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Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito

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Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
Manuale
per la rieducazione motoria
di spalla e gomito
CODICE MANUALE
01448
MANUAL CODE
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.1
MANUALE D’USO DELLA “ROTA”
Dispositivo per la rieducazione nelle patologie motorie di spalla e gomito
1.
PREMESSA......................................................................................................................pag. 3
2.
GLI ESERCIZI PRATICABILI CON LA NUOVA “ROTA”............................................. pag. 4
3.
ESERCIZI PER LE FRATTURE DI SPALLA
CHE NON INTERESSANO L’ARTICOLAZIONE GLENO-OMERALE..........................pag. 6
3.1 ESERCIZIO DEL “PEDALARE CON IL BRACCIO” ............................................................... pag. 6
3.2 ESERCIZIO DEL “PEDALARE CON LA SPALLA”................................................................ pag. 10
4.
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
4.6
Testi
dott. Paolo Rispoli
Fisiatra - AULSS n 12 Veneziana
U.O. di riabilitazione
[email protected]
English version
Interfax Traduzioni - Udine
Foto
Nevio Feruglio - Udine
Progetto grafico
5. ESERCIZI PER LA SINDROME DA CONFLITTO.........................................................pag. 24
5.1 ESERCIZI PER LA MOBILIZZAZIONE PASSIVA POST FLOGOSI.........................................pag. 25
esercizi del passaggio a livello - dello scolapiatti passivo - della ruota del timone.
5.2 ESERCIZI PER LA STABILIZZAZIONE DELLA SCAPOLO - TORACICA ............................... pag. 26
esercizio del pedalare con la sola spalla
5.3 ESERCIZI PER LA STABILIZZAZIONE
DELLA SCAPOLO - TORACICA E CATENA CINETICA........................................................pag. 28
5.3.1 ESERCIZIO DELL’AFFONDO SUL PIANO INCLINATO.........................................................pag. 28
5.3.2 ESERCIZIO DELLA STOCCATA DAL BASSO.......................................................................pag. 29
5.3.3 ESERCIZIO DELLA PARATA BASSA ................................................................................... pag. 30
5.4 ESERCIZI PER LA STABILIZZAZIONE DELLA GLENO - OMERALE..................................... pag. 31
5.4.1 ESERCIZIO DELLO SCOLAPIATTI ...................................................................................... pag. 32
5.4.2 ESERCIZIO DEL TERGICRISTALLO INTERMEDIO .............................................................. pag. 33
6.
Alberto Zorzini - Udine
Stampa
Grafiche Manzanesi - Manzano Ud
ESERCIZI PER LE FRATTURE DI SPALLA
CHE INTERESSANO L’ARTICOLAZIONE GLENO-OMERALE ...................................pag. 12
ESERCIZIO DELLA “RUOTA DEL TIMONE”........................................................................ pag. 12
ESERCIZIO DEL “PASSAGGIO A LIVELLO”........................................................................ pag. 14
ESERCIZIO DEL “TERGICRISTALLO ANTERIORE” ............................................................. pag .16
ESERCIZIO DEL “TERGICRISTALLO LATERALE”................................................................ pag. 18
ESERCIZIO DELLO “SCOLAPIATTI” ................................................................................... pag. 20
ESERCIZIO DEL “REGOLARE L’OROLOGIO”.......................................................................pag. 22
ESERCIZI PROPRIOCETTIVI......................................................................................... pag. 34
esercizi propriocettivi del movimento passivo/attivo, dell’extrarotazione e della flessione
7. ESERCIZI PER LE FRATTURE DIAFISARIE E DISTALI D’OMERO..........................pag. 36
7.1 ESERCIZI DI RINFORZO DEI FLESSORI E DEGLI ESTENSORI...........................................pag. 36
8. ESERCIZI PER LE FRATTURE D’AVAMBRACCIO......................................................pag. 38
8.1 ESERCIZI DI RINFORZO DEI PRONOSUPINATORI ............................................................ pag. 38
© Chinesport spa 2007
La riproduzione di ogni parte
di questa pubblicazione è soggetta
alla normativa sul diritto d’autore
e sulla proprietà intellettuale
9.
TABELLA DEGLI ESERCIZI PER LA SPALLA .............................................................pag. 40
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.2
pag.3
1.PREMESSA
La ROTA è una postazione di lavoro riabilitativo per patologie di spalla e
di gomito; deriva dalla “ruota di Lapidari”, attrezzo di grande diffusione ma
concepito per pochi e semplici esercizi, mentre con il nuovo attrezzo gli
esercizi possibili sono più numerosi, e soprattutto più selettivi.
Quasi tutti gli esercizi descritti nel manuale possono essere effettuati
anche senza questo attrezzo ma richiedono allora la presenza continua del
fisioterapista che guida ed aiuta; l’utilizzo della ROTA, invece, consente al
fisioterapista di evitare il lavoro più ripetitivo.
La ROTA non è solo un dispositivo per ridurre il lavoro del fisioterapista, ma
facilita anche le modalità di rieducazione più attuali: permette al fisioterapista
d’insegnare la stabilizzazione della scapolo-toracica durante il movimento
attivo della gleno-omerale che è guidato dall’attrezzo, permette di lavorare
in piedi attivando l’intera catena cinetica, guida nell’esecuzione di esercizi
propriocettivi, permette di esercitare gli extrarotatori durante un movimento
di abduzione ottenuto mantenendo inattivo il deltoide senza ricorrere a
posizioni non funzionali come quelle imposte dagli altri apparecchi.
Oltre a questo manuale viene fornito il video degli esercizi e un semplice
software per comporre e stampare il programma di lavoro per il paziente e
registrarlo con le note.
Il fisioterapista è il programmatore della sequenza e dell’intensità degli
esercizi e può utilizzare gli esercizi suggeriti o impostarne di sua concezione,
potendoli inserire nel software.
L’utilizzo pratico dell’attrezzo e dei suoi accessori è molto semplice.
La ROTA a parete è un dispositivo più semplice ed è indicato per esercizi
di mantenimento che non richiedono precisione di esecuzione e di
misurazione; con l’utilizzo della ROTA a parete il paziente può esercitarsi in
piena sicurezza sia seduto che in piedi.
01347 ROTA FISSA
01348 ROTA MOBILE
Regolazione
della resistenza.
Regolazione
in altezza della ruota.
Segnalatori per verifica Spazio per gli accessori
Trasferimento
del livello di articolarità in dotazione (Rota mobile). dell’attrezzo (Rota mobile).
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.4
2.GLI ESERCIZI
PRATICABILI
CON LA NUOVA ROTA
pag.5
Gli esercizi praticabili sono indicati per rigidità della spalla e del gomito, per sindrome
da conflitto, per il pre e postoperatorio; sono soprattutto esercizi attivi, ma anche
mobilizzazioni passive o autopassive ed esercizi propriocettivi. I nomi degli esercizi
richiamano gesti e movimenti noti, per renderli facilmente identificabili dai pazienti.
