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nuova evangelizzazione e cultura dell`incontro. prof. francesco botturi
NUOVA EVANGELIZZAZIONE E CULTURA DELL’INCONTRO. PROF.
FRANCESCO BOTTURI
Nuova evangelizzazione e cultura del l’i ncont ro
PROF. FRANCESCO BOTTURI
Relazion e
L’idea dell’incont ro è centrale nell’Esor ta zione apostolica Evangelii Gaudium , perch é
corrisponde a l suo int endimento, que llo d i esor tare tutta la Chiesa a un «cammino di una
conversione pastoral e e missionaria»: « cost it uiamoci in tutte le regioni della terra –chie d e
il Papa – in uno “stato permanente di m issione” » (n. 25)[1]. La missione , infatti, ha al suo
cuore la testimonianza di un incontro reale e personale con Cristo che si comunica a sua
volta nell’ incontro con altri.
L’incontro è l a forma principale di aut ot ra scendenza del soggetto , che nell’esperie nza
della fede è insieme apertura verticale al Padre e apertura orizzontale ai fratelli, in Gesù
Cristo punto di i ntersezione della sua st ru ttu ra a croce.
Ma questa è la st ruttura anche di ogni aut en tica umanità, che dal senso del mistero trae
ispirazione per un senso “sacro” della r ela zione all’altro uomo, riconosciuta, a sua volta,
quale struttura portant e dell’umano: ogni uo mo proviene da un incontro che l’ha generato
e da una trama di incontri che l’ha educato e l’ha reso a sua volta capace di incontrare .
Tutto ciò che di più prezioso l’uomo ha nella vita dipende da relazioni reali con altri
reali, che egli non può “produrre”, ma può solo “incontrare”. Il primo segno di “sa nità”
antropologica è, per questo, che il sog ge tto riconosca la sua provenienza da altri e il su o
costante bisogno di al tri e che si domandi Chi possa dar senso e salvezza a questa su a
strutturale dipendenza.
-1-
Seguendo la traccia di questi pensie ri, p ossiamo scandire un breve itinerario seco ndo
tre m omenti: la fenomenologia dell’in con tr o nella Evangelii Gaudium; l’ antropolo g ia
dell’incontro; l’economi a pastorale e cultu rale dell’incontro.
FENOMENOLOGIA DELL’INCONTRO NELLA EVANGELII GAUDIUM
È proprio quest a idea di incontro che sem br a stare all’origine del «dinamismo di “uscita”»
a cui il Papa esorta la Chiesa. Egli scrive in un passaggio sintetico: «Solo grazie a
quest’incontro – o reincontro – con l’amo re di Dio, che si tramuta in felice amicizia, sia mo
riscattati dalla nostra coscienza isolat a e d all’autoreferenzialità. Giungiamo ad esse re
pienamente umani quando siamo più che um an i, quando permettiamo a Dio di condurci a l di
là di noi stessi perché raggiugiamo il nostr o essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azion e
evangelizzatrice» (n. 8). L’incontro , dunque, sta a fondamento dell’ azione missionaria p er
il tramite della testimoni anza persona le.
Questo mi sembra diventare la prospe ttiva st abile e il criterio basilare dell’interpretazio ne
che l’Esortazione dà della situazione att uale del mondo e della Chiesa. Palesem ente ,
infatti, non interessa una diagnosi siste matica e potenzialmente completa della re altà
socio-culturale ed ecclesiale, bensì un a lett ur a qualitativa del rapporto attuale tra l’uman o
e i l cristiano , l a l oro divaricazione e il lor o po ssibile incontro. Per questo l’attenzione è
rivolta a comprendere gli spazi di tale r elazio ne viva.
