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PERo E mElo SElVATICo - SHERWOOD

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PERo E mElo SElVATICo - SHERWOOD
Valorizzazione delle
risorse genetiche
Salvaguardia delle risorse genetiche di
pero e melo selvatico
di Paolo Camerano, Diana Ferrazzini, Paolo Martalò, Piero Belletti
Pero e melo selvatico sono “specie forestali sporadiche”, un tempo molto più diffuse nei boschi
di pianura e collina. L’integrità genetica di queste specie, oltre che dalla semplificazione
della composizione specifica dei boschi, è anche minacciata dall’ibridazione con individui
riconducibili alle varietà coltivate. La definizione di Regioni di Provenienza, l’istituzione di
riserve biogenetiche e la creazione di arboreti da seme, assieme ad un’adeguata gestione
selvicolturale, sono le soluzioni per un’effettiva ed efficace tutela delle risorse genetiche,
oltre che di valorizzazione economica.
Pero e melo selvatici (in seguito pero e melo)
appartengono alle rosacee (Rosaceae), una
delle famiglie più importanti del mondo vegetale. Le specie che ne fanno parte sono
distribuite prevalentemente nelle regioni
temperate dell’emisfero boreale, secondariamente nell’emisfero australe. Alle rosacee appartengono oltre 2.000 specie,
molte delle quali di grande importanza
per l’economia umana, come: melo,
pero, ciliegio, pesco, albicocco, ecc..
All’interno della famiglia delle rosacee
sono distinte diverse sottofamiglie: Spiraeoideae, Rosoideae, Prunoideae e Pomoideae, a cui appartengono il melo ed il
pero. Pero e melo selvatico rientrano fra
le specie definite “sporadiche forestali”,
insieme con altre latifoglie (sorbi, ciavardello, tiglio a grandi foglie, tasso, ecc.)
che a causa della semplificazione della
composizione specifica delle formazioni
forestali trovano ormai raramente le condizioni per potersi sviluppare. Ciò è dovuto a vari fattori, fra cui la minore competitività verso le specie dominanti, le
tecniche colturali che puntano a massimizzare la produzione, l’invecchiamento
dei cedui che riduce le nicchie ecologiche e,
infine, la scarsa conoscenza degli operatori
forestali (Sephan et al. 2003).
Scopo del lavoro presentato in questo articolo è di fornire indicazioni utili alla valorizzazione del pero e del melo, nell’ottica di au-
mentare la biodiversità, la stabilità ecologica
e il valore dei boschi ove le due specie sono
presenti, oltre che di conservare pool genici
utili da cui attingere per migliorare la risposta delle cultivar domestiche alle patologie
ed ai cambiamenti climatici.
Presenza in Italia
Entrambe le specie in Italia sono diffuse
in tutta la penisola, dall’orizzonte basale
fino a quello montano, soprattutto in boschi di latifoglie, ma complessivamente
vanno considerate sporadiche e da proteggere.
In Piemonte melo e pero hanno un areale
frammentario, ma potenzialmente molto
più ampio di quello attuale. Le due specie, infatti, sono presenti soprattutto nei
rilievi collinari interni e sull’Appennino, in
particolare in zone un tempo coltivate ma
oggi in stato di abbandono. Localmente
si segnala la loro presenza anche nelle
parti esterne della catena alpina, all’interno di talune valli molto calde, come la
Valle di Susa, la Valle Stura di Demonte
e la Valle d’Aosta. In pianura l’areale è
estremamente frammentato, nei boschi
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Valorizzazione delle
Regione
Specie
Pero
Piemonte
Melo
Pero
Lombardia
Melo
Veneto
Pero
Friuli Venezia Giulia
Pero
Pero
Emilia-Romagna
Melo
Sicilia
risorse genetiche
Pero
Comuni
Popolamento o località geografica
Trino (VC)
Bosio (AL)
Camerana (CN)
Bosio (AL)
Fabbrica Curone (AL)
Trino (VC)
Bosio (AL)
Bosio (AL)
Menconico (PV)
Lumezzane (BS)
Magenta/Robecco sul Naviglio (MI)
Romagnese (PV)
Menconico (PV)
Varzi (PV)
Bianzone SO)
Cappella Maggiore (TV)
Sant Ambrogio Valpolicella (VR)
San Zeno di Montagna (VR)
Tarvisio (UD)