Gli esercizi attivi possono essere sia attivi assistiti che contro resistenza, sia globali
che selettivi. Le mobilizzazioni passive sono selettive, unidirezionali e vanno praticate
con i principi di un delicato stretching (posizione di allungamento raggiunta
progressivamente, arresto del movimento passivo deciso dal paziente, permanenza
in posizione di allungamento per un tempo sufficiente, ritorno attivo a posizione di
riposo, ripetizione) da associare al controllo attivo della scapola; si possono effettuare
anche in posizione seduta e sono indicate per gli anziani; la forza mobilizzante è fornita
dal contrappeso.
Nella mobilizzazione autopassiva la forza per lo spostamento dell’arto leso è data
dall’arto controlaterale; tali mobilizzazioni possono essere più energiche ed hanno
controindicazioni precise in alcune direzioni; di regola sono da programmare per i
giovani.
Negli esercizi propriocettivi previsti, il compito del paziente è solo quello di
riconoscere la posizione nello spazio dell’arto, che viene mosso lentamente dalla
ruota; per svolgere questo compito il paziente deve rendere pienamente cosciente
la sua sensibilità propriocettiva. Sono indicati per implementare la coordinazione
muscolare automatica degli stabilizzatori della testa omerale ed anche per aiutare la
ripresa del movimento in situazioni di contrattura antalgica, sia post-traumatica che
flogistica.
In conclusione l’uso della ROTA è destinato a pazienti normalmente intelligenti e
collaboranti, come sono di regola gli adulti fratturati o con sindrome da conflitto.
Gli esercizi praticabili con il nuovo attrezzo possono giovare anche a neurolesi
centrali, come gli emiplegici, ma con limiti molto importanti (sconsigliato il rinforzo,
non facile la mobilizzazione passiva, utili gli esercizi propriocettivi passivi).
Questo manuale espone soprattutto la logica degli esercizi; descriveremo le lesioni
più frequenti e passeremo a discutere gli esercizi possibili ed infine l’utilizzo pratico
dell’attrezzo.
Infine la ruota permette di monitorare il recupero dell’articolarità (ROM) con una
valutazione rapida ed attendibile nel confronto tra precedenti e successivi. Il paziente
stesso può verificare il livello di articolarità raggiunto in ogni ripetizione di esercizio
ed è così motivato ad impegnarsi.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.6
3.ESERCIZI PER
LE FRATTURE
DELLA SPALLA CHE
NON INTERESSANO
L’ARTICOLAZIONE
GLENO-OMERALE
pag.7
Sono le più semplici da trattare perchè l’articolazione è indenne, presenta
solo le conseguenze dell’immobilizzazione, senza i problemi che pone
l’ incongruenza tra i capi articolari che si riscontra spesso quando le superfici articolari
si sono fratturate. Il problema riabilitativo è dato dalla rigidità dei muscoli stabilizzatori
della scapola, della clavicola e della capsula articolare, che peraltro non è lesa.
NORD
3.1 PEDALARE CON IL BRACCIO
EST
Tranne che per le fratture extrarticolari non è l’esercizio con cui cominciare il
trattamento E’ l’esercizio di base dell’antica ruota di Lapidari e richiede una descrizione
piuttosto laboriosa. S’immaginano quattro fasi del movimento, secondo i quattro
quadranti del cerchio, suddiviso come una bussola.
Immaginiamo di vedere la ruota di fronte a noi, col paziente di fianco, alla nostra
sinistra. Il paziente imprime alla ruota un movimento orario con l’arto superiore
sinistro. Quando la maniglia giunge alla sommità della ruota la spalla raggiunge la
massima abduzione ed antiflessione; la fase precedente è quindi quella del movimento
di “abduzione di spalla” (quadrante nord-ovest).
Proseguendo la rotazione la maniglia, dal sommo della ruota, si allontana dalla
persona utilizzatrice fino al punto di massimo allontanamento; la spalla si flette in
avanti ed il gomito si estende: questo quarto di cerchio è quello di “anteflessione di
spalla” (quadrante nord-est).
Dal punto di massimo allontanamento, la maniglia raggiunge il punto più basso della
ruota; il gomito comincia a flettersi e la spalla a ridurre la sua flessione: chiameremo
questa fase come di “adduzione di spalla” (quadrante sud-est).
Dal punto più basso della ruota la maniglia raggiunge quello di massima vicinanza
all’utilizzatore; il gomito flette ancor di più e la spalla si estende o almeno si avvicina
all’estensione: fase di “estensione di spalla” (quadrante sud-ovest).
Riassumendo la sequenza di movimento della spalla: dall’abduzione ed anteflessione + rotazione esterna (NORD), alla flessione prima parziale
(NORD-EST), poi completa (EST), quindi, di nuovo la flessione si riduce (SUD) fino a passare all’estensione (SUD-OVEST).
al NORD: abduzione + rotazione esterna con rapporto inversamente proporzionale; se c’è molta rotazione esterna ci sarà meno abduzione e
viceversa poiché il paziente può alzare la mano sia con l’abduzione di spalla (il gomito si porterà in alto e l’avambraccio sarà orizzontale), sia con
l’extrarotazione (il gomito resterà in basso e l’avambraccio sarà più verticale): se il movimento di abduzione è limitato, come di solito avviene in
chi utilizza la ruota, sceglierà l’extrarotazione. Quest’ultima è comunque la scelta migliore perchè in extrarotazione il trochite non confligge con
l’acromion e quindi si facilita l’abduzione (se questa è limitata per conflitto). Si realizza una combinazione automatica ed affidabile tra extrarotazione
ed abduzione, terapeuticamente utile.
all’EST: quando il gomito è completamente esteso e la spalla è anteflessa, l’omero intraruota. E’ la seconda combinazione automatica e valida;
infatti la spalla flessa è più stabile in intrarotazione (perchè gli extrarotatori vanno in tensione e stabilizzano l’articolazione scapolo-omerale ) come
dimostra il pugilatore o il karateca che colpisce alto e lontano.
all’OVEST: il gomito è flesso e la spalla addotta.
all’EST e all’OVEST: si realizzano, quasi integralmente, i due schemi motori di base, inscritti geneticamente (flessione ed estensione), quelli che
riemergono nel cerebroleso quando è perduta la capacità di articolare in infinite combinazioni e modulazioni del movimento.
OVEST
SUD
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.8
pag.9
Per la validità biomeccanica delle due combinazioni abduzione-extrarotazione
e flessione-intrarotazione e per la composizione del movimento nei due schemi
elementari, l’esercizio del “pedalare con il braccio” viene eseguito spontaneamente e
l’apprendimento è quindi molto rapido. Per contro non è un movimento selettivo, non
si può evitare che si esprimano componenti di movimento rischiose.
Si può solo regolare l’ampiezza di tutto il movimento spostando la manopola lungo il
cursore radiale verso il centro, e l’altezza della ruota limitando soprattutto l’abduzione,
che è la direzione più difficile. E’ un movimento attivo contro resistenza ma non
completamente attivo.
