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preghiera e amore salvano
PREGHIERA E AMORE SALVANO TTR RA ATTTTO OE EA AD DA ATTTTA ATTO OD DA AU UN NS SE EM MIIN NA AR RIIO OP PE ER R IILL D DIIP PA AR RTTIIM ME EN NTTO OD DE EII M MIIN NIIS STTE ER RII FFE EM MM MIIN NIILLII D DE ELLLLA AC CO ON NFFE ER RE EN NZZA AG GE EN NE ER RA ALLE E D DII D DO OR RO OTTH HY YE EA ATTO ON NW WA ATTTTS S TTiittoolloo oorriiggiinnaallee:: ""P Prraayyeerr aanndd LLoovvee S Saavvee"" Lo scopo di questo seminario è quello d'incoraggiare genitori di figli che si sono allontanati da Dio e dalla chiesa. È utile per fornire a genitori di questo tipo l'occasione... ¾ di superare i loro sensi di colpa, ¾ di trovare sostegno in un clima d'interessamento reciproco, ¾ di sviluppare l'abilità di costruire solide relazioni interpersonali con i figli adulti e le loro famiglie, ¾ d'intercedere in preghiera per questi figli. IIN ND DIIC CEE 1. Genitori che accettano Capitolo N° 1 - Affrontando la realtà: la trappola dell'accusa pag. 3 Capitolo N° 2 - Affrontando la realtà: lasciar andare pag. 9 Capitolo N° 3 - Affrontando la realtà: i tuoi sentimenti pag. 16 Capitolo N° 4 - Affrontando la realtà: le differenze pag. 23 2. Genitori che amano Capitolo N° 5 - Costruire ponti pag. 30 Capitolo N° 6 - I legami dell'amore pag. 37 Capitolo N° 7 – Ricostruendo i recinti pag. 43 3. Genitori che pregano Capitolo N° 8 - L'intercessione per tuo figlio pag. 49 Capitolo N° 9 - Un modello d'intercessione pag. 56 Capitolo N° 10 - Promesse per i genitori pag. 64 Capitolo N° 11 – Relazioni solide: un nuovo inizio pag. 69 2 C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 11 A Affffrroonnttaannddoo llaa rreeaallttàà:: LLaa ttrraappppoollaa ddeelll''aaccccuussaa Dopo aver tentato per sette anni di avere dei figli, Mary e Tom optarono per l'adozione. Mentre si occupavano di sistemare i documenti necessari per l'adozione, dei cari amici scrissero loro una lettera dicendo: "Perché state lo facendo? Dovreste poter vivere bene da soli. I bambini vi causeranno più sofferenza di quello che valgono in realtà. Se volete salvarvi da tanti problemi vi consigliamo di lasciar perdere quest'idea". Mary e Tom scossero la testa increduli. Come possono i bambini non dare gioia ed amore ai loro genitori? Non era forse nei piani di Dio avere dei figli e formare una famiglia? Tutto quello che si doveva fare era amarli, crescerli nel modo giusto e così vivere felicemente per sempre. Osservavano quei genitori che avevano figli problematici e si dicevano l'un l'altro: "Questo a noi non succederà mai. Saremo dei genitori perfetti; noi non sbaglieremo… Non c'è da preoccuparsi!" Trascorsi diversi anni, quando i tre figli adottivi erano ormai diventati adolescenti, qualcuno regalò loro un poster che appesero su una parete della loro camera. Il motto diceva: "La pazzia è ereditaria. Te la passano i tuoi figli!". In quel periodo cominciarono a capire che cosa significa vedere un figlio fare delle scelte che spezzano il cuore ai genitori. "In che cosa abbiamo sbagliato? - si chiedeva Mary - Se solamente fossimo stati più rigidi… o forse più comprensivi… o più attenti, più amorevoli. Se solo Tom non avesse trascorso così tanto tempo a viaggiare… se io non avessi accettato quel lavoro... o se... o se... o se". Mary si sentì vicina alla disperazione: si sentiva in colpa per non essere stata una madre perfetta e non aver cresciuto figli perfetti. Si dimise da tutte le responsabilità che aveva nella sua chiesa e si ritirò da tutti gli impegni sociali. Si sentiva come un'esiliata, una lebbrosa, un genitore fallito. Lei e suo marito cominciarono a discutere incolpandosi a vicenda d'aver sbagliato, poi - avendo un gran bisogno l'uno dell'altra - fecero pace, piangendo davanti a Dio e confessandogli: "Signore, perdonaci per non essere stati i genitori perfetti che avremmo dovuto essere". Sorrisero quando videro un adesivo sul vetro posteriore di una macchina che sentenziava: "Attenzione! Essere genitori può nuocere gravemente alla salute!" "Quanto è vero! - pensò Mary - Non riesco a dormire la notte. Ho mal di testa, tachicardia, mal di schiena e tutti i generi di mali. Ho pure la pressione alta… Non avevo nessun tipo di problema prima di avere i bambini. Forse i nostri amici avevano ragione… Sarebbe stato meglio se fossimo rimasti da soli". "Non vedo l'ora che i nostri figli raggiungano il loro ventunesimo compleanno! - disse Mary a Tom Allora non avremo più da preoccuparci per loro". Ma le pene non finirono quando i figli ebbero ventuno anni. "Quando finiranno? - si chiedeva Mary Quando mi sveglierò e troverò che i nostri figli sono proprio come abbiamo sempre sognato?" Mary e Tom erano stati presi nella "trappola dell'accusa" perché credevano ad un certo numero di miti che riguarda l'essere buoni genitori, in particolare genitori cristiani. Avevano un grande bisogno di afferrare la verità e guardare in faccia la realtà. 3 Mito N° 1: I figli a cui si insegna in modo giusto, non si ribelleranno mai La cosa non sta per niente così! Proverbi 22:6 ("Insegna a un ragazzo come deve vivere, e anche da vecchio ricorderà l'educazione avuta") non dice che un figlio non attraverserà mai lo stadio del "figliuol prodigo", ribellandosi contro Dio e la famiglia. Ma promette che un figlio non potrà mai dimenticare le lezioni imparate durante l'infanzia. È un fatto che esistano meravigliose famiglie cristiane, dove i figli sono stati educati in modo corretto, ma hanno comunque scelto di ribellarsi. Forse che nella parabola del "figliuol prodigo", Gesù condanna il padre il cui figlio partì per un paese lontano? Se questo mito fosse vero, bisognerebbe dedurne che Dio è stato un cattivo padre, perché un terzo degli angeli scelse di ribellarsi contro il Suo amore, la Sua bontà e la Sua giusta educazione. Dio ha donato a tutte le Sue creature il libero arbitrio. Nonostante i tre anni trascorsi con Gesù, Giuda scelse di seguire una via diversa. Ora, se il Signore non ha mai imposto restrizioni alla nostra libertà di scelta, anche noi dobbiamo garantirla ai nostri figli. Hanno la facoltà di scegliere in modo differente da quello avremmo desiderato per loro. Lee Ezell dice: «Il compito di un genitore è offrire un'atmosfera di amore, nella quale i figli possono ribellarsi, se scelgono di farlo.» ("Pills for Parents in Pain": "Pillole per genitori in pena" - p. 51) Mito N° 2: I genitori sono responsabili dei peccati dei loro figli Questo stesso mito circolava ai tempi di Ezechiele. C'era un proverbio che diceva: "I padri mangiano uva acida e i figli si sentono i denti legati". Dopo la domanda di Ezechiele a proposito di questo proverbio, il Signore disse chiaro e tondo: "Com'è vero ch'io vivo, dice il Signore, l'Eterno, non avrete più occasione di dire questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le anime sono mie; è mia tanto l'anima del padre quanto quella del figliuolo; l'anima che pecca sarà quella che morrà". (Ezechiele 18:1-4). E al vers. 20 continua: "Il figliuolo non porterà l'iniquità del padre, e il padre non porterà l'iniquità del figliuolo" (L). "Così dunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio" (Romani 14:12). Nel giorno del Giudizio a nessun figlio sarà permesso di biasimare i propri genitori per le scelte compiute esercitando il libero arbitrio. Dio ritiene ciascun individuo direttamente responsabile delle sue scelte. Naturalmente, in quanto genitori, saremo ritenuti responsabili... ma di che cosa? Lee Ezell fa una chiara distinzione fra le responsabilità che abbiamo VERSO i nostri figli e le responsabilità che non abbiamo PER i nostri figli (o.c. - p. 89): «I genitori SONO responsabili VERSO i propri figli: DI EDUCARLI nella via che dovrebbero seguire. DI ESSERE un esempio. DI ESSERE sinceri, onesti, aperti. DI ACCETTARLI incondizionatamente. DI AMARE al massimo delle proprie possibilità. DI CHIEDERE perdono quando sbagliano. DI PREGARE per loro. I genitori NON SONO responsabili: PER le attitudini dei figli. PER le scelte dei figli. PER gli amici dei figli. PER la loro mancanza d'interesse nella chiesa. PER la rabbia ed il risentimento dei figli.» 