Fa parte di questa att enzione anche la rilevazione dei molti aspetti secondo cui preval gon o
invece il non -incontro e lo scontro, come appare anzitutto nelle “sfide del mo n do
attuale”, di cui parla la Evangelii Gaudium [ 2]; quali l’idolatria del denaro, l’«economia
dell’esclusione» e della «inequità», la «cultura dello scarto», la «globalizzazione
dell’indifferenza», la crisi culturale pr of onda della famiglia, come di tutte le f orme
comunitarie e dei l egami sociali in gener e, il problema delle culture urbane con le
loro« enor mi geografie umane», anonim e e anomiche. In generale, la «profonda crisi
antropologica » contemporanea, che dà luo go a realtà economiche e sociali «senza vo lto e
senza uno scopo veramente umano» ( n. 55 ).
Dentro a quest e sfi de la Chiesa è messa alla prova , in cui si evidenziano meglio le sue
deficienze, i suoi ri tardi, i suoi arretr ame nt i; soprattutto quello spirito mondano che h a
l’effetto di pe rvert ire l ’uso del sacro a scopi difesivi o di potere, in ultima istanza d i
impedire incontro con C risto e con l’uo mo. Al contrario, la «”desertificazione” spiritu a le,
frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le
loro r adici cristiane» (n. 86) non deve esse re per il cristiano motivo di scontento e d i
pessimismo (n . 88), né deve provocare un perm anente «senso di sconfitta» (n. 85), ben sì
è i nvito «a correre il rischio dell’incontr o con il volto dell’altro », la sua presenza fisica , il
suo dolor e, l a sua gioi a «in un costant e cor po a corpo» con l’umanità concreta degli uomin i
(n. 88, cor sivo mio). Infatti, osserva papa Fra ncesco, «più dell’ateismo, oggi abbiamo d i
fronte la sfida di ri spondere adeguat am ente alla sete di Dio di molta gente [...]» (n. 8 9),
cioè di incontrare la gente e di portarla all’incontro con Cristo.
Coinvolti in queste sfide, infatti, «l’unica via consiste nell’ imparare a incontrarsi con g li
altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strad a ,
senza resistenze int eriori. Meglio a nco ra, si tratta di imparare a scoprire Gesù n e l
volto degli alt ri […]. È anche imparar e a so ffr ire in un abbraccio con Gesù crocifisso
quando subi a mo aggressioni ingiuste o ing ratitudini, senza stancarci mai di scegliere la
frater nità» (n . 91; corsivi miei). Infatt i, co nclude il Papa, «lì sta la vera guarigione [d a i
ripiegamenti eccl esial i su di sé], dal mo ment o, che il modo di relazionarci con gli altri, che
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realmente ci risana invece di farci amma lar e, è una fraternità mistica , contemplativa, che
sa guardare al la grandezza sacra del pr ossim o, che sa scoprire Dio in ogni essere uma n o
[…]» (n. 92; p rimo corsivo mio).
All’origine e al cuore di una rinnovata pr ese nza cristiana nel mondo sta dunque, per p a pa
Francesco, l’incont ro f ondativo con il Signor e , «L’incontro personale con l’amore di Ge sù
che ci salva», come recita un paragrafo del capitolo V. Per questo «è urgente recupe rare
uno spirito contemplat ivo, che ci perm et ta di riscoprire ogni giorno che siamo depo sitari
di un bene ch e umanizza, che aiuta a co nd ur r e una vita nuova. Non c’è niente di meglio
da trasmettere agl i alt ri» (n. 264); m en tr e, al contrario, è impossibile comunicare alcu na
novità senza essere coinvolti in prima perso na con il bene che si vorrebbe portare: «un a
persona che non è convinta, entusia sta, sicura, innamorata, non convince nessuno » (n .
266).
Di tutto ciò fornisce una conferma e un ap pr of ondimento il capitolo III su «L’annuncio d e l
Vangelo» e in particolare i temi della pr oclamazione liturgica della Parola di Dio e de l
ministero della predi cazione, in cui domina l’idea che quelli sono i luoghi ecclesiali per
eccellenza dell’incontro di Dio con il suo p op olo e del Suo dialogo con lui[3].
ANTROPOLOGIA DELL’INCONTRO. PAPA FRANCESCO E R. GUARDINI
L’incontro appare come evento effime ro, casuale, marginale dell’esistenza umana. In ch e
senso se ne deve parl are invece come str ut tura antropologica e come principio card in e
della fede eccl esial e? C he cosa è im plicat o n ella centralità che la Evangelii Gaudium g li
attribuisce?
