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Richieste di condanna Dato che non penseremo mai nello stesso

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Richieste di condanna Dato che non penseremo mai nello stesso
Richieste di condanna
Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi
angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca.
La coscienza non è la stessa per tutti.
Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l’imposizione di
questa condotta a tutti sarebbe un’insopportaibile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno.
Gandhi
Discutere lungamente, oggi, mi pare esercizio inutile e dannoso perché allontana nel tempo
l’accertamento della verità processuale, che non passa attraverso la pedissequa ripetizione di tesi
consolidate, manifestate con forza nei provvedimenti di cui il Giudice dispone, ma attraverso il
confronto dialettico che deve riservarsi alle antitesi che provengono dalle altre parti processuali.
Non ho argomenti ulteriori da rassegnare in questa sede che mi servano a dimostrare che la
‘ndrangheta che governa la città di Reggio Calabria è dotata di un organismo di vertice – composto
dai soggetti tratti a giudizio e da quelli che degli stessi si servono o di cui sono strumento, che ne
costituiscono l’altra META’ –, che decide le sorti di ognuno di noi, che condiziona il destino di
migliaia di persone che si sentono libere solo perché hanno voglia di illudersi di esserlo o ritengono
che quello sia l’unico modo per trovare la forza di andare avanti.
Non ho bisogno in questa sede di spiegare, oltre a quanto già scritto, che l’attività di raccolta che ha
portato alla ricostruzione della storia recente della ‘ndrangheta cittadina è stato il frutto di quella
consapevolezza e di quella sensibilità che solo chi è nato e cresciuto in questa terra è in grado di
avere.
Non credo sia possibile ricostruire la storia criminale recente di un’organizzazione come quella di
cui ci occupiamo oggi senza comprendere il linguaggio di coloro i quali determinano le sorti di una
struttura così complessa: in quelle mille sfaccettature, intonazioni, sottintesi del “loro” modo di
parlare, tipico dei calabresi, ci sono i significati che hanno reso la ‘ndrangheta quella che è oggi.
Chi come me, come lei, quei significati li comprende, quegli sguardi li conosce, quei gesti li capisce
ha il dovere di combatterli con tutte le sue forze, senza girarsi dall’altra parte perché dopo di noi ci
sarà qualcuno che affronterà il problema.
Il mio ruolo di magistrato del Pubblico Ministero è proprio questo: è compito mio fare oggi tutto il
possibile per capire, istruire e giudicare. Tutti, nessuno escluso.
Ecco perché in questa sede mi basta rivolgerle l’invito a leggere ed approfondire, partendo
dall’indice del fascicolo processuale, quanto è stato ricostruito dal sottoscritto nella richiesta di
applicazione di misure cautelari (riversata nella memoria che mi accingo a depositare) sulla base di
univoche risultanze di indagine e quanto quella attività di ricerca della verità a cui deve tendere il
processo penale abbia trovato conferma nelle parole di collaboratori di giustizia che, per gli
strumenti culturali a loro disposizione, non possono che narrare fatti realmente vissuti.
Questo è il senso del giudizio allo stato degli atti: la messa a disposizione del giudice da parte di chi
quegli atti ha contribuito a formare, senza l’aggiunta di suggestioni orali, di un compendio
probatorio su cui fondare, nel silenzio che accompagna la fase del giudizio, una autorevole
decisione che affermi la penale responsabilità degli odierni imputati.
Oggi per lei è più importante ascoltare l’opinione di chi è portatore di tesi antagoniste alle mie:
quello che avevo da dire in merito alle condotte oggetto di contestazione l’ho scritto senza riserva
alcuna.
Oggi lei è chiamata a valutare contestazioni che hanno superato il vaglio del lungo incidente
cautelare: che non sono, quindi, il frutto di valutazioni autoreferenziali.
L’essere consapevole di aver adottato criteri di valutazione ben più stringenti di quelli imposti
dall’art. 273 c.p.p. mi consente di affidare, in silenzio, il mio lavoro al suo giudizio, riservando alla
fase delle repliche eventuali considerazioni originate dall’attenta analisi compiuta dalle difese, che
in questo sono chiamate ad un compito diverso dal mio, non so dire in quale misura più agevole.
Non ho esercitato l’azione penale a carico di soggetti che non ritenevo penalmente responsabili dei
gravi delitti oggetto di contestazione: ho solo osservato il completarsi di un ragionamento sulla base
di apporti dichiarativi (MOIO, VILLANI, LO GIUDICE, FIUME, MESIANO, IANNO’)
autorevoli, indipendenti, spontaneamente riferiti, dotati di intrinseca attendibilità, riscontrati da
quelle risultanze già acquisite, che avevano già caratterizzato, in positivo, l’incidente cautelare.
Chi sta fuori da quest’aula chiede una cosa sola: serenità e celerità nel giudizio.
Mi fermo qui perché non si possa dire che senza volerlo ho contribuito a ritardare l’accertamento
della verità o che con la pedissequa ripetizione di tesi già esposte ho sottratto tempo a quel lavoro di
ricerca, solitaria, che caratterizza l’agire del magistrato del Pubblico Ministero.
La ringrazio e le chiedo di ammettere il deposito della presente memoria!
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA.
PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
__________________________
MEMORIA DEL PUBBLICO MINISTERO
- art. 121 c.p.p. -
Al Giudice per l’Udienza Preliminare
presso il Tribunale Ordinario di
REGGIO CALABRIA
Il Pubblico Ministero, nella persona del dott. Giuseppe LOMBARDO, Sostituto
Procuratore Distrettuale Antimafia,
visti gli atti del procedimento penale suindicato nei confronti di:
1.
CONDELLO Demetrio pt. Luciano e mt. ROMEO Maria C., nato a Reggio Calabria il
23.06.1979, ivi residente in Contrada Mercatello Archi n.55, celibe;
2.
BUDA Pasquale pt. Rocco e mt. CATALANO Maria, nato a Fiumara (RC) il 27.02.1956 ed
ivi residente in via Caserta nr.2/A, coniugato, operaio;
3.
CIANCI Antonino fu Rocco e fu CIANCI Vincenza, nato a Fiumara di Muro il 04.06.1937
ed ivi residente in via Emanuele s.n.c., coniugato;
4.
BARBIERI Domenico pt. Giuseppe mt. FALCONE Vincenza, nato a Reggio Calabria il
17.09.1957 ed ivi residente fraz. San Giuseppe in via Dei Monti trav. 2° nr.116, di fatto
domiciliato in via Mercato nr.69/A, coniugato, imprenditore edile;
5.
ZITO Rocco fu Pasquale e fu BARBERI Rosa, nato a Fiumara il 02.01.1943 ed ivi residente
in Piazza San Rocco nr.2, coniugato, macellaio, pregiudicato;
6.
CORSARO Domenico fu Francesco e mt. IMERTI Francesca, nato a Fiumara il 29.11.1962,
ivi residente, Vittorio Emanuele nr. 31, pregiudicato;
7.
LE PERA Santo Fortunato pt. Giuseppe mt. BARILLA’ Francesca nato a Rosalì (RC) il
03.11.1958, ivi residente via Dei Garibaldini IV Tr. nr.134, coniugato, imprenditore,
pregiudicato;
8.
PRIORE Francesco pt. Nazzareno e mt. SCOPELLITI Francesca, nato a Reggio Calabria il
05.12.1935, ivi residente in Contrada Mercato Vecchio C. SP. n.35, coniugato, pregiudicato,
9.
CREAZZO Rocco pt. Umberto Francesco e mt. MONTEROSSO Ciccone Santa, nato a nato
a Scilla il 12.10.1969, residente a San Roberto via Purgatorio nr.5, coniugato, nuovo capo
società
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
10. CAMBARERI Domenico pt. Giorgio Giovanni e mt. GIUFFRE’ Serafina, nato a Scilla (RC)
il 19.01.1959, ivi residente nella frazione Melia in via Castagnarella nr.35;
11. CONDELLO Francesco pt. Domenico mt. NERI Caterina, nato a Reggio Calabria il
05.11.1982 ed ivi residente in C.da Mercatello Archi 11, celibe;
12. CONDELLO Domenico Francesco pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nato a Reggio
Calabria l’01.11.1989, domiciliato in Via SS 18 I Tratto nr. 179/G, celibe, studente;
13. RODA’ Francesco pt. Natale e mt. D’Agostino Maria, nato a Reggio Calabria il 28.10.1956,
coniugato, residente a Gallico di Reggio Calabria in via Via Noce Persico nr. 10;
14. GRECO Giuseppe fu Francesco, nato a Calanna il 01.01.1960, residente in Centallo (CN)
nella frazione San Biagio via Murazzo 8 B, di fatto domiciliato a Reggio Calabria in Contrada
Sopira, pluripregiudicato
15. GRILLO BRANCATI Vitaliano, nato a Villa S. Giovanni (RC) il 18.02.1960 ed ivi
residente alla via Ammiraglio Curzon, coniugato
16. MAZZITELLI Salvatore pt. Nicola e mt. GRILLO Orlanda Domenica, nato a Zambrone
(CZ) il 03.03.1960, residente a Reggio Calabria, in via Amerigo Vespucci nr. 13;
17. CANALE Giovanni pt. Attilio Emilio e mt. CASCIANO Francesca, nato a Reggio Calabria
il 22.11.1974, ivi residente in via Clearco nr. 13/E, celibe;
18. CONDELLO Giandomenico pt. Paolo mt. BARILLA’ Giuseppa, nato ad Archi il
01.02.1980, ivi residente in via Mercatello nr. 55, celibe, geometra
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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INDAGATI
CONDELLO Demetrio (DE STEFANO Giuseppe, CONDELLO Pasquale, TEGANO Giovanni,
LIBRI Pasquale, CONDELLO Domenico)
a. del delitto p. e p. dagli artt. 112, comma 1, n. 1, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p.
perché, rivestendo i ruoli di seguito meglio specificati, fanno stabilmente parte della struttura
organizzativa dell’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata
disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie
esplodenti anche occultate, tenute in luogo di deposito o legalmente detenute (come, peraltro,
accertato in occasione della cattura di CONDELLO Pasquale, in data 18 febbraio 2008, e
TEGANO Giovanni, cl. ’39, in data 26.04.2010, trovati entrambi in possesso di una pistola
clandestina e relativo munizionamento) - denominata “’ndrangheta”, presente ed operante
sul territorio della provincia di Reggio Calabria, sul territorio nazionale ed all’estero,
costituita da numerosi locali, articolata in tre mandamenti e con organo di vertice
denominato “Provincia” ed in particolare delle sue articolazioni territoriali denominate
“cosca DE STEFANO”, “cosca CONDELLO”, “cosca TEGANO” e “cosca LIBRI” – di cui
promuovono, dirigono ed organizzano l’azione –,
della cui forza di intimidazione, derivante dal vincolo associativo, e della rilevante
condizione di assoggettamento e di omertà che deriva dall’esistenza della organizzazione
criminale prima indicata e dalla consapevolezza diffusa del peso criminale dei riconosciuti
capi della stessa organizzazione di tipo mafioso si avvalgono per:
−
−
−
−
−
commettere una serie indeterminata di delitti, tra i quali numerosi posti in essere contro
la persona, il patrimonio e la Pubblica Amministrazione;
acquisire direttamente o per interposta persona fisica o giuridica la gestione o,
comunque, il controllo di attività economiche (finanziate in tutto o in parte con il prezzo,
il prodotto o il profitto di delitti), di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi
pubblici;
realizzare profitti o vantaggi ingiusti per i sodali, per i concorrenti esterni, per i contigui
o per altri, attraverso la partecipazione diretta alle attività economiche di interesse e la
riscossione di ingenti somme di denaro a titolo di tangente;
impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o procurare voti agli associati, ai
concorrenti esterni, ai contigui o ad altri in occasione di consultazioni elettorali;
gestire, attraverso il capillare controllo del territorio di competenza, un enorme bacino di
voti da offrire ad esponenti politici compiacenti a seconda degli accordi stipulati o dei
favori accordati, o da accordare, all’associazione nel suo complesso o a suoi singoli
compartecipi;
in particolare, promuovendo, componendo e costituendo uno specifico organismo
decisionale di tipo verticistico, di cui dirigono e coordinano l’azione, finalizzato tra l’altro a
gestire la capillare attività di imposizione del pagamento della tangente agli operatori
commerciali ed imprenditoriali operanti in larga parte del territorio della città di Reggio
Calabria e dintorni (la cosiddetta “provincia di Reggio” o “mandamento di centro”),
pongono in essere univoche e programmate condotte delittuose nell’ambito della predetta
struttura per il più proficuo perseguimento degli scopi appena indicati;
all’interno del predetto organismo apicale si individuano i seguenti ruoli qualificati:
Giuseppe DE STEFANO
quale promotore, dirigente ed organizzatore della articolazione territoriale denominata
cosca DE STEFANO, originariamente radicata nel locale di Archi di Reggio Calabria,
dell’associazione di tipo mafioso appena richiamata e delle attività criminose poste in essere in
esecuzione del relativo programma associativo, agisce all’interno dell’organismo decisionale di
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cui sopra quale vertice operativo, per aver ricevuto, con l’accordo di tutti i capi-locale, la carica
di “Crimine” da cui discende il diretto affidamento della pianificazione e gestione operativa delle
condotte delittuose in genere e di quelle connesse alle azioni estorsive in particolare all’interno della
macroarea indicata in premessa, la ripartizione del denaro proveniente dalle predette oltre che la
possibilità di riconoscere il “fiore”, ovvero un riconoscimento, un grado o una carica, a favore dei
soggetti che si sono particolarmente distinti in campo criminale;
Giovanni TEGANO
quale promotore, dirigente ed organizzatore della articolazione territoriale denominata
cosca TEGANO, originariamente radicata nel locale di Archi di Reggio Calabria,
dell’associazione di tipo mafioso appena richiamata e delle attività criminose poste in essere in
esecuzione del relativo programma associativo, prende parte all’organismo decisionale di cui
sopra - quale soggetto collocato al vertice della scala gerarchica della ‘ndrangheta reggina
unitamente a Pasquale CONDELLO – al fine di supportare l’azione operativa di Giuseppe DE
STEFANO, con il quale divide i relativi profitti illeciti, svolgendo attività di direzione e coordinamento –
quest’ultima con l’ausilio dei suoi prossimi congiunti –, forte del ruolo apicale a lui universalmente
riconosciuto all’interno della organizzazione criminale calabrese;
Pasquale CONDELLO
quale promotore, dirigente ed organizzatore della articolazione territoriale denominata
cosca CONDELLO, originariamente radicata nel locale di Archi di Reggio Calabria,
dell’associazione di tipo mafioso appena richiamata e delle attività criminose poste in essere in
esecuzione del relativo programma associativo, prende parte all’organismo decisionale di cui
sopra - quale soggetto collocato al vertice della scala gerarchica della ‘ndrangheta reggina
unitamente a Giovanni TEGANO – al fine di rafforzare l’azione di comando di Giuseppe DE
STEFANO, con il quale divide i relativi profitti illeciti, svolgendo attività di direzione e coordinamento –
quest’ultima con l’ausilio del cugino CONDELLO Domenico, detto “gingomma” – , forte del ruolo
apicale a lui universalmente riconosciuto all’interno della organizzazione criminale calabrese;
Pasquale LIBRI
quale promotore, dirigente ed organizzatore della articolazione territoriale denominata
cosca LIBRI, originariamente radicata nel locale di Cannavò di Reggio Calabria,
dell’associazione di tipo mafioso appena richiamata e delle attività criminose poste in essere in
esecuzione del relativo programma associativo, prende parte all’organismo decisionale di cui
sopra al fine di coadiuvare l’azione di comando di Giuseppe DE STEFANO, con il quale divide i
relativi profitti illeciti, ricoprendo il ruolo – in precedenza svolto dal fratello LIBRI Domenico, deceduto
in data 01 maggio 2006 – di custode e garante delle regole che il germano aveva contribuito a
scrivere nel 1991 al termine della seconda guerra di mafia;
Domenico CONDELLO e Demetrio CONDELLO
il primo quale braccio operativo del cugino CONDELLO Pasquale ed organizzatore della
articolazione territoriale, denominata cosca CONDELLO originariamente radicata nel locale di
Archi di Reggio Calabria, dell’associazione di tipo mafioso appena richiamata e delle attività
criminose poste in essere in esecuzione del relativo programma associativo, coadiuva l’azione di
direzione di Giuseppe DE STEFANO e di coordinamento svolta dal congiunto, svolgendo con l’ausilio
del fratello Demetrio il ruolo di raccordo con le realtà commerciali ed imprenditoriali soggiogate alle
pressanti richieste estorsive.
In Reggio Calabria, provincia ed altre località del territorio nazionale: dal 18 gennaio 2001
al 10 dicembre 2008 per Giuseppe DE STEFANO; dal 12 dicembre 2005 al 21 ottobre 2009 per
Giovanni TEGANO; dal 14 marzo 2006 al 18 febbraio 2008 per Pasquale CONDELLO; dal mese
di agosto 2007 al 10 dicembre 2008 per Pasquale LIBRI; dal 12 dicembre 2005 al 21 ottobre
2009 per Domenico e Demetrio CONDELLO.
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Per DE STEFANO Giuseppe, CONDELLO Pasquale, TEGANO Giovanni, LIBRI Pasquale e
CONDELLO Domenico con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., e reiterata, ex
art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
CONDELLO Demetrio (CONDELLO Pasquale, DE STEFANO Giuseppe Carlo, CONDELLO
Domenico e persona non ancora identificata)
b. del delitto p. e p. dagli artt. 56, 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 629, comma 2, in
relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, 61, n. 6 (per CONDELLO Pasquale e DE
STEFANO Giuseppe) c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203 perché, in concorso tra loro, con più
azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, poste in essere anche in tempi diversi in
violazione della medesima disposizione di legge, quali esponenti di vertice della ‘ndrangheta
reggina, con la violenza e minaccia promanante dalla loro appartenenza mafiosa ed in
particolare con la metodologia mafiosa consistita:
− nell’imporre il DE STEFANO Giuseppe Carlo, quale capo dell’omonima cosca con sfera
d’influenza nel centro città interessato dai lavori ed elemento di vertice dell’organismo
direzionale di cui al capo che precede, per il tramite di proprio ambasciatore ed
emissario per la pratica delle estorsioni soggetto non ancora identificato, il pagamento di
una somma di danaro, quale condizione per lo svolgimento dei lavori, a FRASCATI
Emilio, impegnato in lavori di ristrutturazione del negozio sito in questo c.so Garibaldi di
proprietà di MARINO Ugo, futuro genero di CONDELLO Demetrio, a sua volta cugino
del latitante CONDELLO Pasquale;
− nell’aver confermato i fratelli Domenico e Demetrio CONDELLO, in qualità di esponenti
di rilievo dell’organizzazione criminale di tipo mafioso capeggiata da CONDELLO
Pasquale e previ contatti con questi, la necessità di addivenire all’imposizione di una
tangente, con la sola specificazione della possibile decurtazione della metà dovuta alla
cosca CONDELLO, a titolo di favore per MARINO Ugo in ragione del rispetto dovutogli
per effetto del fidanzamento della di lei figlia con il predetto Demetrio CONDELLO;
compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere l’imprenditore Emilio
FRASCATI a pagare a titolo di tangente, e quale condizione per lo svolgimento dei lavori, una
somma di denaro non meglio quantificata al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto
profitto pari alla somma pretesa con pari danno a carico dell’estorto,
condotta posta in essere al fine di agevolare l’attività delle cosche di appartenenza, quali
preminenti articolazioni territoriali della ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso
denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis
c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una particolare coartazione
psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri dell'intimidazione derivante
dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità, per il
conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche occultate o
tenute in luogo di deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio nazionale prima
indicata.
In Reggio Calabria, fino al 7 settembre 2007.
Per DE STEFANO Giuseppe, CONDELLO Pasquale e CONDELLO Domenico con la
recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., e reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come
sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
BUDA Pasquale, CIANCI Antonino, BARBIERI Domenico, ZITO Rocco, CORSARO
Domenico (IMERTI Antonino cl. 1950, PASSALACQUA Domenico, VITALE Stefano, BUDA
Natale e BERTUCA Pasquale)
(capo d) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
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c. del delitto p. e p. dagli artt. 112, comma 1, n. 1, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p. per
avere organizzato e fatto parte dell’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata
‘ndrangheta, i primi nove (tra i quali vanno inclusi BUDA Santo e BARBIERI Vincenzo
Carmine per quali si procede separatamente) componenti della cosca BUDA - IMERTI e gli
ultimi tre quali componenti della cosca ZITO - BERTUCA, operanti entrambe nel territorio
(in passato conteso per ragioni di supremazia esclusiva, e quali propaggini i primi del più
ampio cartello criminale capeggiato dalla cosca CONDELLO ed i secondi del più ampio
cartello criminale capeggiato dalla cosca DE STEFANO, attualmente condiviso in un
rapporto di vicendevole riconoscimento) ricadente nei comuni di Villa San Giovanni,
Fiumara di Muro e territori vicini, finalizzate al condizionamento del libero voto, alla
commissione di delitti contro la persona, intimidazioni e violenze, danneggiamenti ed
estorsioni, turbative d’asta, al controllo del territorio e delle relative attività produttive,
all’acquisizione in modo diretto o indiretto o alla gestione o comunque al controllo di attività
economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e privati per
realizzare vantaggi o profitti ingiusti, il tutto avvalendosi della forza di intimidazione del
vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva. Con
l’aggravante prevista dai commi quarto e quinto dello stesso articolo per essere
l’associazione armata, e con quella di cui al comma sesto per essere le attività economiche di
cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo finanziate in tutto o in parte con
il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti.
Con la precisazione per IMERTI Antonino e BUDA Pasquale che gli stessi
rispondono dell’ipotesi di cui all’art. 416bis, comma 2, c.p., essendo il primo (l’IMERTI) il
reggente indiscusso e l’altro organizzatore e dirigente in subordine della cosca BUDA IMERTI, e per ZITO Rocco e BERTUCA Pasquale, essendo i capi, promotori ed organizzatori
per la cosca ZITO - BERTUCA.
All’interno della predetta organizzazione criminosa si individuano i seguenti
ulteriori ruoli qualificati:
Passalacqua Domenico e Vitale Stefano quali imprenditori al servizio della cosca,
operanti non secondo logiche di libero mercato ma nel rispetto delle dinamiche
oligopolistiche di tipo mafioso proprie degli imprenditori intranei ai cicuiti mafiosi: a questa
loro peculiare connotazione si lega la loro reitarata partecipazione a summit di mafia;
Barbieri Domenico e Barbieri Vincenzo Carmine quali imprenditori al servizio della
cosca, operanti non secondo logiche di libero mercato ma nel rispetto delle dinamiche
oligopolistiche di tipo mafioso proprie degli imprenditori intranei ai cicuiti mafiosi: gli stessi
operano sul versante tirrenico-reggino e nel territorio della piana di Gioia Tauro e Rosarno
facendo riferimento alle cosche ALVARO e BELLOCCO, con i quali personalmente e tramite
di esponenti di vertice della cosca di appartenenza vantano un rapporto collaborativo oltre
che federativo, tale da consentire a FAVARA Gianluca, imprenditore e promanazione della
famiglia BELLOCCO, di operare nella periferia sud di Reggio Calabria (tra Catona e
Gallico) con l’approvazione del gruppo BUDA - IMERTI;
Cianci Antonino quale consigliere soprattutto a favore del nipote Pasquale Buda,
con il quale partecipa a reiterati summit, forte della sua esperienza e conoscenza di luoghi e
persone, nella lettura degli eventi d’interesse nei luoghi d’influenza della cosca e
nell’ideazione delle conseguenti strategie criminali di controllo del territorio;
Buda Natale e Buda Santo investiti del ruolo operativo di cerniera tra i vertici ed il
territorio: in particolare consumano materialmente le estorsioni, controllano il territorio per
conoscerne gli affari e le controversie, e veicolano informazioni ed ambasciate da e verso i
vertici della cosca.
Con riferimento anche agli altri sodali della cosca ZITO - BERTUCA:
Corsaro Domenico quale imprenditore al servizio della cosca, operante non secondo
logiche di libero mercato ma nel rispetto delle dinamiche oligopolistiche di tipo mafioso
proprie degli imprenditori intranei ai circuiti mafiosi.
In Villa San Giovanni, Fiumara di Muro, territori vicini ed altre parti della provincia di Reggio
Calabria, dal 12 dicembre 2005 al 21 ottobre 2009, in permanenza.
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Per IMERTI Antonino, BUDA Pasquale, BUDA Natale, ZITO Rocco e BERTUCA Pasquale
con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., e reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p.,
come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
Per CIANCI Antonino, BARBIERI Domenico e CORSARO Domenico con la recidiva
specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n.
251.
LE PERA Santo Fortunato e PRIORE Francesco (RUGOLINO Giovanni)
(capo e) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
d. del delitto p. e p. dall’art. 416 bis, commi 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p. per avere organizzato e
fatto parte dell’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta ed in
particolare della sua articolazione territoriale identificata quale cosca RUGOLINO, operante
nel territorio di Catona, Sambatello e luoghi vicini, finalizzata al condizionamento del libero
voto, alla commissione di delitti contro la persona, intimidazioni e violenze, danneggiamenti
ed estorsioni, turbative d’asta, al controllo del territorio e delle relative attività produttive,
all’acquisizione in modo diretto o indiretto o alla gestione o comunque al controllo di attività
economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e privati per
realizzare vantaggi o profitti ingiusti, il tutto avvalendosi della forza di intimidazione del
vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva.
Con l’aggravante prevista dai commi quarto e quinto dello stesso articolo per essere
l’associazione armata, e con quella di cui al comma sesto per essere le attività economiche di
cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo finanziate in tutto o in parte con
il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti.
Con l’ulteriore precisazione che LE PERA Santo Fortunato e RUGOLINO Giovanni
rispondono dell’ipotesi di cui all’art. 416bis, comma 2, c.p. per essere i capi, promotori ed
organizzatori dell’omonima cosca;
quanto agli altri sodali:
Priore Francesco (unitamente a Morena Pietro e Morgante Roberto in ordine ai
quali si procede separatamente) svolgono un ruolo operativo di cerniera tra i vertici ed il
territorio: in particolare consumano materialmente le estorsioni, controllano il territorio per
conoscerne gli affari e le controversie, veicolano informazioni ed ambasciate da e verso i
vertici della cosca.
In Catona, territori vicini ed altre parti della provincia di Reggio Calabria, dal 12 dicembre 2005
al 21 ottobre 2009.
Per RUGOLINO Giovanni e PRIORE Francesco con la recidiva specifica, ex art. 99, comma
2, n. 1, c.p., e reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5
dicembre 2005, n. 251.
Per LE PERA Santo con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come sostituito
dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
CREAZZO Rocco e CAMBARERI Domenico (CREAZZO Umberto Francesco)
(capo f) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
e. del delitto p. e p. dall’art. 416 bis, commi 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p. per avere organizzato e
fatto parte (unitamente a CREAZZO Giuseppe, CREAZZO Serafino, CREAZZO Francesco,
MORENA Giuseppe, COTRONEO Domenico, SACCA’ Giorgio e NASONE Rocco in odrine
alle cui posizioni si procede separatamente) dell’associazione a delinquere di tipo mafioso
denominata ‘ndrangheta, operante con diverse articolazioni in una pluralità di territori, in
particolare nel territorio di Scilla, Melia di Scilla e San Roberto (che possono essere
considerate tre diverse circoscrizioni territoriali, ovvero “locali”, di “’ndrangheta”) e luoghi
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vicini, finalizzata al condizionamento del libero voto, alla commissione di delitti contro la
persona, intimidazioni e violenze, danneggiamenti ed estorsioni, turbative d’asta, al controllo
del territorio e delle relative attività produttive, all’acquisizione in modo diretto o indiretto o
alla gestione o comunque al controllo di attività economiche, di concessioni, di
autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e privati per realizzare vantaggi o profitti ingiusti,
il tutto avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di
assoggettamento ed omertà che ne deriva.
Con l’aggravante prevista dai commi quarto e quinto dello stesso articolo per essere
l’associazione armata, e con quella di cui al comma sesto per essere le attività economiche di
cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo finanziate in tutto o in parte con
il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti.
Con l’ulteriore precisazione che CREAZZO Umberto Francesco, CREAZZO Rocco,
alias “Rocco Mazzetta”, e MORENA Giuseppe rispondono dell’ipotesi di cui all’art. 416bis,
comma 2, c.p. per essere reggente il primo (CREAZZO Umberto), capo società il secondo ed
uomo di vertice ed organizzatore il terzo (Morena) del locale di “ndrangheta di Melia di
Scilla, da considerarsi propaggine del cartello criminale CONDELLO – IMERTI – BUDA.
Quanto agli altri sodali:
CAMBARERI Domenico, quale reggente del locale di San Roberto, SACCA’
Giorgio e COTRONEO Domenico quali uomini di vertice ed organizzatori;
NASONE Rocco, quale capo della locale di Scilla;
CREAZZO Giuseppe, CREAZZO Serafino (figli di Umberto Francesco) e CREAZZO
Francesco (nipote di CREAZZO Umberto Francesco) quali soggetti investiti di ruoli
operativi, impegnati nella gestione delle attività estorsive anche a mezzo dell’imposizione
dell’impresa di famiglia per i lavori che si svolgono nei territori di loro influenza.
In Scilla, Melia di Scilla, San Roberto, territori vicini ed altre parti della provincia di Reggio
Calabria, dal 12 dicembre 2005 al 21 ottobre 2009.
Per CAMBARERI Domenico con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., e reiterata,
ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
CONDELLO Francesco, CONDELLO Giandomenico, RODA’ Francesco, GRECO
Giuseppe, cl. 1960 (GRECO Giuseppe, cl. 1970)
(capo h) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
f. del delitto p. e p. dagli artt. 112, comma 1, n. 1, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p.
perché – unitamente al capo indiscusso CONDELLO Pasquale, CONDELLO Domenico, alias
“gingomma” e CONDELLO Demetrio oggetto della contestazione di cui al capo a) della
rubrica – fanno stabilmente parte dell’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la
immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e
materie esplodenti anche occultate o tenute in luogo di deposito - denominata “’ndrangheta”
ed in particolare della sua articolazione territoriale individuata nella “cosca CONDELLO”
(in ordine alla cui esistenza ed al ruolo di CONDELLO Pasquale si vedano le sentenze
emesse dalla locale Corte di assise di appello in data 8 giugno 1994, n. 13/94, op.
“Santabarbara”, divenuta irrevocabile in data 4 dicembre 1994, e 3 aprile 2001, n. 4/2001,
op. “Olimpia 1”, divenuta irrevocabile in data 12 aprile 2002), della quale è appendice
periferica in Calanna il gruppo familiare dei GRECO, operante nel territorio di Reggio
Calabria, zona Gallico, Archi, S. Caterina e centro storico,
associazione per delinquere di tipo mafioso promossa, diretta, organizzata e
partecipata al fine di:
− commettere una serie indeterminata di condotte delittuose;
− acquisire direttamente o per interposta persona la gestione o, comunque, il controllo di
attività economiche (finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di
delitti), di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti
o vantaggi ingiusti per i sodali, per i concorrenti esterni o per altri;
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impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti agli associati, ai
concorrenti esterni o ad altri in occasione di consultazioni elettorali;
in particolare, i predetti organizzano e partecipano alla predetta organizzazione
criminale di tipo mafioso, che si avvale della forza di intimidazione del predetto vincolo
associativo e della conseguente condizione assoggettamento delle vittime e di omertà di
queste e di terzi, attraverso la quale:
− consentire, quale primaria esigenza, a Pasquale CONDELLO di continuare a governare
la omonima cosca attraverso la veicolazione dei relativi ordini a favore degli ulteriori
esponenti di vertice appartenenti al più ampio contesto associativo oltre che dei singoli
partecipi;
− consentire a Pasquale CONDELLO il mantenimento di costanti rapporti con i familiari
più stretti, moglie e figli in particolare - come condizione imprescindibile per il
permanere del suo stato di latitanza (per il medesimo è la cosca che assume un ruolo
servente rispetto alla famiglia) - ai quali sistematicamente affida i compiti di assistenza
da instradarsi, con il benestare dei familiari, nei circuiti finalizzati ad eludere i controlli
di polizia meglio specificati in seguito;
− garantire la conservazione in capo al predetto del ruolo di vertice assoluto della
omonima cosca mediante la sistematica consumazione di una serie indeterminata di
delitti tanto contro l‘attività giudiziaria che, in prevalenza, contro l’autorità delle
decisioni giudiziarie, le cui condotte specifiche sono meglio indicate nei capi che
seguono, caratterizzati dalla presenza di azioni concatenate tra loro oltre che
teleologicamente orientate ad agevolare, favorire e, comunque, protrarre la ventennale
latitanza di CONDELLO Pasquale – capo indiscusso, promotore e organizzatore della
già indicata cosca CONDELLO di Archi di Reggio Calabria quale preminente
articolazione strategica della ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso prima
indicata - colpito da plurimi provvedimenti giudiziari in attesa di essere posti in
esecuzione, tra i quali numerose sentenze di condanna passate in giudicato oltre che
varie ordinanze applicative di misure cautelari personali di tipo detentivo, per una serie
di gravi delitti contro l’ordine pubblico, la persona ed il patrimonio;
−
all’interno della predetta organizzazione si individuano i seguenti ruoli qualificati:
VAZZANA Andrea (in relazione al quale si procede separatamente), unitamente a
CONDELLO Demetrio, è investito di un ruolo operativo e militare: pratica le estorsioni ad
imprenditori e commercianti e fa da cerniera, per l’esercizio del potere mafioso, tra il
territorio di influenza ed il vertice della cosca (Pasquale CONDELLO);
CONDELLO Giandomenico e CONDELLO Francesco quali stretti congiunti
dell’ex latitante Pasquale CONDELLO, rivestono il ruolo di indispensabili pedine
incaricate di eseguire gli ordini impartiti e, quindi, di materiali esecutori delle azioni
delittuose poste in essere in esecuzione del condiviso programma criminoso, attività
caratterizzate dalla immanente consapevolezza in capo ai predetti non solo di essere
sottoposti a pressanti attenzioni investigative ma di essere parte di apposito organismo
sinergicamente impegnato non solo a rendersi portavoce dei propri ordini quale
indispensabile strumento di gestione della cosca ma anche impegnato a sviare, nello
specifico adempimento del ruolo riservato, le complesse attività di ricerca del latitante;
gli stessi, in esecuzione delle direttive impartite dal capo, fondatore, promotore ed
organizzatore prendono parte diretta alle azioni delittuose, finalizzate ad agevolare,
favorire e, comunque, protrarre la ventennale latitanza di CONDELLO Pasquale, nella
piena consapevolezza di agire al fine di perseguire gli scopi del sodalizio tanto da agire,
nelle diverse occasioni di visita al latitante CONDELLO Pasquale, in piena sinergia con
gli altri compartecipi;
pongono in essere esclusivamente articolate e pianificate condotte, ai medesimi
affidate a seguito di preventiva programmazione, finalisticamente orientate a conseguire il
prioritario intento di sviare gli apparati investigativi impegnati nell’attività di ricerca del
latitante e, quindi, a fuorviare le complesse attività di pedinamento in corso;
RODA’ Francesco, quale soggetto di assoluto rilievo all’interno della ramificata
organizzazione criminale oltre che attuale reggente del “locale” di Gallico;
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GRECO Giuseppe, cl. 60, a sua volta quale soggetto di assoluto rilievo all’interno
della ramificata organizzazione criminale oltre che attuale reggente del “locale” di
Calanna;
GRECO Giuseppe, cl. 70, quale soggetto partecipe incaricato di molteplici ruoli
operativi.
Con l’aggravante prevista dal comma sesto per essere le attività economiche di
cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo finanziate in tutto o in parte
con il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti.
In Reggio Calabria e territori vicini, dal 12 dicembre 2005 al 21 ottobre 2009, in permanenza.
Per RODA’ Francesco e CONDELLO Giandomenico con la recidiva specifica, ex art. 99, comma
2, n. 1, c.p., e reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5
dicembre 2005, n. 251.
Per GRECO Giuseppe (cl. ’60) con la recidiva reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come
sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
CONDELLO Domenico Francesco (pt. Pasquale, minorenne sino alla data del 1 novembre
2007)
(capo i) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
g. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 390 c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203 perché,
in concorso con i soggetti di cui al capo a) della rubrica, e con ulteriori persone allo stato
non identificate, in esecuzione del programma criminoso dell’associazione di tipo mafioso di
cui al predetto capo oltre che nel rispetto dello specifico ruolo al medesimo riservato come
già analiticamente descritto nel capo appena richiamato, con più azioni esecutive di un
medesimo disegno criminoso poste in essere, anche in tempi diversi ed in violazione della
medesima e di diverse disposizioni di legge, avvalendosi della forza di intimidazione del
vincolo associativo della cosca CONDELLO di Archi di Reggio Calabria e della condizione
di assoggettamento e di omertà che ne deriva, nonché al fine di agevolare l’attività di detta
preminente articolazione strategica della ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso
indicata nel capo già citato, aiutava CONDELLO Pasquale - capo indiscusso, promotore e
organizzatore della già indicata cosca di ‘ndrangheta - a sottrarsi alla esecuzione di plurimi
provvedimenti giudiziari tra i quali numerose sentenze di condanna passate in giudicato, oltre
che varie ordinanze applicative di misure cautelari personali di tipo detentivo, per una serie
di gravi delitti contro l’ordine pubblico, la persona ed il patrimonio.
In Reggio Calabria e dintorni, dal 1 novembre 2007 al 18 febbraio 2008.
(GIUSTRA Antonio
(capo j) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
h. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 378, comma 2, 390 c.p. e 7 L. 12 luglio 1991,
n. 203 perché, in concorso con i soggetti di cui al capo a) della rubrica, e con ulteriori
persone allo stato non identificate, in esecuzione del programma criminoso dell’associazione
di tipo mafioso di cui al predetto capo oltre che nel rispetto dello specifico ruolo al medesimo
riservato come già analiticamente descritto nel capo appena richiamato, con più azioni
esecutive di un medesimo disegno criminoso poste in essere, anche in tempi diversi ed in
violazione della medesima e di diverse disposizioni di legge, avvalendosi della forza di
intimidazione del vincolo associativo della cosca CONDELLO di Archi di Reggio Calabria e
della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, nonché al fine di agevolare
l’attività di detta preminente articolazione strategica della ramificata organizzazione
criminale di tipo mafioso indicata nel capo già citato, aiutava CONDELLO Pasquale - capo
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indiscusso, promotore e organizzatore della già indicata cosca di ‘ndrangheta - a sottrarsi
alle ricerche dell’Autorità finalizzate alla esecuzione di plurimi provvedimenti giudiziari tra i
quali numerose sentenze di condanna passate in giudicato, oltre che varie ordinanze
applicative di misure cautelari personali di tipo detentivo, per una serie di gravi delitti contro
l’ordine pubblico, la persona ed il patrimonio.
In Reggio Calabria e dintorni, fino al 18 febbraio 2008).
(BERTUCA Pasquale
(capo l) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
i. del delitto p. e p. dagli art. 56, 81, comma 2, 110, 629, comma 2, in relazione all’art. 628,
comma 3, nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203, perchè, in concorso con altri
soggetti da identificarsi (pure essi di appartenenza mafiosa), in qualità di capo cosca, ed in
esecuzione e prosecuzione di un medesimo disegno criminoso, ponendo in essere le seguenti
condotte:
danneggiando in concorso con altri in corso di individuazione mediante
incendio la pala meccanica della ditta Santoro, incaricata dello sbancamento funzionale
alla realizzazione di villette da parte dell’imprenditore Giglietta Giovanni su terreno di
proprietà di Arecchi Tomas Carmine sito in Villa San Giovanni, immediatamente dopo
l’inizio dei lavori e nel cantiere appena allestito (dell’aprile 2006 l’inizio lavori);
proseguendo in tale attività intimidatoria, il BERTUCA, appena uscito dal
carcere, faceva trovare apposta su un tabellone posto all’ingresso del cantiere di cui
sopra una grande “mano nera” realizzata mediante vernice, quale avvertimento di tipo
mafioso già utilizzato in passato in azioni intimidatorie di analoga portata;
facendo seguire alle suddette attività intimidatorie, di cui in tal modo assumeva
unitariamente la paternità quale rappresentante della cosca omonima, una richiesta di
pagamento di una somma pari a circa 150 mila euro all’indirizzo dell’imprenditore
Giglietta Giovanni impegnato nella realizzazione delle dette villette quale condizione per
la prosecuzione dei lavori;
compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere l’imprenditore
Giglietta Giovanni a versare una tangente pari ad € 150 mila quale condizione per la
pacifica prosecuzione dei lavori, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto
pari alla somma pretesa con pari danno di rilevante gravità a carico del Giglietta e del
committente dei lavori Arecchi,
condotta posta in essere al fine di agevolare l’attività della cosca di
appartenenza, quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione
criminale di tipo mafioso denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle
condizioni previste dall’art. 416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo
ad esercitare una particolare coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei
caratteri propri dell'intimidazione derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata
presente ed operante in prevalenza sul territorio calabrese.
In Villa San Giovanni, in epoca successiva all’aprile 2006 ed in epoca prossima al febbraio/marzo
2007.
Per BERTUCA Pasquale con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., e reiterata,
ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251).
GRECO Giuseppe cl. 60 (GRECO Giuseppe cl. 70 e CHIRICO Luciano)
(capo m) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
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j. del delitto p. e p. dagli art. 56, 81, comma 2, 110, 629, comma 2, in relazione all’art. 628,
comma 3, nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203 perchè, in concorso tra loro e
con PRIORE Francesco (in relazione al quale si procede separatamente), in qualità di capo
cosca il primo e di sodali di mafia gli altri due, ed in esecuzione e prosecuzione di un
medesimo disegno criminoso, ponendo in essere le seguenti condotte:
− minacciando il Greco Giuseppe cl. 70 prima Barbieri Vincenzo Carmine (20 gennaio
2007 o poco prima) telefonicamente con le parole: “Vi Sparo …..” riferendosi anche
al fratello Domenico Barbieri con l’uso del plurale e successivamente direttamente
quest’ultimo (22 gennaio 2007) con le parole: “vedi che con mio zio ti devi
comportare bene tu…” …. “Poi parliamo; vedi di… ritirati che il contorno è troppo
potente, ritirati…”.;
− eseguendo successivamente (29 gennaio 2007) un autentico pestaggio punitivo e
dissuasivo il Greco Giuseppe cl. 60, cugino dell’omonimo cl. 70, di Barbieri
Vincenzo Carmine;
− minacciando il Priore Francesco, con il coltello in pugno, il Barbieri Domenico a
distanza di circa 2 mesi (poco prima del 30 marzo 2007) presso lo svincolo di
Gallico;
compivano atti idonei diretti in modo non equivoco ad obbligare i fratelli
Vincenzo Carmine e Domenico Barbieri, che avevano acquistato mediante scrittura
privata terreni siti in Catona (a cui era interessato lo zio - Chirico Luciano - di Greco
Giuseppe cl. 70) da tali Labate senza la preventiva autorizzazione del Priore e dei Greco,
ad abdicare al loro acquisto a beneficio del Chirico Luciano, al fine di procurare a sé o
ad altri un ingiusto profitto pari alla somma pretesa con pari danno di rilevante gravità a
carico dei predetti (legittimi acquirenti e venditori in una libera trattativa negoziale),
condotta posta in essere al fine di agevolare l’attività della cosca di
appartenenza, quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione
criminale di tipo mafioso denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle
condizioni previste dall’art. 416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo
ad esercitare una particolare coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei
caratteri propri dell'intimidazione derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata
prima indicata - per avere la immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità
dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche occultate o tenute in luogo di
deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio calabrese.
In Catona, nelle data anteriore e prossima al 20 gennaio 2007, 22 gennaio 2007, 29 gennaio 2007
e poco prima del 30 marzo 2007.
Per GRECO Giuseppe (cl. ’60) con la recidiva reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come
sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
(BARBIERI Carmelo
(capo p) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
k. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 117, 314, comma 1 e 2 , c.p. e 7 L. 12 luglio
1991, n. 203 perché, in concorso con ALVARO Cosimo (in relazione al quale si procede
separatamente), con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, poste in essere
anche in tempi diversi in violazione della medesima disposizione di legge, il primo nella
qualità di impiegato alle dipendenze del Consorzio di Bonifica Integrale Area dello Stretto –
che ai sensi dell’art. 59 del R.D. 13 febbraio 1933 n. 215, e dell’art. 862 del codice civile, ha
personalità giuridica pubblica e rientra, ai sensi della legge regionale 23 luglio 2003 n. 11
tra gli enti pubblici a struttura associativa, retti dal principio dell’autogoverno -, quindi di
pubblico ufficiale o, comunque, di incaricato di pubblico servizio nella disponibilità del bene,
l’altro di extraneus istigatore consapevole, usavano l’autovettura CS447ML di servizio in
dotazione all’ente per circolare in città per ragioni private e personali, con ciò
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appropriandosi del carburante, che consumavano per fini personali, distraendo l’autovettura
dalle funzioni proprie dell’ufficio.
Con l’aggravante prevista dall’art. 7 L. 12 luglio 1991, n. 203, essendo il fatto
avvenuto per motivi di mafia ovvero al fine di agevolare l’attività dell’associazione di
appartenenza.
In Reggio Calabria, dall’ottobre 2006 all’agosto 2007).
GRILLO BRANCATI Vitaliano, BUDA Pasquale e BARBIERI Domenico (IMERTI Antonino
e PASSALACQUA Domenico)
(capo q) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
l. dei delitti p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 353, comma 1, c.p. e 629, comma 2, in
relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203, in
concorso tra loro e con BUDA Francesco, BUDA Santo e TRIPEPI Anna Maria (in relazione
ai quali si procede separatamente), con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso,
poste in essere anche in tempi diversi in violazione di diverse disposizioni di legge, nella loro
qualità di esponenti della cosca BUDA - IMERTI, con violenza e con la minaccia derivante
dalla loro riconosciuta e nota appartenenza mafiosa turbavano le aste giudiziarie che si
svolgevano presso il Tribunale – ufficio esecuzioni immobiliari – di Reggio Calabria;
in particolare:
1. turbavano l’asta del 29 (o 23) novembre 2005, avente ad oggetto beni immobili
(abitazioni e locali commerciali) con sede in Villa San Giovanni provenienti dal fallimento
“Tortorella”, e ne allontanavano i possibili offerenti pure se affiliati ad altre cosche
ancorché vicine ma con sfera d’influenza in altre aree territoriali (come Cambareri
Domenico);
dall’esame della documentazione acquisita si accertava, peraltro, che l’avvocato
Anna Maria TRIPEPI, moglie di GRILLO BRANCATI Vitaliano, costantemente in contatto
con gli altri coindagati, si aggiudicava, in rappresentanza di altre persone (aggiudicazione
per persona da nominare) tranne che per un immobile, complessivamente 17 lotti, così
suddivisi:
− BARBIERI Domenico, nr. 5 appartamenti;
− TRIPEPI Anna Maria, un’unità immobiliare adibita a negozio;
− GRILLO BRANCATI Vitaliano, marito dell’avvocato TRIPEPI, nr. 5
appartamenti;
− MARTELLO Lidia, convivente di PASSALACQUA Domenico, un locale adibito a
negozio;
− BUDA Francesco, fratello di BUDA Pasquale, un locale adibito a negozio;
− BUDA Giuseppe, figlio di BUDA Santo, Sorvegliato Speciale della P.S., nr. 2
appartamenti;
− BUDA Massimo, figlio di BUDA Santo, Sorvegliato Speciale della P.S., nr. 1
appartamento;
2. turbavano l’asta del 16 ottobre 2007 che si rendeva indispensabile per rimettere
in vendita i cinque immobili che si era aggiudicato il Barbieri nel suddetto fallimento
“Tortorella”, non consolidando però l’acquisto per mancato pagamento del saldo dovuto nei
termini perentori di legge (23 luglio 2006), allontanando in tempi diversi altri possibili
offerenti (tale Diego Fedele prima, vicino ai Bellocco ed ai Cacciola di Rosarno, e tale avv.
Alberto Barbaro, successivamente);
in particolare, all’udienza del 16 ottobre 2007 l’avvocato Anna Maria TRIPEPI si
aggiudicava i seguenti beni all’asta, per il valore a fianco di ciascuno indicato:
− LOTTO nr. 6 : riportato nel NCEU al foglio 1 particella 380 sub 17. cat. a/3, per
il prezzo di Euro 52.400,00;
− LOTTO NR. 7: riportato nel NCEU al foglio 1 particella 380 SUB 18 Cat. A/3, per
il prezzo di Euro 60.050,00;
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LOTTO NR.11: riportato nel NCEU al foglio 1 particella 380 SUB 12 Cat. A/3,
per il prezzo di Euro 50.280,00;
− LOTTO NR.12: riportato nel NCEU al foglio 1 particella 380 SUB 19 Cat. A/3,
per il prezzo di Euro 52.890,00;
− LOTTO NR. 17: riportato nel NCEU al foglio 1 particella 380 SUB 14 Cat. A/3,
per il prezzo di Euro 42.130,00;
beni, corrispondenti a quelli della prima aggiudicazione a favore del BARBIERI,
in data 13 dicembre 2007, che venivano trasferiti a quest’ultimo, avendo l’avvocato
TRIPEPI Anna Maria, in data 16 ottobre 2007, depositato presso la Cancelleria
dell’esecuzione immobiliare del Tribunale di Reggio Calabria, dichiarazione di nomina e
mandato speciale conferito da BARBIERI Domenico, per conto del quale aveva effettuato
l’offerta e che a sua volta corrispondeva somme di denaro a IMERTI Antonino, a BUDA
Pasquale ed a PASSALACQUA Domenico;
condotte quelle appena descritte poste in essere con lo specifico fine del
conseguimento di un ingiusto profitto a favore dei beneficiari degli acquisti immobiliari
prima riportati con pari danno di rilevante gravità a carico degli esclusi ed al fine di
agevolare l’attività della cosca di appartenenza, quale preminente articolazione
territoriale della ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso denominata
“’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis c.p., atteso
il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una particolare coartazione
psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri dell'intimidazione derivante
dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità, per il
conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche
occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio
nazionale prima indicata.
−
In Villa San Giovanni e Reggio Calabria, il 29 novembre 2005 ed il 16 ottobre 2007.
Per IMERTI Antonino e BUDA Pasquale con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1,
c.p., e reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005,
n. 251.
Per BARBIERI Domenico con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come
sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
GRILLO BRANCATI Vitaliano
(capo r) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
m. del delitto p. e p. dagli artt. 110 e 416bis, commi 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p. perché, pur non
inserito stabilmente nella struttura organizzativa dell’associazione di tipo mafioso ed armata
- per avere la immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di
armi e materie esplodenti anche occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante
in prevalenza sul territorio nazionale denominata “’ndrangheta” ed in particolare della sua
articolazione territoriale denominata “cosca IMERTI” in quanto privo dell’affectio societatis
tipico degli intranei alla predetta organizzazione di tipo mafioso, i cui affiliati si avvalgono
della forza di intimidazione del relativo vincolo associativo e della condizione di
assoggettamento e di omertà che ne deriva:
− per commettere una serie indeterminata di condotte delittuose, tra le quali numerose
poste in essere contro il patrimonio e la Pubblica Amministrazione;
− per acquisire direttamente o per interposta persona la gestione o, comunque, il
controllo di attività economiche (finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il
prodotto, o il profitto di delitti), di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi
pubblici;
− per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per i sodali, per i concorrenti esterni o per
altri, attraverso non solo la partecipazione diretta alle attività economiche di
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interesse ma anche mediante la riscossione di ingenti somme di denaro a titolo di
tangente;
− per impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o procurare voti agli associati,
ai concorrenti esterni o ad altri in occasione di consultazioni elettorali;
forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo – diretto alla
realizzazione, anche parziale, del programma criminoso della medesima organizzazione
– che la doverosa verifica ex post confermava aver esplicato una effettiva rilevanza
causale, configurandosi quale condizione necessaria, in ordine alla capacità del
contributo prestato di incidere di per sé effettivamente e significativamente tanto sulla
conservazione che sul rafforzamento delle capacità operative della predetta associazione
nel suo complesso, oltre che dei suoi particolari settori, rami di attività e specifiche
articolazioni territoriali;
in particolare, anche in forza della funzione cardine fatta svolgere alla moglie
quale avvocato rappresentante tutti gli offerenti graditi ai concorrenti di estrazione
mafiosa nella turbata libertà dell’incanto, coordinava le operazioni dirette a pilotare le
aste immobiliari di interesse della cosca di riferimento così assicurando alla predetta la
possibilità oltre che di entrare in possesso di beni di cospicuo valore a prezzi convenienti,
in forza della partecipazione monopolizzata alla pubblico gara ed al conseguente
mancato rilancio delle offerte rispetto al prezzo a base d’asta, anche di accrescere
l’accreditamento riscosso sul territorio dalla predetta consorteria di tipo mafioso
ricollegato alla possibilità di estendere a persone gradite la partecipazione alle gare di
interesse caratterizzate dalle medesime condizioni di monopolio.
In provincia di Reggio Calabria (Catona, Villa San Giovanni), dal giugno 2005.
(VERDUCI Vincenzo, ALVARO Nicola, ITALIANO Giasone e RUGOLO Domenico
(capo s) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
n. dei delitti p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 424, comma 1, c.p. e 56, 629, comma 2, in
relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203 perché,
in concorso tra loro e con ALVARO Cosimo, MORFEA Rocco (deceduto), ITALIANO
Giuseppeantonio (deceduto) (in relazione ai quali si procede separatamente) con più azioni
esecutive del medesimo disegno criminoso, poste in essere anche in tempi diversi in violazione
di diverse disposizioni di legge, tutti in qualità di esponenti di consorterie mafiose, con le
seguenti condotte:
− istigando VERDUCI Vincenzo, quale soggetto interessato all’acquisto di almeno 2000
mq di terreno agricolo da GUADAGNINO Giuseppe, a porre in essere le condotte
delittuose, in pregiudizio di quest’ultimo e del di lui suocero BUCETO Vincenzo, di cui
appresso;
− avallando ALVARO Cosimo l’operazione estorsiva, atteso che opportunamente
interpellato dai fratelli GUADAGNINO, a seguito dei danneggiamenti di cui appresso,
nulla disponeva affinché si cessasse l’azione intimidatoria (di cui appresso) intraprese
da ALVARO Nicola e dal genero di quest’ultimo MORFEA Rocco, inseriti nello
schieramento da lui capeggiato;
− deliberando ALVARO Cosimo che si spendesse il suo nome verso i responsabili
affinché le operazioni negoziali miranti al conseguimento della cessione dei terreni in
questione a beneficio del VERDUCI si effettuassero nella misura e nella maniera più
equa (ovvero in condizioni e dimensioni non particolarmente svantaggiose per
Guadagnino);
− invitando ITALIANO Giuseppe Antonio ed ITALIANO Giasone (padre e figlio),
influenti soggetti di ‘ndrangheta nella zona d’interesse, inizialmente il GUADAGNINO
a cedere il terreno di cui sopra, non senza la larvata minaccia di ITALIANO Giasone
che in mancanza vi sarebbero state conseguenze pregiudizievoli (“con il caldo, qua il
trattore o una scintilla”) quale chiara allusione agli atti intimidatori poi verificatisi e
di cui gli stessi sono da ritenersi corresponsabili a titolo di concorso morale,
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unitamente a RUGOLO Domenico, a sua volta intervenuto inizialmente, quale
mediatore di ‘ndrangheta verso il GUADAGNINO per la cessione dei terreni al
VERDUCI;
− eseguendo materialmente MORFEA Rocco, con il benestare principale di ALVARO
Nicola oltre che degli altri in relazione alle condotte di cui sopra, l’incendio del
frantoio oleario della cooperativa agricola “Delia”, di cui era presidente
GUADAGNINO Giuseppe, prima (30.10.06) e di 10 bobine di reti per la raccolta delle
olive di Buceto Vincenzo successivamente (09.11.06), azione preceduta il giorno prima
dall’invito rivolto dal MORFEA a GUADAGNINO Alfonso di cedere, da parte del di
lui fratello Giuseppe, al Verduci di “una tumminata - due tumminate di terra”
compivano atti idonei diretti in modo non equivoco ad obbligare Guadagnino
Giuseppe a cedere, contro la sua volontà, oltre 2000 mq circa di terreno agricolo sito in
Scido alle condizioni stabilite secondo pattuizioni ovvero imposizioni mafiose, al fine di
procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto pari alla somma pretesa con pari danno di
rilevante gravità a carico dei predetti,
condotta posta in essere al fine di agevolare l’attività della cosca di appartenenza,
quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione criminale di
tipo mafioso denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle condizioni previste
dall’art. 416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una
particolare coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri
dell'intimidazione derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la
immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e
materie esplodenti anche occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in
prevalenza sul territorio nazionale prima indicata.
In Scido (RC), da data anteriore e prossima al 30 ottobre 2006 ad epoca prossima al 9 novembre
06.
Per ALVARO Nicola e RUGOLO Domenico con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n.
1, c.p., e reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre
2005, n. 251.
Per VERDUCI Vincenzo con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., e reiterata,
ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251).
LE PERA Santo Fortunato e RODA’ Francesco (RUGOLINO Giovanni, ALVARO Cosimo e
CRISALLI Antonio)
(capo t) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
o. dei delitti p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 353, comma 1, 629, comma 2, in relazione
all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203, in concorso tra
loro e con CAMBARERI Domenico, MORDA’ Antonino e FOTIA Gregorio (in relazione ai
quali si procede separatamente), con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso,
poste in essere anche in tempi diversi in violazione di diverse disposizioni di legge, nella loro
qualità di esponenti dell’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata
disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie
esplodenti anche occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in prevalenza
sul territorio nazionale denominata “’ndrangheta, su richiesta e sollecitazione di CRISALLI
Antonio interessato a ritornare nel possesso degli immobili sottrattigli con il fallimento
Crisalli-Siracusa, con violenza e con la minaccia derivante dalla loro riconosciuta e nota
appartenenza mafiosa turbavano le aste giudiziarie che si svolgevano presso il Tribunale –
Ufficio esecuzioni immobiliari di Reggio Calabria;
in particolare:
− CRISALLI Antonino faceva intervenire, ottenendo il loro intervento, LE PERA Santo
Fortunato e RUGOLINO Giovanni, quali responsabili di ‘ndrangheta dell’area di
Catona, Francesco RODA’, quale responsabile di ‘ndrangheta per l’area di Gallico,
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soggetti non identificati quali esponenti di ‘ndrangheta di Archi per l’area di Reggio
Calabria, affinché venissero allontanati, per ciascun area territoriale, tutti i possibili
offerenti dall’asta giudiziaria del 20 febbraio 2007, avente ad oggetto beni immobili
provenienti dal fallimento dei cognati Crisalli-Siracusa;
− CRISALLI Antonino faceva altresì intervenire ALVARO Cosimo per impedire la
partecipazione alla suddetta asta di ogni altro possibile offerente di Reggio Calabria
città ed in particolare di Gioacchino Campolo, il personaggio maggiormente temuto
per la sua notoria capacità finanziaria: dalla documentazione acquisita emergeva che,
effettivamente, CAMPOLO Gioacchino aveva partecipato all’asta attraverso una
propria società denominata “G.R.I.D.A. Gestione Ricostruzioni Immobili Decorazioni
Artistiche S.r.L.”, di cui lo stesso risulta socio, senza comunque aggiudicarsi
l’acquisto di alcun lotto (il giorno dell’asta (20.02.2007) CRISALLI Antonino,
attraverso la figlia CRISALLI Claudia, si aggiudicava l’acquisto degli immobili siti in
Gallico relativi ai lotti 3, 4, 6, mentre, attraverso la figlia CRISALLI Cristina il lotto
7, tutti menzionati nel verbale di udienza del 20 febbraio 2007 del Tribunale di Reggio
Calabria Ufficio Esecuzioni Immobiliari);
in relazione all’aggiudicazione dell’abitazione del Siracusa, sita in Reggio
Calabria, la stessa avveniva a favore della Fabit s.r.l. con sede in Bovalino (attraverso
il suo rappresentante legale Gallo) ma per conto di Mordà Antonino, il quale era
intervenuto a sua volta all’asta, conseguendo la suddetta aggiudicazione, per via della
preventiva approvazione mafiosa di CAMBARERI Domenico: in ordine alla vicenda
dell’acquisto all’asta dell’abitazione del Siracusa si registrava la contrapposizione tra
Le Pera Santo Fortunato e Rugolino Giovanni, dalla parte del Siracusa, e Cambareri
Domenico, dalla parte del Mordà, vicenda in cui era intervenuto circa un mese prima
dell’asta anche FOTIA Gregorio che aveva accompagnato il CRISALLI a Bovalino per
portare la prima ambasciata di mafia al MORDA’ affinché non partecipasse all’asta
(in data 10.03.2007, si registrava la presentazione di ricorso da parte dell’Avv.
GIORDANO nei confronti della società aggiudicataria Fabit s.r.l., per conto di
CAMBRIA Ermanno e GIORDANO Nicole Paola che in data 15.03.2007, venivano
accolti dal Giudice delegato al fallimento, a cui conseguiva la sospensione
dell’efficacia esecutiva dell’aggiudicazione dei lotti nr. 1 e 2, disposta in favore della
società “FA.BI.T. S.r.l.” e la fissazione di un’ulteriore udienza per la comparizione
delle parti alla data del 03 aprile 2007);
i. il CRISALLI, in ordine all’asta giudiziaria dell’abitazione del cognato, rimessasi in
moto per quanto sopra evidenziato:
o attivava l’intervento mafioso di Santo LE PERA verso l’avv. GIORDANO, al
fine di dissuadere dall’acquisto i ricorrenti intervenuti all’asta da lui
rappresentati;
o sollecitava nuovamente l’intervento di Cosimo ALVARO il quale mandava un’
ambasciata al Mordà perché non persistesse, oltre il provvedimento di
sospensione dell’efficacia dell’aggiudicazione di cui sopra, nei suoi propositi di
acquisto all’asta e si rassegnasse per converso alla futura revoca
dell’aggiudicazione a favore della FA.BI.T. s.r.l. operante per suo conto (l’asta
del 3 aprile non si teneva e nelle more delle udienze d’asta successive, nella
prima delle quali fissata per il mese di novembre 2007 veniva revocata
l’aggiudicazione alla FABIT s.r.l., il bene conteso veniva venduto a privati, i
creditori pagati e la procedura esecutiva dichiarata estinta (aprile 2004);
condotte quelle appena descritte poste in essere con lo specifico fine del
conseguimento di un ingiusto profitto a favore dei beneficiari degli acquisti immobiliari
prima riportati con pari danno di rilevante gravità a carico degli esclusi ed al fine di
agevolare l’attività della cosca di appartenenza, quale preminente articolazione
territoriale della ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso denominata
“’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis c.p.,
atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una particolare coartazione
psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri dell'intimidazione
derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata
disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie
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esplodenti anche occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in
prevalenza sul territorio nazionale prima indicata.
In Reggio Calabria e territori vicini (Catona, Gallico, Bovalino), da data anteriore e prossima al
20 febbraio 2007 all’aprile 2008.
Per RUGOLINO Giovanni e RODA’ Francesco con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2,
n. 1, c.p., e reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre
2005, n. 251.
Per LE PERA Santo con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come sostituito
dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
Per ALVARO Cosimo con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come sostituito
dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
Per CRISALLI Antonino con la recidiva semplice, ex art. 99, comma 1, c.p., come sostituito
dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
(CREAZZO Umberto Francesco
(capo u) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
p. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 629, comma 2, in relazione all’art. 628, comma
3, nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203 perché, in concorso con e BARBIERI
Domenico (in relazione al quale si procede separatamente), con più azioni esecutive del
medesimo disegno criminoso, poste in essere anche in tempi diversi in violazione della
medesima disposizione di legge, il primo in qualità di capo cosca di Melia di Scilla, l’altro
quale ambasciatore del titolare della ditta appaltatrice e mediatore di ‘ndrangheta verso il
capo cosca, costringendo il titolare della ditta LOPRETE Costruzioni SAS di Giuseppe
LOPRETE & C.”, con sede in Taurianova, aggiudicataria dei lavori di adeguamento,
ristrutturazione e manutenzione della S.P. “Melia-Nocellari” a pagare a titolo di tangente
estorsiva e quindi come condizione per poter effettuare i lavori una somma di denaro pari a
venti milioni di lire – in luogo dei 25 milioni di lire inizialmente richiesti a seguito della
mediazione del BARBIERI - procuravano a sé o ad altri un ingiusto profitto pari alla somma
pretesa con pari danno di rilevante gravità a carico del LO PRETE,
condotta posta in essere al fine di agevolare l’attività della cosca di appartenenza,
quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione criminale di tipo
mafioso denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle condizioni previste dall’art.
416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una particolare
coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri dell'intimidazione
derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità,
per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche
occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio
nazionale prima indicata.
In Melia di Scilla e territori vicini, in data successiva e prossima al 22 febbraio 2005 (data di
stipula del contratto di appalto))
FAVARA Gianluca
(capo v) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
q. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 629, comma 2, in relazione all’art. 628, comma 3,
nn. 1 e 3, 61, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203 perchè, con più azioni esecutive del
medesimo disegno criminoso, poste in essere anche in tempi diversi in violazione della
medesima disposizione di legge, quale esponente di ‘ndrangheta, praticando con metodi
mafiosi, ovvero con la minaccia e violenza promanante dalla spendita della sua appartenenza
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mafiosa, una costante attività estorsiva in pregiudizio di MERCURI Domenico, titolare della
pizzeria “Il vecchio mattone”, sita in Rosarno, obbligandolo a pagare per mesi somme di
denaro a titolo di tangente, procurava a sé o ad altri un ingiusto profitto pari alla somma
pretesa con pari danno di rilevante gravità a carico dell’estorto,
condotta posta in essere al fine di agevolare l’attività della cosca di appartenenza,
quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione criminale di tipo
mafioso denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle condizioni previste dall’art.
416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una particolare
coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri dell'intimidazione
derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità,
per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche
occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio
nazionale prima indicata.
In Rosarno, fino al novembre del 2007).
(ALVARO Cosimo e PALERMO Rocco
(capo w) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
r. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110 c.p., 12quinquies L. 7 agosto 1992 n. 356 e 7 L.
12 luglio 1991, n. 203 perché, in concorso tra loro e con BUETI Natale (per il quale si è
proceduto separatamente) e PALERMO Rosa Immacolata (per la quale si procede
separatamente), con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, poste in essere
anche in tempi diversi in violazione della medesima disposizione di legge, ALVARO Cosimo
attribuiva fittiziamente agli altri, che consapevolmente ne accettavano l’intestazione, la
titolarità e la gestione della casa di cura “Villa Speranza”, con sede in Reggio Calabria, al
fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali;
in particolare, ALVARO Cosimo continuava:
− di fatto, quale socio e gestore occulto della predetta casa di cura, ad incamerare gli
utili rivenienti dall’attività commerciale e dall’incremento di valore dell’azienda per
effetto dei reinvestimenti di parte dei predetti;
condotte poste in essere al fine di agevolare l’attività della cosca ALVARO di
Sinopoli, quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione criminale
di tipo mafioso denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle condizioni previste
dall’art. 416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una
particolare coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri
dell'intimidazione derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la
immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e
materie esplodenti anche occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in
prevalenza sul territorio nazionale prima indicata.
In Reggio Calabria, dal mese di gennaio 2007 al 21 ottobre 2009.
Per ALVARO Cosimo con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come sostituito
dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251).
MAZZITELLI Salvatore (ALVARO Cosimo)
(capo x) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
s. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110 c.p., 12quinquies L. 7 agosto 1992 n. 356 e 7 L.
12 luglio 1991, n. 203 perché, in concorso tra loro e con BUETI Natale (in relazione al quale
si è proceduto separatamente), con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, poste
in essere anche in tempi diversi in violazione della medesima disposizione di legge, ALVARO
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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Cosimo attribuiva fittiziamente agli altri, che consapevolmente ne accettavano l’intestazione,
la titolarità e la gestione del “Lido Calajunco” e del ristorante “Le Palme”, con sede in
Reggio Calabria, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione
patrimoniali;
in particolare, ALVARO Cosimo continuava:
− di fatto, quale socio e gestore occulto del predetto esercizio pubblico, ad
incamerare gli utili rivenienti dall’attività commerciale e dall’incremento di valore
dell’azienda per effetto dei reinvestimenti di parte dei predetti;
condotte poste in essere al fine di agevolare l’attività della cosca ALVARO di Sinopoli, quale
preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione criminale di tipo
mafioso denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle condizioni previste dall’art.
416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare una particolare
coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato dei caratteri propri dell'intimidazione
derivante dall’associazione di tipo mafioso ed armata - per avere la immediata disponibilità,
per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche
occultate o tenute in luogo di deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio
nazionale prima indicata.
In Reggio Calabria, dal mese di giugno 2006 al 21 ottobre 2009.
Per ALVARO Cosimo con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come sostituito
dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
Per MAZZITELLI Salvatore con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., e
reiterata, ex art. 99, comma 4, n. 1,c.p., come sostituito dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n.
251.
CANALE Giovanni (ALVARO Cosimo)
(capo y) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
t. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110 c.p., 12quinquies L. 7 agosto 1992 n. 356 e 7 L.
12 luglio 1991, n. 203 perché, in concorso tra loro e con COTRONEO Gianluca (a carico del
quale si è proceduto separatamente) e COTRONEO Maria Elena (a carico della quale si
procede separatamente), con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, poste in
essere anche in tempi diversi in violazione della medesima disposizione di legge, ALVARO
Cosimo attribuiva fittiziamente agli altri, che consapevolmente ne accettavano l’intestazione,
la titolarità e la gestione del Pub “Old Gallery’s s.r.l.”, con sede in Reggio Calabria al fine di
eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali;
in particolare, ALVARO Cosimo continuava:
− di fatto, quale socio e gestore occulto del predetto esercizio pubblico, ad
incamerare gli utili rivenienti dall’attività commerciale e dall’incremento di valore
dell’azienda per effetto dei reinvestimenti di parte dei predetti;
condotte poste in essere al fine di agevolare l’attività della cosca ALVARO di
Sinopoli, quale preminente articolazione territoriale della ramificata organizzazione
criminale di tipo mafioso denominata “’ndrangheta”, oltre che avvalendosi delle
condizioni previste dall’art. 416bis c.p., atteso il comportamento oggettivamente idoneo
ad esercitare una particolare coartazione psicologica sulle persone in quanto dotato
dei caratteri propri dell'intimidazione derivante dall’associazione di tipo mafioso ed
armata - per avere la immediata disponibilità, per il conseguimento delle finalità
dell’associazione, di armi e materie esplodenti anche occultate o tenute in luogo di
deposito - presente ed operante in prevalenza sul territorio nazionale prima indicata.
In Reggio Calabria, dal 13 giugno 07 (data di costituzione della società) al 21 ottobre 2009.
Per ALVARO Cosimo con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come sostituito
dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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(FAVARA Gianluca
(capo aa) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
u. del delitto p. e p. dagli artt. 110 c.p., 10 e 12 L. 14 ottobre 1974, n. 497 e 7 L. 12 luglio 1991,
n. 203 perché, in concorso con altri soggetti non ancora identificati, al fine di agevolare
l’attività della cosca di appartenenza – quale preminente articolazione territoriale della
ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “’ndrangheta” –, deteneva
illegalmente a qualsiasi titolo e portava in luogo pubblico o aperto al pubblico un’arma non
meglio identificata in perfetto stato di conservazione, fornita di caricatore contenente almeno
venti colpi, da considerare arma da guerra atta all’impiego dotata del relativo
munizionamento.
Accertati in provincia di Reggio Calabria, il 13 gennaio 2006).
(ALVARO Cosimo
(capo bb) della rubrica oggetto di valutazione in sede cautelare)
v. del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110 c.p., 10, 12 e 14 L. 14 ottobre 1974, n. 497 e 7
L. 12 luglio 1991, n. 203 perché, in concorso con FAVARA Gianluca e IMBALZANO
Leonardo (a carico dei quali si procede separatamente), con più azioni esecutive del
medesimo disegno criminoso, poste in essere anche in tempi diversi in violazione di diverse
disposizioni di legge, al fine di agevolare l’attività della cosca ALVARO – quale preminente
articolazione territoriale della ramificata organizzazione criminale di tipo mafioso
denominata “’ndrangheta” –, l’IMBALZANO portava in luogo pubblico o aperto al pubblico
in visione agli altri correi, che la detenevano illegalmente a qualsiasi titolo unitamente al
primo, un’arma non meglio identificata in perfetto stato di conservazione, fornita di
caricatore contenente almeno quattro colpi, da considerare arma comune da sparo atta
all’impiego dotata del relativo munizionamento.
Accertati in Reggio Calabria, il 03 novembre 2006.
Per ALVARO Cosimo con la recidiva specifica, ex art. 99, comma 2, n. 1, c.p., come sostituito
dall’art. 4 della L. 5 dicembre 2005, n. 251).
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OSSERVA
che alle ore 20.00 circa del 18 febbraio 2008, in Pellaro - via Torrente Filici II – all’interno
dell’abitazione di proprietà di DATTOLA Maria Cristina [ nata Reggio Calabria il 9 novembre
1954, ivi residente in via SS. 106 – III tratto nr. 351]1, personale della locale Sezione Anticrimine
del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri poneva fine alla ventennale latitanza di
CONDELLO Pasquale.
Nell’occorso veniva tratto in arresto, nella flagranza del reato, BARILLA’ Giovanni,
unitamente a CONDELLO Giandomenico e CHILA’ Antonino, resisi responsabili, a vario titolo,
del delitto di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena aggravata dall’art. 7 della
legge nr. 203 del 1990. Inoltre, si procedeva al sequestro di una pistola marca Walter cl. 7.65 con
matricola abrasa, completa di due caricatori e complessivi 16 colpi, rinvenuta nella disponibilità del
CONDELLO stesso nonché numerosi oggetti di valore (anelli con brillanti, accendini di oro ecc.
ecc.), nonché copiosa documentazione cartacea, refertata con informativa pari numero.
Le acquisizioni investigative, sviluppate durante l’intero percorso investigativo,
consentivano d’individuare una parte dei favoreggiatori che, per anni, aveva fornito, a vario titolo,
supporto al latitante (vedi informativa datata 11 marzo 2008 e seguenti).
Una volta conseguito il risultato prioritario della cattura del latitante, però, la rilettura
complessiva delle risultanze dell’indagine denominata dai Carabinieri del ROS “Meta”, integrata
da quelle di altri procedimenti trattati da questo Ufficio, consentiva di ricostruire un quadro assai
più vasto della composizione delle principali cosche della città di Reggio e delle zone limitrofe e
dei loro complessi ed articolati rapporti.
Da tale analisi emergono, a parere di quest’Ufficio, gravi indizi di colpevolezza a carico
delle persone indicate in epigrafe per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. oltre che per una serie di
reati specifici.
Il metodo investigativo utilizzato.
Gli elementi da cui sono tratti i gravi indizi di colpevolezza posti a fondamento della
presente domanda cautelare provengono, come già evidenziato, dalle numerose intercettazioni
svolte nel corso della lunga attività di indagine: ciò impone alcune precisazioni in ordine al
metodo utilizzato dalla Autorità di Polizia Giudiziaria procedente nel corso dell’ascolto delle
conversazioni oggetto di interesse.
In particolare occorre sottolineare gli aspetti legati alla identificazione degli interlocutori,
alla comprensione del captato, nonché alla preliminare valutazione, sotto il profilo argomentativo
ed indiziario, delle stesse.
In relazione al primo aspetto, quello della identificazione degli interlocutori, i risultati
conseguiti sono stati assicurati tanto dalla titolarità e dalla disponibilità del mezzo intercettato da
parte degli indagati (apparati telefonici identificati per scheda telefonica, ovvero per numero IMEI,
automobili utilizzate, ecc.), sia con riferimento alle notizie fornite dai medesimi circa l’identità
degli interlocutori durante le conversazioni;
dati conoscitivi opportunamente sviluppati e confrontati con gli esiti dei servizi
complementari di osservazione e pedinamento compiuti dagli investigatori che hanno in più
occasioni condotto al pieno riscontro di quanto narrato o intercettato.
La puntuale combinazione di tutti questi elementi, o anche solo di alcuni di essi, ha
consentito di conferire adeguato valore di affidabilità al riconoscimento vocale effettuato dagli
operanti che, adusi alla voce dei conversanti, sono stati in grado di procedere alla certa
identificazione degli interlocutori.
Le conversazioni, inoltre, sono caratterizzate da un contenuto chiaro ed intelligibile, tali da
essere perciò comprese nel loro effettivo significato senza ricorrere ad operazioni ermeneutiche
dagli oscuri percorsi.
1 L’abitazione era stata data in locazione, mediante contratto di affitto regolarmente registrato, a CHILA’ Antonino [ nato
a Melito Porto Salvo il 26 agosto 1966, residente Reggio Calabria, Frazione Pellaro – via Rimembranze nr. 27,
commerciante], tratto in arresto, in flagranza di reato, in relazione al delitto di favoreggiamento personale, procurata
inosservanza di pena e detenzione illegale di arma da fuoco in concorso.
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I CRITERI DI VALUTAZIONE DEL MATERIALE INDIZIARIO
In generale.
A fondamento della presente richiesta vi sono una serie di attività tecniche oltre che di
intercettazione tra presenti richieste, autorizzate, disposte e compiutamente effettuate nel presente
procedimento.
Preme evidenziare, a tal proposito, la natura di vera e propria confessione extragiudiziale
degli elementi provenienti dalle intercettazioni, in generale, ed ambientali in particolare.
Tale natura, invero, consente di attribuire alle stesse piena validità non solo nei confronti
del soggetto che parla (contra se) ma anche, in presenza di ulteriori elementi, nei confronti di
soggetto non direttamente coinvolto nella conversazione captata (contra alios).
In questa seconda ipotesi, peraltro, deve essere allontanata la tentazione di ricondurre all’
interno dell’istituto della chiamata in correità della dichiarazione captata la quale compia
riferimento ad azioni da attribuire a persona diversa dal dichiarante; appare evidente, infatti, la
diversità di contesto in cui agisce il mezzo di ricerca della prova e, di conseguenza, la diversa
genesi della corrispondente fonte di prova.
In presenza di fonte di prova proveniente da intercettazione ambientale o di altra natura,
invero, ciò che occorre verificare, al fine di stabilire la credibilità intrinseca ed estrinseca, è la
presenza contestuale di quattro componenti:
- spontaneità della dichiarazione;
- verosimiglianza del narrato;
- completezza espositiva;
- consistenza ed univocità interpretativa.
È sufficiente, pertanto, al fine di valutare le risultanze di una attività di intercettazione, non
solo quale mero grave indizio a fini cautelari, ma anche e soprattutto quale prova storica o
rappresentativa, verificare che:
- la captazione attenga a conversazioni genuine perché colte mentre i soggetti non potevano
minimamente sospettare di essere sottoposti ad una attività investigativa posta in essere con tali
modalità e dunque ascoltati nella pienezza della loro attività criminosa peraltro spontaneamente
riferita;
- oggetto dell’attività di ascolto non siano attività meramente fittizie, ma reali; dato
acquisibile mediante tutta l’attività di riscontro, a cui attribuire funzione storicizzante, da porre in
essere contestualmente a quella primaria-acquisitiva di intercettazione;
- dalle medesime intercettazioni sia possibile acquisire elementi tendenzialmente completi
che consentano la precisa ricostruzione della dinamica di ogni singolo episodio criminoso oltre a
consentire una interpretazione dello stesso di carattere assolutamente univoco.
Giova evidenziare, per completezza, che tale impostazione trova conferma implicita in
alcune pronunce della Suprema Corte la quale ha ritenuto “legittima, ai fini dell'emissione di
provvedimento cautelare, l'utilizzazione di intercettazioni ambientali contenenti confessioni
extragiudiziali, anche se le relative trascrizioni non sono integralmente depositate (nella specie,
per ragioni di riservatezza, inerenti sia alle ulteriori indagini in corso, sia a rapporti personali del
soggetto, estranei ad esse)” (Cass. Pen., sez. I, sent. n. 01437 del 01/04/1992 - 12/05/1992).
Tale orientamento, infatti, seppure riguardante la legittimità dell’utilizzazione di
intercettazioni ambientali, le cui trascrizioni non siano state integralmente depositate, nel compiere
un esplicito riferimento al contenuto delle intercettazioni stesse qualifica lo stesso quale
confessione extragiudiziale;
prendendo le mosse da tale assunto, invero, appare assolutamente rispettata la ratio di fondo
del mezzo di ricerca della prova attivato nel caso di specie, dovendosi individuare la stessa nella
possibilità, previo provvedimento autorizzativo del Giudice per le Indagini Preliminari, di
ascoltare le dichiarazioni spontanee effettuate dalle persone di interesse investigativo che, per la
natura del loro contenuto, ove riferite in altra sede non assumerebbero altro che la veste di
confessione vera e propria.
Occorre osservare, ancora, conformemente a consolidato indirizzo giurisprudenziale della
Suprema Corte, che “nel procedimento "de libertate", la valutazione del contenuto e dei risultati
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delle intercettazioni telefoniche e del significato delle espressioni usate anche dagli interlocutori
costituiscono accertamento di fatto, riservato al giudice del merito e insindacabile in sede di
legittimità, se sostenuto da motivazione congrua e logica. (La Corte nella specie ha ritenuto
sufficiente l'indizio raccolto attraverso intercettazioni telefoniche che documentano, in modo
genuino e originario, fatti e dichiarazioni, all'insaputa degli interlocutori, costitutivi della
probabile colpevolezza in ordine al reato di cui all'articolo 416 cod. pen.)” (Cass. Pen., sez. V,
sent. n. 06350 del 16/02/2000 (CC.22/12/1999).
Di assoluto rilievo, infine, ed in alcun modo indebolita dalle modifiche normative introdotte
dalla legge 1 marzo 2001, n. 63, appare la impostazione che segue, secondo la quale “la rigorosa
disciplina predisposta dal legislatore per assicurare la legalità dell'acquisizione e la genuinità ed
attendibilità dei dati raccolti attraverso le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, viene
in rilievo esclusivamente con riferimento al giudizio finale sulla responsabilità dell'imputato e non
trova pertanto applicazione nel procedimento cautelare, in cui a legittimare l'imposizione di una
misura che limita la libertà della persona sottoposta ad indagini basta il concorso di gravi indizi,
ai sensi dell'art. 273, comma primo, cod. proc. pen.; poiché tali indizi, a differenza di quelli
indicati nell'art. 192, comma secondo, cod. proc. pen.”, a cui non viene compiuto alcun
riferimento neanche dalla nuova formulazione dell’art. 273 c.p.p. a seguito delle modifiche
legislative appena ricordate, “possono consistere in qualsiasi elemento che, in concreto, risulti
fortemente indicativo della probabile colpevolezza di un soggetto in relazione ad una precisa
fattispecie criminosa, anche le fonti dalle quali essi provengono possono essere le più svariate e
tutte valide, con l'unico limite che non derivino da un'attività compiuta in spregio di specifici
divieti normativi, essendo ovvio che l'illiceità del mezzo riverbera i suoi effetti sul risultato,
infirmandolo, ancorché utile alla prosecuzione delle indagini; l'unico limite, pertanto, alla
utilizzazione degli esiti delle intercettazioni telefoniche nella fase delle indagini preliminari e'
rappresentato dal dettato dell'art. 266 cod. proc. pen., che, ponendo una regola di portata
generale, prevede i casi, tassativamente elencati, in cui le intercettazioni sono consentite” (Cass.
Pen., sez. I, sent. n. 00682 del 27/03/1995).
Indirizzo giurisprudenziale rafforzato di recente dalla Suprema Corte la quale ha ribadito
che “gli indizi raccolti nel corso delle intercettazioni telefoniche possono costituire fonte diretta di
prova della colpevolezza dell'imputato e non devono necessariamente trovare riscontro in altri
elementi esterni, qualora siano: a) gravi, cioe' consistenti e resistenti alle obiezioni e quindi
attendibili e convincenti; b) precisi e non equivoci, cioe' non generici e non suscettibili di diversa
interpretazione altrettanto verosimile; c) concordanti, cioe' non contrastanti tra loro e, piu'
ancora, con altri dati o elementi certi” (Cass. Pen., sez. IV, sent. n. 22391 del 21/05/2003
(ud.02/04/2003)).
A ben vedere, nessun criterio di valutazione estraneo a quelli appena riportati è rinvenibile
nel sistema codicistico novellato senza correre il rischio di sostenere la necessarietà di
interpretazioni estensive della norma anche in contrasto con quanto la stessa ha inteso disciplinare.
Deve osservarsi, per completezza, che il canone valutativo dei gravi indizi di colpevolezza
richiesto in sede cautelare va tenuto distinto, per il minor grado di elementi a compresenza
necessaria richiesti al fine di giungere ad una valutazione di sussistenza, da quello proprio della
fase di merito.
Invero la Suprema Corte con recente pronuncia ha evidenziato che “anche dopo
l’introduzione del comm 1bis dell’art. 273 ad opera dell’art. 11, comma 1, della legge 63/2001,
rimangono diversi i canoni valutativi dei gravi indizi di colpevolezza ai fini dell’applicabilità di
una misura cautelare personale rispetto a quelli validi per la pronuncia di condanna, non essendo
richiesto nel primo caso che gli indizi siano “gravi, precisi e concordanti”. Infatti il comma 1bis
dell’art. 273 – introdotto dalla legge 63/2001, attuativa dei principi del giusto processo in materia
di formazione e valutazione della prova – non richiama il comma 2 dell’art. 192, bensì soltanto i
commi 3 e 4, nonché gli articoli 195.7, 203 e 271, 1° comma, c.p.p. ” (Cass. Pen., sez. I, sent. n.
10000 del 24 gennaio – 11 marzo 2002).
Ancora, la Suprema Corte ha ribadito “il contenuto di una intercettazione, anche quando si
risolva in una precisa accusa in danno di terza persona, indicata come concorrente in un reato
alla cui consumazione anche uno degli interlocutori dichiara di aver partecipato, non e' in alcun
senso equiparabile alla chiamata in correita' e pertanto, se va anch'esso attentamente interpretato
sul piano logico e valutato su quello probatorio, non va pero' soggetto, nella predetta valutazione,
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ai canoni di cui all'art 192 comma 3 cpp” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 13614 del 19/01/2001 04/04/2001).
Indirizzo, quest’ultimo, che ha trovato recente conferma nella massima che segue nella
quale si evidenzia che “l’indicazione, in colloqui intercettati, di una terza persona come autore di
un reato non rappresenta una chiamata in correità (e dunque non soggiace alle regole probatorie
di cui all’art. 192, 3° comma, del c.p.p.), ma va valutata e apprezzata ex se” (Cass. Pen., sez. V,
sent. 21 ottobre-20 novembre 2003, n. 44716).
In sintesi, come si è già osservato gran parte del materiale probatorio sul quale si fonda la
presente richiesta è frutto di lunghe attività di intercettazione di conversazioni tra presenti e di
comunicazioni telefoniche registrate sulle utenze in uso agli indagati e ad altri coindagati ovvero
indagati di reato connesso.
Non vi è dubbio che, alla stregua di un consolidato e condivisibile orientamento
giurisprudenziale, la valenza probatoria di tale mezzo di prova deve ritenersi di particolare
efficacia.
In effetti, l’attività di intercettazione, rappresentando in tempo reale l’accadimento di
singoli fatti storici, costituisce senz’altro uno dei modi di raccolta della prova di natura oggettiva e,
per ciò stesso, di maggiore affidabilità.
I dati che ne scaturiscono fotografano una realtà possibile di “artefazioni” in via astratta
in sole due ipotesi: e cioè quando siano contraddittori o inintelligibili, ovvero quando i protagonisti
della conversazione siano chiaramente consapevoli di essere soggetti a tale attività di acquisizione
della prova e se ne servano in modo strumentale per falsare intenzionalmente ed in maniera
anomala la rappresentazione del dato storico.
Al di fuori di tali ipotesi - certamente non ipotizzabili nel procedimento in questione, ove
al costante timore manifestato da parte degli indagati di essere sottoposti ad attività di
intercettazione ha corrisposto l’adozione di particolari e maggiori cautele per sottrarsi agli effetti di
tale attività, ma non già il suo strumentale utilizzo - considerata la mole di intercettazioni disposte
ed il lungo tempo nel quale esse sono state effettuate, deve concludersi che la situazione
rappresentata da tale mezzo di prova è esattamente rispondente alla realtà dei fatti.
A tali conclusioni, deve giungersi anche laddove il dato indiziante desumibile
dall’intercettazione sia utilizzato in pregiudizio di soggetti “terzi”, che quindi non hanno
partecipato al dialogo, laddove ci si intenda riferire al coinvolgimento di tali persone in attività
illecite.
E’ chiaro che è maggiore la valenza di prova di un dialogo laddove a parlare sia la stessa
persona nei cui confronti si utilizzino, in chiave indiziante, le affermazioni oggetto di
registrazione, ma allorché due o più soggetti si riferiscono ad un terzo, riferendo fatti penalmente
rilevanti a carico di questi, egualmente il valore probatorio di tale atto è da ritenersi elevatissimo,
salvo la comprovata circostanza o la ragionevole probabilità che, nella consapevolezza dell’attività
cui sono soggetti, gli interlocutori abbiano inteso precostituire false prove a carico del terzo
estraneo alla conversazione. Il che, secondo evidenti principi logici, non può ritenersi plausibile
quando due o più soggetti, comunque, riferiscano nel corpo della conversazione fatti illeciti nei
quali essi stessi risultino coinvolti.
Alla stregua di tali considerazioni, non essendo emerso alcun elemento tale da far ritenere
che gli interlocutori, le cui conversazioni sono state di volta in volta oggetto di registrazione,
abbiano inteso creare false prove, essendo evidente che gli interlocutori hanno riferito nel corso di
tali conversazioni fatti gravissimi nei quali sono direttamente ed in primo luogo coinvolti essi
stessi, deve concludersi che, nell’ambito del presente procedimento, agli esiti delle effettuate
attività di intercettazione deve attribuirsi una particolare e sicura efficacia probatoria.
Naturalmente, a diversa conclusione deve giungersi nel caso in cui le notizie penalemente
rilevanti a carico di terzi siano costituite da affermazioni generiche, o da informazioni basate su
indistinti “si dice”, senza riferimenti a fatti precisi e oggettivamente valutabili.
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I criteri di valutazione delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia.
Il primo elemento (si veda Cass. Pen., sez. V, sentenza del 18 gennaio 2000 n. 4888) che
occorre verificare, nell’esame delle dichiarazioni rese dai coimputati del medesimo reato o da
persona imputata in un procedimento connesso consiste nella attendibilità di tali dichiarazioni.
E’ un elemento che va valutato in base a dati e circostanze attinenti direttamente alla persona del
collaboratore, quali il carattere, il temperamento, la vita anteatta ed i rapporti con l’accusato, la
genesi ed i motivi della chiamata di correo. Inoltre l’attendibilità intrinseca della chiamata di
correo, va desunta da dati specifici e non esterni ad essa, quali la spontaneità, la verosimiglianza,
la completezza della narrazione dei fatti, la concordanza fra le dichiarazioni rese in tempi diversi,
la logica interna delle dichiarazioni, la mancanza di interesse diretto all’accusa, l’assenza di
contrasto con altre acquisizioni eclatanti o difficilmente superabili. Non può negarsi l’attendibilità
delle dichiarazioni del collaboratore qualora, nel corso delle indagini preliminari e/o in sede di
dibattimento, abbia ampliato le sue originarie dichiarazioni fornendo ulteriori particolari giacché la
chiamata in correità può, senza diventare inattendibile, attuarsi progressivamente ed arricchirsi nel
tempo, specie quando i nuovi dati forniti costituiscano completamento ed integrazione dei
precedenti.
Le dichiarazioni rese, per assumere valore di prova richiedono inoltre un riscontro che non
deve necessariamente consistere in una prova distinta della colpevolezza dell’incolpato, essendo
sufficienti elementi di fatto o logici che ne dimostrano per taluni effetti la veridicità o che
integrandosi con esse, ne garantiscano l’attendibilità anche “ab extrinseco” ( v. in tal senso
Cass.Sez. 1°, 22-3-1999 n. 09531).
In tema di valutazione di plurime chiamate in correità provenienti dalla medesima
persona nella stessa vicenda processuale non può ritenersi consentito, utilizzare gli elementi di
riscontro, accertati nei confronti di un imputato a conforto delle accuse rivolte anche ad altri
imputati. Pertanto se il dichiarante abbia chiamato in correità varie persone per vari reati e se dalle
confessioni degli accusati o da altri elementi di prova, sia riscontrata la veridicità di alcune o della
maggior parte delle accuse, ciò va considerato ai soli fini del giudizio di intrinseca attendibilità del
dichiarante, ma non può valere come altro elemento di prova a conferma di chiamata in correità
nei confronti di altro soggetto sprovvisto di riscontri propri, costituendo ciò, altrimenti, palese
violazione del principio della valutazione della prova, a norma del terzo e quarto comma dell’art.
192 c.p.p. Conseguentemente deve essere attribuita piena attendibilità e valenza probatoria a tutte
e soltanto quelle parti della dichiarazione accusatoria che risultano suffragate da idonei elementi di
riscontro individualizzante. ( v. Cass. Sez. 2° 8-1-1997 n. 474). Ogni volta, invece, in cui la
comparazione tra le dichiarazioni abbia dato esito negativo, dovendosi escludere l’esistenza stessa
del riscontro, non potrà neppure attribuirsi valore alle dichiarazioni autonomamente considerate.
[…]
Deve aggiungersi che le dichiarazioni accusatorie provenienti da soggetti diversi, rientranti
nelle categorie di cui all’art. 192, commi 3 e 4, c.p.p., costituiscono riscontro se collimano nei dati
essenziali e nei nuclei fondamentali e se sussiste convergenza contenutistica fra di esse
(convergenza del molteplice). Le contraddizioni significative tra le varie dichiarazioni rilevano
quindi, innanzitutto e soprattutto, come mancanza di riscontro: deve però tenersi conto che non è
possibile pretendere che le medesime per costituire riscontro l’una dell’altra e per essere
qualificate convergenti, siano totalmente e perfettamente sovrapponibili. Eventuali discrasie o
inesattezze, soprattutto nell’ipotesi di narrazione relativa ad una serie vastissima di fatti criminosi,
vanno considerate ininfluenti allorquando risultino, comunque, salvaguardati i nuclei essenziali di
verità.
Questo elemento di giudizio è unanimemente adottato tanto al fine di attribuire alle
dichiarazioni accusatorie non perfettamente concordanti l’indicata limitata validità probatoria, sia
per osservare che se i collaboranti si fossero “copiati” l’uno con l’altro la concordanza satrebbe
stata assoluta (ex pluribus Cass. Pen., sez. I, sentenza n. 42990 del 18 settembre 2008
Ud. (dep. 18/11/2008) Rv. 241821).
Un altro elemento rilevante di giudizio è dato dal principio di “frazionabilità” delle
dichiarazioni rese dai collaboratori, nel senso che le affermazioni accusatorie, anche se denegate
per una parte del racconto per mancanza di riscontri, non diventano inutilizzabili ma assumono
rilevanza per quelle parti e nei confronti di quegli indagati per i quali reggono alla verifica
giudiziale del riscontro. La validità della dichiarazione è ammissibile allorché non esista
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un’interferenza fattuale e logica fra la parte del narrato ritenuta falsa e le rimanenti parti che siano
intrinsecamente attendibili ed adeguatamente riscontrate. Detta interferenza si verifica solo quando
fra la prima parte e le altre vi sia un rapporto di causalità necessaria, ovvero quando l’una sia
imprescindibile antecedente logico dell’altra ( v. in tal senso Cass. Sez 1°, 18-12-2000, n.468).
In tema di attendibilità soggettiva si pone il problema delle dichiarazioni dirette
(allorquando il soggetto riferisce su circostanze a lui note per sua scienza personale) e di quelle de
relato (quando, invece, il dichiarante faccia riferimento a fatti appresi da altre persone).
La norma di cui all’art. 195 CPP stabilisce che il giudice disponga, a richiesta di parte,
l’audizione della persona a cui il dichiarante si riferisce quale fonte delle sue conoscenze. Eseguito
tale adempimento, le dichiarazioni de relato costituiscono elementi valorizzabili nel complessivo
quadro probatorio.
Ove, poi, la persona alla quale il dichiarante de relato ha fatto riferimento abbia affermato
la non veridicità di quanto dichiarato da quest’ultimo, nessun dubbio in ordine al fatto che il
giudice possa valutare le dichiarazioni in questione e ritenere attendibili quelle de relato anziché
quelle della fonte indicata.
Deve, comunque, osservarsi che quando la dichiarazione del chiamante si riferisce a
circostanze non percepite da lui direttamente, non è sufficiente il controllo sulla sua mera
attendibilità intrinseca, ma è necessario un più approfondito controllo del contenuto della
dichiarazione, mediante la verifica, in particolare, della sussistenza di riscontri esterni
individualizzanti (v. in tal senso Cass. Sez. 1, 12-3-1998 n. 1515).
La valutazione della chiamata di correo proveniente da soggetto intraneo alla associazione
mafiosa.
Prima di analizzare gli elementi di prova provenienti dalle plurime ed autonome dichiarazioni
rese dai collaboratori di giustizia di seguito indicati, appare opportuno sottolineare che la Suprema
Corte con indirizzo ormai costante ha più volte affermato che “in tema di chiamata di correo, non
può definirsi "de relato" l'accusa proveniente da un correo di associazione mafiosa, il quale,
proprio per la sua qualità di associato, ha precisa e sicura conoscenza degli altri partecipanti al
sodalizio, anche se - nell'ipotesi in cui l'accusato abbia una posizione preminente nella gerarchia
dell'organizzazione - il chiamante non abbia avuto con lui contatti diretti” (Cass. Pen., sez. I,
sentenza n. 38321 del 19/09/2008 Cc. (dep. 08/10/2008) Rv. 241490).
Al fine di inquadrare compiutamente tale argomento, deve evidenziarsi che:
a. le dichiarazioni de relato (rese dai collaboratori di giustizia di seguito indicati) provengono da
compartecipi del medesimo delitto, in quanto soggetti associati per loro stessa ammissione
alla ‘ndrangheta calabrese;
b. la appartenenza di un determinato soggetto a un associazione di tipo mafioso, se non può
certamente suffragare la dimostrazione della responsabilità dell'associato per tutti i reati fine
della associazione, costituisce, tuttavia, elemento suscettibile di valutazione ai fini
dell'apprezzamento della conferma della attendibilità di dichiarazioni di accusa ai sensi
dell'art. 192, comma 3, c.p.p.;
c. ferma l'irrilevanza delle dichiarazioni cd. circolari a confermare, in quanto tali, la attendibilità
dell'unica fonte dichiarativa primaria (circostanza questa che non si verifica nel caso di specie)
costituita da alcuno dei soggetti indicati dall'art. 192, comma 3, c.p.p., tuttavia il giudice ben
può, a tal fine, valutare elementi di prova logica in considerazione dell'epoca e del contesto
delle riferite confidenze della anzidetta fonte primaria.
La Suprema Corte sul punto ha ritenuto opportuno, peraltro, precisare che:
a. in tema di chiamata di correo, non può definirsi chiamata de relato l'accusa proveniente
effettivamente da un correo nel delitto di cui all'art. 416bis c.p., il quale proprio per la sua
qualità di associato ha precisa e sicura conoscenza degli altri partecipanti al sodalizio, anche
se - nell'ipotesi in cui l'accusato abbia una posizione preminente nella gerarchia
dell'organizzazione - il chiamante non abbia con lui avuto contatti diretti; se poi tale tipo di
chiamata è accompagnata da una voce di riscontro, proveniente da altro collaborante, sulla cui
intrinseca attendibilità non risulta sollevato alcun dubbio, in epoca e circostanze diverse, l'alta
probabilità di commissione del reato (in cui consiste la gravità indiziaria) deve dirsi raggiunta
(Sez. 5^, 22 settembre 1998, n. 5121, Di Natale, massima n. 211926; cui adde: Sez. 1^, 10
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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maggio 1993, n. 11344, Algranati, massima n. 195766; Sez. 6^, 2 novembre 1998, n. 1472,
Archesso, massima n. 213445; Sez. 5^, 10 aprile 2002, n. 24711, Condello, massima n.
222616; Sez. 1^, 26 gennaio 2006, n. 11097, Termini, massima n. 233648);
b. qualora un'associazione di tipo mafioso sia caratterizzata dall'esistenza di un organismo di
vertice (come recentemente accertato anche in relazione alla ‘ndrangheta reggina), ogni
deliberazione di azioni delittuose di natura strategica, anche se non automaticamente
ascrivibile a coloro che quell’organismo contribuiscono a costituire, deve ritenersi riferibile ad
un contesto unitario, a meno che non siano acquisiti elementi per ritenere che il soggetto non
sia stato consultato o abbia espresso il suo dissenso (Sez. 1^, 6 dicembre 2005 n. 12393/2006,
Geraci, massima n. 234080; cui adde Sez. 2^, 2 dicembre 2005, n. 780/2006, D'Angela,
massima n. 233024: in tema di valutazione probatoria della chiamata di correo, il riscontro
individualizzante alla dichiarazione accusatoria, relativa alla partecipazione alla commissione
di un reato riconducibile ad un'associazione per delinquere, può essere costituito dal dato
dell'appartenenza del chiamato al sodalizio criminoso, purché tale appartenenza sia accertata
anche sulla base di elementi diversi ed autonomi);
c. le dichiarazioni rese ai sensi dell'art. 192, comma 3, c.p.p., dal coimputato del medesimo reato
o da persona imputata di reato connesso sono suscettibili di riscontri oggettivi o soggettivi
(quali le dichiarazioni di altri soggetti) che confortino l'attendibilità dell'accusa; la chiamata di
correo de relato, che esige rigoroso controllo soprattutto nel caso in cui si tratti di de relato di
grado successivo al primo, sia in riferimento al suo autore immediato, sia in relazione alla
fonte originaria dell'accusa che spesso resta estranea al processo, può trovare riscontro anche
nelle dichiarazioni di un soggetto che affermi di aver ricevuto dal chiamante la medesima
confidenza;
confidenza che costituisce valido riscontro alla chiamata e non già pseudo-riscontro,
inammissibile come tale, in ragione del diverso contesto, specie cronologico, in cui è stata
resa, in quanto antecedente di un tempo apprezzabile la chiamata de retato, sì da escludere
l'ipotizzabilità di collusioni (Sez. 5^, 30 giugno 1993, n. 2542, Tornese, massima n. 195840;
cui adde: Sez. 6^, 29 maggio 1996, n. 1315, Schemmari, massima n. 208174: la chiamata di
correo, insufficiente da sola per pervenire a un giudizio di colpevolezza, e il riscontro
probatorio estrinseco, elemento per sua natura privo della consistenza di prova autosufficiente
di colpevolezza, devono integrarsi reciprocamente e formare oggetto di un giudizio
complessivo circa la validità della chiamata in correità. Di conseguenza, la deposizione
testimoniale del terzo, che riferisce in ordine a circostanze apprese direttamente dal
dichiarante, le quali costituiscono oggetto della chiamata in correità, pur non potendo attingere
al minimo di sufficienza quale autonoma prova della colpevolezza del chiamato, proprio per la
derivazione di conoscenza da un unico referente, ben può costituire, nella globale valutazione
del giudice, l'elemento di riscontro oggettivo ed esterno dell'attendibilità della chiamata in
correità, in considerazione dell'apporto di conoscenza di elementi certi anche esterni al thema
probandum, cioè del fatto di cui all'imputazione).
Deve ritenersi corretto, quindi, il costrutto argomentativo del Pubblico Ministero, laddove, si
spinga a ritenere che l'attendibilità della chiamata di correo – già valutata positivamente come
fonte degna di credibilità – trovi conferma, in considerazione della matrice associativa del fatto di
reato, nel rilievo del ruolo di vertice rivestito dal chiamato all’interno della singola articolazione
territoriale della complessiva organizzazione criminale di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta
calabrese.
Una tale impostazione deve considerarsi possibile ove si sia proceduto alla corretta
valutazione degli elementi di prova logica costituiti dalle pregresse rivelazioni del chiamante
nell'ambito della stessa associazione, nella ristretta cerchia dei compartecipanti al delitto e in
concomitanza della esecuzione del fatto reato e, infine, degli ulteriori elementi circostanziali
costituiti dal complesso delle propalazioni.
Argomentazioni quelle appena richiamate che trovano ulteriore conferma nelle recentissime
pronunce del Supremo Collegio con le quali, all’evidente fine di sgomberare il campo da residui
dubbi interpretativi, si è affermato che “in tema di chiamata di correo, non sono assimilabili a
pure e semplici dichiarazioni "de relato" quelle con le quali un intraneo riferisca notizie assunte
nell'ambito associativo, costituenti un patrimonio comune, in ordine ad associati ed attività propri
della cosca mafiosa” (Cass. Pen., sez. I, sentenza n. 23242 del 06/05/2010 Cc. (dep. 16/06/2010)
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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Rv. 247585) (si veda anche Cass. Pen., sez. VI, sentenza n. 1472 del 02/11/1998
Ud. (dep. 04/02/1999) Rv. 213445 secondo cui: “in tema di chiamata di correo, non sono
assimilabili a mere dichiarazioni "de relato" quelle con le quali si riferisca in ordine a fatti o
circostanze attinenti la vita e la attività di un sodalizio criminoso, dei quali il dichiarante sia
venuto a conoscenza nella sua qualità di aderente, in posizione di vertice, al medesimo sodalizio,
trattandosi di un patrimonio conoscitivo derivante da un flusso circolare di informazioni
relativamente a fatti di interesse comune agli associati”).
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I G RA VI I ND I ZI DI C O LP E VO L E ZZA
L’indagine svolta dai Carabinieri del R.O.S. su delega di questo Ufficio, al di là
dell’obiettivo primario della cattura di Pasquale CONDELLO, si è sviluppata in numerosi filoni
cosicchè la presente richiesta si può, per maggiore chiarezza articolare in quattro capitoli
principali:
1. la gestione delle estorsioni nel territorio cittadino (“da Villa San Giovanni a Pellaro”)
nel decennio 1999 – 2008;
2. le attività investigative che hanno portato alla cattura di Pasquale CONDELLO;
3. la cosca BUDA – IMERTI di Fiumara di Muro ed il ruolo degli imprenditori
Domenico e Vincenzo BARBIERI;
4. l’attività di ALVARO Cosimo nella città di Reggio Calabria.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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CAPITOLO I
LA GESTIONE DELLE ESTORSIONI NEL TERRITORIO CITTADINO (“DA VILLA
SAN GIOVANNI A PELLARO”) NEL DECENNIO 1999 – 2008.
L’ANALISI DEL FENOMENO ‘NDRANGHETA ALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA DI MAFIA (1985 –
1991).
L’attento esame dei dati emersi dalla presente attività investigativa, non può prescindere
dall’analisi evolutiva che ha caratterizzato le consorterie criminali egemoni nella città di Reggio
Calabria, ponendo come parametri di base le sanguinose guerre di mafia e la celebrazione di
importanti processi che, comunque, hanno inciso su assetti, oltre che su strategie criminali,
tendendo ad istituzionalizzare una strategia di “sommersione”.
Aldilà di tali considerazioni, va precisato che negli ultimi anni la città di Reggio Calabria
non ha registrato momenti conflittuali evidenti, ad eccezione di alcuni fatti di sangue inquadrabili
nell’ambito di mirati “riassetti”, endogeni agli stessi schieramenti, comunque funzionali al
mantenimento di equilibri criminali apparentemente immutati.
In ordine alle vicende criminali che hanno interessato la città è opportuno precisare, al fine
di comprenderne appieno il ruolo, il percorso criminale operato da CONDELLO Pasquale, il quale
dopo un’iniziale militanza all’interno dell’organizzazione criminale capeggiata da DE STEFANO
Paolo, si schierò con l’omologo gruppo mafioso capeggiato da IMERTI Antonino, dando vita ad
una delle fasi più tristi della storia calabrese, caratterizzata dai più cruenti scontri di sangue
registratisi sul territorio nazionale.
Quadro quello appena accennato che trova descrizione nelle numerose dichiarazioni di
alcuni collaboratori di giustizia, ampiamente riscontrate ed inserite nell’ambito dei diversi
procedimenti originati dalle operazioni “Olimpia”, già poste a fondamento di più sentenze passate
in giudicato.
Precisa Giacomo Ubaldo LAURO nel corso dell’interrogatorio del 18 febbraio 1994: "" Con
gli accordi raggiunti nel settembre del 1991 si stabilì anche di pianificare ai massimi livelli il
racket delle estorsioni in danno degli operatori economici al fine di evitare una duplicazione di
richieste che sarebbe stata controproducente per la "serietà" della organizzazione. Lo stesso
discorso si fece per lo spaccio di stupefacenti e per le rapine. In particolare si decise che ogni
soggetto delegato dal capo-locale ad esercitare le menzionate attività illecite dovesse versare il
ricavato nelle mani di Pasquale CONDELLO per il gruppo condelliano o a Giovanni TEGANO per
quello destefaniano.
Questi ultimi, a loro volta, autorizzavano i vari capi-locale affiliati a svolgere il programma
criminoso da loro pianificato nei vari settori. Come già detto, i proventi delle estorsioni ed, in
genere, di tutte le attività illecite confluivano nelle mani dei già citati Pasquale CONDELLO e
Giovanni TEGANO i quali, secondo gli accordi, prima di procedere alla ripartizione tra i vari
gruppi collegati, con una cadenza che doveva essere mensile, dovevano mettere da parte una quota
per le spese legali, per i carcerati e per le vedove. Le rimanenti somme si sarebbero dovute
distribuire alle varie famiglie consociate secondo le necessità ed esigenze contingenti, anche in
considerazione del numero dei latitanti che ognuna di queste aveva. Questo sistema di ripartizione
monetaria, rimase, però, sulla carta, in quanto, mi risulta, almeno per quanto concerne il mio
schieramento, che i soldi incassati da Pasquale CONDELLO si appiccicavano in modo
indissolubile alle sue tasche. La mancata ripartizione del denaro trovava naturalmente la sua
giustificazione nei più disparati motivi. Cito ad esempio i famosi 100 milioni, di cui ho già parlato
in altri verbali, che dovevano essere utilizzati per "aggiustare il maxi-processo". Naturalmente
nessuno osava, e ritengo nessuno tuttora osi, ribellarsi, in quanto non era prevista la possibilità di
reiterare le lamentele una seconda volta, pena l'eliminazione fisica. Devo sottolineare, in merito,
sempre con riferimento al mio schieramento, che i vari locali fino alla celebrazione del maxiprocesso, febbraio-marzo 1992, non videro il becco di un quattrino, con la sola eccezione di 5
milioni (provenienti dalla mazzetta di 80 milioni pagati dall'Ing. PRATICO' per la costruzione del
palazzetto dello sport), consegnati da Pasquale CONDELLO al gruppo SARACENO, le cui
condizioni economiche sfioravano la povertà. La autonomia operativa delle famiglie era, pertanto,
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limitata a reati di piccolo cabotaggio quali i furti, truffe, l'emissione di assegni a vuoto. Anche in
questo campo, poteva, verificarsi che i responsabili di detti fatti delittuosi, naturalmente se
individuati, potevano essere chiamati dai capi supremi a "darne conto" ed invitati a non reiterare
tali azioni con l'invito, in caso contrario, ad operare nelle regioni settentrionali, dove potevano
ritagliarsi un loro spazio operativo".
2)SCOPELLITI GIUSEPPE nel corso della udienza del 19.09.97 lo descrive come uno dei
capi storici dello schieramento antidestefaniano durante la seconda guerra di mafia e riferisce di
averlo conosciuto dopo la sua ( del CONDELLO) uscita dal carcere nel corso di diversi incontri
avuti in località San Pietro di Fiumara allorchè il CONDELLO Pasquale cl 50 si sarebbe recato ,
assieme a Giovanni Fontana per discutere con Imerti Antonino di questioni attinenti la guerra di
mafia ; dimostra di saper ben distinguere tra i due CONDELLO Pasquale imputati nel presente
processo :
“PRESIDENTE – Chiedo scusa.. vogliamo chiarire la data di nascita del CONDELLO
Pasquale di cui parliamo? - PUBBLICO MINISTERO – A quale CONDELLO Pasquale si
riferisce? – INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) – Io conosco tutti e due i CONDELLO
Pasquale.. CONDELLO Pasquale.. il maggiore, diciamo, cugino di Nino Imerti e CONDELLO
Pasquale junior, cognato di Nino Imerti… - PUBBLICO MINISTERO – Mentre noi stiamo
parlando del primo in questo momento, giusto? – INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) –
Si.. se non erro classe.. ’50… deve essere.. - PUBBLICO MINISTERO - Va bene. –
INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) – Intorno ai 48 anni… 50 anni… “ ) ; delinea il ruolo
più antico e quello più recente rivestito dal l’imputato , a conferma delle dichiarazioni di Lauro :
”...Prima dello scoppio della guerra di mafia, quando non c’era guerra, era.. si può dire il braccio
destro.. di Paolo.. paolo DE STEFANO, il defunto .. cioè oltre che killer… cose.. era.. uno degli
uomini di sua fiducia…– La spaccatura drastica è stata l’auto – bomba su Villa San Giovanni, a
Nino Imerti, dove ci furono pure dei morti, quando scoppiò l’auto – bomba, lì ci fu la spaccatura,
anche se in precedenza c’era.. c’era.. un leggero attrito riguardo la morte di Luciano Palermo, che
era parente di Pasquale CONDELLO, ci fu un leggero attrito.. tra il DE STEFANO e il
CONDELLO… però.. si cercava di allungare le cose.. Poi purtroppo successe quella fatidica auto
– bomba e.. e la guerra scoppiò a pieno ritmo” ,“Pasquale CONDELLO quello che all’uscita del
carcere prese le redini.. durante la guerra di mafia.. prima erano.. erano…. Ehm… erano.. erano
in mano a Nino Imerti durante la detenzione di Pasquale CONDELLO.. Però era Pasquale
CONDELLO, come si suol dire, il perno.. il perno che.. dirigenziale della guerra di mafia.. insieme
agli altri accoscati, come Nino Imerti, i Rosmini, i Serraino...”.
3) Filippo Barreca nel corso della udienza del 3.10.97 ha ribadito il ruolo di esponente di
spicco del cartello antidestefaniano ( assieme ad Imerti, Rosmini e Serraino) ed ha evidenziato
come Paolo DE STEFANO dopo averlo utilizzato nel corso della prima guerra di mafia contro lo
schieramento tripodiano si fosse mostrato irriconoscente in occasione di una vicenda attinente la
spartizione di un grosso quantitativo di droga ;. trattasi dello sbarco di una nave carica di hashish
effettuato -anche con la fattiva collaborazione del gruppo catanese dei Santapaola - nella zona di
Melito Porto Salvo posta sotto il dominio di Natale Iamonte nel 1981 - ’82.
Va evidenziato come a quell’epoca il Barreca fosse interessato al traffico della droga che
poi sarebbe sfociato nel famoso processo Droga 2 in relazione al quale ha riportato, cfr sentenza
in atti, condanna passata in giudicato assieme ad Araniti Santo , coimputato nel presente processo
, ritenuto capo dell’omonima cosca e a sua volta condannato, anche in virtù delle dichiarazioni di
Filippo Barreca , con sentenza definitiva della Corte di Assise di appello di Reggio Calabria del
13.3.1998 per l’omicidio, commesso nell’agosto del 1989, dell’on. Lodovico Ligato, ritenuto dallo
schieramento antidestefaniano come il referente politico delle file destefaniane durante la seconda
guerra di mafia .
Il Barreca ha poi riferito che ricevette una “raccomandazione” da parte di Araniti Santo
affinchè una parte della droga fosse ceduta al CONDELLO “dimenticato” dal Paolo DE
STEFANO nonostante l’impegno profuso durante la prima guerra di mafia ; per tali motivi già dal
1981-1982 il CONDELLO nutriva del rancore verso i DE STEFANO così come analogo
risentimento nutriva l’Araniti Santo, anch’egli alleato dei DE STEFANO nella guerra contro Mico
Tripodo, per essere stato tenuto “fuori “ dalla vicenda attinente il raddoppio del binario
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ferroviario Reggio -Villa San Giovanni ( è importante sottolineare che altra condanna definitiva
per l’omicidio Ligato e per la stessa causale summenzionata - l’eliminazione del referente politico
di primo piano dello schieramento destefaniano - ha riguardato anche il CONDELLO Pasquale cl
50, a suggello delle dichiarazioni del Barreca circa i motivi del coinvolgimento del CONDELLO e
dell’Araniti Santo nell’ambito dello schieramento “secessionista” durante la seconda guerra di
mafia) .
4)Riggio Giovanni nel corso della udienza del 18.10.97 ha confermato che il CONDELLO
era ritenuto dalla sua cosca ( Latella) e dal più ampio schieramento destefaniano del quale tale
raggruppamento criminale faceva parte uno degli esponenti di spicco dello schieramento
avversario ( formato dalle cosche Rosmini, Serraino, CONDELLO, Fontana, Saraceno, Imerti) ed
ha aggiunto che si tentò di eliminarlo durante la guerra di mafia ( una volta all’interno del
carcere, altra volta in occasione dell’omicidio di Lombardo Umberto nelle campagne di Archi ,
pochè vittima designata in tale occasione era proprio il CONDELLO) (“ ... Si, pensavano che …
quella mattina i killers pensavano che ci fosse anche lui, perché il giorno prima era stato visto
anche il Pasquale CONDELLO insieme al Lombardo, mentre l’altra occasione si è verificata tra
… verso l’inizio del … inizio ’87 e … praticamente il Pasquale CONDELLO era detenuto
all’interno del carcere, alla sezione camerotti e avevano preparato un piano, la cosca TEGANO
insieme alla cosca LIBRI, di salire … creare una impalcatura vicino al muro di cinta del carcere,
dove c’era una chiesetta, salire nella … creare questa impalcatura ...”; “...quando quasi era tutto
ultimato un prete … un prete, il custode della chiesetta è andato lì a controllare, si è trovato
davanti questa impalcatura e ha dato l’allarme. “)
5) Gullì Antonino alla udienza del 3.11.97 ha riferito di averlo conosciuto - durante la
guerra di mafia e mentre il CONDELLO er latitante- presso i Rosmini ; ha aggiunto che il
CONDELLO partecipò ad una riunione indetta alla fine del '91 a casa di Peppe Caridi per
determinare i nuovi assetti conseguenti alla pacificazione ; lo accompagnò Carmelo Palermo fino
a casa dei Rosmini ed alla riunione parteciparono Pasquale CONDELLO, Diego Rosmini, Peppe
Caridi, Domenico LIBRI, Peppe Melari, Cosimo Borghetto ; oggetto del convegno fu la divisione
delle percentuali delle tangenti da suddividersi tra le cosche operanti negli stessi quartieri cittadini
e contrapposti tra di loro durante la guerra mafiosa (Modena al 60% tra Peppe Melari e 40%
Diego Rosmini, S. Giorgio al 50% tra Diego Rosmini e Peppe Caridi, S. Caterina al 50% tra i Lo
Giudice e i Rosmini) ; il collaboratore riferisce , altresì, di altra riunione (cui parteciparono
CONDELLO Pasquale, lo stesso Gullì, Diego Rosmini, Leandro Spanò e Vincenzo Barreca,
fratello di Filippo) svoltasi ad Arangea ed avente ad oggetto il tentativo di far ritrattare Barreca
Filippo che già stava rendendo dichiarazioni accusatorie in relazione all’omicidio, quelle stesse
dichiarazioni che avevano avuto come effetto l’emissione di ordinanze di custodia cautelare per
l’assassinio in oggetto
6)Rodà Antonino alla udienza del 4.11.97 ha escluso di aver mai conosciuto CONDELLO
Pasquale Senior .
7)Iero Paolo alla udienza dell’11.11.97 ha indicato nel CONDELLO uno degli esponenti di
spicco del cartello antidestefaniano ( “...il capo promotore del nostro gruppo; quando è uscito dal
carcere, lui… all’inizio del 1988, gli anni ’88, ha preso le redini lui della guerra di mafia, e ha
detto lui la guerra fino a come si è conclusa con la pace nel… nel 1991. È stato lui il capo
promotore...” ; “...gli schieramenti durante la guerra di mafia erano il gruppo DE STEFANO
contro Imerti, CONDELLO inizialmente, poi si sono coinvolti i Serraino con i CONDELLO, i
Rosmini a favore dei CONDELLO, i LIBRI con i DE STEFANO e i Latella anche con i DE
STEFANO...” ). Ha aggiunto che verso la fine dell’anno 1992, dopo la sentenza di primo grado
emessa nel processo Santa Barbara , era stato ideato un progetto di evasione dal carcere di Palmi
cui avrebbero dovuto partecipare lui stesso , componenti della famiglia Rosmini nonchè Lombardo
Giuseppe , da tempo “controllato” dalle cosche Rosmini e CONDELLO - rappresentate all’uopo
dallo stesso Iero e da Tripodi Giovanni, uomo di fiducia del CONDELLO Pasquale senior- per il
timore di un suo possibile “pentimento” in conseguenza delle crisi depressive di cui soffriva .
Precisi riscontri cronologici derivano dal periodo detentivo di CONDELLO Pasquale cl 50 (
scarcerato il 22.01.88 ) e dalla data della pronunzia della Corte di Assise di Reggio Calabria
(14.11.92) .
8) Rocco Buda, intraneo alla cosca Imerti , alla udienza del 4.11.97 ha indicato nel
CONDELLO Pasquale senior uno dei capi dello schieramento vicino all’Imerti Antonino con il
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quale si incontrava spesso a San Pietro di Fiumara per concordare strategie operative delittuose,
colà accompagnato dai fidi Iannò Paolo e Tripodi Giovanni .
9) Festa Domenico, intraneo al clan Serraino-Rosmini, nel corso dela udienza
dell’11.11.97, riferisce di aver conosciuto il CONDELLO come uno dei capi dello schieramento
antidestefaniano nel corso dell’anno 1989 in casa dei Rosmini.
10) Ierardo Michele, altro collaboratore di giustizia, nel corso della udienza del 27.10.97
riferendo di fatti pregressi inerenti la prima guerra di mafia, confermando quanto già sostenuto da
altri “pentiti”, conferma che in quel contesto fu il braccio destro di Paolo DE STEFANO
11) Lombardo Giuseppe, intraneo al clan CONDELLO, nel corso della udienza del
14.11.97 , ha affermato che il CONDELLO ( così come Pasquale TEGANO per lo schieramento
opposto) era -almeno sino all’epoca del suo pentimento ( verificatosi nel marzo del 1997) - il
soggetto più rappresentativo del panorama ‘ndranghetistico
12) Ranieri giovanni, intraneo al clan Imerti ,nel corso della udienza del 14.02.98, lo
descrive come uno dei capi ( “il capo indiscusso di tutti i capi”) e narra di un mandato
conferitogli, per il tramite di Paolo Iannò , allo scopo di uccidere Pasquale LIBRI .
E’ attualmente latitante dalla fine del mese di novembre dell’anno 1990 , epoca
dell’emissione a suo carico di ordinanza di custodia carceraria per il cd procedimento Santa
Barbara , in relazione al quale ha riportato condanna definitiva , per il reato di cui all’art. 416 bis
CP contestato sino al 24.11.1990 ( cfr capo S della sentenza della Corte di Assise di Appello di RC
dell’8.6.94, confermata in Cassazione) .
Dal coacervo delle dichiarazioni dei collaboratori Lauro, Lombardo, Gullì e Iero si desume
che la condotta criminale di rango supremo ( determinatore degli assetti della pax e in grado di
influire sugli sviluppi di inchieste giudiziarie intimidendo collaboratori di giustizia, ect...) del
CONDELLO Pasquale cl 50 si è sicuramente protratta oltre la cennata data del 24.11.90 ( per
consolidata giurisprudenza di legittimità ove la contestazione associativa sia “chiusa” , con
l’indicazione cioè del termine finale di adesione alla consorteria , la permanenza del delitto di cui
all’art. 416 bis CP non si protrae sino alla data della sentenza di primo grado , così come accade
allorchè la contestazione sia “aperta” ) e ciò è vieppiù avvalorata dall’attuale lunghissima
latitanza ,sicuramente favorita dai legami personale e finanziari che il soggetto conserva con i
membri della sua organizzazione.
Ritenuto per concorde affermazione di tutti i “pentiti” capo della omonima organizzazione
mafiosa sussiste la contestata aggravante e , pena equa, in base ai criteri di cui all’art. 133 CP,.
stimasi quella di anni 14 di reclusione”.
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LE SENTENZE OLIMPIA IN RELAZIONE A “COSA NUOVA” E LE DICHIARAZIONI DEI
COLLABORATORI SULLE QUALI L’IPOTESI SI FONDA.
L’operazione Olimpia condotta da questo Ufficio nei primi anni novanta del secolo scorso,
ha tentato di ricostruire l’esistenza di un vertice unitario della ‘ndrangheta calabrese.
L’ipotesi accusatoria fotografava la struttura della organizzazione criminale di interesse
fino al 1998 sulla base di un portato probatorio che sottoposto al vaglio dibattimentale è stato
ritenuto dai giudici, di primo e secondo grado, insufficiente a sostenere una pronuncia di
condanna.
Si legge nella sentenza di secondo grado relativa allo specifico capo di imputazione:
“Disattesa è stata, inoltre, anche l’ipotesi d’accusa di cui al capo F 18 relativa alla
sussistenza di un organismo decisionale verticistico posto in essere a decorrere dall’estate 1991
(e, cioè, alla fine della guerra di mafia che ha insanguinato la città di RC per oltre cinque anni)
all’interno dell’associazione mafiosa denominata Cosa Nuova, allo scopo di assumere le decisioni
più importanti, di risolvere le più gravi controversie insorte tra i vari clans, di tenere i rapporti
con altre organizzazioni criminali nazionali ed internazionali, con la massoneria e con le
Istituzioni.
Sono, pertanto, stati assolti dal delitto anzidetto con la formula relativa all’insussistenza
del fatto, applicata anche al deceduto Romeo Sebastiano, gli imputati Bellocco Umberto (cl. 33),
Barbaro Francesco (cl. 27), Iamonte Natale (cl. 27), Araniti Santo (cl. 47), Cataldo Giuseppe (cl.
38), Ursino Luigi (cl. 33), Alvaro Domenico (cl. 24), Piromalli Giuseppe (cl. 21), Papalia Rocco
(cl. 50), Pelle Antonio (cl. 32), Morabito Giuseppe (cl. 34), Serraino Paolo (cl. 42), Serraino
Domenico (cl. 45), Nirta Antonio (cl. 1919), LIBRI Domenico (cl. 34), TEGANO Giovanni (cl. 39),
Mammoliti Antonio (cl. 37), Imerti Antonino (cl. 46), CONDELLO Pasquale (cl. 50), Piromalli
Gioacchino (cl. 34).
La decisione appellata ha sostenuto che, pur non potendosi escludere che dopo la fine del
cruento conflitto i capi delle singole organizzazioni mafiose avessero avuto la possibilità di
incontrarsi allo scopo di trattare affari criminali di comune interesse e per dirimere contrasti
potenziali o in atto tra le cosche, purtuttavia non potesse dirsi raggiunta la prova che tali riunioni
avessero avuto come presupposto la struttura organizzativa in contestazione, potendo le stesse
essere state volute solo da alcuni clans e potendo anche essere state caratterizzate dal fatto che
ciascuno dei partecipanti non si fosse sentito vincolato dalla deliberazione adottata dalla
maggioranza, affermando, da ultimo, che probabilmente l’eco di tali simili riunioni era arrivato
all’orecchio dei collaboratori in modo deformato, ossia istituzionalizzando in un ente mafioso
inesistente gli stessi partecipanti”.
Le ragioni della presente richiesta.
Come già si è detto, le sentenze “Olimpia”, confermate anche dalla Corte di Cassazione
hanno fotografato la realtà criminale presa in esame sulla base del materiale probatorio sottoposto
all’esame dei Giudici e che si fermava, in buona sostanza, a metà degli anni ’90, con le ulteriori
conoscenze offerte, fino al 1998, per la zona ionica, dalle intercettazioni del processo Armonia.
Oggetto della presente richiesta non è quello di esaminare nuovamente, alla luce delle
indagini degli ultimi anni, l’assetto complessivo dei rappporti tra le cosche mafiose dell’intera
provincia.
Lo scopo della prima parte della stessa è, invece, quello di prendere in considerazione le
risultanze probatorie più recenti e relative alla città di Reggio ed alle zone limitrofe, con
particolare riguardo ad una delle attività caratteristiche dell’associazione mafiosa, quella delle
estorsioni.
Quali fossero gli accordi intercorsi tra i due schieramenti mafiosi che si erano fronteggiati
nel corso dello scontro, emerge con chiarezza dalle dichiarazioni rese al Pubblico Ministero dai
collaboratori di giustizia;
in particolare, Giacomo Ubaldo LAURO nel corso dell’interrogatorio del 18 febbraio 1994
precisa quanto segue: "" Con gli accordi raggiunti nel settembre del 1991 si stabilì anche di
pianificare ai massimi livelli il racket delle estorsioni in danno degli operatori economici al fine di
evitare una duplicazione di richieste che sarebbe stata controproducente per la "serietà" della
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organizzazione. Lo stesso discorso si fece per lo spaccio di stupefacenti e per le rapine. In
particolare si decise che ogni soggetto delegato dal capo-locale ad esercitare le menzionate
attività illecite dovesse versare il ricavato nelle mani di Pasquale CONDELLO per il gruppo
condelliano o a Giovanni TEGANO per quello destefaniano.
Questi ultimi, a loro volta, autorizzavano i vari capi-locale affiliati a svolgere il programma
criminoso da loro pianificato nei vari settori. Come già detto, i proventi delle estorsioni ed, in
genere, di tutte le attività illecite confluivano nelle mani dei già citati Pasquale CONDELLO e
Giovanni TEGANO i quali, secondo gli accordi, prima di procedere alla ripartizione tra i vari
gruppi collegati, con una cadenza che doveva essere mensile, dovevano mettere da parte una quota
per le spese legali, per i carcerati e per le vedove. Le rimanenti somme si sarebbero dovute
distribuire alle varie famiglie consociate secondo le necessità ed esigenze contingenti, anche in
considerazione del numero dei latitanti che ognuna di queste aveva. Questo sistema di ripartizione
monetaria, rimase, però, sulla carta, in quanto, mi risulta, almeno per quanto concerne il mio
schieramento, che i soldi incassati da Pasquale CONDELLO si appiccicavano in modo
indissolubile alle sue tasche. La mancata ripartizione del denaro trovava naturalmente la sua
giustificazione nei più disparati motivi. Cito ad esempio i famosi 100 milioni, di cui ho già parlato
in altri verbali, che dovevano essere utilizzati per "aggiustare il maxi-processo". Naturalmente
nessuno osava, e ritengo nessuno tuttora osi, ribellarsi, in quanto non era prevista la possibilità di
reiterare le lamentele una seconda volta, pena l'eliminazione fisica. Devo sottolineare, in merito,
sempre con riferimento al mio schieramento, che i vari locali fino alla celebrazione del maxiprocesso, febbraio-marzo 1992, non videro il becco di un quattrino, con la sola eccezione di 5
milioni (provenienti dalla mazzetta di 80 milioni pagati dall'Ing. PRATICO' per la costruzione del
palazzetto dello sport), consegnati da Pasquale CONDELLO al gruppo SARACENO, le cui
condizioni economiche sfioravano la povertà. La autonomia operativa delle famiglie era, pertanto,
limitata a reati di piccolo cabotaggio quali i furti, truffe, l'emissione di assegni a vuoto. Anche in
questo campo, poteva, verificarsi che i responsabili di detti fatti delittuosi, naturalmente se
individuati, potevano essere chiamati dai capi supremi a "darne conto" ed invitati a non reiterare
tali azioni con l'invito, in caso contrario, ad operare nelle regioni settentrionali, dove potevano
ritagliarsi un loro spazio operativo".
In data 25 agosto 1994, è il collaboratore di giustizia Giuseppe SCOPELLITI ad aggiungere:
“...Dopo la pacificazione pertanto tutti i proventi estorsivi vengono suddivisi in parti uguali
fra i due schieramenti; a ciò si è giunti, come più volte accennato, a seguito di accordi intercorsi
tra gli imertiani da una parte ed i De stefaniani dall' altra garantiti da due carismatici esponenti
della 'ndrangheta, quali ALVARO Domenico per il nostro gruppo (CONDELLO – IMERTI –
SERRAINO n.d.r.) e NIRTA Antonino per quello contrapposto (DE STEFANO – TEGANO –
LIBRI n.d.r.). In relazione alle diverse zone vennero individuati i rappresentanti dei due
schieramenti abilitati a riscuotere insieme le mazzette per poi consegnarle ai vertici delle rispettive
organizzazioni...”.-
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LA SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO CITTADINO RICOSTRUITA DALLA SENTENZA EMESSA A
CONCLUSIONE DEL PROCESSO OLIMPIA.
