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Bollettino Parrocchiale mese di giugno 2013

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Bollettino Parrocchiale mese di giugno 2013
COMUNICAZIONI tra di noi...
• 13 maggio: Assemblea Parrocchiale
C'è stata una buona partecipazione. Il dialogo si è sviluppato a partire
dalla visita pastorale prendendo in considerazione: la vita liturgica e i suoi
ritmi celebrativi perché essa sia la spina dorsale della vita della Comunità;
la partecipazione ai vari incontri con il Vescovo, e quindi le problematiche
riguardanti le strutture parrocchiali (chiesa parrocchiale, confraternita,
Margone e piazza). Con i continui avvicendamenti dei parroci e gli impegni
e competenze da loro possedute, è necessario che siano i fedeli stessi,
attraverso un comitato a interessarsene e studiare il da farsi... Si cercano
persone disponibili a collaborare in stretta unione con il parroco.
• Il notiziario è scaricabile su: www.comune.muzzano.bi.it
06/2013
sapeva bene che contava anche bugie, era discolo qualche volta. E poi
continuava a grattarsi la testa e tornava di là. L’ho richiamato: «Davide,
deciditi! O di qua o di là!». E lui con la franchezza lucida di un bambino mi
urla: «Don Gabriele, io non posso stare di qui e non posso neppure stare
di là. Perché sono a strisce: non sono né bianco né nero!». A me è venuto
da ridere… L’unico che aveva capito. E mi meravigliavo che proprio ancora
una volta fosse un bambino a evangelizzare il mondo: nessuno è bianco e
nessuno è talmente nero da non poter risorgere! Nessuno se è morto può
tornare vivo, nessuno può non sperare. Una volta raccontando questo nel
carcere di Biella, dicevo: «Voi che siete qui e, giustamente scontate una
pena per il male fatto, voi avete la possibilità di incontrare la misericordia.
Non siete destinati a rimanere nel male che avete fatto». Ecco, dunque,
l’insegnamento di questo vangelo.
Siamo tutti peccatori. Ma proprio tutti. Incominciando da me. E
dobbiamo riconoscerlo. Nel momento in cui ci battiamo il petto ecco che
incontriamo il Signore Gesù che ci viene incontro e ci ama. Non perché noi
siamo buoni, ma unicamente perché lui è la bontà. E non ci ama perché
noi lo meritiamo, ma perché ne abbiamo bisogno. E ci viene incontro per
usarci misericordia e tirarci su dalla nostra situazione. È questo il cammino
che la Chiesa ci fa fare sempre e non solo nel tempo quaresimale. È
questo il motivo della gioia, proprio perché è la gioia del perdono. È la
possibilità che ci è data da Dio, perché da noi non è possibile, di rifarci
ogni giorno, di ricominciare ogni giorno. Non siamo mai così precipitati in
basso da non avere più speranza di risalire in alto. È questo
l’insegnamento che la Parola di Dio ci offre e che la Chiesa ci presenta.
Questo ci riempie di gioia. Dobbiamo, per prepararci a vivere ogni giorno
la Pasqua del Signore e quell’incontro verso cui camminiamo con fatica ma
anche con grande speranza di sperimentare il cuore misericordioso del
Signore Risorto, dire: «Ecco, Signore, io mi alzo e vengo da te che sei mio
Padre. Riaccoglimi come tuo figlio perché solo così io posso vivere ed
essere nella gioia».
Padre Gabriele, vescovo
Parrocchia di Sant’Eusebio
Muzzano BI
340.0618102
[email protected]
ORARI SANTE MESSE • FESTIVE: in
Parrocchia sabato ore 18,00; domenica
ore 10,30; dai Salesiani ore 9,30
• FERIALI al Margone ore 18,00: Mercoledì
e Venerdì
Giugno 2013
2D
10,30
5 Mc
18,00
6 Gv
18,00
7 Vn
18,00 Def. Fam. Buat S. Cuore di Gesù – 1° Venerdì
8 Sb
18,00
9D
10,30
12 Mc
18,00
14 Vn
18,00
15 Sb
18,00
16 D
10,30
19 Mc
18,00
21 Vn
18,00
22 Sb
18,00 Def. Antonio
23 D
——
26 Mc
18,00
28 Vn
18,00
29 Sb
18,00
30 D
10,30
3 Mc
18,00
Ss Corpo e Sangue di Cristo
Adorazione – Al Margone
S. Luigi Gonzaga
Pellegrinaggio zonale al Santuario di Oropa
SS. Pietro e Paolo, apostoli
S. Tommaso, apostolo
Riscopriamo la bontà…
Carissimi Muzzanesi e Amici,
questo mese ci riporta nel «tempo della Chiesa» e di una
celebrazione serena dei misteri di Cristo, ma ci offre anche la
possibilità di vivere attraverso il «Cuore di Cristo» il valore della
misericordia di cui abbiamo sempre bisogno. In questo camino ci
siano di aiuto le parole del vescovo pronunziate durante la visita.
Sono indicazioni importanti per la nostra vita cristiana, ci
accompagnino anche nel tempo delle vacanze. Diventiamo buoni!
Don Michelangelo, don Marino e le Comunità
Í Visita pastorale:
vivere la misericordia di Dio…
Il vescovo Gabriele commentando durante la santa Messa il vangelo di
Luca relativo al Padre misericordioso (Lc 15,1-3.11-32) ci ha affidato un
messaggio di speranza, un invito a rinnovare la nostra vita riscoprendo la
misericordia! Riprendiamo le sue parole, ci saranno di aiuto in questo
mese di giugno dedicato al Sacro Cuore, al cuore misericordioso di Gesù.
