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scusi, quanto le lascio? il dilemma della mancia
IL CAFFÈ 9 giugno 2013 21 Per il 50% è una pratica sociale Secondo i risultati di una ricerca internazionale, il 30% di chi lascia mance lo fa per non mettere in imbarazzo. Il 19% perché lo staff ha bisogno di un introito extra, mentre il 50% perché è una pratica sociale. La maggioranza (54%) ritiene, invece, che lasciare mance sia un buon modo per mostrare gratitudine per il servizio fornito. (PARENTESI TRA IL COSTUME Benvista in Italia, Usa e Croazia, l’abitudine di “arrotondare” il conto in Giappone può anche offendere il cameriere. E in Svizzera... Nelmondo Croazia È d’uso arrotondare nonostante il prezzo del servizio sia già comprensivo di tutto. Generalmente la mancia è il 10% del prezzo della prestazione Austria Alberghi e ristoranti tengono già conto della mancia. I facchini e gli addetti alle pulizie si aspettano una mancia che consiste nell’arrotondare l’importo pattuito o una cifra che va dal 5 al 10 per cento del totale Stati Uniti Almeno 10-15% per il cameriere, il barista o il taxista. Solitamente nei menù spicca la scritta “service not included” Giappone La mancia non va data. Nei ristoranti è addirittura considerato da maleducati Sudafrica Le mance vengono applicate per qualsiasi servizio, considerati i bassi salari della popolazione. Ammonta a circa il 10-15% della prestazione di cui si è beneficiato CAROLINA CENNI P aese che vai mancia che trovi. O meglio, lasci. Non è per niente vero che tutto il mondo è paese. Almeno non quando di mezzo ci sono i soldi. Se in Svizzera la mancia non è più obbligatoria dagli anni Settanta, e da tempo ognuno fa un po’ come gli pare, lasciare qualche moneta in più in un locale giapponese potrebbe pure venir malamente interpretato. Perché il proverbiale orgoglio nipponico non prevede “bonus extra” al servizio, dato che rapidità, gentilezza e rigore “Riceverla fa piacere ed è a tutto vantaggio del servizio. Di solito va distribuita tra tutto il personale” sono pilastri portanti della loro cultura. Ovvero, il minimo dovuto al cliente. Se poi è davvero così, in realtà non si sa. Si fatica a credere che un cameriere, seppure con gli occhi a mandorla, restituisca una mancia o prenda a male parole il cliente per aver arrotondato il conto. Ma basta provare. Intanto, da un giro di telefonate del Caffè, emerge che la maggior parte dei clienti di bar e ristoranti “arrotondano”. Grandi cifre quasi mai, ma sulla quantità a fine giornata il cameriere può comunque contare in qualche decina di franchi in più nel suo portamonete. Sebbene la mancia non sia più un “dovere”, come spiega Gabriele Beltrami, segretario generale di GastroTicino. “Prima degli anni Settanta era obbligatoria, perché il personale aveva uno stipendio bassissimo e quindi la mancia rappresentava una fetta importante del salario. Oggi invece il servizio è tutto compreso”. Anche nei ristoranti europei non c’è l’obbligo di “lasciare qualcosa” al di là del conto. In Germania e nei Paesi nordici in generale più il cliente apprezza cena e servizio e più alta sarà la mancia. In Spagna si lascia una percentuale sul totale del conto, mentre in Inghilterra è consuetudine darla, a meno che lo “scontrino” non dica “service included”. In Francia, invece, vige il braccino corto. Secondo una ricerca internazionale svolta da SCUSI, QUANTO LE LASCIO? IL DILEMMA DELLA MANCIA Adapt e Hotrec Hospitality Europe, la media oscilla tra i 15 centesimi e i 2,30 euro. In Polonia la mancia è obbligatoria e così si taglia la testa al toro. Anche in Italia non è obbligatorio lasciare qualcosa in più. Nessuno la chiede, ma soprattutto nessuno la rifiuta. Anzi, i “dottore grazie, grazie” a quel punto si sprecano. “Ricevere la mancia fa comunque piacere – sottolinea Beltrami -. Ed è a tutto vantaggio del servizio. In Ticino si usa comunque ancora lasciare qualche cosa. Chi calcola il 10– 15% del conto, chi semplicemente arrotonda”. Gli Stati Uniti, invece, sempre secondo la ricerca, sono una vera e propria croce e delizia