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Estrazione delle proteine
Laboratorio Integrato 4 Lezione n.1 Estrazione delle proteine Dott.ssa Francesca Zazzeroni La Biologia Moderna Progetti Genoma: Perchè? La determinazione e la conoscenza dell’intera sequenza genomica sembrano essere la condizione necessaria per comprendere la completa biologia di un determinato organismo In che modo? Sequenziamento del DNA significa determinazione della sequenza lineare delle basi che lo compongono, cioè A, T, C e G. Il DNA umano è composto da 3.12 miliardi di paia di basi La Biologia Moderna: i Progetti Genoma Un requisito essenziale alla comprensione della biologia completa di un organismo è la determinazione della sequenza del suo intero genoma “A prerequisite to understanding the complete biology of an organism is the determination of its entire genome sequence” Fleischmann et al. 1995 2000-2001 Il Genoma Umano completamente sequenziato e assemblato ERA GENOMICA La sequenza completa del genoma sarà NECESSARIA a comprendere le funzioni (e disfunzioni) biologiche del nostro organismo ERA POST-GENOMICA La sola sequenza, anche se completa, del genoma sarà SUFFICIENTE a comprendere le funzioni (e disfunzioni) biologiche del nostro organismo? Le proteine, sono il prodotto dei geni: sono le proteine che servono a “fabbricare” un organismo, a farlo funzionare e, quando sono difettose, si rendono responsabili di malattie. Ed è proprio attraverso lo studio del funzionamento delle proteine che si potrebbe arrivare alla costruzione di nuovi farmaci…. COMPLESSITA’ BIOLOGICA Gene mRNA 30.000? (30.000-100.000) Splicing alternativo precursore proteico ?? 150.000?? Taglio della eventuale sequenza segnale Eventuali modificazioni post-traduzionali proteina matura (FUNZIONE) Interazioni proteina-proteina Network complessi ?? N.B. Il delicato equilibrio di un organismo dipende da una moltitudine di funzioni finemente organizzate e regolate da una moltitudine di proteine diverse che interagiscono tra loro in network complessi di interazioni reversibili Le proteine Purificazione delle proteine: La purificazione di una proteina costituisce il primo passaggio nello studio delle sue proprietà. Una proteina, per poter essere purificata, deve dapprima essere estratta dalla sua matrice biologica e poi allontanata selettivamente dalle altre proteine. La strategia adottata dipende da una serie di fattori: 1- Caratteristiche d’interesse; chimico-fisiche della proteina 2- Qualità: il tipo di studio che si vuole eseguire detta i limiti di purezza che è necessario ottenere; 3- Quantità: si utilizzano metodi di estrazione diversi in base alla resa necessaria; 4- Costi: materiali costosi, come resine di affinità o a scambio ionico possono essere fattori limitanti. Classificazione delle proteine in base alle loro caratteristiche strutturali Caratteristiche strutturali Proteine Monomeriche Proteine Oligomeriche -Subunità Identiche -Subunità Diverse Esempi Lisozima, ormone della crescita GAPDH, catalasi, alcool deidrogenasi Aspartato carbamoyltransferasi Proteine associate alla Membrana -periferiche -integrali -coniugate Fosfatasi alcalina, ATPasi mitocondriale Porine, citocromo P450, recettore dell’insulina Glicoproteine, lipoproteine, nucleoproteine Proteine extracellulari secrete nel terreno di coltura o nel siero possono essere rimosse dal materiale insolubile per semplice centrifugazione. Proteine intracellulari possono essere recuperate dopo rottura delle cellule. La procedura adottata per ottenere un estratto grezzo (estratto contenente tutte le proteine cellulari solubili nel tampone di estrazione utilizzato) dipende dalla localizzazione cellulare della proteina di interesse. I metodi utilizzati per la