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35 - i seguaci del Solimena

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35 - i seguaci del Solimena
Rossella Villani
U
n capitolo a parte va dedicato al gruppo di opere eseguite per la committenza lucana dai seguaci di quello che può essere definito il caposcuola della pittura napoletana del Settecento, Francesco Solimena.
Così nella chiesa di S. Chiara a Ferrandina si conserva una Immacolata che, precedentemente
assegnata da Anna Grelle ad un anonimo vicino ad Andrea D’Aste1, è stata poi da Nuccia
Barbone Pugliese attribuita proprio a Francesco Solimena, con una datazione attorno al 1730
“prossima cioè ad opere quali la Samaritana al pozzo della collezione Pisani e al Gesù nel deserto della raccolta Harrach di Vienna”2.
Indiscusso capolavoro è la Vergine di Ferrandina che si erge statuaria e leggiadra al tempo stesso,
su nubi soffici e ovattate, accompagnata soltanto dalla graziosa presenza di teneri puttini i quali, affacciandosi in diversi punti, tra le vaporose nuvole, recano delicati fiori e uno specchio.
Il dipinto, giocato su un equilibrio compositivo armonico e perfetto, su un nitore di forme
dal sapore classico, denuncia chiaramente anche a mio avviso la mano del Maestro napoletano, in un momento maturo del suo percorso artistico.
Andrea D’Aste, pittore d’ambito solimenesco, sarebbe invece l’autore, per la Barbone
Pugliese, dell’Addolorata nella chiesa del Rosario a Maratea che mostra affinità con la tela a
medesimo soggetto firmata dal D’Aste nel 1707 nella chiesa di S. Giovanni Battista delle
Monache a Napoli3.
Altra opera lucana d’impronta solimenesca, pure individuata dalla Barbone Pugliese, è una
Addolorata, eseguita da un anonimo nella cappella dell’Addolorata di S. Martino d’Agri,
che è copia della tela con lo stesso tema realizzata dal Solimena per la chiesa Parrocchiale
di Baranello4.
Nel 1715 Gaetano Cusati esegue i grandi teleri del soffitto della chiesa del Rosario a Maratea,
che risentono dell’influenza del Solimena. La grandiosa organizzazione scenografica dello spazio del soffitto della chiesa di Maratea rammenta infatti da vicino le grande imprese decorative cui si cimentò il Solimena a Napoli, quali le pitture della Sacrestia di S. Paolo Maggiore,
affiancato anche da Luca Giordano.
P ittura in B asilicata
I seguaci del Solimena nella
Basilicata del Settecento
CULTURA
a cura di
P ittura in B asilicata
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Nel 1746 Ludovico De Maio firma il Martirio di S. Matteo nella cattedrale di Tursi e Paolo De
Maio firma un S. Emidio (1764) e una Madonna con Bambino e S. Giuseppe5 nella cappella di
S. Giovanni ad Atella, e una Sacra Famiglia nella chiesa dell’Annunziata a Genzano.
Opere integrate da M.A. Pavone6 e N. Barbone Pugliese7 con le sei specchiature del pulpito e
le quattro cimase degli altari della chiesa di S. Chiara a Matera, precedentemente assegnate dalla Grelle all’anonimo pittore vicino ad Andrea D’Aste8.
Ancora tra i solimeneschi, Francesco Celebrano firma l’Immacolata e i SS. Domenico, Francesco,
Antonio e Chiara nella Cattedrale di Irsina; A.M. Ricciardi esegue la Natività e SS. Caterina e
Stefano per la Parrocchiale di Maratea e il movimentato e coloratissimo Deliquio di S. Stefano
per la parrocchiale di S. Angelo Le Fratte; Lorenzo De Caro sarebbe l’autore, oltre che delle
telette con S. Rocco e l’Addolorata nella chiesa di S. Francesco a Pietrapertosa9, anche delle sei
specchiature con
S. Chiara, S.
Orsola, S. Apollonia, S. Cecilia, S.
Elisabetta d’Ungheria, ed altra
Santa, nella cantoria della chiesa
del Convento di
S. Francesco a
Tolve10.
