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artroscopia di gomito
ARTROSCOPIA DI GOMITO 2001 Springer ed. RUOLO DELL’ARTROSCOPIA NEL GOMITO ARTROSICO: INDICAZIONI, CONTROINDICAZIONI, COMPLICANZE E TECNICA CHIRURGICA. F. Priano, M. Guelfi, M. Borgni, E. Abello INTRODUZIONE Come è accaduto per le articolazioni maggiori, anche per il gomito, nel corso degli anni, l’artroscopia ha acquistato sempre più credito. Oltre a rivelarsi, per alcuni quadri patologici, una sempre più valida alternativa alla chirurgia aperta (1), la visione intra-articolare del gomito, ha svelato e ha permesso di trattare patologie che fino a qualche anno fa erano sconosciute o non erano considerate importanti. In altri casi, il tempo artroscopico abbinato al tempo a cielo aperto, si è rivelato fondamentale per trattare globalmente quadri patologici complessi. L’incremento delle indicazioni, delle potenzialità diagnostiche e dei benefici terapeutici dell’artroscopia di gomito, è stato favorito dal parallelo sviluppo della radiologia ( Ecografia, Tc, RM), degli strumentari e delle tecniche chirurgiche. Molti studi anatomici sottolineano i rischi dell’artroscopia di gomito, dovuti all’estrema vicinanza dei portali con le strutture nervose e vascolari che circondano l’articolazione (2-3-4). Per questo motivo, i primi autori che si cimentarono con questa tecnica, ne sconsigliavano l’uso clinico (5), ma le esperienze recenti hanno portato all’utilizzo di vie d’accesso all’articolazione del gomito precise e sicure (14-6). Lo sviluppo di strumenti più piccoli e maneggevoli, la messa a punto di sofisticati sistemi di irrigazione e particolari adattamenti relativi alla posizione del paziente, hanno reso l’artroscopia di gomito, negli ultimi dieci anni, più a portata del chirurgo. Tuttavia, l’approccio artroscopico al gomito, rimane sempre una tecnica difficile, che richiede ottima manualità, perfetta conoscenza dell’anatomia, tecnica ineccepibile ed estrema attenzione. Il trattamento dell’artrosi primitiva del gomito varia dal trattamento conservativo, nei casi più lievi, a quello chirurgico di artrodesi o di artroprotesi nei casi più gravi. L’evoluzione dell’artroscopia di gomito, insieme agli ancora discussi risultati delle protesi e allo scarso gradimento della artrodesi, hanno portato 2 ad un significativo allargamento delle indicazioni nel trattamento della patologia artrosica. Paragonata con le tecniche a cielo aperto, l’artroscopia consente tempi di recupero più rapidi ed evita cicatrici e retrazioni capsulari che spesso sono alla base dei cattivi risultati. A differenza dell’artroscopia delle grandi articolazioni, dove l’esecuzione dei portali non riserva difficoltà, si può affermare con sicurezza che la precisione tecnica e la concentrazione del chirurgo sono richieste già all’inizio dell’artroscopia di gomito: le vicine strutture neuro-vascolari, infatti, non lasciano spazio al minimo errore (Fig 1). Poehling nel 95 (7) ha definito i punti cardine per una corretta esecuzione di questa tecnica: 1) perfetta conoscenza dell’anatomia generale ed artroscopica del gomito, 2) capacità di effettuare correttamente gli accessi artroscopici standard ed accessori 3) conoscenza delle principali patologie del gomito, 4) conoscenza delle corrette indicazioni e controindicazioni al trattamentoartroscopico, 5) conoscenza delle tecniche artroscopiche specifiche per le varie patologie, 3 6) conoscenza di tutte le possibili complicanze e delle strategie da adottare per evitarle e risolvere. ARTROSI PRIMITIVA Quadro clinico L’artrosi primaria del gomito è un quadro morboso abbastanza raro, soltanto l’1% -2% di pazienti affetti da artrosi primitiva presentano localizzazione anche al gomito. Si manifesta solitamente tra la terza e l’ottava decade di vita, manifestazioni in età inferiori sono solitamente secondarie a sovraccarichi funzionali, a traumi sportivi o a osteocondrite dissecante. Il quadro clinico è caratterizzato da limitazione marcata della escursione articolare con dolore ai gradi estremi di articolazione e arresto brusco sia dell’estensione che della flessione. I pazienti spesso riferiscono dolore durante il trasporto di oggetti a gomito esteso. Quadro strumentale Come per gli altri distretti articolari, la valutazione strumentale del gomito inizia con l’esame radiografico standard (Fig. 2). L’RX standard consente una visione globale dei capi ossei articolari e dei reciproci rapporti, permette di individuare alterazioni di tipo produttivo o erosivo, ed eventuali immagini radiopache articolari e para-articolari dovute a corpi mobili o calcificazioni. I quadri Rx più caratteristici presentano osteofiti dell’olecrano e della