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La montagna in sicurezza Sulle orme di Francesco
SPED. IN ABB. POST. ART. 2, COMMA 20/B, LEGGE 662/96 - FILIALE DI ROMA - € 2,17 - BIMESTRALE - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO PT DI ROMA-ROMANINA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO ADDEBITO DELLA RELATIVA TARIFFA. periodico di cultura ambientale Controllo del territorio La montagna in sicurezza Itinerari Sulle orme di Francesco L E rpo I A l Co C E o de P n Anno V - N. 20 gennaio/febbraio 2004 S di r Ri o Una straordinaria occasione Il Forestale periodico di cultura ambientale Rivista ufficiale del Corpo Forestale dello Stato Anno V - n. 20 gennaio/febbraio 2004 direzione e redazione Via Giosuè Carducci, 5 - 00187 Roma Tel. 06.4665.7062 - Fax 06.48904001 E-mail: [email protected] amministrazione Via G. Carducci, 5 - 00187 Roma Tel. 06.4665.6058 - Fax 06.42012596 C.F. 97013490582 - P.I. 06434931009 direttore responsabile Stefano Cazora in redazione A. Sciunzi (segreteria di redazione), L. Loiotile, A. Maiorano, F. Marchesiani hanno collaborato F. Di Giov Angelo (coordinamento) A. Cerofolini, R. Chinzari, A. Gervasini, P. Micucci, A. Poli, S. Santangelo, A. Stefani foto Nucleo Documentazione Naturalistica CFS Ag. ECOFOR - Ufficio Stampa CFS foto di copertina Roberto Iezzi (NDN-CFS) diffusione Monica Rainò impaginazione, fotolito e stampa EdAs srl - Via Campo Sportivo, 9 03020 Giuliano di Roma (FR) proprietà fondo assistenza, previdenza e premi per il personale del C.F.S. registrazione del Tribunale di Roma n. 586 del 13/12/1999 iscrizione al Registro Nazionale della Stampa n. 10841 del 19/04/2001 (ora iscritto al R.O.C.) Le idee espresse negli articoli riflettono l’opinione degli autori e non si riferiscono necessariamente ad orientamenti ufficiali. Manoscritti, foto e disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica sono riservati. Si informa che i dati utilizzati al fine della spedizione di questa Rivista, contenuti in elenchi conoscibili da chiunque, sono trattati a questo solo fine in conformità a quanto previsto dalla legge n. 675/96. Per esercitare i diritti (aggiornamento, cancellazione ecc.) di cui all’art. 13 scrivere a: Fondo ass. prev. e premi per il personale del C.F.S., Via G. Carducci, 5 - 00187 Roma. Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana stampato su carta ecologica 2 È festa grande nel Corpo Forestale dello Stato. Sorrisi e volti distesi lasciano trapelare la grande gioia e la soddisfazione per l’approvazione della nuova legge di riordino del Corpo. I nembi oscuri della regionalizzazione e dello smembramento sono solo un ricordo, uno spettro sinistro che ha condizionato 30 anni di storia dell’Amministrazione fino ad indebolirla nelle sue più solide fondamenta, senza però riuscire a sgretolarla. Da quando è nata, questa Rivista ha seguito con molta attenzione tutto l’iter legislativo, anzi si può dire che “Il Forestale” abbia avuto tra i suoi obiettivi anche quello di far conoscere a cittadini, istituzioni, forze politiche e sociali e gruppi di pressione quanto sia varia e completa l’attività del Corpo Forestale impegnato nella tutela del patrimonio naturale e nel controllo del territorio rurale e montano. Abbiamo cercato, in maniera semplice e divulgativa, di fornire un ritratto attuale del Corpo prefigurando, a volte, anche ambiti di intervento nuovi e ancora poco sviluppati che la legge di riordino ha invece saputo esaltare dando loro compimento. C’è una preghiera che noi forestali innalziamo quando ci ritroviamo insieme per celebrare momenti di gioia o di cordoglio che recita così: “…La vita ci ha posti al servizio del Paese, per la conservazione, la cura e la difesa delle cose più belle del Creato: gli alberi, gli animali, le acque, le montagne che Tu ci hai donato, a beneficio dell’uomo… Aiutaci a comprendere sempre più le opere del Creatore ed i legami che uniscono tra loro le Sue creature, in modo che anche la nostra fatica si svolga sempre in armonia con il disegno divino”. In queste semplici parole sembra profeticamente essere racchiusa tutta la missione del Corpo Forestale, la stessa che oggi gli Italiani, attraverso la loro più alta rappresentanza, ci hanno affidato con riconoscenza per il lavoro svolto in oltre 180 anni di vita al servizio del Paese e delle istituzioni. Una missione che ci investe però di una grande responsabilità. Ecco perché la legge n. 36 del 6 febbraio 2004 non è uno dei tanti provvedimenti fotografia che vengono fatti ad usum Delphini, ma una straordinaria opportunità per garantire all’Italia maggiore sicurezza ambientale ed agroalimentare e per tutelare il paesaggio che rappresenta la scenografia della storia umana e naturale di un Paese. Resta ora da realizzare con determinazione il progetto affidatoci. Ma come sarà il nuovo Corpo Forestale dello Stato? Sarà più operativo e più vicino al cittadino come ha scritto il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Gianni Alemanno, nell’articolo introduttivo di questo numero: “un presidio forte e insostituibile del patrimonio ambientale e agroalimentare… capace di fondere le competenze necessarie alla conservazione degli habitat naturali con la salvaguardia delle tradizioni rurali e montane”. sommario controllo del territorio Montagna sicura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 politica forestale Una nuova politica forestale europea . . . . . 9 turismo Sulle orme di Francesco . . . . . . . . . . . . . 16 tradizione e cultura Maschere dalla natura . . . . . . . . . . . . . . . 18 ABBONAMENTI (6 numeri) Sostenitore: € 51,65 Ordinario: € 13,00 Ridotto: € 10,35 per tutti gli appartenenti alle forze di polizia in servizio e in congedo e per gli studenti. Per gli appartenenti al CFS in servizio l’importo dell’abbonamento viene trattenuto direttamente dallo stipendio. Estero: € 31,00 Copia arretrata: € 5,15 (previa verifica della disponibilità) I versamenti devono essere effettuati su c/c postale n. 12129003 intestato a: Fondo assistenza previdenza e premi per il personale del CFS, Via G. Carducci, 5 00187 Roma. È indispensabile specificare la causale del versamento e il codice fiscale o la partita IVA. CAMBIO DI INDIRIZZO: servizio gratuito, ma con espressa richiesta inoltrata anche via fax. PUBBLICITÀ: è assunta direttamente ed esclusivamente dall’amministrazione del periodico. Tariffe inserzioni a colori (IVA esclusa): pagina intera € 1.550,00; doppia pagina € 2.585,00; 1/2 pagina € 775,00; 1/4 di pagina € 390,00; III di copertina € 1.810,00; IV di copertina € 2.070,00; posizione di rigore +10%. Impianti in quadricromia forniti dal committente con due mesi di anticipo rispetto alla pubblicazione. Le tariffe si riferiscono ad una sola uscita. Per informazioni rivolgersi a: Il Forestale - Settore pubblicità Tel. 06.4665.7062 - Fax 06.4890.4001 posta elettronica: [email protected] obiettivo su RIBADITA L’ALTA VALENZA SPECIALISTICA NELLA TUTELA DEL PATRIMONIO NATURALE FUTURO NUOVO PER LE SENTINELLE DELLA NATURA Sicurezza ambientale e agroalimentare i pilastri della nuova legge di riordino del Corpo Forestale dello Stato. Più vicini ai cittadini e alle istituzioni locali U n Corpo Forestale unitario in cui vengono rafforzate la funzione di polizia e di ordine pubblico. Va in questa direzione la recentissima approvazione del decreto di riassetto: un’iniziativa che, per la prima volta, vede emanata direttamente dal Parlamento Italiano la riforma organica di un corpo pubblico. Un traguardo auspicato che abbiamo inseguito con perseveranza, anche grazie allo spirito di dedizione che non è venuto meno nei Forestali. Questa legge di riordino rappresenta, inoltre, il raggiungimento di un importante obiettivo per il quale ci siamo impegnati con tenacia, nel pur complesso quadro politico, giungendo a una conclusione positiva. Un iter che porta a compimento l’impegno assunto fin dai miei primi incontri ufficiali con i Forestali, quando affermai che avrei salvaguardato l’unitarietà del Corpo Forestale dello Stato. Al tempo stesso, è un successo per il quale desidero ringraziare tutti coloro che vi hanno contribuito, in primo luogo gli stessi forestali che, con l’impegno quotidiano, hanno contribuito ad alimentare la crescente considerazione dei cittadini verso il Corpo. Una considerazione tradotta, poi, nel consenso espresso dai Gruppi parlamentari, che hanno assegnato un insostituibile riconoscimento al ruolo di tutela e salvaguardia dell’ambiente. gilanza sul rispetto della normativa nazionale e internazionale per la salvaguardia delle risorse agro-ambientali, la tutela del patrimonio naturalistico nazionale e la sicurezza agro-alimentare, attraverso la repressione e la prevenzione dei reati connessi a questi settori. Il Corpo Forestale dello Stato diviene, insomma, un organismo unitario, posto alle dipendenze del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, ma con organizzazione e organico distinti, fatto salvo il legame funzionale con il Ministro dell’Interno per i compiti inerenti l’ordine pubblico, la pubblica sicurezza, il pubblico soccorso e la protezione civile. Anche il Ministero dell'Ambiente potrà avvalersi dei forestali per alcune particolari funzioni. A questo proposito, il Mipaf potrà stipulare speciali Una struttura nazionale dal ruolo rafforzato. Grazie alle funzioni assegnate, il Corpo Forestale assume un ruolo più forte e una maggiore visibilità al servizio della comunità. Se ne riconferma l'attività di polizia giudiziaria già riconosciuta dalla legge vigente, oltre alla vi- Archivio NDN/CFS Le novità principali. Il riconoscimento del Corpo Forestale come moderna Forza di polizia dello Stato, specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale e nella tutela dell’ambiente rappresenta la novità principale della legge; una Forza specializzata, che da sempre concorre anche all’espletamento di servizi di ordine pubblico, in particolare nelle aree rurali e montane. Il Corpo Forestale assume un ordinamento civile qualificato nella difesa del patrimonio agroforestale e dell’ambiente, chiamato anche a concorrere all’espletamento di servizi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza, di soccorso e di protezione civile. L’On. Gianni Alemanno, Ministro delle Politiche Agricole e Forestali. 3 obiettivo su convenzioni anche con le singole Regioni per affidare incarichi ai forestali per conto degli enti locali. Sicurezza ambientale e qualità dei prodotti agroalimentari. Il Corpo Forestale è nato per essere un po’ il paladino della natura tout-court ed è l’unico corpo di polizia ambientale che abbiamo presente capillarmente sul territorio. Adesso inizia, però, una nuova fase che vede a disposizione dell'ambiente e della salute dei cittadini una task-force compatta e una vera struttura di intelligence. Il Corpo Forestale dello Stato diventa a tutti gli effetti la quinta forza di polizia, possiede tutti i requisiti per operare in maniera organica e coordinata su tutto il territorio nazionale, portando avanti l’azione di controllo e di prevenzione che ha consentito di smascherare numerosi contraffazioni e sofisticazioni anche nel settore agroalimentare, attraverso il Nucleo Agroalimentare Forestale (NAF). Sarà una forza con capacità propositive nella tutela dell’ambiente, nella sicurezza e nella produzione agroalimentare, compiti per i quali ci siamo sempre battuti, e che finalmente si confermeranno un riferimento per tutto il Paese. GIANNI ALEMANNO Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Roberto Iezzi - NDN/CFS Organizzazione e compiti a livello territoriale. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, il personale del Corpo Forestale potrà “traslocare” presso le Regioni che ne hanno richiesto l’impiego. Questa distribuzione delle forze sul territorio non smembra l’organismo che, anzi, rafforzerà il suo ruolo di vigilanza, la capillarità della sua presenza a beneficio di tutti i cittadini. Attualmente, sono oltre 9 mila le unità operative: un organico ancora numericamente inadeguato per svolgere tutti i compiti assegnati dallo Stato, che ci auguriamo di poter integrare con i concorsi. Il Corpo Forestale si imporrà, dunque, sempre più come un presidio forte e insostituibile del patrimonio ambientale e agroalimentare italiano espletando i propri compiti di polizia ambientale e come struttura posta a servizio della pubblica sicurezza italiana in settori rilevanti. Far conoscere ancora meglio agli italiani le funzioni di controllo sul territorio da parte del Corpo Forestale resta una priorità del Governo, che intende valorizzare il lavoro svolto sino a ora, affermandone il delicatissimo ruolo di tramite tra cittadini e ambiente. Tutto questo con l’augurio che il Corpo Forestale dello Stato continui a interpretare al meglio il proprio ruolo di forza di polizia civile, capace di fondere le competenze necessarie alla conservazione degli habitat naturali con la salvaguardia delle tradizioni rurali e montane. Un obiettivo ancora più alto di quello appena raggiunto ma che, certamente, non spaventa gli uomini e le donne in servizio nel Corpo, che quotidianamente esprimono la loro vocazione di sentinelle della natura, di custodi consapevoli dell’ambiente e della qualità della nostra vita. La nuova legge di riordino riconosce il Corpo Forestale dello Stato come moderna forza di polizia, specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale e nella tutela dell’ambiente. 