Un altro artista di
stretta ascendenza
solimenesca, Giovanni Battista Vela, esegue per Rapolla due tele
autografe: una
con S. Giuseppe e
il Bambino ora
nella chiesa di S.
Lucia, l’altra con
una Vergine del
Carmelo ed anime
purganti fra i SS.
Antonio
ed
Agostino, dispersa
e di cui esiste soltanto una fotoS. Angelo le Fratte (Pz). Chiesa Madre, Deliquo di S. Stefano.
grafia conservata
(foto S.B.A.S. - Matera)
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presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e
Storici di Matera11.
La tela superstite di
Rapolla la dice lunga
sulle esperienze solimenesche del Vela, come mostra lo scenografico arredamento tutto
giocato sui tessuti preziosi e bracieri fumanti, a cui vanno aggiunti, come fa notare la
Grelle, “taluni aggiornamenti: sul Traversi,
cui rimanda la tagliente fisionomia del S.
Giuseppe, sul Bonito
per l’istintiva vivacità
del Bambino, ma anche sul Mondo per gli
angioletti”12.
L’esiguo corpus di opere del Vela, che oltre ai
due dipinti di Rapolla,
conta alcune opere a
Pietrapertosa (Pz). Chiesa del Convento S. Francesco, S. Rocco e
Addolorata. (foto S.B.A.S. - Matera)
Barra, è stato integrato, di recente, da un bozzetto con la Visione di S. Francesca Romana e da un dipinto con un
Beato Ferdinando entrambi nella collezione Araneo di Melfi13.
Tuttavia il più fecondo seguace del Solimena in Basilicata è Domenico Guarino, attivo a
Napoli in qualità di restauratore degli affreschi di Micco Spadaro nella chiesa della Certosa
di S. Martino e di esecutore di due dipinti nella chiesa di S. Maria in Portico. L’arco di tempo in cui si inscrivono le opere lucane, 1720-1762, è delimitato dalle quattro serie di Via
Crucis da lui realizzate per le Parrocchiali di Genzano, Grassano, e Lauria e per la chiesa di
S. Maria del Sepolcro a Potenza.
Alle Vie Crucis vanno aggiunte altre opere firmate, quali: la Maddalena penitente nella chiesa
di S. Antonio a Pomarico, datata 1720; il S. Donato datato 1747 e la Porziuncola 1748 nella
chiesa di S. Antonio a Pisticci; l’Incontro tra S. Francesco e S. Domenico, datato 1782, nella
Parrocchiale di Laurenzana.
Sulla scorta di esse la Grelle attribuisce al Guarino diversi altri dipinti. Ancora nella chiesa di S.
Antonio a Pomarico: S. Apollonia, S. Carlo e S. Rocco, oltre una S. Lucia di bottega; mentre nel-
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la chiesa di S. Antonio
a Pisticci: S. Antonio, S.
Apollonia, S. Biagio, S.
Caterina, S. Eligio e S.
Liborio14.
Sempre del Guarino
sono, per la studiosa: la
Presentazione al tempio,
la Madonna con Bambino e i SS. Giuseppe e
Antonio, S. Nicola nella
Parrocchiale di Atella;
S. Carlo, S. Ludovico,
S. Michele nella chiesa
della Trinità pure ad
Atella; lunettone con
Comunione degli apostoli, alzata di inginocchiatoio con Storie della Passione, Martirio di
S. Barbara, S. Cecilia,
S. Francesco, S. Maria
Maddalena nella chiesa
del convento di FoAtella (Pz). Chiesa Madre, Madonna con Bambino, S. Giuseppe e S.
renza; Annunciazione,
Antonio (foto S.B.A.S. - Matera)
S. Agata, S. Apollonia,
S. Barbara, S. Cecilia, Porziuncola, S. Rosa nella chiesa del Sacro Cuore di Genzano; S. Lucia
nella chiesa del cimitero a Lavello; Ultima Cena, due Madonne con Bambino, S. Antuono, S.
Francesco, S. Gennaro, S. Giovanni Battista, S. Giovanni da Capestrano, S. Leonardo, S. Nicola, S.
