme in un programma televisivo nazionale che andava in onda nella fascia di maggiore ascolto. Nel dibattito era molto aggressivo, sosteneva come al solito tesi omofobe, non gli avrei fatto outing se non fosse stato così ipocrita. Quando gli ho detto che ormai tutti sanno che è gay, il presentatore ha cercato di buttarla sul ridere dicendo: “Oh, non conosco un solo gay che non direbbe a un altro uomo che è gay come lui”. Ma la faccia del deputato era bianca ormai, il suo sguardo perso nel vuoto. Dopo il programma mi ha querelato. Sei mesi dopo il talk show ha perso le elezioni per una piccola percentuale e non è stato quindi rieletto deputato: penso che l’outing abbia influito su quella piccola percentuale. Qual è il tuo sogno più grande, o per lo meno quello che vuoi condividere con noi? Credo nel cambiamento e vedo oggi questo cambiamento. Se restiamo uniti per la lotta per i diritti glbt in Russia, e ora come ora non possiamo non esserlo, se restiamo uniti e ci colleghiamo in Italia, in Uganda, ovunque nel mondo, allora vinciamo... Perché uniti si vince. gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 11 ATTUALITÀ + CULTURA SOS DA KAMPALA Intervista a Kato David Kisule, attivista gay ugandese costretto a vivere in clandestinità dopo che un giornale ha pubblicato in copertina la sua foto e il suo indirizzo per esporlo al pubblico ludibrio. Lui però non si arrende: “Resto in Uganda per combattere l’omofobia”. TESTO — PASQUALE QUARANTA · [email protected] Il 2 ottobre 2010, il giornale ugandese Rolling Stone ha pubblicato un articolo intitolato “Divulgate 100 foto dei leader gay ugandesi” in cui si leggevano i loro nomi, gli indirizzi di casa e una descrizione della loro vita privata. Le informazioni sono state ottenute attraverso vari siti web tra cui anche Facebook e attraverso l’uso di telecamere nascoste sia in luoghi di ritrovo pubblici che in abitazioni private. Il tabloid sostiene che gay e lesbiche vogliono “reclutare” entro il 2012, in una sorta di complotto internazionale, un milione di bambini sotto i 12 anni ritenuti facilmente convertibili all’omosessualità e alla bisessualità. A denunciare l’accaduto numerose associazioni umanitarie internazionali e naturalmente il movimento glbt ugandese. Uno dei principali bersagli di questa incredibile campagna di dio è Kato David Kisule (nella foto in alto), attivista gay ugandese il cui volto è stato pubblicato addirittura sulla copertina di Rolling Stone. 12 L’associazione radicale Certi Diritti lo ha invitato a Roma in occasione del suo ultimo congresso, ed è lì che l’abbiamo incontrato. Cosa sta succedendo in Uganda? L’anno scorso i pastori evangelici degli Stati Uniti, in nome della protezione della famiglia tradizionale, hanno diffuso nel mio paese odio e omofobia. Ciò ha portato a una serie di conseguenze: dalle vessazioni agli arresti, fino ad arrivare all’attuale proposta di legge contro le persone omosessuali. Di cosa si tratta? La legge in vigore prevede già la reclusione per chiunque commetta un reato “contro natura”. La proposta in discussione punta a inasprire ulteriormente le pene. Si era parlato addirittura di introdurre la pena di morte in alcuni casi, ma su questo punto il governo ha poi fatto marcia indietro. Tuttavia rimane in campo un grave peggioramento della situazione. Il governo vuole promuovere la criminalizzazione dell’omosessualità a tutti i livelli, fino a punire chi non denuncia le persone glbt o le aiuta in qualsiasi modo. Che l’omofobia più violenta sia già un fenomeno istituzionalizzato è del resto dimostrato dal fatto che le autorità non fanno assolutamente nulla per proteggere la nostra comunità contro chi la attacca. Che conseguenze ha avuto la pubblicazione delle foto sul giornale? L’uscita del primo articolo ha causato l’aggressione di otto persone i cui nomi e foto erano stati pubblicati, mentre una donna è stata costretta ad abbandonare la propria casa dopo che i vicini l’avevano colpita con una raffica di pietre. Avete intentato una causa contro il giornale? Sì, e la corte suprema dell’Uganda ha emesso il primo novembre 2010 un ordine provvisorio che intima a Rolling Stone di cessare qualsiasi pubblicazione che identifichi con nomi, foto o altri dati rilevanti, persone riconosciute come gay e lesbiche. Abbiamo consegnato una lettera al giornale in cui abbiamo chiesto di non proseguire nella pubblicazione di ulteriori foto e dati personali come preannunciato, ma abbiamo ricevuto una risposta negativa da parte del direttore che ha confermato l’intenzione di pubblicare nuove foto e dati personali. Come in effetti poi è accaduto. Il 23 novembre 2010 avete avuto un’ulteriore udienza presso la corte. Com’è andata? Alla fine dell’udienza del caso Rolling Stone, io e altri siamo stati assaliti da fondamentalisti religiosi, personale del giornale ed “ex omosessuali” plagiati nel loro odio nei nostri confronti da leader religiosi. Fortunatamente, grazie all’intervento di alcuni rappresentanti di associazioni per i diritti umani siamo riusciti a lasciare indenni l’edificio. Questo ha costretto alcuni di noi a vivere in clandestinità per il timore di nuovi attacchi. Anche tu vivi in clandestinità? Sono costretto a vivere in luoghi diversi dove non c’è la televisione e dove non ci sono i giornali perché potrebbero riconoscermi. Anche le associazioni lgbt sono costrette a cambiare spesso sede perché potremmo avere dei problemi se ci trovano. Ma ho deciso di vivere in Uganda e di restarci per lottare contro questa omofobia in prima linea e per proteggere gay e lesbiche in Uganda. Prima di salutarci chiedo a David se ha un compagno. “Non aspettano altro che incastrarmi... È molto difficile che io possa avere una relazione soddisfacente”. Lo invito a mostrarmi una copia del giornale Rolling Stone per fotografarlo. Il suo volto è ora più sereno, ma negli occhi scorgo l’inquietudine per quanto ha raccontato. Gli chiedo cosa possiamo fare, noi italiani, per aiutarlo. “Chiedo a tutti voi di firmare una petizione per chiedere giustizia e scoraggiare il parlamento ugandese ad approvare la criminale proposta di legge contro le persone omosessuali, anche in considerazione del fatto che il ministro dell’etica e dell’integrità ha dichiarato che tale testo dovrà essere approvato prima che le camere vengano sciolte, cioè prima di maggio 2011”. Per scrivere a David (in inglese): [email protected] gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 13 CRONACA ITALIA >> Padova Per fare gli spiritosi, due studenti del liceo scientifico Cornaro avevano messo su internet una lettera in cui, usando dei nickname per non essere riconosciuti, sostenevano che il loro professore di scienze 50enne fosse gay. Lui non l’ha presa per niente bene e li ha querelati per diffamazione dopo che la polizia postale era risalita alla loro identità. Poi, dopo le scuse da parte degli allievi, si è detto disponibile a ritirare la denuncia a due condizioni: che sia pubblicata una lettera di scuse nello stesso spazio e con lo stesso risalto della lettera ritenuta diffamatoria e che ci sia un risarcimento del danno morale subito. Altra dimostrazione che in Italia, per il cittadino e il magistrato medi, l’accusa di omosessualità è davvero infamante. >> Roma Rai e Mediset, come un sol uomo, hanno rifiutato di trasmettere lo spot della nuova Twingo “Miss Sixty” della Renault perché di contenuto lesbico giudicato eccessivamente osé per il pubblico televisivo. A incrinare il fronte ha provveduto però Sky, che sui suoi canali satellitari ha trasmesso lo spot senza censura alcuna. Se Murdoch è meglio di Berlusconi… >> Roma Tre persone, un cittadino Le spine del terzo polo La fiducia fortunosamente (e con qualche aiutino sotto la cintola) ottenuta dal governo Berlusconi lo scorso 14 dicembre ha obiettivamente complicato di parecchio le prospettive di Gianfranco Fini come leader alternativo al Cavaliere di un futuribile centrodestra finalmente laico ed europeo. Per rispondere alla prova di forza vinta da Berlusconi, l’opposizione di centrodestra capitanata oltre che da Fini anche da Pierferdinando Casini e Francesco Rutelli ha annunciato la creazione del nuovo polo “centrista”, che avrebbe come doppia ragione sociale quella di minare la leadership di Berlusconi e di mettere la parola fine al bipolarismo tendente al bipartitismo che è stato il trend più in voga degli ultimi due decenni. Se questo è il contesto, anche un cieco vedrebbe quanto si siano assottigliate le possibilità di una svolta laica sui cosiddetti “temi etici” (diritti glbt, aborto e disciplina del fine vita in primis) preconizzate da Fini negli ultimi tempi. Costretto ad allearsi con devoti del calibro di Casini e Rutelli, il presidente della camera dovrà come minimo abbassare molto i toni su tali argomenti, fino a renderli probabilmente inudibili. Per scongiurare la nascita del terzo polo, già prima del voto di fiducia del 14 dicembre, erano scese in campo la conferenza episcopale italiana e la segreteria di stato vaticana, per una volta unite nella lotta anziché impegnate nel tramare l’una contro l’altra dietro le quinte. Il messaggio dato a Casini e Rutelli dal presidente della Cei Angelo Bagnasco e dal segretario di stato Tarcisio Bertone diceva espressamente: “mai con Fini”. Le alte gerarchie vedevano piuttosto di buon occhio una compagine centrista con l’obiettivo di puntellare la traballante maggioranza di Berlusconi, dal quale la chiesa cattolica, anche in questi tempi di crisi, è riuscita a ottenere risorse e garanzie politiche che l’hanno spinta a chiudere volentieri un occhio sui peccati di lussuria del premier. Casini e Rutelli comunque non si sono lasciati convincere riguardo alla scelta della strategia politico-elettorale. Ma il cardinal Bagnasco a questo punto ha lanciato pochi giorni prima di Natale un nuovo monito il cui succo è il seguente: fate pure quello che vi pare ma ricordatevi dei valori “non negoziabili” secondo la dottrina della chiesa. Tradotto in italiano: andate pure con Fini, ma non vi mettete in testa di cedere di un millimetro rispetto alle posizioni “consigliate” dal papa riguardo ai temi etici. Berlusconi, da fine umorista incline alla battuta sui froci, ha potuto così inanellare un’altra delle sue gag preferite attribuendone la paternità al cardinale Tarcisio Bertone. “Quando gli ho chiesto cosa ne pensasse del terzo polo”, ha riferito il Cavaliere, “il cardinale mi ha risposto che non celebra matrimoni tra uomini, soprattutto se si tratta di Fini e Casini”. Morale: secondo le regole del gioco dell’oca che domina la politica italiana, sui diritti glbt si torna alla casella di partenza. egiziano e due rom rumeni, sono stati accusati di avere messo a segno con la stessa tecnica (un potente sonnifero mischiato con vino) una cinquantina di rapine nella capitale. Le vittime erano perlopiù turisti ed erano in genere avvicinate all’esterno dei locali della gay street nelle vicinanze del Colosseo, In un caso la miscela di vino e sonnifero si è rivelata mortale, il che ha portato a intensificare le indagini, a collegare tra loro i diversi episodi e all’identificazione dei presunti responsabili. 14 Diplomazia gay friendly Testimonial d’eccezione per Gay Help Line, centralino telefonico con base a Roma che offre consulenza e assistenza alle persone glbt: uno spot promozionale di questo servizio mandato in onda a dicembre su Mtv ha avuto infatti come protagonista l’ambasciatore degli Stati Uniti David H. Thorne (a fianco), che nel breve messaggio pronunciato per stigmatizzare omofobia e bullismo ha invitato tutti a tenere duro perché “le cose cambieranno”. Chiarendo il significato del suo gesto, Thorne ha dichiarato: “Quest’anno sia il presidente Obama che il segretario di stato Clinton hanno voluto sottolineare il rispetto dei diritti dei gay. In occasione della giornata mondiale dei diritti umani, l’ambasciata di Roma ha deciso di collaborare con Gay Help Line per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema molto importante e per aiutare i ragazzi e le ragazze omosessuali vittime di discriminazioni e atti di bullismo”. gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 15 CRONACA ITALIA Certi Diritti a congresso Diritti civili delle persone che si prostituiscono e delle persone transessuali, matrimonio gay, riforma del diritto di famiglia e movimento transnazionale. Questi i temi affrontati a Roma il 27 e 28 novembre nel IV congresso dell’associazione radicale Certi Diritti. Analisi e progettualità per fermare la “deriva partitocratica dell’Italia e la visione politica ispirata al fondamentalismo ideologico e religioso che rende indispensabile rafforzare un impegno”, ha dichiarato Sergio Rovasio, segretario dell’associazione. Con questo spirito hanno partecipato ai lavori parlamentari, personalità della società civile, rappresentanti delle associazioni che si battono in Italia per la promozione e la difesa dei diritti civili e umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e anche eterosessuali. Emozionante il ricordo di Enzo Francone, militante radicale, nelle parole di Angelo Pezzana, attivista del Fuori! negli anni Settanta. Il congresso ha approvato all’unanimità una mozione che impegnerà l’associazione su tre principali temi politici. Il primo riguarda il rilancio della campagna di affermazione civile, grazie alla quale la corte costituzionale si è espressa lo scorso aprile riconoscendo la rilevanza costituzionale delle coppie gay e sollecitando la classe politica a legiferare in materia di riconoscimento dei diritti. La campagna di affermazione civile promuove iniziative che prevedono il ricorso alle vie legali quando viene negato dalle autorità il riconoscimento del diritto al matrimonio. Il secondo tema riguarda le attività in ambito transnazionale e a questo scopo Certi Diritti ha riformato il suo statuto in vista della possibilità di divenire una delle associazioni costituenti il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito. Infine il terzo tema riguarda il rilancio della conferenza per la riforma del diritto di famiglia, per promuovere un allargamento del riconoscimento dei diritti, contro una concezione clericale e a senso unico della famiglia, che in una società moderna e democratica non può essere l’unico modello considerato legittimo. La nuova presidente dell’Associazione è Rita Bernardini, deputata radicale eletta nel Pd, segretario Sergio Rovasio, tesoriere Giacomo Cellottini. Maria Gigliola Toniollo della Cgil Nuovi Diritti sarà il rappresentante di Certi Diritti presso il Comitato dei Radicali Italiani. Trent’anni nel Guado Il 20 dicembre scorso l’associazione di omosessuali credenti Il Guado ha festeggiato i suoi primi trent’anni di vita, La fondò infatti nel 1980 don Domenico Pezzini (sacerdote recentemente travolto da uno scandalo sessuale che gli è già costato mesi di carcerazione preventiva per arrivare nelle scorse settimane a una condanna a dieci anni di carcere in primo grado). Don Pezzini accompagnò i primi anni di vita dell’associazione, poi se ne distaccò quando il gruppo prese una piega più rivendicativa nei confronti della chiesa cattolica rispetto a quella delle origini. In tre decenni, come ricorda una riflessione dedicata all’anniversario pubblicata sul sito del Guado, molte cose sono cambiate in Italia e nel mondo. Qualcosa però è rimasto sostanzialmente immutato: “Dalla chiesa gli omosessuali si aspettavano un’approvazione che non è mai arrivata”. Eppure i gay credenti non demordono e cristianamente continuano a pregare anche per le gerarchie che non li accettano. Sottolineando che comunque qualcosa è cambiato, perché molte persone gay di radicata fede religiosa sono passate dalla pura e semplice paura di essere scoperte alla necessità di vivere alla luce del sole la propria omosessualità come testimonianza del fatto che “Dio ama tutti gli uomini e tutte le donne al di là del loro specifico orientamento sessuale”. Il trentesimo compleanno del Guado è stato festeggiato a Milano il 18 dicembre scorso con un’iniziativa alla quale ha partecipato come ospite don Luigi Ciotti (sopra), prete di frontiera ben noto per le sue iniziative a sostegno di tossicodipendenti ed emarginati e per il suo impegno contro le mafie. Proprio nel 1980, don Ciotti aveva tra l’altro appoggiato la creazione di un gruppo di gay credenti, promosso da Ferruccio Castellano, a Torino. 16 gennaio 2011 · PRIDE Partner Mister B. querelato CORSO STATI UNITI, 35 - 10128 TORINO Tel. 346 3006612 - [email protected] * BEARS DAY INGRESSO RIDOTTO E CONSUMAZIONE PER TUTTI I BEARS LOOK ORDINARY LOOK TOWEL dese nlan fi na Sau o Ingresso liber Bagnoturco Consumazione Idromassaggio obbligatoria SATURDAY DOUBLE LIVE w Lounge bar, Privé, Cabaret Sho Sorteggio INGRESSI OMAGGIO per ore 21.30 SABATO* VENERDÌ ore 22 NAKED PARTY garageclub.it LUNEDÌ ore 22 NAKED PARTY E SE 30 XY S H o NAK re 22 OW ED PAR TY ME RCO L o LIV re 21. EDÌ CRONACA ITALIA DOCCIA IDROMASSAGGIO BAGNO TURCO SAUNA AREA LETTURA YOUNG & BEARS FRIENDLY AREA FUMATORI PRIDE · gennaio 2011 SALA TV LOUNGE BAR AREA RELAX Con tutte le vicende giudiziarie aperte a suo carico, che l’hanno portato a munirsi di svariati “scudi” anti magistrati, Silvio Berlusconi non si deve essere preoccupato più di tanto per un esposto depositato contro di lui a Torino a proposito della famosa frase “meglio essere appassionato di belle ragazze che gay”. Tra i promotori dell’iniziativa spiccano i nomi di esponenti del Pd come la deputata Anna Paola Concia e Andrea Benedino della segreteria provinciale torinese, così come quelli del presidente del comitato provinciale Arcigay del capoluogo piemontese, Giovanni Caponetto e dell’ex presidente nazionale di Arcigay Aurelio Mancuso, oggi presidente della lobby anti discriminazioni Equality Italia. La tesi che sorregge la denuncia è che un rappresentante delle istituzioni quale Berlusconi è non può permettersi di parlare a ruota libera con il concreto rischio di rafforzare i pregiudizi già esistenti nei confronti degli omosessuali. Sull’iniziativa si sono registrati però dissensi provenienti non solo dai media direttamente o indirettamente controllati dal premier ma anche da libertari irriducibili come il radicale Silvio Viale, secondo il quale “se si vuole contrastare l’omofobia per rivendicare parità di condizioni e di comportamenti sessuali occorre evitare di scadere nell’autocensura consolatoria, nella richiesta alla magistratura di una moralizzazione coatta. Chi vuole liberare il sesso, la morale e la politica deve essere il primo a rifuggire da ogni mentalità censoria”. Berlusconi, comunque, a tutto pensa fuorché a censurare se stesso. Così anche dopo il trambusto creato dalla sua battuta sui gay non ha rinunciato a scherzare ancora una volta sullo stesso tema. Rilassato dopo l’ultimo voto di fiducia ottenuto in parlamento, durante una cena con i deputati del Pdl ha così descritto il proprio potenziale interesse verso eventuali incursioni sull’altra sponda: “Io non so dire dei no, non l’ho mai saputo fare e la mia fortuna è stata che nessun gay è venuto mai a farmi una proposta perché alla terza volta avrei chiesto di spiegarmi tecnicamente come si fa e ci sarei stato”. Che un uomo della sua esperienza dichiari tali impedimenti “tecnici” più che l’attenzione di un magistrato potrebbe forse suscitare quella di uno psicologo. Prete suicida È finita nel peggiore dei modi una vicenda partita da una denuncia televisiva della trasmissione Le Iene di Italia Uno. In una puntata andata in onda la scorsa primavera, dopo la segnalazione di un giovane gay che aveva raccontato di essere stato molestato sessualmente da un prete cinquantenne del santuario di Caravaggio (Bergamo) al quale si era rivolto per avere sostegno morale, Le Iene avevano trasmesso un servizio in cui lo stesso sacerdote allungava le mani anche su un giovanissimo attore, munito di telecamera nascosta, appositamente inviato a provocarlo per smascherarlo. Poi, di nuovo con la telecamera al seguito, un membro della redazione del programma si era ripresentato dal prete per chiedergli conto delle sue azioni e processandolo davanti al pubblico televisivo. Negli spezzoni andati in onda i volti erano oscurati, ma c’erano indizi sufficienti a far riconoscere il sacerdote colto in flagrante. Sicché a giugno il suo vescovo lo aveva sospeso in via cautelare e spedito in una comunità di recupero per religiosi con trascorsi analoghi ai suoi. Meno di sei mesi dopo, a fine novembre, il reprobo si è suicidato buttandosi sotto un treno della linea Milano-Venezia. Nei suoi confronti non era stata presentata nessuna denuncia alla magistratura, ma una condanna più pesante e senza appello era stata decretata dalla notorietà televisiva, che lo aveva reso identificabile e additabile da parrocchiani e conoscenti. Un vero caso di gogna mediatica che dovrebbe far riflettere sulla violenza del mezzo televisivo e sulla persistenza della cultura del capro espiatorio nel nostro medioevo contemporaneo. 17 CRONACA ESTERO >> Budapest Il movimento glbt ungherese lancia l’allarme sul nuovo progetto di costituzione, promosso dal governo conservatore che definisce il matrimonio come “l’unione di base più naturale tra un uomo e una donna e fondamento della famiglia”. L’intenzione sarebbe ovviamente quella di impedire alla radice il riconoscimento legale delle nozze tra persone dello stesso sesso. >> Boston L’università di Harvard è stata di recente teatro di un singolare gesto di goliardia omofobica su cui sta indagando la polizia. Quaranta libri a tematica glbt presenti nella biblioteca della celebre università sono stati coscienziosamente irrorati di urina da ignoti vandali che hanno lasciato sul posto l’arma del delitto: una bottiglia vuota. I responsabili della biblioteca hanno denunciato un danno di alcune migliaia di dollari e assicurato al tempo stesso che tutti i libri imbrattati saranno riacquistati e rimessi al loro posto. >> Washington Qualche dritta per un viaggio negli Stati Uniti? La fornisce la marca di preservativi americana Condomania, che basandosi sulle proprie vendite di profilattici per taglie forti ha stilato una classifica delle città “meglio dotate”. Nell’ordine: New Orleans, Washington, San Diego, New York, Phoenix. Un’analoga comparazione tra gli stati Usa vede invece al primo posto il New Hampshire, seguito da Oregon, New York, Indiana e Arizona. >> Wellington La compagnia aerea Air New Zealand, dopo le proteste della comunità glbt, ha deciso di cancellare uno spot sulla sicu-rezza a bordo dei velivoli prodotto con alcuni giocatori della nazionale di rugby come testimonial. Nella scena incriminata del video un rugbysta dei popolarissimi All Blacks baciava una hostess, rifiutando subito dopo di fare altrettanto con uno steward evidentemente anelante. Su internet il video è stato cliccato centinaia di migliaia di volte. 