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scappo dall`italia - Il Giornale D`Italia
Anno IV - Numero 202 - Venerdì 28 agosto 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Immigrazione
Sicurezza
Nuovo Centro Destra,
tempo da... Lupi
Anche le stragi
varcano i confini
Li riconosce:
ucciso dai banditi
Colosimo a pag. 3
Moriconi a pag. 4
Fruch a pag. 10
BUZZI DICEVA CHE NON GLI SERVIVA IL SINDACO PER DECIDERE SULLA CAPITALE. IL CLAN DI PALAZZO CHIGI FA PROPRIO IL METODO
di Francesco Storace
I
gnazio Marino continuerà a prendere
lo stipendio da sindaco, gli lasceranno
la scorta per andare
dal barbiere, manterrà il
personale in dotazione. Ma
le faccende di casa, al palazzo Senatorio, le spiccera’
Gabrielli, prefetto, commissario, governatore, per volontà del governo di sua
maestà Renzi, per via del
cortigiano Alfano.
In pratica, a Roma da ieri
abbiamo un sindaco prestanome, per soppiantare il
quale hanno applicato una
sorta di metodo Buzzi istituzionale. Il ras delle cooperative si vantava di avere
il Campidoglio in mano senza bisogno di arrivare al
sindaco. Il quale se ne vantava - “con me non ci parlano” - senza rendersi conto
che era semplicemente la
certificazione dell’incapacità conclamata di intendere, volere e governare. Renzi
ha fatto lo stesso, non ha
bisogno di parlarci.
Anziché sciogliere il Comune di Roma, il governo ha
tolto poteri alla città: i commensali del boss della 29
giugno, premier in testa,
calpestano la Costituzione.
La Carta prevede da qualche anno
maggiori poteri per Roma capitale:
il clan di palazzo Chigi, grazie alla
cocciutaggine di un sindaco che
non ne vuole sapere di mollare
l’adorata poltrona, affida invece
la guida sostanziale della città al
ministrazione di sostegno”
per una giunta incapace.
Del resto, Alfano ha elencato
di che cosa si occuperà il
prefetto: verde pubblico e
ambiente, emergenza abitativa, immigrazione e campi
nomadi, regolamenti comunali, lavori per servizi e forniture, autotutela per gli affidamenti disposti in assenza
di regolari procedure concorsuali, predisposizione e
aggiornamento di un albo
delle ditte fiduciarie, monitoraggio della effettiva
operativita’ della centrale
unica degli acquisti, l’avvio
delle procedure di annullamento delle determine dirigenziali, l’implementazione del sistema dei controlli
interni, l’avvio dei procedimenti di verifica dei contratti, compresi quelli di servizio con l’Ama Spa per verificare le effettive condizioni e la sostenibilita’ tenuto
conto della evoluzione normativa e contabile di tali
contratti. Altro?
Ci sarà un consigliere comunale - uno solo - pronto a
ricorrere al Tar e alla consulta
contro l’innegabile e smaccato eccesso di potere?
Marino si dice felice, spensierato com’è.
Zingaretti, come al solito,
annuisce ad ogni trovata di
Renzi. Dovrebbe invece ricorrere
anche lui alla Corte costituzionale
contro i provvedimenti di governo.
Con chi discuterà i provvedimenti
per Roma, con Marino o Gabrielli?
Un pasticcio mai visto. Andatevene
tutti a casa.
PRESTANOME
Marino salva stipendio e scorta, ma Roma perde poteri
e autonomia a favore dello Stato per volontà di Renzi e Alfano
prefetto assieme ad altri più affidabili soggetti istituzionali, a partire
dal presidente dell’autorità anticorruzione, Cantone. Doveva avere
autonomia, Roma, la perde a favore
dello Stato.
Ignazio Marino ha inferto il colpo
IN FUGA VERSO LONDRA: I "MIGRANTI" SIAMO NOI
di grazia alla città. Rimasto in vacanza - incredibilmente - non gli
hanno sgonfiato il canotto, non gli
hanno sfilano i remi, non gli hanno
svuotano il carburante, hanno preferito direttamente prosciugargli
il mare. Il governo dominato da
una maggioranza che non ha avuto
il coraggio di cacciare Marino,
modifica i poteri di Roma.
Su fb ho letto un post che fa riflettere, dell’avvocato Alessandra Di
Legge, che sostiene che nella Capitale il diritto ha scoperto “l’am-
SEGNALI DI FUMO VERSO I DISSIDENTI: VOTATE LA RIFORMA DEL SENATO O VI TROVATE FUORI DAL PALAMENTO
Elezioni, “l’uomo nero” del Pd
di Robert Vignola
asciate perdere lo “storytelling”, che è quella maniera che Renzi ha studiato
di dipingere il Paese come non
è e di fissare al 2018n le elezioni.
Quello è il copione del poliziotto
buono. La parte del poliziotto
cattivo, il premier, la lascia ai
suoi vice. Talvolta a Debora
Serracchiani, o a Lorenzo Guerini. Talvolta a Matteo Ricci:
che è tra i numeri due del Pd e
anche sindaco di Pesaro, prima
tappa (subito dopo il meeting
di Rimini) del “tour” dei teatri
studiato dal premier per rilanciare la sua immagine e “sospeso”, al momento, dopo i
dolci pensierini espressi dalla
folla a L’Aquila.
Una intervista resa al Quotidiano
Nazionale, e colpevolmente silenziata dal resto della stampa,
la dice lunga sul momento di
quello che può definirsi giglio
L
SCAPPO
DALL’ITALIA
a pag. 4
magico. Perché Ricci dice quasi
a chiare lettere che il tour teatrale (in tutti i sensi) del premier
è studiato per prepararsi ad
una campagna elettorale. A breve scadenza…
“C’è solo un passaggio politico
che può portare sicuramente,
anzi automaticamente, al voto
anticipato. Un blocco della riforma istituzionale relativa al
Senato, ovvero procrastinare la
fine del bipolarismo perfetto.
In quel caso la legislatura finirà
e si andrà al voto”. A quel punto
Luigi Luminati, l’intervistatore,
gli chiede se l’avversario del
cambiamento che Renzi ha cercato di propagandare a Pesaro
è la minoranza del Pd. “La posizione di contrarietà alla riforma
del Senato è incomprensibile.
È dai tempi dell’Ulivo che parliamo di superamento del bicameralismo perfetto e ora non
siamo d’accordo. Perché? Allora
questa sinistra Pd è staccata
completamente dal suo popolo.
Io avrei capito una battaglia sul
lavoro, sulla scuola, dove i nostri
elettori hanno digerito a fatica
certi provvedimenti. Ma sul Senato non c’è nessuno dalla loro
parte. Sbagliano e basta. Come
sbaglia il sindaco di Roma: fossi
stato in Ignazio Marino non me
ne sarei certo andato in ferie...”.
Per la serie: zitti, cari dissidenti,
e votate il Senato o vi toccano
le elezioni. E sapete che in lista
ci entrerete in ultima fila. Le
elezioni: a Roma non servono,
ma come “uomo nero” per la
dissidenza dem funzionano alla
perfezione.
2
Venerdì 28 agosto 2015
PRIMo PIANo
IL GOVERNO HA MESSO SOTTO TUTELA LA CAPITALE CON MISURE SENZA PRECEDENTI
Un cordone sanitario su Marino
Otto dipartimenti commissariati di fatto, sciolto il Municipio di Ostia. E Renzi rimette in mano
tutto il debito di Roma all’ex assessore Silvia Scozzese: è un commissariamento, senza elezioni
di Robert Vignola
a “foto” del commissariamento di Roma è tutta in
una donna: Silvia Scozzese. Renziana di ferro, assessore alle Finanze, ha
sbattuto la porta dalla giunta di Marino giusti un mese fa, cercando di
fare il massimo del rumore: “Condivido la necessità di potenziare la
spesa nei settori relativi ai servizi
alla città, ma essa non può essere
costruita al di fuori degli ambiti di
tipicità e di correttezza degli atti
amministrativi”, aveva scritto nella
lettera di commiato. Un atto d’accusa
vero e proprio. Perché se si esce
dalla “correttezza” degli ambiti amministrativi, in una città che ha a
che fare con l’incubo di vivere con
una cosca, è tutto dire.
E dopo averle fatto sbattere la porta,
ieri Palazzo Chigi l’ha fatta rientrare
dalla finestra. Con un atto firmato
da Renzi in persone e comunicato
così: “nell’ambito di un migliore assetto amministrativo di Roma Capitale, un Dpcm con il quale la dottoressa Silvia Scozzese viene nominata
Commissario alla gestione commissariale del debito. Tale nomina si è
resa necessaria alla luce del fatto
L
che la norma sulla base della quale
era stato nominato, nel gennaio 2011,
il Commissario uscente, è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale”.
Più negli atti, insomma, che nelle
parole, lo schiaffo a Ignazio Marino.
Perché comunque ieri la relazione
di Angelino Alfano ha riconosciuto
“gravi vizi di legittimità e procedu-
rali”. Roba da vergognarsi. E però
alle elezioni non si va, niente scioglimento del Comune. “Anche se
la legge lo prevede, abbiamo ritenuto che non ne sussistessero i presupposti mentre è auspicato il supporto del ministero dell’Interno per
correggere la rotta ed estirpare
quegli elementi che possono continuare a rendere negativa la gestione
negativa dell’ente”, dice Angelino
Alfano. Teso, consapevole di quanto
(politicamente) anche questa vicenda peserà nel serbatoio elettorale
del suo partito, ormai ridotto al lumicino. Così parla di “un raccordo
operativo tra il prefetto Franco Gabrielli e il sindaco Ignazio Marino,
analogo a quello che il prefetto di
Milano sta svolgendo con l’Expo”.
Nello specifico, l’ex capo della protezione civile dovrà curare il risanamento dei settori dell’amministrazione “risultati più compromessi”. Otto dipartimenti, mica uno. E
si avvieranno le procedure di annullamento delle determine dirigenziali. Per un cospicuo numero
di dirigenti e dipendenti del Campidoglio, ritenuti “infedeli” è imminente la destinazione ad altro ufficio
o ad altra mansione, con contestuale
avvio del procedimento disciplinare,
mentre per il Municipio X, quello di
Ostia, è stato deciso lo scioglimento
per le evidenti infiltrazioni mafiose
emerse dall’indagine della procura,
culminate con l’arresto dell’ormai
ex presidente Andrea Tassone.
E su Marino? L’ordine era persino
non parlarne. Il sottosegretario De
Vincenti ha evitato ogni polemica
sull’assenza del sindaco in questi
giorni difficili per la città: “Ad agosto
il Comune di Roma è stato perfettamente attivo con il vicesindaco che
svolge al meglio il suo compito, così
come prevede la legge. Causi ha
lavorato in stretto contatto col sindaco”. Ora lo farà anche Gabrielli. E
la Scozzese. E Cantone. L’importante,
dicono da Palazzo Chigi, è non lasciarlo mai da solo… Paura, eh?
LE REAZIONI
Un coro di proteste: bisogna andare al voto
Incredibile il sindaco: “Continueremo l’opera di risanamento insieme a Gabrielli”
arà stata pure sussurrata
a lungo, ma la soluzione
scelta dal governo per
Roma ha suscitato reazioni molto
critiche nel mondo politico nazionale. È duro Matteo Salvini,
Lega: “Alfano ha sciolto il Municipio di Ostia, mentre Marino è
ai Caraibi, e ha dato ampi poteri
al prefetto, non eletto da nessuno.
Sciogliere il comune di Roma
subito, e andare a elezioni! E noi
ci saremo. Il resto sono Palle
Capitali”. Mentre Giorgia Meloni
(Fratelli d’Italia) rimarca che
“Roma ha evitato oggi la più
S
grave umiliazione della sua storia
millenaria. Ma di fronte al commissariamento di fatto da parte
del Governo, rinnovo l’appello al
sindaco Marino: dimettiti, se non
per amore della città che hai dimostrato di non avere, almeno
per amor proprio. I romani hanno
il diritto di votare per avviare
davvero un’opera profonda e radicale di pulizia”. Francesco Storace, segretario de La Destra,
intravvede una contraddizione di
fondo non da poco: “Anziché
sciogliere il Comune di Roma,
tolgono poteri alla città: i com-
mensali del boss varano la legge
Buzzi. Alla faccia della Costituzione”. Forza Italia si fa sentire
con una nota di Maurizio Gasparri:
“Secondo le previsioni, il Consiglio
dei ministri ha protetto la mafia.
Questa la verità che emerge dalla
decisione di non sciogliere il Comune di Roma e di assumere
farsesche, ridicole e nauseabonde
scelte come quella di sciogliere
il Municipio di Ostia. Si dichiara
la guerra alle mosche mentre la
peste invade la Capitale”, scrive
il senatore azzurro. Per il Movimento 5 Stelle “hanno solo paura
di andare al voto” mentre anche
la sinistra romana, quella di Sel
ora uscita dalla giunta, critica la
piega presa con le parole del capogruppo capitolino Gianluca Peciola: “Di fatto, una poderosa indagine che ha avuto meriti storici
nella lotta alla mafia, viene utilizzata per la presa politica di Roma
da parte del Governo delle larghe
intese. Commissariamento politico da tempo in agenda”.
