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paul celan in traduzione - Institut für Germanistik
Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche e Studi Orientali Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali PAUL CELAN IN TRADUZIONE (Estratto dalla tesi di Laurea Magistrale di Diletta D'Eredità Paul Celan in Italia. Poetica, campo culturale e traduzione) Anno Accademico 2012/2013 2 1. Paul Celan in traduzione La letteratura tradotta occupa una posizione particolare all'interno del polisistema letterario,1 non solamente perché propone al pubblico un'opera straniera, ma anche e soprattutto in quanto l'opera giunge al suo pubblico filtrata dal punto di vista del traduttore. La varietà delle traduzioni dimostra l'esistenza di tipologie differenti. Goethe nelle note al Divano occidentale orientale2 espone tre diverse specie di traduzione: la prima ci fa conoscere le «cose straniere» dal nostro punto di vista, ed è in sostanza la versione in prosa; la seconda è «il metodo parodistico» di chi afferma di trasferirsi in una cultura straniera, in realtà appropriandosi dell'estraneo adattandolo al proprio. La terza cerca l'aderenza alla «forma esteriore», ed è perciò “vicina alla versione interlineare”, il traduttore rinuncia all'«originalità della propria cultura» e si adegua all'estraneo. 3 Un testo, quando viene tradotto, viene influenzato dalla lettura del 1 Cfr. I. Even-Zohar, The position of Translated Literature within the Literary Polysystem, op. cit. 2 Cfr. Johann Wolfgang Goethe, Divano occidentale orientale, a cura di L. Koch, I. Porena, F. Borio, Rizzoli 1997. 3 C. Miglio, Divani contemporanei, in: Semicerchio. Tradurre (in) Europa, n. XLV, febbraio 2012, p. 33. 1. Paul Celan in traduzione 3 traduttore che, nel suo lavoro, per quanto cerchi di essere il più oggettivo possibile, lascerà sempre e inevitabilmente qualche traccia della sua soggettività. Antoine Berman in Pour une critique de traduction: John Donne4 definisce le linee guida per comprendere le scelte attuate dal traduttore di un testo. Primo passo necessario sarà dunque conoscere il traduttore, la sua storia e formazione, ma anche e soprattutto la sua posizione traduttiva, ovvero la sua idea di traduzione. Ogni traduzione nasce per raggiungere un obbiettivo che può variare a seconda del pubblico a cui l'opera tradotta si riferisce, al contesto storico durante il quale viene effettuata e alla tipologia testuale che si vuole riportare in un'altra lingua. La postition traductive e le projet de traduction confluiscono secondo Berman in ciò che lui definisce l'horizon du traducteur, l'insieme dei parametri linguistici, letterari, culturali e storici che determinano il sentire, l'agire e il pensare di un traduttore.5 Per traduzione si intende dunque un “lettura forte” che varia nello spazio e nel tempo, mostrando nelle sua molteplicità l'aporia interna che la contraddistingue. Si tenga presente che la poesia, per il suo carattere connotativo, si presta a interpretazioni diverse. Pertanto non esiste una sola traduzione esatta, ma le diverse letture di un'opera portano a 4 Cfr. A. Berman, Pour une critique des traductions: John Donne, op. cit., p. 74: «Voilà qui est déjà beaucoup, mais qui risque de n'être que pure “information”. Il fait aller plus loin, et déterminer sa position traductive, son projet de traduction et son horizon traductif.» 5 Ibidem. 1. Paul Celan in traduzione 4 molteplici traduzioni, che si differenziano in base alla “dominante” individuata dal traduttore, contestualizzata nel momento storico in cui egli opera e in relazione al “lettore modello” 6 a cui l'opera tradotta è destinata. Per dominante si intende la caratteristica essenziale intorno alla quale si sviluppa un testo. Si tratta del suo cuore vitale, da individuare per decidere una strategia traduttiva da seguire. Considerando che ogni traduzione presuppone sempre la presenza di un “residuo” intraducibile, il compito del traduttore 7 è quello di operare delle scelte affinché questo residuo traduttivo non comprometta la “lettera”8 del testo, stabilendo quale sia la dominante e in quale ordine di priorità collocare le sottodominanti.9 Durante l'analisi traduttologica di un testo poetico si studia la relazione tra gli elementi che lo costituiscono, personaggi, luoghi e tempo, e tra gli aspetti formali che lo compongono, divisi in cinque diversi livelli testuali: semantico-lessicale, logico-sintattico, metrico-ritmico, fonico e tematico. Non tutto può essere riportato in traduzione, in quanto traducendo vengono spostati gli accenti, modificata la struttura sintattica di un testo e cambiati inevitabilmente anche i suoni delle parole. Le scelte del traduttore vengono determinate non solo in base alle caratteristiche del testo, 6 Cfr. Bruno Osimo, op. cit., p. 209: «Il lettore come astrazione che si prefigura l'autore modello nell'attuazione della propria strategia narrativa. Il destinatario immaginario dall'autore»; cfr. anche Umberto Eco, Lector in fabula, Milano: Bompiani 1979. 