Coli (PC)
Cerignale, Ottone (PC)
Monchio delle Corti (PR)
Corniglio (PR)
Frassinoro (MO)
Meldola (FC)
Imola, Dozza (BO)
Santa Sofia (FC)
Camugnano (BO)
Tizzano Val Parma (PR)
Parma
Bologna
San Benedetto V d Sangro (BO)
Monterenzio (BO)
Castel San Pietro (BO)
Premilcuore (FC)
Monchio delle Corti (PR)
Corniglio (PR)
Camugnano (BO)
Palanzano (PR)
Tizzano Val Parma (PR)
San Benedetto V. di Sangro (BO)
San Fratello (ME)
Petralia Sottana (PA)
Petralia Sottana (PA)
Maletto (CT)
Bosco della Partecipanza
Capanne di Marcarolo
Sorgenti del Belbo
Piota
Colle della Seppa
Bosco della Partecipanza
Capanne di Marcarolo
Piota
Tre passi
Madonna del Caravaggio
La Fagiana
Monte Alpe
Passo Scaparina
S. Cristina
Bratta
Fratte
Costa Lunga, Cà de la Pela
Monte Risare/Fittanze
Camporosso in Valcanale
San Fratello
Monte Ferro
Favare di Petralia
Bosco Maletti
Codice Registri MdB
IT/Ppy/IF/B410/PI/0004
IT/Ppy/IF/C310/PI/0025
IT/Ppy/IF/C610/PI/0026
IT/Ppy/IF/C310/PI/0118
IT/Ppy/IF/C320/PI/0119
IT/Msy/IF/B410/PI/0004
IT/Msy/IF/C310/PI/0025
IT/Msy/IF/C310/PI/0118
PV012
BS026
MI003
PV003
PV011
PV016
SO021
TV012
VR023
VR138
A/171
04
06
16
17, 39, 84
31
43
46
50, 76, 185, 187
58
85
146
157
158
160
152
189
16
17, 39, 84
58
82
85
158
18
29
30
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Riferimento legislativo
DGR 36-8195 del 11/2/2008,
DD 1984/2008
Fonti di seme individuate ma non
iscritte nel Registro regionale
DGR 8/6272 del 21/12/2007,
DD 2894/2008
DGR 3263 del 15/10/2004
DD 1917/2010
LR 10 del 6/7/2007,
DD 5205/2008
DGR 1053 del 15/12/2009
Tabella 1 - Elenco dei Materiali Forestali di Base per pero e melo selvatico in Italia.
planiziali pero e melo sono oggi presenti
nel Bosco della Partecipanza di Trino, sulle
Vaude e Baragge, alle Lame del Sesia e sul
Ticino, anche se non si esclude la loro presenza altrove. I limiti altitudinali variano fra
100 e 1.100-1.300 m.
Risorse genetiche
Attualmente in Europa non sono stati registrati materiali di base per il pero selvatico
e nemmeno per il melo selvatico (http://
ec.europa.eu/food/plant/plant_propagation_material.htm). Tuttavia, all’interno del progetto EUFORGIS (http://portal.
eufgis.org) sono registrate 5 unità di conservazione di pero: 1 in Slovenia, 3 in Germania ed 1 in Bulgaria.
Oggi in Italia sono presenti 36 popolamenti
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idonei per la raccolta di seme di pero selvatico (Tabella 1), localizzati nelle Regioni
Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia-Giulia e Sicilia; per le
altre Regioni e le Province Autonome non è
stato possibile reperire informazioni.
Il melo selvatico è una specie non inclusa
nell’Allegato I del D.Lgs. 386/03 (corrispondente all’Allegato II della Direttiva Comunitaria 105/1999/CE) e pertanto non vi è l’obbligo di iscrizione nei registri regionali e quindi
di garantire la sua provenienza. Analogamente al pero, nell’ambito del progetto EUFORGIS sono state individuate 18 unità di
conservazione di melo selvatico (15 in Danimarca e 3 in Germania). Anche in Italia alcune Regioni hanno individuato fonti di seme
della specie (16), sia iscrivendole nei propri
registri (Lombardia ed Emilia-Romagna) o
fornendo indicazioni su dove è possibile la
raccolta (Piemonte).
Nella Tabella 1 è riportato un estratto dei
registri regionali dei materiali di base per le
due specie in esame, laddove queste vengono prese in considerazione.
Definizione di Regioni
di Provenienza
La metodologia utilizzata per la definizione
delle Regioni di Provenienza (RdP) si basa
sull’incrocio fra caratteristiche ecologicovegetazionali e aspetti genetici delle popolazioni (Belletti et al. 2010). In questo articolo, la proposta di cui sopra viene applicata
al pero e melo, limitatamente al territorio
compreso nell’ambito della Regione Pie-
Valorizzazione delle
monte, che tuttavia rappresenta un modello
cui anche altre realtà regionali possono fare
riferimento.