Rosa, S. Vescovo, S. Vito nella chiesa del convento a Salandra; l’Immacolata nella chiesa della
Riforma a Sant’Arcangelo; l’Immacolata con Santo monaco nella chiesa di S. Antonio a Stigliano;
il Matrimonio mistico di S. Caterina, dal dipinto con analogo soggetto di Domenico Vaccaro nel
Museo Provinciale d Lecce, nella Cattedrale di Venosa15, “che richiama i modi del Solimena del
primo decennio del secolo, caratterizzata da una linea di contorno ferma e da contrasti chiaroscurali, anche se in questo caso sembrano non mancare rimandi agli epigoni del giordanismo”16.
Opere in cui è evidente la componente solimenesca, incentrata sui contrastati effetti luministici, sul saldo modellato delle figure, sugli spiraliformi panneggi, sui vorticosi movimenti dei
personaggi, sulla tavolozza fiammeggiante, ma anche sulla pennellata rapida e contorta.
Altri seguaci del Solimena sono stati individuati dalla critica più recente. Tra questi Giacomo
Cestaro dipinge nel 1741 cinque tele per il convento di S. Francesco a Marsico Nuovo: S.
Antonio da Padova; l’Immacolata Concezione; la Porziuncola; il Crocifisso con Addolorata, S.
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Apollonia, S. Bonaventura e il beato
Andrea Conti e l’ultima, purtroppo
dispersa, con i SS. Giuseppe,
Antonio da Padova e Liborio17.
Giuseppe Tomajoli, documentato
a Napoli tra il 1730 e il 1772, potrebbe essere, per Vittorio Savona,
l’autore il dipinto con Madonna
con Bambino incoronata da angeli
con i SS. Sebastiano, Rocco, Lucia,
Antonio da Padova, Rosa da Viterbo
e Francesco da Paola nella chiesa di
S. Rocco a Sasso di Castalda18.
Lo studioso coglie qui la derivazione dal Solimena, orientata in
senso classicista.
A mio avviso il dipinto presenta
delle ingenuità stilistiche o meglio
forzature espressive che mi pare
esulino dalla pittura d’ambito solimenesco; anche i colori giocati sul
contrasto tra tonalità fredde e tonalità terra, non appartengono alla
brillante e luminosa tavolozza del
Genzano (Pz). Chiesa Sacro Cuore, Santa Barbara.
Solimena.
(foto S.B.A.S. - Matera)
Un ignoto pittore d’ambito solimenesco che ha, tra l’altro, subito l’influsso “del colore chiaro e con effetti in plastica delicata e madreperlacea proprio del De Matteis”, è riconosciuto da V. M. Regina quale autore della Madonna con Bambino e S. Anna, S. Biagio, S. Caterina d’Alessandria e SS. Vescovi nella
chiesa dell’Annunziata di Castelluccio Inferiore19.
A questi la Grelle aggiunge “trascrizioni da opere del Solimena” in dipinti di autori ignoti,
quali l’Immacolata e SS. Girolamo e Floriano del Santuario di Viggiano; la Madonna coronata
da angeli e SS. Giuseppe e Francesco da Paola della chiesa del Convento di S. Francesco a Tolve;
il S. Nicola nella Parrocchiale di Novasiri e il Crocifisso e SS. Gregorio e Biagio della Cattedrale
di Tursi. Quest’ultimo è stato analizzato da A. Basile20 che ne ha evidenziato: “l’ordine impegnativo, la naturalezza espressiva dei volti, il modo di trattare il panneggio, lo studio attento
del corpo umano nella sua anatomia, le intense vibrazioni luministiche” quali “elementi rivelatori dell’insegnamento lasciato da Francesco Solimena all’autore dell’inedito dipinto di Tursi”.
La studiosa chiama, inoltre, in causa, quale riferimento diretto per l’anonimo pittore di Tursi,
la pala con Visione dei Santi Clemente, Filippo Neri, Lorenzo e Lazzaro, commissionata dal
Cardinale Lorenzo Casoni al Solimena, attorno al 1706, di cui “L’autore di Tursi riproduce
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perfettamente il gruppo di sinistra dove la figura di S. Gregorio si sovrappone a quella di S.
Clemente; identica quella dell’angelo alle sue
spalle e perfino l’immagine del puttino alle sue
spalle che regge la mitra”.