4 obiettivo su DAL SENTIERO ALLA VETTA Passato e futuro: i forestali e la nuova legge di riordino N/ CF S no ad arrivare, nel maggio 2001, al cosiddetto decreto Bassanini, provvedimento recante la parziale regionalizzazione del Corpo e per tale motivo fortemente avversato da noi forestali. Il Ministro Gianni Alemanno, con grande determinazione e strategia istituzionale, ha invertito un percorso che sembrava irreversibile: al protagonista e regista politico di questo risultato vanno la gratitudine e la riconoscenza di tutti i forestali per la conquista dello storico obiettivo. Ma questo traguardo non sarebbe stato raggiungibile senza “il merito diffuso” dei forestali; donne e uomini che da allora fino ad oggi hanno vissuto il tempo dell’incertezza, del timore, delle delusioni e delle amarezze con senso del dovere sempre alimentato dalla professionalità; forestali che, malgrado le difficoltà, hanno saputo con il loro lavoro quotidiano, paziente e silenzioso, far crescere, prima tra la gente e poi tra le istituzioni, il rispetto e la considerazione per l’opera svolta in difesa dei valori agricoli, forestali e ambientali in tutte quelle attività che sono state poi confermate dalla attuale nuova legge di riordino. Questo successo è anche il frutto del loro lavoro, e tutti ne devono essere orgogliosi. Da oggi ci attendono nuovi im-N zi pegni da portare avanti con entusiaz Ie r to smo e rinnovate energie; bisogna renbe o R dere l’ Amministrazione coerente con la legge appena approvata, attraverso l’emanazione di provvedimenti per la organizzazione degli uffici centrali e territoriali, e dei diversi regolamenti attuativi, ma soprattutto è necessario gettare le basi per un prossimo ampliamento dell’organico ormai indifferibile. Sono certo che sapremo vivere questa nuova stagione con spirito di unitarietà per consegnare al Paese e alle generazioni future un Corpo ordinato, organizzato, efficiente, fiero delle tradizioni e proiettato nel futuro. D Q uando la sera del 20 gennaio 2004 il Presidente dell’Assemblea della Camera dei Deputati ha dato lettura dell’esito della votazione finale sulla nuova legge di riordino del Corpo Forestale dello Stato, la notizia, la gioia e la soddisfazione, attraverso una catena di solidale istantanea comunicazione, si sono diffuse immediatamente tra i forestali. In un attimo, tutti i forestali d’Italia condividevano gli stessi sentimenti. L’emozione collettiva è stata l’espressione più evidente del legame tenace e duraturo, definito generalmente valore d’identità e di appartenenza, custodito e riaffermato nel tempo che, finalmente, trovava certezza di esistere dopo l’ansia e il timore di vederlo dissolto. Questa legge rappresenta il traguardo di un percorso faticoso e pieno di ostacoli, anche se sorretto sempre dalla speranza, intrapreso negli anni settanta, all’indomani dei decreti delegati in materia di agricoltura e foreste. Il Corpo Forestale subiva i primi dolorosi trasferimenti di funzioni, di risorse umane, di beni e la soppressione di uffici. Ma da quella sconfitta nasceva una leggendaria resistenza per la difesa del Corpo che ebbe tra i primi sostenitori Giovanni Marcora, allora Ministro dell’Agricoltura e Foreste e dai vertici della nostra Amministrazione, Valerio Benvenuti e Alfonso Alessandrini. Da allora prende il via una estenuante lotta per la difesa dell’unitarietà del Corpo ed il solo bloccarne i tentativi di smembramento è considerato un successo, così come la conquista di ogni riconoscimento o l’attribuzione di funzioni assegnate al Corpo dalle diverse leggi approvate, ad iniziare dalla fondamentale legge n. 121 del 1981 che inserì il Corpo Forestale dello Stato tra le Forze di Polizia. Nel corso degli anni, il Parlamento, pur nei diversi scenari politici, ha ripetutamente affrontato il tema della riforma del Corpo attraverso iniziative parlamentari o governative che tuttavia non hanno mai concluso l’iter legislativo. Di contro, il processo di decentramento amministrativo ha avuto una progressiva accelerazione fi- FAUSTO MARTINELLI Vice Capo del Corpo Forestale dello Stato 5 controllo del territorio MONTAGNA SICURA È entrata in vigore la nuova legge che regola la pratica degli sport invernali. Multe per chi va troppo veloce e chi scia senza guardare gli altri, ma soprattutto un’azione rivolta alla prevenzione e alla sicurezza P gior affollamento si sono creati incidenti. “Aumenta il numero degli infortuni perché aumentano gli sciatori, ma purtroppo la qualità dei traumi si è aggravata”, avverte il dott. Roberto Orani, vice primario dell’ospedale Codivilla di Cortina d’Ampezzo. In linea di tendenza ci sono meno infortuni per i bambini, aumentano gli anziani e le donne. “Ora abbiamo settantenni e ottantenni che sono in attività. Femori e omeri degli anziani sono molto frequenti”, racconta il dott. Orani, “I bambini si fratturano di meno, perché hanno materiali migliori di una volta, sono più preparati atleticamente perché cominciano a fare sport da piccoli e poi usano il casco quasi sempre”. “Negli ultimi due o tre anni”, sottolinea il dottore, “con le piste ben fatte e tenute molto bene, con l’aumento degli sci da velocità, sono aumentati i traumi come gravi fratture di tibia e femore, che sono quasi più da motociclisti che non da sciatori. Alcuni sono addirittura finiti nei parcheggi, hanno urtato le auto in sosta, gente che non sapeva neanche come fermarsi”. Ora, è normale che lo sport sia anche un piccolo rischio, ma servono delle regole ben precise. Bisogna informare e preparare chi lo pratica ed evitare di essere un pericolo per sé e per gli altri. Dal 20 gennaio scorso è entrata in vigore la legge 24 dicembre 2003, n. 363 “Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale nel numero 3 del 5 gennaio 2004. Tra le novità il caschetto protettivo obbligatorio per i minori di 14 anni (dal 1° gennaio 2005), maggiori controlli, responsabilità definite per i gestori degli impianti e per gli sciatori. E’ un tentativo serio di mettere ordine sulle piste e insieme un impegno nuovo per il Corpo Forestale dello Stato, che vigilerà sul rispetto delle norme insieme alle altre forze dell’ordine, come previsto dall’articolo 21. “Lo sciatore è soggetto alle norme del vecchio decalogo dello sciatore: deve dare la precedenza, non può sorpassare a destra se possibile, non può andare più veloce di quello che gli consentono le sue capacità, deve stare attento agli altri”, ci spiega il Comandante regioÈ entrata in vigore il 20 Gennaio 2004 la legge n. 363 “Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport nale del Veneto della Forestale, Alberto Colleselli, “per i gestoinvernali da discesa e da fondo”. Roberto Iezzi - NDN/CFS er l’amante dello sci alpino uscire la mattina presto ed arrivare sui campi di sci all’orario di apertura degli impianti di risalita è un’esperienza a sé: vuol dire incontrare poca gente, trovare una pista perfettamente battuta, l’aria fredda, i muscoli riposati e pronti all’uso. L’idillio scompare quando si scia in una pista affollata oppure quando è pomeriggio inoltrato e magari fa caldo, la neve si accumula, le gambe non girano, sullo stomaco rimane ancora il peso di una sosta prolungata al rifugio. “Le piste al giorno d’oggi sono perfettamente preparate, sono state ampliate, sono più larghe, anche se c’è più gente che le frequenta” commenta Diego Bernardi, direttore della scuola di sci di Selva Val Gardena, “però devo dire che il livello tecnico degli sciatori è veramente molto scarso, e questo è il problema maggiore. Noi come maestri di sci vediamo che dopo un paio di ore di lezione, un principiante si avventura su piste che per lui sono sicuramente proibitive”. Purtroppo lo sci non viene più visto come uno sport che ha bisogno di una certa pratica e a volte c’è anche incoscienza. Sciare è un’attività fisica all’aria aperta che permette il contatto con la natura, ma è anche diventata negli anni una pratica di massa. Sono nate nuove discipline come lo snowboard, le vecchie si sono evolute e l’industria ha creato attrezzature più efficaci, più veloci, più semplici da guidare. Sono aumentate le presenze turistiche in montagna ed insieme al mag- 6 controllo del territorio si fa qualche contravvenzione, adesso l’azione principale, non solo nostra, è quella di informare, di prevenire”. In certe zone passano anche 10mila persone, come Porta Vescovo, ad Arabba, con austriaci, tedeschi, polacchi, sloveni. “La norma che vale in Italia vale anche per loro, quindi anche l’informazione alla partenza degli impianti, agli skipass, sui giornali, sarà fondamentale”. “Innanzitutto sono molto importanti le dieci regole, bisogna metterle alla partenza e all’arrivo di ogni impianto, su dei tabelloni belli grandi. Devi fare di tutto per informare la gente, prima di multarla”, sottolinea Maurizio Iori, maestro di sci che da Corvara organizza giri con gli sci ai piedi nello splendido panorama delle Dolomiti. Poi è anche compito dei maestri insegnare ai propri clienti la sicurezza sulle piste: “Una persona non deve solo saper sciare, ma saper guardare”. “Noi maestri di sci nelle scuole lavoriamo al 70/80% con i bambini, il che è molto positivo, perché saranno i nostri futuri sciatori, che si ritroveranno in giro per le piste”, dice Diego Bernardi, “sicuramente siamo molto attenti a educare i nostri allievi, non solamente dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista del comportamento in pista e sugli sci”. Prima regola dunque il buonsenso e l’intelligenza di chi scia. E vale per lo sciatore quello che ci ricorda la nostra Stefania Belmondo: il grande campione si vede dalla testa. Soprattutto in montagna. ROBERTO CHINZARI Roberto Iezzi - NDN/CFS ri degli impianti c’è l’assicurazione civile obbligatoria, che molti comunque avevano già prima, e l’obbligo di mettere in sicurezza la pista”. Questo non significa abbattere ogni albero intorno alla discesa per evitare incidenti, ma evitare ostacoli in pista. Colleselli chiarisce meglio la questione: “il concetto di ostacolo lo abbiamo diviso in ostacolo naturale, come le piante o i sassi intorno alla pista, e l’ostacolo imprevisto, chiamato anche “insidia” dal punto di vista giuridico. Questi ultimi, come i cannoni per l’innevamento artificiale o i cumuli di neve, devono essere segnalati o protetti, oppure, la legge lo prevede, compito del gestore è chiudere la pista”. I responsabili dei comprensori più famosi affermano di essere pronti da tempo. “Da parte nostra grossi problemi non ce ne sono. Già da anni abbiamo adottato autonomamente, in mancanza di una legge nazionale o regionale, un codice di autoregolamentazione e di procedura sulle piste per quanto riguarda segnaletica, sicurezza e prevenzione” afferma Roberto Termini direttore generale del Sestriere s.p.a. e promette che “non ci saranno aumenti sul cliente legati alla nuova legge e ai suoi obblighi”. Lo stesso concetto è ribadito da Franz Perathoner, direttore generale Dolomiti Superski, che sottolinea l’importanza dell’informazione: “come c’è l’educazione stradale nelle scuole, sarebbe molto opportuno fare un’educazione per quanto riguarda la montagna e lo sci”. “Già in passato abbiamo informato la clientela sull’opportunità di osservare le norme previste nel decalogo dello sciatore. Ora vengono anche messi a disposizione mezzi finanziari per informare di più”, commenta Perathoner. La nuova legge dà anche norme per il fuoripista, per lo sci alpinismo, come l’obbligo dell’Arva al seguito, e norme, consigli sull’informazione e la preparazione degli scialpinisti. Inoltre definisce bene anche gli ambiti di sci e snowboard, con l’obbligo di attrezzare aree dedicate alla tavola da neve nei comprensori più grandi. Lo sciatore presto troverà anche una nuova cartellonistica, che definirà meglio la pista come difficile, media, pericolosa, e dovrà saper valutare in base alle proprie capacità. La segnaletica sarà pronta entro sei mesi ed arriverà nella prossima stagione, insieme al caschetto protettivo obbligatorio per i minori di 14 anni. Un attrezzo che già oggi il 90% dei bambini indossa e che presto potrebbe diventare uno strumento di sicurezza diffuso anche tra gli adulti. L’obbligo della protezione è sia per gli sciatori che per gli snowboarder. C’è chi ci ricorda che gli italiani sciano come guidano, cioè non rispettano le regole. Ma ora per chi non rispetta alcuni comportamenti, come la precedenza a destra agli incroci, il divieto di stazionare in mezzo alla pista, la traiettoria dello sciatore a monte, il sorpasso a distanza di sicurezza e la velocità controllata, arriva una multa che va da 20 a 250 euro. Viene introdotta anche l’omissione di soccorso: fatto importante, perché il primo aiuto ad un infortunato talvolta può anche salvargli la vita. Le sanzioni vengono elevate dalle forze dell’ordine, ma sono i maestri di sci chiamati direttamente a segnalare irregolarità. In questo c’è molta teoria, ma la pratica è diversa. “Questa legge ha un problema, che deve essere pubblicizzata sugli impianti, presso gli sciatori”, afferma Colleselli, “anche se La nuova legge per la sicurezza in montagna costituisce un rinnovato impegno per il Corpo Forestale, che vigilerà sul rispetto delle norme insieme alle altre forze dell’ordine. 7 emergenza ambientale LA CENTRALE OPERATIVA AL SERVIZIO DEL CITTADINO Dagli esordi del servizio all’ultima estate infuocata N le 1515, numero di emergenza ambientale, gratuito da tutta Italia che si avvale di un efficiente sistema di instradamento delle chiamate. Sono i mesi di giugno, luglio e agosto 2003 quelli in cui l’attività della sala operativa e le chiamate al 1515 raggiungono picchi mai conosciuti. Sono giornate molto difficili e intense per gli operatori addetti al servizio 1515, al punto che sabato 9 agosto sono state registrate al numero di emergenza ambientale, 11.836 chiamate, con un picco dalle ore 18 alle ore 20 di ben 2.809 telefonate. Il crescente numero di segnalazioni di incendi boschivi pervenuti la scorsa estate alla Centrale Operativa del Corpo Forestale dello Stato, ha messo in evidenza l’accresciuta sensibilità dei cittadini ai problemi ambientali, oltre a sottolineare la forte fiducia nei confronti del Corpo dopo le ultime campagne antincendi boschivi. L’organico della Centrale Operativa ha richiesto un cospicuo potenziamento durante l’ultima estate, il 13 agosto sono arrivate a 16 le unità addette al servizio svolto ininterrottamente nell’arco delle 24 ore. Contestualmente è stato ampliato anche l’organico delle 15 Sale operative regionali del Corpo Forestale dello Stato. Sei per ogni turno, gli uomini della centrale, hanno lavorato incessantemente soprattutto per rispondere alle richieste di intervento e spegnimento di incendi. Ma il 1515 non si può considerare solo emergenza per gli incendi, ma anche sorveglianza di aree protette, lotta al bracconaggio, taglio di piante, abusivismo edilizio, fauna ferita, un insieme di competenze e interventi in favore dell’ambiente e della natura. Roberto Iezzi - NDN/CFS el 1992 nasce la Centrale Operativa Nazionale del Corpo Forestale dello Stato con lo scopo di coordinare l’insieme delle attività operative per le emergenze ambientali. Si tratta di un servizio in funzione 24 ore su 24 che ha come scopo principale quello di garantire al cittadino la ricezione e il corretto smistamento delle informazioni per il soccorso. Inizialmente viene istituito il numero verde 1678 69100, essenziale per la raccolta di informazioni, segnalazioni e richieste di intervento. In breve tempo l’attività della Centrale si fa molto intensa e il numero verde si rivela uno strumento indispensabile che con il passar degli anni amplia il suo raggio di azione. È il 1997 quando il numero verde, che ha ormai una funzione di filo diretto tra i cittadini e il Corpo, viene sostituito dal numero naziona- Il Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu in visita alla Centrale Operativa Nazionale del Corpo Forestale dello Stato. 