4 A volte un genitore scopre troppo tardi di aver agito in modo sbagliato o usato metodi educativi tali da suscitare aggressività e rancore, o da favorire la ribellione del figlio. È troppo tardi per cambiare ciò che è stato, ma un genitore può sempre chiedere perdono e mostrare la volontà di cambiare in maniera da migliorare nel futuro la relazione che ha con il figlio. Mito N° 3: I genitori devono salvare i figli ostinati I genitori che credono in questo mito, per esempio, pagano la multa quando il proprio figlio è arrestato per aver guidato in stato di ubriachezza. Pagano il conto quando scade l'affitto o le rate della nuova macchina che lui non si può permettere. Coprono gli errori del figlio e sperano che la loro benevolenza lo aiuterà a comportarsi meglio. Scrive Lee Ezell: «In qualche modo dobbiamo riuscire a smettere di pagare al posto dei nostri figli in età della ragione... Dobbiamo spingerci fino al punto di lasciarli mietere le conseguenze e mangiare l'amaro frutto delle loro scelte sbagliate.» (o.c. - p. 117). Ricordate la storia del "figliuol prodigo"? Forse che il padre andò dietro a suo figlio, pagando tutti i suoi conti, rifiutando di permettere che soffrisse le conseguenze delle proprie scelte? No, egli permise che le conseguenze lo riportassero alla ragione. Dio fa lo stesso con noi, i Suoi figli. "Poiché ho chiamato e voi avete rifiutato, ho steso la mia mano e nessuno vi ha fatto attenzione, anzi avete respinto ogni mio consiglio e non avete accettato la mia correzione... si ciberanno del frutto della loro condotta e si sazieranno dei loro propri consigli". (Proverbi 1:24,25,31). Un amore vero, ma fermo, come quello che Dio mostra verso di noi, rifiuta di rimpiazzare ciò che i figli hanno distrutto, di coprire e mentire per loro, di scusarsi per il loro comportamento, di farci garanti per loro quando si mettono nei guai, e di pagare i loro debiti. L'amore vero si rifiuta di prendere su di sé il biasimo per le scelte che i figli hanno effettuato. Il vero amore si rifiuta di credere al mito N° 3. "Quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà" (Galati 5:7). Dio permette la legge della causaeffetto perché la cosa arrivi alle sue estreme conseguenze; e così dovremmo fare noi. Mito N° 4: I nostri figli ci appartengono: sono nostri Falso. I nostri figli sono doni di Dio per noi. Ci sono stati dati sulla fiducia; sono in prestito. Non sono nostri: appartengono a Dio. Non abbiamo scelto di avere dei figli; è Dio che scelse di permetterci di donare loro la vita. "I figliuoli sono un'eredità che viene dall'Eterno". (Salmo 127:3) Il Salmo 139:13-16 (ND) dice: "Sì, Tu hai formato le mie interiora, Tu mi hai intessuto nel grembo di mia madre. Io Ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo; le Tue opere sono meravigliose, e io lo so molto bene. Le mie ossa non Ti erano nascoste. Quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. I Tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo, e nel Tuo libro erano già scritti tutti i giorni che erano stati fissati per me, anche se nessuno di essi esisteva ancora". Qualcuno ha detto: "Le coppie possono scegliere di fare l'amore, ma Dio sceglie di fare la vita". Non ci sono incidenti di percorso con Dio. Ogni figlio è secondo il Suo disegno; ogni figlio gli appartiene. Dio ha un piano per i nostri figli. "Poiché io so i pensieri che medito per voi, dice l'Eterno; pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza". (Geremia 29:11 – ND). Egli li ama più di quanto potremo mai amarli noi: dobbiamo solo affidarli alle Sue cure. La stupenda verità è questa: dal momento che Dio ama così tanto i nostri figli, Egli non smetterà mai di cercarli, di parlare loro. Non esiste alcun luogo, dove possano andare che sia fuori della Sua portata. «Non importa se questi figli sviati rifiutano di ascoltare o se non vogliono frequentare la chiesa, o se diventano silenziosi quando la conversazione prende una piega spirituale. Non importa perfino se rifiutano di leggere la Bibbia e pregare. Quello che importa è che non possono scappare da un Dio che è ovunque e che parla loro continuamente.» (Tom Bisset, "Why Christian Kids Leave the Faith": "Perché i Ragazzi Cristiani lasciano la Fede" - p. 209) I nostri figli si sono allontanati non solo da noi e dai nostri valori, ma anche dal gregge di Dio. Nostro 5 figlio è Suo figlio, la Sua pecorella smarrita. Lui è il Buon Pastore che va fuori nella notte e nella tempesta, alla ricerca della Sua preziosa pecora smarrita. Possiamo aver fiducia che la cercherà finché non l'avrà trovata. Gloria Gaither la pensa nello stesso modo. Scrive così: «Calma sempre la tempesta dell'ansia il sapere che Dio ama i nostri figli infinitamente più di quello che possiamo fare noi, perché Egli è il Genitore perfetto, munito di perfetto amore. Io sono in grado di essere con i miei figli e di aiutarli solo nei limiti della mia presenza… Ma non c'è limite alla Sua presenza.» ("Pills for Parents in Pain" - p. 137) Mito N° 5: È possibile essere un genitore perfetto Falso. La verità è che nessun genitore umano è perfetto. "Perché tutti hanno peccato e sono privi della presenza di Dio che salva" (Romani 3:23). Non esistono genitori giusti, no, neppure uno: "Nessun uomo è giusto, nemmeno uno" (Romani 3:10). Abbiamo tutti peccato nei confronti dei nostri figli. Nessuno di noi ha fatto tutto giusto. Ci piace guardarci intorno e fare paragoni con altri genitori per vedere se abbiamo fatto meglio o peggio di loro. Spesso abbiamo peccato involontariamente; ci siamo comportati come i nostri genitori... Forse solo ora, dopo tanti anni, capiamo veramente che cosa avremmo dovuto fare e che cosa non avremmo dovuto. Il "senno di poi" sembra essere migliore del "senno di prima"! La gloria del Vangelo è che "Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità". (I Giovanni 1:9) Dio è al nostro fianco nel nostro compito di genitori. "Figli miei, vi scrivo queste cose perché non cadiate in peccato. Se uno cade in peccato, possiamo contare su Gesù Cristo, il Giusto. Egli è il nostro difensore accanto al Padre; Egli si è sacrificato per farci avere il perdono dei nostri peccati, e non soltanto dei nostri, ma di quelli del mondo intero". (I Giov. 2:1,2 – TILC) Gesù morì per i genitori imperfetti come pure per i figli che vagano, errando, lontano da Lui. Il Suo sangue può coprire i nostri peccati quanto i loro. Egli sarà un Padre perfetto per i nostri figli, riabilitando laddove noi abbiamo fallito. Leggi Gioele 2. È una bella promessa di ciò che Dio può fare per noi genitori quando veniamo a Lui pentiti, cercando la Sua misericordia e la Sua grazia per noi e per i nostri figliuoli. Promette di "fare grandi cose" per noi... di "compensare gli anni in cui le cavallette hanno mangiato"... e di mandare il Suo Spirito sui nostri figli e sulle nostre figlie. Buone notizie per i genitori imperfetti! Mito N° 6: Perfetti figli cristiani sono l'obiettivo finale di genitori credenti «Smettetela di cercare di produrre perfetti santi - dice Tom Bisset - Non si può fare, né Dio si aspetta che lo facciate. La maturità cristiana implica lotta e crescita. I nostri figli passeranno dei momenti in cui sembrerà che non abbiano imparato nemmeno una sola cosa di ciò che abbiamo tentato così strenuamente d'insegnare loro... Aspettarsi la perfezione significa scatenare, nei genitori, inutili timori e sensi di colpa e, nei figli, inutili ansie e resistenza.» ("Why Christian Kids Leave the Faith" - p. 145146). Non potrebbe darsi che il desiderio di avere come figli dei perfetti cristiani sia in effetti una esigenza 6 sotto cui si nasconde la nostra fame di ottenere amore dai nostri figli, al posto di desiderare ardentemente l'amore di Dio? Ovvero: è possibile che, sotto la nostra preoccupazione per i figli, possa nascondersi un eccesso di amore nel tentativo inconscio di assicurarci un ritorno d'affetto da parte loro? Non potrebbe essere che il nostro desiderio di figli perfetti cristiani, capaci di agire sempre in modo corretto, provenga da una motivazione egoistica… quella di apparire come cristiani di successo? Nella scala dei valori di Dio non è forse la libertà di scelta la priorità più importante, piuttosto che l'osservanza di regole e tradizioni, o una vita senza problemi? La riluttanza ad ammettere la realtà della nostra preoccupazione per i figli potrebbe essere direttamente proporzionata alla pressione che percepiamo da parte degli altri membri di chiesa… Siamo preoccupati di apparire buoni genitori e buoni cristiani, che hanno fatto le cose giuste? I tentativi d'indurre i nostri figli a comportarsi secondo i nostri schemi, potrebbe distrarci dall'esaminare la nostra condizione spirituale e dal renderci conto del bisogno che noi stessi abbiamo del potere di Dio nelle nostre vite? Dice Bisset: «I figli