7 Cfr. Walter Benjamin, Die Aufgabe des Übersetzers, in Id., Gesammelte Schriften, a cura di Rolf Tiedemann e Hermann Schweppenhäuser, Frankfurt am Main: Suhrkamp 1977; trad. it. Il compito del traduttore, in Id., Angelus Novus. Saggi e frammenti, a cura di Renato Solmi, Torino: Einaudi 1995. 8 Cfr. A. Berman, La traduction et la lettre, ou l'auberge du lointain, op. cit. 9 Cfr. Bruno Osimo, op. cit. 1. Paul Celan in traduzione 5 ma anche in relazione al macrotesto di cui l'opera fa parte. Comparare traduzioni diverse permette di leggere un testo da più prospettive. Influenzato dalla propria personalità, ogni traduttore coglie aspetti diversi di un'opera e li ripropone in base a scelte soggettive nel testo riprodotto nella lingua d'arrivo. Per quanto riguarda l'opera di Celan in Italia, dopo la prima traduzione del 1958, numerosi studiosi e traduttori hanno lavorato a ulteriori testi e traduzioni. Solamente Giuseppe Bevilacqua ha tradotto l'intero corpus poetico celaniano pubblicato in vita, ma parte di esso è disponibile anche nelle traduzioni di Gilda Musa (1958), Aloisio Rendi (1959), Moshe Kahn e Marcella Bagnasco (1976), Anna Maria Carpi (1990),10 Ida Porena (2007), Luigi Reitani (2012). Le poesie di Celan non raccolte in vita sono state tradotte da Michele Ranchetti e Jutta Leskien e successivamente da Dario Borso; di queste, non disponendo di più versioni, non è possibile uno studio comparativo. Tra le poesie di Celan accessibili in italiano in molteplici traduzioni questo studio analizza Todesfuge, Psalm e Sprachgitter, perché collegate ai temi trattati nella prima parte di questo lavoro. Todesfuge poiché viene considerata l'espressione della lirica “dopo Auschwitz”, Psalm in quanto problematizza il rapporto di Celan con la cultura ebraica e Sprachgitter in quanto poesia portavoce di una nuovo linguaggio poetico. 10 Anna Maria Carpi, Paul Celan, in Anna Chiarloni-Ursula Isselstein (a cura di), Poesia tedesca del Novecento, Torino: Einaudi 1990, pp. 281-286. 1. Paul Celan in traduzione 6 Poiché l'interesse che si va diffondendo verso la produzione celaniana sta moltiplicando le traduzioni disponibili, soprattutto attraverso pubblicazioni all'interno del web, per circoscrivere la scelta dei testi da analizzare sono state confrontate tra loro solamente le traduzioni più “autorevoli”, realizzate da specialisti e traduttori esperti, pubblicate in antologie, riviste o raccolte di poesie. Il confronto tra versioni permette di decostruire il testo tradotto, scoprire la strategia adottata e individuare gli elementi problematici particolarmente connotati, che costituiscono veri nodi traduttivi. Le diverse interpretazioni e la varietà delle scelte traduttive sottolineano la difficoltà della lingua di Celan. Il suo tedesco abbonda di parole composte, spesso difficili da produrre in italiano, e di vocaboli provenienti dal lessico scientifico che in traduzione vengono privati di ogni riferimento o assonanza presenti invece nella versione in tedesco. Tra coloro che hanno contribuito alla ricezione di Paul Celan in Italia, proponendo le sue poesie nella versione italiana, si distinguono due coppie di traduttori: la coppia Kahn – Bagnasco, che ha tradotto alcune poesie provenienti dalle raccolte pubblicate in vita, e la coppia Ranchetti – Leskien, alla quale si deve la pubblicazione italiana di un notevole corpus di poesie postume. Questi traduttori hanno cercato di svolgere il loro lavoro unendo due competenze linguistiche, quella della lingua tedesca (lingua madre di Moshe Kahn e di Jutta Leskien) e quella della lingua italiana (lingua madre di Marcella Bagnasco e di Michele 1. Paul Celan in traduzione 7 Ranchetti). A tal proposto Michele Ranchetti e Jutta Leskien scrivono: Nessuno dei due avrebbe potuto tradurre da solo: il risultato deve essere attribuito all'incontro tra le due diverse competenze nella ricerca di rendere in una delle due lingue il testo di Celan. 11 La collaborazione tra traduttori di madrelingua differente permette una comprensione profonda del testo di partenza. Alla base di ogni traduzione di un'opera poetica si pone necessariamente un'adeguata interpretazione. A tal proposito Ranchetti scrive: Tuttavia la consapevolezza del carattere “realistico” della poesia di Celan suggerisce di usare una estrema prudenza nell'interpretazione, e di non iscrivere immediatamente il possibile significato in temi e processi conoscitivi diversi dall'occasione poetica determinante, e soprattutto, di non ricondurre ogni poesia – pur non escludendo la presenza costante del tema dello sterminio – a un esiguo insieme di topoi poetici (ma anche storici, religiosi, filosofici) che permetterebbe solo una semplificazione gratificante.12 Le caratteristiche principali di una traduzione sono sempre legate 11 Michele Ranchetti, Jutta Leskien, Capire la traduzione più dell'originale, in http://www.provincia.padova.it/comuni/monselice/traduzione/3133%20pdf/ranc hetti.pdf, sito consultato il 13/12/2012. 