In giunta, l’appena arrivato vicesindaco Marco Causi sostiene
che “il Governo ha posto così le
basi per un forte e vigoroso ri-
lancio dell’azione amministrativa
a vantaggio della città di Roma e
dell’intero paese”. Da oltre oceano,
infine, la voce del sindaco Ignazio
Marino. “Non posso che dirmi
soddisfatto per le decisioni importanti, attese e positive che arrivano oggi dal Governo. Per
prima cosa si è tolta dal tavolo
l’ipotesi dello scioglimento del
Campidoglio e si è chiarito che le
infiltrazioni mafiose che hanno
inquinato l’amministrazione durante la consiliatura di Alemanno
(portando agli arresti di diversi
suoi collaboratori e alle accuse
LO SCIVOLONE DEL PORTALE ISTITUZIONALE DI PALAZZO CHIGI
B
ministro dell’Interno, avendo passato indenne
la defenestrazione a suon di “stai sereno”
del suo ex amico inseparabile Enrico Letta
ad opera del nuovo amico inseparabile
Matteo Renzi, all’interno degli uffici del governo non risulta. Tanto che compare come
“ministro della Giustizia”, appunto, nell’informativa uscita sul portale ufficiale di
Palazzo Chigi in merito alla seduta del consiglio dei ministri di ieri.
Se ne accorge Francesco Storace, segretario
nazionale de La Destra e vicepresidente del
Consiglio regionale del Lazio. Che pubblica
la schermata del grossolano errore accompagnata dal commento: “Dal sito del governo.
Ma Alfano era ministro della giustizia con
Via Giovanni Paisiello n.40
00198 Roma
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
Fax 06 85357556
email: [email protected]
Direttore responsabile
E Alfano diventa “ministro alla Giustizia”
erlusconisti impenitenti nei gangli
dello Stato. Di più, dentro alla “redazione” del sito del governo. Roba
da mandare al manicomio i grillini e la
sinistra orfana dell’antiberlusconismo militante. Eppure, è così. Non c’è altra spiegazione, se non quella di qualche nostalgico del ventennio del fu caimano. Infiltrati,
che sopportano a malapena, evidentemente, l’idea che nel frattempo siano
passati ben tre governi (nessuno eletto
dal popolo). Tanto da riconoscere Alfano
come ministro solo nell’incarico che gli
diede il Pdl. E cioè quello di ministro
della Giustizia.
Che sia invece ormai da due anni e mezzo
per mafia per l’ex sindaco) hanno
incontrato un muro di discontinuità con la mia giunta. Abbiamo
avviato il risanamento e lo proseguiremo fino in fondo, in stretta
collaborazione col prefetto Franco
Gabrielli, una collaborazione seria
e leale, già in atto da mesi e allacciata fin dall’inizio del suo mandato. Le parole del Ministro Alfano
e le decisioni del Consiglio dei
Ministri - ha aggiunto - spazzano
via il chiacchiericcio e i rumors
di un commissariamento di fatto
del Campidoglio che non è mai
esistito”. Convinto lui…
R.V.
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
Capo Redattore
Igor Traboni
Progetto grafico
Raffaele Di Cintio
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Berlusconi.... Sbagliano dati, ministri, tutto”,
twitta Storace, richiamando alla menta l’altra
recente gaffe, quella del ministero del Lavoro
sui dati sull’occupazione.
In fondo, però, quello di ieri è solo un
peccato veniale. Chi non è disposto a scusare
un povero funzionario, se non si è accorto
dell’opera di Alfano al Viminale?
Per la pubblicità
Responsabile Marketing
Daniele Belli
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-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
3
Venerdì 28 agosto 2015
ATTUALITA’
L’EX MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE SBATTE LA PORTA IN FACCIA AD ANGELINO ED È PRONTO A MOLLARLO
Alfano (tra)balla coi Lupi
Il capogruppo di Area Popolare alla Camera attacca: “Io con Renzi non ci vado, il suo è un partito
invotabile” - Almeno una dozzina i senatori che preparano la fuga, Ncd verso la scissione
di Federico Colosimo
Io con Renzi non ci
vado”. Con coraggio
davvero da… Lupi, l’ex
ministro delle Infrastrutture chiude la porta in
faccia al suo leader, Alfano, ormai
a un passo dal patto col premier
e pronto a confluire nel Pd.
Il capogruppo di Area Popolare
alla Camera scarica il suo ex
braccio destro e prepara l’intesa
con la Lega e Maroni per proporre la sua candidatura a sindaco di Milano. E lo fa sbattendo
la porta letteralmente in faccia
a quel ministro dell’Interno dal
quale lo lega un rapporto di
grande amicizia. Ma a tutto c’è
un limite. La dignità non può
essere calpestata e di giravolte,
Alfano, ne ha fatte davvero troppe. “Migrare” nel Partito Democratico, rimangiandosi anni
di battaglie politiche, è intollerabile. Perfino per chi ormai 16 mesi fa aveva
deciso di mollare Forza Italia per passare
nelle fila del Nuovo Centrodestra. Accettando
peraltro di governare al fianco di un governo
di centrosinistra. Salvo poi essere messo all’angolo, costretto a rassegnare le dimissioni
“
(senza nemmeno ricevere un avviso di garanzia) perché tirato in ballo nell’inchiesta
sulle Grandi opere della Procura di Firenze.
La spaccatura adesso è totale, la scissione a
un passo. Perché Lupi non ha la minima intenzione di passare nel Pd. E lo fa capire a
chiare lettere: “Il partito di Renzi è invotabile.
Auspico contro di lui una sfida alle prossime
politiche”. Tant’è, al deputato lombardo non
garba nemmeno la prospettiva del ticket
Salvini-Berlusconi. “Se la strada è quella –
la sentenza – si chiude la possibilità di rico-
struire il centrodestra”.
Puntare a sinistra piace a pochi.
Tantissimi, i senatori Ncd che
vogliono mollare Alfano: da Formigoni a Giovanardi passando
per Albertini, Augello e Sacconi.
Ma non solo. E’ in atto una vera
e propria fuga dal partito di Alfano, che ora rischia grosso.
Neanche il tempo di tornare
dalle ferie che il governo presto
sarà chiamato a verificare la
tenuta della maggioranza, che
ora scricchiola.
Fuoco amico su Angelino.
“Siamo alla schizofrenia”, il
commento del senatore di
Area Popolare, Giuseppe
Esposito, vicepresidente di
Copasir. Che invita il ministro
dell’Interno a riprendere in
mano il partito, allo sbando.
“Con questa legge elettorale
– l’affondo di Esposito – il movimento non avrà vita”.
Ncd al Senato rischia di andare in briciole. Sarebbero almeno 12 gli
eccellenti desiderosi di cambiare aria e
piantare in asso il leader. A loro potrebbero
aggiungersene ancora molti altri. Questione
di tempo, chissà. Magari giorni. Il Nuovo
Centrodestra ha le ore contate.
LA TITOLARE DELL’ISTRUZIONE È SICURA: QUEST’ANNO AVVIO SENZA INTOPPI. MA I DUBBI RESTANO
La buona scuola della Giannini. Coi soliti problemi
di Robert Vignola
rendete appunti: Stefania Giannini
è sicura che l’avvio della scuola
non sarà caratterizzato dai guai di
sempre. “Tutte le cattedre saranno coperte. Credo che questa sia la maggiore
rassicurazione che possiamo dare, cioè
una scuola che parte il 12 o 15 settembre,
a seconda delle regioni, con tutti gli insegnanti che servono nelle classi e con
un potenziamento che arriverà”.
Non tutti la pensano così. Anzi sono in
molti ad intravvedere, tra le pieghe dei
P
movimenti di questi giorni tra ministero
dell’istruzione e provveditorati, che il
sedevacantismo non sarà studiato dagli
alunni solo in sede di lezioni sulla storia
del Vaticano… Eppure il ministro è sicuro: “la chiarezza” sulle nuove assunzioni dei docenti prevista dalla Buona
scuola “verrà dimostrata con un avvio
regolare dell’anno scolastico”. Perché
la mobilità dei docenti che verranno assunti “non sarà superiore a quella che
è stata finora con le supplenze, forse
un po’ inferiore”. Perciò “a settembre
le scuole riapriranno con maggiore tran-
quillità di quanto non sia avvenuto negli
anni recenti e soprattutto con una prospettiva di stabilità. Un piano - ha puntualizzato la Giannini - che ha una straordinarietà non solo nei numeri ma
anche nell’ambizione di porre fine finalmente alla piaga sociale e della scuola,
cioè la discontinuità didattica legata al
precariato storico”.
Ovviamente le scorie sulla cosiddetta
deportazione dei prof precari dal Sud
verso il Nord, e comunque di regione in
regione, si fanno ancora sentire. “Intanto
userei le parole giuste – puntualizza
sdegnata la Giannini - le parole hanno
un peso ed è importante usarle correttamente”. E sventola i dati: da parte
degli insegnanti che ne avevano diritto
“abbiamo avuto 71.683 mila domande
e questa è un’opportunità straordinaria
per gli insegnanti e che diamo alla
scuola, agli studenti e alle famiglie”.
Su un altro annoso problema italiano,
quello della stabilità degli edifici, sotto
la crosta della propaganda si conferma
il tanto, troppo lavoro che c’è da fare.
“Ogni anno ogni scuola ha un controllo
e una certificazione di sicurezza. Le
nostre scuole sono sicure. Chiaramente
c’è da fare un grande lavoro e noi lo
stiamo facendo” con un’operazione “che
non era mai stata iniziata negli ultimi
30 anni, cioè mettere risorse per 3,5
miliardi di euro” nell’edilizia scolastica.
“Dall’anno scorso abbiamo stanziato 1
miliardo e mezzo per lavori di abbellimento, nuova edificazione e ristrutturazione - ha affermato - i lavori stanno
andando bene. Se molte scuole non
sono a norma è perché il 55% degli
edifici è stato costruito prima degli anni
70, quando il collaudo formale non era
richiesto. Ma ogni anno - ha ribadito ogni scuola ha un controllo e certificazione di sicurezza. Le nostre scuole
sono sicure”. Speriamo…
LA STRAGE DI BRACCIANTI
Specialità ministeriale: correre ai ripari
Ora Martina e Poletti promettono interventi straordinari contro il caporalato nei campi
braccianti muoiono come mosche? Ci
vuole una “cabina di regia”. Basterà?
I due ministri renziani, dell’Agricoltura
Maurizio Martina e del Lavoro Giuliano
Poletti, promettono di stroncare così il caporalato. “Vogliamo passare dalla gestione
dell’emergenza - ha dichiarato il ministro
Maurizio Martina - a un lavoro stabile, organico e coordinato di azioni costanti
contro il caporalato, che va combattuto
come la mafia. Abbiamo dato un mandato
chiaro alla Cabina di regia della nostra
‘Rete del lavoro agricolo di qualità’ che
entro le prossime due settimane dovrà
presentare un piano di misure concrete
su tutto il territorio”. Della cabina di regia,
presieduta dall’Inps, fanno parte le orga-
I
nizzazioni sindacali, le organizzazioni professionali agricole, insieme ai rappresentanti dei Ministeri delle Politiche agricole,
del Lavoro e dell’Economia e della Conferenza delle Regioni. “Già nelle scorse
settimane con il ministero del Lavoro abbiamo rafforzato i controlli -ha detto ancora
Martina - un’azione che deve essere quotidiana a tutela della dignità, dei diritti e
della sicurezza dei lavoratori”.
Meglio tardi che mai… “Vogliamo stroncare il caporalato – ha detto il ministro
Poletti - lavorando su tutti gli aspetti dell’illegalità. Abbiamo già sviluppato
un’azione di contrasto, la rafforzeremo e
la metteremo assieme ad altre questioni
da affrontare anche con il ministero degli
Interni per quanto riguarda l’immigrazione
e con il ministero della Giustizia per la
confisca dei beni. Bisogna dare una risposta culturale al fenomeno – ha proseguito Poletti - tenendo conto non solo del
danno alle persone ma anche al sistema
imprenditoriale. Il piano è complesso e
non di breve periodo, laddove ci saranno
oneri bisognerà trovare nella legge di
stabilità le risorse per fronteggiare la situazione”.
Martina è poi tornato a ribadire l’importanza di arrivare a breve a una misura
per la confisca dei beni ai caporali, così
come avviene per i mafiosi. “C’è un impegno del governo per un atto legislativo
importante per la confisca dei beni alle
imprese che si macchiano di caporalato
lo faremo a breve, lo stiamo studiando
con il ministro della giustizia Andrea orlando”, ha detto il titolare dell’Agricoltura
al termine dell’incontro. Anche se la confisca dei beni difficilmente coprirà le
spese: quelli sequestrati alla mafia, com’è
noto, sono gestiti malissimo.
Per dare un’idea della fase operativa
della questione, tra le proposte emerse
l’introduzione della responsabilità in solido per chi sfrutta il lavoro nero in agricoltura e un possibile obbligo di comunicazione preventiva degli operai agricoli
a tempo determinato. Non è mancata una
riflessione sui voucher in agricoltura, in
particolare per cercare di evitare distorsioni di questo strumento. Inoltre è stato
ipotizzato anche un trasporto pubblico
dei braccianti con il coinvolgimento delle
Regioni. Ma la stella polare sarà una: più
controlli. Speriamo, davvero, che basti
per frenare questa strage che accade nei
nostri campi , quasi nel silenzio.