Il tema dell’incontro si incrocia con la pr oblem atica fondamentale dell’intersoggettività ,
tipica della filosof ia contemporanea, risp et t o alla quale l’idea dell’incontro aggiunge la
nota rilevante del la evenemenzialità: i so gg et ti sono predisposti intersoggettivame n te,
perché se così non fosse nessun incont ro po tr ebbe mai accadere, ma è nell’incontro che
l’intersoggettivo si f a evento, si realizza seco ndo la sua massima intensità di significa to
per l’esistenza.
Nell’incontro, dunque, si danno con veg no degli estremi: il massimo casuale d e lla
contingenza e il massimo della densit à della struttura relazionale umana. L’incontro si
annuncia così come una realtà paradossale , car atterizzata cioè dall’unione di due con trari
che potrebbero dar l uogo a una contr addizione distruttiva. Così come è paradossale –
come sa bene Ki erkegaard, e prima di lui Nicolò Cusano[4] – che l’eterno venga ad abita re
nel tempo e l’infinto si contragga nel f inito, ch e Colui che è indispensabile al bene perfe tto
dell’uomo si facci a incontrare per caso sulle str ade di una piccola e povera regione d e lla
terra.
Certamente non tutti gli incontri hann o questa sconcertante profondità o, meglio, no n ne
hanno coscienza. La struttura antropolo gica dell’incontrare invece sì, e di questa parla la
Evangelii Gaudium. In un senso espr esso in un modo molto prossimo dalla riflessione di
R. Guar dini, che con particolare acum e ha colto quanto l’esistenza umana sia sospe sa al
fenomeno dell’incontro e alle sue vicissitu dini.
In un suo breve passo troviamo il c en tr o di t ale riflessione: «L’uomo è creato – scrive
Guardini – in modo tale da essere in na nzitu tto dato a se stesso in “forma-di-inizio ” ;
in un’apertura e predisposizione ver so ciò che gli verrà incontro . Se egli si blocca ,
e si ir rigidisce, se resta chiuso in se ste sso; se non corre mai il rischio di disporsi
nell’atteggiamento di dedizione alla r ealtà, a llora diventerà sempre più rigido e mise ro.
Egli ha “conservato per sé la propria anima” e così l’ha sempre più “perduta”»[5]. S ono
-3-
parole oggettivamente molto prossime al pe nsiero di papa Francesco, nelle quali si co glie
bene che cos e si gnif ichi che l’umanità dell’uo mo si giochi nell’incontro.
L’uomo è dat o a se stesso: dunque, è se st esso (in possesso di sé), ma è anch e
dato (derivato e dipendente) da altri; cosa d i cui porta il sigillo nel trascorrere della sua
esistenza stessa, che non è data a se st essa t ut ta in una volta, come una realtà compiuta ,
ma esiste piuttosto “i n f orma-di-inizio” . L’uo mo insomma non solo è in possesso della su a
esistenza come ricevuta , ma la riceve come da portare a compimento, cioè come data e
non-data insieme, come mai data per in tero . Sit uazione antropologica fondamentale, da lla
quale si intende quanto sia astratta e m enzognera ogni pretesa di autonomia radica le e
individualistica e quanto siano decisive per la coscienza di sé la questione dell’orig ine e
quella della re lazi one ,
L’incontro si inseri sce qui come via nor male e indispensabile sulla quale il dato incomp iu to
trova l’occasione dell a sua realizza zione: l’uomo è “apertura e predisposizione verso
ciò che gli verrà incontro”. La casualit à de ll’incontro nulla toglie al fatto che esso sia
qualcosa verso cui l’uomo è costitutivam ente aperto e predisposto, come a ciò di cui eg li
ha essenzialmente bisogno.