12 Michele Ranchetti, Nota sul tradurre Celan, in P. Celan, Sotto il tiro di presagi. Poesie inedite 1948-1969, op. cit. 1. Paul Celan in traduzione 8 alla formazione del traduttore, al contesto storico in cui la traduzione prende forma e all'ambito redazionale in cui l'opera viene pubblicata. Considerando quali poesie di Celan, in traduzione italiana, sono state finora selezionate per essere pubblicate in volumi diversi, come antologie, libri di storia della letteratura e in riviste, si è notato che in ambito istituzionale e scolastico si predilige sempre il componimento Todesfuge, come esempio principale della sua produzione poetica, mentre all'interno di riviste di varia natura le poesie vengono scelte con maggiore libertà e sempre in relazione all'orientamento estetico della rivista. 1.1. L'accoglienza estetizzante di Todesfuge La poesia più famosa di Celan, ma non per questo la più rappresentativa, è sicuramente Todesfuge. Comparsa nella traduzione romena di Petre Solomon nel 1947 sulla rivista Contemporanul, è stata pubblicata nel 1948 nella raccolta Der Sand aus den Urnen e in quella successiva Mohn und Gedächtnis. Nonostante venisse considerata dalla critica la più importante testimonianza letteraria della Shoah, Celan se ne discostò progressivamente, decidendo di non proporla più durante le sue letture. In Italia la frequenza con la quale compare in antologie di poesia tedesca e in libri di storia della letteratura tedesca evidenzia il 1. Paul Celan in traduzione 9 capitale simbolico attribuitole. La prima traduzione italiana risale al 1958, pubblicata all'interno dell'antologia curata da Gilda Musa Poesia tedesca del dopoguerra. Todesfuge viene selezionata insieme ad altre sei poesie e inserita per prima. Nella breve descrizione biografica che completa il volume, Todesfuge viene citata come il componimento di Celan che esemplifica «la musica tutta tedesca del suo verso»13 e presentata come «sconcertante composizione poetica che esprime, attraverso un'assoluta libertà fantastica operante sul lettore una identica libertà puramente intuitiva, l'atmosfera esasperata e allucinante delle persecuzioni naziste».14 Ritmo, cadenze, sensazioni, visioni s'incalzano in una forma senza punteggiature, attraverso temi e variazioni che, per intrecci e sovrapposizioni, ricordano la fuga musicale, in una pressante serie di figurazioni ossessionanti. Traducendo la Musa cerca di ricreare lo stesso carattere ritmico e musicale dei versi di Celan, influenzata sia dalla sua attività di poetessa, sia dall'importanza che attribuisce alla musicalità del verso. L'elemento musicale viene sottolineato in primo luogo traducendo il titolo con Fuga sul tema morte. Come riportato nel Grande dizionario della lingua italiana, in ambito musicale con il termine ‘tema’ si intende «un motivo conduttore, frase musicale di 13 G. Musa, op. cit. 14 Ibidem. 1. Paul Celan in traduzione 10 base che caratterizza sentimenti, pensieri, fatti, situazioni, personaggi, che si ripete insistentemente, con o senza variazioni, nel corso del dramma».15 Musa aggiunge questo elemento nel titolo italiano per spiegare il senso del tedesco Todesfuge. Altri traduttori dopo di lei preferiranno, invece, le denominazioni Fuga di morte16 o Fuga della morte.17 Musa, inoltre, mette in rima i nomi delle due donne che compaiono nel testo, traducendoli in italiano «Margherita» e «Sulamita». La scelta è molto interessante soprattutto se si considera che le rime compaiono raramente nella produzione celaniana. Gilda Musa si dimostra molto attenta agli aspetti formali e rispetta quasi sempre le ripetizioni del testo in tedesco. Ne sono esempi la ripetizione «e scrive» «e scrive» «e scrive» ai versi cinque, sei e sette della prima strofa, e «con palla di piombo ti coglie preciso ti coglie» al quinto verso della sesta strofa. Elimina invece la ripetizione del pronome wir ed er, preferendo lasciare il soggetto sottinteso, senza comportare alcun cambiamento di senso nel testo italiano. Tra le traduzioni confrontate Gilda Musa è l'unica a tradurre la frase «Der Tod ist ein Meister aus Deutschland» facendo concordare anche in italiano il genere dei due sostantivi «la morte è maestra nata in Germania»; nelle altre traduzioni analizzate Meister viene invece sempre tradotto al maschile «maestro». A differenza di Gilda Musa che si fa interprete con le sue traduzioni 15 Cfr. Salvatore Battaglia (a cura di), Il grande dizionario della lingua italiana, Torino: Unione tipografica editrice torinese 1972, ad vocem. 