Comments
Transcript
scappo dall`italia - Il Giornale D`Italia
Anno IV - Numero 202 - Venerdì 28 agosto 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Immigrazione Sicurezza Nuovo Centro Destra, tempo da... Lupi Anche le stragi varcano i confini Li riconosce: ucciso dai banditi Colosimo a pag. 3 Moriconi a pag. 4 Fruch a pag. 10 BUZZI DICEVA CHE NON GLI SERVIVA IL SINDACO PER DECIDERE SULLA CAPITALE. IL CLAN DI PALAZZO CHIGI FA PROPRIO IL METODO di Francesco Storace I gnazio Marino continuerà a prendere lo stipendio da sindaco, gli lasceranno la scorta per andare dal barbiere, manterrà il personale in dotazione. Ma le faccende di casa, al palazzo Senatorio, le spiccera’ Gabrielli, prefetto, commissario, governatore, per volontà del governo di sua maestà Renzi, per via del cortigiano Alfano. In pratica, a Roma da ieri abbiamo un sindaco prestanome, per soppiantare il quale hanno applicato una sorta di metodo Buzzi istituzionale. Il ras delle cooperative si vantava di avere il Campidoglio in mano senza bisogno di arrivare al sindaco. Il quale se ne vantava - “con me non ci parlano” - senza rendersi conto che era semplicemente la certificazione dell’incapacità conclamata di intendere, volere e governare. Renzi ha fatto lo stesso, non ha bisogno di parlarci. Anziché sciogliere il Comune di Roma, il governo ha tolto poteri alla città: i commensali del boss della 29 giugno, premier in testa, calpestano la Costituzione. La Carta prevede da qualche anno maggiori poteri per Roma capitale: il clan di palazzo Chigi, grazie alla cocciutaggine di un sindaco che non ne vuole sapere di mollare l’adorata poltrona, affida invece la guida sostanziale della città al ministrazione di sostegno” per una giunta incapace. Del resto, Alfano ha elencato di che cosa si occuperà il prefetto: verde pubblico e ambiente, emergenza abitativa, immigrazione e campi nomadi, regolamenti comunali, lavori per servizi e forniture, autotutela per gli affidamenti disposti in assenza di regolari procedure concorsuali, predisposizione e aggiornamento di un albo delle ditte fiduciarie, monitoraggio della effettiva operativita’ della centrale unica degli acquisti, l’avvio delle procedure di annullamento delle determine dirigenziali, l’implementazione del sistema dei controlli interni, l’avvio dei procedimenti di verifica dei contratti, compresi quelli di servizio con l’Ama Spa per verificare le effettive condizioni e la sostenibilita’ tenuto conto della evoluzione normativa e contabile di tali contratti. Altro? Ci sarà un consigliere comunale - uno solo - pronto a ricorrere al Tar e alla consulta contro l’innegabile e smaccato eccesso di potere? Marino si dice felice, spensierato com’è. Zingaretti, come al solito, annuisce ad ogni trovata di Renzi. Dovrebbe invece ricorrere anche lui alla Corte costituzionale contro i provvedimenti di governo. Con chi discuterà i provvedimenti per Roma, con Marino o Gabrielli? Un pasticcio mai visto. Andatevene tutti a casa. PRESTANOME Marino salva stipendio e scorta, ma Roma perde poteri e autonomia a favore dello Stato per volontà di Renzi e Alfano prefetto assieme ad altri più affidabili soggetti istituzionali, a partire dal presidente dell’autorità anticorruzione, Cantone. Doveva avere autonomia, Roma, la perde a favore dello Stato. Ignazio Marino ha inferto il colpo IN FUGA VERSO LONDRA: I "MIGRANTI" SIAMO NOI di grazia alla città. Rimasto in vacanza - incredibilmente - non gli hanno sgonfiato il canotto, non gli hanno sfilano i remi, non gli hanno svuotano il carburante, hanno preferito direttamente prosciugargli il mare. Il governo dominato da una maggioranza che non ha avuto il coraggio di cacciare Marino, modifica i poteri di Roma. Su fb ho letto un post che fa riflettere, dell’avvocato Alessandra Di Legge, che sostiene che nella Capitale il diritto ha scoperto “l’am- SEGNALI DI FUMO VERSO I DISSIDENTI: VOTATE LA RIFORMA DEL SENATO O VI TROVATE FUORI DAL PALAMENTO Elezioni, “l’uomo nero” del Pd di Robert Vignola asciate perdere lo “storytelling”, che è quella maniera che Renzi ha studiato di dipingere il Paese come non è e di fissare al 2018n le elezioni. Quello è il copione del poliziotto buono. La parte del poliziotto cattivo, il premier, la lascia ai suoi vice. Talvolta a Debora Serracchiani, o a Lorenzo Guerini. Talvolta a Matteo Ricci: che è tra i numeri due del Pd e anche sindaco di Pesaro, prima tappa (subito dopo il meeting di Rimini) del “tour” dei teatri studiato dal premier per rilanciare la sua immagine e “sospeso”, al momento, dopo i dolci pensierini espressi dalla folla a L’Aquila. Una intervista resa al Quotidiano Nazionale, e colpevolmente silenziata dal resto della stampa, la dice lunga sul momento di quello che può definirsi giglio L SCAPPO DALL’ITALIA a pag. 4 magico. Perché Ricci dice quasi a chiare lettere che il tour teatrale (in tutti i sensi) del premier è studiato per prepararsi ad una campagna elettorale. A breve scadenza… “C’è solo un passaggio politico che può portare sicuramente, anzi automaticamente, al voto anticipato. Un blocco della riforma istituzionale relativa al Senato, ovvero procrastinare la fine del bipolarismo perfetto. In quel caso la legislatura finirà e si andrà al voto”. A quel punto Luigi Luminati, l’intervistatore, gli chiede se l’avversario del cambiamento che Renzi ha cercato di propagandare a Pesaro è la minoranza del Pd. “La posizione di contrarietà alla riforma del Senato è incomprensibile. È dai tempi dell’Ulivo che parliamo di superamento del bicameralismo perfetto e ora non siamo d’accordo. Perché? Allora questa sinistra Pd è staccata completamente dal suo popolo. Io avrei capito una battaglia sul lavoro, sulla scuola, dove i nostri elettori hanno digerito a fatica certi provvedimenti. Ma sul Senato non c’è nessuno dalla loro parte. Sbagliano e basta. Come sbaglia il sindaco di Roma: fossi stato in Ignazio Marino non me ne sarei certo andato in ferie...”. Per la serie: zitti, cari dissidenti, e votate il Senato o vi toccano le elezioni. E sapete che in lista ci entrerete in ultima fila. Le elezioni: a Roma non servono, ma come “uomo nero” per la dissidenza dem funzionano alla perfezione. 2 Venerdì 28 agosto 2015 PRIMo PIANo IL GOVERNO HA MESSO SOTTO TUTELA LA CAPITALE CON MISURE SENZA PRECEDENTI Un cordone sanitario su Marino Otto dipartimenti commissariati di fatto, sciolto il Municipio di Ostia. E Renzi rimette in mano tutto il debito di Roma all’ex assessore Silvia Scozzese: è un commissariamento, senza elezioni di Robert Vignola a “foto” del commissariamento di Roma è tutta in una donna: Silvia Scozzese. Renziana di ferro, assessore alle Finanze, ha sbattuto la porta dalla giunta di Marino giusti un mese fa, cercando di fare il massimo del rumore: “Condivido la necessità di potenziare la spesa nei settori relativi ai servizi alla città, ma essa non può essere costruita al di fuori degli ambiti di tipicità e di correttezza degli atti amministrativi”, aveva scritto nella lettera di commiato. Un atto d’accusa vero e proprio. Perché se si esce dalla “correttezza” degli ambiti amministrativi, in una città che ha a che fare con l’incubo di vivere con una cosca, è tutto dire. E dopo averle fatto sbattere la porta, ieri Palazzo Chigi l’ha fatta rientrare dalla finestra. Con un atto firmato da Renzi in persone e comunicato così: “nell’ambito di un migliore assetto amministrativo di Roma Capitale, un Dpcm con il quale la dottoressa Silvia Scozzese viene nominata Commissario alla gestione commissariale del debito. Tale nomina si è resa necessaria alla luce del fatto L che la norma sulla base della quale era stato nominato, nel gennaio 2011, il Commissario uscente, è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale”. Più negli atti, insomma, che nelle parole, lo schiaffo a Ignazio Marino. Perché comunque ieri la relazione di Angelino Alfano ha riconosciuto “gravi vizi di legittimità e procedu- rali”. Roba da vergognarsi. E però alle elezioni non si va, niente scioglimento del Comune. “Anche se la legge lo prevede, abbiamo ritenuto che non ne sussistessero i presupposti mentre è auspicato il supporto del ministero dell’Interno per correggere la rotta ed estirpare quegli elementi che possono continuare a rendere negativa la gestione negativa dell’ente”, dice Angelino Alfano. Teso, consapevole di quanto (politicamente) anche questa vicenda peserà nel serbatoio elettorale del suo partito, ormai ridotto al lumicino. Così parla di “un raccordo operativo tra il prefetto Franco Gabrielli e il sindaco Ignazio Marino, analogo a quello che il prefetto di Milano sta svolgendo con l’Expo”. Nello specifico, l’ex capo della protezione civile dovrà curare il risanamento dei settori dell’amministrazione “risultati più compromessi”. Otto dipartimenti, mica uno. E si avvieranno le procedure di annullamento delle determine dirigenziali. Per un cospicuo numero di dirigenti e dipendenti del Campidoglio, ritenuti “infedeli” è imminente la destinazione ad altro ufficio o ad altra mansione, con contestuale avvio del procedimento disciplinare, mentre per il Municipio X, quello di Ostia, è stato deciso lo scioglimento per le evidenti infiltrazioni mafiose emerse dall’indagine della procura, culminate con l’arresto dell’ormai ex presidente Andrea Tassone. E su Marino? L’ordine era persino non parlarne. Il sottosegretario De Vincenti ha evitato ogni polemica sull’assenza del sindaco in questi giorni difficili per la città: “Ad agosto il Comune di Roma è stato perfettamente attivo con il vicesindaco che svolge al meglio il suo compito, così come prevede la legge. Causi ha lavorato in stretto contatto col sindaco”. Ora lo farà anche Gabrielli. E la Scozzese. E Cantone. L’importante, dicono da Palazzo Chigi, è non lasciarlo mai da solo… Paura, eh? LE REAZIONI Un coro di proteste: bisogna andare al voto Incredibile il sindaco: “Continueremo l’opera di risanamento insieme a Gabrielli” arà stata pure sussurrata a lungo, ma la soluzione scelta dal governo per Roma ha suscitato reazioni molto critiche nel mondo politico nazionale. È duro Matteo Salvini, Lega: “Alfano ha sciolto il Municipio di Ostia, mentre Marino è ai Caraibi, e ha dato ampi poteri al prefetto, non eletto da nessuno. Sciogliere il comune di Roma subito, e andare a elezioni! E noi ci saremo. Il resto sono Palle Capitali”. Mentre Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) rimarca che “Roma ha evitato oggi la più S grave umiliazione della sua storia millenaria. Ma di fronte al commissariamento di fatto da parte del Governo, rinnovo l’appello al sindaco Marino: dimettiti, se non per amore della città che hai dimostrato di non avere, almeno per amor proprio. I romani hanno il diritto di votare per avviare davvero un’opera profonda e radicale di pulizia”. Francesco Storace, segretario de La Destra, intravvede una contraddizione di fondo non da poco: “Anziché sciogliere il Comune di Roma, tolgono poteri alla città: i com- mensali del boss varano la legge Buzzi. Alla faccia della Costituzione”. Forza Italia si fa sentire con una nota di Maurizio Gasparri: “Secondo le previsioni, il Consiglio dei ministri ha protetto la mafia. Questa la verità che emerge dalla decisione di non sciogliere il Comune di Roma e di assumere farsesche, ridicole e nauseabonde scelte come quella di sciogliere il Municipio di Ostia. Si dichiara la guerra alle mosche mentre la peste invade la Capitale”, scrive il senatore azzurro. Per il Movimento 5 Stelle “hanno solo paura di andare al voto” mentre anche la sinistra romana, quella di Sel ora uscita dalla giunta, critica la piega presa con le parole del capogruppo capitolino Gianluca Peciola: “Di fatto, una poderosa indagine che ha avuto meriti storici nella lotta alla mafia, viene utilizzata per la presa politica di Roma da parte del Governo delle larghe intese. Commissariamento politico da tempo in agenda”. In giunta, l’appena arrivato vicesindaco