18 Fine di un’epoca Quando ormai sembrava di nuovo tutto rinviato alle calende greche, Babbo Natale ha portato consiglio al Congresso degli Stati Uniti, che come richiesto dal presidente Barack Obama ha compiuto infine il miracolo di abrogare definitivamente la disciplina del don’t ask don’t tell, ovvero l’obbligo imposto ai militari gay e lesbiche di tenere nascosto il proprio orientamento sessuale pena la radiazione dalle forze armate. “L’unica legge in America che chiede ai cittadini di essere disonesti e che prevede il licenziamento per chi invece dice la verità”, secondo l’efficace definizione del deputato democratico Jared Polis, è stata abolita dalla camera dei rappresentanti il 15 dicembre. Lo scoglio vero era però il senato, dove solo pochi giorni prima non era stata raggiunta la maggioranza di 60 voti necessaria a legalizzare subito il coming out in uniforme. Proprio questa battuta d’arresto aveva indotto al pessimismo sulla possibilità di chiudere la partita entro la fine dell’anno, prima cioè che il senato tornasse a riunirsi nella nuova composizione uscita dalle elezioni di medio termine che hanno attribuito più forza alla destra repubblicana, favorevole al mantenimento dell’ipocrita politica del don’t ask don’t tell. Nel momento del massimo sconforto il presidente Obama ha lanciato un estremo appello a riesaminare la questione ed è stato ascoltato: la camera ha partorito un nuovo testo, approvandolo a tambur battente, e il 18 dicembre anche il senato ha capitolato con una storica votazione finita 65 a 31. Con i democratici compatti si sono schierati alla fine anche otto senatori repubblicani, con grande delusione dell’ex candidato repubblicano alla Casa Bianca John McCain, a parere del quale la fine della discriminazione nei confronti degli omosessuali nell’esercito è una jattura che rischia di compromettere l’efficienza della macchina bellica americana. La stessa opinione è stata espressa dall’ala più retriva degli alti gradi militari, ma il Pentagono, dati alla mano, ha fatto sapere che al 92% degli uomini e delle donne effettivamente schierati sul campo (e perfino all’84% dei machissimi marines) non importa un bel niente dell’orientamento sessuale dei commilitoni. Come è stato notato con un simpatico gioco di parole, You don’t have to be straight to shoot straight (non hai bisogno di essere etero per sparare diritto). La fine della segregazione di gay e lesbiche nelle forze armate è un successo che ci voleva per il presidente Obama, che in campagna elettorale aveva fatto tante promesse alla comunità glbt e a metà mandato non ne aveva in pratica mantenuta nemmeno una. Lui, incassando la vittoria, ha celebrato “uno storico passo in avanti verso la fine di una politica che mina la nostra sicurezza nazionale e viola gli ideali che i nostri uomini e le nostre donne in uniforme difendono”. La regola del don’t ask don’t tell era stata introdotta nel 1993 come compromesso rispetto alla precedente prassi di escludere a priori gli omosessuali dalle forze armate. Nei 17 anni in cui è stata operativa 13.000 soldati e ufficiali gay e lesbiche sono stati espulsi perché non erano riusciti a nascondersi abbastanza bene. Uccelli al mercurio La storia non mancherà sicuramente di riconoscere al professor Peter Frederick dell’Università della Florida il merito di aver scoperto il nesso tra tassi di mercurio presenti nell’ambiente e omosessualità maschile negli ibis (uccelli trampolieri che nidificano abitualmente in Florida). Il punto di partenza della ricerca è la constatazione che negli anni ’80 il calo dei livelli di mercurio nel parco nazionale delle Everglades fece aumentare la popolazione degli ibis. Così un’equipe di studiosi capitanata da Frederick e dal collega dello Sri Lanka Nilmini Jayasena, ha preso quaranta infelici uccelli di entrambi i sessi e li ha messi per tre anni a dieta con differenti e infinitesimali (per loro parziale fortuna) quantità di mercurio nel menù. Al termine di questo periodo gli scienziati hanno osservato che il 55% degli ibis maschi che avevano ricevuto la dose di mercurio più alta avevano mollato le femmine per mettere su un nido tra loro, mentre ciò non era accaduto a quelli trattati con un dosaggio inferiore. Sul totale delle femmine invece la somministrazione del mercurio non aveva prodotto alcuna variazione di comportamento a prescindere dalle dosi. Le conclusioni di Frederick puntualizzano pure che ciò che vale per gli Ibis non vale per gli umani, che per l’accumulo di mercurio nell’organismo non diventano gay ma in compenso sviluppano l’Alzheimer, come sembrerebbe d’altra parte dimostrare indirettamente anche l’esperimento di cui sopra. gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 19 CRONACA ESTERO Sesso in Qatar Il presidente della FIFA Sepp Blatter (a fianco) è scivolato nelle scorse settimane su una battuta di spirito che non ha fatto ridere nessuno, a cominciare da lui. In una conferenza stampa convocata per presentare gli appuntamenti dei mondiali di calcio del 2018 in Russia e del 2022 in Qatar, ha risposto così a chi gli chiedeva se si fosse posto il problema della sicurezza dei tifosi glbt in Qatar, paese che punisce gli atti omosessuali con la galera e la frusta: “Direi che i gay dovrebbero astenersi da qualsiasi attività sessuale!”. Subito dopo ha cercato di metterci una pezza dicendosi sicuro che la grande fraternità calcistica impedirà qualsiasi discriminazione, ma ormai la frittata era fatta. Le proteste contro l’omofobica leggerezza del presidente Blatter (che a noi italiani può tanto ricordare quella di un altro signore con il nome che inizia per B.) si sono fatte sentire dai quattro angoli del pianeta, capitanate dall’ex campione di basket statunitense John Amaechi che oltre a rilasciare dichiarazioni di fuoco ha annunciato un esposto formale alla FIFA. Così Blatter è corso ai ripari scusandosi con la retorica di prammatica: “Se ho offeso qualcuno mi dispiace, non ne avevo l’intenzione e non sarà mai mia intenzione discriminare chicchessia, poiché questo è esattamente ciò contro cui si batte la FIFA”. Ciò detto, il prudente Blatter ha preferito non entrare nel merito del trattamento riservato agli omosessuali dalle leggi del Qatar o dei criteri che hanno indotto la FIFA a sceglierlo quale sede di un’edizione dei mondiali di calcio. Perciò la galera e la frusta restano e la FIFA non è tuttora in grado di garantire alcuna garanzia ai tifosi glbt (se non appunto il consiglio di astenersi dal sesso) né di dimostrare nei fatti il dichiarato no alle discriminazioni. L’eredità di Milk Guerra aperta a San Francisco sull’eredità spirituale e materiale di Harvey Milk (a sinistra nella foto), primo politico gay dichiarato eletto in un consiglio comunale d’America e assassinato poco dopo, nel 1978, da un omofobo psicopatico. Da vivo, Milk era proprietario di un negozio di fotografia in Castro Street, cuore del quartiere gay di San Francisco, e ora proprio in quello storico spazio che ai tempi era anche una centrale del movimento di liberazione gay vuole insediarsi la Human Right Campaign, vale a dire la più importante lobby per i diritti gay degli Stati Uniti. L’idea è quella di trasferire nel negozio che fu di Milk il centro informazioni/gift shop che la Hrc già gestisce a San Francisco. Ma contro questa ipotesi si sono schierati gli ex compagni di militanza di Harvey e l’ala più radicale del movimento glbt, secondo i quali la posizione moderata e incline ai compromessi della Hrc è un insulto alle ceneri del martire, che certamente si rivolterebbe nella tomba se non fosse stato cremato. “È uno sputo in faccia alla memoria di Harvey”, ha detto per esempio Clive Jones, che fu nei mitici Settanta uno dei più stretti collaboratori di Milk, mentre l’irriverente blogger Bill Browning l’ha messa giù così: “Quale sarà la prossima? Rimuovere il volto di Monna Lisa e rimpiazzarlo con il simbolo sorridente di Walmart?”. L’accusa è chiara: la Hrc, con il suo pragmatismo spregiudicato e le sue raccolte di fondi nei quartieri alti, rappresenta qualcosa contro cui Milk aveva combattuto anche aspramente, come ricorda anche il film biografico di Gus Van Sant premiato con due Oscar. Contestava ai leader che poi fondarono la Hrc la contiguità con il potere e la ricerca del potere per se stesso, a prescindere dai risultati. “Disprezzava quelle persone e loro disprezzavano lui”, ha dichiarato lo sceneggiatore del film Dustin Lance Black. Che adesso quindi la Hrc voglia appropriarsi della sua memoria vendendo le t-shirt con la sua faccia e addirittura nel negozio che fu suo, come attesta un’apposita lapide commemorativa, pare proprio uno scandalo. Meglio uno Starbucks, dicono i detrattori. Ma i promotori non demordono, anche se si dicono disposti ad accogliere qualunque suggerimento per migliorare il “tono ideale” dell’iniziativa. 20 gennaio 2011 · PRIDE PRIDEmarketcall PRIDE · gennaio 2011 16-12-2010 12:01 Pagina 1 21 ATTUALITÀ + CULTURA AMAZON ALLA CARICA Il più importante venditore mondiale di libri on line ha aperto una filiale italiana, lanciando un implicito guanto di sfida ai siti nostrani e alle librerie fisiche. Un’opportunità in più anche per il pubblico interessato alle tematiche glbt. TESTO — GIOVANNI DALL’ORTO · [email protected] In perfetto orario per i regali di natale è stato inaugurato Amazon.it. Un sito di vendite per corrispondenza destinato a cambiare anche in Italia, dopo averlo fatto nel resto del mondo, lo spazio disponibile alla cultura e alla letteratura glbt. La versione italiana parte in formato ridotto: nel titolo della home page promette infatti “elettronica, libri, musica, dvd e tanto altro”. Dove il “tanto altro” non è in realtà “moltissimo”, specie tenendo conto del fatto che negli Usa ormai Amazon vende anche padelle o ciabatte... Inoltre Amazon.it offre sì anche libri e cd esteri, ma a prezzi superiori a quelli che si otterrebbero acquistandoli all’estero, magari proprio su Amazon! Ciò detto, resta il fatto che Amazon non è un sito qualunque: negli anni ha infatti rivoluzionato il mercato per cui era nato, quello librario, e lo ha fatto nel bene e nel male. Il suo successo si basa su vari elementi. Innanzi tutto, Amazon agisce come un “grossista al dettaglio”. Le dimensioni le garantiscono sconti pari a quelli dei distributori, ma poi rivende non alle librerie bensì ai loro clienti. E sfruttandola la capacità di “disintermediare” che ha la Rete riduce clamorosamente i prezzi (negli Usa più che in Italia, dove la legge stabilisce limiti massimi agli sconti). Poi, Amazon è stata pioniera nel valorizzare la cosiddetta “coda lunga” su Internet, ovvero la capacità di generare reddito attraverso quelle centinaia di migliaia di titoli che trovano magari solo dieci lettori ciascuno, e che quindi nessuna libreria vuol più tenere. Però dieci clienti moltiplicati per 100.000 titoli “orfani” fanno un milione di copie vendute. L’editoria rivolta al pubblico lgbt, che ha sempre avuto il problema d’un mercato ristretto e quindi poco appetibile per i librai, ha uno sbocco in più su Amazon. Dove comprare il libro d’un minuscolo editore gay non è né più costoso né più complicato che acquistare l’ultimo super-besteller di una multinazionale editoriale. Oltre a ciò, Amazon è stato il primo sito commerciale a capire la rivoluzione dei “contenuti generati dagli utenti”. Gran parte dell’interesse del sito viene infatti dalle recensioni che 22 i lettori, gratuitamente, scrivono e inseriscono (nella versione italiana per ora ci sono solo le prime, ma è giusto questione di tempo). Gli editori hanno combattuto furiosamente questa innovazione: fino a che i recensori sono sempre quelli possono essere “comprati” o “sedotti”, ma quando ogni lettore può recensire, il gioco diventa impossibile (anche se le possibilità di abusi – autorecensioni estasiate o stroncature ingiuste – esistono, come alcuni scandali hanno mostrato). Viceversa, i lettori hanno apprezzato moltissimo queste recensioni. Per finire, Amazon.com ha speso molte energie nell’assistenza ai clienti. Almeno nelle versioni straniere, se scrivi rispondono, se un libro non arriva lo rimandano, se cambi idea puoi rendere la merce... Cose inaudite da noi. Ma non esistevano già librerie online in Italia? Sì. Però tutte con un problemino: le maggiori sono possedute da editori-librai, che hanno quindi un triplice conflitto d’interessi fra i ruoli di editore, libraio e gestore di sito. Ciò ha portato ad almeno quattro svantaggi. In primo luogo, questi siti non hanno mai voluto che i lettori recensissero, catalogassero o consigliassero libri, col rischio che magari glieli stroncassero. Ad Amazon non importa quali libri vengano stroncati e quali no: tanto li vende tutti, e se non è uno sarà l’altro. Agli editori, invece, importa eccome. Il risultato è che i lettori sono sciamati su aNobii.com (vedi Pride n. 134), il sito cinese le cui pagine in italiano formicolano di recensioni, mentre quelle in inglese (e in qualsiasi altra lingua) sono semideserte. In secondo luogo, la politica degli sconti per questi siti non ha senso, dato che il gioco sporco di Amazon è buttare fuori dal mercato le librerie fisiche, per prenderne il posto mentre questi siti sono tutti legati a librerie fisiche. In terzo luogo, l’assistenza ai clienti di questi siti, e parlo per esperienza, fa schifo. Anche qui prevale l’italianissima cultura da call center, con operatori (sotto)pagati per aggirare i problemi anziché per risolverli. Col risultato che l’Italia è il fanalino di coda in Europa per le vendite online. Infine, a differenza delle librerie, Amazon se ne frega dei dogmi culturali italiani e bada esclusivamente al profitto, calpestando le remore di editori e scrittori che non vogliono, che so, che un loro libro sia etichettato come “gay” perché “sarebbe ghettizzante”. Ho digitato la magica parolina “gay” nel motore di ricerca di Amazon. com ed ho avuto 96.756 risultati. Anche togliendo quelli in cui “Gay” è un cognome e quelli di difficile reperimento, restano decine di migliaia di titoli. Scusate se è poco. E se non bastasse, io lettore posso lasciare le mie etichette (tags) e i miei commenti per indirizzare i prossimi lettori. O addirittura creare liste di consigli di lettura su qualsiasi tema, per esempio: “Dieci libri sulla maternità lesbica”. Ma Amazon ha in ballo altre proposte. La prima è la stampa “on demand”, cioè su richiesta, in grado di produrre una copia d’un libro, rilegato e con copertina a colori, nel giro di pochi minuti e al prezzo di pochi euro. Questo servizio è agli albori, ma ha prospettive immense: per i piccoli editori, ma anche per gli autori, per i quali la tentazione di saltare editore e distributore diventa forte. La seconda è l’investimento sulla trasformazione del libro da prodotto fisico a entità digitale. Amazon ha investito molto sugli e-books, cercando di porsi come immenso “juke-box” dal quale scegliere di volta in volta il libro da scaricare istantaneamente. E nel quale non esisteranno più libri esauriti, non disponibili, fuori catalogo. Anche perché fra i servizi offerti da Amazon c’è anche un programma di affiliazione che consente ai privati di vendere libri usati o esauriti... Vedremo some sapranno controbattere i concorrenti. gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 23 24 gennaio 2011 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ BISEX AND THE CITY La formazione di un giovane “metrosessuale”, i suoi coming out, l’incontro con le realtà gay, la tv, il cinema, la letteratura in un romanzo di Sciltian Gastaldi che traccia con ironia una storia del costume italiano degli ultimi tre decenni del Novecento. TESTO — FRANCESCO GNERRE · [email protected] Sciltian Gastaldi, già autore del romanzo Angeli da un’ala soltanto, oltreché di saggi sulla cultura statunitense (Fuori i rossi da Hollywood e Assalto all’informazione), pubblica per Fazi Editore Tutta colpa di Miguel Bosé (pp. 400, euro 17,50). Un romanzo brioso e divertente, che racconta l’educazione sentimentale di un giovane “metrosessuale” dagli anni Settanta del Novecento, quando Miguel Bosé “sculettava gaio sull’onda di Super Superman”, al Worldpride di Roma del 2000. E narra al tempo stesso l’evoluzione del costume dell’Italia attraverso la musica, il cinema, la letteratura, le icone gay. Da qualche anno Sciltian Gastaldi vive in Canada e lavora all’Università di Toronto. Approfittiamo di un suo soggiorno in Italia per incontrarlo e confrontarci con lui sul suo libro e sulla sua determinazione a farsi promotore di una identità e di una cultura “metrosessuale” o bisessuale nel variegato universo glbtq. La tua scrittura è molto cambiata con gli anni e sei cambiato molto anche tu. Concordi? Sì, decisamente. Il fatto è che da cinque anni vivo in Canada, un paese dove si vive sereni, dove lavoro cinque ore a settimana e vengo pagato molto di più di quanto venissi pagato in Italia per lavorarne cinquanta. Questa serenità finanziaria, unita a quella psicologica, mi ha permesso forse di guardare un po’ dall’esterno la società italiana e di riderci sopra. Come è l’Italia vista dal Canada? Piccola piccola, periferica, molto eccentrica rispetto all’Occidente. È più una società che collega il Medio Oriente all’Europa che non una società europea e Roma appare più vicina a Teheran che a Londra. La popolazione glbtq in Canada ha ottenuto tutto: il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la possibilità di adottare, insomma non ha più niente da chiedere. È questa situazione che mi ha dato molta voglia di scrivere. Ho già pronto un altro romanzo, molto diverso da questo. Sto cercando di scrivere ogni volta un romanzo diverso. Ti confesso, anche se so che può sembrarti un po’ megalomane, che vorrei scrivere un romanzo per ogni genere letterario, un po’ come ha fatto Kubrick nel cinema. Il primo era un romanzo gay adolescenziale, questo è un romanzo di formazione oltre che una rivisitazione della cultura degli ultimi decenni. Il prossimo? Angeli da un’ala soltanto era un romanzo romantico, per adolescenti, molto lineare, molto semplice che è piaciuto a chi doveva piacere, soprattutto agli adolescenti, ma anche a tanti adulti. Era una storia d’amore intensa di due ragazzi che sono privi di sovrastrutture omofobiche. Con questo libro ho voluto cambiare registro e ho scritto un’altra storia, briosa, autoironica, alla Maupin se vuoi un nome, ma che ha come modelli anche il Tondelli di Altri libertini e di Pao Pao, i primi libri di David Leavitt o la leggerezza di Calvino. Volevo scrivere un romanzo che analizzasse la società sempre con le nostre lenti arcobaleno, che mettesse in scena un personaggio che non è gay e non è etero, una persona che sta un po’ nel mezzo, lo possiamo chiamare “metrosessuale” o bisessuale non importa, ma che comunque è parte della cultura glbtq. Il prossimo si chiamerà Anelli di fumo, è un romanzo sociale più difficile da scrivere (ci ho impiegato tre anni), è un PRIDE · gennaio 2011 libro più cupo che racconta la generazione che oggi ha tra i 35 e i 40 anni, una specie di Grande freddo degli anni Duemila. Qui c’è anche l’idea di rappresentare attraverso la famiglia del protagonista uno spaccato della società italiana: un padre generale ovviamente omofobo, una madre ex cantante un po’ svampita, un fratello neofascista, una sorella integralista cattolica…. Sì, certo. Il romanzo vuole essere anche una saga familiare, ma nella storia 25 ATTUALITÀ + CULTURA che racconto appare chiaro come la società italiana, invece di progredire, vada indietro. E questo viene detto in maniera esplicita quando il protagonista parla di Fini e Rutelli e aggiunge che si tratta di due persone che non hanno niente a che vedere con i due omonimi di oggi perché sono due persone diverse, o quando si parla del cilicio e il protagonista dice che negli anni Settanta e Ottanta quando erano tutti comunisti, nella sua famiglia c’era l’avanguardia della reazione, perché già all’epoca aveva un fratello fascista e una sorella integralista cattolica che usava il cilicio molto prima della Binetti. Si tratta ovviamente di una parodia del degrado italiano degli ultimi anni che si inserisce all’interno di un paese già conservatore. Non dimentichiamo che il nostro è il paese che è arrivato al divorzio nel 1974, circa un secolo dopo la Francia. Forse nel 2191 avremo i pacs o qualcosa di simile, chissà… Il protagonista insiste molto a non essere definito gay, ma “metrosessuale” o bisessuale. Perché questa insistenza? In Occidente il percorso del movimento che una volta si chiamava omosessuale è diventato sempre più un movimento di inclusione (delle lesbiche, dei bisessuali, dei transgender e di tutti quelli che sono discriminati sulla base di come appaiono, perfino degli etero un po’ effeminati che sembrano gay). Tutti vengono accolti nella sigla glbtq che è diventata il nuovo scudo del movimento omosessuale di un tempo. Ormai bisessuali, gay, lesbiche, transgender collaborano e ottengono risultati ovunque tranne che in Italia. Qui i bisessuali spesso sono considerati dei gay repressi, i transgender sono molte volte mal visti dagli stessi gay e sopravvivono ancora forme di separatismo lesbico... Così continuiamo a dividerci e la conseguenza è che non contiamo niente, mentre invece dobbiamo riconoscerci tra di noi ed essere fieri ognuno della propria specificità. Non per caso nelle ultime pagine del romanzo ho voluto rappresentare la variegata umanità rainbow del world gay pride fatta di persone diverse: i leather muscolosi, i travestiti con le parrucche verde pisello, i bisessuali in jeans e maglietta, tribadi camioniste con canotta, gay fashion-victim, omosessuali di mezza età, lesbiche dolly in tailleur, checche effeminate, 26 froci militanti e finocchie da aperitivo, transessuali con le tette finte e signori in giacca e cravatta, maschi dal capezzolo piersato e saffiche in gonna e camicetta, ecc. Quello che voglio dire in queste ultime pagine del romanzo è proprio questo: le persone diverse da te che però lottano con te, sono le tue persone, è la tua gente e tu sei parte di quella cultura lì. È con queste persone che devi combattere e la lotta la facciamo tutti insieme. A me pare ovvio che deI movimento glbtq facciano parte le lesbiche, i transgender, i bisessuali e quant’altro. È la superspecializzazione delle definizioni identitarie che mi lascia un po’ perplesso, mi sembra solo una questione nominalistica. Nella storia siamo stati chiamati o abbiamo scelto di chiamarci in vari modi, a prescindere dalla nostra frequentazione di persone dell’altro sesso, sodomiti, invertiti, omosessuali, gay. Oscar Wilde era padre di famiglia, come Gide, Umberto Saba e l’elenco potrebbe continuare. Non per questo parliamo di loro come di bisessuali. Se ora ci si vuole chiamare “metrosesuali” va bene, ma mi pare poco importante. Qualcuno potrebbe dire, citando la battuta di un noto film di Ozpetek: “Io sono all’antica, sono frocio”. Non sono d’accordo. Secondo me è importante chiarire. Il protagonista del romanzo è fiero di essere bisessuale, come i gay sono fieri di essere gay. È una forma di orgoglio di identità. Ciascuno nel suo campo è fiero di essere quello che è. All’inizio il protagonista dice di non essere né carne né pesce perché non ha ancora una identità che poi acquista attraverso i film, le musiche, le