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Scrive Giuseppe Casano a proposito di “buona sanità

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Scrive Giuseppe Casano a proposito di “buona sanità
Scrive Giuseppe Casano a proposito di
“buona sanità” e degli “eroi della foresta
che cresce”
Gentile redazione,
Scrivo a voi per esporre una denuncia per un particolare caso di… “buonasanità”.
Ricordo che quando ero piccolo mi hanno insegnato che “fa più rumore un albero che
cade che una foresta che cresce”. La frase, attribuita al filosofo cinese Lao Tzu,
vissuto forse nel VI secolo a.C., continua ancora oggi ad esercitare il suo fascino,
probabilmente per la sua intramontabile attualità.
Così, in questi ultimi giorni, mi sono trovato, mio malgrado, in mezzo ad “una foresta
che cresce” alla quale per una volta vorrei dare un po’ di voce, perché anche altri
possano ascoltarla e sentirsi un minimo rincuorati dal fatto che in un paese come il
nostro non va tutto male o sempre peggio.
Alla fine del mese di gennaio una violenta forma influenzale di origine virale ha
compromesso il corretto funzionamento di molti organi del mio corpo e soprattutto del
cuore. Non scendo in particolari di carattere clinico anche perché non riuscirei ad
orientarmi minimamente. So che, dopo una serie di accurati esami richiesti dell’equipe
medica del pronto soccorso, si è giunti alla diagnosi: “miopericardite e shock septico”.
Così vengo immediatamente ricoverato presso l’ UTIC (unità di terapia intensiva
cardiologica) del reparto di cardiologia del presidio ospedaliero Paolo Borsellino di
Marsala.
È qui che ho scoperto il mondo sommerso, la “foresta silenziosa” di cui parlavo
all’inizio, che merita sicuramente un po’ del nostro ascolto.
Si tratta di donne e uomini straordinari, (ma loro non lo sanno), che giorno e notte con
una forza ed una pazienza infinita affrontano una miriade di mansioni che spesso
esulano dal loro ruolo ma che, in alternativa, nessuno potrebbe svolgere.
Ad ogni “grazie”, a un complimento per il lavoro svolto, si schermiscono con un “ho
solo fatto il mio dovere”. Ma io lo so che non è così. E se anche fosse, c’è modo e
modo di affrontare il proprio dovere. E in certi contesti probabilmente la forma ha lo
stesso peso della sostanza.
Nei corridoi della malattia e del dolore frasi semplici del tipo “come ti senti oggi?”,
oppure “sono contenta dei progressi che stai facendo”, “per qualunque cosa sai che
sono qui”, accompagnate sempre da un sorriso, una carezza, una pacca sulla spalla…
acquistano un valore inestimabile.
Mai una lamentela, una scortesia, mai un “non tocca a me”; a poco a poco nasce quasi
un clima amicale al quale è naturale conseguenza affezionarsi.
Lo staff medico, guidato dal dottore Gaspare Rubino, ha manifestato una
professionalità ed una competenza che tutti ci auguriamo di trovare nelle nostre
strutture sanitarie. La meticolosità, per la quale non viene trascurato alcun particolare,
la prontezza e il senso di responsabilità nel gestire le situazioni di emergenza,
(all’ordine del giorno in quel reparto!), ti danno un senso di protezione e di sicurezza e
infondono la fiducia necessaria per evitare di abbattersi e lasciarsi andare.
Tutto ciò si unisce ad una cordialità e una relazione umana che, a mio parere, nel
percorso di cura e guarigione di un paziente ha un ruolo fondamentale.
L’equipe medica è affiancata da una squadra di personale infermieristico e socio
assistenziale straordinaria.
Si tratta di persone che, con spirito di sacrificio e abnegazione, fanno qualunque cosa
per ogni ammalato che, all’interno di quel reparto, diventa il centro della loro
attenzione.
Non occorre biglietto da visita, né lettera di raccomandazione, a cui, spesso, nella
nostra società ci hanno abituati. Chiunque viene ricoverato in quel reparto è una
persona in una situazione difficile e, in quanto tale, preoccupazione fondamentale per
ciascuno degli operatori.
Mi piacerebbe scrivere i nomi di ciascuno di loro a caratteri cubitali, far fare tanto
rumore a questo mondo del bene per contrastare il chiasso del male… ma rischierei di
dimenticare qualcuno e mi dispiacerebbe tanto, perché tutti, con la loro professionalità,
con la loro personalità, con i loro limiti anche, realizzano una missione umana che non
è possibile valutare con i nostri parametri economici.
Ho maturato la convinzione che se una buonasanità è possibile, praticabile,
realizzabile, non sarà per merito di progetti politici, spesso guidati da principi in cui la
dimensione personale ed umana viene posposta a quella economica (e via con tagli e
ridimensionamenti!), ma sarà frutto dell’agire disinteressato di questi uomini e queste
donne che non troveremo mai sulle prime pagine dei giornali o sugli schermi televisivi,
ma che contribuiscono con il loro duro lavoro, con la loro professionalità e con la loro
passione a rendere questo mondo un po’ più umano, un po’ meno freddo.
Sono gli eroi del quotidiano, gli eroi del silenzio, gli eroi della foresta che cresce!
A tutti e a ciascuno di loro vorrei dire grazie, dal profondo… del cuore!
Giuseppe Giovanni Casano
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