R. V.
4
Venerdì 28 agosto 2015
ATTUALITA’
MACEDONIA E SERBIA CHIEDONO MAGGIORI AIUTI, OBAMA TELEFONA ALLA CANCELLIERA PER COMPLIMENTARSI
Il Summit di Vienna, Merkel:
“La ricca Unione affronti emergenza”
I leader dei Balcani e quelli europei, però, si accusano a vicenda sulle responsabilità
AUSTRIA
di Emma Moriconi
La ricca Europa deve
affrontare l’emergenza migranti”: lo ha
detto Angela Merkel
al Summit di Vienna
nel quale i vertici dell’Unione
Europea hanno incontrato ieri
i leader dei Balcani occidentali
sul tema dei migranti. “Troveremo il modo di distribuire il
carico in modo equo - ha aggiunto - In tutto il mondo il
numero di rifugiati non è mai
stato così alto dalla seconda
guerra mondiale a oggi. Noi
in Europa siamo riusciti a vivere insieme in pace e abbiamo anche reso irreversibile
il processo di pace nei Balcani
occidentali. È nostro dovere
fare in modo che la pace ritorni nelle rispettive regioni,
ma la nostra storia ci insegna
anche che è importante aiutare le persone, le cui vite
sono in pericolo, e dare loro
protezione”. Sulla stessa linea
il cancelliere austriaco Werner Faymann.
Secondo i dati della Commissione europea sono venti milioni i rifugiati che
avrebbero bisogno di aiuto, e - a quanto
si apprende - Bruxelles entro l’anno proporrà un meccanismo permanente con
quote per effettuare una ripartizione di
richiedenti asilo. Intanto, a quanto riferisce
la Casa Bianca, Obama avrebbe telefonato
alla cancelliera per complimentarsi con
lei per la gestione della vicenda migranti,
particolarmente per la scelta di aprire le
frontiere ai profughi siriani. In questa
giornata si è andata ad incastrare anche
“
Decine di morti in un camion
Il recupero dei corpi terminerà oggi
U
la vicenda del furgone in cui sono state
rinvenute decine di salme di migranti
in Austria, i leader hanno osservato un
minuto di silenzio. Ma a quanto riferisce
La Presse i Paesi balcanici e quelli europei hanno dato vita a un Summit caratterizzato da vicendevoli accuse circa
la responsabilità nei confronti dei migranti che scappano dai conflitti i Siria
e in Afghanistan. A quanto pare, dunque,
pochi risultati e molte parole, e una
grande divisione tra i Paesi che vengono
attraversati dalle migliaia di rifugiati,
come la Macedonia, la Serbia e l’Un-
gheria, e quelli a cui sono diretti, come
la Germania, l’Austria e la Svezia. Macedonia e Serbia hanno richiesto maggiori aiuti, il ministro degli esteri serbo
Ivica Dacic ha accusato l’Unione Europea
di non avere un piano e di aver “fatto
pagare ad altri il prezzo” della destabilizzazione in Medioriente, mentre il macedone Nikola Poposki ha parlato di
azione comune necessaria. Il nostro ministro degli Esteri Gentiloni ha detto
che il Summit ha fatto emergere “una
maggiore consapevolezza comune nell’Unione Europea”.
RECORD DI PARTENZE VERSO IL REGNO UNITO. È L’EFFETTO DEI GOVERNI MONTI E LETTA…
L’Italia si svuota,
i “migranti” siamo noi
L’
Italia si riempie di immigrati e si svuota di
italiani. Ci sono proprio loro tra i più assidui “migranti” diretti verso la Gran Bretagna. Niente barconi, niente
Marina di Sua Maestà che va a
prenderli in Sicilia e gli paga il
trasferimento, poi il vitto e pure
l’alloggio, con qualche money
pocket per le spesucce quotidiane. Arrivano in aereo, biglietto
solo andata e un trolley carico
di quelle speranze che il proprio
Paese, tutto concentrato su politiche dell’accoglienza ed altre
amenità, non gli ha saputo dare.
Per la prima volta i nostri connazionali sono al secondo posto
tra quelli partiti per il Regno
Unito. Rispetto al precedente rilevamento, c’è stato un incremento del 37%. Effetto Monti,
o effetto Letta, fate voi. L’effetto
Renzi lo vedremo il prossimo
anno... Fatto sta che gli italiani
sbarcati a Londra e dintorni in
cerca di lavoro tra il 2014 ed il
2015 sono stati 57.600 contro i
n camion abbandonato
in Austria, nei pressi del
confine ungherese, celava
i resti di decine di migranti che
sono probabilmente morti soffocati. A darne notizia il Kronen
Zeitung. Del conducente si sono
perse le tracce. In Ungheria la
situazione intanto diventa sempre più difficile, con migliaia di
migranti che continuano ad arrivare: al punto che ha accusato
l’Unione Europea di “una vergognosa mancanza di aiuti”.
Basti pensare che nel 2015 si
parla di oltre 130mila migranti.
Al Summit di Vienna Federica
Mogherini ha commentato il
fatto, a cui è seguito un minuto
di silenzio: “Non possiamo continuare così - ha detto - con un
minuto di silenzio ogni volta
che vediamo la gente morire”.
Il numero delle salme non è
ancora certo, a quanto riferisce
la polizia sarebbero tra le 20 e
Emergenza immigrazione:
attesi altri 350 a Reggio Calabria
I profughi verranno trasferiti in centri di accoglienza secondo
il Piano di riparto predisposto dal Ministero dell’Interno
on si ferma l’emergenza immigrazione. Una nave con a
bordo 350 persone arriverà in queste ore a Reggio Calabria, dove la Prefettura ha fatto sapere che
coordinerà direttamente
le operazioni di sbarco e
di prima assistenza. In seguito i profughi saranno
trasferiti forse in strutture
di Veneto, Toscana, Umbria e Marche, secondo
il Piano di riparto predisposto dal Ministero dell’Interno.
E’ questo, in ordine di tempo, l’ultimo capitolo di un
dramma apparentemente
senza fine. Ieri il terribile
ritrovamento di cinquantuno cadaveri in un barcone soccorso al largo
della Libia, nel Canale di
Sicilia, sul quale viaggiavano oltre 400 migranti,
N
42.000 dei 12 mesi precedenti.
La statistica è stata desunta dal
Daily Telegraph sulla base di
quanti si sono registrati ottenendo il “National Insurance
number”, l’equivalente del nostro
codice fiscale. Sono – siamo – i
secondi nella classifica totale. I
primi restano i polacchi con
116.000 immigrati, ma in calo
rispetto al picco di 220.00 del
periodo tra il 2006 e il 2007,
quando tutta Europa venne invasa
da manodopera proveniente dal
Paese, passato in tre lustri dal
giogo comunista alle regole di
Schengen. Sul podio si trovano
anche gli spagnoli, che contano
54.000 cittadini andati a cercare
fortuna sull’isola britannica, il
19% in più rispetto ai 46.000
dello scorso anno. Ma hanno
perso la seconda piazza, nonostante l’incremento, proprio perché nel frattempo l’Italia ha cominciato a mandare i suoi figli
da “mamma” Albione con ben
più frequenza.
E gli inglesi? Assistono attoniti
a quella che per loro è un’invasione. In totale sono 824.000
gli immigrati giunti nel Regno
Unito; di questi 629.000 sono
dall’Ue. La ricca Ue sostenuta
dal sacro euro...
Robert Vignola
le 50, ignote anche le rispettive
nazionalità. La targa del mezzo,
a quanto riferisce Budapest,
sarebbe ungherese e il titolare
sarebbe un cittadino romeno.
Il ministro dell’Interno austriaco
Johanna Mikl ha commentato
la tragedia con queste parole:
“Questo è un giorno buio”, e
ha fatto appello a “tutta la forza”
necessaria oltre che alla “tolleranza zero” contro i trafficanti
di esseri umani, questi “devono
sapere - ha aggiunto - che non
possono sentirsi al sicuro in
Austria”, mentre Angela Merkel
ha definito il fatto “un ammonimento all’Europa”. Nella serata
di ieri l’agenzia Ansa faceva sapere che il camion non era ancora stato aperto dagli inquirenti
e che le operazioni di recupero
dei corpi sarebbero durate fino
alla giornata di oggi. La fonte è
il responsabile della polizia di
Eisewntadt Peter Doskozil.
tratti in salvo da una nave
svedese. E sempre ieri,
nel corso di una decina
di operazioni, circa 3000
persone sono state portate
a terra da imbarcazioni
coordinate dalla Guardia
costiera. I soccorritori
hanno anche in questo
caso segnalato diversi decessi, alcuni si presume
per le inalazioni di monossido di carbonio, altri
per malattia. Tra i 218 profughi sbarcati ancora ieri
a Catania, anche numerosi
bambini, molti dei quali
non accompagnati. La notte scorsa, ancora, a Lampedusa sono stati soccorsi
120 migranti a bordo di
un gommone: tra loro anche 17 donne, di cui alcune
incinte, e alcuni bambini.
Situazione analoga anche
a Roccella Jonica, dove la
Guardia costiera ha tratto
in salvo 133 persone.
Va avanti inoltre, al Tribunale di Catania, il processo contro gli scafisti
ritenuti responsabili della
morte, lo scorso 17 agosto,
di 49 migranti rimasti intrappolati nella stiva di un
barcone. Ieri sono stati
ascoltati diversi testimoni,
che hanno identificato gli
uomini dell’equipaggio e
ne hanno specificato i ruoli, raccontando storie di
violenze a mani nude e
con colpi di cinghia. Racconti simili, purtroppo, anche dai migrati sbarcati a
Pozzallo, che hanno raccontato alla polizia di Ragusa di essere stati chiusi
nella stiva e di aver in seguito, per riuscire a respirare sfondato la botola
che li teneva bloccati all’interno della nave.
Cristina Di Giorgi
5
Venerdì 28 agosto 2015
ESTERI
LA CORTE EUROPEA HA RESPINTO IL RICORSO DI ADELE PARRILLO
Sperimentazione su embrioni: no di Strasburgo
La sentenza ha riconosciuto all’Italia un ampio margine di discrezionalità su una questione su cui non c’è consenso internazionale
di Stella Spada
a Corte dei diritti umani
di Strasburgo ha detto no
all’utilizzo di embrioni per
la ricerca scientifica. La
sentenza definitiva, emessa in queste ore, giunge a conclusione del provvedimento avviato da
Adele Parrillo, vedova di Stefano
Rolla (uno degli italiani rimasti uccisi
nella strage di Nassrya), che nel
2011 si era rivolta alla suprema magistratura europea per ottenere l’autorizzazione a donare i propri embrioni congelati alla ricerca. Pratica
questa vietata dalla legge 40/2004
sulla procreazione assistita vigente
in Italia. Una norma che, ha affermato
la Corte, non viola i diritti umani.
Nel 2002 la coppia era ricorsa alla
fecondazione in vitro ma dopo l’attentato del 2003, nel quale il compagno ha perso la vita, la signora Parrillo non
ha voluto procedere all’impianto degli embrioni.
Ed ha chiesto appunto di poterli donare “per
contribuire a trovare trattamenti per malattie
difficili da curare”. Dato che però la normativa
del nostro Paese non consente tale possibilità,
la donna è ricorsa ai giudici europei. Che non
hanno però accolto la sua domanda.
Il verdetto, nel dettaglio, ha stabilito che l’articolo
13 della legge 40/2004 che vieta la sperimentazione sugli embrioni, non viola i diritti
di Adele Parrillo. La Corte ha quindi riconosciuto all’Italia un ampio margine di manovra
L
su una questione così delicata su cui non
esiste consenso a livello europeo. I giudici
affermano inoltre che non è sicuro che il
compagno della Parrillo, morto a Nassiriya,
avrebbe voluto donare gli embrioni alla scienza. Quanto al diritto alla proprietà invocato
dalla ricorrente, nel dispositivo della sentenza
si afferma che “non può applicarsi a questo
caso, dato che gli embrioni umani non possono
essere ridotti a una proprietà come definita
dall’articolo 1 protocollo 1 della Convenzione
europea dei diritti umani”. I giudici hanno
infine precisato, quanto alla questione pro-
USA: ENNESIMO EPISODIO DI VIOLENZA
DAL MONDO
Siria: tregua di due
giorni in tre città
Dalle cinque di ieri mattina (ora
italiana) è entrato in vigore,
stando a quanto appreso da
fonti di entrambi gli schieramenti, il cessate il fuoco tra
esercito siriano e ribelli hezbollah in tre centri abitati del
Paese: Zabadani (al confine con
il Libano) e due villaggi nella
provincia di Idlib, Kefraya e al
Foua. Una tregua simile – ricorda la Reuters - era stata
raggiunta a metà agosto con la
mediazione di Iran e Turchia
(in appoggio rispettivamente
del governo siriano e dei ribelli)
ma era stata di brevissima durata. Le zone al centro del nuovo
cessate il fuoco (Zabadani, data
la sua vicinanza con Damasco
e l’area di Idlib, al confine con
la Turchia, teatro dell’avanzata
dei ribelli) risultano di notevole
importanza strategica.