NORD
EST
La ruota di Lapidari era molto massiccia e dotata di grande massa e quindi di grande
inerzia. Questo apparente difetto faceva sì che la spinta data dall’estensione del gomito
si mantenesse per la fase successiva di flessione del gomito e poi di abduzione di
spalla che diventavano fasi di mobilizzazione passiva: un “escamotage” spontaneo per
evitare un movimento attivo rischioso per un sovraspinato sofferente.
La ROTA, a differenza della ruota di Lapidari, ha inerzia trascurabile; applicando un
peso in posizione opposta alla maniglia di presa l’arto spingerà attivamente la ROTA
nella fase di estensione del gomito (nord-est) e nella parte successiva di flessione del
gomito (est-sud-ovest): la fase subito seguente di abduzione di spalla sarà passiva,
trainata dal peso ormai giunto oltre la sommità della ruota.
Sostanzialmente l’abduzione diventa passiva e questo tipo di mobilizzazione
(abduzione di spalla da associare all’extrarotazione) è un movimento terapeuticamente
prezioso perchè l’exrtarotazione allontana il trochite dall’acromion mentre l’abduzione
lo porta a confliggere.
N.B.Quando si applica il peso la rotazione deve essere lenta!
MOVIMENTI RESPIRATORI ASSOCIATI
I muscoli stabilizzatori della scapola e della clavicola sono anche respiratori accessori,
attivati nell’inspirazione forzata. Sincronizzare l’esercizio di pedalare con le braccia
con la respirazione (estensione di spalla con l’inspirazione forzata, la flessione con
l’espirazione forzata se vogliamo facilitare l’esecuzione; il contrario se vogliamo
allungare le strutture anteriori della spalla).
OVEST
SUD
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.10
pag.11
3.2 L’ESERCIZIO DI PEDALARE CON LA SPALLA
E’ lo stesso esercizio precedente ma eseguito solo dalla scapolo-toracica. Il paziente
si dispone non con la linea delle spalle ortogonale alla ruota ma leggermente angolato
circa 45°: questo piano è più fisiologico perchè la scapola imprime il movimento
scivolando in avanti ed indietro sul suo piano naturale.
Il movimento è limitato e pertanto la maniglia sarà collocata prossima al centro
della ruota. Il terapista inviterà il paziente sia a porre attenzione ed a guadagnare in
adduzione, sia a compiere il movimento senza alzare la scapola.
E’ un esercizio banale ma prezioso, da utilizzare per primo anche nelle rigidità
articolari della scapolo omerale e nelle sindromi da conflitto: è inutile e rischioso
stressare l’articolazione scapolo-omerale sofferente se prima non si sono assicurate
buon controllo e buone possibilità di movimento nell’articolazione più prossimale (la
scapolo-toracica).
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.12
4.ESERCIZI
PER LE FRATTURE
CHE INTERESSANO
L’ARTICOLAZIONE
GLENO-OMERALE
pag.13
La frattura scomposta della testa omerale può dare irregolarità nella superficie
articolare, con attrito, dolore, artrosi precoce.
La frattura isolata del trochite consolida spesso con sporgenza del trochite al di
sopra del profilo precedente alla frattura perchè il sovraspinato traziona verso l’alto
il frammento libero; la deformità causa conflitto tra trochite ed acromion che non può
essere completamente risolto dal fisioterapia. Per questi motivi le direzioni iniziali di
mobilizzazione sono la flessione e la rotazione esterna.
4.1 RUOTA DEL TIMONE
E’ un esercizio di mobilizzazione autopassiva in antero flessione ed extrarotazione,
adatto al giovane. Si montano sulla ruota una maniglia e un pomolo ruotante agli
antipodi. Il paziente si dispone in piedi davanti alla ruota ed afferra dal lato leso il
pomolo, tenuto basso, mentre con l’altro arto superiore afferra la maniglia che sarà
invece alta, e la abbassa: la spalla lesa viene trascinata verso l’alto in flessione
anteriore ed extrarotazione.
L’esercizio è facile ma vigoroso: si devono imporre dei limiti in gradi soprattutto al
paziente che vuole forzare troppo, verificando all’inizio con lui l’angolo raggiungibile
senza dolore. Si parte quindi con la Rota collocata in basso per poi alzarla
progressivamente.
Si deve, soprattutto, prestare attenzione ai compensi, in particolare al sollevamento
della scapola: si può suggerire al paziente di raggiungere il livello massimo
concordato all’inizio, poi di mantenerlo durante un’espirazione profonda, che aiuta
ad abbassare la scapola; è molto importante che il fisioterapista insegni e verifichi fin
all’inizio che la scapola sia mantenuta in posizione corretta.
Si deve usare un pomolo ruotante per lasciare un poco di libertà in pronosupinazione
e rotazione interna-esterna di spalla.
In genere la flessione non crea conflitto ma le fratture con esiti in irregolarità delle
superfici articolari (fratture scomposte della testa omerale) possono creare difficoltà
anche nel recupero della flessione; in questo caso il dolore è inevitabile.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.14
pag.15
4.2 L’ESERCIZIO DEL PASSAGGIO A LIVELLO
E’ un esercizio meno vigoroso ma anche meno rischioso del
precedente, adatto a persone anziane.
Si monta sulla ruota il poggiabraccio. Il paziente si dispone
di fianco alla ruota, seduto, con il centro della ruota all’incirca
corrispondente al cavo ascellare della spalla lesa, appoggia
l’avambraccio (gomito esteso) disposto sulla doccia, in
posizione di riposo, cioè con la spalla in flessione, al livello
che possa essere tenuto senza alcuna tensione. Lo sforzo del
ritorno è attivo, effettuato dal paziente: i muscoli interessati
(gran pettorale e gran dorsale) sono molto potenti, e
l’abbassamento non richiede molta fatica.
E’ un esercizio di stretching e la posizione in flessione
delicatamente forzata va mantenuta per circa 20”; va ripetuto
molte volte ma va sospeso ai primi segni di affaticamento e
di dolore.
Evitare di vincolare il braccio alla doccia radiale, lasciando
libero il paziente di lasciare l’apparecchio quando vuole.
Il gomito tenuto esteso può aiutare a stabilizzare la scapoloomerale, per la tensione del capo lungo del bicipite.
Questa mobilizzazione passiva deve essere sempre associata
al lavoro attivo di stabilizzazione della scapola in posizione
bassa ed addotta, su cui il terapista deve insistere finchè non
è ben appreso.
Il dolore e l’immobilizzazione portano a contrattura difensiva
del piccolo pettorale (che facilita l’insorgenza d’impingement)
e del trapezio superiore; queste contratture devono essere vinte
attivamente dal paziente: la ruota aiuta perchè facilita l’esercizio
e permette al paziente ed al fisioterapista di concentrarsi sulla
corretta posizione della scapola.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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pag.17
4.3 L’ESERCIZIO DEL TERGICRISTALLO ANTERIORE
E’ un esercizio passivo o attivo di extrarotazione in flessione. La flessione in avanti
è il primo movimento che il paziente guadagna e quindi è da questa posizione che
si comincia a ricercare la rotazione esterna; appena possibile si passa a lavorare sul
piano scapolare, con l’esercizio successivo del “tergicristallo intermedio”. S’inizia da
pochi gradi di flessione della spalla.