Numero di piante
oggetto d’indagine
Pero
Melo
meso-xerofilo
meso-igroclino
igroclino
meso-igrofilo
calcareo
neutro
abbastanza acido
debolmente acido
acido
igrofilo
molto acido
Come indicato in precedenza, tenuto conto
che l’areale delle due specie è stato fortemente modificato dall’uomo, non è facile
definire quali siano le reali esigenze ecologico-vegetazionali delle due specie.
Il pero e melo sono specie tendenzialmente termofile ed eliofile, anche se resistono
abbastanza bene all’ombreggiamento; entrambe esigono estati relativamente calde
con autunni miti, resistono abbastanza al
freddo ma poco agli sbalzi di temperatura. Generalmente melo e pero vegetano in
ambienti con temperatura media annuale
variabile tra 9 e 13 °C.
Da un punto di vista pluviometrico non
presentano particolari esigenze; tuttavia
rifuggono da zone con piovosità inferiore
a 600 mm/anno e superiore a 1.500 mm/
anno. Entrambe le specie possono essere
definite a larga amplitudine, il melo moderatamente tollerante condizioni mesoigrofile, il pero xerofile (Figura 1).
Da un punto di vista climatico, utilizzando la
classificazione di Bagnouls e Gaussen (Cagnazzi et al. 1998), le popolazioni di melo e
pero del Piemonte possono essere distinte
in 5 gruppi (Tabella 2):
Zone
3. Monferrato, Roero, preappennino,
pianura alessandrina, ove sono presenti 1-2 mesi aridi e localmente può
verificarsi un periodo di gelo fino ad un
mese.
4. Bassa Valle di Susa e Stura di Demonte, localmente Chisone e Maira,
con clima submediterraneo, ove sono
presenti 1-2 mesi aridi e 1-2 mesi di gelo.
5. Alpi (settori mesalpici), con clima da
temperato freddo a mediamente freddo,
dove non si hanno mesi aridi e sono presenti 2-4 mesi di gelo all’anno.
L’ampia valenza ecologica delle due specie, la sostanziale indifferenza al substrato pedologico, nonché la forte influenza
dell’uomo sulla loro distribuzione rendono
impossibile la definizione precisa dei loro
areali pedologici (IPLA 2007). Analizzando
le principali caratteristiche delle terre ove
sono presenti le aree di raccolta, si osserva
che tutte sono accomunate, da un punto di
vista pedologico, da suoli profondi e con
tessiture prevalentemente fini (soprattutto le
classi fine-loamy e fine-silty della USDA Soil
Taxonomy) che garantiscono un sufficiente
approvvigionamento idrico durante il periodo estivo. In diversi casi, come in pianura
(Trino - VC, Lame del Sesia - VC) e collina
(Sorgenti del Belbo - CN), le due specie occupano stazioni con condizioni ecologiche
“estreme”, che limitano l’insediamento delle
xerofilo
mesofilo
Aspetti ecologico-vegetazionali
Figura 1 - Diagramma edafico (verde scuro=
Pyrus pyraster subsp. cordata; verde chiaro= Pyrus
pyraster subsp. achar e subsp. piraster; arancio=
Malus sylvestris).
1. Pianura (da Cuneo a Novara), Langhe e Colline del Po, dove è presente
un clima temperato con al massimo 1
mese con temperatura media compresa
fra 0 e 10°C (mesi di gelo) ed assenza di
mesi aridi (suolo senza acqua).
2. Alte Valli Appenniniche (Curone,
Borbera, Lemme e Gorzente), con
clima di transizione fra temperato e temperato freddo, con al massimo 1-2 mesi
con gelo ed assenza di mesi aridi.