La Suprema Corte di Cassazione in data 10 aprile 2002 ha definitivamente affermato la
presenza, nei territori facenti parte del capoluogo di provincia reggino, di numerosi gruppi
criminali i cui principali sono riconducibili alle famiglie CONDELLO, TEGANO, DE STEFANO
e LIBRI.
La ripartizione delle singole porzioni di tale ambito territoriale tra le diverse famiglie,
rimasta sostanzialmente quella stabilita all’avvio del conflitto che ha insanguinato il capoluogo
negli anni 1985 – 1991, comportò la divisione dell’area territoriale in 13 comprensori, come
emerso dagli apporti dichiarativi di numerosi collaboratori di giustizia.
Ciascun ambito venne attribuito ad una diversa famiglia che, a sua volta e nella stragrande
maggioranza dei casi, era parte di uno dei due schieramenti mafiosi formatosi durante la seconda
guerra di ‘ndrangheta.
Tali comprensori, con riferimento al centro abitato di Reggio Calabria, evidenziavano
l’avvenuta creazione di tre grandi zone:
− la zona centro, attribuita alle consorterie criminali riconducibili ai DE STEFANO, ai
TEGANO ed ai LIBRI;
− la zona sud, attribuita ai LATELLA-FICARA ed ai LABATE, quest’ultimi“ristretti” nel
quartiere Gebbione;
− la zona nord, in direzione Gallico, assegnata al controllo delle famiglie raggruppate
attorno al cartello mafioso CONDELLO – SARACENO - FONTANA.
In particolare:
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− i DE STEFANO ed i TEGANO confermavano il proprio dominio, in totale e reciproca
autonomia, sull’area includente la zona C.E.P. di Archi, su quella circostante il corso Garibaldi, la
via Marina, la via Aschenez, la piazza Mercato, con limite ovest di piazza Carmine, esclusa dal
detto comprensorio, nonché le zone di via Cardinale Portanova e dell’Eremo di Condera;
− gli esponenti della famiglia ROSMINI, che nel corso della seconda guerra di mafia erano
confluiti nel cartello criminale facente capo a Pasquale CONDELLO, operavano all’interno del
settore comprendente l’area che va da via Pio XI a piazza Carmine, nella zona centro sino alla
Stazione Centrale delle Ferrovie, ivi compresa via Vecchio Macello sino al ponte San Pietro e
nella zona Tremulini, dal ponte San Brunello alla via Amendola;
− ai componenti la famiglia LIBRI era stata attribuita l’area includente la zona di Sbarre
Centrali, sino al ponte Sant’Agata, le località di Vinco, di Cannavò e di Spirito Santo;
− agli affiliati della consorteria LATELLA - FICARA veniva riservata la gestione delle
attività illecite sulle frazioni di Croce Valanidi, di Luppinari sino a San Giuseppe, di Arangea, di
parte della località Ravagnese, di Sant’Elia, di Saracinello, di San Gregorio, di San Leo e di
Occhio di Pellaro;
− alla famiglia LABATE, legata ad importanti consorterie della provincia (IAMONTE,
reggente il locale di Melito Porto Salvo e GARONFALO, collocata al vertice del locale di Campo
Calabro), veniva confermato il “possesso” dell’area inglobata tra il torrente Calopinace ed il
torrente S. Agata, coincidente con il quartiere Gebbione;
− alla famiglia SERRAINO, operante nei quartieri di Modena (in direzione San Sperato,
Cataforio, Mosorroffa) e di Arangea (con limite fornito dalle località Vinco e Pavigliana), veniva
mantenuto lo storico predominio sulle municipalità di Cardeto (RC) e Santo Stefano
d’Aspromonte (RC);
− alla consorteria LO GIUDICE era attribuito un settore cittadino comprendente le aree di
piazza De Nava, di via Veneto, del mercato di piazza del Popolo e del quartiere Santa Caterina,
sino a Vito Inferiore escluso, nonché la zona porto, quest’ultima delimitata da via Roma;
− al gruppo criminale FONTANA-SARACENO erano attribuite porzioni rilevanti delle
frazioni Gallico ed Archi Carmine, ritenute aree di qualificato interesse criminale e sensibili per gli
equiLIBRI criminali;
− ai confini con queste aree erano state estese le competenze degli aderenti alla famiglia
RUGOLINO, gravitante sui quartieri di Catona sino alla località Spontone, nonché sulla metà del
comprensorio di Arghillà;
− il casato ARANITI, il cui capo Santo era da considerare tra i vertici di spicco dello
schieramento condelliano, continuava ad operare nel territorio compreso tra le località di
Sambatello e di Diminuiti, localizzato nell’area nord del Comune di Reggio Calabria.
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GLI ASSETTI CRIMINALI DOPO LA PAX MAFIOSA ED IL RUOLO DEGLI ESPONENTI DI VERTICE
DELLE PRINCIPALI ORGANIZZAZIONI CRIMINALI OPERANTI IN PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA.
Sui nuovi assetti criminali tra le cosche reggine alla fine degli anni ’90 ed agli inizi del 2000
indicazioni preziose vengono offerte dal collaboratore di giustizia Antonino FIUME.
LE DICHIARAZIONI DI ANTONINO FIUME.
La genesi delle collaborazione.
Nella parte motiva della sentenza emessa in data 14 marzo 2005 a conclusione del giudizio
abbreviato relativo al procedimento penale n. 209/99 R.G. notizie di reato/mod.21DDA, celebrato
a carico di Giuseppe DE STEFANO + altri, il Giudice per l’Udienza Preliminare si sofferma sui
profili da cui si trae la credibilità soggettiva del collaborante e l’attendibilità intrinseca ed
estrinseca delle dichiarazioni rese:
“Nessun dubbio si pone con riferimento alla attendibilità intrinseca di quanto riferito dal
FIUME, che si contraddistingue, oltre che per la genuinità, in quanto porta a conoscenza degli
investigatori specifici episodi delittuosi e questioni inerenti ai rapporti interpersonali tra i sodali
con i quali egli è entrato in contatto in occasione della sua partecipazione alla associazione per
delinquere di stampo mafioso oggetto del presente procedimento, anche per costanza, coerenza
logica e densità di particolari del narrato. Inoltre, il FIUME riferisce degli omicidi cui ha
partecipato in prima persona e di cui si autoaccusa, nonché degli episodi di estorsione di cui è a
conoscenza per averne appreso i particolari dagli stessi esponenti della cosca De Stefano che li
hanno commessi, il che accresce la attendibilità della narrazione.
Naturalmente, prescindendo dalle considerazioni generali fin qui svolte, la attendibilità
intrinseca del collaboratore non potrà comunque essere considerata in modo assoluto e globale,
bensì dovrà essere valutata in modo specifico con riferimento ad ogni singola dichiarazione
accusatoria sotto i profili della genuinità, della spontaneità, del disinteresse, della costanza e
della coerenza logica, in ossequio al principio della frazionabilità delle chiamate di correo,
affermato dalla giurisprudenza di legittimità (v. massime giurisprudenziali di seguito riportate).
Sullo specifico punto della genuinità della collaborazione apportata dal FIUME, non può
che evidenziasi come lo stesso fosse organicamente inserito nella cosca riconducibile alla famiglia
mafiosa di Archi, in quanto aveva intrattenuto per sei anni una relazione sentimentale con Giorgia
De Stefano, figlia di Paolo De Stefano, esponente di spicco della omonima cosca e ucciso nel 1985
in piena guerra di mafia a Reggio Calabria, nonché sorella di Carmine e Giuseppe.
A tal proposito giova riportare quanto ricostruito sul punto dagli investigatori:
La presente richiesta trae origine – in primo luogo - dall’attività di indagine compiuta
dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria finalizzata alla cattura dei latitanti
Orazio e Carmine DE STEFANO, rispettivamente zio e nipote, esponenti di spicco della
omonima famiglia mafiosa di Archi, e sfociata nella cattura del secondo.
Nell’ambito di tale attività sono state effettuate accurate indagini i cui risultati, oltre a
consentire la cattura del predetto Carmine DE STEFANO, nonché ad indicare i soggetti che ne
hanno favorito la latitanza, hanno contribuito a delineare il quadro attuale della struttura
organizzativa criminale facente capo alla famiglia De Stefano, con l’individuazione dei soggetti
che hanno fornito la propria disponibilità a commettere episodi delittuosi per conto e
nell’interesse della cosca.
Fondamentale apporto hanno a tale fine fornito le dichiarazioni etero ed auto
accusatorie rese da FIUME Antonino, oggi collaboratore di giustizia destinatario di misure di
protezione, il quale nel febbraio 2002, dopo la cattura di Carmine DE STEFANO, si presentò
spontaneamente presso la Questura di Reggio Calabria avviando immediatamente un rapporto
collaborativo con il P.M., al quale fornì una considerevole mole di informazioni sugli attuali
assetti organizzativi della cosca DE STEFANO e su di una serie di attività criminali riconducibili
ai nuovi personaggi inseriti a pieno titolo nella stessa.
In particolare, mette conto rilevare, anche al fine di evidenziare i caratteri di
spontaneità, completezza espositiva, precisione ed univocità dichiarativa della collaborazione di
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FIUME Antonio, che:
a) FIUME Antonio, da soggetto libero,si presenta alla Polizia di Stato chiedendo di
conferire con il P.M.;
b) da subito rende dichiarazioni circostanziate e complete (cfr. verbale c.d. di intenti),
senza palesare alcuna reticenza;
c) il contesto dichiarativo si lascia apprezzare per la spontaneità dei riferimenti,
supportati – immediatamente – dalla indicazione di una miriade di riscontri;
d) in tale ultima ottica, vanno collocati i rinvenimenti di veri e propri arsenali di armi della
cosca (donde, l’aggravante contestata), nonché la palese preoccupazione che assale gli affiliati,
una volta appresa la notizia che “FIUME era in Questura per vuotare il sacco” (cfr.
intercettazioni telefoniche in atti, illuminanti anche circa l’esistenza di una rete capillare di
complicità di cui gode la cosca).
… omissis …
Preliminarmente può affermarsi come il FIUME nel riferire quanto è a sua conoscenza
sulla esistenza ed operatività della cosca De Stefano cui egli è stato affiliato, offre
immediatamente una solida e concreta opportunità di riscontrare estrinsecamente l’attendibilità
delle sue dichiarazioni sul punto, mediante il ritrovamento (reso possibili appunto grazie alle
indicazioni fornite agli investigatori dal FIUME) di un vero e proprio arsenale riconducibile
inequivocabilmente alla famiglia De Stefano. Sul punto si riporta quanto riferito dal PM a suo
tempo nella richiesta cautelare:
(…) In data 20 Marzo 2002, alle ore 17.30 circa, all’interno di un casolare in disuso e in
completo stato di abbandono, sito in via SS 18 I° tratto in Archi e, precisamente alle spalle
dell’esercizio commerciale EUROGEL di proprietà dei DE STEFANO, sito sulla stessa via al
civico 2/B, su indicazione di FIUME venivano rinvenute:
1.
cm. 85 circa di miccia a lenta combustione con rivestimento in PVC di colore
amaranto;
2.
cm 85 circa di miccia a lenta combustione con rivestimento in juta viplata
assemblata ad un detonatore del nr. 8 con fondello concavo;
3.
Nr. 4 bombe a mano modello M. 75 completi di contenitori balistici di
provenienza slava;
4.
Nr. 2 lattine di gas butano, del tipo da campeggio;
5.
Nr. 1 bomba-tubo di fattura artigianale (cm 8 x 23), caricata con esplosivo da
lancio, di granitura lamellare con foro per l’innesco;
6.
Nr. 1 bomba-tubo di fattura artigianale (cm 9 x 26), caricata con esplosivo da
lancio, di granitura lamellare con foro per l’innesco;
7.
Kg. 7,8 di esplosivo da lancio a granitura lamellare;
8.
Nr. 1 silenziatore per arma lunga di fattura artigianale;
9.
Nr. 1 borsone di colore blu e azzurro, con due manici e cerniera superiore;
10.
Nr. 1 giubbotto antiproiettile marca American Body Armor & Equipment Inc.,
recante data di fabbricazione Feb. 1989, modello EV taglia X Large, di colore grigio con nr. 7
bottoni e 2 taschini sul davanti (tipo gilet) in buono stato di conservazione;
11.
Nr. 1 giubbotto antiproiettile di colore blu, senza etichetta di identificazione,
con 3 tasche anteriori, in buono stato di conservazione;
12.
Nr. 1 giubbotto antiproiettile di colore blu, senza etichetta di identificazione, in
pessimo stato di conservazione.
(…)
Sempre sulla base delle indicazioni di Nino FIUME quest’ufficio rinveniva un vero e
proprio arsenale localizzato presso i capannoni sede dell’attività industriale dello stesso
collaborante ubicati in questa via Nazionale 18 Archi e presso un deposito di materiale di tale
SAPONE Antonio sito in zona Saracinello di questa città.
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In particolare presso il deposito di SAPONE Antonio2 veniva rinvenuto:
nr. 115 cartucce cal. 223; due pacchi da 30 cartucce 22 cal. 7.62 parabellum;
nr.22 cartucce cal. 7.62 parabellum; nr. 22 cartucce cal. 357 magnum con ogiva di piombo; nr. 49
cartucce cal. 357 con ogiva argentata; nr. 6 pacchi da 25 cartucce cal. 9 mm. Luger; nr. 34
cartucce cal. 7.62 parabellum; nr. 3 pacchi da 5 cartucce cal. 12/67; nr. 45 cartucce cal. 7.65; nr.
5 pacchi da 10 cartucce cal. 9x19; nr. 73 cartucce cal. 9x19; nr. 18 cartucce cal. hp45 con punta
conica; nr. 50 cartucce hp 45 con punta ovale; nr. 1 cartuccia cal. 22; nr. 1 cartuccia cal. 6.35;
nr. 20 cartucce cal. 38; nr. 50 cartucce cal. 357 magnum; nr. 10 caricatori da 8 per cartucce cal.
7.65 di cui uno pieno; nr. 22 caricatori per cartucce cal. 9; nr. 1 caricatore per cartucce cal. 12;
nr. 2 due caricatori per arma lunga; il presente munizionamento era custodito all’interno di nr. 2
borse in tela plastificata di cui una di colore verde/rosso con disegno a quadri, e altra di colore
grigio, rispettivamente rinvenute occultate una dietro una fila di bidoni in plastica, all’interno di
un locale in muratura e copertura in lamiera, sito all’interno dell’area adibita a deposito, e una
dentro uno dei bidoni menzionati.
Nr. 1 arma lunga modello fucile SPAS 12 privo di caricatore e con matricola
abrasa ed nr. 1 pistola revolver cal. 45, priva di matricola, rinvenuti all’interno di un bidone in
lamiera pieno di gasolio, posto sotto una tettoia in lamiera sita all’interno del deposito;
Nr. 1 fucile a pompa marca Beretta con matricola abrasa, nr. 1 canna marca
Franchi priva matricola, nr. 1 fucile mitragliatore modello Norinco con matricola punzonata con
sigla 56SS AUTO con calcio pieghevole, nr. 1 fucile mitragliatore mod. Norinco con sigla 56S
517128 impressa su castello e sigla nr. 7128 con impugnatura fissa, nr. 1 caricatore a mezza luna
vuoto; il tutto rinvenuto all’interno di uno scatolo sigillato con nastro adesivo, posto su di un
soppalco in legno retto da fili di ferro posto sotto la tettoia in lamiera sita all’interno del deposito.
Ed ancora presso lo stabilimento di FIUME veniva rinvenuto (oltre a molte munizioni ed
a documentazione varia, n.d.r.):
− Un fucile Kalashnikov anno 1979 - matr. SG 08422, munito di caricatore con nr. 28
cartucce cal.7,62x39;
− Una pistola mitragliatrice mod. Skorpion artigianale, priva di matricola con nr. 2
caricatori;
− Una pistola cal. 7,65 marca Beretta con matricola punzonata, munita di nr.3 caricatori
di cui uno vuoto e gli altri con nr.10 e 12 cartucce;
− Una pistola cal. 357 magnum C.T.G. marca Trooper, MK-3, priva di matricola e di
tamburo;
− Una pistola cal. 7.65, marca Beretta con matricola abrasa, mod.70, con caricatore
munito di nr.7 cartucce, completa di fondina in cuoio;
− Nr. 1 pistola cal 22 LR-Made in USA- Mod.21 A, con matricola abrasa cat. 4088 con
caricatore privo di cartucce e munito di silenziatore;
omissis
− Nr. 1 fucile a pompa cal.12 marca Mosberg con matricola H 807952;
− Nr.1 fucile automatico cal.12 marca Browing completo di canna;
− Nr. 4 caricatori per cartucce cal.9x21 vuoti;
− Nr. 1 pistola cal.9x21 marca Beretta , con matricola punzonata priva di caricatore;
− Nr. 1 pistola cal.9 parabellum con matricola punzonata completa di caricatore senza
cartucce;
omissis
2 SAPONE Antonio nato a Montebello Jonico (RC) il 06.05.1960, residente in Reggio Calabria C/da Luppinari Croce
Valanidi 137
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I RAPPORTI TRA LE COSCHE.
La ricostruzione che si effettua in questa sede si giova del rilevante apporto dichiarativo
fornito da Antonino FIUME, la figura delinquenziale più vicina a Giuseppe DE STEFANO, per
essere stato il fidanzato per lunghi anni della di lui sorella, Giorgia.
Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia – intrinsecamente ed estrinsecamente
attendibili come da ultimo confermato dal Tribunale di Reggio Calabria nella sentenza di
condanna n. 1669/01 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA e n. 740/07 R.G.T., emessa in data 22
dicembre 2008 (e versata in atti) – pongono nella giusta evidenza un aspetto lungamente
controverso nelle analisi del fenomeno mafioso calabrese, fondato, si è sempre sostenuto, su una
strutturazione di tipo orizzontale che ha visto solo timidi tentativi di adottare modelli piramidali in
grado di gerarchizzare una organizzazione diffusa e complessa, spesso incontrollabile.
Prima di analizzare quanto dichiarato da Antonino FIUME occorre sottolineare che le
dichiarazioni rese a questo Ufficio nel corso del 2008 e 2009 sono da considerare pienamente
utilizzabili in questa sede;
invero, aderendo all’orientamento fatto proprio dalla Suprema Corte a Sezioni Unite
secondo il quale “le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia oltre il termine di centottanta
giorni dalla manifestazione della volontà di collaborare sono utilizzabili nella fase delle indagini
preliminari, in particolare ai fini della emissione delle misure cautelari personali e reali, oltre che
nell'udienza preliminare e nel giudizio abbreviato. (Conf. S.U., 25 settembre 2008, dep. 13
gennaio 2009, n. 150, Correnti; S.U., 25 settembre 2008, dep. 13 gennaio 2009, n. 1151, Petito ed
altri; S.U., 25 settembre 2008, dep. 13 gennaio 2009, n. 1152, Petito ed altri, tutte non massimate
sul punto)” (Cass. Pen., sez. U, sentenza n. 1149 del 25 settembre 2008 Cc. (dep. 13/01/2009) Rv.
241882) alcun dubbio può avanzarsi in merito alla piena spendibilità a fini cautelari delle ulteriori
notizie di interesse rassegnate dal collaboratore di giustizia di cui sopra.
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LO SPESSORE DELINQUENZIALE DI GIUSEPPE DE STEFANO.
Va premesso che l’accertamento dell’esistenza della cosca DE STEFANO trova anche una
conferma giudiziale oltre che nella sentenza OLIMPIA anche nei processi VALANIDI, IMERTI +
altri, ALBANESE + altri, sfociati in sentenze ormai passate in cosa giudicata, con le quali sono
stati condannati per associazione di stampo mafioso ed alcuni delitti-fine molti esponenti delle
famiglie mafiose in questione; d’altro canto le risultanze investigative compendiate nel
procedimento in esame testimoniano la assoluta attualità e vitalità della cosca dei De Stefano, che
ha continuato a delinquere con le modalità e gli scopi tipici della associazione di stampo mafioso,
rinnovata e rimpinguata da esponenti di spicco delle nuove generazioni, come è il caso dei fratelli
Carmine e Giuseppe DE STEFANO e del cugino Giovanni.
La sentenza Eremo, prima richiamata, sottolinea ancora che:
“deve opportunamente evidenziarsi come per le posizioni di De Stefano Giuseppe e De
Stefano Carmine convergono una serie di elementi che consentono di affermare la loro
responsabilità penale con riferimento al reato associativo:
anzitutto il giudicato di condanna già formatosi nel c.d. procedimento OLIMPIA 1 per
entrambi gli imputati (Carmine e Giuseppe De Stefano), sicchè si discute di prosecuzione della
appartenenza ad una associazione di stampo mafioso già giudizialmente accertata (cfr. sentenza
19.1.1999 della Corte d’Assise di Reggio Calabria parzialmente modificata in Appello ed ormai
definitiva);
in secondo luogo vengono in rilievo le convergenti dichiarazioni dei due collaboratori ora
esaminate (Fiume e Iannò), che si riscontrano reciprocamente (c.d. riscontro incrociato)
consentono di affermare la responsabilità penale di entrambi gli imputati in questione anche con
riferimento al ruolo di direzione e organizzazione delle attività criminali attribuite loro
espressamente dal pentito Iannò (“per ora le responsabilità se le prende sia Carmine, sia il
fratello Giuseppe”);
estremamente significativa nell’ottica della esistenza della cosca De Stefano a base
essenzialmente familiare sono, inoltre, i dialoghi intercorsi tra gli appartenenti alla famiglia De
Stefano e captati grazie alle attività di intercettazione telefonica e ambientale-veicolare disposta
nell’immediatezza della collaborazione di Fiume Antonino presentatosi spontaneamente presso al
Questura di RC il 27.2.2002, dai quali è agevole trarre la dimostrazione, pienamente rilevante
sotto il profilo probatorio, della importanza della collaborazione di Fiume Antonino, allorché la
famiglia De Stefano, avendo appreso la notizia della collaborazione del Fiume, entrava in
fibrillazione ed esternava un autentico stato di viva preoccupazione e timore per le inevitabili
conseguenze che sarebbero derivate dalle dichiarazioni di Fiume Antonino (ad es. il 3.2.2002 alle
ore 15.10 Errigo Rosa e la figlia Giorgia si dirigevano verso l’abitazione del Fiume, ove l’auto
rimaneva in sosta sino alle ore 16.40, orario in cui le due donne ritornate a bordo della
autovettura commentavano la vicenda e Giorgia esprimeva la sua preoccupazione con la
eloquente espressione: “si mi ‘ndi ‘nguia sparti”, ossia “si perché ci metta nei guai per di più” –
ed ancora sempre Giorgia De Stefano il 19.3.2002 mentre sta raggiungendo lo studio del loro
legale di fiducia, quindi riferendosi alle vicende giudiziarie che hanno colpito la sua famiglia e
nutrendo vive preoccupazioni per i propri fratelli o comunque per le componenti maschili della
sua famiglia, esclama “qua rimane solo Paolo”, riferendosi evidentemente al nipotino Paolo
figlio di De Stefano Paolo); sul punto si rimanda, comunque, ai complessivi esiti delle
intercettazioni che hanno interessato quel periodo integralmente riportati nel paragrafo relativo
alla attendibilità del collaboratore Fiume Antonino;
inoltre, estremamente eloquente appare la conversazione intrattenuta dal fratello Dimitri
(posizione archiviata su richiesta del PM) con tale Canale dalla quale emerge il potere mafioso
esercitato dai suoi familiari ed in particolare dai suoi fratelli, l’egemonia sul territorio esercitata
della famiglia De Stefano dominante in Archi, il potere di intimidazione tipicamente mafioso e la
condizione di assoggettamento che ne deriva. Infatti, il Canale si rivolge proprio ai De Stefano
per ottenere un consenso di tipo negoziale da parte di un soggetto restìo a concedergli la vendita
di un capannone, ritenendo evidentemente di poter contare sul potere di intimidazione mafiosa di
cui si avvale la cosca De Stefano (Alle ore 17.39 del giorno 09 Aprile 2001, a bordo
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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dell’autovettura Lancia Y3, veniva registrata una conversazione tra DE STEFANO Dimitri ed
uomo che veniva chiamato con l’appellativo “dottore”, individuato per CANALE Ursino Felice,
nato a Reggio Calabria il 22.05.1946, titolare della concessionaria Ford sita in via SS.18
Pentimele.
Quest’ultimo nel corso della conversazione chiedeva l’interessamento del DE
STEFANO per un capannone di proprietà di tale LAGANA’ Bernardo, il quale nonostante le
richieste continuava a non cedere, facendo chiaramente intendere che era interessato all’acquisto
o comunque all’affitto del predetto capannone.
Il DE STEFANO Dimitri nell’occasione
rispondeva al CANALE che avrebbe provveduto in merito e che comunque doveva consultarsi
con i propri fratelli, dopodiché gli avrebbe dato risposta…
omissis
Tale premessa rende estremamente evidente il ruolo già riconosciuto a Giuseppe DE
STEFANO, che le successive acquisizioni confermeranno essere il soggetto posto al vertice della
omonima consorteria mafiosa.
Circostanza quella appena rassegnata che trova conferma nelle sentenze di condanna dal
medesimo riportate (l’ipotesi delittuosa di cui all’art. 416bis c.p. a carico del predetto è coperta
dell’autorità di cosa giudicata fino al 14 marzo 2005, data in cui il DE STEFANO è stato
riconosciuto colpevole del predetto delitto a conclusione del rito abbreviato relativo al proc. pen. n.
209/99 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA in cui si innestano anche le dichiarazioni di Antonino
FIUME) oltre che nelle ulteriori dichiarazioni che il collaboratore di giustizia Antonino FIUME ha
reso a questo Ufficio, riassunte nel dettagliato memoriale redatto dal predetto collaboratore in cui
si tratteggia in particolare la figura ed i legami di Giuseppe DE STEFANO ed il ruolo criminale al
medesimo riservato nel panorama ‘ndranghetistico reggino;
scrive, in particolare, Antonino FIUME:
“Io mi sono avvicinato ancor di più ai fratelli Carmine e Giuseppe DE STEFANO dopo la morte
del padre (e cioè nel 1985) e per più di un mese ho dormito a casa loro ma a quei tempi non ero solo io a
frequentare quella casa, c’erano tanti giovani della Reggio – Bene, giovani che poi hanno preso altre
vie, altre strade, chi è andato a vivere all’Estero, chi si è laureato ed ha cambiato città, chi pian piano,
giorno per giorno, si allontanò senza più farsi rivedere se non alla fine della guerra di mafia. Io invece
rimasi lì nonostante mi ritrovai in difficoltà per cercare di mantenere l’amicizia (e buoni rapporti) con
molti giovani su citati che pian piano si allontanarono all’inizio della guerra, tranne qualcuno e anche
se c’era una differenza di età fra me e i fratelli Carmine e Giuseppe DE STEFANO, in altri tempi
frequentavamo le stesse comitive fra le vecchie e le nuove generazioni …OMISSIS…
Detto questo, oggi cercherò di spiegare ancora chi è Giuseppe DE STEFANO e qual è il
suo potere acquisito durante la guerra di ‘ndrangheta, quello mantenuto e moltiplicato durante la
sua detenzione (specie nel carcere di Reggio Calabria) e quali erano i suoi obiettivi e come e con
chi avrebbe voluto realizzarli.
Ho scritto questi appunti con non poche difficoltà ed una certa emozione morale in quanto
sono riapparsi nella mia mente alcuni episodi relativi a raggiri “e non”, che i fratelli Carmine e
Giuseppe DE STEFANO stavano per mettere in atto e che per alcuni casi avevano attuato, trattasi
di brutte storie quanto tristi e orripilanti. Come avevo già spiegato a suo tempo nell’immediatezza
della mia collaborazione, lo stesso pericolo che correvo io “e cioè il fatto che le stavano provando
tutte per farmi sparire”, lo correvano altri …OMISSIS…”
Sul punto giova riportare integralmente quanto dichiarato da FIUME Antonino durante la
fase delle indagini preliminari relative al procedimento penale n. 209/99 R.G. notizie di reato/mod.
21DDA:
interrogatorio di FIUME Antonino del 6.3.2002
….Omissis..
DR. MOLLACE: Giuseppe e Carmine. Giuseppe, Carmine e Giovanni, figlio di Giorgio,
costituiscono un unico gruppo?
FIUME: Si, sono un.. un'unica cosa.
DR. MOLLACE: Un'unica cosa.
FIUME: Si.
DR. MOLLACE: Dimitri da che epoca è cominciato a partecipare alle attività.
3 intercettazione autorizzata con decreto nr. 3006/00 R.G. Atti DDA e n.576/00 RIT DDA
del 31.07.2000.
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FIUME: Di preciso.. porta il nome, però, è sempre stato fuori da certe cose.. ma, nello
stesso tempo è sempre il fratello e.. e l’imbasciata, la cosa la porta….
…Omissis…
Altrettanto interessanti ed assolutamente conformi a quelle del FIUME sul punto (con
particolare riferimento al ruolo di vertice ricoperto da Giuseppe, Carmine e Giovanni DE
STEFANO) devono reputarsi le dichiarazioni rese il 24.1.2003 dal collaboratore di giustizia
IANNO’ Paolo al Pubblico Ministero, che di seguito si riportano nelle parti salienti:
DOTT.MOLLACE:
Senta dei fratelli FIUME lei che cosa sa.
IANNO’: I fratelli FIUME, uno adesso è collaboratore quell’altro gestiva anzi vi posso
dire una cosa che i FIUME, in qualche impresa andavano a prendere mazzette, in qualche
discorso di ditta an…perché hanno anche le scuse per entrare essendo impresari anche loro
facendo discorsi perché lui aveva, facevano i cosi di rulli di cave tutte queste cose. I FIUME
allora, li abbiamo ritenuti loro sono molto legati tutti e due i fratelli alla cosca DE STEFANO,
no ai…
DOTT.MOLLACE:
Ai TEGANO.
IANNO’: …ai TEGANO, di cui noi andavamo in cerca pazzesca quando è successo…
DOTT.MOLLACE:
Erano legati ai DE STEFANO.
IANNO’: DE STEFANO.
DOTT.MOLLACE:
Sono lontani dai TEGANO.
IANNO’: No, no sono, oggi sono TEGANO per fatti suoi e DE STEFANO…
DOTT.MOLLACE:
Appunto dico, voglio dire i FIUME erano con i TEGANO.
IANNO’: Con i TEGANO.
DOTT.MOLLACE:
Con i DE STEFANO.
IANNO’: DE STEFANO, con l’avvocato. Specifichiamo un fatto quando parliamo, il
capo dei capi ecco, per ora le responsabilità se li prende sia Carmine sia il fratello Giuseppe. Poi
ci sono dietro di loro…
DOTT.MOLLACE:
Il cugino chi è Giovanni?
IANNO’: Giovanni il cugino, lui si sono avvicinati i figli di Giorgio naturali cioè
matrimoni giusti, mentre Orazio…
DOTT.MOLLACE: Fuori matrimoni se li è presi Orazio.
Di estrema rilevanza appare quanto scritto dal FIUME, e da lui direttamente appreso per gli stretti
legami di “parentela” con la famiglia DE STEFANO e la condivisione di ampi periodi della propria
esistenza, con riferimento al vuoto di potere lasciato dalla morte di Paolo DE STEFANO e dalla naturale
successione al predetto dei figli maschi:
“… mi soffermo solo sul fatto che dopo la morte di Paolo DE STEFANO non c’è più stato un
capo-società, c’è sempre stata una forma di rispetto per Giovanni TEGANO (riconosciuta da tutte le
famiglie anche dopo la fine della guerra) ma non c’è più stata una vera leadership (soprattutto
perché alcune delle responsabilità sulla morte di Paolo DE STEFANO le conoscono in pochi)
quindi Carmine DE STEFANO si era proposto a capo-società (inteso come coordinatore di tutte le
altre famiglie e cioè CONDELLO, FONTANA-SARACENO e TEGANO) e tutti furono d’accordo
(anche perché Carmine DE STEFANO aveva dimostrato serietà sia nel riscuotere il famoso 5% di
tangente, sia nella distribuzione alle varie famiglie e sia durante gli incontri tra nemici poi amici,
per le trattative della pace, ma fece un passo indietro (malvolentieri) perché nonostante Pasquale
CONDELLO non voleva che Giovanni FONTANA percepisse la quota del 5% sulle tangenti, in
difesa di Giovanni FONTANA si pronunciò Giovanni TEGANO dicendo: quello che è successo, è
successo, i soldi (riferito al 5% di tangente) o vanno a tutti o a nessuno. Nello specifico ricordo un
discorso fatto nel 1983 da Paolo DE STEFANO quando passò il suo scettro nelle mani di Pasquale
CONDELLO che però per ragioni importanti avrebbe dovuto consultarsi con Giovanni TEGANO e
con Giovanni FONTANA, quindi si riallacciava a vecchie raccomandazioni come se Paolo DE
STEFANO non fosse mai morto e come se le sue parole o voleri dovevano essere esauditi, specie
con la pace raggiunta. Fu così che Giovanni FONTANA percepì la sua quota e (come dicevo
prima) Carmine DE STEFANO (malvolentieri) fece un passo indietro nel proporsi come caposocietà e successivamente siccome si venne a creare una specie di incompatibilità con la carica
del fratello Giuseppe (cioè il Crimine), Carmine DE STEFANO non sfiorò più minimamente il
discorso di proporsi come capo-società (come da vecchie usanze), ma affiancò in tutto e per tutte
le idee (e gli intenti) di suo fratello Giuseppe che paradossalmente all’interno delle carceri
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Reggine ebbe uno dei più alti consensi affinché avesse il Crimine proprio da Giovanni FONTANA,
che confermò a Giuseppe DE STEFANO le responsabilità che ebbe nel decidere la morte di suo
padre. Uscito di prigione, Giuseppe DE STEFANO si incontrò con suo zio Orazio DE STEFANO,
quindi ebbe l’ennesimo litigio tant’è che gli voltò le spalle e ritornato a casa sua raccontò a me e
a suo fratello Dimitri l’accaduto, disse: mi sono incontrato con Pietro, Pietro era il soprannome di
Orazio DE STEFANO, ho litigato, non vuole, quindi responsabilità a lui e potere a me. Inoltre
Giuseppe DE STEFANO raccontò il colloquio avuto in carcere con Giovanni FONTANA, questi
confermò le sue responsabilità per la morte di Paolo DE STEFANO, dicendo inoltre che non aveva
avuto nessuna risposta per eventuali incontri di chiarimenti con i TEGANO … OMISSIS …”
Passando alla individuazione degli assetti criminali interni alla città di Reggio Calabria, il
collaboratore rassegna dati di estremo interesse non solo perchè in grado di disegnare scenari in
parte inediti, per la vicinanza dei soggetti di vertice di consorterie criminali solo apparentemente
contrapposte, ma anche per la creazione di punti di raccordo tra cosche, finalizzati a gestire
specifici affari o settori criminali di interesse;
evidenzia il FIUME che nel periodo immediatamente antecedente alla sua decisione di
collaborare con la giustizia in città:
“Giuseppe DE STEFANO era diventato il numero uno, forte dell’appoggio di Pasquale
LIBRI (che aveva preso il posto del fratello e cioè Mico LIBRI) e dei suoi accoliti con in testa
suo genero CHIRICO (si tratta di CHIRICO Filippo condannato a conclusione del rito abbreviato
relativo al proc. pen. n. 75/05 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA – Operazione Testamento – per
essere promotore ed organizzato della cosca LIBRI – n.d.r.) oltre a tutte le altre consorterie che
ormai riconoscevano (e avallavano) la leadership di Giuseppe DE STEFANO, coordinata da
Pasquale CONDELLO che a sua volta aveva affiancato a Giuseppe DE STEFANO un suo
cugino e cioè Domenico CONDELLO (figlio di Luciano CONDELLO e di Maria ROMEO). Fra
le famiglie coordinate da Pasquale CONDELLO nella zona di Reggio c’erano i SERRAINO,
rappresentati da Nino NICOLO’ e i ROSMINI con a capo il più anziano Diego ed altri. Chi però
era ormai diventato il più fidato per Giuseppe DE STEFANO era Mario AUDINO che nonostante
avesse forti tensioni all’interno del suo gruppo (riconducibili a gelosie per richieste di Fiori,
specie da parte di Mico LO GIUDICE detto il Bue e tra Giovanni CHILA’ (ritenuto il più valido di
tutti in senso d’azione), manteneva la sua leadership e condivideva le “ideologie” di Giuseppe DE
STEFANO … OMISSIS…”
Non va trascurato, peraltro, al fine di giungere alla compiuta ricostruzione delle alleanze
in essere, in quegli anni ma anche successivamente, tra le principali consorterie di ‘ndrangheta
operanti nella città di Reggio Calabria, il peso da riconoscere ai rapporti tra i fratelli Carmine e
Giuseppe DE STEFANO e lo zio Orazio, ulteriore soggetto di vertice della omonima cosca;
anche in relazione a tale rilevante aspetto quanto scritto da FIUME Antonino assume
particolare significatività:
“Dopo la fine della guerra di ‘ndrangheta, Orazio DE STEFANO stava convincendo a suo
cognato, cioè Giorgio BENESTARE detto Franco, che fare un po’ di pulizia (soprattutto fra alcuni
giovani killer che si erano prestati durante la guerra), avrebbe agevolato l’intera organizzazione
incamerando incolumità e salvaguardandola dal fenomeno del pentitismo. Ora io non so cosa
avvenne dopo, anche perché per un certo periodo di tempo, i rapporti tra Orazio DE STEFANO ed
i nipoti Carmine e Giuseppe si erano incrinati, se non il fatto che Antonella BENESTARE (moglie
di Orazio) un giorno mi disse: Nino, i miei nipoti sono diventati pazzi (si riferiva a Carmine e
Giuseppe) vogliono fare guerra ai miei zii. Io (come sempre) ho calmato ad Antonella e gli ho
risposto: no, sono solo momenti di rabbia, non è così, ne ho parlato con tuo marito. Questa storia
mi fa pensare che sicuramente Orazio DE STEFANO avrebbe appoggiato, con la scusa di far
pulizia, i suoi nipoti Carmine e Giuseppe DE STEFANO in quello che erano i loro intenti e cioè di
attaccare i TEGANO ma non so se si riappacificò con il nipote Giuseppe DE STEFANO dopo
l’ultimo incontro (di mia conoscenza) che ne era scaturito in lite, tant’è che Giuseppe DE
STEFANO ritornando a casa, raccontò a me e a Dimitri dell’accaduto (la frase: responsabilità a te
e potere a me). Finisco veramente: nonostante queste diatribe tra Orazio DE STEFANO e i nipoti
Carmine e Giuseppe DE STEFANO, Carmine e ancor più Giuseppe, avrebbe potuto perseguire nei
suoi intenti con o senza l’appoggio di suo zio Orazio avvalendosi del suo carisma e di tutte le
persone citate in questi appunti … OMISSIS…”.
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Quello che emerge, invero, è un quadro instabile in cui si fronteggiano i figli di Paolo DE
STEFANO, ed i soggetti a loro collegati, e la famiglia di Orazio DE STEFANO, legata da rapporti
di parentela alla cosca storicamente alleata dei TEGANO;
le tensioni che FIUME vive in prima persona non sono, per quello che si dirà in seguito, il
frutto di percezioni non riscontrate del collaboratore, ma fotografano una realtà effettivamente
instabile legata alle figure emergenti di Giorgio BENESTARE e Paolo SCHIMIZZI, scomparso in
circostanze misteriose in data 21 settembre 2008;
nel corso dell’interrogatorio del 30 gennaio 2009 Antonino FIUME chiarisce ancor
meglio i passaggi appena riportati e le tensioni interne alla famiglia DE STEFANO:
“F:- … ANTONIETTA, mi disse “NINO i miei nipoti sono diventati pazzi – si riferiva a
CARMINE e GIUSEPPE – vogliono fare guerra ai miei zii”; io come sempre gli ho detto “No,
calmati ANTONELLA, sono solo momenti di rabbia, ma poi passa tutto”…
PM:- I miei zii significa i TEGANO?
F:- Esatto. Questa storia mi fa pensare che sicuramente ORAZIO DE STEFANO avrebbe
appoggiato, con la scusa di fare pulizia i suoi nipoti – CARMINE e GIUSEPPE DE STEFANO –
in quello che era l’intento… e cioè di attaccare i TEGANO. Ma non so se si riappacificò, non so
perché poi (nc) quello che successe non lo so, con il nipote GIUSEPPE DE STEFANO, dopo
l’ultimo incontro avvenuto quando lui disse “responsabilità e potere a me”. Finisco veramente…
Nonostante queste diatribe tra ORAZIO DE STEFANO ed i nipoti CARMINE e GIUSEPPE DE
STEFANO, e ancora di più GIUSEPPE, aveva potuto proseguire nei suoi intenti con o senza
l’appoggio di suo zio, avvalendosi del suo carisma e di tutte le persone citate in questi appunti. Se
c’era suo zio o non c’era suo zio, GIUSEPPE DE STEFANO, con tutta gli amici che si fece in giro
e con il suo modo di fare ed il suo carisma…
Nessun dubbio può sussistere sullo spessore criminale di Giuseppe De Stefano e sul suo
“peso” anche ben al di là della sua famiglia e della sua cosca.
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IL SIGNIFICATO DELLA CARICA DI “CRIMINE” RICONOSCIUTA A
FORZA AGGREGANTE DEL MEDESIMO.
GIUSEPPE DE STEFANO E LA
La ricostruzione sin qui effettuata consente di ottenere la conferma del ruolo di vertice
operativo (“crimine”) riconosciuto a Giuseppe DE STEFANO da tutti gli esponenti di spicco della
criminalità organizzata radicata ed operante in Reggio Calabria e dintorni.
Che lo stesso esercitasse la sua forza aggregante non più limitatamente al suo fronte
criminale lo si comprende appieno soffermandosi sui passaggi che portano al riconoscimento al
DE STEFANO della carica di “crimine” nel corso dei periodo di detenzione dal medesimo ante
collaborazione subito dal 25 marzo 2000 al 18 gennaio 2001 (il DE STEFANO è stato poi
detenuto anche dal 25 novembre 2002 al 27 marzo 2003);
nella trascrizione dell’interrogatorio reso da Antonino FIUME in data 20 novembre 2008 si
legge:
“FIUME: Come lui, tante altre persone, lo stesso per esempio… quando Giuseppe prenderà
nel carcere a Reggio questa famosa carica del Crimine di cui parla…
P.M.:
Giuseppe DE STEFANO?
FIUME:
DE STEFANO. …da Reggio a Pellaro…
P.M.:
Sì.
FIUME: …si avvicina a tutte le persone per chiedere il parere e tutti gli dicono sì.
P.M.:
E che carica è questa, diciamo, prima di proseguire…
FIUME: Il Crimine è colui che non gestisce tanto il discorso del, di dare un mandato, un
Fiore a una persona o un’altra, il Crimine è quello che gestisce i soldi e le azioni criminose, dando
conto a tutti gli altri Capi Locali e lui diciamo…
P.M.:
Era un termine questo riconosciuto da tutte?
FIUME: ‘Ndranghetistico, sì.
P.M.:
Era riconosciuto da tutte le cosche…
FIUME:
Sì.
P.M.:
…questo grado di Crimine?
FIUME:
Sì, sì.
P.M.:
E in che cosa diciamo consisteva esattamente perché ci sono dei termini che a volte
non sono collimanti.
FIUME: Il Crimine che lui ha avuto, che dava…
P.M.:
E da chi l’aveva avuto?
FIUME: Quello le stavo dicendo, che tra le persone che gli hanno dato il Crimine Sante
ARANITI gli aveva detto: noi siamo stati costretti ad entrare nella seconda guerra, però noi siamo
rimasti in cuore sempre come a tuo padre, siamo più amici di prima! Ecco perché Giuseppe DE
STEFANO mi dirà: gli ARANITI è un altro gruppo che passerà con noi. Perché c’era stato persone che
(inc.) rimaste con noi, nella seconda erano stati con loro e che dopo la pace, dopo questo Crimine, sono
passati di nuovo con Giuseppe.
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P.M.:
Che poteri gli dava questo Crimine a Giuseppe?
FIUME: Quello di gestire il Crimine, nel senso estorsivo e di omicidi da un tratto che andava
da Pellaro a Villa San Giovanni.
P.M.:
E di gestirlo in maniera esclusiva?
FIUME: No, no, per conto delle altre cosche perché la pace era stata fatta sempre con questo,
con questo sistema di dividere tutto al 50% con tutte le altre famiglie che erano state in lotta.
P.M.:
Quindi due gli schieramenti?
FIUME:
Sì, diversi schieramenti.
P.M.:
Quindi lui sostanzialmente doveva gestire questo tipo di vicende per quanto
riguardava il suo schieramento o tutti quanti?
FIUME: Lui a capo di tutti per potere dirigere, come per certi aspetti dopo la guerra c’è stata
la pax, per quanto riguarda le estorsioni era Carmine che guidava… curava determinate cose e
Stefano GIURACI (SURACI,ndr) per quanto riguarda i LIBRI e questi soldi che si prendevano delle
estorsioni arrivavano a tutti. Poi c’era da ridiscutere questi confini…
P.M.:
Per quanto riguardava però, scusami, il 50% di competenza…
FIUME:
Sì.
P.M.:
soggetti!
…di questo schieramento, perché il 50% dell’altro schieramento era gestito da altri
FIUME: No, si prendeva sempre il tutto, poi il 50 si mandava alla parte che era avversaria o
viceversa, Pasquale CONDELLO mandare i soldi a loro o loro a loro…
P.M.:
Perfetto.
FIUME: …si era sempre stato… era successo così.
P.M.:
Perfetto.
FIUME: Però era successo che determinate zone non veniva rispettato diciamo la zona limite
del Locale, c’era da rivedere questi Locali perché molte persone gli chiedevano i soldi…
P.M.:
FIUME:
arrivati.
Si sconfinava diciamo, si violavano questi patti.
No, più che sconfinavano, si tenevano i soldi e dicevano che in soldi non sono
P.M.:
E non li versavano.
FIUME:
Sì.
P.M.:
Quindi trattenevano tutto per sé.
FIUME: Li trattenevano per sé o qualcuno veniva escluso, ad esempio gli ultimi tempi che
Giuseppe andava a firmare a Reggio, che aveva la firma quando era a soggiorno a Messina, io gli avevo
detto: Giuseppe, è da un paio di giorni che incontro a Santo NUCITA e mi ha tolto il saluto e lui era
fermo nella Pasticceria SARNE’ e mi ha detto: fermati un attimo. E l’ha chiamato e gli ha detto: che c’è,
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c’è qualcosa? E lui gli aveva spiegato che era stato estromesso da determinate cose, che lui aveva avuto
un fratello morto, che non gli davano conto e c’erano già questi, questi fatti lì…
P.M.:
Ho capito, ho capito, che non venivano rispettati fino in fondo i patti.
FIUME:
Sì.
P.M.:
Quando avviene questo fatto del Crimine, quando gli viene dato?
FIUME: Lui mentre è in carcere a Reggio… ora gli dico subito il periodo… il periodo,
qualche 7 - 8 mesi, un anno prima di uscire (18 gennaio 2001, n.d.r.), nel periodo della strategia delle
bombe già lui aveva il Crimine, era in carcere lui, perché era Carmine che determinate cose le seguiva,
però era… Carmine ha sempre sofferto un po’ il complesso del fratello che nonostante aveva qualche
anno meno di lui era più valido per determinate cose e infatti rinfacciava sempre: perché gliel’hanno
dato a lui e non me l’hanno dato a me? E io gli ho detto: lui è andato a sparare in tutta Italia, lo
conoscono tutti e l’hanno dato a lui.
P.M.:
Dice, la carriera criminale…
FIUME:
Sì.
P.M.:
…dice, è diversa fra voi due e quindi hanno preferito darlo a lui.
FIUME: Sì. Questo fatto che loro… perché lui si voleva portare a capo di (inc.) aveva ad
Archi e dopo la morte di suo padre non c’era…
P.M.:
Senti ma questo grado, questo grado di Crimine, poteva essere dato soltanto da chi
era investito di un certo ruolo?
FIUME: Il grado, dottore, io la volta scorsa al processo ultimo che è stato in videoconferenza,
il dottor GALLETTA ha toccato un tasto nel senso di dire: ma come avviene l’affiliazione al clan e io…
P.M.:
Se c’è una, diciamo una affiliazione rituale oppure se avviene per fatti concludenti.
FIUME:
C’è e si vede, per i cretini fra virgolette, c’è e non si vede per le persone intelligenti.
P.M.:
Sì, benissimo.
FIUME: Cosa voglio dire? Una persona con una sua strategia non è detto che debba portare a
conoscenza delle altre famiglie, di chi sono le persone più vicine a loro. Però questo non lo può fare uno
qualsiasi, lo può fare quello contiguo, di sangue, che è figlio di un boss e per eredità riceve lo scettro,
però ci sono figli di boss che non sono… non valgono a niente e son rimasti là, quelli che si son
dimostrati all’altezza…
P.M.:
Validi.
FIUME: …e hanno commesso dei crimini, di conseguenza hanno avuto questo (inc.)
P.M.:
Benissimo.
FIUME: …il passaggio è tutto questo.
P.M.:
Quindi diciamo il fatto dell’investitura rituale è un fatto diciamo che non è
rispondente, voglio dire, alla realtà.
FIUME: Dottore, ci si scherza su certe cose, però esistono. Quando Giuseppe DE STEFANO
ha ferito Totò POLIMENI il Biondo e io ho pagato per questo tentato omicidio perché poi lui è stato
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assolto per il Bis (inc.) quando abbiamo ragionato l’azione, quando si va a fare proprio un omicidio si
parla prima e si dice: siamo Tizio, Caio e Sempronio e rimanga qua, chi parla di questo fatto, muore. Se
la cosa va a buon fine, dopo che va a buon fine ci si stringe la mano, ci si bacia e si può dare un grado in
più o meno in base a quella che è stata l’azione eclatante o meno, siccome in questo caso (inc.)
POLIMENI (inc.) non ha voluto sparare perché ha portato il fucile e l’ha lasciato là carico e ha detto: io
vengo… però questo è uscito dal carcere, ha salutato a tutti, è amico di tutti, perché lo devo uccidere?
Per fargli capire, vengo con te ma non sparo. Dopodiché questa storia io, siccome Giuseppe DE
STEFANO in quel periodo (inc.) si era sfiorato questo argomento e ci siamo trovati in una montagna a
forma di cavallo che si ragionava con una persona…perché dire parole con la erre è una cosa, dire
palore con la elle è un’altra, con persone di vecchio stampo gli dicevo: spero di aver detto bene le mie
palore, cu’ siti, a cu’ appartiniti, dunni viniti? E io in un momento mi sono lasciato andare: appartengo
alla famiglia DE STEFANO, sono qua, (inc.) per qualsiasi cosa mi rivolgo un sacciu, Mastru ‘i iurnata
che era Antonio PAPALIA e altro e Carmine ha cominciato, baci a destra e baci a sinistra dice, ora ti
incuddasti puru cu’ chisti… e succedevano queste cose qua che uno anche per parlare si trovava in
situazioni che… non potere più tornare indietro. Un esempio, se uno…
P.M.:
Quindi voglio dire, sta ritualità, no…
FIUME: Esisteva.
P.M.:
…esisteva.
FIUME: Sì.
OMISSIS
P.M.:
Che cosa ha significato voglio dire, nella, nell’evoluzione che ha avuto la cosca,
il fatto che gli sia stata assegnata questa carica?
FIUME: La carica del Crimine per quello che sono i miei ricordi, è dovuta al fatto di
incamerare più soldi possibili e di controllare le strategie della cosca riguardo estorsioni e omicidi ma
non di persone che fanno parte della stessa cosca che gli hanno dato il Crimine. In pratica deve
controllare il tutto riguardo estorsioni e uccisione ma no di persone che fanno parte della stessa cosca
che gli ha dato il Crimine, non so se mi sono spiegato, il controllo che aveva lui di questa…
P.M.:
In pratica in cosa si traduceva questo…
FIUME: Un controllo capillare di lavori, subappalti, appalti, estorsioni, tutto quello che poteva
portare soldi per pagare, nel caso che lamentava Giuseppe, (inc.) digli: lascia stare queste cose, lascia
stare queste cose, supportato come ho sempre detto OMISSIS che era contrario, e ha detto: la devono
smettere, la devono smettere, sono i figli di Paolo DE STEFANO e quando la gente dirà: sì, sono i suoi
figli ma lavorano e non creano problemi, non si finirà mai di sentir parlare di queste… Io devo dire che
OMISSIS mi ha dato sempre buoni consigli sotto questo aspetto e io, forte anche di quello che diceva lui,
ho cercato di tirarli fuori ma alla fine… Anzi, nel tirarli fuori, visto che si parlava tanto sempre del
famoso ponte sullo Stretto e che Carmine avrebbe voluto investire, comprare i camion con la ditta
MANTELLA di Catanzaro e noi, ho detto: io costruisco impianti, posso fare qualcosa, com’era successo
con la GAMBOGI con tuo padre, aveva i camion, lavorate pure voi e c’è, no, c’era la gelosia perché lui
aveva saputo che Pasquale CONDELLO e Pasquale TEGANO si stavano per comprare dei terreni e
delle cose per fare gli impianti e lì erano nate gelosie, che quell’altro doveva stare sotto di lui…
insomma avevo cercato ci convincerlo e c’ero quasi riuscito, che m’ha detto: vai da Pasquale LIBRI e
digli che io e Giuseppe non vogliamo sapere niente dei lavori.
P.M.:
Che periodo siamo?
FIUME: Ve lo dico subito, siamo nel periodo ’98, ’99, comunque Pasquale LIBRI era libero,
era a casa (inc.) ’98 credo, qualcosa del genere. In tutti i modi vado, Giuseppe che è ancora in carcere
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che viene a sapere questo fatto: no, perché se ci tiriamo fuori ci ammazzano e allora io non c’ero
riuscito più in questo intento e lui ha continuato poi…
P.M.:
Questa carica che avevano affidato a Giuseppe…
FIUME: Sì.
P.M.:
…in carcere…
FIUME: Sì.
P.M.:
…questa è confermata questa circostanza, no, in carcere è avvenuta l’investitura?
FIUME: Sì, in carcere.
P.M.:
Da chi poteva essere attribuita?
FIUME: Quello che m’ha detto Giuseppe gliel’ha… le persone che erano confluite…
P.M.:
Sì, avveniva l’investitura?
FIUME: Lui ha chiamato tutti uno per uno e in quel periodo c’era arrestato suo cugino…
P.M.:
Lui era detenuto a Reggio?
FIUME: Sì e c’era suo cugino Paolo MARTINO e gli aveva chiesto se per cortesia gli faceva
da spalla per sentire quello che si stava per dire a queste persone che gli doveva parlare. Il fatto che
poi lui lo criticava perché Paolo MARTINO si allontanava, perché lui aveva cercato di dire: ma lascia
stare, tuo padre è morto, tuo padre è morto… però lui ha parlato uno con i NIRTA, non mi ricordo
qual era, con Sebastiano ‘u Stacco, cu’ ROMEO, con Sante ARANITI, con Pasquale LIBRI, un altro
dei ROSMINI che non ricordo e non so con chi altro che faceva le veci di Pasquale CONDELLO che
era lì, che gli portava il tramite e tutti avevano votato sì per avere questa carica del Crimine.
P.M.:
Ma erano tutte persone che già a loro volta erano investite di questa carica?
FIUME: Erano persone che erano capi diciamo di Locali, che potevano farlo, che potevano
dargli questa carica. Qualcuno…
P.M.:
Quindi era una carica riconosciuta diciamo a livello provinciale…
FIUME: Sì.
P.M.:
…tanto sulla Jonica che sulla Tirrenica?
FIUME: Sì. Non a caso la prima…
P.M.:
Chi aveva, oltre chiaramente a Giuseppe DE STEFANO, questa carica su Reggio
Calabria e dintorni?
FIUME: Di quelli che sono i miei ricordi su Reggio, quello che era la persona, che mi aveva
detto Giuseppe la parola valeva più di tutti nel tempo era Mico LIBRI, Mico LIBRI era quello che la sua
parola…
P.M.:
Ma in altri tempi che intendi?
FIUME: Già prima della… prima che scoppiasse la seconda guerra di mafia.
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P.M.:
Quindi nella fase fra la prima e la seconda?
FIUME: Sì.
P.M.:
E’ la fase di ascesa di Paolo DE STEFANO no?
FIUME: Sì, su Reggio (inc.) Reggio.
P.M.:
E che carica aveva Mico LIBRI?
FIUME: Lui controllava tutto e per tutto i fatti, non a caso dopo le riunioni della pax mafiosa,
quando lui ha dettato le regole, a dire: non deve succedere nessun omicidio per quel che sono in alto,
uno di noi, uno di loro, se uno vuole passare da una cosca a un’altra lo può fare col consenso degli
altri… lamentava il fatto che ancora supra i lavuri, cioè le estorsioni, l’accordo lo troviamo, prima
dobbiamo (inc.) anche perché dice, io ancora devo avere i soldi della rapina alla Banca Nazionale del
Lavoro e non mi ricordo che altri (inc.)
P.M.:
Vabbè ma questo ci stiamo riferendo al ’91, no?
FIUME: Sì.
P.M.:
Nella fase successiva poi avviene questo discorso di Peppe DE STEFANO?
FIUME: Sì.
P.M.:
collaborare.
Quindi ulteriori soggetti… rimaniamo legati alla fase in cui tu hai deciso di
FIUME: I soggetti vi ripeto, Giuseppe non aveva (inc.) grosso modo chi erano le persone più
che non si erano avvicinate a lui e che per certi aspetti per le Forze dell’Ordine erano catalogate come
persone dell’altro schieramento, come per esempio Sante ARANITI diceva: io se non sarò con te sono
con te, anche se nella guerra ho appoggiato Pasquale per cose interne, cose che avevano loro, però sono
sempre rimasto in cuore con tuo zio Giorgio, quello che è morto in Aspromonte. Tra i giovani c’erano
giovani vicini ai TEGANO, Luciano VOTANO, che già avevo detto a Giuseppe: Giuseppe io… tu hai
questa carica, se hai bisogno, sono con te… era uno di loro che era già passato con lui; ce n’era un altro
che era DI LAURENTI, che è passato vicino ai LABATE che (inc.) detto: io (inc.) a te, non a caso anche
lì ho avuto… sono intervenuto a un’estorsione a un grande lavoratore che stimavo, un amico di famiglia
delle Officine del Corso, che aveva un lavoro a Torre Lupo e gli avevano danneggiato tutti i mezzi e
questo se li portò da LOMBARDO, dice: no, non devi parlare con lui, devi parlare con LAURENTI e
devi mandare un’ambasciata a Peppe DE STEFANO per dire cioè non cercate queste cose che vi trovate
in imbarazzo, ma questa (inc.) non era dato conto.
P.M.:
Pasquale CONDELLO che carica aveva?
FIUME: Pasquale CONDELLO a detta di Giuseppe quando è nato il discorso della Darsena,
che volevano costruire la Darsena e io gli ho detto: ma (inc.) posto di lavoro, ho detto: Pasquale che ne
pensa? E lui mi ha risposto: Pasquale dice quello che dico io, fermo restando…
P.M.:
Questo quando è avvenuto?
FIUME: Nel 2000, questo quando lui era a soggiorno a Messina, nel 2001.
OMISSIS
P.M.:
E Domenico CONDELLO, Gingomma che ruolo aveva?
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FIUME: Lui aveva avuto a Reggio questo avvicinamento con Giuseppe in carcere e Giuseppe
mi ha detto che lui, anche per le azioni di fuoco, se lo doveva chiamare, era a disposizione. La cosa che
ne ho la certezza che lui valeva, la sua parola, quasi quanto quella di Giuseppe per le estorsioni, ma non
per gli omicidi…
P.M.:
Ma lui chi?
FIUME: Domenico…
P.M.:
Sì, specifichiamo sempre quale Domenico.
FIUME: Domenico CONDELLO, figlio di Luciano. C’è il lavoro della tubatura del Comune
della fogna che va da Gallico e attraversa Archi e arriva a Reggio. Questi lavori, la trivellazione, ce
l’aveva uno vicino ai LIBRI, la cosca, e un ragazzo, un certo SAPONE di Trunca, da quelle parti, che
era cugino di questo SAPONE che ci teneva le armi. Totò che era un povero lavoratore, mi disse: senti,
Nino, come devo fare, mio cugino quanto ti… Totò, queste cose lo sai che io se ti posso dare una mano
d’aiuto… e allora sono andato da Giovanni, ho detto: Gianni, questo (inc.) ha fatto la facciata dal
NATURA BLU, gli ha dato 5 milioni a uno e non si sa nemmeno se sono arrivati, lasciateci fare questo
lavoro. No dice, deve pagare la percentuale per forza. E allora quello gli ha detto che sono 100 milioni
la trivellazione. Domenico CONDELLO Gingomma dice: no, nni pigghia pi’ fissa, un sunnu 100, sunnu
200, poi è venuto a parlare con me! Allora lui si è ritrovato in imbarazzo a dire…siamo tutti la stessa
cosa, che parli a fare con lui se già hai parlato con me? Ecco che Giovanni DE STEFANO si è
arrabbiato a dire: siamo tutti la stessa cosa, le persone devono capire che siamo tutti la stesa cosa
perché cercavano…
P.M.:
Questo sempre…
FIUME: Mi è successo così a Platì, mi è successo così per Nino FRASCATI, mi è successo con
tante altre persone…
P.M.:
Collochiamo l’episodio diciamo nel tempo.
FIUME: Nel tempo, nel periodo che si sta facendo questa trivellazione del…
P.M.:
Eh, ho capito, diciamo per collocarlo adesso nel tempo.
FIUME: Ora ve lo dico quand’è, nel, nel… 2000, 2001, 2000 – 2001.
P.M.:
E chi è che diceva siamo tutti la stessa cosa?
FIUME: Mimmo CONDELLO che ha detto così, pure Giovanni, insieme, perché mi hanno
chiamato che io avevo cercato di fargli risparmiare a questo poveretto e loro mi hanno rimproverato, mi
hanno detto: guarda, è inutile che…
P.M.:
Senti…
FIUME: …vengono a raccomandarsi…
P.M.1:
Cioè doveva pagare (inc.)
P.M.:
Doveva pagare comunque.
FIUME: Sì, perché lui aveva detto che erano 100 milioni, in realtà la trivellazione era 200
milioni…
P.M.1:
E quindi doveva pagare su 200?
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FIUME: 10 milioni gli doveva dare.
P.M.1:
E sconti non ce n’erano per nessuno.
FIUME: No, perché ho detto, questo ci tiene pure le armi, poveretto… Sa che ha fatto quel
poveretto lì, perché dico poi… perché stava facendo un lavoro vicino la Questura a Santa Caterina, sono
arrivati due con la moto e gli hanno bloccato i lavori, è scappato da me, gli ho detto: che stai facendo?
Dice: 18 milioni Salvatore me li ha dati lui e allora siccome ecco dottore, all’epoca, Giuseppe non aveva
avuto il Crimine e il mandamento suo arrivava fino alla casa cantoniera rossa a Pettimele, da lì in poi
andava con Cosimo MUSCHERA e tutti gli altri che sono attaccati lì e allora io sono entrato in un
discorso che non dovevo andare a dirgli di non pagare la mazzetta, vedi come sono strani, perché dice,
sei andato a favorire uno che non (inc.) che deve pagare, hai capito? Poi è andato Giuseppe che aveva il
Crimine per tutto e valeva, ma all’epoca io non lo potevo fare, perché dice: da qua a qua tu non puoi
tenere conto! Come è successo con quello che ha avuto il coraggio forse di denunciarlo, mi sa che lì c’è
stato pure un arresto, quello della Wolksvagen (inc.) aveva fatto le costruzioni a Pettimele e
nell’estorsione avevano fatto le foto che andava Mico CONDELLO e altri e questo qui, per chiedere la
tangente (inc.)
P.M.1:
Mico CONDELLO quale è, sempre quello detto Gingomma se non sbaglio?
FIUME: Gingomma. Io non sapevo che lo chiamano Gingomma, io u chiamo u figghio ‘i
Maria.
P.M.:
Vabbè non il pazzo…
P.M.1:
Comunque figlio di…
P.M.:
…il figlio di Luciano.
FIUME: Io u canusciu u figghiu di Maria, sì, quello che suo fratello stava per sposarsi con la
figlia di Ugo MARINO delle FEDERFECIMA, un’altra imparentata così…
Avv.to:
(inc.)
P.M.:
Demetrio, Demetrio.
FIUME: …Demetrio, sì e il piccolo Paolino mi ricordo, sua sorella…
P.M.:
Quindi mi sembra di capire che Gingomma, quindi Domenico CONDELLO…
FIUME: Sì.
P.M.:
…già all’epoca gestiva la parte estorsioni…
FIUME: Sì.
P.M.:
…per la cosca CONDELLO?
FIUME: Va d’accordo con Giovanni DE STEFANO (figlio di Giorgio DE STEFANO
assassinato in località Acqua del Gallo – n.d.r.), sì.
P.M.:
D’accordo con Giovanni DE STEFANO.
FIUME: Che faceva le veci del cugino Giuseppe.
P.M.:
E questo, questo accordo diciamo valeva sulla città?
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FIUME: Sì.
P.M.:
Fino a dove? Cioè tutta la città?
FIUME: (inc.) Reggio valeva su tutto.
P.M.:
Ah, tutto.
FIUME: Sì.
P.M.:
Quindi Pellaro – Villa San Giovanni?
FIUME: In quel caso che gli dicevo io, che Giuseppe ha avuto il Crimine…
OMISSIS
P.M.:
Scusami, chiariamo un passaggio…
FIUME: Sì.
P.M.:
…tu dici, dopo il Crimine…
FIUME: Sì.
P.M.:
…parli di mandamento, adesso specifichiamo che cos’è questo mandamento…
FIUME: Non è un mandamento, no, ma da noi non si usa il mandamento da noi si dice Locale.
P.M.:
L’hai usato tu…
FIUME: U Locale, vabbè il mandamento dicemu u grado, ecco.
P.M.:
Eh, va bene.
FIUME: Sì.
P.M.:
Dici: dopo il Crimine, praticamente il discorso siamo la stessa cosa…
FIUME: Sì.
P.M.:
…per quanto riguarda le tangenti…
P.M.1:
(inc.)
P.M.:
…e connesse, dice: vale per tutto il mandamento dici tu, quindi Pellaro – Villa…
FIUME: Sì, per tutte le…
P.M.:
…ma non vale sul Corso.
FIUME: …per tutta sta combriccola che si era formata, con a capo che avevano messo ai
tempi, che sarebbe a dire ARANITI…
P.M.:
Però non vale sul Corso di Reggio.
FIUME: Sì, vale, perché Mario aveva passato il mandato, ed era passato a Giuseppe, non ce
l’ha più Mario, Mario quello che era di suo, glielo passa a Giuseppe!
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P.M.:
Quindi vale anche giusto, per Giuseppe…
FIUME: Sì, sì.
P.M.:
…però dici, i negozianti hanno una forma particolare.
FIUME: I negozianti riconoscono la persona più vicina, che è più vicina a lui e gli danno,
l’ho spiegato nel processo Eremo, ho detto io: GIUSTA, quello dei colori, non è che pagava la
mazzetta però (inc.) uno di rispetto ci dà l’aiuto, ci tiene l’appoggio quando è latitante, Nuccio
MORENO la stessa cosa, e pure lo stesso MORABITO (inc.) MORABITO era lì (inc.)
OMISSIS
FIUME: … omissis … Giuseppe questo Crimine era come se lo sapevano tutti che è come se
fosse una carica istituzionale, perché quella sera che camminava…
P.M.:
Riconosciuta diciamo, una carica riconosciuta.
FIUME: Guardi, io passeggio sul Corso e c’è Mimmo CALABRO’, quello che la sua donna
aveva il negozio Sogni, di intimo, sul Corso, e dice: guarda, una volta avevamo a Paolo, ora abbiamo a
Peppe. Dissi: Mimmo, qual è il problema? Dice: sai, c’è quella ditta di Catania che c’ho il subappalto
alle piscine, alle piscine comunali, quelle… l’ex Parco Caserta e si trovano in imbarazzo, deve pagare
qualche percentuale di mazzetta, si è dovuto pulire tutto… Per farvi capire, le persone parlavano come
se fosse una cosa di nulla, dice: c’è Peppe ora sistema le cose.
P.M.:
Ci sta (inc.) sostanzialmente significa che Peppe CONDELLO gestiva…
P.M.1:
Peppe DE STEFANO.
P.M.:
…Peppe DE STEFANO, scusami, gestiva diciamo le…
P.M.1:
Le messe a posto si direbbe in Sicilia.
P.M.:
Sì, le messe a posto… era riconosciuto diciamo il titolare unico.
OMISSIS
P.M.:
Ora chiaramente Pasquale CONDELLO, visto che stavamo parlando di questo…
FIUME: Sì.
P.M.:
…era a conoscenza del grado, no, il fatto del Crimine dato a Peppe DE STEFANO?
FIUME: Certo.
P.M.:
Quindi condivideva?
FIUME: Sì, condivideva e quando si era incontrato prima, nel novant… nel ’99 credo,
comunque lui si incontra a casa di Pino TRAPANI, io sposto a Carmine e Peppe BARILLA’ sposta a lui
e avevano parlato anche di questo fatto e lui in quell’occasione… ha sempre avuto il debole per i figli di
Paolo, di Carmine e Giuseppe, ma ha voluto incontrare a Giovanni figlio di Giorgio perché lui è sempre
stato legato a Giorgio e di conseguenza riconosceva sia Giuseppe, però ci teneva molto a Gianni, il
figlio di Giorgio e l’ha voluto lì per salutarlo…
P.M.:
Pure?
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FIUME:…e dirgli che va bene quello che sta facendo il cugino, di tenere bene questa
situazione…
P.M.:
Ah, sì? Perché era importante diciamo questo passaggio?
FIUME: Lui da quando è uscito, da quando lui è uscito la prima volta con la storia della
malattia tanti anni fa, che si era messo le flebo a casa per non arrestarlo, quando io ero andato a
trovarlo con Carmine e Giuseppe lui dice sempre: salutatemi a compare Paolo, compare Paolo, però
detto in cuore suo, sì, rispettava a Paolo però più ancora era legato a Giorgio e di conseguenza per lui
Gianni DE STEFANO, non dico che era come suo figlio ma quasi, per farvi capire questo attaccamento
che aveva con Gianni, sì.
P.M.:
C’erano contatti, voglio dire, oltre agli incontri, c’erano contatti tra i DE STEFANO
di cui tu stai parlando e Pasquale CONDELLO?
FIUME: Sì.
P.M.:
Cioè comunicavano tra di loro?
FIUME: Giuseppe con questi giovani, che si era creato… le persone un po’ si guardavano in
faccia: ma che sta succedendo qua, si son fatti la guerra e ora… e ogni 2 – 3 giorni (inc.) organizzava
delle partite di calcio tra la squadra che organizzava Mico CONDELLO Gingomma e lui…
P.M.:
Addirittura!
FIUME: …e tra questi, mentre giocavamo…
P.M.:
Quindi settimanalmente?
FIUME: Sì, quando veniva lì (inc.) si giocava in quel campetto vicino a Bruno LAGANA’ e un
giorno si è messo a ridere e gli ha detto a uno: disgraziato, (inc.) il doppiogioco. Nel senso c’era il
cugino di quello che è scomparso, di Peppe FERRO, quello che aveva l’officina (inc.) San Giovannello,
Nicodemo, il fratello di Nicodemo, Nicodemo PEDULLA’, Bernardo PEDULLA’ si era cresciuto con
noi, si frequentava con noi nella villa, però a un certo punto era stato arrestato col figlio di Paolo
CONDELLO mentre nascondeva delle armi nella Fornace (inc.) e Giuseppe già l’aveva detto da prima,
dice: questo fa finta di essere amico nostro, però è collegato a lui, però diciamo erano storie vecchie e
lui diceva: lo sapevo io che tu facevi finta di stare con noi! Si era creata questa, questa…
P.M.:
No, questo per dire che comunicava attraverso voglio dire questi…
FIUME: Sì.
P.M.:
…questi esponenti dei due schieramenti?
FIUME: Sì.
P.M.:
Sei a conoscenza se ci fossero delle comunicazioni di altra natura, ad esempio
biglietti, missive…
FIUME: Sì, biglietti, i biglietti o i pizzini come si chiamano, fin quando avevo detto di usare
questo termine non arrivavano a Carmine, perché io andavo a Catona dove c’era quell’ufficio, quello
stabile grande che vendono cucine componibili, mi aspettava Giovanni RUGOLINO, io gli passavo di
lato, lui mi dava un biglietto e io sentivo, vedevo quello che aveva scritto “A Carmine” e glielo portavo e
andava avanti così. Poi l’hanno preso a sfida…
P.M.:
Queste comunicazioni quindi chi riguardavano, tra chi avvenivano?
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FIUME: Pure Carmine e Giuseppe quando erano latitanti con Giovanni, gli scriveva questi
biglietti, io li ritiravo e glieli consegnavo a Dimitri che poi li portava a Giuseppe o viceversa, con questo
sistema.
P.M.:
E verso CONDELLO queste comunicazioni…
FIUME: Questo CONDELLO registra direttamente Giuseppe dal carcere ma non so come, con
chi e tramite chi, quello che so che alla fine queste giovani leve avevano preso una sfida con le Forze
dell’Ordine come per dire: tanto abbiamo le schede che ci dava a Gallico un… si chiamava questo, si
chiama Piero FRANGIPANE che aveva questo negozio TIM che gli dava queste schede a nome non so
di chi e parlavano con queste schede ed erano convinti di andare avanti così, però c’erano…
P.M.:
I lavori sul Corso di Reggio Calabria no, mettiamo anche lavori pubblici o lavori di
ristrutturazione di immobili…
FIUME: Sì.
P.M.:
…come avveniva la spartizione delle tangenti?
FIUME: Io costruivo macchine per la lavorazione degli inerti e conoscevo un po’ tutte le ditte.
Negli ultimi tempi la ditta GALLO di Bovalino o di…
OMISSIS
P.M.:
Il 5% come ‘ndrangheta significa il 2,5 per uno?
FIUME: No, no, 5 per tutti, sì, poi diventava… 2,5, sì, perché prima…
P.M.:
L’accordo spartitorio valeva pure su quello?
FIUME: Esatto, sì.
P.M.:
E i lavori da parte dei privati?
FIUME: I privati in base al Locale toccava il lavoro e si prendeva la percentuale e glieli
davano… però sa che succede dottore, che…
P.M.:
Cioè l’essere vicino all’uno o all’altro…
FIUME: Schieramento non c’entrava nulla.
P.M.:
…diciamo ex schieramento perché a sto punto, no…
FIUME: Sì, sì.
P.M.:
…li mandava immuni dal dover pagare la percentuale?
FIUME: Che li andava immuni, potevi entrare in un Locale se avevi il grado più alto e se quelli
erano più basso dire: questo lavoro è mio e mi inter… Per esempio a Santa Caterina, no, c’erano, noi li
chiamiamo i Teste curtuallo, i MORABITO, quei ragazzi che prima erano stati vicino a MUSCHERA,
poi a LO GIUDICE, avevano fatto un po’… e controllavano un lavoro che era delle costruzioni più
avanti della Guardia di Finanza. Perché questo lavoro era controllato da loro? Carmine gli ha mandato
a dire: sentite, l’impianto elettrico a queste palazzine li fa FALZEA che è uno che mi dà conto a me e lui
gli aveva… che era quello che gli teneva la casa intestata a lui ad Archi, quella casa che è intestata (inc.)
in realtà è di Carmine però (inc.) è lui, la villa (inc.) che credo che sia spostato con la (inc.) che è una
persona che è vicina ai LIBRI, tanto per chiudere questo caso…
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P.M.1:
E questo come si chiama con precisione?
FIUME: FALZEA.
P.M.1:
FALZEA.
FIUME: E allora lui gli ha detto: siccome è una persona vicina a me, lui ha detto: compare,
fate voi e sotto questo aspetto glielo dicevo a loro e mi dicevano no, si poteva… omissis…
P.M.:
Quindi diciamo questo discorso valeva, era abbastanza rispettato, non era, non
c’erano grosse…
FIUME: Sì.
P.M.:
(inc.)
FIUME: Carmine fin… c’erano le lamentele perché ad alcuni non arrivavano i sodi per come
dicevano, nel senso, Carmine aveva questo (inc.) girava, prendeva i lavori, fin quando c’era libero lui ci
iava…
P.M.:
I soldi della spartizione?
FIUME: …nel momento che è mancato lui, tra quello che è entrato che adesso… che poi
arriverà Giovanni, ma Giovanni diciamo negli ultimi tempi, ancora prima c’era lui, c’era questo
Stefano SURACE che girava per i LIBRI, che prendeva i soldi e poi li dividevano, qualcuno aveva delle
lamentele, a chi non gli arrivavano i soldi…
P.M.:
Perché trattenevano tutto?
FIUME: Se li trattenevano, ma la cosa eclatante, che Giuseppe si è arrabbiato, si è arrabbiato
prima con Mico LIBRI e con altri, dice: voglio sapere chi è che ha detto che mi son tenuto i 200 milioni
della tangente della piscina comunale…
P.M.:
Parco Caserta.
FIUME: …e invece questi soldi dice che poi erano arrivati. Però (inc.) quello che (inc.) gli
toccava a lui e lui rimproverava il fatto che durante la sua assenza devono pagare tutti e ce l’aveva con
tutti perché col mio nome si son fatti i soldi. Ecco perché vi dicevo pure (inc.) diceva: troppe dice,
persone, dietro il mio nome si sono fatti i soldi, ora devono pagare tutti, dai più grandi ai più piccoli
perché mi sono stancato. E questo era il suo, il suo pensiero.
P.M.:
Va bene”.
Nel corso dell’interrogatorio del 19 dicembre 2008, il collaboratore di giustizia tornava sugli
argomenti legati alla carica ricevuta da Giuseppe DE STEFANO ed individuava anche le famiglie che
avevano voluto l’investitura del predetto;
riferiva in particolare che:
FA:- Quello che loro… non so tra loro due, poi alla fine…
PM:- Quando dici loro due chi dici?
FA:- Tra ORAZIO e… c’era rimasta questa parola…
PM:- e Giuseppe.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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FA:- Di GIUSEPPE, di dirti “responsabilità e potere a me” ma per il discorso di sangue
“che è figlio di suo padre” e che aveva avuto il crimine. Da GIOVANNI FONTANA, da SANTO
ARANITI, da uno dei MAMMOLITI, da uno dei LIBRI, da uno di ‘so sbigni e tanti nel carcere di
Reggio, tutti sapevano che lui aveva avuto ‘sto mandato e poteva fare…
PM:- Quello che voleva.
FA:- Quello che voleva, giustamente non guastando con le altre famiglie”.
Naturalmente, ed è bene sottolinearlo prendendo le mosse da quest’ultima affermazione di
FIUME Antonino, l’esistenza, di cui si riporteranno appresso gli specifici riscontri, di un accordo
generalizzato sulla persona di Giuseppe DE STEFANO non può significare e non significa, specie
in un universo criminale come quello delle organizzazioni mafiose, che vi sia una realtà fissata per
sempre e alla quale tutte le cosche si adeguino una volta per tutte.
I contrasti, le fibrillazioni, gli atti di violenza sono inevitabili, ma non per questo è meno
reale, in quanto – come già detto – processualmente dimostrato, quell’accordo generalizzato.
Semmai, si può ritenere che una o più cosche, in certi momenti, e per i motivi più vari si
sottraggano a quell’accordo: allo stesso modo che il verificarsi di una serie anche significativa di
delitti e di omicidi in più parti della provincia reggina non significa che sia venuta meno la “pace”
sancita nel 1991 alla fine della guerra di mafia, ovvero che altrettanto numerosi omicidi consumati
nella Sicilia Occidentale dopo il 1994-1996 significhino che non vi sia stata la “strategia della
sommersione” voluta da Bernardo PROVENZANO.
Emblematiche di questa inevitabile precarietà degli equilibri tra le cosche, nei termini sopra
specificati, sono le vicende del locale di San Giovannello, sfociate nell’omicidio di Mario
AUDINO.
Il territorio in questione, infatti, è sempre stato sottoposto al controllo della famiglia
TEGANO, legata principalmente alla figura di Orazio DE STEFANO ed ha rivestito un ruolo
strategico nel corso della seconda guerra di mafia (1985 – 1991) in quanto terreno di scontro
cruento tra i cartelli in lotta, per gli omicidi dei responsabili criminali del locale, POSTORINO
Giuseppe - detto ‘Pinello’ - ed AUDINO Fortunato - detto ‘Maurizio’ -, portati a compimento ad
opera del gruppo facente capo a CONDELLO Pasquale (vedi, sul punto, quanto evidenziato dal
Tribunale di Reggio Calabria, nella parte motiva della sentenza n. 348/2006 (proc. pen. n.
1293/2004 – R.G. notizie di reati/mod. 21DDA), emessa in data 31 ottobre 2006 nei confronti dei
componenti dell’organizzazione criminale di quell’area, relativamente agli omicidi in pregiudizio
di POSTORINO Giuseppe e AUDINO Fortunato.
La reggenza del Locale di San Giovannello, controllato dall’organizzazione TEGANO,
dopo la morte dei suddetti venne affidata ad AUDINO Mario, personaggio di particolare caratura
criminale, che nel corso degli anni aveva assunto una sempre maggiore autonomia criminale
nell’area ed il suo spostamento sempre più verso il gruppo che riconosceva il ruolo di vertice a
Giuseppe DE STEFANO (si vedano gli specifici passaggi del memoriale consegnato ai magistrati
in data 30 gennaio 2009 da Antonino FIUME in relazione ai rapporti tra l’AUDINO ed il DE
STEFANO).
Tale atteggiamento finalizzato ad allargare la sfera di competenza fa ritenere ai Carabinieri
che siano stati i TEGANO a decidere, nel dicembre 2003, la sua violenta eliminazione (vedi,
l’attività di indagine, condotta dalla locale Sezione Anticrimine del Raggruppamento Operativo
Speciale dei Carabinieri, denominata “Fulmine” [proc. pen. n. 1293/04 R.G. notizie di
reato/mod.21DDA]) sulla base dell’ intercettazione, in data 5 settembre 2005, di una conversazione
tra presenti intercorsa tra LAVILLA Francesco ed un soggetto non meglio identificato, nel corso
della quale venivano indicati quali responsabili dell’omicidio di AUDINO Mario, proprio i
TEGANO nel cui circuito criminale i due interlocutori erano certamente inseriti.
Nello stesso senso si pongono, senza peraltro giungere ad alcuna affermazione di
responsabilità, le conclusioni della sentenza emessa a conclusione del “processo Eremo” avente n.
348/2006.
Si legge nella stessa: “Se i numerosi e validi contributi dei collaboratori di giustizia, di cui
sopra si è abbondantemente detto, che furono escussi nei relativi dibattimenti, consentono
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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storicamente di accertare l'esistenza di un sodalizio 'ndranghetistico "classico" denominato
"cosca Audino” e di individuarne il preferenziale ambito territoriale di operatività, il materiale
probatorio riversato ex novo nel presente processo, e tra esso precipuamente le emergenze delle
numerose conversazioni ambientali e e telefoniche intercettate in uno alle dichiarazioni dei
collaboranti di giustizia, consentono, come apparirà di solare chiarezza, quasi senza necessità di
commenti, di ritenere positivamente stabilito che quel sodalizio 'ndranghetistico, nonostante
l'inevitabile falcidie determinata dagli omicidi dei due distinti capi patiti in conseguenza della
"Guerra di mafia", non solo è da sempre esistito e non si è mai estinto ma, conformemente a certa
capacità della 'ndrangheta di rigenerarsi continuamente, come l'Araba Fenice, dalle proprie
ceneri, si era rigenerato ed aveva continuato ad operare sempre attivo nei settori tradizionali di
attività del crimine organizzato reggino, in particolare sul terreno del controllo del territorio
soprattutto attraverso le estorsioni, con una "reggenza" affidata al Franchina durante la
detenzione del capo Audino Mario e composta in buona parte da persone non ancora note, in tutta
la loro capacità criminale, alle Forze dell'Ordine, e quindi con una più ampia capacita di agire.
Altresì, le sorti del "Locale" di San Giovannello sono apparse, a diversi anni dalla
conclusione della GUERRA DI MAFIA, ancora strettamente intrecciate con quelle dell'alleata e
territorialmente limitrofa "cosca De Stefano-Tegano", laddove, se già dall'esame di alcune
conversazioni intercettate emergono i rapporti collaudati e di cooperazione esistenti tra i capi
indiscussi della cosca De Stefano Tegano e gli affiliati di San Giovannello ed in primis con il capo
locale Audino Mario, le dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia, anch'esse da esaminarsi in
dettaglio infra, rimuoveranno ogni dubbio circa l'esistenza di questo rapporto. Il Fiume, infatti,
narrerà della protezione senza limiti assicurata indistintamente dagli affiliati odierni ai boss delle
famiglie De Stefano e Tegano durante la loro latitanza ed ancora della consegna da parte di
Audino ai De Stefano di una parte di “mazzetta” estorta agli imprenditori impegnati nella
realizzazione della piscina di Parco Caserta, territorialmente sorgente in ambito di operatività
della cosca Audino, della probabile riconducibilità ai Tegano dell’omicidio di Mario Audino che
era sembrato a costoro per l’appunto più vicino ai De Stefano piuttosto che a loro e della natura
ed origine interna al sodalizio allargato in questione del grave fatto omicidiario, ed ancora
narrerà, così come il Fracapane, di un contrasto sorto tra due gruppi all’interno del locale
proprio per divergenze e non condivisioni della scelta del reggente operata da Audino Mario nella
persona del Franchina Antonino: contrasto che ha visto alle spalle dei due gruppi e nella sala di
regia da una parte i Tegano appoggianti il sottogruppo dei Lo Giudice, che evidentemente per
meriti guadagnati sul campo e per fedeltà storica ad Audino aspiravano alla leadersheap seppur
temporanea, e dall’altro i De Stefano più direttamente vicini ad Audino che in sintonia con
costoro aveva addirittura posto alla reggenza in un primo tempo tale Nino Malara gradito ai De
Stefano”.
Nella predetta sentenza vi è già ampia traccia delle frizioni interne alla cosca che
porteranno all’omicidio del capo Mario AUDINO nel dicembre del 2003.
Di assoluta rilevanza ai nostri fini, oltre che ampiamente confermative della impostazioni
adottata nella presente richiesta, le conclusioni tratte dal giudice: “Orbene, le conoscenze del
Fiume sono dirette, specifiche, congruenti, piane, spontanee, lineari, prive di contraddizioni e
sono sintomo del suo sapere infinito. Il collaborante, come sopra anticipato ha conosciuto
direttamente il locale di San Giovannello, storicamente affiliato alla sua cosca di appartenenza,
ed ha conosciuto ed operato assai da vicino con l’ultimo dei suoi vertici ossia con Audino Mario
le cui gesta criminali sembra conoscere abbastanza approfonditamente.
Anche Fiume riferisce di una frattura all’interno della cosca tra alcuni, tra cui i Logiudice,
che si sarebbero avvicinati di più ai Tegano, ed altri che sarebbero rimasti più fedeli all’Audino,
ed ancora riferisce degli incontri con personaggi di spessore presso gli affiliati di San
Giovannello dei superprimari della cosca De Stefano-Tegano, durante il loro stato di latitanza.
Ebbene, la elevatissima attendibilità estrinseca del Fiume si coglie non solo nelle convergenti ed
autonome dichiarazioni del Fracapane ma anche e soprattutto nelle altre maglie probatorie di
questo processo che riscontrano con perfezione tutto il dire del propalante.
Da ultimo, non può non farsi cenno all’omicidio dell’Audino Mario, avvenuto nel dicembre
2003 con modalità tipicamente mafiose, che ulteriormente comprovano la mafiosità dell’Audino e
quindi ancora una volta la giustezza delle conclusioni alle quali è addivenuto il Decidente.
La metodica plateale e con uso di armi, e di colpi spropositati rispetto all’obiettivo,
adottati nella esecuzione in questione, per nulla diversificatasi dalle tipiche esecuzioni mafiose,
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sono prove inequivocabili di un morto di mafia e foriere della più’ feroce intimidazione e
connessa generale omertà.
La circostanza, poi, che l’omicidio sia stato consumato in un periodo temporale
caratterizzato dalla ormai raggiunta pax mafiosa tra le cosche del reggino rende assai probabile
che l’episodio sia stato voluto dall’interno ed all’interno si sia concretizzato ed il tal senso assai
verosimili sono le circostanze che trapelano dal dictum del Fiume e che rendono probabile la
scaturigine dell’omicidio nella volontà dei Tegano di frenare il fare ormai non contenibile
dell’Audino, che era andato al di là delle cose rientranti nel potere del suo locale, che aveva
subito una spaccatura all’interno del suo gruppo e che evidentemente era troppo prono dinanzi ai
De Stefano e troppo poco imbrigliabile nelle direttive dei Tegano, controllori la cosca, al cui
vertice era collocato”.
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L’ATTIVITÀ DI RISCONTRO ALLE DICHIARAZIONI.
Si sono fin qui viste le dichiarazioni di FIUME Antonino sulla “carica di “Crimine” attribuita a
DE STEFANO Giuseppe dai principali capi delle cosche reggine, a cominciare da CONDELLO
Pasquale e LIBRI Domenico e sul significato di tale “carica”; si è visto pure come le dichiarazioni del
FIUME, in particolare quelle sulla famiglia DE STEFANO, siano state ritenute del tutto attendibili dai
giudici che le hanno fin qui prese in esame.
Prima di passare all’analisi dei riscontri acquisiti appare necessario porre nella giusta
evidenza un primo dato in grado di esaltare la piena attendibilità del dichiarato di Antonino
FIUME nel momento in cui riferisce che tra i soggetti, di vertice della ‘ndrangheta reggina, che
hanno attribuito a Giuseppe DE STEFANO la carica in esame, mentre i due si trovavano detenuti
all’interno della Casa Circondariale di Reggio Calabria, vi era stato Giovanni FONTANA.
Tale dato risulta pienamente confermato dalle estrapolazioni effettuate dal sistema
informativo del D.A.P., le quali evidenziano che il DE STEFANO ed il FONTANA sono stati
detenuti insieme presso la locale struttura carceraria dal 25 marzo all’11 maggio 2000.
Ove si sonsideri che Giuseppe DE STEFANO è stato scarcerato in data 18 gennaio 2001,
l’attività di verifica fornisce ampio riscontro anche in relazione all’ulteriore passaggio delle
dichiarazioni del FIUME in cui si individua il momento dell’investitura (“Lui mentre è in carcere a
Reggio… ora gli dico subito il periodo… il periodo, qualche 7 - 8 mesi, un anno prima di uscire”): a
ritroso si va a collocare il riconoscimento della carica proprio nel periodo di detenzione comune prima
indicato.
A fini di ulteriore approfondimento, questo Ufficio delegava al Raggruppamento Operativo
Speciale – Sezione Anticrimine – di Reggio Calabria specifici riscontri alle dichiarazioni rese da
Antonino FIUME appena riportate, il quale evadeva la delega con la nota n. 112-346-10-1-2005 di
prot. dell’11 giugno 2009 alla quale si rinvia per la completa identificazione dei soggetti indicati
dal FIUME e dei precedenti penali a loro carico:
“In riferimento alla delega d’indagine del 5 giugno 2009, si comunica l’esito degli
accertamenti espletati, facendo presente, che per una migliore esposizione dei riscontri effettuati,
si è provveduto a riportare integralmente alcuni passi dell’interrogatorio in questione, con
elencati, di seguito, i relativi accertamenti:
1. “
P.M.… era a conoscenza del grado, no, il fatto del Crimine dato a Peppe DE
STEFANO?”.a.Il soggetto a nome Peppe DE STEFANO è stato identificato in DE STEFANO
Giuseppe Carlo, pt. Paolo mt. ERRIGO Rosa, nato a Reggio di Calabria l’01.12.1969,
attualmente detenuto.
DE STEFANO Giuseppe
Sul conto dello stesso è emerso che:
(1) è figlio di Paolo DE STEFANO, assassinato il 13.10.1985 in Archi di Reggio
Calabria, unitamente a PELLICANÒ Antonio. L’omicidio, così come accertato nell’ambito di
pregresse vicende processuali, costituiva “la risposta” all’attentato eseguito tre giorni prima a
Villa San Giovanni (10.10.1985), allorquando una FIAT 500, imbottita di esplosivo e posteggiata
accanto all’autovettura blindata di IMERTI Antonino, viene fatta esplodere a mezzo di un
comando a distanza provocando la morte di SPINELLI Umberto e dei germani PALERMO
Vincenzo e Angelo, e il ferimento di BUDA Natale e IMERTI Antonino;
(2) è stato tratto in arresto il 10.12.2008, ricercato dal 2003 dovendo scontare tre condanne
di cui due definitive;
(3) è stato proposto, da parte della locale Sezione Anticrimine, con nota nr. 23/1 datata
17.01.2008, per la perdita della potestà genitoriale.
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2.
FIUME: Si, condivideva e quanto si era incontrato prima, nel novant… nel 99
credo, comunque lui si incontra a casa di Pino TRAPANI, io sposto a Carmine e Peppe
BARILLÀ sposta a lui e avevano parlato anche di questo fatto e lui in quell’occasione … ha
sempre avuto il debole per i figli di Paolo, di Carmine e Giuseppe, ma ha voluto incontrare a
Giovanni figlio di Giorgio perché lui è sempre stato legato a Giorgio e di conseguenza
riconosceva sia Giuseppe, però ci teneva molto a Gianni, il figlio di Giorgio e l’ha voluto li per
salutarlo …
a.
In relazione all’identificazione di “PINO TRAPANI”, è auspicabile procedere
ad individuazione fotografica da parte del collaboratore FIUME , poiché sono censiti diverse
persone con tale nominativo.
b.il soggetto a nome Carmine (… io sposto a Carmine ), è stato identificato in DE
STEFANO Carmine, nato a Reggio di Calabria l’01.03.1968, emigrato a Terni l’08.02.2005,
fratello del citato DE STEFANO Giuseppe. Lo stesso, nel periodo in riferimento, ovvero l’anno
1999, effettivamente era ricercato, infatti è stato tratto in arresto, in data 08.11.2001, dopo
circa sette anni di latitanza.
DE STEFANO Carmine
c. il soggetto a nome Peppe BARILLA’ ( “… e Peppe BARILLÀ sposta a lui …”), si
potrebbe identificare in BARILLA’ Giuseppe pt. Giovanni mt. ROMEO Giovanna, nato a Reggio
Calabria il 28.02.1957, ivi residente in Via Mercatello nr. 55.
BARILLA Giuseppe
Sul conto dello stesso è emerso che:
(1)
è soprannominato “Peppe Scheggia”
(2)
è cognato di CONDELLO Paolo [nato ad Archi il 21.04.1940, ivi assassinato in
data 25.05.1987], avendo quest’ultimo sposato la sorella, BARILLA’ Giuseppa [nata a Reggio
Calabria il 09.12.1946];
(3)
è zio di CONDELLO Giovanna [nata ad Archi il 06.12.1971], coniugata con
CICCONE Rodolfo [nato a Reggio Calabria il 16.04.1972], entrambi indagati nell’ambito
dell’indagine “vertice”, poiché ritenuti favoreggiatori di CONDELLO Pasquale;
(4)
è dipendente, del negozio denominato “Idea bagni”, di proprietà di NERI
Caterina [nata a Reggio Calabria il 28.06.1953], cognata di CONDELLO Pasquale [nato a
Reggio Calabria il 14.09.1950], tratto in arresto dalla locale Sezione Anticrimine il 18 febbraio
2008, avendo sposato il fratello di quest’ultimo, CONDELLO Domenico, assassinato il
23.12.1991;
(5)
è zio di CONDELLO Giandomenico [ nato a Reggio Calabria il l’1.02.1980,
residente come sopra, celibe], tratto in arresto da personale della locale Sezione Anticrimine in
data 18 febbraio 2008, per favoreggiamento personale nei confronti di CONDELLO Pasquale. Lo
stesso è figlio di BARILLA’ Giuseppa, generalizzata al precedente punto (2);
(6)
è zio di BARILLA’ Giovanni [nato a Reggio Calabria il 25.05.1978], genero
di CONDELLO Pasquale. L’autovettura Mercedes classe A, targata CY093CD, costantemente in
uso a BARILLA’ Giovanni, risulta essere intesta allo zio BARILLA’ Giuseppe.
d. i soggetti Carmine e Giuseppe, figli di Paolo (“…per i figli di Paolo, di Carmine e
Giuseppe, …”), sono stati identificati DE STEFANO Carmine e DE STAFEANO Giuseppe,
generalizzati, rispettivamente, al paragrafo 1 e paragrafo 2 punto a. , entrambi figli di DE
STEFANO Paolo [nato a Reggio di Calabria il 24.01.1943], assassinato ad Archi di Reggio
Calabria il 13.10.1985.
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e.
il soggetto a nome Giovanni, figlio di Giorgio (…voluto incontrare a Giovanni
figlio di Giorgio …), è stato identificato in DE STEFANO Giovanni, pt. Giorgio e mt. ROETTO
Felicia Giovanna, nato a Reggio di Calabria il 02.12.1973, ivi residente Via Crisafi nr. 25,
coniugato, studente.
DE STEFANO Giovanni
Sul suo conto è emerso che::
(1) è figlio di DE STEFANO Giorgio, pt. Giovanni e mt. DECICCO Diana, nato a
Reggio di Calabria il 27.11.1948, ivi residente Via F. Fiorentino nr. 4/A, coniugato, procuratore
legale. Nei confronti di quest’ultimo, alcuni collaboratori di Giustizia hanno rilasciato numerose
dichiarazioni:
(a) Giacomo LAURO riferiva: … Quando scoppiò la guerra di mafia con l'attentato a Nino
IMERTI a Villa San Giovanni capo incontrastato della famiglia DE STEFANO era Paolo DE
STEFANO che si avvaleva della preziosa ed insostituibile attività di consigliere di suo cugino
l'avv. Giorgio DE STEFANO, già consigliere comunale della Democrazia Cristiana, il quale
rappresentava all'interno della consorteria una sorta di eminenza grigia a fronte della sua
raffinata intelligenza e della abile capacità di intrattenere rapporti sofisticati con i centri occulti
del potere tra cui i Servizi Segreti deviati e la Massoneria …
(b)
SCOPELLITI Giuseppe riferiva: … In particolare i discorsi vertevano sulla
necessità di eliminare i capi dello schieramento opposto che costituivano ovviamente la direzione
strategica delle famiglie con le quali eravamo in guerra. Primo fra tutti l'avvocato Giorgio DE
STEFANO che era considerato da Pasquale CONDELLO e da Nino Imerti la mente criminale del
gruppo destefaniano e ciò non solo dall'inizio della guerra di mafia ma anche negli anni
precedenti. Infatti Pasquale CONDELLO ben conosceva l'avvocato DE STEFANO per essere stato
per lunghi anni la persona di fiducia. Era quindi perfettamente al corrente delle potenzialità
intellettuali dell'avvocato e del suo inserimento a pieno titolo nell'organizzazione mafiosa
destefaniana …
(c)
COSTA riferiva: … seppi che dopo la morte di Paolo DE STEFANO, Giorgio
DE STEFANO divenne la mente dei destefaniani, e lo stratega della guerra di mafia condotta dal
....in poi. Tutti costoro parlando di lui lo chiamavano "compare Giorgio l'avvocato". ....Giorgio
DE STEFANO ha stretti rapporti con tutta la 'ndrangheta calabrese e in particolare con i
PAPALIA e i BARBARO di Platì, con PIROMALLI Giuseppe, nonchè con cosa nostra siciliana, in
particolare con Mariano AGATE, Luca BAGARELLA ...omissis....
DE STEFANO Giorgio
3.
FIUME: Giuseppe con questi giovani, che si era creato … le persone un po si
guardavano in faccia: ma che sta succedendo qua, si son fatti la guerra e ora … ogni 2 – 3 giorni
(inc.) organizzava delle partite di calcio tra la squadra che organizzava Mico CONDELLO
Giongomma e lui …
a.Il soggetto a nome Mico CONDELLO, alias “Gingomma” (… organizzava Mico
CONDELLO Giongomma e lui …”), è stato identificato in CONDELLO Domenico pt. Luciano
mt. ROMEO Maria C., nato a Reggio Calabria il 20.05.1972 ed ivi residente in Contrada
Mercatello Archi 55, celibe, pregiudicato.
La sua centralità all’interno dell’organizzazione criminale capeggiata da CONDELLO
Pasquale, è stata ampiamente espressa nell’ambito dell’attività investigativa denominata
“Meta”, procedimento penale nr. 5731/05 RGNR DDA, laddove è emerso che lo stesso, ha
gestito il settore delle estorsioni, in perfetta intesa con il gruppo criminale “DE STEFANO”.
CONDELLO Domenico alias “gingomma”
4.
FIUME: Si, quando veniva li (inc.) si giocava in quel campetto vicino a Bruno
LAGANÀ e un giorno si è messo a ridere e gli ha detto a uno: disgraziato, (tnc.) il doppiogioco.
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Nel senso c’era il cugino di quello che è scomparso, di Peppe FERRO, quello che aveva l’officina
(inc.) San Giovannello, Nicodemo, il fratello di Nicodemo, Nicodemo PEDULLÀ, Bernardo
PEDULLÀ si era cresciuto con noi, si frequentava con noi nella villa. Però a un certo punto era
stato arrestato col figlio di Paolo CONDELLO mentre nascondeva delle armi nella Fornace (inc.)
e Giuseppe già l’aveva detto da prima, dice: questo fa finta di essere amico nostro, però è
collegato a lui, però diciamo erano storie vecchie e lui diceva: lo sapevo io che tu facevi finta di
stare con noi! Si era creata questa, questa …
a. In relazione all’affermazione “…quel campetto vicino a Bruno LAGANÀ …”non è
stato possibile identificare il soggetto a nome Bruno LAGANA’. E’ auspicabile procedere ad
un ulteriore interrogatorio del collaboratore e, quindi, fare specificare allo stesso, l’esatta
ubicazione dei campetti di calcio in argomento.
b.
I fratelli Nicodemo e Bernardo PEDULLA’ (“… il cugino di quello che è
scomparso, di Peppe FERRO, quello che aveva l’officina (inc.) San Giovannello, Nicodemo, il
fratello di Nicodemo, Nicodemo PEDULLÀ, Bernardo PEDULLÀ …), sono stati identificati,
rispettivamente, in:
(1)
PEDULLA’ Bernardo Vittorio, fu Francesco e di FERRO Antonia, nato a
Reggio Calabria il 24.11.1970 ed ivi residente in via Quartiere CEP lotto IX nr.7, coniugato,
carrozziere;
PEDULLA’ Bernardo Vittorio
Lo stesso, effettivamente, in data 8 gennaio 1999, veniva tratto in arresto, unitamente a
CONDELLO Giandomenico [nato a Reggio Calabria il 01.02.1980 ed ivi residente in Contrada
Mercatello Archi nr.55], figlio di CONDELLO Paolo, e BEVILACQUA Francesco [nato a
Reggio Calabria il 4 febbraio 1982 ivii residente frazione Archi], poiché trovati in possesso,
nella contrada Aloi, via Vico De Nava di Archi, di nr. 5 fucili [vds. all. nr. 1].
CONDELLO Giandomenico, come già specificato in precedenza [ paragrafo nr. 2 –
sottoparagrafo c. - punto (5)], è il nipote di BARILLA’ Giuseppe. Lo stesso è stato tratto in
arresto, e successivamente condannato, per favoreggiamento personale di CONDELLO
Pasquale.
CONDELLO Giandomenico
(2)
PEDULLA’ Nicodemo, fu Francesco e di FERRO Antonia, nato a Reggio
Calabria il 13.04.1954 ed ivi residente in Via Eremo Condera nr.8, coniugato, carrozziere;
PEDULLA’ Nicodemo
I fratelli PEDULLA’, effettivamente sono legati da rapporti di parentela con la famiglia
“FERRO”. Da controlli effettuati presso l’ufficio anagrafe, è emerso che gli stessi hanno
quattro cugini a nome FERRO Giuseppe, ma non risultano denuncie di scomparse nei confronti
di questi ultimi. Anche in questo caso, è auspicabile procedere ad individuazione fotografica di
tutti i soggetti a nome FERRO Giuseppe.
5.
FIUME: Si, biglietti, i biglietti o i pizzini come si chiamano, fin da quando avevo
detto di usare questo termine non arrivavano a Carmine, perché io andavo a Catona dove c’era
quell’ufficio, quello stabile grande che vendono cucine componibili, mi aspettava Giovanni
RUGOLINO, io gli passavo di lato, lui mi dava un biglietto e io sentivo, vedevo quello che aveva
scritto “A Carmine” e glielo portavo e andava avanti così. Poi l’hanno preso a sfida …
a.il soggetto a nome Giovanni RUGOLINO ( “… mi aspettava Giovanni RUGOLINO …),
è stato identificato in RUGOLINO Giovanni, di Domenico e di Pellegrino Grazia, nato a Gallico
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
(RC) il 22.03.1950, ivi residente in vicolo Casa Savoia nr.28, capo dell’omonima organizzazione
criminale operante in Catona
RUGOLINO Giovanni
Lo stesso è indagato nell’ambito del procedimento penale denominato “Meta”.
b. In relazione all’individuazione dello stabile di Catona, adibito alal vendita di cucine
(“… a Catona dove c’era quell’ufficio, quello stabile grande che vendono cucine componibili,
…”), è stato accertato che in quel centro sono ubicati i seguenti due esercizi commerciali
adibiti alla vendita di cucine componibili:
(1)
impresa individuale denominata “DANY ARREDA DI PASQUETTI
DANIELA”, sita in Via Nazionale nr.104 di Catona di Reggio Calabria, con inizio attività
03.04.1989 ed adibita al commercio al dettaglio di mobili, compresi quelli per ufficio, materiale
elettrico ed articoli per l'illuminazione e per uso domestico n.c.a.. La titolare si identifica in
PASQUETTI Daniela, nata a Orbetello (GR) il 08.08.1952 e residente a Catona di Reggio
Calabria in Via Marina Traversa Privata nr.19.
(2) Società a responsabilità limitata denominata “FORME NUOVE S.R.L.”, sita in Via
Nazionale nr.188 a Catona di Reggio Calabria, adibita al commercio al dettaglio ed all'ingrosso
di mobili ed arredamenti, complementi di arredo, illuminazione, tendaggi e di ogni altro bene
rientrante in linea di massima nella categoria dei mobili e degli arredi. L’Amministratore Unico si
identifica in CALABRO’ Francesco, nato a Reggio Calabria il 12.09.1941 ed ivi residente in Via
Nazionale Catona nr.80.
6.
FIUME: Pure Carmine e Giuseppe quando erano latitanti con Giovanni gli
scriveva questi biglietti, io li ritiravo e glieli consegnano a Dimitri che poi li portava a Giuseppe o
viceversa, con questo sistema.
a. il soggetto a nome Dimitri (“…consegnano a Dimitri …”), è stato identificato in DE
STEFANO Dimitri Antonio [nato a Reggio di Calabria il 10.06.1973, ivi residente Via SS 18 I tr.
Nr. 76 Int. 3, celibe, agente di commercio], fratello di DE STEFANO Giuseppe e DE
STEFANO Giovanni, entrambi in precedenza generalizzati.
7.
FIUME: Questo CONDELLO registra direttamente Giuseppe dal carcere ma
non so come, con chi e tramite che, quello che so che alla fine queste giovani leve avevano preso
una sfida con le Forze dell’Orine come per dire: tanti abbiamo le schede che ci dava a Gallico un
… si chiamava questo, si chiama Piero FRANGIPANE che aveva questo negozio TIM che gli
dava queste schede a nome non so di chi e parlavano con queste schede ed erano convinti di
andare avanti così, però c’erano …
a. Il soggetto, titolare di un negozio adibito alla vendita di telefonini, è stato identificato
in
FRANGIPANE Bruno [pt Gerolamo e mt SURACE Soccorsa, nato a Reggio Calabria il
29.08.1964 e ivi residente in Via Carcere Nuovo nr.24].
FRANGIPANE Bruno
Lo stesso è stato titolare, dal 03.11.1997 al 10.02.2003, di una impresa individuale, sita a
Gallico di Reggio Calabria in Via Nazionale nr.87, avente per attività, tra le altre cose, il
commercio al minuto di materiale elettrico, antifurti e telefonia.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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69
PROCURA DELLA REPUBBLICA
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
Il predetto, risulta avere un fratello a nome Pietro, nato a Reggio Calabria il 09.03.1968
ed ivi residente in Via Ceci nr.9, coniugato.
FRANGIPANE Pietro”
Al deposito della nota appena riportata seguiva, in data 17 giugno 2009, l’ulteriore
interrogatorio di Antonino FIUME il quale consentiva di colmare le residue incertezze
identificative.
In particolare, il collaboratore di giustizia specificava una serie di passaggi delle
dichiarazioni già rese con particolare riferimento:
1. al ruolo di Giuseppe e Carmine DE STEFANO, soffermandosi in particolare sui periodi
di latitanza trascorsi insieme da quest’ultimo e Pasquale CONDELLO al fine di
pianificare e programmare le attività criminose di competenza dell’organismo di vertice
già descritto
(P.M.:
Ora chiaramente Pasquale CONDELLO, visto che stavamo parlando di
questo…
FIUME: Sì.
P.M.:
…era a conoscenza del grado, no, il fatto del Crimine dato a Peppe DE
STEFANO?
FIUME: Certo.
P.M.:
Quindi condivideva?
FIUME: Sì, condivideva e quando si era incontrato prima, nel novant… nel ’99
credo, comunque lui si incontra a casa di Pino TRAPANI, io sposto a Carmine e Peppe
BARILLA’ sposta a lui e avevano parlato anche di questo fatto e lui in quell’occasione… ha
sempre avuto il debole per i figli di Paolo, di Carmine e Giuseppe, ma ha voluto incontrare a
Giovanni figlio di Giorgio perché lui è sempre stato legato a Giorgio e di conseguenza
riconosceva sia Giuseppe, però ci teneva molto a Gianni, il figlio di Giorgio e l’ha voluto lì per
salutarlo…
P.M.:
Pure?
FIUME:…e dirgli che va bene quello che sta facendo il cugino, di tenere bene questa
situazione…);
2. al ruolo di dipendenza funzionale riconosciuto a Domenico CONDELLO, alias
“gingomma”, indicato dallo zio Pasquale CONDELLO quale persona da affiancare a
Giuseppe DE STEFANO
(P.M.:
E Domenico CONDELLO, Gingomma che ruolo aveva?
FIUME: Lui aveva avuto a Reggio questo avvicinamento con Giuseppe in carcere e
Giuseppe mi ha detto che lui, anche per le azioni di fuoco, se lo doveva chiamare, era a
disposizione. La cosa che ne ho la certezza che lui valeva, la sua parola, quasi quanto quella di
Giuseppe per le estorsioni, ma non per gli omicidi…
P.M.:
Ma lui chi?
FIUME: Domenico…
P.M.:
Sì, specifichiamo sempre quale Domenico.
FIUME: Domenico CONDELLO, figlio di Luciano);
3. alla identità del soggetto che si occupava degli spostamenti di Pasquale CONDELLO per
consentire allo stesso di prendere parte ai summit con gli esponenti di vertice della
famiglia DE STEFANO: il predetto è stato riconosciuto dal FIUME, a seguito di
individuazione fotografica, proprio in quel Peppe BARILLA’, detto “scheggia”, di cui si
parla nella nota del R.O.S. integralmente riportata.
GLI ULTERIORI RISCONTRI.
Ulteriori riscontri alle dichiarazioni venivano rassegnati dal Raggruppamento Operativo
Speciale – Sezione Anticrimine – di Reggio Calabria, il quale con la nota n. 112-346-10-2-2005 di
prot. del 24 giugno 2009 evidenziava quanto segue:
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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“1.
In relazione all’interrogatorio del collaboratore di Giustizia FIUME, reso in
data 17 giugno 2009, presso il carcere di Roma Rebibbia, si precisa che il soggetto a nome
TRAPANI Pino, coniugato con tale CAMPOLO, è stato identificato in TRAPANI Giuseppe,
nato a Reggio Calabria il 3 agosto 1961, ivi residente via SS. 18 II Traversa nr. 2.
Lo steso, in data 20.08.1989 ha sposato CAMPOLO Giovanna, nata a Reggio Calabria
il g. 1° agosto 1964.
Sul conto di TRAPANI Giuseppe, risulta che in data 07.03.2005
la Stazione Corpo
Forestale dello Stato di Reggio Calabria, inoltrava notizia di reato all'A.G., poiché responsabile
dei reati previsti dagli artt. 639 (deturpamento o imbrattamento di cose altrui) e 650 del C.P.
(inosservanza dei provvedimenti dell'autorità).
Lo stesso, risulta essere stato controllato, nelle date di seguito indicate, con i seguenti
soggetti:
(a)
27.07.2001 ore 16:32:00, N.O.R.M. di Villa San Giovanni, controllato a Villa
San Giovanni in Via Zanotti Bianco, unitamente a CANALE Francesco nato a Reggio Calabria il
19.03.1963, a bordo dell’autovettura targata VV000199;
(b)
16.04.2002 ore 10:38:00, Compartimento Polfer della Calabria, controllato
presso gli uffici di Reggio Calabria, unitamente a LAGANA' Antonino nato a Melito Porto Salvo
il 04.09.1956, ZEROTTI Vincenzo nato a Reggio Calabria il 13.03.1951, IARIA Francesco nato
a Reggio Calabria il 27.04.1964, CHIRICO Pietro nato a Reggio Calabria il 20.06.1950, DE
MAIO Salvatore nato a Gioia Tauro il 26.09.1956 e DE TIBERIS Enrico nato a Catona di
Reggio Calabria il 11.10.1965;
(c)
11.04.2003 ore 15:48:00, C.O.T. della Questura di Reggio Calabria, controllato
a Reggio Calabria in Via Nazionale Archi, unitamente a POSTORINO Giovanni nato a Reggio
Calabria il 31.05.1964 e MOSCHELLA Andrea nato a Melito Porto Salvo il 06.12.1970, a bordo
dell’autovettura targata CF881SN;
(d)
07.10.2003 ore 11:00:00, C.O.T. della Questura di Reggio Calabria, controllato
a Reggio Calabria in Via Pentimele, unitamente a POSTORINO Giovanni nato a Reggio
Calabria il 31.05.1964, a bordo dell’autovettura targata AC7726;
(e)
21.10.2004 ore 15:11:00, C.O.T. della Questura di Reggio Calabria, controllato
a Reggio Calabria in Via Nazionale di Archi, unitamente a COPPOLA Michele nato a Melito
Porto Salvo il 30.12.1973;
(f)
20.11.2004 ore 02:24:00, N.O.R.M CC di Palmi, controllato allo svincolo A/3 di
Palmi, unitamente a GERIA Massimo nato a Reggio Calabria il 07.03.1980, a bordo
dell’autovettura targata CF895PP;
(g)
18.03.2005 ore 11:03:00, N.O.R.M CC di Reggio Calabria, controllato a Reggio
Calabria in Viale Messina, a bordo dell’autovettura targata CE801LX;
(h)
07.05.2005 ore 00:14:00, Distaccamento Polstrada di Villa San Giovanni,
controllato al Km. 438 della A/3 SA-RC, a bordo dell’autovettura targata AV876JE;
(i)
18.12.2005 ore 14:20:00, C.O.T. della Questura di Reggio Calabria, controllato
a Reggio Calabria in Ponte Scaccioti, a bordo dell’autovettura targata CF07412;
(j)
01.02.2006 ore 00:09:00, Stazione CC di Condofuri San Carlo, controllato a
Bova Marina in Fondo Vivo, unitamente a DEFONTE Nicola nato a Mola Di Bari il 18.08.1945,
a bordo dell’autovettura targata BL321MD;
(k)
03.03.2006 ore 00:45:00, Stazione CC di Samo, controllato a Bianco al
supermercato SISA lungo la SS 106, unitamente alla moglie CAMPOLO Giovanna nata a Reggio
Calabria il 01.08.1964, a bordo dell’autovettura targata CG908ED;
(l)
14.05.2006 ore 09:22:00, N.O.R.M CC di Reggio Calabria, controllato a Reggio
Calabria, bar "Caffè Del Mare" in Via Marina n. 10 di Gallico, unitamente a MILANO Giovanni
nato a Reggio Calabria il 08.05.1959 e IVASTONA Janna nata in Russia il 03.08.1961;
(m)
02.02.2007 ore 03:04:00, C.O.T. della Questura di Reggio Calabria, controllato
a Reggio Calabria in Passo Caracciolo, unitamente a GALIERA Vincenzo nato a Reggio
Calabria il 08.01.1981;
(n)
06.02.2007 ore 09:35:00, N.O.R.M CC di Reggio Calabria, controllato a Reggio
Calabria in Via Nazionale di Archi, unitamente a SONSOGNO Demetrio nato a Reggio Calabria
il 01.01.1969, a bordo dell’autovettura targata AX460LM;
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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(o)
23.11.2007 ore 10:34:00, Distaccamento Polstrada di Villa San Giovanni,
controllato sulla A3, unitamente a UTANO Antonio nato a Reggio Calabria il 18.12.1977, a
bordo dell’autovettura targata CZ359LY;
(p)
13.10.2008 ore 08:52:00, C.O.T. della Questura di Reggio Calabria, controllato
a Reggio Calabria in Viale Amendola, a bordo dell’autovettura targata CF07412;
(q)
25.10.2008 ore 17:41:00, Sezione Polstrada di Reggio Calabria, controllato a
Reggio Calabria, a bordo dell’autovettura targata CF07412;
(r)
16.11.2008 ore 03:01:00, Sezione Polstrada di Reggio Calabria, controllato a
Reggio Calabria, in Gallico SS 18, a bordo dell’autovettura targata BY841XK;
2. Il cognato, CAMPOLO Gaetano [ nato a Reggio Calabria il g. 08.10.1969], risulta
inserito nell’organizzazione criminale operante in questo centro, infatti, sul suo conto, presso la
banca dati delle FF. di Polizia, risulta:
(a)
21.11.2003 - Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, tratto in
arresto in esecuzione dell'Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere n.209/99 RGNR - DDA,
n.5142/00 R.GIP e n.28/2003 ROCC. emessa da G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria
perché responsabile dell’art. art. 416 bis del C.P. (associazione di tipo mafioso, unitamente a
AUDINO Francesco, AUDINO Mario Salvatore, CANALE Francesco, DE CARLO
MAURIZIO, DE STEFANO Carmine, DE STEFANO Dimitri Antonio, DE STEFANO
Giovanni, DE STEFANO Giuseppe, FIUME Antonino, GATTO Pasquale, GIUNTA
Gianfranco, LAGANA' Fausto, MALARA Antonino, MARCIANO' Santo Mario, MAZZULLA
Elena, MOIO Roberto, PARTINICO Riccardo, POLIMENI Alfredo, POLIMENI Domenico,
POLIMENI Francesco, POLIMENI Paolo, SAPONE Francesco, SARACENO Giuseppe,
STILO Francesco, TRIPODI Domenico e ZAPPIA Vincenzino. Inoltre, veniva ritenuto affiliato
alla cosca DE STEFANO e responsabile fino al 08.12.2001 di favoreggiamento nei confronti del
latitante DE STEFANO Carmine e responsabile dell’art. 494 del C.P. (sostituzione di persona, in
quanto nel corso di perquisizione veniva trovato in possesso di una carta d'identità falsa intestata
ad altra persona e con su apposta la sua foto);
(b)
21.11.2003 - Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, segnalato per
il reato previsto dall’art. 482 del C.P. (falsità materiale commessa dal privato);
(c)
02.05.2005 - Casa Circondariale di Palmi (RC), eseguita scarcerazione emessa
dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria con Ordinanza nr.209/99 RGNR DDA e
nr.3064/04 R GIP DDA, per il reato previsto dall’art. 416 bis del C.P. (associazione di tipo
mafioso);
(d)
20.10.2005 - Nucleo Provinciale di Reggio Calabria, eseguito sequestro di beni
connesso a Misura di Prevenzione emessa dal Tribunale - Sez. Misure di Prevenzione. In
particolare, in data 20.10.05 veniva data esecuzione al Decreto n.64/05 RGMP e nr. 23/05 Sequ.
emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, riferito ad nr. 1
appartamento sito in Reggio Calabria, via Domenico Muratori nr.40/B;
(e)
26.10.2005 - Nucleo Provinciale di Reggio Calabria, eseguito sequestro di beni
connesso a Misura di Prevenzione emessa dal Tribunale - Sez. Misure di Prevenzione. In
particolare, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria emetteva in data
25.10.2005 Decreto di sequestro ex art.2 ter Legge 575/65, ed in data 26.10.2005 veniva data
esecuzione al predetto decreto e si procedeva al sequestro di nr.1 libretto nominativo ordinario
postale, cointestato con la madre ERRIGO Caterina;
(f)
06.03.2008 - Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria, segnalato per
obbligo di Soggiorno, per obbligo presentazione alla P.G. (art. 282 C.P.P.) per la durata di 3 anni
e per Sorveglianza Speciale (mafia - L.575/65), emessa da Tribunale - Sezione Misure di
Prevenzione per la durata di 3 anni. In particolare, in data 06.03.2008 il GICO procedeva alla
notifica ed esecuzione del provvedimento nr. 64/05 Reg. Mis. Prev. - nr. 9/08 del 10.03.2006
(depositato in cancelleria il 24.01.2008) pervenuto in data 04.03.2008 dall'ufficio Misure di
Prevenzione della locale Questura, con il quale la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di
Reggio Calabria ha disposto la sottoposizione alla Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di
soggiorno nel comune di residenza per la durata di anni tre ed una cauzione di euro 1.500,00,
nonché il rigetto della proposta di confisca e la restituzione agli aventi diritto dei seguenti beni
precedentemente sottoposti a sequestro:
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▫
appartamento sito al quarto piano (quinto fuori terra), sito in Reggio Calabria, Via
Domenico Muratori nr. 40/B, identificato al N.C.E.U. di Reggio Calabria - Sez. RC - al foglio nr.
128, particella 101, sub 5, partita nr. 30782, intestato ad ERRIGO Caterina, nata a Reggio
Calabria il 07.05.1934;
▫
libretto nominativo ordinario nr. 20380336, aperto presso l'ufficio di Reggio
Calabria, frazione Archi (53007), cointestato ad ERRIGO Caterina, nata a Reggio Calabria il
07.05.1934 e CAMPOLO Domenico, nato a Reggio Calabria il 20.05.1928;
(g)
11.04.2008 - Stazione CC di Gallico, eseguito ritiro Patente di Guida, emesso da
Prefettura di Reggio Calabria, poiché sottoposto alla Misura di Prevenzione della Sorveglianza
Speciale
(h)
10.11.2008 - Stazione CC di Gallico, annullato Obbligo di Soggiorno emesso da
Corte d'Appello - Sezione Misure di Prevenzione di Reggio Calabria, poiché in data 02.10.2008,
con decreto nr. 29/08 RGMP, la Corte di Appello - Sezione M.P. - di Reggio Calabria, escludeva
l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza, confermando invece quant'altro imposto con
Provvedimento nr. 09/08 emesso il 06.03.2008 dal Tribunale - Sezione M.P. - RC, con il quale era
stato sottoposto alla Misura di Prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S. per anni tre;
(i)
22.01.2009 - Divisione Polizia Anticrimine di Reggio Calabria, irrogata
Sorveglianza Speciale (art.5 L.1423/56) emessa da Corte D'Appello - Sezione Misure di
Prevenzione di Reggio Calabria;
3.
Il soggetto a nome LAGANA’ Bruno, è stato identificato nell’omonimo, nato a
Reggio Calabria il 14 gennaio 1944, ivi residente via Vecchia Provinciale nr. 128. Lo stesso è
proprietario, nella zona ricadente nella parte sottostante la via Provinciale di Archi, contrada
Armagà (direzione mare), di un fabbricato, nonché di alcuni appezzamenti di terreni, meglio
indicati in allegato [vds. all. nr. 1].
In quell’area, è presente, un campo di calcio, non regolamentare, ricavato su un
terreno a fondo battuto, in completo stato di abbandono. Sono presenti, ancora, le porte, senza
reti. Il campo è confinante con la proprietà del defunto DE STEFANO Paolo, nato a Reggio
Calabria il 14.01.1943 [ vds. all. nr. 2].
L’intera zona è riportata nell’allegata planimetria [ vds. all. nr. 3].
E’ opportuno precisare che in occasione dell’arresto di CONDELLO Pasquale [nato
Reggio Calabria il 24 settembre 1950], veniva rinvenuto nella disponibilità dello stesso, il
seguente biglietto, il cui esito è stato rappresentato a codesta A.G. con informativa datata 22
novembre 2008 [pagina 45-46 e 47].
Ho
Dimenticata, sciarpa
in seta e lana,
dentro l’armadio.
Vigneto Zarmà
contributi statali
Rimuovere traliccio
chiedere proprietario terreno.
Soldi AVV.ti
Certificato detenzione
anno 1983. Marzo,
Dicembre, processo
Cosenza,
Buste matrimonio
Melia
Dagli accertamenti effettuati sul conto di LAGANA’ Bruno, è emerso, che lo stesso,
effettivamente è proprietario nella contrada ZARMA’, indicata dal CONDELLO, di un terreno
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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coltivato a vigneto, ricadente al foglio di mappa nr. 6, particella nr. 43, del comune di Reggio
Calabria. La circostanza è emersa da una denuncia presentata dallo stesso, in data 2 ottobre
2003, presso la Stazione Carabinieri di Archi, laddove precisava di essere proprietario di tale
appezzamento di terreno, unitamente ai cugini ed alle zie, meglio indicate nell’allegata
informativa dei Carabinieri di Archi [vds. all. nr. 4].
Ritornando al biglietto sequestrato al CONDELLO si precisa che all’interno dello
stesso, si faceva riferimento, in ordine ad un vigneto nonché alla probabile richiesta di
“contributi statali”. In effetti, il LAGANA’, in data 6 marzo 2009, escusso dai Carabinieri del
Comando Politiche Agricole e Alimentari – Nucleo Antifrodi di Salerno – nell’ambito di altro
procedimento penale, riferiva di non avere mai richiesti contributi comunitari, ad eccezione
dell’anno 2008, per il quale aveva inoltrato, all’A.G.E.A., per il tramite della Coldiretti di
Reggio Calabria, contributi per “agrumi e ulivi” [vds. all. nr.5].
4.
In relazione alla delega cui si fa seguito, si precisa che al paragrafo 2 (punto
e), è stato erroneamente indicato DE STEFANO Giovanni [pt. Giorgio e mt. ROETTO Felicia
Giovanna, nato a Reggio di Calabria il 02.12.1973, ivi residente Via Crisafi nr. 25, coniugato,
studente]. In relazione agli ulteriori approfondimenti esperiti deve intendersi DE STAFANO
Giovanni [pt. Giorgio mt. GANGEMI Francesca, nato il 30/10/1976 a Reggio Calabria] figlio di
DE STEFANO Giorgio [nato Reggio Calabria 15.07.1941, ucciso in data 7 novembre 1977 e
rinvenuto cadavere il giorno successivo]”.
Le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia confermano che gli attuali assetti
criminali cittadini trovano la loro genesi nell’investitura ricevuta da Giuseppe DE STEFANO e
sono già consolidati nel febbraio del 2002, periodo in cui il FIUME inizia a collaborare con la
giustizia.
Trova riscontro il narrato appena riportato nella corposa attività di intercettazione
ambientale e telefonica svolta nel corso delle indagini relative al presente procedimento penale,
ove si consideri che l’estrema vicinanza tra Giuseppe DE STEFANO e Pasquale CONDELLO, di
cui parla il FIUME senza conoscere in alcun modo quelle che sono le risultanze delle attività
investigative finalizzate alla cattura del “Supremo”, è cristallizzata dalle genuine captazioni
riassunte nella nota del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri – Sezione Anticrimine
– di Reggio Calabria del 20 giugno 2008, relativa alla segnalazione di CONDELLO Pasquale + 8,
in relazione al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. finalizzato alla commissione di estorsioni4 ai danni
di esercenti commerciali operanti in Reggio Calabria, tra i quali assume rilievo decisivo la vicenda
legata alla tentata estorsione posta in essere ai danni di FRASCATI Emilio, che verrà approfondita
in seguito, impegnato nei lavori di ristrutturazione dell’esercizio commerciale riconducibile ad
Ugo MARINO.
La vicinanza tra le famiglie prima indicate non è, come si evidenzierà in seguito,
finalizzata ad una mera spartizione dei proventi delle attività estorsive ma alla creazione di un vero
e proprio organismo di coordinamento delle azioni criminose da porre in essere nella città di
Reggio Calabria: gli incontri tra i fratelli DE STEFANO e Pasquale CONDELLO di cui parla
Nino FIUME, invero, non sono incontri d’affari finalizzati a spartire a metà i profitti di una
gestione para-imprenditoriale del crimine organizzato, sono in realtà incontri tra persone legate da
ben altri rapporti e da una comunanza stabile di interessi.
Di rilievo appaiono i riferimenti del collaboratore di giustizia ai legami affettivi tra i
soggetti di cui sopra, che trovano nel particolare trasporto di Pasquale CONDELLO nei confronti
di Giovanni DE STEFANO – figlio di quel Giorgio assassinato in località Acqua del Gallo nel
lontano 1978 – la conferma dell’assunto fatto proprio da questo Ufficio.
Non si trascuri il dato che proviene da tali riferimenti che, nell’umanizzare le
frequentazioni dei soggetti di vertice delle rispettive cosche aprioristicamente e distrattamente
4 Informativa di reato nr. 112/340-2005 del 20 bgiugno 2008 a carico di CONDELLO Pasquale [ 24 settembre 1950];
BARRILLA’ Giovanni [25 maggio 1978]; CONDELLO Domenico [20 maggio 1972]; CONDELLO Demetrio [23
giugno 1979]; CONDELLO Francesco [5 novembre 1982]; DE STEFANO Giuseppe Carlo [1° dicembre 1969];
MARINO Ugo [21 aprile 1954]; MORABITO Bruno,[14 febbraio 1933]; VAZZANA Andrea [20 luglio 1967]
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collocate in perenne contrapposizione, ci rassegna un elemento nuovo e di eccezionale spessore:
con la pax mafiosa sono state scritte regole che hanno trovato il rispetto della quasi totalità dei
soggetti interessati dal cruento conflitto, ma quelle regole si sono evolute con il passare del tempo
e si sono conformate alle caratteristiche degli uomini posti al vertice della criminalità di tipo
mafioso operante in città.
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I RIFERIMENTI ALLA CARICA DI “CRIMINE”.
Prima di affrontare compiutamente il tema legato alle altre risultanze delle indagini in
ordine a quanto riferito dal FIUME e agli assetti successivi delle cosche reggine, appare di
interesse verificare se nel limitato panorama collaborativo fornito da appartenenti alla ‘ndrangheta,
poi dissociatisi, nonché negli atti di altri procedimenti si rinvengano riferimenti utili a ricostruire
l’origine e l’evoluzione della carica di “Crimine” riconosciuto a Giuseppe DE STEFANO, della
sua portata e delle sue implicazioni..
Una prima conferma si ottiene dalla lettura delle dichiarazioni rese dai collaboratori di
giustizia nel corso del processo OLIMPIA; partendo dal significato di "locale" di 'ndrangheta,
definibile come porzione di territorio nel quale almeno quarantanove affiliati, presenti ed attivi,
reclamano il controllo criminale dello stesso, potendone assicurare l'ordine delinquenziale
mafioso, i collaboratori di giustizia rivelano che:
<<La richiesta d'apertura viene fatta al "locale principale" che da sempre è stato quello
del paese di San Luca, in quanto territorio in cui quasi la totalità degli abitanti di sesso maschile
appartiene alla 'Ndrangheta ed anche perchè fin dai tempi remoti è stato il Santuario di Polsi il
luogo di riunione annuale degli affiliati.
Questa riunione si tiene annualmente nel mese di settembre in concomitanza con la festa
patronale della Madonna custodita nel Santuario di quel luogo; a queste riunioni partecipano tutti
i rappresentanti dei "locali" sparsi in tutto il territorio nazionale ed a volte, anche dei "locali"
"aperti all'estero".
Un "locale" è "aperto" quando il "principale" ha dato il suo assenso; si definisce "chiuso"
quando questo assenso non è stato dato; è "attivo" quando si tengono riunioni di "'Ndrangheta"
almeno una volta al mese, è "passivo" quando anche se "aperto", non tiene regolari riunioni.
Nelle annuali riunioni a Polsi, come già detto, ci sono i "rappresentanti" di tutti i "locali" e tra di
loro si discute delle attività illegali della organizzazione, e di ogni altro problema a questa
inerente. Ogni "locale" riconosce di versare una piccola percentuale degli introiti illeciti al
"principale" di San Luca, come riconoscimento di atavica supremazia ed in quanto rappresenta
nel gergo "La Mamma" di tutti gli affiliati.
Ogni locale è così composto: "capo bastone" (o "capo locale"), "contabile" e "crimine". Il
"capo bastone" è colui che ha il potere assoluto su tutti gli affiliati. Il "contabile" è colui che
gestisce il ricavato delle attività del "locale". Il "crimine" è colui che gestisce le azioni criminali
di ogni genere>> (proc. pen. CONDELLO Pasquale ed altri - nr.46/93 r.g. DDA Reggio
Calabria).
Ulteriori significativi riferimenti al crimine si rinvengono negli esiti del proc. pen. n.