Cina: dodici arresti per
le esplosioni a Tianjin
La polizia cinese ha arrestato
dodici persone nell’ambito delle
indagini sulle esplosioni a Tianjin
dello scorso 12 agosto. Nell’incidente, che ha devastato l’area
del porto della cittadina, sono
rimaste uccise 139 persone. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua (Nuova Cina), che
cita fonti interne al Ministero
della Sicurezza pubblica, tra gli
arrestati ci sono anche il direttore
generale, il vicepresidente e tre
vicedirettori dello stabilimento
di prodotti chimici all’interno
del quale si è verificato lo scoppio
(l’accusa per loro è di stoccaggio
illegale di materiali pericolosi).
cedurale relativa alla necessità di sollevare
la questione interna di costituzionalità prima
di ricorrere alla Corte europea, che tale tentativo costituisce una scelta non obbligatoria
da parte del ricorrente.
Secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, i giudici di Strasburgo hanno “riconosciuto la ragionevolezza del margine di azione
della nostra legge in questo ambito. Sullo
stesso argomento, cioè il divieto di distruggere
embrioni per fini di ricerca scientifica aspettiamo un pronunciamento definitivo della Corte
Costituzionale nei prossimi mesi, che riguar-
derà, in generale, la legittimità o
meno di tale divieto rispetto alla nostra Carta Costituzionale”.
Ed anche i legali della signora Parrillo,
dopo aver espresso delusione per la
decisione della Corte europea, hanno
dichiarato di attendere la sentenza
della Consulta italiana. “Sarà interessante – ha detto in proposito l’avvocato
Nicolò Paoletti – vedere quale sarà il
rapporto di questa sentenza con la
decisione della Consulta, che era
stata rinviata nel 2014 proprio in attesa
di Strasburgo. Un margine di manovra
è riconosciuto alla Consulta italiana,
che forse potrebbe ancora decidere
in maniera diversa”.
Un commento alla sentenza di ieri è
poi arrivato anche da Filomena Gallo,
segretario dell’Associazione Luca
Coscioni per la libertà di ricerca
scientifica, secondo la quale “la Corte
di Strasburgo non ha bocciato la ricerca sugli embrioni in Italia, ma ha affermato
che il divieto di donare embrioni alla ricerca
non lede il diritto di Adele Parrillo. Ciò potrebbe
anche lasciare intendere – ha puntualizzato all’Ansa - che la lesione non viola i suoi diritti
personali ma quelli dei malati e dei ricercatori”.
Ed ha poi aggiunto che “se il governo vuole intervenire, lo deve fare urgentemente. A questo
scopo abbiamo promosso un appello per la libertà di ricerca sugli embrioni, affinché la si
smetta di dover importare embrioni dall’Australia,
Svezia, USA, UK mentre gli embrioni italiani
non possono essere toccati”.
I proprietari della “Rui Hai International Logistics” erano stati
mostrati in televisione mentre
confessavano di aver usato contatti con il governo per ottenere
permessi di sicurezza che altrimenti non sarebbero stati loro
concessi. Indagati per abuso
d’ufficio e negligenza anche undici amministratori locali.
Sudan: firmato
accordo di pace tra
ribelli e governo
Il presidente del Sud Sudan (lo
Stato più giovane del mondo,
staccatosi dal Sudan nel 2011)
Salva Kiir ha firmato, pur esprimendo riserve sul suo contenuto,
un accordo di pace con i ribelli
guidati dall’ex vicepresidente
Riek Machar. Alla firma del documento hanno assistito i leader
di Kenya, Uganda ed Etiopia,
che avevano partecipato ai negoziati collaborando come mediatori. Dovrebbe dunque così
essere terminata la sanguinosa
guerra civile che sta devastando
il Paese da quasi due anni (dall’inizio del conflitto, nel 2013, i
morti sono stati migliaia e più
di due milioni di persone sono
state costrette alla fuga). L’intesa,
che era già stata firmata la settimana scorsa in Etiopia dai
ribelli – prevede il cessate il
fuoco permanente entro 72 ore
e il ritiro entro 45 giorni delle
truppe ugandesi schierate a fianco di quelle fedeli a Kiir. Inoltre,
entro 90 giorni dovrà essere
costituito un governo di coalizione. Le Nazioni Unite avevano
minacciato l’imposizione di sanzioni nel caso in cui non fosse
stato trovato un accordo.
Ancora sangue per le strade
Un uomo armato ferisce tre donne e spara alla polizia: due vittime e due feriti gravi
iornata di sangue negli Stati Uniti. Dopo
l’omicidio, in diretta
tv, di due giornalisti in Virginia, un grave episodio di
violenza si è verificato anche a Sunset. Nella cittadina
della Louisiana il trentacinquenne Harrison Lee Riley, sembra in seguito ad
una lite domestica scoppiata per motivi ancora sconosciuti, ha accoltellato la
moglie e altre due donne:
una di loro (Shameka Johnson, di 40 anni) è morta e
l’altra è ricoverata in gravissime condizioni. Subito
dopo Reiley ha tentato la
fuga. Inseguito dagli agenti,
ha perso il controllo dell’auto ed è finito contro il
muro del supermarket di
una stazione di servizio.
Quindi si è asserragliato
all’interno dell’edificio, che
è stato immediatamente
circondato dalle forze
dell’ordine. Ne è seguito
uno scontro a fuoco, nel
corso del quale è rimasto
ucciso l’agente Henry Nelson (51 anni).
Al diffondersi della notizia,
sono apparse quasi subito
in rete alcune immagini del
supermarket in cui l’uomo
si era asserragliato. Alcuni
testimoni inoltre, stando a
quanto riportato dalle agenzie di stampa, avevano de-
G
scritto il killer parlandone
come di un “uomo armato
vestito da Rambo”.
In un primo momento si
pensava che all’interno del
locale – che ha anche preso
fuoco – fossero trattenuti
degli ostaggi. La polizia ha
però smentito la notizia, dichiarando che tutte le persone che al momento dell’incidente si trovavano all’interno del negozio (il proprietario e due clienti) erano riuscite a fuggire e che
quindi il killer era solo.“Non
sappiamo cosa può succedere – aveva dichiarato un
rappresentante delle forze
dell’ordine – ma di certo
non abbiamo intenzione di
stare qui tutta la notte supplicandolo di uscire”. La resistenza dell’uomo è comunque durata poco: sono
infatti intervenute, per arrestarlo, le squadre Swat,
dotate di armamenti e mezzi
blindati. E sono riuscite
nell’intento grazie all’uso
di gas lacrimogeni. Il bilancio finale di quanto accaduto resta molto pesante:
due morti (tra cui un poliziotto) e due feriti gravi.
Il tutto è avvenuto mentre
Barack obama, in un’intervista, commentava l’uccisione dei reporter in Virginia spiegando come la
massiccia diffusione di armi
da fuoco negli USA stia
causando più vittime degli
attacchi terroristici.
Cristina Di Giorgi
6
Venerdì 28 agosto 2015
SToRIA
IL PARTITO SOCIALISTA SI SCHIERA PER IL NEUTRALISMO ASSOLUTO, L’AVANTI TITOLA “ABBASSO LA GUERRA!”
Mussolini e il conflitto mondiale:
il grande travaglio interiore
“Dopo l’inizio dell’avanzata tedesca con l’invasione del Belgio, lo stesso quotidiano
stampava giudizi asprissimi contro la brutalità dell’orda teutonica”
di Emma Moriconi
opo la “settimana
rossa” di cui abbiamo riferito nella
scorsa puntata, il
14 giugno 1914 arrivano le elezioni amministrative. Il giorno successivo Mussolini scrive: “Il Barbarossa
socialista ha già issato il suo
gonfalone vermiglio a palazzo
Marino”. Benito viene eletto
consigliere della maggioranza
socialista, come sindaco viene
nominato Caldara. Nel periodo
successivo, mentre continua
la bagarre sul post “settimana
rossa” e sulla presa di posizione di Mussolini, assunta
come abbiamo visto con l’articolo “Tregua d’armi”, il principe ereditario d’Austria Francesco Ferdinando viene assassinato a Sarajevo. È la scintilla della Grande Guerra. Per
L’Avanti! Della questione si
occupa il capo redattore Guarino, nel frattempo Luigi Cadorna subentra a Pollio, morto
improvvisamente, come capo
di stato maggiore dell’esercito.
Mussolini a luglio su Utopia,
però, pubblica la sua traduzione di “Nuove tendenze nel
movimento operaio inglese”
di Augusto Mai, fa un’analisi
storica della “settimana rossa”
spiegando che “non è ancora
la giornata storica che ho auspicato da gran tempo, fra lo
stupidissimo tremore del riformismo avvocatesco e parlamentare, ma è un avvenimento a carattere decisamente
rivoluzionario”, sottolinea
come si tratti di un avvenimento che “non ha precedenti
in Italia” perché “le rivolte del
‘98 ebbero cause e svolgimento diversi; furono più sanguinose e meno politiche, cioè
meno sovversive”.
In questo periodo Nenni è in
D
carcere, Benito gli scrive: “Tu
non hai bisogno di conforti,
come non ne avevi bisogno
quando abbiamo fatto un po’
di apprendisaggio carcerario
insieme. Se ripenso a quei
giorni, sento un po’ di nostalgia! Del resto io credo che
non sarai condannato. Io sono
ottimista. Se potrò giovarti in
qualche cosa, scrivimi. Coraggio! Spero di salutarti libero, se la giustizia non è veramente diventata un’ironia”.
Quando la guerra diventa una
certezza, Mussolini prende
posizione contro il conflitto,
come il suo partito. Però la
sua posizione è già antiaustriaca e antitedesca, sin dalle
prime battute della guerra:
“Tenne a rilevare subito - scrivono Pini e Susmel - come la
neutralità italiana si risolvesse
in un vantaggio non indifferente per la Triplice intesa, e
diede a tutto il giornale - dai
suoi articoli, ai titoli, ai disegni
di Scalarini - intonazione avversa agli aggressori e di appoggio al Belgio invaso, con
un linguaggio acceso nel quale il termine neutralità significava aiuto e complicità negati
agli Imperi centrali, aiuto indiretto e simpatia offerti ai
loro avversari. Riaffioravano
in lui ‘momenti’ patriottici già
emersi a tratti durante la sua
prima giovinezza”.
Di questo periodo scrive Antonio Beltramelli: “Il Partito Socialista Italiano si chiude nella
formula suicida della più assoluta neutralità e agisce di
conseguenza, bestialmente,
senza considerare il tremendo
avvenimento nelle sue estreme
conseguenze. In una guerra
di nazioni e di razze, ancora le
nazioni e le razze si debbono
negare. L’Internazionale non è
decaduta tuttavia per gli spiriti
fossilizzati del Partito. Risorgerà
Mussolini nel 1914
più viva dopo la guerra. [...]Benito Mussolini si raccoglie nel
freddo tempio della sua ragione; calcola il pro e il contro;
il suo intuito politico lo avverte
sin dai primi giorni che l’Italia
non può rimanere impassibile
in tanta guerra se non a costo
di diminuirsi fatalmente; di essere facile preda di quel gruppo di Nazioni che riuscirà vincitore”. Beltramelli valuta questo come “il suo più grande
dramma interiore”, perché
“una risoluzione eroica appare
allo spirito di lui, si disegna, si
delimita, lo scuote, lo tiene e
lo costringe al suo dominio.
L’Italia non può restare neutrale.
Deve uscire dal crepuscolo e
affermarsi. O tutto o nulla. Egli,
pur restando intimamente socialista, non vede quale profitto
possa trarre il socialismo dalla
neutralità. Anzi il danno e le
beffe”.
Nonostante il suo animo sia
combattuto, sull’Avanti! titola
“Abbasso la guerra!”, secondo
il quale lo slogan sarebbe dovuto essere “né un uomo né
un soldo”, neutralità assoluta
insomma. Ma in termini internazionali il socialismo va
in tutt’altra direzione. Scrive
Rino Alessi: “L’internazionalismo socialista, che prima del
conflitto aveva più volte solennemente affermato che in
caso di belligeranza sarebbe
risolutamente intervenuto sino
alla proclamazione di uno sciopero generale di solidarietà
tra i popoli minacciati, aveva
invece rapidamente ripiegato
su singole posizioni patriottiche: i socialisti tedeschi avrebbero solidarizzato con il loro
Governo e così quelli francese,
belga e britannico. La tesi
della ‘difesa nazionale’ aveva
trionfato sul principio di una
neutralità assoluta quale era
stata affermata da Mussolini
sulle colonne dell’Avanti!”.