letture, le esperienze. E si tratta di un’identità bisessuale. I bisessuali sono in genere discreti, forse perché, a differenza dei gay, non hanno particolari rivendicazioni da portare avanti: una parte della loro vita è in armonia con le aspettative della società e in genere si sposano, hanno figli… Invece il protagonista del tuo romanzo non ha nessuna discrezione. Anzi, rivendica il suo essere metrosessuale o bisessuale in maniera plateale e se qualcuno gli dice che è gay si sente offeso tanto da far venire il sospetto che sia affetto da una forma di omofobia interiorizzata. Assolutamente no. Egli è solo fiero di essere quello che è. E per essere fieri è necessario mettere i puntini sulle “i”. Se qualcuno gli dice che è gay o che è etero, è ovvio che egli dica “no, non sono frocio e non sono etero, sono bisessuale”. O diversamente etero? Beh, quando il personaggio si esprime così si prende in giro da sé. Evidentemente quella è una frase che ha orecchiato e la utilizza per fare il suo coming out col padre, con la sorella o col fratello, ma è chiaro che si tratta di una forma di autoironia. Devi ammettere però che spesso è la pressione sociale a spingere molti gay a definirsi bisessuali, o no? Si, certo, lo so che ci sono tanti gay che dicono di essere bisessuali ancora nel 2010, come ai tempi di Oscar Wilde. Detto ciò però non dimentichiamo che in tutto l’Occidente, là dove non ti impiccano se sei gay, esistono persone genuinamente bisessuali e quando si innamorano di una donna – parliamo di uomini – non lo fanno per convenzione. Questa è la differenza: i veri bisessuali sono questi, non degli omosessuali repressi. Insomma quello che molti gay non ammettono è che ci sono persone genuinamente e naturalmente bisessuali. Io, per esempio, sono bisessuale. Ora sto con una donna e sono monogamo e fedele. Nella pratica sarei quindi etero, ma non dico di essere etero, perché sono bisessuale. Se questa mia storia dovesse finire, potrei innamorarmi di un uomo. Il fatto è che non ci sono articoli, non ci sono libri sui bisessuali. Invece questo mio romanzo (e penso anche gli altri che scriverò) ha per protagonista un bisessuale, anche perché di letteratura gay ce n’è tanta, di letteratura etero pure, la letteratura bisessuale non c’è ancora, anche se non sono mancati, credo, scrittori bisessuali, pensa a Sibilla Aleramo. Devi ammettere che se la distinzione tra omosessuale e bisessuale è difficile oggi, lo è ancora di più per i decenni passati, quando la pressione sociale era molto più forte… Si, certo, ma probabilmente fra 50 anni, quando questo tema sarà meno scottante, saremo in grado come critici – non io e te e nemmeno i nostri lettori, ma quelli che verranno – di dire che in Italia ci sono stati scrittori eterosessuali, scrittori omosessuali e scrittori bisessuali. Io, se si farà una distinzione degli scrittori in base all’orientamento sessuale, non voglio passare per scrittore etero, nè per scrittore gay, ma vorrei essere ricordato come scrittore bisessuale. Un’ultima domanda sul titolo del tuo romanzo: Miguel Bosé, ha saputo di questo libro? Sì, lo ha letto e pare che gli sia piaciuto. Mi è stato detto che si è molto divertito. gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 27 ATTUALITÀ + CULTURA DARIO IL TEMERARIO Dario Gay, una delle figure più militanti (in senso glbt) del nostro panorama musicale, esce con un doppio cd in cui ricapitola la propria avventura artistica con la collaborazione di molti e famosi compagni di strada. Da Enrico Ruggeri a Milva e Rita Pavone. TESTO — ROBERTO CANGIOLI · [email protected] In un momento in cui il mercato discografico è in profonda crisi, c’è chi va contro corrente, pubblicando un’opera complessa e articolata che richiede temerarietà: “È vero, ci vuole coraggio! Tuttavia, proprio perché sembra che oggi non vi siano più regole, vale tutto e il contrario di tutto, tanto vale realizzare un prodotto di cui andare fieri, che soddisfi le nostre orecchie infischiandocene dello show business”. Ora che si è guadagnato la propria libertà intellettuale e umana, Dario Gay non ha più la necessità di nascondersi dietro un falso cognome come aveva dovuto fare all’inizio della carriera per timore di essere classificato come omosessuale, e ha la possibilità di proporsi per quello che è, che piaccia o no. Dall’ultimo disco in studio sono passati un po’ di anni; così, spinto anche dall’esigenza di fare ordine nella sua discografia costellata di singoli che se pur soddisfacenti sono sempre rimasti un po’ di nicchia, ecco la necessità di riassumere tanto lavoro in un progetto più ampio da distribuire nei negozi, una sorta di viaggio musicale in cui il cantautore è attorniato da una miriade di amici vecchi e nuovi. In Ognuno ha tanta storia (titolo dedicato a Gabriella Ferri) ce ne sono 28 davvero tanti: dall’amica di sempre, Rita Pavone, che per prima credette in lui scoprendolo ne il Talentiere – e che in quest’album esce dal suo silenzio artistico per lanciarsi in una nuova sorprendente versione rock di Domani è primavera (sigla ufficiale del pride glbt nazionale del 2001) – fino a personaggi vicini ideologicamente all’autore, come ad esempio Vladimir Luxuria, con cui omaggia Mia Martini in una spensierata Tutti uguali. Lavorare con così tante persone potrebbe significare scendere a compromessi, tuttavia Dario sottolinea: “Tutti gli artisti che hanno collaborato al disco e tutti gli addetti ai lavori hanno dimostrato un ottimo livello professionale e si sono trovati molto in sintonia con me. La mia omosessualità è una componente assolutamente irrilevante nei miei rapporti con queste persone, quanto la loro sessualità. Viviamo rapporti molto sereni basati sullo scambio emotivo e artistico”. Quest’intesa si respira mano a mano che il disco viene letto e ascoltato come una sorta di audiolibro in cui ogni canzone racconta una storia particolare, molte delle quali gettano uno sguardo sulle differenze di orientamento e di genere e rappresentano motivo di denuncia per un’omofobia mai sopita, a partire dalla più famosa Ti sposerò: “È il brano più propositivo rispetto al discorso. È una canzone d’amore con un testo semplice e diretto; eppure una discografica, ascoltandola, ne rifiutò a suo tempo la pubblicazione, definendola troppo ‘politica’, come se cantare l’amore tra due uomini debba per forza essere un discorso politico”. Oggettivamente risulta difficile individuare un brano più “sentito” degli altri tra i 27 presenti nei due cd, a partire da quelli interpretati con gli amici di sempre, come Enrico Ruggeri (Il viaggiatore, presente anche come un divertente video sul dvd), Viola Valentino, Andrea Mirò, Milva, Aida Cooper, solo per citarne alcuni. Ma se dovessimo segnalare quello che getta un seme sulla speranza di un futuro migliore, sceglieremmo Le nuvole, presentato all’Europride-Songcontest di Colonia nel 2002 insieme a La Cristiana e qui cantato in duetto con Stefania La Fauci: “Questo testo racconta il dramma, purtroppo ancora molto diffuso, vissuto da un ragazzo rifiutato dalla famiglia perché omosessuale. La storia di tanti, persino di un mio amico carissimo trovatosi in mezzo alla strada a soli 16 anni perché i suoi genitori si vergognavano di lui. Si è rappacificato con la famiglia lo scorso Natale, all’età di 35 anni”. Certo, se altri cantanti italiani seguissero l’esempio di Dario, forse qualche ragazzo affronterebbe la realtà con maggiore coraggio e verrebbe accettato per quello che è: “Molti colleghi, risaputamente gay, continuano non solo a negare di esserlo (cosa peraltro legittima, per carità!), ma addirittura a tentare di spacciarsi per eterosessuali... Ecco, io penso che perlomeno sarebbe più rispettoso non parlarne del tutto. I giovani che seguono i cantanti spesso ne seguono l’esempio. Nascondersi come se essere gay fosse un peccato mortale è altamente diseducativo per i fan; d’altra parte gli input arrivano continuamente da molto più in alto, tra leggi che non vengono mai approvate e battute dozzinali da osteria di vecchia tradizione, che non fanno altro che ‘legittimare’ omofobia e bullismo”. gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 29 Premio tesi di laurea a tematica lesbica, gay, trans e queer scadenza: 31 gennaio 2011 Il C.I.G Arcigay Milano Onlus, con l’obiettivo di incoraggiare lo studio e la ricerca su tematiche quali il genere, le differenze di genere e l’orientamento sessuale, bandisce due premi del valore di 2500€ ciascuno a due tesi di laurea magistrale discusse nel 2010 che tratteranno argomenti di interesse lesbico, gay, transessuale, transgender e queer. Possono partecipare tutti i laureati nel 2010 senza distinzione d’età, identità di genere e orientamento sessuale che abbiano discusso la loro tesi in una università italiana. Il termine per la partecipazione al concorso è fissato al 31 gennaio 2011. Arcigay Milano, a seguito della raccolta degli elaborati, secondo quanto stabilito dal regolamento, nominerà la commissione di valutazione. Comitato Provinciale di Milano 30 Per il regolamento completo del bando e ulteriori informazioni visita: www.arcigaymilano.org La Segreteria del C.I.G (Via Bezzecca 3, 20135 Milano) è aperta dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 20. [email protected] - tel 02.5412 22 25 gennaio 2011 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ UNA VITA IN DRAG Testimone di un’epoca irripetibile, militante nei primi movimenti per i diritti civili, attore shakespeariano e performer en travesti, Bette Bourne racconta la sua vita straordinaria in uno spettacolo ideato da Mark Ravenhill: un tuffo nel passato con l’occhio sul presente. TESTO — MARIO CERVIO GUALERSI · [email protected] Chi mai direbbe che l’elegante e matura signora intenta a sfogliare il suo album di famiglia è una delle più celebri drag queen della scena angloamericana? Bette Bourne (all’anagrafe Peter) ha attraversato impavida mezzo secolo di storia del movimento gay e ce lo racconta in A Life in 3 Acts, biografia-spettacolo scritta a quattro mani con Mark Ravenhill, drammaturgo e regista noto in Italia soprattutto per Shopping and Fucking. Mark aveva pensato subito a lei per la regina Vittoria in Ripper, il suo ultimo lavoro ispirato a Jack lo Squartatore, ricordandola nei panni della balia in Romeo e Giulietta e in quelli di Lady Bracknell nell’Importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde. La carriera di Bette, dopo gli studi alla Central School of Speech and Drama era iniziata negli anni Cinquanta in teatro e televisione e aveva raggiunto l’apice nel 1969 quando recitava per la Royal Shakespeare Company accanto a Ian McKellen nell’Edoardo II di Marlowe e nel Riccardo II di Shakespeare. Pochi mesi più tardi nella sua vita entrò d’improvviso il Gay Liberation Front per il quale non esitò a abbandonare le scene diventando un militante e decidendo di trasferirsi in una comune: in parallelo ci fu la folgorazione per il drag con conseguente nuovo nome al femminile. Nonostante non calcasse più il palcoscenico, la teatralità certo non mancava in quell’unico e irripetibile periodo nella Londra degli anni Settanta, ma il ritorno alla scena vera e propria Bette lo fece nel ’76 aggregandosi alle Hot Peaches, gruppo di drag queen americane in tournée in Europa, con cui si esibì in Inghilterra, Germania e Olanda. Quando la compagnia fece ritorno in patria, su quel modello Bette decise di fondarne una propria, battezzandola Bloolips, forte del sodalizio artistico con John Taylor che scriveva testi satirici ricchi di erotismo come The Ugly Duckling (Il brutto anatroccolo) e Lust in Space (Lussuria nello spazio), accolta trionfalmente anche nell’off Broadway a New York. Bette si divideva ormai tra Londra e gli Stati Uniti e qui fu testimone dell’inizio e dei disastri causati dall’insorgere dell’Aids. Tornata a casa, è stata protagonista di due acclamate produzioni del regista Neil Bartlett e si è guadagnata un premio della critica per Il vortice di Noel Coward, alternando la recitazione in drag a quella in abiti maschili. A Ravenhill la conoscenza di Bette ha fatto PRIDE · gennaio 2011 scoprire un immenso patrimonio di ricordi e testimonianze private e pubbliche, tanto da farlo decidere di usarle per una breve performance alla Vauxhall Tavern di Londra, poi ampliata e diventata una pièce suddivisa in tre parti che ha debuttato nel 2009 al festival di Edimburgo, vincendo il primo premio nella sezione Fringe. In A Life in 3 Acts Bette, fasciata in austero tailleur nero (anche se adora le audaci stravaganze della stilista Vivienne Westwood) ci fa partecipi di una straordinaria esistenza (ha compiuto 71 anni) col supporto di un leggio e splendide immagini in bianco e nero che illustrano la sua storia, dall’infanzia in famiglia alla militanza gay, l’amore per il compagno Rex e gli amici scomparsi. Dopo le repliche a Torino, Bette è in scena alla Tosse di Genova dove la incontriamo: cercheremo di mettere ordine nel flusso di aneddoti, battute e riflessioni a ruota libera che ci ha regalato. Cominciamo dal percorso che ti ha portato a diventare una drag queen... La prima fascinazione per il drag l’ho avuta a 11 anni. In una recita scolastica dovevo interpretare, insieme a un compagno, una coppia di coniugi. Io facevo l’uomo e Hugh la donna, con una terribile vecchia parrucca e un grembiule prestato dalla mamma: era però talmente maschio, bello e muscoloso che la mia prima reazione fu di mettermi a ridere come un matto. Poi, visto il piacere che gli leggevo in faccia e l’impatto travolgente sul pubblico, inconsciamente cominciai a rendermi conto del potere che il travestirsi può esercitare. A quell’età avevo già cominciato a fare giochi erotici con i ragazzi nei bagni, quelli più carini, ovviamente. I partecipanti al corso di scritture sacre ci stavano quasi tutti: si rimorchiava senza possibilità di sbagliare. Un paio d’anni dopo mi capitò una cosa strana. Un coetaneo da cui ero molto attratto mi diede appuntamento alla toilette: quando aprii la porta e lo vidi con indosso calze da donna, giarrettiere e reggiseno, fuggii 31 ATTUALITÀ + CULTURA Bette Bourne come Quentin Crisp in Resident Alien orrificato. Mi resi conto che mi piacevano i maschi e non i travestiti. Dunque la svolta decisiva si è registrata più avanti... È accaduta poco dopo il mio arruolamento nel Gay Liberation Front nel 1970. Un gruppo di militanti americani erano arrivati a Londra e avevano messo un avviso alla London School of Economics. Tutto cominciò così. Rex, il mio fidanzato australiano, studente d’arte, mi aveva raccontato di essere stato a una riunione. Spinto dalla curiosità, ci arrivai vestito come Che Guevara con relativa barba e mi resi presto conto che l’atmosfera che si respirava era molto diversa da quella delle chiacchiere tra finocchi dove il tema obbligato erano le misure dell’ultimo tipo con cui si era scopato. In pochissimo tempo in me si operò una trasformazione profonda: presi coscienza di quanto la società eterosessuale mi avesse fregato, impedendomi di affermare apertamente la mia sessualità in pubblico e sul lavoro, il mio desiderio di amare un altro uomo. Sentivo crescere in me una grande rabbia che doveva tracimare. Presi parte a tutte le marce organizzate a Londra, entrai nel comitato direttivo del Gay Liberation Front (in pochi mesi eravamo diventati 300.000) e decisi di lasciare il teatro. Cominciò anche la mia trasformazione fisica: capelli molto più lunghi, via la barba, l’aspetto virile si attenuava sotto il make up e infine il grande salto, un abito scarlatto anni Trenta, una mantellina vittoriana e tacchi a spillo per andare a una manifestazione. Da quel momento sono diventata Bette e ho cominciato a capire cosa prova una donna a girare sola per la strada. Che ricordi hai dell’esperienza nella comune dove hai vissuto? Un periodo folle e bellissimo, come vivere in mezzo a una fiaba. Eravamo 9 uomini, quasi tutti in drag, 3 donne e un paio di bambini e occupammo uno studio cinematografico dismesso. C’era una quantità incredibile di vestiti e trucchi e cambiavamo il nostro look più volte al giorno. Sentivamo la Callas, ci torturavamo in lunghe sedute di autocoscienza, fumavamo erba e ci facevamo di acido, senza pensare al futuro. Una mattina mentre dormivamo ancora ci fu l’irruzione della polizia. Otto giovani agenti ci buttarono giù dal letto: eravamo tutti nudi e qualcuno stava avendo un’erezione. Non trovarono nulla e se ne andarono. Le cose cominciarono a cambiare in peggio quando in casa cominciò a circolare l’eroina con relativi spacciatori. Alcuni di noi ne divennero preda e ci lasciarono la vita. Non era per me e capii che quell’avventura era finita. Ma ne cominciava un’altra insieme alle Hot Peaches... Tre gay e due lesbiche capitanati da Jimmy Camicia. Andai a vedere il loro 32 show e fu un colpo di fulmine: le parole delle canzoni e degli sketch avevano per tema l’essere omo oppure drag queen con tutte le sfumature possibili, tipo fare coming out in famiglia. Mi dissero che un’attrice lasciava il gruppo, offrendomi di sostituirla. Accettai senza esitazione e fu un anno fantastico. Come quelli successivi con le Bloolips? Era la mia compagnia e non mi aspettavo tutto quel successo, anche in America. A New York conobbi Quentin Crisp (massima icona gay nella Gran Bretagna degli anni Settanta ndr) e nacque una bella amicizia. Dopo la sua morte nel 1999 a 91 anni, creai uno spettacolo dedicato a lui. Erano anche gli anni dell’epidemia di Aids. Avevo cominciato a scrivere i nomi degli amici e conoscenti morti, alcuni giovanissimi, e sono arrivato a contarne oltre cento. C’era molta tristezza in giro e ti sentivi dire in faccia che il tuo interlocutore stava morendo. Ma non ne vorrei parlare perché mi causa ancora troppo dolore. Ci sono molti spettatori giovani che vengono a vedere il tuo show: quale messaggio pensi di rivolgere loro? Quello che sorprende il pubblico più giovane è che gli omosessuali sono saggi e hanno una storia cominciata non nel 1970 ma migliaia di anni fa. Ricordi l’imperatore Adriano? Era gay, era italiano e amava Antinoo, un bellissimo ragazzo: ho fatto uno spettacolo su loro due. Le giovani generazioni devono sapere che abbiamo una lunghissima storia alle spalle e una altrettanto lunga davanti a noi. Come vedi la condizione delle persone glbt oggi in Gran Bretagna? Le cose sono molto migliorate, c’è più consapevolezza anche grazie ai media, ad esempio con la presenza di personaggi gay nelle fiction di maggior successo. Ma sono passi in avanti molto lenti. Persino a Londra ci sono ancora violenze, aggressioni e c’è stato un omicidio a Trafalgar Square circa un mese fa. Quando esco in drag anche a Notting Hill, il quartiere dove abito da sempre, talvolta vengo pesantemente insultata. Gli stessi ambulanti di Portobello che mi salutano e fanno conversazione con me, quando li incontro con i figli fingono di non conoscermi. Cosa ci dici della tua quotidianità? Ma io non ho una vita di tutti i giorni! Nel momento stesso in cui esco dalla porta di casa sono in palcoscenico, truccata e ben pettinata. Non come Camilla, con quell’orribile taglio di capelli. L’hai vista nella Rolls, bersagliata dalle uova? Ha voluto mettersi nelle scarpe di Diana e si è beccata la vernice… gennaio 2011 · PRIDE Photo: Ilario Botti - Artwork: Marco Contini c/o BORGO DEL TEMPO PERSO via F. Massimo, 36 - MILANO - MM3 Porto di Mare Comitato Provinciale Arcigay Milano C.I.G. - Centro di iniziativa Gay Tel. 02.54.12.22.25 www.arcigaymilano.org 08 nel 1937 nasce a Cardiff nel Galles la cantante SHIRLEY BASSEY 13 nel 1998 in segno di protesta contro l’omofobia vaticana si appicca il fuoco in Piazza San Pietro ALFREDO ORMANDO: morirà il 23 gennaio 18 nel 2004 viene trasmesso negli USA l’episodio pilota della serie TV THE L WORLD; arriverà in Italia il 2 ottobre 2005 25 nel 1882 nasce a Londra VIRGINIA WOOLF; morirà il 28 marzo 1941 27 giornata della memoria 31 nel 1942 nasce a Northwood il regista DEREK JARMAN; morirà il 19 febbraio 1994 PRIDE · gennaio 2011 33 ATTUALITÀ + CULTURA I RAGAZZI DI DRONIO Dai primi fumetti con Kappa Edizioni ai personaggi Marvel, passando per i lavori a tema gay in coppia col fidanzato Marco: abbiamo intervistato il fumettista bolognese Jacopo Camagni, autore della copertina di Pride di questo mese. TESTO — MASSIMO BASILI · [email protected] Quando gli abbiamo proposto di realizzare una copertina per Pride ci ha risposto con entusiasmo. Dopo pochi giorni ci ha mandato qualche bozzetto, e in quello preferito da lui in piena sintonia con la redazione ha racchiuso il suo immaginario: la passione per la cultura nipponica, per le atmosfere soffuse delle ambientazioni, per l’ironia sottile, per il romanticismo pop. E per gli uomini sexy un po’ beffardi, dall’erotismo mai sguaiato. “L’estate scorsa sono stato in Giappone”, racconta. “Sognavo di fare il bagno dove le scimmie rimangono in ammollo nelle fonti termali, ma non ci sono riuscito, così ho deciso di utilizzare quella cornice per una copertina invernale un po’ atipica”. 