14/1998 – R.G. Notizie di reati /mod. 21DDA, 361/2002 R.G.C.App. (definito con la sentenza,
irrevocabile, della Corte di Appello di Reggio Calabria dell’ 11.7.2002), che ha giudicato
ALAMPI Giovanni ed altri imputati:
A) del delitto p. e p. dall’ art. 416 bis 1°, 2°, 3°, 4° e 5° comma c.p.. per aver fatto parte di
un’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata “’ndranghita”, strutturata localmente nel
così detto mandamento jonico, comprendente tutti i “locali” della zona jonica reggina al cui vertice
è posto MORABITO Giuseppe, anche capo del locale di africo nuovo che avvalendosi della forza
e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà che le derivano è dedita alla
commissione dei delitti, tra i quali traffico di sostanze stupefacenti ed armi da guerra,
condizionamenti delle pubbliche amministrazioni, locali ed accademiche, gestione e spartizione di
pubblici appalti, nonché procacciamenti del voto altrui, in occasione di consultazioni elettorali e,
comunque, a realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.
l’associazione sopra descritta si è articolata nel seguente modo:
MORABITO Giuseppe, PANSERA Giuseppe, MAISANO Filiberto, PELLE Antonio, PELLE
Giuseppe, ZAPPIA Leo, MEDURI Paolo, ERRANTE Pasquale, MAURO Leone hanno promosso,
diretto ed organizzato la citata associazione a delinquere di tipo mafioso quali componenti stabili
della struttura decisionale ed operativa della “’ndranghita” denominata “Crimine”.
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Di tale sentenza, irrevocabile, si può riportare – ai fini che qui interessano – la “scheda”
relativa all’imputato MAESANO Filiberto, cl. 1932.
“ MAISANO FILIBERTO
Tra gli appellanti il soggetto di maggior peso ed iniziativa appare essere Maisano Filiberto, uomo
della vecchia guardia della "'ndrangheta", essendo nato nel 1932, che dal tenore delle
conversazioni intercettate risulta avere raggiunto un ruolo verticistico non inferiore a quello del
"Tiradritto", se non per il fatto che quest'ultimo si è dimostrato capace di raccogliere attorno a sé
i vari esponenti del comprensorio in un'unica struttura associata.
Le conversazioni avute dal Maisano con il Pansera e con altri correi, quali il figlio Saverio,
Mauro Leone, Errante Pasquale e Pelle Giuseppe, dimostrano come fosse egli stesso a
riconoscersi, con dichiarazioni di carattere autoaccusatorio, un ruolo di prestigio nell'ambito
delle consorterie mafiose del comprensorio, a rivendicare a sé un rapporto privilegiato di fiducia
con il Morabito, nonché un ruolo trainante nell'azione di componimento dei contrasti esistenti tra
gruppi locali, in primo luogo quello di Roghudi, afflitto da una sanguinosa faida.
E' proprio sulla base del suo ruolo di vertice nella "'ndrangheta" che il Maisano ha impostato
tutte le conversazioni, ponendo in particolare in evidenza che tale suo ruolo lo veniva a porre in
posizione di pari livello al Morabito e gli dava titolo per intervenire nell'azione di composizione
dei contrasti locali.
A riprova del suo pieno inserimento nel mondo della malavita mafiosa egli è giunto altresì a
manifestare il suo disappunto per i nuovi equilibri determinatisi tra i gruppi della zona nella
suddivisione del territorio, ponendo in evidenza la diversità che i nuovi assetti di potere venivano
ad assumere rispetto al passato.
In conversazione intercorsa con il Mauro a partire dalle ore 17,29 del 28-5-1998, infatti i due,
identificati, il predetto in A ed il Maisano in B, in forza di controllo visivo dell'autovettura di
quest'ultimo, così si esprimono a proposito di un nuovo dispiegamento territoriale del potere
mafioso:
A - ...abbiamo parlato che non c’è...non c’è più mandamento...di chiuderlo questo cazzo di
mandamento...
B - ...non c’è mandamento...e le cariche...... e basta!...
A - ...le cariche sono una per parte che abbiamo stabilito...
B - ...e basta!...una per là, una per là, una per là, una per là...basta!.......e poi si chiude, una per là
e una per qua...
A - ...ho detto io...compare PEPPI...dice...allora così facciamo, un incaricato a...a
mandamento;...ma che c’entra questo mandamento, fanno le cariche senza dire niente..
B - …..non ci sono mandamenti per niente, compare Leo, ci sono …..che se vi dà una carica per
parte……..
A - ..... ora arriva fino a San Pasquale...Bova già va con loro...
B - ...ma quale...
A - ...con il mandamento da quella parte...
B - ...fino a Melito, sono...e lo sanno tutti!...
A - ...certo...non lo poteva fare...
B - ...lo sanno tutti...
A - ...ma io gliel’ho detto a compare PAULU, qua è.....
B - ...lui lo ha fatto...lui lo ha fa...lo ha fa...lo ha fatto...
A - ...c’è a CRIACU, c’è a coso...gli ho detto io...vedete che qua nostro è...
B - ...no, non doveva...
A - ...no, dice, ma mi sembrava che non c’eravate voi...no...io...e se non c’eravamo noi...si
diceva!...io l’ho saputo ora che era a Bova!...
B - ...sapevano che eravamo noi...poi...voi...siete da una vita qua...che cazzo contano!...
A - ...no, ma io...sono andato...no...
B - ...se non c’eravate voi...ma che stanno combinando!...
A - ...Quando siamo andati per Melito, siamo andati nella casa dello STACCU...e siamo
andati...c’era a compare PEPPI PELLI...
B - ...il discorso...non è...non è...non è che è uscito in questo modo, perchè......noi siamo tutti
uomini dello stesso modo...siamo tutti del crimine...criminali...e basta! Il criminale...chi non ce
l’aveva...il discorso è chiuso...si sono fatte queste cariche...che...non sono mai uscite queste
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storie, ancora cariche di qua e cariche di là...mandamenti non abbiamo mai sentito, ora sono
comparsi i mandamenti qua...
A - va boh,...... non dicono niente...per dare la carica, per venire da..... Un giorno prima, forse, è
passato di qua...ma no...non mi ha visto e mi ha lasciato l’ambasciata con FABIU...poi è
tornato...dice...vedete che abbiamo fatto le cariche...Bova va...che Bova va? Come avete fatto?
…omissis…
In altra conversazione intercorsa al progr. 4072/3 tra Maisano Filiberto, il figlio di questi Saverio
e Mauro Leone, si parla poi di assegnazione di cariche di ‘ndrangheta, quali “picciotto” e
“santista” e del ruolo decisivo rivestito da Giuseppe Morabito in materia:
LEO: Quando sono andato da compare Peppe, ........compare Peppe, disse che è buono solo per
fare il “picciotto” di giornata
MAISANO: Io, so, che una volta lo avevamo “passato” per la “santa” e no…
LEO: Si, allora quando gliel’avevano data, lo abbiamo “passato”
SAVERIO: Gliel’avevano data, però
LEO: Si, gliel’hanno data
SAVERIO: Allora era “tumulu”!
LEO: Sapete, no, gliel’hanno data
SAVERIO: E sapete pure chi?
LEO: Il fatto del monaco, sapete
SAVERIO: Quello, quello che aveva, operato nella gola?..di Ferruzzano.....Quello che ha la
“santa”.
In ulteriore conversazione al progressivo 1970 Maisano Filiberto spiega al figlio Saverio, con la
sapienza di chi evidentemente è da tempo intraneo nell’organizzazione ‘ndranghetistica, la
tipizzazione e la gerarchia delle “cariche”. In particolare si discute del fatto che, nell’ambito
delle cariche, vanno distinte quelle che vengono conferite dal Crimine dalle altre. Le prime,
infatti, hanno maggiore rilievo e rispondono unicamente al “Crimine”, in quanto conferite, non
in sede locale, bensì in occasione di incontri tra i maggiorenti delle cosche della provincia
reggina, di cui il Maisano Filiberto fa parte per sua esplicita ammissione, sicchè ogni carica va
differenziata a seconda dell’organo ‘ndranghetistico che la conferisce.
I due fanno, inoltre, riferimento alla “Grazia”, intesa come una sorta di promessa e di impegno,
che nella procedura del conferimento della “carica” costituisce il presupposto per il
raggiungimento da parte dell’affiliato del grado successivo nella gerarchia ‘ndranghetistica.
In termini dello stesso tenore proseguono le conversazioni tra padre e figlio nelle intercettazioni
ambientali di cui ai progr. 2753 e 2754, nella prima delle quali si discute ancora una volta della
tipologia delle cariche, distinguendosi, ad esempio, la “Santa” a seconda se viene conferita “a
livello locale”, cioè in un ambito territoriale ristretto, oppure a livello di “Crimine”, assurgendo
in quest’ultimo caso a più elevato prestigio. Particolarmente interessanti risultano inoltre i
riferimenti a ruoli apicali di altri personaggi coimputati, come Mauro Leone (“compare Leu al
nostro livello si vicino al trequartino..”), Errante Pasquale (“Pascalinu è al nostro livello”) e lo
stesso “Tiradritto” (“Il mio pari è Morabitu”), nonchè l’orgoglio di Maisano Filiberto di essere
stato il padrino di quest’ultimo, dicendo al progr. 993 “a Peppi Morabitu chi gliele ha date le
cose? Io gliele ho date; tutto io! Il trequartino, il quartino, il padrino,...io!".
La posizione autorevole del Maisano nell’organizzazione emerge anche dalla delicatezza delle
questioni che viene chiamato a decidere con i vertici di altri “locali”. Particolarmente importante
appare l’interessamento alla sanguinosa lotta tra le cosche di Locri dei Cordì e dei Cataldo, che
aveva addirittura fatto ipotizzare la sanzione della chiusura del “locale” di tale città ove non si
fosse pervenuti ad una composizione del contrasto.
… omissis…
Analogo intervento è stato svolto da Maisano Filiberto per risolvere la faida verificatasi nel
centro di Roghudi, come risulta dalle intercettazioni al progr. 3870:
OMISSIS
Nè minore rilevanza ha la circostanza della partecipazione del Maisano al delicatissimo incontro
verificatosi il 6-1-1999 tra taluni esponenti della cosca nella località Razzà di Brancaleone.
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Per l’esame della vicenda si rinvia alla trattazione che se ne farà in ordine alla posizione di
Trunfio Fabio, segnalandosi al momento l’importanza dell’incontro, per come è dato desumere sia
dal coinvolgimento di uomini del calibro di Pansera Giuseppe e forse anche di Morabito Giuseppe
sia dalle complesse cautele adottate per controllare l’area in cui doveva effettuarsi il “summit”.
E’ d’altronde dallo stesso tenore delle conversazioni sopra riportate che emerge come sia stato il
medesimo Maisano Filiberto ad aver messo in evidenza il suo inserimento nell'organizzazione
della 'ndrangheta, di cui ha dimostrato di conoscere approfonditamente la struttura, gli esponenti
di vertice, gli ambiti territoriali.
E' stato egli stesso, in particolare, a descrivere la sua ascesa nell'organizzazione, dicendo al
figlio:
. "...io, quello che ho avuto, lo abbiamo avuto sempre insieme con ‘NTONI, guarda!.....eravamo
soldati
insieme...e
avevamo
il
disparu,
no?!...io
ero
il
capo
società,
là...quando.......sempre!...poi...nel cinquanta...nel cinquantasette...”.
Il suo ruolo non è apparso d'altra parte meramente onorifico, giacchè invece egli è stato, per il
suo carisma, incaricato di delicati interventi di composizione nei contrasti insorti nei "locali" di
Roghudi e di Locri ed inoltre si è preoccupato insieme a Pansera Giuseppe di programmare
l'uccisione di chi, come Ferraro Vincenzo, si riteneva avesse agito con finalità estorsive senza
l'assenso del gruppo dell'organizzazione che controllava il territorio, con il che viene ad essere
smentita l'affermazione difensiva secondo cui sarebbe mancata la prova di un suo concreto ruolo
operativo.
Egli si è del pari arrogato un ruolo di vertice nell'organizzazione, tanto da paragonarlo a quello
del Morabito ("Il mio pari è Morabitu") ed a vantarsi di essere stato il padrino della sua
investitura nei passaggi più prestigiosi di qualifica ("a Peppi Morabitu chi gliele ha date le cose?
Io gliele ho date; tutto io! Il trequartino, il quartino, il padrino,...io!”), il che smentisce l'ulteriore
osservazione difensiva secondo cui le parole del Maisano esprimevano soltanto la sua adesione ad
una visione tradizionalmente folkloristica del fenomeno mafioso e non ad una consorteria di
natura e con finalità criminali.
… omissis …
Ben più pregnante è invece la circostanza che in conversazione intercorsa con il Trunfio , Pansera
Giuseppe, genero del "Tiradritto", ha dato atto dello stretto legame di mafia suo e di quest'ultimo
con il Maisano, affermando:"compare Filiberto mio suocero lo può tenere nel "cartello", ma
compare Filiberto è quello che è, e quando lo vogliamo glielo dimostro".
Nei suoi confronti va pertanto confermata la pronunzia di condanna per il reato associativo, con
l'aggravante della promozione e della direzione dell'organizzazione, la cui sussistenza si coglie
nel ruolo di vertice che egli stesso si è attribuito e che emerge dal livello di preminenza a cui si
pongono i suoi interventi pacificatori rispetto a semplici associati come Romeo cl. 47, Stelitano e
Tripodi”.
Il riferimento al “Crimine” torna poi in altre conversazioni intercettate nello stesso
procedimento; vale la pena riportare quella che segue tratta dalla sentenza del Tribunale di Reggio
Calabria emessa in data 13 febbraio 2001 all’esito del giudizio celebrato con il rito ordinario
(14/98 RGNR; 152/01 Reg.Sent.):
“La conversazione di interesse del 26.8.1998 ore 15.11 (progr. 1970) anche questa volta
intercorre tra Maisano Filiberto (A) e il figlio Saverio (B).
… omissis…
Si riporta di seguito, per completezza, il brano di rilievo estrapolato dalla conversazione di cui si
è detto:
B)
...con CARMELU...siamo usciti nel discorso...compare, a me, dice...(balbetta)...ora
prendiamo il posto di nuovo, che ero...perchè viaggiavo sempre, non ero sempre qua...sparlavano
che mancavo quattro, cinque giorni la settimana...dice...eeeh...e io mi sono distaccato. Ha
detto...per motivi...miei. Ora che sono qua, che non devo viaggiare, mi dice, se ancora non mi
hanno liberato, dice...gli ho detto io, ma...quanto è che non vi hanno liberato?...ha detto...è una
settimana e ancora non mi hanno detto niente...ha detto...però mi devono completare, perchè
sennò mi secco, dice, ora è da tanto che non mi...perchè questo sono ancora...ancora sono
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picciotto!...come, che mio fratello PEPPI ha detto che lui è a posto...dice...volevano dargli la
cosa...ha detto...e siccome che ce ne sono due, là...l’altra è la nostra...ha detto...ma voi, che
cazzo!!...da chi...sapete tutte queste cose, gli ho detto io, almeno non parlate proprio!...ancora non
siete a nessun punto!...eh?!...e parlate di altre cose, santa e non santa...e già parla pure lui...di
queste cose...CARMELINU!...(incomprensibile per disturbo linea)...dove siete? Ancora ne dovete
fare di strada per arrivare là, gli ho detto io...così, a CARMELU...sì, sì, ma ora ho parlato con
quelli, dice, ma là sono...volevano essere presi con...(balbetta)...per dire il fatto!...
A)
...San Basilicu!...
B)
...certo!...San Basilio, dice, siccome, dice, l’altra volta...
A)
...a Motta...
B)
senti!...no, non vuole dire...è per i fatti suoi...e a Motta, pure!...dice...PEPPI è utile, dice,
ce n’era uno che...(incomprensibile per disturbo linea)...e hanno fatto di anticipare...loro gli
dicono... (incomprensibile per disturbo linea)...per cambiarlo...eh?!...anni fa...ha detto...e...e non
c’entra...e hanno fatto lostesso, hanno cambiato la legge...ora lui, dice che è sempre lui, perchè
lui...(balbetta)...in sua presenza si dovevano fare queste cose...gli dite di andare a coricarsi, che
questo non capisce di queste cose, gli ho detto io!...Se è presente o non è presente,quando si fa
il...(balbetta)...il banco nuovo, che si cambiano le cariche...il fatto è fatto!...se è presente e se non
è presente...lui ha portato motivo valido, dice che...che quello è assente, dice...
A)
...e che cazzo vuole dire?!...
B)
...che assenti gli altri, hanno fatto il passo che hanno dovuto fare...la sua presenza e
senza...e se lui è in minoranza, che cosa vuole?!...che cosa vuole?!...se erano cinquanta, e
mancavano, per dire, ventisei?!...
A)
...a me mi ha domandato compare ‘NTONI ALVARU...
B)
...e non ero là, io?...
A)
...a Motta si sapeva chi sono...com’è e come non è...hanno giustificato, allora...
B)
...a...a Motta c’è...a Motta c’è a PROVENZANI, i figli di PEPPI FORTUGNU, due...
A)
...i PROVENZANU, quali?...
B)
...MIMMU PROVENZANU...
A)
...MIMMU PROVENZANU non è attivo!...
B)
...dove?...
A)
...nè a Motta e a nessuna parte...
B)
...chi?...MIMMU PROVENZANU è...è a Motta, pa’!...ci voleva!!! Se ha parlato
CARMELU, pure, me lo ha detto a me!...mi ha detto...mio cognato è là sotto a Motta...io sono
a...aa...a San Basilio...Oh pa’, senti...a Motta ci sono quei due del ristorante, pure, che sono di
Motta...quei due là sopra del ristorante, quelli di fronte a lui...eh...e hanno la cosa con lui...la
santa...
A)
...e la santa hanno quelli, non che è attivo PROVENZANU!...
B)
...senti, io so che è...è attivo...ma, mio cognato dov...è là sotto per Motta, dice, ah?... e
pure lui ha detto...
A)
...e non è a nessuna parte!...
B)
...certo...io so che è così!...a Motta, a Motta dove?...a Motta che c’entra?...allora,
così...(balbetta)...c’è la cosa da una parte e...eee...e non è a nessuna parte allora?...allora non è
a nessuna parte, nemmeno da quelli, a Polsi!...
A)
...la società con la santa, è un altro discorso, SASU!...
B)
...ma se non è dentro...
A)
...la società...la società che vengono al crimine...e rispondono con noi, con il crimine...
Nel prosieguo del dialogo il MAISANO dava di sé stesso la prima prova tangibile,
successivamente confermata dal supporto di due anni di indagini, della sua appartenenza alla
fascia apicale della gerarchia mafiosa calabrese, quella del “CRIMINE”, che, com’è stato sinora
svelato unicamente dalle rivelazioni di alcuni colaboratori di giustizia, statuisce le strategie
criminali della ‘ndrangheta su tutto il territorio su cui si estende la sua pseudo-giurisdizione
criminale.
MAISANO: “Il discorso non è, non è ...(balbetta) non è uscito in questa maniera, perché,
le co... che... NOI SIAMO TUTTI UOMINI DELLA STESSA MANIERA, SIAMO TUTTI DEL
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“CRIMINE”, “CRIMINALI” E BASTA!!! Il CRIMINALE CHI NON CE LO AVEVA... IL
DISCORSO ERA CHIUSO. SI SONO FATTE QUESTE “CARICHE CHE... NON SONO MAI
USCITE QUESTE PIAZZE... ANCORA, “CARICHE” DI QUA E “CARICHE” DI LA’. DI
“MANDAMENTI” NON ABBIAMO MAI SENTITO, ADESSO SONO COMPARSI I
“MANDAMENTI” QUA!!!...”
La conversazione appena richiamata, appare grandemente istruttiva, sia in ragione di
elementi investigativi di rilievo che i conversanti offrono agli inquirenti, che in relazione agli
elementi indiziari chiari, univoci e incontrovertibili offerti a carico di se stessi ed a carico dei
soggetti via via mentovati.
In particolare, il discorrere di cariche (vangelo, santa, crimine, ecc.), di domini territoriali
definiti degli aggregati criminali (mandamenti e collegi), espressione tipica della criminalità
mafiosa, evidenzia il sicuro inserimento dei soggetti nei meccanismi mafiosi, così come il
riferimento a personaggi notoriamente conosciuti come tali (gli Stacchi, i Pelle, ecc.).
Che si verta intorno a discorsi su cose criminali emerge anche dal riferimento ai
collaboratori di giustizia (“poi ci sono ancora quei cazzi di pentiti”, “Quello è il guaio”), mediante
giudizi critici non altrimenti spiegabili se non con l’inserimento dei conversanti in contesti del
tutto illeciti, gli unici a dover temere le rivelazioni dei pentiti, nella generalità dei casi.
Ulteriori riferimenti di interesse in questa sede si rinvengono nella conversazione
intercettata in data 26 agosto 1998, dalle ore 15,11, progr. 1970.
“MAISANO: “ ...(incomprensibile per bassa tonalità di voce)
SAVERIO: “Ma tu hai visto poi come erano le cose? Noi ci preoccupavamo per
CARMELO per questo e per... sai che cosa è ancora CARMELO il cognato ...(incomp.)? Mio
fratello PEPPE non capisce un cazzo in quanto è uno storto! Sai che cosa è? Un PICCIOTTO
ancora!”
MAISANO: “ ...(incomprensibile per bassa tonalità di voce)”
SAVERIO: “No, mi ha detto compare ‘NTONI ALVARO che gli ha lasciato la GRAZIA,
è andato due volte e gli ha detto: <so che è con quello, non hai visto tu quella sera> ... poi ho
viaggiato con lui, che è venuto qua, è arrivato fino a qua fuori ad Africo con lui...”
MAISANO: “Con chi?”
SAVERIO: “Con CARMELO! Siamo usciti nel discorso ... <compare, a me ... ha detto ...
adesso prendiamo il posto nuovamente che ero... perchè viaggiavo sempre, non ero sempre lì,
sparlavano che mancavo quattro o cinque giorni alla settimana ...(incomp.) e mi sono distaccato
... ha detto ... per motivi miei. Adesso che sono qua che non viaggio ...(incomp.) ancora non mi
hanno LIBERATO> ... ha detto. Gli ho detto io: <da quanto è che vi hanno LIBERATO?> ...
ha detto: <è da una settimana ed ancora non mi hanno detto niente ...(incomp.) ... ha detto ...
però mi devono completare, perchè altrimenti mi arrabbio, adesso è da molto che ...(incomp.)
perchè questo sono ancora, ancora sono PICCIOTTO!> ... ma come, mio fratello PEPPE mi ha
detto che lui è a posto, ha detto: <volevano dargli la cosa ... ha detto ... siccome ce ne sono due
la, l’altra è la nostra> ... ha detto ... <ma voi, che cazzo! Sapete tutte queste cose ... gli ho detto
... almeno non parlate per niente, ancora non siete a nessun punto, eh! E parlate di altre cose,
di SANTA e non SANTA> ... e già parla anche lui di queste cose, CARMELO!
...(incomprensibile per disturbi di linea) ... < ...(incomp.) dove siete? Ancora dovete farne di
strada per arrivare ...(incomp.)!> ... gli ho detto io, così a CARMELO ... <si, si! ma adesso ho
parlato con quelli ... ha detto ... che là volevano essere presi con... ...(balbetta) dicono fatti...>”
OMISSIS
La predetta conversazione è, infatti, l’occasione per MAISANO Filiberto di spiegare al
figlio Saverio, con dotto piglio, che nell’ambito delle “cariche” vanno distinte quelle che vengono
conferite dal “CRIMINE” da tutte le altre.
Le prime, difatti, avendo un peso maggiore e godendo di maggiore prestigio nella
complessa gerarchia ‘ndranghitistica, rispondono unicamente al “CRIMINE” del quale MAISANO
Filiberto, per esplicita ammissione, è componente.
La stessa “SANTA”, ad esempio, va differenziata a seconda dell’organo ‘ndranghetistico
che la conferisce: ”allora perché diciamo< che SANTA…che SANTA è?>”;
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si riporta lo stralcio più significativo del brano di conversazione intercettato il 26 Agosto
1998, dalle ore 15,11, progr.1970:
“MAISANO: “La SOCIETÀ con la SANTA è un altro discorso, SASO...”
SAVERIO: “Ma se non è dentro...”
MAISANO: “...la SOCIETÀ, la SOCIETÀ è ...(incomp.) il CRIMINE e rispondono con
noi, con il CRIMINE...”
SAVERIO: “Eh!”
MAISANO: “...e la SANTA ce l’hanno quelli... come la buonanima TURI MARRA...”
SAVERIO: “Si! Ma che vuole dire?”
MAISANO: “...gli abbiamo dato la CARICA là, nel CRIMINE...”
SAVERIO: “Si, si, lo so!”
MAISANO: “...che significa?”
SAVERIO: “Però non è tanto in regola nemmeno, come cosa!”
MAISANO: “E’ in regola perchè non gli si deve dare niente, per essere...”
SAVERIO: “Eh!”
MAISANO: “...come allora gli abbiamo dato a...”
SAVERIO: “E mio fratello... mio fratello PEPPE...”
MAISANO: “...a FRANCO CUZZOCREA”
SAVERIO: “...e a mio fratello PEPPE volevano dargliela di là e lui non ha voluto.
...(impreca) ancora... ma allora non capisce proprio niente tu!”
MAISANO: “Quello capisce cazzi!”
SAVERIO: “Mio fratello PEPPE, veniva a dirmi: <sai, attualmente...> ... ha detto.
Volevano dargliela di quella e lui non ha voluto perchè vuole questa qua che abbiamo noi, non
quella di PROVENZANO. Io so che quando dico così, questa è ...(incomp.) Che cazzo ne so se
poi ...(incomp.) e buona quella anche, la pariamo la chiesa (modo di dire) ...(incomp.) non
capisce un cazzo proprio completamente”
MAISANO: “Ma siccome a quella...”
SAVERIO: “ ...(incomp.)”
MAISANO: “...a quella SANTA...”
SAVERIO: “Eh!”
MAISANO: “...gliela danno anche ai PICCIOTTI!”
SAVERIO: “Oh pa’, o gliela danno o non gliela danno...”
MAISANO: “Non guardano base, loro, per niente!”
SAVERIO: “Ah si? Bravi!”
MAISANO: “Uno... anzi, gliela danno ad uno fuori della SOCIETÀ e sono attivi...”
SAVERIO: “Bravi! Cosi...”
MAISANO: “...questi... a questi ‘naca boi (modo di dire) là...”
SAVERIO: “Si, si!”
MAISANO: “...allora perchè diciamo che SANTA... che SANTA è?”
SAVERIO: “Allora che è? Io non credo che è SANTA ed è lo stesso che non avete niente!
Ha detto: < ...(incomp.) altrimenti io e meglio che me ne vengo con voi altri ... ha detto ... ma
quando ... ha detto ... passo con voi altri, mi lasciate quello che ...(balbetta)...”
MAISANO: “Tanto è, tanto è...”
SAVERIO: “...perchè io ho un’altra cosa ... ha detto ... ho il diritto... diritto ...(incomp.)
che me lo sono fatto io>”
MAISANO: “...tanto è vero...”
SAVERIO: “Gli ho detto: <dove arrivate vi... vi lasciamo, eh! Se ce l’avete, ce l’avete!>
... è giusto? Ha detto: <no, perchè io ce l’ho come il vostro>”
OMISSIS
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LE RISULTANZE DEL PROCEDIMENTO PENALE 6077/05 R.G. NOTIZIE DI REATO/MOD.
RELATIVO ALL’ESTORSIONE AI DANNI DI CHIRICO ANGELO GAETANO.
21DDA
Di estremo interesse per la ricostruzione dei nuovi assetti criminali cittadini, oltre che a fini
di riscontro delle dichiarazioni rese da Antonino FIUME, va considerata l’attività di indagine
svolta dal locale Reparto Operativo – Nucleo Investigativo – dell’Arma dei Carabinieri nel
procedimento penale 6077/05 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA relativo all’estorsione ai danni di
CHIRICO Angelo Gaetano.
In particolare, l’attività di cui sopra è stata avviata al fine di far luce in merito ad un elevato
numero di danneggiamenti e fatti intimidatori avvenuti nel territorio cittadino a partire dall’anno
2005, nonché per circostanziare fatti delittuosi commessi in danno di titolari di attività
imprenditoriali.
In tale contesto si è ritenuto di monitorare anche il riassetto delle organizzazioni criminali
ed i conseguenti equilibri raggiunti in ordine alla spartizione dei proventi delle attività estorsive.
Si è privilegiata, a tal fine, un’attenta analisi degli eventi di danneggiamento in danno di
attività commerciali (colpi d’arma da fuoco, ordigni esplosivi, incendi, ecc.), le modalità attuative
degli attentati, nonché la diversificata natura delle attività commerciali colpite, dislocate
principalmente nella zona del centro città.
I risultati di tali analisi hanno fatto ritenere la presenza di mutamenti nell’assetto delle
cosche locali e nella loro influenza sul territorio, con particolare riguardo all’attività di gestione del
racket delle estorsioni, rispetto a quanto stabilito all’atto della “pacificazione” al fine della
seconda guerra di mafia.
Scrive il Reparto delegato alle attività di indagine: “Tra gli episodi esaminati vi è stato
quello in danno di CHIRICO Angelo Gaetano5 che, in data 02.07.2005, aveva denunciato il
rinvenimento, in data 11.06.2005, innanzi la porta d’ingresso della sua attività commerciale di
vendita di autovetture nuove ed usate, autorizzato OPEL, una tanica in plastica contenente
benzina e nr. 4 cartucce da caccia cal. 12, marca Fiocchi del tipo caricato a pallettoni, unite tra
loro da un nastro adesivo del tipo carta e con su scritto: “CHIRICO Angelo”. Sul contenitore, a
mezzo di un pennarello di colore nero, era stato scritto: “CHIRICO non rompere i coglioni e fatti
i catti Tuoi”6.
L’evento, che per modalità di attuazione appariva di matrice tipicamente mafiosa,
assumeva particolare rilevanza in considerazione del fatto che CHIRICO Angelo Gaetano
intratteneva rapporti di lavoro con la ditta OPEL PELLICANÒ s.r.l.7, di proprietà di Pellicanò
Salvatore Augusto8, che in passato era stata interessata direttamente da alcuni eventi criminosi
che hanno visto coinvolti anche due dipendenti; in particolare:
− il 09/11/2003 Pellicanò Salvatore Augusto, denunciava di aver subito il furto di
un’autovettura marca OPEL, mod. Zafira dall’interno del parcheggio antistante la propria
concessionaria9;
− il 30/11/2003, due dipendenti del Pellicanò, impiegati presso la sua autoconcessionaria, i
fratelli Monteviso Antonino10 e Giovanni11, subivano un attentato dinamitardo c/o la loro
abitazione di via Abate S. Elia, che provocava danni al piano terra del fabbricato nonché agli
infissi, stabili e mezzi siti nelle vicinanze12;
5 nato a Bruzzano Zeffirio il 20.04.1948, residente a Reggio Calabria in via Salita Stazione nr. 11;
6 A.G. informata in data 02 Luglio 2005 con nota n. 24/1 del Comando Stazione Carabinieri di Archi;
7 Sita in Pellaro (RC) SS. 106 Jonica;
8 Nato a Reggio Calabria il 22/03/1949, ivi res. Via Giulia n.27, coniugato, imprenditore;
9 A.G. informata con Nota nr. 8/37-1 del 11/11/2003, dal C/do Stazione CC di Pellaro (RC);
10 Nato a Reggio Calabria il 09/01/1955, ivi res. Via Abate S.Elia nr.37, coniugato, impiegato c/o Opel Pellicanò;
11 Nato a Reggio Calabria il 15/04/1962, ivi res. Via Abate S.Elia nr.37, coniugato, impiegato c/o Opel Pellicanò;
12 A.G. informata con nota n. 65/37 del 01/12/2003 del C/do Compagnia di Reggio Calabria;
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− il 06/12/2003 Pellicanò Salvatore Augusto denunciava di avere ricevuto sull’utenza fissa
della sua abitazione una telefonata nella quale gli veniva riferito: “Il prossimo regalo è per te”.
In fase di denuncia, la vittima dichiarava che nel mese di ottobre del 2003 la sua segretaria aveva
ricevuto una telefonata, c/o il posto di lavoro, durante la quale l’ignoto interlocutore riferiva
testualmente: “Dì al dottor Augusto di preparare i soldi altrimenti l’ammazziamo”13.
− il 15/04/2005 Pellicanò Salvatore Augusto denunciava il rinvenimento di una tanica
contenete del liquido infiammabile nei pressi del cancello d’ingresso della propria attività.14
Relativamente ai su indicati episodi da attività info - investigativa emergeva che:
a.
CHIRICO Angelo, essendo coinvolto personalmente negli eventi della Opel
Pellicanò, dalla quale si approvvigionava di autovetture, si era “interessato” dell’accaduto
presso terzi. Inequivocabilmente, tale interessamento non era stato gradito dalle cosche che, per
rigorosa risposta, gli avevano lanciato il messaggio “...non rompere i coglioni e fatti i catti tuoi”;
b.
CHIRICO Angelo, la cui rivendita di autovettura è sita in Via SS. 18 I Tratto,
territorio del “locale” di Archi (RC), è legato da vincoli di parentela alla famiglia DE STEFANO
in quanto cugino di CHIRICO Francesco15 marito di DE STEFANO Anna Maria16,
quest’ultima sorella del noto capocosca Paolo DE STEFANO ucciso negli anni ’80;
c.da pregressa attività d’indagine, svolta da quest’Arma nell’ambito del Proc. Pen. nr.
209/99 R.G.N.R. DDA, per la cattura del latitante DE STEFANO Orazio Maria17 e tesa a
dimostrare l’esistenza di un’associazione mafiosa facente capo ai DE STEFANO, è emerso che
CHIRICO Angelo intratteneva buoni rapporti con DE STEFANO Paolo Rosario18, tanto da
mettergli a disposizione un appartamento di sua proprietà, sito nel Residence Porto S. Elia,19 per
appartarsi con delle donne. Inoltre in diverse occasioni è stata notata la presenza dello stesso
Paolo Rosario, o suoi amici, all’interno della concessionaria del CHIRICO. Nell’ambito di detta
attività, è stato, inoltre, riscontrato uno stretto rapporto tra DE STEFANO Paolo Rosario e la
famiglia di DE STEFANO Orazio. In particolare sono stati delineati i rapporti che Paolo Rosario
ha intrattenuto con la zia Benestare Antonietta20, moglie di DE STEFANO Orazio, per la quale
svolgeva numerose commissioni e alla quale faceva da accompagnatore in talune occasioni. In
altre occasioni incaricava alcuni suoi “amici”, quali il cugino Caponera Paolo21 (figlio di
Vincenzo ucciso in Reggio Calabria il 20.06.1989 in un agguato di chiaro stampo mafioso, nel
periodo della cosiddetta “guerra di mafia” in cui si contrapponevano da una parte i DE
STEFANO- TEGANO e dall’altra gli Imerti –Serraino – Condello) e Morabito Domenico22. Tutto
questo sempre sotto il controllo della famiglia DE STEFANO, tanto che, in talune occasioni,
Paolo Rosario sottolineava la necessità di sentire il parere dello “zio” (Orazio DE STEFANO) ed
in un’occasione lui stesso spiegava di sentire il peso della responsabilità in quanto portavoce
dello zio;
13 A.G. informata con nota nr. 748/3 del 16/12/2003 di quest’Arma;
14 A.G. informata con nota nr. 15/12-5 del 16/04/2005, dal Comando Stazione CC di Pellaro (RC);
15 nato a Pace del Mela (ME) il 05/10/1944, res. a Reggio Calabria in Via Cimitero Archi nr. 5;
16 nata a Reggio Calabria il 14/07/1956, res. a Reggio Calabria in Via Cimitero Archi nr. 5, figlia del Boss Giuseppe e di
Polimeri Maria;
17 Nato a Reggio Calabria il 11/02/1959, in atto detenuto c/o la Casa di reclusione di Parma dal 28/03/2004
18 nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 21.12.1976, figlio di un rapporto extraconiugale tra il defunto boss DE STEFANO
Giorgio e Caponera Antonia, in atto latitante.
19 sito in località Lazzaro del Comune di Motta San Giovanni
20 Nata a Reggio Calabria il 02/06/1965, ivi res. in via Vecchia Prov.le 32
21 Nato a Reggio Calabria il 15/12/1979, ivi res. in via Lupardini nr. 31, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di
Vigevano.
22 Nato a Reggio Calabria il 15/06/1977, ivi res. in via Cimitero Archi nr. 1, in atto detenuto presso la Casa Circondariale
“Pagliarelli” di Palermo.
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d.
il “gruppo” DE STEFANO - TEGANO si sarebbe scisso in due tronconi, tutto
ciò sarebbe avvenuto a seguito dell’omicidio di Audino Mario23 (in quel periodo storico molto
vicino alla famiglia DE STEFANO) che sarebbe stato eliminato per volere dei TEGANO;
e.oltre alla scissione dai TEGANO, in seno alla famiglia DE STEFANO sarebbe in atto una
spaccatura, in quanto DE STEFANO Paolo Rosario sarebbe intenzionato ad assumere una
posizione di predominio nell’organizzazione criminale operante nel quartiere Archi, anche a costo
di contrapporsi alla frangia riconducibile al cugino latitante DE STEFANO Giuseppe24, figlio
del defunto capo mafia Paolo DE STEFANO;
f. DE STEFANO Paolo Rosario frequentava regolarmente lo studio di Infortunistica
Stradale25 di Costantino Gregorio ove impartiva disposizioni circa l’andamento delle pratiche di
perizie e liquidazione dei sinistri. In tale ufficio il DE STEFANO realizzava numerosi incontri con
personaggi dell’ambiente criminale reggino o comunque ad esso vicini. Lo studio svolge
principalmente attività di consulenza tecnico peritale e d’indagine sia nei confronti delle
compagnie assicurative sia nei confronti di terzi, consulenza finanziaria e assicurativa, attività di
liquidazione delle pratiche di sinistri;
g.
DE STEFANO Paolo Rosario, in occasione dei suoi incontri, era solito
frequentare il bar “Il Capriccio”26, adiacente al predetto studio di infortunistica. E’ necessario
rilevare che Utano Maria, titolare del bar, è la moglie di TEGANO Giuseppe27, fratello dei più
noti Giovanni28 e Pasquale29. Inoltre Utano Maria è sorella di Pasquale30, suocero di DE
STEFANO Paolo Rosario;
h.
in data 19.09.2005, alle ore 11:10 circa veniva notato davanti allo studio di
infortunistica Morabito Domenico, intento a dialogare con altra persona non conosciuta.
Successivamente il Morabito entrava nello studio e ne usciva qualche minuto dopo, quindi salito a
bordo di uno scooter si allontanava. Morabito Domenico, già noto a quest’ufficio in quanto stretto
collaboratore di DE STEFANO Paolo Rosario.
Sulla scorta di quanto sopra esposto sono state avviate attività tecniche di monitoraggio di
DE STEFANO Paolo Rosario e MORABITO Domenico, CHIRICO Angelo, Studio d’Infortunistica
Stradale e bar Capriccio (R.I.T. 1629/05 DDA), al fine di acquisire utili elementi per ricostruire e
delineare gli episodi delittuosi in questione, nonché ulteriori spunti investigativi per studiare e
ridefinire l’attuale assetto delle cosche reggine, con particolare riguardo al racket delle
estorsioni.
Le vicende del CHIRICO hanno assunto particolare rilievo quando, in data 19.10.2005, lo
stesso si è presentato presso gli uffici di questo Nucleo Operativo per conferire con un Ufficiale,
per riferire fatti e situazioni relative a problematiche della sua attività. Preannunciava che si
trattava di cose delicate relative al fenomeno mafioso -estorsivo nella zona di Archi e quindi
d’influenza della cosca DE STEFANO ed in particolare di un’azione posta in essere da DE
STEFANO Paolo Rosario. Specificava che il dialogo doveva essere informale e senza
verbalizzazione per paura di eventuali ritorsioni nei suoi confronti o della sua famiglia.
L’incontro veniva rinviato di qualche ora.
23 nato a Reggio Calabria l’11.10.1963, ucciso in agguato tipicamente mafioso il 19.12.2003, capo del locale di San
Giovannello.
24 nato a Reggio Calabria l’01.12.1969, ivi residente in via Vecchia Provinciale nr. 24 in atto latitante;
25 società in accomandita semplice con oggetto sociale l’attività di erogazione di servizi assicurativi e finanziari, con sede
in via Armacà nr. 118. Socio accomandatario Costantino Gregorio Francesco, nato a Reggio Calabria il 25.04.1946,
socio accomandante Costantino Gregorio Cruciano, nato a Reggio Calabria l’01.03.1966.
26 di Utano Maria, nata a Reggio Calabria il 26/08/1954, sito in via Armacà nr. 120, titolare del bar, ristorante , trattoria,
pizzeria denominato “Pentimele Park”;
27 nato a Reggio Calabria il 16.08.1944, ivi res. In via Vecchia Provinciale nr. 77
28 nato a Reggio Calabria l’08.11.1939, in atto latitante
29 nato a Reggio Calabria il 14.01.1955, arrestato in stato di latitanza in data 05.08.2004
30 nato a Reggio Calabria l’08.08.1950, ivi res. in via Vecchia Provinciale nr. 3
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Valutata la possibilità che i fatti rivelati dal CHIRICO potessero essere di particolare
interesse investigativo, anche in considerazione dell’avvertimento già recapitatogli, questa
Procura della Repubblica ha disposto, con decreto nr. 1544/05 R.I.T. DDA, emesso in via
d’urgenza in data 19.10.2005, l’intercettazione ambientale delle conversazioni tra il predetto
CHIRICO Angelo Gaetano e personale dell’Ufficio investigativo.
In effetti l’intercettazione tra presenti, eseguita in data 19.10.2005 all’interno degli uffici
della locale Sezione Anticrimine (all. “A” trascrizione integrale), ha avuto esito positivo, poiché il
CHIRICO ha liberamente rivelato di avere dei “problemi” per la compravendita di una villa di
sua proprietà, sita in Gallico di Reggio Calabria. In particolare il CHIRICO aveva ricevuto
pressioni da parte di DE STEFANO Paolo Rosario e dal proprio cugino CHIRICO Francesco
affinché non vendesse l’immobile al dott. De Caria, socio della ditta Leonia31, poiché persona
vicina alla famiglia Fontana di Archi, nota rivale della famiglia DE STEFANO durante la guerra
di mafia.
Scendendo nei particolari il CHIRICO rappresentava che in un primo momento aveva
preso accordi con tale Nino, “amico” dei DE STEFANO, identificato in Postorino Antonino32,
titolare del negozio denominato “L’isola della Casa”. Non avendo ricevuto alcuna caparra da
questo Nino, il CHIRICO, contattato nel frattempo dai Fontana, prendeva accordi per la vendita
dell’immobile con il Dott. De Caria. Per tale compravendita il CHIRICO aveva in un primo
momento ricevuto “l’autorizzazione” di DE STEFANO Paolo Rosario e di DE STEFANO Dimitri
Antonio33 per conto del fratello Giuseppe (allora latitante). Solo successivamente si era inserito
nella vicenda CHIRICO Francesco (cognato di DE STEFANO Orazio Maria, boss detenuto) che,
saputo dell’accordo con il dr. De Caria, gli vietava assolutamente di vendere la villa ai “nemici”
Fontana. A seguito del divieto imposto da CHIRICO Francesco, DE STEFANO Paolo Rosario,
contrariamente all’autorizzazione precedentemente data, manifestava il suo dissenso alla vendita
ai Fontana e imponeva un incontro a CHIRICO Angelo per il pomeriggio del 19.10.2005.
Per tale motivo CHIRICO Angelo, preoccupato per la sua incolumità, si rivolgeva a questo
Nucleo Operativo. Il CHIRICO, inoltre, aggiungeva che aveva chiesto chiarimenti a DE
STEFANO Dimitri e quest’ultimo lo aveva rassicurato dicendo che Paolo Rosario non poteva
permettersi questi atteggiamenti, poiché non “autorizzato”. Dimitri perentoriamente gli
assicurava che suo fratello, DE STEFANO Giuseppe, “avrebbe tagliato la testa” a Paolo
Rosario, qualora avesse proseguito nella sua linea di condotta.
Nel corso del colloquio il CHIRICO affrontava, per sommi capi, altri argomenti che di
seguito si riportano sinteticamente:
a.
da circa tre anni è obbligato al pagamento con frequenza mensile di euro 1.500
a favore del cugino CHIRICO Gaetano34, figlio di Francesco; nell’occasione descriveva il
cugino Gaetano come un personaggio malandrino e pericoloso;
b.
DE STEFANO Paolo Rosario va in giro accompagnato da un giovane con una
Renault Chamade di colore rosso;
c.DE STEFANO Paolo Rosario sarebbe alle dirette dipendenze dello zio DE STEFANO
Orazio Maria, attualmente detenuto, il quale gli manderebbe direttamente le “ambasciate”;
d.
DE STEFANO Giuseppe (allora latitante) nella gerarchia mafiosa della
famiglia DE STEFANO sarebbe collocato al vertice rispetto allo zio Orazio;
e.sarebbe in atto una frattura tra la famiglia DE STEFANO e quella TEGANO, a seguito
dell’omicidio di Mario AUDINO che, in quel periodo storico, era molto vicino a DE STEFANO
Giuseppe;
31 S.p.A. con sede in Reggio Calabria via Nervesa nr. 26, con oggetto sociale l’attività di produzione e di fornitura di
servizi reali ed intellettuali nel settore della tutela dell'ambiente ed ambientale in genere.
32 nato a Reggio Calabria il 03.07.1979, ivi residente in via SS 18 II Tratto nr. 5/B - Archi
33 nato a Reggio Calabria il 10.06.1973, ivi residente in via SS. 18 I tratto nr. 76/A-3;
34 nato a Reggio Calabria il 25.10.1974, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria, perché tratto in
arresto, in data 12.04.2005, dal Nucleo Regionale di Polizia Tributaria - Gruppo Operativo Antidroga – della Guardia di
Finanza di Catanzaro, nell'ambito dell'operazione antidroga convenzionalmente denominata "SCHUMY"
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f. DE STEFANO Paolo Rosario gestisce “gli affari” dell’agenzia di infortunistica stradale
di Costantino Gregorio Francesco;
g.
l’intimidazione subita da lui, secondo quanto appreso dal Dimitri, sarebbe stata
compiuta da persone della famiglia, poiché nessuno si sarebbe permesso di entrare
nell’autosalone; in altra ipotesi il tutto potrebbe essere legato al suo interessamento per gli
attentati subiti dalla concessionaria Opel di Pellicanò.
Il 22.10.2005 aveva luogo un ulteriore incontro presso il bar “Malavenda” sito sul viale
della Libertà di Reggio Calabria, tra gli inquirenti e CHIRICO Angelo Gaetano;
il colloquio veniva registrato in ottemperanza al predetto decreto d’intercettazione tra
presenti (all. “B” trascrizione integrale progressivi 18, 19, 20 e 21).
Il CHIRICO riprendeva alcune situazioni già indicate precedentemente e affrontava altri
argomenti che di seguito si riportano sinteticamente:
a.la famiglia DE STEFANO è divisa in due ceppi, uno facente capo a DE STEFANO
Orazio, l’altro facente capo ai fratelli DE STEFANO Giuseppe e Dimitri. Al primo gruppo sono
legati CHIRICO Francesco, DE STEFANO Paolo Rosario, Giungo Andrea35, i fratelli Morabito
Domenico e Mario36, in passato vi era anche CHIRICO Gaetano, che hanno favorito la latitanza
dello stesso Orazio DE STEFANO. La divisione in due gruppi riguarda solamente le situazioni
interne alla famiglia e la gestione degli “affari”, mentre nel confronto/scontro con il resto della
“società” sono comunque un unico gruppo …”.
I molteplici riferimenti effettuati dal CHIRICO nel corso delle conversazioni registrate
forniscono, come accennato in premessa, ampio riscontro a quanto dichiarato da FIUME
Antonino, soprattutto in merito alla acclarata sovraordinazione di Giuseppe DE STEFANO nei
confronti degli altri componenti della sua stessa famiglia, tra cui lo stesso zio Orazio, ma anche
relativamente ai numerosi passaggi di interesse tratti dal memoriale consegnato in data 30 gennaio
2009 in cui il collaboratore di giustizia ha evidenziato le frizioni tra Orazio DE STEFANO, ed i
suoi stretti congiunti, ed i nipoti Giuseppe e Carmine: OMISSIS … per un certo periodo di tempo, i
rapporti tra Orazio DE STEFANO ed i nipoti Carmine e Giuseppe si erano incrinati, se non il fatto
che Antonella BENESTARE (moglie di Orazio) un giorno mi disse: Nino, i miei nipoti sono
diventati pazzi (si riferiva a Carmine e Giuseppe) vogliono fare guerra ai miei zii. Io (come
sempre) ho calmato ad Antonella e gli ho risposto: no, sono solo momenti di rabbia, non è così, ne
ho parlato con tuo marito. Questa storia mi fa pensare che sicuramente Orazio DE STEFANO
avrebbe appoggiato, con la scusa di far pulizia, i suoi nipoti Carmine e Giuseppe DE STEFANO in
quello che erano i loro intenti e cioè di attaccare i TEGANO ma non so se si riappacificò con il
nipote Giuseppe DE STEFANO dopo l’ultimo incontro (di mia conoscenza) che ne era scaturito in
lite, tant’è che Giuseppe DE STEFANO ritornando a casa, raccontò a me e a Dimitri dell’accaduto
(la frase: responsabilità a te e potere a me). Finisco veramente: nonostante queste diatribe tra
Orazio DE STEFANO e i nipoti Carmine e Giuseppe DE STEFANO, Carmine e ancor più
Giuseppe, avrebbe potuto perseguire nei suoi intenti con o senza l’appoggio di suo zio Orazio
avvalendosi del suo carisma e di tutte le persone citate in questi appunti …”.
Non si tratta, quindi, delle personali percezioni del FIUME ma di situazioni reali, note ben
al di fuori della cerchia familiare degli stessi protagonisti, che si protraggono nel tempo per essere
ancora attuali nel momento in cui si procede alla captazione della conversazioni tra presenti prima
riportate.
35 nato a Reggio Calabria il 16.05.1972, ivi residente in via Vecchia Provinciale nr. 37-2
36 nato a Reggio Calabria il 21.05.1981, ivi residente in Quartiere Archi CEP Lotto V nr. 1
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La utilizzabilità dei risultati delle intercettazioni.
Va osservato, in punto di diritto, che in sede cautelare è pacificamente utilizzabile il
contenuto delle registrazioni, peraltro a seguito di decreto autorizzativo del competente giudice per
le indagini preliminari, aventi ad oggetto le informazioni rese da CHIRICO Angelo Gaetano.
È sufficiente richiamare i recentissimi arresti giurisprudenziali sul punto, con le quali la
Suprema Corte ha avuto modo di consolidare un orientamento pienamente condivisibile secondo il
quale “le dichiarazioni registrate su iniziativa della polizia giudiziaria dei colloqui investigativi
effettuati dalla stessa con la persona offesa di un reato o altra persona informata dei fatti,
ancorché inutilizzabili come prova in sede propriamente dibattimentale, non costituiscono,
tuttavia, prova vietata in assoluto, e sono, pertanto utilizzabili in altra sede, quale il giudizio
abbreviato e, a maggior ragione, in sede cautelare” (Cass. Pen., sez. V, sentenza n. 15771 del 01
aprile 2009 Cc. (dep. 15/04/2009) Rv. 243341).
Si tratta di pronuncia ampiamente dimostrativa del sostanziale raggiungimento di un
equilibrio nomofilattico del Supremo Collegio in subjecta materia, ove si consideri che già in
passato si era affermato che “la registrazione ad opera della polizia giudiziaria dei colloqui con le
persone informate sui fatti non costituisce attività d'intercettazione in senso tecnico, perché
proviene da uno dei soggetti che ha partecipato alla conversazione, ma integra una legittima
modalità di documentazione fonica, che non lede alcun principio costituzionale pur quando è
realizzata in modo occulto, in quanto la Costituzione tutela la libertà e la segretezza delle
comunicazioni, non la loro riservatezza. (La Corte ha quindi precisato che la prova così
documentata, se pure non utilizzabile nel giudizio dibattimentale stante il divieto di testimonianza
indiretta degli ufficiali ed agenti di P.G., è invece utilizzabile nel giudizio abbreviato, in cui
l'imputato accetta che siano valutati gli elementi informativi raccolti al di fuori del contraddittorio
tra le parti)” (Cass. Pen., Sez. II, sentenza n. 2829 del 15 dicembre 2005 Ud. (dep. 24/01/2006)
Rv. 233331).
Il tema si innesta, invero, sulla mancata definizione codicistica dell'intercettazione, pur in
presenza di un quadro normativo complesso che ne prevede l'autorizzazione e ne regola i
presupposti, lo svolgimento delle operazioni e l'utilizzabilità dei risultati.
Complesso di norme dal quale si evince che l'intercettazione "rituale" consiste
nell'apprensione occulta, in tempo reale, del contenuto di una conversazione o di una
comunicazione in corso tra due o più persone da parte di altri soggetti, estranei al colloquio.
Dice correttamente la Suprema Corte nella nota sentenza a Sezioni Unite n. 36747 del
28/05/2003, imp. Torcasio, che “questa caratterizzazione in senso restrittivo del concetto
d'intercettazione, astrattamente suscettibile di interpretazioni più estensive, è l'unica in sintonia
con la disciplina legale di cui al capo IV, titolo III, libro III del c.p.p. (cfr., nello stesso senso, C.
Cost. sent. n. 81/93; SS.UU. 23/2/00, D'Amuri). L'intercettazione di comunicazioni interprivate
richiede, quindi, perché sia qualificata tale, una serie di requisiti: a) i soggetti devono comunicare
tra loro col preciso intento di escludere estranei dal contenuto della comunicazione e secondo
modalità tali da tenere quest'ultima segreta: una espressione del pensiero che, pur rivolta ad un
soggetto determinato, venga effettuata in modo poco discreto sì da renderla percepibile a terzi (ad
esempio, parlando ad alta voce in pubblico, servendosi di onde radio liberamente captabili), non
integra il concetto di "corrispondenza" o di "comunicazione", bensì quello di "manifestazione",
con l'effetto che si rimane al di fuori del fenomeno in esame e viene in considerazione l'art. 21 e
non l'art. 15 della Costituzione; d'altra parte, la volontaria scelta di modalità comunicative che
rendano accessibili a terzi i corrispondenti dati di conoscenza pone la cognizione di questi ultimi
fuori della garanzia assicurata dall'art. 15 Cost.; b) è necessario l'uso di strumenti tecnici di
percezione (elettro-meccanici o elettronici) particolarmente invasivi ed insidiosi, idonei a
superare le cautele elementari che dovrebbero garantire la libertà e segretezza del colloquio e a
captarne i contenuti: tanto è desumibile dalla lettera della norma (art. 268 c.p.p.) che impone di
effettuare - di regola - le operazioni di intercettazione "per mezzo degli impianti installati nella
Procura della Repubblica" ed, eccezionalmente, "mediante impianti di pubblico servizio o in
dotazione alla polizia giudiziaria"; non v'è, pertanto, intercettazione "rituale" se l'operatore non si
avvale dei detti strumenti e se la cognizione non avviene mediante la predisposizione di un
apparato tecnico capace di captare la comunicazione mentre si svolge (particolare è il caso,
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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riconducibile anche nel concetto d'intercettazione, pur discostandosene dallo schema tipico, del
terzo che provveda a nascondere - per poi ovviamente recuperarlo - un apparecchio
magnetofonico in funzione nella stanza destinata ad ospitare una conversazione tra altre persone,
con ascolto "in differita" della riproduzione); c) l'assoluta estraneità al colloquio del soggetto
captante che, in modo clandestino, consenta la violazione della segretezza della conversazione”.
Prosegue la Suprema Corte affermando che “deve escludersi che possa essere ricondotta
nel concetto d'intercettazione la registrazione di un colloquio, svoltosi a viva voce o per mezzo di
uno strumento di trasmissione, ad opera di una delle persone che vi partecipi attivamente o che
sia comunque ammessa ad assistervi.
Difettano, in questa ipotesi, la compromissione del diritto alla segretezza della
comunicazione, il cui contenuto viene legittimamente appreso soltanto da chi palesemente vi
partecipa o vi assiste, e la "terzietà" del captante.
La comunicazione, una volta che si è liberamente e legittimamente esaurita, senza alcuna
intrusione da parte di soggetti ad essa estranei, entra a fare parte del patrimonio di conoscenza
degli interlocutori e di chi vi ha non occultamente assistito, con l'effetto che ognuno di essi ne può
disporre, a meno che, per la particolare qualità rivestita o per lo specifico oggetto della
conversazione, non vi siano specifici divieti alla divulgazione (es.: segreto d'ufficio).
Ciascuno di tali soggetti è pienamente libero di adottare cautele ed accorgimenti, e tale
può essere considerata la registrazione, per acquisire, nella forma più opportuna, documentazione
e quindi prova di ciò che, nel corso di una conversazione, direttamente pone in essere o che è
posto in essere nei suoi confronti; in altre parole, con la registrazione, il soggetto interessato non
fa altro che memorizzare fonicamente le notizie lecitamente apprese dall'altro o dagli altri
interlocutori.
L'acquisizione al processo della registrazione del colloquio può legittimamente avvenire
attraverso il meccanismo di cui all'art. 234/1° c.p.p., che qualifica "documento" tutto ciò che
rappresenta "fatti, persone o cose mediante la fotografia, la cinematografia, la fonografia o
qualsiasi altro mezzo"; il nastro contenente la registrazione non è altro che la documentazione
fonografica del colloquio, la quale può integrare quella prova che diversamente potrebbe non
essere raggiunta e può rappresentare (si pensi alla vittima di un'estorsione) una forma di
autotutela e garanzia per la propria difesa, con l'effetto che una simile pratica finisce col ricevere
una legittimazione costituzionale”.
Ritenuta, pertanto, l'ammissibilità della prova documentale, integrata dalla registrazione
fonografica di una comunicazione tra presenti (o anche tra persone che si servono di uno strumento
di trasmissione) ad opera di uno degli interlocutori o di persona ammessa ad assistervi, va
affrontato il tema della concreta utilizzabilità, si badi bene nella fase processuale (afferma la
Suprema Corte, n.d.r.), di una simile prova.
Pone particolari problemi il caso in cui il documento fonografico sia formato per
iniziativa di un operatore della polizia giudiziaria, che occultamente registra il contenuto di una
conversazione alla quale partecipa.
Emerge immediatamente, in questa ipotesi, una problematica che, prescindendo dalla
"teorica" ammissibilità delle registrazioni clandestine a cura del partecipe al colloquio, si focalizza
specificamente sulla particolare qualità del medesimo partecipe;
ed allora non assume centrale rilevanza il tema della registrazione quale prova
documentale, o di altra natura, e quello connesso della disciplina costituzionale e processuale sulla
riservatezza delle comunicazioni;
l'attenzione si sposta, invece, sulla legittimità dell'atto compiuto dalla polizia giudiziaria:
assume, in sostanza, importanza secondaria il fatto che le informazioni siano state stabilmente
impresse su nastro magnetico; il documento fonico, di per sé non rende valida ed utilizzabile
un'acquisizione invalida, perché in violazione di altri divieti stabiliti, nel caso specifico, dalla
legge.
In sostanza, il problema delle violazioni eventualmente commesse nell'uso investigativo
del registratore va risolto alla luce dell'art. 191 c.p.p., che rappresenta la consacrazione e
l'estensione delle affermazioni contenute nella nota sentenza n. 34/'73 della Corte Costituzionale
(tanto che nella relazione ministeriale alla detta norma si evoca proprio tale importante pronuncia).
Il richiamato articolo, infatti, ancora, in via generale, la sanzione dell'inutilizzabilità alla violazione
dei divieti stabiliti dalla "legge", superando così l'antica tesi che si basava su di una sorta di
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"autonomia" del diritto processuale penale in relazione ai vizi della prova, che quindi possono
trovare la loro fonte in tutto il corpus normativo a livello di legge ordinaria o superiore (già queste
Sezioni Unite hanno ritenuto l'inutilizzabilità di prove c.d. incostituzionali: 25/3/98, Manno;
13/7/98, Gallieri; 23/2/2000, D'Amuri).
Di fronte ad una previsione normativa così perentoria e radicale, appare evidente
sostenere che ove si registri la palese violazione dello schema legale l'atto investigativo, che si
pone al di fuori di tale schema, debba considerarsi infruttuoso sul piano probatorio, per violazione
della legge processuale.
Da un possibile equivoco, però, va con decisione sgomberato il campo: la eventuale
inutilizzabilità della registrazione effettuata dalla p.g. di dichiarazioni, conversazioni, colloqui è
limitata alla sola fase processuale, e non a quella tipicamente procedimentale delle indagini
preliminari.
A quest’ultima, infatti, non si riferisce il divieto di testimonianza indiretta posto dagli artt.
62 e 195, comma 4, c.p.p., atteso che il regime di ammissibilità della particolare prova
documentale costituita dalla registrazione ad opera della p.g. non può che essere conformato
proprio alle regole di preclusione della testimonianza sulle dichiarazioni di terzi.
Non occorre al fine di ritenere pienamente utilizzabili in questa fase le registrazioni delle
conversazioni a cui ha preso parte il CHIRICO, fare ricorso agli "altri casi" per i quali l'art. 195,
comma 4, c.p.p. legittima la testimonianza de auditu del funzionario di polizia, atteso che non
rileva ai nostri fini che le dichiarazioni di contenuto narrativo siano state rese da terzi e percepite
dal funzionario "al di fuori di uno specifico contesto procedimentale di acquisizione delle
medesime", in una situazione operativa eccezionale o di straordinaria urgenza e, quindi, al di fuori
di un "dialogo tra teste e ufficiale o agente di p.g., ciascuno nella propria qualità"
(esemplificativamente, si pensi alle frasi pronunciate dalla persona offesa o da altri soggetti
presenti al fatto, nell'immediatezza dell'episodio criminoso; alle dichiarazioni percepite nel corso
di attività investigative tipiche - quali perquisizioni, accertamenti su luoghi - o atipiche - quali
appostamenti, pedinamenti, ecc. -; in tali casi, è acquisibile ed utilizzabile, come documento, anche
l'eventuale registrazione su nastro magnetico delle comunicazioni percepite).
Conclusivamente, per quello che qui ci interessa, gli eventuali profili di inutilizzabilità
sono sempre da ritenersi relegati alla fase processuale in senso stretto, nella quale soltanto può
discutersi di inutilizzabilità, quale materiale probatorio, di documenti fonografici rappresentativi di
sommarie informazioni rese alla p.g. (e da questa clandestinamente registrate) da persone a
conoscenza di circostanze utili ai fini delle indagini.
Ed allora, se appare condivisibili ritenere che “la registrazione fonografica di una
conversazione o di una comunicazione ad opera di uno degli interlocutori, anche se operatore di
polizia giudiziaria, e all'insaputa dell'altro (o degli altri) non costituisce intercettazione,
difettandone il requisito fondamentale, vale a dire la terzietà del captante, che dall'esterno
s'intromette in ambito privato non violabile”, deve sottolinearsi che alcun profilo di inutilizzabilità
assoluta può rinvenirsi in relazione alla captazione de quo, a meno di non voler indebitamente
estendere alla fase procedimentale in cui si inseriscono le indagini preliminari patologie che sono
proprie della fase dibattimentale, in cui i possibili vizi della prova che in quella sede si forma si
confrontano con un panorama normativo, prima accennato in somma sintesi, di ben più ampia
portata.
Deve evidenziarsi, infine, che secondo il recente orientamento giurisprudenziale tracciato
dalla sezione IV, sentenza n. 40332 del 04/10/2007 i colloqui registrati ben potevano essere tenuti,
mediante il sistema utilizzato del bodycell, in assenza di autorizzazione alle intercettazioni.
Ha ritenuto, invero, la Corte di Cassazione che la registrazione fonografica di conversazioni
o comunicazioni realizzata, anche clandestinamente, da soggetto partecipe di dette comunicazioni,
o comunque autorizzato ad assistervi, costituisce prova documentale secondo la disciplina dell'art.
234 c.p.p., e non abbisogna di alcuna autorizzazione preventiva da parte della autorità giudiziaria
ai sensi degli artt. 266 c.p.p. e segg., (riv. 225466), a differenza della captazione occulta che si
immette in una conversazione tra soggetti inconsapevoli, che ritengono di avere un colloquio
riservato.
La disciplina di garanzia prevista per le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni,
concerne esclusivamente la "intromissione esterna" dell'autorità in una conversazione telefonica o
fra presenti, e non si applica, pertanto, nel caso di colloqui privati registrati da parte di uno degli
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interlocutori, anche laddove la registrazione sia stata da questi effettuata su richiesta della polizia
giudiziaria ovvero questi abbia agito utilizzando materiale fornito o addirittura appartenente alla
polizia giudiziaria, ancorché quest'ultima, o qualsiasi terzo, possa contemporaneamente ascoltare
(cfr. Cass., Sez. VI, 9 giugno 2005, Dottino).
Ulteriori dati di rilievo.
Di estremo interesse, vista la evidente portata del captato e la diretta riferibilità al predetto
CHIRICO Angelo Gaetano, sono le risultanze di indagine di cui al proc. pen. n. 7092/09 R.G.
notizie di reato/mod. 21DDA, riunito al presente, iscritto a seguito dell’ennesimo episodio
intimidatorio posto in essere ai danni della concessionaria Opel di PELLICANO’ Salvatore
Augusto.
In particolare, l’attività d’indagine si è sviluppata in conseguenza dell’ennesimo attentato
incendiario posto in essere da ignoti in danno della concessionaria Opel Pellicanò di Reggio
Calabria.
In tale contesto, le ultime risultanze investigative hanno confermato l’ipotesi fatta propria
da questo Ufficio circa le nuove modalità di gestione delle azioni estorsive portate a consumazione
nella città di Reggio Calabria.
La presenza di un’unica mente, strutturata come delinato nel capo a) della rubrica, alla
quale fanno riferimento i diversi “locali”, a loro volta autorizzati ad agire in parziale autonomia ma
sempre nel rispetto delle nuove regole e della volontà superiore, che si manifesta in azioni più o
meno eclatanti e con cadenza periodica, il tutto al solo fine di diffondere quel sentimento di diffuso
terrore in grado di indurre le vittime a supplicare l’aiuto delle organizzazioni criminali operanti in
zona.
La ulteriore conferma di tale assetto la si ottiene ripercorrendo, brevemente, le varie tappe
della vicenda Opel Pellicanò di Reggio Calabria, che hanno visto l’intercalarsi di un episodio
“anomalo” estremamente significativo ai nostri fini, verificatosi in danno della rivendita di
autovetture proprio di CHIRICO Angelo:
−
il 09.11 2003, Pellicanò Salvatore Augusto, denunciava di aver subito il furto di
un’autovettura marca OPEL, mod. Zafira dall’interno del parcheggio antistante la propria
concessionaria37;
−
il 30.11.2003, due dipendenti della Ditta Pellicano’ , i fratelli Monteviso Antonino38 e
Giovanni39 subivano un attentato dinamitardo c/o la loro abitazione di via Abate S.Elia,
che provocava dei danni al piano terra del fabbricato nonché agli infissi, stabili e mezzi siti
nelle vicinanze40;
−
il 06.12.2003, Pellicanò Salvatore Augusto, denunciava di avere ricevuto sull’utenza fissa
della sua abitazione, una telefonata nella quale gli veniva riferito: “Il prossimo regalo è per
te”. In fase di denuncia, la vittima dichiarava che nel mese di Ottobre del 2003, la sua
segretaria riceveva una telefonata c/o il posto di lavoro, durante la quale l’ignoto
interlocutore riferiva testualmente: “Di al dottor Augusto di preparare i soldi altrimenti
l’ammazziamo”41;
−
il 15.04.2005, Pellicanò Salvatore Augusto, denunciava il rinvenimento di una tanica
contenete del liquido infiammabile nei pressi del cancello d’ingresso della propria
attività42;
−
il 02.07.2005, si presentava c/o gli uffici del Comando Stazione Carabinieri di Archi (RC)
CHIRICO Angelo43, il quale denunciava che in data 11.06.2005, rinveniva innanzi la porta
37 A.G. informata con Nota nr. 8/37-1 del 11/11/2003, dal C/do Stazione CC di Pellaro (RC);
38 Nato a Reggio Calabria il 09/01/1955, ivi res. Via Abate S.Elia nr.37, coniugato;
39 Nato a Reggio Calabria il 15/04/1962, ivi res. Via Abate S.Elia nr.37, coniugato;
40 A.G. informata con nota n. 65/37 del 01/12/2003 del C/do Compagnia di Reggio Calabria;
41 A.G. informata con nota nr. 748/3 del 16/12/2003 da quest’Arma;
42 A.G. informata con nota nr. 15/12-5 del 16/04/2005, dal Comando Stazione CC di Pellaro (RC);
43 Nato Bruzzano Zeffiro (RC) il 20/04/1948, res. Reggio Cal. Via Stazione Santa Caterina 11, coniugato, commerciante;
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d’ingresso dell’attività di vendita di autovetture nuove ed usate, autorizzato OPEL44, una
tanica in plastica contenente benzina e nr. 4 cartucce da caccia cal. 12, marca Fiocchi del
tipo caricato a pallettoni, unite tra loro da un nastro adesivo del tipo carta e con su scritto:
“Chirico Angelo”. Sul contenitore, a mezzo di un pennarello di colore nero, era stato
scritto: “Chirico non rompere i coglioni e fatti i catti Tuoi” 45;
−
il 29.10.2006, ignoti distruggevano a mezzo incendio un’autovettura Opel Meriva ancora da
immatricolare e ne danneggiavano un’altra frantumandole il cristallo ant. sx, per poi
versarvi all’interno del liquido infiammabile: le autovetture erano parcate all’interno di un
deposito di proprietà di Pellicanò Salvatore Augusto, sito in Pellaro di Reggio Calabria alla
via Industriale snc.46
Nonostante l’impegno profuso e la prolungata attività d’indagine intrapresa sin dal 2003,
non si è ancora riusciti ad addivenire agli autori materiali delle azioni criminali.
Tuttavia, come già anticipato, a seguito degli episodi delittuosi del 15.04.2005 e del
02.07.2005, rispettivamente in danno di PELLICANO’ Salvatore Augusto e CHIRICO Angelo,
aveva preso corpo l’ipotesi di un coinvolgimento negli eventi in narrazione della famiglia DE
STEFANO di Archi.
Ciò trovava fondamento sul fatto che CHIRICO Angelo è considerato personaggio vicino
alla predetta famiglia, in quanto il cugino CHIRICO Francesco47 è coniugato con DE STEFANO
Annamaria48, sorella del noto capocosca Paolo DE STEFANO, ucciso il 13 ottobre 1985, padre di
Giuseppe DE STEFANO.
Parimenti CHIRICO Angelo, oltre ad intrattenere rapporti commerciali con l’attuale
amministrazione della OPEL, è stato in passato dipendente della Concessionaria Pellicanò, quando
questa aveva sede in località Pentimele di Reggio Calabria ed era gestita dallo zio dell’attuale
amministratore, con il quale a suo dire il CHIRICO era in ottimi rapporti.
In occasione dell’atto intimidatorio del 15 aprile 2005, che ha interessato la
Concessionaria Pellicanò, CHIRICO Angelo in virtù di quanto sopra e a mò di riverenza si è
“interessato” dell’accaduto presso “terzi”, interessamento verosimilmente non gradito che ha
originato l’inequivocabile messaggio a lui rivolto: “fatti i catti tuoi”.
L’ultimo episodio delittuoso in danno della Opel Pellicanò, in virtù del quale veniva
avviata l’attività investigativa di interesse, costituiva l’elemento di sostegno all’assunto fatto
proprio con la presente richiesta, offrendo un formidabile elemento di riscontro all’ipotesi
ricostruita in queste pagine.
Disposta, con decreto n. 2263/06 R.I.T. emesso in data 23.11.2006, l’intercettazione delle
utenze telefoniche in uso alla Concessionaria Opel Pellicanò di Pellaro, era possibile comprendere
che CHIRICO Angelo, sfruttando la collaborazione derivante dai rapporti commerciali in essere, si
sarebbe ancora una volta interessato alla cosa.
In ragione di questi motivi e sulla scorta della conversazione registrata in data
06.12.2006, in entrata sull’utenza 0965671024, tra PELLICANO’ Salvatore Augusto e CHIRICO
Angelo, nella quale quest’ultimo riferisce che andrà a trovarlo, veniva disposta l’intercettazione
ambientale all’interno dell’ufficio del PELLICANO’, di cui al R.I.T. 2363/06, che in data 11
Dicembre 2006 dava gli esiti sperati.
Invero, con i progressivi 7 e 8 venivano annotate due conversazione della durata
complessiva di circa sessanta minuti, nelle quali CHIRICO Angelo e PELLICANO’ Salvatore
Augusto, dopo avere ultimato la compravendita di alcune autovetture, s’intrattengono sulla
vicenda relativa all’ultimo evento delittuoso.
Il CHIRICO, mostrando interesse per le vicende prima richiamate, chiede al suo
interlocutore se vi sono novità e ricevuta risposta negativa intraprende una ampia dissertazione in
cui afferma di essersi voluto rendere conto personalmente della reale situazione nel “locale” di
Pellaro a suo dire conosciuta ad “Archi”, giungendo ad indicare quale punto di svolta l’omicidio di
44 Sita in via SS.18 I tratto nr. 80 Archi-RC;
45 A.G. informata in data 02 Luglio 2005 con nota n. 24/1 del Comando Stazione Carabinieri di Archi;
46 A.G. informata con nota n. 110/15-1 del 29.10.2006, di questo Comando;
47 Nato a Pace del Mela (ME) il 05/10/1944, res. a Reggio Calabria in Via Cimitero Archi nr. 5;
48 Nata a Reggio Calabria il 14/07/1956, res. a Reggio Calabria in Via Cimitero Archi nr. 5, figlia del Boss Giuseppe e di
Polimeri Maria;
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Vincenzo BARRECA, cl. ‘50, consumato a Bocale all’interno di un salone da barba per mano di
FICARA Vincenzo, poi colpito da ordinanza di custodia cautelare in riferimento a tale episodio
criminoso.
Precisa il CHIRICO che la cosca LATELLA - FICARA di Ravagnese ha il controllo del
locale che si estende sino a Lazzaro, anche se a Pellaro opera in concomitanza alla famiglia
FRANCO, facente capo a Giovanni FRANCO.
Questi, a loro volta, ruotano intorno allo “stesso perno” rappresentato da Giuseppe DE
STEFANO, e pur conservando una limitata autonomia d’azione devono rispondere ad un codice
comportamentale comune che impone di non andare più in giro a riscuotere, ma di attuare la
strategia del terrore, compiendo azioni continue e se necessario ripetute nel tempo, in modo da
indurre la vittima a chiedere l’aiuto della criminalità organizzata.
Nel proseguo della conversazione, lo stesso CHIRICO velatamente suggerisce al
PELLICANO’ la strada da intraprendere, sostenendo che altri gli hanno chiesto se lui (CHIRICO)
è in grado “di fare del bene”: in proposito cita alcuni noti personaggi reggini posti sotto estorsione
che, pur di vivere in serenità, avrebbero ceduto alle pressioni malavitose.
È opportuno mettere in evidenza le fasi finali dell’incontro, in cui si manifesta tutto lo
spessore delinquenziale del CHIRICO che nel “consigliare” all’interlocutore di fare un “pensiero”
in occasione delle prossime festività Natalizie: “…perché io l’ha gia fatto…”, dicendosi pronto ad
agire da tramite, o se diversamente ritenuto: “…volete spendere una parola, …state
tranquillo,…baste che fate qualcosa…”, pone in essere in realtà una condotta palesemente
estorsiva che mira a spingere il PELLICANO’ a contattare i soggetti giusti per “mettere a posto la
cosa”.
Quanto appena argomentato emerge con estrema chiarezza dal contenuto della
conversazione ambientale avvenuta alle ore 16:30,23 del 11.12.2006, progressivo nr. 7:
Chirico:
Va bene a posto! … dottore … novità?…
Pellicano’:
Novità? … a posto? … Vi stavo domandando io a voi. E’ tutto … non è
successo…
Chirico:
Non c’è che deve succedere…
Pellicano’:
Niente completamente!...
Chirico:
Non c’è che deve succedere!...
Pellicano’:
Va bene, però insomma , dico io … uno che…
Chirico:
Fanno … ...
Pellicano’:
… Fa una operazione, mi deve pure…
Chirico:
No no no …
Pellicano’:
Dire…
Chirico:
No, non fanno niente...
Pellicano’:
Fare … presentarsi, guardate, far capire … voglio dire …
Chirico:
No no, dottore io uhmm … perché …
Pellicano’:
Perché … non so sarò cretino io!...
Chirico:
No incomprensibile … no, non siete cretino voi, sono cretino pure io!
Perché siamo in parecchi ad essere i cretini. Perché vi spiego subito, stanno
facendo … a parte il fatto che io poi ho voluto sapere … perché qua c’erano
imbrogli qua dentro a Pellaro, chi comanda, chi non comanda, insomma sto
andando, anzi sono venuti a dirmi, perché realmente loro da Archi lo
sapevano chi è. Dice ma, che gli bruciano macchine nuove a Pellicanò …
gli ho detto io uhm, una macchina, due macchine così … a un certo punto,
dice “siccome l’abbiamo letto sul giornale” mi hanno detto, “va bo’
comunque” mi hanno detto, ... dice “ma?!” … gli ho detto “ma!?” A uno là
… chi comanda là? Non sono i BARRECA!?…
Pellicano’:
Cioè … a Pellaro...
Chirico:
Pellaro! E là, e non c’entra niente … Giovanni FRANCO...
Pellicano’:
Giovanni FRANCO...
Chirico:
Incomprensibile … comunque, ha detto, quando hanno ammazzato quello
nel salone da barba?! Hanno ammazzato uno in un salone da barba, si …
incomprensibile … omicidio a mi figlia che è andata a fare l’articolo e gli
hanno aperto la serranda i Carabinieri. Era un BARRECA!...
Pellicano’:
Era nella colonnina della benzina che mi ricordo io....
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Chirico:
Pellicano’:
Chirico:
Pellicano’:
Chirico:
Pellicano’:
Chirico:
Pellicano’:
Chirico:
Pellicano’:
Chirico: Eh!...
Pellicano’:
Chirico:
In un salone da barba....
Salone da barba?...
Si!...
Che mi ricordo incomprensibile...
Non so se vostra moglie se lo ricorda, in un salone da barba....
Va bene … incomprensibile me lo raccontarono...
Va bene! -...
Non è … incomprensibile-...
Incomprensibile lo spararono sopra il salone da barba, con la sedia
(incomprensibile per sovrapposizione)...
A tipo film … ...
Di una volta....
No, loro non c’entrano niente più loro, e là sono … ehm … i FICARA dice,
VINCENZO FICARA dice comanda, ed è stato arrestato, quello che hanno
preso ultimamente … a, in Toscana, che faceva la bella vita a un certo punto
erano convinti che era qua, Vincenzo FICARA! Che lo cercavano da una
vita e alla fine è stato condannato all’ergastolo comunque, ha una famiglia
dietro, insomma e … che è sempre parente dei LATELLA, nipote, insomma
hanno preso il sopravvento. Loro sono insieme, … sono legati a doppia
mandata a questo …-///
Pellicano’:
Giovanni FRANCO ovviamente....
Chirico:
Sono ancora insieme mi ha detto, uno onestamente l’ ha detto, ha detto “là
noi siamo”. Ha detto “Giovanni FRANCO, lo sa!” Ha detto “noi che
andiamo a domandarglielo!”...
Pellicano’:
Io non l’ ho visto per niente … ...
Chirico:
No, non viene … ...
Pellicano’:
… Completamente … ...
Chirico:
No ma lui un po’ incomprensibile … ...
Pellicano’:
Non l’ ho incomprensibile né qua né alla colonnina della benzina...
Chirico:
No … incomprensibile...
Pellicano’:
No non … ...
Chirico: E lui lo sa! Lui … ...
Pellicano’:
Eh...
Chirico:
Lo sa! Ha detto non volle, non si possono muovere, perché essendo, prima
no, BARRECA non gli davano conto, per ovvie fazioni opposte, ora invece
siccome è tutta una cosa, sono sempre … ...
Pellicano’:
Ci sono buoni rapporti, hanno buoni rapporti …...
Chirico:
Ci sono sempre alla alla … diciamo a monte, parte tutto di là … no
parte, che danno l’ordine da là, ma siccome sono tutti … girano tutti
intorno allo stesso perno, questi di Pellaro, i FICARA … la LATELLA,
Giovanni FRANCO, girano intorno allo stesso perno, intorno ai DE
STEFANO, … quindi logicamente loro non devono dare conto, però se
quelli gli cercano conto glielo devono dare! Non è che questi sono
autorizzati … incomprensibile … ho interpretato … perché mi piace
anche imparare … dice questi sono a Pellaro a Lazzaro, vai là … e
quindi non è che sono tenuti a dare conto a quelli, sono loro se gli
interessa una cosa … e non gli possono dire di no, sentite vedete che a
noi c’interessa, là non andate a rompergli i … le palle”. Se quelli non gli
dicono niente, questi giustamente hanno il suo “Locale”, campano in
questo “Locale” basta è finito il film!...
Pellicano’:
Hanno la loro … autonomia operativa....
Chirico:
Autonomia … autonomia. Giustamente dici tu, dobbiamo campare qua,
siamo venti famiglie dice, giustamente ci hai messo qua, se vieni tu noi
siamo a disposizione, e ci cerchi centomila euro, cinquanta mila euro
che vi servono, noi li prendiamo e te li diamo, però giustamente se vieni
che ti interessa un amico noi … là non avviciniamo. Però hanno la sua
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Pellicano’:
Chirico:
Pellicano’:
Chirico:
Pellicano’:
autonomia, non è che gli devono dare conto sopra la virgola insomma ecco
insomma … E io pensavo che ci fossero i BARRECA … invece no! A me
lo aveva detto mezza parola Giovanni FRANCO, prima che succedesse “U
mbroghiu” (l’imbroglio)....
Va bè e che mezza parola vi ha potuto dire, allora sapeva?...
No com’era messa la situazione qua!...
Ah!… com’era la situazione...
No com’era messa la situazione qua! Ciao compare ma qua … mi hanno
detto, BARRECA mi ha detto, compare una volta, Vincenzo si è …si è
seccato quello che hanno arrestato per ultimo. Ebbero discussioni con quel
BARRECA, che spararono allora e … ormai mi hanno detto, non c’è più
niente mi hanno detto. Incomprensibile … BARRECA … tutta una cosa è.
Ora loro, questa gente, si sono organizzati vi sembra strano, io vi avevo
accennato una volta, circa un anno fa … e me lo aveva detto l’avvocato
BENEDETTO … e me lo aveva detto mio cugino Gaetano così. Gli ho detto
io ma Gaetano ma … che parlano con questi si voglio dire … non si fa più
… come una volta … le estorsioni … dice si fanno … si agisce in un altro
modo, si fa quello che si deve fare nei minimi … il minimo, poi se la
persona non capisce, e non trova il filone giusto … perché se vuole lo
trova! Perché non è che sono cretine le persone diciamo. Si fa dice un
secondo … “round” quanto per dire insomma più eclatante più … però
senza andare a chiedere … nessuno si presenterà mai a chiedere niente,
perché non esiste più. Deve essere lui il … il col … diciamo quello che
subisce il danno, a chiedere aiuto...
Il favore?...
…OMISSIS…
Di analogo tenore è la conversazione ambientale avvenuta alle ore 17:10,24 del
11.12.2006, progressivo nr. 8:
Chirico:
…Il favore ve lo faccio, ma a me non mi dovete mettere tra problemi di andare
girando per trovare persone ed uscire pazzo, perché noi di questi discorsi non ne
facciamo e non ne vogliamo sapere… dice, …la impostano, ormai l’hanno
impostata a livello industria, …l’hanno impostata in questo modo, …Peppe
De Stefano che ha cambiato tutte le regole, gli ha detto …incomprensibile…,
dice: in giro non si deve andare più, quando vi presentate nei magazzini,
pagate, …quanto viene il pantalone? …incomprensibile…mio cugino, il
vestito? Ottocento euro, una volte dice se ne usciva, sapete prendetevi questo
vestito, …dice, non voglio niente compare, portatevelo, …No!, il vestito io te
lo pago, …ottocento euro e non voglio neanche lo sconto, …vengo e mi
compro la camicia da te o da un altro e te la pago, però, a fine mese,
…incomprensibile… dice ma, AH!, il vestito te l’ho pagato lasciate stare,
perché una volta dice, erano abituati male …incomprensibile… allora mio
zio, ma lui, aveva un altro cervello non aveva bisogno, sapete dice, mi ha
mandato …incomprensibile…, dice, per amore della Madonna, portategli il
vestito, che se lo goda, che se lo faccia e finiva là e quelli non andavano più,
per non vederli che prendevano un altro vestito, non teneva la il discorso, se
ne uscivano col vestito, con due vestiti, con la camicia, la gente, facevano i
porci comodi suoi, dice basta, il vestito si paga, le scarpe si pagano e uno
quando va in un ristorante paga, dice ma sapete compare, NO!, abbiate la
bontà compare, prendetevi i soldi, …io sono venuto qua per mangiare, non
sono venuto qua ad un certo punto, prendetevi i soldi, una bottiglia di
Champagne quanto costa al pubblico, ottanta euro?, non voglio neanche lo
sconto, voglio ottanta euro, qua ci sono ottanta euro, se no li lasciate ai
ragazzi come mancia, io ho pagato ottanta euro, però poi, giustamenteee,
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…ah gli ho detto io, ragazzi ognuno… e cambia, hanno cambiato le regole,
hanno cambiato il nuovo sistema di lavoro e questo lo sa, me lo diceva
l’Avvocato, …sembra che non sa niente, l’Avvocato Benedetto sa tutto, come
cazzo fa questo grande cornuto, …che è un …incomprensibile… è entrato ad un
certo punto per un signore, voi sapete com’è cambiato l’avvocato Benedetto?…
…OM ISSIS …
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Ma!…poveri noi!…
Sentitemi …incomprensibile…io l’ho
già fatto per cose mie
…incomprensibile… lo passate per nome mio dico…
…incomprensibile…
Poi se vi pare che c’è il discorso, volete spendere una parola
…incomprensibile…, no che non so, …io, …state tranquillo, vi stavo dicendo
basta che fate qualcosa, perché io l’ho gia fatto e l’ho fatto stamattina, io sono
andato ed ho comprato sei bottiglie, particolare, ad un certo punto, di Dom
Perignon, e quindi, non è, però sono costate centodieci euro perché sono con la
pelle di fuori, …singole, …eh, vedete, non lo so…
Va bene…
Va bene, se …incomprensibile…lei, non so fate voi …incomprensibile… un
consiglio, …incomprensibile…un consiglio non un consiglio, …era
…incomprensibile… un modo di vedere mio, di pensare, …io l’ho fatto persi
non sono, ho potuto perdere seicento euro, mi spostano, …povero sono e povero
resto, non è che mi cambia più di tanto, io quello che ho da dirgli, non con una
bottiglia, però sai, a parte le altre cose io ho pensato pure giustamente…
Viene Natale certo…
Te la bevi e ti ricordi di me insomma, come io mi ricordo di te insomma, non
sono queste che spostano la gente, sono altri i discorsi importanti, non è la
bottiglia dello champagne, dice a me che me ne devo fare dello champagne?,
però è sempre un pensiero gentile che viene sempre gradito ad un certo punto,
non lo so, valutate voi, io mi sono, mi permetto perché c’è un rapporto tale ed io
ci vado dietro, l’ho fatto stamattina a me l’ha consigliato un amico, mi ha portato
lui stesso ad un certo punto …incomprensibile…sei bottiglie, datemi qual è il
migliore perché non voglio fare cattiva figura, compare ha detto, ma ne
prendiamo una cassa gl’ho detto io? E lui ha detto giustamente, fa più figura una
bottiglia particolare e non una cassa …incomprensibile…, ha detto, perché la
cassa singola è una cosa all’ingrosso, eh, Perfetto…
Ih, ih, ih…
Ma la bottiglia particolare dice ad un certo punto, ha detto, vi costa di più di
quanto costa una bottiglia normale, vi costa molto meno di quanto costano sei
bottiglie, però fate una cosa più, perché la sembra all’ingrosso giustamente, qua
non sapete, …sapete, quando uno non si regola, questo si è regolato no, …fate
una cosa, tipo all’ingrosso, tipo che l’avevate dentro, che sperperate, ad un certo
punto, però una cosa elegante, siccome ci sono, c’è quella di cuoio che
giustamente viene centosessanta dice, a noi la fanno centodieci, però è Dom
Perignon non, …Si Dom Perignon…
…incomprensibile a quale marchio appartiene…
No, no, Dom Perignon, no con il Moet & Chandon li buttiamo a terra a ventidue
euro…, si...
Ventidue euro a parte…incomprensibile…
Ventitre euro…
…incomprensibile…
Qua come si chiama allo Stock Market, come si chiama? Doc Market…
Doc Market …
All’ingrosso con lo sconto del trenta …incomprensibile…
Va bè sarà di qualità proprio, …una sottomarca…
Non lo so…
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Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
Chirico:
Pellicanò:
…incomprensibile… non è possibile…
…incomprensibile…dice questi sono, Crystal e Dom Perignon quando uno deve
fare figura con una persona, il Moet & Chandon dice oramai ci compriamo lo
spumante, insomma un altro po’ costa più la bottiglia di Ferrari che un Moet &
Chandon…
Ma il Ferrari costa!…
Costa, costa, …Dottore, bello, a disposizione, vi saluto arrivederci…
Ciao, arrivederci.-
Il contenuto delle conversazioni appena riportate, ampiamente confermativo dell’assunto
fatto proprio da questo Uffico, è di tale chiarezza da non richiedere particolari sforzi ermeneutici
in capo all’hinterprete per cogliere quello che, con evidenza, è il dato di maggior rilievo: Giuseppe
DE STEFANO si conferma essere colui il quale gestisce, sulla base di nuove regole, l’enorme
business delle estorsioni operate in città, adottando una politica nuova che tende a rafforzare il
clima di terrore in capo agli operatori commerciali;
è un’organizzazione quella che fa capo al DE STEFANO che non si accontenta più della
semplice regalia da parte del commerciante o del gesto di rispetto di questi nei confronti
dell’associato: è un mafioso quello della nuova era che, da una parte, paga ciò che acquista e
consuma ma, dall’altra, pretende la sua parte in termini monetari, senza sconti per nessuno (come
la vicenda della tentata estorsione a FRASCATI Emilio, di cui si parlerà in seguito, dimostra).
Le conversazioni prima riportate confermano, peraltro, un ulteriore dato di centrale
importanza, più volte sottolineato in numerosi passaggi della presente richiesta: la cosca DE
STEFANO non è sullo stesso piano delle altre, essendo pacificamente posta “a monte”.
Se da un lato, lascia autonomia operativa alle cosche aventi competenza territoriale sui
singoli locali in cui è suddivisa la città, dall’altro ha il potere di condizionare l’operatività di quelle
singole cosche ove vi siano affari di suo interesse: ovvio inferirne l’esistenza di un rapporto di
sovraordinazione noto ed accettato dalle consorterie di tipo mafioso di rango inferiore.
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L’EVOLUZIONE DELLE ALLEANZE CRIMINALI NELLA CITTÀ DI REGGIO CALABRIA.
La ricostruzione delle alleanze e delle dinamiche criminali che si sono sviluppate nella città
di Reggio Calabria all’indomani della pax mafiosa operata da FIUME Antonino e fin qui delineata
trova conferma in numerose altre risultanze di indagine.
Va innanzitutto evidenziato che le articolate attività investigative svolte e le numerose
risultanze processuali acquisite nel corso degli anni hanno permesso di delineare la presenza di
nuovi assetti che hanno visto l’avvicinamento della cosca CONDELLO, ed articolazioni territoriali
collegate, a quella LIBRI, notoriamente contrapposta alla prima nel corso della seconda guerra di
mafia.
Un primo ed inequivocabile dato a dimostrazione della tendenza appena accennata è emerso
a seguito dell’attività di indagine sfociata nella sentenza di condanna n. 1669/01 R.G. notizie di
reato/mod. 21DDA e n. 740/07 R.G.T., emessa dal Tribunale di Reggio Calabria in data 22
dicembre 2008 (versata in atti).
Di particolare rilievo appare il contenuto di una conversazione tra presenti, intercettata dal
Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, intercorsa tra ALAMPI Matteo ed il defunto
LIBRI Domenico, capo storico della omonima cosca, dalla quale emerge la perfetta unione
d’intenti tra quest’ultimo e CONDELLO Pasquale nella gestione delle attività estorsive connesse al
controllo degli appalti pubblici nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani in gran parte
del territorio regionale.
I due interlocutori, in data 23 febbraio 2002, nel dialogare in relazione alla necessità di
acquisire la gestione di tale strategico settore imprenditoriale oltre che di delineare una comune
strategia criminale, si soffermano sulla figura di CONDELLO Pasquale e sulla nuova alleanza
criminale tra quest’ultimo e lo stesso LIBRI Domenico nonché sull’attiva presenza, nello stesso
contesto, di Giuseppe DE STEFANO:
“Matteo ALAMPI: “Per essere chiaro e lineare nei vostri confronti, esce Peppe DE
STEFANO e mi incontro”
Domenico LIBRI: “E’ uscito?!”
Matteo ALAMPI: “Era uscito”
Domenico LIBRI: “Ah, all’epoca”
Matteo ALAMPI: “«Matteo, tutto a posto? Volevo sapere com’è la situazione, sono
mancato un poco di tempo, sto cercando di vedere, di incontrare, di ragionare in qualche modo.
Tu come la vedi?», «Peppe, se hai bisogno di me disturbami, che i rapporti di famiglia sono
sempre gli stessi. Anzi io due anni fa… perché sono vicini a voi, a Fiumara di Muro ho perso un
lavoro di cinque miliardi, ed è venuto Nino… è venuto Nino Imerti e Pasquale CONDELLO per
lasciargli il lavoro, il lavoro della discarica», dice: «Ora ci sono io, non ci sono problemi. Tu che
dici, c’è il lavoro del Ce.Dir., la ditta è vicina a noi», «In questo lavoro io non posso mettere
piede, perché io ero la ditta che il lavoro era il mio. Per una serie di spiacevoli equivoci il lavoro
è andato a finire a voi, che dite che (incomprensibile) con questa ditta, (incomprensibile) ci avete
mandato, altro non ne ho riscontrato, che il mio discorso è chiuso». Dice: «Ma sai…» dice «…ci
mettiamo, facciamo», «Peppe, se tu mi offri un lavoro, se lo facciamo insieme e io, per l’amore di
Dio, lavoro vado cercando, se sono qua. Tieni conto che io impegni non ne ho con nessuno e per
problemi di giustizia, se io sento odore di bruciato, dopo un minuto me ne vado. Per una cosa che
io devo rispondere nei confronti di uomini e per il peso che mi avete dato, dove sono mi metto in
condizioni e do conto, non intralciando mai la mia dignità e la dignità di altri uomini. Sei
d’accordo?», «Sono d’accordo», «Va bene». Dopo qualche mese mi arriva un’ambasciata di
Pasquale CONDELLO personalmente. Io mi ero visto con Mico Alvaro per…”
Domenico LIBRI: “Vi siete incontrati?”
Matteo ALAMPI: “Che mi vuole vedere, e sono andato all’appuntamento da Pasquale
CONDELLO. Pasquale CONDELLO voleva sapere come è stato il discorso del lavoro di Fiumara
di Muro, e io l’ho messo a conoscenza. Dice: «Sapete, io non ero a conoscenza di questo lavoro»,
«Io, da uomo, mi è arrivata un’ambasciata a nome vostro, sapendo la persona che siete io ho
lasciato il lavoro», dice: «Ma voi non mi avevate potuto mandare un’ambasciata?», «Guardate
l’ambasciata mi è arrivata la notte. Me l’ha portata al Comune, la notte mi è arrivata alle dieci,
me l’ha portata Pasquale Cappello, c’era Tizio, Caio e Sempronio. Io sono salito al Comune di
Fiumara di Muro, gli ho detto quanto avevo, abbiamo fatto un’operazione nella busta, hanno
rinviato la gara”
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Domenico LIBRI: “Quant’era il lavoro?”
Matteo ALAMPI: “Gli abbiamo lasciato il lavoro con lo zero cinquanta, il lavoro era sei
miliardi e trecento milioni», dice: «Vi ringrazio e vi sono obbligato». Per chiarezza, dopo…
Questo è stato un paio di mesi fa, in uno dei periodi che io ero… Si verifica che il Comune fa
società miste, ne sta facendo cinque, mi arriva un’ambasciata, mi incontro con Pasquale: «Sapete,
vi potete interessare per questa operazione?», «Sì, se non ci sono impegni di altra natura non ci
sono problemi». In occasione mi incontro con lui, dice: «Questo è per un discorso che a nome mio
si era presentato qualcuno per… per dirvi che io ero a conoscenza, e io neanche so dov’è questo
lavoro. Perché Pasquale Bertuca qualche paio di mesi fa…» dice «…mi avevano... ci eravamo
incontrati e mi aveva detto: Vedi che qua è successo così, così e così, però vedi che non sono a
conoscenza né da un lato né dall’altro» dice «Qua c’è stato un discorso, un certo Ninello Imerti
ha fatto un po’ di… tipo di casini e se la stanno vedendo loro. Non mi dite niente, mi dispiace
solo». In quell’occasione io gli accenno di questo lavoro di Reggio: «Una parente di un nostro
architetto deve fare cento metri quadrati, due piani nto scaruni[?], più per cortesia che per
lavoro. Devo parlare con qualcuno?», «Matteo, dato che siamo qua, è la stessa cosa, me la vedo
io, siamo tutti insieme, gli mando l’ambasciata io, che siamo tutti la stessa cosa», queste sono
state le parole che sono state spese con Pasquale. Non per sottovalutare, mai al mondo, a voi,
perché io quando sono venuto qua da voi abbiamo fatto un ragionamento: abbiamo un lavoro, e
se possibile di farlo assieme. Non so se mi spiego. Se poi voi ritenete che io ho trascurato nei
vostri confronti, sono qua e mi assumo le responsabilità per la trascuranza, non…”
Domenico LIBRI: “[Tossisce]”
Matteo ALAMPI: “Voi sapete com’è Reggio in questo momento. Voi sapete che io… com’è
il mio modo di fare, se mi manda un’ambasciata qualcuno sono presente immediatamente,
figuratevi con voi. Io sono venuto a pregarvi di darmi un appuntamento e di ricevermi a vostra
casa. Mi avete apparecchiato la tavola a casa vostra, non me lo dimentico mai. Figuratevi io, nel
momento che non vi conoscevo, e sapevo chi è Mico LIBRI, nel minuto che io, tutto potevo
pensare, col piacere che siamo qua, potevo pensare pure che non ci siamo conosciuti mai. Mi
sono messo a disposizione per quelli che sono gli obblighi di uomo. Poi valutatela voi questa
storia, no? Cinque-sei anni fa noi non è che avevamo mai avuto la possibilità di conoscerci, io vi
conoscevo per nome, voi a me non mi conoscevate per niente, perché non mi potevate conoscere”
OMISSIS
Matteo ALAMPI: “Allora scusatemi, perdonatemi …(incomprensibile)… allora”
Domenico LIBRI: “Eh”
Matteo ALAMPI: “Ci sono là cinque società miste…”
Domenico LIBRI: “Ecco qua”
Matteo ALAMPI: “…nel Comune”
Domenico LIBRI: “Eh”
Matteo ALAMPI: “Cinque società miste, una per i tributi, una per l’acqua, una per i
(incomprensibile) per le pulizie, un’altra mi pare che si sono ritirati dal Comune, un’altra per
l’ambiente. Mi manda l’ambasciata, Pasquale CONDELLO, se mi posso interessare a questo
progetto. Io vi spiego anche il passaggio, poi voi avete la saggezza pure di valutare. «Matteo,
visto… io non vi ho detto mai nulla, perché (incomprensibile)»”
Domenico LIBRI: “Tutti qua siamo nati, e capiamo (incomprensibile) con pane”
Matteo ALAMPI: “E lui mi ha detto: «Avete a piacere? Visto che ci sono cinque ditte tutte
di fuori, di arrivare una delle ditte…», che sicuramente coincide con il mio lavoro, «…se me lo
portate avanti questo lavoro», «Compare Pasquale, a disposizione. Ho parlato personalmente
col… col referente della ditta che ha abbandonato, con quale piacere invece di due che siamo
tre»”
Domenico LIBRI: “Scusate, non è questo, compare Matteo…”
Matteo ALAMPI: “Mh. Devo dirvi…”
Domenico LIBRI: “…Siccome a me… Io c’ho una possibilità a Cuneo, ma francamente,
siccome poi mi è successo quello che è successo, mi dovevo incontrare ancora per là, per definire
certe determinate situazioni, e poi non è stato più possibile. Modo per cui sono nel buio completo”
Matteo ALAMPI: “Non si è mosso niente ancora. Perché qua non ci vuole niente che
cadono le elezioni. Io... Voi avevate un’esperienza tanta di appalti, non sto parlando di ora, che
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faceva, arriva uno, qua sono morti subito. Hanno arrestato il Sindaco, il vice Sindaco,
(incomprensibile – tono di voce bassissimo). A me, hanno usato anche, e hanno avuto il coraggio,
ci sono state carte nel mezzo, per inbordellirlo, e io non ho parlato con nessuno, una cosa del
genere, ho mandato da Tigano «Fammi il piacere», questo dopo tre giorni si è informato e ci ha
mandato le carte, ci avevano detto che era in contenzioso col Comune, ci avevano detto che avevi
problemi, lui è nell’elenco dei tre mandatari di Maria[?], sono cazzi miei. E qualcuno si è
permesso il lusso di dire: «Il 11 dicembre è passato». L’11 dicembre per me è morto un amico
mio, altre cose… Il 12 dicembre, l’undici dicembre, il 13, il 14. Io ho bisogno di vivere, ho
bisogno il pane per i figlioli e per chi sta vicino a me. Se non arrivo a portarlo avanti questo pane
qua, per me, devo ragionare, non è che ho uno a carico (appressu), ho una famiglia, una
generazione …(incomprensibile)… E’ un, come si dice, un obbligo che la vita ci impone”
Domenico LIBRI: “E certo”
Matteo ALAMPI: “Perché sennò uno poi guarda qua, uno si fa… un altro che si regola
come si deve comportare, ma (incomprensibile) a nessun amico? Prima di fare un passo sono
abituato a chiedere permesso e andare a sedermi con gli uomini onesti come a noi. Poi le tragedie
non ci interessano. Sono abituato… E compare Pasquale che non mi sembra che non ha buon
ragionamento, mi sembra che è una persona molto fine”
Domenico LIBRI: “Non è uno (incomprensibile). E’ uno tra i migliori uomini di Reggio,
senza offesa”
Matteo ALAMPI: “Ma io…”
Domenico LIBRI: “A parte… Tra i migliori…”
Matteo ALAMPI: “Io ho avuto il piacere…”
Domenico LIBRI: “…si può sedere di fianco a me”
Matteo ALAMPI: “…di conoscerlo, vi dico che ne ho conosciuti…”
Domenico LIBRI: “Vi posso dire l’ho… l’ho cresciuto”
Matteo ALAMPI: “Ma voi mi avete detto, e io so la storia che avete avuto. Ho avuto il
piacere di conoscerlo. Sì, non è che parla di nascosto, è stato fatto… non in una casa, dove lo
tengono…”
Domenico LIBRI: “No, non voglio sapere niente”
Matteo ALAMPI: “Però mi ha fatto piacere scambiare queste quattro... perché io ho
sempre da apprendere, compare Mimmo”
Domenico LIBRI: “E’ stato un mio carissimo amico, è stato il più perfido nemico. Oggi,
ringraziando a Dio sono in buoni rapporti, ma non gli do… Io sapete quando ho detto di no? Che
è un uomo che ha un pregio, se è amico…”
Matteo ALAMPI: “O nemico…”
Domenico LIBRI: “…o nemico…”
Matteo ALAMPI: “…il pregio ce l’ha sempre”
Domenico LIBRI: “…il pregio ce l’ha sempre. E tutta la... la storia della nostra storia,
purtroppo amara…”
Matteo ALAMPI: “Amara, sì”
Domenico LIBRI: “…gli ho dato sempre i princi… e ha avuto, che non glielo può togliere
nemmeno Cristo”
Matteo ALAMPI: “Ora io, compare Mimmo, di quest’operazione abbiamo speso una
parola, Pasquale manda suo nipote”
Domenico LIBRI: “Andrea?”
Matteo ALAMPI: “Andrea. Mi chiama, torna a chiamare il vice Sindaco, torna a chiamare
quattro ditte, l’impegno è di vedere è vedere di far restare la società che noi riusciamo… siamo
una società comunale, un’azienda di un comune del Nord”
Domenico LIBRI: “[Tossisce]”
Matteo ALAMPI: “…che entrerà nel Consiglio di Amministrazione per due anni, e poi dal
di fuori, con degli amici che io c’ho, uno è amministratore, io intervengo e vediamo, si possono
sistemare degli operai, perché entra al 51% pubblico, 49 privato. Però il privato non lo può fare
l’impresa locale che non ha i requisiti”
Domenico LIBRI: “Ecco qua”
Matteo ALAMPI: “Il privato lo deve fare. L’azienda municipalizzata di qualsiasi città”
Domenico LIBRI: “(incomprensibile)”
Matteo ALAMPI: “E poi…”
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Domenico LIBRI: “Ecco qua. E allora il discorso è questo qua, quello che io ho fatto con
questa persona che ha le possibilità al Comune, ed è lo stesso ragionamento che ha fatto lui. Dice:
«La ditta la troviamo noi». Aspettate”
Matteo ALAMPI: “Sì, vi seguo, (incomprensibile) che io vi seguo”
Domenico LIBRI: “«La ditta la troviamo noi come il capofila della situazione di
Reggio...»…”
Matteo ALAMPI: “Sì”
Domenico LIBRI: “…«…con questa ve la vedete voi…»…”
Matteo ALAMPI: “Mh”
Domenico LIBRI: “…mi paga a pila, «…e poi…» dice «…troverete voi le imprese, la
faccio io»”
Matteo ALAMPI: “E poi fa lui la gara”
Domenico LIBRI: “Lo so. Sì…”
Matteo ALAMPI: “Ecco”
Domenico LIBRI: “…ho un amico qua”
Matteo ALAMPI: “Poi dice «okay»”
Domenico LIBRI: “E allora è giusto questo discorso?…”
Matteo ALAMPI: “Sì”
Domenico LIBRI: “…Con questo discorso come si può andare?”
Matteo ALAMPI: “Questo discorso che io ho…”
Domenico LIBRI: “No, aspettate”
Matteo ALAMPI: “Questo impegno…”
Domenico LIBRI: “E allora facciamo una cosa, cioè non facciamo una cosa, ragioniamo”
Matteo ALAMPI: “Sì”
Domenico LIBRI: “Io c’ho una possibilità al Comune, e poi, onestamente, oltre quella del
Comune avevo la possibilità… No, ho la possibilità se devo andare con la mia faccia, o mandare a
uno con la mia faccia e dirgli: «Devi fare così sennò te ne puoi andare». Eh, questo io lo posso
fare perché non ho niente da perdere. Aspettate, il ragionamento mio. Io direi una cosa, noi
stiamo andando, ringraziando il Signore, in pieno accordo, con gli impegni che ci siamo presi li
stiamo mantenendo sia da un lato come dall’altro. A parte le cose spurie, che sono cose
personali…
Matteo ALAMPI: “Le cose personali camminano… ognuno cammina…”
Domenico LIBRI: “Per fatti suoi”
Matteo ALAMPI: “…(incomprensibile)”
Domenico LIBRI: “Guardate, nelle cose generali stiamo andando d’accordo, io mi sono
incontrato pure con suo nipo… con suo cugino, giorni fa, un paio di giorni prima di partire, sta
filando tutto giusto. Ora vediamo, ragioniamo noi e vediamo se va bene così. Io direi, io fuori non
voglio restare qua, perché ho le mie possibilità, ma per non restando fuori io, poi io devo andare
contro di voi, nel senso, o voi dovete andare contro di me”
Matteo ALAMPI: “E noi queste cose non le vogliamo”
OMISSIS
Domenico LIBRI: “Ora vediamo se il mio ragionamento… Io direi, quando voi avete la
possibilità, dato che siamo in tempo, ancora c’è penso”
Matteo ALAMPI: “Sì”
Domenico LIBRI: “Voi vi incontrate di nuovo con Pasquale CONDELLO, di dirgli…”
Matteo ALAMPI: “Sì”
Domenico LIBRI: “…se lo riteniamo giusto il discorso a noi. «A me mi ha mandato a
chiamare compare Mico, e mi faceva lo stesso ragionamento che mi avete fatto voi. Io,
onestamente…»…”
Matteo ALAMPI: “(incomprensibile)”
Domenico LIBRI: “E la situazione…”
Matteo ALAMPI: “Lasciatevi pregare, penso molto in bene”
Domenico LIBRI: “No, no, lasciatemi concludere a me…”
Matteo ALAMPI: “Esatto”
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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Domenico LIBRI: “…e poi vediamo se il mio ragionamento. «Lui mi ha fatto questo
ragionamento: che lui ha qualche possibilità, voi ce l’avete pure e io ce l’ho pure, dice, tutte
queste tre possibilità che abbiamo, di raccoglierle insieme (mi cogghiumu a unu), se siete
d’accordo, lui è d’accordo…», io sono d’accordo, «…e di fare unica cosa»”
Matteo ALAMPI: “Questa responsabilità non me la posso prendere io, giusto? Vi spiego,
per come la vedo io. Io ho fatto un passaggio quando me ne sono andato, io sono abituato ad
essere lineare, «Compare Pasquale, se mi manda chiamando qualche amico che cosa gli devo
dire?» Come sono abituato”
Domenico LIBRI: “Sì, sì, sì”
Matteo ALAMPI: “«Matteo che cosa gli dobbiamo dire? Che abbiamo parlato insieme, che
il lavoro ci interessa a tutti e due»”
Domenico LIBRI: “Sì, sì, sì…”
Matteo ALAMPI: “Perché io…”
Domenico LIBRI: “…giusto”
Matteo ALAMPI: “…sapendo che ci sono cinque ditte a Reggio…”
Domenico LIBRI: “Giusto”
Matteo ALAMPI: “...possono arrivare cinquanta ambasciate”
Domenico LIBRI: “Certo”
Matteo ALAMPI: “Ora io ve l’ho detto un minuto fa, prima che parlaste voi: a me se ci
siete voi mi fa piacere”
Domenico LIBRI: “Vi ringrazio”
Matteo ALAMPI: “Io faccio in modo di prendere l’appuntamento e di dirgli, se voi mi
autorizzate, che ci siamo visti insieme per questo lavoro e che vi fa piacere che cammini.
L’impegno mio che ho con compare Pasquale è in questi termini: cerchiamo di vincere il lavoro,
per essere chiari, il lavoro non lo vinco io, vince una società, semmai possiamo intervenire
dall’amministratore, abbiamo i responsabile. Io non sono d’accordo che ci siano persone di
Reggio all’interno della società in questo momento, per essere chiari. (incomprensibile). Vi dico
come ho parlato, per la mia piccola esperienza, giovane d’età, ma mi sento che ho un’esperienza
all’interno delle amministrazioni. Un’associazione non ci interessa; la galera non ci interessa; a
noi ci interessa di fottergli un poco di soldi allo Stato, (incomprensibile). Questa società, quanto
hanno nel bilancio annualmente? Dieci miliardi, quindici mili… miliardi, per questo settore?
Verranno gestiti: 51 il Comune, 49 il privato. Io mi assumo l’impegno per cui gli uomini che
entrano in questa società riescono, non dopo un mese, con qualche anno di tempo, perché la
società si incorpora perdite e vincite, mezzi e persone. Che appena cominciamo a selezionare tutto
quello che c’è, ci mettiamo (incomprensibile) e cominciamo, che cosa c’è bisogno, cinque
persone? Cinque persone delle nostre. C’è bisogno un’officina? L’officina ce l’abbiamo delle
nostre. C’è bisogno di comprare queste cose? Ragioniamo di come portarle avanti. Ma non è che
un’operazione si fa in un giorno, io devo avere la tranquillità per gestirla e che non… non mi creo
problemi per gestirla dietro a voi e dietro compare Pasquale”
Domenico LIBRI: “Affianco”
Matteo ALAMPI: “Anzi sono…”
Domenico LIBRI: “Affianco a me e affianco a compare Pasquale”
Matteo ALAMPI: “Grazie”
Domenico LIBRI: “Non dietro a me”
Matteo ALAMPI: “Vi ringrazio. Però se io... siamo chiari, mi muovo, ma se a me
automaticamente i discorsi non sono chiari per come io la posso inquadrare, ci tengo che mi dite:
«Matteo, leva manu e non lo portare avanti questo lavoro qua»”
Domenico LIBRI: “[Tossisce]”
Matteo ALAMPI: “Perché se impegno prendo, da uomo a uomo, lo devo portare avanti, ma
per poterlo portare avanti, lo devo portare avanti con la mia… Come si dice?...”
Domenico LIBRI: “E allora io vi dico una cosa…”
Matteo ALAMPI: “…tranquillità”
Domenico LIBRI: “Io vi dico una cosa. Quello che compete me, e sono sicuro al 100% che
alla stessa maniera vi dice lui, io vi dico di quello che compete me, avete carta bianca…”
Matteo ALAMPI: “Grazie”
Domenico LIBRI: “…per fare tutto, tutto…”
Matteo ALAMPI: “E lo stesso mi ha detto lui”
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Domenico LIBRI: “…tutto quello che voi…”
Matteo ALAMPI: “Lo stesso mi ha detto”
Domenico LIBRI: “Ve lo sto dicendo perché lo conosco molto bene. Modo per cui voi avete
tutte le responsabilità e tutte le decisioni da prendere. Logicamente se…”
Matteo ALAMPI: “Responsabilità oneste”
Domenico LIBRI: “Se una decisione che si deve prendere è una decisione che ha una certa
importanza, se c’è una comunicazione è tanto di guadagnato”
Matteo ALAMPI: “Certo. E’ normale”
Domenico LIBRI: “E ben venga”
Matteo ALAMPI: “Perché vi ho detto questo?...”
Domenico LIBRI: “Scusatemi. [Tossisce] In qualsiasi… [Tossisce]”
Matteo ALAMPI: “Voi…”
Domenico LIBRI: “In qualsiasi momento che è necessario un intervento, e allora, a voi non
vi resta altro che dire: «Mi serve questo intervento»”
Matteo ALAMPI: “Io, compare Mimmo, quando mi sono incontrato con lui, io non avevo
remore e riserve del ragionamento. Una volta che mi ritengo che non sono a livello, è che, però,
chi è che c’è…”
Domenico LIBRI: “Ne siete re... ne siete responsabile”
Matteo ALAMPI: “Sono il responsabile, oh. Però non è che arriva uno e mi dice: «Mi devi
assumere a questo, devi fare entrare quello»! Io devo avere la possibilità, prendo l’impegno, di
muovermi, poi noi alla fine dobbiamo vedere il risultato”
Domenico LIBRI: “Certo”
Matteo ALAMPI: “Il risultato, essendo una società mista, che è la prima che parte, può
partire in sei mesi, può partire in un anno, con tutti gli ingranaggi possibili e immaginabile”
Domenico LIBRI: “Siete voi quello che dovete decidere quello che dovete fare”
Matteo ALAMPI: “Giusto”
Domenico LIBRI: “La cosa che è importante è che abbiano nelle mani questo… questa
situazione”
Matteo ALAMPI: “Guardate, per scapparci…”
Domenico LIBRI: “[Tossisce]”
Matteo ALAMPI: “…io faccio una valutazione, che faccio da…”
Domenico LIBRI: “(incomprensibile)”
Matteo ALAMPI: “No. Magari che decidono altri due che fanno i pazzi”
Domenico LIBRI: “E noi arriviamo. Noi dietro di… voi (incomprensibile) tutto calmo, eh!
Questo… questo è chiaro. Voi dovreste essere l’uomo che dovete essere estraneo alle cose
materiali”
Matteo ALAMPI: “Giusto, vi ringrazio”
Domenico LIBRI: “Ecco”
Matteo ALAMPI: “Vi ringrazio. Non ho motivo per…”
Domenico LIBRI: “Voi dovete essere l’amministratore di questo pacchetto di sigarette”
Matteo ALAMPI: “Giusto”
Domenico LIBRI: “Se poi in questo pacchetto di sigarette c’è una cosa trasversale, a voi
non vi deve… non vi dovete interessare di niente…”
Matteo ALAMPI: “Va bene”
Domenico LIBRI: “...c’è chi si interessa di questo”
Matteo ALAMPI: “Va bene”
Domenico LIBRI: “Perché se io non posso essere pubblico alla luce del sole, debbo essere
di nascosto qua dietro. E se c’è una cosa che voi, no, non la potete, non la dovete, e allora debbo
essere io”
La conversazione, per la sua linearità e chiarezza, può essere indicata, probabilmente, come
il più reale e significativo elemento idoneo a rappresentare lo spartiacque fra passato e presente
con riferimento alle modalità che hanno caratterizzato gli accordi e i rapporti di forza fra gli
organismi criminali operanti nel territorio cittadino.
Ciò nella misura in cui essa consente di alzare il sipario sugli scenari che hanno
caratterizzato il patto che ha governato la città, dalla fine della guerra di mafia, permettendo alle
associazioni criminali riconducibili all’uno e all’altro schieramento di acquisire, pro-quota, parte
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della ricchezza prodotta dal territorio.
L’apparizione sulla scena di Pasquale CONDELLO presuppone l’allargamento dei termini
dell’ accordo criminoso di base rivolto alla realizzazione dell’affare a cui lo stesso partecipa,
essendone, sulla base di quello che traspare dalla conversazione, il vero promotore.
Non v’è dubbio, infatti, e la sentenza Olimpia ne costituisce autorevole traccia, che la
partecipazione del CONDELLO debba ritenersi particolarmente qualificata e significativa, nel
senso che egli, per averlo proposto all’ALAMPI, deve aver ben compreso la proficuità dell’affare
rifiuti, e quindi, sulla base della posizione rivestita - capo indiscusso della omonima famiglia di
‘ndrangheta -, ha intuito la possibilità di investire i capitali accumulati attraverso la realizzazione
delle attività illecite poste in essere in esecuzione del programma criminoso del suo gruppo di
riferimento.
Estremamente interessante al riguardo il commento di LIBRI sulle capacità del
CONDELLO e, soprattutto il riconoscimento dell’operatività dell’accordo sulla spartizione degli
appalti, che sempre a detta del LIBRI si era svolto pacificamente, deve ritenersi, dalla fine della
guerra di mafia in poi.
E proprio la nuova occasione, cioè l’affare che le società miste consentiva di prospettare,
diventa ulteriore motivo di comunanza fra gli antichi rivali, che abbassate le armi, convengono
sulla vantaggiosità dell’affare per entrambe gli schieramenti.
Significativo dunque il mandato che Domenico LIBRI affida all’ALAMPI, incaricato di
realizzare operativamente il progetto di collaborazione che avrebbe visto come parte attiva anche il
CONDELLO.
Lo sviluppo che il dato acquisito consente è di rilievo eclatante, perché consente di
giustificare l’esistenza di un passato di controllo capillare sull’economia pubblica e privata del
territorio e, al contempo, di prospettare un futuro ancora più roseo.
Sono mutate, nel frattempo, le esigenze che contraddistinguono, in questo momento storico,
le necessità del sodalizio.
Passato il periodo della forte conflittualità rispetto agli altri gruppi, raggiunto l’accordo su
come dividere la ricchezza, come dimostra l’accordo intercorso con Domenico LIBRI, occorre
gestire i frutti che “il territorio” consegna, facendo fronte alle interferenze di fattori esterni,
rappresentate dall’esecutività delle sentenze, da ulteriori indagini e da misure sanzionatorie
rispetto alla ricchezza appresa e in corso di accumulazione.
Ovvio dunque che in presenza di un mutato quadro dei bisogni siano mutate anche, in virtù
di specifica deliberazione, propria di un’autentica mentalità imprenditoriale, le priorità che il
gruppo criminale privilegia di salvaguardare.
La sopravvivenza del sodalizio, allo stato, passa dunque attraverso la salvaguardia di due
grandi obiettivi: il primo finalizzato alla conservazione della possibilità di continuare ad
incrementare il proprio potere economico a cui è strettamente connesso il tentativo di preservare la
libertà dei grandi capi latitanti, il secondo tendente ad occultare gli ingentissimi patrimoni
accumulati negli anni.
Non è un caso, in definitiva, che la prospettazione del capo a) della rubrica si incentri su tali
specifiche e determinate condotte, che segnano, con perfetta soluzione di continuità rispetto al
passato già sanzionato, gli ulteriori bisogni che il sodalizio cura di realizzare per conservare e
incrementare la posizione già raggiunta.
Entrambe i fattori prima richiamati si rivelano, infatti, indispensabili per la sopravvivenza
del sodalizio, come lo erano stati in passato gli omicidi, trattandosi di attività in entrambi i casi
volte a garantire la sopravvivenza da attacchi di terzi ostili, individuabili nella prima fase nelle
altre consorterie criminose, nella seconda dagli attacchi rivolti dal versante istituzionale.
Ecco dunque che la predisposizione di apparati preordinati a garantire la libertà dei vertici
ed a nascondere il loro enorme patrimonio illecito finiscono con il costituire finalità rispondenti
non all’interesse del singolo ma a quello più generale dell’intero sodalizio criminoso.
Ulteriori elementi in grado di dimostrare l’alleanza tra i soggetti di vertice della cosca
CONDELLO e di quella LIBRI, si traggono, inoltre, dagli esiti del procedimento penale n. 75/05
R.G. notizie di reato/mod. 21DDA, meglio noto come operazione “TESTAMENTO”, dal quale è
emerso che la cosca LIBRI, dopo la seconda guerra di mafia, ha ampliato la propria competenza
territoriale nell’ambito del settore delle estorsioni, anche al di fuori del proprio locale di
appartenenza.
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È lo stesso Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, nel relativo
provvedimento restrittivo, ad evidenziare che:
“Ebbene, l’attività di indagine svolta nell’ambito del presente procedimento ha consentito
di acclarare che, pur perdurando l’assetto stabilito secondo il criterio spartitorio delle zone
territoriali di competenza, la “cosca LIBRI”, storicamente appartenente allo schieramento
destefaniano, negli ultimi anni ha dimostrato una sempre maggiore capacità di penetrazione nel
tessuto sociale e produttivo della città di Reggio Calabria, tendendo ad estendere il proprio
dominio in zone del territorio non assegnate alla sua competenza ovvero ad allargare il proprio
potere nelle zone di competenza ad essa assegnate “in condominio” con altre cosche”.
Quanto espresso nell’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali innanzi
citata, ha trovato puntuale riscontro anche nell’ambito dell’attività investigativa oggetto della
presente richiesta, atteso che il ruolo di LIBRI Domenico, dopo la morte di quest’ultimo, è stato
assunto dal fratello Pasquale.
La circostanza risulta ampiamente riscontrata dalle affermazioni, che saranno evidenziate
nel prosieguo del presente capitolo, allorquando verrà in risalto il ruolo apicale rivestito dal LIBRI
Pasquale, unitamente a CONDELLO Pasquale, nel settore delle estorsioni.
È opportuno sottolineare che, in relazione alla centralità di LIBRI Pasquale nel settore delle
estorsioni e della gestione degli appalti pubblici e privati, sono stati acquisiti ulteriori elementi di
sicuro spessore nel corso dell’ascolto delle conversazioni tra presenti intercorse tra soggetti
operanti nei settori di interesse.
L’attenta analisi degli elementi di prova a disposizione di questo Ufficio, originati dalle
attività di indagine preliminare svolte nell’ambito dei procedimenti prima indicati (operazioni
“Rifiuti s.p.a.” e “Testamento”), consente di ritenere che l’alleanza intervenuta tra la cosca
CONDELLO e quella LIBRI, relativamente alla monopolizzazione degli appalti nella città di
Reggio Calabria, ha innescato una serie di contrasti in seno alle altre organizzazioni criminali
operanti nell’area.
In tale contesto deve inquadrarsi anche l’omicidio di TUSCANO Salvatore, uomo di fiducia
ed autista di LIBRI Pasquale, ucciso in questo centro il 9 maggio 2007.
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LE ULTERIORI RISULTANZE (PROC. PEN. N. 75/05 R.G. NOTIZIE DI REATO/MOD. 21DDA).
Nel corso dell’indagine preliminare svolta nell’ambito del proc. pen. n. 75/05 R.G. notizie di
reato/mod. 21DDA, veniva avviata una intensa attività di monitoraggio dei soggetti affiliati alla
cosca capeggiata da Don Mico LIBRI e dal fratello Pasquale LIBRI, subentrato alla guida
dell’organizzazione dopo la morte del primo.
In particolare, a partire dal mese di gennaio 2005 venivano attivate le operazioni tecniche
d’intercettazione telefonica - ambientale nell’appartamento dello storico capo cosca sottoposto al
regime della detenzione domiciliare a Prato, via Guasti, n. 55.
Contemporaneamente venivano sottoposti ad intercettazione anche il fratello del boss,
Pasquale LIBRI, il suo autista Riccardo ARTUSO ed uno tra i più pericolosi killer della medesima
associazione: Salvatore TUSCANO.
Estremamente rilevanti risultavano le conversazioni carpite a seguito dell’attivazione di tutti
i servizi tecnici (in particolare all’interno del domicilio di detenzione del Domenico LIBRI e
sull’autovettura utilizzata da TUSCANO Salvatore) in quanto definivano da un lato la leadership
del medesimo Don Mico LIBRI ed il ruolo ricoperto da ciascun affiliato in seno all’organizzazione
criminale, dall’altro gli interessi della cosca, le attività illecite praticate e la zona di influenza della
medesima.
In particolare, l’aggregazione malavitosa, avente struttura piramidale era capeggiata, fino
alla data della sua morte, da Domenico LIBRI, “u braccu”, e gestita localmente dal fratello di
quest’ultimo Pasquale LIBRI, assurto a capo cosca dopo il decesso del fratello.
In considerazione della complessità della predetta articolazione territoriale e degli affari
gestiti dalla medesima, le attività tecniche, originariamente richieste per Domenico e Pasquale
LIBRI, Riccardo ARTUSO e Salvatore TUSCANO, venivano estese ad altri sodali collegati ai
vertici dell’associazione i quali consentivano di completare acquisizioni investigative di evidente
rilevanza, in quanto direttamente riferibili a summit di mafia tra la cosca di appartenenza e quella
facente capo a Pasquale CONDELLO.
La spartizione della tangente per i lavori nel quartiere San Giorgio Extra: la suddivisione del
“locale” tra le cosche ROSMINI e LIBRI, il summit con Pasquale CONDELLO.
Alle ore 18.21, del 13 ottobre 2005, nell’abitazione di via Guasti di Prato, si registrava una
rilevante conversazione tra Domenico LIBRI, TUSCANO Salvatore e SINICROPI Antonino.
Dopo aver fatto riferimento all’arresto del genero di Pasquale LIBRI, Filippo CHIRICO
(individuato dal collaboratore Antonino FIUME, nel memoriale consegnato a questo Ufficio in
data 30 gennaio 2009, come colui il quale coadiuvava il capo cosca nella gestione del ruolo a lui
affidato), ed alle condanne riportate dai vertici della cosca DE STEFANO a seguito delle
dichiarazioni del collaboratore FIUME Antonino, la conversazione si soffermava sulle tangenti da
riscuotere con riferimento ai lavori effettuati nel “locale” di San Giorgio e sulla spartizione con la
cosca Rosmini (che come si evidenzierà nel prosieguo si lamenterà per le sperequazioni registrate).
Dal tenore della conversazione si comprende da un lato come responsabile del suddetto
“locale” San Giorgio per conto della cosca LIBRI sia il genero di Don Mico, CARIDI Antonio, e
come il medesimo “locale” sia sotto il controllo della cosca LIBRI.
Conversazione ambientale abitazione Prato del 13.10.2005, ore 18.21, prog.4048, tra
Domenico LIBRI, Salvatore TUSCANO e Antonino SINICROPI.
TUSCANO:
..inc... senti una cosa quando arrivi la lo saluti e gli dici in questo
modo...//
MICO: Tante cose gli possono dire... tutto... ma non che mio fratello mi diceva... gli devi
dire a mio fratello che ti fa la spesa...//
TUSCANO:
Voi gli avete detto che ve la vedete voi... tante volte veniva da voi
qualcuno che gli dicevate... //
MICO: Non fare lo scemo vai...//
TUSCANO:
Ma guarda tu pure inc... ora... inc... glielo dite per telefono ora...//
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MICO: Per ora non chiamo più...//
TUSCANO:
Comunque deve andare a fare i biglietti andata e ritorno... non salgo
più con la macchina...//
MICO: Perchè...//
TUSCANO:
Perchè mi stanco...//
OMISSIS
(Periodo inc. si sente sfogliare un giornale)
MICO: …inc... è grasso ho è la fotografia...//
TUSCANO:
No la foto è... ha la barba lunga...//
MICO: No... è pure più grosso...//
TUSCANO:
Ma questa foto non è di quel giorno... periodo …inc... leggetelo che mi
dovete fare il riassunto poi...//
OMISSIS
(Si sente Mico che legge l'articolo inerente la cattura di Filippo CHIRICO).
Ore 18.33.25
MICO: Ma dico io... io dico solo una cosa... è possibile... inc... perchè non dicono il
genero di Pasquale LIBRI... che c'entro io a tutte le parti...//
TUSCANO:
Perchè fratello del… inc... ma poi vecchio lo chiamate voi... inc....//
MICO: …inc... DE STEFANO condannato a 13 anni e 6 mesi... a pagina 28... inc... il
clan di Platì è cosa nostra... in sinergia a pagina inc... E' lo hanno condannato perchè a Giovanni
…inc...//
TUSCANO:
Per il processo... per estorsione... inc... le dichiarazioni di Fiume...
inc... il pentito...//
MICO: E a lui solo hanno condanno o ne hanno condannati ad altri...//
TUSCANO:
Gli altri sono usciti tutti... //
MICO: inc... dopo domani inc... mia figlia che non mi ha mandato… inc...//
TUSCANO:
inc... allora le spese del viaggio gli dice che se la deve vedere lui... e se
poi vuole le ricevute... //
ANTONELLO: Ha detto che… inc...//
TUSCANO:
Ha detto che non mi paga senza ricevute...//
MICO: Inc... ma che mio fratello ti diceva... digli a mio fratello di darti le spese.... non
ci credo... cioè è il solito scherzoso... inc... guarda ti dico una cosa... con mio fratello ci siamo
rispettati sempre... sempre... gli unici screzi che abbiamo avuto con mio fratello è quando
eravamo latitanti (?) inc... nel 59 o 60... si nascondeva dietro il muretto... di fronte la al forno...
inc... perchè non rientravo... all'ultimo si è stancato inc... si nascondeva la lo stesso... conosceva
la macchina quando arrivava... inc.. al capannone dritto.. e prendeva e entrava dentro... solo per
questo abbiamo avuto problemi... però ti dico... come ci rispettiamo per ora... ora è tanto che è
uscito dalla galera... mai nella nostra vita...//
ANTONELLO: E' bello così...//
MICO: ma mai... è ti ripeto... inc... fatti il conto che la mia famiglia è la sua... noi
abbiamo... un solo conto... non sapevo chi spende di più e che spende di meno... non abbiamo mai
tenuto conto di queste cose... ma però inc... ma ora forse il Signore mi sta castigando... o il
Signore ci sta castigando... perchè... ero tanto contento quando è uscito... lo stesso che ero uscito
io... ero tanto contento quando siete comparsi qua dopo 8 giorni...inc... con mio fratello massimo
ogni 15 giorni... inc... ma non mi dimentico mai... quando siamo rimasti... ci vediamo dopo inc...
se tutto va bene... abbiamo detto... ti ricordi... quella volta inc... o noi... poi vi hanno dato la
sorveglianza... inc... la sorveglianza... lui forse no... hanno fatto... inc... si l'ha fatto... si l'ha fatta
quando è uscito nel inc... o nel 97... inc...//
TUSCANO:
Inc... mettono a quello.... mettono a quell'altro... inc... noi stiamo
parlando con tutti la... inc...//
MICO: Ancora... non ne hai tenuto uno... inc... (ore 18.38.55 Mico parla a voce
bassa)... speriamo...//
ANTONELLO. Altri bordelli...//
TUSCANO:
Inc... e come mai...//
MICO: Inc... c'era il Maresciallo inc.. avevano sequestrato inc...//
TUSCANO:
inc.. stanno bloccando... //
MICO: I Guarnaccia con Bruno... (ore 18.39.42)..//
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TUSCANO:
Si... ora hanno gli interessi di lavorare la sopra... inc... e che ci danno
i soldi... inc...//
MICO: inc... (parla a bassa voce)...//
TUSCANO:
i primi i soldi tutti... li dobbiamo recuperare… inc.... Casciano... (ore
18.40.12)..//
MICO: voglio dire...//
TUSCANO:
Ah i lavori qua...//
MICO: inc... (parla a voce bassa). chi glieli ha dati i lavori... come prende... inc... gli fa
la fattura... inc...//
TUSCANO:
Per ora li ha presi lui... la RGS (?)... inc...//
MICO: E quelli di inc... chi li ha presi...//
TUSCANO.
