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PERo E mElo SElVATICo - SHERWOOD
Valorizzazione delle risorse genetiche Salvaguardia delle risorse genetiche di pero e melo selvatico di Paolo Camerano, Diana Ferrazzini, Paolo Martalò, Piero Belletti Pero e melo selvatico sono “specie forestali sporadiche”, un tempo molto più diffuse nei boschi di pianura e collina. L’integrità genetica di queste specie, oltre che dalla semplificazione della composizione specifica dei boschi, è anche minacciata dall’ibridazione con individui riconducibili alle varietà coltivate. La definizione di Regioni di Provenienza, l’istituzione di riserve biogenetiche e la creazione di arboreti da seme, assieme ad un’adeguata gestione selvicolturale, sono le soluzioni per un’effettiva ed efficace tutela delle risorse genetiche, oltre che di valorizzazione economica. Pero e melo selvatici (in seguito pero e melo) appartengono alle rosacee (Rosaceae), una delle famiglie più importanti del mondo vegetale. Le specie che ne fanno parte sono distribuite prevalentemente nelle regioni temperate dell’emisfero boreale, secondariamente nell’emisfero australe. Alle rosacee appartengono oltre 2.000 specie, molte delle quali di grande importanza per l’economia umana, come: melo, pero, ciliegio, pesco, albicocco, ecc.. All’interno della famiglia delle rosacee sono distinte diverse sottofamiglie: Spiraeoideae, Rosoideae, Prunoideae e Pomoideae, a cui appartengono il melo ed il pero. Pero e melo selvatico rientrano fra le specie definite “sporadiche forestali”, insieme con altre latifoglie (sorbi, ciavardello, tiglio a grandi foglie, tasso, ecc.) che a causa della semplificazione della composizione specifica delle formazioni forestali trovano ormai raramente le condizioni per potersi sviluppare. Ciò è dovuto a vari fattori, fra cui la minore competitività verso le specie dominanti, le tecniche colturali che puntano a massimizzare la produzione, l’invecchiamento dei cedui che riduce le nicchie ecologiche e, infine, la scarsa conoscenza degli operatori forestali (Sephan et al. 2003). Scopo del lavoro presentato in questo articolo è di fornire indicazioni utili alla valorizzazione del pero e del melo, nell’ottica di au- mentare la biodiversità, la stabilità ecologica e il valore dei boschi ove le due specie sono presenti, oltre che di conservare pool genici utili da cui attingere per migliorare la risposta delle cultivar domestiche alle patologie ed ai cambiamenti climatici. Presenza in Italia Entrambe le specie in Italia sono diffuse in tutta la penisola, dall’orizzonte basale fino a quello montano, soprattutto in boschi di latifoglie, ma complessivamente vanno considerate sporadiche e da proteggere. In Piemonte melo e pero hanno un areale frammentario, ma potenzialmente molto più ampio di quello attuale. Le due specie, infatti, sono presenti soprattutto nei rilievi collinari interni e sull’Appennino, in particolare in zone un tempo coltivate ma oggi in stato di abbandono. Localmente si segnala la loro presenza anche nelle parti esterne della catena alpina, all’interno di talune valli molto calde, come la Valle di Susa, la Valle Stura di Demonte e la Valle d’Aosta. In pianura l’areale è estremamente frammentato, nei boschi 17 Sherwood n .196 S ettembre 2013 Valorizzazione delle Regione Specie Pero Piemonte Melo Pero Lombardia Melo Veneto Pero Friuli Venezia Giulia Pero Pero Emilia-Romagna Melo Sicilia risorse genetiche Pero Comuni Popolamento o località geografica Trino (VC) Bosio (AL) Camerana (CN) Bosio (AL) Fabbrica Curone (AL) Trino (VC) Bosio (AL) Bosio (AL) Menconico (PV) Lumezzane (BS) Magenta/Robecco sul Naviglio (MI) Romagnese (PV) Menconico (PV) Varzi (PV) Bianzone SO) Cappella Maggiore (TV) Sant Ambrogio Valpolicella (VR) San Zeno di Montagna (VR) Tarvisio (UD) Coli (PC) Cerignale, Ottone (PC) Monchio delle Corti (PR) Corniglio (PR) Frassinoro (MO) Meldola (FC) Imola, Dozza (BO) Santa Sofia (FC) Camugnano (BO) Tizzano Val Parma (PR) Parma Bologna San Benedetto V d Sangro (BO) Monterenzio (BO) Castel San Pietro (BO) Premilcuore (FC) Monchio delle Corti (PR) Corniglio (PR) Camugnano (BO) Palanzano (PR) Tizzano Val Parma (PR) San Benedetto V. di Sangro (BO) San Fratello (ME) Petralia Sottana (PA) Petralia Sottana (PA) Maletto (CT) Bosco della Partecipanza Capanne di Marcarolo Sorgenti del Belbo Piota Colle della Seppa Bosco della Partecipanza Capanne di Marcarolo Piota Tre passi Madonna del Caravaggio La Fagiana Monte Alpe Passo Scaparina S. Cristina Bratta Fratte Costa Lunga, Cà de la Pela Monte Risare/Fittanze Camporosso in Valcanale San Fratello Monte Ferro Favare di Petralia Bosco Maletti Codice Registri MdB IT/Ppy/IF/B410/PI/0004 IT/Ppy/IF/C310/PI/0025 IT/Ppy/IF/C610/PI/0026 IT/Ppy/IF/C310/PI/0118 IT/Ppy/IF/C320/PI/0119 IT/Msy/IF/B410/PI/0004 IT/Msy/IF/C310/PI/0025 IT/Msy/IF/C310/PI/0118 PV012 BS026 MI003 PV003 PV011 PV016 SO021 TV012 VR023 VR138 A/171 04 06 16 17, 39, 84 31 43 46 50, 76, 185, 187 58 85 146 157 158 160 152 189 16 17, 39, 84 58 82 85 158 18 29 30 40 Riferimento legislativo DGR 36-8195 del 11/2/2008, DD 1984/2008 Fonti di seme individuate ma non iscritte nel Registro regionale DGR 8/6272 del 21/12/2007, DD 2894/2008 DGR 3263 del 15/10/2004 DD 1917/2010 LR 10 del 6/7/2007, DD 5205/2008 DGR 1053 del 15/12/2009 Tabella 1 - Elenco dei Materiali Forestali di Base per pero e melo selvatico in Italia. planiziali pero e melo sono oggi presenti nel Bosco della Partecipanza di Trino, sulle Vaude e Baragge, alle Lame del Sesia e sul Ticino, anche se non si esclude la loro presenza altrove. I limiti altitudinali variano fra 100 e 1.100-1.300 m. Risorse genetiche Attualmente in Europa non sono stati registrati materiali di base per il pero selvatico e nemmeno per il melo selvatico (http:// ec.europa.eu/food/plant/plant_propagation_material.htm). Tuttavia, all’interno del progetto EUFORGIS (http://portal. eufgis.org) sono registrate 5 unità di conservazione di pero: 1 in Slovenia, 3 in Germania ed 1 in Bulgaria. Oggi in Italia sono presenti 36 popolamenti 18 Sherwood n .196 S ettembre 2013 idonei per la raccolta di seme di pero selvatico (Tabella 1), localizzati nelle Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia-Giulia e Sicilia; per le altre Regioni e le Province Autonome non è stato possibile reperire informazioni. Il melo selvatico è una specie non inclusa nell’Allegato I del D.Lgs. 386/03 (corrispondente all’Allegato II della Direttiva Comunitaria 105/1999/CE) e pertanto non vi è l’obbligo di iscrizione nei registri regionali e quindi di garantire la sua provenienza. Analogamente al pero, nell’ambito del progetto EUFORGIS sono state individuate 18 unità di conservazione di melo selvatico (15 in Danimarca e 3 in Germania). Anche in Italia alcune Regioni hanno individuato fonti di seme della specie (16), sia iscrivendole nei propri registri (Lombardia ed Emilia-Romagna) o fornendo indicazioni su dove è possibile la raccolta (Piemonte). Nella Tabella 1 è riportato un estratto dei registri regionali dei materiali di base per le due specie in esame, laddove queste vengono prese in considerazione. Definizione di Regioni di Provenienza La metodologia utilizzata per la definizione delle Regioni di Provenienza (RdP) si basa sull’incrocio fra caratteristiche ecologicovegetazionali e aspetti genetici delle popolazioni (Belletti et al. 2010). In questo articolo, la proposta di cui sopra viene applicata al pero e melo, limitatamente al territorio compreso nell’ambito della Regione Pie- Valorizzazione delle monte, che tuttavia rappresenta un modello cui anche altre realtà regionali possono fare riferimento. Numero di piante oggetto d’indagine Pero Melo meso-xerofilo meso-igroclino igroclino meso-igrofilo calcareo neutro abbastanza acido debolmente acido acido igrofilo molto acido Come indicato in precedenza, tenuto conto che l’areale delle due specie è stato fortemente modificato dall’uomo, non è facile definire quali siano le reali esigenze ecologico-vegetazionali delle due specie. Il pero e melo sono specie tendenzialmente termofile ed eliofile, anche se resistono abbastanza bene all’ombreggiamento; entrambe esigono estati relativamente calde con autunni miti, resistono abbastanza al freddo ma poco agli sbalzi di