non costituiscono l'apice su cui si misura il sistema di valori cristiani (cfr. Efesi 5 e 6). Li amiamo intensamente e desideriamo il meglio per loro sia personalmente che spiritualmente. Ma quando li mettiamo al primo posto, per quanto nobili siano le nostre motivazioni, disonoriamo Dio e creiamo dei problemi sia a noi stessi che a loro.» (Bisset - o.c. - p. 143) Un'esperienza di vita Nel suo libro "Why Christian Kids Leave the Faith", Tom Bisset racconta la storia di Trish: Trish aveva quattordici anni quando i suoi genitori divennero cristiani. Ma a lei non piacevano i cambiamenti sopravvenuti nel loro stile di vita. Ballare, bere e frequentare le feste: tutto finito. Subentrarono invece una sequela di riunioni in chiesa, campi per la gioventù ed attività evangelistiche; tutto questo non aveva molto senso per lei. Trish odiava le norme e le regole e, a scuola, si sentiva come un pesce fuor d'acqua. Era in costante conflitto con i genitori a proposito dei suoi appuntamenti (con i ragazzi), dei vestiti, dell'ora di rientro. Prima di aver finito le scuole superiori, Trish andò via di casa. Era in collera, era piena di amarezza e delusa. Cominciò a bere, a fare uso di droghe e a vivere una vita sessuale promiscua. Rimase incinta ed abortì. Il suo ragazzo si sparò e le morì fra le braccia. "Mio padre non smise mai di pregare per me - testimonia Trish - In qualunque posto andassi, m'imbattevo in persone credenti. Due persone in contatto con la banca dove lavoravo erano credenti e stavano pregando per me. Mio cugino si convertì in quel periodo e cominciò a testimoniare con me. Non riuscivo a capacitarmi di quanti cristiani stessero entrando nella mia vita". Ma nessuno riuscì a raggiungere Trish fino a che, un giorno, non si mise a guardare in televisione l'Oprah Winfrey Show. L'argomento della trasmissione era la possessione demoniaca, una cosa che affascinava Trish per via della sua frequentazione del mondo della droga e relativa cultura. Un ministro di culto disse durante il programma: "Satana odia gli esseri umani, perché sono stati creati ad immagine di Dio e il suo scopo finale è distruggerli". Trish ascoltò una donna dare la sua testimonianza, parlare di come avesse tentato di uccidere il suo bambino sotto l'influenza dei demoni e di come fosse stata liberata dal potere di Gesù Cristo. Racconta Trish: «Mi fu chiaro che Satana era vivente, reale e presente proprio in quella stanza accanto a me. Potevo percepire il male tutt'intorno e mi resi conto che voleva 7 distruggere la mia anima. Tutta una serie di episodi biblici e di versetti mi vennero alla mente. Mi tornarono alla memoria delle lezioni imparate ai campeggi dei giovani e alla Scuola del Sabato. Il testo di Giovanni 3:16 mi si presentò chiaro in mente, parola per parola. Avevo ventitrè anni e, in quel momento, mi resi conto che mi era concessa un'altra chance di avere una nuova vita in Cristo. Là, sul pavimento della mia camera da letto, di fronte alla televisione, scoppiai in lacrime e piansi amaramente. Domandai a Gesù Cristo di venire nel mio cuore e di cambiarmi. » (Tom Bisset - o.c. pp. 210-212) Dio aveva seguito Trish quando era scappata da casa e non la mollò fino a quando non rispose alla Sua voce che la invitava a tornare. A te la mossa, figlio mio Ti ho dato la vita, ma non posso viverla per te. Posso insegnarti delle cose, ma non posso fare in modo che tu le impari. Posso darti delle direttive, ma non posso esserti sempre accanto per guidarti. Posso permettere che tu sia libero, ma non posso essere responsabile dell'uso che farai della tua libertà. Posso portarti in chiesa, ma non posso indurti a credere. Posso insegnarti la differenza fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma non posso decidere per te. Posso offrirti un consiglio, ma non posso fare in modo che tu l'accetti. Posso donarti amore, ma non posso forzarti a riceverlo. Foto: Dipinto di Marta Mangiabene Posso insegnarti ad essere un amico, ma non posso far sì che tu lo sia. Posso insegnarti a condividere, ma non posso indurti ad essere altruista. Posso insegnarti il rispetto, ma non posso obbligarti a comportarti con onore. Posso prevenirti circa gli amici, ma non posso sceglierli per te. Posso insegnarti intorno al sesso, ma non posso mantenerti puro. Posso parlarti dell'alcool, ma non posso dire 'NO' al posto tuo. Posso avvertirti del pericolo delle droghe, ma non posso evitare che tu ne faccia uso. Posso avvertirti del pericolo del peccato, ma non posso renderti morale. Posso pregare per te, ma non posso far sì che tu cammini con Dio. Posso insegnarti di Gesù, ma non posso farne il tuo Salvatore. Posso insegnarti la strada della vita, ma non posso indurti a camminare per essa. Posso dirti come si vive, ma non posso vivere al posto tuo. (Anonimo) 8 Studio della Bibbia: I figli di Samuele (I Samuele 8:1-7) A mano a mano che Samuele invecchiava, cominciò ad affidare sempre di più la responsabilità di governare Israele ai suoi due figli (vers. 1). Il primogenito di Samuele si chiamava Joel ed il secondo era Abia; vivevano a Beer-Sceba, all'estremo sud del paese (vers. 2). Ma essi non seguirono l'esempio del padre, anzi s'impegnarono ad accumulare denaro piuttosto che a servire Dio. Cominciarono ad accettare doni e a pervertire la giustizia (vers. 3). Ed ecco che i capi delle tribù d'Israele vennero da Samuele a Rama: "Ecco, tu sei oramai vecchio, e i tuoi figliuoli non seguono le tue orme; or dunque stabilisci su di noi un re che ci amministri la giustizia, come l'hanno tutte le nazioni" (vers. 4-5). Quando Samuele udì questo ne fu molto dispiaciuto. Sentì che la sua funzione di giudice non era più apprezzata e che lo si voleva mettere da parte. Non disse nulla, ma espose il problema al Signore, in preghiera (vers. 6). Dio rimproverò Samuele, dicendo: "Da' ascolto alla voce del popolo in tutto quello che ti dirà, poiché essi hanno rigettato non te, ma me, perch'io non regni su di loro" (vers. 7). Foto: Preghiera del piccolo Samuele Riflettiamo: 1. Nota la ragione per la quale Samuele si sente ferito. Si trattava della vita dei suoi figli, del desiderio del popolo di avere un re, o della sua preoccupazione per quello che la gente pensava di lui come capo? 2. A chi Samuele ascrisse il biasimo per il problema che era sorto? Ai suoi figli, al popolo, a Dio o a se stesso? Aveva ragione di auto-incolparsi? Perché sì o perché no? (vedi "Patriarchs and Prophets": "Conquistatori di Pace" pp. 481-482). 3. Quest'episodio mostra la falsità di qualcuno dei sei miti che abbiamo discusso in questa lezione? Spiega. 4. Nota: La promessa di Dio a Samuele (I Samuele 2:35) non si adempì tramite i suoi figli, ma tramite suo nipote Heman (I Cronache 25:5) ed i suoi pronipoti (II Cronache 5:11-13). 5. Se Samuele fosse presente, quale consiglio pensi che darebbe a te, genitore frustrato? C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 22 A Affffrroonnttaannddoo llaa rreeaallttàà:: LLaasscciiaarr aannddaarree Dopo che l'ultimo dei suoi tre figli lasciò la famiglia per andare a vivere da solo, Dorothy Eaton Watts scrisse una breve poesia intitolata "Il Nido Vuoto". Forse scrivere poesie vi sembra piuttosto idealistico? In realtà non è così facile lasciare che i figli usino le proprie ali per volare via e vivere le loro vite. Vi è qualcosa nella nostra condizione di genitori che ci induce a voler mantenere il controllo anche se siamo lontani, molto lontani. Sentiamo ancora il bisogno di consigliarli, aiutarli e proteggerli. Non siamo altrettanto bravi degli uccelli a lasciare che i nostri "cuccioli" se ne vadano. 