16 Cfr. Moshe Kahn e Marcella Bagnasco. 17 Cfr. G. Bevilacqua; I. Porena. 1. Paul Celan in traduzione 11 dell'aspetto sonoro del componimento, Moshe Kahn e Marcella Bagnasco presentano una particolare attenzione al piano filologico. Entrambi leggono la poesia non dal punto di vista del poeta, né del critico, ma del traduttore esperto. La collaborazione tra Kahn, madrelingua tedesca, e la Bagnasco, madrelingua italiana, permette la comprensione profonda delle sfumature liriche della lingua del poeta e una ricerca dettagliata nella lingua italiana, per rendere la traduzione più vicina possibile al testo di partenza. Mentre Marcella Bagnasco si adopera, dunque, nella ricerca di livelli linguistici italiani adeguati ai testi in tedesco, Kahn individua le metafore di Celan in cui nella lingua originale «più dell'immagine o della metafora» è importante «il processo mentale che è alla base di queste».18 Nell'introduzione alla raccolta di poesie Moshe Kahn segnala la difficoltà di tradurre Celan in quanto «la sua preferenza per vocaboli tecnico-scientifici, evidente soprattutto negli ultimi anni, le sue metafore, massima espressione della sua disperata sensibilità poetica, hanno in tedesco precisi valori linguistici. Valori ai quali è solo possibile avvicinarsi in un'altra lingua, essendo la traduzione letterale del tutto inefficace».19 Anche Giuseppe Bevilacqua, nella sua vasta introduzione al volume mondadoriano delle poesie, intitolato Eros – Nostos – Thanatos. La Parabola di Paul Celan, marca la difficoltà di tradurre Celan. La sua riflessione inizia a partire dalla traduzione dei titoli delle sue 18 Moshe Kahn, Introduzione, in Paul Celan, op. cit., pp. 24-25. 19 Ibidem. 1. Paul Celan in traduzione 12 raccolte, che «pongono all'interprete e quindi precipuamente al traduttore problemi quasi insolubili. La versione letterale è riduttiva, insoddisfacente; quella interpretativa è aleatoria». 20 Nel discorso tenuto a Losanna sulle sue traduzioni di Celan 21 Bevilacqua spiega di aver dato un tono «grave» e «solenne» alle poesie in italiano, in relazione alla sua lettura critica dell'opera celaniana. Il «tono linguistico» è nelle sue traduzioni allo stesso tempo «elevato» e «disadorno lessicalmente, di grande tensione ritmica, ma anche sobrio e composto nella sintassi e nel metro». Per quanto riguarda il piano fonologico Bevilacqua afferma di aver cercato di evitare «tutti i preziosismi e tutte le levigatezze cui pure certi passaggi dell'originale potrebbero autorizzare», preferendo invece la «tonalità severa» del verso. Bevilacqua eleva dunque il tono di Celan attuando alcune scelte lessicali, come «negro latte» (schwarze Milch), «meriggio» (mittags), «abbuia» (es dunkelt), «s'erge» (tritt), «aduna» (pfeift), «cavate» (streicht). Bevilacqua rende il tedesco Schlange con «serpi», invece di «serpenti», allontanandosi però dal significato biblico di questa parola. Mentre con “serpe” ci si riferisce in italiano a un serpente di piccole dimensioni, con “serpente” il riferimento all'Antico Testamento si fa più esplicito. Nella religione ebraica, ma anche nel cristianesimo, il serpente è considerato l'animale più astuto, ma anche il più malvagio. Il termine «serpi» nonostante dia maggior ritmo al verso, si allontana però dal campo associativo biblico. 20 G. Bevilacqua, op. cit., p. XXXIII. 21 Cfr. G. Bevilacqua, Traducendo Celan postumo, in: Letture celaniane, op. cit., pp. 25-37. 1. Paul Celan in traduzione 13 Questa scelta traduttiva viene ripetuta anche da Ida Porena nella traduzione di Fuga della morte pubblicata nel 2008 in L'opera e la vita. Paul Celan e gli studi comparatistici; testo che riporta gli atti del convegno su Celan tenuto a Napoli il 22 e il 23 gennaio 2007. 22 Ida Porena, docente di letteratura tedesca in diverse università italiane (Salerno, Napoli, L'Aquila, Pisa) è stata tra le prime a scoprire e a introdurre Paul Celan in Italia. 23 La lettura e l'ascolto di una poesia sono, secondo Porena, alla base di ogni interpretazione di un testo. Il testo contiene se stesso e il lettore-ascoltatore in un tutto avvolgente, e parla: esige l'ascolto, un ascolto nato da vuoto e silenzio, il solo, a mio avviso in grado di raccogliere il senso. Il mio – me ne rendo conto – è un ascolto musicale, a cui sono da sempre allenata. Un ascolto che sembra escludere in un primo momento la conoscenza ‘logica’ a favore di quella emotiva ma che con l'analisi del brano ascoltato diventerà invece una conoscenza complessa e chiarificatrice.24 Nel 1957 Ida Porena rimane particolarmente colpita da una lettura di Todesfuge realizzata a Tubinga da Alfred Kelletat in tono monotono e inespressivo. Come scrive in Biografia «ma con misura»,25 quella lettura fu «un'autentica folgorazione», in quanto la 22 Cfr. infra, paragrafo 2.4. 