Comune
risorse genetiche
Precipitazioni
T (°C)
(mm/anno)
Regione climatica
Regimi di umidità
e temperatura
Collina di Torino e
del Po
23
39
San Mauro Torinese, Baldissero T.se, Pino Torinese,
Torino, Gassino T.se, Pecetto Torinese, Casalborgone, Castagneto Po, San Sebastiano da Po, Lauriano,
Sciolze, Rivalba, Monteu da Po, Cavagnolo, Verrua
Savoia, Robella, Albugnano, Aramengo
750-820
11
mesaxerica (ipsomesaxerica)
Udico/mesico
Pianura
vercellese
205
24
Trino, Bosco della Partecipanza (scheda 0004),
Arborio, Villarboit
1000-1100
13
mesaxerica (ipsomesaxerica)
Udico/mesico
Alta Langa
37
37
Camerana, Montezemolo, Sorgenti del Belbo (scheda
026), Saliceto, Levice, Gorzegno
800-900
10
mesaxerica (ipsomesaxerica)
Udico/mesico
22
Fabbrica Curone Colle dalla Seppa (scheda 119),
Cabella Ligure, Carrega Ligure,
9
mesaxerica (ipsomesaxerica)
a Axerica (temperata fredda)
Udico/mesico
72
Ponzone, Bosio, Capanne di Marcarolo (scheda 025),
Piota (scheda 118),
1500
11
mesaxerica (ipsomesaxerica)
a Axerica (temperata fredda)
Udico/mesico
20
5
Piode, Calasca-Castiglione, Loreglia,
Montecrestese, Omegna
1300-1400
9
Axerica (temperata fredda)
Udico/ Ustico/mesico
15
9
Bagnasco, Garessio, Ormea, Entracque
1000-1200
7
Axerica (temperata fredda)
Udico/ mesico
1
19
Monteu Roero, Serralunga di Crea
730-760
13
Xeroterico (submediterraneo
di transizione)
Ustico/mesico
2
Novi Ligure, Pozzolo Formigaro, San Salvatore
Monferrato
13
Xeroterico (submediterraneo
di transizione)
Ustico/mesico
Xeroterico (submediterraneo
di transizione)
Ustico/mesico
Valli Borbera
e Curone
Valli Lemme e
Gorzente
Valli Sesia
e Ossola
Alpi Marittime
Roero e
Monferrato
Pianura
Alessandrina
21
50
5
Bassa Valle
di Susa
22
Alta V. di Susa
Totale considerate
Totale campionate
6
405
359
6
235
213
110-1300
800-900
Caselette, Villar Focchiardo, Chianocco, Susa
750-800
13
Bussoleno e Mompantero
770-800
10
Cesana Torinese
700-800
7
Xeroterico (submediterraneo
di transizione)
Axerica (mediamente fredda)
Ustico/mesico
Udico/Cryico
Tabella 2 - Caratteristiche climantiche delle stazioni di melo e pero oggetto d’indagine (in grigio chiaro gli individui trovati e campionati, in grigio scuro quelli non
trovati o non campionati perché chiaramente domestici).
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Valorizzazione delle
risorse genetiche
altre latifoglie. In ambito montano, inoltre,
prediligono stazioni soleggiate, sempre su
suoli profondi, più o meno evoluti; in questo
ambiente le tessiture possono anche essere più grossolane.
Nell’ambito del loro areale, il melo ed il pero
sono presenti come specie accessorie in
diverse Categorie e Tipi forestali (Camerano et al. 2008), sia naturaliformi (querceti,
boscaglie, ecc.) sia di origine antropica (robinieti e castagneti). La maggior parte dei
meli e peri si trova all’interno di querceti di
rovere, ovvero nei castagneti di sostituzione, secondariamente in querco-carpineti,
querceti di roverella e cerrete. All’interno
di queste categorie i popolamenti preferiti
sono i boschi misti di rovere e/o farnia, con
castagno, robinia, cerro, localmente faggio,
caratterizzati da maggiore mesofilia e presenza di suoli più o meno ricchi di materiale fine. In ambito prettamente montano
(orizzonte del faggio), meli e peri di sicura
origine spontanea sono presenti solo nelle
faggete mesofile submontane o nell’ambito
di arbusteti mesoxerofili.
In conclusione, analizzando gli aspetti climatici, pedologici e vegetazionali che influenzano la distribuzione del melo e del
pero selvatico in Piemonte, è possibile raggruppare le popolazioni di melo e pero nei
seguenti ambiti ecologicamente omogenei:
• Pianura Padana centro settentrionale e
rilievi collinari del Po;
• Pianura alessandrina, Monferrato, Roero;
• Langhe;
• Appennino calcareo-marnoso;
• Appennino serpentinitico;
• Alpi nei settori con clima submediterraneo e/o continentale (solo per pero).
Aspetti genetici
Le analisi genetiche sono state condotte
analizzando marcatori molecolari di tipo
microsatellite. Si tratta, in pratica, di piccoli
tratti di DNA, costituiti da semplici sequenze di nucleotidi ripetuti un numero variabile di volte. Il numero di ripetizioni identifica
il genotipo dei vari individui e consente di
valutare similitudini e differenze genetiche
tra di essi. Nel caso specifico, sono stati
utilizzati 10 microsatelliti per il melo selvatico e 11 per il pero selvatico, scelti tra quelli
citati in bibliografia e che hanno presentato
i maggiori livelli di polimorfismo nell’ambito del materiale in studio. La scelta dei
popolamenti campione è stata effettuata
in base all’areale di distribuzione delle due
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Figura 2 - Risultati dell’analisi Structure su 95 individui di melo, ripartiti per area geografica di campionamento. Gli ultimi 6 campioni rappresentano cultivar commerciali o varietà locali diffuse in Piemonte.