9 Carol aveva difficoltà a questo proposito. Aveva allevato sei figli, due dal suo primo matrimonio e quattro dal secondo. Dopo essere stata madre per trent'anni, ammise che per lei era un problema smettere di fare "la chioccia". Carol guardò indietro negli anni e si rese conto che aveva la tendenza a continuare a controllarli. Ammise: "Mi facevo carico delle commissioni a cui avrebbero dovuto pensare da soli. Ricordo quando uno dei miei figli si mise alla ricerca di un college. Aveva bisogno di pagarsi la retta; ma io non l'ho aiutato a farlo... ho addirittura pagato l'intera somma! Sono fatta così". Quando un figlio esprimeva qualche bisogno, lei rispondeva immediatamente con un'idea, un libro, un pensiero, un consiglio. Sostituiva subito le cose che erano rotte o rovinate, impedendo così che scorgessero la realtà delle conseguenze. I suoi figli non sapevano gestire le situazioni difficili, perché lei era sempre lì per salvarli e trarli d'impaccio. Recentemente una figlia adulta di Carol è rimasta incinta ed è tornata a casa. È una situazione difficile. Carol sta lottando per riuscire a mollare permettendo alla figlia di crescere e maturare, imparando dai propri errori. Carol è arrivata finalmente al punto in cui ci si rende conto quanto è importante farsi da parte e lasciar fare a Dio. In questi giorni la sua costante preghiera è: "Lei è nelle Tue mani, Signore. Aiutami a tenere le mie mani fuori dalla questione. Aiutami a mollare la presa e lasciarti fare il Tuo lavoro!" (Karen O'Connor, "Restoring Relationships with Your Adult Children" - pp. 69-70). Noi e Carol possiamo davvero lasciare che i nostri "uccellini" usino le loro ali, perché abbiamo la promessa di Dio che Egli si prenderà cura di loro: "Egli dà la pastura al bestiame e ai piccini dei corvi che gridano". (Salmo 147:9). È più facile per i genitori lasciar andare i figli da punto di vista "fisico", piuttosto che da quello emotivo e spirituale. Ci sembra, agendo così, di abbandonarli. Tenendo presente questo pensiero, il Salmo 27:10 fornisce una nuova prospettiva ai genitori di figli adulti: "Quando mio padre e mia madre m'avessero abbandonato, pure l'Eterno mi accoglierà" dice Davide. Forse, per davvero, i nostri figli hanno bisogno che noi li lasciamo andare, anche se ci sentiamo come se li abbandonassimo, perché è solo da quel momento che Dio può realmente lavorare per loro in tutta libertà. Davide può anche non aver avuto questo in mente, ma è certamente vero che, quando finalmente i genitori mollano la presa, lasciando i propri figli completamente alla Sua cura, allora Egli è in grado di lavorare per loro meglio di quanto potesse fare prima. Ecco il componimento di un poeta anonimo: «Quando i bambini, piangendo, vennero a portare i loro giocattoli rotti per farseli aggiustare, Ho portato il mio bimbo smarrito a Dio, perché il Signore era un amico mio. Ma poi, invece di lasciarlo solo in pace a lavorare, Mi sono impicciato nel tentativo di aiutare. Alla fine, me lo sono ripreso ed ho gridato: "Ma com'è possibile che così lento hai lavorato?" "Figlio mio – mi ha detto – Che potevo fare? Tu non l'hai mai lasciato andare!".» 10 Quando i nostri figli diventano adulti, dobbiamo dare loro delle ali e lasciare che volino in libertà. All'età di cinque anni la nostra influenza sul bambino è del 95%. All'età di quattordici anni quella quota è scesa al 65%. All'età di diciannove si riduce ad un piccolo 5%. Permettere che questo accada fa paura ai genitori cristiani. «Qualche volta è difficile per noi vedere esattamente come e perché li tratteniamo. Possiamo desiderare di averli sotto controllo; può essere che vogliamo proteggerli; possiamo desiderare di provvedere a loro. Sentiamo d'aver lasciato andare i nostri figli in molte aree, però abbiamo la sensazione che, in qualche modo, siamo ancora attaccati spasmodicamente a qualche aspetto della loro vita.» (Lee Ezell - o.c. - p. 142) Quali sono alcune di queste aree in cui dobbiamo ancora lasciarli andare? 1. Smettere di essere compiacenti Ethel, a ottantatre anni, controlla i suoi figli adulti sforzandosi di metterli sempre al primo posto, compiacendoli, cedendo alle loro richieste. Non esprime mai i propri bisogni, ma si dà completamente per i bisogni dei suoi figli. Per tutta la vita si è sforzata di essere dolce, compiacente ed irreale. Uno dei suoi figli ha commentato: "Ci controlla usando la dolcezza, mettendoci per primi, posponendo i suoi bisogni. Ma a volte mi fa diventare matto… Mi sento come se camminassi sempre sulle uova intorno a lei. Non so che cosa pensa né cosa vuole". (Karen O'Connor - o.c. - p. 51) Il compiacere può interferire nelle relazioni con i nostri figli adulti. Abbiamo bisogno di liberarci dal nostro bisogno di controllare in questo modo. Non c'è bisogno di anticipare, né di venire incontro a qualsiasi bisogno dei nostri figli adulti. Non abbiamo bisogno di spendere tempo, denaro ed energie emozionali per i nostri figli adulti più di quanto lo facciamo per noi stessi. L'approvazione dei nostri figli non dovrebbe costituire lo scopo della nostra esistenza! 2. Smettere di salvare Karen O'Connor, autrice del libro "Restoring Relationships With Your Adult Children" ("Come recuperare le relazioni interpersonali con i vostri figli adulti"), ammette di essere stata una salvatrice. Per esempio, lavava i piatti al posto dei figli senza fare storie, quando loro avevano altri progetti. Era la "buona vecchia mamma" che è sempre là quando i figli hanno bisogno di lei. Era tipo da organizzare feste per i figli adolescenti, correre in biblioteca per restituire i libri alla scadenza del termine, aiutarli a fare i compiti all'ultimo minuto… E quando i suoi figli furono cresciuti, le cose continuarono ad andare avanti nello stesso modo. Bill è sempre là per i suoi figli adulti, inviando assegni per aiutarli a pagare i conti del dentista e le rate della casa. Se qualcosa va storto, i suoi figli sanno a chi rivolgersi. Emily è sempre disponibile come baby-sitter per i suoi nipotini. Se i bambini hanno bisogno di qualcosa, a cui i genitori non possono provvedere, è la nonna che ci pensa. Non mancano mai di vestiti, di giocattoli e denaro da spendere fintanto che c'è la nonna. Lei è la salvatrice della famiglia. I genitori hanno bisogno di lasciar andare la sensazione che è loro dovere farsi carico di qualsiasi cosa i figli non riescano a gestire. Abbiamo bisogno di smettere di liberarli dalla sofferenza per guadagnarci il loro affetto. È solo quando permettiamo loro di avere delle responsabilità che i figli imparano a prendere decisioni mature e responsabili. Abbiamo anche bisogno di smettere di sentirci in colpa se i nostri figli hanno bisogno di un aiuto che non possiamo permetterci di dar loro. Non siamo tenuti a provvedere a tutti i bisogni dei nostri figli adulti. Possiamo mollare tutto ciò e lasciare che lo faccia Iddio. I nostri figli hanno bisogno d'imparare a fidarsi di Lui, come ci fidiamo noi. 3. Smettere di sentirsi martiri I martiri stanno sempre soffrendo. Informano tutti delle loro paure, fatiche, desideri, dolori, sofferenze ed angosce mentali. A loro basta solo essere malati o sentirsi male, che i figli corrano accanto a loro per farli felici, per farli sentire al centro dell'attenzione. 11 I martiri fanno sentire i figli in colpa se non fanno di più per loro, dopo "tutto quello che ho fatto per voi figli". I martiri usano la propria condizione fisica e mentale per ottenere simpatia ed esercitare una forma di controllo sui figli, costringendoli accanto a loro. I genitori hanno bisogno di lasciar andare il loro stato di martiri. Hanno loro stessi bisogno di crescere e dipendere da Dio invece che dai propri figli. Hanno bisogno di smetterla con il tentativo di esercitare controllo facendo sentire i figli in debito con loro. Foto: Dipinto di Fabrizio Buttafava 4. Smettere con le manipolazioni La manipolazione è un'altra forma di controllo che qualcuno di noi usa. Arlene insiste perché i suoi figli adulti trascorrano il Natale a casa ogni anno. Dice loro: "Praticamente non è Natale se non siete tutti qui!". Se uno di loro ha altri programmi, lo mette sotto pressione: "Ma gli altri vengono tutti. Non vorrai rovinare il Natale a tutti!" ("Restoring Relationships With Your Adult Children" - p. 91). L'ottantacinquenne Henry è un manipolatore. Se sua figlia non gli telefona ogni settimana, comincia a bollire. La chiama e le dice: "C'è mancato poco che morissi!...". Arriva perfino a menzionare i suoi digiuni e le sue preghiere per cercare d'indurla a vedere le cose a modo suo. Noi genitori abbiamo bisogno di smettere di manipolare con i sensi di colpa o la vergogna per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno o che vogliamo. Abbiamo bisogno di smetterla di biasimare i nostri figli per i nostri problemi o perché portiamo dentro di noi un senso di inadeguatezza. Abbiamo bisogno di disfarci della sensazione che i nostri figli ci sono debitori. 