rottura delle cellule dipendono in gran parte dalla fragilità delle cellule. Cellule Animali -Cellule fragili (eritrociti) -Cellule che contengono materiale fibroso (c. muscolari) Cellule Vegetali Più difficili da rompere perchè contengono cellulosa Microorganismi -Batteri che si lisano facilmente -Batteri con pareti più resistenti La rottura delle cellule può essere ottenuta mediante: -Digestione enzimatica della parete o della membrana plasmatica mediante appropriate miscele di cellulasi, lipasi e proteasi (tripsina, collagenasi, ialuronidasi); -Shock osmotico; -Successivi cicli di congelamento/scongelamento; Generalmente devono però essere applicati metodi più energici, che sottopongono le cellule a stress meccanici. I metodi di rottura meccanici sono fondamentalmente di due tipi: -mediante forze frizionali tra cellule e materiale solido; -mediante forze frizionali in sospensione di cellule. Metodi frizionali in mezzo solido La rottura meccanica in presenza di abrasivi può essere esguita nell’agitatore di Mickle, che agita vigorosamente le sospensioni cellulari (da 300 a 3000 rotazioni al minuto) in presenza di microsfere di vetro del diametro di 0,5 mm. Questa tecnica può dar luogo alla rottura degli organuli cellulari. Si ottiene invece una rottura più controllata nella Hughes Press dove un pistone forza le cellule, insieme all’abrasivo, a passare attraverso una stretta apertura di 0,25 mm di diametro presente nella camera in cui si esercita la pressione. Metodi frizionali in mezzo liquido Nelle sospensioni cellulari la rottura può essere ottenuta sia mediante frullatori che omogeneizzatori. I frullatori sono costituiti da lame d’acciaio che ruotano ad alta velocità. Le singole lame hanno un’inclinazione diversa in modo da ottenere un efficace miscelamento del materiale da trattare e ruotano in uno speciale contenitore d’acciaio inossidabile le cui pareti sono incurvate per garantire la massima turbolenza della soluzione. I frullatori sono di solito impiegati per pochi secondi, ad alta velocità, per minimizzare il surriscaldamento del campione. Gli omogeneizzatori sono costituiti da un tubo di vetro e da un pestello mosso a mano (Dounce o Tenbrock) o elettronicamente (Potter-Elvejham). Il tubo è mantenuto fisso mentre il pestello viene fatto ruotare per generare le forze frizionali, le quali sono più elevate alla superficie del pestello e minime lungo la parete del tubo. Lo spazio libero tra il pestello e la parete del tubo è mantenuta entro dimensioni precise in quanto l’attrito sviluppato dipende dal raggio del pestello e del tubo di vetro e dalla velocità di rotazione del pestello stesso. Le forze frizionali sono troppo deboli per poter distruggere cellule vegetali e microbiche. In questi casi, si possono utilizzare metodi basati sull’applicazione di una elevata pressione o sull’utilizzo di ultrasuoni. French Press: presenta una camera d’acciaio inox che si apre all’esterno per mezzo di una valvola a spillo. La sospensione cellulare viene inserita nella camera mantenendo la valvola a spillo chiusa. Dopo aver capovolto la camera, la valvola viene aperta e mediante un pistone si fa fuoriuscire l’aria. Si chiude la valvola, la camera viene rimessa nella posizione iniziale, e una pressa idraulica esercita sul pistone la pressione richiesta. Raggiunta la pressione richiesta, la valvola viene aperta di poco in modo da far diminuire leggermente la pressione; le cellule scoppiano nel momento in cui cominciano ad espandersi. Sonicatore: è uno strumento che presenta una sonda capace di produrre ultrasuoni. Gli ultrasuoni ad alta frequenza possono essere impiegati efficacemente per rompere le cellule, in quanto gli ultrasuoni generano ondate pressorie elevate. Lo svantaggio