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La sentenza Khodorkovsky pesa su Berlusconi
ENI & RUSSIA Rebus Khodorkovsky per Berlusconi & Scaroni La sentenza Khodorkovsky pesa su Berlusconi & Scaroni I l prossimo 27 dicembre si capiranno molte cose che riguardano sia la Russia sia, in una certa misura, anche i destini dell'Eni guidata da Paolo Scaroni. Un'Eni sempre più al centro della bufera visto che dopo le rivelazioni di Wikileaks sulla funzione di cerniera che il "Cane a sei zampe" svolge tra gli interessi politici (e molti dicono anche personali e affaristici) di Silvio Berlusconi e il colosso energetico Gazprom nel cuore del premier Vladimir Putin; adesso anche in Italia la major del petrolio e del gas è finita sotto accusa dalla procura di Milano, con la firma di Deloitte, che ha evidenziato come almeno fino al 2004 esistesse una "struttura parallela" per pagare tangenti all'estero, nella fattispecie alla Nigeria. E qualcuno ricorda che Tangentopoli nacque nel lontano 1992 proprio dalle indagini sull'Eni che decapitarono i vertici del gruppo e decretarono la fine di De e Psi. Ma cosa succederà il 27 dicembre? Il tribunale di Mosca pronuncerà la sentenza nel secondo processo contro Mikhail Khodorkovsky, l'ex oligarca russo che creò il gigante energetico russo Yukos e sfidò il potere di Putin sia finanziando l'opposizione sia difendendo un modello di capitalismo moderno. Nel primo processo del 2005 Khodorkovsky è stato condannato a 9 anni di galera, scontati in Siberia, e il 27 dicembre ne rischia altri 14. Molti sperano che il nuovo presidente Dmitry Medvedev orienti la corte su una decisione assolutoria, ma Putin ha già sentenziato che l'ex oligarca "deve restare in galera" e Medvedev - che una rivelazione Wikileaks dice reputato proprio da Berlusconi niente di più che una creatura di Putin - difficilmente avrà la forza di ribaltare un verdetto che pare già scritto. Il punto è che proprio dall'arresto di Khodorkosvky e dal successivo smembramento per via giudiziario-politica dì Yukos fu favorita proprio l'Eni che rilevò alcuni asset e strinse il legame con Gazprom, al cui centro c'è il famoso gasdotto South Stream. Quel legame datato 2007 vede il cuore dell'alleanza italo-russa basato a Zugo, in Svizzera, tramite la South Stream Ag, partecipata pariteticamente da Gazprom e Eni International Bv. Curiosa sede quella di Zugo, vuoi per le facilitazioni fiscali vuoi perché proprio Scaroni ama ripetere che "il petrolio non si trova in Svizzera". Una battuta enfatizzata da chi dipinge un'Eni "indipendente" dagli Stati Uniti - che vedono il South Stream solo come pericolosa dimostrazione della sempre più marcata dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia di Putin - o da chi ricorda che anche Romano Prodi tesseva rapporti con Putin, dimenticando che questa volta sarebbero in gioco - via Eni - gli interessi personali dell'attuale premier e non solo ragioni di geopolitica. Prova ne sono le recenti rivelazioni dell'Espresso sugli affari di Marcello Dell'Utri, braccio destro del Cavaliere e già condannato due volte per mafia che ha trattato tonnellate di greggio e di gas coinvolgendo anche le raffinerie di Gazprom. Ecco perché ciò che accadrà a Mosca il 27 dicembre sarà importante. Non solo per capire se in Russia ci può essere ancora una speranza di giustizia ma anche perché l'onda tellurica di un'eventuale - ma improbabile - assoluzione di Khodorkovsky potrebbe arrivare persino in Italia. Con conseguenze pesanti per Berlusconi e Scaroni, il cui mandato all'Eni, dove fu nominato proprio dal Cavaliere, scade nella prossima primavera e che ha visto pure nove dei suoi top manager da poco rinviati a giudizio per evasione fiscale. E con conseguenze potenzialmente devastanti anche per una Russia che ha bisogno come il pane di capitali esteri e che rischia, se l'ex oligarca resterà in carcere, di scontare con un'accresciuta diffidenza degli investori internazionali il "discount Khodorkovsky" come lo ha già chiamato il Wall Street Journal. A.C.