Paziente in piedi di fronte alla ruota, che è collocata, all’inizio, quanto più bassa
possibile, per disporre la spalla in flessione minima, appunto il minimo di flessione
necessaria per poter praticare il movimento; il reggigomito è applicato al centro della
ruota. Il braccio è poco discosto in avanti rispetto alla posizione di riposo lungo il
fianco; il gomito è flesso, appoggiato al supporto a V o reggigomito, e la mano afferra
la maniglia disposta in periferia.
Nell’esercizio passivo è il contrappeso che provvede al movimento; l’esercizio serve
a mantenere l’articolarità ed in particolare a mantenere allungabili le strutture che
impediscono la rotazione esterna; vanno applicate le consuete regole (tempi lunghi,
forza modesta e comunque vincibile attivamente dal paziente). E’ importante che si
guadagni qualcosa in articolarità: quando il movimento è fluido si alza un poco la
ruota; procedendo così di seduta in seduta si guadagna in anteflessione fino a portare
il braccio orizzontale davanti al corpo. L’esercizio passivo è comunque poco efficace
e va sostituito dall’attivo appena possibile. La mobilizzazione passiva deve essere
sempre associata al lavoro attivo di stabilizzazione della scapola in posizione bassa ed
addotta. È indicato nella “spalla congelata”.
L’esercizio attivo inizia come libero; si può poi procedere applicando resistenza con la
frizione. Anche con l’esercizio attivo si procede alzando progressivamente la ruota ed
incrementando quindi la flessione del braccio.
Nell’esecuzione degli esercizi del tergicristallo è possibile per il paziente applicare una
forza di carico assiale, lungo il braccio, dando compressione gleno-omerale (ma solo
se non causa dolore).
Gli esercizi del tergicristallo (anteriore, laterale, intermedio) hanno due obiettivi:
• il primo è quello di mobilizzare con l’intra-extrarotazione l’insieme della capsula e della cuffia, e quindi di guadagnare articolarità
che viene utilizzata per incrementare progressivamente la anteflessione; questo obiettivo è quello più importante negli esiti di
frattura come negli esiti in rigidità per flogosi della spalla;
• il secondo è quello di rinforzare gli extrarotatori, che sono stabilizzatori della gleno-omerale, soprattutto negli esiti in rigiditàipostenia degli extrarotatori, secondaria a sindrome da conflitto.
Per il primo obiettivo si procederà (alzando progressivamente la ruota e quindi incrementando la flessione). Per il rinforzo degli
extrarotatori contro resistenza si procede incrementando progressivamente la resistenza e praticando serie di esercizi a velocità
crescente, intervallati da tempi di riposo almeno pari a quelli di movimento. Gli esercizi del tergicristallo permettono di esercitare
gli extrarotatori senza attivare il deltoide; questo è facile da ottenere mantenendo il braccio lungo il tronco, come propongono altri
dispositivi, ma tale posizione non rispecchia quella comunemente funzionale per la rotazione esterna, che è associata di solito ad
anteflessione o abduzione. Per questo motivo l’esercizio più efficace per il rinforzo dei rotatori esterni, se l’escursione articolare
lo permette, è quello dello scolapiatti, più fisiologico dei “tergicristalli”che sono estremamente selettivi ma, con l’uso del freno,
possono sovraccaricare gli extrarotatori dando più facilmente tendiniti.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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4.4 L’ESERCIZIO DEL TERGICRISTALLO LATERALE
Ricercare l’abduzione direttamente sul piano frontale è difficile ed inutilmente
rischioso.
La logica dell’esercizio è solo la ricerca dell’abduzione, non direttamente con un
movimento in abduzione ma indirettamente, aumentando di seduta in seduta i gradi di
abduzione nella posizione da cui si parte per effettuare i movimenti (preferibilmente
attivi) in rotazione esterna.
E’ il movimento di extrarotazione che allunga le strutture capsulari e pericapsulari
rigide e che permette il recupero progressivo dell’abduzione nelle rigidità capsulari.
L’impostazione generale è quella dell’esercizio precedente; cambia la posizione del
tronco che nell’esercizio precedente (del tergicristallo anteriore) era disposto di fronte,
parallelo alla ruota, quindi con la posizione della spalla in flessione anteriore; ora il
tronco è disposto di fianco alla ruota, ortogonale, quindi con la spalla in abduzione.
Si usa reggigomito e maniglia, come nel “tergicristallo anteriore”, nell’esercizio
attivo, oppure il poggiabraccio, più semplice per la mobilizzazione passiva.
Naturalmente è possibile lavorare, se lo si ritiene opportuno in ogni posizione
intermedia tra flessione ed abduzione, variando la posizione del tronco, da quasi
frontale a quasi laterale; quasi sempre è preferibile il “tergicristallo intermedio”.
In ogni caso il fisioterapista deve correggere ogni compenso della scapolotoracica.
EXTRAROTAZIONE PASSIVA IN ABDUZIONE CRESCENTE
Il paziente è in piedi di fianco alla ruota, spalla abdotta, gomito flesso, avambraccio
appoggiato sul poggiabraccio, contrappeso. L’abduzione si ottiene semplicemente
ripetendo l’esercizio con la ruota progressivamente più alta, non con la ricerca diretta
di questo movimento. Con la mobilizzazione passiva il guadagno in articolarità è lento.
Come sempre nelle mobilizzazioni passive di spalla il paziente dovrà attivamente
controllare la posizione della scapola, da tenere bassa ed addotta.
EXTRAROTAZIONE ATTIVA IN ABDUZIONE CRESCENTE
Si pratica l’extrarotazione attiva ripetendo l’esercizio con la ruota progressivamente più
alta in modo d’incrementare progressivamente la posizione di partenza in abduzione.
Quando ci si avvicina ai 90° l’esercizio non è più praticabile se l’articolarità in rotazione
esterna è scarsa; il rischio è dato dal conflitto. Il terapista dovrà porre attenzione al
dolore come segno di conflitto e sofferenza ischemica delle strutture d’inserzione,
avvertita come dolore profondo locale dal paziente. E’ importante ricercare il rinforzo
degli extrarotatori perchè questi stabilizzano, nel movimento, l’articolazione scapoloomerale impedendo, più ancora del sovraspinato, la risalita della testa omerale sotto
l’azione del deltoide. Gli extrarotatori sembrano perdere molto in forza ed estensibilità
in tutte le situazioni di dolore articolare o periarticolare ( cioè in tutte le situazioni che
ci interessano).