di ogni tu- DAL BARISTA AL TASSISTA, IL DUBBIO SUGLI “EXTRA” ASSILLA TUTTI. MA ATTENZIONE, SBAGLIARE PUÒ COSTARE UNA BRUTTA FIGURA rista. Gli stipendi nella Grande Mela dipendono per il 50-60% dalle mance e al conto finale bisognerebbe aggiungere “obbligatoriamente” almeno un 10-15% per il cameriere, il barista o il taxista. Per questa ragione solitamente nei menù spicca a caratte- L’ANTROPOLOGO “È UNA FORMA DI GENEROSITÀ E DI POTERE” MARINO NIOLA Antropologo ri cubitali la scritta “service not included”, così anche il cliente più distratto non rischia di fare figuracce. Alle volte, l’extra viene direttamente calcolato alla cassa, per evitare discussioni. Ciò non toglie che ci si possa comunque rifiutare o impuntarsi per qual- I che strano principio, ma a quel punto sarebbe meglio optare per una cena in un drive-in o in un fast-food dove non si lascia nulla. I turismi più generosi, secondo la ricerca, sono gli americani, famosi per le laute mance. Il piatto (dei camerieri) piange, invece, quando il cliente parla italiano. Più generosi germanici e svizzero tedeschi, soprattutto gli uomini, d’estate. Niente cifre stratosferiche, però. Ad eccezione di qualche grande albergo o ristorante particolarmente chic. E allora, tutto il mondo è paese? Neanche per sogno. Però chi lascia la mancia è più simpatico. [email protected] Q@simplypeperosa suoi inizi sono ancora controversi. Poco chiaro quando tutto è cominciato. Forse in alcuni ristoranti della grigia Londra del Cinquecento o magari nelle locande meglio frequentate dell’antica Roma. E chissà se anche a quei tempi quantificare provocava qualche imbarazzo. “La mancia è una forma di prodigalità aristocratica spiega l’antropologo Marino Niola -. Quindi una forma di generosità. La generosità presuppone sempre una sorta di disparità di posizioni tra chi dona e chi riceve il dono. Per un certo verso è la conferma di uno status, di un potere che può essere di sangue o di denaro. Tant’è vero che le mance si chiamavano anche “regalie”, quindi come dice la parola stessa avevano a che fare con la generosità. In passato i potenti avevano l’obbligo sociale di dare e il vero signore si distingueva da quanto lasciava”. Passano i secoli e l’extra diventa un’istituzione sociale. “Un’istituzione sociale quasi orizzontale - prosegue l’antropologo -. Non è più verticale, dall’alto verso il basso, ma diventa una forma di redistribuzione della ricchezza. Pensiamo all’uso di lasciare la mancia al ristorante dove non necessariamente è Francia Braccino corto: la media oscilla tra 15 centesimi e 2,30 euro Egitto Si dà, perché gli stipendi degli egiziani sono bassi. Nella ristorazione la prassi è lasciare un 10% del conto al cameriere. La mancia è richiesta anche da parcheggiatori, facchini e addetti alle toilette Italia Non è obbligatoria, ma nessuno la rifiuta. Raramente viene data nei locali gestiti dai proprietari, quasi sempre invece quando si ha a che fare con camerieri implicata una stratificazione sociale o una differenza tra l’alto e il basso, ma dove è un costume che ha a che fare con una forma di circolazione della ricchezza che va al di là del pagamento”. La mancia non paga il pasto che ho consumato, ma è un surplus che accompagna il pagamento della prestazione. “Abbiamo sempre a che fare con l’economia del dono, con la gratuità insiste Niola -. Anche se poi, come tutti i doni, c’è la contropartita, visto che la mancia è diventata quasi un obbligo sociale. Basta pensare, ad esempio, agli Stati Uniti dove c’è un calcolo preciso che ne stabilisce l’ammontare. Oppure, nei caffè napoletani dove anche chi consuma in piedi al banco lascia sempre qualche moneta nel piattino. Ed è impensabile non farlo. Così come in alcuni Paesi gli stipendi dei camerieri sono volutamente bassi, perché la loro retribuzione tiene conto proprio delle mance”. Tutto ciò spinge chi consuma ad arrotondare, tra generosità e preoccupazione per chi esercita un lavoro così ingrato, per cui anche gli spiccioli a fine mese diventano molto importanti per riuscire a sbarcare il lunario dignitosamente.