Ancora la…inc....//
MICO: E perchè... inc... mi sembrava impossibile a me... che chi prende e chi no...
inc... //
TUSCANO:
…Inc... ( parla a voce bassa)...//
MICO: ma ci sono ancora loro...//
TUSCANO:
Già abbiamo parlato... siamo andati dai Boss inc... abbiamo parlato
pure del lavoro di San Giorgio... poi vi spiega vostro fratello... quando scendete...//
MICO: Quanto... e non mi puoi spiegare tutto quanto...//
TUSCANO:
Inc... e di preciso... il fatto di San Giorgio... gli ha detto Nino in quel
modo... inc... e gli ha dato 100.000 euro...//
MICO: Non è vero... inc...//
Squilla un cellulare (Ore 18.41.56)
MICO: Va be... ammesso e non concesso….inc...//
TUSCANO:
Inc... è vero che si era preso l'impegno dei soldi... e poi... inc... che
quello vuole i soldi... quell'altro vuole i soldi... inc...//
MICO: E Rosmini non è vero che gli ha dato i soldi...//
TUSCANO:
…inc...//
MICO: Sai perchè... almeno.... (parla a voce bassa)…//
TUSCANO:
e non mi inc...//
MICO: non mi interessa un cazzo a me... inc...//
TUSCANO:
Nino... vostro genero non li ha voluti...//
MICO: A me non inc... a me mi deve dare i soldi quelli dell'IPEI che avevano preso...
del guadagno... inc... //
TUSCANO:
Noi abbiamo preso l'altro impegno... inc...//
MICO: Voglio dire... definiamo la cosa... inc... che il lavoro c'è lo facciamo inc...//
TUSCANO:
Comunque io ero seduto la... poi sono dovuto andare ad altre parti...
inc... mi sono dovuto alzare per impegnarmi... e poi sono andato a prenderlo... perciò i discorsi
precisi precisi li sa lui... a me mi ha accennato questo fatto... inc... che si era preso questo
impegno... inc... che questo si è preso i soldi... che quest'altro si è preso i soldi... che le cose
doveva andare come doveva andare... le hanno fatto in un modo e poi sono andati in
un'altra...inc...//
MICO:
E dico a me non me ne da...//
TUSCANO:
Inc... gli ha spiegato tutte le cose... comunque poi... se vuole Dio
scendete... se no la prossima volta che salgo mi faccio dire preciso... inc...//
MICO: A te ti deve dare i soldi... inc... bisogna... inc.. che cazzo c'entrano inc... i
Rosmini inc... //
TUSCANO:
inc.. forse è entrato nel meglio Pasquale CONDELLO (18.44.05)...
inc... perchè si è preso un'altra volta... inc... lui ha fatto parlare inc... e poi si stava di la...//
MICO: Ma ti ricordi che te l’ho detto... non mi interessa un cazzo... a me mi deve dare
la parte dei soldi che... dei guadagni del lavoro...//
TUSCANO:
Inc... figlio... inc... si dimentica... inc..//
MICO: Ancora... ancora... //
Se lo stralcio della conversazione appena esposta illumina sulla competenza territoriale
della cosca LIBRI nel “locale” San Giorgio, è del tutto evidente come tra la predetta associazione
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di tipo mafioso e la cosca ROSMINI fossero sorti dei dissidi in relazioni alle estorsioni da
riscuotere proprio in quella porzione di territorio, il cui rappresentante, per la cosca LIBRI, è
chiaramente CARIDI Antonino (ne darà ampio riscontro il contenuto delle conversazioni che
saranno oltre riportate tra il BARBIERI, il VIGLIANISI ed il BUDA):
TUSCANO:
Già abbiamo parlato... siamo andati dai Boss inc... abbiamo parlato
pure del lavoro di San Giorgio... poi vi spiega vostro fratello... quando scendete...//
MICO: Quanto... e non mi puoi spiegare tutto quanto...//
TUSCANO:
Inc... e di preciso... il fatto di San Giorgio... gli ha detto Nino in quel
modo... inc... e gli ha dato 100.000 euro...//
MICO: Non è vero... inc...//
Squilla un cellulare (Ore 18.41.56)
MICO: Va be... ammesso e non concesso….inc...//
TUSCANO:
Inc... è vero che si era preso l'impegno dei soldi... e poi... inc... che
quello vuole i soldi... quell'altro vuole i soldi... inc...//
MICO: E Rosmini non è vero che gli ha dato i soldi...//
TUSCANO:
…inc...//
MICO: Sai perchè... almeno.... (parla a voce bassa)…//
TUSCANO:
e non mi inc...//
MICO: non mi interessa un cazzo a me... inc...//
TUSCANO:
Nino... vostro genero non li ha voluti...//
MICO: A me non inc... a me mi deve dare i soldi quelli dell'IPEI che avevano preso...
del guadagno... inc... //
In proposito, per stabilire ruoli e competenze, si era svolta una riunione tra i
rappresentanti della cosca ROSMINI, da una parte, CARIDI Antonino e Salvatore TUSCANO, per
conto dei LIBRI. Dal contenuto del colloquio, inoltre, si percepisce chiaramente come alla
riunione avesse partecipato anche il latitante Pasquale CONDELLO, a cui i ROSMINI
risultano storicamente federati:
TUSCANO: Comunque io ero seduto la... poi sono dovuto andare ad altre parti... inc...
mi sono dovuto alzare per impegnarmi... e poi sono andato a prenderlo... perciò i discorsi precisi
precisi li sa lui... a me mi ha accennato questo fatto... inc... che si era preso questo impegno...
inc... che questo si è preso i soldi... che quest'altro si è preso i soldi... che le cose doveva andare
come doveva andare... le hanno fatto in un modo e poi sono andati in un'altra...inc...//
MICO: A te ti deve dare i soldi... inc... bisogna... inc.. che cazzo c'entrano inc... i
Rosmini inc... //
TUSCANO: inc.. forse è entrato nel meglio Pasquale CONDELLO (18.44.05)... inc...
perchè si è preso un'altra volta... inc... lui ha fatto parlare inc... e poi si stava di la...//
Alle ultime parole proferite dal TUSCANO circa la presenza e l’interessamento di Pasquale
CONDELLO, Don Mico LIBRI risponde facendo pesare tutta la sua importanza di storico
patriarca della ‘ndrangheta:
MICO: Ma ti ricordi che te l’ho detto... non mi interessa un cazzo... a me mi deve dare
la parte dei soldi che... dei guadagni del lavoro...// .
Le conversazioni appena riportate pongono nella giusta evidenza un dato di centrale
rilevanza: Pasquale CONDELLO, da latitante, prende parte ai summit con la famiglia LIBRI al
fine di risolvere i contrasti che si registrano nella spartizione dei proventi dell’attività estorsiva.
Nell’ottobre del 2005, quindi, si registra già la vicinanza delle cosche CONDELLO e
LIBRI, si apprezza la sussistenza di incontri finalizzati alla pianificazione delle spartizioni dei
proventi della capillare attività estorsiva;
non tragga in inganno, al fine di apprezzare la natura dei rapporti tra i predetti sui quali ci
si soffermerà in seguito, il tono con il quale Mico LIBRI sembra parlare ai suoi di Pasquale
CONDELLO: si tratta pur sempre del tono di un capo che agli occhi dei suoi adepti si mostra
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inflessibile ed autorevole, a maggior ragione ove oggetto del discorso sia un soggetto delle
spessore delinquenziale del CONDELLO.
Sempre dal proc. pen. n. 75/05 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA.
Il giorno 14.10.2005, Salvatore TUSCANO ed Antonello SINICROPI si trovano ancora
all’interno dell’abitazione di Don Mico LIBRI a Prato. La conversazione che si carpiva alle ore
23.16. si rivelava di eccezionale importanza alla luce di quanto acquisito, nelle prime ore del
giorno 13.10.2005, a bordo dell’autovettura Fiat Stilo in uso a Salvatore TUSCANO, allorquando
questi, pronto per partire con SINICROPI Antonino alla volta di Prato, riferiva a Pasquale LIBRI
di aver preso accordi con esponenti delle famiglie DE STEFANO – TEGANO per avere un
incontro per le ore 10.00 di domenica 16.10.2005.
L’incontro stabilito con Paolo Rosario DE STEFANO, rappresentante l’omonima
consorteria, e con il di lui cognato SCHIMIZZI Paolo, questi esponente di spicco del clan
TEGANO, era necessario secondo il TUSCANO per definire i dettagli di una probabile
operazione finanziaria e renderla operativa “entro lunedì”: Lui deve andare la che deve andare,
senno’ io me ne scendo, io domenica mattina alle dieci ho appuntamento la…la sopra che
vengono i Paoli, che dobbiamo parlare, lunedì si deve…si deve iniziare….”
Di sensazionale spessore saranno le successive parole carpite dal confronto tra MICO
LIBRI ed il TUSCANO dalle quali si desumeva che, l’incontro preventivato per la mattina del 16
ottobre, utile a definire “un affare di eccezionale entità”, avrebbero stuzzicato l’appetito delle
famiglie di ‘ndrangheta più rappresentative di questa citta’.
Nello specifico, oltre al rappresentante dei TEGANO e dei DE STEFANO, avrebbe dovuto
prendere parte alla riunione indicata anche un rappresentante del boss latitante Pasquale
CONDELLO. Emissario questo la cui partecipazione non era ancora divenuta certezza, nonostante
le numerose “imbasciate” inviate dal clan LIBRI alla famiglia CONDELLO: “… TUSCANO:
Lunedì si deve iniziare….// LIBRI: Questi appuntamenti li prendete quando
incomp….//TUSCANO: Incomp. no, li prendiamo quando quando a questo amico già gli ha dato
altri quindici giorni in più, che per me non glieli davo incomp. per informare a
Pasquale….//LIBRI: Chi sa se lo vedono loro a Pasquale, chi sa dove è sotterrato, sotterrato nel
senso non sotterrato chi sa dove è incomp….TUSCANO: Ma non viene lui, manda a qualcuno,
giusto!….//LIBRI: Incomp….TUSCANO: Sono anni, non sono mesi zio sono anni incomp. per
me la stanno tirando, quindici giorni, un mese un mese tre mesi, da luglio ce ne siamo andati a
settembre da settembre c’e’ ne siamo andati ad ottobre a ottobre incomp….// LIBRI:
Incomp…../TUSCANO: Incomp. oggi è venerdì incomp. ma quanti anni ha zio!…./ LIBRI:
Chi!….// TUSCANO: Pasquale…./ LIBRI: Incomp. cinquantacinque, cinquantatre anni…./
TUSCANO: Cinquantasei!…./ LIBRI: Ma tu lo hai conosciuto!….//TUSCANO: Non conosco
nessuno, io conosco solo a Mico LIBRI….//LIBRI: Incomp. dunque, è un pochettino più corto
del normale….//
Conversazione ambientale abitazione Prato del 14.10.2005, ore 23.16, prog.4097, tra
Domenico LIBRI, Salvatore TUSCANO e Antonino SINICROPI.
OMISSIS
ORE 23.25.11.
LIBRI: Ma è necessario che andate a Parma, non vi potete fermare qua, e quando viene
incomp….//
TUSCANO: Lui deve andare la che deve andare, senno’ io me ne scendo, io domenica
mattina alle dieci ho appuntamento la…la sopra che vengono i Paoli, che dobbiamo parlare,
lunedì si deve…si deve iniziare….//
LIBRI: Incomp….//
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TUSCANO: Incomp. i suoi cognati incomp….//
LIBRI: Non saliva….//
TUSCANO: Non saliva….//
LIBRI: Gli doveva telefonare che non sale….//
TUSCANO: No, ora sale perché gli ha detto che sale….//
LIBRI: Incomp….//
OMISSIS
(Parlano del televisore se si deve spegnere o deve rimanere sempre acceso alzano ed
abbassano il volume, LIBRI gli dice che il suo televisore questa notte è rimasto acceso fino a
tardi, vari rumori ambientali.)
LIBRI: Incomp….//
TUSCANO: Incomp. avete capito che abbiamo un appuntamento!….//
LIBRI: Incomp. Madonna del Carmine….//
TUSCANO: Minchia, dobbiamo parlare non avete capito che alle dieci abbiamo un
appuntamento….//
LIBRI: Incomp….//
TUSCANO: Lunedì si deve iniziare….//
LIBRI: Questi appuntamenti li prendete quando incomp….//
TUSCANO: Incomp. no, li prendiamo quando quando a questo amico già gli ha dato
altri quindici giorni in più, che per me non glieli davo incomp. per informare a Pasquale….//
LIBRI: Chi sa se lo vedono loro a Pasquale, chi sa dove è sotterrato, sotterrato nel senso
non sotterrato chi sa dove è incomp….//
TUSCANO: Ma non viene lui, manda a qualcuno, giusto!….//
LIBRI: Incomp….//
TUSCANO: Sono anni, non sono mesi zio sono anni incomp. per me la stanno tirando,
quindici giorni, un mese un mese tre mesi, da luglio ce ne siamo andati a settembre da
settembre c’e’ ne siamo andati ad ottobre a ottobre incomp….//
LIBRI: Incomp…..//
TUSCANO: Incomp. oggi è venerdì incomp. ma quanti anni ha zio!….//
LIBRI: Chi!….//
TUSCANO: Pasquale….//
LIBRI: Incomp. cinquantacinque, cinquantatre anni….//
TUSCANO: Cinquantasei!….//
LIBRI: Ma tu lo hai conosciuto!….//
TUSCANO: Non conosco nessuno, io conosco solo a Mico LIBRI….//
LIBRI: Incomp. dunque, è un pochettino più corto del normale….//
TUSCANO: Ah….//
LIBRI: Ma quello che è …è…. quello che è stato prima e quello che è tuttoggi incom. ma
ha fatto cose, ma purtroppo e quanto e quanto, lui ci credeva a tutta questa amicizia, perché lo
mandavano i compari, e poi da buon figlio di puttana che è le amicizie se li è conquistate, io come
cazzo me li sono fatte le amicizie incomp. mannaggia la ( bestemmia ) della montagna, lui ha
bruciato pure i cristiani, ( pausa ) una volta, una volta incomp….//
TUSCANO: Ride….//
OMISSIS
(All.to nr.92)
Corollario della conversazione appena evidenziata era quanto, effettivamente, si riusciva ad
accertare la mattina di domenica 16.10.2005, allorquando personale della locale Squadra Mobile
documentava, nel piazzale del locale Santuario di Sant’Antonio, l’appuntamento oggetto di
conversazione.
(All.to nr.93)
Nell’occasione era Riccardo ARTUSO, alla guida della propria FIAT Punto, monitorata
con sistema G.P.S., ad accompagnare il boss LIBRI Pasquale nel luogo convenuto per
l’appuntamento:
RICCARDO: Qua ci posteggiamo?…
PASQUALE: Si…incom…puoi parcheggiare anche più avanti…//
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Conversazione ambientale registrata il 16.10.2005, ore 09. 19, sull’autovettura Fiat Punto di
ARTUSO, prog 4799, tra Pasquale LIBRI e Riccardo Artuso.
PASQUALE: …bestemmia…incom…//
RICCARDO: Cosa?…//
PASQUALE: Neanche se…incom…non voglio più sentirne parlare neanche…incom…
bestemmia…incom…ma non rompermi i coglioni…incom…//
RICCARDO: …bestemmia…//
OMISSIS
(I due parlano dei colloqui della figlia, dei mezzi per andare, del costo del biglietto aereo,
di andare all’agenzia, subito dopo si sofferma per fare rifornimento. Riccardo dice a Pasquale che
a lui sono sempre riuscite le cose perché le ha sempre fatte personalmente. Strada facendo
Riccardo gli chiede se devono andare a monte. Parlano della strada che stanno percorrendo e che
la domenica mattina non c’è confusione. Alle 09,53.04 si sofferma al Santuario di Sant’Antonio.)
RICCARDO: Qua ci posteggiamo?…//
PASQUALE: Si…incom…puoi parcheggiare anche più avanti…//
OMISSIS
(L’auto si ferma e Pasquale LIBRI scende.)
(All.to nr.94)
Erano le 09.54, allorquando Pasquale LIBRI nel scendere dall’autovettura di ARTUSO, per
recarsi all’appuntamento, a questi si rivolgeva dicendo di guardarsi intorno per verificare la
presenza delle forze dell’ordine: “Vedi se…incom…qualche sbirro…”.
Conversazione ambientale del 16.10.2005, ore 09.54, registrata sull’autovettura Fiat Punto
di ARTUSO Ricardo, prog. 4800, tra Pasquale LIBRI e Riccardo ARTUSO.
PASQUALE: Vedi se…incom…qualche sbirro…//
RICCARDO: Eh…//
OMISSIS
(Subito dopo Pasquale LIBRI scende dall’auto, a bordo rimane Riccardo.)
(All.to nr.95)
Ancora qualche minuto di attesa ed il personale allertato per l’evento riprendeva
fotograficamente un breve colloquio tra LIBRI Pasquale e i rappresentanti delle famiglie
TEGANO – DE STEFANO, rispettivamente identificabili in: DE STEFANO Paolo Rosario,
nato a Reggio Calabria, il 21.12.1976, e SCHIMIZZI Paolo, nato a Reggio Calabria, il
15.03.1976.
(All.to nr.96)
La fitta rete di rapporti tra i DE STEFANO, i CONDELLO e la famiglia LIBRI trova altre
conferme nell’attenta lettura della conversazione intercorsa tra LIBRI Domenico e l’imprenditore
ALAMPI Matteo, già riportata in precedenza: emergeva infatti come quest’ultimo avesse avuto un
incontro anche con Giuseppe DE STEFANO, appena uscito dal carcere, che lo aveva convocato per
affidargli un lavoro:
“AP:
com’è questa storia io a gennaio vado a fare il ..inc.. ho incontrato Aurora vi ho
mandato i saluti.. saluti penso molto affettuosi poi non so, in che termini lei vi ha detto! Perchè io
avevo un qualcosa, all’interno di me, ma no per averlo ..inc.. precedente, però sapete una piccola
esperienza nella jungla me la sono fatta pure io, allora volevo un momentino vede il modo in cui,
perchè vi ho mandato un’ambasciata con vostra figlia
LD:
..inc.. me ne sono arrivate ..inc..
AP:
..inc.. per essere chiaro e lineare nei vostri confronti … esce Peppe DE
STEFANO e ci incontrammo…
LD:
è uscito?!?
AP:
era uscito
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LD:
ah! Quella volta..
AP:
“Matteo, tutto a posto, voleva sapere, com’era la situazione … da un pò di tempo
…inc.. sto cercando di vedere, di incontrarlo, sto cercando ..inc.. tu come la vedi?” (riferisce una
frase dettagli da Peppe DE STEFANO - ndr) “Peppe se hai bisogno di me ..inc.. che i rapporti di
famiglia sono sempre gli stessi, anzi io, due anni fa, perché sono vicini a voi a ..inc.. ..tratto
incomprensibile.. a Pasquale CONDELLO ..inc.. un lavoro ..inc.. (pare dica: il lavoro della
discarica) ci sono io non ci sono problemi ..inc.. la ditta e vicino a noi in questo lavoro io non
posso mettere ..inc.. perché io, ero la ditta che il lavoro non e ..inc.. per non avere spiacevoli
equivoci il lavoro è andato a finire da voi, che dite che ..inc.. siete con questa ditta ..inc.. altri non
vi scordate che il mio discorso è chiuso, dice “ ma sai che, ci divertiamo facciamo” “Peppe se tu
mi vuoi offrire un lavoro tu ..inc.. e io per l’amore di Dio il lavoro sto cercando, se sono qua, tieni
conto che io impegni non ne ho con nessuno e che per problemi di giustizia se io sento odore di
bruciato dopo un minuto me ne vado, per una cosa che io devo rispondere nei confronti di uomini e
per il peso che mi avete dato, da dove sono, mi metto in condizione e do conto, non intralciando
mai la mia dignità e la dignità di altri uomini sei d’accordo? Sono d’accordo! Va bene!” dopo
qualche mese mi arriva un’ambasciata di Pasquale CONDELLO “personalmente” ..inc.. per
..inc..”
Quanto ricavabile dalle attività di intercettazione appena richiamate rende evidente le novità
venutesi a creare nella gestione criminale delle attività economiche della città di Reggio Calabria.
Risulta, invero, l’avvicinamento di soggetti storicamente contrapposti che porta alla
costituzione di un organismo di coordinamento costituito dai reggenti delle consorterie
riconducibili a CONDELLO Pasquale, a DE STEFANO Giuseppe e a LIBRI Pasquale
(quest’ultimo subentrato nella qualità di capo-locale al fratello Domenico, come accertato
nell’ambito del procedimento penale n. 75/05 R.G. notizie di reato, denominato “TESTAMENTO”).
La contiguità criminale tra la famiglia LIBRI e quella CONDELLO emerge dagli elementi
di prova forniti da quest’ultimo procedimento penale, laddove è stata accertato che CONDELLO
Pasquale, o soggetti investiti di ruoli qualificati all’interno dell’organizzazione criminale a lui
riconducibile, ha preso parte ad alcune riunioni finalizzate a delineare specifiche attività criminose.
Conferma dell’avvicinamento delle consorterie storicamente contrapposte si ricava, peraltro,
dall’ulteriore circostanza costituita dalla partecipazione di alcuni soggetti appartenenti allo
schieramento capeggiato dal CONDELLO ai funerali di LIBRI Domenico, morto in data 1 maggio
2006, durante la sua detenzione all’interno del carcere di Napoli.
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I SOGGETTI PRESENTI AL FUNERALE DI DOMENICO LIBRI.
In data 3 maggio 2006, personale della locale Sezione Anticrimine, nel corso di un servizio
di osservazione predisposto nei confronti di PASSALACQUA Domenico, accertava che lo stesso,
unitamente a CREAZZO Umberto ed all’imprenditore VITALE Stefano partecipava ai funerali di
LIBRI Domenico.
(vds. all. nr. 1)
Tutti e tre sono da ritenere inseriti all’interno delle dinamiche criminali relative all’area di
Villa San Giovanni e zone limitrofe, facente capo al più noto CONDELLO Pasquale, come è
risultato dalle indagini esperite nel corso di questo procedimento ed in relazione alle cui risultanze
si rinvia al capitolo successivo della presente richiesta.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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L’ALLEANZA TRA LE COSCHE DE STEFANO, CONDELLO E LIBRI.
Ritornando all’alleanza venutasi a creare tra le consorterie mafiose DE STEFANO,
CONDELLO e LIBRI, circa la gestione illecita delle attività criminose nella città di Reggio
Calabria, va precisato che nel corso delle indagini relative al presente procedimento penale è stato
accertato che anche l’imprenditore BARBIERI Domenico, intraneo al gruppo criminale facente
capo ad IMERTI Antonino cl. 50, ed ai fratelli BUDA, Pasquale e Natale, egemoni nell’area di
Villa San Giovanni, in più occasioni si è rivolto a Pasquale LIBRI.
In particolare, in data 12 gennaio 2007, BARBIERI Domenico unitamente all’ingegnere
VIGLIANISI Francesco, dirigente capo area del settore urbanistico del comune di Condofuri,
nonché tecnico di fiducia del BARBIERI, dopo aver stabilito a mezzo telefono un incontro tra loro,
avvenuto presso l’abitazione di quest’ultimo, si portavano in Villa San Giovanni, presso la sede dei
traghetti Caronte, per incontrarsi con BUDA Pasquale;
lo scopo dell’incontro va individuato nella opportunità di inviare il BUDA “ad Archi”,
intendendo con tale affermazione la necessità di stabilire un incontro con gli esponenti della locale
criminalità organizzata, al fine di attuare un intervento nei confronti di SCARPELLI Pasquale,
titolare della società “ESCAR COSTRUZIONI DI SCARPELLI SANTO & C. S.A.S.” (con sede legale in
Reggio Calabria, fraz. Villa San Giuseppe, in via dei Monti 69/B), ritenuto l’autore di una lettera di
minaccia giunta presso lo studio del VIGLIANISI, nella quale era stata evidenziata l’ingerenza di
BARBIERI e, quindi, della criminalità organizzata a quest’ultimo collegata, nell’aggiudicazione di
alcuni appalti attraverso la fattiva collaborazione del VIGLIANISI.
Dalle conversazioni registrate all’interno del veicolo, oltre ad emergere che il BARBIERI il
giorno successivo si sarebbe recato anche da LIBRI Pasquale, si ricavava non solo la definitiva
conferma del ruolo di assoluta centralità affidato al LIBRI (il quale per la sua vicinanza a Pasquale
CONDELLO ed a Giuseppe DE STEFANO viene definito quello di Archi, nonostante sia notorio
che la cosca LIBRI si radica nella frazione Cannavò di Reggio Calabria) ma anche all’agire del
BARBIERI per conto delle organizzazioni mafiose in esame, attraverso le quali riteneva di potere
acquisire l’aggiudicazione di alcuni appalti:
IL COLLOQUIO, AVVENUTO ALLE ORE 18:01,40 DEL 12.01.2007 E REGISTRATO CON
PROGRESSIVO NR. 2660, SI È SVOLTO COME DI SEGUITO RIPORTATO, IN FORMA INTEGRALE, TRA LE
PERSONE SOTTO INDICATE:
BARBIERI D.: BARBIERI DOMENICO;
VIGLIANISI F.: VIGLIANISI FRANCESCO
...SALGONO A BORDO DELL'AUTO MIMMO BARBIERI E VIGLIANISI
DOPO L'AUTO SI METTE IN MOVIMENTO...
...BARBIERI DOMENICO CONVERSA AL CELLULARE...O M I S S I S...
FRANCESCO... SUBITOP
...ORE 18.03.50 INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE...
BARBIERI D.:
comunque io... domani voglio parlare con PASQUALE LIBRI... ah!!
questo di Archi... perchè la cosa è partita sempre da la!!..
VIGLIANISI F.: si da la è partita!! quale gente è compare...
BARBIERI D.:
ah?...
VIGLIANISI F.: quale gente è compare...
BARBIERI D.:
avete ... avete visto come hanno nominato la ESCAR (ditta edile di
Santo Scarpella)...
VIGLIANISI F.: no...
BARBIERI D.:
ah!!
VIGLIANISI F.: no...
BARBIERI D.:
la ESCAR c'è stato un minuto che è stata appresso a noi..
VIGLIANISI F.: certo...
BARBIERI D.:
avete visto, non è stata nominata... quella ha scritto la e ha cantato avete
capito?...
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VIGLIANISI F.: lui mi ha detto a me... ieri quando c'è stato (tratto incomprensibile in
quanto parla a bassa voce)... già aveva parlato con Ciccio...
BARBIERI D.:
si pensano che non lo so io...
VIGLIANISI F.: aveva parlato con me, aveva parlato con voi... incomp...
BARBIERI D.:
si aveva parlato con loro...
VIGLIANISI F.: con loro...
BARBIERI D.:
e lui ha detto che lo hanno messo fuori ditta...
VIGLIANISI F.: si per mettergli...incomp...
BARBIERI D.:
eh!!
VIGLIANISI F.: e io come il fesso...incomp.. giustamente voi... è comparso la un paio di
mattine... incomp... io giustamente se potevo....
BARBIERI D.:
no, io gliel'ho detto la prima volta sola e poi basta... poi lui prende e
parte per i fatti suoi, avete visto la quando era per BOnvILE per coso la...
VIGLIANISI F.: e poi si è stato zitto...
BARBIERI D.:
si, poi ha preso e si è stato zitto... avete capito?... se non eravate voi a
dirgli che lo avete saputo ieri, e l'ho saputo il giorno prima della befana io...
VIGLIANISI F.: io non sapevo niente, quando mi avete chiamato voi sono rimasto pure
io, ho detto io: non è che pensa che io sapevo qualche cosa... invece io...
BARBIERI D.:
no... poi ripeto non lo sapevate voi...
VIGLIANISI F.: ora si deve spaventare uno!?! che deve fare!?!...
BARBIERI D.:
no!! ora sto andando a trovare a PASQUALE BUDA, se lo trovo gli dico
che deve andare a Archi, potevo andare pure io perchè...incomp...
VIGLIANISI F.: ...incomp...
BARBIERI D.:
ah?...
VIGLIANISI F.: ma io mi sono rotto i coglioni... incomp...
BARBIERI D.:
no!! dovete dire che, meno male che l'avete presa pure voi...
VIGLIANISI F.: meno male... se l'aveva presa una di quelli la, veramente gli prendeva un
collasso...incomp...
BARBIERI D.:
specialmente quella la.. la cosa la, la BELLANTONE...
VIGLIANISI F.: quella moriva secca...
BARBIERI D.:
...(ride)...minchia quella...
VIGLIANISI F.: no, ma quella forse la prendeva pure... no ma io quando sono arrivato,
sono venuto prima per aggiustare una, per aggiustare... due carte... c'era un cd che c'era materiale...
di una di questi qua, di Lazzaro di quelle parti la... per vedere se la conoscevo...incomp... quando
sono arrivato la, ho visto la busta gialla, ho detto: ahi, ahi, un'altra.... appena l'ho vista gialla...
...incomp...
BARBIERI D.:
a me pure mi hanno dato una cassetta che l'hanno girata a Villa,
Bagnara... ma non si vedeva un cazzo completamente...
VIGLIANISI F.: ...incomp...
BARBIERI D.:
il maschio aveva messa la mascherina...
VIGLIANISI F.: no, no qua mascherina niente...
BARBIERI D.:
va be... ma non è roba di qua...
VIGLIANISI F.: io detto io: va bene vado a vedere mi sistemavo due carte.... me lo
vedo... ma quando l'ho guardato mi pensavo sapete che cosa, i depliant della finanziaria M3, no M3
quelli che hanno quelle cose... poi ho visto bene... un'altra "papella" di questi che ...incomp...
BARBIERI D.:
a me mi ha nominato no?...
VIGLIANISI F.: a tutti ha nominato...
BARBIERI D.:
pure a me? pure a mio fratello?...
VIGLIANISI F.: no, a voi e vostro fratello...
BARBIERI D.:
...incomp...
VIGLIANISI F.: si, sempre della stessa uguale...
BARBIERI D.:
si...
VIGLIANISI F.: per dire, guarda... ci hai rotto i coglioni.... ci avete rotto i coglioni... è
questo il discorso..
BARBIERI D.:
si...
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
VIGLIANISI F.: siccome giustamente l'unico che può... giustamente lui va a chiamare a
quello e sa cosa gli deve dire che capisce...lui era qua anche per il discorso della...incomp... voi dite
che non c'entra niente?...
BARBIERI D.:
ma non valeva la pena, l'importi sono questi, non è che.... sono importi
rilevanti...
VIGLIANISI F.: no ma io ho pensato: se volevi fare qualche cosa non mandavi neanche la
lettera...
BARBIERI D.:
no, potete stare tranquillo e sicuro questi non ... voi pensate... quando
attaccano una persona non fanno niente... il peggio è quando non lo chiamano... a me non mi hanno
chiamato!!... gli ho detto io ma.... è una cosa buona quando ti chiamano, se no vengono a prenderti
a casa...
VIGLIANISI F.: non ho capito?...
BARBIERI D.:
quando a me mi hanno chiamato i Carabinieri io mi ero preoccupato
no?...
VIGLIANISI F.: eh!!
BARBIERI D.:
e sono andato dall'avvocato e così così e così, mi ha detto Mimmo vai
tranquillo perchè se c'era qualcosa di importante non venivano a chiamarti, venivano e ti
prendevano... lo stesso è qua... ...incomp... non l'ho interpellate nemmeno...
VIGLIANISI F.: no, non parla con nessuno...
BARBIERI D.:
....niente... neanche le gare che andiamo a fare Filippo mettetelo sempre
sulla, a fatto compiuto, che non sappia nemmeno come... (pausa)... quanto è venuto questo
magazzino è grosso... e coso?... "gna gna"...
VIGLIANISI F.: ieri mi ha chiamato... oggi era .... ha chiamato a mia, ha chiamato
quell'altra.... quella la è convinta che ha a un'altra... che fa la gelosa pure questa...
...O M I S S I S...
BARBIERI D.:
e quella come era compare?...
VIGLIANISI F.: io non sapevo niente di questo discorso tra di loro, a me è venuta quella e
mi ha detto che era quello, chi era quello, chi era quell'altro, ...incomp... delibera...
BARBIERI D.:
a quella di Melito?...
VIGLIANISI F.: si...
BARBIERI D.:
non ce ne sono più delibere in questi comuni piccoli ingegnere, sono
finite... l'unico comune che libera la gara oggi come oggi è Scilla, arrivano lettere ononime tutti i
giorni, tutti i giorni...
VIGLIANISI F.: ...incomp...
BARBIERI D.:
gli ho detto io: compare, l'ingegnere per adesso ha problemi con la
famiglia e in settimana se ne parla... è andato otto giorni, se ne è andato per sopra, quando è
arrivato qua dice mamma...incomp... rispetto a tutti, però ognuno si guarda i suoi cazzi,
VIGLIANISI F.: a non lo sapete?...
BARBIERI D.:
l'altro fratello mi chiama l'altro ieri, che è successo, urgente, urgente,
scappa, cose... che successo gli ho detto io?... dice mi deve dare trecento euro Croce Valanidi se
possiamo andare, che vado per trecento euro io, che vado a "sconsare" le persone a Valanidi... non
c'è compare PASQUALE...
... A QUESTO PUNTO SI FERMA L'AUTO E SCENDE BARBIERI DOMENICO, DA
ACCERTAMENTI AL GPS L'AUTOVETTURA RISULTA ESSERSI FERMATA A VILLA
SAN GIOVANNI NEI PRESSI DELL'IMBARCADERO CARONTE...
FINE TRASCRIZIONE...
I due soggetti (BARBIERI Domenico e VIGLIANISI Francesco), dopo aver ottenuto
l’interessamento da parte di BUDA Pasquale, che nella stessa serata si sarebbe dovuto recare ad
Archi per incontrasi con gli esponenti della locale criminalità organizzata, facevano rientro a
Catona di Reggio Calabria; anche in questa occasione commentavano i fatti in esame, affermando
che:
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IL COLLOQUIO, AVVENUTO ALLE ORE 18:36,45 DEL 12.01.2007 E REGISTRATO CON
PROGRESSIVO NR. 2664, SI È SVOLTO COME DI SEGUITO RIPORTATO, IN FORMA INTEGRALE, TRA LE
PERSONE SOTTO INDICATE:
BARBIERI D.: BARBIERI DOMENICO;
VIGLIANISI F.: VIGLIANISI FRANCESCO.
...DA ACCERTAMENTE GPS L'AUTO RISULTA ESSERE FERMA NEI PRESSI DELL'IMBARCADERO
CARONTE DI VILLA SAN G IOVANNI... SALE A BORDO DELL'AUTO MIMMO BARBIERI, VIGLIANISI
FRANCESCO CHE SI TROVA GIÀ A BORDO CONVERSA AL CELLULARE MA APPENA SALE MIMMO
CHIUDE LA CONVERSAZIONE...O M I S S I S...
BARBIERI D.:
potevate parlare...
VIGLIANISI F.: ah?...
BARBIERI D.:
potevate parlare...
VIGLIANISI F.: no, mia moglie era che mi diceva di prendergli una coca cola che viene
questa sera mio cognato a mangiare... io ho capito che è un problema di ...incomp... io ve l'ho detto
qual'è il problema, il problema è Filippo ...incomp... sapete quale è?... se noi decidiamo di fare una
gara, perchè io, non perchè se andava Filippo....se io... se andava Filippo da STRATI e gli diceva,
vedi che dobbiamo fare questa gara qua, STRATI gli buttava una "puntata nel culo"....
BARBIERI D.:
si... gli diceva vattene fuori...
VIGLIANISI F.: vattene per fuori... però mi ha detto, per te?... fai quello che vuoi...
BARBIERI D.:
eh...
VIGLIANISI F.: e quello...
BARBIERI D.:
quando gli ho telefonato io mi ha detto... però ingegnere...
VIGLIANISI F.: eh?...
BARBIERI D.:
quando l'ho chiamato io per quel problema del bitume di Scilla si è
messo subito a disposizione... mi ha detto: ha parlato già l'ingegnere, gli ho detto io, vi lascio un
acconto, mi ha detto, non lo dite nemmeno mi ha detto...
VIGLIANISI F.: vi sto dicendo io che ho un rapporto...
BARBIERI D.:
questi, i "comparuzzi sono"...
VIGLIANISI F.: ah?...
BARBIERI D.:
questi i "cumparuzzi sono"...
VIGLIANISI F.: e loro sono... ...incomp...
BARBIERI D.:
no di Melito, di Reggio va...non di Melito...
VIGLIANISI F.: eh!?!...
BARBIERI D.:
la è fatta avete capito?...
VIGLIANISI F.: ...incomp... ancora questo continua a fare, fa gare... poi ha
visto...incomp....
BARBIERI D.:
compare PASQUALE!!... subito è partito...
VIGLIANISI F.: ah??...
BARBIERI D.:
ora va a Fiumara di Muro, porta a sua moglie e parte, prende a
quell'altro...
VIGLIANISI F.: la dentro...
BARBIERI D.:
...(ride)... e vanno girando...
VIGLIANISI F.: ...incomp... non gli ho detto mai no a nessuno, chi è venuto da me...
BARBIERI D.:
niente... la lui deve tenere a distanza a mio cugino perchè parla assai...
dice...
VIGLIANISI F.: ma chi lo ha mandato...
BARBIERI D.:
se la porta meglio GIOVANNI perchè non parla... ma questo non cambia
mai, il vizio è sempre quello poi, poi il vizio è sempre quello vedete là... sta parlando di qua e di
la...
VIGLIANISI F.: a me, vi dico la verità, prima ancora che mi domandaste voi me lo
avevano detto, mi hanno detto, vedi che quello la ti porta problemi, ma onestamente noi, compare
Mimmo...
BARBIERI D.:
eh!! quando ho capito che è arrivato il problema, gli ho detto "ingegnere"
ora basta!! perchè io a voi vi rispetto come rispetto a mio fratello non è che che vi devo fare...
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VIGLIANISI F.: ma secondo voi io mi mettevo con una persona come a quella se non
eravate venuto voi, che me ne fotteva a me...
BARBIERI D.:
ciao compare, ciao...(saluta persona all'esterno n.d.r.)...
VIGLIANISI F.: la fame gli facevo, che me ne usciva a me niente... solo problemi
potevano uscire...
BARBIERI D.:
e sono usciti...
VIGLIANISI F.: e sono usciti infatti si sono visti i risultati...
BARBIERI D.:
la prossima volta che viene... dobbiamo mettere il venti, sta bene questo
numero va bene...
VIGLIANISI F.: ma da quella volta lui non è comparso più, lui quando vi siete mosso voi,
lui si è saziato...
BARBIERI D.:
si...
VIGLIANISI F.: non ha chiamato più, non ha detto ne a ne... prima non dico assai ma
veniva ogni tre giorni... bussando, cerca lavoro ogni due mesi.... compare Mimmo mi ha detto di
aiutarlo...
BARBIERI D.:
ora quando è venuto il Natale gli ho detto io: SANTO!! con il pensiero
alle signorina, la all'ingegnere, insomma quello ha uno studio devi avere il pensiero... mi ha detto:
si!, si! è giusto, è giusto...
VIGLIANISI F.: si il pensiero... quello è, il messaggio mi ha mandato tanti auguri delle
felicitazioni, non mi interessava niente...incomp... quanto vado a comprare la coca cola...
...O M I S S I S... IL DISCORSO VERTE SU ARGOMENTI INERENTI A DONNE E GENERICO, ALLE ORE
18.45, SI FERMA L'AUTOVETTURA E SCENDONO DALLA STESSA CHIUDENDOLA REGOLARMENTE....
FINE TRASCRIZIONE...
Le risultanze di indagine appena riportate, che saranno riprese anche ad altri fini nelle
pagine successive, sono risultate estremamente significative in relazione alla ricostruzione della
figura criminale di LIBRI Pasquale da ritenere, sulla base del contenuto delle conversazioni innanzi
riportate, il soggetto a cui fare riferimento nel momento in cui si fossero verificate situazioni di
fibrillazione legate alle attività delittuose poste in essere anche dagli aderenti alla cosca IMERTI.
Emerge, quindi, il perdurare dell’ assetto criminale operante nella città di Reggio Calabria,
descritto da FIUME Antonino e che trova, nel corso degli anni, conferma nelle risultanze di
indagine fin qui richiamate a cominciare dalla più volte citata conversazione intercettata il 23
febbraio 2002, tra LIBRI Pasquale e ALAMPI Matteo.
LE RECENTI RISULTANZE DI INDAGINE.
Nel corso delle indagini preliminari svolte nel presente procedimento, ed in particolare nel
contesto investigativo avente ad oggetto BUDA Pasquale, in data 6 febbraio 2007 si ascoltava la
seguente conversazione tra il predetto BUDA e PASSALACQUA Domenico (in seguito richiamata
per esteso): “…ma… a Villa non c'è in nessun posto... guarda io con l'esperienza che ho fatto,
diciamo, penso che... non ti puoi fidare di nessuno, non puoi, dice ma loro, niente non c'è niente, se
non è proprio, tu personalmente... non puoi contare di nessuno... io mi vedevo tante cose, poi alla
fine sono stato deluso in un modo tale che… e posso pensare che… tu sette mila euro, cinque mila
euro, per dieci mila euro mi fai il coso... non lo posso mai pensare e nemmeno per cento mila euro,
se siamo nella stessa barca... oggi ci sono i guai ci prendiamo i guai, domani ci sono altre cose ci
prendiamo altre cose, invece qua il discorso è in un altro modo, oggi ci sono i guai ce li prendiamo
tutti, domani ci sono "usufrutto" lo prendiamo pochi... mentre eravamo là sotto ieri con DIEGO...
onestamente mi dispiaceva pu re, mi ha raccontato certe cose qua ci sono... famiglie distrutte...
famiglie distrutte qua... dice: mio cugino …incomp… gli ho detto: compare DIEGO io quello che
posso fare dice: fino a dove sono potuto arrivare sono arrivato... poi dice: no, lo so, lo so... dice:
stiamo aspettando a MICO ALVARO che esce, quando esce MICO ALVARO prendiamo le nostre
precauzioni... dice: perché quando abbiamo preso l’impegno c’era MICO ALVARO, siccome
questo impegno non è stato mantenuto… prima che facciamo un passo… una volta che ci dicono
che non vogliono sapere niente o che… poi facciamo quello che dobbiamo fare... …la parte di
…incomp... di qua... diciamo la parte di qua prende Pasquale (CONDELLO – n.d.r.) ... dalla parte
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di la se l'è presa PASQUALE LIBRI, però PASQUALE LIBRI, …incomp... i ROSMINI... dice:…
era venuto PASQUALE LIBRI... PASQUALE LIBRI gli ha detto: compare la divisione con uno
è!!... e no con cinque!!!... noi quasi il settanta per cento dice: glielo abbiamo dato a compare
PASQUALE... (percentuale che, come si è visto, viene a sua volta suddivisa in parti eguali tra
Pasquale CONDELLO e Giuseppe DE STEFANO – n.d.r.) poi ...(tratto incomp.)... ed è giusto!!...
ha detto: ...non è una lira!!... con il metano... è finita... vi incontrate chiarite le cose... ...(tratto
incomp.)... che poi a TOTO' lo hanno preso... quando hanno preso a TOTO’ “u boi” è rimasto
DIEGO solo... c'era GIOVANNI, ora a GIOVANNI lo hanno arrestato pure... e allora, quando era
latitante quello che aveva l'ergastolo addosso e che poi gli spuntava... che partiva in prima
persona a tutti quanti... poi sono caduti in disgrazia... li ha tagliati completamente… ora si sono
combinati che tra loro non vanno nemmeno d’accordo... i ROSMINI non vanno d’accordo
nemmeno... c'è chi ha i soldi e chi muore di fame... la moglie di DIEGO “u bumbularu”, con
DIEGO nemmeno... si è combinata di andare a lavorare in una lavanderia per settecento euro al
mese...incomp... e DIEGO, DIEGO è bravo, bravo, bravo... DIEGO ha l'ergastolo... NATALE ha
l'ergastolo, coso ha l'ergastolo, quell'altro… DEMETRIO ha l'ergastolo... TOTO' ha l'ergastolo,
GIOVANNI ha diciotto anni, non è che dici è uno solo...”.Quelle appena riportate sono le affermazioni di BUDA Pasquale, esponente di rilievo della
criminalità organizzata reggina, che, nel rappresentare ad altro soggetto inserito nel medesimo
ambito criminale, evidenzia i ruoli di vertice assunti nel settore delle estorsioni tanto da
CONDELLO Pasquale che da LIBRI Pasquale, all’indomani della pax mafiosa tra lo schieramento
“CONDELLO – IMERTI – FONTANA” e quello “DE STEFANO – TEGANO – LIBRI”, pace
voluta tra gli altri da ALVARO Domenico, all’epoca dei fatti detenuto presso il carcere di Lecce.
In particolare, si commentava il contenuto di un incontro, avvenuto tra BUDA Pasquale e
ROSMINI Diego, alias “u bumbularu”, in cui quest’ultimo rappresentava al BUDA la particolare
situazione criminale che veniva registrata nella città di Reggio Calabria, ove le attività estorsive
erano gestite, in via quasi esclusiva, da LIBRI Pasquale e CONDELLO Pasquale. Impegni e vincoli
che si scontravano con gli accordi scaturiti a seguito della pax mafiosa, a cui si giungeva anche
grazie all’opera di mediazione posta in essere da ALVARO Domenico, figura criminale che aveva
avuto un ruolo determinante nella realizzazione della stabilità criminale dell’area e, di
conseguenza, nell’equa divisione delle attività illecite.
Va sottolineato che ROSMINI Diego, esponente di spicco dell’omonima famiglia mafiosa
che nel corso della guerra di mafia aveva aderito allo schieramento capeggiato da CONDELLO
Pasquale, rappresentava la necessità, prima di prendere qualsiasi decisione, di attendere la
scarcerazione di ALVARO Domenico, al fine di trattare e, quindi, analizzare il nuovo assetto
criminale della città di Reggio Calabria, poiché le decisioni assunte da quest’ultimo non erano state
più osservate “…stiamo aspettando a MICO ALVARO che esce, quando esce MICO ALVARO
prendiamo le nostre precauzioni... dice: perché quando abbiamo preso l’impegno c’era MICO
ALVARO, siccome questo impegno non è stato mantenuto… prima che facciamo un passo… una
volta che ci dicono che non vogliono sapere niente o che… poi facciamo quello che dobbiamo
fare... “.
Le affermazioni del ROSMINI, evidenziatesi in maniera palese attraverso il discorso di
BUDA Pasquale, facevano percepire la esistenza di un forte contrasto instauratosi tra la di lui
famiglia e quella di LIBRI Pasquale, subentrato nella totale reggenza dell’omonima organizzazione
mafiosa dopo la morte del fratello LIBRI Domenico, avvenuta nel maggio 2006.
La prosecuzione del dialogo forniva ulteriori e concreti elementi probatori in ordine alla
figura di LIBRI Domenico e CONDELLO Pasquale, atteso che quest’ultimo sulla base di una
divisione territoriale della città percepiva il 70% (settanta per cento) sull’ammontare delle
estorsioni praticate nei confronti delle ditte impegnate nella realizzazione di opere pubbliche,
mentre la restante somma veniva incassata dal LIBRI.
In merito, BUDA Pasquale, nel rappresentare all’interlocutore quanto riferitogli da
ROSMINI Diego, asseriva: “….…la parte di …incomp... di qua... diciamo la parte di qua prende
Pasquale... dalla parte di la se l'è presa PASQUALE LIBRI, però PASQUALE LIBRI, …incomp... i
ROSMINI... dice:… era venuto PASQUALE LIBRI... PASQUALE LIBRI gli ha detto: compare la
divisione con uno è!!... e no con cinque!!!... noi quasi il settanta per cento dice: glielo abbiamo
dato a compare PASQUALE... ...(tratto incomp.)... ed è giusto!!... ha detto: ...non è una lira!!... con
il metano... è finita... vi incontrate chiarite le cose... ...(tratto incomp.)...”
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Le affermazioni appaiono di tenore inequivocabile, visto che BUDA Pasquale, nel riferire in
ordine ad un incontro avvenuto tra ROSMINI Diego e LIBRI Pasquale, riportava quanto affermato
da quest’ultimo circa la divisione dei proventi estorsivi, nello specifico relativi ai lavori di
metanizzazione della città di Reggio Calabria, suddivisi secondo le percentuali innanzi indicate tra
lui e “compare Pasquale”, quest’ultimo identificato nel citato CONDELLO.
Le cointeressenze criminali appena indicate sono state, peraltro, già accertate nell’ambito di
altri procedimenti penali di cui si è già detto.
Dal complesso generale della conversazione emergeva, tra l’altro, che ROSMINI Diego
nutriva particolare avversione nei confronti del LIBRI e, quindi indirettamente, anche nei confronti
del CONDELLO, atteso che lo stesso, oltre a non percepire alcun provento estorsivo da parte di
quest’ultimo, tenuto conto che la moglie era stata costretta a lavorare in una lavanderia, era stato
costretto a provvedere direttamente al mantenimento di tutti i familiari in carcere, condannati a
pene severe: “… . che poi a TOTO' lo hanno preso... quando hanno preso a TOTO’ “u boi” è
rimasto DIEGO solo... c'era GIOVANNI, ora a GIOVANNI lo hanno arrestato pure... e allora,
quando era latitante quello che aveva l'ergastolo addosso e che poi gli spuntava... che partiva in
prima persona a tutti quanti... poi sono caduti in disgrazia... li ha tagliati completamente… ora si
sono combinati che tra loro non vanno nemmeno d’accordo... i ROSMINI non vanno d’accordo
nemmeno... c'è chi ha i soldi e chi muore di fame... la moglie di DIEGO “u bumbularu”, con
DIEGO nemmeno... si è combinata di andare a lavorare in una lavanderia per settecento euro al
mese...incomp... e DIEGO, DIEGO è bravo, bravo, bravo... DIEGO ha l'ergastolo... NATALE ha
l'ergastolo, coso ha l'ergastolo, quell'altro… DEMETRIO ha l'ergastolo... TOTO' ha l'ergastolo,
GIOVANNI ha diciotto anni, non è che dici è uno solo...” (tutti esponenti di vertice della cosca
ROSMINI, n.d.r.).
Che i riferimenti effettuati siano reali, tanto da rendere storicamente certo il quadro di
riferimento in cui emergono anche le tensioni tra le cosche cittadine e la gerarchizzazione imposta
alle stesse, appare opportuno segnalare che l’estorsione effettuata dal gruppo capeggiato da LIBRI
Pasquale e CONDELLO Pasquale (ed al cui vertice si pone per le ragioni già esposte anche
Giuseppe DE STEFANO), in pregiudizio della società impegnata nella metanizzazione del comune
di Reggio Calabria, trova conferma negli esiti degli accertamenti svolti presso il citato ente: è
emerso, invero, che in data 14 dicembre 1991, l’Amministrazione Comunale di questo centro ha
stipulato “una convenzione di affidamento in concessione del servizio di distribuzione del gas
metano nel territorio comunale”, con l’associazione temporanea d’impresa, realizzata tra il
Consorzio Italimpianti Metanizzazione (impresa capogruppo) e la Soc. S.PRO.NE., con cui
venivano trasferiti tutti i relativi adempimenti (progettazione, realizzazione e gestione del servizio);
il consorzio d’impresa, successivamente, ha assunto la denominazione sociale in “Gas natural
distribuzione Italia” con sede in Acquaviva delle Fonti (BA), via Puglia – zona Industriale.
Le affermazioni del BUDA, oltre a fornire un evidente dato probatorio circa le
responsabilità penali a carico dei diversi protagonisti della vicenda in ordine al quale si forniranno
in seguito rilevanti elementi di riscontro, sono da considerare la conferma, alla data del 06 febbraio
2007, delle nuove alleanze criminali presenti nella città di Reggio Calabria, nelle quali si registra
un evidente avvicinamento tra DE STEFANO Giuseppe, CONDELLO Pasquale e LIBRI Pasquale,
quali soggetti di vertice di articolazioni territoriali un tempo contrapposte.
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IL RUOLO DI PASQUALE LIBRI.
I corposi elementi di prova sin qui descritti, acquisiti attraverso lunghe ed approfondite
investigazioni, consentono di tratteggiare anche la figura del soggetto che svolge il ruolo di garante
dell’osservanza delle regole poste a fondamento del pactum sceleris tra i principali protagonisti
della vita criminale cittadina.
Pasquale LIBRI, invero, è il referente mafioso a cui si rivolgono tutti coloro i quali.,
consapevoli delle nuove gerarchie e degli innovativi assetti, hanno la necessità di confrontarsi con
quel tipo di strutturazione mafiosa.
Ciò appare il frutto di una considerazione preliminare che rischia di essere relegata in un
ruolo marginale che non deve avere: il LIBRI, infatti, nel corso delle investigazioni oggetto del
presente procedimento è soggetto libero (nei suoi confronti verrà eseguita l’ordinanza relativa alla
Operazione Testamento emessa in data 13 luglio 2007), contrariamente ai ricercatissimi latitanti
Giuseppe DE STEFANO e Pasquale CONDELLO.
La libertà di movimento del LIBRI non è dato di scarso rilievo ed assume valenza decisiva
ove ci si soffermi sui continui riferimenti che nel corso delle indagini si compiono al predetto al
fine di risolvere contrasti o pericolose incomprensioni in tema di ripartizione dei proventi delle
attività estorsive legate prevalentemente agli appalti di lavori pubblici e privati.
Le numerose conversazioni riportate nella corposa informativa del Raggruppamento
Operativo Speciale dei Carabinieri di Reggio Calabria dimostrano la necessità di tale continuo
contatto.
Significativi appaiono i passaggi in cui lo stesso BARBIERI si rivolge al BUDA, esponente
criminale di Fiumara di Muro, per conoscere la percentuale da praticare per la partecipazione ad
una gara di appalto, espressioni di sicura significatività al fine di saggiare l’appartenenza
dell’imprenditore all’associazione criminale in esame.
L’esito delle indagini, come ampiamente riportate in seguito, ha permesso di accertare la
sicura adesione del BARBIERI al gruppo criminale BUDA – IMERTI, in una sorta di rapporto
simbiotico basato su una completa reciprocità d’interessi.
Significativa, a tal fine, è risultata un’affermazione fatta dallo stesso BARBIERI che, nel
commentare con un interlocutore il proprio ruolo di personaggio organicamente inserito in tali
contesti criminali, riferiva di un incontro avuto con un segretario comunale alla presenza di BUDA
Pasquale e IMERTI Antonino cl.50, i quali avevano affermato, al fine di sbloccare una pratica di
pagamento a favore dell’imprenditore: “…. ..vedi che Mimmo è un amico nostro...è un amico
lui...è un amico nostro...".
Era sempre il BARBIERI a rivolgersi a BUDA Pasquale allorquando veniva a conoscenza,
tramite un tecnico, circa la presenza di un esposto attestante le dinamiche illecite relative alle
assegnazioni degli appalti, in cui risultava coinvolto, fra gli altri, anche lo stesso BARBIERI.
È rilevante segnalare, ai nostri fini, che sempre nella stessa circostanza il BARBIERI
rappresentava al tecnico comunale la necessità di recarsi l’indomani da LIBRI Pasquale per
rappresentare circostanze di interesse, visto il ruolo a quest’ultimo riconosciuto di collettore di tutte
le attività imprenditoriali operanti in Reggio Calabria “… comunque io... domani voglio parlare
con PASQUALE LIBRI... ah!! questo di Archi... perché la cosa è partita sempre da la!!..”
In ulteriori occasioni, sono sempre le conversazioni del BARBIERI che consentono di
inquadrare l’effettivo ruolo del LIBRI nel panorama mafioso reggino.
Si pensi ai dialoghi tra VIGLIANISI Francesco ed il BARBIERI a bordo dell’autovettura in
uso a quest’ultimo, sottoposta a intercettazione, allorquando si erano intenti a recarsi a Villa San
Giovanni per incontrare BUDA Pasquale, in quel momento, di turno presso la società Caronte di
Villa San Giovanni.
Durante il viaggio, i due facevano riferimento alla problematica, a loro già nota, legata alla
ricezione di un scritto anonimo in cui si faceva riferimento alla gestione delle gare di appalto
interessanti la città di Reggio Calabria.
Anche in tale circostanze, i due interlocutori avevano deciso di fare visita a BUDA
Pasquale, affinché quest’ultimo “si recasse ad Archi”, intendendo con tale affermazione la
necessità di stabilire un incontro con gli esponenti della locale criminalità organizzata al fine di
attuare un intervento nei confronti di SCARPELLA Pasquale, nato a Melito Porto Salvo (RC) il
07.11.1963, titolare della società “ESCAR COSTRUZIONI DI SCARPELLI SANTO & C.
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S.A.S.”, con sede legale in Reggio Calabria fraz. Villa San Giuseppe via Dei Monti 69/B, ritenuto
l’autore di tale esposto in cui, verosimilmente, era stata evidenziata l’ingerenza del BARBIERI e ,
quindi, della criminalità organizzata a lui collegata nell’aggiudicazione degli appalti, mediante un
fattivo contributo attuato dal VIGLIANISI e da altre persone non meglio specificate.
Anche in tale occasione emergeva la necessità, in capo al BARBIERI, di riferire il tutto a
LIBRI Pasquale che, alla luce dei dati acquisti nel corso della presente attività oltre a quelli
provenienti da pregresse attività investigative, era unanimemente ritenuto il responsabile criminale
in materia di spartizione degli appalti pubblici dell’area di Reggio Calabria.
Emerge dalle conversazioni appena riportate la centralità del ruolo ricoperto da LIBRI
Pasquale nell’ambito del controllo delle vicende criminali di maggior spessore, tra cui gli appalti
pubblici nel comune di Reggio Calabria;
centralità confermata anche da un’altra serie di conversazioni intercettate all’interno
dell’autovettura di BARBIERI Domenico, in data 7 giugno 2007, ed intercorse tra quest’ultimo e
MARCIANO’ Salvatore Francesco, già titolare dell’omonima impresa individuale, operante nel
settore edilizio, cessata il 9 ottobre 1985.
In particolare, nella mattinata del 7 giugno 2007, sull’utenza 337-948646 di BARBIERI
Domenico, alle ore 09.31, (quindi circa 45 minuti prima della precedente conversazione tra presenti,
di seguito indicata) veniva censurata una conversazione, avente progr. 27019, intercorsa tra il
medesimo ed un soggetto a nome “Ciccio”, quest’ultimo utilizzatore dell’utenza avente nr. 3493431739 intestata a MARCIANO’ Santo, in precedenza generalizzato.
I due interlocutori si davano appuntamento, alle successive ore 10.00, nei pressi del cimitero
di Condera di Reggio Calabria: in effetti, alle ore 10:15, il dispositivo satellitare installato
sull’autovettura di BARBIERI Domenico rilevava la presenza dell’autovettura nella zona ove ricade
il predetto cimitero.
Si precisa, inoltre, che la sera precedente (il 6 giugno 2007), era stata censurata una
conversazione telefonica, sempre sull’utenza 337/948646 del BARBIERI (progr. 26982), nel corso
della quale MARCIANO’ Santo, utilizzando l’utenza nr. 347-1417233 intestata a EDIL.Ma. di
MARCIANO’ Santo, aveva comunicato al BARBIERI che l’indomani all’appuntamento si sarebbe
recato il padre.
L’ascolto dei suddetti dialoghi consentiva di confermare in maniera chiara ed inequivocabile
quale fosse il ruolo riconosciuto a LIBRI Pasquale nel settore delle estorsioni e, comunque, nella
gestione degl appalti pubblici e privati, di lavori in particolare, nell’area di Reggio Calabria.
Nel corso delle prime due conversazioni, registrate rispettivamente alle ore 10.15 ed alle ore
10.23 del 7 giugno 2007, i due interlocutori dialogavano in relazione al ruolo avuto da LIBRI
Domenico al quale, per ogni lavoro che le ditte eseguivano, veniva elargita una somma pari al 5%,
dell’importo complessivo dell’ammontare dell’opera.
Nella circostanza, si apprendeva che Pasquale LIBRI, per un lavoro privato eseguito dal
MARCIANO’ Francesco Salvatore unitamente al figlio Santo, aveva richiesto, invece, un importo
maggiorato, ritenendo il guadagno dell’imprenditore superiore a quello che normalmente riusciva
ad intascare con i lavori pubblici.
L’identificazione del LIBRI, quale soggetto che gestiva tale attività predatoria, è stata
possibile sia attraverso le affermazioni fatte, all’inizio della conversazione, dal MARCIANO’, il
quale nel rivolgersi all’interlocutore riferiva: “Ora si diverte compare PASQUALE qua nel
discorso”, sia dalle successive affermazioni fatte nei dagli stessi nei dialoghi successivi: “CICCIO:
se salite là sopra perchè vuole parlare con voi" ... io ho capito quello che vuole ... gli ho detto: devi
dire a compare Pasquale che io ancora il lavoro non l'ho finito, quando finisco il lavoro mi faccio
sentire io, e non sono salito... quando ho fatto questo a Sant'Anna, passava quello che hanno
ammazzato; BARBIERI D:
ah... Salvatore!”, ed in seguito: “BARBIERI D.: non sappiamo,
hai visto a Salvatore... a Tuscano che faceva tutto il "coso piedi-piedi ; CICCIO:
...incomp...
vedi che non è la prima botta che gli stanno buttando dalla parte loro”.
Di assoluto spessore il riferimento a TUSCANO Salvatore, quale soggetto indicato dai due
interlocutori nel corso del dialogo: i predetto si identifica, infatti, nell’omonimo autista e uomo di
fiducia di LIBRI Pasquale, ucciso in questo centro in data 9 maggio 2007.
Gli ulteriori riferimenti ad altri soggetti, tutti appartenenti alla cosca LIBRI ( … Riccardo era
"tinto" però era "storto... storto" e "tinto" non so se è uscito, allora lo hanno arrestato quando è
scoppiato il bordello della spazzatura….,), non lascia alcun dubbio sull’identificazione di LIBRI
Pasquale: la persona a nome Riccardo, colpita da ordinanza applicativa di misura cautelare
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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personale nel corso del procedimento penale n. 1669/01 R.G.notizie di reato/mod.21DDA
(“Operazione Rifiuti s.p.a.”), è da individuare infatti con ARTUSO Antonio Riccardo, a sua volta
autista e uomo di fiducia di LIBRI Pasquale.
(vds. all.ti nr. 69 e 70)
Nel corso della conversazione (prog. 9382) si accertava, peraltro, che il BARBIERI aveva
conosciuto LIBRI Pasquale attraverso CREAZZO Umberto Francesco, noto esponente dell’area di
Melia di Scilla:
BARBIERI D.:
(parla al cellulare) ... ... a me lo ha presentato compare Ciccio Creazzo...
CICCIO: no, allora "Riccaddeddru" ...
BARBIERI D.:
lui: " compare Pasquale vedete che è mio compare"
CICCIO: eh?
BARBIERI D.:
quando io l'ho conosciuto mi ha presentato compare Ciccio Creazzo di
Melia ... gli ha detto: “vi ho detto che è mio compare, compare Pasquale, compare Mimmo è una
persona OK, poi... gli ha detto ha problemi perchè sapete loro devono lavorare e hanno solo
problemi”, gli ha detto ... ... non chi... già ho fatto tutto il lavoro qua a Reggio ti posso dire nessuno
è venuto a dire niente completamente, poi gli ho mandato un pensiero ... ... ma quello era "storto"
Riccardo era "storto"
(vds. all. 70, già menzionato)
Circa i rapporti tra il CREAZZO e la famiglia LIBRI, si rinvia al capitolo successivo avente
ad oggetto le cosche operanti nell’aria settentrionale della città.
Si precisa, inoltre, che il CREAZZO per risolvere una situazione attinente gli equilibri
mafiosi dell’area di Melia di Scilla e San Roberto, aveva incontrato anche CONDELLO Pasquale:
trattasi, quindi, di un personaggio di indubbio spessore criminale, come si avrà modo di
evidenziare in seguito.
Circa il ruolo riconosciuto a Pasquale LIBRI, occorre aggiungere che anche nel corso di
ulteriori dialoghi si aveva modo di constatare la particolare collocazione del predetto.
Tra il BARBIERI Domenico ed il BUDA Pasquale insistevano anche rapporti di lavoro in
considerazione che quest’ultimo, in qualche occasione aveva chiesto all’interlocutore l’andamento
di alcuni attività: il BARBIERI aveva riferito di non aver fatto ancora niente, specificando che
senza l’appoggio del suo interlocutore non avrebbe preso alcuna iniziativa : “… no, non ho fatto
niente... e non faccio niente... compare!! Senza di voi non faccio niente… “.
La prosecuzione della conversazione consentiva però di comprendere che gli stessi
dovevano consegnare una somma di danaro ad un soggetto, a nome “Pasquale”, che dal complesso
generale delle indagini è risultato essere proprio LIBRI Pasquale: “ …BUDA P.:no a "PASQUALE
glieli dobbiamo mandare"- BARBIERI D.: glieli mandiamo compare che non... - BUDA P.:
quando è stato per l'altra volta, quando è stato il fatto dei dieci mila, dice compare!!!....
compare dove ci sono io rispondo io, che non pensa certe volte che, gli ho detto io: "dove ci sono
io rispondo io compare PASQUALE”.
(vds. all. nr.106, già menzionato)
Come si è appena ricordato LIBRI Pasquale era stato interessato direttamente dal
BARBIERI allorquando era pervenuta una lettera di minacce all’ingegnere VIGLIANISI, nella
quale si era fatto riferimento alle cointeressenze criminali del BARBIERI in ordine
all’aggiudicazione di alcune gare di appalto, indette dalla locale amministrazione comunale.
In tale contesto il BARBIERI e l’ingegnere VIGLIANISI si erano recati immediatamente
dal BUDA per informarlo dell’accaduto e comunque, per fornirgli tutte le indicazioni possibili
circa l’identificazione dell’autore dell’esposto.
Era stato proprio il BARBIERI ad affermare che di tali fatti sarebbe stato avvisato, il giorno
successivo, anche il LIBRI: non va, inoltre, dimenticato che è proprio BUDA Pasquale ad
affermare che il LIBRI è il collettore di tutti gli appalti pubblici della città di Reggio Calabria,
tanto da suscitare, con tale atteggiamento, un forte contrasto con i reggenti della famiglia
ROSMINI.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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LA VICENDA DEI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE DELLA VIA MARINA DI REGGIO CALABRIA
(PROC. PEN. 42/97 R.G. NOTIZIE DI REATO/MOD.21DDA)
Di estremo interesse, al fine di dettagliare il ruolo della cosca ROSMINI nel panorama
criminale cittadino, appaiono le risultanze dell’attività di indagine legata al proc. pen. 42/97 R.G.
notizie di reato/mod.21DDA.
In particolare, le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Umberto MUNAO’ nel
corso della sua escussione dibattimentale del 04 luglio 2005, in cui si ripercorrono vicende già
trattate nel corpo del verbale illustrato dei contenuti della collaborazione ed in particolare le
richieste di somme di denaro a titolo di tangente nei confronti delle ditte impegante nei lavori di
ristrutturazione della via Marina di Reggio Calabria, sono ampiamente dimostrative degli assetti
spartitori delle attività estorsive poste in essere nella città di Reggio Calabria.
Si legge nella motivazione della sentenza:
“Su tale vicenda ha riferito specificamente il collaboratore di giustizia MUNAÒ Umberto
all’udienza del 04.07.2005.
Appare opportuno trascrivere i brani più rilevanti:
“Pubbl. Min.: C’e’ qualche episodio specifico, di cui lei e’ al corrente, che ha
coinvolto il Matacena o persone della sua organizzazione, unitamente al Matacena?
Munao’ Umberto: Diciamo, per quanto riguarda il periodo, ripeto, successivo al
novanta, qualcosa a livello di…Non so, interessamento a livello di lavoro, magari si e’ interessato
a fare assumere qualcuno, ecco, a questi riguardi. Successivamente invece, parliamo del
novantanove, duemila, il periodo in cui io sono stato latitante a Reggio, non ho avuto a che fare
direttamente, pero’ c’era il coinvolgimento di Matacena, su quanto riguarda i lavori di Via
Marina.
Pubbl. Min.: E cioe’? Specificamente puo’ riferire di che tipo di coinvolgimento si
parlava, di quali lavori e che cosa, diciamo, concretamente…Di che cosa lei e’ a conoscenza?
(…omissis…)
Munao’ Umberto: Si’, per quanto riguarda il periodo, come dicevo, del novantanove,
duemila, ora non ricordo precisamente, il gruppo Rosmini prendeva parte a Reggio Calabria,
quindi si interessava per quelli che potevano essere i lavori, i grandi appalti, e anche i piccoli
appalti. In quel periodo c’e’ stato il lavoro della Via Marina, a Reggio Calabria, e di quel lavoro
ci siamo interessati noi direttamente, in particolare tramite il Rosmini me ne sono interessato io, e
tramite me un’altra persona, era un certo Osvaldo Massara. E da qui….
Presidente: Osvaldo?
Munao’ Umberto: Osvaldo Massara.
Pubbl. Min.: E quindi?
Munao’ Umberto: E quindi questa persona prendeva contatto presso le ditte che se
non erro dovevano essere….Ora non vorrei sbagliare, comunque dovrebbero essere intorno a tre
ditte, se non erro, a quell’epoca che si interessavano del lavoro, tra cui c’era Matacena. Ora non
so se Matacena direttamente aveva la ditta, perche’ non ricordo, o se era diciamo associato anche
lui ad un’altra ditta, perche’ mi sembra che erano in tre.
Pubbl. Min.: Si ricorda i nomi di queste ditte?
Munao’ Umberto: Ma io me ne ricordo uno, che se non erro era Ramirez mi sembra.
Pubbl. Min.: E che cos’altro ricorda di questo interessamento? Cioe’ intanto non ho
capito se e’ lei che aveva diciamo il compito di contattare queste ditte, o se ce l’aveva l’Osvaldo
Massara.
Munao’ Umberto: Cioe’ in pratica, il compito ce l’avevo io per conto diciamo di tutte
le famiglie, perche’ il lavoro, essendo a Reggio Calabria, era un lavoro che riguardava tutte le
famiglie, sia quelle del mio gruppo, quindi Condello, diciamo Rosmini, sia del gruppo…Del
gruppo avverso, che erano quelli dei Tegano. Una volta preso l’impegno noi, come gruppo
Rosmini, dovevamo dare conto anche al gruppo Tegano, perche’ avevano il cinquanta per cento
sui vari lavori di Reggio Calabria. Quindi il lavoro, come impegno, lo avevo io, pero’ io non l’ ho
preso direttamente, nel senso perche’ ero latitante, quindi non potevo personalmente andare a…A
contattare le ditte, insomma, e quindi per mie veci andava insomma a contattare queste persone,
Osvaldo Massara.
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Pubbl. Min.: Ecco, e come c’entra Matacena in questa vicenda?
Munao’ Umberto: Matacena era o una delle ditte che faceva parte, o era un socio,
comunque aveva interesse nei lavori, questo lo so di sicuro perche’ e’ successo un episodio che
nel contattare, se non erro, proprio il Ramirez, il Ramirez diceva a Massara che Matacena non
intendeva pagare la quota, cioe’ il cinque per cento che avevamo chiesto, non intendeva pagarlo
perche’ dice: “Io sono amico vostro, e soldi non ve ne do”.
Pubbl. Min.: E poi com’e’ andata a finire?
Munao’ Umberto: Poi, voglio dire, io nel frattempo poi sono stato arrestato, perche’ il
lavoro, voglio dire, non e’ che era finito subito, comunque ricordo che c’e’ stata una discussione
in merito, perche’ da parte di Rosmini c’era l’interesse a non insistere, per il pagamento di
Matacena, in quanto una volta incontratomi con Toto’ Rosmini, che era anche latitante, dice:
“Non possiamo insistere, perche’ a noi ci ha sempre favorito, a noi ci favorisce, ci aiuta se
abbiamo bisogno, non possiamo forzarlo a darci i soldi”, dice: “Cerchiamo di farli uscire in un
modo diverso”, anche perche’ comunque alla parte avversa dovevamo dare conto di quella che
era nel totale, la percentuale. Quindi o la tiravamo fuori noi dalle nostre tasche, o la facevamo
uscire dai vari lavori che erano cemento, ferro, e roba varia, no? Dalle varie forniture, diciamo.
Pubbl. Min.: E lei poi sa se diciamo…Se si e’ risolta in questi termini questa vicenda?
Munao’ Umberto: Finche’ ci sono stato io, questo era…Era il sistema per arrivare
alla quota della cosiddetta mazzetta. Anche perche’ sia la parte dei Tegano, che anche Condello,
c’aveva mandato a dire che non gli interessa, che se Matacena non vuole pagare rispondiamo noi,
“Se Matacena…Rispondete voi, a noi i soldi ce li dovete dare, quello che ci tocca ci date, se al
limite perdete perdete voi”.
Pubbl. Min.: Senta, questo mandare a dire, lei fa riferimento a qualche persona in
particolare del gruppo Tegano – De Stefano?
Munao’ Umberto: In pratica, inizialmente c’e’ stata un’ambasciata con…Sempre da
parte dei Condello, con Domenico Condello, cugino detto Gingomma, che successivamente invece
poi mi sono incontrato personalmente con Domenico Condello, sempre cugino di Pasquale. E li’
abbiamo anche discusso questa situazione.
Pubbl. Min.: Senta, quando lei invece parla di Toto’ Rosmini a chi si riferisce?
Munao’ Umberto: Toto’ Rosmini e’ uno…Sarebbe Antonio Rosmini.
Pubbl. Min.: Che all’epoca era latitante ha detto?
Munao’ Umberto: Si’, era latitante, e’ stato arrestato da poco, diciamo.”
Ha aggiunto il collaborante che probabilmente la “mazzetta” non era stata richiesta
direttamente al MATACENA (che era già sottoposto all’odierna vicenda processuale e non
avrebbe certamente accettato di ricevere persone appartenenti alla criminalità organizzata) ma,
sempre negli anni 1999/2000, all’imprenditore RAMIREZ che era il referente di MATACENA e si
sarebbe fatto portavoce di tale richieste. MATACENA avrebbe risposto che non intendeva pagare
e, anzi, se avessero insistito, avrebbe “portato le carte alla Procura”.
A richiesta del presidente della Corte il MUNAÒ ha, poi, fornito, una serie di ulteriori
chiarimenti che, per la loro particolare importanza, è opportuno trascrivere integralmente:
“Presidente: Alcuni chiarimenti anche su alcuni aspetti che sono stati adesso
evidenziati dalla difesa. In primo luogo, in linea generale, queste somme nella misura del cinque
per cento, dovevano andare a tutti i gruppi?
Munao’ Umberto: Allora, per quanto riguarda Reggio Calabria, dopo…Dopo la
guerra di mafia, Reggio Calabria e’ stata suddivisa, suddivisa diciamo per cosi’ dire in parti
uguali, cioe’ a dire, due schieramenti, cioe’ schieramento Condello – Rosmini – Serraino da un
lato, De Stefano – Tegano – Libri insomma e quant’altri dall’altro. La divisione doveva essere al
cinquanta per cento per quello che riguardava ogni attivita’ illecita in Reggio Calabria, quindi la
meta’ di quello che si prendeva in un’estorsione doveva andare al gruppo avverso a noi.
Presidente: Si’, e nel caso dei lavori della Via Marina, eravate incaricate voi? Voi
come gruppo Rosmini a riscuotere queste somme?
Munao’ Umberto: Si’, avevamo direttamente…Cioe’ in pratica e’ successo che si
stavano interessando altre persone, in quel periodo c’era un po’ di confusione in Reggio Calabria,
quindi noi come gruppo Rosmini abbiamo cercato di imporre la nostra presenza, perche’ ripeto
c’erano state un po’ di confusioni, e quindi onde evitare cattive figure alle varie famiglie, perche’
noi, in sostanza, ogni lavoro che si faceva, ed io personalmente che mi occupavo di questo,
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mandavo e facevo bloccare i lavori, cioe’ a dire: “Se non parlate anche con noi, lavori qua a
Reggio non se ne fanno piu’”, perche’ c’era un po’ di confusione. Da questo mio intervento in
Reggio Calabria, sia il gruppo Condello che vabbe’ era comunque affiliato a noi, e conosceva me
personalmente, ma anche il gruppo Tegano, in particolare Pasquale Tegano che mi conosceva
personalmente, saputo del mio interesse primario, perche’ ero io, come prima persona che mi
sono assunto l’impegno, io personalmente sempre facente parte al gruppo Rosmini, mi hanno per
cosi’ dire dato mano libera, dice: “Vabbe’, se c’e’ Umberto Munao’, l’impegno se l’assume lui e
risponde lui”.
Presidente: E voi vi rivolgevate ad uno solo degli imprenditori, nel caso in cui ci
fossero piu’ imprese interessate? Perche’ vi siete rivolti soltanto a Ramirez e non anche alle altre
imprese?
Munao’ Umberto: No, noi parliamo di quelli che avevano l’impresa a livello generale,
cioe’ chi vince l’appalto, erano ripeto, almeno per quello che ricordo, erano tre ditte. Di queste
ditte credo che erano associate tra di loro, e quindi il lavoro diventava unico, le tre ditte, era un
unico lavoro. Poi le altre ditte erano, diciamo, come posso dire? Sub appaltatrici, sub appaltatori,
nel senso che comunque poi decidevo io chi va…Chi butta il cemento, decidevo io chi deve mettere
la tetra, decidevo io chi fa i lavori delle luci, del ferro battuto, cioe’ noi prendevamo poi i
singoli…Le singole persone.
Presidente: E in quel caso la ditta di Matacena, o la ditta a cui comunque Matacena
era interessata, era una ditta associata a quella del Ramirez?
Munao’ Umberto: Ora con precisione, in questo momento non saprei dire, comunque
o erano tre ditte….Ma credo che erano associati, perche’ vincere comunque un appalto credo che
abbiano unito le forze, per vincere quell’appalto, no? Essendo comunque un appalto grosso,
quindi credo che in quell’occasione, almeno in quell’occasione sicuramente dovevano essere
associati.
Presidente: E ci furono piu’ tentativi per riscuotere queste somme dal Matacena?
Munao’ Umberto: No, diciamo che il discorso parte cosi’: uno parla direttamente con
la persona interessata, che e’ diciamo la ditta appaltatrice, stipula quello che e’, il quattro, il
cinque per cento, no? In virtu’ di quello che e’ il lavoro, l’ammontare del lavoro, ora non ricordo,
e gia’ si stabilisce, no? Poi magari se…Che ne so, se mi deve dare un miliardo, me lo da’ a rate,
dice: “Ti do cento milioni oggi, cento tra un mese…”, per dire, ecco, si va cosi’. Invece per
quanto riguarda poi le varie forniture, noi avevamo a che fare anche direttamente, perche’ delle
volte, dico un esempio, la ditta stessa dice, non so, chiamava per buttare il cemento, una ditta a
suo piacimento, noi….Interveniamo noi e gli diciamo: “No, il cemento lo butta chi diciamo noi”.
Noi usavamo questo sistema, perche’ prendevamo la quota anche da chi faceva i lavori.
Presidente: Si’ ma la mia domanda era leggermente diversa, cioe’ quando, come ha
detto lei, tramite il Ramirez le fu riferito, anzi fu riferito a Massara che Matacena non intendeva
pagare, vi furono altri tentativi di convincere Matacena a pagare, o avete avuto solo quella
risposta?
Munao’ Umberto: No, mi sembra che c’e’ stata piu’ di un’occasione con questo fatto
che Matacena non voleva pagare, pero’ ricordo che in quel periodo…Allora, il discorso era cosi’:
da parte di, diciamo, dei cosiddetti Arcoti, e poi con il mio incontro con….Personalmente con
Domenico Condello, cugino di Pasquale, mi ha fatto capire, dice: “A noi non ci interessa, ve la
vedete voi, se lui non vuole pagare, visto che e’ amico vostro, o li tirate dalla tasca vostra, o non
ve li prendete voi, a noi ce li dovete dare, punto e basta”. Siccome io personalmente con
Matacena non ho mai avuto a che fare, quindi non sono mai stato favorito neanche…Diciamo a
nessun livello, personalmente parlo, quindi in un’occasione con…Con Antonio Rosmini gli ho
detto: “Ma tutto sto rispetto non e’ che glielo dobbiamo dare a Matacena, se lui ci volta le spalle,
perche’ comunque tutto sto grande aiuto Matacena non e’ che ce lo sta dando”, si parlava che
cercavamo aiuto da Matacena a livello di processi, a livello insomma di chiacchiere che si
facevano durante il periodo nostro di detenzione, insomma e compagnia bella. Allorche’ io
ricordo in un’occasione, Domenico Condello, in quell’occasione che ho parlato, dice: “Non vuole
pagare? Ammazzatelo”, ed io ho riportato questa frase ad Antonio Rosmini, ho detto: “Toto’
Rosmini, non vedete che qua…Non e’ che poi sto Matacena si sta comportando poi cosi’ tanto
bene con noi, amico nostro, amico nostro ma che sta facendo per noi?Addirittura neanche i soldi
ci vuole dare, qua va a finire che lo dobbiamo ammazzare veramente a questo”. Toto’ Rosmini
diceva: “Ma no, a noi ci favorisce, a noi ci favorisce”, “Ma probabilmente favorisce a te
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personalmente, ma agli altri no, quindi questo o paga o dobbiamo vedere come tirare fuori i
soldi”, e allora si era pensato di fare uscire la quota mancante, che sarebbe quella che lui doveva
darci, di farla uscire in sostanza, diciamo, di tasca nostra, come? Dalle varie forniture. Ad
esempio, se io faccio buttare il cemento, e recupero cinquanta, cento milioni, non me li metto in
tasca io, li metto per coprire quella mancanza di quota iniziale. Allorche’ gli ho detto, ad Antonio
Rosmini gli ho detto: “Io non gli do niente, al limite vedi tu come riparare la cosa, perche’ noi
dalle forniture non gliene diamo a nessuno, quelli sono soldi nostri e ce li prendiamo noi, al limite
l’intoppo poi lo copri tu, per me lo possiamo pure ammazzare”.
Presidente: Cioe’ lei…Lei, a domanda del Pubblico Ministero, ha detto all’inizio che
Matacena non intendeva pagare in quanto diceva di essere amico loro, cioe’ amico del gruppo dei
Rosmini, a domanda della difesa lei ha detto che Matacena aveva espressamente detto che
avrebbe portato, se ancora insistevano nel pagamento, le carte in Procura o qualcosa del genere
mi sembra, si’, le carte in Procura.
Munao’ Umberto: Si’.
Presidente: Sono due momenti diversi? Mi spiega questo apparente contrasto tra le
due dichiarazioni?
Munao’ Umberto: Mah diciamo non e’ un contrasto, e’ che da una parte si riteneva
Matacena un amico, e non parlo ora a livello personale, parlo a livello di gruppo, no? Perche’
personalmente ripeto, Matacena non lo conoscevo, quindi mi poteva interessare poco. A livello di
gruppo, Antonio Rosmini ritiene Matacena amico proprio, invece dalla parte dei Condello,
Matacena era ritenuto amico, ma successivamente non piu’, tenendo conto anche che tra il vario
raggruppamento nostro, in quell’epoca non c’era diciamo buon sangue, cioe’ era in Reggio
Calabria un momento di confusione anche tra di noi, cioe’ noi, gruppo Rosmini con il gruppo
Condello, quindi per un aspetto, dalla parte dei Rosmini, Matacena doveva essere amico nostro e
quindi doveva essere lasciato in pace, dalla parte dei Condello che erano comunque amici nostri,
ed erano comunque persone a noi vicine, Matacena non interessava piu’. Anzi che ricordo, che in
quest’occasione che Matacena ha detto pure se non lo lasciamo stare che porta le carte alla
Procura, ha anche mandato a dire in particolare ai Condello: “E che i Condello si ricordino tutto
quello che ho fatto per loro”. Ora questo non so se puo’ essere dedotto da una rottura fra
Condello e Matacena per un qualche motivo, e magari la rottura non era stata direttamente con i
Rosmini, anche perche’ ripeto tra di noi alcune rotture si erano anche create, quindi c’era un po’
di confusione.
Presidente: Si’, lei ha riferito dal punto di vista…Di come veniva ritenuto il Matacena,
dal punto di vista dei gruppi Rosmini e Condello, ma a me interessava sapere, alla Corte
interessava sapere anche se…Cosa aveva addotto a giustificazione il Matacena, per non pagare
immediatamente questa quota? Cioe’ cosa a voi, o a Massara, Ramirez aveva riferito in ordine
alla posizione del Matacena, in ordine al perche’ il Matacena non voleva pagare?
Munao’ Umberto: Matacena non voleva pagare, e riteneva di non dover pagare,
perche’ era amico dei Rosmini. Siccome comunque il lavoro e’ stato diciamo preso proprio per
quanto riguarda il gruppo Rosmini, perche’ noi quando ci presentavamo sui lavori, ci
presentavamo come gruppo Rosmini, quindi il lavoro era stato preso a nome dei Rosmini. Quindi
lui, ritenendosi amico nostro, dice: “No, pure da me volete i soldi? Io soldi non ve ne do”, e da
qui poi e’ nata anche la…Il discorso che lui ci ha favorito, ha favorito anche i Condello. Quindi
non riteneva di dover pagare essendo un amico nostro, che pero’ andava bene per i Rosmini ma
non andava bene per i Condello.”
Al fine di verificare le dichiarazioni di MUNAÒ sono stati escussi ex art. 507 c.p.p.,
all’udienza del 6 febbraio 2006, gli imprenditori PRATICÒ Giuseppe, RAMIREZ Antonio e
MARINO Giuseppe, nella qualità di rappresentanti legali pro tempore rispettivamente della
CO.GE.M. s.r.l., della GIUNTA s.r.l. e della MARINO Costruzioni s.a.s., società ricomprese
nell’associazione temporanea di imprese che aveva eseguito i lavori di rifacimento della via
Marina di Reggio Calabria.
PRATICÒ Giuseppe, amministratore della CO.GE.M. s.r.l., società capogruppo della
predetta A.T.I., ha riferito che i lavori erano stati eseguiti circa tre, quattro anni addietro ed
erano stati direttamente realizzati da tutte le imprese del raggruppamento, ad eccezione di lavori
specialistici che erano stati affidati a ditte esterne.
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Durante i lavori più volte avevano subito più volte attentati sia al cantiere che ad un
mezzo meccanico. All’inizio dei lavori, ha affermato il teste, qualcuno si era recato in cantiere
comunicando che prima di iniziare i lavori avrebbero dovuto richiedere il permesso: ciò era stato
lui riferito da dipendenti dell’A.T.I. . Non crede di aver denunciato tale contatto mentre ha
certamente proposto denuncia in relazione ai successivi danneggiamenti.
Ha riferito PRATICÒ di conoscere tale MASSARA Osvaldo, titolare di una ditta di
pitturazioni: in occasione dei lavori riguardanti il rifacimento della via Marina gli furono affidati,
su sua richiesta, dei piccoli lavori di rifinitura di elementi decorativi del lungomare. Il MASSARA
aveva fatto presente di avere problemi con la giustizia e lui era a conoscenza della circostanza
che in precedenza era stato arrestato, anche se non sapeva che era stato sottoposto a
procedimento penale per il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa.
Il teste ha confermato di conoscere l’imputato, precisando che il di lui padre lo aveva
aiutato in un momento di gravi difficoltà economiche: la società CO.GE.M. s.r.l., fondata dalla
sua famiglia nel 1994, aveva subito una crisi economica nel 1998 a seguito della quale Amedeo
MATACENA sr , attesi anche gli ottimi rapporti intercorrenti tra le due famiglie, era intervenuto
rilevando la quota maggioritaria della società e risollevando così le sorti finanziarie dell’impresa.
Successivamente il cav. MATACENA lo aveva chiamato dicendo che i propri figli non erano
interessati a proseguire l’attività edilizia e la partecipazione nella CO.GE.M. di MATACENA era
stata ceduta ad altra società, la “A & A s.r.l.”, ammnistrata da tale Pasquale CUCINOTTA, che
ancora la deteneva.
PRATICÒ Giuseppe ha escluso che tale ultima società fosse riconducibile alla famiglia
MATACENA o, comunque, all’imputato, precisando, quanto ai suoi rapporti con quest’ultimo, che
era stato nominato presidente del consiglio di amministrazione della AMADEUS S.p.A. ed
amministratore unico della “ULISSE SHIPPING” allorquando MATACENA jr. decise di
dimettere le sue attività imprenditoriali in Reggio Calabria.
Il teste ha precisato che i suoi rapporti per i lavori della via Marina erano intercorsi
esclusivamente con il cav. Amedeo MATACENA sr., ancora in vita all’epoca, aggiungendo di
ricordare che aveva parlato con lui anche degli attentati subiti nonché della richiesta di
“permesso” per l’inizio dei lavori. Ha chiarito, a richiesta della Difesa, che i lavori della via
Marina furono ultimati (e consegnati) ancor prima della morte di MATACENA sr , ribadendo che,
sino a quando costui era in vita, ai figli non era consentito di interloquire sulle attività
imprenditoriali del padre che aveva effettuato le sue scelte, anche di partecipazione nella
CO.GE.M., in totale autonomia, informando i figli a cose fatte.
Ha riferito, ancora, su richieste di chiarimento della Corte, che la partecipazione di
MATACENA sr era stata meramente finanziaria, nel senso che costui non voleva partecipare alla
vita della società né aveva inserito un uomo di sua fiducia che la controllasse, e che la società “A
& A s.r.l.” era a sua volta controllata da altra società, la “ITAL PROJECT”, con sede in
Messina. Sempre in sede di tali chiarimenti ha escluso di avere ricevuto richieste estorsive, sia
prima che successivamente agli attentati subiti.
RAMIREZ Antonio, legale rappresentante dell’impresa GIUNTA s.r.l., ha affermato
che nell’esecuzione dei lavori erano state utilizzate anche una decina di ditte subappaltatrici, tutte
autorizzate dalle Ferrovie, ente appaltante. Il teste ha ricordato di atti vandalici e di furti
nell’ambito del cantiere, negando, però, di essere al corrente di richieste estorsive, anche se ha
vagamente affermato di rammentare “pressioni” che vi erano state sugli operai. Non ha
ricordato, invece, della ditta MASSARA Osvaldo quale subappaltatrice di lavori di intonacatura,
non inserita almeno tra quelle ufficialmente autorizzate.
Ha riferito di essere a conoscenza che l’imputato avesse un interesse “diretto o
indiretto” nella CO.GE.M. , anche se non lo ha mai visto nel cantiere e non ha mai saputo che vi
si fosse recato; del resto, anche il teste si recava poco in cantiere, occupandosi del ramo
“contrattualistico” dell’A.T.I. . Ha, comunque, ribadito che con Amedeo MATACENA jr., così
come con il padre, non aveva avuto alcun rapporto per ciò che riguarda i lavori di rifacimento
della via Marina e che le informazioni acquisite provenivano esclusivamente da PRATICÒ
Giuseppe. Credeva che la partecipazione dei MATACENA fosse soltanto di carattere finanziario.
MARINO Giuseppe, infine, amministratore unico della s.a.s. MARINO, pur avendo
svolto all’interno dell’A.T.I. il ruolo di direttore tecnico di cantiere, ha negato di aver avuto
sentore di richieste estorsive, e financo della richiesta di permesso prevenivo che era stata
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avanzata al momento dell’apertura del cantiere, affermando di essere a conoscenza solo di
qualche danneggiamento.
Ha riferito, ancora, di essere a conoscenza che l’ing. PRATICÒ, o, meglio, la
CO.GE.M. aveva degli interessi con l’imputato che, peraltro, non aveva mai visto in vita sua,
precisando, poi, a specifica domanda, che non era in grado di precisare se le cointeressenze nella
CO.GE.M. riguardavano Amedeo MATACENA jr o il di lui padre.
L’imputato, il cui esame è stato naturalmente effettuato prima dell’assunzione dei testi
ex art. 507 c.p.p., è stato reciso nel negare di avere avuto alcuna partecipazione ai lavori di
rifacimento della via Marina e, espressamente richiesto di riferire in merito ad eventuali rapporti
con le ditte costituite in A.T.I., ha negato l’esistenza di qualsiasi cointeressenza, omettendo anche
di richiamare la partecipazione maggioritaria di società riconducibili alla sua famiglia nella
CO.GE.M. s.r.l. .
Sotto tale profilo l’imputato ha certamente mentito consapevolmente e, comunque, ha
omesso di riferire tutto quanto a sua conoscenza.
Ad una simile conclusione si perviene non soltanto sulla base delle dichiarazioni di
MUNAÒ Umberto e delle deposizioni testimoniali di PRATICÒ, RAMIREZ e MARINO, concordi
almeno sul punto della cointeressenza della famiglia MATACENA nella CO.GE.M., ma
soprattutto sul fondamento della documentazione prodotta dal P.M. all’udienza dell’08.02.2006.
In particolare dai provvedimenti cautelari emessi dal Tribunale civile di Reggio
Calabria nell’ambito di una controversia avente ad oggetto la violazione del divieto di
concorrenza da parte della “ULISSE SHIPPING” (ordinanza del G.I. del Tribunale di Reggio
Calabria in data 21.03.2002, resa nel procedimento ex art. 700 c.p.c. n. 1796/2000) e nell’ambito
di un reclamo in sede cautelare emesso nei confronti della “ULISSE SHIPPING” e della “A & A
s.r.l.”, avente ad oggetto la violazione del medesimo divieto (ordinanza del Tribunale civile di
Reggio Calabria del 12.07.2002, resa nel procedimento ex art. 669 terdecies n. 1452/2002
RGAC), emergono le seguenti circostanze:
Con la prima ordinanza il G.I. ha inibito alla “ULISSE SHIPPING” l’esercizio
dell’attività di traghettamento sullo Stretto di Messina, sul presupposto che tale
attività, direttamente concorrenziale con quella posta in essere dalle società
“CARONTE” e “TOURIST FERRIES”, veniva praticata in violazione del
divieto di cui all’art. 2557 cod. civ. . Il G.I. con tale provvedimento risolveva
positivamente la questione dell’applicabilità del divieto di concorrenza nei
confronti di un soggetto giuridico formalmente diverso da quello che aveva
beneficiato del patrimonio della società scissa, affermando che, all’epoca del
ricorso cautelare, la “ULISSE SHIPPING” era risultata riconducibile ad
Amedeo MATACENA jr ed alla di lui madre DE CAROLIS Raffaella, cioè a
soggetti che avevano beneficiato, all’epoca della scissione, di un conguaglio in
denaro a titolo di avviamento aziendale e che, come tali, erano destinatari del
divieto di cui all’art. 2557 cod. civ. .
Con la seconda ordinanza, che traeva origine dalla stipula di un contratto di
noleggio “a scafo nudo” tra la “ULISSE SHIPPING” e la “A & A s.r.l.” della
motonave “Ostfold” (la medesima imbarcazione utilizzata dalla società
“ULISSE SHIPPING” per l’esercizio dell’attività di traghettamento sullo stretto
di Messina sino all’emissione dell’ordinanza inibitoria ex art. 700 c.p.c.), il
Tribunale affermava che tale contratto di noleggio “integri una clamorosa
fattispecie di interposizione soggettiva strumentalmente preordinata alla
elusione del predetto ordine giudiziale” in quanto la società “A & A s.r.l.”
costitutiva “un’entità dietro la quale si dissimula la ULISSE che di fatto ha
disinvoltamente proseguito nella condotta inibita dal Tribunale con decreto
21.02.2002 e con ordinanza 21.03.2002”
Assume particolare rilievo riportare i dati di fatto in base ai quali il Tribunale ha
motivato la sua decisione:
A.
Amministratore unico della A & A, sin dal momento della sua costituzione in
data 27.12.2000, era tale MAZZULLO Angelo, che era anche intestatario di
quote pari al 10% mentre il restante 90% era detenuto fiduciariamente dalla
società SIREF S.p.A. .
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Dal 26.05.1999 il MAZZULLO era anche presidente del consiglio di
amministrazione della CO.GE.M. s.r.l. .
C.
Appena due giorni dopo la costituzione della A & A il 51% delle quote di
CO.GE.M. veniva ceduto dalla AMADEUS S.p.A., che in precedenza lo
deteneva, alla A & A.
D.
In data 14.12.2001, in coincidenza con l’inizio dell’attività di traghettamento da
parte della ULISSE SHIPPING, tale società comunicava alla Capitaneria di
Porto che il servizio sarebbe stato co-gestito con la A & A Immobiliare s.r.l. .
E.
In data 23.01.2002, in coincidenza con la modifica del nome sociale della A & A
Immobiliare s.r.l. in A & A s.r.l., veniva aggiunto nell’oggetto sociale anche il
riferimento a “tutte le attività di navigazione etc.”.
F.
Il 28.02.2002, subito dopo l’emissione del decreto inibitorio nei confronti della
ULISSE SHIPPING da parte del Tribunale di Reggio Calabria, iniziava
ufficialmente l’attività di traghettamento da parte della A & A s.r.l. .
G.
In data 22.03.2002, Amedeo MATACENA jr, ancora titolare del 90% delle quote
della ULISSE SHIPPING, a cui era stata inibita l’attività di traghettamento,
partecipava ad una riunione presso la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria
in cui erano stati invitati i rappresentanti delle società esercenti l’attività di
traghettamento sullo Stretto.
H.
In data 14.02.2002 l’amministratore unico della A & A s.r.l. Angelo
MAZZULLO conferiva procura speciale per la rappresentanza della scietà
presso i porti di Reggio Calabria e Villa San Giovanni a VIZZARI Giorgio e
POLITI Martino Antonio. Il primo era componente del consiglio di
amministrazione della CO.GE.M. il secondo era un vero e proprio uomo di
fiducia dell’imputato, avendo lavorato nella sua segreteria politica sin dal 1995
(come affermato nel corso della deposizione testimoniale del 19.12.2005) ed
essendo stato assunto dalla ULISSE SHIPPING nel 2001, quando tale società
era ancora controllata da Amedeo MATACENA jr.
E’ indubbio, allora, che le dichiarazioni del MUNAÒ, almeno per quanto riguarda un
diretto interesse del MATACENA nei lavori di sistemazione della via Marina, hanno trovato un
importante riscontro, non solo nelle deposizioni testimoniali degli imprenditori che hanno
partecipato all’A.T.I. (le quali, in verità, sono state assai prudenti, specie per quanto riguarda il
tentativo, posto in essere prevalentemente da PRATICÒ Giuseppe, di estromettere l’imputato, in
realtà vero dominus della A & A, dalla gestione della CO.GE.M., attribuendola in via esclusiva al
padre) ma soprattutto nella documentazione prodotta dal Pubblico Ministero.
Va osservato, del resto, che non si trattava di un fatto notorio, di cui il collaboratore
poteva venire facilmente a conoscenza, ma di un assetto societario, ben celato attraverso un
sistema di partecipazioni fiduciarie, che poteva essere conosciuto solo da chi aveva specifiche
informazioni su tale assetto.
Nonostante la chiara reticenza degli imprenditori per quanto riguarda le richieste
estorsive subite, deve ritenersi che anche su tale punto è possibile, non fermandosi al mero dato
letterale risultante dalle deposizioni, rinvenire un riscontro alle dichiarazioni del MUNAÒ.
Il riferimento ad una richiesta di “permesso” avanzata da individui non identificati al
momento dell’apertura del cantiere, i danneggiamenti subiti nel tempo, non possono certo, in una
realtà strettamente controllata dalle cosche mafiose come quella di Reggio Calabria, essere
interpretati come fatti episodici, non suscettibili di ulteriori sviluppi e, addirittura, attribuibili a
“cani sciolti” della delinquenza comune, come pure è stato tentato di fare nel corso delle
deposizioni.
Lo stesso imbarazzato tentativo di minimizzazione degli atti di ritorsione subiti da
parte di MARINO, il generico riferimento a “pressioni” da parte del RAMIREZ, il loro silenzio in
merito all’intervento iniziale (che aveva, invece, il chiarissimo significato di rendere subito noto
chi comandasse realmente sul territorio), l’assenza di denuncia di tale fatto da parte del
PRATICÒ (circostanza che aveva anch’essa l’inequivoco senso della scelta di una strada diversa
da quella della contrapposizione frontale attraverso la denuncia giudiziaria) depongono per uno
sviluppo della vicenda certamente diverso da quello riferito dai testi.
Anche il silenzio di MARINO e RAMIREZ sul ruolo di MASSARA Osvaldo, il loro non
ricordare se costui avesse svolto quei lavori di rifinitura riferiti dal PRATICÒ, rende certamente
B.
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non inverosimile, tenuto anche conto della personalità del soggetto e dei suoi precedenti
giudiziari49, ipotizzare quella funzione di portavoce delle cosche all’interno del cantiere lui
ascritta dal MUNAÒ”.
Ciò posto, la vicenda appena riportata, temporalmente collocata in un periodo
antecedente alla data in cui si colloca la nascita dell’organismo di coordinamento di cui al capo a)
della rubrica, assume rilievo proprio in quanto fornisce una chiave interpretativa di condotte
pregresse e certamente inserite nel periodo immediatamente antecedente a quello oggetto di
contestazione.
Emerge, invero, un quadro che giustifica ampiamente le lamentele degli appartenenti
alla cosca ROSMINI, come ricavabili dalla intercettazione più volte riportata tra BUDA e
PASSALACQUA, i quali se fino ad un certo periodo sono stati parte attiva degli assetti spartitori
operanti sul territorio cittadino, con i mutati equilibri vengono ad assumere un ruolo subalterno che
li tiene fuori dai gangli decisionali originati dal definitivo avvicinamento dei soggetti di vertice
della ‘ndrangheta reggina.
Quanto affermato dal MUNAO’ ne è la più diretta conferma, attesa la estrema rilevanza
del narrato nelle parti in cui tratteggia le logiche spartitorie condivise a conclusione della seconda
guerra di mafia e le regole accettate da tutti i soggetti di spessore appartenenti agli schieramenti un
tempo contrapposti.
La vicenda legata alla estorsione consumata nell’estate del 2007 ai danni di
FRASCATI Demetrio, sulla quale ci si soffermerà in seguito, ne è la più evidente conferma, per la
quasi totale sovrapponibilità delle dinamiche delinquenziali adottate, per la perfetta coincidenza
delle logiche predatorie, per la ricorrenza dei ruoli affidati a soggetti (quali Domenico
CONDELLO, detto “gingomma”) che nel corso degli anni hanno trovato definitiva consacrazione
nell’abito del consolidato rapporto tra i principali esponenti delle cosche DE STEFANO,
CONDELLO e LIBRI.
49 MASSARA Osvaldo, come risulta dalle produzioni del P.M. all’udienza del 20.02.2006, è stato condannato per il reato
di cui all’art. 416 bis , quale appartenente alla cosca SERRAINO, nel procedimento c.d. Olimpia bis, è stato condannato per
il delitto di usura nel proc. contro MARRA Emiliano ed altri, è stato sottoposto alla misura di prevenzione personale della
Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno con provvedimento del Tribunale di Reggio Calabria, sez. M.P., del
14.05.2004.
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
LA VICENDA LEGATA ALL’ESTORSIONE AI DANNI DELLA ECADEP S.R.L., IL CUI
AMMINISTRATORE UNICO È FRASCATI DEMETRIO.
Nel corso delle indagini svolte nell’ambito del presente procedimento è stato accertato che
MARINO Ugo, durante l’estate 2007, ha eseguito presso lo stabile sito in questo corso Garibaldi,
ove ha sede il suo negozio, alcuni lavori di ristrutturazione, che innescavano una richiesta estorsiva
nei confronti della ditta appaltatrice dei lavori da parte del gruppo mafioso capeggiato da DE
STEFANO Giuseppe, in oggetto generalizzatoe per la quale il MARINO richiedeva l’intervento
dei massimi esponenti della cosca CONDELLO.
Ancor prima di riferire in relazione a tali fatti, è opportuno evidenziare l’iter burocratico
connesso all’esecuzione di tali lavori:
− in data 2 luglio 2007, COPPOLA Adriana, moglie di Ugo MARINO, in qualità di
amministratrice della ditta “After Fashion”, presentava al Sindaco di Reggio Calabria denuncia di
inizio attività per “lavori interni da eseguire nel locale negozio sito in Reggio Calabria, via Corso
Garibaldi”;
− il comune di Reggio Calabria, con nota a firma del Dirigente del Dipartimento
Programmazione settore “Urbanistica”, Arch. Saverio PUTORTI’”, in data 14 agosto 2007
diffidava COPPOLA Adriana dalla prosecuzione dei lavori per carenza di documentazione allegata
all’istanza;
− a seguito di cospicua corrispondenza, intercorsa tra il comune e la signora COPPOLA
Adriana, il 18 ottobre 2007 il Dirigente dello stesso Servizio Comunale ordinava alla richiedente
(COPPOLA Adriana) di procedere al ripristino dello stato dei luoghi, avendo eseguito:
o
lavori in assenza di atti autorizzativi;
o
modifica arbitraria dei prospetti dell’immobile;
− in data 19 dicembre 2007, protocollato al nr. 16704 del 21 dicembre 2007, presso il
comune di Reggio Calabria, COPPOLA Adriana inoltrava ricorso al TAR - Sezione Distaccata di
Reggio Calabria – avverso tale ordinanza.
Dal contesto delle conversazioni tra presenti intercettate all’interno dell’ufficio di Ugo
MARINO, a partire dal 7 settembre 2007 venivano captati alcuni dialoghi dai quali emergeva che
era stata effettuata una richiesta estorsiva in danno della ditta ECADEP s.r.l., il cui amministratore
unico veniva identificato in FRASCATI Demetrio, nato a Reggio Calabria il 19.06.1954, quale
impresa impegnata in quel periodo nei lavori di ristrutturazione dell’edificio in uso a Ugo
MARINO, adibito a negozio sito in questo Corso Garibaldi.
In particolare, nella mattinata del 7 settembre 2007, all’interno del negozio in questione, si
registrava una conversazione tra UGO Marino ed un soggetto non meglio identificato che aveva
avanzato la richiesta estorsiva a FRASCATI Emilio, nato a Reggio Calabria il 16 agosto 1969,
socio della suddetta ditta, unitamente al fratello Demetrio, in precedenza generalizzato, nonché
agli altri fratelli, identificati in FRASCATI Caterina, nata a Reggio Calabria il 10 giugno 1971, e
FRASCATI Paolo, nato a Reggio Calabria l’08 agosto 1981.
L’identificazione di FRASCATI Emilio, quale soggetto a cui era stata effettuata
materialmente la richiesta estorsiva, è stata possibile attraverso l’analisi delle diverse
conversazioni registrate nello stesso giorno, in cui si faceva espresso riferimento al proprio
nominativo da parte dell’estortore (Emilio), nonché dai servizi di osservazione effettuati dalla
locale Sezione Anticrimine, laddove lo stesso, alle ore 15.25 dello stesso giorno, veniva notato in
prossimità del locale di Ugo MARINO.
Ritornando ai fatti in trattazione, si precisa che alle ore 08.17 del 7 settembre 2007
all’interno dell’ufficio di Ugo MARINO giungeva, in compagnia di FRASCATI Emilio, un
soggetto non meglio identificato il quale, già prima di accedere nei locali monitorati, aveva
avanzato al titolare dell’impresa una richiesta estorsiva.
La circostanza è desumibile dal contesto della conversazione, in considerazione che proprio
all’inizio della registrazione il FRASCATI, non appena accedeva all’interno degli uffici, riferiva al
MARINO che la persona in sua compagnia gli aveva chiesto testualmente “non avete parlato con
nessuno voi”, facendo chiaramente intendere che avevano avviato i lavori senza mettersi in
contatto con gli esponenti della locale criminalità organizzata per il pagamento di una percentuale
connessa alle attività di ristrutturazione.
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La persona in compagnia del FRASCATI riferiva, invero, che la richiesta rientrava
nell’ambito di una precisa strategia criminale e, quindi, non era stata una propria iniziativa ma un
comportamento dettato dai vertici dell’organizzazione, tanto da affermare rivolgendosi a
MARINO Ugo, “… ora...ognuno per dire ...penso che tu certe determinate cose li sai..”.
Tale affermazione faceva chiaramente intendere che tutti, indistintamente, erano tenuti a
pagare una determinata percentuale a titolo di tangente, allorquando venivano eseguiti lavori,
anche di natura esclusivamente privata.
Trattasi, in sostanza, di una forma estorsiva capillare, alla quale ogni operatore economico
deve sottostare per non subire le pesanti conseguenze legate al mancato adempimento.
Per meglio comprendere il contenuto del discorso, giova riportare di seguito la parte della
conversazione relativa a tali circostanze:
MARINI U.:
ma non è che prima che dico....
UOMO: buongiorno......tu a me mi farai uscire pazzo!
MARINO U.:
in che senso?
UOMO: in tutti i sensi!
MARINO U.:
dimmi in che senso!
FRASCATI:
...sono venuti questa mattina e mi hanno detto giustamente "non avete
parlato con nessuno voi"
MARINO U.:
chi doveva parlare?
UOMO: come chi doveva parlare?...tu!....voglio dire!.... io mi sono rivolto...se io sono
venuto da lui, un motivo ci sarà, non è ...
MARINO U.:
certo!
UOMO: ...che mi sono alzato questa mattina...
MARINO U.:
eh!
UOMO: sono partito da casa e sono venuto
MARINO U.:
eh! certo! giusto, certo!
UOMO: ora...ognuno per dire ...penso che tu certe determinate cose li sai
MARINO U.:
li so! certo! e appunto!...
Nel prosieguo del dialogo, il MARINO, riferendo di avere già attivato gli esponenti della
locale criminalità organizzata, chiedeva se il proprio interlocutore fosse stato informato in tal
senso.
Dal complesso generale del discorso, nonché dalle conversazioni registrate in seguito,
risultava che il MARINO si era rivolto, attraverso il fidanzato della figlia CONDELLO Demetrio
ed il di lui fratello CONDELLO Domenico, alias “Gingomma”, a CONDELLO Pasquale, affinché
quest’ultimo intervenisse a favore della ditta FRASCATI, poiché impegnato nei lavori presso il
suo negozio.
Il MARINO, infatti, riferiva di avere avuto tale atteggiamento poiché riteneva che fosse
scontato che la ditta impegnata per lavori da eseguirsi presso il proprio negozio, non fosse soggetta
ad alcun pagamento : “ … ....dato che lavorano da me non c'è problema...tutto ciò era...hai
capito!...quindi io onestamente gliel'ho detto, può darsi che non è stato riferito, comunque oggi
glielo dico di nuovo che deve vedere...o vuoi che te lo dico a te..”.
L’affermazione appare di estremo rilievo, per la evidente circostanza che il MARINO in
modo palese, vantava i propri rapporti con i parento di Pasquale CONDELLO.
Sempre in virtù di questi rapporti, era lo stesso Ugo MARINO a riferire all’estortore che tra
loro avrebbero potuto dialogare liberamente.
In seguito aggiungeva “ … siccome è una cosa che sta facendo un lavoro su di me, se era
in un'altra parte non mi interessavo, ma siccome è una cosa mia, personale..”.In relazione a tali fatti, la conversazione avveniva come segue:
UOMO: prima...cioè uno deve avere la bontà di informarsi...siccome io...a me non hanno
detto niente nessuno....
MARINO U.:
...non ti hanno mandato l'ambasciata?
UOMO: no!
MARINO U.:
vedi che lo sanno già chi lo deve sapere, io gliel'avevo mandata a
dire......
UOMO: se io ieri sera...ieri sera! hai visto! non è che hanno cominciato oggi
MARINO U.:
ha un mese!
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UOMO: ha un mese!
MARINO U.:
si!
UOMO: siccome loro ...
MARINO U.:
si, si!
UOMO: ed io quando mi sono visto gli ho detto "Signori! eh!! non centra niente ...dice
Ugo!"...dice, Ugo! "se io sono andato...!"
MARINO U.:
per lavorare certo!
UOMO: ...allora! io mi dimentico e non vengo da te, vengono quelli e mi dicono che
tu...dovevate parlare cosi...tratto inc....
MARINO U.:
si!
UOMO: mi sbaglio o no?
FRASCATI:
no! io prima di mettere mani ...tratto inc...
MARINO U.:
prima di mettere mani è stato educato,...ha detto a me "gliela mandi tu
l'ambasciata a qualcuno!", " me la vedo io!" gli ho detto io...onestamente...
UOMO: ...inc...
MARINO U.:
....dato che lavorano da me non c'è problema...tutto ciò era...hai
capito!...quindi io onestamente gliel'ho detto, può darsi che non è stato riferito, comunque oggi
glielo dico di nuovo che deve vedere...o vuoi che te lo dico a te
UOMO: no!
MARINO U.:
no! è giusto dirtelo, no! perchè a te lo sai che possiamo parlare...
UOMO: liberamente!
MARINO U.:
bravo!
UOMO: quindi...
MARINO U.:
siccome è una cosa che sta facendo un lavoro su di me, se era in
un'altra parte non mi interessavo, ma siccome è una cosa mia, personale
UOMO: ha che lavora da un mese?
MARINO U.:
un mese!
UOMO: giusto! se sono qua da un mese...
MARINO U.:
si lo so! non mi hai capito
UOMO: il problema, il problema è che è da un mese.....
MARINO U.:
ma è stato questo che forse... siccome non...
FRASCATI:
perchè siccome io sono...
Successivamente, era lo stesso Ugo MARINO ad aggiungere che, in relazione a tali lavori a
cui era direttamente interessato, aveva informato CONDELLO Pasquale¸ attraverso CONDELLO
Demetrio e, successivamente, anche il responsabile delle attività estorsive CONDELLO
Domenico, fratello di Demetrio: “… siccome Mico non c'è stato un attimino, no! per poter dire...io
gliel'ho domandato a Demetrio, ha detto "glielo faccio sapere io!"...poi è uscito Mico che glielo
manda a dire a Pasquale, hai capito!...per dirglielo a qualcuno che qua è il fatto è di Ugo e
basta...però giustamente, non Ugo perchè è Ugo, mi hai capito cosa voglio dire, è una cosa sua e
stop.. “.
L’affermazione ha trovato puntuale riscontro negli accertamenti effettuati, essendosi
accertato che nel mese di luglio 2007, prima dell’inizio dei lavori, MARINO aveva cercato di
informare CONDELLO Pasquale, attraverso CONDELLO Domenico: quest’ultimo, dal 25 luglio
2007, si era reso latitante, a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 6091/2006
RGNR DDA e nr. 4233 / 2006 RGIP DDA, emessa in data 19 luglio 2007 dal GIP preso il
Tribunale di Reggio Calabria, permanendo in tale stato sino all’annullamento dell’ordinanza da
parte del Tribunale del Riesame.
Non vi è alcun dubbio, infatti, che le affermazioni del MARINO allorquando riferiva
“…siccome Mico non c'è stato un attimino, no! per poter dire...io gliel'ho domandato a Demetrio,
ha detto "glielo faccio sapere io!"...poi è uscito Mico che glielo manda a dire a Pasquale, hai
capito!”, si riferivano proprio a tali circostanze.
L’estortore, dopo aver rappresentato altri fatti attinenti a tale problematica, aggiungeva che
in base alle “regole” che erano state stabilite dal vertice della organizzazione, tutti avrebbero
dovuto pagare.
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A tal proposito, infatti, riferiva: “… però io non posso fare questo! perchè ci sono dei
discorsi connessi, tutti di chi....sanno quali...che non è stato stabilito da me, che prima che si
attacchi un chiodo...uno per determinate...”.Per una migliore comprensione del dialogo, si riporta di seguito parte dello stesso:
MARINO U.:
siccome Mico non c'è stato un attimino, no! per poter dire...io gliel'ho
domandato a Demetrio, ha detto "glielo faccio sapere io!"...poi è uscito Mico che glielo manda a
dire a Pasquale, hai capito!...per dirglielo a qualcuno che qua è il fatto è di Ugo e basta...però
giustamente, non Ugo perchè è Ugo, mi hai capito cosa voglio dire, è una cosa sua e stop
UOMO: eh!
MARINO U.:
però giustamente ora glielo mando a dire se vuoi...giustamente se gli
dobbiamo levare pure....
UOMO: ....non si tratta di questo
MARINO U.:
l'ho capito!
UOMO: si tratta che giustamente che quello che mi hai detto tu ...l'ho saputo ieri sera
...mi ha detto ..."non so niente!"...siccome può dire, giustamente...
MARINO U.:
Ugo è una cosa, tu...giusto!
UOMO: "Ugo gli ha dato incarico a FRASCATI di fare questo lavoro!"...ed io...se no non
venivo proprio...venivo un mese fa...quando...
MARINO U.:
eh!
UOMO: prima che iniziava
MARINO U.:
esatto, bravo! no perfetto! va bene!...come
FRASCATI:
quello che voglio dire poi...ognuno si comporta...tratto inc...dico io! nel
momento in cui avete saputo che era FRASCATI....
UOMO: eh!
FRASCATI:
...anziché dire agli operai "gli dovete dire di fare quello che deve fare e
che io ero qua!", ...lui prendeva "c'è il signor FRASCATI?!", "si!", "non c'è!" o "torna dopo!",
uscivo io, anziché di dirlo agli operai, dico io è la stessa cosa a livello di forma
UOMO: si! voglio dire, a livello di forma ...
FRASCATI:
voi dite....ma scusate! ora abbiamo chiarito o no?
UOMO: si, si!
FRASCATI:
ora abbiamo chiarito che io non ne ho responsabilità o no?
UOMO: voglio dire, io ora poi parlo con chi...qua non si tratta di responsabilità
FRASCATI:
ascoltate...scusate!....qua non si tratta di responsabilità
UOMO: no, no! qua non si tratta di responsabilità.....
FRASCATI:
no, no!....tratto inc...
UOMO: allora! se io vado in un posto....io vado in un posto, giusto! voglio dire...non è
che io la mattina....
FRASCATI:
qualcuno vi ha mandato
UOMO: io questa mattina...
FRASCATI:
qualcuno vi ha mandato!
UOMO: io questa mattina dico "vado là!"
MARINO U.:
bravo! giusto!...guarda che lui...
FRASCATI:
qualcuno vi ha mandato...io pare che sto dicendo che non dovevate
venire....dico, ma una volta che siete venuto qua...il risultato è lo stesso, Ugo ha parlato sempre
con me ora...inc...però passate dagli operai "senti c'è FRASCATI?"...visto che lo sapevate che era
FRASCATI, ci conosciamo...inc...
UOMO: si, si!...onestamente non pensavo che fosse voi, credetemi!
FRASCATI:
e non vi ha detto FRASCATI?
UOMO:
si!
MARINO U.:
no! ora gliel'hanno detto a lui, ...lui non abbiamo parlato mai di questo
fatto
FRASCATI:
no! dico io...gli hanno detto a lui che non era cosa di Ugo ma una
cosa...
UOMO: non pensavo... allora!no! non pensavo...non pensavo che eravate coi come
persona...
FRASCATI:
come persona!
UOMO: si!
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FRASCATI:
però FRASCATI lo conoscevate!
UOMO: si! ma voglio dire io però...io non è che mi posso...
FRASCATI:
ma dico...no!!! facciamo finta che erano estranei
UOMO: con tutto il rispetto
FRASCATI:
ascoltatemi...ascoltatemi! facciamo finta che erano estranei,
ok!..parlando con lui, un Carabiniere pure, ok?
UOMO: ok!
FRASCATI:
dico io...la forma era uguale...dico! sentite una cosa, c'è il titolare, non
potete parlare con il titolare...non cambiava niente...
UOMO: però io non posso fare questo! perchè ci sono dei discorsi connessi, tutti di
chi....sanno quali...che non è stato stabilito da me, che prima che si attacchi un chiodo...uno per
determinate...
FRASCATI:
si!!
UOMO: ...situazioni...
FRASCATI:
non sto discutendo questo...
UOMO: io sono quello che arriva a tavolo sistemato...
Dal contenuto del discorso emergeva, peraltro, che il titolare della ditta conosceva
l’estortore: quest’ultimo, infatti, riferiva che sino a quel momento non sapeva che i lavori li stava
effettuando la ditta FRASCATI.
Ugo MARINO, ancora una volta, ribadiva quanto già sostenuto, ovvero di essersi
rapportato con Pasquale CONDELLO, attraverso CONDELLO Demetrio e CONDELLO
Domenico, e che in conseguenza di ciò riteneva che la ditta appaltatrice dei lavori non dovesse
pagare alcuna somma di danaro; in relazione a tali fatti, la conversazione avveniva come segue:
FRASCATI:
no!, no! mi sono espresso male...
UOMO: ...inc..., può darsi anche che io abbia...
FRASCATI:
no! ascolta! io dico questo...
UOMO: ...errato...inc...
MARINO U.:
no!!!
FRASCATI:
no! tu gli dici all'operaio "c'è il signor FRASCATI? o qualsiasi altra
cosa!" ma FRASCATI inteso no FRASCATI...FRASCATI chiunque esso
sia
UOMO: si, si!
FRASCATI:
va bene! scendevo io!
UOMO: ma ragazzi! ...AVERSA!...ma poi ho detto io "ma qua sto
uscendo...inc...AVERSA!" siccome per dire! ognuno...non si capisce niente...io
non sapevo per dire che...
FRASCATI:
a me mi ha chiamato per fare determinati lavori...io prima di iniziare i
lavori...prima di iniziare i lavori...
MARINO U.:
fammi finire a me...prima di iniziare i lavori...è stato corretto nei miei
confronti...mi ha detto "dobbiamo parlare con qualcuno?", "non ti preoccupare ne parlo
io!"...quindi lo dobbiamo discolpare sotto questo aspetto...che non centra niente
UOMO: no! ma non è questo il problema
MARINO U.:
mi fate finire!...inc..., la responsabilità è mia, perchè è successo il fatto
di Mico...allora! io a Demetrio gliel'avevo detto, mi ha detto "ora quando mi sento con Mico...!"
poi è uscito che gli manda l'ambasciata...avete capito!...a chi la doveva mandare
UOMO: si! si!
MARINO U.:
tutto qua!
UOMO: ma non c'era bisogno di...voglio dire io...
MARINO U.:
si!
UOMO: queste...questi messaggi a me!
MARINO U.:
ma no! lui me l'ha detto
UOMO: eh!
MARINO U.:
perchè l'ha detto onestamente…anzi ti dico le parole esatte "vuoi che
parlo con qualcuno io?" "tu non parlare di niente quando vieni a lavorare da me!" ti dico pure le
parole che mi ha detto
UOMO: si, si!
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MARINO U.:
gli ho detto "quando vieni a lavorare da me, perchè da me non c'è
problema..."
FRASCATI:
siccome queste cose qua....vediamo ha detto.... siccome queste cose qua
creano confusione
MARINO U.:
ed infatti loro...ecco! perchè voglio scrollargli tutta la responsabilità
UOMO: ma qua non si tratta ne di scrollare e ne cosa...voglio dire! tutti quei
passaggi....quando a me lo sa Mico, giusto! a me Mico dopo trentacinque secondi io lo so
MARINO U.:
e allora...
UOMO: trentacinque secondi
MARINO U.:
eh! ma per dirti
UOMO: siccome lui mi ha detto in questa maniera....anzi che lui mi ha detto....me l'ha
detto lui a me..."ci sei andato?"...gli ho detto "ma!..." perchè pensando....poi c'è stato un altro che
mi ha domandato...perchè io non ho parlato proprio ...
MARINO U.:
si, si!
UOMO: ...con Ugo MARINO non ho parlato proprio
MARINO U.:
l'ho capito
UOMO: "...a me mi risponde!" ha detto, poi...
MARINO U.:
si, si! giusto
UOMO: non è......gli ho detto "come! anzi che...!"...sei giorni fa si stava verificando
quello che dovevo fare io questa mattina...aspetta un minuto ...vado io da Mico!....."va be!" ma poi
gli ho detto parlo io con Mico ...io con Mico mi rispetto
MARINO U.:
certo!
UOMO: gli altri...ognuno fa quello che vuole a me non interessa
MARINO U.:
bravo! giusto...perfetto! hai detto bene
UOMO: dice "no!" ...ieri sera...non stavo parlando di venti giorni, ieri sera alle sette e
mezza....non è che abbiamo parlato un mese fa...ieri sera...inc...mi fa...mi ha detto "pure per
capire!"
MARINO U.:
giusto! ho capito il discorso, voglio dire!
FRASCATI:
no!...perchè per non trovarmi in queste situazioni cerco di non mettermi
prima...poi...inc...una cosa che questa mattina...inc...e che anziché si dica...là bastava che veniva
detto a me...la ragionavamo nella stessa maniera...inc...
OMISSIS
Successivamente lo stesso MARINO Ugo invitava il FRASCATI ad allontanarsi, in modo
da restare da solo con l’estortore allo scopo di rappresentare a quest’ultimo altre notizie.
Ad un certo punto del dialogo MARINO Ugo, nel riferire in ordine all’atteggiamento
mantenuto dal FRASCATI, circa il mancato contatto prima dell’inizio dei lavori con gli ambienti
della criminalità organizzata, effettuava un parallelismo tra la propria figura e quella dello stesso
estortore, al quale rappresentava che la attuale vicinanza dei vertici criminali di cosche un tempo
in guerra avrebbe potuto generare tale errore.
L’affermazione, non poteva che palesemente riferirsi al fatto che l’estorsione era stata
ordinata da Giuseppe DE STEFANO, nato a Reggio Calabria, il 01.12.1969, tratto in arresto in
data 10 dicembre 2008 e già inserito nell’elenco dei trenta ricercati più pericolosi in campo
nazionale, in considerazione del fatto che dal contenuto dei dialoghi successivi emergeva
chiaramente il ruolo espresso da quest’ultimo.
Mico TEGANO, è stato identificato in Domenico TEGANO, nato a Reggio Calabria il 27
novembre 1946, deceduto per morte naturale il 26 luglio 1991, fratello dei più noti Pasquale e
Giovanni, latitante.
Evidentemente l’affermazione riferita dal MARINO rientrava nell’ambito di un più ampio
discorso nel corso del quale quest’ultimo ribadiva di avere informato in tal senso Pasquale
CONDELLO.
Il MARINO, per meglio evidenziare i fatti, riferiva al proprio interlocutore che era stato lui
stesso ad impedire al FRASCATI di contattare eventuali esponenti della criminalità mafiosa in
quanto, in virtù della propria vicinanza al gruppo mafioso dei CONDELLO, avrebbe potuto
garantito la massima tranquillità.
In seguito il MARINO ribadiva che il titolare della ditta appaltatrice era intenzionato, ancor
prima di iniziare i lavori, a rivolgersi agli esponenti mafiosi competenti per l’area di interesse, ma
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era stato lo stesso MARINO Ugo a bloccarlo in quanto riteneva, proprio in virtù della “parentela”
con i CONDELLO di essere esentato da tale pagamento.
In seguito, tanto il MARINO che l’estortore, decidevano di parlare, anche se in momenti
diversi, con CONDELLO Domenico; per una migliore comprensione dei fatti, si riporta di seguito,
la restante parte del discorso:
[08:23:26]
MARINO U.:
...signor FRASCATI potete andare
FRASCATI:
grazie!
MARINO U.:
me la vedo io con ...
FRASCATI:
...inc...il caffè lo prendi?
UOMO: no! l'ho preso!
MARINO U.:
va be! ora...ora scendo io con lui e me lo prendo
FRASCATI:
sono sotto va!
MARINO U.:
chiudimi la porta però...
UOMO: scendo di qua, Ugo!
MARINO U.:
si, si! scendi da dove vuoi.....onestamente ...tratto inc...!...mi ha detto
"aspetta che parlo io ...ora parlo io pure!", mi ha detto a me "devo parlare con qualcuno?", "no!
quando vieni da me non devi parlare con nessuno, è un lavoro che fa Ugo MARINO...è nelle
condizioni...sò come si comportano, però da me non è successo mai un problema di venire
qualcuno a dirmelo, però non di meno...!" gli ho detto "io gli mando l'ambasciata a chi gliela devo
mandare per correttezza, perchè ci sono dei determinati situazioni che si devono capire!" poi se
gli dice un mio amico, o Mico o Pasquale "là è Ugo MARINO, lasciate perdere il discorso!" tra
loro se lo possono dire, come se tu vieni da me e gli dici "Mico TEGANO oppure Peppe DE
STEFANO hanno detto...!"..."ok!" cioè hai capito cosa ti voglio dire...allora non ho pensato
subit...quindi mi assumo un pò la forma di responsabilità, chiamiamola responsabilità, io! ecco!
con te posso parlare chiaro
UOMO: si, si!
MARINO U.:
perchè lui onestamente...devo dire la verità, mi ha detto "volete...come
devo fare?", "non fate niente! quando lavori da me non si fa niente!...degli altri accanto a me non
interessano, ma da me no, perchè noi lo stiamo facendo a sacrificio e a coso...quindi tu mi stai
facendo anche prezzi stracciati, non è corretto che ...!" io ho chiamato a due tre, quando questo
mi ha fatto proprio il prezzo in modo che posso lavorare e posso fare il coso...però non di meno
ora glielo mando a dire, se vuoi....
UOMO: no! ma parlo io con ...inc... è la stessa cosa, voglio dire...
MARINO U.:
certo! tu quando è gli dici che...perchè io ... tratto inc... problemi avevo
parlato....tratto inc...?
UOMO: ...tratto inc...
MARINO U.:
certo! a Mico CONDELLO! ....certo! si, si! ora glielo dico io....glielo
dico io ora a Mico, glielo dico io
UOMO: io come lo vedo ne parlo pure...perchè....
MARINO U.:
ora gli telefono...poi gli telefono io
UOMO: ...ha un mese!...non è che sono venuti da me
MARINO U.:
no, no! la cosa...lo devo dire...
UOMO: se c'era qualcuno che già ha.... che vuole dire ....
MARINO U.:
aspetta! mi sto assumendo...allora non mi hai capito, mi sto assumendo
io la responsabilità, sono onesto! se no ti dicevo...
UOMO: si!
MARINO U.:
gli ho detto io di non andare in nessun posto...
UOMO: si, si!
Era sempre il MARINO, inoltre, ad asserire di avere riferito all’appaltatore che, a lui, non
sarebbe stato imposto alcun pagamento di somme di danaro a titolo estorsivo: “ … no! se lavori da
me non ti preoccupare che sono tutti amici mie...non viene nessuno!"...anzi! la parola esatta!
"però stai tranquillo che gli mando una ambasciata!".
Successivamente, il MARINO ribadiva, ancora una volta, di avere notiziato CONDELLO
Pasquale, anche se in ritardo, in quanto CONDELLO Domenico in quel periodo era latitante,
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mentre il genero CONDELLO Demetrio, aveva chiesto tre, quattro giorni di tempo per fare
giungere la notizia al parente latitante.
In tale circostanza, il MARINO tra l’altro aveva evidenziato una conoscenza dei
movimenti di CONDELLO Pasquale: ”… ci sono tre, quattro giorni che uno non può parlare....
ma poi ci sono due giorni che può fare quello che cazzo vuole...me l'insegni queste cose..”.
Come già in parte evidenziato, nel corso della conversazione emergeva chiaramente che la
richiesta estorsiva era proveniente da Giuseppe DE STEFANO, poiché era stato lo stesso Ugo
MARINO a riferire al suo interlocutore di rappresentare a “Peppe” le circostanze più volte
menzionate: “poi diglielo a Peppe che è stato su questo..”;
la restante parte della conversazione avveniva come segue:
MARINO U.:
....per, perchè se no dice "allora ogni volta ci dobbiamo assumere
responsabilità a gente che non si porta!"...infatti lui lo ve lo voleva levare...lo voleva levare il
cappello...dice "dobbiamo andare da qualche parte? prima che inizio, per non fare cattive figure!"
onestamente!...gli ho detto "no! se lavori da me non ti preoccupare che sono tutti amici mie...non
viene nessuno!"...anzi! la parola esatta! "però stai tranquillo che gli mando una ambasciata!"
UOMO: però lui non è giustificato!...perchè lui
MARINO U.:
...inc...chi!
UOMO: ...c'è ...c'è per dire chi ha la ditta, amici nostri...amici nostri per dire...
MARINO U.:
si, si! ho capito cosa vuoi dire...
UOMO: ...prima di fare una cosa...inc...e dice "vedete che stiamo facendo...stiamo
incominciando questo...!" perchè ci sono delle situazioni che le persone......
MARINO U.:
ma! infatti...io ti ho detto che...
UOMO: eh!
MARINO U.:
...sono in torto io che non l'ho mandata subito perchè non c'era
Mico...non sapevo...perchè Demetrio... parlando con Demetrio, dice " non gliela posso mandare
in questo minuto l'ambasciata!"
UOMO: certo!
MARINO U.:
ci sono tre, quattro giorni che uno non può parlare.... ma poi ci sono
due giorni che può fare quello che cazzo vuole...me l'insegni queste cose
UOMO: ...inc...