temperatura. Generalmente melo e pero vegetano in ambienti con temperatura media annuale variabile tra 9 e 13 °C. Da un punto di vista pluviometrico non presentano particolari esigenze; tuttavia rifuggono da zone con piovosità inferiore a 600 mm/anno e superiore a 1.500 mm/ anno. Entrambe le specie possono essere definite a larga amplitudine, il melo moderatamente tollerante condizioni mesoigrofile, il pero xerofile (Figura 1). Da un punto di vista climatico, utilizzando la classificazione di Bagnouls e Gaussen (Cagnazzi et al. 1998), le popolazioni di melo e pero del Piemonte possono essere distinte in 5 gruppi (Tabella 2): Zone 3. Monferrato, Roero, preappennino, pianura alessandrina, ove sono presenti 1-2 mesi aridi e localmente può verificarsi un periodo di gelo fino ad un mese. 4. Bassa Valle di Susa e Stura di Demonte, localmente Chisone e Maira, con clima submediterraneo, ove sono presenti 1-2 mesi aridi e 1-2 mesi di gelo. 5. Alpi (settori mesalpici), con clima da temperato freddo a mediamente freddo, dove non si hanno mesi aridi e sono presenti 2-4 mesi di gelo all’anno. L’ampia valenza ecologica delle due specie, la sostanziale indifferenza al substrato pedologico, nonché la forte influenza dell’uomo sulla loro distribuzione rendono impossibile la definizione precisa dei loro areali pedologici (IPLA 2007). Analizzando le principali caratteristiche delle terre ove sono presenti le aree di raccolta, si osserva che tutte sono accomunate, da un punto di vista pedologico, da suoli profondi e con tessiture prevalentemente fini (soprattutto le classi fine-loamy e fine-silty della USDA Soil Taxonomy) che garantiscono un sufficiente approvvigionamento idrico durante il periodo estivo. In diversi casi, come in pianura (Trino - VC, Lame del Sesia - VC) e collina (Sorgenti del Belbo - CN), le due specie occupano stazioni con condizioni ecologiche “estreme”, che limitano l’insediamento delle xerofilo mesofilo Aspetti ecologico-vegetazionali Figura 1 - Diagramma edafico (verde scuro= Pyrus pyraster subsp. cordata; verde chiaro= Pyrus pyraster subsp. achar e subsp. piraster; arancio= Malus sylvestris). 1. Pianura (da Cuneo a Novara), Langhe e Colline del Po, dove è presente un clima temperato con al massimo 1 mese con temperatura media compresa fra 0 e 10°C (mesi di gelo) ed assenza di mesi aridi (suolo senza acqua). 2. Alte Valli Appenniniche (Curone, Borbera, Lemme e Gorzente), con clima di transizione fra temperato e temperato freddo, con al massimo 1-2 mesi con gelo ed assenza di mesi aridi. Comune risorse genetiche Precipitazioni T (°C) (mm/anno) Regione climatica Regimi di umidità e temperatura Collina di Torino e del Po 23 39 San Mauro Torinese, Baldissero T.se, Pino Torinese, Torino, Gassino T.se, Pecetto Torinese, Casalborgone, Castagneto Po, San Sebastiano da Po, Lauriano, Sciolze, Rivalba, Monteu da Po, Cavagnolo, Verrua Savoia, Robella, Albugnano, Aramengo 750-820 11 mesaxerica (ipsomesaxerica) Udico/mesico Pianura vercellese 205 24 Trino, Bosco della Partecipanza (scheda 0004), Arborio, Villarboit 1000-1100 13 mesaxerica (ipsomesaxerica) Udico/mesico Alta Langa 37 37 Camerana, Montezemolo, Sorgenti del Belbo (scheda 026), Saliceto, Levice, Gorzegno 800-900 10 mesaxerica (ipsomesaxerica) Udico/mesico 22 Fabbrica Curone Colle dalla Seppa (scheda 119), Cabella Ligure, Carrega Ligure, 9 mesaxerica (ipsomesaxerica) a Axerica (temperata fredda) Udico/mesico 72 Ponzone, Bosio, Capanne di Marcarolo (scheda 025), Piota (scheda 118), 1500 11 mesaxerica (ipsomesaxerica) a Axerica (temperata fredda) Udico/mesico 20 5 Piode, Calasca-Castiglione, Loreglia, Montecrestese, Omegna 1300-1400 9 Axerica (temperata fredda) Udico/ Ustico/mesico 15 9 Bagnasco, Garessio, Ormea, Entracque 1000-1200 7 Axerica (temperata fredda) Udico/ mesico 1 19 Monteu Roero, Serralunga di Crea 730-760 13 Xeroterico (submediterraneo di transizione) Ustico/mesico 2 Novi Ligure, Pozzolo Formigaro, San Salvatore Monferrato 13 Xeroterico (submediterraneo di transizione) Ustico/mesico Xeroterico (submediterraneo di transizione) Ustico/mesico Valli Borbera e Curone Valli Lemme e Gorzente Valli