di questa tecnica è che si genera un notevole surriscaldamento. Per mantenere il controllo della temperatura si usano contenitori di vetro a sezione speciale, e la sospensione viene forzata a circolare lungo la parete esterna del contenitore che viene immerso nel ghiaccio. Tecnica Esempio Principio Lisi cellulare Eritrociti Distruzione della membrana cellulare per shock osmotico Digestione enzimatica Trattamento dei batteri con lisozima Parete batterica viene digerita, permettendo la lisi osmotica della membrana Solubilizzazione chimica Estrazione con toluene (lieviti) La parete cellulare viene solubilizzata chimicamente Omogeneizzatore Tessuto epatico Cellule vengono rotte perchè forzate tra un pestello ed un tubo di vetro Frullatore Tessuto muscolare, cellule vegetali Cellule vengono rotte dall’azione di lame d’acciaio Hughes Press e French Press Batteri, cellule vegetali Cellule vengono forzate in una stretta apertura o in condizioni di alta pressione Sonicazione Sospensioni cellulari Onde pressorie elevate causano rottura delle cellule Agitarore di Mickle Sospensioni cellulari Agitazione in presenza di microsfere di vetro Le procedure utilizzate per ottenere un estratto proteico grezzo sono estremamente semplici e richiedono: - la rottura delle cellule in uno specifico buffer; - la centrifugazione del campione pe rimuovere i residui insolubili. BUFFERS DI ESTRAZIONE Le cellule contengono molti Sali e molti costituenti cellulari hanno una carica, come ad es. le proteine, I fosfolipidi, gli acidi nucleici. La forza ionica nel citoplasma è tipicamente tra 0.15-0.20 M. In queste condizioni le proteine sono solubili. Se si omogeneizza utilizzando 2-3 vol di acqua, la forza ionica dell’omogeneizzato sarà 0.05 o meno. In queste condizioni le proteine, soprattutto quelle basiche, rimangono associate al materiale particolato. Per assicurare che tutte le proteine solubili siano estratte, si utilizzano buffers 20-50 mM fosfato, pH 7-7.5; 0.1M Tris-Cl, pH 7.5; 0.1 M KCl. Inoltre, I buffers possono contenere detergenti (Triton X, NP40), EDTA (agente chelante), b-mercaptoetanolo (agente riducente), inibitori delle proteasi, inibitori delle fosfatasi. Inibitore Attivo nei confronti di: Inattivo nei confronti di: Aprotinina Tripsina, chimotripsina, plasmina Papaina Leupeptina Plasmina, tripsina, papaina, catepsinaB Chimotripsina, pepsina, catepsina A e D Tripsina, plasmina, chimotripsina, elastasi, termolisina Plasmina, chimotripsina, pepsina Pepstatina A Pepsina, catepsinaD Antipaina Catepsina A e B, papaina,tripsina PMSF (phenylmethyl sulphonyl fluoride) Chimotripsina, tripsina TLCK (tosyllysine chloromethyl ketone Tripsina Chimotripsina TPCK (tosylphenylalanine chloromethyl ketone) Chimotripsina Tripsina EDTA Metalloproteasi BUFFERS DI ESTRAZIONE Generalmente si utilizzano due-tre volumi di buffer rispetto al volume del pellet cellulare. Infatti, dopo aver omogeneizzato il campione, lo si centrifuga per eliminare I componenti cellulari insolubili. Il pellet trattiene sempre un po’ di liquido, e la perdita di proteine che si ha a causa del liquido trattenuto nel sedimento dipende dal vol tot di buffer utilizzato. Maggiore è il volume del buffer minore sarà la % di proteine perse nel pellet. D’altro canto, non si possono neanche utilizzare volumi eccessivi perchè si otterrebbero concentrazioni finali di proteine troppo basse. Nei processi di estrazione e purificazione delle proteine, a differenza di quanto avviene per il DNA, non occorre prestare attenzione alla sterilità ma bisogna evitare la denaturazione dei campioni (elevate temperature, detergenti, valori estremi di pH possono denaturare facilmente le proteine). Inoltre, è importante procedere all’estrazione delle proteine