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Garbellini - Distretto culturale della Valtellina

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Garbellini - Distretto culturale della Valtellina
60. La basilica santuario della Madonna di Tirano
Gianluigi Garbellini
La Vergine Assunta, stucco dei primi anni del ‘600 alla base della cupola,
probabile opera di Martino Borserio di Stazzonadi Villa di Tirano (foto: M. Brigatti)
Provincia di Sondrio
Distretto Culturale della Valtellina - Fondazione di Sviluppo Locale - via Piazzi, 23 - 23100 Sondrio (SO) - Tel. +39 0342 358708 - Fax +39 0342 518287 - [email protected]
Come una teca al centro della piazza il santuario custodisce il luogo dell’Apparizione del 29 settembre 1504 (foto: M. Brigatti)
«APPARUIT FAMVLO DIVA MARIA SVO | HIC (…)»
La beata Maria, apparve qui al suo servo,
dove - continua la scritta epigrafica - gli zoppi sono risanati, i muti parlano, ai ciechi vien
data la luce degli occhi, ai sordi il dolce suono e la madre vede rivivere il suo nato (…).
La traduzione italiana forse non rende la solennità e il perentorio carattere dell’apparuit latino, non a caso all’inizio del verso
della poetica iscrizione incisa nel 1506 nel
marmo a lato del portale meridionale, potente come un proclama “a perpetua memoria”.
Già a pieno ritmo ferveva allora il lavoro nel
cantiere per esaudire la volontà della Vergine, che, nella sua apparizione del 29 settembre 1504, aveva espressamente chiesto la
costruzione di una chiesa in suo onore. I vari
miracoli, avvenuti sul luogo dell’apparizione,
ricordati nei distici latini della tavola commemorativa della fondazione, avevano evidentemente conferito alle parole del veggente
Mario Homodei pieno ed indiscusso credito.
Il 25 marzo 1505, in solenne processione, il curato di San Martino, le autorità comunali e «quasi
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tutta la popolazione» - riferisce il documento
notarile - raggiunto il coltivo del nobile cavaliere Luigi Quadrio nei pressi del ponte della Folla
sul torrente Poschiavino, avevano posato la prima pietra del tempio, dichiarando che esso era
fondato per volontà e per conto della Universitas Tirani, cioè della intera comunità. Il luogo
era quello segnalato dal veggente, dove Maria
aveva poggiato i suoi piedi, lo stesso ricordato
nello scurolo dietro l’altare dalla tavoletta con
la scritta «VBI STETERUNT PEDES MARIAE». L’apparizione mariana non era stata una “eterea
visione” di un trasognato Mario Homodei, definito dai contemporanei «uomo giusto e timorato di Dio», ma una reale presenza prodigiosa
della «Signora vestita di berrettino», che si era
qualificata essere «la gloriosa Vergine Maria».
Data la ‘celeste committenza’, non poteva la costruzione essere una qualunque chiesa, ma un santuario improntato a bellezza
nell’architettura e negli ornamenti. Per questo furono chiamate da Como maestranze in
grado di edificare un tempio secondo i misurati canoni del Rinascimento lombardo allora in auge: i fratelli Rodari di Maroggia sul
lago di Lugano, attivi nella città lariana.
Per l’armoniosa sua architettura, il santuario di Tirano, non certo a caso, è stato prescelto di recente in Giappone per la copertina di una guida sull’Italia settentrionale.