5. Smettere di correggere È facile per i genitori vedere gli errori dei propri figli, voler dare un consiglio, correggere i loro sbagli, anche quando i figli sono cresciuti. Dopo tutto, se non diciamo loro quello che non va, come potranno mai cambiare? I genitori che sottolineano gli errori, dicono: "Per il tuo bene…"! La critica continua li fa sentire degli inetti. Praticamente, i genitori stanno dicendo al proprio figlio adulto: "Non sei bravo quanto me. Non riesci a capire che stai sbagliando. Ascolta me e lo farai meglio". I figli grandi finiscono con il provare risentimento verso i genitori che sottolineano sempre lo sbaglio, che lo fanno notare. Percepiscono il costante bisogno dei genitori di controllare il loro comportamento e finiscono per evitare il più possibile il contatto con loro. La critica è distruttiva nella relazione con i nostri figli grandi. Abbiamo bisogno di mollare e lasciare che Dio corregga tutto ciò che ha bisogno di essere corretto. Egli lo farà quando il momento sarà opportuno e con la giusta quantità di amore ed empatia. 6. Smettere di arrabbiarsi Betty era arrabbiata. Più pensava al comportamento sconsiderato di suo figlio, più si sentiva impazzire. Era sconvolta, perché lui si era ritirato dall'università, aveva lasciato un buon impiego e si stava rovinando con l'alcool e le droghe. La vita non era giusta. Altri genitori non avevano fatto neanche la metà dei suoi sforzi per essere una buona madre... e questa era la ricompensa che lei otteneva! Sentiva che la sua collera era giustificata: il comportamento del figlio giustificava la sua reazione. Comunque, i rapporti con il figlio peggiorarono fino a che lei non lasciò andare il suo diritto ad essere arrabbiata ed arrivò al punto di perdonarlo. 12 7. Lasciar andare le false speranze Cameron aveva aspettato a lungo di avere un figlio e concentrò tutta la sua vita su quel ragazzo. Aveva grandi speranze per lui; sarebbe cresciuto per diventare un grande uomo, un medico pronto a rilevare il suo studio, quando sarebbe arrivato il momento del suo pensionamento. Ma suo figlio odiava la medicina. Tentò di iscriversi a questa facoltà, ma l'abbandonò. Amava tutto ciò che era meccanico, auto, vecchi motori. Trovò un lavoro in un'officina, ma tutte le volte che tornava a casa per una visita, Cameron continuava a parlargli di tornare all'università per portare a termine gli studi di medicina ed infine rilevare il suo studio. Arriva sempre un tempo in cui i genitori devono poter mollare le loro aspettative nei confronti dei figli… i loro sogni, e lasciare che i figli perseguano i propri. C'è un tempo per noi di dimenticare le fantasie relative al momento magico in cui i nostri figli riceveranno l'illuminazione e diventeranno quello che abbiamo sempre sognato che fossero! 8. Lasciar andare il nostro ruolo di genitori In poche parole, ciò di cui abbiamo bisogno è lasciare il nostro ruolo di genitori. Abbiamo bisogno di avere la volontà di spingerli fuori dal nido non solo fisicamente, ma anche emotivamente e spiritualmente. Lasciar andare... «Lasciar andare non vuol dire cessare di prendersi cura; vuol dire che non posso agire per conto di un altro. Lasciar andare non vuol dire che mi devo tagliare fuori, ma piuttosto che mi rendo conto che non posso controllare un altro. Lasciar andare vuol dire permettere che s'impari mediante le conseguenze naturali delle proprie scelte. Lasciar andare è ammettere la mia impotenza, il che significa che il risultato non è nelle mie mani. Lasciar andare non è tentare di cambiare o biasimare un altro, poiché io posso solo cambiare me stesso. Lasciar andare non vuol dire prendersi cura di, ma prendersi cura intorno, a proposito di. Lasciar andare non è fissare, ma sostenere. Lasciar andare non è giudicare, ma permettere che un altro sia un essere umano. Lasciar andare non vuol dire stare in mezzo, accomodando ogni cosa, ma permettere agli altri di raggiungere i propri risultati. Lasciar andare non è essere protettivi, ma permettere ad un altro di affrontare la realtà. Lasciar andare non è negare, ma accettare. Lasciar andare non è brontolare, rimproverare, discutere, ma cercare le mie insufficienze e correggerle. Lasciar andare non è criticare o regolare la vita di un altro, ma fare del mio meglio con me stesso. Lasciar andare non vuol dire rimpiangere il passato, ma crescere oggi e prepararmi per il futuro. Lasciar andare vuol dire avere meno paura e più fiducia in Cristo e donare liberalmente agli altri l'amore che Lui ha dato a me.» (Anonimo, cit. in "Pills for Parents in Pain") Un'esperienza di vita Karen O'Connor è un'autrice che ha vinto dei premi ed ha scritto più di trenta libri, fra cui "Restoring Relationships With Your Adult Children". È un'insegnante di grande esperienza, un'oratrice e una conduttrice di seminari. 13 Essa imparò un'importante lezione sull'essere genitori e sulla preghiera una domenica mattina, poco tempo dopo essersi convertita al Signore. Partecipava ad un gruppo di sostegno e preghiera: era depressa per come stavano andando avanti i suoi rapporti con il figlio adulto. Si erano guastati e lei non sopportava quest'alienazione. Qualsiasi cosa tentasse di fare per lui veniva respinta. Aveva esaurito le risorse. Mentre parlava di tutto ciò al gruppo, si sforzava di ricacciare indietro le lacrime. Era sconvolgente per lei ammettere davanti agli altri il proprio fallimento. Si stava chiedendo se aveva fatto la cosa giusta a frequentare il gruppo. Foto: Dipinto di Marta Mangiabene Allora una donna che sedeva nella parte opposta della sala, si alzò, si avvicinò a Karen e le mise un braccio intorno alle spalle: "Il tuo lavoro, umanamente parlando, è finito – le disse dolcemente – Tutto ciò di cui lui ha bisogno adesso sono le tue preghiere: lo strumento più efficace di una madre". Karen scrive: «Un senso di sollievo mi attraversò come un vento caldo. "Intendi dire che non devo fare niente? Cose come andare a Los Angeles e salvarlo? O prestargli del denaro? O mandare del cibo? O comprargli un'altra macchina? O trovargli un terapista? Intendi dire che posso essere ancora una buona madre pur non facendo nulla?". Era per me un concetto assolutamente nuovo. Pensare alla preghiera come al mio strumento più importante era una nuova idea. Mi piaceva, sentivo che era giusta. Ero ansiosa di apprendere di più intorno alla preghiera e di praticarla – per mio figlio, per mia figlia –, e per me in qualità di loro madre». (o.c. - pp. 175-176) A proposito del mollare per lasciare tutto a Dio, scrive Karen: «Una volta messi i vostri rapporti con i figli nelle mani di Dio, avendo agito con la saggezza, che Lui sa fornire, andate avanti! Dio conosce tempi e luoghi opportuni, affinché il risultato venga fuori. Non affidate la situazione al Signore per poi controllare il Suo modo di procedere! Non potete vedere quando un fiore sboccia... Ma quanto è difficile per alcuni di noi fare proprio questo! Le preghiere per i nostri figli sono spesso penose, perché scopriamo che in effetti non vogliamo lasciar andare. Possiamo credere che è più sicuro abbarbicarci ad un passato che ci è familiare, piuttosto che aver fiducia in un nuovo futuro... Così andate da Lui con le vostre imperfezioni. Offritegli la vostra collera, la paura, l'odio, l'amarezza e la delusione. Egli li sostituirà con la pace, la fiducia, l'amore, la serenità e la capacità di accontentarsi. Inoltre vi solleverà dalla responsabilità di ottenere sempre un perfetto risultato.» (o.c. - p. 178) Una preghiera per lasciar andare Nel suo libro "Pills for Parents in Pain", Lee Ezell suggerisce una preghiera che i genitori possono fare per i propri figli. Essa suggerisce di scrivere il nome dei nostri figli quando facciamo questa preghiera di liberazione. «Amato Dio Padre, grazie per i miei figli ……… Riconosco che sono stati una Tua idea e che li ho ricevuti dalla Tua mano come una benedizione. Ora, come genitore, lascio andare la pretesa che i miei figli mi appartengano e Ti domando di perdonare i miei passi falsi nell'educarli. Non appena riceverò da parte Tua una convinzione di peccato di qualsiasi tipo, mi pentirò e farò tutto ciò che è necessario per rettificare il problema. Ma rifiuto ogni colpa, accusa e condanna che Satana, il nostro comune nemico, voglia ascrivere alla mia famiglia. Nel nome di Gesù Cristo, rompo ogni potere del male che cerca d'intralciare il cammino di ……… Io credo che Tu non voglia che ……… perisca, ma abbia la vita eterna. Prego che uno spirito di pentimento raggiunga ……… e lo/la convinca che può ancora far parte del piano che Tu hai per la sua vita. 14 Ti chiedo di liberare i miei figli dal male e di donar loro l'opportunità di tornare a Te. Ti chiedo anche di esercitare ogni tipo di pressione che possa essere efficace in vista di un cambiamento. Con fede in Cristo, afferro la speranza del Tuo divino intervento nella vita di ……… Accordami pace e speranza per poter