MARINO U.:
ed allora mi ha detto "aspetta...!" poi mi è passato, devo dire, di mente
con tutti gli impegni che ho...quindi la responsabilità me l'assumo io nel senso…no! perchè voglio
discolpare la...onestamente lui me l'ha chiesto prima di appende un chiodo...infatti l'ha detto
...quindi non voglio...che dice "FRASCATI è un pezzo di merda!"...no! me l'ha detto, quindi ti
stavo dicendo che gli ho detto io "non vi preoccupate che qua lavorate tranquillo che sono tutti
amici miei...destra, sinistra, centro, non c'è problema...però non di meno...!" gli ho detto "...gli
faccio l'ambasciata io, perchè è giusto che devono...ma gli dobbiamo pure levare il cappello
perchè sono persone che in qualche maniera devono pure vivere...anzi la mia parole pure...tra
virgolette!"...dice "si! grazie! vi ringrazio!"...ecco quale è stato...quindi...ora io...glielo dico pure
io a Mico oggi che me l'aveva detto a me ed io gli avevo detto questo....siccome Demetrio non
gliel'ha detto, quindi appena...
UOMO: va bene!
MARINO U.:
guardate! il tempo di incontrare a Mico, alle dieci, alle undici
UOMO: non c'è problema!
MARINO U.:
per dirglielo di...
UOMO: non c'è problema! che poi me la vedo io con lui...e poi giustamente....
MARINO U.:
ma questo era sempre....
UOMO: no!...inc...
MARINO U.:
no! che glielo dite...
UOMO: ....tratto inc...
MARINO U.:
poi diglielo a Peppe che è stato su questo...
UOMO: ci mancherebbe altro!
MARINO U.:
no! la forma digli che è stata...no una scorrettezza, ma gliel'ha detto
Ugo...e siccome gli ha detto Ugo "sono tutti amici miei, da me non viene nessuno, sia destra che
sinistra...!" proprio come ti dico...ma sempre per correttezza che gli mandate però l'ambasciata a
chi di dovere...poi è successo...e gli dici il fatto di Mico....Ugo oggi o domani non si è visto
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eccetera...poi è successo...sai quando si lavora, ha detto Ugo! eccetera...però il cappello quello se
lo voleva levare prima di attaccare il chiodo...
UOMO: si!
MARINO U.:
l'ha seduto Ugo d'avanti a me, quindi...c'ero io
UOMO: si!
MARINO U.:
per correttezza, quello che è di dovere...va bene?...ora io fra poco...anzi
andiamoci a prendere il caffè
UOMO: andiamocene...inc...
MARINO U.:
ecco! diglielo, perchè questi qua...perchè stavano facendo il lavoro
proprio...lo stanno facendo a me
UOMO: si, si,si!
MARINO U.:
ecco! questo ti voglio dire
UOMO: da dove scendo?
MARINO U.:
aspetta che ora scendiamo di qua
si da atto che l'UOMO e MARINO U. escono dalla stanza, si interrompe la registrazione.
(vds. all nr. 14)
Sempre nello stesso giorno (il 7 settembre 2007), alle ore 09.15, Ugo MARINO, all’interno
dell’ufficio aveva un colloquio in un primo momento con una persona di sesso maschile,
probabilmente un impiegato, e successivamente con FRASCATI Emilio.
In entrambe le circostanze, la conversazione era attinente alla richiesta estorsiva subita dal
FRASCATI in cui, indirettamente, era rimasto coinvolto anche lo stesso MARINO, in quanto non
era riuscito a garantire all’imprenditore, attraverso la figura di CONDELLO Pasquale,
“l’esenzione” del pagamento.
Nel raccontare la vicenda all’interlocutore, Ugo MARINO, oltre a rappresentare che i lavori
di ristrutturazione del negozio erano stati bloccati da parte del Comune, circostanza quest’ultima
desunta anche dalla documentazione acquista presso gli uffici competenti, riferiva che Giuseppe
DE STAFANO aveva attuato una richiesta estorsiva in danno dell’impresa impegnata nei lavori
presso il proprio negozio.
Nella circostanza riferiva che lo stesso Domenico CONDELLO, preposto da Pasquale
CONDELLO alla gestione dello specifico settore delinquenziale, aveva avallato tale attività
criminale giustificando il delitto in trattazione quale azione diretta alla ditta appaltatrice e non ad
un appartenente all’organizzazione, quale doveva considerarsi Ugo MARINO; le affermazioni
sono di tenore inequivocabile:
MARINO U.:
questa mattina mi sono alzato per bene e c'è stata un'altra novità
UOMO: eh!...infatti ti ho visto agitato, io ti conosco ormai
MARINO U.:
ecco!....no! agitato! nel senso no a me...
UOMO: ...inc...
MARINO U.:
ma no per me, no per me!
UOMO. ah! ho capito!
MARINO U.:
no per me!...ci hanno fermato i lavoratori...hai capito?
UOMO: del Comune?
MARINO U.:
no!...inc...
UOMO: no! ho capito!
OMISSIS fino ad ore [09:21:16] (conversazione telefonica a carattere lavorativo riguardo
sistemazione e arrivo di materiale e pratiche burocratiche con le ditte, il MARINO
successivamente discute con la segretaria di bolle e pratiche da sistemare)
MARINO U.:
io per fare la mia bontà del cazzo
UOMO: eh!
MARINO U.:
gli ho detto "non viene nessuno e ti cerca i soldi a te!"...questa mattina
gli ha ...inc...Peppe DE STEFANO
UOMO: ...inc...
MARINO U.:
eh!...no! è...inc..., perchè io credevo...gli ha detto "no! Ugo MARINO è
una cosa, quello che fa il lavoro è un altra!"...ma io...gli ho detto io "sapendo che ci tenete
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voi...questo ve l'ha levato il cappello a voi!".....inc.....FRASCATI!...tratto inc...perchè questo non
lo possono vedere .....però dice "...ovviate!...perchè sei tu, tuo suocero...può fare quello che
vuole!"....io gli ho detto a lui....dice "gli devo levare il cappello a qualcuno prima di iniziare i
lavori?", gli ho detto "no! da me chi cazzo viene!", in effetti non è mai venuto nessuno....ma
siccome stanno morendo di fame tutti...stavano venendo i TEGANO, mi ha detto "...tratto inc...!",
gli ho detto "...inc...!...no! andiamo noi perchè siamo noi, già abbiamo parlato!"...poi è andato da
Mico, gli ha detto Mico "no!! Ugo è una cosa, Ugo non c’entra niente...quelli che fanno i lavori
devono ...inc...!"...ora stava partendo con...gli ho telefonato nella macchina ed era con
PORPIGLIA
UOMO: per Milano?
MARINO U.:
...per Milano , va be! ma a me non interessa, neanche quello che fa
lui....
Nel ripercorrere le tappe dell’intera vicenda Ugo MARINO aggiungeva che Domenico
CONDELLO (alias “gingomma”) lo aveva invitato a rappresentare ogni cosa a Pasquale
CONDELLO, all’epoca latitante, affinché quest’ultimo facesse sentire il peso di un suo intervento
in suo favore, anche per evitare che accadessero fatti analoghi in futuro: “… ma no!!!....ma! dice
Mico "Pasquale CONDELLO si può prendere l'impegno per te!" dice "non andare da nessuno!
però glielo deve dire se no lo sai che cosa dice ...quando dobbiamo andare noi da qualcuno, da
qualcuno, dicono no! noi....!".
L’affermazione, oltre ad essere oltremodo significativa circa i rapporti di Ugo MARINO
all’interno della struttura criminale riconducibile al CONDELLO, attesa la concreta possibilità di
parlare direttamente con il latitante, evidenziava l’esistenza di una pianificata attività predatoria da
parte delle organizzazioni mafiose presenti sul territorio di Reggio Calabria, in relazione alla quale
a Domenico CONDELLO era riservato un ruolo qualificato, essendo tra i responsabili operativi di
tale attività in rappresentanza del cugino latitante.
In linea con l’impostazione sin qui evidenziata, va sottolineato che l’attenta analisi dei
dialoghi sin qui riportati ha consentito di ottenere la conferma della correttezza dell’assunto fatto
proprio da questo Ufficio: le famiglie mafiose operanti sul territorio cittadino agiscono, in materia
di estorsione, in perfetta sintonia d’intenti.
È sempre Ugo MARINO a precisare che i proventi estorsivi sono divisi tra le principali
famiglie di ‘ndrangheta.
A tal proposito, riferiva: ".. noi! da parte vostra no! perchè noi pure se vengono... i soldi
si devono dividere...!" lo sai come è?......si dividono!”.
Tale affermazione, congiunta a quanto rappresentato in precedenza in ordine
all’atteggiamento mantenuto da CONDELLO Domenico, il quale aveva giustificato tale azione
delittuosa ("no!! Ugo è una cosa, Ugo non centra niente...quelli che fanno i lavori devono
...inc...!"...ora stava partendo con...gli ho telefonato nella macchina ed era con PORPIGLIA), è
sintomatica di un rapporto simbiotico, assolutamente lontano da quella belligeranza armata che
aveva contrapposto i gruppi criminali reggini negli anni passati, votato esclusivamente al controllo
di ogni attività economica presente ed operante nel capoluogo di provincia.
Ugo MARINO, in effetti, nel riportare al proprio interlocutore le affermazioni di un
componente di spicco dell’organizzazione criminale facente capo a Pasquale CONDELLO
individuato in CONDELLO Domenico, sottolineava che le imprese appaltatrici sono costrette a
pagare somme di danaro a titolo estorsivo : “…non c’entro...lui mi ha detto, gli ha detto a lui
"ma no per Ugo MARINO, Ugo MARINO non c’entra niente...oh! Ugo Marino non c’entra
niente!", no! gli ha fatto capire "Ugo MARINO è un amico nostro...ma voi che lavorate dovete
pagare!"...vedi che c'era ancora Roberto qua..”;
si riporta, di seguito, parte della conversazione di interesse:
UOMO: hai problemi più grossi
MARINO U.:
ma siccome c'è mio genero, mi ha detto...inc... gli ho detto io "glielo
dico io a mio genero!" per fare bella figura ...gli ho detto io a ...inc..."ho errato io.......perchè
questo ve lo voleva levare il cappello...no a voi ma a chi era di competenza!...però sono stato io a
dirgli che me la vedo io"...per farmi il bello un pò...nel senso! "non ti preoccupare non viene
nessuno!"...mi ha detto "anzi! sei onesto che dici questo!"..."però no per farmi il bello....sapendo
che sono vostri parenti non penso che vengono a rompermi i coglioni...anche perchè mi sta
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facendo prezzi particolari!"...dice " noi! da parte vostra no! perchè noi pure se vengono... i soldi
si devono dividere...!" lo sai come è?......si dividono!
UOMO: si, si!
MARINO U.:
"però da voi non vogliamo niente, però i soldi da lui!"...ora gli ho detto
"no! se vogliono i soldi loro...vedi tu!...gli dici che è una cosa ormai vostra......e poi ve la scontate
in un'altra maniera...se no cosi faccio la figura di merda, tipo... come te la sei vista tu e poi....!"...il
mondo è cosi, apposta...cosa devo fare?
UOMO: ma....
MARINO U.:
però no! ho sbagliato io...io in queste cose non mi devo intromettere,
ma pensando...siccome ne ho fatto tanti lavori io...
UOMO: onestamente non pensavi
MARINO U.:
non pensavo che...non è venuto mai nessuno...ma no da me
UOMO: non centri tu...
MARINO U.:
non centro...lui mi ha detto, gli ha detto a lui "ma no per Ugo MARINO,
Ugo MARINO non centra niente...oh! Ugo Marino non centra niente!", no! gli ha fatto capire
"Ugo MARINO è un amico nostro...ma voi che lavorate dovete pagare!"...vedi che c'era ancora
Roberto qua!
UOMO: quando sono venuti?
MARINO U.:
ora, questa mattina alle sette, mi hanno mandato a chiamare, mi sono
alzato prima.... ....che devi fare?
UOMO: no! sto mandando un attimo i fax...tratto inc...
MARINO U.:
e non c'è! non c'è nessuno
UOMO: ...tratto inc....mi dispiace, guarda! ...inc...ti devono mettere sempre nel mezzo,
sempre!
MARINO U.:
oh!
UOMO: giustamente!
MARINO U.:
se loro ...inc...niente da dire, come mi hai detto che te la vedevi tu...può
passare come un qua-quara-qua...gli ho detto io "Demetrio passa un attimo che ti devo
parlare!"...io a Demetrio non gli ho detto niente...in effetti, perchè mi ha detto lui "guarda che
Mico mi ha detto che non sa niente "no!" gli ho detto io "io gliel'ho detto a Demetrio ma c'era la
latitanza di Mico!"...mi ha detto...ma Demetrio non mi ha detto... "ma tu a me non hai detto
niente!", "hai ragione non ti ho detto niente, però non gli dire che non ti ho detto niente!"..."
perchè no?".....ora parliamo, ora parliamo (rivolgendosi ad altra persona)........"non ti ho detto
niente...perchè se no sembra che ...!"...inc...dice "come non l'hai detto?", "gli dici che mi sono
dimenticato!"
OMISSIS fino ad ore [09:25:08] (l'UOMO parla al telefono e dice al suo interlocutore che
sta scendendo)
MARINO U.:
quindi!...farei la figura di merda io.....
UOMO: giustamente tu dici "ho fatto tanti lavori e non è venuto mai nessuno!"
MARINO U.:
ma no!!!....ma! dice Mico "Pasquale CONDELLO si può prendere
l'impegno per te!" dice "non andare da nessuno! però glielo deve dire se no lo sai che cosa dice
...quando dobbiamo andare noi da qualcuno, da qualcuno, dicono no! noi....!"
UOMO: si! perchè poi succedono queste cose
MARINO U.:
quindi io non voglio...uhm!!!
UOMO:
problemi!....
La restante parte del discorso, intercorso tra Ugo MARINO e l’appaltatore Emilio
FRASCATI, avente per oggetto sempre la richiesta estorsiva attuata nei confronti del suddetto
imprenditore, rivelava un ulteriore scenario criminale: la divisione degli introiti tra i diversi
componenti dell’organizzazione.
Il MARINO riferiva: “… ...io farò tutto questo però non voglio che questi tornano e gli
dice ...va bene! noi...io! la nostra parte, CONDELLO, per dire, non la voglio!": indirettamente il
MARINO sottolinea che la famiglia CONDELLO non avrebbe intascato una parte dell’estorsione;
la conversazione, in merito, avveniva come segue:
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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OMISSIS fino ad ore [09:26:25] (i due soggetti discutono di pratiche da mandare
all'assicuratore e di licenziamenti, l'uomo dice a MARINO che è arrivato il falegname)
UOMO: va bene! mi dispiace onestamente!
MARINO U.:
si! dispiace pure a me!...però...
UOMO: mi dispiace per te e no per...
MARINO U.:
no! per me ...a me non è che mi succede...è un problema ...però
UOMO: però...sono cose antipatiche dai!
MARINO U.:
sono cose antipatiche ...lo chiami poi a Emilio FRASCATI un attimino?
UOMO: questo secondo me alla fine lo ammazzano...inc...
MARINO U.:
no!!...inc...no! dammi questa penna!
UOMO: però non lo possono vedere!
MARINO U.:
non lo possono vedere
UOMO: ...inc...
MARINO U.:
si! ci colpa pure lui ...inc...anno ammazzato a loro,...questo me l'ha
detto Demetrio ed è vero....la gente ...inc...ve lo siete dimenticato...chiamamelo!
UOMO: si!
OMISSIS fino ad ore [09:28:31] (Ugo Marino discute con l'uomo di operazioni da fare in
baca, si da atto che alle ore 09.28.20 l'uomo va via)
si da atto che alle ore [09:28:31] entra nell'ufficio FRASCATI
MARINO U.:
il ragionamento è giusto...io ho parlato, no!...dice ...dice che è
passato...che lui....ascolta il ragionamento che mi ha detto oggi lui...una persona molto
intelligente e dotata di intelligenza, non è uno stupido...cioè! suo fratello è un impulsivo, lui è
intelligente
FRASCATI:
che fa?
MARINO U.:
...inc...!
FRASCATI:
che fa dico!
MARINO U.:
assicuratore...fa, è ...poi nel campo...io non te le ho dette tante cose, e
poi gli controlla le cose a suo fratello quando manca lui ...e poi voglio che tu mi dai ragione,
perchè non le sai certe cose tu, però non allarghiamo a macchia d'olio...questo ti dico e che
rimanga qua...giusto?
FRASCATI:
non ho capito!
MARINO U.:
no! ti spiego il motivo...e dice una cosa ...da una parte ho errato in
benevolenza io nei tuoi confronti...perchè ho errato io? perchè vi ho detto "me la vedo io!"
OMISSIS fino ad ore [09:29:50] (entra una donna per ragioni di lavoro e parla con Ugo
MARINO)
MARINO U.:
ho errato in benevolenza perchè ...per dimostrarti che ti rispettavo e ti
ho detto in quella maniera...mi ha detto "caro Ugo!!", ora! che ho parlato di fronte, hai visto!
"queste benevolenze purtroppo...tu sei una persona !" ha detto...perchè mi chiama Ugo però
.."tu sei mio suocero, hai cinquantatre anni, tu lo devi capire perchè sei stato... e sai come
vanno i fatti...anzi ora vanno peggio e no meglio, perchè ci dobbiamo guardare uno
dall'altro...anche se noi siamo tutti ormai amici...ma amici il cazzo! eh! le sai queste cose!"...va
be! io te le dico perchè voglio che tu se corrispondono a tutto quello che ha detto dici "Demetrio
ti ha detto una cosa giusta!" mio genero...ha detto "io qua...tu per me puoi fare questo palazzo,
il corso Garibaldi, Ugo MARINO...se lo butta Ugo MARINO...! giustamente"...."Pasquale
CONDELLO ...per dire Pasquale, la famiglia CONDELLO non è venuta da FRASCATI a dirgli
"fermate il cantiere!", lo poteva fare per dargli i soldi a chi deve fare...qua possono venire uno,
due, tre, quattro, perchè tu sai come è la situazione...sono venuti loro e poi sono amici suoi, di
suo padre"...cioè! una cosa va detta...cerca di capirmi....
FRASCATI:
mio padre ...
MARINO U.:
...aspetta!
FRASCATI:
...mio padre è amico di tutti!
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MARINO U.:
no!...è amico! ma però ha detto una cosa giusta...è amico, nel bene o
nel male è amico di tuo padre...però dice ...
FRASCATI:
come è amico pure Pasquale CONDELLO
MARINO U.:
si!!! mi fai finire!...sono amici di tutti! se non mi fai finire poi....
FRASCATI:
si, si, si!
MARINO U.:
però voglio che tu mi dai all'ultimo, no ragione perchè voglio dare
ragione, la ragione c'è l'hanno i cornuti, ma mi dici "hai pienamente..."
FRASCATI:
ma allora qua...
MARINO U.:
...dobbiamo dare pienamente atto...perchè me l'ha fatto anche
ragionare a me, quindi giustamente ...dice "tu ormai me l'hai detto a me, me l'hai accennato ed io
non gli ho detto niente perchè c'era mio fratello eccetera ...però che succede...se gli mando
l'ambasciata a mio cugino ti dice ...Ugo! butta il corso Garibaldi che da te...da Ugo MARINO non
viene nessuno...però ci sono le altre persone che poi si prendono la cosa, la briga di levarci il
cappello noi nei loro confronti...quindi ognuno risponde delle proprie azioni!", gli ho detto io "a
questo punto devo dire che ho errato io...perchè ho errato io? perchè questo ragazzo prima di
mettere un puntello...per fare no il bello ma il garante suo...!" infatti ha detto "tu l'hai fatto in
buona fede!" , garante suo!... ha messo le cose...e ha detto "vuoi che vado io? te la vedi tu?...o mi
ha detto cosi o non me l'ha detto...me l'ha detto!" gli ho detto io..."è stato....quindi la colpa, la
responsabilità, nel senso benevolo della parola che gli ho detto, me la sono assunta io!"...dice
"si!... però tu non ti puoi assumere queste responsabilità...perchè...no perchè non sei in grado,
anzi tutto ti vogliono tutti bene a te o quanto meno se non ti vogliono bene, ti devono voler bene
per forza...!"
FRASCATI:
ti comportavi....
MARINO U.:
aspetta! no!..."ti devono volere bene per forza...poi all'ultimo o ti
vogliono...se no ti devono voler bene per forza....però il problema...tu non te li puoi assumere
queste responsabilità, permettimi! ...perchè ci sono delle regole....!"
FRASCATI:
giusto!
MARINO U.:
come mi hai detto tu! bravo!...hai visto come mi hai detto...."che il
signor Frascati sa che ci sono delle regole...allora! per ora...io ora vado che non c'è mio fratello,
chiamo...intanto a questo qua e gli dico ...se loro...noi gli diciamo...è un lavoro che sta facendo in
economia...
FRASCATI:
... Ugo...
MARINO U.:
...in economia Ugo...è andato ed ha chiamato a FRASCATI perchè sono
amici e sono insieme!"
FRASCATI:
perfetto!
MARINO U.:
"...io farò tutto questo però non voglio che questi tornano e gli dice
...va bene! noi...io! la nostra parte, CONDELLO, per dire, non la voglio!"
FRASCATI:
...inc...
MARINO U.:
lo vedi! ecco! ma lui mi ha dato...dice "io ti sto dicendo come vanno le
cose, tu non hai...hai errato nel senso...per la benevolenza che hai creato a questo ragazzo!", anzi
ha detto la parola "a questo ragazzo!"...."però tu capisci come vanno le regole...qua ci sono delle
regole...e tu le sapevi!"...allora gli ho detto io " però ora che ho errato non voglio fare cattiva
figura con il signor FRASCATI, perchè mi può dire ...che "pisciatore" sei! no! a me
"pisciatore"...!" dice "no! "pisciatore non te lo può dire a te perchè tu ti sei messo a
disposizione...c'è una famiglia che si chiama CONDELLO e non è venuto nessuno a rompere i
coglioni!" mi ha fatto questo...."però! questo non vuol dire ...ora me la vedo io!"...quindi! mi ha
detto "ora me la vedo io per darmi quella:...!", gli ho detto io "non voglio ora fare cattiva figura
con questo ragazzo!"...gli ho detto io "anzi! premesso! e ti dico pure questo anche se mi dai
legnate...!" gli ho detto "mi sta facendo il lavoro in economia..!"
FRASCATI:
...inc...
MARINO U.:
...per mandarglielo a dire ...in economia! lo sta facendo....
FRASCATI:
questo gli deve dire
MARINO U.:
eh!! io non sono storto ma tu mi fai
FRASCATI:
non ho detto mai che sei storto tu
MARINO U.:
no! mi hai fatto storto!
FRASCATI:
io a te?
MARINO U.:
gli ho detto "mi sta facendo il lavoro...!"
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FRASCATI:
io a te?
MARINO U.:
si! storto mi hai fatto! per dirmi in questa maniera...gli ho detto "mi sta
facendo un lavoro in economia...forse sta riuscendo solo per pagare gli operai e
per....ma!...perchè me l'ha detto...te lo voglio fare io ma in economia!" gli ho detto...quindi me lo
stai facendo in economia!...se noi mettiamo...ha detto "io vado a parlare!"...anzi ora vado e lo
chiamo subito....perchè sanno dove ... frequentano!....ha detto "quello che posso fare lo
faccio...mando qualche ambasciata!...perchè se Pasquale dice dopo...me la vedo io!!" hai capito?
FRASCATI:
si!
MARINO U.:
quindi! non ti preoccupare...gli ho detto "non voglio fare cattiva
figura!"...quindi!...sono arrivato...hai visto che l'ho mandato a chiamare subito!
FRASCATI:
basta!
MARINO U.:
cosi potete dire come sono andate le cose e come ti ho detto...ho errato
io!...da un lato non è che ho voluto errare per farmi il bello...ma tu hai visto! tu non è che hai
errato per farti il bello...tu non hai neanche sbagliato...hai detto una cosa giusta...perchè non
credere...perchè.....
si da atto che la registrazione si interrompe
(vds. all. nr. 15)
In prosieguo, si registrava un ulteriore colloquio tra Ugo MARINO ed Emilio FRASCATI,
in cui emergeva che il primo, oltre a richiedere al genero CONDELLO Demetrio di informare
CONDELLO Pasquale in ordine ad un suo deciso intervento nella vicenda descritta, precisava che
era perfettamente a conoscenza degli attuali assetti e delle regole criminali vigenti a Reggio
Calabria, circa la pianificazione delle molteplici condotte estorsive attuate dalla organizzazione di
tipo mafioso.
Le rivelazione del MARINO divengono particolarmente preziose nel momento in cui lo
stesso si spinge a specificare quale fosse il ruolo di Pasquale CONDELLO nell’ambito della
struttura di vertice che coordina le richieste estorsive sul territorio cittadino: nel sottolineare che se
Pasquale avesse voluto avrebbe potuto imporre il proprio volere ( a te Pasquale non ti dice niente!
se ti dice...rompe il collo...lo rompe e devono stare zitti) non fa altro che confermare che se da una
parte Giuseppe DE STEFANO è colui che coordina le attività delittuose, dall’altra riveste quel
ruolo previo accordo con Pasquale CONDELLO quale primus inter pares.
È sempre Ugo MARINO che specifica le regole care a Pasquale CONDELLO precisando
che quest’ultimo era dell’idea di far pagare a tutti l’estorsione, senza alcuno sconto per nessuno (
!"...perchè! perchè Pasquale non leva il cappello a nessuno! ...perchè poi sai come fanno questi!
io...quando te l'ho detto...inc...).
Con l’espressione “non leva il cappello a nessuno” il MARINO si riferisce proprio al
pagamento dell’estorsione: nei dialoghi in precedenza evidenziati, intercorsi tanto con l’estortore
non ancora identificato che con Emilio FRASCATI, utilizza spesso tale affermazione per
rimarcare il mancato pagamento dell’estorsione da parte di quest’ultimo;
la conversazione in esame, nella sua totalità, è avvenuta come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 7312 DEL 07.09.2007, ORE 09.35, CON
APPARECCHIATURA SIO.
LEGENDA:
MARINO U.: UGO MARINO;
FRASCATI : FRASCATI ;
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
MARINO U.:
"no! "un tuono di brutta figura" ...inc...tre...quattro, cinque...cento!" mi
ha detto....si sono presentati qua ..."siccome tu sai...."
FRASCATI:
come stanno le cose
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MARINO U.:
no! "come sono le regole!" e prende e mi fa...e qui!..."se gli domando al
signor FRASCATI le sa meglio di me!"..."meglio di me,...meglio di me no!...meglio di
me..."...perchè poi lui mi fa "mi ha detto nella strada "io lo so come sono le regole!...le sa come
sono le regole"....io...
FRASCATI:
per quello che io mi trovo in questa situazione
MARINO U.:
allora...allora lui ha detto...scusa! "questo!...tu non ti devi preoccupare
che hai sbagliato, non hai sbagliato niente, sei stato in buona fede...sei stato un amico suo per
dirgli in quella maniera!"...perchè...
FRASCATI:
Pasquale CONDELLO...scusa! per Pasquale CONDELLO ...inc...
MARINO U.:
gli ho detto io "se senti a Pasquale diglielo! perchè Pasquale...!", "a
te Pasquale non ti dice niente! se ti dice...rompe il collo...lo rompe e devono stare zitti!" ...però
dice..."tu sai che ci sono le regole e quelle regole si devono rispettare!"...perchè! perchè
Pasquale non leva il cappello a nessuno! ...perchè poi sai come fanno questi! io...quando te l'ho
detto...inc...
FRASCATI:
io vorrei sapere una cosa! quando tu hai parlato con tuo genero
MARINO U.:
eh!
FRASCATI:
...che doveva parlare con suo fratello che non c'era...tuo genero che
cosa aveva detto! che se la vede lui?
MARINO U.:
no! no! che gliel'avrebbe accennato a Mico...a Mico poi non si sono
visti e lui ha detto "quando è uscito Mico mi sono dimenticato pure io!" ma...
FRASCATI:
però...voglio dire...poi si allunga!
MARINO U.:
no, no! non si allunga! è una dimenticanza anche mia e tua...però dice
"non c'è problema! ora me la vedo io e se ne è andato dopo....mi ha detto "statti tranquillo! non
c'è problema!"... "ma no statti tranquillo tu!"..."no!" gli ho detto "non voglio fare la figura del
grande merda...per dirtelo!"...mi ha detto "stai tranquillo!" tutto qua!
FRASCATI:
...inc...per vedere se lo vedo...quando vi ho detto io "sai quel
lavoro!"...lui! no io! e mio cognato...inc...
MARINO U.:
non parlare che...quanto faccio una cosa che è importante
FRASCATI:
li ho portati i fari
MARINO U.:
sono arrivate alcune cose
FRASCATI :
si...inc...stanno facendo questa mattina lo sbancamento
OMISSIS fino ad ore [09:42:20] (si da atto che Martino Ugo parla al telefono di un
bonifico che gli doveva arrivare. successivamente i due interlocutori parlano di argomenti a
carattere lavorativo)
MARINO U.:
io lo sai di chi ho più fiducia di tutti?...inc...di mio genero
FRASCATI:
...inc...
MARINO U.:
perchè Mimmo....se veramente gli ha detto in questa maniera e perchè
hai sentito cosa ha detto quando...inc..., io ancora ripeto la parola che ...inc..."Ugo è una cosa,
senza...inc..., voi siete che state facendo...!" quindi....
FRASCATI:
si ...inc...
MARINO U.:
no! perchè ho....non ti posso spiegare più
FRASCATI:
si! perchè poi hanno tra di loro...tra di loro hanno i ruoli anche a
vicenda..
MARINO U.:
bravo!
FRASCATI:
quindi ognuno poi..
MARINO U.:
bravo! ora mi hai centrato....
FRASCATI:
a discapito tuo deve fare bella figura quello
MARINO U.:
ma a me non interessa...gli ho detto io "ma non voglio fare....!"
OMISSIS fino ad ore [09:50:26] (si da atto che entra una terza persona per pochi minuti
con il quale parlano di argomenti lavorativi, successivamente i due interlocutori continuano a
parlare di lavori edili)
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 16)
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Nel pomeriggio dello stesso giorno (il 7 settembre 2007), all’interno dei locali monitorati, si
registrava un’altra conversazione tra MARINO Ugo ed altri due soggetti, non meglio generalizzati,
avente per oggetto sempre la problematica attinente l’estorsione subita dalla ditta FRASCATI.
Anche in questa circostanza emergeva che l’estorsione era stata ordinata da Giuseppe DE
STEFANO, in considerazione che Ugo MARINO, ad un certo punto del discorso, riferiva ad uno
degli interlocutori con tono minaccioso di non raccontare nulla a Peppe ( inc... uno......chi!
Peppe!....sai vai a dirglielo, vai e fai parlare la bocca...fatti la bocca grossa, sai!..... ).
Dalla lettura complessiva del contenuto della conversazioni relative ai fatti in esame, non
residua alcun dubbio che la persona a nome “Peppe” è sempre da identificare con Giuseppe DE
STEFANO, in precedenza generalizzato.
La conversazione avveniva come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 7337 DEL 07.09.2007, ORE 14.53, CON
APPARECCHIATURA SIO.
LEGENDA:
MARINO U.= UGO MARINO;
UOMO = UOMO (UOMO NON IDENTIFICATO);
UOMO1 = UOMO1 (UOMO NON IDENTIFICATO).INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
MARINO U.:
io devo parlare con Nino...quello che comanda! ....per dire la verità io
ieri ero stanco....l'ho visto sul motorino e non mi sono fermato, no!....eh!!! ti stavo dicendo una
cosa...io devo parlare con Nino quello che comanda per dirgli come si è comportato con me...se
gli sembra una cosa corretta nei miei confronti, dato che c'è un rispetto da tanti anni o meno!....se
lui mi dice poi qualche altra cosa...io cosi lo metto...
UOMO: a conoscenza!
MARINO U.:
a conoscenza...
UOMO: dei fatti
MARINO U.:
...dei fatti!...appena io lo metto a conoscenza dei fatti lui non mi può
dire...lui non mi può dire più niente, hai capito?...allora gli dice ...questo fatto Demetrio...perchè
ora con Demetrio...anche, praticamente che mi aveva detto che andava, perchè me l'aveva detto
lui già.....io con Demetrio avevo parlato del fatto mio....perchè io a Demetrio non gli ho detto
niente...poi questa mattina.... sono successi altri problemi qua, che non posso stare a dire che
cosa....ma!...non per me! per FRASCATI!
UOMO: inc...
MARINO U.:
inc... uno......chi! Peppe!....sai vai a dirglielo, vai e fai parlare la
bocca...fatti la bocca grossa, sai!......
UOMO1: ....chi io?
MARINO U.:
si, si! tu!, tu! con te parlo
UOMO1: no! io no!...io non so!
MARINO U.:
non parlare neanche una parola!
UOMO1: ma che cazzo dici! quello che parlo io e te pare che glielo racconto agli
altri....inc..., ma stai scherzando!!
MARINO U.:
e questo è il problema....quindi la cosa non è finita qua...io ho cercato
UOMO: no! se è possibile fare un recupero
MARINO U.:
devi avere molto pazienza
UOMO: uh!!! non c'è problema...è da un anno, se è ...
MARINO U.:
devo parlare con Nino...
UOMO: se è un anno e mezzo che faccio
MARINO U.:
...e con Mico! perchè gli dico "Mimmo! quando ti ho chiamato a te io
ho detto che ho bisogno di tuo fratello?"...tu mi devi dire....tu dici "no! hai parlato di quello
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là...quindi...anzi mi hai detto tu che se la devono vedere tra di loro e si dividono tutto...ti ho detto
niente? anzi ti hai detto ok!..."
UOMO: grazie!
MARINO U.:
"grazie, ti ringrazio e cosi sarà fatto!"...questo è andato a dirgli queste
parole di me...no di me!...perchè siccome ha visto che è stato chiamato da una persona come a me,
gli dico io, si è preoccupato....e non gli piaceva che lo chiamavo io, hai capito?...lui non gli
piaceva che lo chiamavo io...apposta ti avevo detto io....io...che ti ho detto "io so alcune cose!" tu
non mi hai voluto....io l'avrei fatto in un'altra maniera, tu mi hai forzato..."facciamolo, facciamolo,
facciamolo!", ma fai come cazzo vuoi!
UOMO: no!
MARINO U.:
no! te l'avevo detto...te l'avevo detto io!
UOMO: si! ho capito, ma non...
MARINO U.:
"ho fretta...non ho...!"....perchè io sapevo come sarebbe finita.....dove
cazzo...inc...
UOMO1: l'hai vista?
MARINO U.:
l'hai presa?....non ne ho più!.......inc...
UOMO: ....ora! aspettiamo perchè....
MARINO U.:
per dirti che tu non devi avere fretta...io conosco i personaggi e
Demetrio ha ragione...perchè sono persone...tu non hai idea del danno che possono fare...ma no
danno a te o a me...lo possono fare per vie traverse.......per qualunque cose anche se non è
vero...non so se mi hai capito..
UOMO: si, si! ti sto capendo!
MARINO U.:
perchè lui non poteva stare cosi senza...con tutti i problemi che ci sono
lui cammina con ferrari e cose...e che ha tutto quel bene di Dio......vuol dire che c'è qualcuno che
lo protegge....hai capito? e loro lo sanno, le persone...tipo Demetrio, Nino e tutti, infatti mi hanno
detto "quando hai questioni.... con questo non avere mai questioni, dillo a noi!"...tu mi hai fatto
andare.....io ora non so come prendere a Demetrio per dirglielo...perchè devo parlare con
Demetrio, perchè se devo andare da Nino, devo parlare con Demetrio....hai capito che ...ti voglio
dire delle cose... devono camminare in un certo modo...ecco perchè io dico, ogni volta le cose
devono camminare in un certo modo.....mi dovete ascoltare....fretta, fretta, dobbiamo vedere,
dobbiamo sapere
UOMO: no , va bene! fretta, fretta, siccome è passato un anno e questo qua mi dava...
migliaia di appuntamenti mi dava e mai una volta si è fatto trovare, ogni volta mi dice "chiamami
lunedì!"...lo chiamo lunedì, lo pizzico per culo, lo chiamo lunedì "ah! ti avevo detto di chiamarmi
lunedì scorso!", che fai mi prendi per il culo!...eh!
MARINO U.:
ma conoscendo l'elemento...
UOMO: conoscendo l'elemento purtroppo si deve prendere per il suo verso
MARINO U.:
ecco!....
UOMO: va bene! Ugo! scappo che devo arrivare...per raccogliermi le cose..., ci vediamo
questa sera che ....tratto inc... a lavorare....va bene ...inc...ciao!
OMISSIS fino ad ore 15.04.07 (Ugo MARINO rimane in ufficio con un soggetto con il
quale parla di lavori di muratura che devono fare)
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 17)
Alle ore 15.25, un militare della locale Sezione Anticrimine, inviato nei pressi
dell’abitazione di Ugo MARINO, accertava che quest’ultimo, in relazione ai lavori inerenti la
ristrutturazione del negozio, manteneva contatti esclusivi con FRASCATI Emilio.
(vds. all.ti nr. 18)
Altra conversazione di particolare interesse, attinente all’estorsione in questione, si
registrava in data 13 settembre 2007, ed interveniva tra MARINO Ugo e Domenico CONDELLO
“gingomma”, referente di Pasquale CONDELLO per le attività estorsive coordinate dalla struttura
di vertice oggetto della presente richiesta.
Durante il dialogo, Ugo MARINO cercava di spiegare al proprio interlocutore che Emilio
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FRASCATI, appaltatore, sebbene fosse perfettamente a conoscenza delle “regole criminali”
vigenti a Reggio Calabria che prevedono l’obbligo di pagamento a cui ogni imprenditore deve
assoggettarsi per soddisfare le componenti criminali egemoni allorquando venga dato corso ad un
lavoro, non aveva contattato alcuno dei soggetti deputati alla riscossione per disposizione dello
stesso MARINO, proprio in virtù della vicinanza di quest’ultimo all’organizzazione facente capo a
CONDELLO.
Anche in questa circostanza, Ugo MARINO non perdeva occasione per esaltare il suo
ruolo, riferendo all’interlocutore quanto rapportato al genero CONDELLO Demetrio, in relazione
a tali fatti: “..sarò caduto forse in una banalità...perchè poi mi ha spiegato Demetrio, dice "vedi
Ugo! le cose sono cosi ora!", gli ho detto "Demetrio! non sapevo niente, pensavo che faceva lavori
Ugo MARINO...!" fammi finire... "...e c'è in mezzo, Mico, Pasquale,,,pensavo che non veniva
nessuno, quindi sono caduto....!" Appare chiaro, anche in tali passaggi dialogici, il riferimento a Pasquale CONDELLO,
quale massimo esponente del potere mafioso a Reggio Calabria.
Significativo appare quanto evidenziato da Domenico CONDELLO nel ribadire che
l’estorsione non era rivolta al MARINO (… tra parentesi ...questa non è una cosa a Ugo
MARINO): nel precisare la necessità di avvisare, in tempo utile e cioè prima dell’inizio dei lavori, i
referenti mafiosi collegati a Pasquale CONDELLO ma riferibili alle altre cosche egemoni, ha
voluto sottolineare la gestione concordata delle attività estorsive che va oltre la figura del singolo
capo società;
tali precisazioni consentono di accertare, peraltro, la presenza di una sorta di
istituzionalizzazione dell’azione estorsiva che tendenzialmente non si ferma neanche di fronte a
lavori eseguiti da persone vicine alle famiglie mafiose, semmai diversamente modulandosi
secondo la natura dei lavori eseguiti: “…comportano delle cose...ovviamente loro perchè... si
sono comportati... se prima ...ed era successo...inc...ti faccio un esempio...noi lo sapevamo... io
gli dicevo, vedete che sta facendo questo, quello e quell'altro ed erano loro stessi a dire un
lavoro in economia...”.- Precisava in seguito “ … erano loro stessi a dire..."ti ringrazio che me
l'hai messo a conoscenza!".
I due interlocutori apparivano, comunque, concordi nel ritenere che il FRASCATI, qualora
avesse avuto questo atteggiamento, sarebbe stato agevolato nel pagamento, magari limitandosi a
fare un semplice regalo a favore di qualche persona detenuta.
Tale atteggiamento, ovviamente, era dovuto esclusivamente al fatto che gli estortori erano
intenzionati ad agevolare il FRASCATI per l’intervento di Ugo MARINO, legato ai vertici della
famiglia CONDELLO da rapporti di parentela:
MARINO U.:
tutto apposto?...
MIMMO come è questo fatto?
MARINO U.:
eh! te l'ha spiegato?
MIMMO eh! Demetrio me l'ha spiegato Ugo, ma!....io quello che non capisco...Emilio! ha
ordini?
MARINO U.:
ah!! no ora ti spiego io! c'è stato qualcuno poi...io devo dare...
pigliarmi tutto no?...inc...però devi ascoltare a me
MIMMO certo!
MARINO U.:
e Demetrio ti ha spiegato bene, forse ho capito allora... capito... allora!
MIMMO uh!
MARINO U.:
lui quando è arrivato qui
MIMMO lui chi? lui...
MARINO U.:
FRASCATI! ...tratto inc... siccome sto facendo in economia, allora gli
ho detto io...mi ha detto lui "senti Ugo!...dice ...."parli tu o parlo io!", gli ho detto "non ti
preoccupare che parlo io!" pensando che tu... poi tu ....non eri... e mi è successo che mi sono
dimenticato...ma però la colpa c'è l'ho io...mi ha detto "no, se no devo andare a parlare io perchè
so come sono i fatti!"...lui una piccola responsabilità se l'è assunta, ...io non sapevo che...tratto
inc. si sovrappongono le voci...
MARINO U.:
aspetta, aspetta!
MIMMO ma tu devi sapere...
MARINO U.:
e aspetta, aspetta! ho capito, ma ...tratto inc... tutto tu perchè io... io
non voglio passare ora come uno... oh!...
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150
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si sovrappongono le voci
MIMMO tra parentesi ...questa non è una cosa a Ugo MARINO
MARINO U.:
no, no, no!!! noo, no! l'ho capito
MIMMO eh! eh! eh!
MARINO U.:
no! non c’entra niente!
MIMMO non ci dobbiamo confondere
MARINO U.:
no, no!
MIMMO eh!
MARINO U.:
ma pure coso, prima mi ha detto, quando gli ho detto che si ...tratto
inc...
MIMMO uh!
MARINO U.:
ha detto: "vedi che Ugo MARINO non centra niente! io qua sono venuto
da voi
MIMMO uhm, si, si!
MARINO U.:
però lui tratto inc... io mi assumo le ...gli ho detto "guarda!...inc...,
scrollando le cose al signor FRASCATI, perchè me ne assumo io la responsabilità, io gli ho detto
che me la vedo io, che non leviamo il cappello a nessuno, pensando dato che sono amico...dato
che ci siamo noi, non vi levate il cappello!"...quindi mi sono preso questa libertà che poi i sapendo
fatti ...sarò caduto in una banalità però...no dico! non è una banalità ...tu puoi fare quello che
vuoi...ma giustamente uno la...inc...si! sono in torto io che ...inc...che è venuta quando ...inc...la
casa, glielo dovevo dire e me lo sono dimenticato, tutto qua!...a Demetrio,...inc...gli ho detto io
"devo dire la verità! è una mia responsabilità, perchè FRASCATI voleva fare ed ho detto non
andare in nessun posto che qua da me non viene nessuno perchè glielo dico a Mico!" ...le parole
MIMMO si, si, si!
MARINO U.:
allora questo ragazzo ha detto " va bene! non vado in nessun posto, te
la vedi tu!" "me la vedo io!"...ecco! io perchè
MIMMO si, si, si!
MARINO U.:
sarò caduto forse in una banalità...perchè poi mi ha spiegato Demetrio,
dice "vedi Ugo! le cose sono cosi ora!", gli ho detto "Demetrio! non sapevo niente, pensavo che
faceva lavori Ugo MARINO...!" fammi finire... " ...e c'è in mezzo, Mico, Pasquale,,,pensavo che
non veniva nessuno, quindi sono caduto....!"
MIMMO ma!...
MARINO U.:
aspetta! ...allora poveretto che era tranquillo... poi sono venuti altri due
MIMMO eh! eh!
MARINO U.:
che lui ha saputo sapere rispondere perchè non sapeva se era della
Polizia, perchè se erano in qualche posto dice: fanno questi intrecci, e quindi ha chiamato a
Demetrio...gli ha detto "Di nuovo sono venuti altri due" ma voi non avete dato ambasciata a
nessuno?", gli ha detto: "guardate! io dal cielo non sono caduto, sicuramente...!" gli ha saputo
rispondere "...se cadevo qua qualcuno lo sa, però non volendo!" gli ha detto "parlate con il
titolare!"...inc...dice "ma voi...a noi Ugo MARINO non ci interessa!" per i lavori...inc..."si" gli
stava dicendo lui " parlate con il titolare!"...non gli voleva dire il fatto tuo...
MIMMO si, si...
MARINO U:. ...onesto, dice: non so se sono della Questura, non so se...inc...si è
comportato ...inc...
MIMMO tratto inc....
MARINO U.:
il tempo che mi chiamava, esco e non c'erano...dice "passiamo tra una
settimana!" ora! io capisco ma non voglio fare ora una cattiva figura ...tratto inc... Demetrio
...dice "Ugo! ora vediamo!"...se la vede lui, vediamo un pochettino quello che possiamo fare...però
dice "ormai ci sono delle situazioni...!" che io non sapevo, devo dirti la verità....perchè devo fare
il fango e dirti...
MIMMO tu devi pensare una cosa...che questa non è una cosa riferita ad Ugo...
MARINO U.:
l'ho capito!
MIMMO ...ne da una parte e ne dall'altra...
MARINO U.:
no!! no! l'ho capito...
MIMMO Ugo!
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MARINO U.:
... ti ho detto però che lui voleva andare, ma per....capisci... nell'errore
sono caduto io, sto dicendo... ora vedi tu come puoi perchè sembra...che dopo che ho parlato
io...facciamo una figura di merda, non so come comportarmi...
MIMMO ora... aspetta un attimo Ugo! io ti spiego
si da atto che alle ore [12:49:54] entra un uomo di nome Mario che saluta i due
interlocutori e inizia a parlare di materiale arrivato e di consegna da fare dandosi appuntamento
a domani mattina. Mario esce dalla stanza alle ore [12:51:22].
MIMMO ....ti volevo dire io...allora!...queste piccole, diciamo, mancanze, queste...inc...,
che cosa comportano
MARINO U.:
ma io...
MIMMO aspettate un attimo!
MARINO U.:
si, si!
MIMMO comportano delle cose...ovviamente loro perchè... si sono comportati... se prima
...ed era successo...inc...ti faccio un esempio...noi lo sapevamo... io gli dicevo, vedete che sta
facendo questo, quello e quell'altro ed erano loro stessi a dire un lavoro in economia...
MARINO U.:
esatto!
MIMMO erano loro stessi a dire..."ti ringrazio che me l'hai messo a conoscenza!"
MARINO U.:
esatto!
MIMMO se poi vuoi prende... ti faccio un esempio, un pensiero...
MARINO U.:
un pensiero lo puoi fare
MIMMO no UGO!!
MARINO U.:
no, no! non centra
MIMMO ohoo!!
MARINO U.:
inc...pensiero
MIMMO quindi prendi ...inc... non per Pasquale ...tratto inc...
MARINO U.:
per qualche carcerato!
MIMMO esatto... oh!!! e finiva cosi!
MARINO U.:
si!
La situazione di apparente contrasto generatasi portava Domenico CONDELLO a valutare
che un tale atteggiamento avrebbe potuto indurre in errore i soggetti non direttamente collegabili a
Pasquale CONDELLO, i quali sarebbero stati portati ad ipotizzare una sorta di disaccordo
propedeutico a situazioni potenzialmente in grado di minare gli accordi spartitori in essere: “.. nel
momento in cui questo non accade dice "uttana" Ugo MARINO ...inc... aspetta sta lavorando,
Mico non sa niente, Nicola non sa niente..”.- In seguito aggiungeva: “… no!! che magari qua non
andiamo d'accordo, quando non è cosi”;
il colloquio avveniva come segue:
MIMMO nel momento in cui questo non accade dice "uttana" Ugo MARINO ...inc...
aspetta sta lavorando, Mico non sa niente, Nicola non sa niente...
MARINO U.:
giusto, giusto!
MIMMO Nino non sa niente!....come è qua il discorso? che cosa posso intendere loro!
magari...
MARINO U.:
che ...inc... nemmeno voi
MIMMO no!! che magari qua non andiamo d'accordo, quando non è cosi
MARINO U.:
no!!!
MIMMO dico questo...possono pensare anche ,....
MARINO U.:
tante cose, giusto...
MIMMO ...fra le altre possono pensare anche questo, mentre non è cosi, giusto!... ci sono
state alcune vicissitudini, ...inc... mancato, è successo quello...
MARINO U.:
ma...infatti quello gli ho fatto capire a...
MIMMO ...è successo quello che è successo... magari in quel minuto là
MARINO U.:
bravo!
MIMMO ...preso da altre cose...
MARINO U.:
di altre cose...bravissimo!
MIMMO oh!
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MARINO U.:
...io proprio questo gli ho voluto dire
MIMMO ....preso da altre cose...
MARINO U.:
ed è sfuggito...
MIMMO e si è dimenticato...pensava... giusto....
MARINO U.:
è sfuggito!
Dal contesto della conversazione emergeva, comunque, l’impegno di Domenico
CONDELLO diretto a risolvere a favore del FRASCATI la situazione venutasi a creare, attraverso
un “regalo” da parte di quest’ultimo; lo stesso sottolinea poi che “queste regole che ci sono …
sono per tenere un po’ di ordine”:
MIMMO ...onestamente lui stesso aveva detto....no perchè non è che MICO... siccome gia
lui... EMILIO sa, così come ...inc...
MARINO U.:
già l'ha detto!
MIMMO ...a prescindere se vogliamo o non vogliamo i soldi....ma lui dice "io
...inc...!"...se poi quest'amico che ...tratto inc... cioè che mi ha fatto vedere...
MARINO U.:
si!!
MIMMO che lavora...lavora quello che lavorava...cioè! hai capito...però nel momento in
cui...voglio vedere se capita tante persone, quello...tratto inc...
MARINO U.:
si!...inc...
MIMMO ...inc...
MARINO U.:
ma hai capito....
MIMMO quando...inc...
MARINO U.:
...ma io qua...ho trascurato io...
MIMMO questo è!
MARINO U.:
...perchè non sapevo che c'erano delle forme di regole! che lui ha detto
"si ci sono queste regole!...aspetta...però....
MIMMO ma non è che è detto che quelli sono... e noi gli dobbiamo dire glieli devi dare
MARINO U.:
si! ho capito!
MIMMO poi fare pure a meno di darglieli ...inc... puoi fare un pensiero e dici: guarda... a
qualche poveraccio che ne ha bisogno...dove questo qua...inc...
MARINO U.:
ma questo...
MIMMO in economia, questo ti sta facendo un lavoro ...inc...
MARINO U.:
ma questo voglio che gli diciamo a lui
MIMMO si! ma io l'altro giorno mi sono visto con lui ...
MARINO U.:
si! ma lui ha detto che si è fermato lui stesso quando... fermato...
MIMMO eh! ed ha detto NINO… dice ehee...
MARINO U.:
niente non ti preoccupare...
MIMMO perché gli ho detto non ti preoccupare ...è tutto risolto e una fesseria, punto! non
è che ...questo qua...ora! nel moneto in cui ancora non mi sono visto con nessuno di questi quà
MARINO U.:
ecco!
MIMMO perché...
MARINO U.:
...ero con te quando è venuto il primo?
MIMMO si! eri con me! e ...inc...
MARINO U.:
lo sai cosa gli hanno detto i secondi prima... fra una settimana sapete se
ci sono novità
MIMMO no, no! be... gli mando ambasciata...
MARINO U.:
eh!
MIMMO ho provveduto io a mandargli per vedere se potevamo sapere questo discorso
qua...
MARINO U.:
esatto, eh!
MIMMO ...perché tre-quattro persone ...inc...
MARINO U.:
eh!...ora gli devi dire a lui "guarda!...!"
MIMMO no! io....
MARINO U.:
"...ora tu puoi fare..:!", come un pensiero tuo, personale...
MIMMO si...
MARINO U.:
...non lo so come vi state comportando voi....
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MIMMO no, no!
MARINO U.:
voglio che parli tu con lui...
MIMMO no... dico parlo io ehee...
MARINO U.:
e ...inc... fai finta...esatto!
MIMMO voglio dire...
MARINO U.:
perché tu gli dici "Ugo! ...tratto inc..."
MIMMO io prima voglio parlare con loro e dire...dire questa situazione che... se no può
darsi che loro... io...
MARINO U.:
no, lo detto allora...dice: se Mico dice... no, guarda che cosa ha
detto...aspetta...
MIMMO si, si!
MARINO U.:
"se Nino dice di lasciare perdere non c'è nessun
problema!"...onestamente ha detto cosi
MIMMO lo so, lo so...
MARINO U.:
ha detto ...no! io ti devo dire quello che mi ha detto pure, ...inc... NINO
che ci dice a noi, lascio perdere non c'è problema, perchè quello che dice Mico per noi è...
MIMMO lo so, lo so!
MARINO U.:
onestamente
MIMMO lo so, lo so, lo so...
MARINO U.:
...inc...io te lo devo dire, no! se no tu mi puoi dire a me "questo
pisciatore cosa ha detto!"
MIMMO no! no, no,no!
MARINO U.:
io devo dire la verità
MIMMO è giusto Ugo! questo qua...
MARINO U.:
ma queste regole io le capisco
MIMMO ed allora! questo qua...queste regole che ci sono...sono per tenere un pò di
ordine...capisci!
MARINO U.:
no!
MIMMO ...se no vengono...e ti rompono i coglioni a te, i coglioni a quello...
MARINO U.:
si, si!
MIMMO ...quando loro sanno che...quanto vengono...lo stabiliamo...se ritengo io, in
questo caso qua oppure che ti posso dire, oppure quello ha un altro dei suoi che..inc...
si da atto che alle ore [12:55:05] una donna di nome Tina entra in stanza chiedendo
permesso, la donna saluta l'interlocutore che parla con Marino U. e poi con quest'ultimo discute
di bolle e pratiche da evadere, uscendo successivamente alle ore [12:56:15].
MIMMO va bene! si!
MARINO U.:
hai capito!
MIMMO siccome, magari gli capita ad un altro, e cosi si evitano ...inc...
MARINO U.:
io vedi... non ho voluto errare...ho pensato che dato che ho la mia
parentela...allora questo ragazzo
MIMMO no
MARINO U.:
aspetta
MIMMO no
MARINO U.:
....lui mi ha detto...te lo devo dire perchè...
MIMMO si
MARINO U.:
vuoi che parlo..., lui mi ha detto "che vuoi che parlo io o parli tu?"
allora se tardo un pò...sapendo che noi siamo...
MIMMO ma perchè...
MARINO U.:
eh!...però te lo devo dire, se no....
MIMMO è discutibile questo che dici tu, Ugo!...
MARINO U.:
...allora gli ho detto io ...
MIMMO ...hai fatto la procedura più giusta che potevi fare
MARINO U.:
ma non vorrei...
MIMMO però anziché..c'è stato che...ci siamo dimenticati di parlare perchè...perchè non
ci voleva niente che io....
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MARINO U.:
ma è giusto che te lo dico, no! che ...inc...analizzando che lui ha detto
vuoi....
MIMMO certo!
MARINO U.:
...gli devi dire cosi ..."vuoi che parlo io o parli tu?" gli ho detto "non ti
preoccupare che qua non ti tocca nessuno!"...
MIMMO si
MARINO U.:
la mia parola! perchè sapendo...
MIMMO ma come...
MARINO U.:
no!...inc...mi ha detto ...mi ha detto ieri sera Demetrio "ci sono alcune
regole...poi se noi gli diciamo...non dovete rompere il cazzo...glielo possiamo dire dopo..."
MIMMO: era giusto infatti...
MARINO U.:
...inc...
MIMMO: siccome loro
MARINO U.:
Demetrio mi ha detto a me "no! tu non hai sbagliato, l'hai fatto in
buona fede...sapendo che c'eravamo noi!...tu sei rimasto in buona fede per farti non il bello ma
per dire, per stare ...!"
MIMMO eh!...ma non è questo
MARINO U.:
" per stare tranquilli va!"...ecco!...allora tu hai detto questo...poi non
me l'ha riferito, perchè io non gliel'ho detto a Demetrio, me lo sono dimenticato pure...e allora è
uscito questo fatto qua, no!...ora diciamo quando...
MIMMO Ugo!...
MARINO U.:
...mi ha detto Demetrio "quando viene...inc...!"...
MIMMO ...ascolta una cosa...
MARINO U.:
infatti io...
MIMMO quando tu mi hai telefonato...io giustamente...inc...
MARINO U.:
no! che ti dico io!...
MIMMO no!!! non ...
MARINO U.:
ma tu capisci....
MIMMO ...ho pensato che era qualche problema...
MARINO U.:
...no! io infatti non ti ho detto niente...ti ho detto "ci vediamo al
ritorno!"...io mi mettevo al telefono per parlare.....
MIMMO ...no!! per l'amor di Dio!
MARINO U.:
lasciamo queste cose qua....ed infatti pure a questo ragazzo lo
tranquillizzi tu...poi...
MIMMO ...inc...
MARINO U.:
...poi! le parole...gli dici poi assecondo quello che parli tu gli dici..o fai
un pensiero tu...fai un pensiero...o che glielo vuoi o non glielo vuoi dire, quello sono cazzi tuoi,
non voglio nemmeno esserci d'avanti io...
MIMMO no,no, questo è giusto
MARINO U.:
perchè...perchè se no sembra...
MIMMO no, no!
MARINO U.:
però vedi che me lo sta facendo in economia reale...e si sta impegnando
al massimo proprio
MIMMO Ugo! non ti ...inc...
MARINO U.:
ed giusto che te lo dico a te
MIMMO oh!!
MARINO U.:
sto parlando con te! ad un altro non gli dicevo queste cose...
MIMMO ed allora! quello che ti voglio dire io...quello che dici tu è giustissimo per l'amor
di Dio, non ti sto dicendo questo...
MARINO U.:
si, si!
MIMMO poi...ripeto! sta a noi...
MARINO U.:
infatti, infatti coso gli ha dato...sia pure... vedi che non so chi siano,
perchè...inc...gli ha detto "guardate che Ugo MARINO non centra niente
qua!"...io...FRASCATI.......no, no! "no che ci confondiamo!" ...inc... "no che ci confondiamo! ...qua
Ugo MARINO è una cosa, Ugo MARINO se deve scavare il corso...lo scava! ma qua non è Ugo
MARINO!"
MIMMO si, si!
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MARINO U.:
ora! no! per dire che ...inc...pure ti porta a conoscenza che ne ha
parlato lui...
MIMMO non avevo dubbi, dico, che loro...
MARINO U.:
in poche parole mi ha detto a me "quando viene Mico...se a me
Mico....a me non interessa niente ...poi se la vede ... e sa già di questo fatto, per dire, sa quello che
deve fare...non ti preoccupare Ugo...tu non ti devi preoccupare!" no gli ho detto "io mi sto
preoccupando ...è l'errore che non è un errore...l'ho fatto in buona fede!"
MIMMO una mancanza dai...
MARINO U.:
no!!...in buona fede!...lui mi ha capito che io non sapevo determinate
regole ed allora...mi ha detto "non hai torto, l'hai fatto in buona fede perchè sapendo
giustamente..!", mi ha detto "guarda ! che te lo potevi permettere!"...mi ha detto...anzi...
MIMMO ora a che punto sei tu qua con i lavori?
MARINO U.:
ancora non sto partendo!
MIMMO e perchè?
MARINO U.:
no per il lavoro, ...inc...
MIMMO e perchè?
MARINO U.:
sono due piani scusa...sono due piani
MIMMO hai fatto...hai unificato tutti e due...
MARINO U.:
abbiamo fatto tutto! abbiamo sfondato tutto, ...inc... facciata
si da atto che alle ore [12:59:27] l'interlocutore raccomanda a MARINO U. di controllare
il figlio che corre con la macchina.
MARINO U.:
ma sei andato da coso?
MIMMO da chi?
MARINO U.:
eh!!! dal generale là...da coso
MIMMO da Massimo?
MARINO U.:
eh!
MIMMO e non sono andato!...e non senti!...sono andato...inc...là, Ugo! siccome ha perso
tutto quel tempo che già....
si da atto che la registrazione si interrompe
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 19)
Ancora una volta dal contenuto del dialogo emerge in maniera inequivocabile lo spessore
del ruolo operativo affidato a Domenico CONDELLO ed al fratello Demetrio, legato alla gestione
per conto della cosca CONDELLO delle attività estorsive all’interno dell’organismo decisionale di
tipo verticistico a ciò finalizzato.
I dialoghi dai medesimi intrattenuti evidenziano, invero, la piena consapevolezza del
completo assoggettamento dei partecipi al sodalizio alle ferree regole criminali che ne governano
l’azione, potenzialmente temperabili solo dalle decisioni condivise dei soggetti di vertice
dell’organizzazione;
l’estrema prudenza che lo stesso Domenico CONDELLO utilizza nell’affrontare la querelle
generata dalla richiesta estorsiva rivolta ad Emilio FRASCATI, è ampiamente sintomatica di una
gerarchizzazione forte all’interno della struttura prima richiamata, che agisce per schemi
precostituiti e tendenzialmente rigidi al fine di non generare disuguaglianze potenzialmente in
grado di degenerare.
Ecco la difficoltà di aggiustare la situazione da parte di soggetti pur in qualche modo
inseriti in quel contesto, quale Ugo MARINO, o rivestiti di ruoli qualificati nell’ambito
dell’organismo decisionale, quale Domenico CONDELLO;
solo i riferimenti a Pasquale CONDELLO come colui il quale è in grado di superare lo
stallo venutosi a creare, danno la misura da una parte dello spessore di questi e del suo carisma
criminale e, dall’altro, consentono di cogliere appieno il ruolo di Giuseppe DE STEFANO che
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governa le richieste estorsive nel centro della città in modo autorevole, secondo logiche spartitorie
che lasciano poco spazio a disfunzioni legate a scelte discrezionali.
È proprio questo, allora, lo specchio dell’attuale assetto criminale cittadino con riferimento
alle attività predatorie di tipo estorsivo, una struttura che si fonda su una sorta di confederazione
tra le cosche principali, programmaticamente strutturata per funzionare attraverso automatismi
criminali collaudati, gestita in prima persona da Giuseppe DE STEFANO, investito del grado di
“Crimine”, approvata da Pasquale CONDELLO, appoggiata per quanto si è esposto in precedenza
da Pasquale LIBRI, che di quelle ferree regole è il riconosciuto garante per essere succeduto in tale
ruolo al di lui fratello Mico LIBRI.
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LE RECENTI DICHIARAZIONI DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA CARLO MESIANO, RELATIVE
AL RUOLO DELLA FAMIGLIA DE STEFANO.
Nel corso della redazione del verbale illustrativo dei contenuti della collaborazione Carlo
MESIANO, in data 27 settembre 2007, compiva non senza una evidente preoccupazione una serie
di riferimenti alla famiglia DE STEFANO ed al ruolo alla medesima unanimemente riconosciuto;
dichiarava in particolare:
“OMISSIS …in relazione alle estorsioni, intendo ribadire che relativamente ad un lavoro in
via Torrione, del valore di 50000,00, condomino Speranza, MOSCATO Demetrio mi disse che
bisognava andare a parlare alla fonte: siamo andati un giorno ad Archi, ci siamo fermati alla
colonnina dell’Esso, vicino al gommista Fracapane.
Il MOSCATO, detto “manuzza”, parlò uno della colonnina e prese appuntamento per
l’indomani.
Il giorno dopo si è recato all’interno di garage di fronte la colonnina: dopo circa dieci
minuti è uscito dicendo che aveva parlato con i DE STEFANO e che alla fine dei lavori
pretendevano il 4%; penso possa essere Giorgetto DE STEFANO che ho visto spesso sui cantieri.
Dopo l’incontro ho visto Giorgetto DE STEFANO il quale mi disse che aveva parlato con il
MOSCATO e che la cosa era stata sistemata … OMISSIS …”
In data 09 febbraio e 26 maggio 2009, nuovamente escusso il MESIANO ribadiva quanto
già dichiarato, precisando una serie di particolari di sicuro interesse:
“In relazione alla famiglia DE STEFANO intendo precisare che ero molto amico di
Luciano e Domenico CREAZZO, originari di Palizzi; frequentavo in particolare la loro casa al
mare ad Archi.
In tali occasioni ho frequentato, all’età di quindici-sedici anni, i figli dell’Avv. Giorgio DE
STEFANO, Diana e Giovanni; in inverno ci incontravamo in piazza De Nava, dove ho conosciuto
anche Dimitri DE STEFANO.
Con riferimento ad un lavoro di ristrutturazione, dell’importo di € 58.000, in via Torrione,
cond. La Speranza, decisi di entrare in società con Mimmo MOSCATO per l’esecuzione
dell’opera: siamo forse nel gennaio-febbraio 2006.
Consapevole di dover pagare una percentuale a titolo di estorsione, chiesi al MOSCATO a
chi bisognava rivolgersi: lo stesso mi disse che era necessario andare alla fonte, ovvero dai DE
STEFANO.
A tale fine sono andato ad Archi, insieme al MOSCATO, presso il distributore di benzina
Esso: il MOSCATO ha parlato con il benzinaio, il quale gli disse che bisognava tornare in un
secondo momento.
Dopo qualche giorno siamo tornati presso il distributore: il MOSCATO, dopo aver avuto il
via libera dal benzinaio, si è recato in un locale di fronte al distributore, ricordo che l’accesso era
in discesa.
In relazione a tale lavoro è stata pagata una tangente pari a circa € 3000 a Giorgetto DE
STEFANO: la somma è stata consegnata da Mimmo MOSCATO.
Era Giorgetto DE STEFANO ad essere incaricato di riscuotere le tangenti per conto della
cosca.
Ricordo inoltre che, a fine anno 2006, era in vendita un terreno in via Pasquale
ANDILORO, in zona Spirito Santo: la proprietaria era tale Letizia ARCUDI con la quale aveva
pattuito che noi avremmo realizzato l’immobile e lei ci avrebbe versato circa € 900.000; tale
affare poi non è andato in porto.
Anche con riferimento a tale operazione Mimmo MOSCATO mi disse che aveva parlato
con la fonte, ovvero i DE STEFANO, e quindi eravamo a posto, nonostante fossimo in una zona
controllata dai LIBRI”.
In data 06 ottobre 2009 precisava, infine, che: “In relazione alla tangente pagata a
Giorgetto DE STEFANO, ovvero Giorgio CONDELLO SIBIO, intendo precisare che ho
incontrato lo stesso qualche tempo dopo: lo stesso mi disse che per il lavoro di via del Torrione
era tutto a posto, in quanto aveva risolto con Mimmo MOSCATO”.
Le dichiarazioni rese da Carlo MESIANO evidenziano circostanze meritevoli di attenzione
non solo perché riferite dal diretto protagonista della vicenda estorsiva, che lo ha riguardato
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unitamente al MOSCATO, ma soprattutto perché contengono riferimenti estremamente
significativi in merito all’attuale ruolo della famiglia DE STEFANO nella complessiva gestione
delle attività estorsive portate a compimento sul territorio cittadino.
Nella genuina esposizione dei fatti a sua conoscenza, connotata da quei caratteri di
credibilità soggettiva, attendibilità intrinseca ed estrinseca richiesti dall’art. 192, commi 3 e 4,
c.p.p., il MESIANO pone immediatamente in evidenza una espressione che tanto nel corso della
prima che della successiva escussione tende ad enfatizzare: “andare alla fonte”.
Certo non è richiesto un particolare sforzo ermeneutico per cogliere il grado in cui una
terminologia ricca di simbolismi, tipica dell’organizzazione criminale di tipo mafioso operante in
questo centro metropolitano, imprime il suo significato nella mente di una appartenente alla
‘ndrangheta come il predetto collaboratore di giustizia (“Sono stato battezzato a Roccaforte del
Greco da Nino PANGALLO, nel corso di una riunione a cui presero parte questi, Salvatore
MAESANO, Ciccio PANGALLO, Giovanni PANGALLO, Teodoro SPANO’ e Pepè ROMEO;
Mimmo RUSSO non era presente in quanto all’epoca detenuto; nel corso delle riunioni si parlava
soltanto. …OMISSIS…Volevo entrare a far parte della cosca LABATE ma non mi è stato
consentito perché facevo parte del locale di Roccaforte” dal verbale illustrativo dei contenuti della
collaborazione del 18 maggio 2007);
il MESIANO, invero, da intraneo coglie il riferimento “alla fonte” come la più alta
espressione del potere mafioso di cui è parte, nella piena consapevolezza che i soggetti a cui si
compie riferimento sono ben al di sopra del suo livello, costituendo il gotha di un’organizzazione
in grado di controllare tutto e tutti.
È consapevole l’imprenditore ed appartenente alla ‘ndrangheta Carlo MESIANO di dover
soggiacere alle regole che disciplinano la sua attività, di dover sottostare inevitabilmente al
pagamento della tangente, chiede solo al suo socio di verificare con chi si debba materialmente
entrare in contatto.
La risposta che ottiene dal MOSCATO non è un riferimento qualunque, tanto che lo stesso
Carlo MESIANO è sorpreso dall’apprendere che in città non si è più di fronte ad un problema di
ripartizione della competenza territoriale tra le cosche protagoniste della seconda guerra di mafia,
ma che vi è qualcosa di nuovo che sfugge anche a chi di quel mondo è parte.
Apprende in quella sede, ed ecco perché ne rimane così colpito, che esiste una famiglia che
gestisce le attività estorsive in nome e per conto di tutte le altre, che la competenza diffusa di cui
gode la legittima a decidere anche su territori ricadenti storicamente sotto il controllo di altre
cosche;
apprende in sostanza che vi sono due strade per le “messe a posto”: la prima, a lui nota ma
ormai in disuso, che porta alla cosca competente in relazione all’ambito territoriale oggetto
dell’attività di impresa potenzialmente in grado di generare profitto; la seconda, a lui fino a quel
momento ignota, in cui la cosca al cui vertice si trova a far parte il “crimine” Giuseppe DE
STEFANO ha il potere di amministrare le attività estorsive senza i limiti ed i condizionamenti
degli ambiti territoriali cittadini.
I riscontri alle dichiarazioni.
Questo Ufficio delegava specifici riscontri alle dichiarazioni rese da Carlo MESIANO
appena riportate al Raggruppamento Operativo Speciale – Sezione Anticrimine – di Reggio
Calabria, il quale evadeva la delega con la nota n. 112-346-14-2005 di prot. del 09 luglio 2009
nella quale si evidenzia quanto segue:
“Il giorno 07 luglio 2009, i sottoscritti Lgt. Francesco SIMONE, M.A.s.U.P.S. TRIPODI
Nicola, M.C. SPAGNOLO Luca e Car. “S” PASSAFARO Agostino, tutti appartenenti al R.O.S. Sezione Anticrimine CC di Reggio Calabria, in ottemperanza alla delega d’indagine nr. 5731/05
R.G. N.R. Mod. 21 DDA, emessa in data 07.07.2009 dalla Direzione Distrettuale Antimafia della
Procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno proceduto, unitamente al collaboratore di
giustizia MESIANO Carlo, nato a Reggio Calabria il 02.11.1970, ad effettuare un sopralluogo a
Reggio Calabria in località Archi, al fine di individuare una via in cui tale MOSCATO
Domenico, in passato, si sarebbe recato nell’ambito di un’attività estorsiva. Il MESIANO
precisava che in tale circostanza aveva accompagnato il MOSCATO, ma era rimasto nei pressi
del luogo d’interesse.
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Sulla scorta delle dichiarazioni rilasciate dal MESIANO Carlo, sono state espletate le
seguenti attività:
a.
alle ore 15.15, a Reggio Calabria in località Archi, nel percorrere la via SS 18 II
tratto in direzione Nord, il collaboratore di giustizia indicava una traversa che conduceva ad una
carrozzeria con insegna VOLKSWAGEN, ubicata di fronte ad un’area di servizio con insegna
ESSO. Lo stesso riferiva che il MOSCATO, dopo aver attraversato la strada SS 18, si era diretto
nella traversa precedentemente descritta, precisando che dalla posizione in cui si trovava, non era
riuscito a vedere dove il MOSCATO si fosse recato.
b.
A compendio dell’attività svolta, attraverso le riprese fotografiche dei luoghi
d’interesse venivano acquisite le immagini di interesse;
c.
Il sopralluogo eseguito ha permesso di accertare che nella traversa in esame è
ubicato un solo accesso ad unità abitative, indicato con il civico 10/D. Pertanto, sono stati
eseguiti gli accertamenti anagrafici presso la banca dati telematica del Comune di Reggio
Calabria, di cui si elencano tutti gli attuali residenti, divisi per nuclei familiari d’appartenenza:
OMISSIS
d.
In fondo alla traversa è ubicata un’officina carrozzeria – officina meccanica con
insegna Volskwagen, che da accertamenti espletati alla Camera di Commercio di Reggio
Calabria, risulta intestata alla ditta individuale “SCOPELLITI Domenico” con sede legale a
Reggio Calabria fraz. Archi via Nazionale 2° tratto nr. 10/D, codice fiscale SCPDNC39A30H224I
/ partita IVA 00200260800, Numero REA RC-91995, avente come unico titolare firmatario
SCOPELLITI Domenico nato a Reggio Calabria il 30.01.1939, ivi residente in via Ciccarello
Dir. Caprai nr. 19.
OMISSIS
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LE CONCLUSIONI DI QUESTO UFFICIO.
Il dato che deriva dalla ricostruzione sin qui effettuata è di notevolissima portata: la
’ndrangheta che controlla la città di Reggio Calabria ha messo in atto alcune tendenze evolutive
proprio nel settore delle estorsioni, che più di ogni altro caratterizza l’ordinario agire mafioso
(dovendosi escludere, allo stato, che le risultanze d’indagine acquisite nel presente procedimento
autorizzino a formulare conclusioni di più ampia portata).
Non ha bisogno di dotarsi di una struttura rigidamente verticistica alla maniera di Cosa
nostra siciliana, la cui istituzione presupporrebbe uno stravolgimento profondo della sua natura
stessa.
È una ‘ndrangheta, quella cittadina fotografata dalla presente indagine, che ha bisogno,
però, di strumenti nuovi e di gerarchie condivise, che non può reggersi più su quella consolidata
orizzontalità pura, che diviene sempre più di pura facciata.
È la stessa analisi storica del fenomeno, che in questa sede si è inteso tratteggiare per
meglio argomentare in merito alla sua evoluzione, che dimostra le attuali tendenze:
l’organizzazione di tipo orizzontale con riferimento alle cosche cittadine non è stata una scelta
volontaria.
È stato il risultato imposto da una pace inevitabile con la quale si è deciso di porre fine ad
un conflitto armato, lungo e cruento, non perché ci sia stato un cartello mafioso che è riuscito a
prevalere, ma perchè un conflitto di maggior portata e durata avrebbe innescato un meccanismo di
autodistruzione inevitabile, non limitato soltanto alle cosche in guerra ma a tutto quell’universo
criminale che all’ombra di quei principi mafiosi è vissuto e cresciuto.
Tale assunto appare emblematicamente rappresentato da un passaggio della conversazione
del 23 febbraio 2002, già ampiamente richiamata, intercettata in Prato tra il vecchio patriarca Mico
LIBRI ed il giovane imprenditore Matteo ALAMPI (in cui il LIBRI parla di Pasquale
CONDELLO):
“Domenico LIBRI: “Non è uno (incomprensibile). E’ uno tra i migliori uomini di Reggio,
senza offesa”
Matteo ALAMPI: “Ma io…”
Domenico LIBRI: “A parte… Tra i migliori…”
Matteo ALAMPI: “Io ho avuto il piacere…”
Domenico LIBRI: “…si può sedere di fianco a me”
Matteo ALAMPI: “…di conoscerlo, vi dico che ne ho conosciuti…”
Domenico LIBRI: “Vi posso dire l’ho… l’ho cresciuto”
Matteo ALAMPI: “Ma voi mi avete detto, e io so la storia che avete avuto. Ho avuto il
piacere di conoscerlo. Sì, non è che parla di nascosto, è stato fatto… non in una casa, dove lo
tengono…”
Domenico LIBRI: “No, non voglio sapere niente”
Matteo ALAMPI: “Però mi ha fatto piacere scambiare queste quattro... perché io ho
sempre da apprendere, compare Mimmo”
Domenico LIBRI: “E’ stato un mio carissimo amico, è stato il più perfido nemico. Oggi,
ringraziando a Dio sono in buoni rapporti, ma non gli do… Io sapete quando ho detto di no? Che
è un uomo che ha un pregio, se è amico…”
Matteo ALAMPI: “O nemico…”
Domenico LIBRI: “…o nemico…”
Matteo ALAMPI: “…il pregio ce l’ha sempre”
Domenico LIBRI: “…il pregio ce l’ha sempre. E tutta la... la storia della nostra storia,
purtroppo amara…”
Matteo ALAMPI: “Amara, sì”
Domenico LIBRI: “…gli ho dato sempre i princi… e ha avuto, che non glielo può togliere
nemmeno Cristo”.
Quelle appena riportate sono le parole di un capo mafia che non parla di Pasquale
CONDELLO come di un suo acerrimo nemico ma di un soggetto che è stato a lui lungamente
contrapposto per ragioni che, probabilmente, nessuno dei protagonisti è in grado di comprendere a
fondo: “la storia della nostra storia, purtroppo amara…”.
Pasquale CONDELLO e Domenico LIBRI sono l’espressione dello stesso mondo
criminale, che una storia “purtroppo amara” ha diviso per alcuni anni, ma che chiusa quella
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parentesi sono tornati ad agire nel rispetto di regole delinquenziali condivise e di metodi mafiosi
consolidati.
La natura della ‘ndrangheta reggina è tutta in questi passaggi, in cui emerge la
consapevolezza che per sopravvivere è necessario ottenere un consenso diffuso anche tra chi
subisce le peggiori conseguenze: non più guerre e morti inutili, non più tensioni tra i capicosca, ma
regole ferree, valide per tutti, da applicare sotto il controllo di una gerarchia ben definita in cui i
soggetti di vertice si raccordano tra loro per amministrare una macchina complessa ed insidiosa.
Da qui la necessità di creare un organismo decisionale nuovo al cui vertice operativo
porre i massimi esponenti dei due schieramenti in guerra tra il 1985 ed il 1991: Giuseppe DE
STEFANO, erede designato di Paolo DE STEFANO, Pasquale CONDELLO, “il supremo”,
Pasquale LIBRI, il fratello e successore di don Mico.
Il primo investito del ruolo operativo che discende dalla carica di “crimine” affidatagli
con l’approvazione di tutti i capi delle cosche cittadine, che lo rende talmente visibile agli occhi
del potenziale estorto da divenire, nelle parole del collaboratore di giustizia Carlo MESIANO, “la
fonte” (o in quelle intercettate di CHIRICO Angelo colui che sta “a monte”): in sintesi, il
terminale ultimo delle decisioni aventi ad oggetto le azioni criminali in senso stretto.
Pasquale CONDELLO, che nei confronti dei figli di Paolo DE STEFANO ha sempre
avuto “un debole”, come dichiarato da Antonino FIUME, diviene a sua volta il simbolo vivente
della forza non solo militare della ‘ndrangheta, della mafia che condiziona la vita della città, che
non si ferma davanti alle azioni di contrasto dello Stato.
E’ lui che in un pizzino sequestrato al momento della cattura scrive:
“ 24.01.2008
Amico carissimo
Lo so che quando non ci sono io sul cantiere i lavori vanno a rilento, e questo non è bello.
Io sto bene !!!
Se ora, che avete ricevuto la mia siete più tranquillo, mi fa molto piacere, ma lo dovete
essere sempre.
Amico mio, dovete essere forte e guardare il futuro, senza dimenticare il passato!!!”;
non è una citazione senza peso quella che un capo come Pasquale CONDELLO ritiene di
fare nella lettera inviata a persona a lui vicina: il passato è sempre lì a dimostrare quello che è
stato, ma la realtà si evolve e si trasforma, richiede forza e lungimiranza.
La figura di Pasquale LIBRI in questo scenario è a sua volta indispensabile: non solo ha il
peso necessario per far parte del vertice decisionale in materia di attività criminali, soprattutto di
tipo predatorio, ma è dotata di una portata simbolica evidente agli occhi degli intranei, dei contigui
e di quella larga schiera di soggetti compiacenti o soggiacenti.
La presenza di Pasquale LIBRI nell’organismo di vertice ha un evidente significato: le
regole, scritte dal fratello Domenico ed accettate da tutti alla fine della seconda guerra di mafia,
non sono divenute carta straccia, costituiscono ancora la base ordinamentale di una organizzazione
che si evolve, attualizzandosi, sulla base di principi condivisi.
Giuseppe DE STEFANO, Pasquale CONDELLO e Pasquale LIBRI hanno una certezza
che li accomuna: gestire un potere di quella portata in modo autonomo non serve a nessuno, non
genera quell’autorevolezza che trasforma il crimine organizzato comune in egemonia di tipo
mafioso.
Sono, infatti, consapevoli che in una società che si trasforma non è più possibile rimanere
legati alle vecchie logiche che per lunghi periodi li hanno profondamente minati ed indeboliti:
sono consapevoli che una società, seppure “onorata”, ha bisogno di capi, di colonnelli e di gregari,
non solo per giovarsi a fondo di quella forza di intimidazione originata da un vincolo associativo
che ormai deve estendersi ben oltre la singola cosca, ma per farne derivare una condizione di
assoggettamento e di omertà assoluta che solo eliminando in radice gli spazi vacanti generati dai
contrasti non corre il rischio di palesare elementi di debolezza in grado di innescare scissioni, faide
o disobbedienze.
Il messaggio che intendono veicolare all’attenzione della città è evidente: le cosche
reggine sono “in buoni rapporti” (come dicono in occasioni diverse Mico LIBRI, riferendosi a
Pasquale CONDELLO, e lo stesso ALVARO Cosimo) e sono capaci di agire all’esterno, nel
settore strategico delle estorsioni e delle tangenti sui lavori con una gestione unitaria.
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Hanno una testa autorevole che coordina le azioni criminali, che non prevede distinguo, che
trova larga legittimazione nella consapevolezza generalizzata del peso criminale dei suoi vertici
che non sono più, soltanto, i riconosciuti capi delle rispettive articolazioni territoriali ma sono
l’espressione, frutto di precisi accordi, di un’organizzazione di tipo mafioso che ha abbandonato
logiche spartitorie antistoriche per divenire sempre più influente, funzionale e riconoscibile.
La svolta è dettata dalla necessità di avere un referente unico per le azioni puramente
criminali: e quel referente non poteva che essere un figlio di Paolo DE STEFANO, massima
espressione di quella baronia mafiosa costituita dall’omonimo casato di ‘ndrangheta.
Scartate le ambizioni del figlio maggiore Carmine, la scelta non poteva che ricadere su
Giuseppe, per lo spessore già dimostrato e per la capacità aggregante a lui riconosciuta.
Il formale riconoscimento di un grado, quello del “crimine”, vale a creare quel punto di
riferimento di cui persino i destinatari delle azioni delittuose hanno bisogno;
è carica istituzionale unanimemente accettata, è investitura che proviene anche da Pasquale
CONDELLO che, come riferito dal teste oculare Antonino FIUME, sottolinea a Giovanni DE
STEFANO che “va bene quello che sta facendo il cugino, di tenere bene questa situazione…” (si veda
la trascrizione del verbale di interrogatorio di Antonino FIUME del 20 novembre 2008).
Ed allora le regole della pax mafiosa, scritte da Mico LIBRI (dice Antonino FIUME sempre il
20 novembre 2008: “quello che era la persona, che mi aveva detto Giuseppe (DE STEFANO n.d.r.) la
parola valeva più di tutti nel tempo era Mico LIBRI, Mico LIBRI era quello che la sua parola…), sono
il punto di partenza di tendenze evolutive che portano ad istituire un organo di vertice che sia in grado di
riunire a fini di coordinamento, quanto meno in questo specifico settore e per il periodo temporale preso
in esame conclusosi con l’arresto di Giuseppe DE STEFANO del 10 dicembre 2008, le tre anime
principali della ‘ndrangheta reggina:
− la famiglia DE STEFANO attraverso il figlio di Paolo DE STEFANO, Giuseppe, quale vertice
operativo e riferimento tanto verso gli associati, ed i contigui, che verso le realtà imprenditoriali e
commerciali che si interfacciano con la penetrante azione estorsiva sistematicamente portata a
compimento;
− la famiglia CONDELLO nella persona del “supremo”, braccio destro di Paolo DE STEFANO,
prima, scissionista e vertice indiscusso poi del cartello contrapposto a quello destefaniano nel corso di
quella seconda guerra di mafia che ha condizionato a fondo la vita di una intera comunità cittadina per sei
lunghi anni;
− la famiglia di Pasquale LIBRI, erede del ruolo di garante riservato al termine del conflitto al
fratello Domenico, quale componente necessario a garantire il legame del nuovo corso della ‘ndrangheta
con le regole condivise scritte per mettere fine ad una guerra sempre più simile ad processo di
autodistruzione inevitabile della stessa mafia calabrese.
Naturalmente questo accordo non esclude, come avviene in qualsiasi organizzazione complessa, e
tanto più in quelle a base criminale (basti pensare alle vicende di Cosa Nostra siciliana, segnata da gravi
“turbolenze” e da numerosi omicidi persino negli anni della pax mafiosa voluta da Bernardo
PROVENZANO), che vi siano contrasti interni e delitti gravissimi (quali l’omicidio di Mario AUDINO
o la “scomparsa” di Paolo SCHIMIZZI), ma si tratta pur sempre di episodi che non hanno messo in
discussione gli equilibri complessivi nei termini generali che sono emersi dalle indagini e che si sono fin
qui descritti.
Giuseppe DE STEFANO, Pasquale CONDELLO e Pasquale LIBRI sono consapevoli che anche
la ‘ndrangheta, come tutte le vicende umane, ha la necessità di evolversi per resistere alle lotte interne ed
all’attività repressiva posta in essere dalle istituzioni dello Stato;
sanno che la ‘ndrangheta vive del consenso dei soggetti che di quel mondo criminale fanno parte
o che di quel mondo sono al servizio per esserne la consapevole, e quindi colpevole, cintura di
protezione; così come sanno di poter contare sulla rassegnata acquiescenza di gran parte di una comunità
soggiogata allo strapotere mafioso.
I capi sanno che la ‘ndrangheta non può diventare un’entità astratta per continuare a prosperare,
ma deve ancorarsi ad un volto che sia al passo con i tempi e che si faccia carico di un ruolo riconoscibile
e raggiungibile attraverso passaggi e contatti non oscuri, a cui rivolgere domande e da cui ottenere
risposte.
Chi meglio del figlio di Paolo DE STEFANO può incarnare il volto della ‘ndrangheta reggina,
garantito, da una parte, dall’appoggio di un alleato storico quale Pasquale LIBRI che ha la statura per
svolgere il medesimo ruolo del fratello e garantire il legame con un passato di pace a tutti gradito e,
dall’altro, dall’approvazione di Pasquale CONDELLO, “il supremo”, simbolo di una forza militare
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dirompente che serve a fornire autorevolezza all’organo di vertice, ma serve soprattutto a comunicare alla
società civile ed ai soggetti imprenditoriali un messaggio essenziale: la stagione delle guerre è finita, la
‘ndrangheta tende ad essere unita ed a rafforzarsi all’interno e verso l’esterno pretendendo la sua parte in
ogni attività economica.
La contestazione di cui al capo a) della rubrica.
Va precisato, infine, che la contestazione di cui al capo a) della rubrica, in cui questo Ufficio
ricostruisce l’ipotesi accusatoria sin qui argomentata, è strutturata in modo da coprire i segmenti di
condotta ascrivibili ai soggetti a cui carico è elevata, tenendo conto dei periodi di detenzione dei
medesimi e delle pregresse vicende processuali che li hanno riguardati.
Con riferimento alla posizione di Giuseppe DE STEFANO, invero, deve sottolinearsi che la
contestazione a carico delle stesso individua quale dies a quo quello della sua uscita dalla Casa
Circondariale di Reggio Calabria avvenuta in data 18 gennaio 2001 (è proprio nel periodo che va dal 25
marzo 2000 alla data prima indicata, in cui è associato presso la locale struttura carceraria, che riceve la
carica di “crimine”); ovviamente il dies ad quem coincide con la data del 10 dicembre 2008, in cui si è
proceduto alla sua cattura.
In relazione alla posizione di Pasquale CONDELLO il dies a quo va individuato nel 14 marzo
2006 atteso che il predetto è stato tratto a giudizio per rispondere di analogo delitto a conclusione della
“operazione Vertice” (proc. pen. n. 4141/05 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA) la cui contestazione è
chiusa alla data del 13 marzo 2006; in relazione al CONDELLO il dies ad quem coincide con la data del
18 febbraio 2008, in cui ha avuto termine la sua quasi ventennale latitanza.
Infine, l’arco temporale della contestazione a carico di Pasquale LIBRI prende le mosse dal mese
di agosto 2007, atteso che la contestazione relativa al medesimo delitto relativa al processo nato
dall’”operazione Testamento” (proc. pen. n. 75/05 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA) copre il mese di
luglio del medesimo anno, e si chiude con la data del 10 dicembre 2008, in cui si è proceduto alla cattura
di Giuseppe DE STEFANO.
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CAPITOLO II
LE RISULTANZE DI INDAGINE RELATIVE AL FAVOREGGIAMENTO DELLA LATITANZA DI PASQUALE
CONDELLO.
La presente richiesta di applicazione di misura cautelare rappresenta il riepilogo della
parte investigativa connessa all’individuazione della struttura criminale predisposta al
favoreggiamento del latitante CONDELLO Pasquale, capo indiscusso dell’omonima
organizzazione criminale egemone in questa Provincia.
L’esito di tale complessa attività di indagine ha permesso di individuare una granitica
“cellula criminale”, costituita essenzialmente dai componenti del nucleo familiare dello stesso
latitante, a cui hanno aderito con diverso contributo di causa anche altri soggetti legati agli stessi
da vincoli riconducibili ad un più ampio paradigma criminale.
In particolare, i soggetti di interesse hanno messo a disposizione, nelle numerose
occasioni d’incontro con il ricercato, non solo i veicoli di loro proprietà al fine di eludere
consapevolmente le attività tecniche in atto, caratterizzate dall’uso di sistemi idonei alla
localizzazione dei luoghi frequentato dal latitante installati a bordo delle autovetture in uso agli
appartenenti al nucleo familiare del predetto, ma la propria incondizionata azione ai fini di cui
sopra.
Le persone sottoposte ad indagine, invero, attraverso l’adozione di un modus operandi
semplice ma allo stesso tempo molto efficace e duttile, sono riuscite, per un lunghissimo periodo
di tempo ad eludere i numerosi servizi di osservazione predisposti al proprio indirizzo.
Il contributo fornito dai diversi favoreggiatori, come si avrà modo di constatare, deve
ritenersi di centrale rilevanza, poiché l’attività connessa a favorire la latitanza del CONDELLO ha
consentito anche l’effettiva conservazione dell’integrità della radicata struttura mafiosa facente
capo a quest’ultimo che con il suo arresto sarebbe stata inevitabilmente indebolita.
L’attività criminale dei favoreggiatori non si è limitata, quindi, ad una semplice
assistenza nei confronti del ricercato, ma è stata anche funzionale al mantenimento della
compattezza originaria del sodalizio.
Ciò trova conferma nella circostanza che, al momento dell’arresto, CONDELLO
Giandomenico è stato trovato in possesso di una lettera diretta al latitante, il cui mittente va
individuato in CONDELLO Francesco, nipote del ricercato.
A tal proposito, va segnalato che il documento costituisce elemento di indubbio valore
indiziario circa gli attuali interessi criminali di Pasquale CONDELLO e del gruppo criminale
riconducibile allo stesso;
ecco la ragione per la quale “il pizzino” doveva essere recapitato al capo solo da soggetti
ampiamente inseriti nella compagine associativa in esame:
“Carissimo zio, spero che con questo mio scritto ti trovi bene in ottima forma così come
posso dirti di me. Come da promessa ti scrivo per tenerti aggiornato su tutto quello che volevi
sapere. Ad oggi penso che ancora novità sul fatto che tu mi chiedevi non ce ne nessuna anche
perché mio cugino G. mi ha detto che il nostro compare rientrava questa settimana perché era
fuori Reggio per motivi di salute della sorella. Vedi che vicino alle telecamere che avevo parlato
c’è un fioraio, vedi se è prima o dopo dove siamo noi. Se è prima vediamo quello che dobbiamo
fare in tempi brevi, se è dopo secondo me grossi problemi non ce ne sono. Carissimo vedi che ci
sono troppe cose che non vanno bene e in tutto questo ci sono anche i problemi di cui noi
parlavamo, cioè del fatto che non ci troviamo noi e che non siamo in sintonia. Oggi ne ho avuto la
conferma che ognuno guarda troppo gli interessi personali e di questo mi riferisco proprio a mio
cugino G. mi devono dire solo se mi devo licenziare dal lavoro per dedicare tutto il tempo per te
oppure se vogliono fare le cose per bene e per come è giusto. Mi diceva An che mi sta dando dei
soldi per te e te li mando. Per quanto riguarda il discorso dei soldi all’avvocato dobbiamo
aspettare a fine mese che scende qualcuno per farci i conti. Carissimo vedi che faccio venire
mio cognato C. e se mi devi dire qualcosa fallo con lui. Per quanto riguarda il capannone, io lo
trovato una serranda però è un po piccola, saranno 60 mq. Però c’è un soppalco di 30 mq. Ed è
dove c’era Borzumati l’elettrauto, fatti spiegare da loro il punto è anche buono, si deve vedere
perché è un po’ piccolo. Zio capannone di 300 mq. Non ce ne sono anche perché se si parla di
capannoni il minimo è di 500 mq. Ed è anche difficile trovarlo, chiedi se sono serrande va bene?
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Se va bene è tutto più facile. Oggi ho saputo che è sceso Dani, però anche per lui ho da dirti e lo
farò quando ci vediamo. Se Dani ha qualche ambasciata e come tante volte mi ha detto si trova
meglio a parlare con me, carissimo zio deve venire a trovarmi non devo andare io a farmi tutte le
chiesette per come ho fatto oggi, e poi ti spiego meglio quello che voglio dire! Carissimo ora
concludo , stai tranquillo perché credo che sono persone intelligenti e molte cose li riescono a
risolvere. Non ti voglio appesantire troppo perché sicuramente oggi sarai più nevoso della volta
scorsa! Comunque stai tranquillo e ci vediamo presto, scusami se non sono potuto venire ma
avevo un appuntamento di lavoro, devo andare a portare un preventivo ad un cliente e spero bene!
Stai tranquillo e fagli sapere a zia Maria che io sono sempre una persona che ci tiene a te alla tua
famiglia e a tuo figlio, ti faccio questo appunto perché non ho bisogno della strega per vedere
alcune cose! Un abbraccio affettuoso, stai tranquillo e se non sei tranquillo mi starò io due giorni
con te” (si veda all. n. 1 all’informativa dell’11 marzo 2008).
Dalla lettura della suddetta lettera, non possono emergere dubbi circa il mittente della
medesima, identificato nel citato CONDELLO Francesco, atteso che ad un certo punto si legge
proprio: “..Carissimo vedi che faccio venire mio cognato C. e se mi devi dire qualcosa fallo con
lui..”.
Tale affermazione, oltre a sancire in modo ineluttabile la paternità della missiva, ha
consentito di identificare anche la persona chiamata dall’estensore “cognato C.”, ovvero
CONDELLO Giandomenico, atteso che lo stesso è fidanzato di CONDELLO Mariella, sorella
di CONDELLO Francesco.
Dato di particolare rilievo è rappresentato dal ruolo rivestito da CONDELLO
Giandomenico, che il cognato CONDELLO Francesco ritiene totalmente affidabile, e quindi
ampiamente inserito nel contesto criminale, tanto da poter assumere l’incarico di recapitare le
eventuali disposizioni impartite dal latitante medesimo.
Nello specifico.
A carico delle numerose persone sottoposte ad indagini sussistono gravi indizi di
colpevolezza in ordine ai fatti-reato di cui alla rubrica desumibili dagli esaustivi elementi di prova
derivanti dalle plurime fonti di cui si compone la completa attività di indagine effettuata, su delega
di questo Ufficio, dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri - Sezione Anticrimine
Reggio Calabria -, le cui risultanze sono ampiamente ricavabili dalle informative, depositate in
data 11 e 17 marzo 2008 dal reparto appena indicato, che per la loro analiticità si ritiene di
riportare integralmente di seguito per costituire parte integrante e sostanziale della presente
richiesta:
“Alle ore 20.00 circa del 18 febbraio 2008, personale di questa Sezione Anticrimine,
traeva in arresto, in Pellaro, via Torrente Filici II, il latitante CONDELLO Pasquale, nato a
Reggio Calabria il 29 settembre 1950, ivi residente,
inserito nell’elenco dei 30 ricercati più
pericolosi in campo nazionale, poiché colpito dai seguenti provvedimenti restrittivi:
O.C.C. in carcere nr. 665/90 RGNR e nr. 2422/90 RGIP datata 28.11.1990, emessa
dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria per associazione mafiosa;
O.C.C. in carcere nr. 7/91 RGNR DDA e nr. 43/92 RGIP datata 01.12.1992, emessa
dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria per omicidio ed altro (nell’omicidio
dell’On. Ligato);
Sentenza G.U.P. nr. 14/94, Rinvia a Giudizio avanti la Corte di Assise di Reggio Calabria;
O.C.C. in carcere nr. 23/93 RGNR DDA e nr. 15/93 RGIP datata 03.04.1993, emessa
dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria per associazione mafiosa finalizzata alla
commissione di omicidi;
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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166
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Ordinanza di Esecuzione Pena nr. 111/94 RE datata 10.12.1994, in quanto condannato ad
anni dodici di reclusione per associazione mafiosa;
O.C.C. in carcere nr. 104/95 RGNR DDA, nr. 85/96 RG GIP DDA e nr. 86/97 REGCC
datata 14.11.1997, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria per omicidio ed
armi;
O.C.C. in carcere nr. 104/95 RGNR DDA, nr. 85/96 RG GIP DDA e nr. 93/97 REGCC
datata 14.11.1997, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria per omicidio ed
altro;
O.C.C. in carcere nr. 104/95 RGNR DDA, nr. 85/96 RG GIP DDA e nr. 76/97 REGCC
datata 14.11.1997, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria per tentato
omicidio ed armi;
O.C.C. in carcere nr. 104/95 RGNR DDA, nr. 85/96 RG GIP DDA e nr. 72/97 REGCC
datata 14.11.1997, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria per omicidio ed
armi;
O.C.C. in carcere nr. 104/95 RGNR DDA, nr. 85/96 RG GIP DDA e nr. 71/97 REGCC
datata 14.11.1997, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria per omicidio ed
armi;
O.C.C. in carcere nr. 104/95 RGNR DDA, nr. 85/96 RG GIP DDA e nr. 69/97 REGCC
datata 14.11.1997, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria per tentata
estorsione;
O.C.C. in carcere nr. 104/95 RGNR DDA, nr. 85/96 RG GIP DDA e nr. 28/96 REGCC
datata 14.11.1997, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria per omicidio,
detenzione e porto abusivo di armi.
Per il Proc. Pen. n. 104/95 RGNR DDA e nr. 85/96 RGGIP in data 04.07.1998 il G.U.P.
di Reggio Calabria lo rinviava a giudizio alla Corte di Assise.
Ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 3553/2004 RG GIP ed altri – 3060/2003
RGNR ed altri e nr. 71/2006 RMC emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro in data
13.10.2006;
Ordinanza di custodia cautelare in carcere nr Proc. N. 4141/2005 RGNR DDA, N.
2852/2005 R GIP DDA e N. 43/2005 R. OCC, emessa in data 11 marzo 2006;
Lo stesso, al momento dell’arresto, si trovava all’interno di un’abitazione di modeste
dimensioni, meglio descritta nel relativo verbale di sopralluogo trasmesso a codesta A.G. in data
4 marzo 2008 dal Reparto Operativo dei Carabinieri di questo Capoluogo di Provincia, in data 4
marzo 2008, di proprietà di DATTOLA Maria Cristina, nata Reggio Calabria il 9 novembre
1954, ivi residente in via SS. 106 – III tratto nr. 351, data in locazione, mediante contratto di
affitto regolarmente registrato, a CHILA’ Antonino, nato a Melito Porto Salvo il 26 agosto
1966, residente Reggio Calabria, Frazione Pellaro – via Rimembranze nr. 27, commerciante.
(vds. all. nr. 2)
Nella circostanza, oltre al CONDELLO, venivano tratti in arresto, in relazione ai delitti di
favoreggiamento personale, procurata inosservanza di pena e detenzione illegale di una pistola in
concorso con il latitante, il citato CHILA’, BARILLA’ Giovanni [ n. il 22.05.1978] e
CONDELLO Giandomenico [n. il 01.02.1980] , questi ultimi due, rispettivamente, genero e
nipote del CONDELLO Pasquale. I favoreggiatori, all’atto dell’intervento, venivano trovati in
compagnia del latitante, all’interno della stanza da letto, sito al primo piano fuori terra
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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167
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dell’abitazione, ove si erano barricati nel momento in cui erano iniziate le operazioni di
perquisizioni nell’area d’interesse.
Un’immediata ispezione, estesa anche all’esterno
dell’edificio, consentiva di verificare che a poche decine di metri, segnatamente nella parte
opposta all’entrata dell’abitazione, era parcheggiata un’autovettura Lancia Thesis di colore
grigio scuro, targata CL799DZ, intestata alla società “Porto Balaro srl”, con sede in Reggio
Calabria, Frazione Pellaro via SS. 106 Km. 10 il cui amministratore unico si identica nel citato
CHILA’ Antonino, nonché uno scooter marca Aprilia, modello Scarabeo, di colore grigio, targato
AJ60809, di proprietà di TEMI Domenico, nato a Reggio Calabria il g. 8 gennaio 1979, ivi
residente Frazione Gallico, via San Martino nr. 23. Entrambi i mezzi erano stati utilizzati dai
favoreggiatori per giungere sul posto. Infatti, l’autovettura risultava in uso a CHILA’
Antonio, mentre lo scooter, era stato utilizzato da BARILLA’ Giovanni e CONDELLO
Domenico. Quest’ultima circostanza è desumibile dal fatto che all’interno dell’abitazione,
oltre ad essere stati rinvenuti due caschi, uno di colore grigio ed uno di colore nero, quest’ultimo
sicuramente nella disponibilità di BARILLA’ Giovanni, come sarà di seguito dettagliatamente
evidenziato, è stata sequestrata, nella disponibilità del BARILLA’ , la chiave di accensione
del citato scooter.
L’immediata operazione di perquisizione estesa in tutta l’abitazione, consentiva di rinvenire, nel
comodino ubicato accanto al letto, una pistola cal. 7.65, marca Walker, con matricola abrasa,
corredata di nr. due caricatori, contenente ciascuno nr. 8 cartucce dello stesso calibro.
La perquisizione, eseguita senza soluzione di continuità anche nei giorni successivi, consentiva
di rinvenire
materiale cartaceo, utile per il prosieguo delle indagini, anche in relazione
all’individuazione di ulteriori soggetti che avevano favorito CONDELLO Pasquale, nel corso
della lunga latitanza.
Dalla documentazione rinvenuta e dagli accertamenti eseguiti, è emerso che l’abitazione
nella quale è stato arrestato il latitante è stata affittata l’ 1.11. 2004 al CHILA’ Antonino, da
parte del vecchio proprietario, DATTOLA Filippo, nato a Pellaro il 5 ottobre 1914, ivi deceduto
il 24.02.2005. A seguito della morte del DATTOLA Filippo, la figlia MARIA Cristina, in
precedenza generalizzata, rinnovava il contratto di affitto al CHILA’, per un canone mensile di
240,00 € al mese.
DATTOLA Maria Cristina, escussa a sommarie informazioni il 26 febbraio 2008, dichiarava
quanto segue:
A.D.R.:- sono proprietaria di una casa per civile abitazione sita in Pellaro di Reggio Calabria,
Via Torrente Filici II, ricevuta in eredità da mio padre, DATTOLA Filippo, morto in data
24.02.2005, in Reggio Calabria;- - -//
A.D.R.:- l’abitazione in questione era stata affittata da mio padre nell’anno 2001, alla Sig.ra
MILANI Cristina, che vi abitava unitamente al figlio, un bambino che all’epoca frequentava
l’asilo. Successivamente l’abitazione è stata affittata, precisamente nel novembre del 2004,
sempre da mio padre, a CHILA’ Antonino di Pellaro, proprietario di un negozio adibito alla
vendita di infissi, denominato ALDEBARAN. Ricordo che il Sig. CHILA’, per come mi ha riferito
mio padre all’epoca, aveva chiesto l’affitto di tale abitazione per evitare che un suo dipendente
viaggiasse. Mio padre affittava tale abitazione per circa 230,00 Euro al mese, tramite regolare
contratto di affitto, regolarmente registrato presso gli uffici competenti.- - -//
A.D.R.:- Anche se i pagamenti del canone da parte del CHILA’ non erano puntuali, comunque ha
sempre mantenuto i propri impegni, pagando successivamente.
A.D.R.:- A seguito della morte di mio padre, essendo stata nominata erede tramite testamento, ho
rinnovato il contratto di affitto, a mio nome, a favore del CHILA’, provvedendo alle dovute
registrazioni, presso gli uffici competenti. Il CHILA’ versava la somma di Euro 240,00 al mese,
che mi veniva versato in linea di massima in contanti, previa firma di una ricevuta. Ricordo che in
una occasione mi ha spedito la somma tramite un vaglia postale, spedito da Vibo Valentia, mentre
in due o tre occasioni mi ha consegnato degli assegni bancari, uno dei quali ricordo era tratto dal
Banco di Roma, filiale di Sbarre.-/
A.D.R.:- Preciso che il contatore elettrico, ENEL, e l’allacciamento dell’acqua era a nome del
CHILA’ Antonino, subentrato alla MILANI Cristina.- - -//
A.D.R.:- Da quando l’abitazione è stata affittata non sono mai stata all’interno, preciso che
d’estate mi reco spesso, unitamente alla mia famiglia, presso un’abitazione attigua, di proprietà di
mio cognato, MERCURI Cesare. Preciso che l’immobile è stato ristrutturato prima che venisse
affittato alla MILANI Cristina.- - -//
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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A.D.R.:- la cassaforte presente all’interno dell’abitazione, è stata collocata dal convivente della
MILANO Cristina, a nome Salvatore, di cui non ricordo il cognome.- - -//
A.D.R.:- Non ho altro da aggiungere e/o da modificare ed in fede di quanto sopra dichiarato mi
sottoscrivo.- - -//
Del chè è verbale.- - -//
(vds. All. nr. 3)
Gli ulteriori accertamenti eseguiti hanno permesso di appurare che all’interno di tale abitazione,
in data 9 novembre 2004 veniva attivato un allaccio ENEL (nr. 762515431), tramite numero
verde a nome di CHILA’ Antonino, il quale lasciava quale recapito l’utenza cellulare nr.
335/7664263. Le relative fatture di pagamento venivano inviate a nome del citato CHILA’
presso l’abitazione in argomento. L’utenza ENEL veniva disattivata per morosità in data 11
luglio 2005, con un consumo pari a 6185Kw, a fronte di 3548 Kw al momento della stipula del
contratto.
In data 9 settembre 2005 CHILA’ Antonino, sempre attraverso richiesta formulata tramite
numero verde, dopo aver estinto la precedente morosità, riattivava il contratto di fornitura
elettrica. In data 19.03.2007 il servizio di fornitura veniva cessata per morosità, con un consumo
pari a 9715 Kw.
La stessa utenza elettrica veniva riattivata in data 01.06.2007, tramite
richiesta al numero verde, a nome di BENTIVOGLIO Franco, nato a Melito Porto Salvo il
15.01.1961, che all’atto dell’attivazione forniva il seguente
numero di codice fiscale:
BNTFNC61A15F112S. Tuttora la fornitura elettrica risulta intestata a quest’ultimo.
Il
BENTIVOGLIO Franco, in data 01.06.2007 inviava, alle ore 12.03, dall’utenza 0965/640927,
intestata a CICCIU’ Giorgio [n. 21.07.1974], titolare di un esercizio pubblico adibito alla
vendita di giornali ed altro, ubicata in Reggio Calabria – Frazione San Gregorio- via Mortara nr.
50, un fax, attestante: “ Io sottoscritto BENTIVOGLIO Franco, nato a Melito Porto Salvo il
15.01.1961 con codice fiscale BNTFNC61A15F112S chiedo di volere stipulare un contratto per
fornitura di energia elettrica per 3 kw per uso domestico per abitazione di residenza, dichiaro di
non aver nessuno rapporto di parentela con il Vs cliente precedente e che il numero cliente
è:762515431. Il mio recapito telefonico è: 3294541527. Reggio Calabria 01.06.2007”
(vds. All. nr. 4)
L’utenza telefonica nr. 3294541527, rilasciata
dal BENTIVOGLIO Franco, risultava
intestata, alla data dell’1.06.2007, a BENTIVOGLIO Francesco, nato a Reggio Calabria il 15
gennaio 1961, ivi residente c.da Saracinello nr. 63/b. L’utenza, tuttora è in uso allo stesso.
(vds. all. nr. 5)
Tramite accertamenti praticati da questa Sezione è emerso che l’ENEL in data 01 giugno, 24
settembre e 13 dicembre 2007 ha inviato a BENTIVOGLIO Franco, presso l’abitazione ove
è stato tratto in arresto il latitante, la documentazione per la regolarizzazione del contratto da
parte dell’utente, ma la stessa veniva sempre restituita all’Ente richiedente.
Sempre presso
l’ENEL è stato accertato che l’utenza elettrica installata presso la suddetta abitazione ha avuto
un consumo, nel periodo compreso tra il g. 01.11.2007 al g. 01.01.2008, pari a 733 Kw.
E’ stato, inoltre, accertato che il 15 febbraio 2008, ovvero tre giorni prima della cattura del
latitante CONDELLO Pasquale, è stato contatto il “Call Center” dell’Enel, da parte di un
interlocutore che chiedeva informazioni in ordine alla fattura nr. 4 dell’importo di € 190,71.
(vds. all. nr. 6)
Da accertamenti sviluppati è stato riscontrato che la persona a nome BENTIVOGLIO Franco,
nato a Melito Porto Salvo il 15.01.1961, titolare di codice fiscale nr. BNTFNC61A15F112S,
non è censita presso l’anagrafe di Reggio Calabria e Melito Porto Salvo (luogo di nascita),
nonché presso l’anagrafe tributaria, in quanto tale codice fiscale risulta inesistente. E’ stato
comunque accertato che in Reggio Calabria, risulta residente BENTIVOGLIO Francesco,
nato a Reggio Calabria il 15.01.1961, ivi residente in via Saracinello Al Torr. nr. 63 Ravagnese,
coniugato, imprenditore. Alla luce di tali dati è evidente che l’intestatario dell’utenza elettrica
attestata presso l’abitazione in cui è stato arrestato il latitante, s’identifica nel citato
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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BENTIVOGLIO Francesco, in precedenza generalizzato, il cui esatto codice fiscale è il
seguente : BNTFNC61A15H224E.Si sottolinea che CHILA' Antonino, al momento dell’arresto, è stato trovato in possesso di un
biglietto di propaganda elettorale, in cui erano riportate, nella parte posteriore, le generalità
complete di tale “BENTIVOGLIO Franco”, corrispondenti a quelle di BENTIVOGLIO
Francesco, comprensivo del codice fiscale di quest’ultimo. Si precisa che in corrispondenza
degli ultimi cinque caratteri del citato c.f. risulta riportata la seguente combinazione
alfa/numerica “F112S” , corrispondente al c. f. di “BENTIVOGLIO Franco” (inesistente)
fornito all’atto dell’attivazione della fornitura elettrica.
APPUNTO RIPORTANTE LE GENERALITÀ DI “ BENTIVOGLIO FRANCO”
(vds. all. nr.7)
Oltre a quanto già riferito sul conto del BENTIVOGLIO Francesco, si precisa che lo stesso,
sicuramente, non è da ritenersi estraneo alla dinamica associativa in esame, atteso che
all’interno di una borsone di colore nero marca “Samsonite”, nella disponibilità del latitante
CONDELLO Pasquale, è stata rinvenuta una busta di colore bianco, riportante la scritta
“CAVALLO BIANCO”, con all’interno della documentazione, di seguito meglio descritta,
relativa ad estratti di cassa, riferiti ad alcun crediti a favore della “Ditta Baby Toys srl”, da
parte di altre società operanti nella città di Palermo:
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(vds. All. nr. 8)
estratto di cassa della “Ditta Baby Toys srl”, per i movimenti riferiti al cliente “Centro
Commerciale Sud-srl Via San Filippo 20/A Palermo”;
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PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
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(vds. All. nr. 9)
estratto di cassa della “Ditta Baby Toys srl”, per i movimenti riferiti al cliente
“Bonanno srl Viale Regione Siciliana N. 50 Palermo”;
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PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
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(vds. All. nr. 10)
estratto di cassa della “Ditta Baby Toys srl”, per i movimenti riferiti al cliente “Di
Mauro Andrea Via Felix Mendelson N. 54 Palermo”.
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(vds. All. nr. 11)
La “ditta Bay Toys srl”, costituita in data 27 aprile 2001, con sede legale in Reggio Calabria,
c.da Saracinello nr. 63, avente come oggetto sociale “il commercio all’ingrosso di giocattoli,
casalinghi, articoli natalizi, oggettistica nonché l’importazione e l’esportazione degli stessi”
risulta essere di proprietà di:
BENTIVOGLIO Pasquale, nato a Reggio Calabria il 5 giugno 1965,
amministratore unico;
BENTIVOGLIO Francesco, nato a Reggio Calabria il 15 gennaio 1961,
socio;
BENTIVOGLIO Annibale, nato a Bova il 2.11.1933, residente a Reggio
Calabria località Ravagnese.
In relazione a quanto sopra riportato, è evidente che BENTIVOGLIO Francesco, ha fornito
al CHILA’ e, quindi, al CONDELLO Pasquale, le proprie generalità per attivare il contatore
di energie elettrica a proprio nome, al solo scopo di fornire concreto sostegno logistico al
ricercato.
Ritornando alla posizione di CHILA’ Antonino, si precisa che
lo stesso, al momento
dell’arresto, è stato trovato in possesso di nr. 2 ricevute di pagamento, di seguito meglio
specificate, relative alla somma versata per il canone di affitto dell’abitazione sita in via
Torrente Filici, nella quale è stato arrestato CONDELLO Pasquale:
ricevuta nr. 20, datata 5 giugno 2007, riferita, al pagamento del canone mensile dei
mesi di marzo – aprile – maggio – giugno – luglio 2007, per un importo complessivo di €
1180,00;
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(vds. All. nr. 12)
ricevuta nr. 22, relativa al pagamento del canone mensile dei mesi di
ottobre – novembre e dicembre 2007, per un importo complessivo di € 720,00.
(vds. All. nr. 13)
Altre cinque ricevute dello stesso tipo, di seguito meglio descritte, sono state rinvenute e
sequestrate nella disponibilità di CONDELLO Pasquale, all’interno di un borsone marca
“samsonite”, che custodiva presso l’abitazione in cui è stato arrestato:
ricevuta nr. 11, datata 6 settembre 2005, per l’importo complessivo di €
230,00, relativa all’affitto del mese di settembre 2005;
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(vds. All. nr. 14)
ricevuta nr. 12, datata 10.10.2005, per l’importo complessivo di € 230,00,
relativa all’affitto del mese di ottobre 2005;
(vds. All. nr. 15)
ricevuta nr. 15, datata 26.01.2006, per l’importo complessivo di € 705,00,
relativo all’affitto dei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo 2006;
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(vds. All. nr. 16)
ricevuta nr. 16, senza data, dell’importo complessivo di € 470,00, relativo
all’affitto dei mesi di Aprile e Maggio 2006;
(vds. All. nr. 17)
ricevuta nr. 17, datata 4.07.2006, dell’importo complessivo di € 705,00,
relativo all’affitto dei mesi Giugno, Luglio e Agosto 2006.
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(vds. All. nr. 18)
In relazione a quanto sino a questo momento evidenziato, si può ragionevolmente sostenere
che CONDELLO Pasquale ha soggiornato all’interno dell’abitazione in cui è stato catturato,
sicuramente dal novembre 2004, periodo in cui il CHILA’ Antonino, stipulava il contratto di
affitto con il defunto DATTOLA Filippo, ad eccezione dagli intervalli connessi alla
disattivazione, per morosità, del servizio ENEL, già evidenziati nelle pagine precedenti.
Il CHILA’ Antonino, ha sicuramente svolto un ruolo di estrema importanza, circa l’assistenza
a favore del CONDELLO. La circostanza, oltre ad emergere dai dati innanzi rappresentati, è
desumibile anche dalla documentazione sequestrata allo stesso; infatti, al momento dell’arresto,
lo stesso CHILA’ è stato trovato in possesso di due foglietti manoscritti, contenenti un elenco di
generi alimentari ed altri dati che, raffrontati con la grafia di alcuni documenti rinvenuti nella
disponibilità del CONDELLO, possono essere ritenuti scritti dallo stesso latitante e consegnati
al CHILA’ per l’acquisto dei prodotti menzionati.
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(vds. all. nr. 19 e 20)
Circa la presenza del CONDELLO nell’area di Pellaro di Reggio Calabria, questa Sezione, già
nel novembre del 2006, aveva acquisito concreti elementi, ritenuti decisivi per indirizzare le
indagini in tale contesto territoriale. In particolare, il 29 novembre 2006, personale di questa
Sezione, rinveniva in un busta della spazzatura, depositata in un apposito raccoglitore, sito in
questa via Santa Caterina, da parte di MORABITO Maria, moglie del CONDELLO,
un
vassoio in plastica, adibito alla conservazione di salumi,
ove era incollata l’etichetta
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identificativa del prodotto (prosciutto), rilasciato dal reparto salumeria del supermercato “Punto
SMA”, ubicato sulla SS. 106 di Pellaro.
LA FRECCIA DI COLORE ROSSO INDICA LA DATA DI ACQUISTO DEL PRODOTTO.
(vds. all. nr. 21)
I Militari operanti, nel corso del servizio, avevano modo di constatare che:
R E L A Z I O N E DI S E R V I Z I O
DATA: 29.11.2006
NOME INDAGINE:
META;
O.C.P.;
TIPO SERVIZIO:
INIZIO:
ORE 08:00;
FINE: ORE 10:00;
PARTECIPANTI:
Ten. LARDIERI Gerardo, M.A.s.UPS CICILESE Antonio,
M.A.s.UPS FICHERA Anastasio, M.C. RISORTO Agostino, M.O. GRASSO Vittorio
App.”S” PALLONE Anselmo, C.re “S” TARANTELLO Gaetano e C.re “S” GIUFFRIDA
Salvatore;
SCOPO DEL SERVIZIO:
Servizio di O.C.P. nei confronti di MORABITO
Maria;
Ore 08:00
Calabria;
inizio servizio in via S.S. 18 nr. 179/G Santa Caterina di Reggio
Ore 09:10
MORABITO Maria50 e la figlia CONDELLO Caterina51 escono
dall’abitazione, CONDELLO Caterina tiene in mano un sacchetto, in cellophane, della
spazzatura, il quale viene depositato all’interno di un cassonetto per i rifiuti solidi urbani, ivi
esistente; Poco dopo le due donne salgono a bordo della SUBARU Justy di colore grigio targata
CV358NR52 e si avviano direzione Archi;
Ore 09:13
all’interno del sacchetto della spazzatura, che poco prima depositato,
all’interno del cassonetto, da CONDELLO Caterina, è stata trovata una busta di carta
appartenente alla catena dei supermercati “Punti SMA”, con applicato sui lembi di chiusura, uno
scontrino adesivo non fiscale. In particolare, lo scontrino rilasciato dal reparto salumeria del
50
MORABITO Maria pt. Bruno mt. MORABITO Caterina, nata a Reggio Calabria il
06.09.1963, ivi residente in C/da Mercatello Archi nr.11, coniugata, casalinga;
51
CONDELLO Caterina pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nata a Reggio Calabria il
23.06.1991, convivente, celibe, studente;
52
autovettura SUBARU Just di colore grigio, intestata a MORABITO Bruno, nato a
Reggio Calabria il 14.02.1933, ivi residente in Via Carmine Archi nr.84,;
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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“Punto SMA” ubicato in Reggio Calabria via S.S. 106 Km 14.500 – Pellaro, è relativo
all’acquisto di 212 grammi di prosciutto di Parma S/O marca Ferrarini, emesso in data
28.11.2006, per un importo di euro 5.28 (con un costo del prodotto di euro 24.90 al
chilogrammo). Lo scontrino, infine, riporta il codice a barre: 2120250 005285 ed ancora un sigla,
“V 21” da relazionare probabilmente al prodotto acquistato;
Ore 09:20
la SUBARU Just di colore grigio con a bordo le due donne, seguendo
un itinerario logico, giungono in Archi CEP direzione Contrada Carmine; Per motivi di
opportunità il servizio viene interrotto;
Ore 10:00
fine servizio.
(vds. all. nr. 22)
Tale rinvenimento risultava oltremodo significativo, in quanto MORABITO MARIA, moglie
del latitante, la sera precedente era rientrata presso la propria abitazione, dopo un’assenza di
18 giorni, nel corso della quale era andata a fare visita al marito; da ciò era possibile dedurre
che la stessa, in tale periodo, aveva soggiornato,
nella zona di Pellaro. Si precisa che nel
suddetto periodo non veniva registrata alcuna comunicazione tra la donna ed il proprio nucleo
familiare.
Gli opportuni accertamenti, condotti con estrema riservatezza, consentivano di appurare che la
persona che aveva acquistato in data 28.11.2006 tale prodotto, aveva effettuato una spesa, con
pagamento avvenuto alle ore 11.42, presso la cassa, pari a € 18,19, relativa all’acquisto di:
- Biscotti “Plasmon” di gr. 720;
- Parma S/O 17M Monte Ricco;
- Pro. Cotto G. Biscotto Rovagnati;
- Drog. Non Alim.
Si provvedeva, nello stesso tempo, ad acquisire, presso il suddetto esercizio commerciale, copia
della registrazione del video relativo a tutta la giornata del giorno 28.11.2006, ma non si
riusciva ad identificare la persona che aveva acquistato la citata merce, poiché nell’orario
d’interesse il server dell’impianto video, svolgendo la funzione back-up, non aveva effettuato la
registrazione.
2.
VISITE DI MORABITO MARIA AL MARITO LATITANTE.
Nel contesto dell’attività investigativa in argomento, Militari di questa Sezione Anticrimine
hanno accertato che MORABITO Maria, moglie del latitante, sicuramente in due occasioni si è
recata a fare visita al marito, restando con lo stesso, per lunghi periodi. La circostanza è
emersa in modo inconfutabile dalle emergenze investigative contemplate nel procedimento
penale nr. 5731/05 RGNR DDA, di codesta Ufficio, di cui, relativamente ai fatti menzionati nella
presente informativa, si segnala la necessità di procedere allo stralcio dei relativi atti
processuali e quant’altro riterrà utile codesta A.G.Va innanzitutto sottolineato che la donna, in entrambe le circostanza, si è avvalsa, per effettuare
gli spostamenti,
di alcuni soggetti appartenenti al nucleo familiare, seguendo una prassi
consolidata nel tempo, analoga a quella evidenziata nell’ambito del procedimento penale nr.
4141/05 RGNR DDA (operazione Vertice). La ricostruzione dell’evento, è stata possibile
attraverso l’attenta analisi dei dati tecnici registrati.
In particolare, alle ore 18.02 del 10 novembre 2006, MORABITO Maria,
a bordo
dell’autovettura Mercedes classe “A”, targata CY093CD, intestata a BARILLA’ Giuseppe, nato
a Reggio Calabria il 28.02.1957, ivi residente ( all’epoca non sottoposta a censura ambientale e
satellitare), costantemente in uso al nipote BARILLA’ Giovanni, nella circostanza condotta da
CONDELLO Angela, figlia di CONDELLO Pasquale, veniva vista allontanarsi, tramite
telecamera, dall’abitazione di quest’ultima, sita nella via Carmine di Archi e precisamente
all’interno dello stesso stabile di quello occupato da MORABITO Bruno, padre di
MORABITO Maria, quindi suocero di CONDELLO Pasquale.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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LA MERCEDES CLASSE A SI ALLONTANA DALL’ABITAZIONE DI VIA CARMINE
Dopo tale evento non si registravano ulteriori elementi utili atti a ricostruire il percorso effettuato
dalla MORABITO Maria, per raggiungere il marito.
Nel prosieguo dell’attività investigativa si accertava che il 25 novembre 2006, alle ore 16.30,
anche CONDELLO Caterina, altra figlia di CONDELLO Pasquale, si allontanava
dall’abitazione della sorella, a bordo di uno scooter condotto dal fratello Francesco, per
raggiungere i genitori. Infatti la stessa veniva notata rientrare la sera del 28 novembre 2007,
quindi dopo tre giorni, unitamente alla mamma MORABITO Maria. Le foto di seguito
riportate, estrapolate dal filmato della telecamera ivi installata, evidenziano, chiaramente,
l’evento della partenza.
CATERINA CONDELLO ESCE DA CASA DI BRUNO MORABITO: LA FRECCIA DI COLORE BLU INDICA
CONDELLO FRANCESCO A BORDO DELLO SCOOTER, MENTRE QUELLA DI COLORE ROSSO INDICA
LA SORELLA CATERINA
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CATERINA CONDELLO SALE A BORDO DELLO SCOOTER
CONDOTTO DAL FRATELLO
Il dato appena evidenziato è oltremodo significativo, in considerazione che i due ragazzi,
all’epoca entrambi minori, erano perfettamente ammaestrati sia in relazione al percorso da
seguire, sia in merito agli opportuni accorgimenti da adottare atti a vanificare eventuali servizi di
osservazione e controllo.
Il rientro di MORABITO Maria e della figlia CONDELLO Caterina si registrava, come già
ampiamente evidenziato in precedenza, nella serata del 28.11.2006, allorquando alle ore 21.10,
la donna veniva notata uscire dal portone d’ingresso dello stabile, sito in via Carmine di Archi,
ove risiede il padre e la figlia, CONDELLO Angela.
I seguenti fotogrammi evidenziano tale circostanza:
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MARIA MORABITO ESCE DI CASA
MARIA MORABITO E LA FIGLIA CATERINA SALGONO A BORDO DELLA SUBARU
La certezza che la donna
vista uscire dall’abitazione del MORABITO Bruno fosse
effettivamente MORABITO Maria, si aveva alle ore 21.17 successive, allorquando, si
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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riscontrava, tramite intercettazione tra presenti, la presenza della stessa e della figlia
CONDELLO Caterina, all’interno della propria abitazione sita in questa via Santa Caterina.
Inoltre, dal tenore delle conversazioni telefoniche intercettate sull’utenza di quest’ultima ,
intercorse con il fidanzato IONETTI Daniele, si intuiva chiaramente che la ragazza si era
recata dal padre. Infatti, alle ore 23.50 del 28 novembre 2006, IONETTI Daniele,
rappresentava alla fidanzata di non sapere “.. come fare la sera in questi tre giorni..” e che già
in passato aveva avuto lo stesso atteggiamento, cioè si era allontanata senza dire niente [progr.
Nr. 6008 delle ore 23.50, registrato sull’utenza nr. 349/3428358, in uso a CONDELLO
Caterina]. E’ evidente che CONDELLO Caterina non aveva potuto rappresentare
telefonicamente al fidanzato l’intenzione di recarsi dal padre latitante.
La conversazione si sviluppava come segue:
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 6008 DEL 28.11.2006, ORE 23.50,
APPARECCHIATURA AREA.-/ (CELL CATERINA CONDELLO)
CON
Dalle ore 23.50.05 alle ore 23.56.00 .......omissis ....... Daniele Ionetti spiega a Caterina come ha
passato il fine settimana.
CATERINA CONDELLO: ...e che hai fatto senza di me??
DANIELE IONETTI:
...come?
CATERINA CONDELLO: ...tutto...
DANIELE IONETTI:
non ho capito, scusa?
CATERINA CONDELLO: ti ho detto, che hai fatto senza di me?
DANIELE IONETTI:
...io che ho fatto?
CATERINA CONDELLO: ...uhmm..!!
DANIELE IONETTI:
niente, non sapevo come riuscire ad arrivare a sera...
CATERINA CONDELLO: ...(risata)...
DANIELE IONETTI:
ah, ora ridi tu...ora ridi...
CATERINA CONDELLO: non è vero
DANIELE IONETTI:
guarda la...guarda che se "maligna" allora...
CATERINA CONDELO: ...(risata)...veramente?
DANIELE IONETTI:
si, così la prossima volta invece di fare il fine settimana senza soldi, il
telefono te lo ricarichi così mi chiami...
CATERINA CONDELLO: uhm...
DANIELE CONDELLO: ...brutta, brutta e cattiva...invece di tenerti il fine settimana senza soldi
ed io non posso parlare con te poi...è possibile???
CATERINA CONDELLO: ...amore!!!
DANIELE IONETTI:
eh, amore...si...e poi "vuoi il due"...
CATERINA CONDELLO: e ti sono mancata?
DANIELE IONETTI:
si, ma queste ricariche ora te li faccio io, perchè...(si accavallano le
voci)...
CATERINA CONDELLO: ...e me la potevi fare tu...
DANIELE IONETI:
...ma sabato e domenica dove li trovavo ormai...ho sbagliato...ora te lo
dico io a te...la prossima volta...se sabato e domenica possiamo stare...ehh....(inc.)...oggi mi sono
fatto la barba, mi ero dimenticato a dirtelo...
....omissis... fino alle ore 00.00.40 la conversazione verte su argomenti futili
CATERINA CONDELLO: come mi hai detto prima, che non ho capito?
DANIELE IONETTI:
che ne so di che cosa stai parlando tu...
CATERINA CONDELLO: ...(risata-sospiro)...
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DANIELE IONETTI:
...di che cosa?
CATERINA CONDELLO: prima, prima, prima, prima...
DANIELE IONETTI:
come sono stato questi due, questi tre giorni?
CATERINA CONDELLO: ...uhm!!!
DANIELE IONETTI:
che non sapevo come fare per arrivare a sera...ahh, le parole belle te le
ricordi, ah...??
CATERINA CONDELLO: e certo...
DANIELE IONETTI:
e certo...me lo hai fatto già questo scherzo, un altra volta...ma allora
fù peggio, me lo ricordo ancora...
CATERINA CONDELLO: ...mamma!!!
DANIELE IONETTI:
si, si...te lo dico io...era un sabato...mamma che "ho buttato
sangue"..."me lo sono tagliato dentro"...
CATERINA CONDELLO: perchè?
DANIELE IONETTI:
perchè tu...non avevi fatto la ricarica...
CATERINA CONDELLO: uhmm!!!...uhm!!!...
DANIELE IONETTI: ...il sabato...e me lo hai detto...no, non mi hai detto niente, da un
momento all'altro, io manda...io ti chiamavo e tu non mi rispondevi, ti chiamavo e non mi
rispondevi...ti mandavo messaggi e non mi rispondevi...allora ho pensato io, questa non mi
vuole più a me...mannaggia la miseria...e non mi davo pace...non mi davo tregua...in nessun
modo...poi piano piano...ho detto io...pure perchè, il giorno prima mi avevi mandato un
messaggio, che mi avevi scritto che ancora eri ragazza...che quà, che là...mannaggia ho detto io,
questa non mi risponde più...l'ho persa...l'ho persa...invece poi mi hai detto "non avevo la
ricarica"...non avevo nessuno che mi accompagnava a prendere la ricarica...ho detto io, da ora
in avanti ...(inc.)...te li faccio io, perchè non mi puoi lasciare con il pensiero per dieci giorni...e
tu, va bene, va bene, va bene...o sbaglio...???...te lo ricordi questo fatto???
CATERINA CONDELLO: uhm!!...uhm!!...
DANIELE IONETI:
su DIO, veramente...
CATERINA CONDELLO: si!!!, me lo ricordo...
...omissis... da qui in avanti la conversazione continua con argomenti futili
(vds. all. nr. 23)
Il giorno successivo, ovvero il 29.11.2006, come già evidenziato in precedenza, veniva
rinvenuto, lo scontrino dal quale si desumeva che il CONDELLO Pasquale trascorreva la
latitanza nella zona di Pellaro.
Un’altra partenza della MORABITO veniva registrata il 20 settembre 2007, con rientro il 14
ottobre 2007.
In particolare, si aveva modo di notare, attraverso il sistema di videosorveglianza, installato in
via Santa Caterina, in prossimità dell’abitazione di MORABITO Maria, che quest’ultima alle
ore 18.03, con in mano una borsa di colore bianco ed una busta di plastica, dopo essere scesa
dall’abitazione, unitamente alle figlie Caterina ed Angela ed alla nipotina (figlia di
CONDELLO Angela), saliva con le stesse persone a bordo dell’autovettura Subaru di sua
proprietà, targata CV358NR, dirigendosi verso l’abitazione di MORABITO Bruno, sita in via
Carmine di Archi, ove giungeva alle ore 18.10 successive.