8 F. D. politica forestale LINEE GUIDA INNOVATIVE DAL PRIMO VERTICE EUROPEO DEI DIRETTORI GENERALI UNA NUOVA POLITICA FORESTALE EUROPEA Le aspettative degli Stati dell’Unione per la gestione sostenibile delle foreste ziamenti per la parte relativa agli incendi boschivi nei Paesi del sud Europa, conservando integralmente solo quelli relativi all'inquinamento atmosferico. E questo rischia di far perdere tutti i finanziamenti relativi al 2003 ai Paesi che fanno parte dell'Unione europea. La sessione plenaria dell'incon- tro fra i Direttori Generali delle Foreste dell'Unione europea ha avuto, quindi, un duplice obiettivo: quello di ribadire il principio di sussidarietà e quello dell'inclusione della filiera forestale anche nelle regole dell'economia di mercato. Solo nel 1992, infatti, a livello comunitario sono state introdotte mi- Roberto Iezzi - NDN/CFS U na strategia forestale comunitaria che possa garantire un’efficace tutela e un’attenta prevenzione ambientale europea. Questa la risoluzione adottata nel primo vertice dei Direttori Generali delle Foreste dell’Unione Europea, organizzato dal Corpo Forestale dello Stato, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, nell’ambito del semestre italiano di presidenza comunitaria. “L’obiettivo ambizioso è quello di puntare alla gestione sostenibile delle foreste”, ha spiegato Fausto Martinelli, Vice Capo del Corpo Forestale, che ha presieduto l’incontro rappresentando l'Italia. “L’adozione di un orientamento che possa proiettare questo argomento in un contesto globale era un passo indispensabile”, ha aggiunto, ricordando “le foreste hanno un grandissimo valore economico e sociale, che necessita di un programma comune di valorizzazione”. È nato così il provvedimento che ha individuato i tre pilastri fondamentali per la gestione sostenibile delle foreste: economico, ambientale e socio-culturale. Successivo a tutti gli ultimi provvedimenti adottati con criteri di multifunzionalità e di gestione sostenibile del patrimonio forestale, il nuovo orientamento costituirà un indirizzo innovativo per arrivare all'obiettivo. Infatti, l’ultimo ordinamento europeo, che riprende e amplia quelli scaduti sulla protezione delle foreste contro gli inquinamenti atmosferici e gli incendi boschivi, è in forte ritardo. Ma l’approvazione da parte del Parlamento Europeo non arriva a causa delle decisioni del Consiglio di ridurre praticamente a zero i finan- Le foreste hanno un grandissimo valore economico e sociale, che necessita di un programma comune di valorizzazione. 9 © Roberto Iezzi politica forestale L’assemblea dei Direttori Generali ha individuato tre pilastri per la gestione sostenibile delle foreste: economico, ambientale e socio-culturale. sure che prevedevano indagini regolari sullo stato delle foreste, controlli intensivi degli ecosistemi forestali e l'elaborazione da parte degli Stati membri di piani di protezione delle risorse ambientali. Tutto questo, grazie agli emendamenti della PAC (Politica Agricola Comune) che ha varato un regime di aiuti ai programmi di rimboschimento dei terreni agricoli abbandonati, ai programmi di manutenzione e di miglioramento delle superfici agricole, contribuendo a compensare la perdita di reddi- to per gli addetti ai lavori. In Europa, l’imboschimento di ca. 120.000 ettari di terreni agricoli, un piano di prevenzione nelle zone ad alto rischio, l’elaborazione e l'analisi delle cause degli incendi, quindi, sono stati sviluppati finora solo con politiche che hanno avuto unicamente come base giuridica le disposizioni relative alla Politica Agricola Comune, oltre alla politica regionale di ogni singolo Stato membro, unitamente alla politica ambientale di ogni Paese. E tutto ciò, ha fatto sì che le azioni attuate in questo ambito si siano sviluppate senza obiettivi identificati in maniera chiara e preventiva. Per questo, il gruppo di lavoro europeo che si è formato a Caserta, ha avuto un ruolo essenziale: identificando nell’emendamento dell’articolo 16, della prima parte della Convenzione, la base giuridica necessaria a porre in essere le premesse per garantire un futuro reale alla strategia forestale europea. A. G. LE FORESTE IN CIFRE Si stima che, a livello mondiale, la sopravvivenza di almeno 1,6 miliardi di persone dipenda in parte proprio dalle risorse forestali, estese per quasi 4 miliardi di ettari (circa il 29% dell'intera superficie terrestre). In tutta l'Europa le industrie del settore occupano direttamente almeno 2,6 milioni di persone, e nella sola Unione i boschi rappresentano il 36% del suo territorio. I boschi privati, invece, costituiscono il 65% del totale di 130 milioni di ettari di foreste esistenti, e sono quasi 12 milioni i proprietari forestali privati. Guardando, poi, alla sola Italia, la produzione di legname da lavoro è di circa 4.850 m3 concentrata per circa il 75% nell'area settentrionale alpina ed appenninica, per il 10% nell’area centrale e il restante 15% nel sud della penisola. Sempre in Italia, il legname da lavoro resinoso è costituito per il 74% da abete rosso e bianco, per il 17% da pini, per il 9% da larice. Il legname da latifoglie è per il 61% da pioppo, per il 26% da castagno, per il 5% da faggio e per il restante 8% da cerro ed altre specie quercine. La produzione di legna da ardere e da carbone caratterizza soprattutto la Toscana (25%), il Lazio (13%), la Lombardia (9%) e l’Umbria, con il 7%. 10 cultura NEL TRIVENETO ALCUNI SCRITTORI, EMULI DI DINO BUZZATI E DI MARIO RIGONI STERN, HANNO RINVERDITO UN GENERE LETTERARIO CHE SEMBRAVA SCOMPARSO LETTERATURA SILVANA Storie di boschi e di foreste, di alberi e di animali, di montanari e di boscaioli, di bracconieri e di agenti forestali, di cacciatori e di guardiacaccia G FAUSTO PAJAR Fausto Pajar, giornalista friulano del Gazzettino, ha pubblicato un’interessante raccolta di storie dal titolo “Aquile, falchi, orsi e camosci. A Nord est e dintorni” (ed. EBI). Questa pubblicazione è il risultato di tanti chilometri percorsi lungo sentieri isolati e strade sterrate in valli solitarie, di passeggiate in montagna attraverso i boschi e di camminate nei grandi pascoli fino a malghe lontane. Ma è anche il frutto di storie vere raccontate da personaggi particolari che ancora oggi vivono in montagna. Questo libro narra dei boschi e delle montagne del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige. Parla di animali selvatici e dei loro istinti. Narra di incontri ravvicinati e furtivi con alcuni di essi. Descrive le segnalazioni del ritorno di alcune specie di animali, ritenute scomparse per sempre dalle montagne del Triveneto. E così narrando, le pagine si popolano di aquile, di linci, di orsi, di lontre, di lupi e di camosci. Ma questo libro parla anche degli uomini e della loro operosità: narra le storie dei cacciatori, il duro lavoro dei forestali e dei guardiacaccia, le vicende degli arrotini della Val Rendena, la vita quotidiana nei villaggi dei Cimbri, le imprese © Nazzareno Valorosi razie ad una brillante iniziativa di una casa editrice di Pordenone, la Edizioni Biblioteca dell’Immagine (EBI), sono stati dati alle stampe alcuni libri suggestivi che rievocano quell’insieme di sensazioni che si provano quando ci si ritrova immersi nella realtà delle foreste e delle montagne. Si tratta delle opere di alcuni originali scrittori del Triveneto che, continuando la strada tracciata da Dino Buzzati e da Mario Rigoni Stern, hanno dato nuova linfa ad un genere letterario che sembrava ormai scomparso: la letteratura silvana. In questi libri si narra di boschi e di foreste, di alberi e di animali, di pascoli e di radure, di guglie e di ghiaioni, di rifugi alpini e di crode, di trappole e di archetti, di legna e di gerle, di poenta e osei e di grappe alla vipera, di malghe e di baite, di valli e di cime. Si parla di uomini e di donne della montagna, di boscaioli e di malgari, di contadini e di falciatori, di bracconieri e di agenti forestali, di cacciatori e di guardiacaccia, di arrotini e di artigiani, di scalatori e di escursionisti. E per sfondo, il suggestivo paesaggio delle montagne del Nord Est italiano e dei suoi abitatori (uomini, alberi, piante e animali). Esemplare di faggio secolare, che si trova lungo uno dei percorsi francescani realizzati nella provincia di Rieti. 11 cultura leggendarie di anziani alpinisti delle Dolomiti o le curiose ricerche naturalistiche che originali studiosi vanno facendo in Cansiglio e nella foresta di Somadida o nei boschi di Cividale e nelle valli del Natisone. MAURO CORONA Mauro Corona, friulano, bracconiere pentito, raffinato scultore e alpinista convinto, ha prodotto, fino ad ora, sei opere. “Nel legno e nella pietra” (ed. Mondadori). È la sua ultima pubblicazione, sicuramente la più bella e la più intensa. Raccoglie novantatré storie di piante, rocce, animali e uomini della Valle del Vajont, della Val Zemola, della Val Montanaia, della Val Cimoliana e della Val Cellina. Una ridda di personaggi folli ed eroici, sobri e trincati, frequentatori di boschi, di crode e di osterie. Sono cavatori e carbonai, boscaioli e malgari, bracconieri e pescatori di frodo, venditori ambulanti di ciotole e artigiani del legno. Sono i volti, dall’anima inquieta, che conoscono le leggi della natura e che popolano le valli, i boschi, i dirupi ed i sentieri tra Erto, Casso, Cimolais, Longarone, Claut e Barcis. Sono personaggi, al tempo stesso, buffi e tragici, ingenui e scaltri, malinconici e allegri, ordinari e leggendari. Si muovono tra le foreste, a contatto con gli alberi, le pietre, le guglie, il freddo e la neve. Attorno ci sono sempre gli animali. Animali come selvaggina da cacciare: forcelli, volpi, camosci, cervi, caprioli e pesci di acqua dolce. Animali da compagnia quali cani e merli e animali da sfruttare per il proprio sostentamento come capre e mucche. E poi le pietre: guglie da scalare nella Val Montanaia, crode su cui arrampicarsi nella Val Zemola o rocce da spaccare nella cava di marmo del Monte Buscada. È un libro appassionante che contiene una moralità semplice e aspra, tipica della cultura montanara, dove gli anziani sono i maestri che impartiscono lezioni di vita con antica sapienza. “Il volo della martora” (ed. Vivalda). In questo libro torna a rivivere quel mondo spazzato via la sera del 9 ottobre 1963 da un’onda alta 70 metri, sollevatasi a causa di una grossa frana caduta dal monte Toc sul lago artificiale formato dalla diga del Vajont. Sono ventisei racconti che, come in un documentario televisivo, rievocano le vicende di uomini e di donne semplici, ma anche di animali, di alberi e di pietre. Sono pagine che raffigurano, in modo delicato, gli ultimi mesi di una comunità che subisce, a causa della catastrofe, una drammatica spinta verso l’oblio. Nelle storie di questo libro si ritrovano la durezza e l’asprezza della vita nelle impervie valli delle montagne friulane e si rivivono quei mondi chiusi dei piccoli paesi di montagna. “Le voci del bosco” (ed. EBI). In questo libro si raccontano gli alberi: dalla betulla, considerata la regina del bosco, all’abete ritenuto il custode protettivo della selva. Per Corona gli alberi possiedono un loro carattere che comunicano in vari modi, anche con la diversa reazione che hanno nei confronti di chi li tocca. In questo libro si parla anche di uomini. Secondo Corona l’uomo cattivo prova inconsapevolmente simpatia per il sambuco, il buono per il larice, il sempliciotto per il faggio, l’elegante per la betulla, il cocciuto per il carpino, il potente per il 12 noce, l’avaro per il mugo, l’effeminato per il frassino, il debole per l’acero e via dicendo. Possono sembrare un delirio, ma, invece, questi accostamenti tra uomini e alberi hanno un senso profondo: è cultura e tradizione montanara che Corona vuole tramandare e far conoscere. Colpisce anche la dedica posta ad inizio libro: “Noi siamo alberi e gli alberi sono uomini. Ai piromani, perché riflettano”. “Finchè il cuculo canta” (ed. EBI). Questo libro è ricco di storia, di tradizione, di ideali e di esperienza montanara. È un omaggio ad un mondo ormai scomparso. Il libro, infatti, raccoglie storie di personaggi della terra di Erto. Storie che mescolano il vissuto alle leggende e ai racconti sentiti da Corona quando era bambino. Sono testimonianze filtrate da un’attenta sensibilità, a tratti struggente ma anche dura, tesa a ricreare i valori profondi di una comunità montanara scomparsa e di una natura non ancora travolta da un progresso inarrestabile. E grazie alla voce di Corona, queste storie sono riemerse dall’oblio, per divenire attuali testimonianze di ciò che si è perso. “Gocce di resina” (ed. EBI). Secondo Corona “la resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola dall’albero ferito. Quelle gocce giallo miele, non scappano, non scivolano via come l’acqua, non abbandonano l’albero. Rimangono incollate al tronco, per tenergli compagnia, per aiutarlo a resistere, a crescere ancora. I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferita della vita”. Gocce di resina sono, quindi, episodi e aneddoti di vita reale in cui emergono passioni e nostalgie che hanno lasciato, nel bene e nel male, un segno indelebile nella vita di Corona. “La montagna” (ed. EBI). Questo piccolo