34 Jacopo Camagni ha 33 anni, è nato e vive a Bologna e lì ha fondato col fidanzato Marco Felicioni lo studio Dronio (dronio.com), condiviso col fratello di lui, Andrea, e con l’illustratore e colorista Fabio Barboni. Insieme producono fumetti per ragazzi, illustrazioni e immagini pubblicitarie. L’autore s’è fatto le ossa collaborando per più di un decennio con Kappa Edizioni, la casa editrice bolognese ben nota ai lettori di Pride per i suoi numerosi fumetti a tema gay, tra i quali le serie Take Away e Le Amiche Giuste, disegnate da Jacopo su sceneggiature di Massimiliano De Giovanni. Camagni è gay dichiarato da sempre e porta avanti con successo la sua produzione di fumetti mainstream – pubblicati anche in Francia (per Soleil) e negli Stati Uniti (per Marvel Comics) – accanto a quella più marcatamente omosessuale. I suoi lavori a tema gay sono arrivati persino a Hollywood, esposti in una mostra collettiva nel 2007 al fianco di maestri del settore come Glen Hanson e Patrick Fillion. A breve sarà possibile acquistare dal suo sito una raccolta delle illustrazioni omoerotiche realizzate dal ’98 a oggi, dal titolo Dronio - Maneater. “La mia attività di ‘illustratore gay’ è nata come sfogo: disegnando tutto il giorno storie per ragazzi ho capito che avevo bisogno di ritagliarmi uno spazio tutto mio, dove far maturare le mie fantasie. Così ho cominciato a lavorare su progetti personali come la serie True, dove, insieme a Marco, ho cercato di esprimere un mio personale punto di vista sulle dinamiche della vita omosessuale contemporanea. Non affronto temi esplicitamente sessuali ma mi interessa raccontare altro: trovo molto più eccitante il contesto o la tensione erotica presenti nel momento che precede un rapporto, piuttosto che quello che, meccanicamente, avviene durante. Senza contare che nel campo del fumetto per ragazzi difficilmente accetterebbero un disegnatore che fa anche materiale pornografico”. Durante i tuoi inizi a fumetti con Kappa hai trovato un ambiente piuttosto libero, dal punto di vista della visibilità. Questo ha influito, sul tuo lavoro? Ha indubbiamente contribuito a fare di me quello che sono oggi, ma è stata un’influenza reciproca. Al mio arrivo l’ambiente non era dei più friendly, poi le cose sono cominciate a migliorare dopo il mio coming out in redazione. Ricordo che fui il primo a dichiararmi apertamente, portando il mio ragazzo alle feste o alle inaugurazioni e presentandolo come tale. Per fortuna la redazione era piena di persone intelligenti: il clima generale diventò talmente rilassato da portare altre persone a uscire allo scoperto. Come sono nate le storie gay pubblicate con Kappa Edizioni? Take Away nacque dalla passione mia e di Massimiliano De Giovanni per i film di Wong Kar Wai, soprattutto Happy Together. Decidemmo di creare una storia che racchiudesse le atmosfere dei suoi film e al tempo stesso raccontasse una vicenda gay non banale. La storia delle Amiche Giuste invece è totalmente diversa. Stavamo tornando a Bologna in macchina, era successo un evento molto brutto per entrambi; cominciammo a parlare di fumetti e serie animate e, ridendo, fantasticammo su un’improbabile serie a tematica glbt che coniugasse lo stile grafico di certi cartoni americani di Cartoon Network con situazioni divertenti e battute al vetriolo. Nacquero cosi, probabilmente come gennaio 2011 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ Foto: Marco Felicioni reazione lenitiva a una giornata troppo triste. Raccontaci del sodalizio professionale con Marco. Com’è, lavorare con uno sceneggiatore che è anche il tuo ragazzo? Marco l’ho conosciuto otto anni fa al Cassero di Bologna, dove lavoravo come barista e nel contempo come illustratore di flyer e riviste della vecchia e storica sede di Porta Saragozza; lui aveva 21 anni. È di certo la persona con la quale, a oggi, ho diviso più tempo, intimità, pensieri, paure, gioie: abbiamo avuto modo di evolverci insieme, influenzandoci a vicenda. Diciamo pure che la ragione principale che ha fatto scoccare la scintilla tra noi è stata sicuramente la voglia di entrambi di raccontare storie, lasciare un segno nell’immaginazione delle persone. Da ciò viene che la vita privata e quella lavorativa diventino una cosa sola. Le storie a fumetti di solito nascono da un’idea buttata lì con la formula “immagina se…”, poi la sviluppiamo assieme, in macchina o sul divano di casa. A quel punto il lavoro si divide: Marco si occupa di scrivere la trama generale e di svilupparla, mentre io mi dedico al disegno dei personaggi e degli ambienti. Una volta completata, la sceneggiatura arriva a me per essere disegnata. Alla Marvel ti hanno imposto limiti particolari, su quello che puoi disegnare? Lavoro per lo più su testate per ragazzi e, anche se il mio sceneggiatore americano e il mio editor sanno della mia omosessualità, non ho alcun problema con loro. Anzi, sembra quasi che lo sceneggiatore mi affidi apposta storie con situazioni al limite dell’omoerotico, del tipo: Capitan America e Iron Man senza costume, sudati, giocano a basket in una sequenza con continui placcaggi reciproci... Purtroppo non ho ancora avuto l’occasione di cimentarmi con personaggi espressamente gay come Wiccan o Hulkling (v. Pride n. 119, marzo 2009, ndr), allora mi limito a infilare tra le tavole un po’ di sano erotismo. Un giorno magari riceverò la mail di un non più giovane ragazzetto americano che mi ringrazierà per il pelo delle ascelle disegnato a Wolverine, dicendomi che l’ha aiutato a passare certi momenti di solitudine della sua pubertà. Dopotutto, in Italia mi succede ancora di ricevere messaggi simili per Take Away. PRIDE · gennaio 2011 Conosci il panorama del fumetto gay italiano e internazionale? Esiste un panorama italiano di fumetto gay? Non me n’ero accorto… Invece, ho moltissimi amici tra le fila degli illustratori gay esteri. Il problema è che loro riescono a pubblicare solo ed esclusivamente se il materiale ha contenuti hard. Mi piacerebbe poter raccontare storie dove l’omosessualità venga vissuta con normalità, dove non sia necessariamente il perno narrativo. Mi piacerebbe che fosse semplicemente parte del contesto naturale nel quale la storia è ambientata, al pari del cane che fa bau o dell’acqua che fa plic plic. E della situazione politica e sociale italiana, a proposito dei diritti omosessuali, cosa pensi? Credo seriamente che in Italia la situazione sia grave. Non solo non vedo un miglioramento nelle politiche sociali, ma c’è anche una colpevole erosione di tutti i traguardi raggiunti nei decenni passati da persone come Marcella Di Folco o Stefano Casagrande, giusto per citare due militanti bolognesi storici che ho conosciuto e ammirato di persona. I giovani gay godono dell’attivismo riflesso delle generazioni che li hanno preceduti senza conoscere realmente il valore di quello che hanno e che rischiano di perdere. Starnazzano tra divertimenti monoporzione nel loro bel localino fashion, del tutto ignari del fatto che una volta fosse fulcro di idee, movimenti, iniziative e rivoluzioni. Così facendo, lasciano avanzare le orde omofobe in continua crescita, senza nemmeno rendersene conto. Il nostro paese è indietro decenni rispetto alla maggioranza dei paesi europei. Con questo non dico che si debba aspettare: il cambiamento è dietro l’angolo, sta solo a noi dimostrare che con un po’ di coraggio si può fare. Se non siamo noi i primi a viverci con orgoglio e tranquillità, al lavoro, in pizzeria o al supermercato, nulla potrà mai cambiare. Non possiamo aspettare o pretendere che siano gli altri a fare la prima mossa. Bisogna educare le persone, quindi ditelo, che siete gay: se vi conoscono, i vostri colleghi e amici capiranno che non sarete diversi dal giorno prima. Hai in cantiere qualche fumetto a tema gay, magari da realizzare in coppia con Marco? Ne abbiamo almeno due: una storia corale alla Ozpetek ambientata in Italia e per un mercato underground, con una coppia gay a far da perno a schiere di personaggi e vicende parallele; e una serie per il grande pubblico che stiamo preparando insieme per un grosso editore, sarà una storia on the road a base di sangue, esoterismo e mitologia, a zonzo per gli Usa e il Canada. Avrà tre ragazzi per protagonisti, uno dei quali bisessuale. Che rapporto hai con la tua città? È ancora un posto dove è più facile vivere, per chi fa un lavoro artistico – e per chi è gay – rispetto al resto d’Italia? La amo e la odio a giorni alterni. Il problema vero è che Bologna, negli ultimi anni, pur essendo ancora una delle migliori realtà italiane, patisce un impoverimento culturale disarmante, anche dal punto di vista glbt. Sto seriamente pensando di trasferirmi all’estero, in qualche bella città cosmopolita dove non sia costretto a sentirmi uno straniero in patria. 35 Servizio di intermediazione camere GayLoveSpirit tieni insieme Sesso e Spiritualità per esempio Berlino da 19,- € e per persona/nott Finalmente Gay Love Spirit anche in Italia! Trova te stesso, ama te stesso: 11-13 Febbraio 2011 a Milano www.gaylovespirit.it www.ebab.com · Call +49-30-236 236 10 36 disponibilità di sedute individuali prenotando anticipatamente per informazioni: [email protected] – 3312196969 (Pietro) gennaio 2011 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ AUSSIE TOUR Melbourne, Sydney e la Tasmania: il viaggio in Australia di un dj con il cuore spezzato. Spiagge, surfisti, attrazioni turistiche à gogo, locali e serate forse non servono a dimenticare. Ma di certo aiutano. TESTO + FOTOGRAFIE — FRANCESCO BELAIS · [email protected] 01 Devo ammettere che stavolta sono partito con una piccola pena nel cuore. La causa è stata una di quelle curve sull’impervia strada dei sentimenti, presa a una velocità troppo elevata, senza nemmeno scalare la marcia. E un bell’albero proprio lì, pronto ad accogliere il mio inevitabile schianto. Ebbene, quale miglior posto dell’Australia, posta letteralmente in culo al mondo, per andare a rifugiarsi in una situazione così? Aggiungiamo poi che qui è inverno, fa freddo e piove, mentre là è estate. Che c’è il mare, con le onde, e orde di surfisti bonissimi, seppur spesso irrimediabilmente etero, il cui loro semplice mirar il tuo cor rallegra. Be’, i bagagli e il biglietto aereo si fanno in un nanosecondo e affanculo tutto il resto. Sorvoliamo su cosa mettere in valigia, siete già PRIDE · gennaio 2011 espertissimi da soli su quanto vi sia necessario. Posso dirvi che io amo partire con poche cose, un po’ per viaggiare leggero e un po’ per aver spazio per quanto acquisterò in loco. Insomma, valigia semivuota all’andata e piena al ritorno. Quanto al volo, ho scelto Emirates che sta diventando una delle compagnie aeree più forti per andare verso est, facendo scalo prima a Dubai (c’è il volo sia da Roma sia da Milano Malpensa) e poi a Singapore oppure a Bangkok. Altrimenti potete optare per Thai, Singapore, Korean Airlines. Non credo che Qantas, la compagnia di bandiera australiana, voli più direttamente dall’Italia. Tanto meno la nostra povera Alitalia che da anni ormai non opera più il volo diretto a Sydney. L’unica europea potrebbe essere British Airways, via Londra. Fatevi fare un po’ di preventivi e regolatevi di conseguenza, tenendo presente che dovrete affrontare un volo molto lungo, di oltre venti ore. Io ho costruito il mio itinerario di viaggio in base a due serate in cui ero stato ingaggiato come disc jockey. La prima era a Melbourne, ed è qui che sono atterrato con il volo di andata. Giusto il tempo di riposare qualche ora per rendermi quanto meno presentabile e sono arrivato in discoteca. Si trattava di Rogue Stallion (il nome è già tutto un programma), uno dei party più fichi della città, la domenica pomeriggio, che vi consiglio assolutamente di non perdere. Bellissima location, bella gente, molte sale e buona musica. Ho avuto modo di condividere la consolle con Pierre Fitch, un porno attore gay canadese, anch’egli datosi all’arte del mixer (cosa negli ultimi tempi abbastanza frequente, tanto che per pareggiare i conti bisognerà che qualcuno di noi dj si dia al porno), simpatico e direi anche parecchio belloccio. Insomma proprio un bel vedere, non c’è che dire (provate a googlarlo se non avete presente chi è, sul suo sito ci sono anche diversi filmati gratuiti dove potete vederlo in action, chiaramente non in questa sua nuova veste musicale). Melbourne è una città molto interessante, la più europea di tutta l’Australia. Affacciata su una baia, è attraversata dal fiume Yarra e alterna la modernità dei grattacieli, all’architettura vittoriana degli edifici più vecchi. Per visitarla sono sufficienti un paio di giorni. La vita gay è vivace, poiché la comunità glbt è molto grande. La scena conta più di venti bar e club, sei saune e alcuni cruising, per lo più situati a Collingwood, Prahran e South Yarra. Da Melbourne mi sono imbarcato su un volo interno di circa un’ora diretto a Hobart, Tasmania. Un’isola a forma di cuore (guarda caso), posta all’estremo sud del continente australiano, praticamente quasi in Antartide. In effetti, nei giorni in cui non c’era il sole faceva un po’ freddino. Qui ho soggiornato all’Edimburgh Gallery, un b&b indicato nella guida come gay friendly e da qui mi sono organizzato le varie 37 ATTUALITÀ + CULTURA 02 escursioni che si possono acquistare presso le numerose agenzie locali, alla scoperta di questa terra assolutamente magica. Se volete seguire le mie orme, tra i tanti pacchetti offerti, vi consiglio di scegliere i seguenti: la visita a Porth Arthur, i resti di uno dei più antichi e rivoluzionari penitenziari della zona; la gita a Wineglass Bay e al Freycinet National Park e l’escursione a Bruny Island, con tanto di foche e pinguini. Ogni gita dura un giorno intero, vi vengono a prendere al mattino in albergo, vi riportano la sera, e c’è una guida che oltre a condurvi vi spiegherà tutto, per quanto sia talvolta un po’ difficile comprendere l’inglese con accento australiano. Tenetevi anche un giorno di riserva per visitare Hobart, possibilmente il sabato quando si svolge il Salamanca Market, caratteristico mercatino settimanale. Sempre a Hobart ci sono diversi locali gay per uscire la sera: il Flamingo dance bar, Les Girls, il più importante nightspot con drag show e Lalaland, un grande party che si svolge il terzo sabato notte di ogni mese, diversi bar gay friendly e anche una nutrita e attiva comunità gay. Nei giorni in cui c’ero io, dalla fine di ottobre sino a metà novembre, si svolgeva il TasPride Festival, l’ annuale celebrazione della comunità gay, lesbica, bisessuale, intersessuale, transgender, queer e delle loro famiglie e amici (almeno così riporta la dicitura nel programma), con moltissime iniziative, feste, proiezioni, incontri ecc. Trascorsi cinque giorni, dopo un sabato di shopping tra le vie del mercatino di Salamanca ho così lasciato Hobart, alla volta di Sydney, la capitale rosa dell’Australia, dove mi attendevano un nuovo party e un altro dj set. Live, in Oxford Street, praticamente nel cuore della movida gay della città, è il nome della serata cui ho partecipato come special guest. Insieme a Arq è uno dei party in disco più interessanti della scena notturna, ma ovviamente l’offerta di feste e locali cui potrete andare, anche nel corso della settimana, non si ferma qui ed è molto ampia e variegata. Vi basterà procurarvi una copia di SX (equivalente locale del nostro Pride) per dare una scorsa alle varie pagine pubblicitarie e al programma dei party per scegliere quello che fa per voi. Idem per quanto riguarda bar, pub, ristoranti e saune. L’unico consiglio che posso darvi in merito a queste ultime è che la Sydney City Steam 357, indicata sulle guide come la sauna più grande 38 03 fantastica, sembra incredibile che una metropoli del genere possa offrire un mare così bello e pulito e delle spiagge così meravigliose. Un must è Bondi beach che, essendo sull’oceano, per ovvie ragioni di onde, è la preferita dai surfisti. È la più turistica e affollata, soprattutto nell’ora di pranzo dove anche molti residenti vanno a farsi la pausa dal lavoro. Nella zona nord di Bondi si trova l’area un po’ più gay. Molto bella anche la vicina Bronte beach, raggiungibile con una bella passeggiata lungo costa, oppure la spiaggia di Manly che si raggiunge però in traghetto, anche questa non prettamente gaya. Per quanto riguarda le spiagge gay, dove è possibile fare anche nudismo e, qualora ne abbiate l’esigenza, con annesso cruising naturalistico tra pinete e boschetti vari, assolutamente da non perdere sono La Perouse e Lady Bay. La prima si trova nel Parco Nazionale di Botany Bay, è raggiungibile facilmente con un autobus dalla fermata in Flinder Street (Oxford Square) di cui La Perouse è il capolinea. Per la seconda ci sono diversi bus da Oxford Street, prendete quelli diretti a Watson Bay. Una volta arrivati qui c’è un piccolo tratto a piedi lungo la costa, con un bellissimo panorama dello skyline di Sydney all’orizzonte, prima di arrivare in questa spiaggia bomboniera. Piccola e incastonata tra le rocce, Lady Bay è incantevole. Sulle rocce retrostanti c’è un certo andirivieni, e non credo si tratti di studiosi di geologia o di raccoglitori di conchiglie. Lascio a voi immaginare. Sulla sera da qui arrivate fino al vicino faro da dove si vede l’intera baia e l’oceano, le vele, il sole rosso che si tuffa dietro i grattacieli, very, very romantic. Tra le spiagge gay, mi hanno consigliato anche Obelisk beach, ma purtroppo non ho avuto il tempo di andarci. I miei giorni australiani sono inesorabilmente volti al termine, ho buttato le mie cose in valigia e, davvero a malincuore, sono tornato in Italia, verso l’inverno, la noia e le piogge. Per quanto riguarda le pene d’amore, che sono peraltro davvero fuori moda, ci vuole ben più di un viaggio per farle guarire. Ma questa è un’altra storia. 04 e più bella della città, e che probabilmente lo è, in realtà è frequentata quasi unicamente da orientali. Quindi, a meno che non amiate il genere, lasciate perdere. Il quartiere gay di Sydney è Kings Cross, dove appunto si trova la maggior parte dei locali, ma anche dove abita gran parte della comunità. E quindi palestre, alberghi, librerie, negozi di oggettistica e di abbigliamento, dove canotte e altri capi Aussie Bum infestano letteralmente le vetrine. Praticamente froci everywhere. Ma non solo. Poiché di solito ci piacciono le zone un po’ malfamate, nell’area ci sono anche molti locali a luci rosse, spogliarelli, live show, mignotte e qualche immancabile tossico. Quanto basta per non annoiarsi. Per dormire potete scegliere varie soluzioni, dai boutique hotel come Medusa o Manhorhouse, oppure soluzioni più spartane e a buon mercato come il Formula 1 o i numerosi ostelli per backpackers che si trovano in zona. Ovviamente visitate Sydney in lungo in largo. Affacciata su una delle baie più belle del mondo, offre davvero tanto dal punto di vista turistico. A cominciare dall’Opera House, simbolo e icona della città, fino al ponte di Harbour. Ma anche il centro con tutti i numerosi negozi (per i fan di Mac c’è un Apple Store di tre piani e dalle pareti di cristallo assolutamente da non perdere), Darling Harbour, l’Acquario, la Sydney Tower, il quartiere The Rocks, Hyde Park, il giardino botanico. Dopo una giornata, al massimo due, dedicate interamente ai giri turistici e un’altra allo shopping, direi che vi restano ancora tre cose da approfondire: mare, mare, mare. Sotto questo aspetto Sydney è assolutamente 01 02 03 04 L’Opera House a Sydney Il quartiere di Darling Harbour Il fiume Yarra a Melbourne Un surfista a Bondi beach gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 39 40 gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 41 ATTUALITÀ + CULTURA AVANGUARDIE CINESI Reportage da Chengdu, un’isola felice nel cuore della Cina che ha molto da offrire a una sempre più prospera e vivace comunità glbt. TESTO — TOMMASO RIZZOTTI · [email protected] | FOTOGRAFIE — YANN BIGANT · [email protected] 01 Chengdu, assieme alla sua città gemella Chongqing, con circa 12 milioni di abitanti è una delle principali città della Cina occidentale. Capitale della provincia del Sichuan, è rinomata in tutto il paese per il suo stile di vita: cucina eccellente, clima mite, persone amichevoli e un ritmo rilassato. Gli tsendulen, come vengono chiamati in dialetto locale gli abitanti di Chengdu, amano passare interi pomeriggi nelle sale da tè sorseggiando tè verde, giocando a carte o mahjong e sgranocchiando semi di girasole. La cucina del Sichuan è famosa per essere la migliore della Cina, grazie alla notevole varietà di verdure, spezie e carni che sono cucinate con maestria ed eleganza. A poche ore di strada da Chengdu, ai piedi dell’altopiano tibetano, si trovano vaste foreste uniche al mondo poiché ospitano in libertà quei simpatici pigroni dei panda. 42 Non è un caso che in questa atmosfera edonistica e rilassata, proprio a Chengdu si sia costituito, negli ultimi anni, uno dei centri più importanti della comunità lgbt cinese. Per molti uomini e donne omosessuali questa città è un’autentica isola felice che offre un ambiente più aperto e amichevole rispetto ad altre aree più rurali e tradizionali della Cina senza doversi trasferire nelle città più progressiste, ma anche più care e distanti, come Beijing o Shanghai. L’attuale, permissivo atteggiamento delle autorità nei confronti dell’omosessualità non deve stupire più di tanto, perché ha profonde radici storiche. A differenza delle religioni abramitiche (o monoteistiche: cristianesimo, islamismo ed ebraismo), i culti più diffusi in Cina non considerano il rapporto omosessuale un peccato. Fintanto che una persona fa il suo dovere sociale generando figli, nella vita privata è poi libera di fare quello che vuole. Nella letteratura cinese classica le espressioni con cui si allude all’omosessualità sono molto poetiche – la “passione delle maniche tagliate”, “l’amore della mezza pesca” o “della pesca morsicata” – e si riferiscono a episodi storici di cui furono protagonisti personaggi ai vertici della scala sociale. Quest’ultima definizione viene collegata a Mi Zixia, un bellissimo ragazzo concupito dal duca Ling di Wei: si narra che Mi Zixia un giorno mangiò una pesca già smangiucchiata dal duca, il quale rimase estasiato da quel gesto. La prima espressione invece viene fatta risalire all’imperatore Ai della dinastia Han il quale, per non svegliare l’amato Dong Xian addormentatosi sulle maniche del suo vestito, se le tagliò senza fare rumore. Lo studioso Pan Guangdan sostiene che non vi fu alcun imperatore della dinastia Han, la prima della Cina unificata, che non avesse avuto uno o più concubini maschi. La competizione per le attenzioni sessuali dei potenti non riguardava solo donne e uomini ma anche i numerosissimi eunuchi che affollavano la corte imperiale dei quali ci si serviva fra l’altro per controllare l’immensa burocrazia. Durante la dinastia Song (960-1279) l’omosessualità fu addirittura considerata di moda per entrambi i sessi, nonostante la grande diffusione del buddhismo indiano che tendeva a sminuire il sesso in ogni sua espressione. Verso la fine della dinastia Ming (1368–1644) la provincia del Fujian era considerata il paradiso degli omosessuali ma, faceva notare lo scrittore Xie Zhaozhe (1567-1624): “Da Jiangnan, a Zhejiang a Beijing e Shanxi, non c’è nessuno che ignori questo tipo di amore”. E il disgusto del celebre padre Matteo Maria Ricci per l’omosessualità e la sua ostentazione in pubblico era ricambiato dai cinesi con la convinzione che il celibato dei gesuiti fosse un promettente presupposto per pratiche sessuali interessanti. Anche dopo essere stati messi fuori legge nel 1740, frutto dell’influenza occidentale, gli omosessuali continuarono a godere di una vasta tolleranza, almeno fino al 1949. Seguendo l’esempio di Stalin, che aveva capovolto la decisione di Lenin di decriminalizzare l’omosessualità già gennaio 2011 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ 02 04 nel 1922, il regime maoista la considerò una malattia mentale. Il periodo peggiore per i gay cinesi fu però quello della rivoluzione culturale (1966-76) quando le persecuzioni divennero aperte e crudeli. Nonostante oggi quei tempi bui siano solo un ricordo, l’omosessualità resta ancora un tema difficile da trattare in Cina, anche se, o forse proprio perché, a livello governativo viene del tutto ignorato. Dopo aver abolito dal codice penale nel 1997 il crimine di “vandalismo”, termine che includeva anche la sodomia, e dopo aver depennato nel 2001 l’omosessualità dalla “Classificazione Cinese delle Malattie Mentali”, il governo centrale ha deciso di ignorare del tutto la questione e di lasciare che le autorità locali perseguano la politica che ritengono più appropriata. Così, per esempio, nel novembre del 2009 la municipalità di Dali – una città turistica situata nella provincia sud-occidentale dello Yunnan – preoccupata per la diffusione dell’Aids, decise di contribuire al finanziamento del primo bar per omosessuali, per potervi svolgere un’attività di educazione e informazione. E così Chengdu, che dista circa 2000 km dalla capitale Beijing, ha potuto continuare a dimostrare la sua tradizionale ospitalità accogliendo e “coltivando” una vivace comunità gay che si sta espandendo velocemente. Le autorità non reprimono né incoraggiano, ma tollerano, fino a che la questione rimane lontana dai riflettori PRIDE · gennaio 2011 03 05 dei media nazionali e non causa problemi. Forse per un occidentale non sembrerà molto ma per migliaia di uomini e donne che altrove non avrebbero mai avuto la possibilità di vivere liberamente la loro vita sessuale e sentimentale si tratta di un vero “dono del cielo”, come a volte viene vezzeggiativamente chiamata questa città. E Chengdu presenta una “gay scene” insospettatamente ricca e articolata, che nessun occidentale si aspetterebbe di trovare in una città nel cuore della Cina. Siamo andati a visitare per Pride i locali più interessanti. Situato in una stradina pittoresca che costeggia il fiume, a soli 20 minuti a piedi dalla piazza principale di Chengdu, si trova l’MC Club. La sua veranda illuminata, spaziosa e colorata, è ornata su entrambi i lati dalla famosa bandiera arcobaleno. Il maître, un ragazzo cinese con un sorriso caloroso e occhietti furbi, ci dà il benvenuto sulla porta e ci fa strada dentro il locale già in fermento alle 9 di sera. I camerieri, che indossano livree e orecchie di gatto, ci sorridono appena entriamo mentre servono tavoli occupati da uomini tra i 20 e i 30 anni, tutti impegnati in conversazione. Il locale è organizzato attorno al bancone del bar, dietro al quale si trova un palco e un palo per la lap dance. Lo stile è decisamente chic e la colonna sonora, molto coinvolgente, spazia dalla sana musica pop all’electro, al rap francese e alla salsa sudamericana, oltre a performance dal vivo di cantanti locali. 