Marco Causi sostiene che “il Governo ha posto così le basi per un forte e vigoroso ri- lancio dell’azione amministrativa a vantaggio della città di Roma e dell’intero paese”. Da oltre oceano, infine, la voce del sindaco Ignazio Marino. “Non posso che dirmi soddisfatto per le decisioni importanti, attese e positive che arrivano oggi dal Governo. Per prima cosa si è tolta dal tavolo l’ipotesi dello scioglimento del Campidoglio e si è chiarito che le infiltrazioni mafiose che hanno inquinato l’amministrazione durante la consiliatura di Alemanno (portando agli arresti di diversi suoi collaboratori e alle accuse LO SCIVOLONE DEL PORTALE ISTITUZIONALE DI PALAZZO CHIGI B ministro dell’Interno, avendo passato indenne la defenestrazione a suon di “stai sereno” del suo ex amico inseparabile Enrico Letta ad opera del nuovo amico inseparabile Matteo Renzi, all’interno degli uffici del governo non risulta. Tanto che compare come “ministro della Giustizia”, appunto, nell’informativa uscita sul portale ufficiale di Palazzo Chigi in merito alla seduta del consiglio dei ministri di ieri. Se ne accorge Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra e vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio. Che pubblica la schermata del grossolano errore accompagnata dal commento: “Dal sito del governo. Ma Alfano era ministro della giustizia con Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile E Alfano diventa “ministro alla Giustizia” erlusconisti impenitenti nei gangli dello Stato. Di più, dentro alla “redazione” del sito del governo. Roba da mandare al manicomio i grillini e la sinistra orfana dell’antiberlusconismo militante. Eppure, è così. Non c’è altra spiegazione, se non quella di qualche nostalgico del ventennio del fu caimano. Infiltrati, che sopportano a malapena, evidentemente, l’idea che nel frattempo siano passati ben tre governi (nessuno eletto dal popolo). Tanto da riconoscere Alfano come ministro solo nell’incarico che gli diede il Pdl. E cioè quello di ministro della Giustizia. Che sia invece ormai da due anni e mezzo per mafia per l’ex sindaco) hanno incontrato un muro di discontinuità con la mia giunta. Abbiamo avviato il risanamento e lo proseguiremo fino in fondo, in stretta collaborazione col prefetto Franco Gabrielli, una collaborazione seria e leale, già in atto da mesi e allacciata fin dall’inizio del suo mandato. Le parole del Ministro Alfano e le decisioni del Consiglio dei Ministri - ha aggiunto - spazzano via il chiacchiericcio e i rumors di un commissariamento di fatto del Campidoglio che non è mai esistito”. Convinto lui… R.V. Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Berlusconi.... Sbagliano dati, ministri, tutto”, twitta Storace, richiamando alla menta l’altra recente gaffe, quella del ministero del Lavoro sui dati sull’occupazione. In fondo, però, quello di ieri è solo un peccato veniale. Chi non è disposto a scusare un povero funzionario, se non si è accorto dell’opera di Alfano al Viminale? Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 28 agosto 2015 ATTUALITA’ L’EX MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE SBATTE LA PORTA IN FACCIA AD ANGELINO ED È PRONTO A MOLLARLO Alfano (tra)balla coi Lupi Il capogruppo di Area Popolare alla Camera attacca: “Io con Renzi non ci vado, il suo è un partito invotabile” - Almeno una dozzina i senatori che preparano la fuga, Ncd verso la scissione di Federico Colosimo Io con Renzi non ci vado”. Con coraggio davvero da… Lupi, l’ex ministro delle Infrastrutture chiude la porta in faccia al suo leader, Alfano, ormai a un passo dal patto col premier e pronto a confluire nel Pd. Il capogruppo di Area Popolare alla Camera scarica il suo ex braccio destro e prepara l’intesa con la Lega e Maroni per proporre la sua candidatura a sindaco di Milano. E lo fa sbattendo la porta letteralmente in faccia a quel ministro dell’Interno dal quale lo lega un rapporto di grande amicizia. Ma a tutto c’è un limite. La dignità non può essere calpestata e di giravolte, Alfano, ne ha fatte davvero troppe. “Migrare” nel Partito Democratico, rimangiandosi anni di battaglie politiche, è intollerabile. Perfino per chi ormai 16 mesi fa aveva deciso di mollare Forza Italia per passare nelle fila del Nuovo Centrodestra. Accettando peraltro di governare al fianco di un governo di centrosinistra. Salvo poi essere messo all’angolo, costretto a rassegnare le dimissioni “ (senza nemmeno ricevere un avviso di garanzia) perché tirato in ballo nell’inchiesta sulle Grandi opere della Procura di Firenze. La spaccatura adesso è totale, la scissione a un passo. Perché Lupi non ha la minima intenzione di passare nel Pd. E lo fa capire a chiare lettere: “Il partito di Renzi è invotabile. Auspico contro di lui una sfida alle prossime politiche”. Tant’è, al deputato lombardo non garba nemmeno la prospettiva del ticket Salvini-Berlusconi. “Se la strada è quella – la sentenza – si chiude la possibilità di rico- struire il centrodestra”. Puntare a sinistra piace a pochi. Tantissimi, i senatori Ncd che vogliono mollare Alfano: da Formigoni a Giovanardi passando per Albertini, Augello e Sacconi. Ma non solo. E’ in atto una vera e propria fuga dal partito di Alfano, che ora rischia grosso. Neanche il tempo di tornare dalle ferie che il governo presto sarà chiamato a verificare la tenuta della maggioranza, che ora scricchiola. Fuoco amico su Angelino. “Siamo alla schizofrenia”, il commento del senatore di Area Popolare, Giuseppe Esposito, vicepresidente di Copasir. Che invita il ministro dell’Interno a riprendere in mano il partito, allo sbando. “Con questa legge elettorale – l’affondo di Esposito – il movimento non avrà vita”. Ncd al Senato rischia di andare in briciole. Sarebbero almeno 12 gli eccellenti desiderosi di cambiare aria e piantare in asso il leader. A loro potrebbero aggiungersene ancora molti altri. Questione di tempo, chissà. Magari giorni. Il Nuovo Centrodestra ha le ore contate. LA TITOLARE DELL’ISTRUZIONE È SICURA: QUEST’ANNO AVVIO SENZA INTOPPI. MA I DUBBI RESTANO La buona scuola della Giannini. Coi soliti problemi di Robert Vignola rendete appunti: Stefania Giannini è sicura che l’avvio della scuola non sarà caratterizzato dai guai di sempre. “Tutte le cattedre saranno coperte. Credo che questa sia la maggiore rassicurazione che possiamo dare, cioè una scuola che parte il 12 o 15 settembre, a seconda delle regioni, con tutti gli insegnanti che servono nelle classi e con un potenziamento che arriverà”. Non tutti la pensano così. Anzi sono in molti ad intravvedere, tra le pieghe dei P movimenti di questi giorni tra ministero dell’istruzione e provveditorati, che il sedevacantismo non sarà studiato dagli alunni solo in sede di lezioni sulla storia del Vaticano… Eppure il ministro è sicuro: “la chiarezza” sulle nuove assunzioni dei docenti prevista dalla Buona scuola “verrà dimostrata con un avvio regolare dell’anno scolastico”. Perché la mobilità dei docenti che verranno assunti “non sarà superiore a quella che è stata finora con le supplenze, forse un po’ inferiore”. Perciò “a settembre le scuole riapriranno con maggiore tran- quillità di quanto non sia avvenuto negli anni recenti e soprattutto con una prospettiva di stabilità. Un piano - ha puntualizzato la Giannini - che ha una straordinarietà non solo nei numeri ma anche nell’ambizione di porre fine finalmente alla piaga sociale e della scuola, cioè la discontinuità didattica legata al precariato storico”. Ovviamente le scorie sulla cosiddetta deportazione dei prof precari dal Sud verso il Nord, e comunque di regione in regione, si fanno ancora sentire. “Intanto userei le parole giuste – puntualizza sdegnata la Giannini - le parole hanno un peso ed è importante usarle correttamente”. E sventola i dati: da parte degli insegnanti che ne avevano diritto “abbiamo avuto 71.683 mila domande e questa è un’opportunità straordinaria per gli insegnanti e che diamo alla scuola, agli studenti e alle famiglie”. Su un altro annoso problema italiano, quello della stabilità degli edifici, sotto la crosta della propaganda si conferma il tanto, troppo lavoro che c’è da fare. “Ogni anno ogni scuola ha un controllo e una certificazione di sicurezza. Le nostre scuole sono sicure. Chiaramente c’è da fare un grande lavoro e noi lo stiamo facendo” con un’operazione “che non era mai stata iniziata negli ultimi 30 anni, cioè mettere risorse per 3,5 miliardi di euro” nell’edilizia scolastica. “Dall’anno scorso abbiamo stanziato 1 miliardo e mezzo per lavori di abbellimento, nuova edificazione e ristrutturazione - ha affermato - i lavori stanno andando bene. Se molte scuole non sono a norma è perché il 55% degli edifici è stato costruito prima degli anni 70, quando il collaudo formale non era richiesto. Ma ogni anno - ha ribadito ogni scuola ha un controllo e certificazione di sicurezza. Le nostre scuole sono sicure”. Speriamo… LA STRAGE DI BRACCIANTI Specialità ministeriale: correre ai ripari Ora Martina e Poletti promettono interventi straordinari contro il caporalato nei campi braccianti muoiono come mosche? Ci vuole una “cabina di regia”. Basterà? I due ministri renziani, dell’Agricoltura Maurizio Martina e del Lavoro Giuliano Poletti, promettono di stroncare così il caporalato. “Vogliamo passare dalla gestione dell’emergenza - ha dichiarato il ministro Maurizio Martina - a un lavoro stabile, organico e coordinato di azioni costanti contro il caporalato, che va combattuto come la mafia. Abbiamo dato un mandato chiaro alla Cabina di regia della nostra ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’ che entro le prossime due settimane dovrà presentare un piano di misure concrete su tutto il territorio”. Della cabina di regia, presieduta dall’Inps, fanno parte le orga- I nizzazioni sindacali, le organizzazioni professionali agricole, insieme ai rappresentanti dei Ministeri delle Politiche agricole, del Lavoro e dell’Economia e della Conferenza delle Regioni. “Già nelle scorse settimane con il ministero del Lavoro abbiamo rafforzato i controlli -ha detto ancora Martina - un’azione che deve essere quotidiana a tutela della dignità, dei diritti e della sicurezza dei lavoratori”. Meglio tardi che mai… “Vogliamo stroncare il caporalato – ha detto il ministro Poletti - lavorando su tutti gli aspetti dell’illegalità. Abbiamo già sviluppato un’azione di contrasto, la rafforzeremo e la metteremo assieme ad altre questioni da affrontare anche con il ministero degli Interni per quanto riguarda l’immigrazione e con il ministero della Giustizia per la confisca dei beni. Bisogna dare una risposta culturale al fenomeno – ha proseguito Poletti - tenendo conto non solo del danno alle persone ma anche al sistema imprenditoriale. Il piano è complesso e non di breve periodo, laddove ci saranno oneri bisognerà trovare nella legge di stabilità le risorse per fronteggiare la situazione”. Martina è poi tornato a ribadire l’importanza di arrivare a breve a una misura per la confisca dei beni ai caporali, così come avviene per i mafiosi. “C’è un impegno del governo per un atto legislativo importante per la confisca dei beni alle imprese che si macchiano di caporalato lo faremo a breve, lo stiamo studiando con il ministro della giustizia Andrea orlando”, ha detto il titolare dell’Agricoltura al termine dell’incontro. Anche se la confisca dei beni difficilmente coprirà le spese: quelli sequestrati alla mafia, com’è noto, sono gestiti malissimo. Per dare un’idea della fase operativa della questione, tra le proposte emerse l’introduzione della responsabilità in solido per chi sfrutta il lavoro nero in agricoltura e un possibile obbligo di comunicazione preventiva degli operai agricoli a tempo determinato. Non è mancata una riflessione sui voucher in agricoltura, in particolare per cercare di evitare distorsioni di questo strumento. Inoltre è stato ipotizzato anche un trasporto pubblico dei braccianti