23 Cfr. Celan Handbuch, op. cit., p. 355. 24 Ida Porena, Biografia «ma con misura», in: C. Miglio, I. Fantappiè (a cura di), op. cit., p. 29. 25 Ibidem. 1. Paul Celan in traduzione voluta inespressività 14 evidenziava il ritmo, velandone la comprensione. Nelle prime poesie di Celan il ritmo è un elemento centrale, mentre: la musica interviene nei suoi versi come fattore strutturante, all'opposto del detestabile e detestato concetto di ‘musicalità’ del verso, con cui la poesia di Celan non ha nulla a che fare e che il poeta stesso a ragione ripudiava totalmente. 26 Ida Porena traduce Todesfuge cercando di rispettare proprio questa idea. Utilizza un linguaggio semplice e diretto e termini brevi. Ne sono esempi la traduzione di wohnt, riportato in italiano con «c'è» e non con “abita”, Rüden, tradotto con «cani» e non con ‘mastini’, liegt «sta» e non ‘giace’, Schlangen «coi serpi» (in Bevilacqua colle serpi), es dunkelt «annotta». Per rendere il testo più rapido elimina le ripetizione dei pronomi, come si nota in «beviamo e beviamo», ma anche in «E grida suonate più dolce la morte la morte è un maestro tedesco / e grida suonate più cupi i violini e andrete in fumo nell'aria / e avrete una fossa di nubi là non si sta stretti». Da notare in questi versi anche le espressioni in fumo e fossa di nubi; Ida Porena si distacca leggermente dalla traduzione letterale, preferendo una scelta linguistica più breve che nulla toglie al testo di partenza, caratterizzata dall'allitterazione della fricativa sorda e dall'assonanza dei suoni nasali [m] e [n]. 26 Ibidem. 1. Paul Celan in traduzione 15 Ogni traduzione, nelle sue piccoli varianti, esplicita un diverso approccio con il testo poetico di Celan. Le traduzioni cambiano con il tempo anche in base a nuovi studi, alla pubblicazione di testi inediti e a piccole “scoperte” effettuate che favoriscono una migliore comprensione dei versi, determinando in questo modo letture sempre nuove dei testi. 1.2. Traduzioni di Celan in rivista Il componimento Todesfuge, inserito sempre in primo piano nelle antologie di poesia e nei libri di storia della letteratura tedesca, non compare, invece, con la stessa frequenza in articoli su Paul Celan pubblicati in riviste di orientamento differente. La prima poesia di Celan pubblicata in Italia fu Vor einer Kerze, presentata dalla rivista di letteratura internazionale Botteghe Oscure nel 1956.27 La poesia, inserita nella sezione della rivista riguardante la letteratura tedesca, non viene presentata in traduzione, bensì solo in tedesco. Nel 1959, in un articolo dal titolo Giovani poeti tedeschi, redatto da Aloisio Rendi per la rivista Tempo presente, compare la traduzione italiana delle liriche Matière de Bretagne e Sprachgitter. L'omonima raccolta di Celan, Sprachgitter, era appena uscita quando l'articolo viene dato alle stampe. Il lavoro di Rendi era stato 27 Cfr. infra, paragrafo 2.1. 1. Paul Celan in traduzione 16 probabilmente redatto poco prima di questa pubblicazione, poiché egli non cita tra le fonti la raccolta, ma due riviste tedesche nelle quali le due poesie erano state precedentemente pubblicate. Matière de Bretagne era apparsa, infatti, nel febbraio del 1958 in Akzente, mentre Sprachgitter era stata pubblicata in Jahresring tra il 1957 e il 1958. La scelta di non tradurre una poesia famosa come Todesfuge, preferendo due poesie meno conosciute anche in Germania, dimostra l'interesse di Rendi sia nel proporre al pubblico italiano una poesia del “tempo presente”, sia nel rispettare la presa di posizione di Celan che non considerava Todesfuge una lirica davvero rappresentativa della sua poetica. Mentre il suo poema Todesfuge (del 1953) è uno dei più noti e impressionanti esempi della lirica post-bellica con la sua delicata e macabra sublimazione della tragedia ebraica nei forni crematori, egli considera oggi rappresentativa della sua opera una lirica basata non più solo su un moto musicale e su un elemento sentimentale, ma sulla raffinatezza quasi architettonica del riavvicinamento di elementi lontani con un'elegante precisione della parola. 28 La traduzione di Sprachgitter di Rendi è la prima pubblicata in italiano. La difficoltà del componimento risulta evidente già dal titolo. Celan rifiutò la richiesta del suo editore di modificarlo «adducendo ragioni soltanto allusive a un accamparsi imperioso di 28 A. Rendi, op. cit., p. 291. 