resistere fino a vedere la Tua volontà compiersi nei Tuoi modi e nei Tuoi tempi. Nel nome di Gesù, Amen.» Studio della Bibbia: Anna lascia andare (I Samuele 1:7-11) I Samuele cap. 1 racconta la storia di Anna, una delle due mogli di Elkana. Era infelice perché l'altra moglie aveva dei figli, mentre lei era sterile. Ad ogni occasione Peninna, l'altra moglie, mortificava Anna, dicendole che Dio amava di più lei per il fatto che aveva figli. Anna si sentiva tormentata ed umiliata. Questo andò avanti anno dopo anno, specialmente quando andavano a Sciloh ad adorare il Signore. Una volta Anna si sentì così male a quella festa che lasciò la tavola e scoppiò a piangere (vers. 7). Suo marito tentava di consolarla. "Anna – le diceva – Perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il cuor tuo? Non ti valgo io più di dieci figliuoli?" (vers. 8). Un giorno, dopo che la famiglia ebbe mangiato, Anna andò al santuario per pregare. Eli, il sommo sacerdote, era seduto all'entrata per esercitare il suo ministero in favore del popolo (vers. 9). Anna si mise non lontano da dove stava seduto Eli. Nella sua angoscia, piangeva in silenzio e pregava il Signore, raccontandogli che il comportamento di Peninna stava diventando veramente insopportabile per lei (vers. 10). Essa fece un voto al Signore: "O Eterno degli eserciti! Se hai riguardo all'afflizione della tua serva, e ti ricordi di me, e non dimentichi la tua serva, e dai alla tua serva un figliuolo maschio, io lo consacrerò all'Eterno per tutti i giorni della sua vita, e il rasoio non passerà sulla sua testa" (vers. 11). Il resto del capitolo narra come Dio udì la sua preghiera e le diede un figlio, Samuele. Essa lo tenne con sé fino a che fu in grado di badare a se stesso, quindi lo portò da Eli e lo consegnò al Signore, come aveva promesso. Il capitolo 2 (vv. 1-10) riferisce la gioiosa preghiera che essa fece dopo aver lasciato andare suo figlio, dopo averlo restituito a Colui che glielo aveva dato in prestito. Foto: Dipinto di Marta Mangiabene Riflettiamo: 1. Se fossi stata al posto di Anna, saresti stata disponibile ad adempiere il tuo voto, dopo aver appreso qual era la situazione di Eli con i suoi due figli? 2. Quando Anna lasciò andare suo figlio Samuele, affidandolo al Signore e alle cure di Eli, quali furono alcuni degli strumenti di controllo a cui dovette rinunciare? 3. Come pensi che riuscì Anna a lasciar andare il suo bambino così presto? Pensi che fosse più facile per lei che per te? Qual era il segreto? Come fu possibile che egli crescesse così bene senza lo stretto controllo dei suoi genitori e la loro guida? 4. Come il Signore ricompensò Anna per aver "lasciato andare" suo figlio? Puoi trovare almeno tre ricompense che lei ottenne? (I Samuele 2:21). 15 C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 33 A Affffrroonnttaannddoo llaa rreeaallttàà:: II ttuuooii sseennttiim meennttii Noi, come genitori, ci sentiamo a volte come un capitano che sta cercando di mantenere a galla una nave sul mare in tempesta. Le circostanze del momento ci sovrastano come una densa nebbia. Le asserzioni dei nostri figli, le cose che fanno o non fanno, ci danno la sensazione di non avere in mano la situazione. Che cos'è che ci trattiene dall'essere i meravigliosi, felici e soddisfatti genitori che ci piacerebbe essere a questo stadio delle nostre vite? Può darsi che, in quanto genitori di figli adulti, le emozioni negative che sperimentiamo siano i venti che, soffiando, ci fanno andare fuori rotta. I problemi della nostra vita personale, i problemi nella vita dei nostri figli, le loro reazioni nei nostri confronti, la loro ribellione, l'insensibilità o qualsiasi altra cosa, tutto ciò minaccia di far nascere in noi delle emozioni che potrebbero farci sbattere contro gli scogli. Come una petroliera spaccata in due a causa di qualche ostacolo sommerso, noi siamo sballottati tra le nostre difficoltà e quelle dei nostri figli e così sgorgano dalle nostre labbra parole irose, che feriscono. Che cosa possiamo fare per tenere la rotta a dispetto delle preoccupazioni che siamo chiamati ad affrontare e nonostante le difficoltà attraverso le quali vediamo passare i nostri figli? Vi sono sei principi biblici che ci aiuteranno a gestire le nostre emozioni: 1. Dio comprende i nostri sentimenti Gesù simpatizza con i genitori. Soltanto Lui può veramente provare ciò che proviamo noi. Nessun altro può capire le nostre delusioni e le nostre lotte. Lui può! Non visse qui sulla terra? È vero, Egli non si sposò e quindi non ebbe figli, ma prese dodici discepoli sotto le Sue cure per educarli. Com'erano lenti ad imparare! Quanto sovente erano restii a seguire il Suo esempio! Quante volte Lo fraintesero! Quanto spesso Lo delusero. "Perché non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne abbiamo uno che in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare". (Ebrei 4:15). Hai mai pensato che Cristo sia stato tentato di reagire come reagisci tu quando ti trovi di fronte a certe cose che fanno i tuoi figli? Sfoglia "La Speranza dell'Uomo" e presta molta attenzione alle disillusioni e alle difficoltà che Cristo ebbe con i Suoi discepoli. Fai una lista delle lotte che ebbe con quei dodici uomini dalla personalità e dall'educazione molto diverse e vedrai che non hai di fronte nulla che Lui non abbia già gestito. Studia il capitolo che parla di Giuda. Cristo gli diede ogni opportunità per agire bene, ma Giuda lo deluse e, alla fine, lo tradì. «Gesù non pronunciò alcuna parola di condanna. Guardò Giuda con compassione e disse che per quell'ora era venuto nel mondo. Fra i presenti ci fu un mormorio di sorpresa. Tutti si stupirono per la pazienza di Gesù verso colui che lo aveva tradito.» (Ellen White - o.c. - p. 514) La maggior parte di noi sarebbe stata ferita, devastata, in collera, sconvolta e terribilmente scoraggiata. Potremmo anche prendercela con Dio, perché non fa qualcosa riguardo al nostro figlio ribelle... Oh, sì, Gesù comprende! 16 2. Il contatto con Dio trasforma le nostre emozioni "... Per mettere, per dare a quelli che fanno cordoglio in Sion, un diadema in luogo di cenere, l'olio della gioia in luogo del duolo, il manto della lode in luogo d'uno spirito abbattuto..". (Isaia 61:3). Questo è quanto Dio vuole fare per i genitori di figli difficili. Gesù ha un balsamo per ogni emozione dolente. Egli può cambiare in gioia la nostra depressione e in pace il nostro dolore. Può donarci amore in luogo del nostro risentimento e sollievo alla nostra amarezza. Egli ha speranza per la nostra disperazione ed accettazione per curare la nostra scarsa autostima. Può trasformare la nostra attitudine alla critica in un atteggiamento di approvazione ed incoraggiamento. Rifletti alla trasformazione che ebbero le emozioni di Anna quando portò la sua umiliazione e la sua delusione in preghiera al Signore. Egli le riempì il cuore di speranza e la bocca di canti di lode e ringraziamento. Ripensa alle madri che portarono i loro figli a Gesù, tanto tempo fa, in Galilea. Probabilmente, anche questi figli erano, com'è normale che sia, disubbidienti, irrequieti, a volte si comportavano male e causavano dolore ai propri genitori. Esse erano madri tipiche, stanche, sovraccariche, preoccupate per il futuro dei propri figli. Gesù fece una cosa meravigliosa: prese quei bambini tra le Sue braccia e sul Suo cuore. Sono certa che quelle madri lasciarono il Signore con il cuore alleggerito, piene di gioia e speranza per il futuro. Dio amava tantissimo i loro figli! Come avrebbero potuto fallire accompagnati dalla benedizione divina? 