libro contiene l’esatta riproduzione del discorso fatto da Mauro Corona ad un gruppo di studenti in una vecchia osteria di Erto, in una notte di primavera del 2002. È un atto di amore verso la montagna, è una richiesta di aiuto a non abbandonarla, è una denuncia contro i piromani che bruciano i boschi, è un invito a rispettare la natura e i suoi abitanti, è un appello ad opporsi al disastro ecologico che si va profilando da uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e da un inquinamento del pianeta sempre più minaccioso. È anche una veloce ed affettuosa descrizione degli animali che popolano i boschi delle sue montagne. GIANCARLO FERRON Giancarlo Ferron, guardiacaccia della Provincia di Vicenza, ha scritto tre libri. “Ho visto piangere gli animali” (ed. EBI). È la sua opera prima e forse la più bella. È una raccolta di storie brevi che narrano di leggendarie sfide tra bracconieri e guardiacaccia, di animali uccisi dalle trappole e dai fucili dell’uomo, di archetti, di lacci e di reti, di incendi boschivi, di temporali improvvisi dentro un bosco, di notti trascorse sotto le stelle, di appostamenti dietro un cespuglio, di camosci a spasso per i ghiaioni, di stambecchi che balzano tra le onde violente di un torrente, di falchi in volo sopra le alte cime, di gitanti motorizzati e affamati, di micofagi e di predatori incivili del bosco e dei suoi prodotti. “Ho sentito il grido dell’aquila” (ed. EBI). Questa cultura seconda opera di Ferron narra di storie vere, piene di forza e di sofferenza. Sono storie di abeti, di castagni, di faggi, di larici e di mughi. Sono suggestive descrizioni di rocce, dove si posano le aquile o dove combattono i camosci. Sono affascinanti rievocazioni di suoni, come il canto dei forcelli, il bramito di un cervo, l’armonia di un ruscello o la voce forte di una cascata che sovrasta tutto. Sono le storie vissute e sentite da un guardiacaccia tra i boschi e i ghiaioni delle montagne vicentine. “Il suicidio del capriolo” (ed. EBI). Questo libro racconta degli effetti delle armi dell’uomo sugli animali. Narra di caprioli sbudellati, di cuccioli di volpe dilaniati, di poltiglie di carne, sangue, frammenti di osso e brandelli di pelle di camosci, di coturnici e di pernici sterminate e di volpi impiccate. Descrive la pallottola quando esce dalla canna del fucile che può colpire indistintamente chiunque e qualsiasi cosa, senza provare assolutamente nulla. La pallottola non è viva, non è un’arma creata dalla natura, è solo un pezzo di piombo. Gli artigli degli animali predatori, invece, sentono la morte che provocano, avvertono il tremore della preda e le sue reazioni. Il predatore, con le sue zanne, sente le grida e i rantoli della preda. Il bracconiere, che spara da lontano, no. PAOLO COSSI Paolo Cossi, giovane disegnatore di Pordenone, ha pubblicato un simpatico libro a fumetti dal titolo “Corona. L’uomo del bosco di Erto” (ed. EBI). Narra di Erto, il piccolo comune friulano colpito dal disastro del Vajont, e del suo grande bosco, popolato da anime e voci, da folletti e da spiriti e dall’uomo di legno: Mauro Corona, per l’appunto. Sono storie brevi che guidano il lettore attraverso una meravigliosa realtà montanara. I disegni, semplici e simpatici, hanno un tratto in bianco e nero e con tonalità di grigio. I testi sono asciutti ed accattivanti. Chiude il libro un’interessante dizionario del bosco di Erto, in cui si descrivono gli alberi e gli animali dei boschi della valle del Vajont nonchè le leggende e le creature fatate delle tradizioni friulane. dicati al lupo, affiancati ognuno da riflessioni di naturalisti e filosofi sul rapporto uomo-natura-animale. Le tavole sono realizzate con diverse tecniche: acquerello, grafite, matite colorate, inchiostro di china e penna a sfera. GIUSEPPE DI RAGOGNA Giuseppe di Ragogna, scrittore da tempo ormai scomparso, ha pubblicato “Vajont. Un grande romanzo dimenticato” (ed. EBI). In questo libro viene raccontata in una prosa dolce e struggente, delicata e potente, quella storia lontana, per troppi anni relegata nell’oblio: la sera del 9 ottobre 1963, 270 milioni di metri cubi di terra, roccia e alberi si staccano dal monte Toc e precipitano nel lago artificiale formato dalla diga del Vajont, sollevando un’onda alta più di 70 metri che spazza la valle, travolgendo boschi, case e 2.000 uomini. È davvero un grande romanzo, perchè ha il merito ricordare al lettore l’inutilità delle sfide dell’uomo alle leggi della natura e le sue tragiche conseguenze. VITTORIO MASON Vittorio Mason, poeta veneto nonché scrittore di montagna, ha pubblicato recentemente “I racconti del mugo” (ed. Nordpress). Nell’immaginazione di Mason, il pino mugo raccoglie in se la memoria delle Alpi, storie di caccia e di bracconaggio, scalate di crode e avventure tra i canaloni, storie di animali selvatici e di uomini della montagna. I racconti del mugo sono, quindi, storie di vita vissute sui monti e nei boschi. Sono le storie di Franco, un bracconiere così imprendibile da essere soprannominato dalla Forestale la primula rossa, o di Silvia, l’agente forestale che decide di percorrere il bellissimo Viaz dei Camòrz; sono anche le storie di Pino, l’agente forestale che mentre ispeziona l’alta Val de Piero, scorge, in mezzo ad una radura di larici, un camoscio bianco e di Ferruccio, l’anziano malgaro della Val Savarenche che lamenta l’abbandono della montagna per via del duro lavoro e di uno Stato gabelliere. Roberto Iezzi - NDN/CFS ALESSANDRO CEROFOLINI MARCUS PARISINI Marcus Parisini, architetto, genovese di nascita, ma montanaro per passione, ha pubblicato due interessanti volumi illustrati. “L’anima degli animali” (ed. EBI), dove l’artista accosta disegni di animali, schede scientifiche su caratteristiche e comportamenti degli animali e celebri riflessioni sulla natura di maestri del pensiero di ogni tempo e cultura, da San Francesco a San Tommaso, da Konrad Lorenz a Hermann Hesse. È una raccolta nella quale Parisini mostra una sorprendente capacità di leggere il mondo animale secondo una prospettiva del tutto originale, popolando le pagine di lupi, linci, orsi, cervi, aquile, camosci e volpi. “Il mio caro vecchio lupo” (ed. EBI) è un’interessante raccolta di disegni de- Bosco alpino nella riserva naturale statale di Somadida (BL). 13 cultura ECOLOGIA FRANCESCANA Il Santo dell’Umbria sapeva comunicare con uccelli e pesci, unito a flora e fauna da un’innata armonia. Oggi forse si estremizza quest’aspetto e si vede in lui un precursore dell’odierna etologia ed ecologia, ma il messaggio verso il rispetto per la natura rimane forte e quanto mai attuale N el novembre del 1979 Giovanni Paolo II nomina San Francesco d’Assisi Patrono degli ecologisti. Venticinque anni dopo la proclamazione è difficile parlare del suo ruolo, data l’imponente bibliografia sul rapporto del Santo con la natura. Vi è stata una vera e propria reinassance della “filosofia della natura” francescana, ed alla luce dei precetti ecologisti, o presunti tali, dell’Assisate, si sono moltiplicate le dimostrazioni concrete di condivisione del suo pensiero. Sono sorte riviste, associazioni, centri di studio, fino a comunità religiose dei Paesi Bassi che vivono e funzio- San Francesco ha saputo coniugare in sé un’esemplarità non solo spirituale e religiosa, bensì etica, morale e soprattutto ambientale. 14 nano in armonia con la natura, come insegnato da Francesco, o francobolli commemorativi uruguayani, dove il lupo ammansito porge la zampa al Santo. Tra le numerose fondazioni ne segnaliamo una: “Sorella Natura”, la quale legata al Sacro Convento d’Assisi, raduna esponenti del parlamento ed alte cariche istituzionali ed “opera in Italia e nel mondo per la cultura, la tutela e l’educazione ambientale secondo la concezione cristiana di S. Francesco d’Assisi”. Ciò conferma che la figura di S. Francesco è grande non tanto per il suo carisma e per le atipiche vicende, quanto per gli effetti prodotti dal suo esempio, per il rinnovamento morale scaturitone ed il suo perdurare nel tempo; di grandioso non c’è solo San Francesco ma il francescanesimo, come nascita di un atteggiamento spirituale sinonimo di povertà, comunione e gioiosa meraviglia nei confronti del creato, che irradia ancora il calore del suo messaggio a distanza di secoli. L’eccezionalità del “poverello” d’Assisi sta nell’aver saputo coniugare in sé un’esemplarità non solo spirituale e religiosa, bensì etica, morale, civile e, in questo specifico caso, ambientale. Il confronto con il suo modello da parte di centinaia di studiosi, poeti, o persone comuni, si è risolto a volte negativamente in una strumentalizzazione di una figura facilmente adoperabile da più fazioni. In modo particolare dagli anni Settanta si lega San Francesco alla moderna ecologia, alla chiaroveggenza con cui avrebbe intuito dove portava lo sfruttamento della natura e d’ogni forma di vita, ricordando a tutti, come risposta, la semplicità dei bisogni umani. Ciò è contenuto tra le righe del suo messaggio, ma non fu immaginato con così tanta limpidità ed esattamente in questi termini. L’amore per la natura ha marcato la sua persona a fondo, ma non è giunto a teorizzare né l’ecologia, né una subordinazione di tutte le forme culturali ad un Assoluto, superiore all’uomo, identificabile con la terra o le interazioni tra uomo ed ambiente. Francesco ama la natura seguendo le posizioni teologiche e vede in essa il segno di Altro: il Creato ai suoi occhi era innanzitutto la visione di Dio, e quindi conoscenza. È però noto che la vita del Santo d’Assisi è stata, più d’ogni altra agiografia, intessuta di eventi che lo legano al creato e specialmente agli animali; lo testimoniano i Fioretti con i brani sul lupo di Gubbio, la predica agli uccelli o la liberazione delle tortore. Oltre le idealizzazioni poetiche o semplicistiche considerazioni sul tema, in questi racconti moraleggianti si trovano buoni principi cultura Molto, moltissimo può fare l’interpretazione storioper ripensare il legame tra l’uomo e l’universo dei viventi. Difatti è importante notare come in diversi episo- grafica per ricostruire il significato delle vicende frandi l’animale, sinonimo spesso di a-razionalità, riconosca cescane; per ora le parole di Herman Hesse hanno già in maniera istintiva l’amore volontario del Santo, e San compendiato ciò che c’è di vero nelle differenti prospetFrancesco, rendendo infondati gli atteggiamenti caute- tive: “In questo profondo sentimento della natura sta anlativi derivati da condizionamenti sociali, ravvisi negli che il segreto del fascino che San Francesco esercita ananimali la stessa sofferenza dell’uomo, quella causata cor oggi e anche su chi non è religioso. Il senso della vidai bisogni primari e comuni, come freddo, sete e fame. ta grato e gioioso con cui egli chiama fratelli e sorelle Le creature sentivano il suo attaccamento senza alcun ti- tutte le forze e le creature del mondo visibile e con cui le more e s’istaura un dialogo paritario, frutto della reci- ama perché a lui affini è esente da ogni simbolismo di natura ecclesiastica e si annovera, atemporale nella sua proca vicinanza, tra due appartenenti alla biosfera. Gli animali inoltre racchiudono in loro significati ul- umanità e bellezza, tra i fenomeni più nobili di quel monteriori, rinviano ad altro, e San Francesco usa anche que- do tardomedioevale”. sti richiami: ad esempio le api simboleggiano la saggezALESSANDRO POLI za a livello d’organizzazione sociale e d’intelligenza; il cavallo è ed esprime la ricchezza, è un vero status-symbol che Francesco vende proibendone in seguito la cavalca- Bibliografia: tura, privilegio dei ricchi, per essere vicino ai poveri. Nel francescanesimo riscopriamo sia la simbologia animale I fioretti di San Francesco, Garzanti, Milano 1993. della tradizione biblica e cristiana sia, ed ecco la novità, M. De Marzi, San Francesco d’Assisi e l’ecologia, Edila fraternità, il richiamo quotidiano a sentimenti carita- zioni Laurenziane, Padova 1981. tevoli nei confronti d’ogni essere vivente. San France- H. Hesse, Francesco d’Assisi, Newton Compton, Roma sco esce dalla dimensione allegorica per ritrovare il suo 1991. posto come uomo nel cerchio di tutte le creature viventi e da un’estraneità col cosmo, susseguente la perdita dell’Eden, ristabilisce comunione e familiarità. Con Francesco uomo e natura si riconciliano, sostituendo con un connubio il disprezzo per la natura ritenuto fino a quel momento un’esigenza categorica dell’ascesi e perfezione cristiana. San Francesco in anticipo sui tempi riconobbe i diritti dell’ambiente e della fauna sentendosi parte integrante di una comunità ecologica, senza avere davanti i problemi della contemporaneità e senza affrontare, quindi, le tematiche del recupero o della tutela ambientale, o della salvaguardia di specie in estinzione. Questo è il limite del messaggio religioso di un gran maestro che, privo di nozioni “tecniche”, visse come un ecologista. Il suo è soprattutto un invito, ancora valido, ad una corretta prassi ambientale, lontano da preoccupazioni per materie in quell’epoca impensabili ed inesistenti. Oggi siamo noi che etichettando San Francesco un “ecologista ante litteram”, ci prefiggiamo un importante ed originale compito: quello di porre il francescanesimo sotto una nuova luce che, senza travisarne il significato originario, si avvale di nuovi criteri interpretativi e metodologie scientifiche basate su discipline allora inesistenti, come l’ecologia o l’etologia. La predica agli uccelli (1297-1300), uno degli affreschi di Giotto nella Basilica di San Francesco, Assisi. 15 itinerari IL CORPO FORESTALE DELLO STATO RISCOPRE NEL REATINO IL CAMMINO DEL POVERELLO DI ASSISI SULLE ORME DI FRANCESCO La presenza del Santo è testimoniata da fonti storiche e il suo passaggio ripercorso con moderne tecnologie satellitari V Roberto Iezzi - NDN/CFS iene definita “Valle Santa” e considerata la sua terza patria dopo Assisi e La Verna. Parliamo della Valle reatina, dove San Francesco trascorse una delle stagioni più intense della sua breve vita. Qui, nella piana a lui tanto cara, dal 1223 al 1226, ovvero fino a pochi mesi prima della sua morte, il Santo trovò l’ispirazione per scrivere le Laudi del Cantico delle Creature. Qui, San Francesco, istituì la Regola dell’Ordine dei Frati Minori. Qui, grazie a una meticolosa serie di rilievi effettuati dal Corpo Forestale dello Stato, in stretta collaborazione con le autorità locali e gli storici dell’Ordine francescano, è possibile ripercorrere i passi del “Poverello d’Assisi”, attraverso alcuni percorsi naturalistici, riscoperti con l’ausilio della moderna tecno- Il cammino di San Francesco, un itinerario che consente di ripercorrere i passi del Santo lungo la valle reatina. 