Sesia e Ossola Alpi Marittime Roero e Monferrato Pianura Alessandrina 21 50 5 Bassa Valle di Susa 22 Alta V. di Susa Totale considerate Totale campionate 6 405 359 6 235 213 110-1300 800-900 Caselette, Villar Focchiardo, Chianocco, Susa 750-800 13 Bussoleno e Mompantero 770-800 10 Cesana Torinese 700-800 7 Xeroterico (submediterraneo di transizione) Axerica (mediamente fredda) Ustico/mesico Udico/Cryico Tabella 2 - Caratteristiche climantiche delle stazioni di melo e pero oggetto d’indagine (in grigio chiaro gli individui trovati e campionati, in grigio scuro quelli non trovati o non campionati perché chiaramente domestici). 19 Sherwood n .196 S ettembre 2013 Valorizzazione delle risorse genetiche altre latifoglie. In ambito montano, inoltre, prediligono stazioni soleggiate, sempre su suoli profondi, più o meno evoluti; in questo ambiente le tessiture possono anche essere più grossolane. Nell’ambito del loro areale, il melo ed il pero sono presenti come specie accessorie in diverse Categorie e Tipi forestali (Camerano et al. 2008), sia naturaliformi (querceti, boscaglie, ecc.) sia di origine antropica (robinieti e castagneti). La maggior parte dei meli e peri si trova all’interno di querceti di rovere, ovvero nei castagneti di sostituzione, secondariamente in querco-carpineti, querceti di roverella e cerrete. All’interno di queste categorie i popolamenti preferiti sono i boschi misti di rovere e/o farnia, con castagno, robinia, cerro, localmente faggio, caratterizzati da maggiore mesofilia e presenza di suoli più o meno ricchi di materiale fine. In ambito prettamente montano (orizzonte del faggio), meli e peri di sicura origine spontanea sono presenti solo nelle faggete mesofile submontane o nell’ambito di arbusteti mesoxerofili. In conclusione, analizzando gli aspetti climatici, pedologici e vegetazionali che influenzano la distribuzione del melo e del pero selvatico in Piemonte, è possibile raggruppare le popolazioni di melo e pero nei seguenti ambiti ecologicamente omogenei: • Pianura Padana centro settentrionale e rilievi collinari del Po; • Pianura alessandrina, Monferrato, Roero; • Langhe; • Appennino calcareo-marnoso; • Appennino serpentinitico; • Alpi nei settori con clima submediterraneo e/o continentale (solo per pero). Aspetti genetici Le analisi genetiche sono state condotte analizzando marcatori molecolari di tipo microsatellite. Si tratta, in pratica, di piccoli tratti di DNA, costituiti da semplici sequenze di nucleotidi ripetuti un numero variabile di volte. Il numero di ripetizioni identifica il genotipo dei vari individui e consente di valutare similitudini e differenze genetiche tra di essi. Nel caso specifico, sono stati utilizzati 10 microsatelliti per il melo selvatico e 11 per il pero selvatico, scelti tra quelli citati in bibliografia e che hanno presentato i maggiori livelli di polimorfismo nell’ambito del materiale in studio. La scelta dei popolamenti campione è stata effettuata in base all’areale di distribuzione delle due 20 Sherwood n .196 S ettembre 2013 Figura 2 - Risultati dell’analisi Structure su 95 individui di melo, ripartiti per area geografica di campionamento. Gli ultimi 6 campioni rappresentano cultivar commerciali o varietà locali diffuse in Piemonte. Figura 3 - Risultati dell’analisi Structure su 118 individui di pero, ripartiti per area geografica di campionamento. Gli ultimi 4 campioni rappresentano cultivar commerciali o varietà locali diffuse in Piemonte. specie ed in base alle conoscenze puntuali disponibili: inventario forestale regionale, banche dati, conoscenze bibliografiche diverse (piani naturalistici, piani forestali, ecc.) oltre che sulla base di informazioni ottenute da referenti locali. Complessivamente sono state cercate 641 piante, 235 di melo e 406 di pero; di queste 69 non sono state trovate. Nel complesso, sono pertanto stati valutati 213 individui di melo e 359 di pero. Per ogni pianta campionata, oltre a prelevare campioni vegetali per le analisi genetiche, è stato osservato il fenotipo, al fine di identificare gli individui tipici, e valutata la possibilità di fruttificazione. In