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traccia incontro - Il Filo di Arianna
Il colloquio d’aiuto nel Counseling Integrato “Sarò con te. Sarò con te con il mio interesse, la mia noia, la mia pazienza, la mia rabbia, la mia disponibilità. Sarò con te [...] ma non ti posso aiutare. Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario.” F.S.Perls Dispensa a cura della Dr.ssa Giovannella Giorgetti Counselor Trainer Professionista disciplinato dalla legge 4/13 1 Il COLLOQUIO DI AIUTO nel Counseling Integrato Il Counseling Integrato parte dal principio che, nel panorama dei diversi approcci psicologici Umanistico-Esistenziali, esistano punti comuni che possano determinare la possibilità di un intervento eclettico e creativo nella relazione d’aiuto. I modelli della Terapia Centrata sul Cliente di Rogers, della Gestalt, dell’Analisi Transazionale, della Psicologia Sistemica, focalizzano l’attenzione sull’essere umano all’interno dell’ esperienza quotidiana e in continua e stretta relazione con il mondo. Lavorare in modo integrato nel Counseling prevede la conoscenza teorica approfondita dei modelli e delle rispettive teorie della personalità e la capacità di applicazione dei diversi strumenti a disposizione. Con il termine strumento intendo le varie tecniche che i differenti approcci presentano, ad es: la“sedia bollente” Gestaltica, il “Genogramma” sistemico relazionale e tutti gli strumenti del Counseling Espressivo come il disegno, il movimento,la fiaba, la metafora, l’uso delle immagini, delle fotografie … così come gli strumenti rogersiani della Riformulazione e della Tecnica della domande. Tutte queste possibilità di lavoro, sia teoriche che pratiche, sono state ampiamente spiegate e sperimentate durante tutto il corso triennale di formazione e quindi non saranno qui argomentate nuovamente. Il concetto fondamentale del Counseling Integrato è, quindi, quello di strutturare un intervento di aiuto diversificato rispetto all’esigenze del Cliente e che non perda mai di vista la teoria che si prende come riferimento, sia essa la Gestalt, l’Analisi Transazionale o la Sistemico-Relazionale. In questo modo si potrà operare secondo le necessità richieste dall’intervento ma sempre nella piena consapevolezza del percorso proposto, senza confusione né approssimazione, ma con creatività e professionalità. La capacità di utilizzare i diversi strumenti operativi si struttura nel tempo, con l’esperienza che parte necessariamente dalla sperimentazione personale. Il colloquio di aiuto è un colloquio strutturato in modo da proporre un intervento funzionale ed efficiente. 2 La struttura è in tre fasi che garantiscono il contenimento del cliente e l’efficacia della relazione. Esse seguono il ciclo del Contatto della Gestalt, in un percorso che parte dal pre-contatto con il cliente (accoglienza), arriva al contatto (focalizzazione del tema) per poi concludersi con il post-contatto (chiusura). Questa struttura viene applicata in ogni tipo di relazione d’aiuto, a partire dall’incontro telefonico iniziale. Inoltre la struttura in tre fasi viene applicata sia al singolo incontro che a tutto il percorso di Counseling prevedendo incontri di accoglienza, incontri di focalizzazione e lavoro sul tema e incontri che preparano alla chiusura. In questa dispensa viene ripreso il pensiero di Carkhuff che ha delineato la struttura del processo di aiuto ponendo l’accento sulla corrispondenza tra abilità del Counselor e apprendimento del cliente. 1°Fase: ACCOGLIENZA (pre-contatto) Il cliente arriva al primo incontro dopo aver contattato il Counselor, di solito al telefono, e porta il proprio “mondo” apprestandosi ad incontrare il mondo del professionista. La stanza stessa, sia essa dentro una struttura più anonima sia più personale ed accogliente, invia sempre delle informazioni personali. È una fase delicata: la persona va dal Counselor con aspettative e paure. Nella fase dell’Accoglienza si pongono le condizioni di base per creare una buona relazione; Counselor e Cliente si studiano e si pongono la domanda “Possiamo lavorare insieme? ” Costruzione del setting Il setting è un’area spaziale e temporale all’interno della quale si stabilisce