Piuttosto, l’incontro svela qui la sua e ssen ziale e anche inquietante gratuità. L’incontro è
più pr ecisament e – ci dice Guardini – “ venire incontro”, av-venimento, che potrebbe a nche
non succedere. Per questo egli dice an che che «un autentico incontro non può essere
“prodotto”» e che «le realtà essenziali – piut tosto – devono essere donate. Non posso no
essere né “pret ese” di diritto, né esto rt e a f or za, ma devono concedersi da sé o ve nir
donate»[6].
Siamo di nuovo nel l’ ambito del paradosso, per cui ciò che ci è necessario viene d a to
solo nella libe rtà, l’ indi spensabile non ha ga ranzia, l’atteso non è prevedibile. Per que sto
– osserva acut amente Guardini – ne i conf ront i della logica dell’incontro si determin a no
due possibili atteggiamenti. Quello di colu i nel quale l’incontro «suscita un sentimen to
di personale indegni tà e di gratitudine, o almeno di meraviglia per il modo singo lare
e inaspettato i n cui ha preso forma» , e per questo si dispone volentieri a cogliere il
«momento di origi nali tà e di creazione che c’è in ogni autentico incontro, disponibile a
ciò che in esso si manifesta, sta al gioco de ll’«essere presi e del prendere» e dun que
risponde in qual che modo all’invito dell’in con tr o, accettando la «legge fondamentale» della
«corrispondenza»[7]. Oppure l’atteggiame nt o di chi, invece, non sa stare nell’«ape rtura
schietta alla realtà», non si consegna alla logica del gratuito accadere, ma è anzitu tto
orientato all’aspi rare, al fare, al proget tare , in somma alle diverse forme della «tension e
della volontà a uno scopo», cioè a ciò che è possibile prevedere, calcolare, dominare ;
tanto che pu ò scaturisce in lui an che un caratteristico «risentimento» nei confronti
di chi tr ae profi tt o dai suoi incontri, e ne h a anche di fortunati[8]. Nel nostro caso
potrebbe tr att arsi di due diversi stili d i p ast or ale, l’una giocata sull’incontro e sulle bu one
relazioni, l’alt ra sulla progettazione e l’o rganizzazione, che anche papa Francesco semb ra
chiaramente voler mettere a confront o.
Questa contra pposizi one non significa, anche per Guardini, che l’azione debba essere
lasciata al caso dei buoni incontri. Nel concreto della vita l’incontro «s’accompa g na
[…] all’attività lavorati va, pianificata, or ganizzata, realizzata e perfezionata per me zzo
di tenace impegno e della volontà di super am ento degli ostacoli». Infatti, «l’incontro è
donato, il lavoro è deciso e compiuto . Dall’incontro scaturiscono l’intuizione feco nda ,
l’iniziativa creat rice, l’ irruzione della no vit à; m ediante il lavoro tutto ciò acquista o rdin e
e forma, e p ermane nel tempo. Da so lo, l’incontro farebbe della vita un’avventu ra,
inquieta e in balìa dell’istante. Da solo il lavoro resterebbe privo di fecondità; tutto
diventerebbe abit udinario, logoro, “ vecch io” . L’esistenza verrebbe compressa in u no
schema»[9]. Tuttavia la polarità dell’in con tr o creativo e del lavoro ordinatore non to glie
che all’origine stia il primo, perché esso è l’avvenimento fondatore, in cui si dan n o
l’apertura alla real tà, l ’esperienza dell’alterità , l’intuizione del senso (o di un aspetto d i
senso) dell’esistenza.
-4-
Per tutto ciò –, conclude la prima sin tet ica cit azione presa da Guardini – è lo stare o
meno al r ischio dell’incontro che decid e de ll’atteggiamento vitale o meno nei confro n ti
dell’esistenza e della sua riuscita. Pe rché anche Guardini è del parere che lo spirito p uò
ammalarsi . «La vi ta dello spirito – affer ma – è garantita non solo da ciò che è [la sua na tura
semplice e in dist ruttibile], ma anche in de finitiva da ciò che vale: dalla verità e dal ben e .
