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Alda Merini - Rete del Sollievo

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Alda Merini - Rete del Sollievo
Alda Merini
Senza titolo
Bambino
Agonia
  Alda Merini
Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931. La sua produzione lirica è molto florida e già a
quindici anni inizia a scrivere nonostante di lì a poco emergono i primi sintomi di una lunga
malattia che la costringeranno nel corso della vita a diversi ricoveri.
Già i primi componimenti lasciano intuire quelli che saranno motivi ricorrenti nella poetica della
Merini: l'intreccio di temi erotici e mistici, di luce e di ombra, il tutto però amalgamato da una
concentrazione stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più
immediata ed intuitiva.
Spesso emerge il tema dell'esperienza manicomiale e come il confine tra genio e follia sia a
volte labile e indefinito. La vita può inchiodare un uomo alla poesia, dice Alda Merini,
rendendolo diverso, quasi sospetto agli occhi diffidenti del mondo. La mente da cui sgorga la
poesia è certo vulnerabile, e la fatica del poeta sta nel gestire questa vulnerabilità, questa follia,
analizzando il proprio delirio: come un «medico matto» destinato a curare sé stesso. L'insania è
«un rapporto anche magico con la realtà»: la linearità dell'esistenza che si incurva, si arriccia
(vai al sito di Alda Merini).
Senza titolo
Le mie impronte digitali
prese in manicomio
hanno perseguitato le mie mani
come un rantolo che salisse la vena della vita,
quelle impronte digitali dannate
sono state registrate nel cielo
e vibrano insieme
ahimè
alle stelle dell'Orsa maggiore.
Le più belle poesie Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
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Alda Merini
accerchiati da argenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all'umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d'oro
e l'albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l'assenzio
di una sopravvivenza negata.
Bambino
Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.
Agonia
Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero: soltanto, mi sento più forte
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Alda Merini
che il mio corpo, e un tremore più freddo accompagna il mattino.
Sono lontani i mattini che avevo vent'anni.
E domani, ventuno: domani uscirò per le strade,
ne ricordo ogni sasso e le strisce del cielo.
Da domani la gente riprende a vedermi
e sarò ritta in piedi e potrò soffermarmi
e specchiarmi in vetrine. I mattini di un tempo,
ero giovane e non lo sapevo, e nemmeno sapevo
di essere io che passavo - una donna, padrona
di se stessa. La magra bambina che fui
si è svegliata da un pianto durato per anni:
ora è come quel pianto non fosse mai stato.
E desidero solo colori. I colori non piangono,
sono come un risveglio: domani i colori
torneranno. Ciascuna uscirà per la strada,
ogni corpo un colore - perfino i bambini.
Questo corpo vestito di rosso leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua vita.
Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi
e saprò d'esser io: gettando un'occhiata,
mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino,
uscirò per le strade cercando i colori.
Omaggio a Cesare Pavese
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