06 Ci presentano il gestore del locale, Zou Jin, che ci accoglie in modo amichevole e cameratesco. Presto comincia a raccontarci del suo club e della vita gay in Cina. “Ho vissuto all’estero 10 anni,” ci dice. “A quei tempi non era facile per noi: i gay non avevano alcun luogo di ritrovo eccetto i parchi e le toilette publiche e c’era sempre il terrore di essere arrestati dalla polizia. Emigrai nel sud-est asiatico, ma tutti gli anni, quando rientravo per le vacanze, notavo un lento miglioramento. Dopo il 2005 la situazione cominciò a mutare rapidamente per cui decisi che i tempi erano maturi per rientrare. Prima aprii un locale per sfilate di moda e concorsi di bellezza per le drag; i partecipanti venivano da Chengdu e dintorni. Poi, l’anno scorso, ho aperto questo club, principalmente come punto di ritrovo, dove persone di tutti i tipi possono venire per incontrarsi, chiacchierare, scambiarsi i numeri di telefono… Diamo a tutti dei bigliettini prestampati dove possono scrivere i loro nomi, numeri di telefono e interessi personali per poi attaccarli sulla nostra bacheca. Ci piace presentare i nuovi arrivati, se sono abbastanza spigliati, facendoli salire sul palco per dare loro il benvenuto nella “famiglia”. Promuoviamo un ambiente amichevole e non abbiamo mai avuto problemi, abbiamo persino alcuni poliziotti tra i nostri clienti…” ci dice con un sorriso soddisfatto. È mercoledì, la serata dedicata ai single, e uno dei camerieri ci porta un bigliettino e ce 43 ATTUALITÀ + CULTURA 07 lo consegna cerimoniosamente con entrambi le mani: ci sono scritti un nome, un numero di telefono e una domanda semplice e diretta: sei gay? Decisamente un posto caloroso, reqing, come dicono da questi parti. Per aggiungere un pizzico di calore, nel retro del locale c’è una sauna spaziosa: sotto il pavimento degli spogliatoi nuotano pesci rossi in perfetto stile cinese e ci sono anche delle cabine a disposizione. Tutto quello che si potrebbe desiderare in un’umida notte d’inverno a Chengdu, qui c’è! In una delle innumerevoli bancarelle che vendono film piratati, troviamo con relativa facilità copie di film “a tematica” sia cinesi che stranieri, spesso ufficialmente proibiti. E laddove il mercato non riesce a fornire copie piratate dei dvd, internet è un’ottima risorsa alternativa sia per scaricare film proibiti sia per conoscere locali e incontrare persone. Ci sono dozzine di siti cinesi che riportano annunci privati di servizi e indirizzi di locali glbt e quando superano la “sottile linea rossa” il governo li oscura, soltanto per vederne spuntare altri a velocità sensazionale. Situato vicino alla zona commerciale più famosa e centrale della città, il Bianzou, o bar “Variazione”, è lo storico locale di cabaret glbt a Chengdu. Recentemente c’è stato un cambio di gestione e ora il manager è un ventriquattrenne bello e carismatico di nome Ah Shin, il quale è riuscito a ritagliare un po’ di tempo per fare due chiacchiere con noi la sera dell’inaugurazione. “Ho fatto parecchi mestieri nella mia vita, la maggior parte legati all’estetica e alla bellezza: il fotografo, il parrucchiere, il cantante, il ballerino e altri ancora. Prima lavoravo per il Bianzou, poi qualche mese fa il vecchio proprietario ha deciso di andare in pensione e mi ha offerto di subentrargli. Non ci ho pensato due volte, però ho scelto di rifare totalmente gli arredi. Ora questo locale è, se non il più grande, di certo il più chic tra i locali di questo genere in Cina.” E, aggiungeremmo noi, il suo senso estetico è decisamente visibile in ogni aspetto del bar. Tutte le sere, a partire dalle 21.30, travestiti sensuali in costumi di scena stupendi si esibiscono in spettacoli di danza, canto e cabaret a un ritmo travolgente che lascia incantati. Alcune performance attingono al repertorio di danze tradizionali cinesi mentre altre hanno un taglio decisamente più moderno e tutte vedono come protagonisti, oltre ai bellissimi travestiti, lo stesso Ah Shin o un altro giovane dagli addominali degni di una statua greca. Infine, ogni mese vi si tiene un concorso di bellezza per drag queen: “A volte persino le mamme vengono qui a tifare per i loro ragazzi,” ci dice Ah Shin. I vincitori del concorso hanno poi l’opportunità di lavorare per il Bianzou. La clientela è per la 44 maggior parte gay e i tavolini di forma quadrata sono ricolmi di birre vendute alla dozzina; oltre a essere più a buon mercato (circa 1 euro a bottiglia) sono anche più adeguate ai gruppi numerosi di amici che tendono a frequentare il locale. L’atmosfera è allo stesso tempo conviviale e vibrante di sensualità. Come ovunque a Chengdu, gli stranieri suscitano molta curiosità, sempre molto amichevole e benevola, per cui se vi sedete nelle prime file davanti al palco state certi che sarete coinvolti in una gag durante il cabaret oppure rimedierete un bacio da una delle ballerine nel climax dello spettacolo. Usciamo dal Bianzou sicuri del fatto che sia una tappa obbligata quando si visita Chengdu. Siccome è ancora troppo presto per tornare a casa, decidiamo di dare un’occhiata a un altro posto che ha aperto i battenti recentemente in un’altra zona dei divertimenti lungo il fiume. Il nome della zona è Capo di Buona Speranza, quello del locale è Liuse II (6 colori II). Questo locale è diviso in diverse aree: a piano terra c’è la pista da ballo dove ragazzi dall’aspetto malizioso si muovono sinuosamente al ritmo della musica; su uno dei lati si trova un palchetto per il dj e dirimpetto c’è un mezzanino con tavolini. Scendendo tre scalini ci troviamo sotto il mezzanino, davanti al bancone del bar, e dopo aver preso qualcosa da bere ci accomodiamo su uno dei sofà. Questo bar ha una clientela abbastanza mista anche se sembra essere gestito per lo più da lesbiche. Una delle cameriere ci presenta la manager, Liao Jie, che ha qualche minuto da dedicarci. L’ambiente intimo sotto il mezzanino è decisamente favorevole alla conversazione e ci troviamo subito nel bel mezzo di una piacevole chiacchierata. Liao Jie ci spiega che sia i gay che le lesbiche in Cina hanno ruoli sessuali molto polarizzati: un gay attivo si chiama 1, un gay passivo si chiama 0, mentre quelli più versatili sono definiti 0,5. Se in passato in ruoli erano molto chiari e inflessibili, oggigiorno il numero di 0,5 sta decisamente crescendo. Nomignoli simili valgono per le lesbiche: le “T”, termine derivato dall’inglese Tomboy, si vestono e si comportano come uomini e non frequenterebbero mai un’altra T, cosa che pare loro persino un po’ ‘innaturale’. Le “P”, dal cinese “po” ovvero donna, sono le lesbiche femminili. Le “H” vanno sia con le P che con le T ma sono decisamente meno comuni. Dopo questo tuffo nella vita sotterranea di Chengdu cominciamo a notare molti più indizi di vita gay nelle strade e perfino nei locali etero: anche se è abbastanza comune in Cina che le amiche si tengano per mano e che i ragazzi si appoggino a vicenda un braccio sulle spalle, alcune coppie che incontriamo ci fanno pensare 08 senza ombra di dubbio che la cultura lgbt si stia diffondendo rapidamente a Chengdu e cominci timidamente a venire allo scoperto. A un livello culturale più generale, la società cinese è ancora fortemente impregnata di valori tipici del confucianesimo, in cui i legami familiari e la gerarchia legata all’età rimane predominante. Al contrario dell’Occidente dove il conflitto intergenerazionale è ritenuto un fenomeno pressoché naturale, in Cina i genitori mantengono una forte influenza sui loro figli anche in età adulta, ragione per cui il “coming-out” di giovani gay e lesbiche è direttamente correlato sia all’apertura mentale dei loro genitori sia alle conseguenze che questo atto potrebbe avere sui rapporti sociali dei genitori. Siccome salvare la faccia è di importanza suprema, la maggioranza degli omosessuali prima o poi deve fare i conti con la questione del matrimonio ‘etero’, un tema molto discusso nella comunità. Tutti cercheranno di trovare un accordo implicito che sia accettabile anche per i genitori, spesso emigrando in un’altra provincia e rimandando finché è possibile. Alcuni sperano di poter combinare un matrimonio con una lesbica ma siccome gay e lesbiche tendono a frequentare mondi diversi, pochi riescono concretamente a farlo. Per quanto riguarda il matrimonio omosessuale – nonostante la sessuologa Li Yinhe abbia più volte proposto al governo un disegno di legge che, altrettante volte, è stato rifiutato – la maggioranza dei gay a Chengdu ritiene che toccherà forse solo alla prossima generazione di godere di questo diritto. Per molti l’attuale mancanza di riconoscimento non è un segno di odio o disprezzo, come spesso succede in Occidente, bensì soprattutto di disinformazione e ignoranza rispetto al fenomeno. Il modo cinese di fare le cose è di cercare sempre un equilibrio con la realtà, non di piegarla al proprio volere a tutti i costi. I genitori odierni sono sempre più propensi a considerare la felicità del proprio figlio (unico!) tanto importante quanto il rispetto dei valori tradizionali, quindi il processo di apertura è, e sarà – non nutriamo alcun dubbio al riguardo – più scorrevole e armonioso rispetto all’Occidente. 01 02 03 04 05 06 07 08 Il ponte dei Nove Occhi a Chengdu Chengdu by night Spettacolo di drag queen Mercato delle spezie a Chengdu Spettacolo al Bianzou con costumi tradizionali Sigarette “Pride” Sala da tè nel parco Ragazzi all’MC Club gennaio 2011 · PRIDE www.gothicsauna.ch VICOLO VECCHIO 3 CH - 6900 MASSAGNO LUGANO T +41 91 967 50 51 46 gennaio 2011 · PRIDE MEMORANDA Memoranda di Giovanbattista Brambilla [email protected] Pignoleria nazista Benché le foto che qui vi ripropongo appartengano a giovani nazisti impegnati in aviazione e artiglieria, oggi vi parlerò di un caso di violazione del codice penale tedesco, paragrafo 175 contro atti omosessuali, addirittura tra i corpi scelti delle SS. Simili vicende, perché quella qui esposta non è l’unica, sono riaffiorate alla memoria grazie allo studio sistematico di tutte le carte sopravvissute negli uffici del Reichsführer Heinrich Himmler (1900-1945), capo delle terribili e inumane SS. Grazie alla meticolosità poliziesca con cui le indagini erano crudelmente analizzate al dettaglio e verbalizzate, prima con interrogatori e poi con discussione in tribunale, sino all’inevitabile esecuzione della condanna, quasi sempre a morte, tutto veniva trascritto nero su bianco e poi archiviato. Per ragioni di “privacy”, dato che le persone coinvolte non sono ancora decedute da 70 anni, i protagonisti delle vicende non è possibile indicarli col vero cognome ma solo con semplici iniziali. Il caso qui in esame riguarda il 24enne Hans G., un sergente maggiore già decorato nel 1942 per essere stato ferito ferito durante un’azione. Nel settembre 1944 fu arrestato con l’accusa di violenza omosessuale su un commilitone. Hans G. ammise d’aver praticato masturbazione reciproca con suoi due militari. Per un po’ di tempo dei suoi atteggiamenti “strani” avevano turbato il suo piccolo plotone, solo però due precisi episodi “carnali” avevano scatenato le lamentele presso superiori (dettate probabilmente dalla paura d’essere tutti condannati a morte per complicità). Il caporale Otto D., non solo PRIDE · gennaio 2011 ammise d’essersi sessualmente eccitato con Hans G. ma di averlo pure ricambiato per dieci minuti circa. Erano entrambi ubriachi e Otto D. candidamente dichiarò: ”L’incidente non è che mi abbia particolarmente colpito, volli solo dimenticarlo. So che tutto ciò era inusuale ma non ho mai sentito nessuna legge del Führer a riguardo e non credevo fossero cose punibili”. La cosa però era stata contraddetta dall’interrogatorio di Hans G. che ammise che ci fu un precedente tra i due mentre erano di pattuglia. E non solo s’erano baciati ma Hans G. aveva sfregato il pene tra le cosce di Otto D. (atto che già nella Germania pre-nazista sarebbe stato fuorilegge). La polizia, intanto, aveva fatto indagini capillari anche nella città natale di Hans G. per sapere se in famiglia c’erano casi di anormali o criminali. Non emerse nulla: il padre era un tranviere e anche gli altri dieci suoi figli non erano mai incappati in nessun guaio. Le avances di Hans G. sui suoi militari erano state, in molti casi, assai esplicite. Quando condivise la notte col plotone in un fienile, per esempio, volle essere aiutato da intendenti a spogliarsi persino delle mutande. A volte voleva che uno dei suoi ragazzi (perché, sia ben chiaro, erano tutti militari più giovani), proprio il 19enne Otto D., rimanesse vicino a lui tenendogli la mano, con la scusa che così avrebbe dormito meglio. Otto trovò quantomeno improprio, solo tre settimane dopo essere stato assegnato a questa unità come “segnalatore”, starsene lì a dormire mano nella mano col suo sergente maggiore. Infatti la cosa andò ben oltre e una notte Hans G. accavallò le sue gambe sul fianco di Otto D. (“Rimasi completamente passivo”, disse lui), ed iniziò a strusciarglisi contro gemendo e ansimando. Il mattino dopo, disturbato da tali escalations, il giovanotto si rivolse a un commilitone per un consiglio. In assenza di testimoni non si poteva fare nulla. Due notti dopo, Hans G. tornò all’attacco e tutti sentirono lo scambio di sussurri tra i due, con Hans G. che diceva “Prendi il mio che io voglio giocare col tuo” e “Perchè non vuoi? L’abbiamo già fatto una volta!”. In seguito Otto D. condusse un’indagine sulla vita intima degli uomini di questa unità per riferirla ai superiori. Ciò che ne uscì fornisce una visione insolita ma non certo rara sul tipo d’intimità tra i militari al fronte. Nessuna delle parti in causa pensava d’essere omosessuale. È interessante analizzare l’uso delle idee di virilità o femminilità, sia nelle dichiarazioni dei commilitoni che dell’imputato o poi nella sentenza del tribunale. Anche il ventunenne Franz B. era stato oggetto di attenzioni di Hans G. ma le SS inquirenti ritennero che avese “manierismi effeminati” che avrebbero potuto screditarlo come testimone. Sul verbale del suo interrogatorio, il giudice vergò di suo pugno la nota: “Esteriormente B. è senza dubbio un tipo che attrae gli omosessuali”. Secondo un comune pregiudizio dell’epoca, i gay sarebbero stati attratti solo da effeminati. Ma il ragionamento era insolito perché l’aspetto effeminato del testimone dimostrava l’effettiva omosessualità dell’imputato! Mentre Hans G. accarezzava Franz B., disse che gli “sembrava una ragazza innamorata e gemeva stranamente 47 MEMORANDA tutto il tempo”. I due, soli dentro un bunker, finirono sdraiati sulla paglia. Con Hans G. che cominciato ad accarezzare i capelli, poi il petto, finì senza ostacoli sui genitali. Lì la cosa finì ma Franz B. testimoniò: “Mi prese tra le braccia e mi strinse la testa contro il petto, tuttavia, non ho mai avuto la sensazione che si trattasse d’un gesto anormale, non pensai altro”. La cosa s’innesta sull’ideologia nazista che aveva esaltato l’amicizia tra maschi, in cui però non per tutti era chiara la linea di demarcazione con un ben altro tipo d’intimità. Nel caso in cui tale linea tra cameratismo e fisicità venisse sorpassata molti uomini non ci vedevano nulla di male. Le proteste di innocenza di Franz B. e Hans G. forse erano del tutto sincere, anche se le loro ingenue ammissioni erano auto-incriminanti. L’uno era troppo “carino” e quindi dava colpa all’altro se gli saltava addosso. E l’altro sosteneva che non era colpa sua se smanazzava, per affetto, un tenero giovanotto consenziente. Ma Himmler come minimo doveva stupirsi leggendo i verbali del caso e apprendendo che le sue SS al fronte passavano le serate tenendosi per mano o accarezzandosi a vicenda senza alcun senso di colpa o preoccupazione. Hans G. negava di essere omosessuale, dando la colpa al lungo periodo d’astinenza sessuale “regolare” a causa della guerra. In verità, alle truppe era severamente vietato qualsiasi contatto intimo con le donne nei territori occupati. S’era offerto volontario, a 16 anni, nelle Waffen-SS e poi, a 18 anni, alle SS Totenkopf (Testa di Morto) per il campo di sterminio di Dachau. Fu poi trasferito a Mauthausen e Flossenbürg, campi in cui c’erano molti reclusi omosessuali col “triangolo rosa”. Hans G. dichiarò: “Ho avuto il primo rapporto sessuale con una donna a 18 anni. Non sapevo nulla di sesso tra uomini, non mi masturbavo neppure. La prima volta che ne ho sentito parlare è stato nel luglio 1944 in campo di concentramento. Mai saputo del paragrafo 175, né del divieto del Führer. Mai nessuno me l’ha detto.” Ciò testimonia anche come Hans G., secondo la mentalità allora comune, pensasse che solo un rapporto anale sarebbe stato definito come omosessuale. Non è un caso che in alcuni lager, sempre secondo il paragrafo 175, entrato in vigore dal 1871 ma ampliato dai nazisti nel 1935, gli omosessuali dovessero sfoggiare un distintivo 48 con la lettera “A” (che indicava Arschficker, cioè “scopa culo”). A sua discolpa Hans G. rispolverò un aneddoto che lo mise ancor più in cattiva luce. Insistette sul fatto che in un bagno pubblico a Brno, dove era stanziata la sua unità SS nel 1939, un uomo cercò di toccargli i genitali e lui gli tirò un pugno. Poi andò a denunciare il fatto alla Gestapo. Disse che andò all’udienza in tribunale ma che non fu chiamato a testimoniare a riguardo. Aggiunse pure: “Il colpevole fu condannato a due anni e mezzo di carcere e a essere picchiato tutti i giorni”. Se Hans G. pensava di suggerire, imprudentemente, una punizione adeguata per un “vero” omosessuale era logico che le avances da lui fatte ai suoi militari erano ben peggiori. Il giudice, annotò dei punti esclamativi vicino alla deposizione. Come rimase perplesso dei racconti amatori dell’imputato con ben 15 donne elencate. Fu invece sottolineato il fatto che avesse frequentato per due anni una scuola di un monastero cattolico, in quanto riprova immediata di possibile omosessualità(!). La colpa peggiore di cui era imputato Hans G., era di aver abusato dei suoi giovani sottufficiali approfittando del proprio rango superiore. Il 10 ottobre 1944 il tribunale delle SS pronunciò la condanna a morte per 5 rapporti omosessuali provati e due tentativi non riusciti. Hans G. fece ricorso in appello e il generale Steiner scrisse alla corte vantandone le doti in combattimento e coraggio. Costui dette anche colpa al peggioramento della situazione della guerra, scrivendo: “Non credo che la sua azione possa essere giudicata come conseguenza di una disposizione malata o depravata, perché non ci fu mai sospetto di reati simili. Piuttosto, questo sembra davvero essere un esempio di privazione sessuale. A mio parere abbiamo qui una forte aberrazione psichica ed erotica che è stata creata dalle condizioni di guerra.” Purtroppo il finale della vicenda non è chiaro perché molto materiale cartaceo è andato distrutto. Per accertamenti, la pratica fu inviata per ulteriori pareri al preposto ufficio di polizia giudiziaria “Reichszentrale zur Bekämpfung der Homosexualität” (Ufficio centrale di stato per la lotta contro l’omosessualità) a Berlino. Con una città già in gran parte in rovina in quei primi mesi del 1945, appare grottesco e agghiacciante che tale ufficio proseguisse con le sue indagini laboriose, per curiosare nella vita privata d’un individuo al fine di vedere se poteva essere curato oppure essere ammazzato. Si indagò ad esempio sul perché all’età di 12 anni Hans G. avesse lasciato la scuola cattolica di Stettino (lui dichiarò che accadde perché fu scoperto a leggere un giornale nazista). Alla fine del febbraio 1945, a due mesi dalla fine della guerra, Hans G. fu trasferito per un interrogatorio dal carcere di Schöneberg alla sede centrale della polizia sotto i bombardamenti di Berlino. Lì furono passati al setaccio con l’usuale attenzione maniacale i suoi rapporti con le donne. Alla domanda se avesse provato piacere nelle attività omosessuali, lui cautamente rispose: ”Ho avuto il desiderio di trovare soddisfazione sessuale in ogni circostanza.” Ammise che la masturbazione reciproca tra uomini non era normale e che aveva ripetuto i reati perché la sua volontà era stata indebolita dall’uso di alcool. Poi la sua storia documentata si interrompe, ma è molto probabile che infine la condanna a morte sia stata eseguita. gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 49 RUBRICHE Omorama di Alessandro Insy Loan Michetti [email protected] TOSSICI IN CARRIERA 01 01 Kate Moss 02 Amy Winehouse 02 Lindsay Lohan 50 02 La signora Ford ha lo sguardo piantato sulla parete di una delle sale di rappresentanza della Casa Bianca. Ha l’espressione pensierosa. “Forse una carta da parati sarebbe la soluzione migliore per dare un nuovo carattere alla stanza”. Intanto 03 porta alle labbra la tazza di porcellana finissima decorata a mano e sorseggia un altro goccio di the. Il sapore è piuttosto insipido. Estrae dalla borsetta una borraccetta in argento sagomata piena di gin. Ne versa un po’ in quella brodaglia senza senso. Adesso ha tutto un altro sapore. Riguardando ora il muro, le idee le si chiariscono improvvisamente: tessuto broccato. Ecco cosa serve a queste mura! Betty Ford ha combattuto quasi tutta la vita contro l’abuso di alcol e pillole e per lei la battaglia è stata ancora più difficile non solo a causa del suo ruolo di first lady ma anche per il biasimo