la relazione. L’ambiente viene scelto e definito dal Counselor (presenza e posizione degli arredi, quali sedie, poltroncine, scrivania, ecc...). E’ importante che sia confortevole, funzionale e che agevoli la sensazione di sicurezza e contenimento (ad esempio porte non trasparenti, eventualmente chiudibili a chiave, pareti come divisori e non paraventi o vetrate). Orologio visibile dal Counselor, fogli, matite, fazzolettini di carta non mancheranno e saranno a portata di occhio e di mano. Si farà attenzione ai fattori ambientali di possibile disturbo quali rumori, temperatura dell’ambiente… eliminando o adattando creativamente le barriere. 3 Durante il rapporto di Counseling, il setting può essere “modificato” dal cliente (distanza, luce, rumore, aria, posizione delle sedie …). Lavorare sulla qualità del setting accresce nel cliente la consapevolezza sulla possibilità di crearsi un ambiente favorevole, buono e protetto e di essere lui stesso il protagonista della propria esistenza. Benvenuto Il cliente va accolto alla porta, salutato con una stretta di mano e uno sguardo diretto e invitato ad accomodarsi. Il Counselor si dispone all’ascolto mettendosi in una posizione comoda: è fondamentale essere comodo con il corpo per poter ascoltare l’altro. Ci possono essere alcuni minuti di conversazione introdotti dal cliente o dal Counselor per rompere un pò l’atmosfera di imbarazzo iniziale e dare al Cliente la possibilità di osservare l’ambiente e il professionista e al Counselor il modo di centrarsi e disporsi all’Ascolto Attivo. Il Counselor osserva attentamente: il non verbale: la postura (aperta, chiusa, scomposta, rilassata, ecc…) il contatto visivo l’espressione del viso (sorriso, denti stretti, ecc…) vestiario e cura della persona i gesti il paraverbale: il tono di voce (fioco, forte, aspro, melodioso, monofonico, ecc…) il ritmo (lento, veloce, affannato, ecc…) i silenzi, le pause caratterizzazioni vocali ( sospiri, gemiti, ecc…) il canale rappresentazionale: visivo auditivo 4 cenestesico Analisi della domanda Si possono verificare situazioni diverse: Il cliente può dire subito “Sono venuto da lei per…..” Il Counselor, visto il silenzio del cliente, agevola il colloquio chiedendo “Che cosa la porta da me? ” oppure “Al telefono mi ha accennato di… le va di dirmi qualcosa di più?” Rilevazione iniziale orientativa dei livelli di compatibilità Verificare che la domanda del cliente rientri nell’ambito del Counseling: sostegno nel prendere una decisione importante e difficile sostegno e bisogno di chiarezza in una fase di confusione sostegno e comprensione a seguito di un evento doloroso sostegno e ricerca di una maggiore autorealizzazione …. Valutare se rientra nel proprio ambito di competenza o se il cliente va “inviato” ad uno altro professionista (psicologo, psicoterapeuta, medico …). Può essere difficile farlo già alla prima seduta a meno che non vi siano segni evidenti di disturbo ma è deontologicamente corretto prendersi il tempo di un paio di incontri per definire un possibile invio. Testare il grado di compatibilità personale rispetto alle tematiche portate dal cliente. Potrebbero esserci argomenti che il Counselor non è disposto, per motivi diversi e/o personali, ad affrontare Nel caso dell’invio ad un collega o ad altro professionista, va comunque considerato che il cliente ha fatto un grande sforzo decidendosi di chiedere aiuto e che forse non avrà ulteriore forza per rivolgersi ad altri. Occorre quindi fare molta attenzione, essere delicati e rassicuranti, accompagnando il cliente nell’ ”invio”. 5 Parlare e spiegare in cosa consiste un intervento di Counseling, cosa si farà durante i colloqui (modalità, strumenti, ecc…) Stabilire le regole: orari, segreto professionale, assenza di coercizioni, onorario… Tutto ciò è rassicurante per il cliente e garantisce chiarezza e serietà. Il cliente spesso vuole che gli si dica cosa fare, delega al Counselor la soluzione del suo disagio, non volendo assumersene la responsabilità. E’ necessario rimandare al cliente che compito del Counselor è accompagnare in un processo di crescita, “aiutare ad aiutarsi”, non risolvere i problemi. Prima di passare alla fase successiva è dunque importante definire il contesto del colloquio: è una relazione di Counseling basata sulla collaborazione, sulla corresponsabilità e sulla compartecipazione. ABILITA’ DEL COUNSELOR: In questa prima fase è richiesto al Counselor in primo luogo di prestare attenzione al cliente e a tutto ciò che porta. E’ importante che il Counselor sia caldo, accogliente, disponibile, autentico. (C.Rogers) APPRENDIMENTO DEL CLIENTE Ad un clima di autentica accoglienza e attenzione creato dal Counselor, corrisponde il coinvolgimento del cliente. 