Per la Basile “l’autore di Tursi si distingue nella sterminata schiera degli emulatori del
Solimena più acclamato: la compostezza classica, ma fervida della composizione, la contentezza dei gesti, la resa pittorica dei panneggi,
fanno pensare ad un allievo molto vicino alla
produzione del Solimena dei primi anni del
’700, momento in cui esprime il proprio orientamento verso soluzioni di tono razionalista e
classicista”21.
Marsico Nuovo (Pz). Cattedrale, S. Antonio.
(foto S.B.A.S. - Matera)
NOTE:
1
6
A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata.
Catalogo della mostra, 1981, p. 128.
2
N. BARBONE PUGLIESE, in AA.VV.,
Ferrandina. Recupero di una identità culturale. Catalogo della mostra di Ferrandina,
1987, pp. 242-244.
3
IBIDEM, p. 242.
4
IBIDEM, p. 242.
5
La Madonna con Bambino e S. Giuseppe è
stata datata dalla Barbone Pugliese 1764,
perché “pendant” del S. Emidio nella stessa chiesa, e considerata replica della Sacra
Famiglia eseguita da Paolo De Maio nel
1760 per l’Eremo dei Padri Camaldolesi
di Visciano (Cfr. N. BARBONE PUGLIESE, p. 242).
6
M.A. PAVONE, Aggiunte al ‘Paolo De
Maio’, in “Studi di storia dell’arte in onore di Mario Rotili”, Napoli, 1984, pp. 500-501.
Cfr. N. BARBONE PUGLIESE, p. 242.
8
Cfr. A. GRELLE IUSCO, 1981, p. 128.
9
IBIDEM.
10
A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Aggiornamenti all’edizione del 1981, 2001, p. 313.
11
W. ARSLAN, Relazione di una missione artistica in Basilicata, in “Rivista città di Venezia”,
VII, 1928, p. 88.
12
Cfr. A. GRELLE IUSCO, 1981, pp. 221-222.
13
Cfr. M. A. PAVONE, 1984, p. 500 e cfr. N. BARBONE PUGLIESE, 1987, p. 244 nota 11 bis.
14
Cfr. A. GRELLE IUSCO, 2001, p. 314.
15
IBIDEM, p. 314.
16
G.G. BORRELLI, Domenico Guarino. Nozze mistiche di S. Caterina, in AA.VV. Cultura artistica della Basilicata. Opere scelte, Catalogo della mostra, Matera, 1999, pp. 58-59.
17
IBIDEM, p. 313.
18
V. SAVONA, in AA. VV. Restauri in Basilicata 1993-1997, 1998, p. 103.
19
V. M. REGINA, in Cfr. AA.VV., 1998, p. 100.
20
A. BASILE, Ignoto allievo del Solimena. Crocifissione e Santi, in AA.VV. “Restauri in
Basilicata 1988-1993”, Matera 1995, pp. 74-77.
21
IBIDEM, p. 77.
7
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BIBLIOGRAFIA:
W. ARSLAN, Relazione di una missione artistica in Basilicata, in “Rivista città di Venezia”, VII,
1928, p. 88;
A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Catalogo della mostra, 1981, p. 128;
M.A. PAVONE, Aggiunte al ‘Paolo De Maio’, in “Studi di storia dell’arte in onore di Mario
Rotili”, Napoli, 1984, pp. 500-501;
N. BARBONE PUGLIESE, in AA.VV., Ferrandina. Recupero di una identità culturale.
Catalogo della mostra di Ferrandina, 1987, pp. 242-244;
A. BASILE, Ignoto allievo del Solimena. Crocifissione e Santi, in AA.VV. “Restauri in Basilicata
1988-1993”, Matera 1995, pp. 74-77;
V. SAVONA, in AA. VV. Restauri in Basilicata 1993-1997, 1998, p. 103;
V. M. REGINA, in. AA.VV., Restauri in Basilicata 1993-1997, 1998, p. 100;
G.G. BORRELLI, Domenico Guarino. Nozze mistiche di S. Caterina, in AA.VV. Cultura artistica della Basilicata. Opere scelte, Catalogo della mostra, Matera, 1999, pp. 58-59.
A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Aggiornamenti all’edizione del 1981, 2001, p. 313.
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