Gli occupanti, dopo essere scesi dal veicolo, accedevano all’interno dell’abitazione di
MORABITO Bruno, lasciando all’interno dell’autovettura la busta di plastica, notata nella
disponibilità della donna, all’atto in cui aveva lasciato la propria abitazione. Sul posto, dopo due
minuti circa, a bordo di uno scooter, giungeva BARILLA’ Giovanni.
In tale frangente, e comunque nei periodi immediatamente successivi, è stato possibile
registrare i seguenti movimenti, riferiti al giorno 20 settembre 2007:
ore 18.32
Maria MORABITO, le due figlie e la piccola salgono a bordo dell’autovettura
Subaru, con in mano una borsa di colore bianco e due buste di plastica tipo supermercato). Nel
corso del tragitto Maria MORABITO intrattiene con le figlie della conversazioni non utili per
l’attività investigativa
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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ore 18.40
la Subaru giunge in località Mercatello di Archi, presso l’abitazione dei
genitori di Barillà Giovanni e gli occupanti (Maria Morabito, CONDELLO Angela e
CONDELLO Caterina) scendono dal veicolo. Al momento di scendere dal veicolo Maria
MORABITO chiede alla figlia Angela se deve scendere i pannolini.
(DATI ESTRAPOLATI DALLE TELCAMERE INSTALLATE IN VIA SANTA CATERINA E VIA CARMINE)
Da questo momento, non si ha più traccia di MORABITO Maria, sino al giorno del rientro,
registrato in data 14 ottobre 2007.
Dall’analisi di tali dati è emerso che MORABITO Maria, oltre a ricevere un concreto appoggio
da parte delle figlie, nel corso degli spostamenti finalizzati a raggiungere il marito, era
adeguatamente supportata anche dal nucleo familiare di BARILLA’ Giovanni, segnatamente dal
padre di quest’ultimo, identificato in BARILLA’ Antonino che, oltre a fornire supporto logistico
per gli spostamenti di MORABITO Maria, ha sostituito il figlio Giovanni, nella conduzione del
negozio sito in questa via A. Spanò, allorquando quest’ultimo si recava dal suocero latitante. E’
evidente che anche il BARILLA’ Antonino è stato parte attiva del dispositivo di persone che,
con diverso contributo di causa, hanno favorito CONDELLO Pasquale nella latitanza.
Ritornando ai movimenti registrati, subito dopo l’allontanamento di MORABITO Maria, si
segnala che alle ore 00.05 del 21 settembre 2007, quindi dopo poche ore dalla partenza della
donna, giungeva, in via Carmine di Archi, presso l’abitazione di proprietà di MORABITO
Bruno, l’autovettura Mercedes classe “A”, in uso a BARILLA’ Giovanni, condotta da
quest’ultimo, in compagnia della moglie CONDELLO Angela, della figlia e della cognata
CONDELLO Caterina. L’autovettura era preceduta da uno scooter condotto da CONDELLO
Francesco, figlio di CONDELLO Pasquale. I predetti, dopo aver parcheggiato i mezzi,
accedevano all’interno dello stabile, ove un piano
è occupato dal nucleo familiare di
BARILLA’ Giovanni. La lettura di tali movimenti è avvenuta attraverso i dati estrapolati dal
sistema satellitare installato a bordo dell’autovettura di proprietà del BARILLA’ , nonché dalle
riprese video relative alla telecamera installata in via Carmine di Archi.
A questo punto va sottolineato che, in tale periodo, con precisione dal giorno 17 settembre 2007,
era stata registrata l’assenza di CONDELLO Domenico Francesco, figlio di CONDELLO
Pasquale, il quale sicuramente si era recato dal padre, in considerazione che i propri cellulari,
sottoposti ad intercettazione risultavano completamente spenti. Inoltre, non era stata notata la sua
presenza in città né presso i luoghi costantemente frequentati dallo stesso (abitazione della
madre, abitazione del nonno, negozio commerciale sito in via Provinciale, ecc.).
Alla luce dei
movimenti verificatisi nella serata compresa tra il 20 settembre ed 21 settembre 2007, si
accertava che lo stesso era rientrato in Reggio Calabria, in concomitanza della partenza della
madre, utilizzando come base logistica l’abitazione di BARILLA’ Antonino. E’ evidente che
il soggetto che ha accompagnato CONDELLO Francesco presso l’abitazione del BARILLA,
subito dopo prelevava MORABITO Maria per accompagnarla dal marito latitante.
I militari di questa Sezione, ritenendo l’abitazione di BARILLA’ Antonino , il punto di
partenza dei familiari del CONDELLO per raggiungere lo stesso, iniziavano una costante
attività di osservazione in tale area che permetteva, il 14 ottobre 2007, alle ore 19.45, di
registrare il rientro di MORABITO Maria, giunta a bordo di un’autovettura Renault Clio,
targata BS014JK, in compagnia di una donna, successivamente identificata, attraverso la visione
fotografica di alcuni cartellini d’identità, in CONDELLO Maria, nata a Reggio Calabria il
27.10.1984, ivi residente c.da Mercatello di Archi.
Presso tale obiettivo, alle ore 21,00 del 14 ottobre 2007 giungevano a bordo dell’autovettura
Subaru, di proprietà di MORABITO Maria, le due figlie, Angela e Caterina, quest’ultima
con in braccio la nipote, figlia della sorella.
Il personale predisposto al servizio si osservazione, nonché quello impegnato nell’attività
dinamica di controllo discreto, teso a verificare gli spostamenti dei familiari del latitante, avevano
modo di constatare:
r e l a z i o n e di s e r v i z i o
DATA: 14.10.2007;
NOME INDAGINE:
META;
TIPO SERVIZIO:
O.C.P.;
INIZIO:
ore 15:00;
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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FINE: ore 24:00;
PARTECIPANTI:
M.A.s.U.P.S. CICILESE Antonio, MM.OO. GRASSO Vittorio,
CIPOLLA Roberta e Brig. LEPRO Edoardo;
SCOPO DEL SERVIZIO:
Osservazione nei confronti di Via Mercatello;
ATTIVITA’ TECNICA: Binocolo Swarovski e visore notturno;
Ore 15:00
Inizio servizio in località Fortino di Reggio Calabria;
Ore 19:45
giunge, in Via Mercatello, una RENAULT Clio di colore blu, targata
53
BS014JK , si parcheggia, scendono MORABITO Maria54 e altra donna, fanno ingresso al
civico 55/57;
Ore 21:00
giunge, in Via Mercatello, una SUBARU Justy di colore grigio, targata
CV358NR55, dalla quale scendono CONDELLO Angela56 e CONDELLO Caterina57 con in
braccio la piccola Grazia58, fanno ingresso al civico 55/57;
Ore 22:30
giunge la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata
CY093CD59, dalla quale scende CONDELLO Francesco60, fa ingresso al civico 55/57;
Ore 22:35
dal civico 55/57 escono CONDELLO Caterina, MORABITO Maria,
CONDELLO Angela con in braccio la piccola Grazia e BARILLA’ Giovanni61, le prime due
salgono a bordo della SUBARU Justy di colore grigio, mentre, i restanti soggetti salgono a bordo
della MERCEDES Classe “A” di colore nero, si avviano verso la Via Corvo;
Ore 24:00
fine servizio;
(vds. all. nr. 24)
Si sottolinea che, in tale contesto, non è stato possibile monitorare costantemente gli
spostamenti dell’autovettura Subaru di proprietà di MORABITO’ Maria, poiché BARILLA’
Giovanni, il 30 settembre 2007, alle ore 11.56, rinveniva, all’interno della stessa,
l’apparecchiatura satellitare atta a verificare i movimenti del veicolo. La circostanza è stata
documentata mediante visone del filmato relativo alla telecamera installata in via Carmine, in
prossimità dell’abitazione dello stesso BARILLA’.-
53
Intestata a CONDELLO Luciano, nato ad Archi il 04.12.1946, ivi residente in Via C.da
Mercatello nr.55;
54
MORABITO Maria pt. Bruno mt. MORABITO Caterina, nata a Reggio Calabria il
06.09.1963, ivi residente in Via SS 18 I Tratto nr. 179/G, coniugata, casalinga;
55
intestata a MORABITO Bruno, nato a Reggio Calabria il 14.02.1933, ivi
residente in via Carmine Archi n. 84;
56
CONDELLO Angela pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nata a Reggio
Calabria il 13.04.1985, ivi residente in Contrada Archi Carmine nr. 84, coniugata;
57
CONDELLO Caterina pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nata a Reggio
Calabria il 23.06.1991, ivi residente in Via SS 18 I Tratto nr. 179/G, nubile, studentessa;
58
BARILLÀ Grazia Carmela pt. Giovanni mt. CONDELLO Angela, nata a
Reggio Calabria il 10.08.2006;
59
intestata a BARILLA’ Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 28.02.1957, ivi
residente in Via Mercatello nr. 55;
60
ONDELLO Francesco pt. Domenico mt. NERI Caterina, nato a Reggio
Calabria il 05.11.1982, ivi residente in residente in Via Nazionale III Tratto nr. 149, celibe,
commerciante;
61
ARILLÀ Giovanni pt. Antonino mt. MALARA Grazia Lucia, nato a Reggio
Calabria il 25.05.1978, residente come sopra, coniugato
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
188
PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
FOTO RAFFIGURANTE BARILLA’
INSTALLATA
L’APPARECCHIATURA
MORABITO MARIA.
GIOVANNI NEL MOMENTO IN CUI PRELEVA
A BORDO DELL’AUTOVETTURA DI PROPRIETÀ DI
Sempre attraverso la visone della citata telecamera si registrava, alle ore 22.33 del 14 ottobre
2007, presso l’abitazione di BARILLA’ Giovanni, l’arrivo dell’autovettura Subaru, di proprietà
di MORABITO Maria, condotta da quest’ultima, in compagnia della figlia Caterina. Dopo
circa due minuti, sopraggiungeva anche l’autovettura Mercedes classe “A”, condotta da
Giovanni BARILLA’, in compagnia della moglie e della figlia.
CONDELLO Maria, individuata nella persona che la sera del 14 ottobre 2007 aveva
accompagnato MORABITO Maria, presso l’abitazione di BARILLA’ Antonino, è cugina di
CONDELLO Pasquale, essendo figlia di CONDELLO Luciano dei predetti, nato ad Archi il
04.12.1946. La sorella di CONDELLO Maria, identificata in CONDELLO Giuseppa Antonia
, nata a Reggio Calabria il 13.04.1974, è residente in località Pellaro, via Fondo Bolani nr. I, nr.
47, non molto distante dall’abitazione in cui è stato tratto in arresto CONDELLO Pasquale.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
PROCURA DELLA REPUBBLICA
189
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
LA FRECCIA DI COLORE ROSSO, INDICA LA CASA IN CUI È STATO TRATTO IN ARRESTO IL
LATITANTE, MENTRE LA FRECCIA DI COLORE VERDE, INDICA L’ABITAZIONE DI CONDELLO
GIUSEPPE ANTONIA.
E’ opportuno evidenziare che dal sistema di localizzazione satellitare, installato all’interno
dell’autovettura di proprietà di BARILLA’ Giovanni, è emerso che il veicolo in questione, alle
ore 17.27 del 14 ottobre 2007 veniva parcheggiato dallo stesso in via Scesa Stazione di Reggio
Calabria, luogo che si dimostrerà particolarmente proficuo sotto l’aspetto investigativo, atteso che
quest’ultimo, ogni qualvolta si è recato dal suocero, è partito sempre da tale località, o
comunque dalle vie limitrofe. Sul punto si disquisirà in maniera analitica in seguito.
Il citato veicolo alle ore 19.45 successive, veniva prelevato da CONDELLO Francesco, nato a
Reggio Calabria il 5 novembre 1982, nipote di CONDELLO Pasquale, così come emerge
dall’ascolto delle intercettazioni captate all’interno del mezzo. L’autovettura, alle ore 22.33
successive, condotta dal citato CONDELLO Francesco, giungeva in via Mercatello di Archi,
presso l’abitazione di BARILLA’ Antonino. Dopo circa due minuti il veicolo, come già
evidenziato in precedenza, partiva da tale località, con alla guida il BARILLA’ Giovanni, per
giungere, subito dopo, in via Carmine di Archi, presso la propria abitazione.
Sul conto di CONDELLO Francesco si precisa che quest’ultimo è figlio di CONDELLO
Paolo, fratello di CONDELLO Pasquale, ucciso nel corso della guerra di mafia che dalla metà
degli anni ’80 sino al 1992 ha interessato la città di Reggio Calabria.
3.
SPOSTAMENTI DI BARILLA’ GIOVANNI FINALIZZATI A FARE VISITA AL
LATITANTE CONDELLO PASQUALE.
Le indagini relative alla cattura di CONDELLO Pasquale hanno permesso di accertare che
uno dei principali soggetti che,
spesso, si recava dal ricercato, è stato identificato in
BARILLA’ Giovanni. Proprio attraverso il costante monitoraggio del genero del latitante è
stato possibile pervenire, in data 18 febbraio 2008, alla cattura di quest’ultimo. L’attività, in
particolare, ha permesso di accertare che il BARILLA’ ogni qualvolta si recava dal suocero, il
cui movimento aveva inizio quasi sempre all’imbrunire, era solito parcheggiare la propria
autovettura, in attesa di spostarsi con altri mezzi, in questa via Vecchia Provinciale, o in una
stradina parallela, segnatamente in una traversa a vicolo cieco di via Scesa Stazione, situata
alle spalle di alcuni caseggiati, adibiti ad esercizi commerciali, di pertinenza della famiglia
CONDELLO ed in particolare di:
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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un negozio già di proprietà di MORABITO Giuseppe,
attualmente di proprietà di CONDELLO Angela;
-
suocero del latitante,
un autolavaggio gestito da CONDELLO Francesco, nipote del ricercato;
- un esercizio pubblico adibito alla vendita di prodotti alimentari, denominato “Pane, Pizza e
Fantasia”, attualmente sottoposto a sequestro da parte di codesta DDA, poiché ritenuto di
pertinenza del latitante CONDELLO Domenico, nato a Reggio Calabria il 4 novembre 1956;
un negozio di frutta ed altri generi di proprietà di CONDELLO Domenico, nato a
Reggio Calabria il 20.05.1972, ivi residente in C.da Mercatello Archi nr.55 “detto gingomma”,
cugino di CONDELLO Pasquale.
LA CARTINA, RELATIVA ALLA VIA VECCHIA PROVINCIALE, RAFFIGURA:
LA ZONA CERCHIATA IN VIOLETTO L’AREA D’INTERESSE;
LA STRADA COLORATA IN ROSSO, LA TRAVERSA A VICOLO CIECO DI VIA
DISCESA STAZIONE, ZONA IN CUI BARILLA’ GIOVANNI, IN ALCUNE OCCASIONI PARCHEGGIAVA
LA PROPRIA AUTOVETTURA;
LA ZONA COLORATA IN BLU LA VIA VECCHIA PROVINCIALE
LA FRECCIA DI COLORE ROSSO, IL NEGOZIO DI MANGIMI GIÀ DI PROPRIETÀ DI
MORABITO BRUNO, ATTUALMENTE DI PROPRIETÀ DI CONDELLO ANGELA;
LA FRECCIA DI COLORE VERDE, L’AUTOLAVAGGIO GESTITO DA CONDELLO
FRANCESCO CL. 82;
LA FRECCIA DI COLORE TURCHESE, IL NEGOZIO DENOMINATO “PANE, PIZZA E
FANTASIA”;
LA FRECCIA DI COLORE GIALLO, IL NEGOZIO DI FRUTTA DI PROPRIETÀ DI
CONDELLO DOMENICO, CL. 72.
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Tale atteggiamento consentiva di verificare che il BARILLA’, in linea di massima, faceva
rientro sul posto intorno alle 23.00 circa.
Dal complesso delle risultanze investigative, frutto di emergenze tecniche e
servizi di
osservazione e controllo, è stato possibile ricostruire alcuni spostamenti del BARILLA’
Giovanni, a partire dal 25 ottobre 2007.
3.1
PARTENZA DI BARILLA’ GIOVANNI IN DATA 25 OTTOBRE 2007.
Dal complesso dell’analisi investigativa è stato accertato che BARILLA’ Giovanni, il 25
ottobre 2007 si è recato dal suocero CONDELLO Pasquale, al fine di prelevare il cognato,
CONDELLO Francesco, che già da alcuni giorni, segnatamente dal precedente 22 ottobre, si
trovava in compagnia del padre latitante. Tale circostanza è stata riscontrata dal fatto che
CONDELLO Francesco, all’epoca minore, da tale data non è stato più notato in Reggio
Calabria, tenendo, tra l’altro, sempre i cellulari spenti. Relativamente al viaggio in questione,
è stato riscontrato che il BARILLA’ si è servito, per raggiungere il suocero, di un veicolo
messo a disposizione da GIUSTRA Antonio, nato a Reggio Calabria il g. 01.05.1989, ivi
residente Frazione Catona, via del Casale nr. 2.
Quest’ultimo, sebbene sia immune da precedenti e pendenze penali, risulta gravitare
nell’ambito della cellula criminale di riferimento logistico della famiglia CONDELLO, atteso i
suoi accertati rapporti con BARILLA’ Giovanni, con gli omonimi cugini CONDELLO
Francesco ed altri soggetti aderenti allo stretto nucleo familiare degli stessi.
Dall’analisi dei dati in possesso di questa Sezione, è emerso che il 25 ottobre 2007:
BARILLA Giovanni, alle ore 15.54, a bordo della propria autovettura
Mercedes classe “A”, giungeva al negozio di mangime sito sulla via Vecchia Provinciale, ove il
veicolo restava in sosta sino alle ore 18.56. La foto di seguito riportata è relativa al tracciato
GPS dell’autovettura in questione.
I PUNTI DI COLORE ROSSO INDICANO LA SOSTA
alle ore 17.31 all’interno del negozio di mangime si registrava
la presenza di
GIUSTRA Antonio, atteso che lo stesso intraprendeva una conversazione con Giovanni
BARILLÀ (Prog. 37515 ore di 17.31). Dal contenuto della conversazione emergeva che il
GIUSTRA avrebbe dovuto sostituire
il BARILLA’ nella conduzione del negozio. La
conversazione avveniva come segue:
(Prog. 37515 ore 17.31 del 25.10.07 -negozio bombole Vecchia Provinciale)
ANTONIO:
...incomprensibile...
GIANNI:
L'ha provata lui?
ANTONIO:
Si!
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GIANNI:
Gliel'hai accesa, pure?
ANTONIO:
Si! Ha detto che non trovava le partite!
GIANNI:
Non, le ha trovate? Vedi che mi accompagni tu! ...incomprensibile...
ANTONIO:
E da quant'è che era qui? Era già fuori lui?
GIANNI:
Dalle tre e mezza! Ho dovuto aprire alle tre e mezza, per accompagnare qui a
questo scemo!
ANTONIO:
Io stasera neanche ...incomprensibile...
GIANNI:
Antonio, faccio un'arrivata e vengo!
PEPPE:
E vai con la macchina?
GIANNI:
No, con il motorino!
PEPPE:
E quanto ci metti?
GIANNI:
Ah?
PEPPE:
Dove stai andando?
GIANNI:
Arrivo un minuto da ...incomprensibile...
PEPPE:
E se telefona, che quello è lì che ci aspetta, poi!
GIANNI:
Ti sto dicendo che dieci minuti, ritardo! Gli chiamo che sto salendo a casa, io,
cosi alle volte ci vediamo direttamente lì!
PEPPE:
Vedi se sono lì le chiavi!
GIANNI:
Uhm? Si! ...incomprensibile...
PEPPE:
Mi sono dimenticato di dargli lo scontrino!
GIANNI:
Le hai firmate tutte?
PEPPE:
No!
GIANNI:
Firmale e mettile dentro questo coso, insieme al codice fiscale! Dove sono le
chiavi di queste?
PEPPE:
Se te le ho date nelle mani!
Dalle ore 17.33 ...omissis...
(vds. all. nr. 25)
alle ore 18.56 l’autovettura Mercedes classe “A” si allontanava dal magazzino
di mangime. Nella circostanza il veicolo era condotto da GIUSTRA Antonio; infatti all’interno
dell’autovettura, sottoposta a censura ambientale, veniva registrata, a partire dalle ore 19.06, la
presenza di quest’ultimo.
Lo stesso, infatti, alle ore 19.13, chiedeva ad una persona esterna al veicolo se avesse visto
Dario. Successivamente, l’autovettura proseguiva la corsa ed alle ore 19.18, il GIUSTRA
intratteneva una conversazione telefonica con una persona. Durante il dialogo riferiva che i
compact disc non li aveva nell’autovettura, poiché al momento era con un veicolo non di sua
proprietà.
Alle successiva 19.30, GIUSTRA Antonio, nel dialogare a telefono con una persona non
meglio identificata, chiedeva se l’autovettura dovesse lasciarla nel luogo in cui si trovava. Subito
dopo spegneva il motore e scendeva dal veicolo.
Il veicolo veniva lasciato in sosta nell’area di Gallico – segnatamente alla via Bilardi.
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alle ore 20.16 successive, veniva registrata una telefonata di particolare
interesse, dalla quale emergeva che il GIUSTRA aveva un ruolo di estrema importanza circa il
proprio inserimento nel contesto dei favoreggiatori di CONDELLO Pasquale. In particolare,
quest’ultimo veniva contattato sulla propria utenza cellulare nr. 340/6072731 da CONDELLO
Francesco, nipote del latitante, che attraverso l’utenza nr. 346/4149479 (Prog. 7519),
sottoposta a censura, gli fissava un appuntamento al lavaggio, ovvero nella via Vecchia
Provinciale di Reggio Calabria, ove quest’ultimo gestisce un’autorimessa adibita a lavaggio,
situata accanto al negozio di mangimi di proprietà di CONDELLO Angela, moglie di
BARILLA’ Giovanni. In effetti alle ore 20.20 , come concordato telefonicamente, GIUSTRA
Antonio parcheggiava l’autovettura Mercedes classe “A”, nella via vecchia Provinciale, ove
restava in sosta sino alle ore 23.16, allorquando veniva prelevata da BARILLA’ Giovanni.
La conversazione innanzi citata si sviluppava come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 7519 DEL 25.10.2007, ORE 20.16, CON
APPARECCHIATURA AREA.
Legenda:
CONDELLO F.:
CONDELLO FRANCESCO
GIUSTRA A.:
GIUSTRA ANTONIO
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
^^^^
GIUSTRA A.:
CONDELLO F.:
GIUSTRA A.:
oh Ciccio
dove sei?
qua a Pentimele
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CONDELLO F.:
GIUSTRA A.:
CONDELLO F.:
GIUSTRA A.:
ci vediamo al lavaggio?
tra quanto?
ora, due minuti
va bene , ciao
FINE TRASCRIZIONE
SOSTA DELL’AUTOVETTURA MERTCES CLASSE “A”
E’ opportuno sottolineare che GIUSTRA Antonio, allorquando arrivava in detta località, si
incontrava con CONDELLO Francesco, che viaggiava a bordo della propria autovettura
Citroen C3, targata CJ476GR, sottoposta a censura ambientale. Quest’ultimo dall’interno del
veicolo, invitava il GIUSTRA a cena presso la propria abitazione. Il colloquio avveniva
come segue:
CICCIO:
Cosa vuoi fare? Vieni con me? Te ne vieni con me? Ah? E cammina, dai,
andiamo sali!
CICCIO:
Ma poi te ne vieni a mangiare a casa mia?
ANTONIO:
Ah?
CICCIO:
Mangi a casa mia, poi!
ANTONIO:
Va bene!
CICCIO:
E cammina, andiamo!
A questo punto si sente sbattere una portiera e Antonio Giustra sale in macchina. L'autovettura
riprende la marcia e Antonio dice a Ciccio, facendo riferimento alla telefonata di prima, perchè
ha fatto rispondere Veronica al telefonino. I due continuano a conversare a carattere amichevole.
Alle ore 20.25 si riporta testualmente:
ANTONIO:
Ma a che ora è la partita? A che ora devi andare all'allenamento?
CICCIO:
Alle otto e mezza!
ANTONIO:
Fino a che ora?
CICCIO:
Fino?
ANTONIO:
Fino a che ora?
CICCIO:
Alle dieci! Va beh, per le dieci e mezza finiamo! ...incomprensibile...
ANTONIO:
Eh?
CICCIO:
Solo che alle dieci e un quarto me ne devo andare! ..incomprensibile...
ANTONIO:
...tratto incomprensibile...
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(vds. all. nr. 26)
CITROEN C3, ALLE ORE 20.20, CONDOTTA DA
ARRIVO DELL’AUTOVETTURA
CONDELLO FRANCESCO, NEI PRESSI DEL NEGOZIO GESTITO DA CONDELLO ANGELA,
MOGLIE DI BARILLA’ GIOVANNI.
Non appena CONDELLO Francesco terminava la conversazione con Antonio
GIUSTRA, telefonava alla sorella CONDELLO Maria, riferendole che il suo amico
GIUSTRA Antonio, verso le ore 22.30, avrebbe cenato presso la loro abitazione. (progressivo
nr. 7521 delle ore 20.22, registrata sull'utenza di Francesco Condello n. 346-4149479,).
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 7521 DEL 25.10.2007, ORE 20.22, CON
APPARECCHIATURA AREA.
Legenda:
CONDELLO F.:
CONDELLO FRANCESCO
CONDELLO M.:
CONDELLO MARIA (MARIELLA)
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
CONDELLO M.:
pronto!
CONDELLO F.:
Mariella
CONDELLO M.:
eh
CONDELLO F.:
gli devi dire alla mamma che mangiamo io ed Antonio a
casa, verso le dieci e mezza veniamo
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CONDELLO M.:
va bene, ciao
CONDELLO F.:
ciao
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 27)
Dal prosieguo delle operazioni di censura tra presenti, effettuate all’interno della Citroen
C3, si aveva modo di constatare che CONDELLO Francesco e GIUSTRA Antonio, dalle ore
22.56 si trovavano in questa via Mercatello. Successivamente, gli stessi, senza scendere dal
veicolo, alle ore 22.59, iniziavano a conversare con una persona che si trovava all’esterno del
mezzo, riconosciuta in Domenico CONDELLO, nato a Reggio Calabria il 20.05.1972, ivi
residente in C.da Mercatello Archi nr.55 “detto gingomma”.
La conversazione, avveniva come segue:
[Vedi Prog.7964 ore 22.46 del 25.10.07 ]
LEGENDA:
CICCIO:
Condello Francesco;
MIMMO:
Condello Domenico (gingomma);
ANTONIO:
Giustra Antonio;
^^^^^
ANTONIO:
...incomprensibile...
CICCIO:
Non viene? A me aveva detto che veniva! Ora me l'ha detto altrimenti eravamo a
posto!
ANTONIO:
Chi?
CICCIO:
Lui!
ANTONIO: ...incomprensibile... Chi li ha fatti?
CICCIO:
I mezzi ce l'ha per giocare! Però se lui deve venire, deve venire sempre! Non è
che può fare...
ANTONIO: Che vuol dire che i mezzi ce li ha!
CICCIO:
Perchè lui è grande e dice che deve giocare! Ora che tu lo sai, se vuoi venire...
ANTONIO: No, che vengo a fare, io vado in palestra...
CICCIO:
Secondo me era meglio che venissi là! Che cazzo vai a fare in palestra!
ANTONIO: La colpa tuo cugino Ciccio ce l'ha!
CICCIO:
Lascialo stare a quello, che è grosso, non sa giocare! Che cazzo deve fare qui!
Vieni, prova, se ti sembra che ti piace continui, sennò gli dici non mi piace! Qual'è il problema?
Dalle ore 22.47 alle ore 22:59 omissis
Alle ore 22:59(orario apparato registrazione ambientale) l'auto si fermava e gli occupanti
parlano con una persona all'esterno dell'abitacolo, riconosciuta fonicamente in CONDELLO
Domenico (alias gingomma);
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
Ci dobbiamo vedere per le macchinette!
Dov'era al bingo?
No!
Ma l'hai visto a Giacomo che ti voleva?
No! Ora mi voleva?
No, ieri forse!
Ah?
Ieri! Ieri sono andato al bingo, e mi ha visto Pippo a me!
Giacomo qui sotto? E ora vado! Quanto ...incomprensibile... Gli hai dato?
Uno!
Quale la ...incomprensibile...?
Domani gliela porto a Peppe!
...incomprensibile...
Uhm!
Visto che ora arrivano, e poi al limite gliene mettiamo ...incomprensibile...
Ah, senti una cosa!
Uhm!
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CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
MIMMO:
CICCIO:
Suo cognato lavora alla Snai!
Eh!
E mi ha detto di portargli le macchinette!
Dove?
A Villa! Dove si giocano i cavalli, lì!
...incomprensibile... Che gliel'avevo detto io!
Cosa?
Non ce l'hanno bisogno!
Ce l'hanno già?
Dalle ore 23.01 alle ore 23.02 omissis
(vds. all. nr. 28)
Alle ore 23.02, l’autovettura riprendeva la marcia ed alle ore 23.07 successive si fermava alle
spalle del deposito di mangime, ovvero in una traversa, a vicolo cieco, di via Scesa Stazione,
località ove, nella maggior parte dei casi, sono stati registrati gli arrivi di BARILLA’ Giovanni,
allorquando rientrava dalle visite al suocero.
Dalla schermata innanzi riportata, si può agevolmente constatare che la Citroen C3
restava in sosta, per un breve periodo, nella strada a vicolo cieco, mentre dall’altra parte della
strada, ovvero in via Provinciale, risultava ancora in sosta l’autovettura Marcedes classe “A” di
BARILLA ‘ Giovanni, ivi parcheggiata, sin dalle precedenti ore 20.20 da parte di GIUSTRA
Antonio.
Durante tale sosta, si registrava, all’interno dell’autovettura Citroen C3, la seguente
conversazione:
ANTONIO: Ma che dobbiamo fare ora?
CICCIO:
Dobbiamo aspettare! A chi non viene mai!
ANTONIO: Andavamo a mangiare, almeno!
CICCIO:
E come facciamo, e se viene?
ANTONIO: Non penso! Se lui ci ha parlato, che non ci venisse fame!
…..cade la linea……
(vds. all. nr.29)
Appariva evidente che i suddetti, erano in attesa del rientro di BARILLA’ Giovanni.
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Dopo 3 minuti l’autovettura C3 veniva messa in movimento, fermandola alle ore 23.15
sulla via Vecchia Provinciale, davanti il magazzino di mangime, nei pressi dell’autovettura di
BARILLA’ Giovanni.
Durante questa sosta, a bordo della Citroen C3 si registra la seguente conversazione,
sempre intercorsa tra CONDELLO Francesco e GIUSTRA Antonio:
Prog. 7966:
Auto in sosta, all'interno dell'abitacolo si trovano Condello Francesco e Giustra Antonio, il quale
parla al cellulare fino alle ore 23.14.
Dalle ore 23.14 alle ore 23.17 omissis
ANTONIO:
Ma ora arrivano o no?
CICCIO:
Non scendere che c’è l’acqua...
………Si sente aprire una portiera…..
ANTONIO:
…ma non c’è nessuno qua!
CICCIO:
no, per l’acqua…che sennò ti bagni tutto…
Dalle ore 23.17 alle ore 23.20 auto in movimento. Si sente Ciccio Condello parlare al telefono
prima con Veronica e poi con MIMMO.
Alle ore 23.20 l'auto si ferma, si sente sbattere una portiera e CICCIO che dice ciao. Alle ore
23.21 Ciccio Condello parla di nuovo al telefonino a carattere amichevole.
Alle ore 23.23 cade la linea.
(vds. all. nr.30)
Dal contenuto della suddetta conversazione, emergeva chiaramente che anche GIUSTRA
Antonio era perfettamente a conoscenza
del viaggio fatto da BARILLA’, anche in
considerazione del fatto che quest’ultimo si era spostato a bordo di un’autovettura di pertinenza
di quest’ultimo. Inoltre, dalla conversazione emergeva, chiaramente, che il GIUSTRA era
consapevole della necessità di non farsi notare in tale area, infatti ad un certo punto del discorso,
il CONDELLO Francesco gli riferiva di non scendere dal veicolo (Citroen C3) poiché stava
piovendo ed il GIUSTRA, non avendo capito bene l’affermazione dell’interlocutore, riferiva
testualmente “ .. ma non c’è nessuno qua..”. Tale affermazione faceva concretamente supporre
che lo stesso aveva avuto timore di farsi notare. Infatti, a seguire il CONDELLO Francesco
replicava testualmente “… no! per l’acqua…che sennò ti bagni tutto..”.Dall’analisi dei successivi eventi, emergeva che alle ore 23.20 dall’autovettura Citroen C3
scendeva GIUSTRA Antonio ed infatti, oltre al rumore della portiera, si registrava la voce di
CONDELLO Francesco che diceva “ciao”, ad una persona.
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Il veicolo, nella circostanza, ripartiva ed alle ore 23.23 si fermava presso l’abitazione di
CONDELLO Francesco.
In concomitanza all’allontanamento del GIUSTRA dall’autovettura Citroen C3, si registravano
anche alcuni movimenti all’interno dell’autovettura di BARILLA’ Giovanni;
infatti,
quest’ultimo, riferiva ad una persona, successivamente identificata in CONDELLO Domenico
Francesco, figlio di CONDELLO Pasquale. “…controlla se entrano vicino ai piedi”.(vds. all. nr. 31 )
In ordine a tale affermazione, è stato successivamente accertato che il BARILLA’
faceva riferimento ad una borsa che in seguito, è stata vista, attraverso la telecamera installata
in prossimità dell’abitazione di MORABITO Maria, moglie di CONDELLO Pasquale, nella
disponibilità del figlio CONDELLO Domenico Francesco, allorquando BARILLA’ Giovanni,
alle ore 23.21 (orario GPS), con la propria autovettura sostava nei pressi dell’abitazione del
cognato, affinché quest’ultimo scendesse dal veicolo.
AUTOVETTURA DI BARILLA’ NEL MOMENTO IN CUI SI FERMA
DELL’ABITAZIONE DI MORABITO MARIA PER FARE SCENDERE IL COGNATO
FRANCESCO
Come si può agevolmente notare dalle immagini estrapolate
telecamera, si notava CONDELLO Francesco, con una borsa tra le mani.
NEI PRESSI
CONDELLO
dalla suddetta
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PROCURA DELLA REPUBBLICA
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Subito dopo aver lasciato il cognato, BARILLÀ Giovanni, a bordo della propria Classe
“A”, ripartiva alla volta della sua abitazione, sita in via Carmine di Archi, ove il veicolo,
giunto alle ore 23.25, restava in sosta tutta la notte.
In relazione a quanto sin qui esposto, è chiaro che BARILLA’ Giovanni si era
portato dal suocero al fine di prelevare il cognato CONDELLO Domenico Francesco, che
già si trovava dal padre. Quest’ultimo,
come già si era verificato in una precedente
occasione, da tre giorni aveva fatto perdere le proprie tracce ed infatti non era stato più notato
nella città di Reggio Calabria, considerato che anche i propri apparati cellulari erano stati
completamente disattivati. Il giovane ricompariva in compagnia del cognato BARILLA ‘
Giovanni, nella circostanza sopra evidenziata nella sera del 25 ottobre 2007, quando, senza
dubbio, si era recato da CONDELLO Pasquale.
Dalla complessità dei dati acquisiti è stato possibile accertare che BARILLA’
Giovanni si era recato dal suocero, a bordo di un veicolo di proprietà di GIUSTRA Antonio.
Infatti, quest’ultimo si allontanava dalla via Vecchia Provinciale di Reggio Calabria, non appena
BARILLA’ Giovanni saliva a bordo della propria autovettura, che era stata parcheggiata in
quella strada dal citato GIUSTRA, alle ore 20.20 precedenti. Pertanto, è stato elementare
dedurre che BARILLA’ Giovanni aveva lasciato la propria autovettura nella disponibilità del
GIUSTRA, proprio perché quest’ultimo gli aveva affidato un proprio veicolo.
Va, inoltre, precisato che, nella giornata del 24 ottobre 2007, all’interno del negozio
di mangimi, sito nella via Provinciale di Reggio Calabria, BARILLA’ Giovanni aveva
rimproverato il GIUSTRA Antonio, in quanto non era reperibile sul cellulare. Evidentemente il
BARILLA’ era stato costretto a posticipare la partenza al giorno successivo, poiché non aveva
reperito altri veicoli.
In tale occasione, la conversazione avveniva come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 37276 DEL 24.10.2007, ORE 17.37,
APPARECCHIATURA SIO.
CON
LEGENDA:
BARILLA’ GIOVANNI.:
BARILLA’ GIOVANNI
GIUSTRA A.:
GIUSTRA ANTONIO
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
OMISSIS dalle ore [17:37:39] alle ore [17:43:25]
BARILLA' G.: Antonio ! ti ho chiamato ieri, avevi il telefono spento?
GIUSTRA A.:
eh?
BARILLA' G.: avevi il telefono spento ieri ?
GIUSTRA A.:
no!
BARILLA' G.: come no! ti ho chiamato
GIUSTRA A.:
no, non mi è arrivato neanche il coso
BARILLA' G.: ...non è che ho sbagliato numero
GIUSTRA A.:
no ...inc... con mio cognato ...inc... .... sono andato a Seminara con mio cognato,
hai capito? non mi prendeva là, non te lo ha detto Ciccio?
BARILLA' G.: no, non l'ho visto a Ciccio. Questo è il tuo ... tre (3) quattro (4) zero (0) sessanta
(60) settantadue (72) sette (7) otto (8) uno (1)
GIUSTRA A.:
...sette(7) tre (3) uno (1) ...se no non ti chiamavo io ?
BARILLA' G.: chi sà a chi chiamavo, .... mi hai dato il numero come il bestia che sei ...mi hai
dato
GIUSTRA A.:
ma cretino, io ti ho dato il cellulare, se tu non sai leggere è colpa tua, non è
colpa mia
(tratto incomprensibile per interferenze)
OMISSIS fino alle ore [17:47:49].--FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
PROCURA DELLA REPUBBLICA
201
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
(vds. all. nr. 32)
3.2
ALLONTANAMENTO DI
BARILLA’ GIOVANNI
IN DATA 7
NOVEMBRE 2007.
Anche in questa circostanza il modus operandi è stato analogo a quello registrato nella
giornata del 25 ottobre 2007.
La ricostruzione dei dati acquisiti ha permesso di stabilire che anche in questa
circostanza GIUSTRA Antonio, in precedenza generalizzato, ha svolto un ruolo fondamentale,
avendo posto a disposizione del BARILLA’ e, comunque, del gruppo criminale CONDELLO,
l’autovettura Nissan Micra, targata RC/511120 di proprietà del padre, GIUSTRA Felice, nato a
Reggio Calabria il 3 gennaio 1956 ivi residente in via del Casale nr. Località Catona di Reggio
Calabria.
I preparativi connessi alla partenza di BARILLA’ Giovanni, diretto dal suocero
CONDELLO Pasquale, si registravano sin dal primo pomeriggio del 7 novembre 2007,
allorquando GIUSTRA Antonio, alle ore 14.29 , dal proprio apparato cellulare (340-6072731),
sottoposto ad intercettazione, inviava sull’utenza telefonica nr. 346/4149479 in uso a
CONDELLO Francesco, nipote del latitante, il seguente messaggio: “CI VEDIAMO ALLE 6
AL LAVAGGIO” . Nel prosieguo dell’attività investigativa si aveva sempre di più la concretezza
che, nel corso della serata, si sarebbero registrata la partenza di BARILLA’ Giovanni. Infatti,
alle ore 17.10, GIUSTRA Antonio contattava telefonicamente il futuro cognato, SPINELLA
Filippo, nato a Reggio Calabria il 15.11.1980 e residente a Villa San Giovanni (RC) in viale
Ruffo Fabrizio Cardinale nr.24, impiegato, avvisandolo che, in serata, avrebbe cenato a casa di
Francesco, identificato in CONDELLO Francesco, nipote del latitante.
La conversazione si sviluppava come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 194 DEL 07.11.2007, ORE 17.10, CON
APPARECCHIATURA AREA. (CELL. GIUSTRA ANTONIO)
Legenda:
GIUSTRA A.:
GIUSTRA ANTONIO
FILIPPO.:
FILIPPO
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
GIUSTRA A.:
oh Filippo
FILIPPO.:
Totò bello, allora?
GIUSTRA A.:
eh, apposto
FILIPPO.:
apposto? Questa sera mangi fuori allora ?
GIUSTRA A.:
si, si, mangio da Francesco
FILIPPO.:
ho capito, te la sei mangiata la piadina?
GIUSTRA A.:
si, era buona, neanche le cotolette ho mangiato
FILIPPO.:
dimmi la verità, è buona veramente no?
GIUSTRA A.:
è buona veramente
FILIPPO.:
minchia
GIUSTRA A.:
la prima volta che la mangio in quella maniera
FILIPPO.:
qualche giorno che non sappiamo quello che dobbiamo mangiare
GIUSTRA A.:
si, si, ...inc..., come allora con la mozzarella, era troppo buona
FILIPPO.:
buona veramente Totò e li ha di molti gusti
GIUSTRA A.:
però mi sono combinato i pantaloni ..."neanche li cani"
FILIPPO.:
colava?
GIUSTRA A.:
si, va bè... è normale con la piadina
FILIPPO.:
eh
GIUSTRA A.:
ma sai che era buona Filippo
FILIPPO.:
buona Totò, sai quanti gusti che ha...tipo...
GIUSTRA A.:
...ma tu ...inc... c'era là dentro ?
FILIPPO.:
crudo, rucola
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
PROCURA DELLA REPUBBLICA
202
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
GIUSTRA A.:
eh
FILIPPO.:
ehee e scaglie
GIUSTRA A.:
eh...buona...buona
FILIPPO.:
poi con più calma ne prendiamo qualche altra
GIUSTRA A.:
eh?
FILIPPO.:
qualche altra volta dico... quando non sappiamo cosa mangiarci, ci compriamo
quella
GIUSTRA A.:
va bene
FILIPPO.:
va bene Totò?
GIUSTRA A.:
ok Filippo
FILIPPO.:
ci vediamo dopo
GIUSTRA A.:
ci vediamo dopo và, ciao
FILIPPO.:
ciao
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 33)
Alle successive ore 18.04, veniva registrata un’altra conversazione particolarmente interessante,
allorquando il GIUSTRA, contattato telefonicamente dalla madre, riferiva di trovarsi in giro con
l’autovettura della sorella, risultata essere una Nissan Micra, targata RC/511120. In effetti, in
serata, BARILLA’ Giovanni, con l’autovettura del GIUSTRA, raggiungeva CONDELLO
Pasquale.
Il dialogo tra GIUSTRA Antonio e la madre, avveniva come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 202 DEL 07.11.2007, ORE 18.04, CON
APPARECCHIATURA AREA. (CELL GIUSTRA ANTONIO)
Legenda:
GIUSTRA A.: GIUSTRA ANTONIO
MADRE.:
SIGILLO’ ROSA ANNA
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
GIUSTRA A.:
oh Mà!
MADRE.:
eh Antonio, allora?
GIUSTRA A.:
apposto
MADRE.:
apposto? dove sei a casa?
GIUSTRA A.:
no, in giro con la macchina
MADRE.:
con quale ? quella di Manu?
GIUSTRA A.:
si ...inc...
MADRE.:
e senti una cosa Antonio, dagli da mangiare ai cani e li chiudi
GIUSTRA A.:
lo so, lo so, non c'è bisogno che me lo dici
MADRE.:
eh, va bene, tutto apposto qua
GIUSTRA A.:
ehee quando scendono... quando scendete voi?
MADRE.:
noi domani pren...partiamo da qua
GIUSTRA A.:
e Ciccio quando scende a trovarci... a trovarmi ?
MADRE.:
...inc... ehee ...vediamo più...
GIUSTRA A.:
poi... un giorno, un sabato ed una domenica di queste poi deve essere
MADRE.:
si, si, si, si
GIUSTRA A.:
eh, se no io...perchè dopo devo partire, capito?
MADRE.:
no, no, no, non c'è bisogno
GIUSTRA A.:
ok, no...eh
MADRE.:
ci sentiamo
GIUSTRA A.:
va bene ciao
MADRE.:
eh, ciao, ciao
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
(vds. all. nr. 34)
La certezza che l’autovettura, in uso al GIUSTRA, fosse stata utilizzata da BARILLA’
Giovanni si aveva alle ore 19.05 successive. In tale circostanza, all’interno del negozio di
mangimi, sito in questa via Provinciale di Reggio Calabria, veniva registrata una conversazione
tra presenti, intercorsa tra BARILLA’ Giuseppe [n. il 28.12.1985], fratello di Giovanni, e
CONDELLO Francesco, figlio del latitante, nel corso della quale il BARILLA’ Giuseppe,
invitava l’interlocutore a contattare GIUSTRA Antonio.
La conversazione avveniva come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 39686 DEL 07.11.2007, ORE 19.05,
APPARECCHIATURA SIO. (NEGOZIO BOMBOLE ARCHI)
CON
LEGENDA:
BARILLA' G.:
BARILLA' GIUSEPPE
CONDELLO F.: CONDELLO FRANCESCO
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
Si da atto che all'interno del negozio si sente BARILLA' Giuseppe con CONDELLO Francesco,
gli stessi discutono di argomenti generico - lavorativi.
Alle ore [19:21:19] si sente:
BARILLA' G.:
non è che mi lascia la chiave di qualche macchina, no?
CONDELLO F.:
il motorino ha !
BARILLA' G.:
ah?
CONDELLO F.:
il motorino ha !
BARILLA' G.:
non c'è lui, non ci sono neanche le chiavi del motorino
CONDELLO F.:
c'è
BARILLA' G.:
comunque .....
CONDELLO F.:
come chiudeva quello del lav.... la chiave del lucchetto
BARILLA' G.:
ah? ...lo stesso mi se...inc... ...domani se piove mi scendo il motorino?
.... .... chiama ad Antonio
CONDELLO F.:
...inc... e che so il numero di Antonio ?
BARILLA' G.:
con il mio cellulare ...là è appeso
OMISSIS fino alle ore [19:23:18] si sente CONDELLO Francesco parlare altelefono:
CONDELLO F.:
dove siete ?.... Portateci la macchina che stiamo chiudendo
qua.... Ciao...
BARILLA G.:
cosa ha detto?
CONDELLO F.:
te la sta portando Antonio
BARILLA G.: il mongolo chi sa dove se ne stava andando in giro, sicuramente a lui
...inc...
CONDELLO F.:
quando viene gli devi dire che ha ...inc... di Francesco qua,
di portarglielo....buonanotte
BARILLA' G.: no! escilo fuori ...Ciccio, dove lo metto il borsone io, ne ho un'altra
da ...inc....
(si sovrappongono le voci)
CONDELLO F.:
....se non viene la macchina non è che te ne puoi andare, sta
venendo a portartela, ...inc...
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204
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr.35)
Alle successive ore 19.23, effettivamente CONDELLO Francesco contattava dall’utenza nr.
0965/48147, attestata all’interno del negozio di mangimi, il telefono cellulare nr. 340/6072731
in uso a GIUSTRA Antonio, al quale chiedeva, in un primo momento, dove si trovasse e,
successivamente, di recarsi al negozio, in quanto gli serviva l’autovettura.
Il GIUSTRA, nella circostanza, facendo riferimento ad una terza persona,
aggiungeva
testualmente “… ah! Ora gliela porto, ciao..” Era chiaro che CONDELLO Francesco aveva
richiesto l’autovettura per un’altra persona, individuata, alla luce delle progressioni investigative,
in BARILLA’ Giovanni.
La conversazione in argomento avveniva come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 205 DEL 07.11.2007, ORE 19.23, CON
APPARECCHIATURA AREA. (CLASSE A MERCEDES)
Legenda:
CONDELLO F.:
CONDELLO FRANCESCO
GIUSTRA A.:
GIUSTRA ANTONIO
^^^^
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
^^^^
GIUSTRA A.:
pronto!
CONDELLO F.:
dove siete?
GIUSTRA A.:
in giro...perché?
CONDELLO F.:
portateci la macchina che stiamo chiudendo qua
GIUSTRA A.:
ah! ora gliela porto, ciao
CONDELLO F.:
ciao
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 36)
Dagli esiti della successiva attività tecnica emergeva che l’autovettura Mercedes classe “A”, dalle
ore 20.02 del 7 novembre 2007, era rimasta nella disponibilità di GIUSTRA Antonio. Il
veicolo, infatti, dopo una breve sosta presso l’abitazione di NERI Caterina, cognata di
CONDELLO Pasquale, nonché madre di CONDELLO Francesco cl. 82, ove si ritiene che il
conducente sia sceso dal mezzo, atteso l’inserimento delle luci di stazionamento ( le quattro
frecce); alle ore 20.03 ripartiva. Alle successive ore 20.17, si aveva la completa certezza che
il veicolo fosse nella totale disponibilità del GIUSTRA , atteso che si sentiva lo stesso dialogare
con una persona all’esterno dell’autovettura .
La conversazione, sebbene non attinente alle indagini, avveniva come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 5344
APPARECCHIATURA SIO. (CLASSE A MERCEDES)
DEL 07.11.2007, ORE 19.55, CON
Legenda:
GIUSTRA A.: GIUSTRA ANTONIO
UOMO:
SOGGETTO DA IDENTIFICARE
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
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205
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
^^^^
OMISSIS dalle ore [19:55:56] alle ore [20:17:52]
UOMO: alle dieci
GIUSTRA A.:
... perché dove andate alle dieci ?
UOMO: tieni, non ne ho molte
GIUSTRA A.:
e dove andate alle dieci ?
UOMO: ah?
GIUSTRA A.:
dove andate alle dieci?
UOMO: che ne so, cosa è successo? ...inc...
OMISSIS fino alle ore [20:21:57]
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 37)
Alle ore 21.31, GIUSTRA Antonio, dopo aver girovagato per la città , giungeva nella via
Risorgimento di Catona, ove si fermava a parlare con una persona a nome Giorgio, non meglio
identificata. Nella circostanza, GIUSTRA Antonio riferiva al proprio interlocutore che doveva
recarsi a posare l’autovettura:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 5346 DEL 07.11.2007, ORE 21.28,
APPARECCHIATURA SIO.- (MERCEDES CLASSE A)
CON
Autovettura in movimento, si sente la musica e nessuna conversazione. Alle ore 21.31 l'auto si
ferma e Antonio Giustra parla con una persona all'esterno dell'abitacolo, identificatosi in tale
Giorgio. Si riporta integralmente il breve tratto della conversazione:
ANTONIO:
Vedi di non guardarmi più in quel modo! Hai capito stolto? ...tratto
incomprensibile...
GIORGIO:
...tratto incomprensibile...
ANTONIO:
...incomprensibile...
GIORGIO:
Ma vai ad ammazzarti, vai! Oh, pare che ti avevo riconosciuto!
ANTONIO:
No, quasi quasi mi volevi menare! Dici tu!
GIORGIO:
...tratto incomprensibile... Pare che ti avevo riconosciuto!
ANTONIO:
Eh, quasi quasi, mi volevi menare!
GIORGIO:
Ti ammazzavo, non ti menavo!
A questo punto, alle ore 21.32, si sente sbattere una portiera, Antonio Giustra scende
dall'autovettura e parla all'esterno dell'abitacolo.
ANTONIO:
GIORGIO:
ANTONIO:
GIORGIO:
ANTONIO:
GIORGIO:
ANTONIO:
male a tipo!
GIORGIO:
...tratto incomprensibile... Giorgio? Dammi una gingomma, dammi!
Non ne ho!
Ce l' hai una gingomma, compare? Vuoi che me lo caccio di fuori?
Che vuoi?
Io niente da te!
Ah?
No perchè sono passato dalla nazionale, dalla cosa, dal ponte e mi guardavi
ANTONIO:
GIORGIO:
ANTONIO:
GIORGIO:
ANTONIO:
GIORGIO:
Lui!
E quando ti ho guardato male?
Si è fermato a tipo! Mi sono detto, lascia che giro e vediamo!
Bello! Bello mio, bello!
Senti ...incomprensibile... Che vado a posare la macchina!
Dove vai?
No, no! Che ti guardavo male!
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206
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
ANTONIO:
GIORGIO:
ANTONIO:
GIORGIO:
A posare la macchina!
...tratto incomprensibile...
Dai, dai! Ciao Giò!
Ciao mio compare!
A questo punto si sente sbattere una portiera, Antonio Giustra sale in macchina e riprende la
marcia. Si sente la musica e nessuna conversazione.
Alle ore 21.48 termina la registrazione
(vds. all. nr. 38)
Alle successive ore 21,48, GIUSTRA Antonio parcheggiava il veicolo presso l’abitazione di
NERI Caterina, laddove, probabilmente si fermava a cenare, unitamente a CONDELLO
Francesco, figlio della citata NERI Caterina, nonché nipote di CONDELLO Pasquale. Infatti,
alle ore 22.34 successive, all’interno del veicolo
salivano GIUSTRA Antonio e
CONDELLO Francesco. Dopo appena due minuti, ovvero alle ore 22.36, l’autovettura
Mercedes Classe “A” si fermava nella solita traversa di via Scesa Stazione, alle spalle del
negozio di mangimi gestito dalla famiglia CONDELLO, ove il GIUSTRA chiedeva se
dovessero aspettare sino a mezzanotte:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 5350
APPARECCHIATURA SIO. (CLASSE A MERCEDES)
DEL 07.11.2007, ORE 22.34, CON
Legenda:
GIUSTRA A.:
GIUSTRA ANTONIO
CONDELLO F.: CONDELLO FRANCESCO
INIZIO TRASCRIZIONE
^^^^
OMISSIS
Si da atto che all'interno dell'autovettura si sente GIUSTRA Antonio parlare con CONDELLO
Francesco, gli stessi discutono di argomenti vari.
Alle ore [22:36:24] si sente:
CONDELLO F.:
ora dobbiamo aspettare fino a mezzanotte
OMISSIS fino alle ore [22:40:50] Nessuna conversazione
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 39)
Anche in questa occasione appariva chiaro, come del resto sarà riscontrato immediatamente
dopo, che i due erano in attesa di BARILLA’ Giovanni. Infatti, alle ore 22.53, sul posto,
giungeva BARILLA’ Giovanni che riferiva testualmente “apri”. Immediatamente dopo, si
sentivano due sportelli aprirsi e quindi richiudersi:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 5352
APPARECCHIATURA SIO. (MERCEDES CLASSE A)
Legenda:
BARILLA' G.:
DEL 07.11.2007, ORE 23.53, CON
BARILLA' GIOVANNI
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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PROCURA DELLA REPUBBLICA
207
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
UOMO.:
SOGGETTO DA IDENTIFICARE
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
BARILLA' G.:
UOMO: ...inc..
Apri
OMISSIS fino alle ore [23:59:02] Nessuna conversazione
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr.40)
L’IMMAGINE INDICA LA SOSTA ALLE ORE 22.34 DELL’AUTOVETTURA MERCEDES CLASSE
“A”IN VIA SCESA STAZIONE
L’autovettura Mercedes classe “A” immediatamente partiva ed alle ore 23.57 (orario GPS), si
fermava in via Carmine di Archi, presso l’abitazione di BARILLA’ Giovanni.
Infatti, attraverso la telecamera ivi installata si poteva notare quest’ultimo scendere dal veicolo.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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PROCURA DELLA REPUBBLICA
208
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
RITORNO IN VIA ARCHI CARMINE DI BARILLA’
Dall’analisi dei dati innanzi evidenziati, è emerso che oltre a GIUSTRA Antonio ed agli
omonimi cugini CONDELLO Francesco, un ruolo importante veniva svolto anche da
BARILLA’ Giuseppe, fratello di GIOVANNI che, unitamente al figlio del latitante,
sollecitavano il GIUSTRA, alle ore 19.23, affinché portasse, in prossimità del negozio di
mangimi, la propria autovettura che, alla luce dei dati acquisti, era stata utilizzata da BARILLA’
Giovanni per recarsi dal suocero latitante.
3.3
ALLONTANAMENTO DI BARILLA’ GIOVANNI IN DATA 14 DICEMBRE 2007
Dall’analisi dell’attività investigativa sviluppata è stato accertato che in data 14 dicembre 2007,
BARILLA’ Giovanni, unitamente al cugino CONDELLO Francesco, si recava a fare visita a
CONDELLO Pasquale. Attraverso un’ accurata ricostruzione dei dati è emerso che, alle ore
14.18, CONDELLO Francesco cl’. 82, telefonava alla fidanzata, GRECO Veronica [n.
28.08.1991], informandola che in serata si sarebbe recato a giocare a pallone, aggiungendo al
termine della frase : “hai capito?”. Quest’ultima affermazione faceva chiaramente intendere che
il contenuto del discorso era riferito ad altro La fidanzata, a questo punto, avendo interpretato in
modo inequivocabile l’affermazione del CONDELLO Francesco, chiedeva l’orario in cui
doveva recarsi a giocare, ma l’interlocutore affermava di non conoscerlo ancora:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 11217 DEL 14.12.2007, ORE 14.18, CON
APPARECCHIATURA AREA. (CELL. CONDELLO F. CL.82)
Legenda:
CONDELLO F.: CONDELLO FRANCESCO
VERONICA:
VERONICA
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
eih!
amore!
che fai?
niente, nelle stalle sto andando, tu?
stavo chiamando a tua sorella
eh?
la stavo chiamando ora
ed i soldi?
li ho, li ho
ah li hai?
penso, si
eh, apposto?
eh, eh
amore, io questa sera devo andare a giocare
eh, va bene
capito?... capito?
ah! Si!
ah?
si, si
eh!
a che ora ?
e non lo so ancora, poi te lo dico, capito?
va bene
e poi ci sentiamo dopo
mh, va bene
mhh..
ma ora ci sentiamo dopo?
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209
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
CONDELLO F.:
no, ora
VERONICA:
(ride)
CONDELLO F.: ora lo so che vuoi chiudere per chiamare a mia sorella, lo so
VERONICA:
no, no, no
CONDELLO F.:
che gli devi dire amore?
VERONICA:
no, niente, così, come sta...
CONDELLO F.:
ah! ho capito
VERONICA:
si, si
CONDELLO F.:
fai bene chiamala ogni tanto
VERONICA:
e va bene, ed ora ...
CONDELLO F.:
...chi è questo... .... ma hai capito ? si ?
VERONICA:
siii!
CONDELLO F.:
quanto mi ami?
VERONICA:
ehee per niente
CONDELLO F.:
perchè per niente? allora sei storta
VERONICA:
si ...inc...
CONDELLO F.:
ti amo più della mia vita
VERONICA:
anch'io
CONDELLO F.:
chi c'è là?
VERONICA:
mia zia
CONDELLO F.:
ah, apposta per niente
VERONICA:
eh, eh
CONDELLO F.:
..dai chiama a mia sorella..dai
VERONICA:
che devi fare?
CONDELLO F.: nelle stalle sono, perchè ora gli ho portato la macchina a
cugina, ora sto scendendo a piedi,...poi mi prendo il motorino al lavaggio
VERONICA:
freddo non ne senti?..no?
CONDELLO F.:
freddo un pochettino assai
mia
OMISSIS
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr. 41)
Alle successive ore 19.25, si aveva la completa certezza che Giovanni BARILLÀ si era già
allontanato dall’area, in quanto si registrava una conversazione all’interno del negozio di
mangimi, sito in questa Via Vecchia Provinciale ( Prog. 45780), nella quale Maria
MORABITO riferiva testualmente
a BARILLÀ Giuseppe, fratello di Giovanni, che
“…Gianni non c’è…”.
La conversazione avveniva come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 45780 DEL 14.12.2007, ORE 19.25,
APPARECCHIATURA SIO. (NEGOZIO BOMBOLE)
CON
LEGENDA:
BARILLA' G.:
BARILLA' GIUSEPPE
MORABITO M.: MORABITO MARIA
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
^^^^
OMISSIS All'interno del negozio si sente Giuseppe BARILLA' che parla al telefono,
successivamente lo stesso parla con Maria MORABITO di argomenti lavorativi....
Alle ore [19:29:30] si sente un telefono squillare:
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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210
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
^^^
MORABITO M.: (risponde al telefono) pronto! ....qua è ....perchè lo vuoi?
BARILLA G.:
.....pronto! ... eh!....eh! .....inc... poi gli ha lasciato detto di non ...inc... io
di qua ...tratto inc... ...telefonagli a mio fratello e digli ..
MORABITO M.:non c'è Gianni.. Peppe
BARILLA G.:
(continua a parlare al telefono)...perchè gli ha detto... mi ha detto ....gli
ha lasciato le cose qua .... detto che gliela portava da Reggio la bombola ed io non andavo,
perchè prima potevo andare, ora non è che vado a Reggio per portargli la bombola ..... ...inc... e
tua mamma ....eh! ... ma va Francesco di Reggio a portargliela perchè io ancora devo fare un
sacco di cose, macinato e cose
MORABITO M.: ...e non gliela può ...inc...
BARILLA G.:
ci vuole ....un bordello c'è a Reggio, ormai….
OMISSIS fino alle ore [19:34:11]
FINE TRASCRIZIONE
(vds. all. nr. 42)
Nello stesso tempo si riscontrava che l’autovettura di BARILLA’ Giovanni era parcata nei
pressi del citato negozio di mangimi, ove restava in sosta sino al rientro di quest’ultimo.
Nella circostanza, veniva predisposto un servizio dinamico in questa via Vecchia Provinciale e
nella via A. SPANO’ nr. 65 di Reggio Calabria, ove è ubicato un ulteriore negozio riconducibile
alla famiglia CONDELLO, quasi sempre gestito da BARILLA’ Giovanni, di fatto intestato al
cognato CONDELLO Francesco.
L’attività di osservazione consentiva di verificare che:
INIZIO:
ore 17:00;
FINE: ore 24:00;
PARTECIPANTI:
Cap. LARDIERI Gerardo, Lgt. SIMONE Francesco, M.A.s.UPS
CICILESE Antonio, M.C. LAGANÀ Bruno, MM.OO. SPAGNOLO Luca, GRASSO Vittorio,
Brig, LEPRO Edoardo, App. TARANTELLO Gaetano e C.re ”S” GIUFRIDA Salvatore;
SCOPO DEL SERVIZIO:
^^^
Ore 17:00
osservazione nei confronti di BARILLA’ Giovanni.
Inizio servizio;
Ore 17:05
in Reggio Calabria Via A. Spanò nr. 65, nei pressi del negozio di bombole,
denominato Ricambi Elettricita, Elettrodomestici, Gas, Tel. 0965/811152, è stato notato
parcheggiato lo scooter PIAGGIO Liberty di colore scuro, targato CY4808862, in uso a
CONDELLO Francesco63 e il FIAT Fiorino di colore rosso, targato GEE4005764,, in uso alla
suindicata ditta;
Ore 17:15
in Via Vecchia Provinciale, di fronte in negozio di bombole, si trovano
parcheggiate la MERCEDES Classe “A” di colore nero targata CY093CD65; e l’autocarro
PIAGGIO Porter di colore bianco, targato BY012XN;
62 Honda SH 125 intestato a MORABITO Caterina nata il 15/02/1939 a Reggio Calabria ivi residente
in V Archi Carmine 84 a
63 CONDELLO Francesco pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nata a Reggio Calabria il 01.11.1989,
ivi residente in Via SS 18 nr. 179/G Santa Caterina, celibe, studente;
64 intestata a CONDELLO Domenico Francesco, nato a Reggio Calabria il 01/11/1989, ivi residente in
Via C.da Mercatello n. 11Archi;
65 intestata a BARILLA’ Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 28.02.1957, ivi residente in Via
Mercatello nr. 55;
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
PROCURA DELLA REPUBBLICA
211
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
Ore 18:10
BARILLA’ Giuseppe66 esce dal negozio di bombole, sito i in Via Vecchia
Provinciale, sale a bordo dell’autocarro PIAGGIO Porter di colore bianco, targata BY012XN e si
allontana direzione Gallico, per motivi di opportunità il servizio viene interrotto;
Ore 19:15
direzione nord, giunge l’autocarro PIAGGIO Porter di colore bianco, targata
BY012XN67,, si parcheggia nei pressi dell’ingresso dell’esercizio commerciale, scende BARILLA’
Giuseppe e fa ingresso nel predetto magazzino,
Ore 19:20
un uomo fa ingresso nel negozio di bombole, sito in Reggio Calabria Via A.
Spanò nr. 65, lo stesso viene notato, intento, a sistemare alcune bombole unitamente a
CONDELLO Francesco;
Ore 19:46
in Via Vecchia Provinciale, nei pressi del negozio di bombole, giunge la
SUBARU Justy di colore grigio, targata CV358NR68, si parcheggia, scende CONDELLO
Angela69 e fa ingresso nel magazzino;
Ore 19:48
CONDELLO Angela e MORABITO Maria70 escono dal magazzino, salgono a
bordo della SUBARU Justy di colore grigio, targata CV358NR e si allontanano direzione sud;
Ore 19:50
dall’esercizio commerciale gestito dalla famiglia CONDELLO, sito in Reggio
Calabria Via A. Spanò nr. 65, esce l’uomo delle precedenti ore 19:44, sale a bordo di una FIAT
Punto di colore bianco, targata AC291LT71,, e si allontana direzione Reggio centro, per motivi di
opportunità il servizio viene interrotto;
Ore 19:55
la SUBARU Justy di colore grigio, targata CV358NR, con le due donne a bordo,
seguendo un itinerario logico, giunge in Via SS 18 I Tratto, si parcheggia, le due donne scendono
e fanno ingresso nello stabile contraddistinto dal civico 179/G, per motivi di opportunità il
servizio viene interrotto;
Ore 19:57
CONDELLO Francesco, figlio del latitante, chiude negozio di bombole, sale a
bordo scooter PIAGGIO Liberty di colore scuro, targato CY4808872,, e si allontana direzione
nord.
Sino alle 22.50, ora in cui rientrava BARILLA’ Giovanni, in questa via Vecchia Provinciale per
riprendere l’autovettura, non venivano registrati movimenti di particolare interesse.
Il servizio di osservazione, nella circostanza, aveva modo di riscontrare quanto segue:
Ore 22:50
in Via Vecchia Provinciale giunge una LANCIA Libra di colore verdino, targata
BW544GD73, seguita da una FIAT Punto di colore bianco, targata CH029MJ74, le due macchine
si fermano, poco dopo la K Motori, a circa 100 metri da dove si trova parcheggiata la
66
67
BARILLÀ Giuseppe pt. Antonino mt. MALARA Grazia Lucia, nato a Reggio Calabria il
28.12.1985, ivi residente in Via Mercatello nr. 55, celibe, operaio;
intestata a BARILLA’ G. e Company sas, sita a Reggio Calabria in Via Gaeta n. 10;
68
intestata a MORABITO Bruno, nato a Reggio Calabria il 14.02.1933, ivi residente in via Carmine
Archi n. 84;
69
CONDELLO Angela pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nata a Reggio Calabria il 13.04.1985, ivi
residente in Contrada Archi Carmine nr. 84, coniugata;
70
MORABITO Maria pt. Bruno mt. MORABITO Caterina, nata a Reggio Calabria il 06.09.1963, ivi
residente in Via SS 18 I Tratto nr. 179/G, coniugata, casalinga;
71 intestata ad ARABESCO Domenico, nato a Reggio Calabria il 04.03.1940, ivi residente in via
Ciccarello n. 01;
72 intestata a MORABITO Caterina, nata a Reggio Calabria il 15.02.1939, ivi residente in via Archi
Carmine nr. 84;
73 intestata a BELLOMI Maria Rachele, natoa a Melegnano (MI) il 25.03.1954, residente a Reggio
Calabria in Via Silipi n. 13;
74 intestata a FAZZARI Aurelio nato a Reggio Calabria il 17.05.1982 ed ivi residente via Trapezzoli
Ravagnese nr. 9
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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212
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
MERCEDES Classe “A” di colore nero targata CY093CD, da una delle due autovetture, lato
passeggero anteriore, scende BARILLA’ Giovanni75, attraversa la strada e si avvia verso la
propria autovettura; le due autovetture si allontanano direzione di marcia Reggio CalabriaGallico; A causa della velocità dell’azione, le due autovetture sono state perse di vista;
Ore 22:55
BARILLA’ Giovanni a bordo della Mercedes classe a targata CY093CD giunge
in Via Pentimele di Reggio Calabria e sale a casa della suocera MORABITO Maria;
ARRIVO LA MERCEDES CLASSE A CY093CD CON A BORDO BARILLA’ A BORDO
CHE SI ACCINGE A PARCHEGGIARE DAVANTI ALL’HARD DISCOUNT
BARILLA’ ATTRAVERSA LA STRADA ED ENTRA NELLO STABILE DOVE ABITA LA
SUOCERA
75 intestata a BARILLÀ Giovanni pt. Antonino mt. MALARA Grazia Lucia, nato a Reggio Calabria il
25.05.1978, residente come sopra, coniugato
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
La progressione investigativa consentiva di verificare, alle successive ore 23.01, l’arrivo, in
questa via Vecchia Provinciale di CONDELLO Francesco, cugino acquisito di BARILLA’
Giovanni, a bordo di un uno scooter. Lo stesso, dopo aver aperto la porta del locale adibito a
lavaggio di autovettura, situato accanto a
quello di mangimi, gestito dalla famiglia di
CONDELLO Pasquale, accedeva all’interno con il mezzo e, successivamente, si allontanava
con un altro veicolo dello stesso tipo, entrambi di seguito meglio indicati.
In particolare si accertava:
Ore 23:01
CY8353976.
all’interno;
giunge a bordo dello scooter YAMAHA Tmx di colore grigio, targato
CONDELLO Francesco77, si parcheggia, scende, apre il lavaggio ed accede
Ore 23:02
CONDELLO Francesco esce dal lavaggio, sale a bordo dello scooter YAMAHA
Tmx di colore grigio, targato CY83539 e si allontana direzione nord.
L’ulteriore verifica effettuata all’indirizzo delle due autovetture notate giungere in via Vecchia
Provinciale, in concomitanza dell’arrivo di BARILLA Giovanni, consentiva di accertare che
alle:
Ore 23:05
La Lancia Libra S.W. targata BW544GD viene intercettata sul lungo mare di
Gallico (RC) direzione Catona (RC). Successivamente la Lancia Libra gira a destra all’altezza
della pizzeria denominata “NAOC” in Via Casa Savoia e sosta subito dopo sulla sinistra
all’altezza di un tabacchino ivi esistente per ripartire quasi subito in direzione Reggio Calabria
centro;
Ore 23:09
la LANCIA Libra, giunta in pieno centro di Reggio Calabria, si ferma in Via
Demetrio Tripepi, scende, lato passeggero anteriore, una ragazza, dall’apparente età di anni 25,
corporature regolare, altezza 1,60 circa, la quale fa ingresso nello stabile contraddistinto dal
civico 19; l’autovettura si allontana direzione centro città;
Ore 23:10
la LANCIA Libra si ferma in Via Demetrio Tripepi in Via Del Torrione, nei
pressi dell’ufficio postale, ove fa un prelievo al bancomat;
Ore 23:20
la LANCIA Libra si parcheggia in Via Aschenez, scendono gli occupanti, un
uomo e una donna, fanno ingresso nel locale;
Ore 24:00
fine servizio;
(vds. all. nr. 43,)
Dall’attività tecnica effettuata, emergeva che CONDELLO Francesco cl.82, nipote di
CONDELLO Pasquale, nel corso di tutta la serata aveva tenuto il proprio cellulare spento, e lo
riaccendeva solo alle successive ore 23.01, nel momento in cui giungeva al locale adibito al
lavaggio, per rassicurare la fidanzata “del rientro”.
La conversazione, sviluppatasi come segue, appariva oltremodo significativa, poiché attestava
che la ragazza era pienamente consapevole del motivo di assenza del fidanzato:
76 intestato a CONDELLO Francesco, nato a Reggio Calabria il 05.11.1982, ivi residente in Via
residente in Contrada Mercatello nr. 55;
77 CONDELLO Francesco pt. Domenico mt. NERI Caterina, nato a Reggio Calabria il 05.11.1982, ivi
residente in residente in Via Nazionale III Tratto nr. 149, celibe, commerciante;
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CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 11249 DEL 14.12.2007, ORE 23.01 CON
APPARECCHIATURA AREA. (CELL. CONDELLO F. CL.82)
OM I S S I S fino alle ore 23.02.25
^^^
CONDELLO F.: sei seccata dimmelo....dimmelo,... dimmi
VERONICA:
ehee...
CONDELLO F.: (ride).... sei seccata ? no?
VERONICA:
no, no
CONDELLO F.: ah amore?
VERONICA:
no,no
CONDELLO F.: un pochettino eh...... non ti devi preoccupare eh...oh.... amore
VERONICA:
non mi fare parlare
CONDELLO F.: e quanto mi ami?... quanto mi ami?
VERONICA:
per niente
CONDELLO F.: io tanto, tanto, tanto, più della mia vita, molto di più
VERONICA:
mh, questo è per farti scusare?
CONDELLO F.: no, non mi devo scusare amore,... mi hai scelto, mi devi tenere
VERONICA:
...inc... erano le cinque
CONDELLO F.: eh lo sò amore, ma che ci posso fare, ..mi hai scelto e mi devi tenere,
comunque poi domani parliamo...eh
VERONICA:
mh..eh...
CONDELLO F.: va bene?...eh?...va bene?
VERONICA:
si
CONDELLO F.: amore mio...eh? Veronica sicuro che ...inc..., non è che mi devi fare
arrabiare
VERONICA:
...inc...
CONDELLO F.: ma che hai?...ah?...che hai?
VERONICA:
niente
CONDELLO F.: e ti ho detto che domani parliamo, ..eh...., non ti preoccupare, ...ti
preoccupi?.....ti sei preoccupata?
VERONICA:
...inc...
CONDELLO F.: ...ed io ti amo tanto , non ti devi preoccupare,...capito?...ah Vero?
VERONICA:
eh
CONDELLO F.: va bene?
VERONICA:
eh
CONDELLO F.: vai a scuola domani
VERONICA:
si
CONDELLO F.: ah?
VERONICA:
si, si
CONDELLO F.: e ci sentiamo domani mattina?
VERONICA:
va bene
CONDELLO F.: ti chiamo io domani mattina, rispondimi alle otto
VERONICA:
va bene
CONDELLO F.: mi mandi il messaggio?...te lo mando io Veronica
OMISSIS DALLE ORE 23.04.30 ALLE ORE 23.07.23
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
ci sentiamo domani mattina
ok
ah? però stai tranquilla, ...me lo prometti?... ah Ve
...inc... tu non puoi pretendere...
no
...che io sto tranquilla,
devi stre tranquilla
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
FINE TRASCRIZIONE
perchè dalle cinque..
...Vero
eheee
ci sentiamo domani mattina e dopo...inc...
va bene
ti amo
anch'io
ciao amore
ciao
ciao
(vds. all. nr. 44)
Alla luce di tali dati era chiaro che anche CONDELLO Francesco si era recato, unitamente
al BARILLA’, presso lo zio latitante. La dinamica, relativa all’arrivo dei due soggetti in via
Vecchia Provinciale, faceva supporre che entrambi, dopo essere giunti, durante il rientro, in
prossimità di una determinata località non meglio individuata a bordo di uno scooter,
successivamente differenziavano i movimenti: mentre BARILLA’ saliva a bordo di una delle
due macchine, notate giungere in questa via Vecchia Provinciale in concomitanza con
quest’ultimo, il CONDELLO Francesco, preleva la sua moto per fare rientro al lavaggio.
3.4
ALLONTANAMENTO DI BARILLA’ GIOVANNI IN DATA 7 GENNAIO 2008.
In data 7 gennaio 2008, si registrava un ulteriore allontanamento di BARILLA’ Giovanni,
diretto dal suocero latitante. Lo stesso, attraverso un modus operandi ormai consolidato, partiva
sempre dalla via Vecchia Provinciale, segnatamente dal negozio di mangimi ivi ubicato. Il
movimento del suddetto, attraverso l’attività tecnica ed i servizi di osservazione, è stato
analiticamente ricostruito a partire dalle prime ore del pomeriggio.
In particolare, attraverso il sistema satellitare installato a bordo della propria autovettura
Mercedes classe “A”, si accertava che lo stesso, alle ore 16.07, partiva dalla propria abitazione,
sita in via Carmine di Archi di Reggio Calabria e, dopo vari giri in città, alle ore 17.30 si
portava alla via Mercatello di Archi, zona ove risiedono i propri genitori, permanendovi per
quattro minuti (17.34).
TRAGITTO EFFETTUATO DALL’AUTOVETTURA MERCEDES CLASSE “A” PRIMA DI SOSTARE
DEFINITIVAMENTE IN VIA SCESA STAZIONE.
Alle ore 17.51, dopo una breve sosta presso il negozio di mangime, si portava in via Scesa
Stazione, nella stradina senza uscita ubicata alle spalle del suddetto esercizio commerciale. In
tale località il veicolo restava fermo sino alle ore 23.11 successive.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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Sosta dell’autovettura Merceds Classe A in via Scesa Stazione
In zona, quindi, veniva predisposto un servizio di osservazione che consentiva di verificare il
rientro dello stesso. Il personale operante, in tale contesto, accertava che:
r e l a z i o n e di s e r v i z i o
DATA: 07.01.2008;
NOME INDAGINE:
META;
TIPO SERVIZIO:
O.C.P.;
INIZIO:
ore 17:00;
FINE: ore 24:00;
PARTECIPANTI:
Cap. LARDIERI Gerardo, Lgt. SIMONE Francesco, M.A.
CICILESE Antonio, M.C. LAGANA’ Bruno, MM.OO. GRASSO Vittorio, CHIELLO
Massimo, VACCARIELLO Alessandro e CIPOLLA Roberta, App. “S” PALLONE
Anselmo, App. CONSIGLIO Alessandro e C.re GIUFFRIDA Salvatore;
SCOPO DEL SERVIZIO:
osservazione nei confronti di BARILLA’ Giovanni.
ATTIVITA’ TECNICA:
_________________________
Ore 17:00
inizio servizio;
Ore 17:53
in Via Discesa Stazione, nei pressi del cancello che porta alla Via
Vecchia Provinciale, viene notata parcheggiata la MERCEDES Classe “A” di colore nero,
targata CY093CD78;
Ore 19:19
in Via Provinciale di Archi, all’interno dell’esercizio commerciale per
la rivendita di mangimi, si nota la presenza di CONDELLO Francesco79 pt. Domenico,
CONDELLO Francesco80 pt. Pasquale, GIUSTRA Giuseppe e BARILLA’ Giuseppe81;
78
intestata a BARILLA’ Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 28.02.1957, ivi residente in
Via Mercatello nr. 55;
79
CONDELLO Francesco pt. Domenico, mt. NERI Caterina, nato a Reggio Calabria il
05.11.1982, ivi residente in Via SS 18 III Tratto Gallico;
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Ore 21:04
MORABITO Maria82 e CONDELLO Francesco escono da casa,
salgono a bordo della SUBARU Justy di colore grigio, targata CV358NR83 e si avviano direzione
Archi;
Ore 21:07
Viene notata transitare la SUBARU Justy di colore grigio, targata
CV358NR sulla Via Vecchia Provinciale, altezza Bingo, direzione SS 18, con a bordo MORABITO
Marai e il figlio CONDELLO Francesco;
Ore 21:10
la SUBARU Justy di colore grigio, targata CV358NR, seguendo un
itinerario logico, giunge in Via Archi Carmine, si parcheggia, scendono CONDELLO Francesco
e MORABITO Maria, fanno ingresso nell’abitazione;
Ore 21:17
MORABITO Maria e CONDELLO Francesco, escono da casa, salgono
a bordo della SUBARU Justy di colore grigio, targata CV358NR e si avviano direzione Lotti;
Ore 21:24
la SUBARU Justy di colore grigio, targata CV358NR, seguendo un
itinerario logico, giunge in Via SS 18 altezza civico 179/G Santa Caterina di Reggio Calabria, si
parcheggia, scendono CONDELLO Francesco e MORABITO Maria, fanno ingresso nello stabile;
Ore 22:00
ai campetti di calcetto, siti in località Vito, viene notata la presenza di
CONDELLO Francesco pt. Domenico, intento a giocare a calcetto;
Ore 23:00
CONDELLO Francesco pt. Domenico sale a bordo dell’AUDI A3 di
colore nero, targata CZ955XH84e si allontana direzione Reggio Calabria.
Alle ore 23.05, personale di questa Sezione, opportunamente dislocato in area, notava
giungere BARILLA’ Giovanni, a bordo di uno scooter Honda SH, di colore nero, targato
BW49030, risultato intestato a BILARDI Vittorio, nato a Reggio Calabria il 27 aprile 1941, ivi
residente via Quarnaro I nr. 41.
Lo stesso, dopo una breve sosta nei pressi della propria autovettura, faceva inversione
di marcia e si avviava in direzione della via Vecchia Provinciale, fermandosi innanzi
il
negozio di mangimi.
80
CONDELLO Francesco pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nata a Reggio Calabria il
01.11.1989, ivi residente in Via SS 18 nr. 179/G Santa Caterina, celibe, studente;
81
BARILLÀ Giuseppe pt. Antonino mt. MALARA Grazia Lucia, nato a Reggio Calabria il
28.12.1985, ivi residente in Via Mercatello nr. 55, celibe, operaio;
82
MORABITO Maria pt. Bruno mt. MORABITO Caterina, nata a Reggio Calabria il
06.09.1963, ivi residente in Via SS 18 I Tratto nr. 179/G, coniugata, casalinga;
83
intestata a MORABITO Bruno, nato a Reggio Calabria il 14.02.1933, ivi residente in via
Carmine Archi n. 84;
84 intestata a CONDELLO Giandomenico, nato a Reggio Calabria l’01.02.1980, ivi residente in Via
Mercatello nr. 55;
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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Arrivo di BARILLA’ Giovanni in via vecchia Provinciale.
BARILLA’ Giovanni, dopo essere sceso dal mezzo, apriva la porta del suddetto
esercizio e trasportava il ciclomotore all’interno.
Alle successive 23.08 si notava uscire dal citato esercizio commerciale, BARILLA’
Giovanni, diretto, attraverso la traversa privata, in via Discesa Stazione, ove aveva lasciato
l’autovettura parcheggiata.
Giunto sul posto, saliva a bordo del veicolo e si avviava in direzione monte.
FOTO RAFFIGURANTE BARILLA’ GIOVANNI CHE DOPO AVER LASCIATO LO SCOOTER
ALL’INTERNO DEL NEGOZIO, SI RECA IN VIA DISCESA STAZIONE.
Il personale preposto all’osservazione, aveva modo di constatare che:
Ore 23:13
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, condotta
da BARILLA Giovanni, seguendo un itinerario logico, giunge in Via SS 18 altezza civico 179/G
Santa Caterina di Reggio Calabria, si parcheggia, scende il conducente e fa ingresso nel
suindicato stabile;
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
Lo stabile in questione risultava essere quello in cui risiede MORABITO Maria,
moglie del latitante. In quei giorni, presso la citata abitazione dimorava, costantemente, anche
CONDELLO Angela, moglie del BARILLA’. Quest’ultimo, all’interno dello stabile, sostava
sino alle ore 23.32 e, successivamente, sempre a bordo della propria autovettura, si recava in via
Carmine, presso la propria abitazione. Evidentemente il BARILLA’, dopo una breve sosta a
casa della suocera, per rappresentare eventuali novità e direttive da parte del congiunto latitante,
faceva rientro a casa.
(vds, all. nr. 45)
Si sottolinea che nel periodo di assenza, il BARILLA’ aveva lasciato i cellulari all’interno
della propria autovettura; infatti, alle ore 18.44 e 18.56 (orari apparati intercettazione della
società Aerea) venivano registrati sull’apparato cellulare in uso allo stesso due tentativi di
chiamata, dall’utenza nr. 349/4175967, in uso al padre BARILLA’ Antonino. Infatti, in
concomitanza con i suddetti tentativi di chiamata, si registravano all’interno del veicolo
gli
squilli di risposta.
Il 7 marzo 2008 è stato escusso a sommarie informazioni BILARDI Vittorio, in precedenza
generalizzato, proprietario della moto usata da BARILLA’ Giovanni per raggiungere il
suocero. Lo stesso, ha riferito che:
D.: E’ lei il proprietario del motociclo marca Honda, modello SH, targato BW49030?
R.: Si, ne sono l’intestatario, tuttavia il reale utilizzatore del motociclo è mio figlio Fabio, nato a
Leocle (Svizzera) il 20.01.1971, il quale lo ha acquistato due anni fa circa. Talvolta, però, anche
io faccio uso del veicolo per accompagnare i miei nipoti a scuola.(vds. all. nr.46 )
A seguito delle dichiarazioni rilasciate da BILARDI Vittorio, è stato escusso a sommarie
informazioni anche il figlio Fabio, nato in Svizzera il 20 gennaio 1971, il quale ha riferito, in
sostanza di essere l’effettivo proprietario del mezzo. Puntualizzava di non aver prestato,
nell’ultimo mese, lo scooter ad alcuna persona ed aggiungendo di non ricordare a chi, in
precedenza, avesse dato il mezzo.
Per una migliore esposizione dei fatti si riporta integralmente la deposizione:
D.: E’ lei il proprietario del motociclo marca Honda, modello SH, targato BW49030?
R.: No, non sono il proprietario del veicolo in quanto è intestato a mio padre BILARDI Vittorio;
ne sono, tuttavia, il reale utilizzatore. A volte, però, sono solito prestarlo sia a mio padre che a
varie persone di mia conoscenza, qualora questi mi prospettino delle esigenze personali./
D.: È in grado di indicare in modo specifico a chi ha prestato il veicolo in argomento, fatta
eccezione per suo padre?
R.: No, non sono in grado di ricordarlo. Aggiungo che nel corso dell’ultimo mese, il motociclo è
rimasto inutilizzato a causa delle avverse condizioni meteo.
D.: Dove custodisce il motociclo?
R.: sono solito parcheggiarlo, assicurandolo a chiave, all’interno del cortile condominiale dello
stabile in cui domicilio, sito in via San Martino, Trav. priv. Caridi 1/Bis della frazione di Gallico
di Reggio Calabria, oppure sulla pubblica via, nel tratto di strada antistante detta abitazione.---------//
(vds. all. nr. 47)
Alla luce di tale deposizione, è evidente che era stato BILARDI Fabio, il 16 gennaio 2008, a
prestare lo scooter a BARILLA’ Giovanni, affinché quest’ultimo potesse raggiungere il suocero
latitante.
Va, inoltre, sottolineato che, nel pomeriggio del 7 gennaio 2008, restava all’interno del negozio
di bombole, sito in questa via A. Spanò nr. 65, di proprietà di CONDELLO Francesco, figlio di
CONDELLO Pasquale, ma di fatto gestito da BARILLA’ Giovanni, BARILLA’ Antonino,
padre di Giovanni. La circostanza è desumibile dall’ascolto di alcune conversazioni registrate
sull’utenza telefonica nr. 0965/811152, installata all’interno del citato esercizio commerciale. In
particolare, alle ore 14.20 del 7 gennaio 2008, FOTIA Francesco, nato a Reggio Calabria il
12.10.1988, ivi residente, operaio alle dipendenze di tale esercizio, telefonava a BARILLA’
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Antonino, invitandolo a portare una catena, allorquando si sarebbe recato al negozio [progr.
1383, delle ore 14.20].
Inoltre, alle ore 16.41 [progr. Nr. 1387], veniva registrata una conversazione, nel corso della
quale dialoga con una donna in ordine alla consegna di una bombola.
La presenza di BARILLA’ Antonino, all’interno di tale esercizio non era assolutamente
casuale, poiché anche in seguito, in concomitanza con gli allontanamenti del figlio, sostituiva
quest’ultimo nella conduzione del negozio.
3.5
ALLONTANAMENTO DI BARILLA’ GIOVANNI IN DATA 16 GENNAIO 2008.
A seguito dei frequenti spostamenti di BARILLA’ Giovanni, questa Sezione predisponeva,
nell’area della via Vecchia Provinciale di Reggio Calabria, una serie di servizi di osservazione
discreta, nell’arco di tempo compreso tra le ore 16.00 e le 24.00, al fine di verificare gli
spostamenti del citato BARILLA’.
Il 16 gennaio 2008, con inizio alle ore 17.50, il personale operante notava che BARILLA
Giovanni, dopo aver preso un casco dal cofano della propria autovettura Mercedes classe “A”,
saliva a bordo di uno scooter e si avviava in direzione di Gallico, percorrendo la SS. 18. Nella
circostanza il servizio di osservazione, documentava che:
RELAZIONE DI SERVIZIO:
Ore 16:00
inizio servizio;
Ore 16:45
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD85, in uso
a BARILLA’ Giovanni86, viene notata parcheggiata in questa via vecchia Provinciale Pentimele,
nei pressi della rivendita di bombole di gas e mangime per animali, gestita dallo stesso;
Ore 17:50
BARILLA’ Giovanni preleva dalla propria vettura un casco protettivo,
di colore nero, ed immediatamente si dirige verso uno scooter di colore scuro parcheggiato
proprio davanti la propria vettura. Indossato il casco e salito a bordo, il BARILLA’ si allontana
lungo la via vecchia provinciale in direzione di Gallico;
ore 17.51
lo scooter di colore nero, riconosciuto per un YAMAHA T – MAX, con a
bordo BARILLA’ Giovanni, lascia la via Vecchia Provinciale e si dirige verso la S.S. 18,
proseguendo verso la frazione Gallico. Dopo aver superato il ponte sopra il torrente Scaccioti, il
motociclo percorsi alcune decine di metri, si ferma davanti una rivendita di tabacchi, ubicato sul
lato sinistro della strada, rispetto al senso di marcia de BARILLA’
ore 17.53
BARILLA’ Giovanni viene notato uscire dalla rivendita di tabacchi ed
ha in mano verosimilmente un pacchetto di sigarette. Lo stesso è intento a scartarlo e rimane per
qualche istante fermo davanti il predetto esercizio commerciale. In tale contesto è stato possibile
rilevare la targa del ciclomotore: BY0896287;
ore 17.54
BARILLA’ Giovanni, dopo aver indossato il casco protettivo, di colore
nero, sale a bordo dello Scooter, allontanandosi lungo la Strada Statale in direzione di Villa San
Giovanni. Il giovane prosegue la marcia alternando la velocità;
85
intestata a BARILLA’ Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 28.02.1957, ivi residente in Via
Mercatello nr. 55;
86
BARILLÀ Giovanni pt. Antonino mt. MALARA Grazia Lucia, nato a Reggio Calabria il
25.05.1978, residente come sopra, coniugato;
87
intestato a VAZZANA Andrea nato a Reggio Calabria il 20.07.1967ivi residente in Via
Quartiere.CEP Lotto XXIII 3/3;
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ore 17.56
lo scooter YAMAHA T-MAX targato BY08962, con a bordo BARILLA’
Giovanni, giunge allo svincolo autostradale di Reggio Calabria – Gallico, proseguendo la marcia
in direzione della Frazione Catona;
ore 17.57
lo scooter YAMAHA T-MAX targato BY08962, con a bordo BARILLA’
Giovanni, indossa un casco di colore nero, dopo aver superato il ponte che separa la frazione di
Gallico da Catona, nonché l’incrocio con la strada che conduce alla frazione Villa San Giuseppe,
dopo aver percorso ancora circa 30 metri lungo la Strada Statale 18, si immette in una stradina,
ubicata sul lato sinistro della strada, rispetto al proprio senso di marcia. Per motivi di
opportunità il servizio viene temporaneamente interrotto;
In tale località, atteso la particolare connotazione dell’area ( strade strette e poco
frequentate), il servizio veniva immediatamente interrotto, onde evitare che gli operatori
venissero individuati; tuttavia, i militari operanti si predisponevano in zona, allo scopo di
individuare tutte le vie d’uscite, nonché i mezzi che avrebbero attraversato la zona.
Tale servizio consentiva di constatare che, alle ore 18.09, dalla via Fontanella di
Catona, usciva il ciclomotore YAMAHA T-MAX targato BY08962, poco prima notato nella
disponibilità di BARILLA’ Giovanni, condotto nella circostanza da CONDELLO Francesco
cl.82, nipote del latitante. Detta emergenza investigativa faceva concretamente supporre che
nell’area anzidetta si era verificato un cambio di scooter e, quindi, il BARILLA’ aveva
proseguito a bordo di un altro mezzo per raggiungere il suocero. CONDELLO Francesco, alle
ore 19.00 faceva ritorno nella via Vecchia Provinciale di Archi.
Per meglio evidenziare ogni circostanza si riporta, di seguito, uno stralcio della relazione
di servizio.
ore 18.06
dalla stradina indicata al punto precedente, viene notata uscire una
PEUGEOT 206 targata CS662EK88 con a bordo due giovani ed immessasi sulla Strada Statale
18, prosegue la marcia in direzione di Villa San Giovanni. Nessuno dei due occupanti viene
riconosciuto per BARILLA’ Giovanni;
ore 18.09
dalla Via Fontanelle di Catona, viene notato uscire lo scooter YAMAHA
T-MAX targato BY08962, condotto da CONDELLO Francesco89 (lavaggista), indossa un casco
di colore grigio, si avvia direzione Archi; Per motivi di intenso traffico lo scooter viene perso di
vista;
Ore 18.55
Si vede transitare in via Gallico Marina con senso di marcia da Nord
verso Sud lo scooter YAMAHA T-MAX targato BY08962, alla guida del mezzo vi si trova
CONDELLO Francesco (Lavaggista). Il soggetto indossa un giubbotto di colore chiaro e un
casco non integrale di colore grigio.
Ore 19.00
Lo scooter YAMAHA T-MAX targato BY08962 con a bordo Francesco
CONDELLO (Lavaggista) giunge in via Vecchia Provinciale di Archi (RC);
88
Intestata ad ARANITI Patrizia, nata a Rho (MI) il 04.06.1980, residente a Reggio Calabria in via
Fontanelle – INA casa nr. 15
89
CONDELLO Francesco pt. Domenico, mt. NERI Caterina, nato a Reggio Calabria il
05.11.1982, ivi residente in Via SS 18 III Tratto Gallico;
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ARRIVO FRANCESCO CONDELLO CL..82
Dopo appena 17 minuti, ovvero alle ore 19.17, si riscontrava anche la presenza di
BARILLA’ Giovanni che transitava, sulla via Vecchia Provinciale, a bordo di uno scooter,
ovviamente diverso da quello su cui era stato visto allontanarsi, alle precedenti ore 17.50.
Infatti, i militari operanti constatavano che:
Ore 19.17
BARILLA’ Giovanni a bordo di uno scooter di colore scuro diverso dal
veicolo di cui sopra, viene visto transitare sulla via Vecchia Provinciale direzione Archi.
Ore 19.22
BARILLA’ Giovanni viene notato all’interno del proprio esercizio
commerciale, ubicato in via Vecchia Provinciale;
RITORNO GIOVANNI BARILLA’ A BORDO DI UNO SCOOTER
Ore 24:00
(vds. all. nr.48)
Fine servizio.
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Anche in questa circostanza BARILLA’ Giovanni, pur se per un breve periodo, sicuramente si
era recato a fare visita al suocero latitante, in considerazione che sin dalle h. 17.31 aveva
spento il proprio telefono cellulare, avente numero 348/4932505, così come si può evincere
dal fotogramma di seguito riportato. Accorgimento necessario per evitare di essere seguito e,
quindi, individuato.
(vds. all. nr.49)
Anche in questa circostanza BARILLA’ Antonino, sostituiva il figlio Giovanni nella
conduzione del negozio sito in Reggio Calabria, in questa via A. Spanò. Anche tale circostanza
è emersa attraverso l’ascolto dell’utenza telefonica ivi installata.
In particolare:
alle ore 18.22 ( Prog. 1672) BARILLÀ Antonino, a richiesta della figlia
Maria Giovanna, riferiva che si sarebbe recato a prenderla allorquando chiudeva il negozio;
alle ore 19.23 (Prog. 1673), BARILLA’ Antonino, riceva una telefonata
dal figlio Giovanni, il quale gli chiedeva se tutto fosse a posto, ricordandogli, nello stesso tempo,
di chiudere il registro di cassa.
Si precisa che quest’ultima conversazione avveniva dopo pochi minuti che BARILLA’
Giovanni aveva fatto rientro in questa via Vecchia Provinciale, dopo essere stato dal suocero
latitante.
3.6
ALLONTANAMENTO DI BARILLA’ GIOVANNI IN DATA 1 FEBBRAIO 2008.
L’ennesimo allontanamento di BARILLA ‘ Giovanni, diretto dal suocero latitante, si registrava
in data 1° febbraio 2008, con partenza dalla via Vecchia Provinciale, alle ore 17.34. Già nel
primo pomeriggio si aveva avuto il sospetto che lo stesso potesse recarsi dal suocero, in
considerazione che, alle ore 15.33 del citato giorno, si registrava una telefonata, sull’utenza
cellulare nr. 346/4149479, in uso a CONDELLO Francesco, nipote del latitante, dal contenuto
criptico, nel corso della quale quest’ultimo riferiva alla fidanzata Veronica GRECO, che in
serata si sarebbe recato a giocare, chiedendole, al temine di tale affermazione, se avesse
capito, facendo così chiaramente intendere che lo scopo dell’allontanamento fosse altro:
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CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 15625 DEL 01.02.2008, ORE 15.33, CON
APPARECCHIATURA AREA.
Legenda:
CONDELLO F.: CONDELLO FRANCESCO
VERONICA:
VERONICA
INIZIO TRASCRIZIONE
CONDELLO F.:
pronto!
VERONICA:
eh
CONDELLO F.:
eh amore, ora sono tornato
VERONICA:
dove sei?
CONDELLO F.:
nelle stalle, ora sono tornato
VERONICA:
eh, io ...noi stiamo andando al cinema
CONDELLO F.:
ma come mai questo cinema Vero?
VERONICA:
perchè è uscito il film nuovo di Federico MOCCIA
CONDELLO F.:
e chi è?
VERONICA:
si va be, poi te lo spiego, ti porto la vita e le opere
CONDELLO F.:
sei stata brava questa mattina ah
VERONICA:
ah?
CONDELLO F.:
..a scuola
VERONICA:
si
CONDELLO F.:
ehee vedi quando mi senti a me
VERONICA:
si , sono stata troppo brava
CONDELLO F.:
bravissima, ti amo amore tanto
VERONICA:
anch'io.... però..
CONDELLO F.:
amore erano felicissime le mie sorelle...che gli hai dato
quelle cose
VERONICA:
(ride) ti stavo dicendo questo io
CONDELLO F.:
veramente, erano felicissime
VERONICA:
ma volevi rispondermi prima che te lo dicessi io?
CONDELLO F.:
no, no, erano felicissime veramente, sono belle di...
VERONICA:
no, quello che io ti volevo dire... non è che io...
CONDELLO F.: no, allora....invece lo sai che devi fare tu?loro hanno detto che non
hanno soldi..che ne so nella scheda, se li hai tu chiama a Mariella o ad Angela..vedi
VERONICA:
eh, ma Angela lavora Fra
CONDELLO F.:
chiama a Mariella
VERONICA:
eh va bene, però ora sto andando al cinema, quando torno
CONDELLO F.:
ma come ...quando...come... chi ti accompagna?
VERONICA:
mia mamma
CONDELLO F.:
e viene a prenderti?
VERONICA:
mia mamma
CONDELLO F.:
ecco
VERONICA:
e come...
CONDELLO F.:
ci sentiamo..
VERONICA:
va bene ci sentiamo quando sei pronto
CONDELLO F.:
senti una cosa amore, io devo andare questa sera
VERONICA:
eh
CONDELLO F.:
che fa il compleanno mio cognato
VERONICA:
eh
CONDELLO F.:
e festeggia al Modì
VERONICA:
eh... eheee!!
CONDELLO F.:
eh, eh
VERONICA:
e per caso ci sono pure ...
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CONDELLO F.: no, io, mio.... come l'anno scorso, io, mia sorella, le sue sorelle e sua
mamma.. e mia mamma
VERONICA:
ehee e basta?
CONDELLO F.:
si e basta, si, si
VERONICA:
ah mi sembrava
CONDELLO F.: no, però io prima devo andare a giocare forse, hai capito?
VERONICA:
eh, va bene
CONDELLO F.:
capito?
VERONICA:
va bene, ho capito
CONDELLO F.:
ecco, quindi vado più tardi
VERONICA:
basta che mi chiami prima che vai
CONDELLO F.:
va bene. Senti amore
VERONICA:
eh
CONDELLO F.:
quanto mi ami ?
OMISSIS
FINE TRASCRIZIONE
(vds. all. nr. 50)
La conversazione aveva lo stesso contenuto di quella registrata in data 14 dicembre 2007,
allorquando il CONDELLO Francesco si recava, unitamente al BARILLA’, a fare visita al
latitante. Appariva, pertanto, evidente che lo stesso si stava preparando per raggiungere il
ricercato. Inoltre, alle successive h. 17.31, sempre attraverso la stessa utenza cellulare,
CONDELLO Francesco inviava alla fidanzata il seguente messaggio: “..“Amore sto andando a
giocare ci sentiamo appena finisco non ti preoccupare ti amo tanto tanto a dopo….”(progr. Nr.
15640).
Subito dopo il messaggio, CONDELLO Francesco telefonava alla fidanzata, avvisandola che
stava partendo e di stare tranquilla. La donna lo raccomandava di chiamarlo non appena avesse
finito.
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 15641 DEL 01.02.2008, ORE 17.31, CON
APPARECCHIATURA AREA.
Legenda:
CONDELLO F.: CONDELLO FRANCESCO
VERONICA:
VERONICA
^^^
VERONICA:
eih!
CONDELLO F.:
eih amore
VERONICA:
eh
CONDELLO F.:
vedi che me ne sto andando
VERONICA:
eh
CONDELLO F.:
ok?
VERONICA:
ok
CONDELLO F.:
ah? tu che stai facendo? mi hai abbandonato Vera
VERONICA:
ehee amore, il film mi sto guardando
CONDELLO F.:
mi ami?
VERONICA:
certo
CONDELLO F.:
quanto?
VERONICA:
tanto tanto tanto
CONDELLO F.:
anch'io.... amore non ti preoccupare va bene
VERONICA:
chiama appena finisci
CONDELLO F.:
ah?
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VERONICA:
CONDELLO F.:
VERONICA:
CONDELLO F.:
chiama appena finisci
va bene, ciao amore
va bene
ciao
(vds. all. nr. 51)
Proprio alla luce di tali, se vogliamo eccessive raccomandazioni, per una semplice partita di
calcio, si rafforzava l’ipotesi che lo stesso sicuramente non si stava recando a giocare, proprio
perché le apprensioni della donna apparivano oltremodo esagerate.
In concomitanza con la conversazione innanzi citata, si notava BARILLA’ Giovanni che, dopo
aver prelevato,
dall’interno della propria autovettura Mercedes Classe “A”, un casco di
colore nero, si recava in direzione dell’entrata del negozio di mangimi per poi partire, unitamente
a CONDELLO Francesco, a bordo dello scooter YAMAHA TMAX di colore grigio, targato
BY08962, intestato a VAZZANA Andrea nato a Reggio Calabria il 20.07.1967ivi residente in
Via Quartiere.CEP Lotto XXIII 3/3, generalmente utilizzato dal citrato CONDELLO Francesco.
LA FRECCIA DI COLORE ROSSO INDICA BARILLA’ GIOVANNI
Per una migliore esposizione dei fatti, si riporta parte della relazione di servizio redatta dai
militari di questa Sezione, in occasione dell’attività di osservazione in narrativa, con inizio alle
ore 16.00 del giorno 1 febbraio 2008:
R E L A Z I O N E DI S E R V I Z I O
DATA: 01.02.2008;
NOME INDAGINE:
META;
TIPO SERVIZIO:
O.C.P.;
INIZIO:
ore 16:00;
FINE: ore 23:00;
PARTECIPANTI:
Lgt. SIMONE Francesco, M.A. CICILESE Antonio, MMM.OO.
GRASSO Vittorio, CIPOLLA Roberta e VACCARIELLO Alessandro, Brig. LEPRO Edoardo,
App. “S” ASSOGNA Giorgio e CONSIGLIO Alessandro, App. DELIA Andrea e C.re “S”
GIUFFRIDA Salvatore;
SCOPO DEL SERVIZIO:
osservazione nei confronti di BARILLA’ Giovanni.
Ore 16:00
inizio servizio;
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Ore 16:39
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD90 si
trova parcheggiata in questa Via Benassai, nei pressi della Farmacia LABATE;
Ore 16:41
la FIAT Punto di colore blu, targata BP234PC91, si trova parcheggiata
in questa Via A. Spanò nr. 65, nei pressi della rivendita di bombole di gas, gestita dalla famiglia
CONDELLO, all’interno del predetto esercizio commerciale vi è BARILLÀ Antonino92;
Ore 16:43
BARILLA’ Giovanni93 esce dalla Farmacia LABATE, con una busta
in mano, sale a bordo della MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD e si avvia
direzione nord;
Ore 16:51
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, condotta
da BARILLA’ Giovanni, seguendo un itinerario logico, giunge in Via SS 18 altezza civico 179/G
Santa Caterina di Reggio Calabria, si parcheggia, scende il conducente, con una busta in mano, e,
fa ingresso nel suindicato stabile;
Ore 17:01
BARILLA’ Giovanni, esce dallo stabile, sale a bordo della MERCEDES
Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, e si allontana direzione sud;
Ore 17:16
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, condotta
da BARILLA’ Giovanni, dopo avere fatto dei giri si Via Marina di Gallico, giunge in Via Vecchia
Provinciale, si parcheggia nei pressi del negozio dei mangimi, scende il conducente e fa ingresso
nel predetto esercizio commerciale;
Ore 17:30
BARILLA’ Giovanni esce dal negozio di mangimi, apre il cofano della
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, prende un caso di colore nero,
successivamente richiude il cofano;
Ore 17:34
BARILLA’ Giovanni, indossa un casco di colore nero e CONDELLO
Francesco94 pt. Domenico, indossa un casco di colore grigio, salgono a bordo dello scooter
YAMAHA TMAX di colore grigio, targato BY08962 e si allontanano direzione nord; per motivi di
opportunità il servizio viene interrotto;
90
intestata a BARILLA’ Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 28.02.1957, ivi residente in
Via Mercatello nr. 55;
91
intestata a BARILLÀ Antonino, nato a Reggio Calabria il 22.02.1949, ivi residente in
Via Mercatello nr. 55;
92
BARILLÀ Antonino pt. Giovanni mt. ROMEO Giovanna, nato a Reggio Calabria il
22.02.1949, ivi residente in Via Mercatello nr. 55, coniugato, impiegato;
93
BARILLÀ Giovanni pt. Antonino mt. MALARA Grazia Lucia, nato a Reggio Calabria il
25.05.1978, residente come sopra, coniugato;
94 CONDELLO Francesco pt. Domenico, mt. NERI Caterina, nato a Reggio Calabria il
05.11.1982, ivi residente in Via SS 18 III Tratto Gallico;
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BARILLA’ G. E CONDELLO F. cl.82 INDOSSANO IL CASCO
BARILLA’ G. E CONDELLO F. CL. 82 NELLE VICINANZE DELLO SCOOTER T-MAX
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CONDELLO F. CL.82 SALE A BORDO DELLO SCOOTER BY08962 ALLA CUI GUIDA VI E’
BARILLA’ G.
L’attività tecnica sviluppata in modo aderente, permetteva di accertare, attraverso un
proficuo pedinamento con rilevatori satellitari, che i due soggetti, a bordo dello scooter si
immettevano nella SS. 18 direzione Gallico ed alle ore 17.41 giungevano nei pressi dello
svincolo autostradale di quel centro. In tale località, proseguivano per circa 500 metri e si
immettevano su via Dei Monti della Frazione Gallico di Reggio Calabria, direzione Villa San
Giuseppe, immettendosi, successivamente, su una strada che collega la frazione Villa San
Giuseppe alla località Arghillà. Lungo tale tragitto, alle ore 17.44, il mezzo si fermava e,
probabilmente, BARILLA’ Giovanni e CONDELLO Francesco, salivano a bordo di un altro
scooter, allo scopo di evitare di essere individuati tramite ulteriori pedinamenti e controlli sul
ciclomotore di loro proprietà.
PARTICOLARE DELL’AREA OVE È AVVENUTO IL PRESUNTO SCAMBIO DELLO SCOOTER.
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LO STESSO PUNTO VISTO DA FOTOGRAMMETRIA.
PERCORSO DEL MEZZO
LA PARTE IN BLU INDICA IL
I due, dopo appena un minuto, ovvero alle ore 17.45, proseguivano in direzione
Arghillà e dopo aver percorso, la via A. Scopelliti, che collega la località Arghillà a Catona, si
immettevano sull’autostrada A3 – Salerno/Reggio Calabria, in direzione di quest’ultimo centro.
Lasciata la sede autostradale, alle ore 17.51 i due soggetti si immettevano sulla strada Statale
Jonica nr. 106, sino a raggiungere alle ore 17.59 la località Pellaro, ove svoltavano in via
Seconda Torrente Filici. In tale località, dopo aver fatto alcuni giri di bonifica, gli stessi
sostavano in prossimità di alcune abitazioni, site nella parte alta della citata strada.
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LA SCRITTA “INCONTRO” INDICA IL PUNTO IN CUI BARILLA GIOVANNI E
CONDELLO FRANCESCO CL. 82 SI SONO INCONTRATI CON IL LATITANTE CONDELLO
PASQUALE.
PARTICOLARE DELL’AREA, TRAMITE ALTRA FOTOGRAMMETRIA
Di seguito si riporta l’intero percorso, su mappa, eseguito da BARILLA’ Giovanni e
CONDELLO Francesco.
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PERCORSO ESEGUITO DA BARILLA’ GIOVANNI E CONDELLO FRANCESCO PER GIUNGERE
IN VIA SECONDO TORRENTE FILICI DELLA FRAZIONE PELLARO
L’attività di monitoraggio consentiva di verificare che i due soggetti sostavano, in via
Seconda Torrente Filici di Pellaro, sino alle 21.34, ora in cui facevano rientro in questo centro
abitato, seguendo un percorso logico, rispetto a quello dell’andata.
L’attività di osservazione predisposta in area, consentiva di verificare che, alle ore 21,44,
giungevano in via Vecchia Provinciale, due scooter, uno dei quali condotto da CONDELLO
Francesco, il quale parcheggiava il ciclomotore innanzi al locale adibito a lavaggio.
Contestualmente, si notava giungere nella via Vecchia Provinciale, proveniente dalla
traversa a vicolo cieco, sito alle spalle del negozio di mangimi e dell’autolavaggio, BARILLA
Giovanni che, dopo essersi diretto verso la propria autovettura, saliva a bordo della stessa e si
allontanava.
L’attività di osservazione e monitoraggio consentiva di verificare che:
Ore 21:44
dalla Via Scesa Stazione di Archi, giungono due scooters il primo
condotto da CONDELLO Francesco, si ferma nei pressi del lavaggio, il secondo si allontana
direzione sud;
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ARRIVO DEGLI SCOOTERS DA IN VIA VECCHIA PROVINCIALE, PROVENIENTI DA VIA
SCESA STAZIONE
Ore 21:45
BARILLA’ Giovanni giunge a piedi, con il casco in mano, dalla
traversa della frutta, apre il cofano della MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata
CY093CD, ove dopo avere riposto il casco, sale a bordo e si allontana direzione sud;
RITORNO DI GIOVANNI BARILLA’.
la freccia di colore rosso indica una persona con uno scooter che si allontana
lungo lla Vecchia Strada Provinciale;
-
la freccia di colore blu indica lo scooter condotto da CONDELLO Francesco;
la freccia di colore verde indica BARILLA’ Giovanni nel momento in cui
attraversa la strada.
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Ore 21:46
CONDELLO Francesco parcheggia il predetto scooter all’interno
dell’autolavaggio, successivamente esce, sale a bordo di un’AUDI A3 di colore nero, targata 955
e si allontana direzione sud;
Ore 21:49
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, condotta
da BARILLA’ Giovanni, seguendo un itinerario illogico, uscita Reggio Calabria Porto - Via
Vecchia Provinciale di Archi, giunge in Via SS 18 altezza civico 179/G Santa Caterina di Reggio
Calabria, si parcheggia, scende il conducente e fa ingresso nel suindicato stabile;
Ore 21:52
BARILLA’ Giovanni, esce dallo stabile, sale a bordo della MERCEDES
Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, e si allontana direzione sud;
Ore 23:20
in Via SS 18 altezza civico 179/G Santa Caterina di Reggio Calabria
giunge la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, si ferma nei pressi del
cancello d’ingresso, scendono CONDELLO Caterina95, con in braccio la piccola Grazia e
CONDELLO Angela96, fanno ingresso nello stabile;
Ore 23:21
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD condotta
da BARILLA’ Giovanni si allontana direzione Archi;
Ore 23:27
la MERCEDES Classe “A” di colore nero, targata CY093CD, condotta
da BARILLA Giovanni, seguendo un itinerario logico, giunge in Via Archi Carmine, si
parcheggia, scende il conducente e fa ingresso a casa;
(vds. all. nr. 52)
L’attività di monitoraggio, attuata nei confronti dei suddetti, permetteva di accertare che
BARILLA’ Giovanni e CONDELLO Francesco, allorquando rientravano dall’abitazione in
cui la sera del 18 febbraio 2008 veniva tratto in arresto CONDELLO Pasquale, si fermavano
nella solita traversa a vicolo cieco di via Discesa Stazione. In tale località, BARILLA’
Giovanni scendeva dallo scooter ed a piedi, attraverso un vicolo pedonale si immetteva nella via
Vecchia Provinciale, mentre CONDELLO Francesco, dopo aver effettuato il cambio del mezzo,
riprendeva il proprio scooter, avendo restituito il ciclomotore,
utilizzato per raggiungere
l’abitazione del latitante, al proprietario, che già lo attendeva sul posto; quest’ultimo, quindi, si
recava al locale adibito a lavaggio, sempre ubicato sulla via vecchia Provinciale
3.7
ARRESTO DI CONDELLO PASQUALE IN DATA 18 FEBBRAIO 2008.
A seguito dell’attività di monitoraggio, attuata nei confronti di CONDELLO Francesco e
BARILLA’ Giovanni, venivano predisposti, sin dal giorno 2 febbraio 2008, una serie di servizi
di osservazione in via Seconda Torrente Filici di Pellaro, in prossimità del luogo ove gli stessi
avevano sostato. La particolare morfologia del territorio non consentiva, comunque, una perfetta
visione dell’area, atteso che dal punto di osservazione,
sebbene fossero perfettamente
controllabili le abitazioni situate di fronte alla casa, in cui la sera del 18 febbraio veniva tratto in
arresto CONDELLO, non era possibile visualizzare lo stabile occupato da quest’ultimo. Tali
servizi, condotti senza soluzione di continuità, non consentivano, comunque, di individuare con
esattezza l’abitazione occupata dal CONDELLO Pasquale e, pertanto, si decideva di
attendere un nuovo incontro con uno dei favoreggiatori, allo scopo di verificare l’incontro ed
intervenire.
Un primo dato significativo circa la possibile partenza del BARILLA’ diretto da CONDELLO
Pasquale, si registrava alle ore 14.00 del 18 febbraio 2008, allorquando il figlio del latitante,
95 CONDELLO Caterina pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nata a Reggio Calabria il
23.06.1991, convivente, celibe, studente;
96 CONDELLO Angela pt. Pasquale mt. MORABITO Maria, nata a Reggio Calabria il
13.04.1985, ivi residente in Contrada Archi Carmine nr. 84, coniugata;
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CONDELLO Francesco, mentre si trovava in una traversa senza nome, adiacente questa via
Mercatello, dall’interno dell’autovettura Subaru di proprietà della madre, sottoposta a censura
ambientale, riferiva ad una persona all’esterno, che al cognato (BARILLA’ Giovanni) gli
serviva il motorino, infatti affermava testualmente “… dice che mio cognato….. eccolo qua! Gli
serve il motorino…”.- Dal contenuto del dialogo emergeva che, proprio in quel momento,
dalla stessa località stava transitando il BARILLA’. Dall’attività di monitoraggio satellitare dei
veicoli, emergeva che al momento della conversazione i soggetti si trovavano in traversa non
denominata, adiacente via Mercatello.
La conversazione ambientale avveniva come segue:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 1642 DEL 18.02.2008, ORE 13.49, CON
APPARECCHIATURA SIO. (SUBARU)
Legenda:
CONDELLO F.:
CONDELLO FRANCESCO, figlio di CONDELLO Pasquale;
UOMO: UOMO (PERSONA NON MEGLIO IDENTIFICATA);
UOMO1:
UOMO1 (PERSONA NON MEGLIO IDENTIFICATA).
INIZIO TRASCRIZIONE:
si da atto che non vi sono conversazioni, si sente solamente l'autovettura in movimento, alle ore
14:00:18 si ferma.
UOMO: ...inc...
CONDELLO F.: al bar era con il tuo motorino...qua da Cama!
UOMO: ora?
CONDELLO F.: ora sono passato ed era là
UOMO: va bene!
si da atto che l'autovettura riparte e si riferma alle ore 14:02:58
CONDELLO F.:
UOMO1:
CONDELLO F.:
UOMO1:
dice che mio cognato...eccolo qua! gli serve il motorino
...inc...
qua sotto
gli serve il motorino?.....
si da atto che l'autovettura riparte.
OMISSIS
(vds. all. nr. 53)
Dal complesso dell’attività investigativa, emergeva che BARILLA’ Giovanni, nel pomeriggio,
non si era portato presso il nuovo negozio di bombole, sito in questa via A. Spanò nr. 65, ove
era solito recarsi ogni giorno, ma era rimasto in giro nella città di Reggio Calabria, recandosi,
in un primo momento, alle ore 14.08, in una traversa senza nome di questa via Mercatello, ove
aveva incontrato la persona che gli doveva prestare lo scooter, mentre, alle successive h.
16.19, si recava presso l’abitazione della suocera MORABITO Maria, ove restava sino alle
h. 16.22, dirigendosi, successivamente, in via Vecchia Provinciale, nei pressi dell’altro negozio,
parcheggiando la propria autovettura in prossimità dell’ingresso del citato esercizio commerciale.
Le immagini, di seguito riportate, evidenziavano il momento in cui l’autovettura di CONDELLO
Francesco, figlio di CONDELLO Pasquale, incrociava l’autovettura condotta dal cognato
BARILLA’ Giovanni:
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AUTOVETTURA MERCEDS CLASSE “A” DI BARILLA’ GIOVANNI
AUTOVETTURA SUBARU CONDOTTA DA CONDELLO FRANCESCO
L’attività di osservazione, condotta in questa via Vecchia Provinciale, consentiva di verificare,
alle ore 18.03 del 18 febbraio 2008, che BARILLA’ Giovanni, con una busta in mano, usciva
dal negozio e si recava dall’altra parte della strada ove, alle ore 18.04, saliva su uno scooter del
quale non era possibile rilevare la targa e si allontanava in direzione Gallico.
Le foto, di seguito indicate, evidenziano, in maniera chiara, le citate fasi:
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H. 18.03: BARILLA’
BUSTA IN MANO
G. ESCE DAL NEGOZIO DI BOMBOLE ED ATTRAVERSA LA STRADA CON UNA
H. 18.04: BARILLA’ G. SI ALLONTANA A BORDO DELLO SCOOTER IN DIREZIONE GALLICO
Ancor prima di analizzare i movimenti di BARILLA’ Giovanni, è opportuno evidenziare che,
al momento della partenza, come si può rilevare dalla foto delle h. 18.03, lo stesso aveva nella
mano destra una busta di plastica, simile a quella notata nelle mani di CONDELLO Francesco,
figlio del latitante, alle ore 17.07, allorquando usciva dalla propria abitazione, per recarsi presso
il negozio ubicato nella via vecchia Provinciale. Il dato è perfettamente desumibile
dall’immagine di seguito riportata:
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ALLE ORE 17.07 CONDELLO
BIANCO IN MANO.
FRANCESCO ESCE DA CASA CON UN SACCHETTO DI PLASTICA
In relazione a quanto sopra esposto, è evidente che BARILLA’ Giovanni si stava recando a
fare vista al suocero anche per portare eventuali oggetti e/o altro utile a quest’ultimo, inviatigli
dalla moglie.
Ritornando alla partenza del BARILLA’ avvenuta, come già detto, alle ore 18.04, si precisa
che attraverso il rilevamento satellitare veniva accertato che lo stesso, dopo essersi immesso
sulla SS.18, si dirigeva verso Gallico, giungendo alle ore 18.07 in quella via Petrarca ove, dopo
aver effettuato dei giri in alcune strade ivi ubicate, imboccava nuovamente la via Nazionale.
Giunto all’inizio del centro abitato di Catona, svoltava a sinistra, portandosi nella stessa località,
percorsa il precedente 16 gennaio 2008, allorquando era stato monitorato un ulteriore viaggio
dello stesso dal suocero, ovvero nella zona sud, direzione mare di quel centro abitato.
Il BARILLA’, dopo aver percorso quasi tutta la strada, alle ore 18.12 si fermava sotto un
ponte della ferrovia e, dopo una breve sosta, ripercorreva la strada a ritroso, sino a raggiungere
nuovamente la via Nazionale. In tale località svoltava a sinistra e, dopo aver percorso un
centinaio di metri, ritornava indietro e percorreva nuovamente la strada già fatta in precedenza.
Tali movimenti, senza dubbio, erano finalizzati a riscontrare l’eventuale presenza di Forze di
Polizia e, comunque, di eventuali anomalie che avrebbero potuto incidere sulla sicurezza del
percorso.
Alle ore 18.17, raggiunta nuovamente l’area sottostante il ponte della ferrovia, effettuava un’altra
sosta, sino alle ore 18.19. In tale punto si ritiene che il BARILLA’ abbia effettuava il cambio
dello scooter, incontrandosi con CONDELLO Giandomenico,
successivamente arrestato
presso l’abitazione ove si trovava il CONDELLO Pasquale. Si precisa che quest’ultimo,
sicuramente, era giunto in compagnia del BARILLA’ in considerazione che alle ore 18.35 circa,
due soggetti, a bordo di uno scooter avente le stesse caratteristiche di quello sequestrato in
prossimità dell’abitazione in cui veniva arrestato il latitante, venivano notati transitare all’altezza
del supermercato “MERCATONE”, sito sulla strada statale 106.
(vds. all. nr. 54)
Ritornando al percorso effettuato dagli stessi, si precisa che, dopo aver percorso tutta la strada,
sino a costeggiare il mare, quest’ultimi risalivano dalla parte opposta ed alle ore 18.22, dopo
aver imboccato la strada denominata via Dei Monti ed averla percorsa per un breve tratto,
svoltavano a sinistra, scendevano in direzione mare, ove effettuavano un’altra sosta, di pochi
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secondi, sempre lungo la stessa strada. Gli stessi soggetti ritornavano indietro ove, ad un certo
punto, svoltavano lungo la stessa strada, percorsa il 1° febbraio 2008, ovvero una stradina molto
stretta che collega la frazione Villa San Giuseppe di Gallico alla Frazione Arghillà di Catona.
Subito dopo imboccavano, la via Antonio Scopelliti sino ad incrociare l’autostrada A3- SA/RC,
percorrendola in direzione di quest’ultimo centro.
LA LINEA BLU EVIDENZIA IL PERCORSO FATTO DA BARILLA’ GIOVANNI E CONDELLO
GIANDOMENICO, SINO AL MOMENTO IN CUI IMBOCCAVANO L’AUTOSTRADA A3 SA/RC.
STESSO PERCORSO DELLA FOTO PRECEDENTE, VISTA SU CARTINA GEOGRAFICA.
Seguendo un percorso logico, alle ore 18.43, giungevano all’incrocio della via Torrente Filici. In
tale località, i due proseguivano, allo scopo di effettuare un’attenta bonifica dell’area, percorrendo
poche centinaia di metri e ritornando subito dopo indietro. Infine, imboccavano la strada che
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conduceva presso l’abitazione ove veniva arrestato il latitante CONDELLO, ove arrivano alle
ore 18.44.
LA FOTO RAFFIGURA L’AREA IN CUI È AVVENUTO L’ARRESTO DEL LATITANTE. ATTRAVERSO
LA LINEA BLU SI PUÒ NOTARE CHE BARILLA’ GIOVANNI E CONDELLO GIANDOMENICO,
PRIMA DI GIUNGERE SULL’OBIETTIVO, SUPERAVANO L’INCROCIO CHE PORTA IN TALE
LOCALITÀ, RITORNANDO SUCCESSIVAMENTE INDIETRO.
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ALTRO PARTICOLARE DELL’AREA. LA LINEA ROSSA EVIDENZIA IL PERCORSO EFFETTUATO DA
BARILLA’ GIOVANNI E CONDELLO GIANDOMENICO.
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LA LINEA BLU EVIDENZIA L’INTERO PERCORSO FATTO DA BARILLA’ GIOVANNI E
CONDELLO GIANDOMENICO
Come già detto in precedenza, alle ore h. 18.44 del 18 febbraio 2008, BARILLA’ Giovanni e
CONDELLO Giandomenico giungevano in via Seconda Torrente Filici di Pellaro. Sul posto,
personale di questa Sezione, predisposto per l’osservazione statica dell’area, già da tempo,
notava:
Ore 18:44
in Via Torrente Filici II, direzione mare-monte, giunge uno scooter
APRILIA Scarabeo di colore grigio, targato AJ6080997, condotto da BARILLA’ Giovanni98,
indossa un casco di colore nero, in compagnia di CONDELLO Giandomenico99, indossa un
casco di colore grigio, si parcheggia sul margine sx, scendono gli occupanti, BARILLA’ Giovanni
97
intestato a TEMI Domenico, nato a Reggio Calabria l’08.01.1979, ivi residente in Via
San Martino nr. 23;
98
BARILLA’ Giovanni pt. Antonino mt. MALARA Grazia Lucia, nato a Reggio Calabria
il 25/05/1978, ivi residente in Via Archi Carmine nr. 84;
99
CONDELLO Giandomenico pt. Paolo mt. BARILLA’ Giuseppa, nato ad Archi
l’01.02.1980, ivi residente in Contrada Mercatello nr. 55;
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con una busta in mano, si avviano a piedi direzione valle, verso obj 18, poco dopo vengono persi
di vista;
Ore 19:05
in Via Torrente Filici II, direzione mare-monte, giunge una LANCIA
Thesis di colore grigio scuro, targata CL799DZ100, si parcheggia, avanti allo scooter APRILIA
Scarabeo di colore grigio, targato AJ60809, scende un uomo dall’apparente età di anni 40,
corporatura regolare, capelli scuri media lunghezza, indossa abiti di colore scuro, si avvia a piedi
direzione valle, verso obj 18, poco dopo viene perso di vista;
(vds. all. nr. 55)
In relazione a quanto segnalato dal servizio di osservazione si accertava che
l’abitazione, nella quale trovava rifugio il latitante, potesse essere quella di proprietà di
DATTOLA Maria Cristina, contrassegnata da questo Ufficio, nel corso del monitoraggio dell’
intera area, con il nr. 18, secondo il seguente schema:
FOTOGRAMMETRIA DELL’INTERA AREA D’INTERESSE. LE SCRITTE DI COLORE VERDE SONO
DEI NOMI CONVENZIONALI DATI DA QUESTO UFFICIO PER L’AGEVOLAZIONE DELLE
COMUNICAZIONI. LA FRECCIA DI COLORE BLU INDICA L’ABITAZIONE CONTRASSEGNATA DAL
NR. 18.
Alle ore 20.00 successive, personale di questa Sezione Anticrimine, dopo aver provveduto alla
cinturazione dell’area,
faceva irruzione all’interno dello stabile d’interesse ove, al piano
superiore, all’interno di un vano adibito a camera da letto, si riscontrava la presenza del latitante,
nonché quello di BARILLA’ Giovanni, CONDELLO Giandomenico e CHILA’ Antonio, in
precedenza generalizzati, tutti tratti in arresto.
I relativi accertamenti effettuati permettevano di accertare che CONDELLO Giandomenico,
tratto in arresto in relazione al delitto di procurata inosservanza di pena e detenzione illegale di
arma, è figlio di CONDELLO Paolo, nato a Reggio Calabria il 21 aprile 1940, ivi ucciso in
data 25 maggio 1987, cugino del latitante. Va inoltre sottolineato che CONDELLO
Giandomenico è:
fratello di:
•
CONDELLO Carmela Giuseppa “Carmelita”, nata a Reggio Calabria il 10.12.1969;
100
intestata a Parto Ballaro S.r.l., con sede in Pellaro di Reggio Calabria, Via SS 106 Jonica
Km. 10;
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•
CONDELLO Giovanna dei predetti, nata ad Archi il 06.12.1971, e residente a Via SS
18, III tratto Landi Gallico nr.5, casalinga, coniugata;
cognato di:
•
CICCONE Rodolfo, nato a Reggio Calabria il 16.04.1972, , camionista, coniugato con la
suddetta CONDELLO Giovanna.
Gli stessi sono stati tutti tratti in arresto, nell’ambito del procedimento penale denominato
“Vertice”, condotta da questa Sezione, in relazione al delitto di associazione per delinquere di tipo
mafioso, finalizzata al favoreggiamento del latitante CONDELLO Pasquale. Gli stessi, in
particolare, avevano il compito di accompagnare la moglie del ricercato, MORABITO Maria,
presso il luogo in cui era nascosto il CONDELLO. Trattasi, in sostanza, di un nucleo familiare
che da sempre ha fornito le necessarie coperture al latitante. CONDELO Giandomenico,
inoltre, è fidanzato con la cugina CONDELLO Maria, nata a Reggio Calabria il 12.09.1984,
nipote del latitante CONDELLO Pasquale. La stessa è figlia di CONDELLO Domenico, nato
ad Archi il g. 8 settembre 1948, ucciso in questo centro in data 13 gennaio 1986, allorquando
usciva dal carcere di Reggio Calabria, ove si era recato a fare vista proprio al fratello
CONDELLO Pasquale.
CONDELLO Maria, inoltre, è sorella di CONDELLO Francesco, nato a Reggio Calabria il 5
novembre 1982 che, in diverse circostanze, si è recato, come già evidenziato in precedenza,
unitamente a BARILLA’ Giovanni, a fare visita a CONDELLO Pasquale. Trattasi, in
sostanza, di un gruppo di persone, legato da concreti vincoli parentali, che hanno gestito, per
anni la latitanza di CONDELLO Pasquale.
Va inoltre evidenziato che TEMI Domenico, proprietario dello scooter , utilizzato da BARILLA’
Giovanni e CONDELLO Giandomenico, in sede di sommarie informazioni ha dichiarato che:
“….A.D.R.: Sono dipendente dall’agosto 2005 della ditta “Leonia s.p.a.” avente sede in via
Discesa Stazione della frazione di Archi di Reggio Calabria, con profilo di impiego di
“caposquadra”. Inoltre, sono amministratore unico della società denominata “Bingo Arcobaleno
s.r.l.” avente sede legale in Scalea, Corso Mediterraneo nr.541; in qualità di tale incarico, nel
periodo intercorrente tra giugno e settembre di ogni anno, gestisco un lido balneare riconducibile
alla citata società e denominato “Micos”, ubicato sul lungomare di Gallico Marina di RC. Infine,
faccio parte di un circolo dell’associazione nazionale “ARCI”, avente sede in Reggio Calabria,
via Camagna, le cui finalità sono esclusivamente ricreative e senza scopi di lucro.
A.D.R.: Sono il proprietario di un motociclo marca Aprilia modello Scarabeo della cui targa
ricordo solamente le prime due lettere iniziali - “AJ” -, di colore camoscio metallizzato, provvisto
di bauletto posteriore e parabrezza.
A.D.R.: Circa due settimane addietro, ho prestato il mio motociclo ad un mio conoscente
d’infanzia, tale CONDELLO Giandomenico, in quanto lo stesso aveva espresso la volontà di
acquistarlo; pertanto me lo ha chiesto in prestito per provarlo su strada. Faccio presente che il
motociclo è stato prelevato da CONDELLO Giandomenico direttamente presso la mia abitazione,
e nell’occasione stabilivamo che lo avrebbe tenuto con sé per un paio di giorni.A.D.R.: Sino alla data odierna, non ho avuto notizie del mio motociclo; tuttavia non mi sono preso
cura di chiederne la restituzione in quanto ho appreso, dagli organi di diffusione radio, la notizia
dell’arresto di CONDELLO Giandomenico. Quindi, non ne ho richiesto la restituzione per il
timore di un eventuale ripercussione nei miei confronti da parte della famiglia di CONDELLO
Giandomenico.
A.D.R.: Non ho altro da aggiungere e, in fede di quanto sopra dichiarato, mi sottoscrivo..”.
(vds. all. nr. 56)
Quanto riferito dallo stesso, non corrisponde all’esito dell’attività investigativa, infatti, alle ore
14.00 del 18 ottobre 2008, come evidenziato in precedenza, era stato CONDELLO Francesco,
figlio del latitante, a chiedere il ciclomotore per conto del cognato BARILLA’ Giovanni.
Evidentemente TEMI Domenico ha mentito in tale circostanza, per evitare di riferire di averlo
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prestato direttamente a BARILLA’ Giovanni; circostanza che l’avrebbe direttamente collegato al
favoreggiamento nei confronti del CONDELLO Pasquale.
Si precisa, inoltre, che il TEMI Domenico, risulta titolare di un esercizio adibito alla vendita
di frutta, sita in questo lungomare di Gallico, denominato “FRUIT SHOP” , avente P.I nr.