2° fase: FOCALIZZAZIONE DEL TEMA (contatto) Il cliente che decide di rivolgersi ad un Counselor può arrivare con un motivo preciso o un argomento definito su cui riflettere ma può anche non avere perfettamente chiaro il motivo che lo ha spinto fino a lì. Questa fase è centrale nel colloquio in quanto serve a mettere a fuoco l’area-problema del cliente e poi a definire il tipo di approfondimento che può fare rispetto ad essa. E’ importante che il Counsellor si focalizzi sul vissuto del cliente ( il come ) e non sul racconto dei fatti alla ricerca di una causalità ( il perché ). L’incontro di Counseling, infatti, non ha lo scopo di spiegare, interpretare, curare e/o trasformare il cliente, ma quello di 6 renderlo consapevole di sé e delle sue potenzialità rispetto al problema che vuole affrontare. Identificazione del tema in figura Il cliente può parlare molto, divagare, dire tante cose insieme ed è necessario che il Counselor lo agevoli con riformulazioni e domande aperte a definire il problema. Il cliente può far fatica a parlare, ad ascoltarsi, può restare in silenzio. In questo caso il Counselor, riformulando il non verbale e il silenzio e intervenendo con domande aperte stimola l’espressione e la comunicazione fino ad arrivare alla definizione del problema. Possono esserci contemporaneamente più aree problema e il Counselor agevola il cliente a scegliere quella in figura, che necessita di essere espressa ed esplorata. Imparare a focalizzare un problema o una emozione esprime la maggiore consapevolezza di sé. Identificazione del vissuto e del dialogo interno Cosa sente, prova il cliente? Esplorare ed esprimere quali sensazioni, emozioni, sentimenti e sensazioni corporee accompagnano il tema in figura è possibile per il cliente solo se si sente accolto dal Counselor. Cosa si dice il cliente? Il cliente può dar voce ai suoi messaggi interni solo se non si sente giudicato. Il Counselor, creando un Buon Clima, può dare la possibilità al cliente di condividere i pensieri disfunzionali e i messaggi interni. Definito il tema, il vissuto e il dialogo, il Counselor e il cliente sanno dove si trovano, quale è il punto di partenza. A questo punto si può capire qual è il bisogno del cliente rispetto al problema: parlarne per eliminare la tensione determinata dal problema o esplorare questa area in modo più approfondito, per individuare le proprie eventuali responsabilità, comprenderlo in un modo nuovo ed elaborare strategie consapevoli per risolverlo e/o accettarlo se non fosse possibile una soluzione. 7 Il Counselor chiede la disponibilità dell’altro ad affrontare un lavoro di esplorazione. Può fare delle proposte ma è il cliente che sa cosa vuole e dove vuole andare ed è il cliente che si assume la responsabilità rispetto ad un lavoro “buono” per lui. E’ in questa fase centrale che è possibile aiutare il Cliente nell’esplorazione del problema attraverso gli strumenti a disposizione. E’ in questa fase di contatto,di lavoro “attivo” che si possono proporre le tecniche di cui sopra si è parlato e che il Counselor è capace di utilizzare con competenza e professionalità. Si potrà proporre un esercizio gestaltico o la produzione di un disegno; si potrà ideare una fiaba o creare una metafora adeguata, si potrà proporre la creazione del Genogramma o un lavoro su immagini o foto…E’ in questa fase che il Counselor si orienterà attraverso i riferimenti teorici dei diversi modelli appresi durante la formazione. ABILITA’ DEL COUNSELOR: Il Counselor ascolta attivamente, riformula, fa interventi che agevolano la relazione e utilizza il Feedback. Propone modalità di intervento (strumenti) che facilitino l’esplorazione e l’elaborazione degli eventi, l’espressione e la comunicazione emotiva. Nella relazione è una presenza autentica, empatica e che accetta incondizionatamente. APPRENDIMENTO DEL CLIENTE In questa fase il cliente, accompagnato all’auto-esplorazione e all’auto-conoscenza, vive l’insight (trad. intuito, capacita’ di osservazione, penetrazione). L’insight è detto anche esperienza Ah! La persona è giunta ad un diverso grado di conoscenza e consapevolezza, fa collegamenti su parti di sé in modo nuovo e si comprende sotto un aspetto nuovo. 