16 logia Gprs. I sentieri che compongono il “Cammino di San Francesco” sono di diversi tipi, ognuno con un grado di difficoltà e vari dislivelli; ma tutti raggiungono i Santuari che videro la presenza del Patrono dell’Ecologia. Al progetto ha collaborato, in particolare, la Scuola del Corpo Forestale di Cittaducale. “Nel ricercare gli antichi tragitti - spiega il generale Silvano Landi - ci siamo anche chiesti quali fossero i sentimenti di Francesco durante il suo pellegrinare in queste zone. Questo territorio, infatti, conserva ancora intatto un fascino molto esclusivo e rappresenta un’oasi di selvaggia bellezza. Si può affermare che, fra tutte le località che hanno segnato il passaggio del Santo, questa - conclude Landi - offre un’atmosfera particolare, carica di purezza, che consente di vivere un'esperienza spirituale unica. Nazzareno Valorosi, invece, è stato il forestale che ha condotto le indagini sul campo utilizzando il Gprs, uno strumento sofisticato che non ha segreti per gli uomini del Corpo Forestale. “Nelle nostre ricerche - spiega Nazzareno Valorosi - abbiamo preso in esame le diverse modalità di spostamento dell’epoca e cercato di valorizzare i punti paesaggisticamente rilevanti, senza trascurare la possibilità anche per portatori di handicap di seguire le orme di Francesco”. Nelle parole degli agenti della Forestale si avverte la soddisfazione di aver potuto dare un importante ed esclusivo contributo alla realizzazione del progetto: aver fornito il know how, l’esperienza giusta e l’attrezzatura idonea per mettere in rete gli oltre 80 chilometri che compongono il Cammino di San Francesco. Le tappe principali sono Rieti, con i suoi palazzi e le sue chiese, i Santuari di Greccio, La Foresta, Poggio Bustone e Fontecolombo, che dai quattro angoli sulle colline formano una croce ideale lungo la Valle reatina; e poi ancora, il bosco del Faggio, il borgo di Posta e le vette del Terminillo. A chi ha la passione delle passeggiate basterà munirsi delle dettagliate cartine, disponibili presso gli uffici dell’Azienda di Promozione Turistica di Rieti. I sentieri si possono percorrere non solo a piedi ma anche in mountain bike, a cavallo e in auto; sono distinti da un logo stilizzato e contrassegnati da una segnaletica tutta in legno naturale. Per suggellare questa esperienza è stato creato il “Passaporto del Pellegrino”, un documento che attesta il viaggio sulle orme di Francesco. Si può richiedere all’Azienda di Promozione Turistica di Rieti e dovrà essere timbrato da un monaco nei quattro punti base, corrispondenti ai quattro santuari. Una volta completato, ba- Roberto Iezzi - NDN/CFS itinerari L’intero cammino di Francesco è suddiviso in sei percorsi principali e si snoda lungo le colline a sud della piana reatina. sterà consegnarlo agli uffici del Turismo per ottenere “l’Attestazione del Pellegrino”. Per avere tale riconoscimento è necessario, però, che il percorso sia fatto in almeno due giorni: in un tempo minore non si può godere appieno di quanto offre la Valle reatina. Per iscriversi al “Cammino di Francesco” basta inviare un’e-mail all’indirizzo [email protected], o un fax al numero 0746/270446. Su richiesta, l’Azienda del Turismo fornisce materiale informativo, offre un servizio navetta da Rieti e mette a disposizione dei turisti alcune guide turistiche. Per avere tutto il supporto necessario dell’azienda turistica, però, la prenotazione è consigliabile. ANNA RITA GERVASINI ITINERARIO DEL “CAMMINO DI SAN FRANCESCO” L’intero cammino di Francesco è stato suddiviso in sei percorsi principali: 1. Rieti, Fonte Colombo, Greccio; 2. Greccio, Poggio Bustone; 3. Poggio Bustone, La Foresta, Rieti; 4.Rieti, Terminillo; 5.Terminillo, Posta; 6. Poggio Bustone, Rivodutri, Faggio. Sono tappe chiaramente indicative, perché ciascuno può seguire e scegliere il tratto che ritiene più adatto, personalizzando così la sua passeggiata. Si va da un minimo di cinque chilometri, passando a dodici o diciotto, fino a venti. Il più lungo, di media difficoltà e consigliabile a chi è esperto, conduce in uno dei luoghi più famosi grazie al Santo: Greccio. Eccolo descritto, per chi volesse cimentarsi! Il sentiero si snoda lungo le colline, a sud della piana reatina, per una ventina di chilometri. Si parte da Rieti e, dopo un primo tratto cittadino di circa quattro chilometri, si lascia la strada provinciale Tancia, in località Macelletto, per procedere in direzione Fonte Colombo. Il tutto dapprima su una strada comunale e poi su un sentiero. Il tratto da percorrere si presenta in salita per un dislivello di 160 metri e per una lunghezza di 1900; dopo circa un’ora di cammino, si giunge al Santuario di Fonte Colombo. Da qui si può ripartire in direzione dell'abitato di S. Elia. In leggera discesa, si procede verso l'abitato di Piani Poggio Fidoni attraversando strade di campagna lungo una strada parzialmente ombreggiata da piante di Roverella. Si entra poi in Val Canera, lasciando la strada provinciale, per risalire in località Colle Posta. Da qui è possibile dominare con la vista tutta la Valle Santa. Proseguendo, la strada attraversa le colline con un percorso di ca. 2.5 chilometri, caratterizzato da un leggero saliscendi che conduce fino a Contigliano. Attraversato il paese, si prosegue per località Piano e, quindi, in leggera ascesa, si segue il sentiero Onnina e poi ci si dirige verso San Pastore. Qui è possibile fare una tappa all'omonima Abbazia cistercense, recentemente ristrutturata. 17 tradizioni popolari MASCHERE DALLA NATURA A Sappada tra le montagne del bellunese si celebra un antico carnevale, dove sono protagonisti grotteschi ed ancestrali personaggi simboli delle forze naturali. Usanza che si ritrova anche in altre comunità rurali del nostro Paese C © Luciano Solero olori, costumi, maschere e ritmi coinvolgenti e ancora carri allegorici e antichi festeggiamenti fanno del carnevale, la festa dell’allegria per eccellenza, la celebrazione quantomai eccentrica del travestimento. Uno speciale periodo dell'anno in cui le convenzioni sociali e religiose sono sospese o, meglio, rivoltate, in una sorta di licenza collettiva in cui è lecito ciò che non è permesso durante l’intero anno. Manifestazioni che, oggi, riprendono un forte vigore dando impulso al recupero delle tradizioni popolari. Maschere e rappresentazioni prese in prestito dalla natura e dal mondo agricolo e montano. La consuetudine di indossare la maschera secondo la tradizione aveva la funzione di allontanare gli spiriti malefici, l’uomo diventava simile agli animali e questo gli conferiva un potere simbolico e temporaneo sugli animali sacri. Numerose forme di mascheramento nelle quali, in una grande varietà di combinazioni, ricorreva l’uso di maschere facciali lignee zoomorfe e grottesche, pelli di pecora e di montone e rumorosi campanacci. A queste maschere proprie delle comunità dei pastori e dei contadini si riconosceva il potere di influire anche sulle sorti dell’annata agraria. In Italia oggi assistiamo durante il carnevale ad una serie di manifestazioni, tra sfilate di carri allegorici, pantomime storiche e antichi riti propiziatori. Tutte di fascino indiscutibile e di forte coinvolgimento. In Sardegna è celebrata la maschera dei mamuthones, gli uomini caprini nati in tempi remotissimi, che simboleggiano durante il carnevale festosità, allegria e tempi propizi. La mascherata, a cui danno vita, crea un fervore operoso, un’atmosfera agitata e fremente che si propaga in tutta la comunità. Quella dei Mamuthones è una cerimonia solenne, ordinata come una processione, ma allo stesso tempo una danza. Maschere simili a quelle sarde si ritrovano anche in altri paesi, soprattutto nelle comunità agricole e pastorali dell’Europa mediterranea. Molto antica e particolarmente sentita è la festa del carnevale a Sappada, splendida località in provincia di Belluno, dove i festeggiamenti durano per un lungo periodo e lo spirito di partecipazione degli abitanti del paese è forte e si rinnova ogni anno. Le origini di queste festose celebrazioni si perdono nella notte dei tempi, così come sembra emergere da un passato fiabesco e leggendario la figura centrale Il Rollate, mastodontico uomo-orso, protagonista del Carnevale a Sappada è simbolo del del Carnevale sappadino: il “Rollate” (“Rollat”). Il mastodontico uomo-orso dal folto pelpaese. 18 tradizioni popolari sioni miserevoli e costumi che escono impolverati dalle soffitte, a conferire veridicità alle maschere. Segue poi la domenica dei contadini in cui si rappresentano scenette di vita campestre; gruppi di contadini sfilano per le strade improvvisando scene di lavoro come la semina, la fienagione, il raccolto, la mungitura. Lungo le vie della città si possono incontrare grossi cumuli di fieno, avanzi di patate o cipolle, rappresentazioni di vita di contadini e donne che filano e preparano polenta. Durante il giovedì grasso, che è dedicato ai carri allegorici, si dà libero sfogo alla fantasia. Si rappresentano fatti di vita reale e i temi sono suggeriti dalle canzoni paesane o da motivi politici e di costume. La sfilata dei carri prende il via nel primo pomeriggio e si riversa nelle piazze della città fino al tramonto. L’ultima è la domenica dei signori durante la quale vengono sfoderati i costumi più preziosi: grembiuli di seta sgargiante su abiti severi, bouquet di fiori secchi e filigrana, gioielli di famiglia, il tutto caratterizzato da un’eleganza particolare. Il carnevale sappadino si chiude il martedì grasso con una coinvolgente gara mascherata su campi innevati: è l’ultima sfilata delle maschere chiamate ad esibirsi sulle piste da sci di fronte ad una giuria che valuta la loro simpatia e originale capacità mimica. FABIOLA DI GIOV ANGELO © Luciano Solero licciotto marrone, oltre che protagonista del Carnevale sappadino, è il simbolo del paese; con il suo fare galante e impudente, burbero e tenero, il Rollate incarna vizi e virtù delle genti di montagna. Il Rollate apre i cortei e le sfilate dei carri dall’inizio alla fine del lungo carnevale a Sappada. Il suo nome, deriva dalle due rumorose sfere di bronzo, dette “Rollen” che la maschera porta legate in vita con robuste catene. Questa figura che si presenta in una folta pelliccia scura con cappuccio, e un paio di pantaloni grezzi rigati fa da padrone durante l’intero carnevale. Unico vezzo, un ciuffo rosso sul cappuccio e un fazzoletto al collo: rosso, se coniugato, bianco se celibe. L’abbigliamento del leggendario Rollate è completato da pesanti scarponi ferrati e soprattutto dalla caratteristica maschera intagliata nel legno che delinea in maniera incisiva il personaggio. L’intero paese è coinvolto nei festeggiamenti del carnevale, grazie ad antichi costumi e maschere di legno gli “attori” e abitanti di Sappada si calano completamente nei panni del personaggio riproponendone gli atteggiamenti ed i discorsi. Per non essere riconosciuti dai compaesani si nascondono dietro costumi, confezionati in modo da coprire ogni piccola parte del corpo. Decisamente unico il carnevale di Sappada si apre con la domenica dei poveri, per questa il travestimento è suggerito dal ceto più umile, con maschere che hanno espres- Il Carnevale di Sappada è articolato in tre domeniche: la prima dei poveri, la seconda dei contadini e la terza dei signori. 19 cultura IL MESSAGGIO “ECOLOGISTA” DI J.R.R. TOLKIEN LA BATTAGLIA PER LATERRA DI MEZZO Tra tutti i personaggi che animano la saga tolkeniana il silvano Tom Bombadil che nella natura è immerso, di essa fa parte e nella quale trova compimento, è l’unica creatura immune al richiamo dell’Anello del potere “D el tema che vi ho esposto, io voglio che voi adesso facciate, in congiunta armonia, una Grande Musica […] Io siederò in ascolto, contento del fatto che tramite vostro una grande bellezza sia ridesta in canto”. Nella cosmogonia tolkieniana illustrata nel Silmarillion, così Iluvatar creò Eä, il Mondo, scaturito dalla visione della Musica degli Ainur, i “rampolli del suo pensiero”: l’armonia della Natura modellata dall’Armonia del Cosmo. In quella Musica, attraverso le dissonanze create arbitrariamente da Melkor, il più grande fra gli Ainur, si insinuò il peccato d’orgoglio di Lucifero. Sono proprio queste imperfezioni che privano il mondo della sua perfezione originaria e lo destinano alla decadenza. La Terra di Mezzo è come la nostra amata Terra quando era più giovane e più verde. Per questo il ricordo struggente evocato dal canto di Thorin Scudodiquercia a casa di Bilbo, la notte prima della partenza verso la riconquista del tesoro dei nani, scava un solco profondo nella nostra sensibilità, rendendo nostra la sua nostalgia: “Lontan sui monti fumidi e gelati/ in antri fondi oscuri, desolati/ prima che sorga il sol dobbiamo andare/ i pallidi a cercar ori incantati”. Queste immagini, ormai pallidi ricordi, sono ancora disperatamente desiderabili e pieni della Magia degli Inizi: “scorci di un’ampia storia sullo sfondo” che la rendono presente eppure irraggiungibile. È proprio l’imperfezione che rende perfetta la natura del mondo tolkieniano dove le stagioni Tolkien è un ecologista “bioregionalista”: nel suo universo ogni popolo è profondamente legato alla terra che abita. 