Figura 3 - Risultati dell’analisi Structure su 118 individui di pero, ripartiti per area geografica di campionamento. Gli ultimi 4 campioni rappresentano cultivar commerciali o varietà locali diffuse in Piemonte.
specie ed in base alle conoscenze puntuali
disponibili: inventario forestale regionale,
banche dati, conoscenze bibliografiche diverse (piani naturalistici, piani forestali, ecc.)
oltre che sulla base di informazioni ottenute
da referenti locali. Complessivamente sono
state cercate 641 piante, 235 di melo e 406
di pero; di queste 69 non sono state trovate.
Nel complesso, sono pertanto stati valutati
213 individui di melo e 359 di pero.
Per ogni pianta campionata, oltre a prelevare campioni vegetali per le analisi genetiche,
è stato osservato il fenotipo, al fine di identificare gli individui tipici, e valutata la possibilità di fruttificazione. In totale su tutti gli
individui campionati, 29 (14 meli e 15 peri)
non hanno caratteri tipici, 181 hanno caratteri morfologici macroscopici riferibili alle
forme tipiche per le due specie, 53 individui
sono in condizioni di luce idonee alla fruttificazione (32 di melo, 21 di pero).
I popolamenti campione sono riportati nella
Tabella 2. I dati genetici ottenuti sono stati
utilizzati, previa opportune elaborazioni statistiche, per due scopi fondamentali:
1. Definizione di Regioni di Provenienza. L’analisi dei dati genetici ha permesso
di definire per il melo ed il pero tre ambiti
ecologicamente omogenei:
a. Pianura, in cui ricadono soprattutto i
campionamenti effettuati nel Bosco delle
Sorti della Partecipanza di Trino Vercellese;
b. Appennino, che comprende le aree delle valli Borbera e Curone nonché quella
del Parco delle Capanne di Marcarolo,
risultate tra di loro simili;
c. Rilievi collinari, che si estende dalle
Valorizzazione delle
colline del Po fino alle Langhe.
2. Verifica della “selvaticità” degli individui campionati. La verifica dell’effettiva “selvaticità” degli individui oggetto
di campionamento non ha potuto basarsi
sull’analisi di caratteristiche morfologiche
discriminanti tra le due forme, in quanto l’estrema variabilità individuale spesso
impedisce una corretta attribuzione degli
individui ai tipi coltivati oppure a quelli selvatici: classico l’esempio della spinosità nel
pero, che dovrebbe caratterizzare le forme
selvatiche, ma che molto spesso non è presente nemmeno in queste ultime. Inoltre, i
caratteri che meglio potrebbero consentire la distinzione sono quelli che riguardano il frutto: tuttavia, la maggior parte degli
individui campionati, per motivi di età e di
sottomissione, non pare in grado di fruttificare. Si è così optato anche in questo caso
per il ricorso ai marcatori molecolari, confrontando il pool genico delle piante campionate con quello delle cultivar di origine
commerciale o locale maggiormente diffuse nell’ambito della regione piemontese. In
particolare, sono state utilizzate le cultivar
‘Renetta del Canada’, ‘Grigia di Torriana’,
‘Red Chief’, ‘Carla Alessandria’, ‘Golden
Delicious’ e ‘Royal Gala’ per il melo e ‘Martin Sec’, ‘Abate’, ‘Conference’, ‘Williams’ e
‘Madernassa’ per il pero. Il confronto è stato
effettuato ricorrendo al programma Structure (Pritchard et al. 2000), il quale definisce la
quota del genotipo di ciascun individuo riferibile a gruppi stabiliti a priori, nel caso spe-
risorse genetiche
cifico quello degli individui selvatici e quello
delle varietà coltivate. Due esempi dei risultati dell’analisi sono riportati nelle Figure 2 e
3. Per quanto riguarda il melo (Figura 2), il
colore rosso indica il genoma riconducibile
alle forme coltivate e quello verde la situazione tipica degli individui selvatici. Si può
facilmente osservare come, nell’ambito dei
soggetti oggetto di campionamento e ana-
Figura 4 - Regioni di Provenienza di Pyrus pyraster in Piemonte, a sinistra; Regioni di Provenienza di Malus sylvestris in Piemonte, a destra.
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Valorizzazione delle
risorse genetiche
Regioni di Provenienza
Melo
Ambiti di utilizzo
Pero
Msy-Pianura vercellese
Ppy-Pianura vercellese
Pianura Padana
Msy-Colline del Po
Ppy-Colline del Po
Rilievi collinari settentrionali, Monferrato, Roero
Msy-Langhe
Ppy-Langhe
Langhe
Msy-Appennino ligure- piemontese
Ppy-Appennino ligure- piemontese
Appennino
Ppy- Alpi
Alpi - settori mesalpici
Tabella 3 - Regioni di Provenienza individuate per la Regione Piemonte.