3. Dio può sopperire ai bisogni emozionali dei genitori Minirth e Meier, nel loro libro "Happiness Is a Choice" ("La felicità è una scelta"), elencano dodici bisogni che noi tutti abbiamo: aria, cibo, acqua, stimoli, sesso, amore, autostima, potere, controllo, conforto, sicurezza e sollievo dalle tensioni emotive. A mano a mano che trascorrono gli anni, i figli a volte esauriscono le nostre emozioni nell'area dell'autostima, del potere e del controllo. Qualche volta non sono il sostegno della nostra vecchiaia come noi speravamo; a volte non ci danno molto senso di sicurezza. Spessissimo i loro problemi non fanno che aumentare la nostra tensione nervosa. Dio vuole sopperire a tutti i bisogni dei genitori, sia emozionali che fisici. Egli non ha mai inteso che fosse dovere dei nostri figli supplire a tutti i nostri bisogni. Egli ha promesso di farlo per noi. Egli ci appaga con l'amore, l'accettazione, il conforto e la sicurezza. Lui ci provvede di forza per affrontare ogni problema e sollievo per le tensioni dovute alle responsabilità di genitori. Georgia soffriva gli effetti di una famiglia disfunzionale. I suoi figli non erano esattamente quello lei aveva sperato. Cercò di appagare questo suo bisogno di amore svolgendo del lavoro per la chiesa, partecipando alle attività della sua comunità e prendendosi cura dei bambini di altre persone. Soffriva d'insonnia, cosicché cadde in un circolo vizioso che la vedeva prendere delle pillole per dormire la sera – in questo modo avrebbe evitato di pensare alla situazione caotica dei propri figli – e delle altre pillole il mattino seguente, giusto per metterla in grado di alzarsi e andare avanti per tutta la giornata. Frequentava la chiesa ogni settimana; tutti la consideravano una meravigliosa cristiana. Nessuno si sarebbe mai sognato quanto dolore lei stava sperimentando a causa dei suoi figli adulti. Questo fino a quando finalmente ebbe la forza di affrontare il proprio stato d'animo, affidarlo a Dio ed accettare il Suo amore incondizionato per se stessa e per i suoi figli problematici. Allora provò sollievo e prese le distanze dalle sue emozioni negative. C'è un "balsamo in Galaad" per genitori stanchi ed afflitti. C'è riposo in Gesù per i genitori oppressi dalle scelte dei loro figli adulti. "Venite a me – disse Gesù – e io vi darò riposo". 4. Dio usa anche delle persone preparate per guarire le ferite più profonde Come Dio usò Gedeone, Mosè, Giosuè e tante altre persone per riportare la vittoria sulla schiavitù, così Egli usa oggi delle persone specializzate e ben preparate per aiutare a guarire le ferite emozionali. Ci sono tempi e luoghi per richiedere e servirsi di personale specializzato nella guarigione delle ferite emozionali. Come seguaci di Cristo, non dovremmo mai assumere atteggiamenti di sufficienza, evitando di 17 ricorrere all'assistenza di gente valida in questo capo. Farlo significherebbe zoppicare nella vita quando invece potremmo correre. Dio si serve anche oggi di esseri umani per compiere i Suoi propositi; dunque avvantaggiarsi di queste opportunità, quando il caso lo richiede, comporta un beneficio spirituale. Quando abbiamo una gamba rotta, non esitiamo a rivolgerci al miglior medico che sia disponibile. Allo stesso modo, se abbiamo delle ferite emozionali, o sentiamo di non essere in grado di gestire le emozioni del nostro passato, abbiamo bisogno di cercare il miglior aiuto possibile. 5. I sentimenti seguono le azioni "E com'essi cominciavano i canti di gioia e di lode, l'Eterno tese un'imboscata contro i figliuoli di Ammon e di Moab e contro quelli del monte Seir che eran venuti contro Giuda; e rimasero sconfitti". (II Cronache 20:22) Probabilmente gli Israeliti non si sentivano vittoriosi quando – nell'occasione descritta – affrontarono il nemico, che aveva forze superiori; tuttavia andarono in battaglia cantando il canto della vittoria. La certezza della vittoria seguì la loro consapevole scelta di camminare per fede ed agire in vista della vittoria. Nella lode e nel ringraziamento, molti genitori hanno trovato la soluzione allo scoraggiamento che li aveva colpiti a causa dei figli che, da adulti, avevano smarrito la retta via. È sorprendente quali miracoli Dio comincia ad operare quando la smettiamo di lamentarci di loro e cominciamo a ringraziarlo per i figli che ci ha dato, a lodarlo, a dispetto del loro modo di vivere e di ciò che dicono. C'è sempre qualcosa che possiamo trovare per lodare il Signore a proposito dei nostri figli. Ruth Bell Graham è una persona che sa bene che il ringraziamento e la lode possono fare meraviglie, anche quando non ci si sente in questo stato d'animo, a causa delle condizioni dei propri figli. Una notte, mentre era in viaggio in un altro stato con suo marito, Ruth rimase sveglia a riflettere sul suo figliuol prodigo, Ned. Pensò alle lotte che aveva dovuto sostenere con il fratello maggiore, Franklin, che era un ribelle. Aveva cominciato con il fumo e aveva finito con il causare dei guai a scuola; era finito in una retata della polizia. Ed ora, anche il suo quinto figlio, Ned, si stava allontanando dai valori della loro famiglia. Era coinvolto in un giro di droga e lei si sentiva terribilmente preoccupata. Rendendosi conto che non sarebbe più riuscita a dormire quella notte, accese la luce e prese la sua Bibbia. Il versetto su cui le caddero gli occhi fu il seguente: "Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento". (Filippesi 4:6) In seguito, disse: «Improvvisamente mi resi conto che l'ingrediente mancante nelle mie preghiere era il ringraziamento. Così, mentre ero seduta lì, ringraziai Dio per tutto ciò che Ned era e per quello che aveva rappresentato per me attraverso gli anni. Dal momento che iniziai a ringraziare Dio, capii che la preoccupazione ed l'azione si escludevano a vicenda. Quando siamo maggiormente preoccupati, allora dovremmo cominciare a ringraziare il Signore per le lezioni che ci sta impartendo proprio mediante questi momenti difficili. Invariabilmente, è durante questi momenti di prova che le Scritture realmente tornano a vivere per noi.» ("Tough and Tender Moments" - "Momenti difficili e momenti teneri" in "Today's Christian Woman" – Nov./Dic. 1991, p. 53) 18 Commentando i principi che aveva imparato mediante l'esperienza di madre di un figliuol prodigo, Ruth disse: «La preghiera è così importante! I nostri figli non saranno mai fuori della portata di Dio. Questo non vuol dire che non potranno mai fuorviarsi. Non vuol nemmeno dire che non condurranno mai vite disordinate. Ma qualche volta, noi dimentichiamo che Dio è onnipotente, onnipresente, onnisciente ed eterno. I nostri figli possono correre, ma Dio sa dove si trovano e sta vegliando su di loro. Sono davvero riconoscente che non dovetti aspettare molto per vedere mio figlio tornare!» (Ibid.) 6. Possiamo scegliere come ci sentiremo "Dunque scegliete oggi" disse Giosuè. Quando Dio ci fece, ci creò con la libertà di scelta. Ci diede l'ultima parola per quanto riguarda ciò che avremmo fatto della nostra vita. Noi possiamo scegliere la vita o possiamo scegliere la morte. Possiamo scegliere di essere negativi o possiamo scegliere di essere positivi. Possiamo scegliere di essere felici o possiamo scegliere di essere infelici. "Il dolore è inevitabile, ma l'infelicità è una scelta" è il titolo del primo capitolo del libro di Barbara Johnson "Stick A Geranium In Your Hat and Be Happy" ("Infila un geranio nel tuo cappello e sii felice"). Essa dice: «Possiamo scegliere d'imprimere nei nostri cuori le spine della delusione, del fallimento, della solitudine e dello sgomento dovuti alla nostra attuale situazione, oppure possiamo raccogliere i fiori della grazia di Dio, del Suo amore senza limiti, della Sua fedele presenza ed impareggiabile gioia.» (o.c. - p. 11) I Johnson persero un figlio in Vietnam, un altro fu ucciso da un autista ubriaco ed il loro ultimo figlio rivelò ai genitori di essere omosessuale. Nello stesso periodo lei scoprì di essere diabetica. Nonostante tutti i suoi problemi, essa ha scelto di cambiare la sola cosa che fosse in suo potere di cambiare: il proprio atteggiamento (o.c. - pp. 1-5). Essa cita una poesia di autore ignoto che è stata molto significativa per lei: Accettazione (Tradotta in prosa, nell'impossibilità di renderla in poesia, in italiano - ndt) «L'accettazione è la risposta a tutti i miei problemi di oggi. Quando sono turbato, è perché trovo che alcune persone, luoghi, cose o situazioni, fatti della mia vita, sono inaccettabili per me. E non posso trovare la serenità fino a che non accetto che le persone, i luoghi, le cose o le situazioni sono esattamente quello che dovrebbero essere in quel momento. Niente, assolutamente niente succede nel mondo di Dio per sbaglio. A meno che io non accetti la vita completamente nei termini della vita, non posso essere felice. Ho bisogno di concentrarmi non tanto su ciò che deve cambiare nel mondo, quanto su ciò che deve cambiare nel mio atteggiamento.» Barbara Johnson ha delle meravigliose parole di saggezza per quei genitori che vogliono lasciare i loro figli problematici nelle mani del Padre Celeste, insieme a tutti i loro cattivi sentimenti ed emozioni negative. Essa sottolinea cinque stadi attraverso i quali passiamo noi genitori nel gestire le emozioni negative che il comportamento dei nostri figli adulti suscita in noi. 1. Ti senti agitato Ti senti come se il suo interno fosse pieno di coltelli: ti stanno tagliuzzando come se ti trovassi dentro a un macinino. 