Se lo spirito viene meno in ciò, si compr om et te in quanto spirito. […] Se esso decade d a lla
verità, s’am m ala. Quest o genere di ca du ta non si verifica se l’uomo sbaglia, ma se rinuncia
alla verità; […]»; e al trettanto se decade «dalla giustizia e dall’amore». Papa France sco
direbbe: altro è essere “peccatore”, altr o è essere “corrotto”.
In generale, af ferma Guardini, «solo nell’a nd ar via da se stesso s’afferma quel sen so d i
aperta vastità in cui l’io diventa reale e tu tte le cose fioriscono. […]. Non appena la person a
rifiuta questo amore, s’ ammala»[10].
L’incontro, dunque, è paradossale da cim a a f ondo e proprio in questo mostra di esse re
una str uttura fondamentale dell’uman o e u n metodo essenziale dell’esistenza. «L’uo mo
sta, per essenza, nel dialogo, La vita del suo spirito è orientata, costitutivamen te ,
alla partecipazione», afferma ancora Guar dini. Ma questo,ancora una volta, è co sa
paradossale, se l a si riferisce all’esse re persona, che di per sé dice inve ce
«autosussistenza», «autoappartenenza» e, sot to il profilo della libertà, «autoiniziativa».
«La persona è spirit o che possiede se ste sso» , eppure ha bisogno di altri per realizzarsi,
per viver e da persona e giungere ad essere la persona che è: è vero che la persona «no n
nasce dall’incont ro, ma si attua solo nell’incontr o»[11].
Ma è proprio q uesta paradossalità che espr ime la peculiarità dell’essere umano e il miste ro
ultimo della identità-di fferenza antropolog ica e metafisica: ogni cosa è se stessa, ma
nessun basta a se st essa; nell’uomo si dà un vertice di tale tensione tra medesimezza
e alterità, che fa dell ’uomo una identità apert a, una singolarità relazionale, un sogg etto
strutturalmen te “re-li gioso”, un luogo di in con tr o e, in ciò stesso, un’immagine di Dio un ità
trinitaria.
Ora, per la sua incarnazione il Verbo di Dio è venuto a vivere questa logica dell’incon tro,
l’ha riconosciut a come sua e ne ha fa tto il luogo della sua comunicazione: tutte le su e
parole e tutti i suoi gesti, la sua esistenza int er a hanno la forma dell’incontro con la sua
persona. La ri velazi one ha la forma de ll’inco nt ro. Dio si è fatto “incontrabile”, perché il
Figlio è venuto incontro all’uomo. Com e ha de tto papa Francesco in un’intensa omelia a
santa M arta, con Crist o si fa manifest o che n el suo senso pieno «la verità è un incontro; è
un incontro con la Somma Verità. Gesù, la gr ande verità. Nessuno è padrone della verità.
La verità si ri ceve nel l’ incontro»[12].
Di qui l’esalta zione di una legge antro po logica , oscurata da una cultura intellettualistica,
che l’incontro personale è anche forma pr ima ria di conoscenza e della sua trasmiss ione ,
quella dell’ «incontro personale» è « qu ella co noscenza prima, quella del cuore»[13] co n
cui ci si apre all a verità, e certame nt e a lla verità cristiana. Per questo chi già Lo h a
incontrato non ha da annunciare se n on in fo rza di questo incontro, facendosi a sua volta
occasione di incontro.
A m e pare che l’intera proposta missio na ria di papa Francesco nasca dal desiderio di
far recuperare alla Chiesa la consap evo lezza di questa forma teologica dell’incon tro,
in cui sono dati in unità il farsi incontr o d a parte di Dio e la capacità di incontro
propria dell’uomo. La “conversione past or ale e missionaria” della Chiesa non significa
perciò esaltare “st rategicamente” un a spe tto particolare dell’essere Chiesa, ma ricorda re a
questa la sua ident it à attiva di incontro con il suo Signore e con i fratelli uomini e quind i la
missione come sua ragion d’essere; e non significa ridurre la Chiesa al settore pastora le ,
ma elevar e piut tost o l a “pastoralità” a form a de ll’essere Chiesa. In sintesi, la conversione
pastorale e mi ssionaria è conversione a ll’esperienza e alla logica dell’incontro.