Box 1 - Riserva biogenetica di melo e pero a Capanne di Marcarolo
lisi, sono presenti individui riconducibili a
forme selvatiche (riquadro a prevalenza di
colore verde), altri che presumibilmente derivano direttamente da piante domestiche
rinselvatichite (prevalenza di colore rosso)
ed altre ancora che possono derivare da
incroci tra forme selvatiche e domestiche
(compresenza equilibrata di colore verde e
rosso). Una situazione analoga è stata osservata per il pero selvatico (Figura 3), dove
però il colore verde identifica il genoma
delle forme coltivate e quello rosso si riferisce ai soggetti selvatici. Da notare anche
la particolare situazione riscontrata in valle
di Susa, ove la maggior parte degli individui
è risultata di tipo domestico, probabile conseguenza dell’abbandono di frutteti coltivati
fino a pochi decenni orsono.
Conclusioni
Accorpando i dati relativi alle caratteristiche
ecologiche dei territori esaminati con quelli genetici delle piante campionate, è stato
possibile identificare 5 Regioni di Provenienza per il pero selvatico e 4 per
il melo selvatico (Figura 4 e Tabella 3),
caratterizzate ciascuna da una sostanziale
omogeneità ecologica e genetica al proprio
interno. Sulla base dei risultati ottenuti dallo studio e nell’ottica di definire le migliori
strategie sia per la salvaguardia della biodiversità di pero e melo selvatico che per
la produzione di materiale propagativo di
elevato valore genetico, sono state elaborate, ed in parte in fase di realizzazione, le
seguenti proposte:
a. Costituzione di arboreti da seme
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Inquadramento area
Proprietà: Demanio Regionale “La benedica - Monte
Leco”
Località: Piota
Particella Forestale: 44 - Torrente Piota
Comune: Bosio
Superficie forestale oggetto d’intervento: circa 1,5
ettari
Quota [m s.l.m.]: 560
Pendenza [gradi]: variabile fra il 10% e il 30%
Posizione fisiografica: basso versante con piccoli impluvi.
Dati catastali: Foglio 37 mappale 2 e 36
Tipo forestale. Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati silicatici dell’Appennino.
Tipo strutturale. Fustaia monoplana a prevalenza di diametri piccoli, con locali residui di ceppaie di faggio e
castagno in pessime condizioni fitosanitarie. L’età varia fra 40 e 60 anni. Gli individui a fustaia costituiscono circa
il 60% del numero totale di alberi e il’80% del volume.
Dati dendrometrici.
Alberi vivi
Necromassa
Altezza media rovere
(m)
Piante
(n/ha)
Area basimetrica
(m²/ha)
Volume
(m³/ha)
Ceppaie
(n/ha)
17-20
1.698
27
124
202
140
1,2
4
Attività svolte
• Anno 2010: individuazione, georeferenzazione con GPS, cartellinatura e prelievo di materiale vegetativo per le
analisi genetiche di ogni singolo individuo.
• Anno 2011: redazione del progetto di taglio con martellata su tutta la superficie. L’intervento previsto ha l’obiettivo di migliorare la stabilità del popolamento, orientandone in particolare la struttura alla produzione di
frutti forestali e predisporre il popolamento alla raccolta del seme. Tenuto conto di quanto stabilito dal Piano
Forestale Aziendale del Demanio Regionale, la martellata è stata realizzata secondo tre azioni principali:
-- diradamento-conversione a carico delle ceppaie faggio e castagno in diretta concorrenza con portaseme di
melo o pero selvatico;
-- diradamento dei gruppi di rovere, per liberare le migliori piante d’avvenire e favorirne lo sviluppo della
chioma;
-- messa in luce dei portaseme di pero e melo selvatico eliminando i diretti concorrenti o i soggetti ombreggianti.
I portaseme di melo e pero da salvaguardare sono stati contrassegnati con vernice rossa.
La martellata ha portato ad individuare 236 piante da abbattere per un totale di 19,6 m3; facendo riferimento ai
dati dendrometrici della particella campione, questo intervento corrisponde a un prelievo pari circa il 11% dei
soggetti presenti, pari al 12% del volume. Il diametro medio dei prelievi è di 13 cm.