Ma anche le vicende belliche
non possono certo lasciare
indifferenti, e quando si scrive
parlando di Mussolini come
di un “incoerente” non si afferma la verità. No, perché se
la neutralità può essere certamente un valore se pensiamo agli orrori della guerra in
termini generali, di fronte al
terrore che suscitano certe
azioni tedesche in Belgio, per
esempio, non si può rimanere
indifferenti. A quel punto la
neutralità diventa viltà. A quel
punto bisogna prendere posizione, opporsi con le armi
allo scempio, fermare i distruttori. Non si può restare a
guardare in nome di una
neutralità che, in un conflitto
di quelle proporzioni, non
ha ragione di esistere. In merito ancora Alessi scrive:
“Dopo l’inizio dell’avanzata
tedesca con l’invasione del
Belgio, lo stesso Avanti!, pur
restando faticosamente aggrappato al principio della
neutralità assoluta, stampava,
a caratteri di scatola, giudizi
asprissimi contro la brutalità
dell’ ‘orda teutonica’ scatenata su tutta Europa e la ‘sfida
germanica’ contro latini, francesi, anglosassoni e russi
esaltando infine l’eroica resistenza dei belgi”.
FILIPPO CORRIDONI DAL CARCERE SI PRONUNCIA A FAVORE DELL’INTERVENTO, L’ANIMO DI BENITO SI PREDISPONE VERSO UNA LENTA EVOLUZIONE
Una “profonda crisi di convinzioni”
Intanto i socialisti tedeschi, francesi e belgi convergono verso le rispettive bandiere nazionali
lettori che ci seguono nel percorso
domenicale dedicato alla Grande Guerra ricorderanno che delle bestialità
commesse dai tedeschi in Belgio abbiamo
parlato a lungo, quindi su questo tema non
è necessario approfondire in questa sede.
Piuttosto, abbiamo parlato nei giorni scorsi
di Filippo Corridoni, che in questo periodo,
lo abbiamo detto, è in carcere. E dal carcere
si pronuncia per l’intervento al fianco della
Francia, a rischio dopo l’occupazione del
Belgio. Quando esce dal carcere ribadisce
il suo pensiero: “La neutralità è dei castrati.
Noi che castrati non siamo e non vogliamo
I
diventare ci sentiamo per la battaglia. La
neutralità è voluta dal Governo italiano
per aiutare l’Austria”. Vediamo cosa scrivono Pini e Susmel di Benito: “Certo, in
Mussolini, fin dall’agosto, si verificò una
rottura dell’equilibrio di idee precostituito,
e cominciò una profonda crisi di convinzioni, davanti al problema pratico che si
presentava: trascinare le masse fedeli lungo
l’itinerario della proprio evoluzione di
idee, o compiere un netto distacco dal
passato, anticipare e procedere da solo
verso intuite vie nuove, senza preoccuparsi
dei seguaci? Certo il dilemma non si pose
subito in questi termini perentori, perché
la sua stessa evoluzione si svolse in tempi
successivi, con un ritorno di fiamma al
neutralismo e varie travagliate contraddizioni. Fu un’evoluzione laboriosa e drammatica, che implicò un distacco dal passato
e che risulta ancor più evidente attraverso
le sue lettere private di quell’estate 1914
che non attraverso articoli destinati al pubblico. Evoluzione lenta che solo esteriormente parve conversione improvvisa e
come tale giustificò la reazione dei compagni ignari”. Torniamo a Beltramelli: “Il
proletariato tedesco e il proletariato fran-
cese - scrive - hanno dato l’esempio. Le
mezze misure non hanno mai valso a grandi
destini. Egli non può, non sa, non vuole
rassegnarsi a una costante miseria spirituale. oltre ogni constatazione di ordine
politico (e tutte militano a favore della decisione che si è concretata in lui!) bisogna
ricondurre il popolo al senso eroico della
vita. Conviene svegliarlo, scuoterlo, ringiovanirlo [...]. Presa e ristabilita saldamente la sua decisione Benito Mussolini
si appresta a porla in atto e a vivere il suo
dramma”.
[email protected]
7
Venerdì 28 agosto 2015
ECoNoMIA
SONO LA VALLE D’AOSTA E IL TRENTINO ALTO ADIGE LE REGIONI PIÙ SPENDACCIONE D’ITALIA
Politica, ma quanto mi costi?
La spesa dei nostri rappresentanti locali ammonta a 1,4 miliardi, circa 23 euro all’anno per ogni singolo cittadino
di Marco Zappa
olitica, ma quanto mi costi? Sono la Valle d’Aosta
e il Trentino Alto Adige,
con 143,4 euro e 63,5
per abitante, le Regioni
che spendono di più per fronteggiare il ruolo dei rappresentanti
politici locali. In vetta alla “speciale”
classifica si trovano dunque due
Regioni e Province autonome che,
in quanto tali, offrono più servizi.
In fondo alla classifica ci sono in
vece il Lazio (12,8 pro capite) e la
Lombardia, che per il 2014 ha speso 12,9 euro per cittadino.
A imbarazzare, la somma di identità, rimborsi e pagamenti vari effettuati dalle rispettive Tesorerie
nelle tasche dei politici locali: 1,4
miliardi. Tanto costano a fine anno
gli eletti o nominati in Regioni,
Comuni, Province, Comunità Montane, Parchi. E pensare che questo
non è il “prezzo” totale del personale di questa macchina così esosa.
Perché qui non si parla di Parlamento, non ci sono dunque le spese
di Camera e Senato. Quel miliardo
e mezzo rappresenta lo stipendio
della “truppa” del territorio.
Lo scorso anno qualsiasi normale
cittadino ha versato 23 euro per
pagare il loro stipendio. Nello studio dell’Istituto Demoskopika, che
P
ha rielaborato i dati contenuti nel
sistema informativo Siope per il
2009, 2014 e 2015, sono state analizzate alcune categorie di spesa
e di voci contabili quali indennità,
compensi e rimborsi per il funzionamento degli organi istituzio-
nali. E ancora: acquisto di beni e
servizi per le “quote” di rappresentanza.
Non sta a noi stabilire se un miliardo e mezzo di euro l’anno destinati ai rappresentanti politici
del territorio siano tanti o pochi.
La cosa certa è che il costo delle
nostre istituzioni è di gran lunga
superiore a quello degli altri grandi
Paesi Ue. Per mantenere il Parlamento, si spende infatti il doppio
rispetto a Francia e Inghilterra.
Meglio tralasciare il Quirinale che
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
secondo le ultime ricerche vanterebbe più dipendenti di Buckingham Palace, dell’Eliseo e della
presidenza tedesca.
Mentre l’Italia muore di tasse, i costi
della politica territoriale ammontano a 1,4 miliardi. E io pago!
8
Venerdì 28 agosto 2015
DA RoMA E DAL LAZIo
IL CLAN SULLA BOCCA DI TUTTI SUBISCE UN COLPO ECCELLENTE
Casamonica, adesso scattano le manette
Arrestato Salvatore, accusato di estorsione ai danni di un pub. La vicenda risale a maggio, ieri l’arresto da parte della polizia
di Gustavo Lidis
l tempismo è sicuramente
provvidenziale per restituire
alle istituzioni l’immagine di
chi l’illegalità non la subisce.
È pur vero che è un tempismo capace di sortire sospetti, dopo
che Roma si è dovuta leccare le
ferite per quel funerale show e
anche per i comportamenti del
“clan” nei giorni seguenti, con il
protagonismo che ha lasciato presto
lo spazio agli insulti e alle minacce
per i giornalisti.
Fatto sta che ieri, mentre i ministri si
recavano ad una seduta di Palazzo
Chigi che avrebbe deciso le sorti di
Roma Capitale, le agenzie hanno cominciato a battere una di quelle notizie
che, per importanza, vengono contrassegnate da tante crocette prima
e dopo il titolo, rigorosamente tutto
in maiuscolo. È una storia di racket,
come per la verità ce ne sono sin
troppe in quest’Italia. Ma la fresca
memoria di quelle immagini con l’elicottero e i petali di rosa, la carrozza
coi cavalli irlandese e gli inni al “re
di Roma” hanno moltiplicato il peso
della notizia: ad essere arrestato è
stato un Casamonica, anzi Salvatore
Casamonica, considerato da più parti
l’erede di Vittorio. Ad arrestarlo è
stata la polizia, ritenendolo responsabile di tentata estorsione.
Non è per una storia recentissima.
Secondo le accuse l’uomo aveva
I
cercato, lo scorso maggio, di estorcere 500 euro a settimana al gestore
di un pub nel quartiere zona Tuscolano, garantendogli una sorta di
“protezione” e facendogli presente
che, in caso di diniego, lui o il locale
avrebbero potuto subire incidenti.
Il titolare del pub, però, non si è lasciato intimidire né in occasione
della prima richiesta né quando,
poco dopo, Salvatore Casamonica
è tornato nel locale in compagnia
di un complice ribadendo le stesse
richieste. Un amico del titolare della
birreria è intervenuto per difenderlo,
ma e è stato malmenato ed ha riportato lesioni guaribili in dieci giorni salvo complicazioni.
Le indagini, condotte dalla Polizia
di Stato e coordinate dalla Procura
della Repubblica di Roma, hanno
determinato, da parte del Giudice
per le Indagini Preliminari, l’emissione della misura restrittiva della
libertà personale eseguita poi ieri
dagli agenti del commissariato Tuscolano e della Squadra Mobile.
Tutto questo, mentre la questura di
Roma si preoccupa anche di tenere
aggiornato il conto degli arresti nel
noto clan: sono 82 le persone ritenute
appartenenti alla banda dei Casamonica e soggette a controlli “in
quanto destinatari della misura della
sorveglianza speciale, misure cautelari o alternative”. Di questi, dodici
sono sottoposti alla Sorveglianza Speciale e due anche con l’obbligo di
soggiorno. Sempre la questura ricorda
che nei confronti del clan Casamonica
negli ultimi anni sono stati eseguiti
“62 provvedimenti cautelari e il sequestro di oltre 3 milioni di euro in
beni mobili e immobili”.
REGIONE LAZIO: FORZA ITALIA SI SCHIERA
Dipendenti gara Cup,
pressing su Zingaretti
C
ontinua a tenere banco il caso relativo
all’acquisto del servizio Cup (Centro unico prenotazioni) delle Asl laziali.
Quello revocato dal presidente della Regione Nicola
Zingaretti lo scorso dicembre
perché in odore di Mafia Capitale salvo poi essere ribandito a giugno. Una gara che
è costata la poltrona al capo
di gabinetto di Zingaretti (con
la giunta di centrosinistra abilissima nel non pubblicizzare
il bando), Maurizio Venafro,
sul quale il presidente è chiamato a fare chiarezza. Uno
“scherzetto” da 58 milioni di
euro, con Elisabetta Longo
(direttore della centrale acquisti della Regione Lazio, in-
dagata con la collega Giovanna Agostinelli per false
dichiarazioni ai pm nell’ambito della prima inchiesta)
firmataria della nuova determina. Un vero e proprio giallo
che imbarazza l’intera amministrazione regionale, sollevato dal vicepresidente del
Consiglio Regionale, Francesco Storace (leader de La De-
stra), in un’editoriale sul Giornale d’Italia. Che ha chiesto
(senza mai ottenerle) risposte
concrete al dominus della
Regione.
Un’asta importantissima alla
quale sono entrate pure le
Asl di Viterbo e Roma G.
Alla quale hanno preso parte
quindi 17 (e non più 15)
aziende, fissata inizialmente
a 61 milioni con il costo
dell’appalto poi incredibilmente diminuito.
Dopo La Destra, adesso pure
Forza Italia chiede immediati
chiarimenti a Zingaretti. E
lo fa tramite il consigliere
regionale Giuseppe Simeone, che non può fare altro
che “condividere le perplessità e le preoccupazioni sollevate in queste ultime settimane anche dai sindacati”.
Dubbi che hanno portato
l’onorevole azzurro a presentare un’interrogazione
urgente al presidente della
Regione Lazio, invitato a fornire “chiarimenti urgenti nel
merito e soprattutto a dare
garanzie ai lavoratori”. Un
testo, quello del bando, certamente poco chiaro. Che
prevede peraltro il riassorbimento di quest’ultimi. Ma
come spiega Simeone, per
il momento “Zingaretti preferisce nascondersi” anziché
affrontare oltre 2.000 lavoratori che rischiano il posto.
Tempi duri per il presidente
della Regione, che ha preferito rifugiarsi in vacanza
e prendere fiato ad inizio
di agosto. Sfuggendo a quegli interrogativi posti da Storace e da chi, come lui, altro
non chiedeva che chiarezza.
Tant’è, adesso il tempo per
lui è scaduto. Il caso urge
trasparenza.
Marcello Calvo
L’OPERAZIONE IERI ALLA STAZIONE FARNETO
Sgomberato il centro
sociale di destra Area 19
Non temete, il nostro disperato amore
prevarrà”. Questa scritta campeggia
su uno dei muri dell’ex stazione ferroviaria Farneto di via Monti della Farnesina. Una struttura che era stata costruita
in occasione dei Mondiali di Italia ‘90 e
che, come troppo spesso accade nel nostro Paese, dopo un breve utilizzo era
stata abbandonata all’incuria e al degrado.
Fino a che, nel 2008, non è stata occupata
da Casapund, che l’ha trasformata in
“Area 19. Postazione nemica”, come si
“
legge sulla porta di accesso. Nemica di
una mentalità che sembra però almeno
in queste ore prevalere.
Alle 11.30 circa di ieri, infatti, la “Stazione
Farneto” è stata sgomberata dalla polizia.