sociale che, in quegli anni, tendeva ancora a chiamare le cose in modo politicamente scorretto e la “dipendenza” veniva apostrofata senza mezzi termini come “vizio”. Ma Betty era la moglie del presidente degli Stati Uniti e in quel paese si cerca sempre di trovare un rimedio concreto a qualsiasi tipo di problema: l’aerobica contro il grasso, l’atomica contro i giapponesi e i centri di riabilitazione contro le dipendenze. Nel 1982, fu proprio Betty la prima a fondare un centro assistenza per aiutare gli addicted ad abbassare il gomito. Il centro prese il suo nome e da allora è sinonimo di centro di riabilitazione. Con la sua confessione la signora Ford dimostrò al popolo americano che l’élite dorata di quel paese non era immune dalle umane debolezze e che anche loro potevano inciampare in una bottiglia di whisky o su un flacone di oppiacei. Da allora sono migliaia gli dei che, caduti dalle colline di Hollywood, sono ruzzolati fin nella stanza di un centro di rehab scegliendo il ricovero volontario in uno di quei monasteri a cinque stelle disseminati in America per affrontare e superare la propria dipendenza. Alcol, cibo, gioco d’azzardo, sesso: quelli che nel medioevo venivano bollati come vizi capitali da espiare con cilici ulceranti o roghi purificatori, oggi possono essere redenti semplicemente strisciando una carta di credito (platino) alla reception. Questa inclinazione tutta anglosassone a mettere in piazza i propri vizi risulta ancora poco condivisibile da noi italiani che abbiamo il senso del pudore e della vergogna che ci scorrono nelle vene e che affidiamo piuttosto al segreto del confessionale l’ammissione di una colpa. Ma d’altra parte, se è vero che l’Italia continua a essere il cinquantaduesimo stato dell’America dove mode e modi vengono introdotti con orgoglioso senso di emulazione (i casi Lewinsky e Ruby Rubacuori tutto sommato non sono così diversi), sarebbe opportuno che anche i nostri noti e notori iniziassero a considerare l’ipotesi di confessare o addirittura inventare una bella dipendenza da poter poi smaltire in qualche resort riabilitativo dal momento che un bel ciclo di rehab pare sempre di più l’accessorio definitivo per la consacrazione al titolo di star o per dare nuovo lustro a patine dorate ingrigite dal tempo e dagli insuccessi professionali. Di certo gioverà alla carriera anche perché la casistica finora ha dimostrato proprio questa equazione: confessione di una dipendenza + periodo riabilitativo = firma di contratti miliardari e ripresa in volo della propria carriera. Ne è un esempio lampante quanto è accaduto a Kate Moss. Un metro e settanta di charme e cocaina, venne beccata da uno scatto piuttosto infame che la ritraeva fare a gara con un’aspirapolvere della Hoover. Dopo aver pubblicamente ammesso di avere “beh, sì, qualche problemino con la polvere magica”, rischiò di perdere l’affidamento della figlia, si vide annullare contratti di lavoro e, nel biasimo generale andò a scontare il marchio dell’infamia in un rehab. Ma una volta uscita di lì sembrò, se possibile, essere ancora più bella di prima e ottenne contratti ancora più munifici di quanti ne avesse perduti all’indomani del fattaccio. Lo stesso vale per Michael Douglas ai tempi di Basic Instinct. Questo attore, che sembrava sceso da un cartellone pubblicitario di Tommy Hilfiger, poco incarnava l’idea di uno stallone da monta, come richiedeva il personaggio del film. Venne così fuori il fatto che, anche lui, poco dopo le riprese del film, aveva avuto bisogno di un pit stop in un rehab per curare una sua dipendenza da sesso e la sua fama di sciupafemmine conobbe un successo mai visto prima. Rimane comunque il dubbio che i metodi appresi nei soggiorni di rehab non vengano poi davvero messi in pratica dai pazienti. Lindsay Lohan ne è l’esempio più drammatico. Lei, con una camera a suo nome prenotata tutto l’anno, è stata segnalata così tante volte dalla polizia per guida in stato di ebbrezza e possesso di “farmaci” che se le avessero dato un dollaro ogni volta a quest’ora non dovrebbe aspettare scritture ma potrebbe prodursi da sola un kolossal diretto da Cameron e sono ormai anni che entra ed esce dalle cliniche, senza alcun successo. Ma Lindsay in fondo di darsi una ripulita risolutiva non sembra averne proprio voglia, tanto quanto Amy Winehouse che quel che pensa dei rehab non l’ha certo tenuto nascosto al punto da gridarlo addirittura nella sua canzone più famosa: “Hanno provato a farmi andare in riabilitazione ma io ho detto no no no”... gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 51 RUBRICHE Cinema di Vincenzo Patanè [email protected] DIMENTICARE VENEZIA Non era mai uscito in dvd e quindi saranno in molti a essere contenti. Parlo di uno dei capisaldi del cinema italiano a tematica gay: Dimenticare Venezia (dvd Medusa), di Franco Brusati. Molta acqua è passata sotto i ponti dal lontano 1979, quando fu candidato all’Oscar come migliore film straniero e diventò subito uno dei film culto della comunità gay italiana. Anche ora, a distanza di anni, anche se fatalmente un po’ datato, continua ad avere un suo fascino particolare. Un tempo affermata cantante lirica, Marta è ora malata e sfiduciata. Vive in una villa nella campagna veneta, nel trevigiano, accudita dalla vecchia governante Caterina; assieme a loro ci sono Claudia (Eleonora Giorgi) e Anna (Mariangela Melato), una lontana parente di Marta, legate da un forte rapporto sentimentale e fisico. Mentre Anna accudisce la campagna, Claudia, accolta orfana nella casa quando era piccina, è maestra per i bambini della zona. Un giorno Marta riceve la visita del fratello Nicky (Erland Josephsson), che gestiste un negozio a Milano di macchine classiche, e del suo giovane e attraente amante Picchio (Davide Pontremoli), suo socio in affari. I due stanno felicemente assieme da più di tre anni. La loro venuta colora l’atmosfera della villa di una gioia incredibile e di voglia di vivere, anche se impregnata di nostalgia. Per festeggiare, i sei decidono di andare Venezia, una città magica che rappresenta per tutti un brandello del proprio passato. Proprio quando si deve partire, Marta muore però per un infarto. D’incanto, cambia tutto; ciascuno sembra perdere i propri punti di riferimento e quindi reagisce a suo modo. Certo non è più il caso di andare a Venezia, ma poi cosa fare? Anna – che per poco non va a letto con Picchio – e Nicky sono quelli maggiormente in crisi. Alla fine le due ragazze decidono di andarsene da quella casa dove non hanno più ragione di restare. Decidono dunque di partire per Milano con Picchio, mentre Nicky resta lì, nella casa della sua infanzia, in attesa forse di tornare un giorno dal suo amore. In un momento in cui il cinema italiano stava iniziando con cautela ad affrontare il tema dell’omosessualità, in Dimenticare Venezia ben 4 dei 5 protagonisti sono gay e soprattutto vi sono contemporaneamente l’omosessualità maschile e quella femminile. Le due coppie (il maturo Nicky e l’esuberante Picchio, l’estroversa Anna e la remissiva Claudia) appaiono però molto diverse tra di loro e pertanto ricercano in maniera differente la loro felicità. L’efficace titolo indica nella rinuncia del viaggio a Venezia, città cristallizzata nella storia e luogo mitico per eccellenza, la rottura definitiva dei ponti con il passato. La morte di Marta è quella della casa e quindi implica l’incamminarsi verso una nuova vita, finalmente lontana dai fantasmi, belli o brutti che siano, della giovinezza. Il perno attorno a cui gira la storia è dunque la contrapposizione del presente ai ricordi del passato. Nicky e Anna sono i personaggi più importanti, che rivivono in cinque flashback le seduzioni della casa dove furono fanciulli. Nicky ripensa, a contatto con quegli oggetti, ai momenti splendidi della sua infanzia, a cominciare dalle prime esperienze erotiche. Tornano però a galla anche degli sgradevoli fantasmi del passato. Non è chiaro perché alla fine Nicky decida di rimanere solo. Un’ipotesi è quella del rifiuto della sua omosessualità, cosa che darebbe al film un tono fastidioso, come quello di tante storie viste sugli schermi: l’omosessualità come momento passeggero della vita, da cui prima o poi si uscirà. Più probabilmente però finisce solo con l’accettare la propria vecchiaia, come si vede nella scena della sfera di cristallo, quella con cui suo padre fingeva di leggere uno splendido futuro nelle festicciole di loro bambini, che si rompe definitivamente. Comunque sia il film di Brusati, elegante e raffinato, scandaglia a fondo e con sensibilità le psicologie dei protagonisti, mostrando appieno sia la complessità dei rapporti umani, a cominciare da quelli di coppia, sia quanto sia difficile affermare se stessi. Certo, a volte è troppo intessuto di simboli e intellettuale, con momenti viscontiani che magari non piacciono a tutti. Ma di fondo è magnifico, dolce e amaro nello stesso tempo, e sa emozionare per la tenerezza, la complicità e la sensualità, che se pure non ha momenti veramente espliciti, trova i suoi spunti migliori nel nudo dell’atletico Picchio. DA NON PERDERE James Ivory, il regista di Maurice, è stato il meritato vincitore della prima edizione del premio “Dorian Gray” al ToGay 2010. In quell’occasione ha presentato il suo ultimo film, Quella sera dorata (dvd CG Home Video), tratto dal romanzo (The City of Your Final Destination) di Peter Cameron. È la storia di Omar (Omar Metwally), uno studente iraniano che deve scrivere la biografia di uno scrittore ebreo (autore di un solo romanzo) scampato al genocidio nazista. Per questo va in Uruguay, dove conosce tre persone care allo scrittore, che vivono assieme in un bizzarro nucleo familiare: la vedova (Laura Linney), il fratello gay (Anthony Hopkins), col suo prestante compagno/ domestico giapponese Pete, e la giovane amante. La presenza dello studente sconvolge questi strani equilibri, ma nello stesso tempo anche lui è sorpreso nell’incontrare un pizzico di mistero, situazioni inattese e la passione. Tutte cose che lo portano a capire meglio se stesso. Lo stile è quello di Ivory, questa volta però non calato in un film in costume: elegante e delicato (ma a volte anche un po’ lento), immerso un’atmosfera nostalgica e sospesa nel tempo. 52 gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 53 RUBRICHE Teatro di Mario Cervio Gualersi [email protected] TRIANGOLI PERICOLOSI Le rassegne di teatro omosessuale sono ormai una realtà consolidata, miracolosamente sopravvissute ai tagli e alle censure delle amministrazioni di destra: focalizzando l’attenzione dei lettori su “Garofano Verde”, glorioso apripista a Roma, e “Liberi Amori Possibili”, l’ultimo nato a Milano, abbiamo sempre lamentato che gli spettacoli, esaurita la breve vita del festival, incontrassero somme difficoltà a circuitare in altre città, piccole o grandi, del nostro paese. Con piacere 02 constatiamo oggi che due lavori ospitati nella kermesse milanese lo scorso maggio vengono ripresi e proposti a un pubblico più vasto. Dopo averli presentati e visti in anteprima, desideriamo approfondirli in un abbinamento che mescola tematiche e vicende molto diverse ma comunque legate dal filo rosso della differenza sessuale. Pare che le coppie gay americane, mature, benestanti e non monogame, abbiano preso l’abitudine di assumere ragazzi di bell’aspetto e altre virtù per badare alle faccende domestiche: cucina, pulizie e soprattutto camere da letto, non solo rassettate ma usate per fantasiosi triangoli erotici in cui i padroni di casa scongiurano l’usura del rapporto a due. The Houseboy è la pièce che Massimo Stinco, anche regista e interprete, ha tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film di Spencer Schilly. Il tuttofare in questione si chiama Rick, vive da parecchio tempo con i suoi datori di lavoro che ne hanno assaporato tutte le competenze e, assai cinicamente, un bel giorno decidono di sbarazzarsene in vista di un avvicendamento che possa offrire carne più fresca. Il giovanotto lo apprende proprio durante le festività natalizie quando la coppia, in procinto di partire per le vacanze, lo lascia solo nella lussuosa casa che dovrà abbandonare a breve. Non avendo una famiglia da cui tornare poiché da questa ripudiato al momento del 01 01 Una scena da The Houseboy 02 La locandina di The Houseboy coming out, Rick viene colto da comprensibile depressione e per esorcizzarla non trova di meglio che gettarsi in una serie di incontri a luci rosse e sesso talvolta non protetto con partner alquanto stereotipati. Resosi conto che non si tratta della terapia più adatta, passa alla decisione estrema di suicidarsi la notte di Natale. Avviatosi in un parco ghiacciato, incrocia Blake, un ragazzo romantico e idealista, che dapprima Rick considera una specie di alieno ma che si rivelerà capace di dare un senso alla sua vita. Il giovane cast (Riccardo Bergo, Vincenzo D’Amato, Gianpiero Botta, Massimiliano Frateschi e Simone Marzola) pur con qualche nota acerba profonde energia e ardore e si concede in alcune scene di nudo integrale. Al teatro Nuovo Colosseo di Roma fino al 9 gennaio. Segno di riconoscimento per gli internati omosessuali, il triangolo rosa era tristemente noto nei campi di sterminio nazisti: uno di questi, Sachsenhausen, alla periferia di Berlino, aveva la stessa forma geometrica e veniva considerato il capolavoro degli architetti del regime, poiché con un numero ridotto di guardiani si poteva garantire il controllo su tutto lo spazio del lager. Qui viene rinchiuso Jürgen, rampollo di una famiglia dell’alta borghesia tedesca, che ha il solo torto di essere gay. Il suo primo amante è stato Ruben, il garzone del fioraio, fornitore di fiducia di mamma Gretel per gli addobbi della casa, di cui si era innamorato da adolescente, scoprendo così la sua identità gay. Passa qualche anno e, con l’avvento di Hitler, inizia l’incubo che lo porta diritto nel campo di concentramento. Ci rimarrà solo qualche mese perché viene rilasciato e messo sotto il controllo della madre che tenterà di convincerlo a rispettare le norme imposte dalla società. È su questo intenso e controverso rapporto che si snoda Le rose di Jürgen, autore Giacomo Fanfani, regia della compagnia Con-fusione, accorati interpreti Rafael Porras Montero e Luisella Serni. Il dialogo a senso unico che i due intessono è il fulcro della pièce: talvolta poetico, spesso brutale. I due personaggi infatti mettono a nudo pregiudizi, depravazioni delle gerarchie di potere come quelle della Berlino anni Trenta, ammantata di moralismi e tabù. Da una parte l’incapacità d’amare della donna, dall’altra il figlio che si condanna all’esclusione. In occasione del Giorno della Memoria, replica il 27 gennaio al teatrino delle Briciole di Prato e il 1° febbraio presso Arci Tom a Mantova. IN CARTELLONE Durante un viaggio in Albania per un reportage sulla condizione femminile, la giornalista Livia Grossi ha scoperto l’esistenza delle vergini giurate: nella zona di Skutari le donne che hanno visto morire tutti i maschi della famiglia – di solito in maniera violenta – per riscattare diritti e dignità si trasformano in uomini, entrando a far parte della comunità maschile che si arroga il potere di uccidere. Pashka è una di loro e la sua storia è narrata in Diventare uomo, scritta dalla Grossi con Maria Arena e Laura Facchi, portata sulla scena da Emanuela Villagrossi e Lucia Vasini con supporti cinematografici e musica di Gaetano Liguori. Al teatro della Cooperativa di Milano dal 12 al 16/1. È la risposta teatrale ai Dico di cui si è persa traccia, alle coppie di fatto senza diritti, alle unioni gay scomunicate, alla fecondazione in vitro non per tutti, alle convivenze per solitudine e carenza di servizi sociali. In Due uomini e un cullo una coppia di maschietti conviventi si vede recapitare un neonato come pacco dono. Contro ogni previsione, i giovanotti che si proiettavano in un futuro senza sorprese cominciano a credere al destino e il bimbo diventa un collante, un riscatto sociale, un’integrazione nella società. Scritto e interpretato da Manuel Buttus e Giorgio Monte (anche regista) del Teatrino del Rifo, lo spettacolo sarà al teatro San Giorgio di Udine il 22/1. 54 gennaio 2011 · PRIDE GENNAIO 2011 TUTTI I VENERDÌ COMMERCIAL DISCO CON ANIMAZIONE - DJ A ROTAZIONE GRAZIANO DJ - MR MADS DJ BINO VOICE MERCOLEDÌ 5 SEXY BEFANI CON LUCA CARRARA DJ - SPECIAL VOICE ANGEL DEVID FROM STUPIDA! DI TORRE DEL LAGO SABATO 8 BEAROMEO’S IN REGALO L’ESCLUSIVA T-SHIRT BEAROMEO’S GIORGINO DJ - LOLA VOICE VENERDÌ 14 TACCHI ALLO SBARAGLIO CON DONNA RACHELE E MARCHESA CASATI VOICE IVANCA PERVINCA TUTTI I MERCOLEDÌ NEW! 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Qui l’attesa di un intervento chirurgico diventa più lunga del previsto perché un’iniezione, forse per la distrazione di un’infermiera, gli ha procurato un’emorragia interna, ma lui non protesta né denuncia nessuno, non ama le seccature, e poi ha sempre pensato che “è meglio avere a che fare col Fato che con i tribunali”. Così, in attesa del riassorbimento dell’emorragia, decide di dedicare il suo tempo alla scrittura, e dato che il computer è proibito perché interferirebbe con le macchine del monitoraggio, si fa portare un quaderno, una matita, un piccolo tavolino da letto e prende appunti a mano per un improbabile libro progettato da tempo, registra quanto lo circonda e scrive tre lunghe lettere, la prima a un collega d’ufficio, la seconda a un sacerdote che lo ha amato da ragazzo, la terza a un destinatario anonimo che forse non spedirà mai. Costruito con modalità e forme diverse, dalle lettere alla minuziosa descrizione dell’atmosfera ospedaliera, dal gusto della citazione ai toni più leggeri e ironici fino ai ricordi più intimi e alle confessioni più sofferte, il romanzo ci riporta ai temi e alle atmosfere tipiche di Severini: la provincia italiana degli anni Sessanta e il rimpianto struggente di occasioni mancate, di una vita intravista, ma mai pienamente vissuta, fino all’attesa “indecente, data l’età, di una seconda chance”. Quello che caratterizza il personaggio è infatti, come in altre opere dello scrittore, la plumbea atmosfera della provincia italiana, le rinunce sempre in un contraddittorio miscuglio di lusinghe e di tormenti, l’autoconvincimento che il sesso sia sporco e volgare e che il contrario della volgarità siano l’arte, la musica, la conversazione intelligente, o forse che la libertà, compresa un po’ di disinvoltura nel sesso, sia una prerogativa delle generazioni successive, ma non della propria. Una volta il sacerdote innamorato di lui gli ha detto: “Dici troppe parole d’aria, e poche di terra. È come se di un paesaggio descrivessi soltanto il vento”. E Gianmaria, l’altro uomo innamorato di lui e respinto anch’egli con terrore: “Sai capire i libri, ma non sai leggere i sentimenti delle persone neppure quando ti riguardano”. È questa corazza nei confronti della vita che lo ha portato a sbrigare le proprie esigenze fisiologiche con imbarazzo e vergogna: “Pratiche da cessi, da sottoscala, da auto notturne in periferia”; “cose rapide, cose sordide”. “Per starmene lontano se non dall’umiliazione almeno dalla passione”. Anche se ora sa bene che ricostruire il passato è un’impresa insidiosa e che la vita ce la raccontiamo cercando di renderla interessante (“le facciamo il lifting, come per le rughe”), egli però non rinuncia a fare un bilancio dei propri fallimenti fino a scendere sempre più in profondità e a cogliere, con inedita lucidità, e anche con crudeltà, il potere del desiderio erotico, il suo mettere in moto energie sotterranee non solo in chi desidera, ma anche in chi è desiderato: “Si sa tutto sugli innamorati infelici, niente o pochissimo sui destinatari di amori impossibili da ricambiare. Sugli amati infelici. Anche questa può essere una condizione di grande avvilimento”. Il romanzo, di grande suggestione già dal bellissimo titolo, è così la storia di un “uomo senza qualità” che trova la forza di analizzare le proprie sconfitte che sono insieme lavorative, sessuali e generazionali, ma lo scrittore, come al solito, non ama i toni gridati e riesce a dire le cose più terribili con la consueta discrezione e pacatezza. Come ebbe a scrivere già Pier Vittorio Tondelli: “La novità della scrittura di Severini è proprio l’estrema capacità di tenuta e soffocazione delle punte estreme d’emotività. È come se l’autore, abilmente, volesse giungere al massimo solo per contrazione, creare tensione per non usarla, creare emozione per svaporarla, preferendo a tutto ciò un gioco di sentimenti malinconici e sfumature e controtoni e pianissimi: come se, per lui, la più grande deflagrazione dell’intensità intima fosse l’espressione di un silenzio assoluto appena appena spezzato da un lontano e improbabile singhiozzo”. SEGNALAZIONI Giacomo Cardaci, La formula chimica del dolore, Mondadori, Milano 2010, pp. 210, 16,00 € Un giovane gay, colpito da un tumore, alle prese col mondo dell’ospedale: lo smarrimento, la solitudine, le fantasie, i cicli di chemioterapia, la voglia di guarire, le trasformazioni che la malattia determina nel nostro modo di guardare la realtà, i sensi di colpa, e poi una galleria di personaggi di straordinaria umanità: infermieri, pazienti, medici. Il protagonista, proiezione autobiografica dell’autore, racconta la propria drammatica esperienza con leggerezza, ironia e autoironia. Un libro bello, che racconta il dolore, ma che ti mette addosso una straordinaria voglia di vivere. Franco Buffoni, Laico alfabeto in salsa gay piccante, Transeuropa, Massa 2010, pp. 152, 14,00 € Dalla A di Animali e di Ateo alla Z di Zamel e Zapatero, 52 voci, due per ogni lettera dell’alfabeto, acute e nello stesso tempo leggere e spesso divertenti, e in più l’aggiunta di cinque inserti saggistici di approfondimenti (Odio, Compromessi, Identità, Omertà vaticane, Milk) per un discorso fondamentalmente unitario sul pregiudizio antiomosessuale e sul bisogno di liberarsene. Brane Mozetic, Storia Perduta, traduzione di Daniele Furlan, Beit Udine 2010, pp. 224, 15,00 € Questo avvincente romanzo di un autore sloveno poco noto in Italia mette in scena le peripezie di alcuni giovani tra eccesso di droghe, speranze d’amore e fatica a integrare l’omosessualità nella propria esperienza di vita. Finché un giorno ci si risveglia straniti dai sogni chimici e ci si domanda “dove è andato a finire tutto?” 