totale su tutti gli individui campionati, 29 (14 meli e 15 peri) non hanno caratteri tipici, 181 hanno caratteri morfologici macroscopici riferibili alle forme tipiche per le due specie, 53 individui sono in condizioni di luce idonee alla fruttificazione (32 di melo, 21 di pero). I popolamenti campione sono riportati nella Tabella 2. I dati genetici ottenuti sono stati utilizzati, previa opportune elaborazioni statistiche, per due scopi fondamentali: 1. Definizione di Regioni di Provenienza. L’analisi dei dati genetici ha permesso di definire per il melo ed il pero tre ambiti ecologicamente omogenei: a. Pianura, in cui ricadono soprattutto i campionamenti effettuati nel Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino Vercellese; b. Appennino, che comprende le aree delle valli Borbera e Curone nonché quella del Parco delle Capanne di Marcarolo, risultate tra di loro simili; c. Rilievi collinari, che si estende dalle Valorizzazione delle colline del Po fino alle Langhe. 2. Verifica della “selvaticità” degli individui campionati. La verifica dell’effettiva “selvaticità” degli individui oggetto di campionamento non ha potuto basarsi sull’analisi di caratteristiche morfologiche discriminanti tra le due forme, in quanto l’estrema variabilità individuale spesso impedisce una corretta attribuzione degli individui ai tipi coltivati oppure a quelli selvatici: classico l’esempio della spinosità nel pero, che dovrebbe caratterizzare le forme selvatiche, ma che molto spesso non è presente nemmeno in queste ultime. Inoltre, i caratteri che meglio potrebbero consentire la distinzione sono quelli che riguardano il frutto: tuttavia, la maggior parte degli individui campionati, per motivi di età e di sottomissione, non pare in grado di fruttificare. Si è così optato anche in questo caso per il ricorso ai marcatori molecolari, confrontando il pool genico delle piante campionate con quello delle cultivar di origine commerciale o locale maggiormente diffuse nell’ambito della regione piemontese. In particolare, sono state utilizzate le cultivar ‘Renetta del Canada’, ‘Grigia di Torriana’, ‘Red Chief’, ‘Carla Alessandria’, ‘Golden Delicious’ e ‘Royal Gala’ per il melo e ‘Martin Sec’, ‘Abate’, ‘Conference’, ‘Williams’ e ‘Madernassa’ per il pero. Il confronto è stato effettuato ricorrendo al programma Structure (Pritchard et al. 2000), il quale definisce la quota del genotipo di ciascun individuo riferibile a gruppi stabiliti a priori, nel caso spe- risorse genetiche cifico quello degli individui selvatici e quello delle varietà coltivate. Due esempi dei risultati dell’analisi sono riportati nelle Figure 2 e 3. Per quanto riguarda il melo (Figura 2), il colore rosso indica il genoma riconducibile alle forme coltivate e quello verde la situazione tipica degli individui selvatici. Si può facilmente osservare come, nell’ambito dei soggetti oggetto di campionamento e ana- Figura 4 - Regioni di Provenienza di Pyrus pyraster in Piemonte, a sinistra; Regioni di Provenienza di Malus sylvestris in Piemonte, a destra. 21 Sherwood n .196 S ettembre 2013 Valorizzazione delle risorse genetiche Regioni di Provenienza Melo Ambiti di utilizzo Pero Msy-Pianura vercellese Ppy-Pianura vercellese Pianura Padana Msy-Colline del Po Ppy-Colline del Po Rilievi collinari settentrionali, Monferrato, Roero Msy-Langhe Ppy-Langhe Langhe Msy-Appennino ligure- piemontese Ppy-Appennino ligure- piemontese Appennino Ppy- Alpi Alpi - settori mesalpici Tabella 3 - Regioni di Provenienza individuate per la Regione Piemonte. Box 1 - Riserva biogenetica di melo e pero a Capanne di Marcarolo lisi, sono presenti individui riconducibili a forme selvatiche (riquadro a prevalenza di colore verde), altri che presumibilmente derivano direttamente da piante domestiche rinselvatichite (prevalenza di colore rosso) ed altre ancora che possono derivare da incroci tra forme selvatiche e domestiche (compresenza equilibrata di colore verde e rosso). Una situazione analoga è stata osservata per il pero selvatico (Figura 3), dove però il colore verde identifica il genoma delle forme coltivate e quello rosso si riferisce