“Nessuna presenza è stata rilevata all’interno
– si legge nelle agenzie che hanno dato
notizia del fatto – e sono in atto le operazioni
per la riconsegna dell’area. Tale intervento
rientra nel più ampio progetto di legalità
della Questura di Roma, condiviso con la
Prefettura e messo a punto anche in pre-
visione del prossimo Giubileo, riguardante
lo sgombero di luoghi a vario titolo abusivamente occupati”.
Programma condivisibile se solo riguardasse, oltre ai luoghi riqualificati dalle
associazioni di destra (che hanno sempre
realizzato le loro attività alla luce del sole
ed in modo più che riconoscibile) anche
le occupazioni abusive di sinistra. I centri
sociali però raramente vengono toccati,
nonostante il sospetto di molti che le
attività che vi si svolgono oltrepassino in
vari modi il confine della legalità. Se poi
a tutto questo si aggiunge il fatto che a
Roma di “luoghi a vario titolo abusivamente
occupati” ce n’è un’infinità, campi nomadi
compresi, lascia quantomeno perplessi
che si sia deciso di cominciare da uno
dei pochi casi di riconversione effettivamente riuscito dall’inutile e abbandonato
all’utile e condiviso. Se dunque la scala
di priorità di chi deve – o dovrebbe – far
rispettare la legalità è questa, non resta
che rispondere, insieme ai ragazzi di CPI
e a tutti quelli che si riconoscono in un
certo modo di pensare ed agire, che “il
nostro disperato amore prevarrà”.
Cristina Di Giorgi
9
Venerdì 28 agosto 2015
DALL’ITALIA
SESSO, IMMIGRATI NUDI, FURTI E GERARCHIE: ECCO COSA SUCCEDE NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA
Stupidario dell’accoglienza
Nel padovano sei nigeriane si prostituiscono in cambio dei voucher che vengono assegnati
a ogni straniero. E nel Cremonese si scopre una rete di extracomunitari ‘boss’
esso, furti, gerarchie.
All’interno dei centri
di accoglienza se ne
vedono davvero di
tutti i colori. E quanto
avviene nel Padovano e nel
Cremonese fa emergere, per
l’ennesima volta, quanto l’Italia
sia incapace di gestire l’emergenza immigrazione.
Stranieri lasciati allo sbando
e donne che, pur di aumentare
il loro budget si prostituiscono.
E lo fanno proprio all’interno
del centro all’ex caserma Prandina di Padova (nella foto di
‘Padova Oggi’). Qui, stando a
quanto racconta “Il mattino di
Padova”, alcune delle extracomunitarie si sarebbero prostituite accettando come pa-
S
gamento i voucher a cui i richiedenti asilo hanno diritto
e che ammontano a 2 euro e
50 centesimi al giorno.
Il denaro consegnato loro una
volta a settimana (vengono
consegnati infatti in maniera
cumulativa) ovviamente finisce per soddisfare i vizi degli
ospiti: cibo e vestiti vengono
già forniti nell’ambito del programma di accoglienza.
E quindi gli uomini avrebbero
deciso di ottenere prestazioni
sessuali. Le donne, a loro volta, grazie a quei “lavoretti”,
sarebbero andate ad incrementare il budget a loro disposizione.
Una situazione che, tuttavia, è
giunta alle orecchie di chi ge-
stisce la struttura. In realtà oltre
alle voci ad insospettire era
anche il fatto che alcuni extracomunitari rimanevano senza
soldi in tempi record.
Trapelata la notizia la Prefettura,
che gestisce la struttura in cui
si contano 320 “ospiti”, ha deciso di trasferire le sei nigeriane al centro del “traffico”.
Ma il fenomeno sembra più
diffuso: anche molte donne
accompagnate dai rispettivi
mariti, pur di riuscire a mettere da parte qualche soldo
per poter lasciare l’Italia, sarebbero infatti state coinvolte
nello scambio “sesso per voucher”.
Ed è proprio il fatto di avere
un coniuge infatti a permettere
alle donne di poter convivere
con gli uomini. Situazione che
altrimenti si cerca di scongiurare per evitare situazioni
di promiscuità. Non sempre
però ciò è possibile: con tutte
le strutture al collasso ormai
i nuovi arrivi vengono ‘inviati’
dove possibile, siano essi donne o uomini fa poco differenza.
Ed ecco il bordello di Stato,
di cui i contribuenti italiani
pagano affitto e prestazioni.
Qui, sorge un altro problema,
non di piccola portata: alle
gravidanze indesiderate ci
penserà lo ius soli?
Non solo sesso. Anche nel
Cremonese, in particolare a
Chieve, emerge uno spaccato
scioccante: furti gerarchie e
anche immigrati nudi che disturbano la quiete delle famiglie. I problemi, come racconta ‘Il Giorno’ nella struttura
(una palazzina) gestita dalla
società Garbata accoglienza,
sono iniziati fin dall’arrivo dei
43 immigrati quando sono
spariti due cellulari. Gli stranieri, sospettati, si sono difesi,
offendendosi e arrivando addirittura ad inscenare uno
sciopero della fame. Dopo
l’intervento dei carabinieri i
telefoni sono ricomparsi proprio vicino al caseggiato che
li ospita (sarà un caso?).
Militari intervenuti anche in
seguito all’allarme di una famiglia locale residente nell’unico appartamento venduto
del complesso (dove sono
stati ‘inviati’ gli stranieri in seguito ad un accordo con i
proprietari della palazzina)
che si è vista un migrante
nudo davanti alla porta. In
questo caso è scattata una
denuncia per atti osceni in
luogo pubblico.
Due episodi, comunque, che
hanno messo in luce una situazione ben più grave: all’interno del gruppo di stranieri
ospitati a Chieve si è sviluppata una gerarchia con a capo
quattro ‘boss’. Chi si ribella
viene picchiato: è successo
ad esempio ad uno straniero
che ha riportato alcune ferite
al volto. Sentito dai carabinieri,
non aveva voluto sporgere denuncia e insisteva nel dichia-
rare di essersi ferito perché
caduto dal letto.
Anche in questo caso (proprio
come per le nigeriane) i ‘boss’
sono stati allontanati e trasferiti
presso una struttura della Caritas di Crema. Spariti anche
altri otto extracomunitari che
pare siano fuggiti.
Di certo non si può dire che
nei centri vige l’ordine e il
controllo. Ma agli extracomunitari evidentemente va bene
così, e forse anche a chi sta
al Governo.
Barbara Fruch
VICENZA
Allarme Tbc, rifugiato
rischia l’espulsione
otrebbe mettere a rischio
la salute di chiunque entri
in contatto con lui. Per questo una profugo nigeriano di 29
anni potrebbe essere espulso
dall’Italia. Affetto da tubercolosi
(in sigla Tbc), al momento lo
straniero, profugo dal 2013, si
trova ricoverato nel reparto di
malattia infettive dell’ospedale
San Bortolo di Vicenza, da dover
però potrebbe essere dimesso.
Ed è proprio questo a preoccupare: siccome non ha una casa
e vive di espedienti, i medici temono che una volta tornato in
strada possa smettere di curarsi,
contagiando altre persone.
Nonostante una condanna per
spaccio e diverse denunce, tra
cui due per resistenza a pubblico
ufficiale, in nigeriano arrivato in
Italia dalla Libia nel 2011, poco
P
dopo la caduta di Gheddafi, nel
2013 ha ottenuto lo status di rifugiato. Da allora è un senza
tetto, con una vita precaria e si è
rivolto ai medici solo quando la
malattia si è aggravata.
È stato infatti ricoverato i primi
di luglio, quando i sintomi erano
già piuttosto evidenti. Ora però
la cura in ospedale sta per terminare, ma dovrebbe essere continuata fuori per alcuni mesi (altrimenti si rischia un ritorno della
malattia). La Caritas diocesana
si è offerta di accoglierlo e controllare che continui il trattamento
anti-tbc, ma lui si è rifiutato di
entrare nella comunità.
Soluzione per scongiurare il rischio di un’epidemia? Potrebbe
lasciare l’Italia. Sulla situazione
comunque sarà la Prefettura di
Vicenza a decidere.
STRANIERI IN HOTEL E ITALIANI COSTRETTI A VIVERE IN STRADA
Disoccupato e invalido, ma senza casa: “Aiutatemi”
Marco Ballerini, 61enne di Legnano (Milano) tra pochi giorni dovrà abbandonare l’abitazione
dove vive: “Non voglio tornare a dormire in auto. Spero che il Comune mi possa dare una mano”
mmigrati ospitati in hotel e italiani, disoccupati e invalidi,
che non hanno un tetto sopra
la testa. o se lo hanno, rischiano
di rimanere per strada da un giorno all’altro. L’ennesima denuncia
arriva da Legnano, in provincia di
Milano.
A raccontare la sua storia in un’intervista a Christian Sormani de ‘Il
Giorno’ è Marco Ballerini, 61enne
che ha perso il lavoro nel 2013.
Come se non bastasse all’uomo è
stata diagnosticata la spondilite
anchilosante, una malattia debilitante al collo che lo ha reso invalido al 50%.
Il legnanese, al momento vive in
un’abitazione di Busto che condivide con un’altra persona, ma tra
pochi giorni, il 31 agosto, la dovrà
abbandonare. E il suo timore è
quello di dover ritornare in strada.
I
«Non voglio tornare a dormire in
auto – si sfoga – per favore aiutatemi. Spero che il comune di Legnano mi possa dare una mano».
Il 61enne infatti è già stato costretto
a dormire nella sua auto, lo ha fatto
per ben otto mesi all’inizio del
2014, subito dopo aver perso la
sua occupazione. «Di notte avevo
paura. Al mattino usavo una fontana
dove sciacquarmi e andavo alla
mensa dei poveri, poco distante –
spiega – La mia malattia debilitante
al collo è però proseguita, interessando anche bacino e vertebre».
Ad aiutarlo, per un periodo, è stata
la Croce Rossa di Busto Arsizio,
che oltre a donagli dei pacchi con
cibo e alcune cose per sopravvivere, era riuscita anche a trovargli
una sistemazione: proprio quell’appartamento
gestito da una onlus, dove è entrato
il 18 settembre del 2014. «In questi
mesi ho ricevuto un piccolo contributo da parte dei Servizi sociali
di Legnano che hanno contribuito
a pagarmi la retta del soggiorno
e a darmi dei soldi per il cibo»
continua Ballerini che spiega però
come ora deve abbandonare quella struttura «per un cambio nel regolamento che prevede spazio
solo per residenti e ultrasessantacinquenni».
Di qui la richiesta al comune di
Legnano per un alloggio popolare,
che però pare tutt’altro che semplice dati i requisiti previsti. «Non
ho soldi e non ho ancora una pensione – afferma – Inoltre la mia invalidità è stata dichiarata dall’Inps
del 50%, nonostante io non possa
muovermi. Chiedo umilmente un
alloggio all’Amministrazione, possibilmente non in condivisione
visti i miei problemi fisici».
Poi l’amara conclusione in cui l’uomo fa riferimento proprio agli stranieri, immigrati che vengono ospitati a spese dello Stato. «Vedo che
ci sono molte associazioni attive
sul territorio nei confronti degli
stranieri – conclude il 61enne – Io
sono italianissimo, sono nato qui,
pago le tasse da sempre qui, ma
un posto per me è quasi impossibile da trovare».
Un grido di aiuto che, senza voler
sollevare polemiche, risuona in un
momento di crisi per l’Intero Paese.
B.F.
10
Venerdì 28 agosto 2015
DALL’ITALIA
RAPINA FINISCE IN TRAGEDIA A BIANCAVILLA, NEL CATANESE
“Vi ho riconosciuti”:
ucciso da due banditi
Alfio Longo, pensionato, è stato bastonato da due uomini che hanno
fatto irruzione nella sua villa. Illesa la moglie che ha dato l’allarme
a scoperto due malviventi
nella sua villa, ha tentato di
affrontarli ed è stato ucciso
con una bastonata in testa.
L’ennesima rapina finita in
tragedia è accaduta l’altra notte a Biancavilla, nel Catanese.
Vittima un uomo di 67 anni, Alfio Longo,
elettricista in pensione, che si trovava a
letto con la moglie, Enza Ingrassia, quando i due malviventi, col volto coperto,
pare italiani, hanno fatto irruzione nella
piccola costruzione a due piani.
Dopo aver svegliato la coppia, che vive
da sola, i banditi li hanno minacciati
con l’intento di sapere dove si trovavano
soldi e oggetti preziosi. Alle minacce,
sono seguite le percosse, i due coniugi
sono stati legati e messi in due stanze
separate. Quando la donna è riuscita a
liberarsi ha trovato il corpo del marito
senza vita e ha dato l’allarme.
Pare che l’uomo sia stato ucciso a bastonate dopo che ha tentato di ribellarsi
dicendo ai due di averli riconosciuti.
“Vi ho riconosciuti, vi conviene andare
via: vi ho riconosciuti...” avrebbe detto
secondo quanto riferito dalla moglie ai
carabinieri del reparto operativo di Catania e della compagnia di Paternò, che
stanno verificando se davvero cono-
H
scesse gli aggressori o se fosse stata
una minaccia per farli desistere e convincerli ad andare via.