Concorrono alla magnificenza del santuario
l’aereo volume della cupola ottagonale con la
girevole statua di san Michele amico dei venti,
i marmi istoriati delle porte laterali, la composta abside tonda e l’alto campanile romanicolombardo dalla maestosa lanterna in marmo
chiaro in stile classico. Come una teca, il sacro edificio custodisce il loco santo e benedetto - come lo definiscono gli antichi documenti
- meta di pellegrinaggi e lo rende visibile da
lontano. Lo circonda la piazza creata per il
La facciata ispirata all’armonia del Rinascimento con il prezioso
portale di Alessandro Della Scala (1530- 1534) e le eleganti
sculture dei Rodari attorno ai finestroni (1515 circa)
(foto: M. Brigatti)
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Il presbiterio, l’altare maggiore e il coro (foto: M. Brigatti)
raccoglimento e la preghiera, ma anche per i
mercati e il commercio al tempo delle fiere, tra
cui quella celebre di San Michele istituita dai
Grigioni nel 1514. L’incrocio della strada statale dello Stelvio con quella del Bernina ne fa oggi
luogo d’intenso traffico. Del resto l’apparizione
del 1504 non era avvenuta in posto tranquillo
lontano da strade, ma nei pressi di un ponte, tra
le vie che mettevano in comunicazione la valle
dell’Adda con la Valcamonica e, al di là dei passi retici, con le Valli dell’Inn e del Reno. In mezzo al traffico sempre più convulso, il santuario
si pone tuttora a visibile richiamo spirituale
con l’invito a una sosta a chi vi passa vicino.
Contrasta con le pulite linee strutturali dell’esterno il fastoso apparato decorativo delle volte che, mascherando il Rinascimento dell’architettura, fanno dell’interno uno specchio del
Barocco e del correlato suo horror vacui, per
cui ogni superficie appare coperta di ornamenti
in stucco o pittura. Nulla è però privo di senso. Attraverso i contenuti della fitta decorazione si celebrano infatti l’apoteosi di Maria,
fatti e personaggi salienti del mondo biblico.
Ogni secolo ha lasciato nel santuario un proprio segno distintivo.Testimonianza significativa del Cinquecento è il simulacro della dolcissima Madonna di Giovan Angelo Del Majno,
con il diadema in capo e il ricco manto donato
dai Valtellinesi nel 1746. Venerata nell’edicola
dell’altare nella cappella dell’Apparizione la
preziosa effigie è l’icona stessa del santuario
di Tirano. Essa è l’unica parte superstite, assieme alle statuette dello scurolo, della celebrata
ancona distrutta dopo lo scempio perpetrato
nel 1798 dai funzionari cisalpini. È del primo
Cinquecento anche l’affresco minutamente
descrittivo nella navata di sinistra raffigurante la scena dell’Apparizione nel reale contesto ambientale e storico del 1504. Al Manierismo appartiene la elaborata decorazione del
pulpito, mentre l’arredo più ammirato per
grandiosità e ricchezza d’intagli è la secentesca
cassa dell’organo di Giuseppe Bulgarini con i
tre bassorilievi del parapetto di G. Battista Salmoiraghi raffiguranti la Natività, l’Adorazione
dei Magi e la Circoncisione, opere di finissima
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esecuzione. Meno appariscenti, ma improntati
a eleganza di forme, risultano l’altare maggiore in marmi pregiati del 1748 e la cantoria con
delicati intagli e parti dipinte, lavoro del Settecento. Dell’Ottocento sono l’altare in marmi
policromi dell’Apparizione (1802), con raffinati
bassorilievi in marmo di Carrara, e le belle tele
di Antonio Caimi (1840) degli altari laterali di
Sant’Anna e di San Giuseppe. Al primo Novecento appartengono le vetrate liberty dei rosoni e delle finestre del coro e delle navate.
Sancta sanctorum del tempio è lo scurolo dietro
l’altare della Madonna, dove i fedeli si inginocchiano sul luogo dell’apparizione davanti alla
(foto: M. Brigatti)
L’imponente cassa dell’organo di Giuseppe Bulgarini (1608 -1617) con i tre pannelli di G. Battista Salmoiraghi (1638-1650)
(foto: M. Brigatti)
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scena riprodotta dalle statue del Del Majno: la
Madonna circonfusa di raggi dorati tra angeli
osannanti e Mario Homodei in tratti veristici
in ginocchio con accanto il cestello di vimini.
Antichi ex voto dipinti su tavolette di legno,
quadri con foto e ricami e un’infinità di cuori
d’argento attestano fede e grazie ottenute in
questo luogo raccolto, avvolto in un’atmosfera
di forte sacralità.