coronoide così come osteofiti 4 delle fosse olecranica e coronoidea, riduzione della rima articolare, sclerosi ossea subcondrale e frequentemente corpi liberi articolari. La radiologia standard è inoltre importante per valutare correttamente indagini più sofisticate come TC e RM. L’artografia e l’artro-TC sono motivate da un preciso quesito diagnostico o dalla eventuale difficoltà di eseguire la RM che rappresenta l’esame più specifico e preciso nella diagnostica del gomito ( Fig. 3). Grazie alla valutazione multiplanare ed alla caratterizzazione dei tessuti, l’RM consente di effettuare un planning preoperatorio efficace con la visualizzazione di tutte le strutture articolari e para-articolari senza il ricorso a metodiche invasive. TRATTAMENTO Il trattamento conservativo dell’artrosi del gomito offre solitamente buoni risultati. Quando l’arco di movimento scende sotto i 100° (Morrey [8] ha dimostrato che da 30° a 130° di flessione il 90% di attività quotidiane sono consentite) per quei pazienti che non rispondono al trattamento conservativo, per quelli che hanno richieste professionali o sportive tali da non accettare la loro limitazione funzionale e per quelli con limitazioni funzionali tali da condizionare la vita quotidiana si deve prendere in considerazione il trattamento artroscopico. Le manovre chirurgiche che sono indicate nell’artroscopia di gomito artrosico sono le seguenti: 5 Sinoviectomia Asportazione di corpi mobili intra-articolari (frammenti cartilaginei, frammenti ossei, calcificazioni, condromatosi). Rimozione di osteofiti (olecrano, coronoide), tecnica di OuterbridgeKashiwagi per la liberazione delle fossette olecranica e coronoidea (20-21). Condroplastica CONTROINDICAZIONI_ Le controindicazioni all’artroscopia di gomito possono essere assolute o relative. In ogni caso, l’indicazione artroscopica, deve essere valutata con molta attenzione, considerando il rapporto costi/benefici, in quanto i risultati possono essere insufficienti. Controindicazioni assolute: - precedenti interventi di trasposizione nervosa - patologie compressive del nervo radiale all’arcata di Frohse - rigidità da causa extra-articolari - patologie infettive articolari ed extra-articolari - fratture articolari complesse. Controindicazioni relative: - rigidità miste (extra ed intra-articolari) - gomito artrosico grave 6 - gomito reumatico in fase attiva. TECNICA CHIRURGICA Tralasciamo questa parte, che è già abbondantemente sviluppata in un capitolo a se; Anestesia, Portali e Strumentario sono comuni nell’artroscopia di gomito indipendentermente dal tipo di patologia da trattare, per quanto riguarda la posizione Posizione del paziente questa è più chirurgo dipendente e distretto dipendente. CASISTICA La nostra esperienza si rifà a 310 artroscopie di gomito effettuate dal Gennaio 1988 al Ottobre 1998, presso la Clinica Ortopedica dell’Università di Genova, e dal Novembre 1998 al Dicembre 1999, presso l’Azienda Ospedaliera Villa Scassi di Genova. Dei 310 casi, 59 erano affetti da artrosi primitiva, 34 erano maschi, 25 erano femmine, l’età era compresa tra 35 e 65 anni (media 52), in 41 casi l’arto era il destro, in 18 era il sinistro (3 bilaterali ). Prima dell’intervento occorre studiare attentamente il caso con approfondite indagini strumentali e con un accurato esame clinico. L’imaging ci consente di valutare: la qualità delle superfici articolari, la presenza di calcificazioni, osteofiti e corpi liberi, le dimensioni e la qualità della superficie capsulare . I tempi chirurgici artroscopici comprendono: l’artrolisi anteriore con motorizzato, la ricerca e l’asportazione di calcificazioni e corpi liberi intra7 articolari, la resezione di osteofiti, l’eventuale resezione del capitello radiale, la capsulotomia-capsulolisi anteriore, l’artrolisi posteriore, la liberazione della fossetta olecranica omerale anteriore e/o posteriore e la mobilizzazione articolare che, a questo punto deve essere molto facile. Nel post-operatorio applichiamo una doccia gessata per 48 ore, trascorse le quali eseguiamo mobilizzazione attiva e passiva. RISULTATI Per la valutazione dei risultati abbiamo utilizzato la scala Andrews e Carson (19) che tiene conto di parametri soggettivi quali il dolore, l’edema, i blocchi e gli scatti articolari, la possibilità di svolgere normali attività e parametri oggettivi quali la contrattura in flessione, l’arco di movimento in flesso-estensione, la prono-supinazione. (Tab. 1 e 2) Abbiamo esaminato 51 casi dei 59 sottoposti a trattamento, i pazienti sono stati valutati da 18 a 70 mesi dopo l’intervento con un intervallo medio di 45 mm.. Tutti i pazienti hanno avuto migliorameto sia dei parametri