Il bottino dell’assalto, come trapelato, è
stato di poche centinaia di euro e due
anelli, tra cui la fede nuziale della vittima.
“È stata una scena orribile, la moglie
ha chiesto aiuto e noi siamo entrati nella
villetta e abbiamo visto il corpo sul letto
– ha raccontato Giuseppe Amato, uno
dei tre vicini che è entrato nella villetta
di Alfio Longo allertato di Enza Ingrassia
– Lei piangeva e parlava di una rapina.
Abbiamo chiamato il 112 e non abbiamo
toccato nulla”.
Nel 2010 nella stessa abitazione c’era
stato un tentativo di furto, ma gli abitanti
In pochi minuti cambiavano targa
e colore dell’auto usata per la
fuga, una Renault Megane grigia,
strappando una semplice pellicola. Era questa la tecnica usata
da quattro ladri provenienti dalla
provincia di Torino, ma in “trasferta” a Bologna. I rapinatori,
di origine nomade, sono stati
fermati dalla polizia nella periferia
della città emiliana dopo un pedinamento. Avevano da poco
portato a termine un colpo nell’abitazione di una 75enne, dove
avevano rubato un bottino di
800 euro, oltre a diversi gioielli.
I quattro erano però già seguiti
dalle forze dell’ordine, che li hanno bloccati proprio a bordo dell’auto “trasformista” durante una
sosta. L’auto grigia era rivestita
da una sottile pellicola nera, che
in pochi minuti poteva essere
rimossa. Stesso passaggio per
quanto riguarda la targa, di modo
da poter depistare le indagini.
Quello dell’anziana, nell’abitazione
della quale gli arrestati si erano
introdotti fingendosi tecnici ambientali, è stato il quarto simile
verificatori nel Bolognese solo
ad agosto.
La Spezia, fermata
“la banda del gas”
Spruzzavano gas da accendini,
convincevano gli anziani a nascondere gioielli e denaro, per
poi derubarli. I carabinieri di La
Spezia hanno arrestato la cosiddetta ‘banda del gas’: si tratta di
tre persone di etnia sinti. Sono
stati identificati grazie alle tele-
Venti reati al giorno,
allarme in Veneto
Il Governatore Zaia: “Il Governo
intervenga inviando uomini e mezzi”
enti reati in un solo giorno.
È l’allarme sicurezza lanciato in Veneto dal Presidente della Regione Luca Zaia,
che punta il dito contro il Governo. “Per mesi ho tentato di
risvegliare le coscienze romane
a Palazzo Chigi e al Viminale –
afferma il Governatore – stilando
un bollettino pressoché quotidiano sull’allarme criminalità in
Veneto e sulla necessità di rafforzare tutti i possibili presidii di
legalità. Niente da fare: le coscienze romane proseguono nel
loro colpevole sonno, mentre in
Veneto la criminalità di ogni genere dilaga. È necessario inviare
uomini e mezzi per combattere
la delinquenza perché i veneti
non ne possono più di regalare
a Roma tasse che non vengono
mai investite per rispondere alle
loro necessità, sicurezza, sanità
e lavoro in primis”.
E il quadro è allarmante, con i
reati, spiega ancora Zaia “più
raccapriccianti, come le violenze, o tentate violenze, sessuali
e le aggressioni e truffe agli
anziani, sempre più frequenti e
quelli, ahimè oramai abituali,
come rapine, furti, razzìe in
case, aziende, esercizi commerciali, parcheggi”.
V
Mercoledì l’ennesimo caso, nel
trevigiano. “Un fatto ignobile,
uno sciacallo che ha rubato il
portafoglio ad una persona deceduta nella sua auto prima
che arrivassero i soccorsi”
continua descrivendo inoltre
“l’ennesimo raid ladresco nel
parcheggio del pattinodromo,
praticamente in pieno centro.
Ed ancora, l’orrenda violenza
carnale subita da una ragazzina
in un locale della provincia.
Nel padovano sono state fatte
fuori tre aziende e un bar. Nel
veneziano, Jesolo segnala una
violenta rissa fuori da una nota
discoteca e una truffa perpetrata ai danni di una coppia di
anziani; a Martellago il furto
in un market, a Campalto un
tentativo di violenza di gruppo
ad una giovane donna. Nel vicentino, ladri in casa a Bassano
e furto persino all’ecocentro
di Longare”.
“Mi fermo qui – conclude Zaia –
ma per quel che posso continuerò a lottare e denunciare.
Abbiamo non una ma due emergenze: la prima è la criminalità,
la seconda è l’oblio delle coscienze romane e l’inerzia totale
di una Stato che sentiamo sempre più lontano”.
B.F.
IN TEMPI DI CRISI
IN BREVE
Bologna, incastrati
i ladri nomadi
di contrada Crocifisso definiscono la
zona “tranquilla e senza problemi, fino
ad oggi”. Le due ville attigue a quelle
della famiglia Longo erano vuote la
notte scorsa perché sono usate come
luogo di villeggiatura dai proprietari.
Increduli e affranti, alcuni parenti e amici
delle vittime che hanno raggiunto l’abitazione in cui si è consumata la tragedie
e si sono seduti in segno di lutto vicino
al cancello di ingresso. Parlano tra loro
ma non con i cronisti. “Non è il momento
delle parole, ma della sofferenza”, dice
uno di loro chiedendo ai giornalisti di
non insistere con le domande.
“La nostra città è stata colpita al cuore.
Un atto di efferata violenza che Biancavilla
condanna con fermezza. Ho già espresso
il cordoglio e la vicinanza della comunità
alla moglie della vittima – ha detto il
sindaco del paese etneo, Pippo Glorioso
– Siamo increduli ma confidiamo nell’operato delle forze dell’ordine”.
Sul posto, per i rilievi, sono arrivati
anche i carabinieri dei Ris di Messina
mentre la Procura di Catania ha aperto
un’inchiesta. Oltre la dinamica di quanto
accaduto resta da capire come mai nessuno dei cani della coppia ha abbaiato
per richiamare l’attenzione dei vicini.
Barbara Fruch
CRIMINALITÀ
camere di sicurezza che li hanno
ripresi durante l’ultimo colpo messo a segno a Castelnuovo Magra
(La Spezia). Tra loro c’è anche
Angelo Riviera, arrestato qualche
settimana fa dopo l’inseguimento
con sparatoria a Lido di Camaiore
( Lucca). Il modus operandi era
sempre lo stesso: suonavano alle
porte delle vittime e quando queste
aprivano spruzzavano il gas da
bombolette per la ricarica degli
accendini. Poi si qualificavano
come impiegati della locale azienda
del gas e li invitavano a depositare
gioielli e denaro all’interno del
frigorifero per preservarli da eventuali incendi, che poteva essere
provocati dalla (finta) fuga di gas.
Qualche minuto dopo, approfittando del panico degli anziani, si
davano alla fuga.
Bergamo, picchiati
e sequestrati in casa
Sequestrati in casa e picchiati da
una banda di rapinatori a Bonate
(Bergamo). Vittime, il papà Angelo
Beretta, 64 anni, commerciante,
e il figlio Alessandro, 39 anni,
aggredite da cinque persone con
il volto coperto da calzamaglia
che sono entrate forzando la porta
finestra del bagno. I banditi hanno
legato loro le mani con delle fascette mentre l’abbaiare dei cani
ha attirato l’attenzione dei vicini,
che hanno chiamato il 112. Il
raid è durato circa cinque minuti:
mentre uno teneva gli ostaggi
sotto mira di una pistola, altri
frugavano nei cassetti. I rapinatori
sono riusciti a scappare con orologi, monili d’oro e denaro per
15 mila euro.
Imprenditori in difficoltà,
e gli usurai si arricchiscono
Arrestato un ingegnere milanese che prestava soldi con tassi
di interesse del 180%. Nei guai anche una coppia di Lecco
n tempi di crisi continua ad aumentare il fenomeno dell’usura, cittadini disperati che pur di
ottenere il denaro finiscono
nelle mani degli strozzini.
Sono numerose infatti le
vittime, tra imprenditori e
professionisti, di un ingegnere di Milano che applicava tassi di interesse
fino al 180%. La scoperta,
dalla Guardia di Finanza
di Bergamo, è avvenuta
dopo la denuncia presentata da un imprenditore
bergamasco che si è trovato a dover scegliere tra
pagare immediatamente le
esorbitanti cifre richieste
oppure cedere buona parte
delle azioni della propria
società.
Di lì è partita l’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale
di Bergamo, denominata
“Cento per Cento” proprio
per l’entità dei tassi annui
di interesse applicati che
in diversi casi superavano
il 100% fino a raggiungere,
in un caso, il 182.5%.
I
Numerose le vittime: si tratta di imprenditori e professionisti che operano in
varie provincie della Lombardia e, in un caso, in provincia di Venezia, che non
riuscendo ad accedere al
credito bancario sono ricorsi all’usuraio per far
fronte ad impegni economici, solitamente ritenuti
di breve periodo.
Per dare una parvenza legale alle somme che riceveva l’usuraio imputava i
movimenti finanziari nella
contabilità di due aziende
a lui riconducibili, entrambe di Milano, attraverso il
ricorso ad artifici contabili
e all’utilizzo di fatture per
operazioni inesistenti. Lo
strozzino è finito agli arresti
domiciliari. I finanzieri hanno inoltre sequestrato un
immobile del valore di circa centocinquantamila euro
e numerosi conti nella disponibilità dell’ingegnere
(per alcune decine di migliaia di euro).
L’usura era invece un’attività “familiare” per coniugi
di Verderio Inferiore (Lecco) che avrebbero approfittato di imprenditori in
difficoltà che non riuscivano a ricevere prestiti bancari. “Il sistema usuraio utilizzato era quello classico
– spiegano i finanzieri dalla
Guardia di Finanza di Lecco
– il prestito veniva garantito
dall’emissione di assegni
post-datati con scadenza a
30 giorni e tassi d’interesse
applicati per ogni singola
operazione, variabile dal
112,5 % al 250%”.
I due sono finiti nel mirino
della finanza proprio per il
tenore di vita spropositato
rispetto ai redditi dichiarati
al fisco. Le indagini hanno
inoltre evidenziato il coinvolgimento di un broker di
Ronco Briantino (Monza
Brianza), denunciato per il
reato di riciclaggio e balzato
all’attenzione degli investigatori per lo sproporzionato
tenore di vita. Quest’ultimo
infatti avrebbe a propria
volta truffato i coniugi usurai,
facendosi consegnare circa
1,3 milioni di euro dei quali
si sarebbe impossessato simulando investimenti in fondi pensione e assicurazioni,
rivelatesi poi essere “polizze fantasma” e quindi
non esistenti.
I finanzieri hanno provveduto al sequestro di auto,
immobili e conti correnti
della coppia per circa
600.000 euro.
B.F.
11
Venerdì 28 agosto 2015
CINEMA
LA NUOVA PELLICOLA DIRETTA DA HIROMASA YONEBAYASHI, ALLIEVO PREDILETTO DI MIYAZAKI, SARÀ DISTRIBUITA NELLE SALE ITALIANE AD AGOSTO
Quando c’era Marnie c’era poesia
Presentato al Giffoni Film Festival l’ultima opera dello Studio Ghibli, è un poetico progetto
d’animazione tratto dall’omonimo romanzo dell’autrice britannica Joan G. Robinson
di Luciana Caprara
ratto dall’omonimo romanzo dell’autrice britannica
Joan G. Robinson, un classico della letteratura inglese per l’infanzia: Quando c’era Marnie. Potrebbe sembrare
la solita storia strappalacrime di
un’orfanella, invece la protagonista
Anna non è solo una dodicenne che
ha perso i genitori, vive con la mamma adottiva che chiama zietta e ama
la solitudine tanto da dire “in questo
mondo esiste un invisibile cerchio
magico, c’è chi sta dentro e chi fuori,
e io ne sono fuori” e definirsi “malinconica e sgradevole”, ma una ragazzina in grado di provare sentimenti così profondi di cui neanche
la maggior parte degli adulti sarebbe
capace. Soffre di asma e per questo
d’estate viene spedita da alcuni parenti, gli Oiwa, che vivono in un villaggio sul mare.
Qui in circostanze misteriose e oniriche, tipiche degli anime, si imbatte
in una coetanea bionda di nome
Marnie, anche lei afflitta da un grande
dolore, prigioniera, sembra, dietro
una finestra blu. E tra incontri alla
palude, feste di un’epoca passata,
confessioni nel bosco e giornate
trascorse a ripararsi dal temporale
in un granaio, i loro ricordi diventano
T
tutt’uno e intorno ad Anna sboccia
un amore universale.
“Promettimi che resteremo un segreto per sempre” le dice Marnie
“sappi solo che ti voglio bene”.
Insomma, Per tutte le Anna e le
Marnie che andranno al cinema a
vedere questo film spero di aver
fatto qualcosa in cui possano riconoscersi, un’anima gemella che
possa sedersi accanto a loro e stare
dalla loro parte.
Il film, attesissimo, è probabilmente
l’ultimo film prodotto dallo Studio
Ghibli, lo studio d’animazione del
maestro dell’animazione giapponese
di Hayao Miyazaki.