con il coinvolgimento delle Regioni. Ma la stella polare sarà una: più controlli. Speriamo, davvero, che basti per frenare questa strage che accade nei nostri campi , quasi nel silenzio. R. V. 4 Venerdì 28 agosto 2015 ATTUALITA’ MACEDONIA E SERBIA CHIEDONO MAGGIORI AIUTI, OBAMA TELEFONA ALLA CANCELLIERA PER COMPLIMENTARSI Il Summit di Vienna, Merkel: “La ricca Unione affronti emergenza” I leader dei Balcani e quelli europei, però, si accusano a vicenda sulle responsabilità AUSTRIA di Emma Moriconi La ricca Europa deve affrontare l’emergenza migranti”: lo ha detto Angela Merkel al Summit di Vienna nel quale i vertici dell’Unione Europea hanno incontrato ieri i leader dei Balcani occidentali sul tema dei migranti. “Troveremo il modo di distribuire il carico in modo equo - ha aggiunto - In tutto il mondo il numero di rifugiati non è mai stato così alto dalla seconda guerra mondiale a oggi. Noi in Europa siamo riusciti a vivere insieme in pace e abbiamo anche reso irreversibile il processo di pace nei Balcani occidentali. È nostro dovere fare in modo che la pace ritorni nelle rispettive regioni, ma la nostra storia ci insegna anche che è importante aiutare le persone, le cui vite sono in pericolo, e dare loro protezione”. Sulla stessa linea il cancelliere austriaco Werner Faymann. Secondo i dati della Commissione europea sono venti milioni i rifugiati che avrebbero bisogno di aiuto, e - a quanto si apprende - Bruxelles entro l’anno proporrà un meccanismo permanente con quote per effettuare una ripartizione di richiedenti asilo. Intanto, a quanto riferisce la Casa Bianca, Obama avrebbe telefonato alla cancelliera per complimentarsi con lei per la gestione della vicenda migranti, particolarmente per la scelta di aprire le frontiere ai profughi siriani. In questa giornata si è andata ad incastrare anche “ Decine di morti in un camion Il recupero dei corpi terminerà oggi U la vicenda del furgone in cui sono state rinvenute decine di salme di migranti in Austria, i leader hanno osservato un minuto di silenzio. Ma a quanto riferisce La Presse i Paesi balcanici e quelli europei hanno dato vita a un Summit caratterizzato da vicendevoli accuse circa la responsabilità nei confronti dei migranti che scappano dai conflitti i Siria e in Afghanistan. A quanto pare, dunque, pochi risultati e molte parole, e una grande divisione tra i Paesi che vengono attraversati dalle migliaia di rifugiati, come la Macedonia, la Serbia e l’Un- gheria, e quelli a cui sono diretti, come la Germania, l’Austria e la Svezia. Macedonia e Serbia hanno richiesto maggiori aiuti, il ministro degli esteri serbo Ivica Dacic ha accusato l’Unione Europea di non avere un piano e di aver “fatto pagare ad altri il prezzo” della destabilizzazione in Medioriente, mentre il macedone Nikola Poposki ha parlato di azione comune necessaria. Il nostro ministro degli Esteri Gentiloni ha detto che il Summit ha fatto emergere “una maggiore consapevolezza comune nell’Unione Europea”. RECORD DI PARTENZE VERSO IL REGNO UNITO. È L’EFFETTO DEI GOVERNI MONTI E LETTA… L’Italia si svuota, i “migranti” siamo noi L’ Italia si riempie di immigrati e si svuota di italiani. Ci sono proprio loro tra i più assidui “migranti” diretti verso la Gran Bretagna. Niente barconi, niente Marina di Sua Maestà che va a prenderli in Sicilia e gli paga il trasferimento, poi il vitto e pure l’alloggio, con qualche money pocket per le spesucce quotidiane. Arrivano in aereo, biglietto solo andata e un trolley carico di quelle speranze che il proprio Paese, tutto concentrato su politiche dell’accoglienza ed altre amenità, non gli ha saputo dare. Per la prima volta i nostri connazionali sono al secondo posto tra quelli partiti per il Regno Unito. Rispetto al precedente rilevamento, c’è stato un incremento del 37%. Effetto Monti, o effetto Letta, fate voi. L’effetto Renzi lo vedremo il prossimo anno... Fatto sta che gli italiani sbarcati a Londra e dintorni in cerca di lavoro tra il 2014 ed il 2015 sono stati 57.600 contro i n camion abbandonato in Austria, nei pressi del confine ungherese, celava i resti di decine di migranti che sono probabilmente morti soffocati. A darne notizia il Kronen Zeitung. Del conducente si sono perse le tracce. In Ungheria la situazione intanto diventa sempre più difficile, con migliaia di migranti che continuano ad arrivare: al punto che ha accusato l’Unione Europea di “una vergognosa mancanza di aiuti”. Basti pensare che nel 2015 si parla di oltre 130mila migranti. Al Summit di Vienna Federica Mogherini ha commentato il fatto, a cui è seguito un minuto di silenzio: “Non possiamo continuare così - ha detto - con un minuto di silenzio ogni volta che vediamo la gente morire”. Il numero delle salme non è ancora certo, a quanto riferisce la polizia sarebbero tra le 20 e Emergenza immigrazione: attesi altri 350 a Reggio Calabria I profughi verranno trasferiti in centri di accoglienza secondo il Piano di riparto predisposto dal Ministero dell’Interno on si ferma l’emergenza immigrazione. Una nave con a bordo 350 persone arriverà in queste ore a Reggio Calabria, dove la Prefettura ha fatto sapere che coordinerà direttamente le operazioni di sbarco e di prima assistenza. In seguito i profughi saranno trasferiti forse in strutture di Veneto, Toscana, Umbria e Marche, secondo il Piano di riparto predisposto dal Ministero dell’Interno. E’ questo, in ordine di tempo, l’ultimo capitolo di un dramma apparentemente senza fine. Ieri il terribile ritrovamento di cinquantuno cadaveri in un barcone soccorso al largo della Libia, nel Canale di Sicilia, sul quale viaggiavano oltre 400 migranti, N 42.000 dei 12 mesi precedenti. La statistica è stata desunta dal Daily Telegraph sulla base di quanti si sono registrati ottenendo il “National Insurance number”, l’equivalente del nostro codice fiscale. Sono – siamo – i secondi nella classifica totale. I primi restano i polacchi con 116.000 immigrati, ma in calo rispetto al picco di 220.00 del periodo tra il 2006 e il 2007, quando tutta Europa venne invasa da manodopera proveniente dal Paese, passato in tre lustri dal giogo comunista alle regole di Schengen. Sul podio si trovano anche gli spagnoli, che contano 54.000 cittadini andati a cercare fortuna sull’isola britannica, il 19% in più rispetto ai 46.000 dello scorso anno. Ma hanno perso la seconda piazza, nonostante l’incremento, proprio perché nel frattempo l’Italia ha cominciato a mandare i suoi figli da “mamma” Albione con ben più frequenza. E gli inglesi? Assistono attoniti a quella che per loro è un’invasione. In totale sono 824.000 gli immigrati giunti nel Regno Unito; di questi 629.000 sono dall’Ue. La ricca Ue sostenuta dal sacro euro... Robert Vignola le 50, ignote anche le rispettive nazionalità. La targa del mezzo, a quanto riferisce Budapest, sarebbe ungherese e il titolare sarebbe un cittadino romeno. Il ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl ha commentato la tragedia con queste parole: “Questo è un giorno buio”, e ha fatto appello a “tutta la forza” necessaria oltre che alla “tolleranza zero” contro i trafficanti di esseri umani, questi “devono sapere - ha aggiunto - che non possono sentirsi al sicuro in Austria”, mentre Angela Merkel ha definito il fatto “un ammonimento all’Europa”. Nella serata di ieri l’agenzia Ansa faceva sapere che il camion non era ancora stato aperto dagli inquirenti e che le operazioni di recupero dei corpi sarebbero durate fino alla giornata di oggi. La fonte è il responsabile della polizia di Eisewntadt Peter Doskozil. tratti in salvo da una nave svedese. E sempre ieri, nel corso di una decina di operazioni, circa 3000 persone sono state portate a terra da imbarcazioni coordinate dalla Guardia costiera. I soccorritori hanno anche in questo caso segnalato diversi decessi, alcuni si presume per le inalazioni di monossido di carbonio, altri per malattia. Tra i 218 profughi sbarcati ancora ieri a Catania, anche numerosi bambini, molti dei quali non accompagnati. La notte scorsa, ancora, a Lampedusa sono stati soccorsi 120 migranti a bordo di un gommone: tra loro anche 17 donne, di cui alcune incinte, e alcuni bambini. Situazione analoga anche a Roccella Jonica, dove la Guardia costiera ha tratto in salvo 133 persone. Va avanti inoltre, al Tribunale di Catania, il processo contro gli scafisti ritenuti responsabili della morte, lo scorso 17 agosto, di 49 migranti rimasti intrappolati nella stiva di un barcone. Ieri sono stati ascoltati diversi testimoni, che hanno identificato gli uomini dell’equipaggio e ne hanno specificato i ruoli, raccontando storie di violenze a mani nude e con colpi di cinghia. Racconti simili, purtroppo, anche dai migrati sbarcati a Pozzallo, che hanno raccontato alla polizia di Ragusa di essere stati chiusi nella stiva e di aver in seguito, per riuscire a respirare sfondato la botola che li teneva bloccati all’interno della nave. Cristina Di Giorgi 5 Venerdì 28 agosto 2015 ESTERI LA CORTE EUROPEA HA RESPINTO IL RICORSO DI ADELE PARRILLO Sperimentazione su embrioni: no di Strasburgo La sentenza ha riconosciuto all’Italia un ampio margine di discrezionalità su una questione su cui non c’è consenso internazionale di Stella Spada a Corte dei diritti umani di Strasburgo ha detto no all’utilizzo di embrioni per la ricerca scientifica. La sentenza definitiva, emessa in queste ore, giunge a conclusione del provvedimento avviato da Adele Parrillo, vedova di Stefano Rolla (uno degli italiani rimasti uccisi nella strage di Nassrya), che nel 2011 si era rivolta alla suprema magistratura europea per ottenere l’autorizzazione a donare i propri embrioni congelati alla ricerca. Pratica questa vietata dalla legge 40/2004 sulla procreazione assistita vigente in Italia. Una norma che, ha affermato la Corte, non viola i diritti umani. Nel 2002 la coppia era ricorsa alla fecondazione in vitro ma dopo l’attentato del 2003, nel quale il compagno ha perso la vita, la signora Parrillo non ha voluto procedere all’impianto degli embrioni. Ed ha chiesto appunto di poterli donare “per contribuire a trovare trattamenti per malattie difficili da curare”. Dato che però la normativa del nostro Paese non consente tale possibilità, la donna è ricorsa ai giudici europei. Che non hanno però accolto la sua domanda. Il verdetto, nel dettaglio, ha stabilito che l’articolo 13 della legge 40/2004 che vieta la sperimentazione sugli embrioni, non viola i diritti di Adele Parrillo. La Corte ha quindi riconosciuto all’Italia un ampio margine di manovra L su una questione così delicata su cui non esiste consenso a livello europeo. I giudici affermano inoltre che non è sicuro che il compagno della Parrillo, morto a Nassiriya, avrebbe voluto donare gli embrioni alla scienza. Quanto al diritto alla proprietà invocato dalla ricorrente, nel dispositivo della sentenza si afferma che “non può applicarsi a questo caso, dato che gli embrioni umani non possono essere ridotti a una proprietà come definita dall’articolo 1 protocollo 1 della Convenzione europea dei diritti umani”. I giudici hanno infine precisato, quanto alla questione pro- USA: ENNESIMO EPISODIO DI VIOLENZA DAL MONDO Siria: tregua di due giorni in tre città Dalle cinque di ieri mattina (ora italiana) è entrato in vigore, stando a quanto appreso da fonti di entrambi gli schieramenti, il cessate il fuoco tra esercito siriano e ribelli hezbollah in tre centri abitati del Paese: Zabadani (al confine con il Libano) e due villaggi nella provincia di Idlib, Kefraya e al Foua. Una tregua simile – ricorda la Reuters - era stata raggiunta a metà agosto con la mediazione di Iran e Turchia (in appoggio rispettivamente del governo siriano e dei ribelli) ma era stata di brevissima durata. Le zone al centro del nuovo cessate il fuoco (Zabadani, data la sua vicinanza con Damasco e l’area di Idlib, al confine con la Turchia, teatro dell’avanzata dei ribelli) risultano di notevole importanza strategica. Cina: dodici arresti per le esplosioni a Tianjin La polizia cinese ha arrestato dodici persone nell’ambito delle indagini sulle esplosioni a Tianjin dello scorso 12 agosto. Nell’incidente, che ha devastato l’area del porto della cittadina, sono rimaste uccise 139 persone. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua (Nuova Cina), che cita fonti interne al Ministero della Sicurezza pubblica, tra gli arrestati ci sono anche il direttore generale, il vicepresidente e tre vicedirettori dello stabilimento di prodotti chimici all’interno del quale si è verificato lo scoppio (l’accusa per loro è di stoccaggio illegale di materiali pericolosi). cedurale relativa alla necessità di sollevare la questione interna di costituzionalità prima di ricorrere alla Corte europea, che tale tentativo costituisce una scelta non obbligatoria da parte del ricorrente. Secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, i giudici di Strasburgo hanno “riconosciuto la ragionevolezza del margine di azione della nostra legge in questo ambito. Sullo stesso argomento, cioè il divieto di distruggere embrioni per fini di ricerca scientifica aspettiamo un pronunciamento definitivo della Corte Costituzionale nei prossimi mesi, che riguar- derà, in generale, la legittimità o meno di tale divieto rispetto alla nostra Carta Costituzionale”. Ed anche i legali della signora Parrillo, dopo aver espresso delusione per la decisione della Corte europea, hanno dichiarato di attendere la sentenza della Consulta italiana. “Sarà interessante – ha detto in proposito l’avvocato Nicolò Paoletti – vedere quale sarà il rapporto di questa sentenza con la decisione della Consulta, che era stata rinviata nel 2014 proprio in attesa di Strasburgo. Un margine di manovra è riconosciuto alla Consulta italiana, che forse potrebbe ancora decidere in maniera diversa”. Un commento alla sentenza di ieri è poi arrivato anche da Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, secondo la quale “la Corte di Strasburgo non ha bocciato la ricerca sugli embrioni in Italia, ma ha affermato che il divieto di donare embrioni alla ricerca non lede il diritto di Adele Parrillo. Ciò potrebbe anche lasciare intendere – ha puntualizzato all’Ansa - che la lesione non viola i suoi diritti personali ma quelli dei malati e dei ricercatori”. Ed ha poi aggiunto che “se il governo vuole intervenire, lo deve fare urgentemente. A questo scopo abbiamo promosso un appello per la libertà di ricerca sugli embrioni, affinché la si smetta di dover importare embrioni dall’Australia, Svezia, USA, UK mentre gli embrioni italiani non possono essere toccati”. I proprietari della “Rui Hai International Logistics” erano stati mostrati in televisione mentre confessavano di aver usato contatti con il governo per ottenere permessi di sicurezza che altrimenti non sarebbero stati loro concessi. Indagati per abuso d’ufficio e negligenza anche undici amministratori locali. Sudan: firmato accordo di pace tra ribelli e governo Il presidente del Sud Sudan (lo Stato più giovane del mondo, staccatosi dal Sudan nel 2011) Salva Kiir ha firmato, pur esprimendo riserve sul suo contenuto, un accordo di pace con i ribelli guidati dall’ex vicepresidente Riek Machar. Alla firma del documento hanno assistito i leader di Kenya, Uganda ed Etiopia, che avevano partecipato ai negoziati collaborando come mediatori. Dovrebbe dunque così essere terminata la sanguinosa guerra civile che sta devastando il Paese da quasi due anni (dall’inizio del conflitto, nel 2013, i morti sono stati migliaia e più di due milioni di persone sono state costrette alla fuga). L’intesa, che era già stata firmata la settimana scorsa in Etiopia dai ribelli – prevede il cessate il fuoco permanente entro 72 ore e il ritiro entro 45 giorni delle truppe ugandesi schierate a fianco di quelle fedeli a Kiir. Inoltre, entro 90 giorni dovrà essere costituito un governo di coalizione. Le Nazioni Unite avevano minacciato l’imposizione di sanzioni nel caso in cui non fosse stato trovato un accordo. Ancora sangue per le strade Un uomo armato ferisce tre donne e spara alla polizia: due vittime e due feriti gravi iornata di sangue negli Stati Uniti. Dopo l’omicidio, in diretta tv, di due giornalisti in Virginia, un grave episodio di violenza si è verificato anche a Sunset. Nella cittadina della Louisiana il trentacinquenne Harrison Lee Riley, sembra in seguito ad una lite domestica scoppiata per motivi ancora sconosciuti, ha accoltellato la moglie e altre due donne: una di loro (Shameka Johnson, di 40 anni) è morta e l’altra è ricoverata in gravissime condizioni. Subito dopo Reiley ha tentato la fuga. Inseguito dagli agenti, ha perso il controllo dell’auto ed è finito contro il muro del supermarket di una stazione di servizio. Quindi si è asserragliato all’interno dell’edificio, che è stato immediatamente circondato dalle forze dell’ordine. Ne è seguito uno scontro a fuoco, nel corso del quale è rimasto ucciso l’agente Henry Nelson (51 anni). Al diffondersi della notizia, sono apparse quasi subito in rete alcune immagini del supermarket in cui l’uomo si era asserragliato. Alcuni testimoni inoltre, stando a quanto riportato dalle agenzie di stampa, avevano de- G scritto il killer parlandone come di un “uomo armato vestito da Rambo”. In un primo momento si pensava che all’interno del locale – che ha anche preso fuoco – fossero trattenuti degli ostaggi. La polizia ha però smentito la notizia, dichiarando che tutte le persone che al momento dell’incidente si trovavano all’interno del negozio (il proprietario e due clienti) erano riuscite a fuggire e che quindi il killer era solo.“Non sappiamo cosa può succedere – aveva dichiarato un rappresentante delle forze dell’ordine – ma di certo non abbiamo intenzione di stare qui tutta la notte supplicandolo di uscire”. La resistenza dell’uomo è comunque durata poco: sono infatti intervenute, per arrestarlo, le squadre Swat, dotate di armamenti e mezzi blindati. E sono riuscite nell’intento grazie all’uso di gas lacrimogeni. Il bilancio finale di quanto accaduto resta molto pesante: due morti (tra cui un poliziotto) e due feriti gravi. Il tutto è avvenuto mentre Barack obama, in un’intervista, commentava l’uccisione dei reporter in Virginia spiegando come la massiccia diffusione di armi da fuoco negli USA stia causando più vittime degli attacchi terroristici. Cristina Di Giorgi 6 Venerdì 28 agosto 2015 SToRIA IL PARTITO SOCIALISTA SI SCHIERA PER IL NEUTRALISMO ASSOLUTO, L’AVANTI TITOLA “ABBASSO LA GUERRA!” Mussolini e il conflitto mondiale: il grande travaglio interiore “Dopo l’inizio dell’avanzata tedesca con l’invasione del Belgio, lo stesso quotidiano stampava giudizi asprissimi contro la brutalità dell’orda teutonica” di Emma Moriconi opo la “settimana rossa” di cui abbiamo riferito nella scorsa puntata, il 14 giugno 1914 arrivano le elezioni amministrative. Il giorno successivo Mussolini scrive: “Il Barbarossa socialista ha già issato il suo gonfalone vermiglio a palazzo Marino”. Benito viene eletto consigliere della maggioranza socialista, come sindaco viene nominato Caldara. Nel periodo successivo, mentre continua la bagarre sul post “settimana rossa” e sulla presa di posizione di Mussolini, assunta come abbiamo visto con l’articolo “Tregua d’armi”, il principe ereditario d’Austria Francesco Ferdinando viene assassinato a Sarajevo. È la scintilla della Grande Guerra. Per L’Avanti! Della questione si occupa il capo redattore Guarino, nel frattempo Luigi Cadorna subentra a Pollio, morto improvvisamente, come capo di stato maggiore dell’esercito. Mussolini a luglio su Utopia, però, pubblica la sua traduzione di “Nuove tendenze nel movimento operaio inglese” di Augusto Mai, fa un’analisi storica della “settimana rossa” spiegando che “non è ancora la giornata storica che ho auspicato da gran tempo, fra lo stupidissimo tremore del riformismo avvocatesco e parlamentare, ma è un avvenimento a carattere decisamente rivoluzionario”, sottolinea come si tratti di un avvenimento che “non ha precedenti in Italia” perché “le rivolte del ‘98 ebbero cause e svolgimento diversi; furono più sanguinose e meno politiche, cioè meno sovversive”. In questo periodo Nenni è in D carcere, Benito gli scrive: “Tu non hai bisogno di conforti, come non ne avevi bisogno quando abbiamo fatto un po’ di apprendisaggio carcerario insieme. Se ripenso a quei giorni, sento un po’ di nostalgia! Del resto io credo che non sarai condannato. Io sono ottimista. Se potrò giovarti in qualche cosa, scrivimi. Coraggio! Spero di salutarti libero, se la giustizia non è veramente diventata un’ironia”. Quando la guerra diventa una certezza, Mussolini prende posizione contro il conflitto, come il suo partito. Però la sua posizione è già antiaustriaca e antitedesca, sin dalle prime battute della guerra: “Tenne a rilevare subito - scrivono Pini e Susmel - come la neutralità italiana si risolvesse in un vantaggio non indifferente per la Triplice intesa, e diede a tutto il giornale - dai suoi articoli, ai titoli, ai disegni di Scalarini - intonazione avversa agli aggressori e di appoggio al Belgio invaso, con un linguaggio acceso nel quale il termine neutralità significava aiuto e complicità negati agli Imperi centrali, aiuto indiretto e simpatia offerti ai loro avversari. Riaffioravano in lui ‘momenti’ patriottici già emersi a tratti durante la sua prima giovinezza”. Di questo periodo scrive Antonio Beltramelli: “Il Partito Socialista Italiano si chiude nella formula suicida della più assoluta neutralità e agisce di conseguenza, bestialmente, senza considerare il tremendo avvenimento nelle sue estreme conseguenze. In una guerra di nazioni e di razze, ancora le nazioni e le razze si debbono negare. L’Internazionale non è decaduta tuttavia per gli spiriti fossilizzati del Partito. Risorgerà Mussolini nel 1914 più viva dopo la guerra. [...]Benito Mussolini si raccoglie nel freddo tempio della sua ragione; calcola il pro e il contro; il suo intuito politico lo avverte sin dai primi giorni che l’Italia non può rimanere impassibile in tanta guerra se non a costo di diminuirsi fatalmente; di essere facile preda di quel gruppo di Nazioni che riuscirà vincitore”. Beltramelli valuta questo come “il suo più grande dramma interiore”, perché “una risoluzione eroica appare allo spirito di lui, si disegna, si delimita, lo scuote, lo tiene e lo costringe al suo dominio. L’Italia non può restare neutrale. Deve uscire dal crepuscolo e affermarsi. O tutto o nulla. Egli, pur restando intimamente socialista, non vede quale profitto possa trarre il socialismo dalla neutralità. Anzi il danno e le beffe”. Nonostante il suo animo sia combattuto, sull’Avanti! titola “Abbasso la guerra!”, secondo il quale lo slogan sarebbe dovuto essere “né un uomo né un soldo”, neutralità assoluta insomma. Ma in termini internazionali il socialismo va in tutt’altra direzione. Scrive Rino Alessi: “L’internazionalismo socialista, che prima del conflitto aveva più volte solennemente affermato che in caso di belligeranza sarebbe risolutamente intervenuto sino alla proclamazione di uno sciopero generale di solidarietà tra i popoli minacciati, aveva invece rapidamente ripiegato su singole posizioni patriottiche: i socialisti tedeschi avrebbero solidarizzato con il loro Governo e così quelli francese, belga e britannico. La tesi della ‘difesa nazionale’ aveva trionfato sul principio di una neutralità assoluta quale era stata affermata da Mussolini sulle colonne dell’Avanti!”