• Anno 2013: prevista la realizzazione dell’intervento selvicolturale (diradamento-conversione) con messa in luce
dei portaseme ed eliminazione dei soggetti riconducibili in tutto o in parte a forme coltivate, ovvero di utilizzo
di questi soggetti come portainnesti per incrementare il numero di portaseme autoctoni da marze raccolte in
zone limitrofe.
per le Regioni di Provenienza “Langhe” e “Collina del Po”: la costituzione di arboreti da seme per queste due
Regioni di Provenienza è motivata dalla
sporadicità dei soggetti “selvatici” e dalle caratteristiche evolutivo-colturali dei
boschi in cui melo e pero sono presenti,
poco favorevoli al mantenimento dei portaseme (AA.VV. 2001). Tale impianto sa-
rebbe funzionale sia alla conservazione
delle risorse genetiche in senso stretto,
riducendo i rischi di ibridazione con forme domestiche, sia al miglioramento a
breve termine della raccolta. Tenuto conto della ridotta differenziazione genetica
e delle similitudini ecologiche del territorio, inoltre, le due Regioni di Provenienza potrebbero essere riunite in un unico
Valorizzazione delle
impianto, utilizzando non meno di 50
individui per specie, come indicato dalla
bibliografia (FAO 1995, Wilson e Samuel
2003, Monteleone et al. 2005). L’attività
di raccolta del materiale per la costituzione dell’arboreto è iniziata negli anni
2010 e 2011, con scarsi risultati per la
quasi totale assenza di marze. La maggior parte degli individui scelti, infatti, si
trova in condizioni di scarsa luminosità e
presenta accrescimenti ridotti; pertanto,
prima di procedere con una successiva
campagna di raccolta di marze, saranno necessari locali interventi di messa in
luce, i cui effetti peraltro non potranno
essere evidenti che dopo un paio d’anni.
b. Creazione di “arboreti in bosco”
(riserve biogenetiche) a Trino (RdP
Pianura) e a Marcarolo (RdP Appennino su serpentini). Tali aree sono
caratterizzate dell’elevata presenza di individui riconducibili a forme selvatiche e
presentano numerosi vantaggi: entrambe ricadono all’interno di aree protette,
per cui la sicurezza di mantenimento
dei portaseme è elevata, sono sufficientemente lontane da impianti di forme
domestiche e presentano una comoda
accessibilità. In questi casi, al fine di ottimizzare sia la conservazione delle risorse genetiche che la produzione di seme
sono necessarie le seguenti azioni, da
inserire all’interno di modelli gestionali
e selvicolturali in grado di garantire un
maggiore livello di biodiversità forestale:
• individuazione e contrassegnatura
dei principali portaseme;
• interventi selvicolturali mirati, con
l’obiettivo di liberare i portaseme dalla concorrenza e ombreggiamento da
parte delle altre specie, favorendo così
la produzione di frutti (Mori et al. 2007);
• tagli di potatura per ringiovanire gli individui, in particolare quelli cresciuti molto ombreggiati;
• eliminazione dei soggetti riconducibili in tutto o in gran parte a forme
coltivate;
• rinfoltimenti, per ridurre la probabilità
di autofecondazione che genera semi
con caratteristiche genetiche e fisiologiche notoriamente scadenti.
Nel Box 1 sono riportati in sintesi gli interventi realizzati per la costituzione dell’arboreto di Marcarolo. Liberare il portaseme già
in fioritura in bosco (anche se scarsamente
fruttificanti per la poca luce) permette di
ottenere buone produzioni di frutti in poco
tempo rispetto a un arboreto, ove le piante
vanno a fiore non prima del sesto o settimo anno di vita. Interventi di messa in luce
(senza potature) effettuati nel Bosco delle
Sorti della Partecipanza di Trino Vercellese
a partire dal 2006, ad esempio, hanno permesso di ottenere produzioni di mele (raccolta 2012) di circa 400 kg, e di pere di 200
kg, contro valori ben inferiori alla metà registrati prima degli interventi di liberazione.
c. Valutare attentamente la costituzione di un arboreto da seme per i meli
e peri delle valli Curone e Borbera
che, pur potendosi mischiare con quelli
di Marcarolo, stante la loro elevata affinità genetica, si sviluppano su substrati
diversi e sono in condizioni evolutivocolturali e patrimoniali simili a quelli delle
Langhe.
Le azioni sopra indicate rappresentano attività specifiche di tutela e conservazione
di singoli individui o popolazioni; la conservazione di queste due specie forestali sporadiche, come per altre come ciavardello,
sorbi, tasso, ecc., non può prescindere
dall’adottare modelli selvicolturali adeguati
e dall’incrementare negli operatori forestali la consapevolezza della tutela di queste
specie, anche in vista di una loro valorizzazione economica.
risorse genetiche
Monteleone I., Gorian F., Belletti P., 2005 - Strategie di conservazione e gestione della biodiversità nella filiera di produzione di materiale
forestale di propagazione. Atti IV Convegno
SISEF, Pignola (PZ), 7-10 Ottobre 2003: 337-343.