56 gennaio 2011 · PRIDE CORONA LA MIA VERITÀ 25 MARZOh.21 TEATRO COLOSSEO - TORINO Prevendite: www.teatrocolosseo.it Via Madama cristina 71 20125 torino Biglietteria aperta dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 tel. 011/6698034 011/6505195 [email protected] corona_manifesto.indd 1 PRIDE · gennaio 2011 infoline: www.teatrocolosseo.it www.ticketone.it tel. 011/19500822 [email protected] 14/12/10 19.24 57 RUBRICHE Musica di Roberto Cangioli [email protected] ETERO PRO NOBIS È innegabile che spesso la musica sia servita ad aumentare una presa di coscienza nei confronti di valori irrinunciabili e, se guardiamo al nostro orticello, crediamo che essa possa anche perorare la causa per contrastare l’omofobia e più in generale per appoggiare le speranze della comunità glbtq. Paradossalmente nel nostro paese sono sempre più gli artisti etero, piuttosto che i loro colleghi gay italiani e verrebbe da chiedersi quali, visto che solo uno dei pochi famosi ha recentemente fatto il coming out pubblico - a farsi portavoce di un pensiero universale. Sarebbe già molto se i cantanti gay si facessero promotori attraverso i testi delle loro canzoni di un chiaro messaggio d’amore, piuttosto che celarsi dietro comode ipocrisie e banalità sconcertanti (a onor del vero qualche coraggioso episodio che vi abbiamo sottoposto negli ultimi anni su queste pagine c’è stato, ma generalmente è per lo più relativo ad artisti che raramente cadono sotto i riflettori). Se da un lato vi sono artisti etero pronti a mostrarsi paladini dell’amore gaio con il proposito di rinverdire i vecchi fasti e di catturare attenzione da parte di un pubblico più ampio, ve ne sono altrettanti che invece hanno dato già in passato un visibile appoggio alla comunità gay e continuano a darlo, come Viola Valentino, che dopo l’ennesima sparata di Berlusconi, ha emesso un comunicato stampa per esprimere il suo sdegno: “Diciamo BASTA una volta per tutte alle offese rivolte alle persone gay, io personalmente lo canto nella mia canzone contro l’omofobia Domani è un altro giorno presentata all’ultimo pride nazionale, ed è il modo che ritengo mi sia più consono per combattere questa discriminazione, ma chiedo a tutti di prenderne atto e attivarsi per cambiare questa società. La comunità glbtq è desiderosa soltanto di giustizia e eguaglianza”. Il brano, contenuto nell’ultimo album della cantante I tacchi di Giada, si distingue per il tema forte, narrando con lucidità e chiarezza un pestaggio ai danni di un omosessuale: “Adesso dimmi se colpisci solo per tua trasgressione, e se ti fa star bene, dai continua pure, tanto ho le spalle larghe, so anche perdonare, quelli che non sanno amare…”. Quella raccontata da Viola è una violenza fisica che nasce dall’incapacità di capire le dinamiche di un altro amore, quello rivolto verso le persone dello stesso sesso. Della difficoltà che incontrano due ragazzi nel vivere una relazione sentimentale, ci parla Pino Putignani ne Le intermittenze del cuore, contenuto nel suo cd Autobiografia non autorizzata: “Questo amico mi ha raccontato gli ostacoli creati dalla gente, dalle rispettive famiglie, persino dagli amici, tutti in qualche modo vittime dell’ignoranza della società in cui viviamo”. Per il cantautore trentino quella descritta è una storia comune a molti e rappresenta il suo modo per dare sostegno alla comunità gay che resterà sempre discriminata fino a quando non saranno gli eterosessuali a prenderne le difese, manifestando supporto e diffondendo una (vera) cultura dell’accettazione rispetto a tutte le diversità. NOTE IN PILLOLE Cyndi Lauper – Memphis Blues (Naïve) “È un onore avere l’affetto genuino della comunità gay” ha ribadito Cyndi Lauper quando nel 2007 ha organizzato assieme ad altri artisti gay friendly il tour True Colors. Cyndi, che si è sempre distinta come un inossidabile avvocato per sostenere la comunità glbtq, ha recentemente reinventato se stessa producendo un album dove interpreta famosi brani blues assieme ad artisti del calibro di B.B. King e Jonny Lang. Album grintoso e pieno di vita, Memphis Blues restituisce il calore di un genere musicale in cui si respira energia a pieni polmoni. Nicki Minaj – Pink Friday (Universal Motown) Onika Tanya Maraj, alias Nicki Minaj, è una giovane rapper newyorkese che grazie alla sua schiettezza ha forse trovato l’ingrediente giusto per modificare definitivamente il panorama rap omofobico. I suoi testi sfacciati e il suo anticonformismo avventuroso la rendono un’artista assolutamente sopra le righe; ha saputo porsi all’attenzione di celebri colleghi come Will I am, Kanye West e dello stesso Eminem, tanto da portarseli come collaboratori in questo splendido Pink Friday, un debutto col botto. 58 gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 59 RUBRICHE Fumetti di Massimo Basili [email protected] RALF KÖNIG GENIO PER AMORE / VITA DA GENIO Ralf König GENIO PER AMORE / VITA DA GENIO Kappa Edizioni b/n, pp. 176 e 160 14,00 e 13,00 € L’età che avanza non solo non scalfisce di un millimetro la vena corrosiva del grande fumettaro tedesco Ralf König, ma i suoi libri ne guadagnano in profondità e leggerezza, mantenendo invariato l’alto tasso di divertimento. Succede anche nella miniserie in due volumi che Kappa Edizioni ha dato alle stampe in due momenti diversi nel 2010; l’ultimo volume, Vita da genio, è stato presentato alla fiera di Lucca Comics & Games a novembre. Il dittico, uscito in Germania nel biennio 2005-2006, sembra ribattere con lo sberleffo a tutti gli apocalittici cantori dello “scontro di civilità” che impazzavano sui media qualche anno fa, soprattutto a ridosso dell’inizio della guerra in Afghanistan e dell’invasione dell’Iraq da parte degli Usa. Ispirandosi al gioco di incastri narrativi de Le mille e una notte, il racconto di König prende avvio nel nono secolo dopo Cristo, epoca nella quale Occidente e Oriente avevano ben poco da scontrarsi, vista la schiacciante superiorità del mondo arabo in fatto di scienza, arti e costumi. A Baghdad, all’ebreo Isaak viene affidata la guida di una spedizione di cammelli con ricchi doni da mandare ad Aquisgrana, omaggio del califfo Harun al-Rashid per l’imperatore Carlomagno. Tra tappeti, spezie e fusti d’incenso finisce per sbaglio una teiera brutta e malconcia, che però nasconde un prodigio: basta sfregarla cinque volte dicendo “esci! esci!” per vedere apparire un genio in guisa di magnifico giovane, il cui unico scopo è soddisfare sessualmente chiunque lo liberi, uomo o donna che sia! Il genio è, in realtà, un truce e bigotto mullah, abituato a segregare le proprie mogli e a lapidare i sodomiti, 60 ma che per contrappasso viene punito, trasformato e infilato nella teiera, per 440.391 notti, proprio da un ciabattino indiano sodomita, grazie ai poteri del suo amante, il demone Abus. Secoli dopo, nell’Aquisgrana dei nostri giorni (che ora si chiama Aachen), la teiera arriva nelle mani di Dörte, compagna d’appartamento quarantenne e zitella del complessato gay orso Manfred. L’incantesimo si compie e il genio efebico viene rievocato, ma Dörte, terrorizzata, ordina a Manfred di far sparire la teiera. Per l’uomo è un periodaccio, si sente brutto e sgraziato e per questo è in terapia, inoltre fa un lavoro poco gratificante. Perché allora privarsi di qualche momento di relax, se può avvalersi a comando dei servigi di uno splendido ragazzo sempre arrapato, disposto a fargli provare sensazioni uniche con tutte le posizioni del kamasutra, tra le quali la formidabile “unione della mucca”? Una volta iniziati all’amore orientale, difficile tornare indietro… Ma l’incantesimo è ormai alla fine e l’orrendo mullah “originale” sta per tornare. Riuscirà Manfred, ormai completamente alla mercè del genio, a disfarsene e a farlo rientrare per sempre nella teiera? Lo spunto fiabesco dà a König un ottimo pretesto per confezionare una storia che appare più ecumenica e rassicurante del solito, ma solo per ambientare lontano nel tempo conflitti culturali ed “etnici” che sono di stringente attualità. Non vengono risparmiate stoccate all’integralismo islamico misogino e antigay o alla mania dei nostri giorni per le discipline new age. Anche in questo fumetto c’è il tormentone del maschio nerboruto e peloso tanto caro all’autore, ma ancor più che in altre opere König mostra una spiccata vena femminista, quando ribadisce che le battaglie contro machismo e omofobia dovrebbero accomunare etero e gay più di quanto siamo disposti ad ammettere, e che amore e sesso, con le dovute differenze dei gusti personali, non hanno davvero confini di genere e orientamento. La casa editrice bolognese continua la benemerita proposta dell’opera omnia del nostro, però la gimcana temporale tra opere giovanili e fumetti di recentissima fattura rendono difficile apprezzarne la continua evoluzione stilistica. In questa “dilogia”, infatti, il segno di König s’è fatto meno nervoso e più accurato rispetto al passato, arricchito poi da una piacevole mezzatinta grigia. Ma tant’è: traduzione e adattamento sono, come al solito, pregevoli (a parte un paio di refusi nel testo). gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 61 ...SE NON SEI MAI VENUTO...FALLO... TUTTO PER LA COPPIA MODERNA... COMODO PARCHEGGIO MASSIMA PRIVACY, BANCOMAT E CARTE DI CREDITO ANONIMI (cioè non compare la scritta SEXY SHOP) SECRET PARADISE Via XX Settembre, 43 37014 CAVALCASELLE - SS11 Tel. 045 - 64.02.471 A 5 MIN. DA TUTTI I PARCHI DI DIVERTIMENTO DEL GARDA A 2 MIN. DALL’USCITA DELL’AUTOSTRADA DI PESCHIERA DEL GARDA ORARIO CONTINUATO DALLE 10:00 ALLE 20:00 DAL LUNEDI AL SABATO COMPRESI E TUTTE LE DOMENICHE POMERIGGIO PRIMA O POI Corso Milano, 51 37138 VERONA Tel. 045 - 81.87.000 C’EST LA VIE Viale Marconi, 130 25015 DESENZANO DEL GARDA (BS) A 5 MIN. 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ABITI IN ZONA ??... SCEGLI IL RUBRICHE Vita notturna di Francesco Belais [email protected] Mi piacerebbe essere ottimista, come consiglia sempre il Cavaliere, ma in realtà ogni anno è sempre peggio. Lasciando da parte economia, politica e quant’altro esuli dal tema di questa mia piccola rubrica, il mondo della notte, con tutto il suo indotto, è sempre più maltrattato e bistrattato. Limitazioni di orari (a tal proposito è a rischio pure la Marina di Torre del Lago, punta di diamante della movida gay estiva italiana), leggi sempre più restrittive, controlli su tutti i fronti. Insomma, certe situazioni possiamo ormai andare a cercarle solo all’estero. Con tutte queste premesse, i gestori e proprietari di locali, giustamente, rischiano e investono poco, e sulla piazza rimane ormai da tempo la stessa minestra riscaldata. Certamente, non facciamo una gran figura nei confronti degli stranieri. Eppure la macchina del turismo, e a ruota quella del divertimento, in Italia, per ovvie ragioni climatiche e geografiche, dovrebbero essere il nostro biglietto da visita e una nostra grande risorsa. Non so quale possa essere ormai la ricetta del cambiamento, se la risposta dovrà arrivare dalla politica o dal coraggio della gente. Non lo so, davvero. Quello che spero è che ci sia una ripresa, che si respiri un’aria nuova, di entusiasmo e di rinnovamento. E se questo non arriverà, mi auguro e auguro a ciascuno di voi di trovare almeno un po’ di serenità nel cuore. E che duri per tutto il nuovo decennio. GENTE DELLA NOTTE FLAVIA CAVALCANTI Costumista e animatrice della notte, nata in Brasile sotto il segno del Sagittario, vive e lavora a Milano da quasi vent’anni. Le sue creazioni sono arrivate fino a notissime campagne pubblicitarie (Tim, Golden Lady ecc). Di notte collabora con i party più esclusivi: LaMessa, Chandelier, Sodoma (Milano), Echoes (Riccione). Foto: Sandro Brant Come e quando hai iniziato a lavorare nei locali? Sono arrivata in Italia nel ‘92 e già nel primo fine settimana ho conosciuto un gruppo di persone che lavorava al Cocoricò, tra questi il Principe Maurice, tuttora un mio carissimo amico, che ha creduto in me e nel mio lavoro e mi ha spinta a intraprendere quest’arte della movida notturna. Tu sei anche una brava costumista non è vero? Non solo, sono una anche stylist, truccatrice, hairstylist e organizzo gruppi per spettacoli sia per feste private ma anche discoteche. Come è nata questa tua passione per la sartoria e come hai imparato? Da quando ero molto piccola, già a scuola preparavo costumi per me e per i miei amici e ogni volta che partecipavo a qualche festa vincevo già tutti i primi premi. Poi in Italia ho approfondito la mia esperienza in scuole sia a Rimini sia a Milano con diversi corsi di sartoria. Se tu non avessi fatto la costumista che cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita? Sicuramente il mio lavoro porta grandi soddisfazioni anche se l’ambiente che vorrei è sicuramente un altro. Sono una creativa a 360°, ma vorrei con tutto il cuore un lavoro che mi portasse ad aiutare il prossimo e magari un giorno sarà così, mi piacerebbe fare la missionaria laica. Qual è la cosa più imbarazzante che ti è accaduta in una serata? Cadere da sobria sulla scalinata del Cocoricò mentre ero in un super abito da sera. Sei single o fidanzata? Sono felicemente… single! Qual è il tuo uomo ideale? Sicuramente colto, intelligente, simpatico, generoso, pieno di entusiasmo. Ovviamente anche l’occhio vuole la sua ma non cerco il tipico tronista di Uomini e Donne. La crisi economica si fa sentire nel mondo della notte e dei locali? Non per i creativi come me. Chi è capace di evolversi cresce sempre. Cosa pensi della scena gay italiana? Un po’ deludente. Se poi ci mettiamo il lavoro dei media, del papa e del nostro presidente del consiglio... Un tuo messaggio alla comunità? Fortunatamente noi usiamo entrambe le parti del cervello allora ragazzi e ragazze facciamoci valere. Basta compiangersi, nella nostra vita ci vuole più amore e fratellanza. Approfondite la vostra spiritualità, con questo non voglio dire di far parte di una religione, ma createvi la vostra. I pensieri sono molto importanti perciò cercate di visualizzare un bel futuro per voi, per il prossimo e per il nostro pianeta che come noi è vivo e ha bisogno di noi. PIATTI CALDI David Morales - I Make you Gaga (Time) Lo storico dj/produttore e remixer statunitense con origini portoricane, torna dopo 5 anni dal suo ultimo singolo con una nuova canzone dal ritornello insistente e rimbombante che vuol essere un richiamo alla musica e allo stile della più grande artista del momento: Lady Gaga. I Make You Gaga si annuncia come uno dei tormentoni da pista da ballo. AA. VV. – Villa delle Rose (cool edition) (Energy) Ecco la nuova compilation ufficiale dell’esclusivo club della riviera adriatica dove nascono tutte le tendenze musicali più importanti, che torna con un doppio volume invernale. Il primo cd con le hits più forti dell’inverno insieme a novità in anteprima, mixate tra loro dagli storici resident dj Stefano Gambarelli, Mauro Ferrucci, Ciuffo, Holly & Mappa. Il secondo cd con una selezione lounge. Presto disponibile in esclusiva su iTunes anche la “special edition” digitale. 62 gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 63 EVENTI LA BIONDA E LA MORA Travestite a fin di bene, Platinette e Lele Mora sono state le star del Gran Galà di Beneficenza che si è svolto a Milano il 9 dicembre scorso sotto il tendone del Circo Orfei. Le vediamo qui accanto, nelle immagini di Flavio Morgante (LM Production) in una riedizione per taglie forti delle gemelle Kessler e in passerella a bordo di una decappottabile in compagnia della mitica Moira Orfei, con Mora sul sedile posteriore trasformato grazie a un trucco miracoloso in clone della padrona di casa. Altra ospite in drag dell’evento Miss Vicky, animatrice della serata Join The Gap gestita da Arcigay Milano al Borgo del Tempo Perso. L’incasso della serata è stato devoluto all’associazione Alfa Omega e verrà utilizzato per la costruzione di un ospedale in Bolivia. 64 gennaio 2011 · PRIDE EVENTI PRIDE · gennaio 2011 65 METROPOLI Metropoli www.prideonline.it ITALIA CASTRO MARKET Continua anche per tutto il mese di gennaio l’offerta per la spedizione degli ordini in tutta Italia a solo 4,90 euro, anche per chi ordina in contrassegno (il prezzo non cambia e non ci sarà da pagare nessuna tassa di contrassegno che offriamo noi in omaggio). 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Questo seminario per esordienti si terrà a Milano durante un intero fine settimana e con esso vogliamo presentare il nostro lavoro nelle idee e nella pratica. Ci sarà un’ampia varietà di esercizi col corpo, meditazione e molti incontri sensuali, nonché tecniche di respirazione e massaggio. Sii curioso e stimolato dall’idea di incontrare persone differenti durante il seminario e fai conoscenza con loro in maniera rilassata attraverso i vari esercizi. Il nostro istruttore Thomas e i suoi assistenti ti accompagneranno durante il weekend e ti aiuteranno a fare delle nuove esperienze dei sensi in un ambiente davvero protetto. Info: 3312196969 www.gaylovespirit.it GAY PARSHIP Anno nuovo, amore vero! Dai desideri alla realizzazione il passo intermedio necessario è l’azione: perché Cupido possa scoccare le sue frecce, bisogna creare delle occasioni giuste. E iscriversi a gay-Parship.it è il primo passo nella giusta direzione! 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Mix di naked, underwear e jockstrap l’evento ha inizio alle 20 al cruising bar della 011 e alle 22:30 la 011 sospenderà i servizi “acqua” per aprire le porte a “Evening free”, per continuare tutti insieme la nottata. Info: 011 284263 www.011saunaclub.it GARAGE CLUB Ampliato su due livelli con lounge bar, ristorazione, area fumatori, sala video, sauna finlandese con cromoterapia, vasca idromassaggio Jacuzzi, ambienti relax, bagno turco e climatizzazione. Per tutti rientro giornaliero e ingresso per la serata successiva gratuiti. Riduzioni per gli under 25, militari, forze dell’ordine, soci circolo Maurice, associazione GayLib e per gli orsi del sito www.superbear.eu. Sabato è “Bears day”, ingresso ridotto con consumazione per tutti i bear. Tutti i mercoledì alle 21:30 “Live sexy show” e a seguire naked party. Lunedì e venerdì dalle 22 il molto frequentato “Naked party”. Sabato sera alle 21.30 “Saturday double live: ordinary look (lounge bar, privé, cabaret show con ingresso libero e prima consumazione obbligatoria) e towel look (lounge bar, privé, cabaret show, sauna finlandese, bagno turco e idromassaggio). Sorteggio ingressi omaggio per Les Folies Scandal. Tutti i giorni, dalle 19 aperitivo offerto ai soci. Aperto tutti i giorni dalle 14 alle 2 (orario prolungato nelle serate naked). Info: 346 3006612 www.garageclub.it LOMBARDIA MILANO DEPOT Questo mese un nuovo appuntamento vi aspetta venerdi 28: un naked/underwear party al buio e non è tutto! Al piano inferiore non ci saranno luci ma saprete in ogni momento a chi vi state avvicinando. A ogni socio all’ingresso sarà disegnato un simbolo sul petto che identifica i suoi gusti in ambito sessuale. Questo simbolo sarà visibile solo ed esclusivamente al buio più completo, e nella dark illumineranno il vostro cammino permettendovi di trovare i tipi giusti al “primo colpo”. Una specie di speed date del sesso! Per tutte le altre date vedere il calendario su Pride o il sito. www.depotmilano.com ILLUMINED Tre piani di superdivertimento vi aspettano all’Illumined. Al piano superiore ogni sera dalle 22 e la domenica dalle 20, apre la “sala Fire”, la naked area del locale dove a date prefissate si tengono gli appuntamenti speciali. Il bar è aperto 24 ore su 24 e nel piano seminterrato la zona relax è sempre pronta, pulita e attrezzata con numerose e accoglienti cabine. Gli appuntamenti speciali nella “sala Fire” del mese di gennaio sono: “Fire Off” (Fire Zone spegne le luci) ogni lunedì; “Masked” mercoledì 5; “Fist” venerdì 7; “Dildos” venerdì 14; “Total Naked” venerdì 21; “Masked” venerdì 28; Domenica 16 “Fist” dalle ore 15. “Naked Party” tutti i sabati. L’ingresso è riservato esclusivamente ai soci Arcigay muniti di tessera e di un documento di identità. Cruising Illumined è in via Napo Torriani 12 (vicino alla Stazione Centrale). Info: 02 66985060 LA CESIRA – DQ La Cesira e il suo staff hanno preparato un inizio anno davvero speciale! Mercoledì 5 “DQ… Dolce e carbone”, per festeggiare in modo davvero insolito l’Epifania. Giovedì 13 “La Corrida DQ”, dilettanti allo sbaraglio per una serata esilarante. Giovedì 27 “DQ Classic“, una rassegna di esibizioni e ospiti d’eccezione. E al termine delle esibizioni Moira dj ci farà scatenare con la sua inconfondibile selezione musicale. Buffet, prima consumazione, spettacolo e disco a 12 euro. Cene su prenotazione a partire da 35 euro. Il DQ e tutto lo staff sono a disposizione per festeggiare i vostri compleanni, nubilati, celibati ecc! Lo Stacco apre alle 20:30 e lo spettacolo inizia alle 22:15. Info e prenotazioni Max 333 2600608 www.lacesira.it METRÒ CENTRALE SAUNA Finite le festività natalizie si rientra a lavoro, ma una calda pausa giornaliera è sempre gradita. Passate dal freddo e dalla nebbia al tepore della sauna Metrò Centrale, a soli 500 metri dalla stazione. Aperta tutti i giorni dalle 12 sino a tarda notte, è su tre piani con diverse zone per ogni tipo di piacere. Si parte dalla zona Acqua, con due saune umide e una sauna secca con video X, zona idromassaggio e camerini relax. Al secondo piano c’è un ottimo bar con drink e primi piatti, e ogni prima e terza domenica del mese è offerto un buffet; sale massaggi e gennaio 2011 · PRIDE PRIDE · gennaio 2011 67 METROPOLI altri camerini relax. Terzo e ultimo piano per il piacere con le zone dark, glory holes e la cura del corpo con fitness e doccia solare. La sauna Metrò è ideale per fare sempre nuovi incontri, essendo di passaggio per chi transita in città. Info: 02 66719089 www.metroclub.it Metropoli ONEWAY www.prideonline.it Un nuovo anno inizia e il OneWay è sempre presente per offrirvi le sue grandi serate. Sabato 1 e 15 dj Giorgino ci farà ballare tutta la notte con ruggenti serate bear, appuntamenti con una grande affluenza di pubblico. Imperdibili anche le serate con dj Max Morelli e il suo particolare programma house-commerciale sabato 8 e 29. Mercoledì 5 grande festa dell’Epifania con dj Giorgino. Sabato 22 ritorna “Daddy Cool Bear Party”, e a farci ballare fino all’alba ci sarà dj Max Morelli. Ingresso 15 euro e in lista 12 euro. Info e liste: 02 2421341, 348 7424824, Angelo 345 7091435 www.onewaymilano.com STUDIO KNOW HOW Proprio accanto alla stazione Centrale lo Studio Know How è il più grande sex shop gay only in Italia che soddisfa ogni esigenza grazie al suo assortimento di dvd per ogni gusto, accessori fetish, leather, bdsm dei migliori produttori mondiali, gadget per un regalo divertente o per sentirsi più orgogliosi. In fase finale di costruzione il nuovo sito di e-commerce che vi permetterà di scegliere e acquistare da casa in tutta comodità e con la cortesia, la discrezione e il supporto di sempre. Info: 02 67391224 www.skhonlinemi.com X CLUB Apertura eccezionale martedì 7 con “Kagaoke” diretto da La Wicky e Ciquitiña: buffet, spettacoli hard e le donne sono benvenute. Tutti i clienti presenti lunedì 6 avranno l’ingresso omaggio per il giorno dopo. Nel locale trovate un ambiente climatizzato, sala centrale con spettacoli, musica e spazio relax; bar con panini e cocktail; sala labirinto con illuminazione soffusa e in centro un grande letto; comodi camerini, sala divani, sala cinema con in proiezione sempre le ultime uscite; sala sling e nuova sala con accesso internet gratuito. Per il programma degli appuntamenti settimanali visita il sito! www.xclubmilano.com BRESCIA DE-GENERI(S) Il convegno De-Generi(s) è rivolto a psicologhe/i, psicoterapeute/i, medici, educatori, formatori, operatrici/tori