L’esercizio del “tergicristallo intermedio” che offre la miglior pasturazione del paziente si svolge in
modo simile agli esercizi precedenti. Sarà descritto tra gli esercizi per la sindrome da conflitto.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.20
pag.21
4.5 L’ESERCIZIO DELLO SCOLAPIATTI
La denominazione deriva dal gesto di riporre un piatto dal lavello ad uno scolapiatti
alto. Lo schema del movimento è dato dalla combinazione di rotazione esterna e di
abduzione; la proporzione tra i due movimenti può essere variata semplicemente
variando la posizione del braccio sul poggiabraccio ( gomito al centro = solo
extrarotazione, gomito in periferia = extrarotazione + abduzione ). L’esercizio
conclusivo riproduce uno schema di movimento del tutto fisiologico per ottenere
l’abduzione cioè la direzione più difficile.
La posizione di partenza è la stessa dell’esercizio del tergicristallo laterale: con il
tronco laterale rispetto alla ruota la spalla lievemente abdotta, il gomito flesso a 90°
e l’avambraccio appoggiato sul poggiabraccio: se l’avambraccio è appoggiato alla
doccia col gomito corrispondente al centro della ruota il movimento sarà di sola
rotazione esterna, (come il tergicristallo laterale)
Basterà spostare verso la periferia l’appoggio dell’avambraccio per far associare alla
rotazione esterna l’abduzione: più periferico è l’appoggio maggiore sarà la componente
in abduzione rispetto alla rotazione esterna.
L’ideale punto d’arrivo è dato da pari gradi in extrarotazione rispetto a quelli
dell’abduzione (rot. esterna di 60° a partire dall’avambraccio in orizzontale =
abduzione da 45° a 105° nello stesso movimento).
Una scelta valida può essere quella di scegliere inizialmente una sequenza di
mobilizzazione che inizia in extrarotazione pura e spostare poi verso la periferia
l’appoggio dell’avambraccio incrementando progressivamente l’abduzione.
Spostamento del reggibraccio.
Nell’esercizio passivo con contrappeso il ritorno è attivo: la muscolatura che porta il
braccio lungo il fianco è potente e, nella direzione di adduzione, non vi sono problemi
di articolarità; l’esercizio passivo è poco efficace ma anche poco traumatizzante e privo
di rischi: può essere ripetuto infinite volte.
Si prosegue con l’attivo assistito, con contrappeso parziale.
L’esercizio di rinforzo in extrarotazione + abduzione attive si ottiene aggiungendo la
resistenza del freno, con serie di 5 - 10 movimenti effettuati sempre più velocemente,
con tempi di riposo pari a quelli di lavoro.
Senza concludere col rinforzo non si completa o non si raggiunge il recupero nelle
situazioni di sofferenza da conflitto perchè l’ipotrofia muscolare facilita la risalita
dell’omero.
Come regola generale negli esiti di frattura, se non c’è conflitto, si può cercare di
guadagnare articolarità anche attraverso esercizi di rinforzo (come negli esercizi del
tergicristallo); invece nelle forme flogistiche si deve guadagnare articolarità con
esercizi di mobilizzazione e, quando la flogosi è spenta, guadagnare stabilità articolare
attraverso il rinforzo muscolare.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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4.6 L’ESERCIZIO DI “REGOLARE L’OROLOGIO”
Esercizio di coordinazione degli stabilizzatori della GO e della ST , guidato dalla vista
e non dalla propriocezione.
Il paziente deve seguire una mira in movimento lungo un arco di cerchio con raggio
maggiore o minore secondo la posizione sul cursore sulla ROTA. Polso-gomito-indice
sono estesi ( per indicare ) e la spalla si muove intorno all’anteflessione, sostenendo
il compito del movimento.
La mira è messa in movimento dal paziente stesso, con l’arto controlaterale, o da un
aiutante. Il compito è quello di seguire la traiettoria ma anche quella di adeguare la
velocità di spostamento a quella impressa all’apparecchio.
All’inizio movimento lento a velocità costante, poi più rapido a velocità variabile.
Per lavorare sul piano scapolare e fin quasi all’abduzione si deve flettere il gomito e
seguire la mira “indicandola” col gomito non con polso-gomito-indice estesi.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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5. ESERCIZI
PER LA SINDROME
DA CONFLITTO
Subito dopo l’episodio di acuzie flogistica si deve mobilizzare passivamente.
Con gli esercizi in anteflessione (Passaggio a Livello) ma meglio con esercizi in
schema fisiologico (Scolapiatti Passivo ed anche Ruota del Timone). Poi migliorare la
coordinazione con esercizi propriocettivi passivi.
Appena possibile si lavora sulla stabilizzazione prossimale. La scapola addotta
e basculata all’esterno aumenta lo spazio subacromiale ed inoltre migliora il
reclutamento dei muscoli della cuffia. Nella S.D.C. la capacità di mantenere addotta
e basculata la scapola è ridotta, a volte per cifosi dorsale o per retrazione del piccolo
pettorale. Sempre nella S.D.C. il trapezio inferiore è debole e si attiva in ritardo per
stabilizzare la scapola durante l’abduzione. Inoltre il trapezio inferiore si affatica presto
e non stabilizza bene la scapola se il bacino non è ben stabilizzato: perchè il bacino
non stabilizzato non offre un valido punto d’appoggio (lo vediamo quando il tronco
oscilla in monopodalica). Per questo gli esercizi vanno eseguiti in piedi, per migliorare
la stabilità di tutta la catena cinetica.
- stabilizzare bacino e tronco con esercizi in piedi, globali, ad ampio raggio
- esercitare il gran dentato con esercizi veloci ed a forte carico
(pedalare con la scapolo-toracica)
- esercitare il trapezio inferiore con esercizi statici a basso carico o molto lenti
(parata bassa o stoccata dal basso, con resistenza),
- acquisire e mantenere la posizione retratta della scapola ed integrarla con movimenti
lenti della gleno-omerale (scolapiatti attivo) con sorveglianza del terapista.
5.1 ESERCIZI PER LA MOBILIZZAZIONE PASSIVA POST FLOGOSI
“passaggio a livello”
Si sostiene spesso che si deve mobilizzare presto mantenendo il pieno rilasciamento
muscolare; l’EMG dimostra che è molto difficile mantenere rilassati i muscoli
dell’articolazione scapolo-omerale nella mobilizazione autopassiva; anche nei classici
esercizi pendolari di Codman, comunemente consigliati come prima mobilizzazione
subito dopo l’episodio flogistico acuto, non si realizza pieno rilasciamento.
Ricercare il pieno rilassamento non ci sembra importante; è importante muovere
senza provocare dolore perchè il dolore segnala che c’è compressione e possibilità di
danno. La regola fondamentale è quindi quella di mobilizzare presto, con il minimo
sforzo attivo, nella direzione ed escursione che non evoca dolore.
La mobilizzazione può essere praticata con l’esercizio del tergicristallo intermedio, con
quello dello scolapiatti, del saluto romano, della ruota del timone (autopassivo).