ai soggetti selvatici. Da notare anche la particolare situazione riscontrata in valle di Susa, ove la maggior parte degli individui è risultata di tipo domestico, probabile conseguenza dell’abbandono di frutteti coltivati fino a pochi decenni orsono. Conclusioni Accorpando i dati relativi alle caratteristiche ecologiche dei territori esaminati con quelli genetici delle piante campionate, è stato possibile identificare 5 Regioni di Provenienza per il pero selvatico e 4 per il melo selvatico (Figura 4 e Tabella 3), caratterizzate ciascuna da una sostanziale omogeneità ecologica e genetica al proprio interno. Sulla base dei risultati ottenuti dallo studio e nell’ottica di definire le migliori strategie sia per la salvaguardia della biodiversità di pero e melo selvatico che per la produzione di materiale propagativo di elevato valore genetico, sono state elaborate, ed in parte in fase di realizzazione, le seguenti proposte: a. Costituzione di arboreti da seme 22 Sherwood n .196 S ettembre 2013 Inquadramento area Proprietà: Demanio Regionale “La benedica - Monte Leco” Località: Piota Particella Forestale: 44 - Torrente Piota Comune: Bosio Superficie forestale oggetto d’intervento: circa 1,5 ettari Quota [m s.l.m.]: 560 Pendenza [gradi]: variabile fra il 10% e il 30% Posizione fisiografica: basso versante con piccoli impluvi. Dati catastali: Foglio 37 mappale 2 e 36 Tipo forestale. Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati silicatici dell’Appennino. Tipo strutturale. Fustaia monoplana a prevalenza di diametri piccoli, con locali residui di ceppaie di faggio e castagno in pessime condizioni fitosanitarie. L’età varia fra 40 e 60 anni. Gli individui a fustaia costituiscono circa il 60% del numero totale di alberi e il’80% del volume. Dati dendrometrici. Alberi vivi Necromassa Altezza media rovere (m) Piante (n/ha) Area basimetrica (m²/ha) Volume (m³/ha) Ceppaie (n/ha) 17-20 1.698 27 124 202 140 1,2 4 Attività svolte • Anno 2010: individuazione, georeferenzazione con GPS, cartellinatura e prelievo di materiale vegetativo per le analisi genetiche di ogni singolo individuo. • Anno 2011: redazione del progetto di taglio con martellata su tutta la superficie. L’intervento previsto ha l’obiettivo di migliorare la stabilità del popolamento, orientandone in particolare la struttura alla produzione di frutti forestali e predisporre il popolamento alla raccolta del seme. Tenuto conto di quanto stabilito dal Piano Forestale Aziendale del Demanio Regionale, la martellata è stata realizzata secondo tre azioni principali: -- diradamento-conversione a carico delle ceppaie faggio e castagno in diretta concorrenza con portaseme di melo o pero selvatico; -- diradamento dei gruppi di rovere, per liberare le migliori piante d’avvenire e favorirne lo sviluppo della chioma; -- messa in luce dei portaseme di pero e melo selvatico eliminando i diretti concorrenti o i soggetti ombreggianti. I portaseme di melo e pero da salvaguardare sono stati contrassegnati con vernice rossa. La martellata ha portato ad individuare 236 piante da abbattere per un totale di 19,6 m3; facendo riferimento ai dati dendrometrici della particella campione, questo intervento corrisponde a un prelievo pari circa il 11% dei soggetti presenti, pari al 12% del volume. Il diametro medio dei prelievi è di 13 cm. • Anno 2013: prevista la realizzazione dell’intervento selvicolturale (diradamento-conversione) con messa in luce dei portaseme ed eliminazione dei soggetti riconducibili in tutto o in parte a forme coltivate, ovvero di utilizzo di questi soggetti come portainnesti per incrementare il numero di portaseme autoctoni da marze raccolte in zone limitrofe. per le Regioni di Provenienza “Langhe” e “Collina del Po”: la costituzione di arboreti da seme per queste due Regioni di Provenienza è motivata dalla sporadicità dei soggetti “selvatici” e dalle caratteristiche evolutivo-colturali dei boschi in cui melo e pero sono presenti, poco favorevoli al mantenimento dei portaseme (AA.VV. 2001). Tale impianto sa- rebbe funzionale sia alla conservazione delle risorse genetiche in senso stretto, riducendo