20 cultura sono implacabili e l’organizzazione ecologica è identica alla nostra, dove la magia può, in ogni caso, solo rimandare l’opera del Tempo come accade nei regni elfici. Tolkien è un ecologista bioregionalista: nel suo universo ogni popolo è profondamente legato alla terra che abita, e a quella fanno riferimento le sue inclinazioni e peculiarità. Non si può pensare ai nani senza che l’immagine evochi ampie sale lucenti di gemme nelle profondità dei loro reami; e non si può pensare alla loro robusta costituzione e al loro carattere duro come la pietra delle montagne che scavano incessabilmente, senza che queste montagne compaiano nella nostra mente. Non si riesce a separare la figura luminosa, allo stesso tempo forte ed eterea, di un elfo dal verde della foreste di una Terra giovane e incontaminata, così come la sua voce ci ricorda il melodioso scrosciare dell’acqua cristallina di un ruscello di montagna. Gli allegri hobbit s’identificano totalmente nell’ordinata campagna della Contea. In questo modo la strada percorsa dai personaggi delle storie, e dai lettori con loro, attraversa non solo una natura originaria e perfettamente descritta, bensì evoca, con la magia del simbolo, la presenza sensibile dei popoli ad essa legati dalla loro stessa essenza: “È buio, ma non notte completa - disse Ghan Quando il Sole esce, noi lo sentiamo anche se è nascosto”. Gli Uomini Selvaggi che vivono nelle profondità della foresta Druadana ne sembrano essi stessi parte, ne sentono i cambiamenti come non riuscirebbero a fare altrove, e pensare a loro porta inesorabilmente a “vedere” quella foresta antica quanto il mondo. Allo stesso modo il “nemico” odia la natura, la bellezza del Creato e vuole ridurre il mondo ad una “unità” dove tutto è uguale e senza più identità. Tolkien ci mette in guardia contro gli eccessi della tecnica e di uno scientismo fine a se stesso. Basta guardare alla storia di Saruman: spingere il proprio sguardo fin dentro all’abisso può essere molto pericoloso, perché allora anche l’Abisso getta il suo sguardo dentro di noi. Intrappolati nella ricerca del nesso tra le cose, nella regolarità delle leggi che guidano Per lo scrittore inglese creatore di universi fantastici la natura non ha solo un valore oggettivo, ma incarna il ruolo di “luogo” dove le particolarità si inseriscono nel mosaico dell’universo. l’Universo, si perde di vista l’armonia del Tutto e si ha la presunzione di poter governare l’Uomo e la Natura attraverso la tecnica. Ma così si perde di vista il fine ultimo piegato alla logica dei mezzi. E il bianco si spezza nella pluralità dei colori primari. Tra il bene e il male non sono possibili zone grigie: questo è il destino di Saruman, capo del Consiglio degli Istari, presunzione e superbia gli hanno fatto dimenticare la sua missione, quella di custodire e proteggere. Invece di fermarsi ad ogni passo a riflettere se il suo cammino fosse conforme al codice che aveva scelto e alle leggi del Mondo, ha preferito imboccare sentieri tortuosi pensando, con la sua ragione e la sua volontà, di poter piegare il Cosmo e la Natura, di potervi sovrapporre il proprio “progetto”, ma la Natura non sopporta di essere sfruttata e avvelenata: le acque troppo compresse finiscono per travolgere ogni diga. Un discorso a parte, infine, va fatto sugli Ent, i Pastori di Alberi, che solo un sottilissimo confine separa dal far parte della natura sullo sfondo, giacché possono divenire vere e proprie piante qualora perdono la voglia di vivere o diventano troppo sonnolenti, come Finglas-Ciuffofoglio. È questo popolo al confine tra umano e vegetale che manifesta meglio di ogni altro la particolarissima attenzione che Tolkien mostra verso la natura, un’at- tenzione che rappresenta la rivoluzione nella struttura narrativa operata dal romanzo fantasy, dove il mondo “subcreato” deve risultare assolutamente logico: non per nulla Tolkien viene considerato il più grande architetto di universi fantastici. Questo ci aiuta a comprendere quanto la Natura, per Tolkien, non abbia solo valore in sé ma incarni piuttosto il ruolo di “luogo” dove le particolarità s’inseriscono nel mosaico dell’Universo. Elrond, Dama Galadriel sono esseri possenti ma temono anche solo di posare lo sguardo sull’anello. In tutta la Terra di Mezzo esiste una sola creatura che non può essere sfiorato dal suo potere: il silvano Tom Bombadil che nella natura è immerso, della natura fa parte e nella natura trova compimento. Potere e ricchezza sono per lui categorie senza significato, la vita ha senso in se stessa per il solo fatto di essere vissuta, semplicemente. La contemplazione della Natura e del Creato permettono di comprendere il proprio posto e il proprio ruolo. Un po’come San Francesco, o un monaco Zen o un Sufi: essere nel Mondo senza essere del Mondo, percorrerne liberamente i sentieri, fare del viaggio la propria vita. Passo, respiro e pensiero. L’Anello del potere? Un inutile monile luccicante. SALVATORE SANTANGELO 21 fotografia 4° PREMIO ITALIANO DI FOTOGRAFIA NATURALISTICA ORGANIZZATO DALLA RIVISTA OASIS OBIETTIVO NATURA I forestali si confermano ottimi fotografi naturalistici N © Luigino Felcher ella splendida cornice del Grand Hotel Billia di St. Vincent il 28 novembre scorso si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori del 4° premio italiano di fotografia naturalistica, indetto dalla rivista OASIS, massima espressione del connubio “immagini spettacolari - testi scientificamente corretti” con uno stile unico nel panorama della divulgazione naturalistica a mezzo stampa. Per la prima volta, una sezione del premio è stata riservata al personale del Corpo Forestale dello Stato, grazie all’adesione dell’Ispettorato Generale, che ha messo in palio splendidi premi per i vincitori (libri preziosi e mountain bike). Ma la vera soddisfazione per i forestali premiati e per chi, dell’Amministrazione, ha avuto la fortuna di essere presente alla cerimonia, è stata dal veder scorrere, tra tutte le immagini dei premiati anche solo con segnalazioni di merito nelle varie sezioni, immagini targate Corpo Forestale dello Stato assolutamente all’altezza delle altre, eseguite da virtuosi e professionisti in ogni angolo della terra. Gli occhi dei forestali hanno saputo donare poesia alle immagini che una notevole abilità tecnica ha contribuito a rendere eccellenti: colori, sfumature, preziosi giochi di luce, hanno consentito di intenerire, incuriosire, deliziare il folto pubblico con fotografie mai banali e, Foto vincitrice del primo premio. 22 spesso, veramente notevoli, come hanno rimarcato gli organizzatori e i premiati delle altre sezioni. In occasione della manifestazione, la rivista Oasis ha distribuito anche il “premio internazionale per la pace e la solidarietà”. Nell’Anno Internazionale dell’acqua, sono state premiate con una considerevole somma di denaro alcune iniziative destinate a finanziare progetti promossi dai salesiani in Burkina Faso, Sudan e India. Inoltre, una tavola rotonda con prestigiosi ospiti, tra cui il Presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta ed il Dirigente del Ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, ha arricchito la manifestazione con spunti di riflessione sulla dimensione internazionale, nazionale, locale del tema ambiente, nelle sue mille sfaccettature. Gli organizzatori hanno così colto una splendida occasione per ricordare che la natura non può essere solo apprezzata nella sua bellezza, ma ha bisogno di concretezza nell’agire quotidiano e nella prevenzione, in ragione anche delle esigenze delle future generazioni. Il personale del Corpo Forestale dello Stato, forte della sua opera quotidiana a protezione della natura, aveva certamente titolo ad essere presente e protagonista. ALESSANDRA STEFANI animali MAGGIORI RESPONSABILITÀ PER I PROPRIETARI DI CANI POTENZIALMENTE AGGRESSIVI ATTENTI AL CANE, PSICOSI PIT-BULL Museruola e guinzaglio per tutti i cani condotti in luoghi pubblici, assicurazione obbligatoria per i proprietari, divieto di addestramento all’aggressività, ma il vero problema resta l’educazione dei cuccioli Sy gm a- G. N eri pare l’aggressività. È vietato somministrare sostanze dopanti agli animali. Chiunque possegga o detenga cani “pericolosi” è tenuto a stipulare una polizza di assicurazione di responsabilità civile per danni contro terzi. L’articolo 2 del provvedimento sottolinea l’obbligo di osservare le disposizioni concernenti l’uso del guinzaglio e della museruola per i cani condotti nei luoghi pubblici, già previsto dal regolamento di polizia veterinaria. Il divieto si estende a chi è sottoposto a misura di prevenzione personale o a misura di sicurezza personale, sia un delinquente abituale, per chiunque abbia riportato condanna, anche non definitiva, per i reati di cui all’articolo 727 del codice penale; ai minori di diciotto anni e agli interdetti e inabili mentali”. A ognuno di questi è vietato acquistare, possedere o detenere cani considerati a rischio. Non bisogna però lasciarsi condizionare da notizie allarmistiche, e se si volesse realmente prevenire gli attacchi da parte di animali domestici verso esseri umani sarebbe opportuno non eccedere in sensazionalismi. Negli ultimi tempi ogni abbaiare di pit-bull arriva in cronaca nazionale, sarebbe necessario invece sollecitare l’iter parlamentare della legge contro i combattimenti fra cani, attualmente all’esame della Camera in terza lettura, e punire chi addestra gli animali ad uccidere. “Le aggressioni di questi cani scaturiscono da una cattiva gestione e conduzione da parte dei possessori, queste le considerazioni dell’Ispettore Superiore Scelto del Corpo Forestale dello Stato, ora in congedo, Bruno Bigiarini, addestratore del famoso cane “Luky”, che si è distinto nei soccorsi durante il terremoto del Molise dello scorso anno. L’ispettore sottolinea soprattutto che “nessun cane è pericoloso per natura, pericoloso può essere l’uso che l’uomo fa del cane se addestrato alla violenza”. © D ivieto di addestramento per esaltare aggressività e pericolosità degli animali, un elenco delle razze canine potenzialmente pericolose, precise norme sul riconoscimento e modalità di detenzione e assicurazione obbligatoria di responsabilità civile. Queste le linee principali dell’ordinanza per la tutela dell’incolumità pubblica voluta dal Ministro della Salute Girolamo Sirchia, dopo i numerosi episodi di cronaca che quest’estate hanno visto protagonisti i pit bull e la loro aggressività. Nato come cane da combattimento, si è diffuso anche come cane da compagnia, ma in realtà il pit-bull è un meticcio, il frutto di diversi incroci sfuggiti al controllo degli allevatori, nel tentativo di ottenere un cane sempre più forte e aggressivo. La mancanza di rispetto per gli animali, porta spesso la malavita organizzata a trovare ingenti somme di guadagno nei combattimenti tra i cuccioli di pit bull. In altri casi invece padroni senza coscienza li trasformano in oggetti da collezione, antifurti o guardie del corpo. Per questo motivo, il Ministro della Salute ha firmato un’ordinanza, urgente, per tutelare l’incolumità pubblica dal rischio di possibili aggressioni di cani definiti “potenzialmente pericolosi”. Obiettivo dell’ordinanza è quella di prendere duri e severi provvedimenti nei confronti di chi addestra o esalta la naturale aggressività o la potenziale pericolosità di cani pit-bull e di altri incroci o razze con spiccate attitudini aggressive appartenenti al 1° e 2° gruppo della classificazione della Federazione Cinologica Internazionale. Sono tenuti agli obblighi prescritti anche i proprietari di cani come il rottweiler o il dobermann, ma anche razze molto care alla fantasia popolare come il Collie (Lassie), il Pastore Tedesco (Rin Tin Tin o Rex), oppure amati incondizionatamente, come il San Bernardo. Nel pacchetto di misure restrittive, è previsto anche il divieto di selezione o incrocio tra razze di cani volte a svilup- ANNALISA MAIORANO 23 omnibus LIBRI FIABE UNA PIANTA PREISTORICA IN CASA Le fiabe, si sa, prendono spunto dalle realtà, anche se raccontano di cose e fatti mai esistiti, di draghi e orchi, di principesse e fate e di altri prodotti della fantasia sono comunque vere ed è questo che l’autrice, Paola Favero, funzionario della Forestale in servizio presso il Coordinamento Distrettuale di Agordo (BL), vuole dimostrare nel delizioso racconto. Da qualche tempo nel villaggio dei Piani Eterni l’aria che si respirava era alquanto insolita, gli animali si comportavano in modo strano, ma nessuno sapeva che il motivo di questo misterioso cambiamento era dovuto alla presenza di un potere oscuro, tornato per rendere il mondo succube al male. Solo la Compagnia del Lungo Cammino, composta da quattro gnomi, due umani, un elfo e un salvonel, poteva tentare di fermarlo, mettendosi sulle sue tracce attraverso monti e valli, resistendo agli attacchi dei quattro tremendi guardiani neri fino ad arrivare infine a sconfiggere il male per sempre. STORIA MUSEO CRIMINOLOGICO Assunta Borzacchiello Casa Editrice: Mucri Per l’interesse mostrato dalle nuove generazioni nei confronti dei sistemi penitenziari e della criminologia, torna alla stampa “Museo Criminologico”, vanto dell’Amministrazione Penitenziaria come ottimo strumento per la tutela e la conservazione di un patrimonio storico scientifico unico in Italia. Il “Museo Criminologico” offre alcuni flash della lunga storia della criminologia a partire dal Medioevo fino al Novecento, descrivendo la nascita della polizia scientifica e dei primi musei criminali. Questo testo ci fa conoscere, tramite oggetti e documenti fotografici, una realtà in gran parte sconosciuta che vuole emergere per sottolineare che il carcere e la giustizia hanno anch’essi una memoria storica. Il libro, che si presenta come valida guida al museo, propone un’ampia panoramica dei contenuti del museo stesso rivelandosi di sicura utilità alla formazione di funzionari e magistrati dei nostri tempi. Infine esso mira ad accontentare i curiosi dei sistemi punitivi del passato che vogliono conoscere e capire i principi su cui si fonda l’Ordinamento penitenziario vigente. Tra qualche anno si potrà avere in casa una pianta preistorica! No, non è uno scherzo né una scoperta da laboratorio. Nel 1994 una guardia forestale australiana si calò con una corda in una Gola del Parco Nazionale di Wollemi a 200 km ad ovest di Sidney e scoprì una quarantina di esemplari di una pianta creduta estinta millenni fa e di cui rimanevano solo i resti fossili. È stato come trovare un piccolo dinosauro vivo! In questa località vicino alla zona turistica delle “Montagne Blu” la colonia di piante è riuscita a sopravvivere per milioni di anni a