Nella fase post-flogistica la prima direzione di mobilizzazione è la flessione (ruota
del timone, saluto romano); appena possibile l’extrarotazione (tergicristallo anteriore
ed intermedio) e, per ultima, l’abduzione (tergicristallo intermedio in abduzione
crescente, scolapiatti in forma passiva). Gli stessi esercizi diventano attivi (di rinforzo)
applicando resistenza.
Esercizio del passaggio a livello
L’ esercizio è già stato descritto. La mobilizzazione è guidata dalla ruota con
l’accessorio; la forza è fornita dal contrappeso. La forza per il ritorno è fornita
dall’utente col braccio controlaterale oppure con il braccio leso che si abbassa
attivamente.
Il paziente frena il movimento quando è prossimo ad evocare dolore. Nell’esecuzione
dell’esercizio è della massima importanza il controllo attivo della posizione della
scapola, da tenere bassa ed addotta durante l’anteroflessione ed il ritorno.
“scolapiatti passivo”
Esercizio dello scolapiatti passivo
La mobilizzazione è data dal contrappeso ed il ritorno è attivo come nel “passaggio a
livello”. Il movimento è in abduzione più extrarotazione.
Esercizio della ruota del timone
Nella sindrome da conflitto l’esecuzione è la stessa che nelle fratture. Attenzione nella
sindrome da conflitto, come in tutti gli esercizi di mobilizzazione, al dolore ed alla
posizione della scapola.
Questi esercizi eseguiti indossando il tutore postoperatorio in abduzione (il tamburo)
sono di grande sicurezza e possono sostituire il mobilizzatore elettrico se non
disponibile o le infinite mobilizzazioni del fisioterapista.
“ruota del timone”
“passaggio a livello”
“pedalare con
la scapolo-toracica”
“parata bassa”
“ruota del timone”
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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5.2 ESERCIZI PER LA STABILIZZAZIONE DELLA SCAPOLO-TORACICA
Si crea sovraccarico funzionale della cuffia quando la scapola non ruota verso
l’alto la cavità glenoide e quindi l’acromion non si allontana dalla testa omerale.
Ogni elemento della catena cinetica che sia malfunzionante (dagli attivatori della
tibiotarsica, agli stabilizzatori lombosacrali, alla muscolatura stabilizzante la capsula
) provoca discinesia scapolo-omerale che facilita o induce sindrome da conflitto. La
stabilizzazione della scapolo-toracica richiede controllo della posizione della scapola
(mantenere la scapola bassa ed addotta durante l’esecuzione dei vari movimenti)
e del rachide (mantenere il rachide dorsale quanto possibile spianato), ma anche
mantenere ben stabilizzato il tratto lombo-sacrale sotto carico, e tutto l’arto inferiore
che fornisce la spinta. Per questo gli esercizi sono rivolti all’articolazione scapolotoracica, ma anche all’intera catena cinetica che la stabilizza.
Esercizio del pedalare con la sola spalla
E’ l’esercizio già descritto da praticare sul piano scapolare col braccio anteposto di 30°
e possibilmente orizzontale col gomito in estensione e quindi con la sola attivazione
della scapolo-toracica; naturalmente la maniglia è fissata molto prossima al centro
perchè lo spazio percorribile in AP dalla scapolo-toracica è poco.
Per l’articolazione scapolo-toracica si attiva facilmente la coppia trapezio (+ romboidi)
e gran dentato; si ottiene così adduzione e basculamento esterno della scapola con
apertura dello spazio acromion-trochite.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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5.3 ESERCIZI DI STABILIZZAZIONE
DELLA SCAPOLO-TORACICA E CATENA CINETICA
5.3.1 ESERCIZIO DELL’AFFONDO SUL PIANO INCLINATO
Il movimento con cui lo schemitore tira il colpo lungo è l’affondo. La mano parte dal
fianco e si porta in avanti, il tronco è poco inclinato in avanti; l’AI del lato che affonda
il colpo è anteriore, flesso e sopporta il carico mentre l’altro è esteso in spinta; gli
AAII effettuano lo spostamento in avanti del tronco; nel portarsi avanti sull’AI anteriore
flesso il tronco si abbassa. La ruota è collocata bassa.
Si parte nella posizione di “pedalare con il braccio” ma con la ruota bloccata col
cursore centrale inclinato a salire (con la parte più bassa vicina al paziente e la più
lontana più alta) e la maniglia di presa libera di scorrere sul cursore.
Il movimento di affondo, è svolto, nell’esercizio, dagli AAII e fa scorrere la mano lungo
il cursore.
Il paziente preme leggermente verso il basso la maniglia che scorre nel cursore, per
dare una parziale chiusura della catena cinetica.
L’esecuzione deve essere lenta malgrado il nome scattante dell’esercizio.
Tutta la catena cinetica viene attivata: il fisioterapista deve badare che la scapola resti
addotta e bassa, che il tronco resti sempre verticale ( è una traslazione in avanti del
tronco effettuata dagli AAII, non una inclinazione attiva!).
5.3.2 ESERCIZIO DELLA STOCCATA DAL BASSO
S’immagina lo schermitore che tira la stoccata partendo con la mano più bassa.
Postosi a fianco della ruota, il paziente afferra la maniglia disposta a Sud; poi spinge in
avanti con gli AAII e fa ruotare l’attrezzo. La spalla si flette seguendo la rotazione della
ruota di un quarto di cerchio e l’abbassamento del tronco per la flessione degli AA II.
Il paziente mantenga sulla maniglia forza compressiva verso il basso; è l’attrezzo
che, ruotando, fa sollevare la mano. Si può aggiungere resistenza con la frizione. E’
un esercizio di rinforzo della catena cinetica, da eseguirsi lentamente e con il tronco
sempre verticale; il movimento in avanti è dato dagli AAII.
Lo scopo è stabilizzare l’articolazione scapolo toracica con il gran dentato ed il trapezio
inferiore.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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5.3.3 ESERCIZIO DELLA PARATA BASSA
5.4 ESERCIZI PER LA STABILIZZAZIONE DELLA GLENO - OMERALE
E’ il ritorno dell’esercizio precedente, la posizione del tronco e degli AAII è sempre
quella dell’affondo. L’attrezzo ruota di un quarto di giro verso SUD per la spinta prima
verso il basso e poi all’indietro impressa alla maniglia. Il movimento è attuato dagli
AAII ma impegna soprattutto il trapezio inferiore. L’esercizio va effettuato lentamente
e contro resistenza, dopo che il paziente ha imparato il movimento senza resistenza.
Quale che sia l’esecuzione scelta, l’esercizio va effettuato lentamente ed il tronco deve
restare verticale.
Anche gli esercizi di rinforzo dei muscoli della cuffia sono da praticarsi in piedi. La Gleno - Omerale è stabilizzata, durante
l’abduzione, dai rotatori e di regola i rotatori esterni, che sono i più deboli, sono da potenziare. Prima del rinforzo puro e semplice
dei rotatori si può potenziare lo schema fisiologico che prevede azione dei rotatori esterni prima e durante l’attivazione del
deltoide. La Rota offre un particolare esercizio (esercizio dello scolapiatti attivo )praticabile in modo che attivando quasi solo
gli extrarotarori si ottiene anche l’abduzione, oltrechè la extrarotazione. Il terapista insegna al paziente il movimento di rotazione
esterna col braccio appoggiato in posizione distale; l’attrezzo guida il movimento in modo che la rotazione esterna si traduce anche
in abduzione; il terapista verifica, durante l’esercizio, che il deltoide resti inattivo..