Mori P., Bruschini S., Buresti Lattes E., Giulietti
V., Grifoni F., Pelleri F., Ravagni S., Berti S.,
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sporadiche in Toscana. Manuale n. 3 della
collana “Supporti tecnici alla Legge Regionale
Forestale della Toscana” pubblicato da ARSIA e
Regione Toscana nel 2007. 366 pp.
Pritchard J.K., Stephens M., Donnelly. P, 2000
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Wilson S.M.G., Samuel C.J.A., 2003 - Genetic
conservation of native trees. Forest Research
Annual Reports and Accounts 2002-2003: 56-61.
Sephan B.R, Wagner I., Kleinschmit J., 2003 Euforgen Technical Guidelines for genetic
conservation and use for wild apple and pear
(Malus sylvestris and Pyrus pyraster). International Plant Genetic Resources Institute, Rome,
Italy. 6 pages.
i nf o . a r t i c o l o
Autori: Paolo Camerano, IPLA SpA - Unità Operativa
Biodiversità, Foreste e Paesaggio.
E-mail [email protected]
Diana Ferrazzini, Università degli Studi di Torino DISAFA Genetica Agraria. Email [email protected]
Paolo Martalò, IPLA SpA - Unità Operativa Biodiversità,
Foreste e Paesaggio. E-mail [email protected]
Piero Belletti, Università degli Studi di Torino - DISAFA
Genetica Agraria. E-mail [email protected]
Parole chiave:
Bibliografia
AA.VV., 2001 - Valorizzazione delle provenienze piemontesi di specie forestali con impianti
comparativi, arboreti da seme, piani di gestione aree di raccolta. IPLA, Regione Piemonte
(inedito).
Belletti P., Camerano P., Pignatti G., 2010 - Regioni di Provenienza in Italia. Sherwood 166:
21-25.
Cagnazzi B., Marchisio C., Motta L., Vittorini S.
1998 - Carta climatica del Piemonte Regione Piemonte. Direzione dei Servizi Tecnici di
Prevenzione-Settore Meteoidrografico e Reti di
Monitoraggio, Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze della Terra. Collana studi
climatologici, 1998. ICAM (Torino).
Camerano P., Gottero F., Terzuolo P., Varese P.,
2008 - I tipi forestali del Piemonte. Regione
Piemonte. Blu Edizioni, Torino, Seconda edizione.
FAO, 1995 - Collecting woody perennials. In:
Guarino L., Ramanatha Rao V., Reid R. (eds.),
Collecting Plant Genetic Diversity - Technical
Guidelines. CAB International, Wallingford, UK.
IPLA Regione Piemonte, 2004 - Alberi e arbusti.
Blu Edizioni, Torino.
IPLA, 2007 - La carta dei suoli del Piemonte
(SCALA 1:250.000). Redatta nell’ambito della
realizzazione della Carta Pedologica Nazionale
(Programma Interregionale Agricoltura e Qualità).
Risorse genetiche, Regione di
Provenienza, arboreto da seme, pero selvatico, melo
selvatico.
Abstract: Genetic resources preservation in wild pear
and apple. Wild pear and apple are scattered species
with an high ecological importance, being part of natural
threatened ecosystems. The present distribution of the
species is strongly influenced by human activities, and
also intercross with cultivated forms represents a threaten
for the integrity of wild gene pools. The study involved
359 plants of wild pear and 213 of wild apples, sampled
within the distribution areas in Piedmont, north-western
Italy. By analysis of ecological features and genetic variation shown by genetic markers, it was possible to define
5 and 4 Regions of Provenance, respectively for wild pear
and apple. Molecular analysis was also used to verify if
the sampled individuals could be considered really “wild”
or if genetic introgression from cultivated forms has
occurred. In order to preserve the genetic resources of the
species as well as to provide reproductive material of high
genetic value, several actions are suggested, namely the
establishment of seed orchards or the institution of biogenetic reserves, according to the local presence of wild
individuals, the risk of intercross with cultivated forms and
the security of population maintenance.
Key words: Genetic resources, Regions of Provenance,
Seed Orchards, Wild pear, Wild apple
Lavoro svolto con il contributo finanziario della Regione
Piemonte. Si ringrazia il Parco Naturale delle Capanne di
Marcarolo per la disponibilità data nella fase di studio e
le Squadre Forestali Regionali per l’intervento in bosco.
23
Sherwood
n .196
S ettembre 2013
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