Lo studio ha, infatti, annunciato una
chiusura temporanea, per il momento, a causa del ritiro dello stesso
Miyazaki e dal flop de “La principessa splendente” di Isao Takahata.
Fondato nel 1985 da Myazaki e dal
suo socio e mentore Takahata, lo
studio Ghibli ha creato e prodotto
anime conosciuti e apprezzati in
tutto il mondo che hanno contribuito
alla diffusione e rivalutazione del
genere a livello internazionale.
Il film è una storia di crescita individuale, di maturazione molto ben
ritmato, un’esplorazione della potenza dell’immaginazione,e di come
essa possa essere salvifica quando
riesce a metterci in contatto con
gli altri e con l’esterno, sia esso
animato o inanimato. Allo stesso
tempo però il film è molto di più, a
tratti novella gotica, con alcuni attimi
di puro terrore, in due scene della
seconda parte del lungometraggio
specialmente,Yonebayashi e collaboratori si rifanno quasi al racconto
gotico europeo del diciottesimo se-
colo. Del resto alcuni stilemi presenti,
quali la vecchia casa isolata, e il
rapporto tra le due ragazze,quasi
da doppelganger, ne sono una testimonianza abbastanza diretta, poi
io personalmente ciò ho visto, nel
personaggio di Marnie,Miyazaki e
Takahata, (quando vedrete il film
sarà più chiaro, vi spoilererei troppo)
e Anna, tutti i giovani registi del
ghibli, quasi come a simboleggiare
un passaggio di consegne, oserei
dire epocale,poi solo il tempo potrà
portare il Ghibli alle vette raggiunte
in passato. Comunque l’era post
maestri inizia davvero bene, Yonebayashi fa emozionare e noi ci emozioniamo con lui.
UN FILM DI MARC LAWRENCE
Hugh Grant diventa professore per Amore
Commedia romantica che racconta di uno sceneggiatore in crisi creativa
el 1998 lo sceneggiatore Keith Michaels era
all’apice della fama: autore di un film di successo che gli era valso l’Oscar, una bellissima
moglie, un figlio, un grande senso dell’umorismo
e un fascino tutto British. Quindici anni dopo Keith,
sulla soglia dei 50, non scrive da tempo, è divorziato,
sull’orlo del lastrico.
Professore... per forza è il film che vede il ritorno
sul grande schermo e in un ruolo da protagonista
N
di Hugh Grant. Diretta da Marc Lawrence, regista
con cui l’attore inglese ha lavorato in moltissimi
altri film, Professore... per forza è una commedia
romantica dai toni sarcastici e ironici in cui brilla
l’attrice Marisa Tomei al fianco di Grant e che
racconta il percorso e la crescita di un uomo e di
quanto le seconde chance nella vita possano
rivelarsi ricche di sorprese e nuovi talenti.
Lanciatissimo negli anni ‘90 e 2000 grazie a una
serie di commedia di successo, da Quattro matrimoni
e un funerale a Notting Hill, da Il diario di Bridget
Jones ad About a Boy, da Scrivimi una canzone a
Love Actually, l’inglese Hugh Grant era poi sparito
per un po’ dai grandi schermi. Ora l’attore è però
torna nei cinema con questa nuova commedia romantica, dai toni abbastanza sarcastici, che lo
vede protagonista.
Il tema professore e allieva resta comunque uno
degli argomenti più sviluppati e attuali tanto da
essere considerato un classico del pensiero. Pensiero fisso perchè arrovella la mente del docente
quando si trova di fronte una ragazza ammiccante
e disponibile ad apprendere. De visu e con lezioni
private.
Ogni autore dà una differente interpretazione dell’accoppiata con stereotipi e clichè.
Gli Americani affrontano il tema all’insegna del politicamente corretto ad alto profilo dove il vecchio
professore si innamora sempre di un’allieva più
saccente di lui che gli tiene testa in un botta e
risposta molto elettrizzante.
Professore per Forza (primo titolo del film poi
cambiato in Per Amore) che, a conferma di quanto
detto sopra, è una commedia a lieto fine sempre
con il docente intellettualmente affascinante e vincente nella prima parte della sua vita ma in crisi
all’età di 50, per cui decide di allontanarsi da New
York a malincuore per andare in una cittadina di
provincia a fare un corso di sceneggiatore all’Università sperando di fare un pieno di autostima
magari seducendo qualche giovane (Bella Heathcote
nella foto) allieva.
Pensiero fisso come detto sopra di ogni professore
che gli arrovella la mente specie se di fronte
l’allieva scioglie l’accavallo facendo scatenare gli
istinti di base di un qualsiasi bruto afflitto da lolita
sindrome-cinese.
A dare una svolta alla vita del professore sarà una
giovane madre single (Marisa Tomei) che riuscirà
ad appassionarlo ancora al suo lavoro facendolo
diventare un uomo migliore, e Professore per
Amore. Insomma: prevedibile il lieto fine come da
copione americano.
Il rapporto professore allieva viene sempre tradotto
in commedia anche se non è mai stato accettato
dalla società a cuor leggero perchè trattato ampiamente in analisi come transfert e quindi facente
parte di un’ illusione che non è certo la base per
un sano rapporto non essendoci scambio positivo
in quanto l’allieva tende ad assorbire con la mente
e il professore assorbe la linfa vitale della giovane
esaurendosi nel contempo mentalmente.
L.C.
In definitiva, film leggero ma godibile.
12
Venerdì 28 agosto 2015
SPoRT
IERI I SORTEGGI DEI GIRONI DI CHAMPIONS’ LEAGUE. LA FINALE A MAGGIO A MILANO
Juve e Roma, l’urna è pestifera
I bianconeri dovranno vedersela con Manchester City, Siviglia e Moenchengladbach
La Roma pesca il Barcellona e il Bayer Leverkusen: sarà lei a vendicare la Lazio?
di Robert Vignola
ino alla fine, forza Juventus. E forza magica Roma.
Tocca a tutti intonarlo. Dai
laziali agli interisti, dai napoletani ai milanisti. Perché c’è quel ranking terribile da inseguire, quel margine da colmare
contro le squadre britanniche che
potrebbe regalare all’Italia un posto
in più in Champions’ League per il
prossimo quinquennio.
Certamente la strada si è fatta in
salita dopo che la Lazio è stata
malmenata, sportivamente parlando, dal Bayer. Quel Bayer che affronterà ora la Roma: è una delle
curiosità dei sorteggi che ieri hanno nei fatti aperto la stagione vera
di quella che i nostalgici italiani
s’ostinano a chiamare Coppa dei
Campioni. La fase preliminare è
stata stellare, come ha dimostrato
la tripletta con cui Rooney ha tenuto dentro il Man Utd risolvendo
la grana belga in trasferta a Bruges. Ma da quel tabellone sono
uscite anche vere e proprie sorprese: dagli israeliani del Tel Aviv
ai kazaki dell’Astana. Scuole calcistiche che rendono un po’ (forse
un po’ troppo) esotico questo calcio europeo. Ma soprattutto squa-
F
dre considerate un po’ una garanzia per chi le avrebbe pescate
nel proprio girone.
Non cercatele nel gruppo D, quello
della Juve, né nel gruppo E, quello
della Roma. Le italiane sono state
decisamente poco fortunate. Per i
campioni d’Italia in carica, che devono confermare quanto di buono
fatto vedere la scorsa stagione fino
alla finale di Berlino, èn stato quasi
beffardo. Teste di serie, i bianconeri
potevano sperare in qualcosa di più
agevole delle avversarie che l’urna
ha destinato loro. C’è il Manchester
City, c’è il sorprendente Siviglia, c’è
il Borussia Moenchengladbach. Tutte
provenienti da campionati nazionali
ormai più competitivi del nostro:
sarà forse il raggruppamento più
combattuto di questi gironi a quattro.
E la Roma? L’avversario che fa tremare i polsi si chiama Barcellona.
Quello sul quale, realisticamente,
fare la corsa è il Bayer Leverkusen:
lo si conosce, lo si è visto avere la
meglio sulla distanza dei 180’ sulla
Lazio. E poi c’è il Bate Borisov, formazione bulgara che può essere la
mina vagante del gruppo E, che la
squadra di Rudi Garcia sarà però
chiamata a disinnescare, possibilmente pescando sei punti sui sei
disponibili.
Negli altri gironi da segnalare la
sfida tra Real Madrid e Paris Saint
Germain nel gruppo A (dove c’è
pure il Malmoe a dare ricordi allo
“svedese” Ibrahimovic) e l’equilibrato girone B con Psv Eindhoven,
Manchester United, Cska Mosca e
Wolfsburg. Poi, in lizza, le solite:
Chelsea e Arsenal, Bayern Monaco
e Zenit San Pietroburgo. Tutte sanno
quanto è lunga la strada per San
Siro, dove si terrà la finale il prossimo
maggio. Speriamo che, non solo
geograficamente, sia più facile per
le italiane.
UNO SPORTIVO CERCA L’IMPRESA: ARRIVO PREVISTO DOMANI AL NAVIGLIO GRANDE
Dalla Svizzera a Milano. A nuoto...
A
nuoto dalla Svizzera a
Milano. Ininterrottamente. Per amore dello sport, ma anche della storia e di quelle “vie d’acqua”
che, se all’estero sono diventate un volano turistico
eccezionale (dalla stessa
Svizzera, alla Francia, dalla
Germania all’olanda fino
alla Svezia), in Italia vengono
abbandonate a loro stesse,
magari dopo averci speso
fior di soldi per effimere
“riqualificazioni”.
Così ieri il 47enne svizzero
Ernst Bromeis è partito dal
Lago Maggiore per tentare
una nuova impresa dopo
quelle già magistralmente
messe nel carniere, tra le
quali spicca la discesa del
Reno a nuoto dalla sorgente alla foce. All’alba di ieri
si è tuffato a Tenero, piccolo
comune svizzero del Ticino,
e via verso Milano. Il tragitto prevede 64 chilometri
di Lago Maggiore, poi 20
chilometri lungo il fiume
Ticino e infine 50 chilometri lungo il canale Naviglio
Grande. Lo sportivo spera
di raggiungere il capoluo-
go lombardo domani.
Bromeis, soprannominato
“la meraviglia azzurra” per
la capacità di sfidare l’elemento naturale, si è rifatto
nell’immaginare questa sfida alla storica relazione
commerciale e culturale
tra la Svizzera e l’Italia.
Quelle stesse acque sono
quelle utilizzate “per trasportare materiale edile
dalla Svizzera per la costruzione del Duomo di Milano”. Il tentativo doveva
prendere il via all’inizio
dell’estate, ma è stato po-
sticipato dopo un incidente: mentre Bromeis si stava
allenando in bicicletta, ha
avuto un incidente fratturandosi una costola.
L’eclettico atleta, originario
del canton Grigioni, l’anno
scorso mise a segno quella
che resta la sua maggiore
impresa: ha nuotato lungo
il Reno durante 44 giorni
per complessivi 1247 chilometri, dal Lago di Dentro
in cima alla Val Cadlimo
nell’alto Ticino (la sorgente
più lontana rispetto alla
foce), fino allo sbocco del
fiume nel Mare del Nord.
Ha così battuto il record antico, appartenente a Klaus
Pechstein e risalente al 1969.
Anche questo nuotatore tedesco aveva percorso il
Reno a nuoto, ma era partito
più a valle.
R. V.
GERMANIA
Fc Ostelbien Domburg, la squadra contro cui nessuno vuole giocare
L’accusa: calciatori e tifosi sono neonazisti. E rischiano di vincere il campionato senza mai scendere in campo
alcio e politica. Un binomio
che a quanto sembra fa discutere. E non solo in Italia. Nel
campionato locale della Sassonia,
in Germania, c’è infatti una squadra
contro cui nessuno vuole giocare perché la maggior parte dei tifosi e dei
calciatori che ne compongono la rosa
sono “neonazisti”. E’ L’Fc Ostelbien
Domburg, rischia quindi di vincere
per 3 a 0 a tavolino tutte le partite,
anche tenuto conto del fatto che molti
arbitri hanno rifiutato di dirigere le
partite del temutissimo team: “ben
C
65 delle 68 squadre del campionato
si rifiutano di incontrarli e 56 arbitri
su 65 – scrive Claudio Cartaldo su Il
Giornale - non hanno alcuna intenzione di rischiare di trovarsi nella
scomoda situazione di dover fischiare
un fallo contrario ai neonazi”.
Al momento la federazione regionale
sembra non avere intenzione di prendere provvedimenti al riguardo e se
si andrà avanti così c’è il rischio più
che fondato che l’Ostelbien Domburg
vinca il campionato senza mai scendere in campo.
Violenze dentro e fuori dal campo,
sieg heil e tatuaggi politicamente
scorretti: queste in poche parole le
accuse rivolte alla squadra e ai suoi
supporters. “Qualità” che a quanto
pare i cittadini di Donburg non disprezzano poi così tanto se si pensa
che il capitano Denis Waserman per
pochi voti non è stato eletto sindaco.
Resta da capire, si chiedono in molti,
cosa faccia ascoltare ai suoi compagni per motivarli prima dell’entrata
in campo.
Cristina Di Giorgi
Fly UP