. Ma anche le vicende belliche non possono certo lasciare indifferenti, e quando si scrive parlando di Mussolini come di un “incoerente” non si afferma la verità. No, perché se la neutralità può essere certamente un valore se pensiamo agli orrori della guerra in termini generali, di fronte al terrore che suscitano certe azioni tedesche in Belgio, per esempio, non si può rimanere indifferenti. A quel punto la neutralità diventa viltà. A quel punto bisogna prendere posizione, opporsi con le armi allo scempio, fermare i distruttori. Non si può restare a guardare in nome di una neutralità che, in un conflitto di quelle proporzioni, non ha ragione di esistere. In merito ancora Alessi scrive: “Dopo l’inizio dell’avanzata tedesca con l’invasione del Belgio, lo stesso Avanti!, pur restando faticosamente aggrappato al principio della neutralità assoluta, stampava, a caratteri di scatola, giudizi asprissimi contro la brutalità dell’ ‘orda teutonica’ scatenata su tutta Europa e la ‘sfida germanica’ contro latini, francesi, anglosassoni e russi esaltando infine l’eroica resistenza dei belgi”. FILIPPO CORRIDONI DAL CARCERE SI PRONUNCIA A FAVORE DELL’INTERVENTO, L’ANIMO DI BENITO SI PREDISPONE VERSO UNA LENTA EVOLUZIONE Una “profonda crisi di convinzioni” Intanto i socialisti tedeschi, francesi e belgi convergono verso le rispettive bandiere nazionali lettori che ci seguono nel percorso domenicale dedicato alla Grande Guerra ricorderanno che delle bestialità commesse dai tedeschi in Belgio abbiamo parlato a lungo, quindi su questo tema non è necessario approfondire in questa sede. Piuttosto, abbiamo parlato nei giorni scorsi di Filippo Corridoni, che in questo periodo, lo abbiamo detto, è in carcere. E dal carcere si pronuncia per l’intervento al fianco della Francia, a rischio dopo l’occupazione del Belgio. Quando esce dal carcere ribadisce il suo pensiero: “La neutralità è dei castrati. Noi che castrati non siamo e non vogliamo I diventare ci sentiamo per la battaglia. La neutralità è voluta dal Governo italiano per aiutare l’Austria”. Vediamo cosa scrivono Pini e Susmel di Benito: “Certo, in Mussolini, fin dall’agosto, si verificò una rottura dell’equilibrio di idee precostituito, e cominciò una profonda crisi di convinzioni, davanti al problema pratico che si presentava: trascinare le masse fedeli lungo l’itinerario della proprio evoluzione di idee, o compiere un netto distacco dal passato, anticipare e procedere da solo verso intuite vie nuove, senza preoccuparsi dei seguaci? Certo il dilemma non si pose subito in questi termini perentori, perché la sua stessa evoluzione si svolse in tempi successivi, con un ritorno di fiamma al neutralismo e varie travagliate contraddizioni. Fu un’evoluzione laboriosa e drammatica, che implicò un distacco dal passato e che risulta ancor più evidente attraverso le sue lettere private di quell’estate 1914 che non attraverso articoli destinati al pubblico. Evoluzione lenta che solo esteriormente parve conversione improvvisa e come tale giustificò la reazione dei compagni ignari”. Torniamo a Beltramelli: “Il proletariato tedesco e il proletariato fran- cese - scrive - hanno dato l’esempio. Le mezze misure non hanno mai valso a grandi destini. Egli non può, non sa, non vuole rassegnarsi a una costante miseria spirituale. oltre ogni constatazione di ordine politico (e tutte militano a favore della decisione che si è concretata in lui!) bisogna ricondurre il popolo al senso eroico della vita. Conviene svegliarlo, scuoterlo, ringiovanirlo [...]. Presa e ristabilita saldamente la sua decisione Benito Mussolini si appresta a porla in atto e a vivere il suo dramma”. [email protected] 7 Venerdì 28 agosto 2015 ECoNoMIA SONO LA VALLE D’AOSTA E IL TRENTINO ALTO ADIGE LE REGIONI PIÙ SPENDACCIONE D’ITALIA Politica, ma quanto mi costi? La spesa dei nostri rappresentanti locali ammonta a 1,4 miliardi, circa 23 euro all’anno per ogni singolo cittadino di Marco Zappa olitica, ma quanto mi costi? Sono la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige, con 143,4 euro e 63,5 per abitante, le Regioni che spendono di più per fronteggiare il ruolo dei rappresentanti politici locali. In vetta alla “speciale” classifica si trovano dunque due Regioni e Province autonome che, in quanto tali, offrono più servizi. In fondo alla classifica ci sono in vece il Lazio (12,8 pro capite) e la Lombardia, che per il 2014 ha speso 12,9 euro per cittadino. A imbarazzare, la somma di identità, rimborsi e pagamenti vari effettuati dalle rispettive Tesorerie nelle tasche dei politici locali: 1,4 miliardi. Tanto costano a fine anno gli eletti o nominati in Regioni, Comuni, Province, Comunità Montane, Parchi. E pensare che questo non è il “prezzo” totale del personale di questa macchina così esosa. Perché qui non si parla di Parlamento, non ci sono dunque le spese di Camera e Senato. Quel miliardo e mezzo rappresenta lo stipendio della “truppa” del territorio. Lo scorso anno qualsiasi normale cittadino ha versato 23 euro per pagare il loro stipendio. Nello studio dell’Istituto Demoskopika, che P ha rielaborato i dati contenuti nel sistema informativo Siope per il 2009, 2014 e 2015, sono state analizzate alcune categorie di spesa e di voci contabili quali indennità, compensi e rimborsi per il funzionamento degli organi istituzio- nali. E ancora: acquisto di beni e servizi per le “quote” di rappresentanza. Non sta a noi stabilire se un miliardo e mezzo di euro l’anno destinati ai rappresentanti politici del territorio siano tanti o pochi. La cosa certa è che il costo delle nostre istituzioni è di gran lunga superiore a quello degli altri grandi Paesi Ue. Per mantenere il Parlamento, si spende infatti il doppio rispetto a Francia e Inghilterra. Meglio tralasciare il Quirinale che Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio secondo le ultime ricerche vanterebbe più dipendenti di Buckingham Palace, dell’Eliseo e della presidenza tedesca. Mentre l’Italia muore di tasse, i costi della politica territoriale ammontano a 1,4 miliardi. E io pago! 8 Venerdì 28 agosto 2015 DA RoMA E DAL LAZIo IL CLAN SULLA BOCCA DI TUTTI SUBISCE UN COLPO ECCELLENTE Casamonica, adesso scattano le manette Arrestato Salvatore, accusato di estorsione ai danni di un pub. La vicenda risale a maggio, ieri l’arresto da parte della polizia di Gustavo Lidis l tempismo è sicuramente provvidenziale per restituire alle istituzioni l’immagine di chi l’illegalità non la subisce. È pur vero che è un tempismo capace di sortire sospetti, dopo che Roma si è dovuta leccare le ferite per quel funerale show e anche per i comportamenti del “clan” nei giorni seguenti, con il protagonismo che ha lasciato presto lo spazio agli insulti e alle minacce per i giornalisti. Fatto sta che ieri, mentre i ministri si recavano ad una seduta di Palazzo Chigi che avrebbe deciso le sorti di Roma Capitale, le agenzie hanno cominciato a battere una di quelle notizie che, per importanza, vengono contrassegnate da tante crocette prima e dopo il titolo, rigorosamente tutto in maiuscolo. È una storia di racket, come per la verità ce ne sono sin troppe in quest’Italia. Ma la fresca memoria di quelle immagini con l’elicottero e i petali di rosa, la carrozza coi cavalli irlandese e gli inni al “re di Roma” hanno moltiplicato il peso della notizia: ad essere arrestato è stato un Casamonica, anzi Salvatore Casamonica, considerato da più parti l’erede di Vittorio. Ad arrestarlo è stata la polizia, ritenendolo responsabile di tentata estorsione. Non è per una storia recentissima. Secondo le accuse l’uomo aveva I cercato, lo scorso maggio, di estorcere 500 euro a settimana al gestore di un pub nel quartiere zona Tuscolano, garantendogli una sorta di “protezione” e facendogli presente che, in caso di diniego, lui o il locale avrebbero potuto subire incidenti. Il titolare del pub, però, non si è lasciato intimidire né in occasione della prima richiesta né quando, poco dopo, Salvatore Casamonica è tornato nel locale in compagnia di un complice ribadendo le stesse richieste. Un amico del titolare della birreria è intervenuto per difenderlo, ma e è stato malmenato ed ha riportato lesioni guaribili in dieci giorni salvo complicazioni. Le indagini, condotte dalla Polizia di Stato e coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno determinato, da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, l’emissione della misura restrittiva della libertà personale eseguita poi ieri dagli agenti del commissariato Tuscolano e della Squadra Mobile. Tutto questo, mentre la questura di Roma si preoccupa anche di tenere aggiornato il conto degli arresti nel noto clan: sono 82 le persone ritenute appartenenti alla banda dei Casamonica e soggette a controlli “in quanto destinatari della misura della sorveglianza speciale, misure cautelari o alternative”. Di questi, dodici sono sottoposti alla Sorveglianza Speciale e due anche con l’obbligo di soggiorno. Sempre la questura ricorda che nei confronti del clan Casamonica negli ultimi anni sono stati eseguiti “62 provvedimenti cautelari e il sequestro di oltre 3 milioni di euro in beni mobili e immobili”. REGIONE LAZIO: FORZA ITALIA SI SCHIERA Dipendenti gara Cup, pressing su Zingaretti C ontinua a tenere banco il caso relativo all’acquisto del servizio Cup (Centro unico prenotazioni) delle Asl laziali. Quello revocato dal presidente della Regione Nicola Zingaretti lo scorso dicembre perché in odore di Mafia Capitale salvo poi essere ribandito a giugno. Una gara che è costata la poltrona al capo di gabinetto di Zingaretti (con la giunta di centrosinistra abilissima nel non pubblicizzare il bando), Maurizio Venafro, sul quale il presidente è chiamato a fare chiarezza. Uno “scherzetto” da 58 milioni di euro, con Elisabetta Longo (direttore della centrale acquisti della Regione Lazio, in- dagata con la collega Giovanna Agostinelli per false dichiarazioni ai pm nell’ambito della prima inchiesta) firmataria della nuova determina. Un vero e proprio giallo che imbarazza l’intera amministrazione regionale, sollevato dal vicepresidente del Consiglio Regionale, Francesco Storace (leader de La De- stra), in un’editoriale sul Giornale d’Italia. Che ha chiesto (senza mai ottenerle) risposte concrete al dominus della Regione. Un’asta importantissima alla quale sono entrate pure le Asl di Viterbo e Roma G. Alla quale hanno preso parte quindi 17 (e non più 15) aziende, fissata inizialmente a 61 milioni con il costo dell’appalto poi incredibilmente diminuito. Dopo La Destra, adesso pure Forza Italia chiede immediati chiarimenti a Zingaretti. E lo fa tramite il consigliere regionale Giuseppe Simeone, che non può fare altro che “condividere le perplessità e le preoccupazioni sollevate in queste ultime settimane anche dai sindacati”. Dubbi che hanno portato l’onorevole azzurro a presentare un’interrogazione urgente al presidente della Regione Lazio, invitato a fornire “chiarimenti urgenti nel merito e soprattutto a dare garanzie ai lavoratori”. Un testo, quello del bando, certamente poco chiaro. Che prevede peraltro il riassorbimento di quest’ultimi. Ma come spiega Simeone, per il momento “Zingaretti preferisce nascondersi” anziché affrontare oltre 2.000 lavoratori che rischiano il posto. Tempi duri per il presidente della Regione, che ha preferito rifugiarsi in vacanza e prendere fiato ad inizio di agosto. Sfuggendo a quegli interrogativi posti da Storace e da chi, come lui, altro non chiedeva che chiarezza. Tant’è, adesso il tempo per lui è scaduto. Il caso urge trasparenza. Marcello Calvo L’OPERAZIONE IERI ALLA STAZIONE FARNETO Sgomberato il centro sociale di destra Area 19 Non temete, il nostro disperato amore prevarrà”. Questa scritta campeggia su uno dei muri dell’ex stazione ferroviaria Farneto di via Monti della Farnesina. Una struttura che era stata costruita in occasione dei Mondiali di Italia ‘90 e che, come troppo spesso accade nel nostro Paese, dopo un breve utilizzo era stata abbandonata all’incuria e al degrado. Fino a che, nel 2008, non è stata occupata da Casapund, che l’ha trasformata in “Area 19. Postazione nemica”, come si “ legge sulla porta di accesso. Nemica di una mentalità che sembra però almeno in queste ore prevalere. Alle 11.30 circa di ieri, infatti, la “Stazione Farneto” è