i rischi di ibridazione con forme domestiche, sia al miglioramento a breve termine della raccolta. Tenuto conto della ridotta differenziazione genetica e delle similitudini ecologiche del territorio, inoltre, le due Regioni di Provenienza potrebbero essere riunite in un unico Valorizzazione delle impianto, utilizzando non meno di 50 individui per specie, come indicato dalla bibliografia (FAO 1995, Wilson e Samuel 2003, Monteleone et al. 2005). L’attività di raccolta del materiale per la costituzione dell’arboreto è iniziata negli anni 2010 e 2011, con scarsi risultati per la quasi totale assenza di marze. La maggior parte degli individui scelti, infatti, si trova in condizioni di scarsa luminosità e presenta accrescimenti ridotti; pertanto, prima di procedere con una successiva campagna di raccolta di marze, saranno necessari locali interventi di messa in luce, i cui effetti peraltro non potranno essere evidenti che dopo un paio d’anni. b. Creazione di “arboreti in bosco” (riserve biogenetiche) a Trino (RdP Pianura) e a Marcarolo (RdP Appennino su serpentini). Tali aree sono caratterizzate dell’elevata presenza di individui riconducibili a forme selvatiche e presentano numerosi vantaggi: entrambe ricadono all’interno di aree protette, per cui la sicurezza di mantenimento dei portaseme è elevata, sono sufficientemente lontane da impianti di forme domestiche e presentano una comoda accessibilità. In questi casi, al fine di ottimizzare sia la conservazione delle risorse genetiche che la produzione di seme sono necessarie le seguenti azioni, da inserire all’interno di modelli gestionali e selvicolturali in grado di garantire un maggiore livello di biodiversità forestale: • individuazione e contrassegnatura dei principali portaseme; • interventi selvicolturali mirati, con l’obiettivo di liberare i portaseme dalla concorrenza e ombreggiamento da parte delle altre specie, favorendo così la produzione di frutti (Mori et al. 2007); • tagli di potatura per ringiovanire gli individui, in particolare quelli cresciuti molto ombreggiati; • eliminazione dei soggetti riconducibili in tutto o in gran parte a forme coltivate; • rinfoltimenti, per ridurre la probabilità di autofecondazione che genera semi con caratteristiche genetiche e fisiologiche notoriamente scadenti. Nel Box 1 sono riportati in sintesi gli interventi realizzati per la costituzione dell’arboreto di Marcarolo. Liberare il portaseme già in fioritura in bosco (anche se scarsamente fruttificanti per la poca luce) permette di ottenere buone produzioni di frutti in poco tempo rispetto a un arboreto, ove le piante vanno a fiore non prima del sesto o settimo anno di vita. Interventi di messa in luce (senza potature) effettuati nel Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino Vercellese a partire dal 2006, ad esempio, hanno permesso di ottenere produzioni di mele (raccolta 2012) di circa 400 kg, e di pere di 200 kg, contro valori ben inferiori alla metà registrati prima degli interventi di liberazione. c. Valutare attentamente la costituzione di un arboreto da seme per i meli e peri delle valli Curone e Borbera che, pur potendosi mischiare con quelli di Marcarolo, stante la loro elevata affinità genetica, si sviluppano su substrati diversi e sono in condizioni evolutivocolturali e patrimoniali simili a quelli delle Langhe. Le azioni sopra indicate rappresentano attività specifiche di tutela e conservazione di singoli individui o popolazioni; la conservazione di queste due specie forestali sporadiche, come per altre come ciavardello, sorbi, tasso, ecc., non può prescindere dall’adottare modelli selvicolturali adeguati e dall’incrementare negli operatori forestali la consapevolezza della tutela di queste specie, anche in vista di una loro valorizzazione economica. risorse genetiche Monteleone I., Gorian F., Belletti P., 2005 - Strategie di conservazione e gestione della biodiversità nella filiera di produzione di materiale forestale di propagazione. Atti IV Convegno SISEF, Pignola (PZ), 7-10 Ottobre 2003: 337-343. Mori P., Bruschini S., Buresti Lattes E., Giulietti V., Grifoni F., Pelleri F., Ravagni S., Berti S., Crivellaro A. 2007 - La selvicoltura delle specie sporadiche in Toscana. Manuale n. 3 della collana “Supporti tecnici alla Legge Regionale Forestale della Toscana” pubblicato da ARSIA e Regione Toscana nel 2007. 