1. Paul Celan in traduzione 17 quella parola nel profondo del suo animo; e ammettendo una pluralità di significati, che si presentano in tensione».29 Come riportato dal Grimm Wörterbuch, il lemma Sprachgitter indica: «in nonnenklöstern das gitter (gegittierte fenster) im sprachzimmer, wodurch die nonne mit weltlichen sprechen darf».30 Etimologicamente con Sprachgitter si intende, dunque, la struttura che demarca il limite di clausura in un monastero. Sprachgitter segna un confine e un impedimento al passaggio fisico, ma nello stesso tempo è l'elemento che permette il contatto con il mondo esterno. Attraverso la grata dei monasteri di clausura è possibile scorgere ciò che si trova al di là e stabilire un dialogo, la vista e la parola sono infatti occlusi solo parzialmente. Termine desueto in tedesco, non trova in italiano un corrispettivo diretto. Rendi lo traduce in Inferriata di parole, mentre nelle traduzioni successive, quella di Kahn del 1976 e quella di Bevilacqua del 1998, troviamo rispettivamente Grata di linguaggio e Grata di parole. Nonostante ‘grata’ e ‘inferriata’ siano sinonimi, con ‘grata’ si perde la sfumatura relativa alla materialità plastica del ferro, implicita invece in ‘inferriata’. Come nota Bevilacqua in Eros – Nostos – Thanatos, il contatto parziale tra due mondi vicini e nello stesso tempo così lontani, reso possibile e allo stesso tempo impedito dalla grata di ferro che demarca il confine in un convento di clausura, allude con molta 29 G. Bevilacqua, Eros – Nostos – Thanatos, op. cit., p. LII. 30 Grimm Wörterbuch online, http://woerterbuchnetz.de/DWB/sigle=DWB&mode=Vernetzung&lemid=GS36 44, consultato il 20/12/2012, ad vocem. 1. Paul Celan in traduzione 18 probabilità al tentativo di comunicare con il mondo dell'aldilà, con i cari defunti. Ma anche al tentativo di stabilire un contatto con Dio, così come sembrano alludere i primi versi della poesia: Augenrund zwischen den Stäben Flimmierter Lid rudert nach oben, gibt einen Blick frei31 L'occhio tra le sbarre cerca, probabilmente, un contatto con Dio nello sguardo di speranza rivolto verso il cielo, nonostante l'iride che rema verso l'alto sia, in realtà, «priva di sogni». Alcuni termini esprimono la loro complessità nelle diverse scelte adoperate dai traduttori, tra questi Flimmierter Lid, reso da Rendi in «L'essere ciliato palpebra», da Kahn e Bagnasco in «Palpebra ciliatum» e da Bevilacqua in «Palpebra, sfarfallante animale»; oppure i versi Standen wir nicht / unter einem Passat?, Rendi lo traduce in «Non fummo noi insieme / sotto un solo monsone?», Kahn e Bagnasco in «Non stavamo forse / sotto un aliseo?» e Bevilacqua in «Non sottostammo forse / al medesimo vento?». Passat indica in tedesco un vento dell'est, regolare in direzione e costante di intensità, che spira a partire dalla zona dei tropici.32 Aliseo sembrerebbe essere la traduzione più adeguata; vento risulta, infatti, troppo generico, 31 P. Celan, Sprachgitter, in: op. cit., Band III. 32 Cfr. Grimm Wörterbuch, http://woerterbuchnetz.de/DWB/sigle=DWB&mode=Vernetzung&lemid=GP01 136, consultato il 23/12/2012; passat, m., aus nl. passaat, beständig wehender ostwind der tropenzone. 1. Paul Celan in traduzione 19 mentre monsone non richiama lo stesso significato. Gli alisei sono venti indispensabili per la circolazione atmosferica e per la loro regolarità sono considerati linee guida molto importanti per la navigazione oceanica, i monsoni sono, invece, venti caldi stagionali e periodici. La precisione di Celan nella domanda Standen wir nicht unter einem Passat?, sottolineata anche dall'uso dell'articolo indeterminativo evidenziato in corsivo, contrappone un passato (come indicato dal tempo verbale Präteritum) caratterizzato da regolarità e sicurezza, a un presente contraddistinto, invece, da un sensazione di estraneità. Come nota Bevilacqua, la poesia presenta una nuova concezione linguistica, in cui il linguaggio diventa «un sistema di coordinate da usare di fronte a una realtà altrimenti sfuggente», il componimento può essere considerato, pertanto, «la spia di un principio poetologico». Sprachgitter, espressione di una nuova funzione linguistica, viene selezionata da Rendi in quanto nuova manifestazione poetica del mondo a lui contemporaneo, scelta in linea con gli ideali alla base della fondazione della rivista Tempo presente.33 Se nel 1959 la scelta di pubblicare un articolo su Celan era determinata dalla volontà di presentare al pubblico italiano la letteratura contemporanea fuori dai confini nazionali, recenti articoli su Celan contenenti nuove scelte traduttive esprimono, invece, l'odierno interesse, in costante crescita, verso la sua produzione poetica. 33 Cfr. infra. 