-5-
ECONOMIA PASTORALE E CULTURALE DELL’INCONTRO. IL LINGUAGGIO DI
PAPA FRANCESCO
La logica dell’incontro nella Evangelii Gaudiu m, e in tutto il magistero ordinario di p a pa
Francesco, non è solo enunciata, ma anche linguisticamente praticata. Ciò non è di
trascurabile import anza, perché esprim e anche nella comunicazione e nello stile (verbali e
gestuali) il fatt o, che è insieme princip io, che nell’incontro forma e contenuto non posso no
mai andare separati : l’incontro è un cert o m od o e contenuto della relazione, è attualità di
un messaggio che coi nvolge chi lo por ta e chi lo riceve.
La nuova tonalità della parola del successore di Pietro – colloquiale, riflessiva ,
didascalica, esortativa – è anche sost an za, perché è quella di una parola che si concepisce
primariamente non come dichiarativa di qu alcosa a qualcuno, ma come attiva nei confro nti
di qualcosa e di qual cuno. Primerear è il n eologismo che ci è stato insegnato n ella
Evangelii Gaudium (n. 24): “ prendere iniziat iva”, andare incontro con la testimonian za
della fede non significa solo enuncia re un contenuto, ma agire col gesto e con la paro la
verso qualcuno, f acendo appello a tut t a la sua persona, intelligenza, desiderio e libe rtà:
«la comunità evangelizzatrice – afferma il Pa pa – si mette mediante opere e gesti nella vita
quotidiana de gli al tri, accorcia le dista nze , si a bbassa sino all’umiliazione se è necessa rio,
e assume la vita umana, toccando la car ne so fferente di Cristo nel popolo» (n. 24).
Anche la parola in questo registro è azio ne[14], come insegna la linguistica che si
occupa della dimensione pragmatica del ling uaggio; è essa stessa un agire (dimension e
performativa), che non dice solo qua lcosa a qualcuno, ma intende anche far accad ere
qualcosa in qual cun altro (dimensione per locut iva), come l’esperienza di un incontro bu ono
per la vita.
A ben vedere c’è in questo un ritorno a lle or igini. Un modo di praticare
suo significato biblico f ondamentale: d ab ar , p ar ola che è anche evento
di far accadere ciò che dice. Il Verbo incarn ato e risorto è sempre
sua r esurr ezione […] contiene una forza d i vita che ha penetrato il
evangelizzatore è uno strumento di tale din am ismo» (n. 276).
la parola second o il
e che ha la pote n za
vivo ed attivo: «la
mondo. […] e og n i
Questa conversi one dell o sguardo e d el cuor e al dinamismo cristologico dell’incontro n o n
è solo ispirata a una fedeltà maggiore, più co ncr eta ed essenziale insieme, al Vangelo , ma
ha anche un risvolto di intelligenza cu lt ur ale e di saggezza storica.
Tra le “tentazioni degl i operatori pa stora li” la Evangelii Gaudium ne evidenzia alcun e
particolarment e signi fi cative e pernic iose: a ccidia egoista, pessimismo sterile, mond anità
spirituale, guerra tra noi (cfr. nn. 81-86, 93- 10 1) . Che hanno una radice spirituale comu ne
(sulla quale il P apa insiste) e un risvolt o culturale (che resta implicito). Dal contesto
si evince, infat ti che sono questi i pr incipali atteggiamenti con cui i cristiani, invece di
far propria la «sfida di una spiritualit à missionaria» (nn. 78-80), soccombono alle «sfid e
del mondo attuale» (cfr. 52-75). In altr i t er m ini, una mancanza di spirito mission ario
e di iniziati va al l’ incontro che va in cir colo con una cattiva lettura della condizion e
socio-culturale del mondo contempora ne o. La situazione culturale, infatti, è altame nte
problematica e in un certo senso est re ma, perché dotata di una inedita complessità e
attraversata da una potenza negativa di “ de sertificazione spirituale”, che sembrano in
grado di parali zzare la fede, facendola rip iegar e su se stessa, e di sterilizzare la missio n e,
rendendola un’ att ivi tà organizzativa specia lizzata.