Punto di riferimento e baluardo di resistenza
cattolica si manifestò il santuario di Tirano,
nel quale - oltre Maria - particolare venerazione trova fin dalle origini San Michele, al tempo
del diffondersi del protestantesimo nel corso del XVI secolo e nei primi due decenni del
XVII secolo. Si vuole che, durante la battaglia
dell’11 settembre 1620 tra milizie svizzere e
grigioni riformate e valtellinesi cattoliche sorrette dalla Spagna - fatto riportato da tutti gli
storici valtellinesi - la statua dell’arcangelo
sulla lanterna della cupola roteasse la spada
come se stesse combattendo, rivolto al Campone, luogo dello scontro, che vide vittoriosa
la parte cattolica, benché di forze inferiori.
La protezione mariana sulla Valle in quel delicato periodo e nei vari pericoli, specialmente
durante l’ultimo conflitto con la continua minaccia di far saltare la diga di Cancano, valse
nel 1946 alla Madonna di Tirano, per volontà
del pontefice Pio XII, l’ufficiale titolo di “celeste Patrona della Valtellina”. Il tempio, dal
canto suo, era stato insignito della dignità di
“basilica romana minore” da Pio XI nel 1927.
In entrambe le occasioni, una grande folla di
fedeli era accorsa a Tirano a venerare la Madonna nel santuario ritenuto coralmente principale simbolo di identità tra i Valtellinesi.
Dichiarata “santuario diocesano” nel 2003, la
chiesa mariana di Tirano è meta di numerosi
pellegrinaggi e, grazie anche all’attrazione del
noto trenino rosso, patrimonio dell’Unesco, in
forte aumento sono i visitatori italiani e stranieri.
Veduta dell’interno verso il presbiterio con cupola, abside e la
fitta decorazione in stucco (foto: M. Brigatti)
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Fonti edite e bibliografia citata
Bormetti, Casciaro, 1996 = F. Bormetti, R. Casciaro, Il santuario della Madonna di Tirano nella Valtellina del
Cinquecento, Cinisello Balsamo, Pizzi, 1996.
Cabasso, 1601 = S. Cabassi, Miracoli della Madonna di Tirano, Vicenza, Gioannini, 1601 (rist. Tirano, Petruzio & Pirovano,1938).
Cornacchi, 1621 = G. A. Cornacchi, Breve Istoria della miracolosissima Madonna di Tirano, Como, Arcione
1621 (rist. Tirano, Petruzio & Pirovano, 1934).
Crotti, 1858 = G. B. Crotti, Dell’Apparizione di Maria Santissima in Tirano e del santuario ivi eretto, Milano,
Vallardi, 1858.
Garbellini, 1987 = G. Garbellini, L’altare dell’Apparizione della Madonna di Tirano nella storia e nell’arte
in Convivium, raccolta di studi in onore di Davide Pace, Villa di Tirano, Poletti, 1987, pp. 39-94.
Garbellini, 1996 = G. Garbellini, Nel segno del Rinascimento, il santuario della Madonna di Tirano, Villa di
Tirano, Poletti, 1996.
Garbellini, 2010 = G. Garbellini, La Madonna di Tirano monumento di fede, di arte e di storia, Sondrio,
Cooperativa Quaderni Valtellinesi, 2010 (seconda edizione).
Giussani, 1926 = A. Giussani, Il santuario della Madonna di Tirano nella storia e nell’arte, Como, Ostinelli
1926.
Giussani, 1964 = A. Giussani, L. Varischetti, La Madonna di Tirano e il suo santuario, Tirano, Petruzio, 1964.
Quadrio, 1753 = G. M. Quadrio, Istoria memorabile della prodigiosa Apparizione di Maria SS.ma seguita in
Valtellina nel borgo di Tirano, Milano, Malatesta, 1753.
Xeres, 2005 = Ubi steterunt pedes Mariae. L’apparizione mariana e il santuario di Tirano, a cura di S. Xeres,
Sondrio, Bettini, 2005.
© Copyright 2014 by
Distretto Culturale della Valtellina, Società Storica Valtellinese, autori di testo e fotografie
La riproduzione della scheda è consentita, con il vincolo della completa citazione della fonte:
scheda n. 60 pubblicata online in: www.distrettoculturalevaltellina.it
nell’ambito di Az. 1: “Percorsi per la valorizzazione del paesaggio dei terrazzamenti del versante retico”
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