della relazione d’aiuto e a tutte le persone interessate alle tematiche oggetto del convegno: riflessioni critiche sull’identità di genere, l’orientamento sessuale e le psicoterapie. L’incontro si terrà sabato 22 presso il museo di Scienze Naturali in via Ozanam 4. Con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Brescia. Per l’adesione compilare la scheda d’iscrizione e inviarla a [email protected] Il modulo e tutto il materiale si può scaricare dal sito. www.pianetaviola.com 68 LIVING ROOM Il Living Room è un locale giovane e colorato, dove la varietà dei cocktail, dei drink e della birra offre una selezione pronta a soddisfare la richiesta del cliente più esigente, in un’atmosfera familiare frizzante e qualche volta un po’ pazza. L’ampia fascia oraria d’apertura, dalla prima colazione all’aperitivo serale, lo rende un luogo perfetto per tutti. Nelle serate “LVR” lo spazio si trasforma con eventi a tema ogni fine settimana e sempre nuovi ogni mese. Vi aspettiamo sabato 22 con Giudi Drug, ospite tutti i mesi al Living Room. LE CHIC LOUNGE MUSIC BAR Gennaio intenso a Le Chic, tra gli aperitivi della domenica, il karaoke del giovedì e la disco del venerdì notte. Gli appuntamenti da non mancare sono domenica 2 “Happy hours & Happy 2011!”; venerdì 7 “Le befane del giorno dopo” con Fena d-gay e Frenzy dj. Domenica 9 “Aperitigers”, le nostre tigri ti faranno divertire tra drink e stuzzichini! Venerdì 14 si balla al ritmo di Fena d-gay e per risvegliare le vostre fantasie la splendida Sister Gaya. Venerdì 21 special guest Le Strulle. Domenica il vostro aperitivo sarò accompagnato con musica dal vivo delle Soulsista! Giovedì 27 gara di karaoke con simpatici premi in palio. Venerdì 28 “Angeli e demoni”, svela la tua natura sui brani selezionati da Fena d-gay e Frenzy dj. Sister Gaya sarà angelo o demone? Info, liste e tavoli: 349 5401850 NEW TRAP GENERATION Sabato 1 Luke Carrara avrà l’onore e l’onere di introdurre l’anno in “Welcome party” con le migliori musica e tisane per riprendersi dai botti della notte precedente! Mercoledì 5 il gruppo Extralarge eccezionalmente per ”Ephyfunny”, e tanti auguri alle solite befane. Sabato 8 l’evento Icon party sarà dedicato ad Anna Oxa! Sabato 15 tutti in fila per farsi leggere i tarocchi in una splendida “Gold magic night”. Venerdì 21 inizia “The Rage”, il nuovo appuntamento ospitato al primo piano con dress code molto rigido (vedi evento successivo). Sabato 22 l’acclamato “Trap beauty farm nite”, dove le brutte diverranno belline e le belle saranno stupende, e le stupende… Serata con omaggi per i più divertenti e divertiti! Sabato 29 l’appuntamento bear con il gruppo Extralarge in “Snow storm party”. In main room musica commerciale by Mr Mads dj & Luca Carrara. Al Primopiano musica house con Renato dj & guest djs. Ingresso riservato ai soli soci Arci. Info: 340 6857585 www.trapmad.it THE RAGE NITE Venerdi 21 prende il via il nuovo appuntamento mensile “strictly dress code” per tutti gli amanti del genere leather, militare, uniform, rubber, s/m o naked presso il Trap. Una rigida selezione all’ingresso garantirà l’accesso alle serate solo a chi avrà un abbigliamento a tema. L’ampio guardaroba all’entrata permetterà ai clienti del locale di cambiarsi (o spogliarsi) comodamente. Le serate sono aperte anche ai club leather che vogliono promuovere le loro iniziative. Ingresso riservato ai possessori di tessere Arci-Arcigay. Riduzione all’ingresso a chi presenterà tessera di associazioni o leather club italiani e/o stranieri. www.rageclub.it TRENTINO ALTO ADIGE BOLZANO PAPARAZZI Geena Queenie, esuberante padrona di casa del Paparazzi, ha il piacere di comunicarvi che la discoteca diventa anche pub! Da mercoledì a domenica dalle 18 alle 2. Le serate The First Disco restano il primo e terzo sabato del mese, e ormai ci accompagnano per il 3° anno consecutivo con animazione e servizio buffet. I rimanenti sabati sono le serate “Paparazzi Night”, condite con buona musica e tanto divertimento! Info Andrea 333 6071630 www.thefirstdisco.it SAUNA EXIT Venerdì 21 la notte in sauna diventa più accattivante che mai con “Sex-Sex-Sex”, party con animazione e buffet dalle 20 alle 3! Veniteci a trovare e godetevi il nuovo look, provate il nuovo massaggiatore e per le giornate “only men in sauna” consultate il sito o iscrivetevi a www. gayromeo.com/sauna-exit-bolzano. Seguite la penombra tra candele, incensi e troverete la via del piacere tra due saune finlandesi, un bagno turco, due vasche idromassaggio da 4 e da 6 posti, sala relax, camerini relax e uno snack bar dove si possono gustare anche pasti caldi. Scoprite nuovi amici in un ambiente e in un’atmosfera unici per comfort, divertimento e relax. Info: 347 4700645 www.sauna-exit.it VENETO VENEZIA METRÒ VENEZIA SAUNA L’epifania tutte le feste si porta via ma alla sauna Metrò Venezia è sempre festa, grazie ai tantissimi turisti che vengono in vacanza o a far visita alla città lagunare. E grazie alla vicinanza alla stazione e all’aeroporto ci sono sempre volti nuovi. Locale pulito, alla moda, intrigante e discreto, con personale professionale e massaggiatori, a Metrò Venezia trovi dalla zona acqua alla zona fetish del “Black level” dove sbizzarrire le tue fantasie! Info 041 5384299 www.metroclub.it PADOVA BIGNÈ 3 @ FLEXO CLUB Venerdì 28 vi prendiamo nuovamente per la gola con la serata disco più dolce che c’è! Muscolosi boys vi offriranno le loro prelibatezze, conturbanti drag vi allieteranno l’animo e il dj vi farà ballare i vostri pezzi preferiti. Il tutto assaporando svariati tipi di dolci, per una serata dopocena diversa e con i fiocchi! DANCING QUEEN @ FLEXO CLUB Tutte le domeniche, la sola e unica Miss Linda è la padrona di casa che vi presenta gli spettacoli di drag queen, il karaoke e il divertente bingo. Una serata da passare in allegria, sentendo cantare gennaio 2011 · PRIDE STUDIO KNOW HOW ENTERTAINMENT DVD n. 12902 DVD n. 12926 DVD n. 12930 DVD n. 12944 DVD n. 12970 DVD n. 12985 DVD n. 12987 DVD n. 13036 DVD n. 13040 DVD n. 13041 DVD n. 13068 DVD n. 13073 DVD n. 13094 DVD n. 13099 DVD n. 13100 DVD n. 13105 DVD n. 13106 DVD n. 13123 DVD n. 13124 DVD n. 13125 Per informazioni e ordini tel. 02 67391224 MILANO Via Antonio da Recanate 7 (MM Centrale) 20124 tel. 02-67391224 fax 02-67847756 Aperto dal lunedì al sabato (orario continuato) h. 9,30 - 19,30 ROMA Via S.Gallicano 13 (Trastevere) tel. 06-58335692 fax 06-58390427 Chiuso il lunedì, aperto dal martedì al sabato h. 10,00 - 20,00 www.skhonlinemi.com [email protected] PRIDE · gennaio 2011 69 METROPOLI voci belle e un po’ meno, perché l’importante e partecipare. Per chi vuole cimentarsi come drag queen è sempre possibile proporsi, sia che siate alle prime armi che tra le più professioniste. gayromeo.com/officina, potrai conoscere tutti i membri! Info: 349 0941909 www.clubofficina.com video ma, vera grande novità per Bologna, un cruising aperto sin dal primo pomeriggio! Prossimamente sito e news. Info: Massimo 349 4702213 THE BLOCK Randy e TheBlock si preparano per un gennaio ricco di ospiti, spettacoli e tanta bella musica! Sabato 8 “Sweet Candy”, appuntamento con dj Andy J e www.prideonline.it Mytho voice. Dall’Enigma Club di Rimini special guest dj Paolo Baga in “Play Off” sabato 15 con Mytho voice. Sabato 22 “XXX night”, evento con dj Dany Toro. Sabato 29 dj Enrico Arghentini con “I love Barcelona”, notte ricca di sonorità internazionali e in sala commerciale Mytho voice. Ogni sabato notte nelle 2 sale a rotazione i dj Andy J, Rondini e Jack, Killer. Siamo aperti dalle 23 alle 4 e vi ricordiamo che è attivo tutta la notte il servizio navetta con l’autosilos convenzionato in via A. da Bassano. Info 339 060434 www.block.it VERONA MOVIDA CLUB Continuano le serate hard che ormai da due anni riscuotono un notevole successo. Il locale è a due passi da piazza Maggiore e a dieci minuti dalla stazione, ed è aperto tutti i giorni dalle 21:30 a tarda notte e il sabato fino alle 5 del mattino. Su 250 metri quadri di spazio troverai a tua disposizione cabine, glory holes, darkroom, sling, una sala fumatori, 2 sale video, un fornitissimo bar e musica di qualità. Per gli eventi tieniti sempre aggiornato sul sito Info: 051 232507 www.cruisingmovida.com Metropoli FLEXO CLUB L’appuntamento più atteso dagli orsi e dai loro simpatizzanti questo mese è eccezionalmente sabato 15. Con il dj Emello, superstar from Bearkamp in Francia, festeggeremo il compleanno del bear dancer Stefano. A febbraio l’appuntamento Beardoc tornerà il primo sabato del mese, 5 febbraio, con “Mr GagaBear Tour”. Sabato 8 “Dirty”, la serata disco dove tutto si può con i dirty go-go boys. Sabato 22 e 29 “TabooXXX” night con striptease. Tutti i mercoledì Miss Linda vi aspetta con il suo karaoke; giovedì e venerdì cruising bar. Martedì 5 tornano a grande richiesta con un nuovo spettacolo Le Bambole, con nuovi sketch in dialetto chioggiotto e le indimenticabili imitazioni delle nostre icone. Info 049 8074707, 339 7379579 www.flexoclub.it HOT DOG NAKED CLUB Novità al naked club per eccellenza d’Italia, l’unico che ti offre 7 giorni su 7 un intero locale esclusivamente naked. Lunedì “Couple Night”, entrate in coppia e paga solo uno. Giovedì sera “Glory holes night”, con i nuovi glory “open & close”. Sabato apertura anticipata alle 18. Le domeniche pomeriggio, sempre più affollate, si arricchiscono di un buffet offerto dal club. Domenica 9 e 30 un Hot boy allieterà la vostra vista e il vostro tatto. Martedì sera e domenica pomeriggio dalle 14 alle 20 confermati i “Naked Mask” party, con maschera fornita dal club. Mercoledì 6 apertura anticipata alle 14 con “Naked & Underwear” party. www.hot-dog-club.com OFFICINA Per tutto il mese di gennaio Officina vi aspetta dal giovedì alla domenica con eccitanti appuntamenti. Ogni giovedì e sabato solo nudi, i venerdì continua l’appuntamento orgia con ingresso naked-underwear. Speciale orgia fist con Luca Mi animatore hard venerdì 21. Ogni domenica pomeriggio un diverso appuntamento, visita il calendario per tutti gli eventi del mese! Domenica 9 pomeriggio appuntamento in collaborazione con Porsei Veneti; domenica 23 “Jeans party”. Sabato 29 novità con ‘Il mercato degli schiavi’. Per essere informato su ogni iniziativa iscriviti al club virtuale www. 70 ROMEO’S Il venerdì Romeo’s ritorna alle origini con nuove sonorità e commercial disco, animazione e a rotazione Graziano dj e Mr Mads dj, e Bino voice. Venerdì 14 grande ritorno di Donna Rachele e Ivanca Pervinca per “Tacchi allo Sbaraglio”, in compagnia di Marchesa Casati e delle sue amiche. Mercoledì 5 scaldano la notte di festa i “Sexy Befani”, la musica di Luca Carrara dj e la voce di Angel Devid direttamente dallo Stupida di Torre del Lago! Per tutti gli orsetti sabato 8 la divertentissima serata BeaRomeo’s, con Giorgino dj e Lola voice. E non perdetevi l’esclusiva maglietta in regalo! Tutti i mercoledì dalle 21 alle 2 è “Bearbar”, per stare in compagnia e ascoltare lounge music suonata da Mr Mads dj. Hard Session Romeo’s propone sabato 1 Naked party, sabato 15 Fist party, sabato 22 Mask party, sabato 29 Special Naked party. Tutti i martedì dalle 21 alle 2 Underwear party e tutti i giovedì dalle 21 alle 2 Naked party. Torna golosamente Arena Sex domenica 2 e 23 dalle 16 alle 22. La programmazione completa e ancora di più sul nostro nuovo sito. Info: 340 9660487 www.romeosclub.it TOSCANA FIRENZE FABRIK Ogni venerdì “Show yourself!”, underwear & fetish night. Un nuovo appuntamento per far vedere chi sei: in mutande, sui tacchi, come vuoi... Ammissione libera, no dresscode. Ogni giovedì “Blackout Party”, illuminazione a intensità ridotta, contatti ad alto voltaggio. Sabato 8 “Stars on 45”, musica anni ‘70-’80-’90 solo da 45 giri! Domenica 9 e 23: “HardSexParty h. 16-21”, dress code obbligatorio: leather, rubber, sospensorio o total naked (ammissione riservata in lista sul nostro sito) dalle 16 alle 21. La serata prosegue regolarmente fino alle 3. Sabato 15 “Bears Troops”, l’evento della comunità ursina toscana. Weblist esclusivamente sul nostro sito. Sabato 22 “Drastik Fabrik”, le Drastik Queen al Fabrik! Info: 349 8906645 www.fabrikfirenze.it EMILIA ROMAGNA BOLOGNA CRUISING 69 Apre a Bologna un nuovo cruising in via De’ Carracci 69, a due passi dalla stazione ferroviaria, facilmente raggiungibile anche a piedi! 180 metri quadrati di spazio hard per i tuoi freddi pomeriggi. Cabine, labirinto, sling, darkroom, PUGLIA BARI SAUNA MILLENNIUM BATH Distribuita su due livelli, polifunzionale e con un’ambientazione hi-tech, la sauna Millennium Bath è il posto giusto per rilassarsi o divertirsi tra i vapori del confortevole bagno turco, nelle calde acque dell’ampia vasca idromassaggio o all’interno della sauna finlandese. L’illuminazione, calda contro le pareti dai colori aggressivi, diventa soffusa al piano superiore fino a proporre le suggestioni di un notturno stellato nell’area relax, a cui si accede passando attraverso un corridoio destinato al cruising. La sala video, la dark room con labirinto e l’area lettura, arredata con confortevoli divani, completano un ambiente dove i soci possono trascorrere piacevoli ore di relax. Info 080 5342530 www.millenniumbath.com CAMPANIA NAPOLI DEPOT Domenica 16 e 30 il club presenta due appuntamenti distinti durante la serata: potrete partecipare al naked party con passamontagna fino alle 22 e dopo trasformare la vostra nottata in un appuntamento cruising senza obblighi di dress code o nudità. Sabato le serate sono dedicate al “Black out party”, con il locale al buio e l’eccitazione a mille. Il giovedì cogliete l’occasione per venire in due a bere qualche cosa da noi e pagate un solo ingresso. Tutti i mercoledì i famosissimi naked party, l’appuntamento più facile e divertente che possiate trovare in città. www.depotnapoli.com SAUNA APOCALIXE Prossimamente in zona Piazza Garibaldi la nuova sauna per soli uomini Apocalixe su due piani, con sauna finlandese, bagno turco, grotta idro, sale video tv e xxx, sala fumatori, dark room, sex room. Info: 081 5543298 Enzo 333 9467202 www.apocalixe.com gennaio 2011 · PRIDE cruising bar 24 ore su 24 7 giorni su 7 VIA NAPO TORRIANI 12 (STAZIONE CENTRALE) MIILANO - TEL.0266985060 avviso riservato ai soci in g re s s o e s c lu s iva m e nte c o n u n o - c a r d e d o c u m e nto di i d e nti t à PROGRAMMA SALA FIRE GENNAIO FIST PARTY VEN 07/01 DALLE 22.00 DOM 16/01 DALLE 15.00 DILDOS PARTY VEN 14/01 DALLE 22.00 TOTAL NAKED PARTY VEN 21/01 DALLE 22.00 MASKED PARTY MER 05/01 DALLE 22.00 VEN 28/01 DALLE 22.00 FIRE OFF FIRE ZONE SPEGNE LE LUCI TUTTI I LUNEDÌ DALLE 22.00 NAKED PARTY TUTTI I SABATI DALLE 22.00 VIA NAPO TORRIANI 12 (STAZIONE CENTRALE) MIILANO - TEL.0266985060 PRIDE · gennaio 2011 71 DOVE & COSA Locali e discoteche Dove & Cosa www.prideonline.it ANCONA Locali e discoteche Pensiero Stupendo Via Montignano 3, Castel Colonna (AN) ven.–sab. e prefestivi 23:00–04:00 tel. 347 0779266, 347 4758758 www.pensierostupendo.net Saune Velluto S.S. Adriatica Sud 184, Marzocca (AN) dom. lun e gio. 15:00–24:00, ven. 15:00–01:00, sab. 15:00–02:00 chiuso martedì e mercoledì www.saunavelluto.it ASTI Locali e discoteche Boschetto Bar viale Partigiani 34 tel. 0141 352471, 347 5811687 Ristoranti Trattoria Anita via al Luio 60, Alzano Lombardo (BG) chiuso lunedì e martedì a pranzo tel. 035 521830 Saune The City Sauna via della Clementina 8 tel. 035 240418 www.thecitysauna.com Shop BARI Center Fantasy sex shop via Manzù 3/d, Curno (BG) tel. 035 614111 www.centerfantasy.it Associazioni Altro Between Project tel. 346 1674512 www.betweenproject.com Kabum Pride Village Associazione Promozione Pari Opportunità tel. 348 6104584 www.lefateignoranti.fan-club.it Comotti Gomme via Giovanni XXIII 1, Azzano S. Paolo (BG) sconti per i lettori di Pride tel. 035 532110 [email protected] Locali e discoteche El Merendero Disco SS 100 uscita Adelfia, Rutigliano (BA) www.elmerenderodisco.it Makumba Gay Pride c/o Heineken Disco Pub via G. Pastore km 1.100, Gioia del Colle (BA) one night gay ogni primo e terzo sabato tel. 347 3670135 www.gaybari.it North Wind Disco Pub via Giannone 18 (zona campus) 21:00–4:00, chiuso lunedì tel. 080 5580028 www.nordwinddiscopub.eu.com NovantaGradi Events, iniziative del gruppo e sulla movida gay pugliese tel. 340 3523807, 347 5053583 www.novantagradievents.com Saune Millennium Bath via Adriatico 13 mar.–ven. 15:30–23:00, sab.–dom. 15:30–24:00, chiuso lunedì tel 080 5342530 www.millenniumbath.com BERGAMO Locali e discoteche Divina Fashion Bar borgo Santa Caterina 1 19.00–2.00, chiuso domenica e lunedì www.bardivina.it Get Up Club via Bianzana 46 72 tel 349 5525092 www.discogetup.com Mamo’s Bar via Baschenis 13/a dalle 17:00, chiuso lunedì tel. 035 270014 www.mamos.it BOLOGNA Associazioni AGEDO Bologna c/o Arcigay Il Cassero tel. 338 1869101 www.agedo.org Arcigay nazionale via Don Minzoni 18 tel. 051 6493055 www.arcigay.it Comitato provinciale Arcigay Il Cassero via Don Minzoni 18 tel. 051 6494416 www.cassero.it Bart via Polese 47/a tel. 051 243998 www.bartclub.net Cruising Club 69 via De’ Carracci 69 tel. 349 4702213 Easy Staff stagione invernale c/o La Scuderia piazza Verdi 9 one night venerdì 22:00–04:00 www.gaybologna.com Blitz Disco Dinner one night sabato con cena, drag show e disco via Circonvallazione Nord 147, Bazzano (BO) dalle 21:00 tel. 338 1459580 Ganesh via Polese 47/c 19:00–03:00 tel. 051 5877771 Movida Club via S. Felice 6/b lun.–dom. 22:00–04:00 tel. 051/232507 www.cruisingmovida.com Red Club via del Tipografo 2 dalle 23:00 venerdì e sabato tel. 051 6011241 www.discoredclub.com Ristoranti Trattoria Papa Re piazza Unità 6 chiuso domenica tel. 051 356120 Saune Black Sauna via del Tipografo 2 14:00–02:00, ven.–sab. 14:00–03:00 chiuso martedì tel. 051 6011241 www.blacksauna.com Cosmos Sauna via Boldrini 22 Steam via Ferrarese 22/i dalle 14:00 tel. 051 363953 www.steamsauna.it Shop Igor Libreria via S. Petronio Vecchio 3 tel. 051 229466 www.facebook.com/igor.libreria La Boutique dell’Eros via Polese 32 tel. 051 4070551 www.laboutiquedelleros.it Robintur – Felsina Viaggi via Guerrazzi 19/e tel. 051 235181 www.robintur.it BOLZANO Hotel Alpin Garden Wellness Resort, 5 stelle via J. Skasa 68, Ortisei (BZ) tel. 0471 796021, fax 0471 796601 www.alpingarden.com Locali e discoteche Bossanova Pub via Cappuccini 8/a tel. 347 4575846 The First disco c/o Paparazzi discotheque & pub, via Galvani 39 one night sabato tel. 333 6071630 www.thefirstdisco.it Saune Exit sauna wellness via Visitazione 2/Mariaheimweg 2 mar. gio. ven. 18:00–24:00, sab. dom. 14:00–24:00, chiuso lunedì www.sauna-exit.it BRESCIA Locali e discoteche Art Club via Mella 4, Desenzano del Garda (BS) www.artclubdisco.com Antico Borgo (dalla Giò) via Borgo Trento 38 Circolo Le Visionnaire concerti live, proiezioni, esposizioni contrada Carmine 10/c 18:00–01:00 da lunedì a sabato www.levisionnaire.info Big Mama’s via Mapella 7, Lonato (BS) tel. 347 2563585, 347 1509452 www.bigmamas.it DayBar viale Europa 45/m, Montichiari (BS) www.daybar.it Factory Disco c/o Parking Centro Commerciale Italmark via Padana superiore 171, Ospitaletto (BS) tel. 338 7460610, 328 4828471 www.factorydisco.it Le Chic, lounge music bar via del Palazzo 1, Montirone (BS) mar.–dom. 19:00–02:00 tel. 349 5401850 Living Room Bar via E. Ferri 31 tel. 030 2310939 lun. 07:30–15:00, mar.–ven. 07:30– 01:00, sab. 17:00–02:00, dom. chiuso Out Limits via U. Foscolo 2, Paderno Franciacorta (BS) 22:30–05:00 venerdì e sabato tel. 335 8775189 www.outlimits.it Re Desiderio Pub vicolo Lungo 11 www.redesiderio.com Sisì pub piazza Duomo 13/a, Desenzano del Garda (BS) tel. 030 9140085 lun.–sab. 21:00–02:00, dom. 18:00– 02:00, chiuso primo lun. e mar. del mese www.sisipub.com Trap via Castagna 55 venerdì e sabato tel. 340 6857585 www.trapmad.it Saune Splash Club via Faustinella 1, Desenzano del Garda (BS) lun.–ven. 15:00–01:00, sab. 15:00– 02:00, dom. 14:00–24:00 tel. 030 9142299 www.splashclub.it Shop Sexy Shop C’est La Vie viale Marconi 130, Desenzano del Garda (BS) aperto tutti i giorni tel. 030 9911784 Altro Lucas Kazan Production produzione film hard via del Molin 45/f, Desenzano del Garda (BS) tel. 333 2017811 www.lucaskazan.com BRINDISI Hotel B&B Lune Saracene strada Provinciale 28, OstuniFrancavilla km 13, S. Michele Salentino tel. 0831 966294 www.lunesaracene.it Gruppi sportivi Bogasport asd Volley, basket, calcetto e tennis Vieni a giocare con noi! tel. 338 1083693 [email protected] www.bogasport.it Gruppo Pesce c/o piscina Vandelli via di Corticella 180/4 allenamenti mar. e ven. 19:30–20:20 (primo turno) 20:20–21:10 (secondo turno) tel. 329 4547793 Hotel I Portici Hotel, 4 stelle via Indipendenza 69 tel. 051 42185 www.iporticihotel.com gennaio 2011 · PRIDE DOVE & COSA Pietrefitte B&B contrada Pascarosa SP14 Ostuni/ Martina Franca tel. 0831 330778, 348 0446507 www.pietrefitte.com CAGLIARI Locali e discoteche Go Fish via G.B. 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Gruppo Giovani 19:00–21:00 tel. 06 64501102 www.arcigayroma.it Gay Help Line, consulenza legale, psicologica, medica, info su locali ed associazioni glbt lun. mar. gio. ven. 16:00–20:00 tel. 800 713 713 (gratuito anche da cell.) www.gayhelpline.it R.E.F.O. rete evangelica fede e omosessualità c/o chiesa valdese di piazza Cavour www.refo.it Hotel B&B Gaspare via Balilla 16 tel. 328 8333486, 328 3631863 [email protected] www.bbgaspare.com Hotel Derby, 3 stelle via Vigna Pozzi 7 tel. 06 5136978 www.hotelderby.it B&B Frutta e Verdura via Vibio Sequestre 20 t. 347 2446721 www.fruttaeverdura.roma.it 76 Second Floor Colosseo via San Giovanni in Laterano 10 Tel. 06 96049256, 333 4118620 www.2floor.it Locali e discoteche Alibi via Monte Testaccio 39/44 mer.–sab. tel. 06 5743448 Amigdala secondo e quarto ven. del mese c/o Rising Love, via delle Conce 14 tel. 392 0929671 www.amigdalaqueer.it Circolo degli Artisti via Casilina Vecchia 42 one night Omogenic ogni ven. dalle 23:00 tel. 06 70305684 www.circoloartisti.it Coming Out Pub via S. 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Giovanni in Laterano 12 09:00–02:00 tel. 06 7004425 www.anfiteatro-mybar.com Muccassassina c/o Qube, via di Portonaccio 212 one night venerdì www.muccassassina.com Skyline Bar via Pontremoli 36 22:30–03:00, ven.–sab. 22:30–04:00, dom. 17:00–03:00 tel. 06 7009431 www.skylineclub.it Ristoranti Ristorante Cinese Città in Fiore via Cavour 273 tel. 06 4824874 Taverna Edoardo II vicolo Margana 14 chiuso martedì tel. 06 69942419 www.edoardosecondo.com Pani’s Restaurant via Laurentina 62/a da mar. a sab. la sera, dom. a pranzo tel. 06 5408949 www.panisrestaurant.it Saune Apollion Sauna Libreria Caffetteria Biblios Café via del Consiglio Regionale 11 tel. 093 121491, 347 7908092 www.biblios-cafe.it TARANTO Box Sex Store via delle Mimose 65/67 tel. 06 2312679 Edizioni Libreria Croce via Noto 23 tel. 06 4746780 www.edizionicroce.com Icecream Bears, dolci artigianali via S. Giovanni in Laterano 120 tel. 06 97997028 www.myspace.com/icecreambears Imbarcogay, agenzia viaggi via L. 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