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pdf - Fondazione Internazionale Menarini
n° 307 - ottobre 2002 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it Gli affreschi del Tiepolo a Palazzo Labia Fu Maria, la nobile veneziana moglie di Giovanni Francesco II Labia, in seguito al matrimonio del figlio Paolo Antonio avvenuto nel 1730, la bella e ricca committente degli affreschi di Giambattista Tiepolo, pitture di ampio respiro che impreziosiscono il Palazzo e in particolare dominano il Salone delle Feste. Il tema scelto per i grandiosi affreschi del salone vede protagonista un’altra donna di rara bellezza e un grande amore: quello di Cleopatra e Antonio. E’ infatti alla regina d’Egitto amata da Antonio al quale sacrificò la vita, che si ispira il maestro veneziano in quella che è stata definita una delle migliori pagine del percorso artistico di Tiepolo: «un unico grandioso impianto prospettico e figurativo che riveste l’intera superficie di cinquecento metri quadri di pittura a fresco e assorbe i vuoti delle porte e delle finestre integrandoli nell’illusionismo della prodigiosa visione architettonica». Palazzo Labia, oggi di proprietà della RAI che l’ha fatto sapientemente restaurare sia nella parte architettonica che in quella figurativa, prende il nome dalla ricca famiglia di mercanti spagnoli originari della Catalogna, destinati a divenire nel XVII secolo Patrizi della Serenissima, che lo fecero costruire nella prima metà del Cinquecento. Sui Labia a Venezia correvano molti pettegolezzi. Pare ad esempio che per ostentare la loro ricchezza, e forse accreditare il proprio potere, durante i sontuosi banchetti e le lunghe serate danzanti che si tenevano a palazzo, gettassero a fine cena nell’acqua i loro serviti migliori, comprese posate e stoviglie d’oro; anche se c’era chi giurava di aver visto recuperare dai domestici, durante la notte, tutti i preziosi oggetti grazie alle reti da pesca poste ad hoc nel canale. Si vociferava persino che fossero entrati a far parte della nobiltà veneziana oltre che per le loro benemerenze verso la Repubblica, anche per il generoso “contributo” di trecentomila ducati. Sgombro d’ogni dubbio è comunque il fascino che emana il Salone delle Feste, i cui affreschi coprono quasi del tutto le pareti e il soffitto, entro architetture illusionistiche che videro la collaborazione tra il Tiepolo e Gerolamo Mengozzi Colonna, un pittore emiliano specializzato nelle decorazioni architettoniche, che ne curò la scenografia creando arditi effetti di spazialità “virtuali” proiettate oltre il confine bidimensionale di pareti e soffitto. La caratteristica leggerezza cromatica del Tiepolo risplende lungo le pareti come in un arazzo Gianbattista Tiepolo: L’incontro tra Antonio e Cleopatra - Venezia, Palazzo Labia prezioso, nella visione di un mondo incantato, evocato nei costumi, nei paesaggi e nell’atmosfera delle due scene con Cleopatra e Antonio: L’Incontro, sulla parete ovest, e Il Banchetto sulla parete di fronte, perfettamente simmetrico. In quest’ultimo,Tiepolo rievoca l’episodio leggendario secondo il quale Clopatra, per stupire Antonio pag. 2 con il lusso e la regalità della sua corte, sciolse una perla preziosissima in un bicchiere d’aceto: attorno al gesto di Cleopatra si coagula tutta la suspence della scena - nella quale Tiepolo inserì anche il proprio ritratto fra i personaggi della corte - alleggerita dalla piccola figura del nano, di spalle, che sale i gradini verso il tavolo del Banchetto, creando una continuità fra lo spazio in cui si colloca lo spettatore e la scena rappresentata sulla parete della sala. La regina egiziana ha il volto della nobile veneziana, perché il Tiepolo ha voluto omaggiare la sua mecenate regalandone le sembianze a Cleopatra, rappresentata nell’affresco, per questo motivo, con incarnato diafano, occhi cerulei e capelli biondi, come appunto Maria Labia. Anche la Sala degli Specchi, che si affaccia sul Canal Grande, è affrescata da Giambattista Tiepolo; adiacente al Salone delle Feste era il luogo prediletto dei Labia che la utilizzavano come sala da pranzo. Gianbattista Tiepolo qui crea un affresco ellittico raffigurante Zefiro e Flora, esempio sublime per l’armonia delle forme e la delicatezza delle trasparenze, che ci mostra la dea della Primavera nell’atto di porgere i fiori al Vento, rappresentato con grandi ali di farfalla. Alla decorazione di Palazzo Labia contribuì anche Giandomenico Tiepolo, figlio di Giambattista e suo allievo e collaboratore, al quale si deve il dipinto su tela collocato sulla parte centrale del soffitto della Sala di Bacco e Arianna; realizzato nel 1757 circa, si colloca nel periodo precedente la partenza per la Spagna, dove Giandomenico operò lungamente a fianco del padre per una serie di committenze affidate ai Tiepolo dalla corte. Bacco, dal volto gaudente e con grappoli d’uva e foglie di vite tra i capelli, domina la scena mentre Arianna, sposa del dio ebbro, lo osserva stando adagiata sulle nuvole sorrette da un tralcio di vite. I colori e la loro stesura appaiono lontani dalla tavolozza utilizzata da Giambattista, che amava dipingere con colori pa- Gianbattista Tiepolo: L’incontro tra Antonio e Cleopatra - Venezia, Palazzo Labia stellati. Giandomenico privilegia piuttosto i bianchi, che rendono in particolare le figure meno plastiche, più ferme e statiche. Ma non per questo meno suggestive. maria siponta de salvia