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spinta vitale. A Narciso gli si racconta la menzogna della libertà assoluta di
scelta, ma una libertà senza eros è una libertà disperata, fittizia, velenosa. Nella
contemporaneità del capitalismo e del consumismo sfrenati, all'organismo, con
le sue ormai indispensabili protesi “post-umane”, è concesso solo il
“godimento mortale” e anti-erotico; un godimento che non riconosce l'Altro (la
meraviglia dell'Altro) se non come strumento, che lo violenta per il
raggiungimento del proprio coito (che sia sessuale, legato al profitto o allo
sfruttamento delle risorse naturali poco cambia; si tratta sempre di un
misconoscimento e di una strumentalizzazione dell'alterità). Apatia senza
calore, riflesso senza azione; non vi è attrito contro la realtà.
Infine Telemaco, il figlio di Ulisse; guarda il mare e l'orizzonte. Aspetta, ma
non è passivo. I “Telemachi” innanzitutto cercano la Legge. Suona strano che
dei giovani cerchino ordine e senso, soprattutto a certi “Edipi” invecchiati,
rimasti attaccati alla categoria di scontro-libertà, di trasgressione, senza
comprendere la storia dei contesti. Telemaco è stufo dell'anarchia becera che
vige a Itaca: «che possa esservi un senso umano e non animale della Legge, che
possa esservi un Altrove, un'Altra Cosa rispetto al godimento incestuoso dei
Proci e alla devastazione della sua casa». Ma, se mi fermo a guardarlo, che
mondo è questo? Cosa significa oggi trasgredire? Telemaco assiste alla libertà
che uccide il senso, e per questo aspetta fremente il ritorno della Legge del padre-re-testimone. Ma la sua azione non si limita all'attesa.
Egli parte, naviga in cerca del padre, si riconosce in qualche modo sia orfano che debitore. Sarà solo dopo il questa ricerca che finalmente incontrerà il ritorno di Ulisse. Per
questo, conclude lo psicoanalista, per essere eredi occorre prima essere orfani, perché l'ereditare è un movimento soggettivo di ripresa. In questo vi è una seconda nascita, e
dunque una prima morte, una discontinuità radicale con ciò che è stato fino ad allora; riconoscimento del contesto, risposta e scelta vere, soggettivazione. Ma riconoscere il
contesto e la storia che siamo significa riconoscere l'Altro; proveniamo dall'Altro, viviamo nell'Altro e con esso. Il confine è sottile e corre tra filiazione e separazione, tra
fedeltà e tradimento, tra appartenenza ed erranza. L'equilibrio non può però prescindere da “rottura attiva” e “umiltà del debito”; per non cadere ciechi e distruttori
tracotanti, o piatti privi di erotismo. L'erede orfano quindi, che fa di quella perdita, di quel
meno, un atto duplice di soggettivazione e riconoscimento.
Hanno
scritto e
collaborato
Ereditando,
Questo per quanto riguarda l'erede. E il testimone? È chiaro che si può apprendere
l'importanza della testimonianza proprio di fronte alla sua assenza; questo forse è quello che
qualcuno cerca di fare. Ma se ci fosse una spinta dell'altro verso l'essere testimone, verso il
coraggio di una risposta e l'amore del desiderio, verso la voglia di trasmettere con
l'esempio di un'esperienza radicale e radicata, forse si potrebbero azzardare sogni
capaci di andare al di là della resistenza, sogni di trasformazioni, metamorfosi
contagiose e larghe, metanoie.
– Guarda noi, GuardIaNO, che cerchiamo tarantolati un
modo e un posto, che intuiamo la disperAzione di questo
gesto, che non diSperiamo e a gesticolare
continuiamo, che in questo scavo
profondo forse una radice troveRemo, ed
un remo, un timone, un tesTimone, che
speranza dia alla mossa. Fai la
guardia a noi, guardiano.
Guardianoi –
Iriditando:
Jacopo Rasmi
Luca Vettori
Carlo Perazzo
Ludovica Colantuono
Il Sito:
http://suglialberi.weebly.com/
La Mail:
[email protected]
Con questo numero di Sugli Alberi partecipiamo ad un festival chiamato Georgiche (http://www.georgica.it/) che si svolge lungo le
rive del fiume Po, nella zona tra Parma e Reggio l'1, il 2, il 3 di maggio. Insieme ad altri amici importanti cogliamo l'occasione di
farci eredi di festa creativa e di condivisione lungo l'ampio fiume.
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