La visita pastorale è l’occasione per essere vicini, conoscere ed essere
conosciuto. Così la Comunità sente vicino il proprio pastore e il pastore
conosce dal vivo la Comunità e ci incoraggiamo vicendevolmente a seguire
Gesù. Neppure il vescovo può dire venite dietro a me. Egli deve dire con
forza: su, coraggio, andiamo dietro a Gesù, l’unico che deve essere
seguito. Il vescovo per primo deve dare l’esempio di seguire Gesù.
La gioia vera spunta dal perdono di Dio. Solo se facciamo esperienza
della misericordia di Dio noi possiamo essere nella letizia. La pagina del
vangelo evangelica (Lc 15,1-3.11-32) inizia con una premessa che è
indispensabile per capire la parabola del figlio prodigo o meglio del Padre
misericordioso. Dice l’evangelista Luca: si avvicinavano a Gesù tutti i
pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi, l’intellighenzia
del popolo e i preti e giudici dell’epoca, mormoravano dicendo: ma come,
costui accoglie e mangia con i peccatori e i pubblicani — cioè coloro che
all’epoca, raccogliendo le tasse per i dominatori Romani, e, facendo già
allora la cresta sul dovuto, erano considerati dei ladri ed esclusi dalla
preghiera — ed erano scandalizzati. Allora Gesù racconta la parabola.
Parabola che è comunemente chiamata «parabola del figliol prodigo», ma
è un modo inadeguato di riflettere su questa parabola. Bisogna chiamarla
la «parabola del padre misericordioso», del Padre buono. Al centro di
quella parabola c’è quel papà e bisogna riflettere su tutti e due i figli.
Il figlio minore che rappresenta e manifesta la situazione dei pubblicani
e dei peccatori perché consuma il distacco da suo padre, se ne va, e si dà
alla pazza gioia sprecando e sciupando tutto, rovinando i beni che ha
ricevuto dal padre, e devastando la sua vita. Si ritrova a custodire e a
contendere il cibo ai maiali, animali considerati impuri. Tanto scende in
basso. Poi riflette e decide di tornare da suo padre. Si prepara a questo
incontro: «Padre ho peccato verso il cielo e contro di te, non sono degno
di essere chiamato tuo figlio. Non trattarmi più da figlio, mettimi in un
cantuccio tra gli schiavi». Ora lo schiavo nella casa del padre sta meglio di
un figlio lontano dal padre. Decide di tornare. Il vangelo dice: «Mentre il
figlio era ancora lontano il padre lo vide». Non è il figlio a vedere il padre,
è il padre a vedere il figlio! Lo vide, gli corse incontro, lo abbraccia, lo
bacia, lo stringe a sé... E il figlio prova a balbettare il peccato: non
trattarmi da figlio ma da schiavo… E il padre: «Su, presto, portate il
vestito bello, l’anello al dito…». Altro che trattarlo da schiavo! «I calzari ai
piedi, uccidete il vitello grasso per le nozze, l’abbiamo tenuto a parte,
l’abbiamo cresciuto per questo… e facciamo festa!».
Il figlio maggiore che rappresenta gli scribi e i farisei — si lamentano e
sono scandalizzati perché Gesù mangia con i peccatori e sta con loro —,
rientrando a casa dal lavoro non vuole entrare. È il padre che esce, gli va
incontro e lui che protesta: «Questo tuo figlio… (non è più un fratello!) che
ha consumato i tuoi averi con le prostitute, tu l’hai accolto e gli fai festa».
E il padre: «È tuo fratello, era morto, è tornato vivo! Entra anche tu a far
festa!». La parabola termina con un giudizio sospeso che mi lascia senza
fiato. La parabola infatti non ci dice se quel figlio ha varcato la soglia ed è
entrato a far festa o se è rimasto definitivamente fuori.
Che cosa vuol dire? Vuol dire che per Dio e davanti a Dio non ci sono i
buoni e i cattivi. Davanti a Dio siamo tutti cattivi. La distinzione viene
dopo, tra chi lo riconosce, accoglie il perdono ed entra nella misericordia di
Dio e chi pensa di essere diverso dagli altri, più buono, a posto, che
ragiona fra sé: se tutti fossero come me il mondo andrebbe meglio… In
questo comportamento non c’è la misericordia. Il luogo dell’incontro con
Dio sembra un linguaggio paradossale, ma è verità: il peccato, non il bene
che facciamo può montarci in superbia, ma il peccato ammesso,
proclamato, dichiarato, quello è il luogo dell’incontro con Dio, perché è il
luogo della misericordia. E Dio è misericordia, il suo nome è misericordia…
Quando ero parroco felice, un giorno avevo la chiesa piena di bambini —
penso che fossero quasi un migliaio, tanto era grande la parrocchia —, ho
voluto fare loro un gioco. Ho detto: proviamo a immaginare che i buoni
siano i bianchi e i cattivi siano i neri, perché hanno l’anima nera, sporca. E
allora da questa parte si mettano tutti quelli che pensano di essere buoni,
gentili, ubbidienti.. E invece quelli che dicono le parolacce, le bugie, sono
capricciosi, si comportano male, disobbediscono… da quest’altra parte:
tutti quelli che si sentono neri. È stato un parapiglia! Più o meno si sono
divisi a metà. C’era un bambino, seconda elementare, Davide, non lo
dimenticherò più, sapeva bene che era anche buono, poi però quando era
nel banco insieme agli altri si grattava la testa e correva di là… Perché
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