1. Paul Celan in traduzione 20 Tra gli articoli più recenti, corredati da alcune poesie in traduzione italiana e comparsi in riviste di vario genere, figurano il breve saggio di Luigi Reitani per la rivista pagine ebraiche34 e la nuova traduzione del ciclo Atemkristall, realizzata da Barnaba Maj e pubblicata sulla rivista Anterem.35 L'articolo di Luigi Reitani, intitolato Pronunciare Celan, poesia senza appello, pubblicato nel luglio del 2012, presenta, oltre ai tratti principali dell'opera di Celan e della sua storia, la traduzione delle poesie Corona, Illeggibilità, Tenebrae e Salmo. Reitani, come Rendi prima di lui,36 sottolinea l'appartenenza di Celan a due mondi, quello Orientale e quello Occidentale. Czernowitz, città natale del poeta è «un luogo in cui si confondevano le lingue e le etnie: il tedesco come lingua materna, l'ebraico della scuola dei poveri, il rumeno del nuovo stato, lo yiddisch dei mercanti, il russo della rivoluzione, il francese imparato sui libri di Rimbaud, l'inglese dei sonetti di Shakespeare».37 La sua vita e la sua produzione poetica sono influenzate dalla storia, dalla guerra, dalla tragedia della Shoah e inevitabilmente anche dalla morte. I suoi versi, nati dalla condensazione di esperienze, motivi, riflessioni, aprono «abissi vertiginosi al pensiero». Come sottolinea Reitani, proprio per questa complessità «nessuna traduzione di Celan può dar conto di 34 Luigi Reitani, Pronunciare Celan, poesia senza appello, in: pagine ebraiche, n. 7, luglio 2012, pp. 32-33. 35 P. Celan, Cristallo del respiro, trad. it. Barnaba Maj, in: Anterem. Rivista di ricerca letteraria, n. 85, VI serie, dicembre 2012, pp. 8-24. 36 Cfr. infra., p. 85. 37 Luigi Reitani, op. cit. 1. Paul Celan in traduzione 21 una tessitura così fitta. Nessun commento può dipanare la complessità dei riferimenti filosofici, letterari, teologici di simili versi. Nonostante la difficoltà riscontrata anche da Reitani nel riprodurre le sue poesie in un'altra lingua, egli ne sottolinea il valore storico che rende la diffusione della sua opera indispensabile. Nel discorso tenuto in occasione del premio letterario della libera Città Anseatica di Brema, Celan parla della poesia come di un “messaggio in bottiglia” lasciato nel mare nella convinzione e nella speranza che un giorno possa giungere alla “spiaggia del cuore”. Accogliere questo messaggio è nostra responsabilità, in quanto siamo noi, forse, come scrive Reitani: a essere chiamati a un confronto, a essere investiti di un ruolo? Noi che dobbiamo prendere il posto dei morti, noi, che dobbiamo imparare ad amare, noi, che dobbiamo lenire il dolore, combattere il male, proteggere il debole? Noi, che siamo l'altro, il diverso, lo straniero? Noi, al posto di un Dio la cui onnipotenza si è rivelata un inganno?38 In Il concetto di Dio dopo Auschwitz, il filosofo Hans Jonas riflette sul perché quel Dio, considerato infinitamente buono, non sia riuscito a intervenire contro l'orrore dei campi di concentramento. Mentre Jonas, per rispondere a questa domanda, propone l'idea di un Dio non più infinitamente potente, Celan arriva a negare 38 Ibidem. 1. Paul Celan in traduzione 22 l'esistenza stessa di Dio. Nella poesia Psalm al posto della lode a Dio troviamo un provocatorio inno di lode a «Nessuno»: Niemand knetet uns wieder aus Erde und Lehm, niemand bespricht unsern Staub. Niemand. Gelobt seist du, Niemand. 39 Si contrappone all'inesistenza di Dio il fiorire umano. L'amore umano verso quel Dio-Nessuno fa sbocciare Die Niemandsrose che «avvolge entrambi, avvolge i “sommersi” perché sono tali, e i “salvati” perché se non giungono a ridare un'ideale esistenza ai primi, sono essi stessi ridotti a nullità».40 Le numerose traduzioni italiane di questo componimento sottolineano un forte interesse verso la teologia negativa celaniana. La prima traduzione di Psalm risale al 1976, inserita nella raccolta di poesie curata da Moshe Kahn e Marcella Bagnasco; successivamente ritradotta da Bevilacqua per la pubblicazione del corpus poetico celaniano nella collana I Meridiani di Mondadori. Alla traduzione di Reitani e a quella di Helena Janeczek, pubblicata in L'opera e la vita. Paul Celan e gli studi comparatistici,41 si aggiungono le versioni disponibili sul web tra le quali la traduzione di Dario Borso e quella di Mario Specchio.42 In pagine ebraiche la sua opera poetica viene presentata come la 39 P. Celan, Psalm, in: op. cit., Band III, p. 225. 40 G. Bevilacqua, Eros – Nostos – Thanatos, op. cit. 41 C. Miglio, I. Fantappiè (a cura di), op. cit. 42 Cfr. http://rebstein.wordpress.com/. 