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Riforma del credito cooperativo II nodo del diritto di recesso e

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Riforma del credito cooperativo II nodo del diritto di recesso e
Estratto da pag.
Sabato
13/02/2016
11
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Enrico Franco
10.604
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
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Riforma del credito cooperativo
II nodo del diritto di recesso e il
peso nel negoziato con Roma
51%, visto che nella capogruppo
«il capitale è detenuto in misura
maggioritaria dalle banche di
credito cooperativo appartenenti
al gruppo». La domanda
fondamentale, probabilmente, è
perché in Trentino fa tanto
TRENTO II decreto del Governo scandalo la «way out», ovvero la
possibilità per gli istituti con oltre
sulla riforma del credito
200 milioni di patrimonio di non
cooperativo continua a far
far parte del gruppo unico
discutere. I senatori trentini
nazionale, «corrispondendo
Vittorio Fravezzi e Franco
all'erario un'imposta straordinaria
Panizza (gruppo per le
pari al 20% della loro
autonomie) promettono
consistenza». Molti osservatori
emendamenti, più che altro per
ricordano che l'obbligo di
difendere lo spirito
adesione avrebbe potuto avere
cooperativistico. La Lega
profili di incostituzionalità,
annuncia «ricorso in ogni sede
quindi una scappatoia forse era
per difendere autonomia e
necessaria. Federcoop si
specificità delle Casse Rurali».
Fra i sindacati la Fisac Cgil
ritiene che la «way out» sia un
modo scelto dall'esecutivo per
dice «sorpresa e preoccupata»,
«fare cassa», mentre la Uilca,
osserva che se veramente alcune Panizza è duro: «La banca
banche importanti escono «c'è un cooperativa ha una storia, non è
problema», ma che comunque è dei soci attuali: non è giusto che
difficile che una Bcc, pur grande, possano venderla». Fravvezzi
annuncia emendamenti per
decida di navigare in mare
preservare dunque lo spirito coop
aperto. Su tutto c'è molta
(e l'autonomia trentina). «Così si
incertezza sul destino delle
Raiffeisen altoatesine. Nel testo permette alle banche più grandi
(Toscana e Lazio i tenitori più
del decreto arrivato mercoledì
sera in Consiglio dei ministri (in interessati) di uscire dal sistema e
indebolire la struttura stessa della
cui però molti dettagli devono
holding. Il governo ha fatto ciò
essere ancora definiti) non c'era
per riuscire a incassare liquidità
traccia della difesa della loro
specialità. La Svp era convinta di da spendere in interventi a
aver portato a casa la partita, ma pioggia di sapore elettorale» dice
Romano Vicentini segretario
la holding di Bolzano è sparita.
Fisac Cgil. A spanne potrebbero
«Nessuno ha saputo spiegarci il
mancare forse 2 miliardi di
perché», commenta il senatore
patrimonio su 20, con 400
Hans Berger (Svp). Ora si
milioni di tasse. Anche la Rurale
attende l'estensiodi Trento, andasse in porto
l'incorporazione di Aldeno,
supererebbe la soglia di 200
milioni di patrimonio (entrerebbe
ne definitiva del decreto. «E se
non dovesse essere introdotta lì, fra le io più grandi in Italia), ma è
pensabile che il presidente di
come ci ha assicurato Matteo
Federcoop porti la sua banca a
Renzi, ci penseremo in Aula»,
diventare una spa? Secondo molti
rimarca deciso il collega Svp
Karl Zeller. Per Panizza pero non il tema nemmeno si pone. n
nervosismo in Via Segantini però
dovrebbero esserci particolari
c'è e forse la chiave interpretativa
problemi. Nel testo del decreto
migliore arriva dal Sole 24 ore di
non c'è nemmeno traccia
ieri. Non è detto che queste
dell'approccio «risk-based» —
grandi ban
anche se forse il tema sarà
trattato all'interno delle norme
della holding —, come non è
prevista la possibilità nella
holding che le Bcc scendano
sotto il
Decreto di
Enrico
Orfano
UILCA
che abbiano propria voglia di
diventare spa, «però la
prospettiva di un'uscita diventa
ora un'arma negoziale in mano
alle più grandi». Non per nulla la
più grande, Bcc Roma, di recente
«salvatrice» della Bcc Padovana
(nell'orbita di Cassa centrale
banca) con il direttore Mauro
Pastore conferma il sostegno al
gruppo, ma ciò non significa
«che aderiamo a qualsiasi
progetto». Finora osservatori
come Stefano Zamagni, a fronte
del passo indietro di Cassa
centrale banca rispetto al suo
progetto di holding del Nordest,
hanno detto «il Trentino esce a
testa alta dalla riforma del credito
cooperativo. E nel prossimo
futuro passera ad incassare». I
maligni sostenevano che il polo
trentino fosse solo un tentativo di
«alzare il prezzo» nel gruppo
unico, in vista anche della tornata
di nomine che arriveranno nei
prossimi 18 mesi. Ma ora, con
una decina di banche che
inaspettatamente ha ottenuto più
capacità negoziale, il Trentino
potrà poggiare sul medesimo
«capitale reputazionale» finora
pazientemente accumulato? O ne
avrà inaspettatamente di meno ©
RIPRODUZIONE
RISERVATA*
miliardi il
complesso dei
patrimoni di tutte le
362 Rurali e Bcc
miliardo II capitale
della holding
capogruppo
Franco Panizza e
Vittorio Fravezzi,
senatori del gruppo
per le autonomie,
stanno seguendo
passo passo l'iter
parlamentare del
decreto di riforma
del credito coop
per cento Le
imposte che la
banca in uscita paga
200 milioni II limie
oltre cui e possibile
diventare spa
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