02289870806, di fatto gestito dalla famiglia CONDELLO. La circostanza è emersa in modo
inconfutabile dall’attività di riscontro attuata. Infatti, i Carabinieri di Gallico, in data 31 agosto
2007, accertavano che il committente di tale esercizio era CONDELLO Domenico, nato a
Reggio Calabria il 27.12.1979, figlio di CONDELLO Pasquale [n. il 03.09.1931], cugino
omonimo del latitante.
(vds. all. nr. 57)
Inoltre, nel corso dell’attività investigativa è emerso che tale esercizio, tra l’altro funzionante
solo d’estate, è gestito, completamente dalla famiglia CONDELLO, infatti personale di questa
Sezione, in data 27 luglio 2007, nei pressi di tale esercizio commerciale, notava:
R E L A Z I O N E DI S E R V I Z I O
DATA: 27.07.2007;
NOME INDAGINE:
META;
TIPO SERVIZIO:
O.C.P.;
INIZIO:
ore 22:00;
FINE: ore 04:00;
PARTECIPANTI:
App.”S” PALLONE Anselmo e Car. “S” GIUFFRIDA Salvatore;
…..OMISSIS….
Ore 23.32
Nei pressi del banco adibito alla vendita di meloni sito a Gallico in via
Marina Arenile venivano notate le seguenti autovetture:
•
SOOTER di colore grigio targato CM69000101;
•
SMART di colore bleu targata DH612AG102;
N.B.
si fa presente che adiacente al citato banco vi è uno spiazzo recintato con canne
di bamboo sottili con delle sedie e tavolini in plastica di tipo campeggio, dove vi erano seduti una
decina di ragazzi tra cui BARILLÀ Giuseppe103 e CONDELLO Francesco104;
….OMISSIS….
(vds. All. nr. 58)
Anche attraverso la suddetta relazione è stato possibile riscontrare che gli effettivi proprietari
dell’esercizio sono riconducibili alla famiglia CONDELLO.
Alla luce di tali dati è evidente che TEMI Domenico, è strettamente collegato alla famiglia
CONDELLO, tanto da fornire a BARILLA’ Giovanni lo scooter per raggiungere il suocero
latitante.
^^^
Da prassi consolidata, anche in data 18 febbraio 2008, BARILLA’ Antonino sostituiva il figlio
Giovanni nella gestione momentanea dell’esercizio commerciale sito in questa via A. Spanò.
Infatti, dall’ascolto dell’utenza telefonica installata all’interno della suddetta abitazione,
emergeva che:
- alle ore 15.50 (Prog. 2789), Giovanni BARILLÀ, telefonava presso il citato esercizio
commerciale e chiedeva a Francesco FOTIA, tra l’altro, se suo padre fosse giunto al negozio;
101 INTESTATA A: CONDELLO Domenico nato a Reggio Calabria il 27.12.1979, ivi residente Via
Mercatello fraz. Archi nr.89.102 INTESTATA A: BARILLÀ Antonino, nato a Reggio Calabria il 22.02.1949, ivi residente Via
Mercatello Archi nr.55;
103 nato a Reggio Calabria il 28.12.1985;
104 nato a Reggio Calabria il 05.11.1982;
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- alle ore 15.53 (Prog. 2790), tra il BARILLA Giovanni e FOTIA Francesco , si registrava
un ulteriore colloquio, nel corso del quale, si apprendeva che al negozio si sarebbe recato
BARILLA’ Antonino, infatti BARILLA’ Giovanni, a specifica richiesta dell’interlocutore,
riferiva che si sarebbero visti il giorno successivo;
La conferma che il BARILLA’ Antonino si stesse recando al negozio, giungeva alle ore 16.13,
allorquando quest’ultimo contattato telefonicamente comunicava a FOTIA Francesco il suo
imminente arrivo al negozio [Progr. 2792].
L’ulteriore conferma della sua costante permanenza presso tale esercizio commerciale si
registrava sull’utenza telefonica nr. 349-4175967, a lui in uso, alle ore 19.21, allorquando
chiedeva al figlio Giuseppe, notizie dell’altro figlio, Giovanni.
Quest’ultimo riferiva che
Giovanni “non c’era”.In relazione ai fatti espressi nella presente informativa, è evidente che BARILLA’ Antonino
ha contributo fattivamente a favorire la latitanza di CONDELLO Pasquale.
Il ruolo di BARILLA’ Giovanni sicuramente è stato determinate in ordine al mantenimento in
stato di latitanza di CONDELLO Pasquale. Personale di questa Sezione, infatti, già il 13
maggio 2007, nel momento in cui veniva installata, a bordo dell’autovettura Mercedes classe
“A”,
l’apparecchiatura tecnica idonea
alle intercettazioni delle conversazioni ed alla
individuazione dei movimenti, constatava che all’interno del vano portaoggetti del veicolo,
erano nascoste due partenti di guida in bianco, con all’interno un foglio di carta manoscritto,
riportanti le seguenti date di nascite : “Milano 6/9/1963” e “Palermo 24/9/1950”, risultate
corrispondenti alle date di nascite di MORABITO Maria (nata a Reggio Calabria il 6 settembre
1963) e CONDELLO Pasquale ( nato a Reggio Calabria il 24 settembre 1950).
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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(vds. all. nr. 59)
Detti documenti, evidentemente, dovevano essere utilizzati dai due coniugi per eventuali
spostamenti fuori dalla Calabria. I documenti non venivano sequestrati, poiché tale operazione
avrebbe sicuramente danneggiato il prosieguo delle operazioni investigative connesse alla ricerca
del latitante.
In data 18 febbraio 2008, a seguito dell’arresto di CONDELLO Pasquale, personale di questa
Sezione , a seguito di perquisizione domiciliare, eseguita presso l’abitazione di MORABITO
Maria, rinveniva, nella tasca di un giubbotto di colore scuro, appartenente a BARILLA’
Giovanni, così come asserito dalle persone presenti, nr. 2 patente di guida in bianco,
contrassegnate dai numeri di matricola “F0762984” – “F0762996”, risultate smarrite dalla
Motorizzazione Civile di Savona, appartenenti ad una più ampia serie, dal nr. “F0762977” al nr.
“F0763006”, con denuncia presentata presso la Stazione Carabinieri di Vado Ligure il 2 gennaio
1999. Il relativo verbale di sequestro è stato già trasmesso a codesta A.G.Sul conto di BARILLA’ Giovanni è opportuno precisare, inoltre, che lo stesso, sicuramente, ha
costituito, almeno negli ultimi anni, il principale punto di contatto tra il ricercato ed il nucleo
familiare di quest’ultimo. Il dato è desumibile, oltre che dai fatti in precedenza indicati, anche
da una lettera rinvenuta nella disponibilità di CONDELLO Pasquale, di seguito integralmente
trascritta, dalla quale è emerso che quest’ultimo, era già stato informato dal nucleo familiare in
ordine all’audizione del 29 febbraio 2008, innanzi al Tribunale del Minori da parte della
moglie MORABITO Maria, circa l’avvio del procedimento per la decadenza della potestà
genitoriale di quest’ultima.
La lettera, in argomento così recitava:
Ciao Caterina cuore di papà Io sto bene E spero che pure tu e famiglia stiate bene. Io dei
comportamenti di zia Carmela ero a conoscenza da parecchio tempo, la conosco bene a lei e alla
nonna, mi stavo zitto per non fare dispiacere la mamma che le voglio tantissimo bene, come voglio
bene a voi figli, vi porto sempre nel mio cuore e nella mia mente. La lettera non gliela mando sono
convinto di quanto tu mi dici. Fai bene a non dargli confidenza e con la nonna parla solo
l’indispensabile perché gli racconta tutto. Per l’orologio di Da ti ho già detto che sono d’accordo,
c’è solo che lui di Rolex forse ne ha, domandagli se gli piace il Cartier Santos 100, acciaio e oro,
Ma se a te piace il Rolex gli prendiamo quello, stai tranquilla. Tu e i tuoi fratelli siete dei figli
adorabili meravigliosi siete la mia vita la mamma è una mamma fantastica insuperabile Vi stringo
in un paterno abbraccio Vi penso sempre
Il tuo caro Papà
Caterina stai tranquilla, per giorno 29. Tu lo sai benissimo che quello che dicono, quei signori
sono delle falsità nei confronti della mamma. Non ti creare nessun problema, se è necessario gli
parli tu al giudice, con molta calma, e gli spieghi che mamma è, è che mamma è stata e gli parli
dei valori che ti abbiamo trasmesso, quale l’onesta, legalità, onorabilità, amore verso il prossimo,
l’educazione. Vorrei conoscere i figli di quelli che hanno scritto tutte quelle bugie, faranno pena
di sicuro Mi auguro che ne scrivono ancora tanti, VUOLDIRE che io sono sempre qua con voi, e
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E l’ loro si rodono il fegato. Se non te la senti fai che parla l’avv. ma se parlate la mamma e pure
tu e ancora meglio, ma lo dovete fare con fermezza e senza emozioni Il giudice ti deve solo
ascoltare tu e la mamma dovete controbattere tutte le bugie che hanno scritto
(vds. all. nr. 60)
Considerato che la lettere è stata sequestrata il 18 febbraio 2008, al momento della cattura, è
elementare dedurre che la notizia era pervenuta a CONDELLO, alcuni giorni prima, quindi
nel periodo compreso tra l’11 febbraio, data della notifica del provvedimento, ed il 18 febbraio
2007. Dall’analisi dei dati tecnici in possesso di questa Sezione, si ritiene che tale notizia sia
stata veicolata dal BARILLA’ il 15 febbraio 2008, giorno in cui lo stesso, alle ore 11.21, a
bordo della propria autovettura Mercedes Classe “A” , giungeva in Pellaro, località “Fondo
Giunta”, all’interno dello spiazzale della concessionaria “Subaru”, di proprietà di MARTINO
Paolo ove, sicuramente, incontrava qualcuno a cui riferiva i fatti innanzi citati.
Il veicolo, ripartiva alle ore 11.25.
^^^
Le ulteriori investigazioni condotte in questi ultimi giorni, hanno permesso, inoltre, di accertare,
che GIUSTRA Antonio,
in precedenza generalizzato, è
inserito, a pieno titolo,
nell’organizzazione criminale, facente capo a CONDELLO Pasquale, atteso che all’interno
dell’autovettura Nissan Micra, in uso allo stesso, sottoposta a censura, è stato registrato, l’ 8
marzo 2008, un dialogo di estremo interesse probatorio. Tale circostanza scaturisce, oltre che
dalle proprie affermazioni, anche da quelle riferite dai propri amici, non meglio identificati, a
nome Marco e Vincenzo. Dal contenuto del dialogo è emerso che il GIUSTRA, a seguito di
alcuni problemi, era stato “protetto” da persone di “Archi”, individuabili nei componenti della
famiglia CONDELLO, atteso gli accertati rapporti del GIUSTRA con questi ultimi.
Significativa, in tal senso, è apparsa l’affermazione di tale MARCO, il quale ha testualmente
asserito: “..eh! eh!! ti sto dicendo questo...hai capito?...però!...io gliel'ho detto "Santo! vedi che
Antonio è dell'Archi e tutti quelli che ha amici si sono messi a disposizione..”.Gli interlocutori, tra l’altro, hanno evidenziato concrete conoscenze con alcuni soggetti
appartenenti alla criminalità organizzata, fornendo tra l’altro specifici dettagli:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 1094
APPARECCHIATURA SIO.
DEL 08.031.2008, ORE 00.14, CON
Legenda:
GIUSTRA A.:
GIUSTRA ANTONIO
MARCO:
MARCO (PERSONA NON MEGLIO IDENTIFICATA).
VINCENZO: VINCENZO (PERSONA NON MEGLIO IDENTIFICATA).
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
Si da atto che gli interlocutori discutono di argomentazione di carattere generico,
GIUSTRA A:
comunque persone più in gamba, più brave del papà di Santo non ne ho
conosciuto, compare!
MARCO:
eh! eh!...noi vedi che l'abbiamo cresciuto a questo ragazzo...l'abbiamo cresciuto
noi a questo ragazzo
MARCO:
ma chi ti ha cresciuto Santo?
GIUSTRA A:
Santo mi ha cresciuto a me
MARCO:
eh!
GIUSTRA A:
mi ha cresciuto Santi...mi veniva a prendermi pure a casa
MARCO:
non è che ti ferma qua piedi, piedi lui
VINCENZO:
eh!
MARCO:
tu sei sposato...inc...ti accompagniamo fino a casa
VINCENZO:
fino a casa mi accompagnate
MARCO:
portalo a casa Antonio!....
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VINCENZO:
MARCO:
VINCENZO:
MARCO:
VINCENZO:
MARCO:
...mangio e dormo!
...inc...
domani andiamo fuori, compare!
ah?
domani c'è ne andiamo fuori!
guarda il telefono dove è!...inc...lo sai che ti voglio bene se no me ne fregavo
VINCENZO:
alle nove, nove e mezzo c'è ne andiamo...minchia...inc...
GIUSTRA A:
tu Vincenzino alla buonanima del padre di mio cognato quello di Villa...
MARCO:
è di Seminara questo ragazzo, lo conoscevate di sicuro
GIUSTRA A:
vedi che questo conosceva a tutti...la buonanima...Doddo lo chiamavano
VINCENZO:
a Doddo...
GIUSTRA A:
Spinella...di Seminana era
VINCENZO:
si, si!...
MARCO:
là conosco di più, no?
VINCENZO:
a Villa
MARCO:
eh!
VINCENZO:
a Villa stava lui
MARCO:
si!
GIUSTRA A:
lo conoscevate a Doddi?
VINCENZO:
si!
MARCO:
...inc...con Venanzio
VINCENZO:
ah?
MARCO:
metti la quarta....metti la quarta...a Gallico....minchia che ...inc...
quelle....minchia se ..inc... a me... guarda!!!....
GIUSTRA A:
mio cugino ha...mio cognato ha cugini pure a Rosarno pure
VINCENZO:
eh!!
GIUSTRA A:
a lui l'ha battezzato Gregorio quello che hanno arrestato BELLOCCO!
VINCENZO:
BELLOCCO!...e a chi conosco BELLOCCO....
GIUSTRA A:
è venuto suo figlio l'altro giorno, abbiamo mangiato insieme
MARCO:
fermati...
VINCENZO:
BELLOCCO...
GIUSTRA A:
è il cugino di mio....
VINCENZO:
...inc...
MARCO:
metti la quarta
VINCENZO:
...inc...
MARCO:
metti la quarta...la quarta gli devi mettere...cammina un pò
VINCENZO:
conosco tutti a Rosarno, BELLOCCO; PESCE e...eh!! eh!!
Gregorio...Gregorio...
GIUSTRA A:
BELLOCCO!
VINCENZO:
no!
che
sono
due
gemelli....e
sono...inc...CACCIOLA!...fratelli
CACCIOLA....Vincenzo PISANO detto il diavolo...io la n'drangheta la conosco tutta....inc...
MARCO:
vai a coricarti almeno
VINCENZO:
...inc.......ma quello, il marocchino l'ha sotto come si chiama là?
MARCO:
chi?
VINCENZO:
Camillo! come si chiama?
MARCO:
Camil! perchè?
VINCENZO:
Camil!
MARCO:
eh!
GIUSTRA A:
ah! ah! ah!
VINCENZO:
...inc...?
MARCO:
no!! Camil è ...inc..., perchè?
VINCENZO:
no! niente!
GIUSTRA A:
no che...inc...
VINCENZO:
no!! di qua, di qua
MARCO:
ci vediamo domani!
VINCENZO:
di qua, di qua
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GIUSTRA A:
VINCENZO:
GIUSTRA A:
VINCENZO:
MARCO:
VINCENZO:
MARCO:
VINCENZO:
MARCO:
VINCENZO:
MARCO:
GIUSTRA A:
VINCENZO:
MARCO:
VINCENZO:
MARCO:
VINCENZO:
MARCO:
VINCENZO:
GIUSTRA A:
VINCENZO:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
VINCENZO:
compare!
ah! da mio cugino Nino state?
Nino SCOPELLITI e vostro cugino?
eh!
eh!....
e va bene! non ci fa niente gli devi dire!
Nino SCOPELLITI!
c'è ne freghiamo tre cazzi
ah! ah! ah!
ah! diglielo Vincenzo!
si! certo!.....
eh!...senza offesa...
...senza offesa la mia famiglia non era ...inc...con nessuno
eh!...vi potete girare, io abito nell'ultima di quello...ora gira di qua
......diglielo! di Nino SCOPELLITI c'è ne freghiamo tre cazzi
e certo!....qua ci vediamo....ti chiamo verso le nove e mezzo...ciao bello
ciao!
alle nove e mezzo vi chiamo!
statemi bene!
ci vediamo e mangiamo fuori
...dove vi porto?
no! qua!
no, no!
dove state?
qua!
qua!.....grazia ragazzi! buonanotte....ti chiamo domani! ciao! buonanotte...ciao
si da atto che alle ore 01:01:33 l'uomo chiamato Vincenzo scende dalla macchina.
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
male
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
GIUSTRA A:
MARCO:
andiamo con Nino!
con Nino?
c'è la serata!...vuoi venire?
no!!! dai! non andiamo, ti accompagno!
io vado!..se vuoi venire vieni, se no...
non ballo di sicuro!
e pare che ballo io...tanto là beviamo gratis......senti! tu parli assai!
perchè?
Nino SCOPELLITI hai detto "è mio cugino!"...è vero?
è mio cugino veramente...eh! eh! eh!
che se ne fregano le persone...
no!!! ma...pare che io gli ho detto...l'ho detto a tipo per qualche cosa
Nino SCOPELLITI eh! eh!
no!!!
a lui gli ha fatto levare le cose là
gli ho detto "a d'avanti a mio cugino state!"...non è che gli ho detto niente di
eh! d'avanti a mio cugino del cazzo!
vedi qua ....
...inc...qua
devi vedere tu nella mia famiglia, ah!
la tua famiglia è la tua famiglia
la mia famiglia non è....
eh! quindi?...la tua famiglia?
la mia famiglia lo sai quale è!...
eh!...qua dentro...
zitto!
quale è?
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GIUSTRA A:
mio padre, mia madre e le mie due sorelle
MARCO:
eh!
GIUSTRA A:
degli altri non mi interessa niente di nessuno
MARCO:
eh! bravo!...ecco! bravo!
GIUSTRA A:
qua a Catona!
MARCO:
la tua famiglia! lo vedi!
GIUSTRA A:
io come parente preferisco meglio quelli di là...anzi! no preferisco, siamo!...mi
voglio più bene di quelli di là
MARCO:
quelli ti vogliono più bene! pensi tu!...perchè ti hanno voluto pi bene tanto che t
hanno fatto tornare i soldi
GIUSTRA A:
ma che dici! ma!!...aspetta un minuto!...vedi che chi sta con Santo...
MARCO:
eh!
GIUSTRA A:
non è andato mai nessuno contro....io quel giorno non ci sono andato contro a
Santo
MARCO:
va bene!
GIUSTRA A:
era due giorni che diceva "è mio cognato!"
MARCO:
Antonio! Antonio!....le persone se la sentono
GIUSTRA A:
non se la sente lui!
MARCO:
se la sentono!..però giustamente sei bravo ragazzo, hai capito! perchè ti ha
cresciuto lui...e ti ha perdonato
GIUSTRA A:
quando mi ha perdonato eh....e mi...
MARCO:
hai capito! e ti ha perdonato, perchè se no non ero con te io...
GIUSTRA A:
mi hanno perdonato in tanti
MARCO:
se no qua...se non ti perdonava....inc..."che dobbiamo fare qua?"
GIUSTRA A:
...inc...
MARCO:
non camminavi se non ti perdonava...te lo dico io!....
GIUSTRA A:
e se eri tu al mio posto?
MARCO:
non te li "pittare"
GIUSTRA A:
se eri tu al mio posto?
MARCO:
ma in tanto non ci sono! questo è il problema...al telefono! ti ha detto "con te ci
vediamo dopo!", non ti ha detto cosi?
GIUSTRA A:
si!
MARCO:
eh!...e noi...inc...chi c'era là e chi non c'era là...ti pare che non abbiamo visto...
GIUSTRA A:
come quello è dovuto passare!
MARCO:
eh! eh!! ti sto dicendo questo...hai capito?...però!...io gliel'ho detto "Santo!
vedi che Antonio è dell'Archi e tutti quelli che ha amici si sono messi a disposizione"...
GIUSTRA A:
ed io ...tanto non vuole Santo...
MARCO:
chi?
GIUSTRA A:
che vado per là Santo
MARCO:
no!!!
GIUSTRA A:
no! non vuole nel senso..."Antonio..."
MARCO:
no!!!
GIUSTRA A:
allora! Santo mi...
MARCO:
Santo!
GIUSTRA A:
non vuole nel senso...perchè mi vuole bene
MARCO:
allora!...puoi fare quello che vuoi...hai capito?...basta che tu ti rendi conto...
GIUSTRA A:
sai che cosa mi ha detto Santo? "meglio che ti stai là invece di stare con quattro
maccarroni di Catona!" questo mi ha detto Santo
MARCO:
eh! va bene!
GIUSTRA A:
te lo giuro su quanto voglio bene a Dio!
MARCO:
eh! ...inc..., però! voglio dire...tu sei dritto...però che tu ti stai là non l'ha detto
mai Santo...che ti stai con ...cioè...dell'archi...
GIUSTRA A:
mi ha detto che è meglio che sto là anziché con questi maccarroni ...mi ha
detto
MARCO:
eh! ed io infatti vedi che gliel'ho detto! lo sai che cosa mi ha detto lui...
GIUSTRA A:
ma no che me l'ha detto a me! gliel'ha detto a mia sorella
MARCO:
ancora!
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GIUSTRA A:
eh!...a me mi ha detto "...inc.." perchè lo sa che io le bastono alle persone
qua...fa Santo o Matteo o quell'altro...io se c'è un ragazzo che sbaglia o fa...io ...la verità, di chi ti
spaventavi tu?...una reazione, una cosa
MARCO:
di allora?
GIUSTRA A:
solo di Santo
MARCO:
tu pensi che...
GIUSTRA A:
ma no!!! era dispiaciuto assai...mi sono preso pure...
MARCO:
a me l'ha detto pure Pasqualino "statti calmo con questo ragazzo!" ha detto "non
lo bastonare e non gli fare!" perchè?...
GIUSTRA A:
si! ma lo sai alle volte...io guarda in quel momento...io mi stavo zitto, però se
volevano che mi dava conto succedeva la guerra
MARCO:
allora! Demetrio lo sai che cosa gli ha detto?...
GIUSTRA A:
che cosa gli ha detto?
MARCO:
"è un ragazzo! neanche il mio nome sà!"
GIUSTRA A:
pure!
MARCO:
se vai vedendo..."lo vuole bastonare! e..."...quello ha imbrogliato con te
tipo...non lo so
GIUSTRA A:
no!!!...Demetrio vedi che è una personona...
MARCO:
vedi che Demetrio sai che cosa è? ...non vuole avere ne impicci e ne niente...vedi
che quando...inc...
GIUSTRA A:
si ma!!!...a me allora non è che ...
MARCO:
lo so!
GIUSTRA A:
Ciccio con me...noi si ci rispettiamo però non è che ...mi rispetto più con
Santino ma no come una volta...intanto mi rispetto più di tutti
MARCO:
lo so!...ma...
GIUSTRA A:
non lo pensare se era per qualche cosa...no...inc...ma intanto di capodanno, di
Natale...
MARCO:
ma io non è...non è che...
GIUSTRA A:
...sempre a mio padre...inc...viene
MARCO:
con santo non mi devi dire...
GIUSTRA A:
con tutto che dopo...
MARCO:
allora! ti posso dire una cosa Antonio!...vedi che con Santo non c'è bisogno che
ti vedi tu...hai capito! ...se uno non si vede con un altro, non centra un cazzo...io so come sei
cresciuto tu...
GIUSTRA A:
dove andiamo?
MARCO:
...inc...
GIUSTRA A:
...inc...
MARCO:
no!! lascia stare...
GIUSTRA A:
tu sai dove vado!
MARCO:
prima di mangiare la pizza andiamo al Kalura
GIUSTRA A:
...inc...
MARCO:
pure dieci minuti ma dobbiamo andare
GIUSTRA A:
Marco io non vengo al Kalura
MARCO:
perchè?
GIUSTRA A:
perchè c'è Mico in giro e mi...
MARCO:
quale Mico?
GIUSTRA A:
Mico il fratello di Demetrio e dopo ...
MARCO:
ma fesserie!...ma lo vedi che sei storto!
GIUSTRA A:
eh! dimmi che...
MARCO:
ma lo vedi! a me urta questo
GIUSTRA A:
fammi sentire! che cosa ha detto d'avanti di me
MARCO:
ah?
GIUSTRA A:
che cosa ti ha detto allora...inc...che mi ha aiutato!
FINE TRASCRIZIONE INTEGRALE
(vds. all. nr.61)
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In ordine all’appartenenza del GIUSTRA, all’organizzazione capeggiata da CONDELLO
Pasquale, non può emergere alcun dubbio, in considerazione che, sempre in data 8 marzo 2008, è
stata registrata, presso l’abitazione di MORABITO Maria, moglie di CONDELLO Pasquale,
la presenza del GIUSTRA. Sebbene il dialogo non contenga affermazioni di particolare interesse
investigativo, evidenzia, comunque la particolare vicinanza del medesimo al contesto criminale
attenzionato:
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 11638 DEL 08.03.2008, ORE 20.14.30, linea 612
CON APPARECCHIATURA SIO.-/
LEGENDA:
MORABITO M.: = MORABITO MARIA;
CONDELLO A.: = CONDELLO ANGELA;
CONDELLO C.: = CONDELLO CATERINA;
CONDELLO F.: = CONDELLO FRANCESCO;
GIUSTRA A.: = GIUSTRA ANTONIO.
^^^
...si sentono le voci di MORABITO Maria, CONDELLO Angela, CONDELLO Caterina,
CONDELLO Francesco e la piccola Maria Grazia; conversazione generica tra di loro. Alle ore
20.15.49 si sente suonare un citofono... alle ore 20.17.00 si sente Angela Condello che invita tale
Antonio ad entrare:
...INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE...
CONDELLO A.:
...entra ANTONIO...
MORABITO M:
ANTONIO!!!...
GIUSTRA A.:
ciao...
MORABITO M.:
ciao...
CONDELLO A.:
ciao...
CONDELLO C.:
ciao...
MORABITO M.:
...oggi ti abbiamo scocciato... ormai ti siedi cinque minuti...
GIUSTRA A.:
CONDELLO A:
...no...
ormai ti siedi e ti mangi la pizza...
CONDELLO C.:
ormai se la mangia ehe!!...
MORABITO M.:
perchè ANGELA aveva...inc...
CONDELLO A.:
...inc... non ho voluto mangiare apposta...
MORABITO M.:
ormai siediti!!...
CONDELLO A.:
siediti!!...
MORABITO M.:
togliti il giubbotto, vai a lavarti le mani nel bagno...
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CONDELLO A.: mamma!!! questo poveretto quianto lo abbiamo disturbato oggi è vero
ANTONIO??...
GIUSTRA A.:
CONDELLO A.:
MORABITO M.:
eh!!...
lui è malato... mi madre che che doveva andare, andare la sotto...
ormai te la mangi che te l'ho messa... togliti il giubbotto, vai a lavarti le mani...
CONDELLO A.:
vai la dentro e togliti queste cose...
CONDELLO C.:
CONDELLO A.:
lo hai visto a ANTONIO? (si rivolge alla figlia di Angela n.d.r.)...
bella!!!... figlia!!!...
MORABITO M.:
io ora sono tornata che ti sembra...
CONDELLO A.:
hai Fatto qualcosa oggi?...
GIUSTRA A.:
CONDELLO A.:
GIUSTRA A.:
no...
così vero ...inc... eh?...
poco...
CONDELLO A.:
poco vero?...
MORABITO M.:
stai lavorando poco a Reggio?...
CONDELLO A.:
perchè...
MORABITO M.:
ha fatto freddo...
CONDELLO A.:
...le bombole ormai...
MORABITO M.:
...ancora il freddo...
GIUSTRA A.:
...inc...
CONDELLO A.:
qua, c'è di tutto...
GIUSTRA A.:
MORABITO M.:
...inc...
...siediti ANTONIO...
CONDELLO A.:
...siediti ANTONIO...
MORABITO M.:
vai a lavarti le mani...
GIUSTRA A.:
ho mangiato...
CONDELLO F.:
no oggi...
MORABITO M.:
FRANCESCO accompagnalo a lavarsi...
CONDELLO A.:
no anzi oggi è stato meglio ma ieri ...inc...
CONDELLO F.:
accendigli la luce nel bagno...
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CONDELLO A.:
e nel corridoio...
MORABITO M.:
CATERINA accompagnalo tu allora...
...omissis...da 20:18:25 a ...20:19:51...
CONDELLO A.:
senti... eri libero oggi... non dovevi fare niente?...
GIUSTRA A.:
...inc... pure che avevo impegni!!!...
CONDELLO A.:
mamma mia poveretto!!!...
MORABITO M.:
ho detto io!... come devo fare!... mio padre mi ha detto... ...inc...
CONDELLO A.:
perchè mio suocero non c'è ...inc... mattina... e di pomeriggio non c'era... lui...
CONDELLO F.:
mio nonno si deve vedere la Reggina sicuro...
CONDELLO A.:
sicuro il nonno...
CONDELLO F.:
perciò ha da fare...
CONDELLO C.:
ogni volta questa musica a tavola...inc...
CONDELLO A.:
...inc...
FINE TRASCRIZIONE
(Vds. all. nr. 62)
4.
IL RUOLO DI MORABITO FELICIA CARMELA.
In ordine alla documentazione rinvenuta, nel corso della perquisizione eseguita all’interno
dell’abitazione, nella quale veniva arrestato il latitante CONDELLO Pasquale, è interessante
il contenuto di una lettera sequestrata, a firma della minore CONDELLO Caterina, nella
quale, la stessa,
esprimeva, all’indirizzo del padre, il
proprio disappunto circa il
comportamento mantenuto dalla zia MORABITO Felicia Carmela, con la quale la famiglia del
latitante non intrattiene ottimi rapporti.
La lettera, integralmente trascritta, è stata di seguito riportata:
“Caro papà, come stai?
Io sto bene. Spero pure tu.
Cmq ti volevo dire da tanto ma mi dimenticavo sempre che io sto bene. E non mi va che gli hai
chiesto a zia Carmela come sto io.
Perché lei della mia vita non sa niente e non saprà mai niente, perché è una persona cattiva e
invidiosa e vuole invadere le nostre vite e questo non lo permetterò mai. Perciò mi ha dato molto
fastidio che hai parlato di me con lei. Io te l’ho detto che sto bene, se ho pianto quel giorno era
perché mi manchi. E poi (cancellatura) preferisco che me lo chiedi a me non agli altri.
Poi siccome ad Agosto D. compie 25 anni gli volevo (cancellatura) regalare un orologio e gli ho
dato il catalogo dei rolex così lo sceglie e vede quali già ha senza sbagliare, ma cmq poi voglio
che mi dici pure tu quale ti piace. Tanto ancora c’è tempo!
Ti voglio tanto tanto bene. Ti penso tanto tanto.
Caterina”
(vds. all. nr. 63)
Quanto evidenziato nella stessa è particolarmente significativo, poiché è stato evidenziato da
parte di CONDELLO Caterina che la zia, almeno in un’occasione ha avuto un incontro
con il latitante, infatti, ha scritto: “ … E non mi va che gli hai chiesto a zia Carmela come sto
io…” ed ancora: “…. Perciò mi ha dato molto fastidio che hai parlato di me con lei…”.
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In relazione al contenuto della lettera, è stato accertato che la stessa è stata scritta dopo l’agosto
2007, in considerazione che la persona indicata con la lettera “D” che ad agosto compirà 25
anni, è stata identificata in IONETTI Daniele, nato a Cesena il 2 agosto 1983, fidanzato di
Caterina CONDELLO. Lo stesso, infatti, nell’agosto del 2008 festeggerà il 25° compleanno.
Ritornando alla figura di MORABITO Felicia Carmela, si segnala, quindi, che anche
l’incontro con il latitante è collocabile in tale periodo, ovvero dopo l’agosto del 2007, quindi in
epoca recente.
MORABITO Felicia Carmela
è stata arrestata nell’ambito dell’operazione Vertice, in
relazione al delitto di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena a carico di
CONDELLO Pasquale, sebbene, successivamente, venisse assolta. Le contestazioni relative a
quest’ultimo procedimento erano riferite a fatti antecedenti al marzo 2006, data in cui veniva
tratta in arresto.
E’ evidente, alla luce della lettera rinvenuta, che MORABITO Felicia Carmela, anche in
seguito, ha continuato ad incontrare il latitante CONDELLO Pasquale.
Nel prosieguo dell’attività investigativa, l’ 8 marzo 2008 è stata registrata una conversazione
telefonica sull’utenza nr. 340/179598, in uso a BARILLA’ Paolo,
fratello di BARILLA’
Giovanni, diretta sull’utenza nr. 346/9590814, in uso a CONDELLO Caterina, figlia di
CONDELLO Pasquale, nel corso della quale il BARILLA’ comunicava a MORABITO
Maria che non era stato possibile effettuare i biglietti aerei. Dal contenuto del discorso è
emerso che MORABITO Maria dovrà recarsi il 18 marzo 2008 a fare visita al marito in
carcere. Successivamente decide di recarsi con il nipote CONDELLO Francesco. Nel corso del
dialogo si evidenzia che quest’ultimo, successivamente, dovrà proseguire per l’estero, infatti la
donna riferisce “… ehee in caso lui può cambiare per l’espatrio, allora prendili .. ehee qualli
Airmalta..”
La conversazione avveniva come segue:
PROGR.12242 dell'utenza 3409179598 (IN USO A BARILLA' Paolo) DEL 08.03.08 ORE 11.41
IN (U) SULL'UTENZA 3469590814 (IN USO A CATERINA CONDELLO)
LEGENDA
MORABITO M.: MORABITO MARIA
BARILLA' P.:
BARILLA' PAOLO
MORABITO M.: pronto!
BARILLA' P.:
Maria
MORABITO M.: si
BARILLA' P.:
ora questo ragazzo qua dell'Alitalia, ha solo prima classe, trecentottanta euro
(380,00 euro) a biglietto gli è rimasto
MORABITO M.: mannaggia... e come faccio che già ho prenotato là al carcere ed in tutti i posti
BARILLA' P.:
vogliamo andare da Simonetta oggi pomeriggio? Questo qua dell'Alitalia, gli
sono rimasti solo questi
MORABITO M.: ehee e non è lo stesso da Simonetta?
BARILLA' P.:
no, è possibile che quello ha qualche volo dice.... lui... allora...questi qua hanno
i voli stabiliti, hanno un certo numero di voli..
MORABITO M.: eh
BARILLA' P.:
...e li hanno finiti tutti quelli con l'Alitalia, capito?... mi segui?..mi senti Maria?
MORABITO M.: mannaggia pure....ma ...io mi sono fatta sopra il fatto .... ho detto "gli levo
quella carta ad Angela e gli cambiamo la carta d'identità a Caterina
BARILLA' P.:
e lo so, ora mi diceva Caterina questo fatto qua
MORABITO M.: (si rivolge alla figlia Caterina) senti Caterina, e se non vieni tu questa volta e
glielo diciamo a Franceschino, e gli cambiamo .... (continua la conversazione con Paolo) ...e
facciamo cambio e facciamo venire a Franceschino, che lui ha la carta d'identità
BARILLA' P.:
eh
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MORABITO M.: ehee in caso lui la può cambiare per l'espatrio, allora prendili...ehee quelli
Airmalta
BARILLA' P.:
MORABITO M.:
BARILLA' P.:
MORABITO M.:
BARILLA' P.:
MORABITO M.:
BARILLA' P.:
MORABITO M.:
BARILLA' P.:
MORABITO M.:
BARILLA' P.:
MORABITO M.:
BARILLA' P.:
MORABITO M.:
BARILLA' P.:
si
a nome di Franceschino al posto di Caterina
ho capito, va bene, allora ora vado dai, vado un'altra volta, ciao, ciao
scusa Paolo ...inc...
no, no, non ti preoccupare, che ti devi scusare
così per la prossima volta vediamo cosa possiamo fare per Caterina
eh, va bene
allora prenota Airmalta per il diciotto (18), al posto di Caterina ...
...a Franceschino
...a CONDELLO Francesco, tu la sai la data di nascita di Franceschino
si, si ..cinque (5) undici (11) ottantadue (82)
eh! e poi a Franceschino...tanto lui voleva venire
va bene, va bene
ciao
ci vediamo dopo ciao
(vds. all. nr.64)
Alle ore 12.04, sempre dell’8 marzo 2008, sull’utenza nr. 331/6464377, in uso a CONDELLO
Francesco cl. 82, veniva registrata una conversazione, diretta all’utenza nr. 346/9590814, in
uso a CONDELLO Caterina, nel corso della quale
MORABITO
Maria, reperibile
sull’utenza della figlia, ricordava al nipote che era necessaria la carta d’identità per l’espatrio.
La conversazione avveniva come segue.
PROGR.3745 dell'utenza 3316464377 in uso a CONDELLO Francesco cl.82 del 08.03.08 ORE
12.04, in U sull'utenza 3469590814 (in uso a Condello Caterina)
LEGENDA
MORABITO M.: MORABITO MARIA
CONDELLO F.: CONDELLO FRANCESCO
^^^
MORABITO M.:
pronto!
CONDELLO F.:
zia
MORABITO M.:
ah Franceschino, senti ti volevo dire
CONDELLO F.:
eh
MORABITO M.:
che siccome avevamo prenotato con l'Airmalta e non gli ho potuto
cambiare il coso .....la carta d'identità a Caterina, che ci vuole la carta d'identità per l'espatrio
CONDELLO F.:
eh
MORABITO M.:
ti ho messo a te per venire giorno diciotto (18)
CONDELLO F.:
va bene
MORABITO M.:
ti ho prenotato a te
CONDELLO F.:
va bene vengo io, si
MORABITO M.:
e te ne vieni tu con noi
CONDELLO F.:
va bene
MORABITO M.:
senti, tu la hai la carta d'identità per l'espatrio ?
CONDELLO F.:
... non lo so
MORABITO M.:
eh, vedi, leggila, che ci deve essere scritto nella tua carta d'identità, se
no lunedì come la cambio a Francesco ...
CONDELLO F.:
...vado e me la faccio
MORABITO M.:
..eh,vai e te la fai in niente
CONDELLO F.:
va bene, ok
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MORABITO M.:
CONDELLO F.:
(vds. all. nr. 65)
ciao
ciao, ciao zia, ciao
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L’apparato ristretto promosso, costituito o, comunque, organizzato al fine di agevolare la
“cosca CONDELLO di Archi di Reggio Calabria”, ponendo in essere una serie
indeterminata di delitti tanto contro l’attività giudiziaria che, in prevalenza, contro
l’autorità delle decisioni giudiziarie.
È opinione di questo Ufficio che in presenza di organizzazioni criminali complesse, quali
le principali cosche di ‘ndrangheta operanti sul territorio reggino, sia opportuno abbandonare la
tradizionale impostazione accusatoria che vuole necessariamente l’intera cosca piegata alla
complessa gestione del protratto stato di latitanza del proprio capo;
le significative risultanze in atti consentono di sostere l’esistenza di una struttura,
perfettamente aderente alle tendenze evolutive del fenomeno mafioso che sempre più individua
all’interno della stessa cosca “nuclei ristretti”, “cellule specializzate” composte da un ristretto
numero di persone, tra i quali i prossimi congiunti del latitante ed i soggetti a lui legati da
strettissimi rapporti di fiducia, in grado di assicurare la garantita gestione logistica del predetto
oltre che di garantire a questi una sorta di forma avanzata di impermeabilità informativa dalle
insidie provenienti dall’ambiente esterno, che solo chi entra a far parte di tale ristretta cerchia è in
grado di assicurare;
la consapevolezza in capo al latitante – capomafia delle presenza di numerose insidie
insite nella incontrollata gestione delle informazioni riservate che lo riguardano lo spinge, invero, a
creare attorno a sé una forma più o meno complessa di “ristretta cintura di protezione” in grado
non solo di scongiurare fenomeni di infiltrazione dall’esterno di soggetti inaffidabili ma anche di
minimizzare il pericolo sempre incombente di infedeltà interna;
entrambi gli eventi trovano, a ben vedere, la loro causa genetica e l’indispensabile linfa
proprio nella disattenta considerazione, da parte di coloro i quali sono incaricati di gestire il
latitante, delle potenzialità ampiamente pregiudizievoli legate alla incontrollata circolazione delle
notizie afferenti le iniziative precauzionali adottate dal protetto, esponenzialmente maggiori ove
maggiore sia il numero dei soggetti deputati a tale azione di copertura.
Nel caso di specie, i componenti del gruppo di protezione le cui posizioni vengono
analizzate nelle informative già richiamate costituiscono proprio quella “cellula” che, operando
alle esclusive e dirette dipendenze del latitante, è stata in grado di gestirne fruttuosamente la lunga
e, per tal ragione, impegnativa latitanza.
La piena consapevolezza di essere circondato da persone a lui legate da rapporti di
parentela oggetto di pressante attenzione investigativa ha spinto Pasquale CONDELLO ad ideare,
promuovere, costituire ed organizzare una struttura con le caratteristiche prima esposte
sostanzialmente fondata su legami familiari, come tale non ampliabile ad un numero indeterminato
di soggetti, quali tutti gli appartenenti alla cosca di cui il CONDELLO è capo indiscusso, per gli
innegabili rischi riconnessi ad una scelta di tal fatta e per l’evidente snaturamento della sua natura
e finalità.
Solo una gestione “domestica” degli aspetti logistici della propria latitanza appare agli
occhi del CONDELLO in grado di garantire la protrazione del suo stato di “invisibile”; anche una
tale scelta precauzionale appare, però, meritevole di continui suggerimenti e raccomandazioni, da
ribadire anche ai soggetti di maggior affidabilità, quale la moglie MORABITO Maria ed i più
stretti congiunti, al fine di evitare quei fisiologici cali di tensione che una lunga latitanza ingenera
nei protagonisti sulla base anche di inconsapevoli atteggiamenti originati dalla falsa convinzione di
essere in grado, sempre e comunque, di allontanare dall’obiettivo le attività di ricerca coordinate
da questo Ufficio.
Va evidenziato, peraltro, che l’attività criminale riservata alla “cellula” non è da
considerare limitata a compiti di semplice assistenza a favore del ricercato, ma va più
correttamente valutata in tutta la sua portata funzionalmente orientata al mantenimento della
compattezza ed al rafforzamento della cosca di appartenenza, del ruolo del suo capo e della
rilevanza da attribuire alla “corte” di cui lo stesso ha scelto di circondarsi.
Di estremo rilevo, a tali fini, va considerato il contenuto della lettera, detenuta al
momento dell’arresto da CONDELLO Giandomenico, inviata al latitante da CONDELLO
Francesco, nipote del ricercato, parte attiva dell’associazione per delinquere oggetto di
contestazione nel capo h) della rubrica.
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Si tratta di elemento di prova documentale di indubbio valore indiziario non solo ove
riferito agli attuali interessi criminali di Pasquale CONDELLO, oltre che del gruppo criminale
riconducibile allo stesso, ma anche di consolidati assetti che tale sodalizio ha raggiunto con la
compiuta individuazione al suo interno di “favoreggiatori a tempo pieno”.
Questa è non solo la ragione per la quale “il pizzino” doveva essere recapitato al capo
esclusivamente da soggetti inseriti nella ristretta cerchia di fedelissimi in esame, ma costituisce
riprova della necessità di specializzare gli stessi partecipi alla organizzazione criminale in
contestazione tanto da valutare di destinarli al costante servizio del capo-latitante:
“Carissimo zio, spero che con questo mio scritto ti trovi bene in ottima forma così come
posso dirti di me. Come da promessa ti scrivo per tenerti aggiornato su tutto quello che volevi
sapere. Ad oggi penso che ancora novità sul fatto che tu mi chiedevi non ce ne nessuna anche
perché mio cugino G. mi ha detto che il nostro compare rientrava questa settimana perché era
fuori Reggio per motivi di salute della sorella. Vedi che vicino alle telecamere che avevo parlato
c’è un fioraio, vedi se è prima o dopo dove siamo noi. Se è prima vediamo quello che dobbiamo
fare in tempi brevi, se è dopo secondo me grossi problemi non ce ne sono. Carissimo vedi che ci
sono troppe cose che non vanno bene e in tutto questo ci sono anche i problemi di cui noi
parlavamo, cioè del fatto che non ci troviamo noi e che non siamo in sintonia. Oggi ne ho avuto la
conferma che ognuno guarda troppo gli interessi personali e di questo mi riferisco proprio a mio
cugino G. mi devono dire solo se mi devo licenziare dal lavoro per dedicare tutto il tempo per te
oppure se vogliono fare le cose per bene e per come è giusto. Mi diceva An che mi sta dando dei
soldi per te e te li mando. Per quanto riguarda il discorso dei soldi all’avvocato dobbiamo
aspettare a fine mese che scende qualcuno per farci i conti. Carissimo vedi che faccio venire
mio cognato C. e se mi devi dire qualcosa fallo con lui. Per quanto riguarda il capannone, io lo
trovato una serranda però è un po piccola, saranno 60 mq. Però c’è un soppalco di 30 mq. Ed è
dove c’era Borzumati l’elettrauto, fatti spiegare da loro il punto è anche buono, si deve vedere
perché è un po’ piccolo. Zio capannone di 300 mq. Non ce ne sono anche perché se si parla di
capannoni il minimo è di 500 mq. Ed è anche difficile trovarlo, chiedi se sono serrande va bene?
Se va bene è tutto più facile. Oggi ho saputo che è sceso Dani, però anche per lui ho da dirti e lo
farò quando ci vediamo. Se Dani ha qualche ambasciata e come tante volte mi ha detto si trova
meglio a parlare con me, carissimo zio deve venire a trovarmi non devo andare io a farmi tutte le
chiesette per come ho fatto oggi, e poi ti spiego meglio quello che voglio dire! Carissimo ora
concludo , stai tranquillo perché credo che sono persone intelligenti e molte cose li riescono a
risolvere. Non ti voglio appesantire troppo perché sicuramente oggi sarai più nevoso della volta
scorsa! Comunque stai tranquillo e ci vediamo presto, scusami se non sono potuto venire ma
avevo un appuntamento di lavoro, devo andare a portare un preventivo ad un cliente e spero bene!
Stai tranquillo e fagli sapere a zia Maria che io sono sempre una persona che ci tiene a te alla tua
famiglia e a tuo figlio, ti faccio questo appunto perché non ho bisogno della strega per vedere
alcune cose! Un abbraccio affettuoso, stai tranquillo e se non sei tranquillo mi starò io due giorni
con te” (si veda all. n. 1 all’informativa dell’11 marzo 2008).
I riferimenti ricavabili dall’attento esame della missiva, appaiono di estremo rilievo al
fine di dar prova della corretta impostazione fatta propria da questo Ufficio: non più una
protezione al latitante da parte di soggetti di volta in volta disponibili a proteggere il loro capo, ma
la creazione di una vera e propria struttura interna alla stessa cosca, paragonabile ad una corte di
dignitari, in grado di volgere non solo funzioni di schermo tra il capo, gli altri soggetti di vertice e
la stessa base, ma di filtrare le notizie da e verso il latitante;
non più messaggi isolati atti a gestire le attività delittuose di competenza o azioni di protezione non
programmate affidate a persone accoscate ma non totalmente affidabili, ma la scelta di una gestione
ragionata affidata alle sole persone di provata affidabilità, per i vincoli di parentela esistenti, in
grado di operare senza divergenze alle dirette dipendenze di Pasquale CONDELLO e di apparire
all’esterno come i suoi naturali ed esclusivi accreditati portavoce.
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CAPITOLO III
Le risultanze di indagine compendiate nei capi di incolpazione indicati in premessa,
diversi dai capi che si incentrano sugli elementi sin qui rappresentati, costituiscono il portato della
lunga e complessa attività di indagine preliminare svolta dal Raggruppamento Operativo Speciale
dei Carabinieri – Sezione Anticrimine – di Reggio Calabria, coordinata da questa Direzione
Distrettuale Antimafia, compendiata prevalentemente nelle note informative nn. 112/340-2005 di
prot.llo del 20 giugno 2008 e 112/346-2005 del 14 febbraio 2008 che, per semplicità espositiva,
verranno integralmente o per ampi stralci riportate nella parte motiva della presente richiesta ed
alle quali, comunque, si rinvia per ciò che concerne gli atti allegati e le schede personali.
IL CONTESTO CRIMINALE DELL’AREA DI REGGIO CALABRIA, CON
PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE PROIEZIONI NEI COMUNI DI VILLA SAN
GIOVANNI, FIUMARA DI MURO E LA PIANA DI GIOIA TAURO
L’area in esame, che si estende nella parte nord di questo capoluogo, comprende una serie di
centri abitati, caratterizzati dalla presenze di agguerrite associazioni mafiose, che nonostante i
diversi momenti repressivi, culminati anche con l’arresto e successive condanne di numerosi sodali,
hanno continuato ad operare in ogni settore della vita pubblica ed economica, mediante una fitta
rete di personaggi che, con diverso contributo di causa, hanno agevolato l’espansione ed il
controllo territoriale, anche mediante la cooptazione di nuovi sodali. Nel caso in esame sarà persa
in considerazione l’organizzazione criminale denominata “BUDA - IMERTI”, alleata storica della
famiglia “CONDELLO”, i cui rappresentanti verticistici, sono risultati legati tra loro anche da
stretti vincoli di parentela.
Il gruppo criminale in esame, storicamente capeggiato da IMERTI Antonino, alias “nano
feroce” [nato a Villa San Giovanni (RC) il 22.08.1946, ivi residente Via Ammiraglio Curzon],
attualmente detenuto, poiché condannato, con sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo, ha
subito, a seguito della celebrazione di alcuni processi, con conseguente condanne degli associati, un
riassetto endogeno, tant’è che la reggenza dell’organizzazione è stata affidata all’omonimo cugino,
IMERTI Antonino [ nato a Fiumara di Muro (RC) il 01.10.1950, ivi residente Frazione San Rocco
Via F.Crispi nr.75, pregiudicato].
Condannato in primo grado nell’ambito del procedimento penale Olimpia, alla pena di anni
10 di reclusione, è stato successivamente assolto.
In relazione alla figura di IMERTI Antonino, quale Capo Società del Locale di Fiumara di
Muro, bisogna fare delle precisazioni, atteso che dalle acquisizioni probatorie scaturite dal presente
procedimento penale, è emerso che, di fatto, l’organizzazione in esame, subisce anche l’ingerenza
di CONDELLO Domenico [ n. 04.01.1956], latitante, cugino di CONDELLO Pasquale, nonché
cognato di IMERTI Antonino cl. 46, alias “nano feroce”, esecutore materiale dell’omicidio in
pregiudizio di DE STEFANO Paolo, commesso il 13 ottobre 1985. Infatti, dall’esito di alcune
conversazioni tra presenti, BUDA Pasquale, in precedenza generalizzato, soggetto aderente alla
medesima struttura criminale, sul conto del quale si disquisirà in maniera dettagliata in seguito,
oltre a rappresentare che IMERTI Antonino, cl. 50, non godeva di alcun carisma da parte dei
componenti dell’organizzazione [“… quando io e mio fratello abbiamo avuto i problemi, sotto al
letto stava..”.] (vds. all. nr. 4), evidenziava, nel corso di un altro colloquio, il ruolo di primo piano
del suddetto CONDELLO Domenico. In particolare, nel corso di una conversazione intercorsa in
data 4 dicembre 2006 con PASSALACQUA Domenico, in precedenza generalizzato, nel
commentare l’apertura, nel comune di Villa San Giovanni di una nuova fabbrica e, quindi, la
mancanza di un costante controllo ai fini dello sfruttamento delle attività economiche dell’area,
evidenziava che “... l'ho saputo io, neanche Nino lo ha saputo che... ma poi...inc... lo sai... lui
Mico... ma Nino... la "smorfia"... un poco non vuole fare la "malafaccia", un poco non vuole... un
poco si rende conto che è solo e non ha niente da fare, allora... non prende nessuna presa di
posizione, hai capito?... prima si parla "facciamo questo, facciamo quello, facciamo quell'altro,
facciamo qua facciamo la, da oggi in poi facciamo..." e poi piano piano, piano piano, piano piano,
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passa un mese, passano due mesi e si... e si fa come si faceva prima... l'hai visto...inc...”. I soggetti
menzionati dal BUDA, a nome Nino e Mico, sono stati identificati, dal complesso generale
dell’intera conversazione, in IMERTI Antonino cl. 50 e CONDELLO Domenico, in precedenza
generalizzato.
La prosecuzione della conversazione offriva uno spaccato molto importante circa le
dinamiche criminali del centro di Fiumara di Muro, atteso che il BUDA, con tono molto
rammaricato, aggiungeva:
BUDA P.:
ma uno veramente si deve fare i cazzi suoi...a Fiumara di Muro quanto
ha... un mese? e non è venuto... quella cosa "fitusa" qua, la, sotto, sopra, a destra . …inc... no! da
oggi in poi... dice "compare che..." va bene, ora parliamo, ora facciamo... Nino... dice " don
Mimmo faceva..."...lui...dalle parti di Fiumara e parte lui... ah!... fa il discorso... le cose sono
cambiate...
PASSALACQUA D.:
…inc...
BUDA P.:
... non può dirlo!...inc... perché quello giustamente dice "come se
abbiamo parlato noi la... ed abbiamo detto una cosa..."...e poi...inc...i rispetti... no! dice... come
vedo... come viene Enzo, metto la mia"
PASSALACQUA D.:
eh!!!
BUDA P.:
... voi così volete! i coglioni... ma con questo matrimonio... io ho visto
cose... ma dico perché... quell'altra capisce però non la dice, perché la voglio dire... ma voi al
matrimonio, quegli altri si stanno facendo il tavolo per fatti suoi, ah... ed ogni volta lasciano un
posto, due posti... noi altri dice, facciamo il tavolo di "fiumaroti", era giusto così... ci siamo seduti
tutti la, mio cugino Nino si doveva là con noi...
PASSALACQUA D.:
va be! Nino...inc...
BUDA P.:
ah?
PASSALACQUA D.:
è capitato spesso che Nino si è seduto con noi...
BUDA P.:
ma... ma non è una cosa giusta, la posso fare pure io che arrivo la... a me
mi hanno chiamato pure loro!
PASSALACQUA D.:
e non ti sei seduto?
BUDA P.:
non mi sono seduto, gli ho detto "devono arrivare amici!...deve arrivare
mio cugino Nino, deve arrivare compare Mimmo ..." ah!.. io non mi sono seduto
(vds. all. nr. 5)
Il discorso, nella circostanza, era riferito ad un matrimonio avvenuto nella zona di Fiumara
di Muro, laddove all’IMERTI Antonino cl. 50, sebbene gli fosse stato conservato il posto a sedere
con il gruppo di persone facente parte dell’organizzazione criminale di quel centro, aveva preferito
sedersi con altri.
Anche in questo caso BUDA Pasquale, commentava, in modo negativo, l’atteggiamento
dell’IMERTI, tenuto conto dell’evidenza di ulteriori fratture interne alla compagine ‘ndranghetista.
Ancor prima di proseguire nell’esposizione dei fatti, è opportuno fare delle precisazioni sul
conto dei fratelli BUDA, Pasquale e Natale. I suddetti, durante la guerra di mafia, hanno svolto, per
conto di IMERTI Antonino, alias “nano feroce”, funzioni di guardaspalle, tant’è che BUDA Natale,
in data 10 ottobre 1985, restava ferito nell’esplosione dell’autobomba a Villa San Giovanni mentre
il fratello Pasquale, riportava la perdita di un occhio, a seguito di un attentato operato a Fiumara di
Muro, in data 7 luglio 1986, in cui perse la vita CONDELLO Vincenzo.- Gli attentati, in entrambi i
casi, erano diretti nei confronti di IMERTI Antonino cl. 46.
Ebbene, le lamentele rappresentate dal BUDA Pasquale all’indirizzo di IMERTI Antonino
cl. 50, [“… quando io e mio fratello abbiamo avuto i problemi, sotto al letto stava.]105, sono
riferite proprio a tali situazioni. E’ evidente che il BUDA aspirava ad acquisire la reggenza
dell’organizzazione mafiosa di Fiumara di Muro, dopo l’arresto di IMERTI Antonino cl. 46.
Per meglio comprende il grado verticistico assunto da IMERTI Antonino, cl. 50, all’interno
del gruppo criminale in trattazione, si richiama quanto evidenziato sul conto dello stesso dalla
sentenza di condanna della Corte di Assise di Reggio Calabria, nell’ambito del procedimento
penale originato dalla “Operazione Olimpia”.
105 Vds. all. nr. 4, già riportato
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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Nell’ambito del medesimo procedimento penale, BUDA Pasquale è stato condannato, con
sentenza passata in giudicato, in relazione al delitto di cui all’art. 416 bis c.p.
Sul conto dello stesso, la Corte di Assise del Tribunale di Reggio Calabria, così si è
espressa:
Dalla deposizione dell’ispettore Fusco Egidio alla udienza del 23,12,97 emerge a suo carico
quanto segue : “Buda Pasquale di Rocco e di Catalano Maria, nato a Fiumara di Muro il 27/2/56.
Hanno reso dichiarazioni i collaboratori Lauro e Scopelliti. 10/3/86 denunciato in stato libero dai
Carabinieri di Villa San Giovanni per associazione per delinquere di stampo mafioso. L’8/7/86
veniva tratto in arresto dai Carabinieri di Reggio Calabria in esecuzione dell’ordine di cattura
numero 42 barra 86 ROC per violazione alla legge sulle armi. 19/7/86 scarcerato per i reati di cui
sopra ed inviato agli arresti domiciliari con provvedimento numero 1648 barra 86 RGPM emesso
dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Il 23/8/86 denunciato in stato libero dai
Carabinieri di Villa San Giovanni per associazione per delinquere di stampo mafioso. Il 13/10/86
tratto in arresto in esecuzione di mandato di cattura per il reato di associazione di tipo mafiosa
emesso dall’ufficio istruzione penale del Tribunale di Reggio Calabria il precedente 11/10/86.
16/4/87 veniva scarcerato dalla Casa Circondariale di Messina ove si trovava detenuto per
decorrenza dei termini di custodia cautelare. 25/6/88 veniva tratto in arresto in esecuzione di
mandato di cattura emesso dall’ufficio istruzione del Tribunale di Reggio Calabria per il reato di
associazione per delinquere di stampo mafioso. Il 23/10/1989 condannato in primo grado ad otto
anni di reclusione per i reati di cui sopra. 9/6/92 sottoposto a fermo di PG in relazione all’attuale
decreto legge numero 306 barra 92 dell’8/6/92. Il 10/5/93 veniva dimesso dalla Casa Circondariale
di Matera per fine pena in virtù della concessione di giorni 360 di liberazione anticipata. 9/5/86
veniva sottoposto a diffida dal Questore di Reggio Calabria. Il 7/5/91 sottoposto con decreto
numero 255 barra 90 MP e 217 barra 91 dal Tribunale di Reggio Calabria alla sorveglianza speciale
di PS per la durata di anni tre. Il 25/11/93 sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata
per anni due a decorrere dall’11/5/93.
Dal certificato generale del casellario giudiziario emerge la condanna definitiva per il delitto
di cui all’art. 416 bis CP inflittagli nel procedimento Albanese Mario+ altri , con contestazione
“aperta” ( dall’ottobre del 1985) e con giudicato formatosi, in base ai noti principi
giurisprudenziali, sino alla data della pronunzia di primo grado ( 23.10.89). Con decreto,
confermato in appello, del Tribunale Misure di Prevenzione di RC del 7.5.91 gli è stata inflitta la
sorveglianza speciale per la durata di anni tre.
Il collaboratore Lauro nelle dichiarazioni rese al PM in data 25.03.1994 ha delineato il suo
ruolo nella cosca Imerti.
Il collaboratore Scopelliti Giuseppe alla udienza del 19.9.97 ne tratteggia il ruolo “sofferto”
( ha dato un occhio per il “capo”, in occasione del noto attentato; ha fornito una bomba per
compiere l’estorsione ai danni del proprietario dell’hotel De La Ville di Villa San Giovanni,
peraltro oggetto di trattazione in questo processo ) nell’ambito della cosca Imerti :
” - PUBBLICO MINISTERO – Buda Pasquale classe ’56.. conosce.. – INTERROGATO
(SCOPELLITI GIUSEPPE) – Classe ’56.. si.. se non erro è quello che ha avuto.. è stato sparato
insieme a Nino Imerti, al cognato di Nino Imerti, nella macchina blindata a Fiumara di Muro.. si, lo
conosco.. cognato di Giovanni Imerti, pure.. - PUBBLICO MINISTERO – Cognato? –
INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) – Di Giovanni Imerti.. avendo loro sposato due
sorelle… - PUBBLICO MINISTERO – Quando lo ha conosciuto? – INTERROGATO
(SCOPELLITI GIUSEPPE) – E.. lo conoscevo.. sempre prima della guerra di mafia, e poi durante
la guerra di mafia… lo conoscevo.. benissimo… non bene… - PUBBLICO MINISTERO –
Frequentava l’organizzazione questa persona? – INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) –
Si, come no?… Si.. se la latitanza Nino Imerti, la maggior parte l’ha San Pietro di Fiumara di
Muro, pur essendo lui.. e.. avendo l’abitazione a Fiumara di Muro.. era.. era consuetudine che quasi
tutte le sere ci incontravamo e ci facevamo… facevamo delle discussioni, tanto che in qualche
occasione … mi consegnò pure una bomba.. da Nino Imerti.. che io collegai, mi ricordo… a..
all’imprenditore Franco Siclari… era a conoscenza del tentato omicidio che avevamo fatto ai danni
di Rocco Zito, Vincenzo Corsaro e così via, perché mi ricordo che la sera prima andai a casa sua e
mi disse << … ricordargli a Nino Imerti di non sbagliare.. non sbagliate… rompetegli le corna, così
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paga l’occhio che ho perduto…>>… - PUBBLICO MINISTERO – Senta, e quale era il ruolo
all’interno della cosca di questa persona? – INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) – Non
era un ruolo verticistico… però c’era sempre un rapporto di parentela.. come... mi ripeto, essendo...
cognato di Giovanni Imerti, cugino di Nino Imerti, e avendolo.. loro due sposato due sorelle… era
un rapporto fiduciario… ecco.. - PUBBLICO MINISTERO – Si.. ma.. – INTERROGATO
(SCOPELLITI GIUSEPPE) – Più che altro… più che altro… ecco, cioè omicidi non ne faceva..
pure se.. ne era a conoscenza.. però.. sapeva si tenevano le armi.. esplosivo, tanto che lui mi
consegnò una volta per un attentato.. ecco.. era un rapporto fiduciario… - PUBBLICO
MINISTERO – La consegnò a chi questa bomba? – INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE)
– A me personalmente.. - PUBBLICO MINISTERO – E per quale attentato? – INTERROGATO
(SCOPELLITI GIUSEPPE) – All’imprenditore Francesco Siclari.. la collegai.. la collegai nella sua
abitazione, mi ricordo.. la sera successiva…”.
Il collaboratore Barreca Filippo alla udienza del 3.10.97 lo ricorda come inserito nel vertice
della cosca Imerti, però solo dopo contestazione del PM :
” PUBBLICO MINISTERO - Va bene , basta è sufficiente così .Torniamo alla domanda
iniziale , e cioè Buda Pasquale classe 56, lei ricorda questa persona ? - INTERROGATO (
BARRECA FILIPPO) – Buda Pasquale non me lo ricordo signor pubblico ministero - PUBBLICO
MINISTERO - Allora io, sempre vale come contestazione, lo stesso verbale del 18.02.95 ,
riconosco nella foto contrassegnato numero 4p Buda Pasquale , inserito nel vertice della cosca
Imerti , lei ricorda questa dichiarazione ? - INTERROGATO ( BARRECA FILIPPO) – SI PUBBLICO MINISTERO - La conferma ? - INTERROGATO ( BARRECA FILIPPO) – Ma
guardi io per la verità non , ecco in questo momento non è che mi ricordi tanto - PUBBLICO
MINISTERO - Va bene “.
Il collaboratore Buda Rocco alla udienza del 4.11.97 lo inserisce nella cosca Imerti come
autista e guardiaspalle del capo precisando che, comunque, dopo il subito attentato ebbe un ruolo
poco attivo nella cosca .Conferma che è cognato di Giovanni Imerti poichè entrambi hanno sposato
due sorelle di Rocco Licandro, altro coimputato in questo processo per appartenenza alla cosca
Imerti .
Il collaboratore Lombardo Giuseppe alla udienza del 14.11.97 rende dichiarazioni di
analogo contenuto specificando che il suo soprannome , a causa della menomazione riportata
nell’attentato, era “occhio di lince”.
Anche il collaboratore Ranieri Giovanni alla udienza del 14.02.98 lo inserisce nella cosca
Imerti al pari del fratello Natale Buda.
Il collaboratore Gullì Antonio alla udienza del 3.11.97 dice di averlo conosciuto in carcere
nell’anno 1988 e lo inserisce nella cosca Imerti ( avrebbe “accompagnato” il capo nei suoi
spostamenti) sia pure evidenziando come il Buda avesse del risentimento nei confronti di Imerti
Antonino perché a 40 anni era solo “picciotto” ( carica mafiosa posta al livello più basso) e perché
gli faceva avere in carcere somme di denaro molto modeste .
Il collaboratore Iero Paolo alla udienza dell’11.11.97 dice di averlo conosciuto in carcere e
aggiunge che, pur facendo parte della cosca Imerti, lui e il fratello Natale Buda parlavano male di
Nino Imerti ( per motivi di carattere economico, come un po' tutti i detenuti aggregati alla stessa
cosca).
Dichiarazioni di analogo tenore rende , alla udienza dell’11.11.97, il collaboratore Festa
Domenico (“... erano dispiaciuti che li avevano abbandonati... dice... dopo che ho perso un occhio,
dopo questo, abbiamo dato la vita, ora siamo in queste condizioni ...”).
Dalle concordi dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che precedono emerge senz’altro
una condotta associativa del Buda Pasquale protrattasi oltre la data del 23.10.89 come è
comprovato dalla detenzione comune del Buda Pasquale e del Buda Natale da un lato e dello Iero
dall’altro (detenzione protrattasi nel carcere di Reggio Calabria per lo Iero dal 25.1.88 sino al
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24.3.90, per Buda Pasquale dal 25.6.88 sino al 2.6.90 e per il Buda Natale dal 13.5.88 sino 31.1.90
) , detenzione durante la quale come s’è detto il Buda Pasquale si lamentava del trattamento
economico non ritenuto degno di un appartenente ad una cosca mafiosa della quale egli comunque
si sentiva affiliato.
Pena equa - esclusa l’aggravante di dirigente della cosca anche perché non consona al
trattamento economico deteriore che gli veniva riservato e valutati i criteri direttivi di cui all’art.
133 CP - stimasi quella di anni 4 di reclusione .
Per quanto concerne BUDA Natale giova richiamare la sentenza con la quale la Corte
d’Assise di Reggio Calabria lo riteneva colpevole del delitto a lui ascritto ed, esclusa l’aggravante
di dirigente della cosca, lo condannava ad anni 4 di reclusione.
In ordine alla struttura associativa in questione, sicuramente, insistono, nell’ambito del
presente procedimento penale, una serie di dati di inconfutabile valore probatorio, acquisiti
mediante la censura delle conversazioni tra presenti, nonché attraverso i servizi d’osservazione ,
fissi e dinamici, praticati sul territorio.
In particolare, in data 2 ottobre 2007, all’interno dell’autovettura in uso a BUDA Pasquale,
veniva registrata una conversazione, intercorsa tra quest’ultimo ed un soggetto non meglio
identificato, a nome “Mimmo” a cui gli era stato dato da poco tempo un grado di ‘Ndrangheta, in
qualità di componente dell’organizzazione mafiosa di Fiumara di Muro.
In particolare BUDA Pasquale, nel corso di tale colloquio gli spiegava le regole della
‘Ndrangheta, nonché la progressione dei gradi all’interno dell’organizzazione, aggiungendo che , in
quel momento, il “locale” di ‘ndrangheta di Fiumara di Muro era stato chiuso “ in buon ordine”, nel
senso che permanevano comunque le dinamiche criminali imputabili agli indagati; infatti
testualmente asseriva: “...siccome il locale di Fiumara non è formato...c'è un ...inc...ordine, nel
senso...tratto inc...è chiuso in buon ordine...inc..., capisci! e allora ti dovresti fare quattro anni, poi
picciotto...dopo, dopo camorrista, poi sgarrista...capisci!...poi da quando è ... deve passare un anno,
minimo un anno, per...”.E’ un trattato di ‘ndrangheta oltremodo interessante, che qualifica in maniera
incontrovertibile il ruolo di BUDA Pasquale, quale componente verticistico dell’organizzazione
criminale in esame, perfettamente a conoscenze delle tematiche criminali dell’area in esame.
Va sottolineato che, con l’affermazione “...siccome il locale di Fiumara non è formato...c'è
un ...inc...ordine, nel senso...tratto inc...è chiuso in buon ordine..”, s’intende che il Capo Società del
Locale di Fiumara di Muro, secondo le regole ‘ndranghetistiche, resta sempre l’autoritario IMERTI
Antonino cl. 46, alias “nano feroce”, ma in virtù del suo stato di detenzione la reggenza
dell’organizzazione veniva affidata ad IMERTI Antonino cl. 50, con funzione di mantenimento e
gestione di tutte le attività criminali.
La conversazione in trattazione, ha consentito, tra l’altro di acquisire una serie di elementi,
anche nei confronti di altri soggetti che, alla luce di tali affermazioni, ne hanno qualificato
l’appartenenza alla criminalità, attraverso il rito dell’affiliazione, che sancisce l’ingresso formale di
un soggetto all’interno della ‘ndrangheta.
In particolare, il BUDA dopo aver affermato che il fratello Natale, identificato in BUDA
Natale, in precedenza generalizzato, era stato affiliato molto tempo prima (…è stato fatto prima...),
aggiungeva, invece, che CORSARO Domenico, identificato nell’omonimo [nato a Fiumara di
Muro in data 29 novembre 1962, pregiudicato] cognato di ZITO Rocco, [n. 01.01.1943], che nel
corso della guerra di mafia aveva appoggiato, come è emerso dalla lettura del procedimento
“Olimpia”, il gruppo “DE STEFANO – TEGANO”106, sebbene non avesse avuto tutti i requisiti
106ZITO Rocco, nell’ambito del citato procedimento, è stato inquisito, tra l’altro, in relazione al seguente
capo d’imputazione:
DE STEFANO Giorgio (cl.48), DE STEFANO Orazio (cl.59), TEGANO Pasquale (cl.55), TEGANO
Giuseppe (cl.44), TEGANO Giovanni (cl.39), LIBRI Domenico (cl.34), LIBRI Pasquale (cl.39), LIBRI
Giuseppe (cl.58), LIBRI Antonio (cl.60), CARACCIOLO Antonio (cl.29), MELARI Peppino Belisario (cl.43),
LATELLA Giacomo (cl 56), LATELLA Saverio (cl.39), FICARA Giovanni (cl.44), BARRECA Filippo (cl.56),
BARRECA Giuseppe (cl.57), BARRECA Santo (cl.59), ZITO Rocco (cl.43), ZITO Vincenzo (cl.58),
BERTUCA Vincenzo (cl.50), BERTUCA Pasquale (cl.57), Paviglianiti Domenico cl 61 ( posizione
stralciata):
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per accedere all’interno dell’associazione criminale operante a Fiumara di muro, era stato
comunque “battezzato”.
Le affermazioni, in tal senso, sono inequivocabili: “ … Mimmo CORSARO l'hanno fatto
senza... alt!... e non abbiamo fatto opposizione perché non aveva questo, non aveva quello, non
aveva quell'altro...e perché per questo qua tenete...tenete...la stessa cosa..”.Successivamente, BUDA Pasquale rappresentava, in maniera temporale, la diversa
progressione dei gradi di ‘ndrangheta e, nel caso in specie, riferiva, sostanzialmente, che
all’interlocutore gli era stato dato un grado elevato, direttamente la “Santa”, che nell’ambito della
gerarchia mafiosa rappresenta uno dei gradi apicali:“...siccome il locale di Fiumara non è
formato...c'è un ...inc...ordine, nel senso...tratto inc...è chiuso in buon ordine...inc..., capisci! e
allora ti dovresti fare quattro anni, poi picciotto...dopo, dopo camorrista, poi
sgarrista...capisci!...poi da quando è ... deve passare un anno, minimo un anno..”.
BUDA Pasquale, nel prosieguo della conversazione, oltre ad affermare che con tale grado,
l’interlocutore, tra l’altro, avrebbe potuto partecipare a tutte le riunioni strategiche di ogni
organizzazione criminale presente in Calabria “....tu per esempio puoi stare seduto in tutti i
tavoli...”, aggiungeva testualmente: “…. ...a tutti gli effetti.....hai capito?.....tu non gli devi dire che
tu non hai la N'drangheta....tu con chi parli, parli...perché per giusto non ti potevano dare la
santa...hai capito?...è stata una eccezione del locale ...lo stesso che ti abbiamo dato tutte cose...”.
E’ sempre lo stesso BUDA che, attraverso la sua profonda conoscenza criminale qualifica il
proprio fratello Francesco (BUDA), identificato nell’omonimo [nato a Fiumara (RC) il 02.03.1959,
residente a Gambolo (PV)] quale appartenente all’organizzazione, atteso che ad un certo punto del
dialogo, riferiva che il proprio fratello Ciccio, ovvero BUDA Francesco, allorquando andava a
Fiumara di Muro, dialoga con molta facilità e con tutti, dei gradi della ‘ndrangheta, atteggiamento,
sicuramente non consone alla figura di un appartenente alla criminalità organizzata: “...no!!! lui
non sapeva nemmeno che cosa ha...lo sai come l'ha scoperto lui che...quello che ha lui?...quando c'è
stato mio fratello Ciccio una volta qua...si metteva a parlare..."Ciccillo vedete che voi avete
questo...voi avete questo qua!"...da la uno capisce...”.
Va sottolineato un ulteriore dato che sancisce , tra l’altro, una proiezione della ‘ndrangheta
anche in altri contesti territoriali. BUDA Pasquale, infatti, prima di fare tali affermazioni,
riferendosi sempre al fratello Francesco, precisava che quest’ultimo, rivestiva un elevato grado
della ‘ndrangheta che era confacente all’area in cui lo stesso abitava: “.. il massimo è da lui....dove
è lui....invece ci sono altre cose che lui non le sa...non glieli puoi dire anche perché lui è un
pochettino..”. BUDA Francesco, da accertamenti sviluppati, risulta risiedere come già evidenziato
in Lombardia, con precisione a Gambolo (PV).
Nell’ambito dello stesso discorso , BUDA Pasquale precisava che il fratello, tra l’altro, non
si rendeva conto pienamente del significato e del valore del grado ‘ndranghetista rivestito,
considerato che viveva lontano dalla Calabria:
BUDA P.: hai capito!.....poi ci sono altre cose...hai capito che...si maturano nel tempo...non è
che è finito qua uno...poi ci sono altre cose....Ciccio ancora non le sa...non le ha scoperte...
UOMO: e non gli dici...
BUDA P.: e non gliele posso dire!...
UOMO: ah! ah! ah!
BUDA P.: ....anche perché sono cose che...lui pensa che...che è andato con il massimo...
UOMO: ma lui...
BUDA P.: il massimo è da lui....dove è lui....invece ci sono altre cose che lui non le sa...non
glieli puoi dire anche perché lui è un pochettino....
(vds. all. nr. 6)
F19) del reato p.p. dall'art.416 bis commi 1, 2, 3, 4, 5 e 8 c.p., per essersi associati tra loro, nelle rispettive
qualità di esponenti verticistici delle cosche reggine dello schieramento destefaniano, al fine di deliberare
l'esecuzione di tutte le attività illecite connesse alla guerra di mafia ed in particolare al fine di programmare
e fare eseguire omicidi di esponenti di rilievo delle cosche avverse, con lo scopo di assicurarsi l'egemonia
mafiosa su tutto il territorio della città di Reggio Calabria e dei Comuni viciniori annientando le cosche
contrapposte federate allo schieramento IMERTI-CONDELLO-SERRAINO.
In Reggio Calabria e zone limitrofe dal 13 gennaio 1986 fino al settembre 1991.
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Si precisa che al momento del dialogo, l’autovettura del BUDA, stava percorrendo alcune
strade di Villa San Giovanni, con partenza dalla via San Filippo Neri. La conversazione aveva
termine in Villa San Giovanni – Piazza Rosario.
Nell’ambito della criminalità calabrese, le regole costituiscono l’essenza della struttura
stessa, la cui affiliazione comporta l’ingresso all’interno della ‘Ndrangheta, e, quindi, sancisce la
perenne affiliazione di una persona alla stessa struttura criminale.
Si precisa che il gruppo mafioso in esame, ovviamente, non ha tralasciato, nell’ambito
dell’attività di controllo del territorio, l’ingerenza nel settore politico, con particolare riferimento
alle elezioni comunali di Fiumara di Muro, laddove, i diversi sodali, già dal mese di ottobre 2007,
discutevano in relazione alle elezioni amministrative del successivo 13 e 14 aprile 2008 e, quindi,
della persona da eleggere come sindaco.
In particolare, in data 2 ottobre 2007, BUDA Pasquale ed il soggetto a nome “Mimmo”, a
cui era stato conferito il grado di “santista”, come si è fatto cenno nelle pagine precedenti,
esponevano la situazione politica di Fiumara di Muro, laddove i diversi componenti
dell’organizzazione erano già attivi per tali elezioni, senza aver trovato sino a quella data un
accordo concreto.
Dal complesso del discorso, emergeva che i probabili candidati dovevano essere individuati
nella figura di CIANCI Domenico, sindaco uscente [nato a Villa San Giovanni il 4 febbraio 1946] e
di REPACI Stefano [nato a Fiumara il g. 08 luglio 1976].
Le elezioni del sindaco, per l’organizzazione criminale di Fiumara di Muro, costituiva un
momento di sostanziale interesse, al fine di potersi inserire all’interno dell’amministrazione
comunale, attraverso personaggi contigui al gruppo criminale e, quindi, potere gestire in modo
predatorio tutti gli appalti indetti dal comune. Il BUDA, infatti, riferiva che l’eventuale elezione a
Sindaco di un soggetto non aderente o vicino a loro avrebbe, sicuramente, agevolato, nella
spartizione dei lavori appaltati CORSARO Domenico, già in precedenza generalizzato: “.. e poi
vince questo e Mimmo Corsaro dice "i lavori li devono dare a me, quelli che non voglio io gli
devono dare agli altri"...per ora vado e mi rompo il culo io..per andare trovando i lavori, poi
domani vai tu e ti prendi i lavori..”.
E’ evidente che gli interessi dell’organizzazione erano votati alla monopolizzazione dei
lavori indetti dal comune, e a tal proprosito il soggetto, in compagnia del BUDA che ormai era
diventato “santista”, avendo acquisto un grado autorevole nella ‘ndrangheta, aggiungeva, con tono
minaccioso “ .. ah ..poi si vedrà chi si prende i lavori, Pasqualino!!! ..inc..”.
Si precisa che la prima parte della conversazione era attinente ad un diverbio scaturito tra
IMERTI Antonino cl. 50 e REITANO Pasquale [nato a Fiumara (RC) il 01.04.1935, pregiudicato]
che, secondo le affermazioni del BUDA, avrebbe definito l’IMERTI un infame. Con analogo
appellativo, inoltre, veniva definito lo stesso BUDA da parte di ZITO Rocco, in precedenza
generalizzato. In particolare, il discorso così si svolgeva:
OMISSIS
BUDA P.: Nino!....eh!! Pasquale REITANO gli ha detto che è infame là, di fronte al bar...
MIMMO: si! eh!!!
BUDA P.: ...e c'ero io
MIMMO: neanche sono corrette queste cose
BUDA P.: ha preso ed ha uscito il discorso...inc..., Rocco ZITO la stessa cosa...Rocco
ZITO...la stessa cosa.....me l'ha detto a me...
MIMMO: no!!! gli rimarco una cosa di quaranta anni fa
BUDA P.: ...me l'ha detto a me e a mio cugino Nino...hai capito?...giustamente io che cosa
ti posso dire! che quello ti dice che sei infame ha chiuso con tutti
MIMMO: non lo puoi fare tu? ...ah?
BUDA P.: io!...lo dico per farti capire che tante persone non ti vogliono...
OMISSIS
(vds. all. nr.7)
In relazione alle affermazioni innanzi citate, non è stato possibile ricostruire, in tempi
successivi, le dinamiche connesse alla vicenda in esame, in considerazione che BUDA Pasquale,
nel mese di febbraio 2008 veniva tratto in arresto, poiché trovato in possesso di una pistola.
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Si precisa che nelle consultazioni elettorali tenutesi in data 13 e 14 aprile 2008, si
candidavano, per le elezioni a Sindaco di Fiumara di Muro, le seguenti liste:
- “RINASCITA”: candidato a Sindaco CIANCI Domenico, in precedenza generalizzato;
- “INSIEME PER CRESCERE”: candidato a Sindaco REPACI Stefano, in precedenza
generalizzato, successivamente letto;
- “BILANCIA”: candidato Sindaco SERGI Antonino, nato A Fiumara di Muro il 5 ottobre
1948.
Va comunque sottolineato che BUDA Pasquale era particolarmente interessato alle vicende
comunali di Fiumara di Muro, tanto che per conto dell’amministrazione comunale, aveva chiesto a
BARBIERI Domenico d’intercedere con la società “Acquereggine107” affinché stipulasse una
convenzione con il comune di Fiumara di Muro (RC). La circostanza emergeva da una
conversazione intercorsa tra GRILLO BRANCATI Vitaliano108 e BARBIERI Domenico in data
15 marzo 2007, laddove, quest’ultimo, rappresentava tale circostanza, aggiungendo che la prefata
società non intendeva sottoscrivere alcun contratto con il comune di Fiumara, poiché gravato da un
grave dissesto finanziario. Il GRILLO BRANCATI Vitaliano, nella circostanza, riferiva che tale
richiesta si basava, esclusivamente, sulla possibilità da parte del BUDA di richiedere, in caso di
convenzione, alcuni posti di lavoro.
La prosecuzione della conversazione era incentrata sulla particolare situazione del comune
di Fiumara d Muro, ove un ruolo importante era rivestito dal tecnico comunale SERGI
Carmelo109.
BARBIERI D.:
stamattina mi sono incontrato con BUDA, con Pasquale BUDA...
GRILLO B. V.: ah, Pasquale...
BARBIERI D.:
dice "sapete... (inc.)... acque reggine a Fiumara, lo vogliono... se potete
mettere una parola pure voi..." ho preso e gli ho detto io " eh, poi se non li pagano che cosa gli
faccio io?" e non è che non lo vogliono perché siamo a Fiumara, non ne vogliono perché c'è un
dissesto finanziario, il comune è pronto per chiudere...
GRILLO B. V.: si...
BARBIERI D.:
gli ho detto " e quelli vanno a prendere - gli ho detto io - due miliardi di
cose... per fare che cosa?
GRILLO B. V.: si, no loro vogliono assumere, vogliono, vogliono fare la convenzione e
vogliono qualche dieci posti di lavoro!
BARBIERI D.:
si!
GRILLO B. V.: eh, gli pare che loro gli mantengono lo spasso!
La Società consortile per Azioni denominata “ACQUEREGGINE S.C.P.A.”, con sede legale a Roma, ha
per attività la Captazione, adduzione, depurazione e distribuzione di acqua potabile
108 nato a Villa San Giovanni il 18.02.1960
109 nato a Fiumara il 27.11.1951, ivi residente in via Garibaldi nr.75, coniugato con CRISTIANO Annunziata,
responsabile dell’ufficio tecnico comunale di Fiumara, agli atti dell’Arma territoriale risulta annoverare
diversi precdenti penali, tant’è che in data 24.01.2002 la Questura di Reggio Calabria, emetteva a suo carico,
un decreto con cui veniva respinta l’istanza di rinnovo del porto d’armi. Tra i precedenti più significativi si
evidenziano:
19.12.2002:
veniva tratto in arresto da personale del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Reggio
Calabria, a seguito di ordinanza del G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria avente nrr.4264/02 RGNR –
4715/02 RGIP – 232/02 Rocc per i reati di truffa, incendio, armi ed altro, in concorso con altri soggetti, in
relazione alla gestione della locale discarica R.S.U. di località Valle dell’Orologio. In quell’occasione a
carico dello stesso, cui venivano concessi gli arresti domiciliari, veniva operato un sequestro delle armi,
legalmente detenute.
21.03.2003:
veniva scarcerato con provvedimento del G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria.
26.08.2003:
veniva denunciato alla competente A.G. da questo Comando, in concorso con altri
soggetti, per omissione di atti d’ufficio, interruzione di pubblico servizio, danneggiamento e reati ambientali,
in merito alla gestione dell’impianto di depurazione comunale;
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
PROCURA DELLA REPUBBLICA
269
PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI REGGIO CALABRIA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
BARBIERI D.:
a Pasquale... " c'è mio fratello, c'è qua.."...(inc.)... non si tratta... (inc.)...
questi non fanno la convenzione perché hanno un dissesto finanziario... il comune... quindi come
gli garantisce che poi paga i lavori? Non glieli garantisce nessuno, il sindaco è pazzo, lo dite voi
stessi... il sindaco la è un certo...
GRILLO B. V.: un cesso lo so, è il cognato di coso...di... di coso... del... del dottore
PARDO... come si chiama MARRA... di Franco MARZO.
BARBIERI D.:
quello di Santo Alessio!
GRILLO B. V.: si...
BARBIERI D.:
eh...
GRILLO B. V.: si ma è un poveretto...
BARBIERI D.:
chi CIANCI? No CIANCI...
GRILLO B. V.: siamo amici, ma non ha voce in capitolo...
BARBIERI D.:
no, niente completamente... la quello che ha un pò di voce in capitolo è
Melo SERGI, si è mangiato tutti i cazzi, si è fatto i soldi e questi li ha raccolti come cazzo ha
voluto.
GRILLO B. V.: e ancora lavora la!
BARBIERI D.:
e ancora lavora la...
GRILLO B. V.: e dice che è giusto pure che ancora lavora la...
BARBIERI D.:
si, si...
GRILLO B. V.: perché loro dicono pure che è giusto, una volta ho parlato con il
segretario, ha detto " si ma... perché..." , il segretario... uno dei consiglieri, un assessore, ai lavori
pubblici CRU... eh coso si chiama...
BARBIERI D.:
CRUPI?
GRILLO B. V.: no!
BARBIERI D.:
eh... IANNI' mi pare che è...
GRILLO B. V.: e... Vincenzo...
BARBIERI D.:
CHILLE'?
GRILLO B. V.: no... l'assessore ai lavori pubblici si chiama... lavora da Valentino
BARILLA'....
BARBIERI D.:
ah, si, si...
GRILLO B. V.: Vincenzo... ho segnato il nome, non me lo ricordo...
BARBIERI D.:
diceva... (inc.)... il ragioniere la che poteva...
GRILLO B. V.: dice perché... giustamente... comunque...
BARBIERI D.:
a questo gli hanno trovato un conto...
GRILLO B. V.: settecentomila euro!
BARBIERI D.:
cinquecento milioni su un conto, intestato alla sorella, canalizzato su un
altro conto a Villa, cioè...
GRILLO B. V.: va bene ma questo non serviva a nulla...
BARBIERI D.:
certo... (inc.)... non faceva quello che ha fatto...
GRILLO B. V.: (inc.)... gli sembrava che glieli guardavamo...
BARBIERI D.:
sotterra, sempre...(inc.)...
GRILLO B. V.: si loro con un pulsante, e con il numero di conto corrente tempo...
tempo reale scoprono quanto soldi hai quello...
BARBIERI D.:
tre minuti!
GRILLO B. V.: non ci vuole niente! Ma io se tu hai il programma online nel computer,
vedi quanti movimenti hai fatto, ti fa tutti i movimenti come li fanno... io mi spavento pure di fare
cose...
BARBIERI D.:
e quello ha messo i soldi a nome di sua sorella...
GRILLO B. V.: e lei cosa fa? Che mestiere fa?
BARBIERI D.:
(inc.)...
GRILLO B. V.: e poi anche se ha fatture, anche se ha cose....
BARBIERI D.:
(inc.)...
GRILLO B. V.: no a Milano, quella... questa, ho capito chi è la sorella...
BARBIERI D.:
a Genova, non mi...
GRILLO B. V.: a.... coso è, a... in un paese turistico della Liguria, a... a... a... ha il
panificio insieme a coso...
BARBIERI D.:
si!
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
Memoria del Pubblico Ministero relativa al rito abbreviato – CONDELLO Demetrio + 17
270
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
GRILLO B. V.:
BARBIERI D.:
GRILLO B. V.:
BARBIERI D.:
assieme...
ma perché lei SERGI si chiama pure? SERGI sposata SERGI sono?
si! Parola mia...
Nino SERGI, il compare di Mimmo è!
di Mimmo PASSA... ed erano assieme una volta... avevano il forno
(vds. all. nr. 8 )
Circa la somma di danaro, trovata nella disponibilità del tecnico SERGI Carmelo,
presumibilmente contenuta su di un conto corrente, intestato alla sorella, i due interlocutori
facevano riferimento ad alcuni conti correnti risultati intestati a CAMPO Maddalena [ nata a
Campo Calabro il 18.03.1963 e residente a Rapallo (GE) in Via della Libertà nr. 124] cognata del
citato SERGI, avendo sposato SERGI Antonino [nato a Fiumara di muro (RC) il 26.02.1960]. In
particolare , nell’ambito del procedimento penale c.d. “Ronin”, i cui sviluppi investigativi sono
stati realizzati dal Raggruppamento Operativo Speciale, il GIP del Tribunale di Reggio Calabria,
nell’evidenziare la figura di SERGI Carmelo, precisava che in una precedente attività
investigativa, nell’ambito della quale il SERGI era stato arrestato, erano stati individuati alcuni
conti correnti, intestati alla cognata, ma di fatto di pertinenza di quest’ultimo: “ infatti le
dichiarazioni dello STERO e dello stesso SERGI sono corroborate documentalmente dagli estratti
conto dei conti bancari e postatli di questi , da cui emerge che sul conto n. 27440/12 acceso presso
UNICREDITO Banca spa sono stati effettuati quattro versamenti in contanti per lit 59 milioni
complessivi dal settembre 2000 al febbraio 2002 ; che sul conto di risparmio postale 2558 sono
stati effettuati versmaneti in contanti per lit 29 milioni complessivi dal gennaio 2000 al giugno
2002 , come emerge dagli estratti conto in atti e dalle dichiarazioni degli impiegati dell’ istituto di
credito e delle Poste spa . Analoghi veramenti sono stati identificati anche sul conto corrente
Unicrdito banca spa n. 131312 intestato alla cognata del SERGI , ovvero CAMPO Maddalena , per
complessivi lit 49.350.000 fra maggio 2001 e dicembre 2001.
Quest’ ultimo conto corrente è intestato alla cognata del SERGI ma il domicilio dichiarato
dalla titolare è presso il SERGI medesimo. Inoltre la CAMPO vive e svolge attività professionale a
Rapallo , colà intrattenendo propri rapporti con altri istituti bancari ( cfr ordinanza Gip del 10/1/03
, pag . 3 )” .
Ulteriori commenti circa la figura di SERGI Carmelo, nonché sul conto di componenti
dell’amministrazione comunale di Fiumara di Muro, si registravano in data 15 dicembre 2006,
all’interno dell’autovettura di BARBIERI, allorquando, quest’ultimo riferiva ad una persona
chiamata “Don Carmelo”, identificata in ABRAMI Carmelo [nato a Fiumara di Muro il 9 agosto
1939, ivi residente], già vicesindaco del Comune di Fiumara di Muro di essere riuscito ad ottenre il
pagamento di alcuni lavori eseguiti per conto della citata amministrazione comunale, attraverso
l’intercessione di IMERTI Antonino cl. 50 e BUDA Pasquale che lo avevano presentato a quel
segretario comunale, quale persona appartenente alla propria organizzazione, “… ...l'ha chiamato
Pasquale Buda, ... l'ha chiamato Nino Imerti pure.... gli hanno detto vedi che Mimmo è un amico
nostro... è un amico...incomp... è un amico nostro....incomp...”.
(vds. progr. all. nr. 9)
Già nel corso di una precedente conversazione, intercorsa tra i due soggetti, registrata
sempre lo stesso giorno, l’ABRAMI, in particolare, riferiva in ordine alla particolare situazione
esistente presso il comune di Fiumara di Muro, laddove le gare d’appalto, indette
dall’Amministrazione Comunale di Fiumara di Muro, erano gestite in modo non lineare dal
Sindaco CIANCI Domenico110, dal tecnico comunale Carmelo SERGI, da una terza persona, non
meglio identificata, da Peppe IANNI’111, ed infine dal cognato di tale Gianluigi.
110 nato a Fiumara di Muro (RC) il 04.02.1946, ivi residente in Via Garibaldi nr. 8, divorziato, pensionato,
già Sindaco del Comune di Fiumara.
111 IANNI’ Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 07.11.1961, residente a Fiumara di Muro in Via Bengasi nr.
18, coniugato, impiegato M.C.T.C. di Reggio Calabria
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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271
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
BARBIERI :
.. inc.. Ma dice che ha denunciato il Sindaco..inc..
D. :
eh!
BARBIERI :
E' vero no?
D. :
Eh.. Aveva alzato il prezzo.. Voleva qualcosa..
BARBIERI :
si..
D. :
Uhm.. Come se i conti li facevano dentro la sua casa.. Il Sindaco, Melo Sergi e
lui, li facevano.. qua.. li.. quanto..ribasso..inc.. Ma poi la gente dice "no..dice si è litigato con suo
compare.. si è litigato con suo compare.. si dividevano la moglie"..
BARBIERI :
Chi è suo compare?
D. :
Tra di loro.. questo.. Peppe Iannì, pure.. Il cognato di Gianluigi..inc..
BARBIERI :
Un altro sventurato sempre.. Vedi che il cognato di ..inc..
Un altro passaggio saliente della predetta conversazione, si registrava nel momento in cui
ABRAMI Carmelo rappresentava all’interlocutore com’era stato assunto il tecnico comunale di
Fiumara, SERGI Carmelo. In particolare, l’ABRAMI specificava che quando era stato bandito il
concorso per tecnico comunale di Fiumara, la commissione esaminatrice era presieduta dall’Ing.
MATALONE, identificato in MATALONE Antonino [ nato a Villa San Giovanni il 01.01.1944,
residente a Chiavari in Via E. Millo nr. 44-4, Ingegnere Civile], il quale aveva fornito
anticipatamente il compito del concorso al SERGI Carmelo, sbagliando, tra l’altro, a copiare : “al
posto di uno ne ha copiato un altro che non c'entrava niente”. Riferiva, inoltre, che al concorso
parteciparono altre tre persone, che stilarono un eleborato migliore di quello realizzato dal SERGI
e, per tali motivi, nei giorni successivi, ignoti si introdussero di notte all’interno del Municipio di
Fiumara e ruppero le buste degli elaborati riguardanti il concorso. Secondo l’ABRAMI,
all’intrusione all’interno del Municipio di Fiumara ed al contestuale danneggiamento, aveva
partecipato anche il fratello di SERGI, identificato in SERGI Antonino [nato a Fiumara di Muro il
26.02.1960,ivi residente]. Aggiungeva, inoltre, che di tali fatti ne era a conoscenza anche Pasquale
BUDA, poiché all’epoca dei fatti era Vigile Urbano presso il comune di Fiumara di Muro, sebbene
successivamente si dimise poiché secondo le regole della ‘ndrangheta, essendo un publico ufficiale,
non poteva essere “battezzato” e quindi, non poteva accedere all’interno della locale
organizzazione criminale. Riferiva che il segretario comunale, una donna, giunta da poco,
inconsapevolmente si era trovata coinvolta in tale vicenda, nonostante che le responsabilità fossero
del sindaco pro-tempore STRACUZZA Giuseppe [ nato a Fiumara il 15 dicembre 1924, eletto nelle
consultazioni amministrative dell’08-09 giugno 1980], il quale era l’unica persona in possesso delle
chiavi del cassetto , in cui erano custoditi gli elaborati per il concorso da tecnico comunale.
L’ABRAMI, nel prosieguo della conversazione, evidenziava che lui era stato contrario
all’assunzione del SERGI, quale tecnico, poiché già svolgeva un lavoro presso l’azienda forestale:
D. :
E quando lo hanno assunto.. quando lo hanno assunto.. anzi quando.. inc..
figuratevi che ci è andato..inc..che glielo aveva fatto Madaloni a lui..
BARBIERI :
L'ingegnere?..
D. :
Erano della commissione..No?
BARBIERI :
L'ingegnere Madaloni?
D. :
Si..vedi che questo è.. come.. inc.. al posto di uno ne ha copiato un altro che non
c'entrava niente..quando ..inc.. queste buste..erano nelle buste.. hanno scassato il municipio..le
hanno rotte tutte, la notte..sono entrati da dentro il basso.. è entrato suo fratello..suo fratello .. inc..
fatevelo raccontare da Pasquale.. Pasquale uu Buda.. Pasquale Buda.. era nel "macco"..inc.. pure
lui..
BARBIERI :
Era vigile...
D. :
Era vigile... Si è dovuto togliere la divisa per poterlo "battezzare", sennò non lo
potevano "battezzare".. un bordello ..
BARBIERI :
E si è rovinato.. Si è rovinato..
D. :
A gusto suo.. se voleva lui.. lui era divertito...perchè ha raggiunto .. ha raggiunto
quello ha raggiunto..suo padre.. ha raggiunto suo nonno.. li consideravano "confidenti".. Eh...
Rocco Furci aveva tutti i difetti del mondo.. Ma se emetteva una sentenza
BARBIERI :
Era quella..
D. :
Era quella..Non è che si sbagliava..Lui li conosceva le persone..Hanno strappato
questi compiti.. e chi li aveva il coso..la era arrivata una segretaria due giorni prima e gli hanno
mollato il pacco a questa.. inc.. hanno scassato ..hanno scassato..
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BARBIERI :
All'epoca il Sindaco chi era Stracuzza?
D. :
Stracuzza..inc.. i suoi no? Se la chiave l'aveva solo Stracuzza..dice no la chiave
del cassetto..perchè non è stato scassato il cassetto.. è stato aperto.. quindi è stato aperto con la
chiave! dice no.. ci voleva una chiave..inc.. Nino Sergi.. l'ex Sindaco, verso casa.. ha mandato a
qualcuno.. c'erano suo fratello che era meglio di lui...inc..
BARBIERI :
Suo fratello chi è Melo Sergi?
D. :
Il fratello di Nino Sergi.. inc..
BARBIERI :
eh?
D. :
No.. aveva fatto il concorso con Melo Sergi.. erano tre che lo avevano fatto
questo concorso... e quelli lo avevano fatto meglio di lui.. perchè lui aveva sbagliato traccia
completamente..dice "si deve regolare un'altra volta".. I cornuti dei Carabinieri, parlando con
lui..Lo sapevano.. loro lo sapevano.. e hanno distrutto quei pezzi di coso..io non volevo che lo
facevano un'altra volta..gli ho detto io ma perchè...vedete.. vedete quale è difettoso di questi tre..
indagate..inc.. questo era nella Forestale.. questa era tanto che era nella Forestale.. prendeva un
sacco di soldi
BARBIERI :
Chi è?
D. :
Melo Sergi..
BARBIERI :
eh..
D. :
aveva preso il posto di suo padre, per quale motivo si deve mettere nel Comune
un ignorante di quelli, siccome c'era allora...comandava....comandava STRACUZZA, c'era
Pino..inc...non lo avete conosciuto
(vds all. nr. 10)
Da accertamenti effettuati è emerso che al concorso in argomento, svoltosi in data 11
dicembre 1982, avevano partecipato, oltre a SERGI Carmelo, anche SERGI Antonio, ROMEO
Domenico e LUVARA’ Antonio, così come evidenziato dalla Stazione Carabinieri di Fiumara di
Muro, nel rapporto giudiziario nr. 180/32 del 07 febbraio 1983, relativo alla denuncia sporta da
ABRAMI Carmelo, in data 15 dicembre 1982, circa il danneggiamento del materiale cartaceo
relativo al citato concorso. Nella circostanza veniva escussa la segretaria comunale QUATTRONE
Adriana, la quale dichiarava di aver assistito alla prova d’esame per il concorso per Tecnico
Comunale di Fiumara, ed una volta ultimato i compiti li aveva chiusi, sigillati in busta e custoditi
nella propria stanza nel primo cassetto della scrivania.
La prova d’esame, come emergeva dal citato rapporto giudiziario, era stata annullata a
seguito di delibera di Giunta n. 217. Sempre nel citato rapporto i Carabinieri evidenziavano che il
danneggiamento ad opera d’ignoti era stato attuato al fine di far annullare il concorso e, quindi, che
il responsabile di tale azione delittuosa fosse individuabile nella persona che aveva sbagliato il
compito.
(vds all. nr.11 ).
Il servizio di ascolto operato sull’autovettura del BUDA, oltre a consentire l’acquisizione di
dati, ritenuti oltremodo importanti circa la struttura criminale di Fiumara di Muro e, comunque, di
tutta l’area egemonizzata da tale sodalizio mafioso, nella quale sono stati registrati, comunque, una
serie di dissidi interni, volti a minare la figura di IMERTI Antonino cl. 50, reggente del gruppo
mafioso in esame, ha consentito, tra l’altro, di individuare anche alcuni reati, imputabili al gruppo
in narrativa, nonché a soggetti, quale BERTUCA Pasquale, noto esponete mafioso di Villa San
Giovanni, aderente, nel corso della guerra di mafia, allo schieramento “ZITO – DE STEFANO –
TEGANO”.
In particolare, in data 18 maggio 2007, venivano registrate, all’interno dell’autovettura di
BUDA Pasquale, alcune conversazioni, di notevole valore probatorio, circa le potenzialità
dell’organizzazione, nonché in ordine al ruolo assunto da alcuni soggetti che, sebbene, ritenuti, sino
a quel momento, aderenti al sodalizio, sul loro conto non erano stati acquisiti elementi probatori tali
da configurarne una partecipazione attiva al sodalizio.
Nel corso dei dialoghi in argomento, intercorsi tra BUDA Pasquale e lo zio CIANCI
Antonino [nato a Fiumara (RC) il 04.06.1937], ivi residente alla Via Vittorio Emanuele nr.3,
coniugato, pensionato, pregiudicato, i due interlocutori, dopo aver dialogato con IMERTI Vincenzo
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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[08.07.1986], figlio di IMERTI Antonino cl. 50, circa l’esito delle elezioni universitarie, in cui era
candidato il fratello, identificato in IMERTI Giuseppe [24.03.1982], che tra l’altro aveva preso
2200 voti, senza essere eletto, non scartando l’ipotesi di eventuali brogli elettorali, discutevano in
relazione ad alcune elezioni, presumibilmente relative ad elezioni ammnistrative del Comune di
Fiumara di Muro, avvenute anni prima, in cui erano state modificate, dopo le votazioni, le schede
elettorali, mediante un’intrusione notturna all’interno dei seggi .
Si precisa che il CIANCI Antonino, è stato identificato dal complesso generale dei discorsi,
nonché da una frase pronunciata, alla fine della conversazione nr. 5672 effettuata lo stesso giorno
(18.05.2007), alle ore 16.16, nella quale affermava testualment112e “…no, ma io no... io sto
parlando con voi perché siete mio nipote, ma con un altro facevo a meno di parlare...”.
Effettivamente, CIANCI Antonino è lo zio di BUDA Pasquale, poiché fratello della suocera,
CIANCI Carmela [26.01.1932].
Prima di proseguire nell’esposizione dei fatti, acquisiti nel corso della conversazione,
intercorsa in data 18 maggio 2007, è opportuno fare delle precisazioni sul conto di CIANCI
Antonino, in precedenza generalizzato.
Lo stesso, pregiudicato per delitti di diversa e grave indole, è stato condannato nell’ambito
del Processo Olimpia alla pena di ani 4 di reclusione, in relazione al delitto di associazione per
delinquere di tipo mafioso. Si precisa che lo stesso viene indicato, nella citata sentenza, in alcuni
casi con il nominativo di CIANCI Antonio ed in altri con il nominativo di CIANCI Antonino.
Trattasi della stessa persona, atteso che la data di nascita è risulta essere quella del 4 giugno 1937.
La Corte di Assise del Tribunale di Reggio Calabria, sul conto dello stesso, ha evidenziato
quanto segue:
Dalla deposizione del verbalizzante ispettore Fusco alla udienza del 23.12.97 emerge a suo
carico quanto segue : ” Cianci Antonino, fu Rocco e fu Cianci Vincenza, nato a Fiumara di Muro il
4/6 del ’37. Ha reso dichiarazione sullo stesso il collaboratore Scopelliti Giuseppe. - PRESIDENTE
– Non vorremmo perderla strada facendo, insomma. Si cauteli, insomma. Andiamo avanti. INTERROGATO (ISPETTORE FUSCO EGIDIO) – 11/8/85 deferito a piede libero dalla Squadra
Mobile poiché ritenuto responsabile in concorso con altre trenta persone del reato di cui all’articolo
416 bis Codice Penale. Il relativo procedimento penale contrassegnato dal numero 2187 barra 85
del GPM si è poi concluso favorevolmente per il Cianci. 21/8/92 con decreto del prefetto di Reggio
Calabria gli è stato fatto divieto di detenere armi e munizioni. E’ stato controllato in data 10/4/92
intorno alle ore 19:00 dai Carabinieri di Fiumara mentre sostava davanti al bar America, sito in via
Tobruc di Fiumara in compagnia di Imerti Giovanni, classe ’58 e Buda Pasquale, classe ’56”.
Dal certificato generale del casellario giudiziario non emergono precedenti penali a suo
carico.
Alla udienza del 24.01.98 il capitano dei CC Ciro Guida ha riferito in ordine ad una
proposta, inoltrata in data 22 ottobre del 1991, per ottenere l’emissione del decreto di divieto di
detenzione di armi a carico di Cianci Antonino sulla base delle sue frequentazioni in Fiumara con
dei pregiudicati locali, appartenenti cosca Imerti ( “...in data 27/5/1988 veniva notato a pranzo con
Buda Pasquale, di Fiumara. In data 1991, 4 febbraio 1991, veniva invece invitato alle nozze del
nipote Imerti Giovanni, classe 1958, che era sempre sospettato di far parte della famiglia Imerti. In
data 27/2/1991, invece, prendeva parte al matrimonio del pregiudicato Buda Pasquale, classe 1956,
di Fiumara. E sulla base di queste frequentazioni, noi ritenemmo opportuno che… fare questa
proposta per emissione di decreto, perché gli venissero tolte le armi” ).
Il collaboratore Lauro nel corso delle dichiarazioni rese al PM in data 14.01.95 riconosce
nella fotografia del Cianci un aderente alla cosca Imerti , commerciante al minuto e favoreggiatore
di latitanti anche in virtù del mestiere praticato.
Il collaboratore Scopelliti Giuseppe alla udienza del 19.9.97 descrive il suo ruolo di uomo di
fiducia del “capo”, di favoreggiatore di latitanti durante la guerra di mafia e di propiziatore di
incontri per addivenire alla pace con la contrapposta cosca dei Garonfalo (che tale cosca esista e
che essa abbia operato in Campo Calabro e territori viciniori in epoca anteriore al 13.1.86 e
successivamente emerge da una sentenza di condanna di gran parte dei suoi adepti, passata in
giudicato ed emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria in data 28.11.97 nell’ambito di
112 Vds. all. nr. 19
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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procedimento penale originariamente facente parte del più ampio procedimento denominato
Olimpia ; tale sentanza è stata depositata dal PM alla udienza del 4.1.99 ) :
“PUBBLICO MINISTERO – Va be… Lei conosce il Cianci Antonino del ’37? –
INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) – Si, detto il “Francese”, si.. - PUBBLICO
MINISTERO – Ecco, quando lo ha conosciuto… – INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE)
– Non si sente bene, comunque.. e.. - PUBBLICO MINISTERO – Quando lo ha conosciuto? –
INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) – L’ho conosciuto durante.. prima della guerra di
mafia, durante una mia latitanza a Fiumara di Muro.. che allora venne a trovarmi… eravamo
latitanti insieme a Pasquale Bertuca per un tentato omicidio, insieme a … Domenico Zito..
Vincenzo De Gaetano.. ecco.. l’ho conosciuto in quella occasione.. poi l’ho conosciuto
successivamente durante la guerra di mafia, perché più di una volta siamo stati insieme, ci siamo
incontrati.. insieme ai latitanti.. come Nino Imerti eccetera… - PUBBLICO MINISTERO – Aveva
un ruolo nella cosca? – INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) – Ehm.. un ruolo fiduciario,
non da killer… però.. e.. dava appoggi.. ai latitanti.. - PUBBLICO MINISTERO – Ci può fare
qualche altro esempio concreto degli appoggi che dava? – INTERROGATO (SCOPELLITI
GIUSEPPE) – Una volta so che in una occasione quando ci sono stati gli incontri.. con la famiglia
Garofalo… Garofalo, che erano contrapposti.. allora.. si.. poi si arrivò alla pacificazione… tra il
nostro gruppo e il loro gruppo.. e c’era pure lui presente… durante questa pacificazione tra Nino
Garofalo e… Nino Imerti… insieme a lui, Santo Buda.. e così via.. - PUBBLICO MINISTERO –
Ma lei è a conoscenza del coinvolgimento di questa persona in fatti di sangue? – INTERROGATO
(SCOPELLITI GIUSEPPE) – No.. in fatti di sangue no… - PUBBLICO MINISTERO – Che
rapporti ci sono, se li vuole specificare meglio.. tra il Cianci e Nino Imerti? – INTERROGATO
(SCOPELLITI GIUSEPPE) – Rapporti prettamente di fiducia.. non so ora al momento se erano
pure lontani parenti… o così via, però erano rapporti strettamente di fiducia, perché.. dottore,
quando un latitante si incontra spessissime volte che.. con una persona, già è automatico che lui
abbia piena fiducia, altrimenti quello se lo vende….- PUBBLICO MINISTERO – Senta, come mai
lo chiamavano il “Francese”? – INTERROGATO (SCOPELLITI GIUSEPPE) – E perché… se
non erro… e… era ritornato dalla Francia, dove svolgeva dei lavori e così via.. è stato parecchio
tempo in Francia e…. e il soprannome era il “Francese” .
Il collaboratore Buda Rocco alla udienza del 4.11.97 lo inserisce tra i componenti, al vertice,
della cosca Imerti ed alla udienza del 16.05.97 lo indica tra i partecipanti alla riunione operativa
indetta per pianificare l’attentato a Zito Giuseppe ( presunto appartenente alla contrapposta cosca
degli Zito-Bertuca), fatto criminale avvenuto il 26.7.1988 in località San Rocco, oggetto di
trattazione in questo processo ai capi B61 e B62, imputati Imerti Antonino e Buda Rocco(
quest’ultimo si è pentito in epoca successiva alle dichiarazioni del collaboratore Scopelliti che lo
accusava ); alla stessa udienza del 16.05.97 lo indica tra i mandanti dell’omicidio di Cassone Paolo
avvenuto il 15.8.88 in Fiumara di Muro ( anche tale fatto di sangue è in trattazione in questo
processo ai capi B67 e B68, imputato Imerti Antonino ).
Il collaboratore Ranieri Giovanni alla udienza del 14.02.98 lo inserisce tra i componenti
della cosca Imerti indicandolo esattamente come un signore di anni 40-50 residente a Fiumara di
Muro.
Dal coacervo delle dichiarazioni che precedono emerge , in modo incrociato, la sicura
appartenenza del Cianci alla cosca Imerti anche se non appare comprovata in modo sicuro la sua
qualifica di dirigente, dovendosi per contro ritenere che egli abbia assunto la veste di gregariofavoreggiatore. Esclusa , pertanto l’aggravante contestata e valutati i criteri direttivi di cui all’art.
133 CP, pena equa stimasi quella di anni 4 di reclusione.
Attraverso gli accertamenti, praticati presso la Stazione dell’Arma competente, è emerso che
lo stesso CIANCI, oltre ad avere costanti rapporti di frequentazione con esponenti della criminalità
locale, tra i quali lo stesso BUDA Pasquale, veniva sorpreso, in data 27 gennaio 2000 all’interno
dell’abitazione di ESPOSITO Erminio, nato a Fiumara (RC) il 03.05.1955 ed ivi residente alla Via
Tobruk nr. 19, in compagnia di IMERTI Antonino, MORENA Giuseppe, CANNIZZARO
Francesco, CREAZZO Umberto Francesco, VITALE Stefano, PASSALACQUA Domenico, tutti
in precedenza generalizzati, a seguito, come già evidenziato, di una telefonata anonima, pervenuta
presso la Stazione Carabinieri competente per territorio.
Nel corso del dialogo registrato alle ore 15.25 del 18 maggio 2007 (PROG. 5670),
intercorso sempre tra BUDA Pasquale e CIANCI Antonino, si aveva modo di accertare che anche
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quest’ultimo era ampiamente inserito nel contesto criminale di riferimento, tanto da essere a
conoscenza di ogni meccanismo mafioso interno al Locale. In particolare, i due interlocutori, oltre
a commentare negativamente l’atteggiamento mantenuto da IMERTI Antonino cl 50, che secondo
le loro affermazioni, il giorno precedente, aveva preferito recarsi ad un funerale in compagnia di
CORSARO Domenico113, trascurando il resto dell’organizzazione, segno anche di una minore
compattezza, aveva avuto, nei confronti del suddetto CIANCI, un atteggiamento non molto lineare,
tanto che in alcune occasioni si era permesso di richiamarlo pubblicamente. A tal proposito, il
BUDA affermava: “….perché voi certi momenti, mi dovete scusare che ve lo dico perché siete mio
zio... non gli dovete dare la possibilità per richiamarvi, perché certe volte lui vi mette in difficoltà,
io me ne accorgo che vi mette in difficoltà, quando ci sono altre persone vi mette sempre in
difficoltà..”.
Subito dopo, aggiungeva: “..e non si fa in questo modo... se ci sono altre persone uno deve
cercare il modo possibile per non fargli fare "disprezzamento" a un altro... lui ha avuto sempre
questo vizio...”.
La circostanza è oltremodo significativa, tenuto conto che in certi ambienti e, soprattutto in
Calabria, le persone anziane, godono di maggiore rispetto da parte dei giovani. Evidentemente,
nell’ambito di un consolidato rapporto gerarchico, instaurato solo all’interno delle organizzazioni
di matrice criminale, una persona più giovane, in questo caso IMERTI Antonino CL. 50, può
permettersi di “richiamare” una molto più anziana: CIANCI Antonio, 72enne, essendo nato nel
1937. E’ desumibile, pertanto, alla luce del ruolo ricoperto all’interno dell’organizzazione
criminale che il CIANCI, nonostante l’età avanzata, è collocabile, all’interno del Locale di Fiumara
di Muro, in posizione d’inferiorità rispetto all’ IMERTI.
La restante parte del discorso verteva sulla particolare situazione criminale che si stava
sviluppando nel centro di Villa San Giovanni, secondo cui un minor controllo territoriale dell’area,
da parte del gruppo criminale capeggiato da IMERTI Antonino cl. 50, avrebbe permesso una
maggiore ingerenza da parte di altri soggetti che, sebbene, apparentemente, aderenti allo stesso
contesto criminale, stavano aggregando forze autonome attorno alla figura di BERTUCA Pasquale
[ nato a Villa San Giovanni il 18 novembre 1957].
Quest’ultimo, ritenuto una delle figure più rappresentative della criminalità di quel centro,
durante l’ultima guerra di mafia, era organicamente inserito nel gruppo mafioso denominato “ZITO
- DE STEFANO – TEGANO” , tant’è che in data 28 luglio 1987 e 2 ottobre 1988, subiva due
tentati omicidi, da parte del gruppo opposto (IMERTI - CONDELLO), i cui esecutori e mandati
venivano individuati e processati nell’ambito del procedimento “Olimpia”114. Lo stesso,
113 In relazione alla figura di CORSARO Domenico, pur essendo affiliato al gruppo di Fiumara di Muro,
come tra l’altro è emerso dalla conversazione nr. 7792 del 02.10.2007, delle ore 11.47, ed avere partecipato
alla realizzazione di un’estorsione, unitamente ad IMERTI Antonino cl. 50, viene considerato, comunque, un
soggetto aderente al vecchio schieramento criminale, cioè a quello denominato “ DE STEFANO –
TEGANO”, quindi in contrapposizione al gruppo “CONDELLO – IMERTI”, in considerazione di essere
cognato di ZITO Rocco, quest’ultimo, a sua volta, fratello di ZITO Vincenzo [01.12.1958], autore
dell’attentato effettuato in data 7 luglio 1986 in pregiudizio di IMERTI Antonino cl. 46, in cui rimase ucciso
CONDELLO Vincenzo e riportò la perdita dell’occhio lo stesso BUDA Pasquale.
E’ opportuno sottolineare che CORSARO Domenico, in data 21 agosto 1986, veniva fatto oggetto di un
tentato omicidio, unitamente a CASSONE Paolo, da parte del gruppo criminale facente capo ad IMERTI
Antonino cl.46. Il delitto, costituiva, la risposta all’attentato effettuato il precedente 7 luglio 1986, in
pregiudizio dell’IMERTI, in ordine al quale si è fatto cenno precedentemente.
114 In relazione a tali delitti, veivano inquisiti i seguenti soggetti:
- IMERTI Antonino (cl.46), SCOPELLITI Giuseppe (cl.56), RANIERI Giovanni (cl.63), FOCA’ Giovanni
(cl.59), MARCIANO’ Maurizio (cl.67), GULLI’Giuseppe (deceduto):
B39)
del reato p.p. dagli artt. 56, 61, comma 1, nr. 2, 110, 575 e 577, comma 1 nn. 3 e 4, c.p., perché,
agendo in concorso tra loro, con premeditazione e per motivi di mafia, IMERTI Antonino nella qualità di
mandante, SCOPELLITI Giuseppe, RANIERI Giovanni, FOCA’ Giovanni, MARCIANO’ Maurizio, GULLI’
Giuseppe e ignoti quali esecutori materiali compivono atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare
la morte di BERTUCA Pasquale al cui indirizzo venivano esplosi colpi di arma da fuoco, in particolare di
pistola cal. P/38. Evento non verificatosi per cause indipendenti dalla loro volontà.
In loc. Villa San Giovanni il 28/7/1987.
IMERTI Antonino (cl.46), SCOPELLITI Giuseppe (cl.56), RANIERI Giovanni (cl.63), LOMBARDO
Giuseppe (cl.66), MARCIANO’Maurizio (cl.67):
B79)
del reato p.p. dagli artt. 56, 61, comma 1, nr. 2, 110, 575 e 577, comma 1 nn. 3 e 4, c.p., perché,
agendo in concorso tra loro, con premeditazione e per motivi di mafia, IMERTI Antonino nella qualità di
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nell’ambito di tale dialettica processuale, veniva inquisito in relazione al delitto di cui all’art. 416
bis C.P., e condannato alla pena di anni 8 di reclusione. Il BERTUCA è stato scarcerato in data 6
febbraio 2007, quindi pochi mesi prima della censura del dialogo in esame, avvenuto in data 18
maggio 2007.
In particolare, il BUDA Pasquale ed il CIANCI Antonino, nel rappresentare tale situazione,
commentavano il passaggio di un camion, impegnato nei lavori autostradali, in ordine ai quali,
IMERTI Antonino cl. 50, non aveva imposto il pagamento dell’estorsione. I due interlocutori,
infatti, nell’analizzare tale situazione, riferivano che l’ IMERTI, avrebbe dovuto imporre la propria
figura, quale massimo rappresentante mafioso dell’area: “…per l’autostrada, gli vuole dire che è lui
a Villa. Che lui in prima persona è il primo... che devono prenderlo per le cose..”.
Lo stesso tenore del dialogo, veniva censurato in altra conversazione, relativa all’apertura di
un lavaggio automatico, ove si era reso necessario l’intervento di PASSALACQUA Domenico, in
quanto aveva chiesto l’intervento di ZITO Rocco, considerato che l’IMERTI non aveva imposto la
tangente estorsiva nei confronti del titolare: “NINO gli doveva dare l'imbasciata115 pure qua
NINO”. Tuttavia, in tale occasione, anche l’atteggiamento tenuto dal PASSALACQUA, in questa
circostanza veniva criticato, in quanto, quest’ultimo, avrebbe dovuto rappresentare l’intera vicenda
a IMERTI Antonino.
In relazione a tali fatti, la conversazione avveniva come segue:
NINO: e sono usciti pure per questo discorso... che doveva andare, io... dovevamo andare
io e lui... andiamo a trovarlo per questo fatto per questo no... per dirgli che è successo questo e non
siamo venuti no... mi ha detto MIMMO, ha fatto il mio nome pure … poi lui è amico con noi.
BUDA P.:
perché gli interessava a lui che era dalla sua parte... se era dalla nostra
parte, vedete se glielo diceva!!!...
NINO: no MICO glielo ha detto. MICO, quello della ditta ... eravamo rimasti che
andavamo assieme con quello della ditta e quello gliel'ha detto!!... sono usciti nel discorso no!...
non so come... e gli ha detto così e così... io a lui conosco da tanto tempo a quello...
PASQUALE!!...
BUDA P.:
lo conosce?...
NINO: lo conosce... PASQUALE!!... questo terra bruciata vuole fare questo ah!!...
qualcuno fa male figure con questo qua!!... uh!!... io in base a quello che mi dite voi diciamo che
io...
BUDA P.:
zio NINO quello che vi dico io...
NINO: no, no io giudico, io sto dicendo in base a quello che mi dicono...
BUDA P.:
quello che vi dico io non è ne più e ne meno...
NINO: ma io con voi sto parlando...
BUDA P.:
zio NINO!!!... ne più e ne meno...
NINO: eh!!... quello...
BUDA P.:
vedete che lui per venirsene qua qualche motivo c'è dovuto essere...
NINO: lui, a questo gli vuole far fare questa cosa...
BUDA P.:
per venirsene e scontarsela noi?...
NINO: lui se vuole fare terra bruciata e far fare male figure a questo dico io non a altri...
ah!!...
BUDA P.:
se no non c'era motivo che lui se ne veniva qua con noi, come lui non
si...
NINO: ma questo, a chi appartiene questo camion?
BUDA P.:
ora ha incominciato a lavorare a Villa, un lavoro grosso...
NINO: per l’autostrada, gli vuole dire che è lui a Villa. Che lui in prima persona è il
primo... che devono prenderlo per le cose
BUDA P.:
lo mandano a casa...
mandante, SCOPELLITI Giuseppe, RANIERI Giovanni, LOMBARDO Giuseppe e MARCIANO’ Maurizio
quali esecutori materiali compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di
BERTUCA Pasquale al cui indirizzo venivano esplosi colpi di arma da fuoco, in particolare di fucile cal.
22. Evento non verificatosi per cause indipendenti dalla loro volontà.
In loc. Cannitello (RC) il 2/10/1988.
115 Per imbasciata, nel gergo della ‘ndrangheta, si intende effettuare una richiesta estorsiva.
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NINO: e poi glielo va a dire a lui e gli fa fare male figure... come la prende la lascia... ma
dove è questo lavaggio che non l'ho visto io?...
BUDA P.:
nel passaggio.
NINO: e dove da sotto da dove?...
BUDA P.:
dice che ha fatto un lavaggio automatico...
NINO: e non si vede...
BUDA P.:
se non andate là sotto non si vede.
NINO: se vedete questa è una mala figura per NINO?... ah?...
NINO: se vedete questa è una mala figura per NINO?... ah?...
BUDA P.:
glie l'ha fatta fare a NINO, però, gliel'ha fatta fare a MIMMO, me l'ha
fatta fare a me... che NINO gli doveva dare l'imbasciata pure qua NINO. Speriamo che non succeda
mai!!... io non me ne prendo impicci, ma se mi prendo qualche impiccio qualche volta e mi fanno
fare male figure poi vedete che gli faccio io!!!... poi vedete che gli combino io!!!... la chiamato
PASSALACQUA... ha chiamato a ROCCO ZITO per aprirgli gli occhi ah!! poi MICO
PASSALACQUA da Villa doveva chiamare a ROCCO ZITO per dirgli che!!... ti hanno fatto
lettere, ti hanno fatto sfregi, ti hanno fatto sgarri, stanno andando facendoti fare male figure piedi
piedi... ma che gli hai fatto di male?... non capisci che ti devi "girare le maniche" e di vedere quello
che devi fare!!!... zio NINO!!! dove vuoi arrivare!!!...
NINO: ROCCO ZITO che ha detto?...
BUDA P.:
ha chiamato a ROCCO ZITO dicendo che lui non si spaventa di nessuno,
che qua e che la... di chiamarlo davanti che lui... se vogliono qualche cosa gli dice che se sa chi è
stato non chiama a nessuno più e gli fa faccia... ma che vuoi MICO, che te lo scendono con il
cucchiaino!!!...ah!!! se tu lo sai!!... che me lo hai detto pure a me chi sono e chi non sono...
(vds all. nr.12)
Da accertamenti effettuati è emerso che il lavaggio automatico in questione è ubicato in
Villa San Giovanni, all’interno del centro commerciale “La perla dello stretto”. Lo stesso, non
visibile dalla strada, è gestito, secondo gli accertamenti svolti presso il Comando Arma competente
per territorio, da VIGLIANISI Domenico [nato a Campo Calabro il g. 26.02.1960 ivi residente], di
proprietà, dal 28.12.2007, della ditta “DFG di Giovanni MARZANO116”, con sede a Reggio
Calabria, via Gebbione 18, subentrata alla “GESTMAR”, con sede ad Anzio via Venere 14, che, in
data 3 aprile 2007, era stata autorizzata dal Comune di Villa San Giovanni ad eseguire i lavori di
allaccio degli scarichi.
(vds. all. nr. 13)
Dal contenuto del discorso emergeva che IMERTI Antonino non aveva richiesto il
pagamento dell’estorsione, per intercessione di PASSALACQUA Domenico e ZITO Rocco [nato
a Campo Calabro il 2 gennaio 1943, ivi residente], capo dell’omonima organizzazione criminale,
già inquisito e successivamente assolto nell’ambito del procedimento penale “Olimpia”, quale
appartenete al più ampio schieramento denominato “DE STEFANO –TEGANO”.
L’intervento del PASSALACQUA e dello ZITO era dettato dal fatto che il gestore
dell’autolavaggio, VIGLIANISI Domenico, è organico al sodalizio capeggio da ZITO Rocco.
Aldilà dell’episodio narrato, è significativo evidenziare come gli indagati effettuino un
costante controllo del territorio, al fine d’imporre il pagamento delle estorsioni ai diversi operatori
economici. Tuttavia nel contesto della conversazione emergono palesi risentimenti, espressi dal
BUDA Pasquale a IMERTI Antonino cl. 50, in ordine al comportamento tenuto da alcuni soggetti
che stavano effettuando autonomamente atti intimidatori a fini estorsivi nell’area di Villa San
Giovanni. BUDA Pasquale, infatti affermava, rivolgendosi, all’IMERTI: “…ti hanno fatto lettere, ti
hanno fatto sfregi, ti hanno fatto sgarri, stanno andando facendoti fare male figure piedi piedi... ma
che gli hai fatto di male?..”.
116 I soci della citta ditta sono risultati:
-
IRACA’ Demetrio (socio amministratore), nato a Reggio Calabria il 15.05.1974, ivi residente vai A. Moro;
NUNNARI Francesco ( socio amministratore), nato a Reggio Calabria l’1.12.1963, ivi residente vai
Graziella nr. 22;
MADONNA MARZANO Giovanni (socio amministratore), nato a reggio calabria il 7 agosto 1976.
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Aggiungeva: “..... non capisci che ti devi "girare le maniche" e di vedere quello che devi
fare!!!... zio NINO!!! dove vuoi arrivare!!!....”
(vds. all. nr. 12, già menzionato)
In relazione ai numerosi delitti, perpetrati nella zona di Villa San Giovanni, attuati senza
l’autorizzazione dei vertici dell’organizzazione criminale di Fiumara di Muro, BUDA Pasquale
riteneva che uno degli autori, unitamente al BERTUCA Pasquale, fosse anche COTRONEO
Attilio, identificato nell’omonimo, [nato a San Roberto il 13.10.1959, ivi residente, pregiudicato]:
“si, ma da quando è uscito lui sono successe queste cose... un boom come è uscito lui ci sono state
tante cose...”,
Le affermazioni sono significative:
BUDA P.:
c'era pure ATTILIO COTRONEO... però c'è pure la mano di quello!!!...
NINO: no, questo qua non è la forza sua di questi. La sua di quello è... La strategia di
quello è per me ah!!!... poi la mano nel fuoco non la posso mettere...
BUDA P.: si, ma da quando è uscito lui sono successe queste cose... un boom ; come è
uscito lui ci sono state tante cose...
NINO:
un boom...
(vds. all. nr. 12, già menzionato)
La scarcerazione di BERTUCA Pasquale, sicuramente aveva destato particolare allarme in
seno all’organizzazione criminale in questione, tant’è che, in data 9 giugno 2007, veniva censurata
una conversazione all’interno dell’ufficio di BARBIERI Domenico (progressivo 6230), attinente
agli equilibri criminali di Villa San Giovanni, nel corso della quale, uno degli interlocutori riferiva
“ ora è uscito il BERTUCA che ha tutti i numeri in regola e non è un fesso e sa il fatto suo”. Il
BARBIERI, perfettamente a conoscenza delle tematiche criminali nell’area di Villa San Giovanni,
aggiungeva che non ci sarebbe stato alcuno scontro con l’organizzazione di Fiumara di Muro,
poiché entrambi le componenti sono legate anche da vincoli matrimoniali.
Prog. 6230 data e ora 09/06/2007 17.27.48
SINTESI
Si sente Mimmo barbieri con due uomini.parlano delle elezioni della circoscrizione e per
Mimmo vince Passalacqua(Albino), [17:28:45] poi parla di Agliano che si è preso 3 mila euro al
mese e non è stato in grado di sistemare una persona.
[17:30:23] Mimmo B. parla di Fiumara di Muro che è un ambiente come a Villa, uno dei
presenti viene chiamato da Mimmo B mimmo,uno dei presenti dice che sono tutti loro di Fiumara
di Muro, mimmo B dice che una persona che una persona a Villa non si vede mai.....incomp...uno
dei presenti dice che ora è uscito il Bertuca che ha tutti i numeri in regola e non è un fesso e sa il
fatto suo.Mimmo B dice che li si salvano perchè hanno intrecci di matrimonio.Mimmo B poi
chiama a tale Nino che sta cercando una cosa.
[17:32:14] OMISSIS.
[17:33:23] Si sente il Barbieri dire : che centra che Fiumara di Muro deve scendere a
Villa, tempo fà ci stava Nino e nessuno gli ha detto cosa e le cose sono rimaste in quel modo,
OMISSIS, poi Mimmo nomina ai tempi di stracuzzi.Il Barbieri dice che hanno tutto nelle mani
loro, i fiumaroti, magazzini i bar a Villa.Poi abbasano il tono della voce.
[17:35:03] Si sente il Barbieri dire che bisogna parlare con compare
Mimmo....incomp...uno dei presenti dice che Mimmo Passalacqua è stato scelto ....incomp...
[17:35:4o] Il barbieri dice che è venuta una ditta di fuori per fare dei lavori ad Archi(?) ,
poi si sente nominare compare Ciccio , che gli ha detto sul perchè non son andati da lui, poi si
sente dire a uno dei presenti: a quelli che gli hanno bruciato lo scavatore ....incomp...poi dice che
una volta ci stava un solo punto di riferimento si andava dai Destefano [17:36:54] ...poi il Barbieri
dice che mandano imbasciate per operai e altro......poi dice che un amico suo di Sinopoli che ha
mandato imbasciate che poi non arrivano quindi devono fare un solo responsabile per gestire
tutto, e chiede conferma .
[17:38:14] Il Barbieri dice che ci sta uno che lavora a Santo Pietro, nella fiumara di
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Reggio, questo ha fregato l'amministrazione infatti si è preso i soldi in anticipo e non ha fatto
lavori, ora però lo deve fare.
Poi Mimmo dice di mettere queste cose nella macchina.Si capisce che escono dall'ufficio
ESTRAPOLATO DAL BROGLIACCIO AMBIENTALE UFFICIO BARBIERI
Va segnalato che già in data 13 marzo 2007, BARBIERI Domenico, mentra si trovava in
compagnia di un un soggetrto a nome “Mimmo”, non identificato, nel commentare la realizzazione
di alcuni lavori pubblici, dialogavano in merito alla scarcerazione del BERTUCA, laddove
l’intrelocutore del BARBIERI affermava che la scarcerazione di quest’ultimo, sicuramente avrebbe
inciso sulgli equilibri criminali, relativamente alle forniture del cemento, atteso che tale settore,
sino a quel momento era devoluto a LE PERA Santo [ nato a Reggio Calabria il 3.11.1958],
esponente di primo piano della cosca RUGOLINO:
BARBIERI DOMENICO: avevo un lavoro a Scilla...e me lo ha venduto allora non mi
ricordo se me lo ha venduto...incomp...questo
MIMMO:
mh mh...lo stesso lo aveva SANTO coso
BARBIERI DOMENICO: si...si ma quello non...i suoi...