Gli extrarotatori soffrono molto il sovraccarico e gl’incrementi di lavoro devono essere progressivi: si devono registrare tempi di
lavoro e di riposo, carichi ed angoli di movimento. La Rota permette di seguire i cambiamenti nei valori di prestazione di ciascun
paziente sufficiente attendibilità. Il rinforzo isolato dei rotatori esterni è facile negli sportivi praticanti e nei giovani, molto meno
nelle sofferenze della cuffia Per il rinforzo puro si lavora sul piano scapolare, abduzione di 45-60°, a salire. I cicli di movimento
di rotazione esterna contro resistenza (esercizio del tergicristallo) possono essere interrotti da cicli di mobilizzazione passiva in
rotazione esterna + abduzione per aiutare la circolazione nella cuffia e nei muscoli e ritardare l’affaticamento (alla Rota: scolapiatti
passivo).
Si perfeziona con:
- esercizi di riconoscimento della posizione della spalla senza la vista (esercizi propriocettivi attivi) ,
- esercizi di coordinazione nel movimento lento e preciso guidato dalla vista (esercizio dell’orologio).
Il potenziamento muscolare nello schema completo di abduzione e rotazione esterna miscelate si effettua con l’es. dello scolapiatti
contro resistenza.
“scolapiatti attivo”
“tergicristallo intermedio”
“propriocettivi attivi “
”esercizio dell’orologio“
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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5.4.1 ESERCIZIO DELLO SCOLAPIATTI
5.4.2 ESERCIZIO DEL TERGICRISTALLO INTERMEDIO
La posizione di partenza e quella del “tergicristallo intermedio”, poi si discosta
lievemente il gomito dal centro della ruota (scolapiatti), aggiungendo quindi
al movimento una modesta componente in abduzione. La componente attiva
dell’esercizio è l’extrarotazione; è poi l’attrezzo che produce l’abduzione dal movimento
in extrarotazione attivo del paziente. Il paziente deve afferrare il bordo del reggibraccio
e sollevarlo; può attivare sia i rotatori esterni che il deltoide; per evitare che attivi il
deltoide dovrà delicatamente premere il gomito sul reggibraccio mentre lo solleva
con la mano. Il fisioterapista verifica che il deltoide resti inattivo semplicemente
palpandolo. Si deve applicare inizialmente un contrappeso che riduca il lavoro
degli extrarotatori, che devono extraruotare ed anche fornire alla ruota l’energia per
sollevare il braccio in abduzione. E’ un esercizio originale, molto utile nelle sindromi
da contatto, quando si deve potenziare la muscolatura stabilizzante (gli extrarotatori)
lungo tutta l’escursione possibile, ma senza attivare il deltoide.
• Il contatto tra acromion + legamento coracoacromiale e l’area tendinea del
sovraspinato si verifica soprattutto tra i 60° ed i 120° di elevazione;
• nella posizione col braccio al fianco il sovraspinato soffre più facilmente
d’insufficienza circolatoria nella regione del passaggio muscolo-tendineo;
• la capsula della spalla non è in tensione quando il braccio è disposto lungo
il piano scapolare.
Per questi motivi l’esercizio di mobilizzazione passiva ed attiva assistita, come
anche quello contro resistenza, vanno effettuati in anteposizione di 30° e col braccio
lievemente discosto dal corpo, di 45° circa; evitare l’intrarotazione. Questa posizione
è quella di massima sicurezza ed è quindi quella da preferire. Durante l’esercizio è
inevitabile che l’angolo di flessione del gomito aumenti o diminuisca : è un fatto
trascurabile. E’ sempre importante, invece, evitare il dolore.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.34
6. GLI ESERCIZI
PROPRIOCETTIVI
pag.35
Gli esercizi propriocettivi producono un netto beneficio sulla contrattura muscolare,
anche antalgica, e sul deficit di coordinazione muscolare.
Si suppone che le terminazioni nervose intracapsulari attivino, per via riflessa, la
muscolatura stabilizzante la gleno-omerale, tutelando l’articolazione nelle accelerazioni
e decelerazioni improvvise. Una lesione che crei instabilità e dolore disattiva il
meccanismo di protezione per via riflessa dell’articolazione alterando la sensazione
propriocettiva. La chirurgia riparativa ricostituisce la corretta propriocezione. Sembra
quindi opportuno cercare di restaurare il meccanismo propriocettivo-stabilizzante con
esercizi sia propriocettivi (volti a richiedere la risposta a quesiti circa la posizione ed
il movimento articolare) sia di allungamento e rinforzo. La riattivazione intenzionale
di questo sistema produce anche la riduzione della contrattura antalgica, perchè
disturbante rispetto al quesito conoscitivo, e produce miglior coordinazione muscolare
perchè questa è funzionale all’elaborazione delle risposte richieste.
Questi esercizi possono anche procedere e seguire quelli di rinforzo.
La percezione richiesta è quella propriocettiva, non la tattile. Di regola la
propriocezione è una funzione automatica; non è usuale che sia utilizzata solo la
componente cosciente della sensibilità propriocettiva; nel nostro caso si propone
un quesito propriocettivo (rappresentazione attentiva del senso della posizione) per la
cui risposta si deve porre la massima attenzione alla regolazione degli stabilizzatori
della gleno-omerale. Gli esercizi passivi si eseguono fornendo il movimento con il
contrappeso o dal fisioterapista, chiedendogli di arrestare la ruota quando ritiene di
aver raggiunto il grado di articolarità richiesto; il movimento passivo si pratica quando
non è opportuno richiedere il movimento attivo (prima fase di mobilizzazione nella
flogosi periartritica, subito prima la ripresa del movimento attivo nella chirurgia degli
stabilizzatori della spalla). Gli attivi si eseguono dapprima togliendo carico all’arto col
contrappeso e chiedendo di raggiungere attivamente un preciso grado di articolarità.
Ovviamente è possibile utilizzare la ruota come un ausilio per esercizi basati sul
riconoscimento tattile di superfici diverse; si deve quindi disporre di una batteria di
superfici da riconoscere attraverso il movimento: ad es. riconoscere superfici aspre
o soffici poste a diverse altezze. Il tutto ovviamente ad occhi chiusi. In generale ogni
seduta di mobilizzazione o rinforzo dovrebbe concludersi con esercizi propriocettivi.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
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7. ESERCIZI
PER LE FRATTURE
DIAFISARIE
E LE DISTALI D’OMERO
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7.1 RINFORZO DEGLI FLESSORI ED ESTENSORI
recupero dell’articolarità in flessione ed in estensione attraverso il rinforzo
Per il recupero di articolarità del gomito è opportuno ricorrere all’esercizio attivo.