366 pp. Pritchard J.K., Stephens M., Donnelly. P, 2000 - Inference of population structure using multilocus genotype data. Genetics 155: 945-959. Wilson S.M.G., Samuel C.J.A., 2003 - Genetic conservation of native trees. Forest Research Annual Reports and Accounts 2002-2003: 56-61. Sephan B.R, Wagner I., Kleinschmit J., 2003 Euforgen Technical Guidelines for genetic conservation and use for wild apple and pear (Malus sylvestris and Pyrus pyraster). International Plant Genetic Resources Institute, Rome, Italy. 6 pages. i nf o . a r t i c o l o Autori: Paolo Camerano, IPLA SpA - Unità Operativa Biodiversità, Foreste e Paesaggio. E-mail [email protected] Diana Ferrazzini, Università degli Studi di Torino DISAFA Genetica Agraria. Email [email protected] Paolo Martalò, IPLA SpA - Unità Operativa Biodiversità, Foreste e Paesaggio. E-mail [email protected] Piero Belletti, Università degli Studi di Torino - DISAFA Genetica Agraria. E-mail [email protected] Parole chiave: Bibliografia AA.VV., 2001 - Valorizzazione delle provenienze piemontesi di specie forestali con impianti comparativi, arboreti da seme, piani di gestione aree di raccolta. IPLA, Regione Piemonte (inedito). Belletti P., Camerano P., Pignatti G., 2010 - Regioni di Provenienza in Italia. Sherwood 166: 21-25. Cagnazzi B., Marchisio C., Motta L., Vittorini S. 1998 - Carta climatica del Piemonte Regione Piemonte. Direzione dei Servizi Tecnici di Prevenzione-Settore Meteoidrografico e Reti di Monitoraggio, Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze della Terra. Collana studi climatologici, 1998. ICAM (Torino). Camerano P., Gottero F., Terzuolo P., Varese P., 2008 - I tipi forestali del Piemonte. Regione Piemonte. Blu Edizioni, Torino, Seconda edizione. FAO, 1995 - Collecting woody perennials. In: Guarino L., Ramanatha Rao V., Reid R. (eds.), Collecting Plant Genetic Diversity - Technical Guidelines. CAB International, Wallingford, UK. IPLA Regione Piemonte, 2004 - Alberi e arbusti. Blu Edizioni, Torino. IPLA, 2007 - La carta dei suoli del Piemonte (SCALA 1:250.000). Redatta nell’ambito della realizzazione della Carta Pedologica Nazionale (Programma Interregionale Agricoltura e Qualità). Risorse genetiche, Regione di Provenienza, arboreto da seme, pero selvatico, melo selvatico. Abstract: Genetic resources preservation in wild pear and apple. Wild pear and apple are scattered species with an high ecological importance, being part of natural threatened ecosystems. The present distribution of the species is strongly influenced by human activities, and also intercross with cultivated forms represents a threaten for the integrity of wild gene pools. The study involved 359 plants of wild pear and 213 of wild apples, sampled within the distribution areas in Piedmont, north-western Italy. By analysis of ecological features and genetic variation shown by genetic markers, it was possible to define 5 and 4 Regions of Provenance, respectively for wild pear and apple. Molecular analysis was also used to verify if the sampled individuals could be considered really “wild” or if genetic introgression from cultivated forms has occurred. In order to preserve the genetic resources of the species as well as to provide reproductive material of high genetic value, several actions are suggested, namely the establishment of seed orchards or the institution of biogenetic reserves, according to the local presence of wild individuals, the risk of intercross with cultivated forms and the security of population maintenance. Key words: Genetic resources, Regions of Provenance, Seed Orchards, Wild pear, Wild apple Lavoro svolto con il contributo finanziario della Regione Piemonte. Si ringrazia il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo per la disponibilità data nella fase di studio e le Squadre Forestali Regionali per l’intervento in bosco. 23 Sherwood n .196 S ettembre 2013