stata sgomberata dalla polizia. “Nessuna presenza è stata rilevata all’interno – si legge nelle agenzie che hanno dato notizia del fatto – e sono in atto le operazioni per la riconsegna dell’area. Tale intervento rientra nel più ampio progetto di legalità della Questura di Roma, condiviso con la Prefettura e messo a punto anche in pre- visione del prossimo Giubileo, riguardante lo sgombero di luoghi a vario titolo abusivamente occupati”. Programma condivisibile se solo riguardasse, oltre ai luoghi riqualificati dalle associazioni di destra (che hanno sempre realizzato le loro attività alla luce del sole ed in modo più che riconoscibile) anche le occupazioni abusive di sinistra. I centri sociali però raramente vengono toccati, nonostante il sospetto di molti che le attività che vi si svolgono oltrepassino in vari modi il confine della legalità. Se poi a tutto questo si aggiunge il fatto che a Roma di “luoghi a vario titolo abusivamente occupati” ce n’è un’infinità, campi nomadi compresi, lascia quantomeno perplessi che si sia deciso di cominciare da uno dei pochi casi di riconversione effettivamente riuscito dall’inutile e abbandonato all’utile e condiviso. Se dunque la scala di priorità di chi deve – o dovrebbe – far rispettare la legalità è questa, non resta che rispondere, insieme ai ragazzi di CPI e a tutti quelli che si riconoscono in un certo modo di pensare ed agire, che “il nostro disperato amore prevarrà”. Cristina Di Giorgi 9 Venerdì 28 agosto 2015 DALL’ITALIA SESSO, IMMIGRATI NUDI, FURTI E GERARCHIE: ECCO COSA SUCCEDE NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA Stupidario dell’accoglienza Nel padovano sei nigeriane si prostituiscono in cambio dei voucher che vengono assegnati a ogni straniero. E nel Cremonese si scopre una rete di extracomunitari ‘boss’ esso, furti, gerarchie. All’interno dei centri di accoglienza se ne vedono davvero di tutti i colori. E quanto avviene nel Padovano e nel Cremonese fa emergere, per l’ennesima volta, quanto l’Italia sia incapace di gestire l’emergenza immigrazione. Stranieri lasciati allo sbando e donne che, pur di aumentare il loro budget si prostituiscono. E lo fanno proprio all’interno del centro all’ex caserma Prandina di Padova (nella foto di ‘Padova Oggi’). Qui, stando a quanto racconta “Il mattino di Padova”, alcune delle extracomunitarie si sarebbero prostituite accettando come pa- S gamento i voucher a cui i richiedenti asilo hanno diritto e che ammontano a 2 euro e 50 centesimi al giorno. Il denaro consegnato loro una volta a settimana (vengono consegnati infatti in maniera cumulativa) ovviamente finisce per soddisfare i vizi degli ospiti: cibo e vestiti vengono già forniti nell’ambito del programma di accoglienza. E quindi gli uomini avrebbero deciso di ottenere prestazioni sessuali. Le donne, a loro volta, grazie a quei “lavoretti”, sarebbero andate ad incrementare il budget a loro disposizione. Una situazione che, tuttavia, è giunta alle orecchie di chi ge- stisce la struttura. In realtà oltre alle voci ad insospettire era anche il fatto che alcuni extracomunitari rimanevano senza soldi in tempi record. Trapelata la notizia la Prefettura, che gestisce la struttura in cui si contano 320 “ospiti”, ha deciso di trasferire le sei nigeriane al centro del “traffico”. Ma il fenomeno sembra più diffuso: anche molte donne accompagnate dai rispettivi mariti, pur di riuscire a mettere da parte qualche soldo per poter lasciare l’Italia, sarebbero infatti state coinvolte nello scambio “sesso per voucher”. Ed è proprio il fatto di avere un coniuge infatti a permettere alle donne di poter convivere con gli uomini. Situazione che altrimenti si cerca di scongiurare per evitare situazioni di promiscuità. Non sempre però ciò è possibile: con tutte le strutture al collasso ormai i nuovi arrivi vengono ‘inviati’ dove possibile, siano essi donne o uomini fa poco differenza. Ed ecco il bordello di Stato, di cui i contribuenti italiani pagano affitto e prestazioni. Qui, sorge un altro problema, non di piccola portata: alle gravidanze indesiderate ci penserà lo ius soli? Non solo sesso. Anche nel Cremonese, in particolare a Chieve, emerge uno spaccato scioccante: furti gerarchie e anche immigrati nudi che disturbano la quiete delle famiglie. I problemi, come racconta ‘Il Giorno’ nella struttura (una palazzina) gestita dalla società Garbata accoglienza, sono iniziati fin dall’arrivo dei 43 immigrati quando sono spariti due cellulari. Gli stranieri, sospettati, si sono difesi, offendendosi e arrivando addirittura ad inscenare uno sciopero della fame. Dopo l’intervento dei carabinieri i telefoni sono ricomparsi proprio vicino al caseggiato che li ospita (sarà un caso?). Militari intervenuti anche in seguito all’allarme di una famiglia locale residente nell’unico appartamento venduto del complesso (dove sono stati ‘inviati’ gli stranieri in seguito ad un accordo con i proprietari della palazzina) che si è vista un migrante nudo davanti alla porta. In questo caso è scattata una denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Due episodi, comunque, che hanno messo in luce una situazione ben più grave: all’interno del gruppo di stranieri ospitati a Chieve si è sviluppata una gerarchia con a capo quattro ‘boss’. Chi si ribella viene picchiato: è successo ad esempio ad uno straniero che ha riportato alcune ferite al volto. Sentito dai carabinieri, non aveva voluto sporgere denuncia e insisteva nel dichia- rare di essersi ferito perché caduto dal letto. Anche in questo caso (proprio come per le nigeriane) i ‘boss’ sono stati allontanati e trasferiti presso una struttura della Caritas di Crema. Spariti anche altri otto extracomunitari che pare siano fuggiti. Di certo non si può dire che nei centri vige l’ordine e il controllo. Ma agli extracomunitari evidentemente va bene così, e forse anche a chi sta al Governo. Barbara Fruch VICENZA Allarme Tbc, rifugiato rischia l’espulsione otrebbe mettere a rischio la salute di chiunque entri in contatto con lui. Per questo una profugo nigeriano di 29 anni potrebbe essere espulso dall’Italia. Affetto da tubercolosi (in sigla Tbc), al momento lo straniero, profugo dal 2013, si trova ricoverato nel reparto di malattia infettive dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, da dover però potrebbe essere dimesso. Ed è proprio questo a preoccupare: siccome non ha una casa e vive di espedienti, i medici temono che una volta tornato in strada possa smettere di curarsi, contagiando altre persone. Nonostante una condanna per spaccio e diverse denunce, tra cui due per resistenza a pubblico ufficiale, in nigeriano arrivato in Italia dalla Libia nel 2011, poco P dopo la caduta di Gheddafi, nel 2013 ha ottenuto lo status di rifugiato. Da allora è un senza tetto, con una vita precaria e si è rivolto ai medici solo quando la malattia si è aggravata. È stato infatti ricoverato i primi di luglio, quando i sintomi erano già piuttosto evidenti. Ora però la cura in ospedale sta per terminare, ma dovrebbe essere continuata fuori per alcuni mesi (altrimenti si rischia un ritorno della malattia). La Caritas diocesana si è offerta di accoglierlo e controllare che continui il trattamento anti-tbc, ma lui si è rifiutato di entrare nella comunità. Soluzione per scongiurare il rischio di un’epidemia? Potrebbe lasciare l’Italia. Sulla situazione comunque sarà la Prefettura di Vicenza a decidere. STRANIERI IN HOTEL E ITALIANI COSTRETTI A VIVERE IN STRADA Disoccupato e invalido, ma senza casa: “Aiutatemi” Marco Ballerini, 61enne di Legnano (Milano) tra pochi giorni dovrà abbandonare l’abitazione dove vive: “Non voglio tornare a dormire in auto. Spero che il Comune mi possa dare una mano” mmigrati ospitati in hotel e italiani, disoccupati e invalidi, che non hanno un tetto sopra la testa. o se lo hanno, rischiano di rimanere per strada da un giorno all’altro. L’ennesima denuncia arriva da Legnano, in provincia di Milano. A raccontare la sua storia in un’intervista a Christian Sormani de ‘Il Giorno’ è Marco Ballerini, 61enne che ha perso il lavoro nel 2013. Come se non bastasse all’uomo è stata diagnosticata la spondilite anchilosante, una malattia debilitante al collo che lo ha reso invalido al 50%. Il legnanese, al momento vive in un’abitazione di Busto che condivide con un’altra persona, ma tra pochi giorni, il 31 agosto, la dovrà abbandonare. E il suo timore è quello di dover ritornare in strada. I «Non voglio tornare a dormire in auto – si sfoga – per favore aiutatemi. Spero che il comune di Legnano mi possa dare una mano». Il 61enne infatti è già stato costretto a dormire nella sua auto, lo ha fatto per ben otto mesi all’inizio del 2014, subito dopo aver perso la sua occupazione. «Di notte avevo paura. Al mattino usavo una fontana dove sciacquarmi e andavo alla mensa dei poveri, poco distante – spiega – La mia malattia debilitante al collo è però proseguita, interessando anche bacino e vertebre». Ad aiutarlo, per un periodo, è stata la Croce Rossa di Busto Arsizio, che oltre a donagli dei pacchi con cibo e alcune cose per sopravvivere, era riuscita anche a trovargli una sistemazione: proprio quell’appartamento gestito da una onlus, dove è entrato il 18 settembre del 2014. «In questi mesi ho ricevuto un piccolo contributo da parte dei Servizi sociali di Legnano che hanno contribuito a pagarmi la retta del soggiorno e a darmi dei soldi per il cibo» continua Ballerini che spiega però come ora deve abbandonare quella struttura «per un cambio nel regolamento che prevede spazio solo per residenti e ultrasessantacinquenni». Di qui la richiesta al comune di Legnano per un alloggio popolare, che però pare tutt’altro che semplice dati i requisiti previsti. «Non ho soldi e non ho ancora una pensione – afferma – Inoltre la mia invalidità è stata dichiarata dall’Inps del 50%, nonostante io non possa muovermi. Chiedo umilmente un alloggio all’Amministrazione, possibilmente non in condivisione visti i miei problemi fisici». Poi l’amara conclusione in cui l’uomo fa riferimento proprio agli stranieri, immigrati che vengono ospitati a spese dello Stato. «Vedo che ci sono molte associazioni attive sul territorio nei confronti degli stranieri – conclude il 61enne – Io sono italianissimo, sono nato qui, pago le tasse da sempre qui, ma un posto per me è quasi impossibile da trovare». Un grido di aiuto che, senza voler sollevare polemiche, risuona in un momento di crisi per l’Intero Paese. B.F. 10 Venerdì 28 agosto 2015 DALL’ITALIA RAPINA FINISCE IN TRAGEDIA A BIANCAVILLA, NEL CATANESE “Vi ho riconosciuti”: ucciso da due banditi Alfio Longo, pensionato, è stato bastonato da due uomini che hanno fatto irruzione nella sua villa. Illesa la moglie che ha dato l’allarme a scoperto due malviventi nella sua villa, ha tentato di affrontarli ed è stato ucciso con una bastonata in testa. L’ennesima rapina finita in tragedia è accaduta l’altra notte a Biancavilla, nel Catanese. Vittima un uomo di 67 anni, Alfio Longo, elettricista in pensione, che si trovava a letto con la moglie, Enza Ingrassia, quando i due malviventi, col volto coperto, pare italiani, hanno fatto irruzione nella piccola costruzione a due piani. Dopo aver svegliato la coppia, che vive da sola, i banditi li hanno minacciati con l’intento di sapere dove si trovavano soldi e oggetti preziosi. Alle minacce, sono seguite le percosse, i due coniugi sono stati legati e messi in due stanze separate. Quando la donna è riuscita a liberarsi ha trovato il corpo del marito senza vita e ha dato l’allarme. Pare che l’uomo sia stato ucciso a bastonate dopo che ha tentato di ribellarsi dicendo ai due di averli riconosciuti. “Vi ho riconosciuti, vi conviene andare via: vi ho riconosciuti...” avrebbe detto secondo quanto riferito dalla moglie ai carabinieri del reparto operativo di Catania e della compagnia di Paternò, che stanno verificando se davvero cono- H scesse gli aggressori o