dispetto dei mutamenti ambientali, dal freddo dell’era glaciale alla terribile siccità che ha caratterizzato l’era preistorica. Nel 1998 è cominciato l’esperimento di riproduzione della pianta nei vivai. Entro il 2005 sarà possibile acquistare, dai rivenditori specializzati, alcuni esemplari di Pino di Wollemi, che potranno sopravvivere ai climi caldi e freddi e saranno perfetti come piante da interni. Roberto Iezzi - NDN/CFS LA COMPAGNIA DEL LUNGO CAMMINO Paola Favero Illustrazioni di Francesco Cattani Edizioni Cierre Pag. 178 € 14,50 24 B O TA N I C A vita del corpo tese saldato dall'amore nei confronti della natura. Tony Novena si innamorò, solo alla fine degli anni ‘90, di una terra lontana: il Perù. Pur non essendo mai CULTURA RICORDO DI TONY NOVENA, LA PASSIONE PER LA NATURA Nei suoi quadri ha saputo raffigurare il mondo che lo circondava, nelle sue sfaccettature più poetiche. Nato nel 1931 ad Airasca, in Piemonte, la sua pittura fu fortemente influenzata dai grandi autori dell’ottocento. Tra questi, Segantini e Fattori, ai quali Tony Novena si è ispirato per poi modificare e affinare, lungo tutta la sua vita di artista, la preziosa arte di riprodurre scene e momenti di vita. Intorno agli anni ’70, Novena si avvicina alla Valle d’Aosta, scoprendo i paesaggi magistralmente dipinti da Italo Mus. Da sempre vicino agli amanti della natura, più volte collaboratore del Corpo Forestale dello Stato e dell’Agenzia Ecologica, in particolare, proprio con l’Agenzia, Tony Novena ha presentato nel corso del 2002 una serie di mostre personali. Un rapporto, dunque, quello tra il Corpo Forestale dello Stato e il pittore piemon- ANIMALI PROTETTI LA FORESTALE HA BLOCCATO IL “VOLO” DI SESSANTACINQUE FARFALLE PROTETTE stato oltre oceano Novena seppe descrivere con minuziosa passione e curiosità, i paesaggi delle montagne peruviane. A riprova che la passione per la natura, e S T A M P A N T I Image Communication Multato con una sanzione amministrativa di 2.500,00 euro, dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato del Nucleo CITES (Convenzione di Washington) dell’Aeroporto di Roma Fiumicino un uomo di origine italiana per traffico illegale di animali protetti. Durante i normali controlli effettuati sui pacchi postali provenienti da paesi asiatici, gli agenti forestali hanno riscontrato all’interno di uno di essi sessantacinque esemplari di farfalle morte. Ventuno appartenenti alla specie Ornithoptora Paradisea e quattro al genere Troides. Queste due specie sono parti- ISTITUTO DI CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ Document Solutions UNI EN ISO 9002 Concessionario per Roma e Provincia PRODOTTI DIGITALI E MULTIFUNZIONE STAMPANTI LASER A COLORI E B/N FOTOCOPIATRICI A COLORI E B/N - FAX EPSON soprattutto quella per la montagna, non conosce confini geografici. Tony Novena ci ha lasciato il 9 novembre 2003. VENDITA - NOLEGGIO - LEASING - PERMUTE Assistenza tecnica - Fornitura materiali di consumo Consulenza e servizi per l’archiviazione di documenti Archivi metallici rotanti e compattabili Forniture per arredamenti ufficio in legno/metallo Sconto del 10% per le Forze di Polizia WOOD s.r.l. - 00148 ROMA - Via Silvio Sbricoli, 14 ☎ 06.65670543 - Fax 06.6552444 e-mail: [email protected] - Internet: http://www.wood.uni.net vita del corpo Il reato risulta più grave considerato l’inestimabile valore naturalistico delle farfalle, che appartengono a specie protette dalla Convenzione Internazionale di Washington. POLIZIA AMBIENTALE SEQUESTRATE 10 TONNELLATE DI SELVAGGINA PROVENIENTE DAI BALCANI Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato del Coordinamento Provinciale di Verona e gli uomini del (NIPAF) Nucleo Investigativo di Polizia Forestale ed Ambientale del Corpo Forestale dello Stato di Verona, hanno smantellato un vasto traffico di selvaggina illegalmente importata. L’indagine denominata in codice “Colibrì” alla quale hanno partecipato oltre 50 agenti forestali, ha portato al fermo di tre persone, di cui due di nazionalità serba e uno di nazionalità italiana. L’accusa è di associazione a delinquere, contrabbando continuato, divieto di importazione di selvaggina in Italia proveniente da paesi non autorizzati e mancato rispetto delle condizioni di legge per l’importazione da altri paesi. I tre uomini, gestivano un’ articolata attività che provvedeva ad organizzare viaggi venatori all’estero, tramite cinque agenzie del nord Italia. Le battute di caccia si svolgevano in Serbia, Montenegro e Ungheria. Altri dieci persone sono state invece denunciate a piede libero. La proficua attività di intelligence condotta dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato ha consentito di individuare e bloccare sull’ autostrada Trieste - Venezia, due TIR, provenienti dalla Serbia, utilizzati per il trasporto di congelati. All’interno di uno dei camion sono stati rinvenuti circa dieci tonnellate di animali morti. Si tratta di oltre 70.000 uccelli di grossa e media taglia come: anatidi, fagiani, beccacce, tortore, starne e oltre 1.000 capi fra caprioli, cervi e lepri. Alcuni degli esemplari rinvenuti appartengono a specie protette da convezioni internazionali. Gli uomini della Forestale hanno sequestrato l’autotreno e un fucile da caccia con silenziatore insieme a diverse munizioni. All’interno di uno dei TIR è stato rinvenuto anche un orso bruno sezionato in diversi pezzi. FORLÌ, SEQUESTRATE AD UN CACCIATORE ARMI E MUNIZIONI Archivio CFS Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato del Coordinamento Provinciale Forlì-Cesena hanno sequestrato due fucili da caccia calibro 20 e 834 munizioni ad un cacciatore di Foligno (PG) a caccia in un’azienda agri turistico venatoria di Roncofreddo. Armi e munizioni erano state lasciate incustodite nel carrello della propria auto. Gli uomini della Forestale si sono accorti che il carrello era aperto e che al suo interno vi erano due custodie di fucile e molte muni- 26 zioni alla rinfusa, da una fondina si scorgeva addirittura il calcio di un fucile. Nei pressi del mezzo non c’era nessuno. Dopo alcune ricerche gli agenti della forestale sono riusciti a rintracciare e ad Achivio CFS © Giuliano Castiglia colarmente ricercate dai collezionisti per il loro valore commerciale, infatti una di farfalla Ornithoptora Paradisea, vale circa settecentocinquanta euro. Il valore complessivo del pacco sequestrato ammonta quindi a diverse migliaia di euro. identificare il proprietario della vettura. Si tratta di un cacciatore di 39 anni di Foligno che si trovava a Roncofreddo per una giornata di caccia nell’Azienda Agri Turistica Venatoria “Monte Campo”. Immediatamente gli uomini della Forestale hanno sequestrato al cacciatore le armi, lasciate incustodite. SEQUESTRATO UN POLIGONO DI TIRO ABUSIVO Sequestrata dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato del Comando Stazione di Castelnuovo di Porto un’area di 14.000 mq, all’interno di una cava di lapillo nel Comune di Campagnano di Roma. Sul terreno, sottoposto a vincolo paesaggistico, era stato costruito un poligono di tiro senza rispettare la vigente normativa urbanistica e paesaggistica. Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno quindi denunciato il proprietario dell’area, un vigile urbano del Comune di Campagnano e il responsabile del Poligono di Tiro. La struttura, secondo quanto emerso dalle indagini, veniva utilizzata per l’uso di armi comuni ed anche da guerra, violando la normativa sulla sicurezza. Sul terreno circostante gli uomini del Corpo hanno rinvenuto una vera e propria discarica di materiale proveniente da esercitazioni di tiro, bossoli, schegge, cartucce e pneumatici. I tre uomini indagati dalla Procura vita del corpo PROTEZIONE CIVILE Roberto Iezzi - NDN/CFS SOCCORSI DUE SCIATORI INVESTITI DA FUNIVIA Due sciatori sono stati ricoverati in gravi condizioni all’ospedale di Belluno dopo essere stati investiti da una funivia ad Arabba (BL). Le vittime sono entrambe di Massa Carrara. L’incidente è avvenuto perché i due uomini sono saliti su una montagnola di neve, nonostante il divieto di accesso, mentre era in funzione la funivia per il viaggio di salita. La funivia ha così travolto i due amici. Immediatamente sono stati attivati i soccorsi e sul posto sono intervenuti gli agenti del Corpo Forestale dello Stato del servizio Meteomont di Auronzo, che si trovavano nella zona, muniti di zaino di soccorso e due tobago per il trasporto. A.N.F.I.C. I FORESTALI IN CONGEDO DEL MOLISE A FIANCO DEI DISABILI Festeggiata all’interno della Riserva Naturale Orientata di Montedimezzo, la prima giornata molisana del Forestale in Congedo, su iniziativa della Gestione ex A.S.F.D di Isernia, con il patrocinio dell’Ispettorato Generale di Roma. Alla manifestazione hanno partecipato numerosi forestali in congedo, e i simpatizzanti del Corpo Forestale dello Stato. Con l’occasione sono state inaugurate due nuove sezioni di forestali in congedo, una per la provincia di Campobasso e una per quella di Isernia. La loro denominazione sarà “Associazione Nazionale Forestali”. Le associazioni contribuiranno alla tutela e la salvaguardia del patrimonio ambientale e all’assistenza necessaria ai disabili motori e/o sensoriali che numerosi chiedono di poter usufruire del percorso didattico “Sentiero di Colle San Biagio”. Il percorso didattico autoguidato è stato realizzato dall’ufficio che gestisce le Foreste demaniali di Stato di Isernia, nella Riserva Naturale Orientata - Riserva MaB di Montedimezzo situata in agro di Vastogirardi (IS) nell’Alto Molise. Il percorso è stato ideato con lo scopo di evidenziare come animali, piante, fattori geologici, suolo e clima interagiscano per formare l’ecosistema “foresta”. In linea con le finalità del progetto MaB (Man and Biosphere) dell’UNESCO, in cui la Riserva di Montedimezzo risulta inserita dal 1977, si vuole anche sottolineare che l’uomo non è elemento estraneo all’ecosistema foresta, ma, lo influenza e ne è influenzato. Il sentiero che è stato realizzato in occasione dell’“Anno del Disabile” è lungo 2.060 metri e largo 2, con un dislivello complessivo di 40 metri e pendenze massime del 5%. Il percorso è accessibile anche a coloro che, per ridotte capacità motorie o sensoriali, hanno difficoltà a fruire degli altri percorsi esistenti in Riserva. Un corrimano continuo di appoggio e di sicurezza è presente sul lato valle lungo tutto il suo sviluppo. In particolare il percorso è stato dotato di dispositivi ed accorgimenti tali da garantirne una fruizione autonoma da parte dei non vedenti. Lungo il corrimano sono disposte 32 tabelle visivo-tattili informative che illustrano, sia con caratteri visibili che Braille, la flora, la fauna, la geologia, il clima e la storia della foresta. I visitatori non vedenti possono richiedere, presso il Centro Visitatori annesso alla Caserma Forestale di Montedimezzo, una guida, completa di disegni in rilievo, che faciliterà la fruizione del percorso. A loro disposizione troveranno, inoltre, una audiocassetta della durata di 90 minuti, con la presentazione generale e con la descrizione delle singole tappe. FORMAZIONE CITTADUCALE, IV CORSO ALLIEVI VICE-SOVRINTENDENTI DELLA FORESTALE Il vice-capo del Corpo Forestale dello Stato, Fausto Martinelli, ha inaugurato il 23 gennaio 2004 a Cittaducale, presso la sede della Scuola Forestale, il IV Corso allievi vice-sovrintendenti “Lago di Garda”. Roberto Iezzi - NDN/CFS della Repubblica di Tivoli dovranno rispondere a diversi capi d’imputazione. Alla manifestazione è intervenuto il direttore della Scuola, generale Silvano Landi, che si è detto lieto che l’inaugurazione del corso coincidesse con la recente approvazione da parte del Parlamento del nuovo ordinamento, una svolta epocale per il Corpo. Il corso rappresenta l’inizio della stagione del rinnovamento, con oltre 300 giovani che si stanno preparando per quelle che saranno le nuove attività del Corpo Forestale dello Stato. Il Vice Capo del Corpo Forestale dello Stato, Fausto Martinelli, ha ricordato che la legge approvata era “un provvedimento atteso da decenni, un traguardo ambito da tante generazioni nella speranza di vedersi riconosciuto quello che consideravano un diritto acquisito sul campo, oltre che un’opportunità per il Paese”. 