il più velocemente possibile, per evitare i processi degradativi. Se si rende necessario conservare I campioni da cui si dovranno estrarre le proteine questi vanno congelati rapidamente utilizzando azoto liquido (-140°C) e conservandoli in un congelatore -80 °. Anche gli estratti proteici vanno conservati a temperature molto basse (-80°) e vanno evitati ripetuti cicli di congelamentoscongelamento. Esperienza di laboratorio: ESTRAZIONE DI PROTEINE DA CELLULE EUCARIOTICHE MEDIANTE RIPA BUFFER RIPA BUFFER 1x Phosphate buffered saline 1% Nonidet P-40 (NP-40) oppure Igepal CA-630 0.5% sodium deoxycholate 0.1% SDS 10 mg/ml PMSF 50 KIU/ml Aprotinin 100 mM sodium orthovanadate PROTOCOLLO 1-Staccare le cellule dalla piastra utilizzando uno scraper e lavorando in ghiaccio PROTOCOLLO 1-Staccare le cellule dalla piastra utilizzando uno scraper e lavorando in ghiaccio 2-Raccogliere le cellule in un tubo da 50 ml PROTOCOLLO 1-Staccare le cellule dalla piastra utilizzando uno scraper e lavorando in ghiaccio 2-Raccogliere le cellule in un tubo da 50 ml 3-Lavare la piastra con 5 ml di PBS freddo e trasferire nel tubo da 50 ml PROTOCOLLO 1-Staccare le cellule dalla piastra utilizzando uno scraper e lavorando in ghiaccio 2-Raccogliere le cellule in un tubo da 50 ml 3-Lavare la piastra con 5 ml di PBS freddo e trasferire nel tubo da 50 ml 4-Centrifugare la cellule a 1200 rpm per 10 min a 4°C PROTOCOLLO 1-Staccare le cellule dalla piastra utilizzando uno scraper e lavorando in ghiaccio 2-Raccogliere le cellule in un tubo da 50 ml 3-Lavare la piastra con 5 ml di PBS freddo e trasferire nel tubo da 50 ml 4-Centrifugare la cellule a 1200 rpm per 10 min a 4°C 5-Decantare il surnatante (o aspirare con una pompa da vuoto, o rimuovere con una pipetta), risospendere le cellule in 1ml di PBS freddo. Trasferire in un tubo eppendorf da 1.5 ml PROTOCOLLO 1-Staccare le cellule dalla piastra utilizzando uno scraper e lavorando in ghiaccio 2-Raccogliere le cellule in un tubo da 50 ml 3-Lavare la piastra con 5 ml di PBS freddo e trasferire nel tubo da 50 ml 4-Centrifugare la cellule a 1200 rpm per 10 min a 4°C 5-Decantare il surnatante (o aspirare con una pompa da vuoto, o rimuovere con una pipetta), risospendere le cellule in 1ml di PBS freddo. Trasferire in un tubo eppendorf da 1.5 ml 6-Centrifugare in una microfuge refrigerata a 3000 rpm per 510 min a 4°C PROTOCOLLO 1-Staccare le cellule dalla piastra utilizzando uno scraper e lavorando in ghiaccio 2-Raccogliere le cellule in un tubo da 50 ml 3-Lavare la piastra con 5 ml di PBS freddo e trasferire nel tubo da 50 ml 4-Centrifugare la cellule a 1200 rpm per 10 min a 4°C 5-Decantare il surnatante (o aspirare con una pompa da vuoto, o rimuovere con una pipetta), risospendere le cellule in 1ml di PBS freddo. Trasferire in un tubo eppendorf da 1.5 ml 6-Centrifugare in una microfuge refrigerata a 3000 rpm per 510 min a 4°C 7-Aspirare il surnatante completamente 8-Risospendere in 2-3 vol di RIPA buffer (generalmente da 1 piastra da 10cm, si utilizzano 200-300 ml di buffer) PROTOCOLLO 8-Risospendere in 2-3 vol di RIPA buffer (generalmente da 1 piastra da 10cm, si utilizzano 200-300 ml di buffer) 9-Incubare 10 min in ghiaccio 10-Per una lisi completa, passare le cellule attraverso una siringa da insulina per ~10 volte PROTOCOLLO 8-Risospendere in 2-3 vol di RIPA buffer (generalmente da 1 piastra da 10cm, si utilizzano 200-300 ml di buffer) 9-Incubare 10 min in ghiaccio 10-Per una lisi completa, passare le cellule attraverso una siringa da insulina per ~10 volte 11-Incubare 15 min in ghiaccio 12-Centrifugare 30 min a 14,000 rpm a 4ºC 13-Recuperare il surnatante e trasferirlo in un tubo pulito 14-Eseguire il dosaggio delle proteine per determinarne la concentrazione.