In concr eto, viviamo in un contesto cultura le assai variegato, ma che in tutte le su e
varianti (sociologista o tecnicista, rive nd icazionista o nichilista, populista o accademista,
ecc.) analizza, discut e, dialoga, riven dica, m a sempre meno si interessa «alle necessità
più profonde dell a persona» (n. 265) e semp re meno è luogo di incontro sostanziale tra
gli uomini. L’esortazione alla conversio ne missionaria non può essere, allora, è an ch e
-6-
una r isposta di i ntel li genza cristiana allo st at o del mondo contemporaneo. È un atto di
consapevolezza che nel la crisi d’epoca in cui il mondo globalizzato si dibatte la Chiesa è
chiamata anzitutto a rivi vere con inten sit à l’I ncontro che la origina e la mantiene in vita e
a reimpararne il linguaggio: lasciarsi in con tr ar e dal Signore[15] e divenire a propria vo lta
incontro; quest o è ci ò che davvero la Ch iesa deve al mondo ed è anche il bisogno più
urgente e fondamentale per l’umanità di oggi.
La Evangelii Gaudium cita in proposito l’en ciclica Redemptoris Missio di Giovanni Paolo II:
«Il missionario è convinto che esiste già nei singoli e nei popoli, per l’azione dello Spirito,
un’attesa anche se inconscia di conoscere la verità su Dio, sull’uomo, sulla via che po rta
alla liberazione dal peccato e dalla m or te . L’entusiasmo dell’annunziare il Cristo de riva
dalla convinzione di rispondere a tale a tte sa» [16]. Il Vangelo – commenta l’Esortazio n e
– «risponde a ll e necessità più profond e d elle persone» e alla domanda di verità, ch e si
raccoglie ne «l ’amicizia con Gesù e l’a mor e f raterno». E questa verità «è in grado d i
penetrar e là dove nient ’altro può arrivar e» ( n. 265).
[1] Con rifer imento al Documento di Apare cida (31.05.2007).
[2] E.G., Cap. II, par. I , nn. 52-75.
[3] Cfr. i parr. «Il contesto liturgico» e « La co nversazione di una madre» (nn. 137-141 ).
[4] A ll’esatto opposto l’ illuminista Lessin g, p er duto nelle lande del razionalismo il sen so
paradossale d ell a realtà, non poteva più con cepire che l’accadere storico potesse esse re
il luogo del possibile incontro con l’et er no.
[5] R. Guar dini , Persona e libertà. Saggi di fo ndazione della teoria pedagogica , antolo g ia
cura di C. Fedeli , La S cuola, Brescia, 1987, p. 46 (corsivi miei). Il brano è tratto da R.
Guardini, Die Begegnung. Aus einer Eth ikvor lesung , M. Grünewald, Mainz 1955.
[6] Ibi, pp. 37 e 38.
[7] Ibi , pp. 38, 37, 46.
-7-
[8] Ibi , p. 38.
[9] Ibi , pp. 39 e 40.
[10] Ibi , pp. 1 83-184 , 185 e 186.
[11] Ibi , pp. 1 87 e 188, 61, 196.
[12] Papa Fr ancesco, La verità è un incont ro, Omelie da Santa Marta, a cura di A. Spad aro ,
Rizzoli, Milano 2014, p. 129.
[13] Ibi , p. 14 5.
[14] Si ricor di il titolo suggestivo di u n test o fondamentale per la pragmatica lingui stica
contempor ane a: John A ustin, How to do th ings with words (1964).
[15] Afferm a il Papa in una sua omelia: essenziale è «incontrare il Signore, ma più
importante è lasci arci incontrare dal Signore : questa è una grazia», da chiedere (La verità
è un incontro, p. 149).
[16] Giovanni P aolo II, Lett. Enc. Red em pt or is missio (7 dicembre 1990), n. 45.
-8-
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