MIMMO:
ma gli hanno preso tutte cose...incomp...
BARBIERI DOMENICO: compare...incomp...non sapete niente perchè non è che vi
dicono la verità...e io non la voglio sapere manco per dirvelo a voi...mi bastano i miei problemi
compare che ho...poi non è che sono cristiani che gli dite una cosa e dicono si
MIMMO:
si...ma lui adesso dentro è?
BARBIERI DOMENICO: PASQUALE è uscito
MIMMO:
ah, lo hanno uscito?
BARBIERI DOMENICO: è uscito sabato
MIMMO:
ma libero...?
BARBIERI DOMENICO: si, si, si
MIMMO: e li si sono trovati inguaiati allora...perchè...lui...negli impianti li teneva sotto
BARBIERI DOMENICO: chi?
MIMMO:
SANTO
BARBIERI DOMENICO: si...
MIMMO:
non è...
(vds. all. nr. 14)
L’identificazione del LE PERA è stata possibile attraverso le diverse acquisizioni scaturite
dal presente procedimento, laddove quest’ultimo, come sarà evidenziato in seguito, partecipava ad
incontri con lo stesso BARBIERI e BUDA Pasquale, circa la divisione di alcuni appalti.
Ritornando al dialogo intercorso tra BUDA Pasquale e CIANCI Antonino, questi ultimi
riferivano in ordine ad una richiesta estorsiva, pari a 150/mila Euro, effettuata, da parte del
BERTUCA all’indirizzo di GIGLIETTA Giovanni [nato a Fiumara di Muro il 20 maggio 1945,
residente a Villa San Giovanni] titolare dell’omonima impresa edile, impegnato, in quel periodo,
nella costruzione di alcuni appartamenti, all’interno di un terreno cedutegli da ARECCHI TOMAS
Carmine [nato a Reggio Calabria il 28 settembre 1958, residente a Villa San Giovanni (RC)]:
BUDA P.:
a questo gli ha chiesto centocinquanta mila euro, a CARMINE
ARECCHI...
NINO: a GIOVANNI sembra...
L’estorsione, secondo le affermazione dei due interlocutori, era stata procedute da alcune
minacce, scritte su alcuni cartelloni del cantiere in questione.
Molto importante è risultata, in relazione alla vicenda in esame, l’affermazione fatta del
BUDA, allorquando precisava che tale attività criminale era stata condotta anche con
l’autorizzazione “di Archi”, intendendo con ciò, per come in precedenza rappresentato, con
l’autorizzazione del gruppo criminale “DE STEFANO”, attesi i consolidati rapporti criminali tra i
componenti di quest’ultimo e quello riconducibile a BERTUCA Pasquale.
BUDA P.:
gli ha fatto trovare una scritta, tre...
NINO: qua o la?...
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BUDA P.:
qua nella tabella glielo hanno scritto, nella tabella... qua glielo ha scritto
nella tabella... scritta e disegnata pure!!...
NINO: ...inc... sapete che dicono questi!!...
BUDA P.:
questi?...
NINO: eh!!...
BUDA P.: NINO IMERTI è sempre buono...
NINO: allora che...
BUDA P.:
e vedete che qua c'è pure la mano di Archi!!...
(vds. all. nr12, già menzionato)
In data 19 settembre 2008, personale della locale Sezione Anticrimine ha escusso a
sommarie informazioni l’imprenditore GIGLIETTA Giovanni, il quale, oltre a confermare di essere
impegnato nella costruzione di alcuni appartamenti ubicati nel terreno di proprietà di ARECCHI
Carmine, ha riferito che nei primi mesi del 2007, una mattina, notava, su un cartello posto
all’ingresso del cantiere, il disegno di una mano nera, prodotto, verosimilmente, tramite una
vernice spray. In merito non aveva sporta alcuna denuncia. Precisava, che dopo un paio di
settimane dall’inizio dei lavori (aprile 2006), all’interno del citato cantiere era stata danneggiata, a
mezzo fuoco, una pala meccanica, di proprietà della ditta Santoro, impegnata nei lavori di
sbancamento dei terreni. Per tali fatti aveva sporto denuncia presso il Commissariato di P.S. di
Villa San Giovanni.
(vds. all. nr. 15)
Giova sollonieare, in questa sede, che il riferimento alla “mano nera”, ed i significati allo
stesso sottesi, non è nuovo nel panorama di cui si compone la simbologia mafiosa calabrese;
si rinviene, peraltro, nelle dichiarazioni di Antonino FIUME, il quale in data 20 novembre
2008 puntualizza quanto segue:
“P.M.:
No, io ti faccio le domande puntuali per cercare di strutturare meglio, perché sono
aspetti che è bene chiarire una volta per tutte. Paolo DE STEFANO aveva un
grado?
FIUME:
Sì…
P.M.:
O era Paolo DE STEFANO?
FIUME:
…era Capobastone.
P.M.:
Che è un grado riconosciuto?
FIUME:
Sì, e se poi…
P.M.:
Ad esempio Giovanni TEGANO aveva lo stesso grado?
FIUME:
Era Saggio Mastro Consigliori, però per capire meglio questa storia, io gliel’ho
raccontata al Commissario LABATE, perché in una perquisizione che c’era stata
nella villa, ho detto: se vuol capire meglio determinate cose, entrando nella cucina, a
destra, c’è un quadro. Se lei guarda quel quadrò capirà cos’è L’Albero della Scienza
perché c’è un serpente, perché c’è l’acciappicavaddu, perché c’è il pugnale e spiega
le foglie, tutte queste cose qua…
P.M.:
Sì, sì.
FIUME:
Questa storia ha creato una specie di scompiglio perché la persona, mi pare che
l’hanno uccisa (inc.) che era così detto l’Uomo Mitra, Salvatore PELLEGRINO,
gliel’aveva regalato a Paolo DE STEFANO quando era nel carcere a Reggio e
l’aveva firmato, siccome gli mancava un dito, aveva messo (inc.) e l’aveva firmato
Mano Nera. Ora la Mano Nera è da attribuire, il primo nome che davano alla
‘ndrangheta, la prima, che poi ha preso ‘ndrangheta e da lì nasce una specie di
confusione perché a Reggio Calabria arrivavano queste lettere anonime scritte ‘a
Mano Nera e nessuno capiva quello che succedeva, tant’è che Giuseppe dice: me’
ziu Orazio mi sta facennu sti cose… quanto si litigano. Ricordo questo e ricollego al
discorso della…
P.M.:
Sì, sì.
FIUME:
…dell’Albero della Scienza…”
OMISSIS
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escusso in data 19 dicembre 2008 il FIUME sottolineava ulteriori passaggi di interesse:
“PM:- Scusami. Il 5% vale per gli appalti?
FA:- Si, anche…
PM:- Gli introiti…
FA:- … sto spiegando questo, che ci sono due cose… sembrano differenti però alla fine si
divedeva anche questo. Il cointeresse è proprio quello… a dire “quello è amico mio e non si tocca
e lo gestisco io”…
PM:- Quindi 2,5 e 2,5?
FA:- Esatto. Ma nonostante questi accordi, i confini di alcuni LOCALE… stavano per essere
rideterminati i confini di alcuni LOCALE e c’era da riconfermare la leadership dei capilocale,
oltre al fatto che non era più rispettato l’accordo che CARMINE DE STEFANO aveva proposto…
che per un periodo era stato accolto, riferito al fatto che non bisognava chiedere tangenti su opere
appaltate per un importo inferiore alla cifra di 100 milioni, di lire. Questo… decadde
quest’accordo e quindi si estorcevano anche i più piccoli e medi imprenditori, che appaltavano
lavoro di poche decine di milioni. Di seguito si innescò un meccanismo – stia attento a questo
perché gliel’ho spiegato al dott. Mollace e c’è voluto un po’ per capirlo, e l’ha definito un
retroscena, e glielo ripeto a lei – di seguito s’innescò un meccanismo apparentemente
improvvisato da cani sciolti, ma che in realtà erano ben orientati e istruiti dalla propria cosca
d’appartenenza, che intimorivano anche i più piccoli negozianti, chiedendo dei soldi da destinare
ad amici detenuti… oltre al fatto che a molti arrivavano delle lettere in forma anonima firmate
“mano nera”, che costringevano diversi operatori economici a rivolgersi al loro “santo in
paradiso”, ignari che il “santo in paradiso” era proprio quello che in modo occulto li
danneggiavano, con atti intimidatori, specie bombe”.
Alla luce dei fatti innanzi citati, è palese che CIANCI Antonino e BUDA Pasquale erano
ben consapevoli della richiesta estorsiva in argomento attuata dal BERTUCA e non confermata, per
timore di sicure rappresaglie alla propria incolumità personale e dei propri familiari, dal
GIGLIETTA.
Per quanto attiene i probabili dissidi sorti tra il gruppo capeggiato da IMERTI Antonino e
quello riconducibile a BERTUCA Pasquale, intenzionato ad acquisire una certa autonomia
criminale nel centro di Villa San Giovanni, si riporta, di seguito, una conversazione registrata
sempre tra CIANCI Antonino e BUDA Pasquale, avvenuta in data 11 marzo 2007, laddove
quest’ultimo riferiva che IMERTI Antonino cl. 50 aveva avuto un incontro con BERTUCA
Pasquale, poiché quest’ultimo, aveva “….fatto fare una mala figura..”, a MIMMO, identificato in
PASSALACQUA Domenico:
BUDA P.:
no, a NINO l'altra volta l'ho incontrato... ...inc... quando si è preso...
...inc...
NINO: uh?... ...inc... no... e li era nella macchina?...
BUDA P.:
NINO...
NINO: uh?...
BUDA P.:
...NINO si è incontrato con PASQUALE...
NINO: chi?...
BUDA P.:
NINO "nostro" (di famiglia n.d.r.)...
NINO: IMERTI?....
BUDA P.:
con BERTUCA, che glielo deve portare MIMMO...
NINO: uh?...
BUDA P.:
a MIMMO...
NINO: uh....
BUDA P.:
ora si deve incontrare NINO...
NINO: uh?...
e che è stato qualcosa con MIMMO?... uh?...
BUDA P.:
PASQUALE gli ha fatto fare una mala figura....
NINO: a chi?...
BUDA P.:
a MIMMO ...inc...
(vds. all. nr. 16)
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Il contenuto delle affermazioni sopra riportate è illuminante circa la solidarietà e la
compatezza, sottesa fra i componenti di una stessa struttura criminale, considerando la difesa del
sodale, al cospetto di un altro Capo Società, come una prova tangibile della dialettica mafiosa.
I probabili mutamenti degli equilibri mafiosi d’area, conseguenti alla scarcerazione di
BERTUCA Pasquale erano stati già evidenziati nel corso di una conversazione tra presenti,
registrata in data 06.02.2007, all’interno dell’autovettura del BUDA Pasquale, nel corso di un
colloquio intercorso con PASSALACQUA Domenico, laddove veniva evidenziato che la
scarcerazione dello stesso avrebbe peggiorato la già precaria situazione di Villa San Giovanni:
PASSALACQUA D.:
ma PASQUALE che doveva uscire, non è uscito?...
BUDA P.:
doveva uscire, e che non doveva uscire?...
PASSALACQUA D.:
eh!!...
BUDA P.:
ma!!... si deve vedere... più di uno sta aspettando a PASQUALE che
esce...
PASSALACQUA D.:
chi?...
BUDA P.:
più di uno sta aspettando a PASQUALE che esce... come se quando
esce PASQUALE aggiusta le situazioni... li peggiora...
PASSALACQUA D.:
si, con la testa che ha PASQUALE li peggiora le cose...
(vds all. nr. 17)
Circa la centralità del BERTUCA, nelle dinamiche criminali dell’area di Villa San Giovanni
e paesi limitrofi, risultava significativa una conversazione registrata in data 08.03.2007 all’interno
dell’abitazione di ALVARO Cosimo, laddove un soggetto a nome “Mico”, non meglio
generalizzato, chiedeva a chi doveva rivolgersi, un proprio amico, non indicato, che doveva
costruire un capannone a Campo Calabro. La richiesta, dal contenuto del dialogo, era riferita ai
contatti che lo stesso avrebbe dovuto intraprendere con gli esponenti della locale criminalità
organizzata, infatti riferiva testualmente: “…vuole andare a bussare... dove deve andare?... a Villa o
là?...".
L’ALVARO, riferiva di recarsi a Campo Calabro, dai componenti della famiglia
GARONFOLO: "..no!.. là!.. ci sono i GARONFOLO...", attestando, in tal modo, la competenza di
quest’ultima famiglia mafiosa, nel territorio di Campo Calabro.
Nella prosecuzione della conversazione, il soggetto a nome “Mico” chiedeva se fosse stato
necessario rivolgersi anche a BERTUCA Pasquale. In merito l’ALVARO riferiva che si sarebbe
informato.
(vds all. nr. 18)
Il dialogo, oltre a dimostrare uno spiccato controllo territoriale da parte delle diverse
famiglie mafiose, laddove è necessario per intraprendere qualsiasi operazione di natura economica
stabilire i “dovuti” contatti con gli aggregati criminali e, quindi, elargire delle somme di denaro a
titolo estorsivo, era sintomatico di un rientro nel circuito mafioso del BERTUCA, che scarcerato un
mese prima, già aveva imposto la propria egemonia nell’area. Infatti, l’inerlocutore dell’ALVARO,
per evitare che il proprio amico cadesse in un errore relazionale, con conseguenti ritorsioni,
chiedeva d’incontrare anche il BERTUCA.
Sempre in data 18 maggio 2007, alle ore 16.17, si registrava l’ennesimo dialogo tra BUDA
Pasquale e lo zio CIANCI Antonino. Nella circostanza, il colloquio, nella parte iniziale, era riferito
alla persona di PASSALACQUA Domenico che, in relazione ad una vicenda connessa alla
compravendita di un telefonino Wind, aveva messo in difficoltà lo stesso BUDA Pasquale. In tale
contesto, risultava significativa la frase di CIANCI Antonio laddove attestava che il
PASSALACQUA era il custode del patrimonio dello stesso BUDA infatti, riferiva: “… le sue cose
ce li ha!!... ha il pane, ha i vostri "panari"... a questo, ha quello... ha tante cose PASQUALE!!..”.
Subito dopo aggiungeva: “… eh... ...inc... in tutti i posti miliardi ha?... per favore... che si
incassano?... PASQUALE!!...”.La restante parte del discorso, sempre incentrata sulla figura di PASSALACQUA
Domenico, era attinente ad un litigio sorto tra quest’ultimo e COTRONEO Giuseppe [nato a San
Roberto (RC) il 16.12.1941], connesso ad una proprietà terriera, non meglio specificata. A tal
proposito il BUDA aggiungeva che qualora avesse voluto, avrebbe potuto indurre i componenti
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della famiglia COTRONEO ad assumere qualsiasi tipo d’iniziativa nei confronti del
PASSALACQUA, anche in considerazione del fatto che, a difesa di quest’ultimo ci sarebbero stati,
esclusivamente, GRILLO BRANCATI Vitaliano, identificato nell’omonimo, [nato a Villa San
Giovanni il 18.02.1960], nonché un soggetto, indicato con l’appellativo “d’artagnan” , identificato
in CRISTIANO Domenico [10.01.1951] . In merito, il BUDA riferiva testualmente: “…. zio
NINO, se io personalmente con i COTRONEO, con i COTRONEO, mi sentite a me?... ..."gli
dicevo non voglio sapere niente di MIMMO PASSALACQUA... lo sapete che facevano di
MIMMO PASSALACQUA? ah!!..." ma lui non si rende conto nemmeno!!... lui parla, parla
sempre... parla, parla... a chi hai di lato a te!!!... a chi hai di lato a te!!... ah!!... a MICO
"dartagnan!!" (DOMENICO CRISTIANO n.d.r.)... o il marito (GRILLO BRANCATI
VITALIANO n.d.r.) dell'avvocatessa (TRIPEPI ANNA MARIA n.d.r.)... ... che è "immischiato"
con la Polizia e con i Carabinieri... con chi si mette?...”.
(vds. all nr.19)
Si precisa che, a seguito del servizio di ascolto, e della conseguente attività di osservazione,
veniva accertato che effettivamente PASSALACQUA Domenico era solito relazionarsi con il
citato GRILLO BRANCATI Vitaliano, marito dell’avvocato TRIPEPI Anna Maria, e con
CRISTIANO Domenico.
Nella conversazione successiva, BUDA Pasquale e CIANCI Antonino discutevano in
relazione alla figura di una persona, non meglio specificata, probabilmente della città di Reggio
Calabria, che manteneva un atteggiamento molto guadingo, derivante, da contrasti avuti con
soggetti appartenenti allo schieramento criminale operante nell’area di “Gebbione”, individuata nel
noto gruppo riconducibile alla famiglia LABATE:
ZIO NINO:
eh!...ma lo sapete che nella città lui...inc...non li accetta!...e ci è costato
in un attimo....inc..., quando abbiamo visto l'altro fratello là ci fermavamo...quando è passato
BUDA P.:
...guardingo
ZIO NINO:
ah?
BUDA P.:
guardingo è
ZIO NINO:
che ha?
BUDA P.:
è guardingo!
ZIO NINO:
chè è nato ieri ed ha camminato oggi lui!...gli diceva l'altro giorno che è
impulsivo lui, per dire, le mani le alzava subito con tutti ...là gli raccontava questo fatto là...inc...,
se li doveva alzare le mani le alzava in niente, con vecchi, giovani, come erano
tirava...purtroppo...eh!!!...
BUDA P.:
con Gebbione ha avuto battibecchi!
ZIO NINO:
ah?
BUDA P.:
con Gebbione ha avuto sempre battibecchi!
ZIO NINO:
con Gebbione non può perché ...inc..., loro non vanno, loro non vanno
fuori riga...però chi tocca là si brucia
L’altra parte del discorso, emblematica del senso di mutua assistenza che i compomenti
della organizzazione criminale sentono come dovere per eccellenza, al fine del mantenimento della
struttura stessa, era attinente a problematiche relative al mantenimento in carcere dei detenuti
appartenenti all’organizzazione criminale di Fiumara di Muro. Il BUDA lamentava di essere il solo
a soddisfare tale incombenza:
ZIO NINO:
ora cominciano ad ordinare là, i carcerati?
BUDA P.:
...imprecazione...non ne posso più, mi dovete credere
ZIO NINO:
ora cominciano! ...cammice, pantaloni, è estate...
BUDA P.:
ma pure...ma io non riesco a capire "ma non potete andare
sole?"...giusto? ah?...andate sole, vi fa lo sconto che...una volta ci sono andato io da Nino, ed una
volta con Pasquale c'è andata
ZIO NINO:
da...
BUDA P.:
da Carmelo..."se la vede con Pasquale!"...se la vede con Pasquale
che...come se la vede con me...
ZIO NINO:
contate no!
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BUDA P.:
zio Nino!...ma io lo faccio con tutto il cuore, mi dovete credere...però
io...ci sono momenti zio Nino, mi dovete credere, che mi mancano i cento euro...e non è che io...ci
sono momenti che mi mancano i cento euro...
ZIO NINO:
eh!!!
BUDA P.:
purtroppo loro si mantengono due macchine ...inc...
ZIO NINO:
eh! eh! eh!
BUDA P.:
...inc...la moglie dalla mattina alla sera piedi piedi...consuma più lei che
io
ZIO NINO:
se ne vanno tanti soldi che mancano
(vds. all. nr. 20)
I fatti innanzi citati costituiscono una prova granitica circa la sussistenza, nell’area di Villa
San Giovani e, quindi, dei centri pre/aspro montani ad essa collegati, di un’agguerrita associazione
mafiosa, capeggiata da IMERTI Antonino cl. 50., al cui interno, come già rappresentato venivano
registrati alcuni dissidi, connessi, essenzialmente, dopo la scarcerazione di BERTUCA Pasquale,
alla conduzione di alcune attività criminali e più in generale alla gestione criminale del centro di
Villa San Giovanni.
Come già evidenziato nelle pagine precedenti, il problema principale che stimolava BUDA
Pasquale proveniva proprio dalla pessima gestione che IMERTI Antonino cl. 50 adottava per
l’organizzazione criminale di Fiumara di Muro. In particolare, nel corso di una conversazione,
registrata in data 18 novembre 2006, intercorsa tra BUDA pasquale e CIANCI Antonino, i due
interlocutori, nel rappresentare la situazione criminale relativa a tale centro, evidenziavano che
IMERTI Antonino cl. 50 tratteneva i proventi illeciti per sè, senza, tra l’altro, dividerli con i restanti
componenti dell’organizzazione e, ancor di più, con i soggetti detenuti. Infatti, il CIANCI, asseriva:
“è miserabile una persona se tiene i soldi dei carcerati..”.
In tale contesto, il BUDA aggiungeva che avrebbe rappresentato tali fatti al fratello dello
stesso IMERTI Antonino, identificato in IMERTI Giovanni [nato a Fiumara (RC) il 03.04.1958, ivi
residente ivi residente frazione San Rocco alla Via Pietro Micca nr.26, coniugato, detenuto],
allorquando si sarebbe recato a fare visita a quest’ultimo in carcere, detenuto, unitamente a
LICANDRO Rocco [04.03.1966], cognato del BUDA, presso il penitenziario di Volterra “.. io ora
quando vado da suo fratello ...io...che faccio un pò di discorsi...”. Aggiungeva “..io come arrivo là
da suo fratello io gli faccio un discorso...se io devo andare avanti in questa maniera! ...vado a
lavorare io! ...a rompermi il culo e poi e....”.(vds. all. nr. 21)
Alla luce della conversazione innanzi citata, è evidente come venisse centrato il senso di
natura associativa, fra appartenenti alla medesima struttura criminale, che esprimeva IMERTI
Antonino cl. 50, il cui comportamento veniva qualificato come non consono ad un uomo
appartenete alla ‘ndrangheta.
La successiva conversazione, intercorsa alle ore 19.42, sempre tra BUDA Pasquale e lo zio
CIANCI Antonino, era collegata alle dinamiche criminali relative all’area di Villa San Giovanni,
laddove i due interlocutori avevano notato frequenti contatti tra PASSALACQUA Domenico e
REITANO Pasquale [ nato a Fiumara di Muro il g. 01.04.1935 ivi residente, via Tobruk nr. 42/C,
pregiudicato], senza conoscerne concretamente il motivo, pur ipotizzando una controversia legata a
problemi economici. L’atteggiamento mantenuto dal PASSALACQUA, infatti, non era molto
gradito dagli interlocutori, poiché determinate situazioni, andavano, comunque, riferite anche agli
altri sodali.
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 225 DEL 18.11.2006, ORE 19.42 CON
APPARECCHIATURA SIO.
Legenda
BUDA P = BUDA PASQUALE;
NINO = CIANCI ANTONINO
INIZIO TRASCRIZIONE
^^^^
NINO: compare Ciccio non l'ho visto per niente
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BUDA P.: no! là a Solano è
NINO: eh!...ma che hanno qualche cosa, per ora, compare Mimmo con coso...non è...
BUDA P.: si! ma...hanno qualche problema, gli è andato pure Pasquale Reitano, qualche tre
volte là
NINO: da chi?
BUDA P.: da Mimmo
NINO: eh!! e che problema?
BUDA P.: ma non lo so
NINO: e Pasquale REITANO e....
BUDA P.: è venuto qualche tre volte, quattro volte là....a trovarlo! discussioni lunghe.....
NINO: non è lo stesso problema va!....penso che è la discussione, il fatto dei soldi di suo
cognato là, di suo fratello Gaetano che gli doveva dare cose là con Peppe
BUDA P.: non lo so! è venuto qualche tre, quattro volte a trovarlo...io non...se REITANO
dice una cosa non è che gli vado a domandare che...quando se ne accorge che voi volete sapere...
(vds. all. nr. 22)
Ancor prima di analizzare l’esito delle successive indagini, è opportuno fare un passo a
ritroso nel tempo, ovvero a maggio 2006, laddove la figura di CIANCI Antonino, quale
soggetto aderente al medesimo contesto criminale era già emersa nel corso di un servizio di
osservazione, che indirettamente consentiva di verificare un summit criminale intercorso tra i
massimi esponenti del locale di Fiumara di Muro e Villa San Giovanni.
In particolare, in data 28 maggio 2006, alle ore 19.57, PASSALACQUA Domenico, sulla
propria utenza telefonica nr. 339/5235235, riceveva una telefonata dal nr. 393/9017515, in uso a
BUDA Pasquale, che lo invitava, insolitamente a fare visita alla sorella per il giorno successivo a
Fiumara di Muro [...niente...domani se salivi da tua sorella verso le 16.30..]117. L’invito, sebbene
non venisse immediatamente recepito dal PASSALACQUA tuttavia veniva accertato e compreso
successivamente.
Sulla scorta di tali acquisizioni, il giorno successivo, venivano attuati dei servizi di
osservazione nei confronti del PASSALACQUA, al fine di verificare gli spostamenti dello stesso.
Si precisa che il giorno successivo (29 maggio 2006), quest’ultimo, alle ore 10.55 contattava
l’utenza nr. 339/5736198, in uso a VITALE Domenico, [nato a S. Stefano Aspromonte il
03.01.1959 e residente a Reggio Calabria in via Fratelli Spagnolo nr. 51, coniugato], con il quale
fissava un appuntamento presso il cantiere dello “zio”, quest’ultimo identificato nell’imprenditore
VITALE Stefano [25.07.1938], in quel periodo impegnato nella realizzazione di alcune palazzine
in via Riviera di Villa San Giovanni118.
VITALE Domenico, oltre ad essere nipote di VITALE Stefano, in precedenza generalizzato,
è uomo di fiducia di MUSOLINO Rocco [ 01.03.1927], pregiudicato, già inquisito in relazione al
delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso, successivamente assolto e oggetto di
attentato alla propria vita il 23.07.2008, sebbene miracolosamente sia rimasto illeso. Sul conto
dello stesso si disquisirà in seguito.
L’incontro , scaturito dalla precedente conversazione, era finalizzato a far conoscere a
VITALE Stefano, attraverso il nipote VITALE Domenico, che anch’egli, nella stessa giornata,
doveva recarsi all’appuntamento con il BUDA. La conferma giungeva alle ore 14.05 successive,
allorquando PASSALACQUA Domenico, dal proprio telefono cellulare nr. 339/5235235,
contattava l’utenza nr. 339/6653653, in uso a VITALE Stefano, chiedendo a quest’ultimo se il
nipote lo avesse informato che alle ore 16.30 dovevano recarsi “ là”. I due restavano d’accordo che
si sarebbero recati all’appuntamento con l’autovettura del VITALE Stefano.
Dal contesto delle conversazioni intercettate, si intuiva, chiaramente, che l’incontro doveva
essere di estrema importanza, atteso che, successivamente, sull’utenza domestica del
PASSALACQUA [0965/795627], si registrava, da parte di quest’ultimo, un’insolita fibrillazione.
Lo stesso, infatti, alle ore 14.08, quindi dopo appena tre minuti dalla telefonata intercorsa con
117 Vedasi brogliaccio intercettazione conversazione nr. 13211 del 28 maggio 2006, registrata sull’utenza
telefonica nr. 339/5235235, in uso a PASSALACQUA Domenico.
118 Vedasi brogliaccio intercettazione conversazione nr. 13238 del 29 maggio 2006, registrata sull’utenza
telefonica nr. 339/5235235, in uso a PASSALACQUA Domenico.
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VITALE Stefano, chiamava la sorella PASSALACQUA Graziella [nata a Fiumara di Muro il
13.07.1959], alla quale, dopo aver chiesto notizie di “Gaetano”, identificato in GRISO Gaetano
[nato a Reggio Calabria il 11.02.1981 e residente a San Roberto in Via S. Anna 60], fidanzato con
ESPOSITO Rosanna, figlia della sorella, riferiva alla stessa che, alle 16.30, sarebbe salita da lei
unitamente a Stefano, identificato in VITALE Stefano. La donna, oltremodo sorpresa, chiedeva
conferma della visita, ottenendo assicurazione in tal senso119.
La donna, non avendo perfettamente compreso il messaggio del fratello, alle ore 15.02
successive, lo avvisava che era arrivato “Gaetano”, ovvero GRISO Gaetano, in precedenza
generalizzato, unitamente alla madre e tale Satina, quindi chiedeva conferma se fosse salito lo
stesso con Stefano VITALE. Il PASSALACQUA, in maniera molto vaga, riferiva che si sarebbero
visti più tardi.
PASSALACQUA Graziella, sorella di Domenico (PASSALACQUA), ancora non aveva
capito il motivo per il quale il fratello l’aveva avvisata che alle ore 16.30 sarebbe arrivato presso la
propria abitazione, pertanto, la stessa, alle ore 18.57 chiamava MARTELLO Lidia [20.10.1956],
convivente del fratello, con la quale commentava tale circostanza.
La donna, infatti, riferiva che il fratello era passato da casa sua, solo di passaggio, ma
subito era andato via.
(vds. all. nr. 23)
Probabilmente il PASSALACQUA aveva telefonato alla sorella, affinchè la stessa avvisasse
il marito, ESPOSITO Erminio, della riunione, circostanza non perfettamente compresa dalla donna.
Tale deduzione scaturisce dal fatto che all’incontro, registrato in progressione, non si notava,
almeno visivamente, la presenza di quest’ultimo, sebbene ritenuto aderente allo stesso contesto
criminale e, tra l’altro, in data 27 gennaio 2000, aveva tenuta analoga riunione proprio a casa sua,
con gli stessi soggetti, così come accertato dai Carabinieri di Fiumara di Muro.
Il servizio di osservazione, predisposto nei confronti del PASSALACQUA Domenico,
consentiva di verificare che alle ore 16.05 del 29 maggio 2006, PASSALACQUA Domenico saliva
a bordo dell’autovettura (mercedes targata BL903LT) di proprietà e condotta da VITALE Stefano e
con lo stesso raggiungeva Fiumara di Muro. In tale località, dopo una breve sosta, nel corso della
quale incontravano BUDA Pasquale, viaggiante a bordo della propria autovettura Fiat Marea, si
portavano in c.da Colelli di San Roberto, ove giungeva, in progressione BUDA Pasquale, in
compagnia di altri due soggetti, uno dei quali veniva riconosciuto, immediatamente in IMERTI
Antonino cl. 50. L’altro soggetto, veniva identificato, il giorno successivo, attraverso specifica
visone fotografica, nel citato CIANCI Antonino. Gli stessi, successivamente, accedevano
all’interno dell’abitazione contraddistinta dai civici 53 e 55 della S.P. 6 (che in quel tratto assume
la denominazione di via Bolano), risultate, rispettivamente, di proprietà dei coniugi:
COTRONEO Giorgio, nato a San Roberto il 31.01.1938, ivi residente via Bolano
nr. 53, difatto domiciliato a Milano, e COTRONEO Stella, nata a San Roberto il 26.09.1947, stesse
vicende anagrafiche del marito;
AMORE Giorgio [09.05.1924] e LO FARO Maria [06.08.1929], entrambi residenti
al civico 55 di via Bolano di San Roberto.
Quindi, alla luce del servizio sviluppato, all’incontro erano sicuramente presenti VITALE
Stefano, PASSALACQUA Domenico, BUDA Pasquale, IMERTI Antonino cl. 50 e CIANCI
Antonino. Il particolare atteggiamento precauzionale mantenuto dai suddetti, sia nel corso delle
conversazioni telefoniche registrate, sia nella scelta del luogo per effettuare l’incontro (trattasi si
una località raggiungibile attraverso uan sola strada, alle pendici dell’area preaspromontana),
faceva concretamente supporre che l’incontro rapprsentava la riunione del gruppo delle persone
costituenti il vertice criminale di Fiumara di Muro.
119 Vedasi brogliaccio intercettazione conversazione nr. 308 del 29 maggio 2006, registrata sull’utenza
telefonica nr. 0965/795627 in uso a PASSALACQUA Domenico
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Considerata la particolare conformità del terreno, che non consentiva di potere effettuare
adeguati servizi di osservazione, il dispositivo di osservazione, integrato successivamente con altri
militari, veniva fatto convergere in un’area più distante, al fine di verificare il passaggio a distanza
dei soggetti interessati. Infatti, alle ore 18.31, PASSALACQUA Domenico e VITALE Stefano
transitavano nel centro abitato di Campo Calabro, fermandosi, alle ore 18.36. presso lo studio del
Geometra Stefano REPACI, eletto, nell’anno 2008, Sindaco del comune di Fiumara di Muro.
(vds. all. nr. 24)
Ulteriori rapporti relazionali, intercorsi tra BUDA Pasquale e lo zio CIANCI Antonino, si
registravano in data 30 marzo 2007, come emerge dalle conversazioni captate sempre all’interno
dell’autovettura Fiat/Marea, in uso al BUDA.
Anche in questa circostanza i due soggetti, immancabilmente, facevano riferimento ad
alcuni fatti di estrema valenza probatoria, in ordine alle struttura criminali operanti nell’area di
Reggio Calabria, con particolare riferimento alla zona Nord della città, evidenziando tra l’altro, nel
corso della conversazione nr. 4644 delle ore 19.12, anche la divisione del territorio, all’indomani
della pax mafiosa.
Durante la prima conversazione, registrata alle ore 15.28, CIANCI Antonino rappresentava
all’interlocutore di un incontro, avuto nella stessa mattinata, con PRIORE Francesco [ identificato
nell’omonimo, nato a Reggio Calabria il 5.12.1935, pregiudicato], indicato, nell’ambito del
procedimento penale “Olimpia”, quale componente della cosca “RUGOLINO”. L’incontro,
intercorso tra il CIANCI ed il PRIORE, era finalizzato a dirimere una questione, sorta tra
quest’ultimo e BARBIERI Domenico, connesso alla vendita di un terreno, che quest’ultimo si era
comprato senza l’autorizzazione del PRIORE e di GRECO Giuseppe [nato a Calanna il
01.01.1960], figlio del defunto GRECO Francesco [nato a Reggio Calabria il g. 01.01.1930], capo
dell’omonima consorteria criminale operante a Calanna. Per tale fatto, il PRIORE, alcuni giorni
prima, aveva atteso, presso lo svincolo autostradale di Gallico, il BARBIERI, minacciandolo con
un coltello. Inoltre, in data 29 gennaio 2007, per tale vicenda, GRECO Giuseppe aveva picchiato
BARBIERI Vincenzo Carmine [26.11.1961], fratello di Domenico.
Il CIANCI, nella stessa mattinata, unitamente al PRIORE, si era recato anche a casa del
BARBIERI per rintracciarlo, e lì avevano appreso anche dalla moglie che quest’ultimo non era
presente.
Aldilà di tali fatti, che saranno richiamati in seguito, si precisa che, nel corso della
conversazione in argomento, BUDA Pasquale e CIANCI Antonio facevano alcune affermazioni,
oltremodo dettagliate anche in relazione alla figura di COTRONEO Domenico, nato a San Roberto
il giorno 01.01.1944, pregiudicato, che avrebbe richiesto di far transitare nel proprio locale di
‘ndrangheta, un soggetto non meglio specificato, che dal complesso generale del discorso, potrebbe
identificarsi in BARBIERI Domenico: “…no, ma Mimmo (ndr COTRONEO Domenico) diceva un
altro fatto... diceva a un certo punto che vanno trovando... chi passa!!... io passo nel suo "locale"
(inteso come 'ndrangheta n.d.r.)... se gli sta bene al suo "locale" mangiano e si scialano... se c'è
qualche "locale" che si "oppone"... dopo escono e dicono... "a me non mi sta bene"... Mimmo (ndr
COTRONEO Domenico) questo diceva in questo modo...”
Tale richiesta, espressa dallo stesso BARBIERI, deriva probabilmente dal fatto che
l’organizzazione criminale, rappresentata dal BUDA Pasquale e CIANCI Antonino, non era
intervenuta in modo adeguato nei confronti di GRECO Giuseppe, allorquando quest’ultimo aveva
picchiato il fratello (BARBIERI) Vincenzo.
Le affermazioni del BUDA e del CIANCI, in relazione alla richiesta fatta dal BARBIERI,
apparivano non concretizzabili, atteso che il passaggio ad un altro “locale” doveva essere
autorizzato anche dagli esponenti delle omologhe organizzazioni mafiose. Dal contesto del discorso
emergeva, inoltre, che COTRONEO Domenico rivestiva, nel panorama criminale, un grado di
elevato livello, atteso che veniva riconosciuto quale capo di un Locale di ‘ndrangheta e nello
specifico quello di San Roberto.
(vds. all. nr.25)
La conversazione successiva aveva come oggetto il comportamento della famiglia
COTRONEO, laddove i due interlocutori, evidenziavano alcune differenze tra i figli dei fratelli
COTRONEO, Attilio e Salvatore, ritenendo il CIANCI, che i figli di COTRONEO Salvatore, un
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PROCURA DELLA REPUBBLICA
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tempo, avevano più potere mentre i figli di COTRONEO Attilio erano persone litigiose, ritenute
tali anche dalla famiglia “BARILLA”, legata da rapporti di parentela con i COTRONEO. La
moglie di Attilio, quindi, madre di COTRONEO Domenico, in precedenza generalizzato, è stata
identificata in BARILLA’ Tommasina cl. 1915.
A prescindere da tali affermazioni, si precisa che BUDA Pasquale non aveva condiviso
l’atteggiamento di un componente della famiglia COTRONEO, poiché dal momento del suo rientro
dall’estero, segnatamente la Francia, aveva portato con sè una donna di colore. Tale atteggiamento,
secondo le affermazioni del BUDA non era consono ad un appartenente alla ‘ndrangheta “..."e un
uomo può fare certe cose"... onesto ah?...”. Subito dopo aggiungeva "…..ma un uomo può fare
certe cose?"... Con il termine “uomo”, nell’ambito del contesto criminale locale, s’intende un
appartenente alla criminalità organizzata. Infatti, in seguito, sottolineava ulteriormente tale
principio: “.. o obbligo o non obbligo, se una persona si deve comportare così con la... le regole
dell'uomo... ...(abbassamento di linea)... ma io penso che lui nemmeno ammira certe cose... a lui
non gli interessano nemmeno certo cose...”.
(vds. all. nr. 26)
Di particolare interesse risultava la conversazione registrata alle ore 19.12, laddove CIANCI
Antonino e BUDA PASQUALE, dopo aver commentato la presenza di una pattuglia dei
Carabinieri, notata lungo la strada, dialogavano in relazione alla figura di VITALE Stefano, in
precedenza generalizzato e della necessità espressa da quest’ultimo di intestare una delle ditte ai
figli. In seguito, CIANCI Antonino riferiva che era sorto un problema tra PRIORE Francesco, in
precedenza generalizzato, ed alcuni appartenenti alla famiglia mafiosa dei GARONFALO,
egemone del Locale di Campo Calabro, poiché il suddetto PRIORE riteneva che una determinata
zona rientrasse nella competenza dell’organizzazione mafiosa operante in Catona. I due
interlocutori, in merito, specificavano i limiti territoriali delle diverse cosche: “
CIANCI A.:
sicuro no?...
BUDA P.:
ma scusate zio NINO...
CIANCI A.:
Ma la... sentite!! quel locale che ha nella marina! Ah?...
BUDA P.:
...è messo con i GARONFALO!
CIANCI A.:
...CICCIO PRIORE!!... gli ho detto io: ma qua prende con Campo!! con
quale Campo!! mi dice qua dice è Catona, Catona!...
BUDA P.:
Campo, Campo...
CIANCI A.:
mannaggia a Dio... lui insisteva che è Catona!...
BUDA P.:
Che sa lui, non sa nemmeno dove si divide il, il coso! Zio NINO vedete
che loro non sanno niente! di Catona, loro non centrano niente con la Catona!...
CIANCI A.:
Chi?...
BUDA P.:
CICCIO "U PRIORI"...
CIANCI A.:
uh!!...
BUDA P.:
a livello di....
CIANCI A.:
NO, no, lo so!...
BUDA P.:
...niente! Che ne sa lui dove, dove hanno diviso le fiumare? Ma!...
Quando hanno avuto la storia, questi, con quelli della Catona, dopo si sono seduti...
CIANCI A.:
si, hanno diviso si...
BUDA P.:
...si sono divisi le zone! Allora, come scende dalla Concessa...
CIANCI A.:
uh...
BUDA P.:
come prende il Ponte, dal Ponte direzione la fuori va con la Catona e dal
Ponte per venire in qua va con Campo... In questo modo hanno stabilito!... .... Poi, dal Ponte
"budello" ad andare a monte va con noi altri! ...
L’ultima affermazione, delimitava, tra l’altro, anche il territorio di competenza
dell’organizzazione IMERTI, laddove il BUDA, in quel momento nella zona di Campo Calabro,
indicava che la loro area ricadeva “ a monte”, ovvero alle spalle di quest’ultimo centro, che ricade
nella zona di Fiumara di Muro.
Le affermazioni qualificano, in maniera inequivocabile, l’appartenza dei suddetti allo
schieramento mafioso operante in Fiumara di Muro, anche in considerazione che la prosecuzione
del dialogo, incentrato su una richiesta estoriva, inerente i lavori connessi alla realizzazione della
corsia d’emergenza dell’autostrada A/3, imposta da IMERTI Antonino a tale “GIORGIONE”,
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PROCURA DELLA REPUBBLICA
289
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identificato in CALARCO Giorgio [ nato a San Roberto il 10.05.1961, residente a Fiumara di
Muro] e ai fratelli di quest’ultimo (ROCCO e VINCENZO), di seguito generalizzati. Tale episodio
sancisce, laddove ve ne fosse ancora bisogno, in maniera ineluttabile, il ruolo di primo piano svolto
da IMERTI Antonio, nonché da BUDA Pasquale e da CIANCI Rocco, all’interno
dell’organizzazione criminale d’appartenenza.
CIANCI A.:
l'altra sera coso la era, là sopra era, da MIMMO...
BUDA P.:
Chi?
CIANCI A:
GIORGIONE (o GIORGIONI)...
BUDA P.:
Da MICO?...
CIANCI A.:
si!...
BUDA P.:
Si, c'è stata ieri... me lo ha detto MIMMO, siccome lui gli ha detto a
ROCCO ...incomp...(disturbi di linea) GIORGIONI, ROCCO che tu mi dici in questa maniera d
GIORGIONI non sai i fatti! Ha chiamato a NINO e glielo ha detto! Gli ha detto ROCCO "e che è?
Prima vi fate i discorsi, tu e mio cugino", gli ha detto, "e poi venite e me lo dite a fatto compiuto a
me!" Ora MIMMO, ieri aspettava a GIORGIONI che non si permetta quando parla con ROCCO di
parlare di NINO e di MIMMO, di parlare solo di MIMMO che non metta più a NINO, hai capito?
che non pensino che…
BUDA P.:
Uhm! Ma ormai ha un paio di giorni, un paio di sere fa è stato, che lui
era là, ho visto a coso ...inc... per il cemento...
CIANCI A.:
per il cemento....
BUDA P.:
per il cemento...
CIANCI A.:
AH?...
BUDA P.:
...per l'autostrada, non ve lo avevo detto io a voi?...
CIANCI A.:
si!!...
BUDA P.:
...siccome ero a Catona, gli ho fatto un favore ahaa... Campo, ora devono
andare a GALLICO a Archi e a Santa Caterina... si ma con questo cattive figure fanno! Con questo
cattive figure fanno!...
CIANCI A.:
Questo "pila" (soldi n.d.r.) non ne vuole sganciare!...
BUDA P.:
la deve sganciare quello della strada! ... l'autostrada....
CIANCI A.:
qua si tratta...
(vds. all. nr. 27)
In relazione ai fatti innanzi citati, emergeva che, a seguito di tale richiesta estorsiva, il
CALARCO, avrebbe, comunque, dovuto elargire una somma estorsiva: “NINO: Questo "pila"
(soldi n.d.r.) non ne vuole sganciare!... BUDA P.: li deve sganciare quello della strada! ...
autostrada....”, sebbene era palese che gli stessi BUDA, CALARCO e IMERTI, avrebbero dovuto
trovare prima un accordo con le organizzazioni criminali, operanti nella città di Reggio Calabria,
tenuto conto che il CALARCO stesso, per tali lavori, era già sottoposto ad estorsione, infatti il
BUDA riferiva testualmente: “...siccome ero a Catona, gli ho fatto un favore ahaa... Campo, ora
devono andare a GALLICO a Archi e a Santa Caterina... si ma con questo cattive figure fanno! Con
questo cattive figure fanno!... ”. A seguito di specifici riscontri effettuati, è emerso che i fratelli di
CALARCO Giorgio, identificati in Rocco [nato a Laganadi il 16.05.1966 residente a San Roberto]
e Vincenzo [ nato a Laganadi il 18.07.1964 residente Campo Calabro], sono proprietari della
CALARCO CALCESTRUZZI s.r.l., con sede a Fiumara di Muro in c.sa Musarra. La citata impresa
ha stipulato un contratto nell’anno 2007 con la società “CONSORZIO SICILIA” e la società
“CONSORTILE SA-RC”, per la fornitura di calcestruzzo, relativa alla costruzione del tratto
autostradale Scilla – Reggio Calabria, lotto DG87. Tale dato scaturisce dalla denuncia presentata in
data 25 maggio 2007, dai fratelli CALARCO, Vincenzo e Giorgio, presso il Comando Stazione
Carabinieri di Fiumara di Muro, circa il danneggiamento, mediante incendio, di una motopala
marca MF200D, di un’impastatrice e altro materiale, lasciato in sosta, all’interno di un cantiere,
ubicato in località Donica di San Roberto, ove la propria impresa, denominata CALEDIL S.A.S.
era impegnata nella realizzazione di alcuni capannoni, da adibire a struttura per allevamenti di
polli, di proprietà della cognata IANNI’ Marianna, moglie del fratello Giorgio. Nella circostanza, i
fratelli CALARCO evidenziavano di essere titolari anche dell’impresa CALARCO
CALCESTRUZZI, impegnata nella fornitura di cemento per le ditte che stavano realizzando i
lavori di ammodernamento dell’autostrada.
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(vds. all. nr. 28)
Da accertamenti effettuati, è emerso che i fratelli CALARCO, oltre alla società “CALARCO
CALCESTRUZZI S.A.S”, sono titolari delle seguenti imprese, anche se dalle iscrizioni formali
presso gli uffici della Camera di Commercio, risultano che operano autonomamente:
"CALEDIL DI CALARCO VINCENZO E FRATELLI - S.A.S."., con sede
in Reggio Calabria (rc) via Santa Caterina 155/a cap 89100120. Della citata società, risultano
essere soci, i fratelli CALARCO, Rocco [nato a Laganadi (RC) il 16/05/1966], Francesco [nato a
Laganadi (RC) il 11/09/1967], Giorgio [nato a San Roberto (RC) il 10/05/196]. Sino alla data del
12 febbraio 2008 era socio anche CALARCO Rocco [n. 08.06.1914]
- “COSTRUZIONI MUSARRA - Società a responsabilità lilitata” con sede in Campo
Calabro (RC) via Umberto I Traversa Privata 1/b CAP 89052121. Alla data di costituzione della
società, 27.06.2005, i soci risultavano essere CALARCO Rocco, [nato a Laganadi 16.05.1966] e
SANTORO Antonio [nato a Reggio Calabria il 13.04.1979]. Successivamente sono subentrati,
come soci, rispettivamente IANNI’ Marianna [nata a Fiumara il 12.12.1963 e CREAZZO
Angelina [nata a San Roberto 01.07.1967]. L’amministratore unico risulta essere CALARCO
Vincenzo [nato a Laganadi il 18.07.1964] e il direttore tecnico BARILLA’ Fortunato [nato a
Reggio Calabria il 04/11/1964].
In relazione alle affermazioni, fatte da BUDA Pasquale all’inizio della conversazione, circa
la suddivisone del territorio, si precisa che in merito insiste anche una conversazione intercorsa tra
VITALE Stefano ed il nipote VITALE Domenico, entrambi in precedenza generalizzati,
quest’ultimo autista di MUSOLINO Rocco.
CONVERSAZIONE REGISTRATA AL PROG. 0126 DEL 23.03.2007, ORE 19.26’.21’’,
CON APPARECCHIATURA SIO.
LA REGISTRAZIONE HA INIZIO CON LA VETTURA IN MOVIMENTO, A BORDO DELLA QUALE SI
TROVANO VITALE STEFANO ED UN UOMO RICONOSCIUTO PER IL NIPOTE VITALE DOMENICO.
DALLE ORE 19.32.41 LA CONVERSAZIONE CHE INTERCORRE TRA I DUE UOMINI VIENE
RIPORTATA IN FORMA INTEGRALE:
Legenda:
VITALE S. = VITALE STEFANO;
VITALE D. = VITALE DOMENICO.
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
120 avente per oggetto sociale: IMPRESA EDILE,OVE COMPRENDONO TUTTI I LAVORI DI CUI ALLA TABELLA DI
CLASSIFICAZIONE(D.M. 770 DEL 25/02/82) DI CUI ALLE CATEGORIE 1.,2.,4.,5.,6.,10.,11.;-IMPRESA BOSCHIVA E
FORESTALE;-AUTOTRASPORTI CONTO TERZI. PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLO SCOPO SOCIALE, LA SOCIETÀ POTRÀ
COMPIERE QUALSIASI OPERAZIONE COMMERCIALE, FINANZIARIA,INDUSTRIALE, MOBILIARE ED IMMOBILIARE,
SVOLGERE OGNI ATTIVITÀ AD ESSE INERENTE,DARE E PRENDERE IN LOCAZIONE BENI MOBILI ED IMMOBILI E FARE
QUALSIASI OPERAZIONE BANCARIA O COMUNQUE RELATIVA AL CREDITO. LA SOCIETAÀ PUÒ ANCHE PARTECIPARE CON
QUOTE O AZIONI IN ALTRE SOCIETÀ E/O IMPRESE E/O CONSORZI DI IMPRESE AVENTI SCOPI ANCHE DIVERSI DAL PROPRIO,
GIÀ COSTITUITI O DA COSTITUIRE. LA SOCIETÀ, INOLTRE,POTRA' AVVALERSI DI TUTTI I FINANZIAMENTI AGEVOLATI
DISPOSTI DALLE LEGGI,CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA L.64/86.121 avente per oggetto sociale: articolo 5. - la societa' ha per oggetto l'esecuzione di lavori edili e stradali, la costruzione
di reti idriche e fognarie e di opere idrauliche in genere, l'esecuzione di opere di ingegneria ambientale, nonche'
l'esecuzione di lavori di movimento di terra e la frantumazione di materiali provenienti da cave autorizzate. la societa',
inoltre, ha per oggetto la produzione di calcestruzzo pronto per l'uso e di prodotti da quest'ultimo derivati e il relativo
trasporto e/o la posa in opera, anche per conto terzi, nonche' la produzione di prefabbricati in calcestruzzo e/o in
cemento armato e la posa in opera di questi ultimi. per il migliore conseguimento degli scopi sociali, la societa' puo'
assumere, direttamente o indirettamente, interessenze, quote e partecipazioni, anche azionarie, in altre societa' o
imprese, gia' costituite o da costituire, aventi scopi affini, analoghi o connessi al proprio, e svolgere qualsiasi altra
attivita' connessa o affine a quelle sopra elencate, nonche' compiere tutti gli atti e concludere tutte le operazioni
contrattuali di natura immobiliare, mobiliare, industriale e finanziaria, nei limiti consentiti dalla normativa vigente in
materia.
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PROCURA DELLA REPUBBLICA
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DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
VITALE S.:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
(inc.)...
VITALE S.:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
qualcosa?
VITALE S.:
e qua a Gallico...
mh...
chi sono i RUGOLINO che tengono la... situazione, Giovanni?
a Gallico no... a Gallico sopra...
e non è pure Gallico...
no... no e la...
a Gallico chi comanda?
non centrano niente...
Giovanni, qua a Gallico...
no... quello la...
e qua chi è?
(inc.)... è quello, il cognato del pentito, quello IANNO', suo cognato...
RODA'?
Mimmo CHIRICO, solo che è dentro quello...
Mimmo CHIRICO chi è?
ma no... il cognato sempre del pentito... (inc.)...
va bene ma se è dentro...
va bene ma c'è quell'altro cognato, Pino RODA' e quelli... ti serve
non lo so, quello la... e... perché coso...
I riscontri effettuati hanno permesso di identificare i soggetti sino a questo momento
menzionati, in RUGOLINO Giovanni Domenico [nato a Gallico di Reggio Calabria il 23.02.1950,
ivi residente in Via case Savoia nr.280], capo dell’omonima organizzazione criminale operante in
Catona. Condannato in primo grado, nell’ambito del procedimento penale “Olimpia”, alla pena di
anni 13 di reclusione, è stato successivamente assolto per “precedente giudicato”. Gli altri soggetti,
indicati quali cognati del collaboratore di giustizia IANNO’ Paolo [nato a Reggio Calabria il
07.06.1964], sono stati identificati in:
- RODA’ Francesco [nato ad Archi (RC) il 28.10.1956, residente in Reggio Calabria fraz.
Gallico (RC), via Noce Pesco nr. 10], che ha sposato IANNO’ Grazia, sorella del collaboratore
IANNO’ Paolo;
- CHIRICO Domenico Consolato [di Giuseppe e di Cartisano Vincenza, nato a Sambatello
(RC) il 09.09.1951, residente a Gallico (RC) in via SS. 18 III tratto nr. 3-G] veniva tratto in arresto
dai Carabinieri di Gallico in data 3 novembre 2005, dopo un anno di latitanza, poiché colpito
dall’ordine di Esecuzione per la carcerazione nr.237/2004 R.E.S. – 353/2004 R.O.E. emesso in data
30.09.2004 dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria – Ufficio Esecuzioni
Penali, dovendo espiare una pena detentiva di anni 5 di reclusione (pene accessorie: interdizione
dai pubblici uffici – interdizione legale durante la pena; misura di sicurezza: libertà vigilata per
anni 1), a seguito della sentenza di condanna nr.27/2002 Reg. Gen. – nr. 104/1995 Reg. Gen.
Notizie di Reato, emessa il 28.06.2003 dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria,
definitiva il 29.09.2004, in riforma alla sentenza del 13.03.2001 della Corte di Assise di Reggio
Calabria, in ordine ai reati di cui all’art.416 bis, co.1-2-3-4-5-8, c.p. commessi in epoca anteriore al
13.01.1986 sino al 25.02.1997 in Reggio Calabria ed altrove. Lo stesso è genero del defunto boss di
Gallico SURACE Paolo [nato a Gallico di Reggio Calabria il 21.06.1939] ,deceduto in un agguato
mafioso avvenuto in Reggio Calabria in data 10.12.1988, unitamente al proprio genero
CARTISANO Domenico [nato a Sambatello di Reggio Calabria il 06.03.1954]. Il CHIRICO,
effettivamente, è cognato di IANNO’ Paolo, avendo sposato, rispettivamente, SURACE Giovanna
[ nata a Gallico di Reggio Calabria il 10.10.1963] e SURACE Caterina [ nata a Reggio Calabria il
20.10.1961], entrambe figlie del predetto SURACE Paolo.
Nel prosieguo del dialogo, i due interlocutori facevano riferimento alla presenza di altri
soggetti, di spiccata operatività mafiosa presente sul territorio di Gallico:
VITALE D.:
ci sono i CARTISANO...
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VITALE S.:
i CONDELLI...
VITALE D.:
ah? CONDELLO?
VITALE S.:
i CARTISANO?... Il figlio di Anto... Antonuzzo...
VITALE D.:
(ride)... è lui che comanda!
VITALE S.:
mh... si?
VITALE D.:
sono immischiati con questi...
VITALE S.:
con RODA'?
VITALE D.:
penso di si...
VITALE S.:
il figlio di Antonuzzo chi?
VITALE D.:
Giovanni...
VITALE S.:
Giovanni? Il nipote di Antonuzzo...
VITALE D.:
no il figlio di Antonio... Giovanni.
VITALE S.:
Giovanni, il figlio di Antonuzzo...
VITALE D.:
che poi sarebbe suo figlio pure... (inc.)... il figlio di Giovanni...
VITALE S.:
il figlio di Giovanni... tu credi che i CON... i CONDELLO no?
VITALE D.:
vabbè loro...
VITALE S.:
Pasquale...
VITALE D.:
lui è il capo...
VITALE S.:
o sono sotto di lui?
VITALE D.:
(inc.).... loro, tranquillo che...
VITALE S.:
ma sono... e.... li tengono loro, sono sotto di loro...
VITALE D.:
eh si, sennò
VITALE S.:
Mico la... Mico CONDELLO "u pa... u pa..."
VITALE D.:
oppure... sennò pure a compare Mimmo, pure se scendeva compare
Mimmo... a secondo quello che... quello che deve fare.
VITALE S.:
va bene va...
VITALE D.:
vabbè quello è...
VITALE S.:
ci sentiamo...
VITALE D.:
(inc.)...
VITALE S.:
il CARTISANO!
VITALE D.:
no vabbè, quello se li tengono questi... perché sono mezzi imparentati
pure...
VITALE S.:
con... con CONDELLO?
VITALE D.:
quello con RODA'.
VITALE S.:
mh...
VITALE D.:
con il cognato del pentito... va bene...
VITALE S.:
e come... e quello è pentito?
VITALE D.:
eh... eh...
OMISSIS
ALLE ORE 19.35.59 VITALE DOMENICO RICEVE UNA TELEFONATA SULLA PROPRIA UTENZA
CELLULARE E RIFERISCE ALL'INTERLOCUTORE DI ESSERSI SBRIGATO, DANDOGLI APPUNTAMENTO IN
UN POSTO CHE NON INDICA. DALLE ORE 19.36.09 QUANTO DETTO TRA I DUE VIENE RIPORTATO IN
FORMA INTEGRALE:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
VITALE S.:
VITALE D.:
va bò... poi... poi parliamo, non mi fare, perché qua è un casino...
a me!!
di te me... (inc.)... (ride)...
(ride)... ti saluto!
ciao...
OMISSIS
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ALLE ORE 19.36.27 SI SENTE SBATTERE UNO SPORTELLO E SI INTUISCE CHE VITALE
DOMENICO SCENDE DALLA VETTURA DEL VITALE STEFANO IL QUALE RIPRENDE LA MARCIA. ALLE
ORE 19.49.31 LA REGISTRAZIONE HA TERMINE.
FINE TRASCRIZIONE
(vds. all. nr. 29)
I componenti della famiglia “CARTISANO”, sono stati identificati in:
- CARTISANO Giovanni Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 29.04.1943, ivi residente in
via Vill. Arghillà Nord n.7, coniugato con CHIRICO Fortunata, imprenditore, pregiudicato;
- CARTISANO Carmelo Giuseppe [nato a Reggio Calabria il 04.01.1972, ivi residente in
via Troncovito nr.3, coniugato con PELLICANO’ Isabella] imprenditore edile, pregiudicato,
effettivamente è nipote di IANNÒ Paolo.
Successivamente, i due interlocutori indicavano in CONDELLO Pasquale, all’epoca ancora
latitante, il Capo Società dell’intero raggruppamento criminale, nonché CONDELLO Domenico, in
precedenza generalizzato, tuttora ricercato, quale soggetto strettamente collegato al cugino
PASQUALE. Dal contenuto del discorso, emergeva, quindi, che i soggetti che esercitavano il
potere mafioso nel centro di Gallico, operavano alle dirette dipendenze della famiglia
CONDELLO.
Un’altra conversazione particolarmente interessante, attestante l’elevato spessore del
RODA’ Francesco nel panorama mafioso, veniva registrata, all’interno dell’autovettura del
BARBIERI in data 19 gennaio 2007, tra quest’ultimo e MUSOLINO Natale [nato a Sambatello di
Reggio Calabria il 2 gennaio 1947, pregiudicato]. Durante il dialogo, il MUSOLINO riferiva che il
RODA’ era , senza dubbio, uno degli esponenti mafiosi più importanti dell’area di Gallico,
aggiungendo che IANNO’ Paolo, cognato del RODA’, aveva, sicuramente, rilasciato delle
dichirazioni false nei confronti dei soggetti aderenti alle organizzazioni criminali:
MUSOLINO:
...inc....si ma questa settimana porta maltempo...
BARBIERI:
.....inc...
MUSOLINO:
...inc... ve ne siete venuto nel cuore della "mala"...(ride)...
BARBIERI:
...no...
MUSOLINO:
...c'è un ragazzo "dritto" qua a Gallico compare MIMMO che "iaddia"
(n.d.r. “comanda”) ...
BARBIERI:
chi è?...
MUSOLINO:
il figlio del nano
BARBIERI:
ma lui è che "iaddia"... ma qua chi è a Gallico che?... io non ho capito
niente chi dice che è FRANCO RODA' chi dice che è ...inc.. TANEDDU...
MUSOLINO:
no, FRANCO RODA' è più dritto degli altri...
BARBIERI:
eh!!...
MUSOLINO:
è più dritto, parla di meno, non parla per niente... i CARTISANO
lavorano... non... non hanno... quello no, quello è più, è più dritto... però che volete, quando si ha a
che fare con tanti si crea la confusione... e voi lo sapete...
BARBIERI:
si, ma in questo fatto, sono comparsi i suoi cognati e non vedo chiaro
nemmeno la... chissà come cazzo si sono messi... che dite voi compare??....
MUSOLINO:
io, là, sinceramente non mi sento di dire niente lo sapete perchè?...
perchè è una cosa anomala, ha parlato ha fatto, non anno arrestato a nessuno...
BARBIERI:
ma che deve...
MUSOLINO:
compare MIMMO, quello dice che mi fanno, che ci deve fare... non fa
niente quello compare MIMMO... quello il cameriere faceva qua...inc... che ci deve fare?... faceva
il cameriere compare MIMMO!!...
BARBIERI:
chi??...
MUSOLINO:
quello...
BARBIERI:
"PAULEDDU"??...
MUSOLINO:
e che faceva...voi... vi pare, che vi pensate che sapeva, si è inventato
tutte le cose compare MIMMO... si è inventato parecchie cose...
BARBIERI:
si, pure questa convinzione ho io guardate...
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Ulteriori elementi attestanti l’elevato ruolo criminale del RODA’ ¸ sono emersi, nel corso
delle indagini tecniche effettuate nei confronti di ALVARO Cosimo, ove è emerso che il RODA’
veniva attivato da CRISALLI Antonino, di seguito generalizzato, per impedire la partecipazione di
soggetti di Gallico all’acquisto di alcuni immobili, venduti attraverso aste giudiziarie. Tali fatti
saranno dettagliatamente evidenziati nel capitolo relativo alla figura di ALVARO Cosimo.
(vds. all. nr. 30)
In relazione all’identificazione del MUSOLINO Natale, quale interlocutore del BARBIERI,
si precisa che lo stesso:
- è stato riconosciuto foneticamente da parte del C.re BONANNO Antonio, poiché nel
periodo in cui il militare prestava servizio presso la Stazione Carabinieri di Gallico, il MUSOLINO
si recava periodicamente presso quell’Ufficio per apporre i prescritti visti derivanti dall’obbligo di
presentarsi alla P.G.;
in più occasioni per conttare BARBIERI Domenico ha utilizzato l’utenza nr.
0965/891034, intestata a PARDEO Rosa, via Roma nr. 9 Reggio Calabria - rifornimento Carburati.
Utenza utilizzata anche da PARDEA Antonino per conttare il BARBIERI;
in data 27.01.2007 (progressivo 12388) un soggetto a nome Natale, fonicamente
identico a quello di cui alla conversazione innazi menzionata (prog. 3056 ambientale Vitara)
contattatava, dall’utenza 0965-891034 il BARBIERI e, dopo aver riferito che stava attendendo
l’uscita da scuola della propria consorte122, stabiliva d’incontrarsi con lo stesso, previo contatto.
Alle ore 16,01 (prog.12400) dello stesso giorno, un uomo, presentatosi come MIMMO, telefonava
al BARBIERI al quale riferiva di essere in compagnia dello zio e per conto di quest’ultimo
prendeva appuntamento per un incontro con l’interlocutore presso il proprio distributore di
carburanti. Mimmo nell’occasione utilizzava l’utenza cellulare nr.339-3141777 intestata a
PARDEO Domenico[ nato a Sambatello il 29.09.1966]. Dagli accertamenti anagrafici emerge che
PARDEO Domenico, è coniugato con SERGI Catherina [nata in Belgio il 23.09.1970], nipote di
MUSOLINO Natale, poiché figlia MUSOLINO Domenica [nata a Reggio Calabria il 26.07.1945],
sorella del citato Natale.
Ritornando alle dinamiche criminali del gruppo mafioso operante nell’area di Villa San
Giovanni e Fiumara di Muro, si precisa che il sodalizio in esame, sicuramente ha espresso anche
altre forme di accaparramento illecito di lavori pubblici, sia attraverso consolidati contatti con i
pubblici amministratori, sia mediante attività estorsive, gestite direttamente sul territorio.
La circostanza, oltre ad essere desumibile dai fatti innanzi rappresentati, trova riscontro in
un’intercettazione tra presenti, registrata in data 21 gennaio 2007, all’interno dell’autovettura in uso
a BUDA Pasquale. Nella circostanza, quest’ultimo, nel dialogare con PASSALAQUA Domenico,
altro soggetto aderente alla struttura criminale in esame, sul conto del quale si è ampiamente
disquisito nelle pagine precedenti, riferiva in ordine ad un’estorsione, portata a compimento da
IMERTI Antonino cl. 50, unitamente a CORSARO Domenico, in precedenza generalizzato.
L’ascolto della conversazione, sebbene non abbia consentito di individuare con esattezza i
particolari dell’attività estorsiva, ha comunque permesso di verificare una pressante e costante
attività di controllo del territorio, anche attraverso la gestione ed il controllo degli appalti, tenuto
conto che ogni operatore imprenditoriale, è costretto a soggiacere alle richieste estorsive che
pervengono dagli appartenenti alla criminalità organizzata. Infatti, il BUDA nel commentare con
l’interlocutore (PASSALACQUA Domenico), i fatti in esame, riferiva di avere avuto un incontro
con una persona che gli aveva chiesto se già avesse preso, in relazione ad un’estorsione pari a
30/mila Euro, un anticipo di Euro 5/mila, inerenti i lavori di bitumazione di una strada, il cui
importo complessivo era pari a 250/mila Euro. In relazione a tale affermazione, il BUDA
aggiungeva che lui stesso, per conto di una ditta non specificata, aveva presentato un’offerta di
partecipazione al bando di gara, tant’è che aveva consegnato le relative buste di partecipazione a
CALARCO Giorgio [identificato nell’omonimo, nato a San Roberto (RC) il 10.05.1961, già ivi
residente in frazione Acquacalda in piazza Annunziata numero 1], emigrato per il comune di
Fiumara (RC) in data 15.05.2000, pregiudicato. Trattasi dello stesso CALARCO indicato in
122 Identificata in PANGALLO Antonia Immacolata, nata a Roghudi (RC) il 08.12.1955, insegnante.
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relazione ai lavori autostradali, che non aveva ancora dato alcuna somma di danaro ai vertici del
locale di Fiumara di Muro. Fatto trattato nelle pagine precedenti. Nella circostanza il BUDA
riferiva testualmente “ .. mio cognato mi diceva: ma non parlare con nessuno... quello lo ha lasciato
parlare, lo ha lasciato parlare... dopo un po risponde: si mi avevano mandato un imbasciata, che mi
sono preso cinque mila dei trenta mila euro delle cose ...inc... no gli ho detto io... vedi che quando
hanno fatto la gara io gli ho portato la busta a questo a GIORGIO CALARCO e gli ho detto: chi se
la prende? invece CALARCO mi ha detto che se la prendono sempre gli stessi dice, perché hanno
...inc... sono duecentocinquantamila euro di catrame che hanno fatto nelle via... gli ha nominato
tutte le vie...”. Sul conto di CALARCO Giorgio, si precisa che lo stesso, di professione geometra, è
socio, unitamente ai fratelli, CALCARCO Vincenzo [18.07.1964], CALARCO Rocco [16.05.1966]
e CALARCO Francesco [11.09.1967], di alcune società operanti nel settore edilizio, già in
precedenza indicati.
Il prosieguo della conversazione consentiva di accertare che, nell’ambito
dell’aggiudicazione della gara in questione e, quindi, della successiva attività estorsiva, condotta
nei confronti della ditta appaltatrice, aveva avuto un ruolo determinante CORSARO Domenico, in
precedenza generalizzato, infatti BUDA Pasquale aggiungeva: “… giustamente loro dicono: guarda
ti è arrivata l'imbasciata, ma perché non lo potevi dire?... ...inc... sicuramente MIMMO CORSARO
lo sapeva che avevano mandato l'imbasciata perché è andato a prendersi un po di catrame da quelli
là e si vede che hanno parlato, gli hanno potuto, gli ha potuto dire questo qua: ma vedete che
l'imbasciata l'abbiamo mandata noi!!... e lui MIMMO sicuro è venuto a posta... per non chiamare
MIMMO il grande a preso e ha chiamato MIMMO il piccolo, gli ha detto parla tu senza che vado
io... ora dico io queste cose non li capisce?...”
Anche in questa circostanza, il BUDA denigrava l’operato di IMERTI Antonino cl. 50,
quale responsabile del gruppo mafioso operante in Fiumara di Muro (RC), poiché non ritenuto
idoneo a gestire il controllo illecito delle attività economiche che si sviluppavano in quest’ultimo
centro. Infatti, affermava che l’IMERTI, nonostante fosse venuto a conoscenza con molto anticipo
della realizzazione di tale opera, non aveva imposto l’estorsione alla ditta appaltatrice, pur essendo
stato sollecitato in tal senso da CORSARO Domenico. Il BUDA, infatti, pur avendo giustificato
l’atteggiamento dell’IMERTI con il CORSARO, adducendo che lo stesso, in quel periodo, era
particolarmente preoccupato per lo stato di salute della madre, poiché ricoverata in ospedale,
riferiva al proprio interlocutore (PASSALAQUA Domenico), che, in tal modo, l’IMERTI non
avrebbe più goduto alcun rispetto nell’ambito dell’organizzazione criminale.
Al termine della conversazione, il BUDA riferiva che, a seguito di approfonditi
accertamenti, aveva scoperto che IMERTI Antonino cl. 50, in relazione alla gara di appalto in
narrativa, aveva intascato una somma di danaro pari a 2.000,00 €., proveniente dalla tangente
estorsiva di cui metà elargiti ai componenti del sodalizio, mentre la restante somma, pari a
1.000,00, €. l’aveva trattenuta per sè stesso: “… no, no... ...(linea disturbata)... quello non sa niente,
quell'altro non sa nessuno niente... dice: va bene!! dato che nessuno sa niente ora vediamo come
sono i fatti!!!... e infatti si sono scoperti gli altarini... che NINO lo sapeva, che NINO si era presi i
soldi ...(linea disturbata)... tu mi dici: ti sei preso due mila euro, gli hai dato mille euro a altri
...(linea disturbata)... ma tu vieni a Fiumara di Muro e fai ...(linea disturbata)..”.- .
PASSALACQUA D.:
...inc...
BUDA P.:
ti portano l'imbasciata!! ma perché te la tieni per te?... ti fai
criticare dalla persone e ti fai odiare dalle persone senza che c'è motivo, perché alla fine poi qua
non prendi niente...
PASSALACQUA D.:
non prendi niente lo stesso!!...
BUDA P.:
o se prendi lo metti a conoscenza... però perché, perché non
glielo dici!!... e poi loro che fanno: per un altro fatto non te lo dicono a te!!...
PASSALACQUA D.:
no...
BUDA P.:
perché dice: tu non vieni!!... fanno, fanno lo stesso perché in questo
modo si crea un attimo di rottura... e io devo coprire per difenderlo... gli ho detto io a MIMMO
CORSARO: vedete, aspettate, ma mio cugino NINO non è che lo fa per cattiveria, lo fa per...
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perché una cosa se la dimentica, per adesso ha a sua madre all'ospedale... no dice: ma pure per
saperlo dice... ma giustamente lui riferisce a suo cognato... suo cognato lo ha mandato per dire la
verità... e io vado a dirgli a NINO: NINO ma perché fai e ti comparti in quel modo? che ti devi
litigare!!... che a modo suo ti fa la faccia del super uomo, ma che deve fare, non è la prima e non è
la seconda, non è la terza e non è la quarta, sempre in questo modo è... per scendere una imbasciata
ci metti sei mesi, un imbasciata... ti danno un imbasciata... e te la tieni... se uno vuole tenere... il
massimo rispetto, si deve comportare per come... è giusto MIMMO?...
PASSALACQUA D.:
certo!!!....
BUDA P.:
invece lui se ne fotte di te...
PASSLACQUA D.:
lavata ti faccio io a te...
BUDA P.:
l'antipatia, si entra...
e tu te ne fotti di me... faccia lavata mi fai tu a me!! e faccia
e giusto?... e non è buono in questo modo, perché quando entra
PASSALACQUA D.:
e poi ogni fesseria sembra... è giusto?...
BUDA P.:
certo!!!.... MIMMO se l'è sentita forte per il fatto ...inc... lui non
lo vuole dimostrare però se l'è sentita forte... non gli ha dimostrato niente a nessuno però se l'è
sentita forte...
(vds. all. nr. 31)
In relazione al contesto della conversazione, è stato possibile acceratare che l’estorsione in
esame, è stata effettuata tra il dicembre 2006 e gennaio 2007, atteso che la madre di IMERTI
Antonino cl. 50, identificata in LICANDRO Domenica [nata a Fiumara (RC) il 04.04.1924, ivi
residente in via Micca nr.23], effettivamente è stata ricoverata presso l’ospedale di Reggio
Calabria, dal dicembre 2006 sino 02.02.2007.
Si precisa che sul conto di CORSARO Domenico, in precedenza generalizzato, nell’ambito
dell’attività investigativa sono stati acquisiti ulteriori elementi, che hanno permesso di acclarare
come il soggetto sia perfettamente inserito nell’associazione mafiosa. In particolare, in data 19
gennaio 2007, con inizio alle ore 12.08, veniva registrata, all’interno dell’autovettura Suzuky,
modello Vitara, in uso a BARBIERI Domenico, imprenditore di riferimento di BUDA Pasquale,
una conversazione tra quest’ultimo e GRILLO BRANCATI Vitaliano, in precedenza generalizzato,
risultato in contatto, oltre che con il BARBIERI, anche con BUDA Pasquale e PASSALACQUA
Domenico.
Dal contesto del dialogo emergeva che CORSARO Domenico, conosciuto solo dal
BARBIERI, aveva richiesto a quest’ultimo d’intercedere con il GRILLO BRANCATI Vitaliano,
affinchè, a sua volta, lo mettesse in contatto con il cognato, CASSONE Rocco [28.12.1960],
Sindaco di Villa San Giovanni, allo scopo di ottenere da quest’ultimo una parte dei lavori,
compresi nell’ambito del progetto “C.O.I.” ( centro operativo intercomunale), costituito con
decreto del 17 novembre 2004, presieduto dal Sindaco e coordinato dal geometra Mario BARRESI,
per disciplinare le attività di prevenzione e previsione dei rischi e della gestione delle emergenze.
Nel corso del dialogo, i due interlocutori, dopo aver fatto una disamina di alcuni soggetti
appartenenti alla criminalità organizzata, facendo riferimento alla famiglia “LABATE”, egemone
nella parte Nord della città di Reggio Calabria, nonché alla famiglia “POSTORINO”, i cui
componenti, sono stati identificati in POSTORINO Salvatore e POSTORINO Demetrio, nati
rispettivamente il 31.08.1955 e 06.12.1957, già indicati dal collaboratore IANNO’ Paolo quali
soggetti contigui all’associazione mafiosa “CONDELLO”, dialogavano in relazione alla figura di
CORSARO Domenico. Nella circostanza, il BARBIERI, al fine di fornire all’interlocutore le giuste
indicazioni, riferiva che lo stesso apparteneva, sottintendendo al periodo della guerra di mafia, allo
schieramento opposto: “ .. questi sono dell’altro lato… questo è cognato, MIMMO ZITO ha
sposato la sorella di MIMMO CORSARO… ecco perché ha un po di "fiato" (comanda N.d.R.)...
che poi non è che... “. Il BARBIERI, perfettamente a conoscenza delle dinamiche criminali e
parentali, forniva nella circostanza dati oggettivamente precisi.
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L’iniziativa intrapresa dal CORSARO, cioè quella di farsi garantire, nell’ambito del
progetto C.O.I., la gestione degli interventi con l’auto-spurgo, costituiva un impedimento nei
confronti dello stesso BARBIERI, operante nello stesso settore (“abbiamo a questo in "mezzo ai
piedi"..., diciamo purtroppo in "mezzo ai piedi"...). Pertanto, quest’ultimo, progettava unitamente al
GRILLO, la possibilità di inserire inizialmente il CORSARO, per poi estrometterlo legalmente,
poiché non in possesso di tutti i requisiti, in modo da far subentrare direttamente la stessa ditta di
BARBIERI, ritenuta di fiducia, poiché già svolgeva analoga attività nell’area di Gallico ed Archi.
GRILLO BRANCATI Vitaliano, non perfettamente a conoscenza delle dinamiche connesse
a tale progetto, chiedeva all’interlocutore se la decisione, connessa all’attività dell’auto-spurgo,
fosse anche di competenza di un Funzionario comunale, in quanto il Sindaco, che è anche suo
cognato, qualora avesse saputo che la ditta interessata fosse stata segnalata da lui, probabilmente
non avrebbe acconsentito a tale richiesta; infatti riferiva : “ … bravo... ma io sto facendo questo
ragionamento con te... perché sto cercando di trovare, perché sapevo quello che dovevo fare... ma
io mi devo salvaguardare e non voglio mettere in agitazione voi, perché se no devo andare a
ammazzarlo... solamente questo mi rimane.. devo capire, devo utilizzare questa situazione, tenendo
presente questo fatto, loro faranno dei nominativi giustamente ROCCO (CASSONE Sindaco di
Villa San Giovanni N.d.R.) "figlioli miei", non lo farà mai perché dice: come io metto il nome di…
(GRILLO n.d.r.) non me ne importa niente... però se gli esce da loro e lui non potrà dire niente...
perché giustamente arrivato a un certo punto, dice: a me, me l'hanno portato perché è una persona
che interessa a loro, perché, per tanti motivi, non lo so per quali motivi... voglio dire alla fine...
qual’è... “.E’ essenziale sottolineare che BARBIERI Domenico aveva già ottenuto, da parte di BUDA
Pasquale, l’autorizzazione a poter subentrare in tali lavori (PASQUALE mi ha detto: compare
MIMMO voi siete padrone, prendete i provvedimenti che volete capito il discorso!!!..), tant’è che,
tra le soluzioni che voleva adottare, vi era anche quella di parlare direttamente con il CORSARO e,
quindi, riferirgli che tale attività interessava agli “ amici” di Villa San Giovanni, quindi a “Vito
Grillo”. Nella prosecuzione del dialogo, BARBIERI puntualizzava, ancora una volta, di avere
avuto ampio mandato d’azione da parte di BUDA Pasquale: “.. PASQUALE mi ha detto: compare
MIMMO voi siete padrone, prendete i provvedimenti che volete capito il discorso!!!...”
L’affermazione costituiva ampia conferma della particolare vicinanza del BARBIERI al
gruppo criminale in questione, al quale lo stesso si appoggia per acquisire una serie di lavori.
(vds. all. nr.33)
I tentativi espressi dal CORSARO Domenico, per inserirsi nell’ambito dei lavori interessanti
il comune di Villa San Giovanni, si facevano sempre più pressanti; infatti in data 1° febbraio 2007,
BARBIERI Domenico, attraverso l’utenza cellulare nr. 337/948646, veniva contattato da GRILLO
BRANCATI Vitaliano, al quale riferiva che il CORSARO, aveva urgente bisogno di parlare con lo
stesso, aggiungendo di spendere “qualche parola”, a favore di quest’ultimo, con l’amministrazione
comunale.
I due fissavano un appuntamento, a casa di BARBIERI, per le ore 17.00 successive:
PROG. 13101 - DATA E ORA: 01/02/2007 11.19.35
BARBIERI DOMENICO CON GRILLO - NR. INTERLOCUTORE: +393337445220 - INTESTATO A:
GRILLO BRANCATI VITALIANO
SINTESI
BARBIERI DOMENICO CON GRILLO BRANCATI VITALIANO.
BARBIEI DOMENICO RIFERISCE CHE MIMMO CORSARO LO VUOLE VEDERE URGENTEMENTE, IL
QUALE GLI HA DETTO DI ESSERE NELLE SUE MANI, DI VEDERE QUELLO CHE PUÒ FARE PER SPENDERE
QUALCHE PAROLA CON QUESTA AMMINISTRAZIONE. A QUESTO PUNTO I DUE SI ACCORDANO PER
INCONTRARSI OGGI POMERIGGIO ALLE 17:00 A CASA DI BARBIERI.
Nella giornata del 1° febbraio 2007, all’interno dell’ufficio del BARBIERI, ubicato nel
piano terra della propria abitazione ove, in linea di massima, era solito tenere riunioni di lavoro e,
comunque, incontrarsi con altre persone, non veniva registrato alcun colloquio. Solo il giorno
successivo, il BARBIERI aveva un incontro con il GRILLO BRANCATI Vitaliano. I due, nella
circostanza, dialogavano all’interno dell’autovettura Suzuky. Anche in questa circostanza buona
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parte del dialogo è riferibile all’aggiudicazione dei lavori pubblici di Villa San Giovanni ed alla
possibilità di inserire BARBIERI Domenico, all’interno di tale struttura, a fronte della pressante
richiesta del CORSARO.
E’ opportuno precisare che, a seguito di accertamenti effettuati presso il comune di Villa
San Giovanni, tale progetto non è andato a compimento e, di conseguenza, i due antagonisti sono
rimasti entrambi esclusi. Va comunque sottolineato, come gli stessi abbiano tentato, attraverso
l’appoggio di diversi funzionari, d’inserirsi in tali lavori, laddove il BARBIERI aveva avuto il via
libera da BUDA Pasquale.
Le conversazioni sviluppate nella circostanza ( progr. nr. 3922 e 3923), di seguito indicate,
oltre ad evidenziare un elevato grado di conoscenza, da parte del citato GRILLO BRANCATI, in
ordine alle tematiche criminali locali, costituivano momenti di ulteriori acquisizioni probatoria,
atteso che il BARBIERI, nell’incontrare una persona durante il tragitto, spiegava all’interlocutore
(GRILLO BRANCATI Vitaliano) che lo stesso era LIBRI Pasquale, in precedenza generalizzato,
con il quale vantava di avere ottimi rapporti. Come si avrà modo di constatare nel capitolo relativo
all’inserimento di BARBIERI Domenco, all’interno delle tematiche criminali in narrativa,
quest’ultimo aveva conosciuto il LIBRI Pasquale, attraverso CREAZZO Umberto Francesco, in
precedenza generalizzato.
Va sottolineato che sul conto dei soggetti, appartenenti all’organizzazione criminale di
Fiumara di Muro e, quindi, delle conseguenti tematiche criminali, sono stati acquisiti ulteriori
elementi probatori, che saranno evidenziati nei successivi paragrafi, in relazione alle singole
posizioni anche di altri soggetti.
(vds. all. nn.rr. 34 e 35 )
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Il ruolo di PASSALACQUA Domenico.
Oltre a quanto già riferito sul conto dello stesso, di seguito saranno riportate le acquisizioni
probatorie, acquisite sul conto di PASSALACQUA Domenico che, assolto dal delitto di
associazione mafiosa, nell’ambito del procedimento penale ”Olimpia” quale soggetto appartenente
al gruppo criminale “IMERTI -CONDELLO”, ha continuato ad operare all’interno di tale
organizzazione, quale persona di massima fiducia di BUDA Pasquale, così come evidenziato nelle
pagine precedenti.
In particolare, la locale Sezione Anticrimine, inoltrava, a far data dal 26 novembre 2005,
richiesta d’intercettazione telefonica, sull’utenza nr. 339/5235235 e, successivamente, tra presenti,
all’interno dell’autovettura Mini Cuper, targata CV 749 NR123, in possesso a PASSALAQUA
Domenico, poiché era risultato in contatto con BUDA Pasquale, in precedenza generalizzato. In
particolare, si accertava che, in data 12.11.2005, il BUDA, che aveva appena terminato il colloquio
con i cognati LICANDRO Rocco [nato a Fiumara il 04.03.1966] e IMERTI Giovanni [nato a
Fiumara il 03.04.1958], entrambi detenuti all’interno della Casa Circondariale di Volterra, riceveva
una telefonata del citato PASSALACQUA, il quale avuta notizia del colloquio con i predetti
detenuti, invitava il BUDA a rivolgere i propri saluti sia al LICANDRO, sia all’IMERTI,
quest’ultimo cugino del noto Capo Società IMERTI Antonino, alias “nano feroce”.
Le attività investigative, condotte nei confronti del PASSALACQUA, hanno consentito di
accertare che lo stesso era ampiamente inserito nel circuito criminale.
L’indagine, in un primo momento sviluppata attraverso mirati servizi di osservazione,
consentiva di individuare alcuni rapporti relazionali con soggetti di elevato spessore criminale, che
qualificavano, ulteriormente, il ruolo del PASSALACQUA, all’interno della dialettica associativa
indagata.
Oltre a quanto già riferito, circa l’appartenenza di quest’ultimo al gruppo criminale in
esame, si riportano, di seguito, altre conversazioni ambientali, censurate all’interno dell’autovettura
di BUDA Pasquale, intercorse tra quest’ultimo ed il PASSALACQUA.
Una conversazione, oltremodo interessante, relativa agli equilibri mafiosi della città di
Reggio Calabria, si registrava in data 6 febbraio 2007, allorquando BUDA Pasquale e
PASSALACQUA Domenico, dopo aver fatto riferimento ad alcune attività commerciali, in corso
di apertura a Villa San Giovanni, da parte di alcuni soggetti di quel centro, tra i quali venivano
identificati, Francesco IDONE [ nato a Campo Calabro il 12 luglio 1946, residente a Reggio
Calabria in via San Giuseppe nr. 61] , Giuseppe IDONE [nato a Villa San Giovanni il 16.06.1957,
ivi residente] ed ANDREACCHIO Giuseppe Maurizio [nato a Villa San Giovanni il 15.09.1959,
ivi residente] , dialogavano in relazione alla costruzione, ad opera di MORGANTE Roberto124 [
nato a Villa San Giovanni il 10.08.1968, residente Reggio Calabria] ritento affiliato
all’organizzazione criminale operante in Catona, di alcune villette nella zona di Cannitello di Villa
San Giovanni, precisamente a ridosso del ristorante Alicante, locale che in epoca passata era stato
gestito direttamente dal PASSALACQUA. In merito, il BUDA affermava che l’organizzazione
criminale operante in Catona, era sicuramente molto più compatta rispetto a quella in cui militava
con lo stesso PASSALACQUA, specificando, all’inizio della conversazione, le pessime qualità
“gestionali” del Capo Società IMERTI Antonino, cl. 50.
In relazione a tali affermazioni, il colloqio avveniva come segue:
PASSALACQUA D.:
dalla parte di sotto prima che si arriva all'Alicante, sotto e sopra
della strada per fare villette e se li sta prendendo quello di Catona, NINO MORGANTE...
BUDA P.:
questo cornuto?...
PASSALACQUA D.:
NINO... però dice: non è questo... dietro c'è ROBERTO, ce ne
sono, ce ne sono parecchi...
BUDA P.:
...incomp... a Catona...
PASSALACQUA D.:
ah?...
123 intestata a SCUDERI Cinzia Maria, nata a Soverato (CZ) il 28.10.1962 e residente a Reggio Calabria
in via V.co Petrillina 47;
124 il fratello Carmelo è sttao ucciso in un agguato mafioso nel marzo 1989.
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BUDA P.:
queste sono cose che si mette chi è intelligente... NINO!... è?…
…MIMMO!... la ci sono i soldi, c'è la compattezza, c'è l'unione, capisci?... non è che chi spara
dentro e chi spara fuori...se uno dice una cosa ci sono quattro o cinque che dicono la stessa cosa,
che non c'è in altri posti...
PASSALACQUA D.:
eh in altri posti!! qua a Villa...
La prosecuzione della conversazione atteneva esclusivamente alla situazione criminale della
città di Reggio Calabria, nella quale veniva evidenziato l’attuale assetto criminale. In tale contesto
emergeva, in modo preponderante, la figura di LIBRI Pasquale, nato a Reggio Calabria 26 gennaio
1939, ivi residente in c.da Riparo Vecchio, località Cannavò nr. 67, pregiudicato, in atto detenuto,
quale soggetto inserito nella gestione degli appalti pubblici.
In merito, BUDA Pasquale riferiva: “..
ma… a Villa non c'è in nessun posto... guarda
io con l'esperienza che ho fatto, diciamo, penso che... non ti puoi fidare di nessuno, non puoi, dice
ma loro, niente non c'è niente, se non è proprio, tu personalmente... non puoi contare di nessuno...
io mi vedevo tante cose, poi alla fine sono stato deluso in un modo tale che… e posso pensare
che… tu sette mila euro, cinque mila euro, per dieci mila euro mi fai il coso... non lo posso mai
pensare e nemmeno per cento mila euro, se siamo nella stessa barca... oggi ci sono i guai ci
prendiamo i guai, domani ci sono altre cose ci prendiamo altre cose, invece qua il discorso è in un
altro modo, oggi ci sono i guai ce li prendiamo tutti, domani ci sono "usufrutto" lo prendiamo
pochi... mentre eravamo là sotto ieri con DIEGO... onestamente mi dispiaceva pure, mi ha
raccontato certe cose qua ci sono... famiglie distrutte... famiglie distrutte qua... dice: mio cugino
…incomp… gli ho detto: compare DIEGO io quello che posso fare dice: fino a dove sono potuto
arrivare sono arrivato... poi dice: no, lo so, lo so... dice: stiamo aspettando a MICO ALVARO che
esce, quando esce MICO ALVARO prendiamo le nostre precauzioni... dice: perché quando
abbiamo preso l’impegno c’era MICO ALVARO, siccome questo impegno non è stato
mantenuto… prima che facciamo un passo… una volta che ci dicono che non vogliono sapere
niente o che… poi facciamo quello che dobbiamo fare... …la parte di …incomp... di qua... diciamo
la parte di qua prende Pasquale... dalla parte di la se l'è presa PASQUALE LIBRI, però
PASQUALE LIBRI, …incomp... i ROSMINI... dice:… era venuto PASQUALE LIBRI...
PASQUALE LIBRI gli ha detto: compare la divisione con uno è!!... e no con cinque!!!... noi quasi
il settanta per cento dice: glielo abbiamo dato a compare PASQUALE... ...(tratto incomp.)... ed è
giusto!!... ha detto: ...non è una lira!!... con il metano... è finita... vi incontrate chiarite le cose...
...(tratto incomp.)... che poi a TOTO' lo hanno preso... quando hanno preso a TOTO’ “u boi” è
rimasto DIEGO solo... c'era GIOVANNI, ora a GIOVANNI lo hanno arrestato pure... e allora,
quando era latitante quello che aveva l'ergastolo addosso e che poi gli spuntava... che partiva in
prima persona a tutti quanti... poi sono caduti in disgrazia... li ha tagliati completamente… ora si
sono combinati che tra loro non vanno nemmeno d’accordo... i ROSMINI non vanno d’accordo
nemmeno... c'è chi ha i soldi e chi muore di fame... la moglie di DIEGO “u bumbularu”, con
DIEGO nemmeno... si è combinata di andare a lavorare in una lavanderia per settecento euro al
mese...incomp... e DIEGO, DIEGO è bravo, bravo, bravo... DIEGO ha l'ergastolo... NATALE ha
l'ergastolo, coso ha l'ergastolo, quell'altro… DEMETRIO ha l'ergastolo... TOTO' ha l'ergastolo,
GIOVANNI ha diciotto anni, non è che dici è uno solo...”
(vds. all. nr. 17 già menzionato )
Il discorso era riferito ad un incontro, avvenuto tra BUDA Pasquale e ROSMINI Diego
[nato a Reggio Calabria il il 25.06.1972 ivi residente via Pio XI nr. 297], alias “u bumbularu”, in
cui quest’ultimo rappresentava al BUDA la particolare situazione criminale che veniva registrata
nella città di Reggio Calabria, ove le attività estorsive, connesse agli appalti pubblici, erano gestite,
esclusivamente, da LIBRI Pasquale e CONDELLO Pasquale. Impegni e vincoli che si scontravano
con gli accordi scaturiti a seguito della pax mafiosa, a cui si giungeva anche grazie all’opera di
mediazione posta in essere da ALVARO Domenico [nato a Sinopoli il 5 dicembre 1924], figura
criminale che aveva avuto un ruolo determinate, così come rappresentato nella premessa della
presente informativa, nella realizzazione della stabilità criminale d’area e, di conseguenza,
nell’equa divisione delle attività illecite.
In particolare, ROSMINI Diego, esponente di spicco dell’omonima famiglia mafiosa, che
nel corso della guerra di mafia aderiva allo schieramento capeggiato da CONDELLO Pasquale ,
rappresentava la necessità, prima di prendere qualsiasi decisione, di attendere la scarcerazione di
ALVARO Domenico, al fine di trattare e, quindi, analizzare il nuovo assetto criminale della città di
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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Reggio Calabria, poiché le decisioni assunte da quest’ultimo non erano state più osservate
“…stiamo aspettando a MICO ALVARO che esce, quando esce MICO ALVARO prendiamo le
nostre precauzioni... dice: perché quando abbiamo preso l’impegno c’era MICO ALVARO,
siccome questo impegno non è stato mantenuto… prima che facciamo un passo… una volta che ci
dicono che non vogliono sapere niente o che… poi facciamo quello che dobbiamo fare... “. Le
affermazioni del ROSMINI, evidenziatesi in maniera palese, attraverso il discorso di BUDA
Pasquale, facevano presupporre un forte contrasto instauratosi tra la propria famiglia e quella di
LIBRI Pasquale, quest’ultimo subentrato nella totale reggenza dell’omonima organizzazione
mafiosa, dopo la morte del fratello (LIBRI) Domenico, avvenuta nel maggio 2006. La prosecuzione
del dialogo forniva ulteriori e concreti elementi probatori in ordine alla figura di LIBRI Domenico
e CONDELLO Pasquale, atteso che quest’ultimo, secondo una divisione territoriale della città,
percepiva, sull’ammontare delle estorsioni, praticate nei confronti delle ditte impegnate nella
realizzazione di opere pubbliche, il 70% (settanta per cento), mentre la restante somma veniva
incassata dal LIBRI. In merito, BUDA Pasquale, nel rappresentare all’interlocutore quanto
riferitogli da ROSMINI Diego, asseriva: “….…la parte di …incomp... di qua... diciamo la parte di
qua prende Pasquale... dalla parte di la se l'è presa PASQUALE LIBRI, però PASQUALE LIBRI,
…incomp... i ROSMINI... dice:… era venuto PASQUALE LIBRI... PASQUALE LIBRI gli ha
detto: compare la divisione con uno è!!... e no con cinque!!!... noi quasi il settanta per cento dice:
glielo abbiamo dato a compare PASQUALE... ...(tratto incomp.)... ed è giusto!!... ha detto: ...non è
una lira!!... con il metano... è finita... vi incontrate chiarite le cose... ...(tratto incomp.)...”
Le affermazioni sono inequivocabili, nel senso che BUDA Pasquale, nel riferire in ordine ad
un incontro avvenuto tra ROSMINI Diego e LIBRI Pasquale, riportava quanto affermato da
quest’ultimo circa la divisione dei proventi estorsivi, nella fattispecie quelli relativi ai lavori di
metanizzazione della città di Reggio Calabria, suddivisi, secondo le percentuali innanzi indicate, tra
lui e “compare Pasquale”, quest’ultimo identificato nel citato CONDELLO.
Tali cointeressenze criminali sono state, tra l’altro, già accertate nell’ambito di pregressi
procedimenti penali, avviati da questa A.G. [ordinanza di custodia cautelare nr 1669/01 RGNR
DDA, nr. 5635/01 R GIP DDA e nr. 5/04 R. OCC, emessa dal GIP presso il Tribunale di Reggio
Calabria in data 21 febbraio 2006 ed ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 75/05 RGNR
DDA n. 86/06 R. GIP DDA e n N. 28/07 R.OCC DD], in ordine ai quali è stato fatto riferimento
nella premessa dell’informativa, allorquando sono stati analizzati, nell’ambito del contesto
criminale della città di Reggio Calabria, le nuove alleanze sorte tra i diversi gruppi criminali ed in
particolare tra la famiglia LIBRI e quella CONDELLO.
Dal complesso generale della conversazione emergeva, tra l’altro, che ROSMINI Diego
nutriva particolare avversione nei confronti del LIBRI e, quindi indirettamente, anche nei confronti
del CONDELLO, atteso che lo stesso, oltre a non percepire alcun provento estorsivo da parte di
quest’ultimo, tenuto conto che la moglie era stata costretta a lavorare in una lavanderia, ed a
provvedere, direttamente, al mantenimento di tutti i familiari in carcere, condannati a pene severe:
“… . che poi a TOTO' lo hanno preso... quando hanno preso a TOTO’ “u boi” è rimasto DIEGO
solo... c'era GIOVANNI, ora a GIOVANNI lo hanno arrestato pure... e allora, quando era latitante
quello che aveva l'ergastolo addosso e che poi gli spuntava... che partiva in prima persona a tutti
quanti... poi sono caduti in disgrazia... li ha tagliati completamente… ora si sono combinati che tra
loro non vanno nemmeno d’accordo... i ROSMINI non vanno d’accordo nemmeno... c'è chi ha i
soldi e chi muore di fame... la moglie di DIEGO “u bumbularu”, con DIEGO nemmeno... si è
combinata di andare a lavorare in una lavanderia per settecento euro al mese...incomp... e DIEGO,
DIEGO è bravo, bravo, bravo... DIEGO ha l'ergastolo... NATALE ha l'ergastolo, coso ha
l'ergastolo, quell'altro… DEMETRIO ha l'ergastolo... TOTO' ha l'ergastolo, GIOVANNI ha
diciotto anni, non è che dici è uno solo...” .
I personaggi della famiglia ROSMINI, indicati quali soggetti tutti detenuti, sono stati
identificati in:
− “DIEGO che ha l’ergastolo”, si identifica in ROSMINI Diego, nato a Reggio Calabria il
03.04.1955, coniugato con MALAVENDA Carmela, residente in via Pio XI nr. 232, in atto
detenuto presso, con scadenza pena il 13.06.2023;
− “NATALE che ha l’ergastolo”, si identifica in ROSMINI Natale, nato a Reggio Calabria il
27.08.1965, in atto detenuto condannato alla pena dell’ergastolo;
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− “DEMETRIO che ha l’ergastolo”, si identifica in ROSMINI Demetrio Sesto, nato a
Reggio Calabria il 10.02.1965 , condannato alla pena dell’ergastolo:
− “TOTO’ U BOI o TOTO’ che ha l’ergastolo”, si identifica in ROSMINI Antonio, nato a
Reggio Calabria il 10.12.1967, coniugato con MORABITO Maria, ivi residente in via Armo di
Gallina (RC) nr. 128 p. 2, in atto detenuto, condannato alla pena dell’ergastolo;
− “GIOVANNI che deve scontare diciotto anni di carcere” si identifica in ROSMINI
Giovanni, nato a Reggio Calabria il 25.04.1962, ivi residente in via Pio XI nr. 297, celibe, detenuto,
scadenza pena il 20.06.2013.
In relazione all’estorsione effettuata dal gruppo capeggiato da LIBRI Pasquale e
CONDELLO Pasquale, in pregiudizio della società impegnata nella metanizzazione del comune di
Reggio Calabria, si precisa che da accertamenti svolti presso il citato ente è emerso che in data 14
dicembre 1991, l’Amministrazione Comunale di questo centro stipulò “una convenzione di
affidamento in concessione del servizio di distribuzione del gas metano nel territorio comunale”,
con l’associazione temporanea d’impresa, realizzata tra il Consorzio Italimpianti Metanizzazione
(impresa capogruppo) e la Soc. S.PRO.NE., con cui venivano trasferiti tutti i relativi adempimenti
(progettazione, realizzazione e gestione del servizio). Il consorzio d’impresa, successivamente, ha
assunto la denominazione sociale in “Gas natural distribuzione Italia” con sede in Acquaviva delle
Fonti (BA), via Puglia – zona Industriale.
La realizzazione dei lavori è stata affidata, negli anni successivi, a diverse imprese, meglio
descritte nella documentazione allegata.
(vds. all. nr. 36)
La conversazione innanzi citata costituiva uno spaccato vero e prorio degli equilibri mafiosi
dell’area di Reggio Calabria e centri limitrofi, laddove, i due interlocutori, in prosecuzione, oltre a
fare riferimento alla figura di BERTUCA Pasquale, e quindi al mutamento degli assetti mafiosi,
evidenziavano anche la figura di ZITO Rocco [ nato a Fiumara il 2 gennaio 1943, ivi residente in
Piazza San Rocco nr. 2], già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis C.P., nonché di tale
RIZZIELLO, identificato in RIZZIELLO Domenico [ nato a Roccella Jonica il 22.11.1953
residente a Reggio calabria in viale Aldo Moro – Traversa privata C. nr. 27], pregiudicato, ritenuto
molto vicino allo ZITO, poiché impegnato unitamente a quest’ultimo nella realizzazione di alcuni
lavori:
BUDA P.: con RIZZELLO quella volta io ho avuto la discussine per quello la... per questo
io questo io allora ho abbandonato tutto, allora l’abbiamo chiusa in quel modo... però non è che mi
sono dimenticato...
PASSALACQUA D.:
ma questo RIZZELLO che fa i lavori con ROCCO?... li vedo
spesso insieme...
BUDA P.:
ah?...
PASSALACQUA D.:
li vedo spesso insieme...
BUDA P.:
ma io per dire la verità MIMMO, ho dubitato del comportamento di
questo RIZZELLO dovuto… dopo l'avvicinamento che ha avuto… si è preso...
(vds. all. nr. 17 già menzionato )
Sul conto di RIZZELLO Domenico, si precisa che lo stesso è stato denunciato per
favoreggiamento personale nei confronti del latitante SARACENO Salvatore [nato ad Archi (RC)
il 10.10.1957 ed ivi residente]. Inoltre, lo stesso, in data 28.12.2006, veniva controllato, dal
Comando Stazione Carabinieri di Fiumara, in compagnia di LIOTTA Alfio cl’55 dopo che, come
si evince dalla relazione di servizio dei militari operanti, gli stessi erano stati notati nei pressi di un
terreno agricolo di proprietà del noto ZITO Rocco cl.’43.
L’11.04.2005, veniva controllato anche unitamente a BUDA Giuseppe nato a Villa San
Giovanni il 15.06.1970, figlio di BUDA Santo cl’44.
Sulla scorta della prima parte della conversazione in argomento, laddove veniva evidenziata
il completo controllo delle attività economiche connesse agli appalti da parte di LIBRI Pasquale, in
data 18 marzo 2007, veniva richiesta l’intercettazione dell’utenza nr. 347-2715428, in uso a
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quest’ultimo, con inizio il successivo 22 marzo 2007, mentre in data 2 e 3 aprile 2007, venivano
avviati gli ascolti delle conversazioni sulle utenze nr. 347/5231466 e nr. 338/6375896, in uso a
ROSMINI Diego, in considerazione che le emergenze, scaturite dall’ascolto della citata
conversazione, facevano concretamente supporre anche la possibilità di uno scontro armato tra i
due gruppi. In effetti, in data 9 maggio 2007, alle ore 20.15, in questa viale Marconi veniva ucciso,
a colpi di arma da fuoco, TUSCANO Salvatore [nato a Reggio Calabria il 18 settembre 1976],
autista e uomo di fiducia LIBRI Pasquale, tant’è che sino a poche ore prima, i due, unitamente a
SINICROPI Antonino[ nato a Reggio Calabria il 18.04.1969], altro soggetto aderente al medesimo
circuito criminale, erano stati notati insieme da personale dipendente, nel corso di un servizio di
osservazione condotto nei confronti del LIBRI.
(vds. all. nr.37)
L’omicidio avveniva nel rione “Modena” di questo centro, notoriamente controllata dalla
cosca ROSMINI, all’interno di un salone da barba. Si precisa che nel corso dell’attività di ascolto
sull’utenza in uso al LIBRI, era emerso, in modo chiaro ed inequivocabile, la centralità del
TUSCANO, in seno all’organizzazione criminale del LIBRI, quale soggetto di massima fiducia del
Capo Società, tant’è che, in diversi momenti, era stato notato con quest’ultimo, unitamente a
SINICROPI Antonino. Tali rapporti relazionali, oltre a scaturire dall’attività d’intercettazione, si
evidenziavano dall’analisi della documentazione acquista, presso gli atti dell’Arma locale, nonché
dalla Banca Dati FF.PP., atteso che i tre soggetti, più volte, erano stati controllati insieme, come si
può agevolmente notare dalle schede personali di LIBRI e SINICROPI.
Inoltre, il ruolo di SINICROPI e TUSCANO, quali soggetti aderenti al gruppo criminale
capeggiato dal LIBRI Pasquale, emergeva dal procedimento penale denominato “Testamento”, ove
gli stessi risultavano protagonisti di alcune vicende estorsive, condotte in danno di operatori
economici locali, eseguiti nell’ambito di una capillare attività predatoria della cosca “LIBRI”.
Il TUSCANO, in particolare, risultava essere, come cita espressamente il GIP nella suddetta
ordinanza, “il punto di raccordo” della citata organizzazione criminale.
La sera dell’omicidio, sull’utenza cellulare di LIBRI Pasquale non si registravano
conversazioni di particolare interesse, atteso che lo stesso, sicuramente, aveva ricevuto la
comunicazione dell’omicidio “de visu”. Solo alle ore 21.00, il LIBRI nel comporre il nr.
347/7045608, intestato a tale CERRA Monica, replicava ad una donna che in sottofondo, affermava
“mamma mia che disgrazia”, con la frase “da piero”.
Nella stessa giornata del 6 febbraio 2007, sempre all’interno dell’autovettura del BUDA
Pasquale, si registravano, tra quest’ultimo e PASSALACQUA Domenico, ulteriori conversazioni
che avevano come oggetto la situazione criminale della propria organizzazione che, secondo le
affermazioni dei due interlocutori, non si era perfettamente consolidata sul territorio, rispetto alle
altre operanti nella zona. Anche in tale circostanza, il riferimento era all’indirizzo di IMERTI
Antonino cl. 50. Infatti, nel corso della conversazione registrata in progressione, i due interlocutori
riferivano che l’IMERTI, restando sempre fermo a Fiumara di Muro, non aveva avuto la possibilità
di inserirsi fittiziamente in attività economiche, renumerate con guadagni derivanti dalla gestione
predatoria delle estorsioni: “… là voglio dire, dico se vanno e gli toccano ad un Nino ....chi gli
tocca tocca ti fanno ammazzare, voglio dire è con noi .....qua è al contrario, è con noi fino a quando
gli interessa, cioè, al di fuori di quell'interesse "ma che dite a me" cazzate ...fino a quando c'è
l'interesse dei suoi mille euro, bene, finiti gli interessi dei suoi mille euro...” . Il PASSALACQUA,
in seguito, facendo riferimento a IMERTI Antonino, specificava che se lo stesso fosse rimasto
chiuso nella sua abitazione, sita in località San Pietro di Fiumara di Muro, non sarebbe mai venuto
a conoscenza delle situazioni che si sviluppavano in area:
PASSALACQUA D.:
ma senti, ma se tu ti stai a San Pietro chiuso
BUDA P.: che vedo
PASSALACQUA D.:
non che vedi , ma vuoi che te li porto a casa a San Pietro
...quindi vedi se puoi fare, dai un'occhiata per dire in giro, vedi quello che ci può essere che ti può
tornare utile
Tale atteggiamento ovviamente, secondo il PASSALACQUA, danneggiava tutta
l’organizzazione criminale, al punto che quest’ultimo affermava che, nel periodo in cui
l’organizzazione era retta da IMERTI Antonino cl. 46, venivano guadagnate cospicue somme di
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danaro “.....se …inc… dico, avevamo fatto quattro soldi”, qualificando così la sua pregressa e
costante adesione al gruppo criminale di Fiumara di Muro.
(vds. all. nr. 38)
I due soggetti, alle ore 17.04, rientravano a bordo dell’autovettura e continuavano un
dialogo che avevano iniziato all’esterno. In tale contesto si intuiva, chiaramente, che gli stessi
facevano riferimento ad un incontro avuto dal BUDA con esponenti della criminalità organizzata di
Rosarno, che non avevano preteso alcuna somma di danaro, per l’esecuzione di alcuni lavori
realizzati in quell’area da parte di una ditta, contigua all’organizzazione criminale in narrativa,
individuata in quella di BARBIERI Domenico che, come si avrà modo di constatare in seguito,
aveva avuto contatti con i gruppi mafiosi operanti nella piana di Gioia Tauro, ed in particolare con
quelli riconducibili alla famiglia “BELLOCCO”:
BUDA P.: quello mi manda l'ambasciata da Rosarno ehee
PASSALACQUA D.:
lo so ..lo so
BUDA P.: Mario mi ha chiamato "sono andato là, sono arrivato, gli ho dato l'ambasciata", ha
detto" da parte nostra non vogliamo niente" mi ha detto..Mimmo, dopo sotto sotto prendi e mandi a
tuo cognato... e quello ha preso duemila euro e glieli ha dati....
Nonostante ciò, il BUDA, consegnava a tale Mario, non meglio identificato, sicuramente
dell’area di Rosarno, la somma di duemila Euro da parte del BARBIERI Domenico, indicato dal
BUDA, con l’abbreviazione di “Mimmo”.
La restante parte della conversazione atteneva alla mancata possibilità di effettuare eventuali
investimenti nel campo dell’edilizia, cosa che le altre organizzazioni criminali avevano già fatto.
(vds. all. nr.39)
Nel corso dell’ulteriore conversazione tra presenti, registrata sempre in data 6 febbraio
2007, intercorsa tra BUDA Pasquale e PASSALACQUA Domenico, si accertava che quest’ultimo,
avrebbe dovuto eseguire, al più presto, una serie d’interventi nei confronti del proprietario di alcuni
esercizi pubblici, situati a Villa San Giovanni, unitamente a IMERTI Antonino (no!...inc...eravamo
insieme là con Nino...devo vedere quello che devo fare) . In particolare, questi ultimi commercianti
avevano preferito rifornirsi di pane, da soggetti estranei alla città di Villa San Giovanni e non dal
proprio forno denominato “la spiga” e sito in quella via Briatico. In merito, è opportuno
sottolineare che, effettivamente il PASSALACQUA è proprietario, a Villa San Giovanni, del
suddetto forno risultato intestato al fratello Vincenzo, ma di fatto gestito dallo stesso
PASSALACQUA Domenico.
PASSALACQUA Vincenzo è prestanome a tutti gli effetti del fratello Domenico, infatti, è
risultato anche intestatario dell’autovettura PORSCHE 911, tg. DA136PE, di fatto di proprietà di
quest’ultimo.
Come evidenziato nelle pagine precedenti, in particolare nel corso dei colloqui intercorsi tra
BUDA Pasquale e lo zio CIANCI Antonino, emergeva una certa diffidenza nei confronti di
PASSALACQUA Domenico, ritenuto molto vicino a ZITO Rocco [nato a Fiumara (RC) il
02.01.1943, ivi residente in Piazza San Rocco nr.2, coniugato, macellaio, capo dell’omonima
cosca ZITO di Fiumara (RC)], tant’è che proprio per intercessione del PASSALACQUA, non era
stata fatta da parte di BUDA Pasquale, alcuna richiesta estorsiva nei confronti di VIGLIANISI
Domenico, in precedenza generalizzato, gestore di un lavaggio a Villa San Giovanni.
(Vds. all. nr. 12, già menzionato)
Tale atteggiamento deriva dal fatto che ZITO Rocco, nel corso dell’ultima guerra di mafia
aderiva allo schieramento “DE STEFANO – TEGANO”, contrapposto a quello “CONDELLO –
IMERTI”, del quale facevano parte gli interlocutori in questione. Sebbene fosse in seguito
subentrata la pax mafiosa, comunque erano rimasti a galla vecchi rancori. Infatti, anche nel corso
di una conversazione intercorsa in data 29.11.2006, all’interno dell’autovettura di BUDA
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Pasquale, tra quest’ultimo e FAVARA Gianluca, emergeva in maniera inconfutabile l’astio nei
confronti dello ZITO Rocco, tanto da essere definito dal BUDA con l’appellativo di “sbirro”:
Conversazione registrata al progr. n.ro 558 del 29.11.2006 alle ore 10.27, con apparecchiatura
SIO.
Legenda:
BUDA P. = BUDA PASQUALE
FAVARA G. = FAVARA GIANLUCA
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
FAVARA G.:
a voi questo ragazzo non vi interessa, no?
BUDA P.:
no!!
FAVARA G.:
ora glielo prendo a puntate nel culo e poi vediamo chi cazzo viene
BUDA P.: non interessa a me e neanche agli altri...là è amico solo con Rocco Zito
FAVARA G.:
eh!
BUDA P.: amico perchè gli conviene in quella maniera, perchè è sbirro come a loro....
FAVARA G.:
no io...
BUDA P.:
perchè sono gli stessi.
(Vds. all. nr. 41)
Nel corso dell’attività investigativa, la locale Sezione Anticrimine accertava che
effettivamente PASSALACQUA Domenico era molto vicino a ZITO Rocco, infatti, in data 23
luglio 2006, attraverso un servizio di osservazione effettuato all’indirizzo del PASSALACQUA,
scaturito da una telefonata registrata il giorno precedente tra quest’ultimo e l’imputato VITALE
Stefano, ove i due fissavano un appuntamento la mattina successiva, giustificato quale incontro
conviviale, si aveva modo di accertare che in compagnia del PASSALACQUA vi era anche ZITO
Rocco. Infatti, il servizio dinamico consentiva di accertare che PASSALACQUA Domenico, alle
ore 08.42, con la propria autovettura “Mini One” si portava a Campo Calabro, ove, dopo una sosta
all’altezza della I Traversa Privata di via Umberto I, saliva all’interno del veicolo una persona di
sesso maschile, successivamente identificato in ZITO Rocco. Gli stessi si portavano a Gambarie e
precisamente nei pressi del locale laghetto, all’interno di una zona boschiva. Sul posto venivano
notate, oltre all’autovettura Mercedes, di colore grigio, targata BL903LT, intestata a VITALE
Stefano, in precedenza generalizzato, anche:
- BMW 530 BJ331ZX, intestata a PENNA Teresa, nata a S. Stefano in Aspromonte (RC) il
09.05.1965, ivi residente in Lungo Cavaluta n. 7/A;
- Toyota RAV4 CK135LW, intestata a CALABRO’ Antonio nato a Reggio Calabria il
06.08.1950, ivi residente in Via Quarnaro I Gallico Mar. 28;
- Fiat Panda 1100 BY088XJ, intestata a FOTIA Rocco Annunziato, nato a Platì (RC) il
15.04.1934 residente a Reggio Calabria in C.da Saracinello Ravagnese 155/C;
- Suzuki Grand Vitara CP880AC, intestata a DE LORENZO Francesca nata a S. Stefano in
Aspromonte (RC) il 11.11.1968, ivi residente in Via Mortaio s.n.c..
PASSALACQUA Domenico e ZITO Rocco, alle ore 11.44 lasciavano la suddetta località e
s’incamminavano in direzione di Campo Calabro ove giungevano alle ore 12.16. Lo ZITO, dopo
aver salutato il PASSALACQUA, con un bacio sulla guancia, saliva a bordo di un’autovettura Fiat
Punto di colore blu, targata BF271KW, intestata alla figlia Daniela [02.04.1981].
(vds. all. nr. 42)
Si precisa che a causa dei forti rumori presenti all’interno del veicolo, nonché alla quasi
totale assenza di segnale G.S.M. lungo il percorso, le conversazioni risultavano di difficile
comprensione.
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Prima di passare all’analisi dei fatti, inerenti i contatti tra PASSALACQUA Domenico e
ZITO Rocco, è opportuno precisare che quest’ultimo, sebbene non sia stato condannato
nell’ambito del procedimento penale c.d. “Olimpia”, poiché già condannato per il reato di cui
all’art. 416 bis nell’ambito del processo a carico di ALBANESE Mario + 104 (definito con
sentenza della Corte di Assise di Reggio Calabria il 23.3.1991), veniva indicato quale capo società
della famiglia “ZITO - BERTUCA”, egemone in Campo Calabro e Villa San Giovanni, aderente
allo schieramento “DE STEFANO – TEGANO”, in contrapposizione a quello denominato
“CONDELLO – IMERTI”.
Ritornando all’attività investigativa in argomento, si precisa che in data 26 luglio 2006,
all’interno dell’autovettura del PASSALACQUA si registrava una conversazione tra quest’ultimo
ed il citato VITALE Stefano, dalla quale emergeva che alcuni giorni prima, nel corso di una
riunione, una persona a nome “Ciccillo”, identificato in CREAZZO Umberto Francesco, aveva
avuto un atteggiamento poco rispettoso nei confronti dei presenti, ove oltre ai due interlocutori,
erano presenti ZITO Rocco e “compare Serafino”, identificato in CREAZZO Serafino, figlio di
CREAZZO Umberto Francesco, nonché altre persone. Dal contenuto del dialogo emergeva, senza
dubbio che trattavasi di una riunione di soggetti aderenti alla criminalità organizzata, atteso che il
VITALE Stefano, nell’apostrofare nuovamente l’atteggiamento del CREAZZO, riferiva che le
domande pressanti e continue fatte dallo stesso, avevano indotto i presenti a trattenersi per un
tempo superiore a quello previsto, con il rischio di determinare eventuali interventi delle Forze di
Polizia: “…eh… cerca di stringere cazzo, se per davvero… inc…. perché la gente sta sempre là,
vedono macchine insomma… ed è capace che ti fermano…cose…”.
(Vds. all. nr.43)
L’affermazione era inequivocabile, gli stessi infatti, già erano stati controllati, in data 27
gennaio 2000 all’interno dell’abitazione di ESPOSITO Erminio. Inoltre, proprio la locale Sezione
Anticrimine, nel mese di Maggio 2006, aveva assistito ad analogo incontro, in località Covelli, ove
erano presenti alcuni dei suddetti, tra i quali il PASSALACQUA ed il VITALE Stefano. Entrambe
le circostanze sono state ampiamente illustrate nelle pagine precedenti.
In un successivo colloquio registrato la stessa sera, sempre tra i due interlocutori
(PASSALACQUA e VITALE Stefano) e all’interno della Mini One in uso al PASSALACQUA,
veniva evidenziato che nel corso della riunione della quale si è parlato prima erano emersi dei
problemi che il VITALE Stefano aveva cercato di risolvere anche successivamente, infatti,
affermava, che se non si fossero interessati “gli anziani”, la problematica non poteva essere risolta.
In tale contesto faceva l’esempio di ZITO Rocco, che secondo le sue affermazioni aveva innescato
tale problematica al solo scopo di creare un contrasto all’interno dell’organizzazione:
Conversazione registrata al progr. n.ro 6525 del 26.07.2006 alle ore 21.02, con apparecchiatura
AREA.
Legenda:
PASSALACQUA D.:
= PASSALACQUA Domenico;
VITALE S.:
= VITALE Stefano.
INIZIO TRASCRIZIONE INTEGRALE
PASSALACQUA D.:
salutarmi, per giunta...
se possono evitare... se possono evitare, devono evitare a
VITALE S.:
si, infatti io ho cercato di avvicinare a MIMMO per fargli una
telefonata... ma intanto... venite per qua che ci prendiamo un caffé... per vedere se si muove
qualcosa, ma niente... se non vi fate avanti voi altri... gli anziani qua... ma che vogliamo più... non
è che possiamo prendere ...incomp... li aggiustiamo le cose...(ride)... dove se ne va ROCCO ZITO
per dire va a Reggio!! e aggiustiamo le cose... ...(lunga pausa nessuna conversazione n.d.r.)...
...(tossisce)... ...(lunga pausa nessuna conversazione)... ...incomp...
PASSALACQUA D.:
certo... ...incomp...
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VITALE S.:
...chiamateli "cosi lordi" chiamateli "miserabili" chiamateli come volete
se fanno queste azioni senza ascoltarvi... si è fatto un bar così però poi ma a questi perchè non siete
andato a chiamarli... ...(si riferisce a terza persona n.d.r.)...
PASSALACQUA D.:
VITALE S.:
andate a chiamarli...
PASSALACQUA D.:
VITALE S.:
eh!!...
per aggiustartela... per aggiustartela...
eh!! allora... e accusi pure
PASSALACQUA D.:
a me...
VITALE S.:
...incomp... ...A QUESTO PUNTO SI SENTE SQUILLARE UN
CELLULARE E RISPONDE VITALE STEFANO... pronto?... si... dieci minuti un quarto d'ora, si,
ciao... CHIUDE LA CONVERSAZIONE TELEFONICA... ...(lunga pausa nessuna conversazione
n.d.r.).. però una risposta da ROCCO ce la deve dare... a noi non interessa e non vuole capire...
vuole fare che si scornano ma a noi non interessa... che gli devo fare... non ho capito di che non
puoi... " a l'ordine" (di non fare niente n.d.r.)... stai sicuro che ...incomp... a qualcuno...
PASSALACQUA D.:
ma no...
VITALE S.:
...mangio qua... no va bene... parti e scappa vai a vedere le cose... devi
vedere le cose ...incomp...
PASSALACQUA D.:
ma questo lo dovevano fare subito la mattina stessa.…
(vds. all. nr. 44)
Si sottolinea che gli stessi, ad un certo punto, facevano riferimento alla costruzione di
alcune abitazioni che, alla luce degli spostamenti fatti dal PASSALACQUA, in periodi antecedenti
e successivi alla conversazione narrativa, risultavano insistere nell’area di Gambarie, nei pressi del
locale laghetto.
In particolare, in data 18.09.2006, personale di questo Ufficio, nel corso di un servizio di
osservazione attuato nei confronti del PASSALACQUA, accertava che lo stesso, a bordo della
propria autovettura, si recava a Gambarie, unitamente ad un ragazzo (conducente del veicolo), ove
assisteva alla realizzazione di alcuni lavori, all’interno di un cantiere edile.
(Vds. all. nr. 45)
Gli accertamenti praticati in ordine a tale struttura permettevano di accertare che all’interno
del citato cantiere operava l’impresa individuale di LOFARO Domenico [nato a Campo Calabro il
15.04.1969], impegnata nella realizzazione di 5 villette in un terreno di proprietà di CONSOLINI
Alfonsa, nata a Crevalcore (BO) il 14.05.1916 e delle figlie di quest’ultima, VOTANO Lucia, nata
a Villa San Giovanni il 02.11.1947 e VOTANO Grazia, nata a Crevalcore il 14.12.1944, le quali
avevano concesso un terreno di circa 900 mq. ubicato in località Gambarie di Santo Stefano in
Aspromonte, al predetto LOFARO Domenico, in permuta di una villetta rustica delle cinque a
schiera che sarebbero state costruite da quest’ultimo nel predetto terreno. (Atto notarile di permuta
del notaio ZAGAMI Andrea di Reggio Calabria, Repertorio 19128 registrato a Reggio Calabria il
04.05.2006 e registrato alla Conservatoria dei Registri Immobiliari di Reggio Calabria
l’01.06.2006 reg. particolare n.7782 e registro generale nr.11340). A tal fine era stata rilasciata la
licenzia edilizia nr. 7 dell’01.08.2006 dal Comune di Santo Stefano d’Aspromonte , su progetto dal
geom. REPACI Stefano, nato a Fiumara il 26.02.1969, residente a Villa San Giovanni in via
Alvaro Corrado – Pezzo nr.19.
Giova evidenziare che nell’area d’interesse erano presenti altri cantieri, in particolare:
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- l’impresa edile “TECHNO EDIL di Antonino PRIOLO e C. S.a.s.” che stava
costruendo un complesso edilizio residenziale, denominato “Monte Scirocco”, su un
terreno di proprietà della stessa, il cui titolare veniva identificato nell’ingegnere PRIOLO
Antonino, nato a Santo Stefano in Aspromonte (RC) il 22.04.1960, residente a Reggio Calabria,
imprenditore, attuale assessore del comune di Santo Stefano in Aspromonte con funzioni
concernenti le materie di seguito indicate: relazioni esterne con particolare riguardo al reperimento
di risorse finalizzate alle provviste finanziarie per le opere pubbliche programmate dall’Ente.
La stessa impresa, inoltre, era impegnata nella realizzazione di una villa bifamiliare su un
terreno di proprietà di:
. SICLARI Luciana nata a Reggio Calabria il 04/11/1972 cod. fiscale
SCLLCN72S44H224K, proprietaria per 4/12;
. SPINELLI Fortunata nata a Reggio Calabria il 25/01/1941 cod. Fiscale
SPNFTN41A65H224C, proprietaria per 8/12.
- l’impresa edile “MACOS S.r.l.”, che stava costruendo 12 ville, su un terreno di proprietà
dei germani:
. COZZUPOLI Antonietta Rita pt. Bruno e mt. ALETTI Daniele, nata a Reggio Calabria il
23.05.1958, ivi residente in via Friuli nr.3, coniugata, medico, proprietaria per 1/3;
. COZZUPOLI Emilio pt. Bruno e mt. ALETTI Daniele, nato a Reggio Calabria il
16.08.1955, ivi residente in via Nuova Friuli n.7, coniugato, medico, proprietario per 1/3;
. COZZUPOLI Pietro pt. Bruno e mt. ALETTI Daniele, nato a Milano il
21.07.195323.05.1958, ivi residente in via Nuova Friuli n. 11, coniugato, medico, proprietario per
1/3.
L’impresa “MACOS S.r.l.”, con forma giuridica “società a responsabilità limitata, iscritta
alla Camera di Commercio di Reggio Calabria al numero Rea RC-119651, con sede legale in
Reggio Calabria in via Gorizia nr.5, avente per oggetto sociale: impresa edile, lavori generali di
costruzione di edifici ed altro, costituita il 07.01.1992, ha un capitale sociale dichiarato di €
95.370,00 così ripartito:
. € 66.759,00 di proprietà di MALARA Michele nato a Reggio Calabria il 19.05.1965 cod.
fiscale: MLRMHL65E19H224V. Lo stesso è nipote del noto MUSOLINO Rocco, nato a S.
Stefano d’Aspromonte l’1.3.1927, già ex sindaco del paese nativo, arrestato nell’ambito
dell’operazione “Olimpia” , nonché fratello di MALARA Francesco, nato a Reggio Calabria il
31.10.1985, anch’egli tratto in arresto allorché rivestiva la carica di sindaco del comune di Santo
Stefano in Aspromonte;
. € 28.611,00 di proprietà di MUSOLINO Rosa, nata a Santo Stefano in Aspromonte il
12.02.1943 cod. fiscale: MSLRSO43B52I371X.
All’interno della società risultano le seguenti persone:
. MALARA Michele, nato a Reggio Calabria il 19.05.1965, residente a Reggio Calabria in
via Gorizia nr.5, amministratore unico e direttore tecnico;
. SPADARO Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 23.08.1970, residente a Laganadi in via
San Giovanni Bosco nr. 23, responsabile tecnico.
L’analisi dei suddetti dati, faceva concretamente supporre che il PASSALACQUA,
unitamente a VITALE Stefano, era interessato alla realizzazione di alcune unità immobiliari nella
frazione Gambarie di Santo Stefano d’Aspromonte, a cui era interessato evidentemente anche
ZITO Rocco.
Nella prosecuzione dell’attività investigativa, si accertava che in data 30 settembre 2006,
PASSALACQUA Domenico, unitamente ad un altro soggetto si recava in Gambarie, ove
incontrava VITALE Domenico, autista e uomo di fiducia di MUSOLINO Rocco, con il quale si
recava presso il cantiere edile nominato in precedenza. Il PASSALACQUA, alle ore 11.50, partiva
da Gambarie per fare ritorno a Villa San Giovanni, ove giungeva intorno alle ore 12.30.
(Vds. all. nr. 46)
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I fratelli BARBIERI.
Parte attiva di tale contesto criminale è risultato essere BARBIERI Domenico, in
precedenza generalizzato, imprenditore di riferimento dell’organizzazione criminale in esame,
risultato in contatto sia con questi ultimi, sia con personaggi aderenti alle strutture criminali della
Piana di Gioia Tauro, nonché con ALVARO Cosimo, sorvegliato speciale della P.S., figlio del
citato Domenico cl. 1924.
Inoltre, veniva accertato attraverso l’attenta analisi delle conversazioni intercettate, nonché
dei servizi di osservazione, condotti all’indirizzo dei fratelli BUDA, che gli stessi, tra l’altro, erano
in stretti contatti con l’imprenditore BARBIERI Domenico, in precedenza generalizzato, soggetto
ritenuto intraneo all’associazione mafiosa in esame, essendo il referente economico del gruppo.
I preliminari accertamenti, condotti nei confronti del BARBIERI, permettevano di accertare
che lo stesso, in diverse occasioni, era stato controllato con:
RUGOLINO Giovanni, nato a Reggio Calabria il 23.02.1950, pregiudicato per
associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione di armi, illecita
concorrenza con minaccia e violenza, omicidio doloso, sequestro di persona, sottoposto alla misura
di prevenzione dell’obbligo di dimora e la misura di sicurezza della libertà vigilata;
GULLI’ Giacinto, nato a Motta San Giovanni il 06.05.1956, pregiudicato per
associazione per delinquere di tipo mafioso, proposto per la misura di prevenzione del sequestro
beni, sottoposto alla misura di sorveglianza di p.s. nel 1998;
FURCI Antonio, nato a Reggio Calabria il 26.04.1960, pregiudicato per
violazione legge sulle armi;
MOSCATO Fortunato, nato a Reggio Calabria il 15.05.1962, pregiudicato per
furto.
Il dato più significativo, comunque, scaturiva dal fatto che il BARBIERI, unitamente ai
fratelli VINCENZO [26.11.1961] e CARMELO [25.04.1969] , di seguito generalizzati,
mantenevano stretti contatti anche con il pregiudicato ALVARO Cosimo, originario di Sinopoli,
appartenente all’omonima famiglia mafiosa, che aveva spostato i propri interessi nella città di
Reggio Calabria. Infatti, appare verosimile ritenere che proprio i fratelli BARBIERI, per un periodo
di tempo, avevano gestito la latitanza di ALVARO Carmine [nato a Sinopoli (RC) il 10.08.1968,
ivi residente Via Conturella nr.5, celibe, pregiudicato, in atto detenuto], fratello dell’indagato
ALVARO Cosimo. Quest’ultimo, inoltre, risultava essere stato assunto dalla ditta del BARBIERI,
mentre, in realtà non ha mai lavorato alle dipendenze dello stesso. La circostanza scaturiva da una
conversazione telefonica, intercettata alle ore 17.08 dell’11.12.2006, sull’utenza telefonica nr.
337/948646, in uso al BARBIERI Domenico, laddove una donna, dipendente dello studio di
consulenza Finanziaria gestito da TRIPODI Angelo, chiedeva al BARBIERI, le giornate di lavoro
da contabilizzare per conto di ALVARO Cosimo.
(vds. all. nr.47)
Gli accertamenti, espletati presso l’INPS di Reggio Calabria, hanno permesso di appurare
che l’indagato ALVARO Cosimo è dipendente, dal mese di ottobre 2006, dell’impresa individuale
BARBIERI Domenico, con sede legale a Reggio Calabria (RC) in Via Dei Monti 116 cap 89100 –
frazione Villa San Giuseppe. L’ALVARO risulta aver percepito redditi dalla ditta BARBIERI,
nell’anno 2006, pari ad € 4.678,00 per 13 settimane lavorative, mentre nell’anno 2007 pari a €
5.053,00 per 19 settimane lavorative.
Cira i rapporti tra la famiglia BARBIERI e quella degli ALVARO, si precisa che in data 8
ottobre 2006, ALVARO Cosimo, mentre effettuava una telefonata dal proprio apparato cellulare
(nr. 347/5348373), diretta all’utenza nr. 338/9412812, riferiva in sottofondo a BARBIERI
Carmelo, in quel momento in sua compagnia che lo aveva cercato “ucchi i suli”, identificato in
ALVARO Cosmo [n. a Sinopoli il 16.10.1966, ivi residente L.go Conturella nr. 4, pregiudicato],
cugino dell’indagato ALVARO. L’affermazione è sintomatica di una concreta conoscenza del
BARBIERI Carmelo, con gli esponenti della cosca ALVARO.
Proc. pen. n. 7734/10 R.G. notizie di reato/mod. 21DDA
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Ritornando alla latitanza trascorsa da ALVARO Carmine presso la famiglia BARBIERI, si
precisa che lo stesso è stato latitante dal 30.03.1999 al 13.02.2002, poiché colpito da ordinanza di
Custodia Cautelare in Carcere nr. 112/96 R.G.N.R. D.D.A. e nr. 155/97 R.G.G.I.P. D.D.A. e nr.
81/99 Reg. CC, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di numerosi
esponenti appartenenti alla cosca mafiosa denominata “ALVARO-VIOLI-MACRI’” per
associazione per delinquere di tipo mafioso ed altro (art. 416 bis).
Va, inoltre, sottolineato che BARBIERI Domenico, sebbene sia solito esprimersi in maniera
autonoma nell’attività imprenditoriale, spesso ha lavorato in stretta intesa con l’impresa gestita dal
fratello Vincenzo Carmine, operante nel medesimo sett
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