soggettivi che oggettivi, in particolare 46 di loro sono passati da un classificazione discreta e cattiva ad una classificazione buona ed eccellente, solo 2 casi sono stati classificati discreti e 2 cattivi (Tab. 3), in particolare l’arco di movimento è migliorato in modo significativo guadagnando in media 68°, in particolare 42° di flessione e 26° di estensione (Tab. 4). COMPLICANZE 8 Sono descritte in letteratura, con percentuali variabili tra 1% e 14% (2-1112). Comprendono le complicanze generali dell’artroscopia: infezioni (molto rare), problemi legati all’uso del laccio pneumo-oischemico e alla posizione del paziente, rottura dello strumentario e lesioni iatrogene delle strutture intra-articolari. Le complicanze più temute dell’artroscopia di gomito, che condizionano la difficoltà e l’affidabilità della tecnica, sono però le lesioni neuro-vascolari. Le strutture nervose più frequentemente compromesse sono il nervo radiale, in nervo interosseo posteriore, il nervo mediano ed il nervo cutaneo mediale dell’avambraccio (2-12). Le strutture nobili neuro-vascolari possono essere lesionate durante l’esecuzione dei portali, per compressione dovuta alla tumefazione regionale o dall’uso improprio di strumento motorizzato o elettrico (13-15). Jones (14) riporta un caso di borsite settica dopo artroscopia di gomito, nella nostra esperienza riportiamo due casi di lesione cutanea da elettrobisturi dopo release artroscopico degli epicondiloidei, risoltisi peraltro spontaneamente. Marcare i reperi ossei, utilizzare aghi da spinale e distendere l’articolazione prima di eseguire gli accessi, utilizzare cannule antireflusso non forate, limitare il più possibile la durata dell’intervento, usare cautela e perizia nel posizionare il paziente e nell’uso dello strumentario, sono alcuni degli 9 accorgimenti utili a ridurre al minimo le complicanze dell’artroscopia di gomito (15-16-17). CONCLUSIONI. L’artroscopia di gomito, nonostante lo sviluppo tecnologico e scientifico avvenuto negli ultimi anni, che ha reso questa tecnica più a portata di chirurgo, rimane una chirurgia difficile, riservata a chirurghi artroscopisti esperti nell’anatomia, nella patologia e nelle tecniche chirurgiche del gomito. Nonostante numerosi studi anatomici abbiano definito vie d’accesso all’articolazione del gomito precise e sicure, il rischio di lesioni iatrogene delle strutture neuro-vascolari rimane alto. L’artroscopia di gomito offre comunque nell’artrosi primaria buoni risultati, la rimozione di osteofiti e di corpi liberi (Fig. 4) riduce il dolore e ripristina il movimento e la funzione consentendo una riabilitazione più veloce. La rimozione dei detriti articolari, la sinoviectomia (Fig. 5) e il lavaggio articolare riducono i sintomi e ritardano l’evoluzione del processo artrosico (18). Attualmente l’artroscopia può essere considerata un ottimo ausilio terapeutico nella cura del gomito artrosico e con il tempo può diventare il trattamento standard. BIBLIOGRAFIA. 1) Poehling GG e coll. Elbow Arthroscopy : a New Tecnique. Arthroscopy 1989 ; 5 : 222 – 224. 10 2) Lynch GJ, e coll. Neurovascular Anatomy and Elbow Arthroscopy : Inherent Risks. Arthroscopy 1986 ; 2 : 190 – 197. 3) Small NC. 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PARAMETRI SOGGETTIVI dolore Nessuno Occasionale Attività moderata Attività quotidiana gonfiore Nessuno Attività occasionale pesante Attività moderata A riposo blocchi scatti Nessuno Rari Occasionali Frequenti attività Nessun limite Occasionale Soltanto attività parziale Difficoltà nel lavoro e att. Quotid. OGGETTIVI Contrattura in flessione < 5° 5° -- 15° 16° -- 35° > 35° ROM Flesso-estensione > 130° 120° -- 130° 110° -- 119° 100° -- 109° 75° -- 99° 60° -- 74° < 60° ROM prono-supinazione Normale Riduzione <30° Riduzione <50° Riduzione >50° PUNTI 25 20 10 5 25 20 10 5 25 20 10 5 25 20 10 5 25 20 10 5 50 40 30 20 10 5 0 25 20 10 5 17 Tabella 2. Scala di valutazione del gomito di Andrews e Carson, punteggio. Punteggio Eccellente Buono Discreto Cattivo Soggettivo 90 -- 100 80 -- 89 60 -- 79 < 60 Oggettivo 90 -- 100 80 -- 89 60 -- 79 < 60 Totale 180 -- 200 160 —179 120 -- 159 < 120 Tabella 3. Punteggio pre e post-operatorio con il sistema di Andrew-Carson. Punteggio soggettivo Eccellente Buono Discreto Cattivo Punteggio oggettivo Eccellente Buono Discreto Cattivo Punteggio combinato Eccellente Buono Discreto Cattivo preoperatorio postoperatorio 0 0 18 33 43 6 2 0 0 0 13 38 39 9 1 2 0 0 15 36 40 7 2 2 18 Tabella 4. Flesso-estensione pre e post-operatoria Preoperatoria Postoperatoria Incremento Flessione 95° (63°/135°) 137° (93°/144°) 42° Estensione - 36° (-10°/-55°) - 10° (0° /- 15°) 26° R.O.M. 59° 127° 68° 19