3°fase: RIDECISIONE E CHIUSURA (post-contatto) E’ la fase conclusiva e del saluto. Fissare piccoli passi concreti verso obiettivi definiti e verificabili Il cliente ha toccato una parte di sé: può aver scoperto qualcosa di nuovo, può aver raggiunto un grado maggiore di consapevolezza e in modo naturale e spontaneo può porsi nuovi obiettivi riguardo a quel problema. In altri casi il Counselor può agevolarlo ad intravedere nuovi orizzonti e a definire un obiettivo concreto da raggiungere. 8 Mescolato a questo processo di insight è un processo di chiarificazione delle possibili decisioni, dei possibili piani di azione. L’individuo a questo punto spesso si sente piuttosto impotente, In sostanza egli sembra dire “Ecco cosa sono, e ora lo vedo molto più chiaramente. Ma come posso riorganizzarmi in modo diverso?” La funzione del consultore allora è di aiutare a chiarire le diverse scelte che si possano fare, e di riconoscere la paura e la mancanza di coraggio di andare avanti provate dall’individuo. Non è però sua funzione né di insistere su un certo piano di azione né di dare consigli. (C. Rogers – Psicoterapia di consultazione –Astrolabio 1971, Roma) Post-contatto Il cliente deve essere portato a conoscenza che si sta avvicinando la fine della seduta. È importante cogliere il momento giusto per concludere, in modo che non venga vissuto dal cliente come una liquidazione. In questa fase del colloquio è bene che il Counselor eviti di “aprire” nuove aree problema e nel caso avvenisse, propone al cliente di continuare a parlarne nella seduta successiva. Il Counselor riformula l’incontro e riepiloga il processo avvenuto, sottolineando i punti di forza e gli aspetti positivi. Dà il proprio Feedback finale confermando la propria presenza nella relazione e la sua partecipazione all’incontro. Il cliente se ne sta andando, ha lasciato nell’ incontro qualcosa di sé, il suo problema, le sue emozioni. E’ importante che si porti via qualcosa: “Cosa si porta via?” è la domanda che il Counselor può porre per agevolare il processo di consapevolezza. Inoltre la scelta di “cosa si porta via” darà forza e rappresenterà un ancoraggio per il cliente e darà informazioni al Counselor sulla capacità di integrazione del cliente. Chiusura Accordarsi, se c’è la necessità, per un nuovo appuntamento 9 Accompagnare alla porta il cliente e salutarlo Dopo l’incontro, è importante per il Counselor prendersi del tempo, prima dell’appuntamento successivo. Centrarsi e riflettere su come è andato l’incontro servono a far emergere le risonanze e ad individuare se ci sono state difficoltà da portare in supervisione. Dopo l’incontro, se lo ritiene utile, il Counselor può scrivere appunti relativi alle problematiche che caso sono emerse ABILITA’ DEL COUNSELOR: In questa fase il Counselor , attraverso la riformulazione finale, punta sulle risorse e le potenzialità del cliente emerse durante il colloquio, rinforzandone così la fiducia nelle proprie possibilità APPRENDIMENTO DEL CLIENTE Il cliente, man mano che sviluppa il proprio grado di esplorazione e di conoscenza, prende decisioni orientate verso mete più soddisfacenti. 10 FASI DEL COLLOQUIO DI AIUTO secondo CARKHUFF 1. ACCOGLIENZA Costruzione del setting Ascolto e osservazione dei canali Analisi della domanda Rilevazione iniziale orientativa dei livelli di compatibilità 2. FOCALIZZAZIONE Identificazione del tema in figura Identificazione del vissuto e del dialogo interno Contratto: elaborazione narrativo – cognitiva / elaborazione affettivo – emotiva 3. RIDECISIONI E CHIUSURA Fissare piccoli passi concreti verso obiettivi definiti e verificabili Post-contatto Chiusura 11