L’esercizio passivo è inutile in flessione perchè si può iniziare subito con l’attivo,
che è molto più efficace sul rimodellamento dei tessuti; quello passivo in estensione
è rischioso perchè se raggiunge la soglia del dolore, evoca una risposta riflessa in
flessione che può vanificare l’effetto meccanico, ma che, sopratutto, persiste anche
dopo il termine dell’allungamento in palestra. La contrattura antalgica favorisce la
retrazione dei flessori e della capsula anteriore del gomito. Inoltre, soprattutto nelle
fratture-lussazione del gomito, il brachiale anteriore può essere scollato e lacerato
dal trauma: è una situazione a rischio perchè la lacerazione può riparare non con
tessuto cicatriziale ma, per la presenza di ampia lacerazione del periostio, con tessuto
osseo che limita , anche gravemente, l’articolarità. Per ridurre questo rischio si devono
limitare al massimo le manipolazioni e mobilizzazioni passive. L’esercizio attivo
contro resistenza è fisiologico ed efficace perchè attiva circuiti d’inibizione reciproca
con azione contraria ai precedenti.Può iniziare presto, è facile da insegnare perchè
spontaneo. La ruota fornisce la possibilità d’iniziare con il movimento attivo assistito,
permette di graduare il lavoro richiesto sia come carico che come escursione, evita
sollecitazioni in valgismo, aiuta a guidare i pazienti meno autonomi, fornisce la
misurazione dei risultati. L’esercizio si svolge col paziente ortogonale alla ruota, che
afferra la maniglia; al centro della ruota si applica il piolo; il cavo del gomito aderisce
al piolo che quindi ha la funzione di dare al paziente un riferimento per stabilizzare il
gomito durante l’esercizio attivo di flessione. La presenza del piolo non interferisce
con la flessione se non a gradi elevati. La spalla è invece libera di muoversi avanti
ed indietro; questa lieve libertà non danneggia il valore dell’esercizio ma va evitata
in fase di misurazione: il fisioterapista deve quindi prendere un punto di repere sulla
ruota dove collocare la spalla per la misurazione dell’articolarità di gomito. Identico
è lo svolgimento dell’esercizio attivo in estensione. L’estensione, per i motivi sopra
esposti, è più difficile e va praticata appena possibile con la resistena che fornisce
la frizione. Il concetto base per il gomito è, quindi, lavorare con esercizi isotonici di
rinforzo per guadagnare articolarità.
Manuale per la rieducazione motoria di spalla e gomito
pag.38
8. ESERCIZI
PER LE FRATTURE
DELL’AVAMBRACCIO
pag.39
8.1 RINFORZO DEI PRONO-SUPINATORI
mobilizzazione autopassiva e rinforzo attivo attiva tutto l’arto
A volte è sufficiente una piccola deformità del capitello radiale per frattura per limitare
molto la rotazione. Iniziare quanto prima, forzare passivamente ed attivamente
cercando di aiutare il capitello a rimodellarsi e il legamento anulare ad adattarsi alla
deformità della frattura. L’esercizio si svolge come nella “ruota del timone” ma con la
mano dal lato leso che stringe l’accessorio per la pronosupinazione applicato al centro
della ruota; la mano controlaterale, afferrato il pomolo ruotante, imprime il movimento:
è una mobilizzazione autopassiva.
A volte la rigidità in prono-supinazione è dovuta a difetto di movimento reciproco delle
due ossa sia per sinostosi (la rieducazione è inutile) sia per retrazione della membrana
interossea da prolungata immobilizzazione.
La membrana interossea, infatti, quando l’avambraccio è pronato si
rilascia mentre va in tensione quando l’avambraccio va in supinazione.
Se la membrana è rigida ed accorciata, la supinazione ne viene limitata.
Il rimodellamento è un problema molto difficile, da affrontare con stretching
prolungato autopassivo in supinazione, con forzatura cauta del blocco dell’escursione,
da mantenere per 20-30”, cioè un tempo minimo per ottenere un allungamento del
tessuto fibroso.
Pedalare
con la sola spalla
Movimento attivo eseguito solo
dalla sola ST e CC;
Stabilizza GO, attiva e stabilizza ST e CC;
Ruota del timone
Mobilizzazione autopassiva
in flessione energica;
Guadagnare articolarità in flessione con
soggetti giovani non dolenti;
Passaggio a livello
Allungamento in flessione passivo Guadagnare articolarità in flessione con
molto delicato;
soggetti anziani o non tolleranti il dolore;
Tergicristallo anteriore
Extrarotazione in flessione;
Articolarità e rinforzo in extrarotazione, con il
rinforzo si stabilizza la GO;
Tergicristallo laterale
Movimento attivo in extrarotazione
in posizione di abduzione
con incremento progressivo;
Abduzione crescente attraverso stiramento
della capsula in intra - extra rotazione attiva;
Tergicristallo intermedio
Extrarotazione in posizione
intermedia, flessione - abduzione
Extrarotazione in sindromi da conflitto, con il
rinforzo si stabilizza la GO;
Scolapiatti
Extrarotazione attiva + abduzione
passiva in schema;
Abduzione passiva associando la rotazione
esterna attiva per mobilizzare la capsula
retratta, per evitare il conflitto, per stabilizzare
la GO rinforzando i rotatori est.
Regolare l’orologio
Attivazione coordinata stabilizzatori
GO ed ST;
Stabilizzazione dinamica di GO ed ST;
Affondo
su piano inclinato
Attivazione coordinata stabilizzatori
GO, ST e CC
Stabilizzazione dinamica di GO, ST e CC;
Parata bassa
Attivazione coordinata stabilizzatori
GO, ST e CC
Stabilizzazione dinamica di GO, ST e CC;
Stoccata dal basso
Attivazione coordinata stabilizzatori
GO, ST e CC
Stabilizzazione dinamica di GO, ST e CC;
Propriocettivi
Riconoscimento della posizione
articolare ottenuta attivamente
o passivamente in varie direzioni;
Riduzione della contrattura antalgica, potenziamento della coordinazione degli attivatori
della GO ed ST;
Legenda: • GO > Gleno-Omerale • ST > Scapolo-Toracica • CC > Catena Cinetica
DA SEDUTO
Attiva e stabilizza GO, ST, CC: potente ma
difficilmente dosabile;
IN PIEDI
Movimento attivo complesso
non selettivo;
CONTRORESISTENZA
Pedalare
solo con il braccio
ATTIVO
Obiettivo
dell’esercizio
PASSIVO
9. TABELLA DEGLI ESERCIZI PER LA SPALLA
Caratteristiche
Descrizione
esercizi proposti:
dell’esercizio
AUTOPASSIVO
pag.40
CHINESPORT spa - via Croazia, 2 - 33100 Udine - Italy
Tel. 0432 621 621 - Fax 0432 621 620
[email protected]
www.chinesport.it
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