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Svelato il mistero delle capre in funivia

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Svelato il mistero delle capre in funivia
2014
DOLOMITI SUPER SUMMER
C
apre. Maledette
capre.
Caprette
impertinenti
e
caproni
puzzo­
lenti. Odiava le
capre. Aveva tra­
scorso gli ultimi
vent’anni
a
rendere felici i
turisti: concerti
all’alba e maratone per ciclisti,
cene in baita e brindisi d’alta quo­
ta, per non dire della squadra di
calcio e del torneo di golf. E ora
c’era il problema delle capre.
«Hai detto capre, capo?» chiese
l’impiegata dell’ufficio turistico.
«So che c’è un piccolo gregge
all’agriturismo,
con
alcuni
capretti di poche settimane».
Develpai, rispose il direttore.
Che tradotto dal ladino significa:
grazie cara, ma vorresti forse
insegnare a me dove trovare
quattro caprette in questa valle di
cui conosco ogni segreto?
«È normale capo – disse ancora
l’impiegata – è ormai metà giugno
e i turisti si aspettano di vedere gli
animali all’alpeggio».
Detelpai, tagliò corto il diretto­
re. Che tradotto dal ladino signifi­
ca: grazie carissima, ma vorresti
insegnare a me cos’è l’alpeggio?
Non era una cosa di cui si vanta­
va, ma trent’anni prima –
quand’era ragazzino – aveva
portato in quota per alcune sta­
gioni le ultime vacche e capre di
famiglia. Uno dei suoi ricordi più
belli.
Turisti. Sapevano tutto della
desmontegada: allegria, fiori e
musica per il ritorno a valle a fine
estate, ma non sapevano nulla del
montegar. Fatica, sudore. Le
vacche che si facevano spingere,
tirare, aspettare, pregare. Ci vole­
va un giorno intero a salire, in
quegli anni in cui i genitori per far
paura ai figli li minacciavano: se
non fai il bravo ti spedisco in
malga. E ora bisognava portare gli
animali al pascolo. Ma che ne sa­
pevano – i turisti – del vero
obiettivo dell’alpeggio che è
andare alla ricerca dell’ultimo
ciuffo d’erba per aumentare il nu­
mero di capi di bestiame che una
valle può sostenere. Che ne sape­
vano di queste stagioni matte e dei
malgari che quell’anno – 16 metri
di neve scesi dal cielo nel corso
dell’inverno, non accadeva dal
1951 – avevano ritardato la
partenza.
Ma lui – figlio di emigranti –
aveva studiato in Svizzera: preci­
sione, rigore, tradizione. E doma­
ni sarebbe cominciata la stagione
estiva. E il simbolo della valle era
il paster de Fascia (che tradotto
dal ladino significa pastore). Ce
l’aveva sul petto, nello stemma
cucito sulla giacca. Così prese il
telefono, chiamò il direttore delle
funivie (che poi era suo cugino) e
gli disse: «Oi». Che tradotto dal
ladino significa: ma quel pass
Dolomiti Supersummer che serve
per portare in quota escursionisti,
ciclisti e perfino i cani (ma al
guinzaglio) domani me lo fai va­
lere anche per le capre? Dopo
qualche istante (che tradotto dal
ladino significa: ma che stai di­
cendo?) arrivò la risposta: «Ei».
Che in ladino significa inequivo­
cabilmente: sì.
Il racconto. Come andò che una mattina di metà giugno in val di Fassa
due giovani sportivi incontrarono in paese una pastorella con le capre
E poco dopo la ritrovarono (increduli) in vetta dove era giunta prima di loro
Alpeggio
F. RALF BRUNEL
Svelato il mistero
delle capre in funivia
Una tradizione
secolare
che non poteva
essere interrotta
E fu così che una mattina di
giugno due giovani sportivi del
paese, un runner e un biker, videro
scomparire dietro l’angolo una
pastorella con le capre e al termine
di un inseguimento di corsa e in
bicicletta la ritrovarono (increduli)
in vetta, dov’era giunta prima di
loro. Una storia che pochi cono­
scono e che abbiamo voluto
Il progetto.
Un testo, un film
e dieci fotografie
per raccontare
questa storia
www.dolomitisupersummer.com
raccontare anche con un film.
E fu così che un giorno il di­
rettore ricevette una lettera che
parlava di ambiente, riti antichi e
terminava in questo modo: «Gra­
zie e arrivederci a presto». Era lì,
accanto alla finestra con vista
sulla Marmolada (che tradotto dal
ladino significa: splendente) e ri­
mase un po’ in silenzio (che tra­
dotto dal ladino significa vento tra
gli alberi e un suono lontano di
campane). Se l’impiegata fosse
stata in ufficio l’avrebbe visto
sorridere soddisfatto, perché dopo
tanti anni i turisti amavano ancora
(come allora) la montagna che lui
aveva conosciuto da bambino.
Andrea Selva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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