se fosse stata una minaccia per farli desistere e convincerli ad andare via. Il bottino dell’assalto, come trapelato, è stato di poche centinaia di euro e due anelli, tra cui la fede nuziale della vittima. “È stata una scena orribile, la moglie ha chiesto aiuto e noi siamo entrati nella villetta e abbiamo visto il corpo sul letto – ha raccontato Giuseppe Amato, uno dei tre vicini che è entrato nella villetta di Alfio Longo allertato di Enza Ingrassia – Lei piangeva e parlava di una rapina. Abbiamo chiamato il 112 e non abbiamo toccato nulla”. Nel 2010 nella stessa abitazione c’era stato un tentativo di furto, ma gli abitanti In pochi minuti cambiavano targa e colore dell’auto usata per la fuga, una Renault Megane grigia, strappando una semplice pellicola. Era questa la tecnica usata da quattro ladri provenienti dalla provincia di Torino, ma in “trasferta” a Bologna. I rapinatori, di origine nomade, sono stati fermati dalla polizia nella periferia della città emiliana dopo un pedinamento. Avevano da poco portato a termine un colpo nell’abitazione di una 75enne, dove avevano rubato un bottino di 800 euro, oltre a diversi gioielli. I quattro erano però già seguiti dalle forze dell’ordine, che li hanno bloccati proprio a bordo dell’auto “trasformista” durante una sosta. L’auto grigia era rivestita da una sottile pellicola nera, che in pochi minuti poteva essere rimossa. Stesso passaggio per quanto riguarda la targa, di modo da poter depistare le indagini. Quello dell’anziana, nell’abitazione della quale gli arrestati si erano introdotti fingendosi tecnici ambientali, è stato il quarto simile verificatori nel Bolognese solo ad agosto. La Spezia, fermata “la banda del gas” Spruzzavano gas da accendini, convincevano gli anziani a nascondere gioielli e denaro, per poi derubarli. I carabinieri di La Spezia hanno arrestato la cosiddetta ‘banda del gas’: si tratta di tre persone di etnia sinti. Sono stati identificati grazie alle tele- Venti reati al giorno, allarme in Veneto Il Governatore Zaia: “Il Governo intervenga inviando uomini e mezzi” enti reati in un solo giorno. È l’allarme sicurezza lanciato in Veneto dal Presidente della Regione Luca Zaia, che punta il dito contro il Governo. “Per mesi ho tentato di risvegliare le coscienze romane a Palazzo Chigi e al Viminale – afferma il Governatore – stilando un bollettino pressoché quotidiano sull’allarme criminalità in Veneto e sulla necessità di rafforzare tutti i possibili presidii di legalità. Niente da fare: le coscienze romane proseguono nel loro colpevole sonno, mentre in Veneto la criminalità di ogni genere dilaga. È necessario inviare uomini e mezzi per combattere la delinquenza perché i veneti non ne possono più di regalare a Roma tasse che non vengono mai investite per rispondere alle loro necessità, sicurezza, sanità e lavoro in primis”. E il quadro è allarmante, con i reati, spiega ancora Zaia “più raccapriccianti, come le violenze, o tentate violenze, sessuali e le aggressioni e truffe agli anziani, sempre più frequenti e quelli, ahimè oramai abituali, come rapine, furti, razzìe in case, aziende, esercizi commerciali, parcheggi”. V Mercoledì l’ennesimo caso, nel trevigiano. “Un fatto ignobile, uno sciacallo che ha rubato il portafoglio ad una persona deceduta nella sua auto prima che arrivassero i soccorsi” continua descrivendo inoltre “l’ennesimo raid ladresco nel parcheggio del pattinodromo, praticamente in pieno centro. Ed ancora, l’orrenda violenza carnale subita da una ragazzina in un locale della provincia. Nel padovano sono state fatte fuori tre aziende e un bar. Nel veneziano, Jesolo segnala una violenta rissa fuori da una nota discoteca e una truffa perpetrata ai danni di una coppia di anziani; a Martellago il furto in un market, a Campalto un tentativo di violenza di gruppo ad una giovane donna. Nel vicentino, ladri in casa a Bassano e furto persino all’ecocentro di Longare”. “Mi fermo qui – conclude Zaia – ma per quel che posso continuerò a lottare e denunciare. Abbiamo non una ma due emergenze: la prima è la criminalità, la seconda è l’oblio delle coscienze romane e l’inerzia totale di una Stato che sentiamo sempre più lontano”. B.F. IN TEMPI DI CRISI IN BREVE Bologna, incastrati i ladri nomadi di contrada Crocifisso definiscono la zona “tranquilla e senza problemi, fino ad oggi”. Le due ville attigue a quelle della famiglia Longo erano vuote la notte scorsa perché sono usate come luogo di villeggiatura dai proprietari. Increduli e affranti, alcuni parenti e amici delle vittime che hanno raggiunto l’abitazione in cui si è consumata la tragedie e si sono seduti in segno di lutto vicino al cancello di ingresso. Parlano tra loro ma non con i cronisti. “Non è il momento delle parole, ma della sofferenza”, dice uno di loro chiedendo ai giornalisti di non insistere con le domande. “La nostra città è stata colpita al cuore. Un atto di efferata violenza che Biancavilla condanna con fermezza. Ho già espresso il cordoglio e la vicinanza della comunità alla moglie della vittima – ha detto il sindaco del paese etneo, Pippo Glorioso – Siamo increduli ma confidiamo nell’operato delle forze dell’ordine”. Sul posto, per i rilievi, sono arrivati anche i carabinieri dei Ris di Messina mentre la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta. Oltre la dinamica di quanto accaduto resta da capire come mai nessuno dei cani della coppia ha abbaiato per richiamare l’attenzione dei vicini. Barbara Fruch CRIMINALITÀ camere di sicurezza che li hanno ripresi durante l’ultimo colpo messo a segno a Castelnuovo Magra (La Spezia). Tra loro c’è anche Angelo Riviera, arrestato qualche settimana fa dopo l’inseguimento con sparatoria a Lido di Camaiore ( Lucca). Il modus operandi era sempre lo stesso: suonavano alle porte delle vittime e quando queste aprivano spruzzavano il gas da bombolette per la ricarica degli accendini. Poi si qualificavano come impiegati della locale azienda del gas e li invitavano a depositare gioielli e denaro all’interno del frigorifero per preservarli da eventuali incendi, che poteva essere provocati dalla (finta) fuga di gas. Qualche minuto dopo, approfittando del panico degli anziani, si davano alla fuga. Bergamo, picchiati e sequestrati in casa Sequestrati in casa e picchiati da una banda di rapinatori a Bonate (Bergamo). Vittime, il papà Angelo Beretta, 64 anni, commerciante, e il figlio Alessandro, 39 anni, aggredite da cinque persone con il volto coperto da calzamaglia che sono entrate forzando la porta finestra del bagno. I banditi hanno legato loro le mani con delle fascette mentre l’abbaiare dei cani ha attirato l’attenzione dei vicini, che hanno chiamato il 112. Il raid è durato circa cinque minuti: mentre uno teneva gli ostaggi sotto mira di una pistola, altri frugavano nei cassetti. I rapinatori sono riusciti a scappare con orologi, monili d’oro e denaro per 15 mila euro. Imprenditori in difficoltà, e gli usurai si arricchiscono Arrestato un ingegnere milanese che prestava soldi con tassi di interesse del 180%. Nei guai anche una coppia di Lecco n tempi di crisi continua ad aumentare il fenomeno dell’usura, cittadini disperati che pur di ottenere il denaro finiscono nelle mani degli strozzini. Sono numerose infatti le vittime, tra imprenditori e professionisti, di un ingegnere di Milano che applicava tassi di interesse fino al 180%. La scoperta, dalla Guardia di Finanza di Bergamo, è avvenuta dopo la denuncia presentata da un imprenditore bergamasco che si è trovato a dover scegliere tra pagare immediatamente le esorbitanti cifre richieste oppure cedere buona parte delle azioni della propria società. Di lì è partita l’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo, denominata “Cento per Cento” proprio per l’entità dei tassi annui di interesse applicati che in diversi casi superavano il 100% fino a raggiungere, in un caso, il 182.5%. I Numerose le vittime: si tratta di imprenditori e professionisti che operano in varie provincie della Lombardia e, in un caso, in provincia di Venezia, che non riuscendo ad accedere al credito bancario sono ricorsi all’usuraio per far fronte ad impegni economici, solitamente ritenuti di breve periodo. Per dare una parvenza legale alle somme che riceveva l’usuraio imputava i movimenti finanziari nella contabilità di due aziende a lui riconducibili, entrambe di Milano, attraverso il ricorso ad artifici contabili e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Lo strozzino è finito agli arresti domiciliari. I finanzieri hanno inoltre sequestrato un immobile del valore di circa centocinquantamila euro e numerosi conti nella disponibilità dell’ingegnere (per alcune decine di migliaia di euro). L’usura era invece un’attività “familiare” per coniugi di Verderio Inferiore (Lecco) che avrebbero approfittato di imprenditori in difficoltà che non riuscivano a ricevere prestiti bancari. “Il sistema usuraio utilizzato era quello classico – spiegano i finanzieri dalla Guardia di Finanza di Lecco – il prestito veniva garantito dall’emissione di assegni post-datati con scadenza a 30 giorni e tassi d’interesse applicati per ogni singola operazione, variabile dal 112,5 % al 250%”. I due sono finiti nel mirino della finanza proprio per il tenore di vita spropositato rispetto ai redditi dichiarati al fisco. Le indagini hanno inoltre evidenziato il coinvolgimento di un broker di Ronco Briantino (Monza Brianza), denunciato per il reato di riciclaggio e balzato all’attenzione degli investigatori per lo sproporzionato tenore di vita. Quest’ultimo infatti avrebbe a propria volta truffato i coniugi usurai, facendosi consegnare circa 1,3 milioni di euro dei quali si sarebbe impossessato simulando investimenti in fondi pensione e assicurazioni, rivelatesi poi essere “polizze fantasma” e quindi non esistenti. I finanzieri hanno provveduto al sequestro di auto, immobili e conti correnti della coppia per circa 600.000 euro. B.F. 11 Venerdì 28 agosto 2015 CINEMA LA NUOVA PELLICOLA DIRETTA DA HIROMASA YONEBAYASHI, ALLIEVO PREDILETTO DI MIYAZAKI, SARÀ DISTRIBUITA NELLE SALE ITALIANE AD AGOSTO Quando c’era Marnie c’era poesia Presentato al Giffoni Film Festival l’ultima opera dello Studio Ghibli, è un poetico progetto d’animazione tratto dall’omonimo romanzo dell’autrice britannica Joan G. Robinson di Luciana Caprara ratto dall’omonimo romanzo dell’autrice britannica Joan G. Robinson, un classico della letteratura inglese per l’infanzia: Quando c’era Marnie. Potrebbe sembrare la solita storia strappalacrime di un’orfanella, invece la protagonista Anna non è solo una dodicenne che ha perso i genitori, vive con la mamma adottiva che chiama zietta e ama la solitudine tanto da dire “in questo mondo esiste un invisibile cerchio magico, c’è chi sta dentro e chi fuori, e io ne sono fuori” e definirsi “malinconica e sgradevole”, ma una ragazzina in grado di provare sentimenti così profondi di cui neanche la maggior parte degli adulti sarebbe capace. Soffre di asma e per questo d’estate viene spedita da alcuni parenti, gli Oiwa, che vivono in un villaggio sul mare. Qui in circostanze misteriose e oniriche, tipiche degli anime, si imbatte in una coetanea bionda di nome Marnie, anche lei afflitta da un grande dolore, prigioniera, sembra, dietro una finestra blu. E tra incontri alla palude, feste di un’epoca passata, confessioni nel bosco e giornate trascorse a ripararsi dal temporale in un granaio, i loro ricordi diventano T tutt’uno e intorno ad Anna sboccia un amore universale. “Promettimi che resteremo un segreto per sempre” le dice Marnie “sappi solo che ti voglio bene”. Insomma, Per tutte le Anna e le Marnie che andranno al cinema a vedere questo film spero di aver fatto qualcosa in cui possano riconoscersi, un’anima gemella che possa sedersi accanto a loro e stare dalla loro parte. Il film, attesissimo, è probabilmente l’ultimo film prodotto dallo Studio Ghibli, lo studio d’animazione