27 diritto Rassegna giuridico-legislativa di interesse ambientale a cura di Alessandro Cerofolini IL NUOVO ORDINAMENTO DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO PREMESSA Dopo un lungo e travagliato iter parlamentare, irto di ostacoli di natura politica e di problemi di ordine finanziario, è stata finalmente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (la n. 37 del 14/2/2004), la legge n. 36 del 6/2/2004 recante “il nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato”. Dopo tanti anni di incertezza istituzionale e di tentativi di smembramento, il Parlamento, a larga maggioranza, ha approvato la riforma del Corpo forestale dello Stato. Con tale legge, il Parlamento, nel rispetto dell’autonomia e delle competenze delle regioni, ha inteso dare al Corpo un nuovo profilo istituzionale ed ordinamentale e ha fissato, in modo chiaro ed esplicito, i compiti e le funzioni che il Corpo forestale dello Stato è chiamato a svolgere, su tutto il territorio nazionale, nell’interesse della collettività, delle Istituzioni e del Paese. La legge è formata da soli cinque articoli. Ecco, in sintesi, le disposizioni contenute nella legge di riordino. NATURA GIURIDICA Ai sensi dell’articolo 1 della presente legge, il Corpo forestale dello Stato è Forza di polizia dello Stato ad ordinamento civile specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale italiano e nella tutela dell’ambiente, del paesaggio e dell’ecosistema e concorre nell’espletamento di servizi di ordine e sicurezza pubblica, ai sensi della legge 1º aprile 1981, n. 121, nonché nel controllo del territorio, con particolare riferimento alle aree rurali e montane. Il Corpo forestale dello Stato, inoltre, svolge attività di polizia giudiziaria e vigila sul rispetto della normativa nazionale e internazionale concernente la salvaguardia delle risorse agroambientali, fore- stali e paesaggistiche e la tutela del patrimonio naturalistico nazionale, nonché la sicurezza agroalimentare, prevenendo e reprimendo i reati connessi. È altresì struttura operativa nazionale di protezione civile. FUNZIONI L’articolo 2 della presente legge elenca le funzioni di rilievo nazionale che il Corpo forestale dello Stato è chiamato a svolgere. In particolare, il C.F.S. ha competenza istituzionale nelle seguenti materie: a) concorso al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica con particolare riferimento alle aree rurali e montane; b) vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni compiute in danno dell’ambiente, con specifico riferimento alla tutela del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale e alla valutazione del danno ambientale, nonché collaborazione nell’esercizio delle funzioni spettanti al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio; c) controllo e certificazione del commercio internazionale e della detenzione di esemplari di fauna e di flora minacciati di estinzione, tutelati ai sensi della Convenzione CITES sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione e della relativa normativa comunitaria; d) vigilanza e controllo dell’attuazione delle convenzioni internazionali in materia ambientale, con particolare riferimento alla tutela delle foreste e della biodiversità vegetale e animale; e) controlli derivanti dalla normativa comunitaria agroforestale e ambientale e concorso nelle attività volte al rispetto della normativa in materia di sicurezza alimentare del consumatore e di biosicurezza in genere; (segue) 28 diritto (continua) f) sorveglianza delle aree naturali protette di rilevanza internazionale e nazionale e delle altre aree protette secondo le modalità previste dalla legislazione vigente; g) tutela e salvaguardia delle riserve naturali statali riconosciute di importanza nazionale o internazionale, nonché degli altri beni destinati alla conservazione della biodiversità animale e vegetale; h) sorveglianza e accertamento degli illeciti commessi in violazione delle norme in materia di tutela delle acque dall’inquinamento e del relativo danno ambientale nonché repressione dei traffici illeciti e degli smaltimenti illegali dei rifiuti; i) concorso nel monitoraggio e nel controllo del territorio ai fini della prevenzione del dissesto idrogeologico, nonché collaborazione nello svolgimento dell’attività straordinaria di polizia idraulica; l) pubblico soccorso e interventi di rilievo nazionale di protezione civile su tutto il territorio nazionale con riferimento anche al concorso con le regioni nella lotta attiva agli incendi boschivi e allo spegnimento con mezzi aerei degli stessi; controllo del manto nevoso e previsione del rischio valanghe; attività consultive e statistiche connesse; m) attività di studio connesse alle proprie competenze con particolare riferimento alla rilevazione qualitativa e quantitativa delle risorse forestali anche al fine della costituzione dell’inventario forestale nazionale, al monitoraggio sullo stato fitosanitario delle foreste, ai controlli sul livello di inquinamento degli ecosistemi forestali, al monitoraggio del territorio in genere con raccolta, elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati; adempimenti connessi alla gestione e allo sviluppo del Sistema informativo della montagna; n) rappresentanza e tutela degli interessi forestali nazionali in sede comunitaria e internazionale e raccordo con le politiche forestali regionali; o) reclutamento, formazione e gestione del proprio personale; approvvigionamento e amministrazione delle risorse strumentali; divulgazione delle attività istituzionali ed educazione ambientale; p) ogni altro compito assegnatogli dalle leggi e dai regolamenti dello Stato. ORGANIZZAZIONE Ai sensi dell’articolo 3 della presente legge, il Corpo forestale dello Stato è posto alle dirette di- pendenze del Ministro delle politiche agricole e forestali, con organizzazione e organico distinti da quelli del relativo Ministero, fatta salva la dipendenza funzionale dal Ministro dell’interno per le questioni inerenti l’ordine pubblico, la pubblica sicurezza, il pubblico soccorso e la protezione civile. Anche il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio si avvale della collaborazione del Corpo forestale dello Stato per le funzioni elencate nel paragrafo precedente alle lettere b), c), d), e), f), g), h) e i), nonché per il contrasto del fenomeno dell’abusivismo edilizio, con particolare riferimento alla prevenzione e repressione delle alterazioni all’ambiente commesse in violazione della relativa normativa. Al vertice del Corpo è preposto un dirigente generale che assume la qualifica di capo del Corpo forestale dello Stato. Il capo del Corpo forestale dello Stato è nominato ai sensi dell’articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica n. 748/1972: ossia, su proposta del Ministro delle politiche agricole e forestali, deliberata dal Consiglio dei Ministri e ratificata con proprio decreto dal Presidente della Repubblica. Successivi regolamenti provvederanno all’individuazione degli uffici centrali e periferici di livello dirigenziale non generale e dei relativi compiti. Sempre con successivi regolamenti verrà disciplinata l’organizzazione, l’attività di servizio e il regolamento di disciplina del Corpo forestale dello Stato. La Scuola del Corpo forestale dello Stato provvede alla formazione, all’addestramento, all’aggiornamento e alla specializzazione del personale del Corpo, nonché, a richiesta, di quello dipendente da altre pubbliche amministrazioni, ivi compreso quello dei servizi tecnici forestali regionali e di altri operatori dell’ambiente. Il personale del Corpo forestale dello Stato con qualifiche permanenti di polizia è autorizzato a portare armi, è esente dal richiamo in servizio militare per istruzione o per mobilitazione e ha diritto al libero percorso sulle linee dei mezzi pubblici di trasporto urbano e metropolitano. RAPPORTI CON LE REGIONI E GLI ENTI LOCALI L’articolo 4 della presente legge regola i rapporti del Corpo forestale dello Stato con le regioni e gli enti locali. (segue) 29 diritto (continua) In particolare, il Ministro delle politiche agricole e forestali, senza pregiudizio delle funzioni di rilievo statale di cui all’articolo 2 della presente legge, ha facoltà di stipulare con le regioni specifiche convenzioni per l’affidamento al Corpo forestale dello Stato di compiti e funzioni propri delle regioni stesse, sulla base di un accordo quadro approvato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. È, inoltre, istituito il Comitato di coordinamento delle attività del Corpo forestale dello Stato e dei servizi tecnici forestali regionali. Il Comitato, i cui membri sono nominati con decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali, è presieduto dal Ministro medesimo ed è composto dal capo del Corpo forestale dello Stato e da sei membri, di cui due in rappresentanza dei Ministeri dell’ambiente e della tutela del territorio e dell’interno, e quattro designati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Ferme restando le esigenze operative, strumentali e istituzionali delle strutture centrali e periferiche del Corpo forestale dello Stato per l’assolvimento dei compiti istituzionali e per l’esercizio delle funzioni statali di cui agli articoli 1 e 2 della presente legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del Ministro delle politiche agricole e forestali e del Ministro dell’ambiente e del territorio, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sulla base di un piano di trasferimento predisposto dai Ministri delle politiche agricole e forestali e dell’ambiente e del territorio che accerti la perdita delle qualità, interesse e importanza nazionale di flora, fauna, ecosistemi, diversità biologiche presenti nelle riserve naturali indicate all’articolo 2, comma 3, della legge n. 394/1991, sono trasferiti alle regioni e agli enti locali le riserve naturali, nonché gli altri beni che non risultino indispensabili ai fini dello svolgimento delle attività istituzionali del Corpo forestale dello Stato. I beni non trasferiti alle regioni e agli enti locali sono assegnati, in via definitiva, al Corpo forestale dello Stato. Il trasferimento alle regioni dei beni di cui sopra e delle relative risorse finanziarie è effettuato entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Ovviamente, restano ferme le competenze attribuite in materia di Corpo forestale alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano dagli statuti speciali e dalle relative norme di attuazione. ALTRE DISPOSIZIONI L’articolo 5 della presente legge contiene una serie di disposizioni finali che riguardano sia l’organizzazione del Corpo forestale dello Stato che l’abrogazione, la modificazione o l’integrazione di alcune norme relative all’Amministrazione. In particolare, con il comma 2 viene abrogato il decreto istitutivo del Corpo forestale dello Stato (ossia, il decreto legislativo n. 804/1948 ad eccezione dell’articolo 30, primo comma). Con il comma 3 viene soppressa la norma da cui ha tratto origine il decreto di regionalizzazione del C.F.S.. Con il comma 4 viene, invece, soppressa la norma che prevedeva il trasferimento del C.F.S. al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Il comma 5 prevede l’istituzione della dirigenza periferica a livello provinciale, connessa con la funzione di comandante dell’ufficio provinciale del Corpo. L’istituzione della dirigenza provinciale dovrà essere attuata con un successivo regolamento interministeriale, da emanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato e nei limiti della dotazione complessiva del personale appartenente ai ruoli direttivi e dirigenti del Corpo forestale dello Stato. Con il comma 8, infine, si stabilisce che la denominazione lessicale del grado di “commissario superiore forestale” sia sostituita con quella di “vice questore aggiunto forestale”. CONSIDERAZIONI ATTUALI E PROSPETTIVE FUTURE Questa legge non costituisce “la grande riforma” che molti forestali attendevano da anni. Rap(segue) 30 diritto (continua) presenta soltanto un punto di inizio da cui ripartire con maggiore serenità e slancio. Giova rammentare, infatti, che quando la legge mosse i suoi primi timidi passi in Parlamento, il Corpo forestale era stato già ufficialmente regionalizzato. Questa legge ha avuto il pregio di aver mantenuto il Corpo forestale unitario e pienamente appartenente allo Stato. Ha anche avuto il merito di aver dato al Corpo una definitiva e chiara natura giuridica ed ordinamentale: quella di una Forza di polizia dello Stato, ad ordinamento civile, specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale e nella tutela dell’ambiente, del paesaggio e dell’ecosistema, preposta al controllo del territorio rurale e montano e chiamata a concorrere nell’espletamento dei servizi di ordine pubblico, pubblica sicurezza, pubblico soccorso e protezione civile. La legge, inoltre, ha finalmente elencato, in unico testo normativo, tutte le competenze istituzionali che sono state assegnate al Corpo, nel corso degli anni, da una serie indefinita di leggi dello Stato. Ha, infine, apportato anche alcuni miglioramenti organizzativi ed ordinamentali ed ha regolamentato positivamente i rapporti istituzionali del C.F.S. con le regioni. Per certi versi, questa legge si può definire storica: il Parlamento della Repubblica italiana, infatti, non aveva mai approvato, in modo organico, una legge ordinamentale sul Corpo forestale dello Stato. Il precedente provvedimento organico sul C.F.S. fu emanato il 12 marzo 1948 dal Governo con un decreto legislativo e senza una legge delega da parte del Parlamento. Il Parlamento, infatti, all’epoca non era ancora stato eletto: la prima legislatura cominciò poco più tardi con le elezioni politiche del 18 aprile 1948. L’approvazione di questa legge porta con se alcune importanti conseguenze. Innanzi tutto, viene meno la norma primaria da cui ha tratto origine il decreto di regionalizzazione e conseguentemente il Corpo forestale dello Stato non può più essere smembrato. Inoltre, dopo tanti anni di incertezze, viene assestata, in modo definitivo, la collocazione istituzionale ed ordinamentale del Corpo forestale dello Stato. La fine della precarietà istituzionale comporterà nel medio termine: a) una maggiore considerazione ed autorevolezza dell’Amministrazione presso tutti gli altri organi della nazione, b) un maggior prestigio presso l’opinione pubblica, c) un rinnovato e più marcato “spirito di corpo” tra i forestali e senso di appartenenza all’Amministrazione. Infine, in tempi brevi, si sbloccheranno tutti quei provvedimenti che sono rimasti per tanto tempo in sospeso. Ci si riferisce, per esempio: a) all’autorizzazione a bandire nuovi concorsi pubblici per l’arruolamento di tutto il personale mancante, b) all’emanazione dei decreti di riordino degli uffici centrali e periferici, in attuazione del decreto istitutivo dell’Ispettorato generale, c) all’attuazione della dirigenza periferica, d) all’emanazione del nuovo regolamento di disciplina e di quello relativo all’organizzazione e all’attività di servizio. CONCLUSIONI Per tutte le considerazioni suindicate è, pertanto, doveroso ringraziare gli esponenti politici dell’attuale Governo, in particolare il Ministro delle politiche agricole e forestali, ed i parlamentari della legislatura in corso, sia della maggioranza che dell’opposizione, che hanno creduto nel Corpo forestale dello Stato e nelle sue capacità professionali e umane. Vorrei, altresì, ricordare, a titolo personale, due dirigenti del Corpo forestale dello Stato con i quali ho avuto l’onore di collaborare in questi anni per potere vedere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale questa legge: Davide De Laurentis, con cui ho condiviso tutte le problematiche connesse all’iter legislativo, e Giuseppe Di Croce, ex Capo del Corpo, a cui va il merito di essersi adoperato fattivamente presso tutte le sedi istituzionali per una positiva soluzione, che solo tre anni fa sembrava irrealizzabile. Infine, un caloroso ringraziamento va indirizzato al Vice Capo del Corpo Fausto Martinelli, per aver condotto definitivamente a termine l’iter della legge. 31