1. Paul Celan in traduzione 23 voce «del quasi indicibile che chiude i conti con il dolore degli ebrei di mezza Europa».43 La sua poesia resiste alla tentazione del silenzio e nella stessa lingua degli uccisori dei suoi genitori, al contempo sua lingua madre, sfida l'oscurità del mondo. Si tratta, però, di un mondo oscuro non solo in relazione ad Auschwitz e al destino degli ebrei, ma anche e soprattutto reso oscuro dalla sua universale «illeggibilità». Le poesie selezionate per la pubblicazione in pagine ebraiche sono state probabilmente scelte anche in relazione alle tematiche trattate. Mentre in pagine ebraiche si ricerca il carattere spirituale delle sue poesie, in Anterem, rivista specializzata nel campo della ricerca letteraria, viene presentata una nuova versione del ciclo Atemkristall, che a partire dall'opera di Gadamer Chi sono io chi se tu è stato e continua a essere oggetto di numerosi studi e ricerche.44 L'articolo in Anterem riporta le scelte traduttive di Barnaba Maj, precedentemente inserite nel libro Apocalisse e teologia: poetica del creaturale. Il ciclo Atemkristall.45 Il volume, pubblicato nell'aprile del 2012 nella collana Prova d'artista, edito da Galerie Bordas, è stato stampato in cento esemplari fuori commercio, trenta dei quali contenenti un'acquaforte di Simone Pellegrini. Atemkristall è un ciclo di ventuno poesie pubblicato per la prima 43 Pagine ebraiche, n. 7, luglio 2012, p. 32. 44 Cfr. H. G. Gadamer, Wer bin ich und wer bist du, op. cit.; A. Nypels «Ademkristal» gedichten, commento all'edizione neerlandese, L.J.C. Boucher, [Den Haag] 1978; G. Bevilacqua, Alla ricerca dell'Atemkristall, in: Letture celaniane, op. cit. 45 Barnaba Maj, Apocalisse e teologia: poetica del creaturale. Il ciclo Atemkristall, Venezia: Prova d'artista / Galerie Bordas, 2012. 1. Paul Celan in traduzione 24 volta nel 1965, presso l'editore Brunidor di Parigi, in un volume a tiratura limitata composto da soli ottantacinque esemplari e corredato da otto incisioni originali di sua moglie, Gisèle CelanLestrange; inserito successivamente nella raccolta Atemwende uscita nel 1967. In Italia la scelta di poesie curata nel 1976 da Moshe Kahn e Marcella Bagnasco contiene solo sei delle ventuno poesie del ciclo, fornendo così una visione solo parziale dell'opera. La frammentazione del ciclo si caratterizza contraria alla visione unitaria che Celan attribuiva ad Atemkristall. Come ricorda Bevilacqua, le poesie di Atemkristall sono le uniche che Celan recitava sempre in serie durante le sue letture pubbliche. Per la contiguità tematica e ispirativa46 che le caratterizza, le poesie di Atemkristall sono da considerare un unicum e in questo modo dovrebbero essere riportate anche in traduzione. La prima traduzione dell'intero ciclo è uscita in Italia per la firma di Francesco Camera, inserita in Chi sono io, chi sei tu, versione italiana del testo del filosofo tedesco Hans Georg Gadamer Wer bin ich und wer bist du. Come riportato nell'introduzione, Francesco Camera traduce Celan tenendo presente il contesto in cui queste poesie sono inserite, lasciandosi pertanto influenzare dall'interpretazione di Gadamer nella traduzione del ciclo. «Ne risulta una traduzione il più possibile letterale, aderente agli elementi semantici, ai dati grammaticali, all'ordine delle parole, che va certamente a scapito degli aspetti più propriamente poetici di 46 Cfr. G. Bevilacqua, Letture celaniane, op. cit. 1. Paul Celan in traduzione 25 questi versi».47 La prima traduzione autonoma dell'intero ciclo è quella di Bevilacqua del 1998, inserita all'interno dell'intero corpus poetico celaniano in traduzione. A differenza di questa pubblicazione, il lavoro di Barnaba Maj propone una versione differente dell'opera. Il prestigioso volume Apocalisse e teologia: poetica del creaturale. Il ciclo Atemkristall, uscito in tiratura limitata e corredato da un'acquaforte di Simone Pellegrini,48 focalizza la sua attenzione non tanto sulla pubblicazione di Atemkristall nella raccolta Atemwende del 1967, ma sulla prima pubblicazione del ciclo datata 1965, anch'essa in tiratura limitata e completata dalle incisioni di Gisèle CelanLestrange. La traduzione di Barnaba Maj inserita all'interno della rivista Anterem costituisce uno spunto per futuri progetti di lavoro incentrati sullo studio della ricezione italiana di questo ciclo poetico. Le riviste svolgono un ruolo centrale nel processo di transfer transnazionale, sia perché si rivolgono a un pubblico differente ed eterogeneo, composto non solo da studiosi di letteratura tedesca, sia perché le scelte perseguite all'interno degli articoli sono spesso indipendenti dai dibattiti accademici e legate, invece, ai contenuti generali della rivista. 47 Francesco Camera, Avvertenza, in H. G. Gadamer, Chi sono io, chi se tu, op. cit., p. XXXIII. 48 Acquaforte di Simone Pellegrini stampata a mano su carta Hahnemüle presso la stamperia f.lli Manfredi di Reggio Emilia. 1. Paul Celan in traduzione 26 Bibliografia 1.Opere di Paul Celan Edizioni in lingua originale: Der Sand aus den Urnen, Gedichte mit zwei Originallithographien von Edgar Jené, Sexl, Wien 1948. Mohn und Gedächtnis, Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart 1952. Von Schwelle zu Schwelle, Gedichte, Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart 1955. Vor einer Kerze, in: Botteghe Oscure, vol. XVII, Roma 1956. 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