del maestro dell’animazione giapponese di Hayao Miyazaki. Lo studio ha, infatti, annunciato una chiusura temporanea, per il momento, a causa del ritiro dello stesso Miyazaki e dal flop de “La principessa splendente” di Isao Takahata. Fondato nel 1985 da Myazaki e dal suo socio e mentore Takahata, lo studio Ghibli ha creato e prodotto anime conosciuti e apprezzati in tutto il mondo che hanno contribuito alla diffusione e rivalutazione del genere a livello internazionale. Il film è una storia di crescita individuale, di maturazione molto ben ritmato, un’esplorazione della potenza dell’immaginazione,e di come essa possa essere salvifica quando riesce a metterci in contatto con gli altri e con l’esterno, sia esso animato o inanimato. Allo stesso tempo però il film è molto di più, a tratti novella gotica, con alcuni attimi di puro terrore, in due scene della seconda parte del lungometraggio specialmente,Yonebayashi e collaboratori si rifanno quasi al racconto gotico europeo del diciottesimo se- colo. Del resto alcuni stilemi presenti, quali la vecchia casa isolata, e il rapporto tra le due ragazze,quasi da doppelganger, ne sono una testimonianza abbastanza diretta, poi io personalmente ciò ho visto, nel personaggio di Marnie,Miyazaki e Takahata, (quando vedrete il film sarà più chiaro, vi spoilererei troppo) e Anna, tutti i giovani registi del ghibli, quasi come a simboleggiare un passaggio di consegne, oserei dire epocale,poi solo il tempo potrà portare il Ghibli alle vette raggiunte in passato. Comunque l’era post maestri inizia davvero bene, Yonebayashi fa emozionare e noi ci emozioniamo con lui. UN FILM DI MARC LAWRENCE Hugh Grant diventa professore per Amore Commedia romantica che racconta di uno sceneggiatore in crisi creativa el 1998 lo sceneggiatore Keith Michaels era all’apice della fama: autore di un film di successo che gli era valso l’Oscar, una bellissima moglie, un figlio, un grande senso dell’umorismo e un fascino tutto British. Quindici anni dopo Keith, sulla soglia dei 50, non scrive da tempo, è divorziato, sull’orlo del lastrico. Professore... per forza è il film che vede il ritorno sul grande schermo e in un ruolo da protagonista N di Hugh Grant. Diretta da Marc Lawrence, regista con cui l’attore inglese ha lavorato in moltissimi altri film, Professore... per forza è una commedia romantica dai toni sarcastici e ironici in cui brilla l’attrice Marisa Tomei al fianco di Grant e che racconta il percorso e la crescita di un uomo e di quanto le seconde chance nella vita possano rivelarsi ricche di sorprese e nuovi talenti. Lanciatissimo negli anni ‘90 e 2000 grazie a una serie di commedia di successo, da Quattro matrimoni e un funerale a Notting Hill, da Il diario di Bridget Jones ad About a Boy, da Scrivimi una canzone a Love Actually, l’inglese Hugh Grant era poi sparito per un po’ dai grandi schermi. Ora l’attore è però torna nei cinema con questa nuova commedia romantica, dai toni abbastanza sarcastici, che lo vede protagonista. Il tema professore e allieva resta comunque uno degli argomenti più sviluppati e attuali tanto da essere considerato un classico del pensiero. Pensiero fisso perchè arrovella la mente del docente quando si trova di fronte una ragazza ammiccante e disponibile ad apprendere. De visu e con lezioni private. Ogni autore dà una differente interpretazione dell’accoppiata con stereotipi e clichè. Gli Americani affrontano il tema all’insegna del politicamente corretto ad alto profilo dove il vecchio professore si innamora sempre di un’allieva più saccente di lui che gli tiene testa in un botta e risposta molto elettrizzante. Professore per Forza (primo titolo del film poi cambiato in Per Amore) che, a conferma di quanto detto sopra, è una commedia a lieto fine sempre con il docente intellettualmente affascinante e vincente nella prima parte della sua vita ma in crisi all’età di 50, per cui decide di allontanarsi da New York a malincuore per andare in una cittadina di provincia a fare un corso di sceneggiatore all’Università sperando di fare un pieno di autostima magari seducendo qualche giovane (Bella Heathcote nella foto) allieva. Pensiero fisso come detto sopra di ogni professore che gli arrovella la mente specie se di fronte l’allieva scioglie l’accavallo facendo scatenare gli istinti di base di un qualsiasi bruto afflitto da lolita sindrome-cinese. A dare una svolta alla vita del professore sarà una giovane madre single (Marisa Tomei) che riuscirà ad appassionarlo ancora al suo lavoro facendolo diventare un uomo migliore, e Professore per Amore. Insomma: prevedibile il lieto fine come da copione americano. Il rapporto professore allieva viene sempre tradotto in commedia anche se non è mai stato accettato dalla società a cuor leggero perchè trattato ampiamente in analisi come transfert e quindi facente parte di un’ illusione che non è certo la base per un sano rapporto non essendoci scambio positivo in quanto l’allieva tende ad assorbire con la mente e il professore assorbe la linfa vitale della giovane esaurendosi nel contempo mentalmente. L.C. In definitiva, film leggero ma godibile. 12 Venerdì 28 agosto 2015 SPoRT IERI I SORTEGGI DEI GIRONI DI CHAMPIONS’ LEAGUE. LA FINALE A MAGGIO A MILANO Juve e Roma, l’urna è pestifera I bianconeri dovranno vedersela con Manchester City, Siviglia e Moenchengladbach La Roma pesca il Barcellona e il Bayer Leverkusen: sarà lei a vendicare la Lazio? di Robert Vignola ino alla fine, forza Juventus. E forza magica Roma. Tocca a tutti intonarlo. Dai laziali agli interisti, dai napoletani ai milanisti. Perché c’è quel ranking terribile da inseguire, quel margine da colmare contro le squadre britanniche che potrebbe regalare all’Italia un posto in più in Champions’ League per il prossimo quinquennio. Certamente la strada si è fatta in salita dopo che la Lazio è stata malmenata, sportivamente parlando, dal Bayer. Quel Bayer che affronterà ora la Roma: è una delle curiosità dei sorteggi che ieri hanno nei fatti aperto la stagione vera di quella che i nostalgici italiani s’ostinano a chiamare Coppa dei Campioni. La fase preliminare è stata stellare, come ha dimostrato la tripletta con cui Rooney ha tenuto dentro il Man Utd risolvendo la grana belga in trasferta a Bruges. Ma da quel tabellone sono uscite anche vere e proprie sorprese: dagli israeliani del Tel Aviv ai kazaki dell’Astana. Scuole calcistiche che rendono un po’ (forse un po’ troppo) esotico questo calcio europeo. Ma soprattutto squa- F dre considerate un po’ una garanzia per chi le avrebbe pescate nel proprio girone. Non cercatele nel gruppo D, quello della Juve, né nel gruppo E, quello della Roma. Le italiane sono state decisamente poco fortunate. Per i campioni d’Italia in carica, che devono confermare quanto di buono fatto vedere la scorsa stagione fino alla finale di Berlino, èn stato quasi beffardo. Teste di serie, i bianconeri potevano sperare in qualcosa di più agevole delle avversarie che l’urna ha destinato loro. C’è il Manchester City, c’è il sorprendente Siviglia, c’è il Borussia Moenchengladbach. Tutte provenienti da campionati nazionali ormai più competitivi del nostro: sarà forse il raggruppamento più combattuto di questi gironi a quattro. E la Roma? L’avversario che fa tremare i polsi si chiama Barcellona. Quello sul quale, realisticamente, fare la corsa è il Bayer Leverkusen: lo si conosce, lo si è visto avere la meglio sulla distanza dei 180’ sulla Lazio. E poi c’è il Bate Borisov, formazione bulgara che può essere la mina vagante del gruppo E, che la squadra di Rudi Garcia sarà però chiamata a disinnescare, possibilmente pescando sei punti sui sei disponibili. Negli altri gironi da segnalare la sfida tra Real Madrid e Paris Saint Germain nel gruppo A (dove c’è pure il Malmoe a dare ricordi allo “svedese” Ibrahimovic) e l’equilibrato girone B con Psv Eindhoven, Manchester United, Cska Mosca e Wolfsburg. Poi, in lizza, le solite: Chelsea e Arsenal, Bayern Monaco e Zenit San Pietroburgo. Tutte sanno quanto è lunga la strada per San Siro, dove si terrà la finale il prossimo maggio. Speriamo che, non solo geograficamente, sia più facile per le italiane. UNO SPORTIVO CERCA L’IMPRESA: ARRIVO PREVISTO DOMANI AL NAVIGLIO GRANDE Dalla Svizzera a Milano. A nuoto... A nuoto dalla Svizzera a Milano. Ininterrottamente. Per amore dello sport, ma anche della storia e di quelle “vie d’acqua” che, se all’estero sono diventate un volano turistico eccezionale (dalla stessa Svizzera, alla Francia, dalla Germania all’olanda fino alla Svezia), in Italia vengono abbandonate a loro stesse, magari dopo averci speso fior di soldi per effimere “riqualificazioni”. Così ieri il 47enne svizzero Ernst Bromeis è partito dal Lago Maggiore per tentare una nuova impresa dopo quelle già magistralmente messe nel carniere, tra le quali spicca la discesa del Reno a nuoto dalla sorgente alla foce. All’alba di ieri si è tuffato a Tenero, piccolo comune svizzero del Ticino, e via verso Milano. Il tragitto prevede 64 chilometri di Lago Maggiore, poi 20 chilometri lungo il fiume Ticino e infine 50 chilometri lungo il canale Naviglio Grande. Lo sportivo spera di raggiungere il capoluo- go lombardo domani. Bromeis, soprannominato “la meraviglia azzurra” per la capacità di sfidare l’elemento naturale, si è rifatto nell’immaginare questa sfida alla storica relazione commerciale e culturale tra la Svizzera e l’Italia. Quelle stesse acque sono quelle utilizzate “per trasportare materiale edile dalla Svizzera per la costruzione del Duomo di Milano”. Il tentativo doveva prendere il via all’inizio dell’estate, ma è stato po- sticipato dopo un incidente: mentre Bromeis si stava allenando in bicicletta, ha avuto un incidente fratturandosi una costola. L’eclettico atleta, originario del canton Grigioni, l’anno scorso mise a segno quella che resta la sua maggiore impresa: ha nuotato lungo il Reno durante 44 giorni per complessivi 1247 chilometri, dal Lago di Dentro in cima alla Val Cadlimo nell’alto Ticino (la sorgente più lontana rispetto alla foce), fino allo sbocco del fiume nel Mare del Nord. Ha così battuto il record antico, appartenente a Klaus Pechstein e risalente al 1969. Anche questo nuotatore tedesco aveva percorso il Reno a nuoto, ma era partito più a valle. R. V. GERMANIA Fc Ostelbien Domburg, la squadra contro cui nessuno vuole giocare L’accusa: calciatori e tifosi sono neonazisti. E rischiano di vincere il campionato senza mai scendere in campo alcio e politica. Un binomio che a quanto sembra fa discutere. E non solo in Italia. Nel campionato locale della Sassonia, in Germania, c’è infatti una squadra contro cui nessuno vuole giocare perché la maggior parte dei tifosi e dei calciatori che ne compongono la rosa sono “neonazisti”. E’ L’Fc Ostelbien Domburg, rischia quindi di vincere per 3 a 0 a tavolino tutte le partite, anche tenuto conto del fatto che molti arbitri hanno rifiutato di dirigere le partite del temutissimo team: “ben C 65 delle 68 squadre del campionato si rifiutano di incontrarli e 56 arbitri su 65 – scrive Claudio Cartaldo su Il Giornale - non hanno alcuna intenzione di rischiare di trovarsi nella scomoda situazione di dover fischiare un fallo contrario ai neonazi”. Al momento la federazione regionale sembra non avere intenzione di prendere provvedimenti al riguardo e se si andrà avanti così c’è il rischio più che fondato che l’Ostelbien Domburg vinca il campionato senza mai scendere in campo. Violenze dentro e fuori dal campo, sieg heil e tatuaggi politicamente scorretti: queste in poche parole le accuse rivolte alla squadra e ai suoi supporters. “Qualità” che a quanto pare i cittadini di Donburg non disprezzano poi così tanto se si pensa che il capitano Denis Waserman per pochi voti non è stato eletto sindaco. Resta da capire, si chiedono in molti, cosa faccia ascoltare ai suoi compagni per motivarli prima dell’entrata in campo. Cristina Di Giorgi