2. Ti senti bruciare È vero, vorresti uccidere tuo figlio e poi suicidarti. Sei colmo/a di un'ardente e violenta collera, di angoscia, conseguenza della frustrazione, a tal punto da perdere completamente il controllo. Letteralmente ti senti come se stessi bruciando dentro. 3. Desideri ardentemente Oh, desideri con tutto/a te stesso/a che le cose cambino! Senti un dolore dentro, perché vorresti che le cose andassero come prima di venire a sapere le cattive notizie. Rimpiangi il tuo felice passato che avresti voluto veder prolungato il più a lungo possibile. 19 4. Stai imparando Parli con gli altri; può essere che tu trova un gruppo che ti sostenga e ti rendi conto che ti stai incamminando in un lungo processo di crescita. Diventi sempre più comprensivo/a e compassionevole. I valori spirituali che hai appreso nel passato, improvvisamente diventano per te realtà. 5. Cominci a passare Impari a passare completamente i tuoi problemi al Signore dicendogli: "Qualunque cosa, Signore! Qualunque cosa permetti nella mia vita, Tu sei abbastanza grande da farmela superare". Ora puoi abbandonare i tuoi pesi a Dio, ben sapendo che Lui ha tutto sotto controllo... Quando inchiodi il tuo problema ai piedi della croce, consapevole di aver depositato quel problema nelle mani di Dio – ed intendi farlo davvero – allora ti sentirai alleggerito da quel peso schiacciante. (Tratto da "Pills for Parents in Pain" - pp. 125-126) Un'esperienza di vita Nel suo libro "Light In My Darkest Night" ("Luce nella mia notte più oscura"), Catherine Marshall racconta delle sfide che dovette affrontare sposando Len LeSourd ed accettando la responsabilità dei suoi tre figli, uno dei quali era Linda. Linda e Catherine cominciarono presto a fare questioni su ogni sorta di argomento: i vestiti, il cibo, l'ora di andare a letto, i soldi, i doveri relativi all'andamento della casa. Foto: Dipinto di Marta Mangiabene Linda, che era adolescente, aveva l'impressione che la sua nuova mamma non la capisse. Le sembrava che la matrigna fosse gentile solo quando lei veniva incontro alle sue aspettative. Di conseguenza, si sentiva come se, in qualche modo, avesse perso anche suo padre e divenne una ragazza molto infelice e ribelle. Nel periodo in cui conseguì il diploma al college, Linda aveva ancora problemi con Catherine e provava un profondo risentimento verso suo padre; non sembrava trovar pace nemmeno in Dio. Una sera ci fu una scenata: qualsiasi cosa Catherine dicesse, Linda la percepiva come un insulto. "Oh, mamma – disse – Devi sempre pensare tutto il male possibile di me?" Finalmente, spronata da suo padre, Linda accettò d'inginocchiarsi per cercare il perdono del Signore. Mentre confessava la propria ribellione ed irresponsabilità, fiumi di lacrime le scorrevano sulle guance, e finalmente essa accettò la pace interiore e la libertà che Gesù le offriva. Allora le divenne facile alzarsi ed andare dai genitori per chiedere scusa. Il mattino seguente, Catherine si sedette accanto a Linda a colazione, con la sua Bibbia in mano. Disse: "Linda, sono sicura che ricordi la parabola del figliuol prodigo. Per favore, leggila ora". Linda la lesse. Quando ebbe finito, Catherine disse: "Devo anch'io farti una confessione, Linda. Quando tu hai ricevuto il perdono di Dio, ieri sera, la mia reazione è stata questa: con tutti gli anni di ansietà e scompiglio che hai procurato a tuo padre e a me, ora sei perdonata da Dio in un istante. Non è tutto troppo facile? Ebbene, questa mattina ho ricevuto la risposta. Mi sono svegliata con una chiara, incisiva, sensazione interiore: si trattava di un messaggio: - Ricordi la mia parabola del figliuol prodigo? Catherine, in questo dramma, tu corri il serio pericolo di prendere il posto del fratello maggiore. Lascia andare tutti i tuoi pensieri negativi riguardo a Linda in questo preciso istante. Tu devi confessarle tutto ciò stamattina stessa -. Così, come direbbero i tuoi fratelli, sono stata proprio fatta fuori. Linda, vuoi perdonarmi?" Linda rimase senza parole, sopraffatta dalla meraviglia. Dio si stava prendendo tanto cura di lei da arrivare a parlare alla sua illustre matrigna dei loro problemi! Il Signore doveva amarla davvero…! 20 "Oh, mamma, sono al settimo cielo! Certo che ti perdono. Oh, mamma, ti voglio bene davvero!". E Linda abbracciò sua madre. "Ed io voglio bene a te, Linda" replicò Catherine. Linda gridò di gioia e pensò: "Se la mamma, che è sempre sembrata così vicina a Dio, non è arrabbiata con me, probabilmente nemmeno Dio lo sarà!" (o.c. - pp. 138-141) Foglio di lavoro sulle emozioni Qui sotto c'è una lista di emozioni negative. Fai un segno accanto a quelle che stai provando in questo momento o che hai provato di recente. ___ frustrazione ___ scoraggiamento ___ invidia ___ vergogna ___ pessimismo ___ amarezza ___ autocommiserazione ___ rabbia furiosa ___ rimpianto ___ astio, ostilità ___ angoscia ___ ansia ___ collera ___ depressione ___ gelosia ___ senso di colpa ___ paura ___ scarsa autostima Qui sotto c'è una lista di emozioni positive. Di quali di queste senti di aver particolarmente bisogno in questo periodo? ___ amore ___ aspettazione ___ pace ___ potere ___ gioia ___ assertività ___ fiducia ___ compassione ___ felicità ___ accettazione ___ forza ___ tolleranza ___ autostima ___ sicurezza ___ comprensione ___ speranza ___ perdono ___ autocontrollo ___ pazienza ___ senso dell'avventura ___ tranquillità 1. Avrai bisogno di un taccuino. In cima ad ogni pagina, scrivi tutte le emozioni negative che hai individuato. E sotto esplora quell'emozione. Perché ti senti così? Offri a Dio ognuna di queste emozioni negative in preghiera, tenendo le palme delle mani rivolte verso il basso (come nell'atto di gettarle via). Quindi gira le palme verso l'alto (come nell'atto di ricevere) e domandagli le emozioni positive che desideri ricevere in dono da Lui, al posto di quelle negative. 2. Usando una Concordanza Biblica, cerca nella Bibbia dei passi che promettono le emozioni decisamente positive di cui hai bisogno. Leggi ogni promessa in diverse versioni delle Scritture. Usa dei piccoli cartoncini per scrivere almeno un versetto per ogni emozione positiva. Metti questi bigliettini in posti strategici, in modo da poterli rileggere spesso. 3. Prova a parafrasare le promesse della Bibbia. Scrivi la promessa, inserendo il tuo nome al posto giusto. Che cosa ti sta dicendo Dio tramite quel versetto? Quindi scrivi la tua risposta sottoforma di una preghiera di accettazione e resa. 4. I salmi sono pieni di riferimenti a varie emozioni. Leggi un salmo sottolineando le emozioni negative in un colore e quelle positive in un altro colore. 5. Leggi il capitolo "Felicità nel Signore" nel libro "Steps to Christ" ("La Via Migliore" di Ellen White ndt). Fai una lista delle azioni positive che puoi mettere in atto quando sei alle prese con dei cattivi sentimenti. Studio della Bibbia: La lotta di Agar (Genesi 21:9-20) Sara partorì Isacco in età avanzata ed fu felicissima fino a quando suo figlio ebbe tre anni circa. Allora Ismaele, il figlio diciassettenne di Agar e Abramo, cominciò a farsi beffe di Isacco. Sara chiese che 21 Agar ed Ismaele fossero mandati via e Dio disse ad Abramo di agire secondo la richiesta della moglie. Il Signore disse ad Abramo: "So che ti senti ferito, ma non ti devi preoccupare del futuro d'Ismaele ed Agar, sua madre. Io veglierò su di loro. Fai ciò che Sara ti chiede in quanto Isacco sarà tuo erede e dev'essere trattato come il tuo primogenito. Mi prenderò cura di Agar e benedirò Ismaele; moltiplicherò la sua progenie in modo che diventi un grande popolo, perché anche lui è tuo figlio" (vers. 12-13). Il giorno seguente, Abramo andò da Agar e le riferì quanto Dio aveva detto. Ella accettò le istruzioni di Dio e, quando fu pronta per partire, Abramo la rifornì di tutto ciò di cui avesse bisogno, oltre a cibo ed acqua per il viaggio. Così madre e figlio s'incamminarono verso sud seguendo una delle vie commerciali verso Beersheba (vers. 14). Ma il cibo e l'acqua terminarono presto. Nessuna carovana era passata di lì: Agar aveva sperato di trovare in questo modo un passaggio fino in Egitto. Trovò un grosso cespuglio, allora disse a Ismaele di restare all'ombra finché lei non fosse riusciva a trovare dell'acqua (vers. 15). Fece un piccolo tratto, poi cadde sulle ginocchia e si disse: "Se Dio vuole che muoia di sete, sono pronta, ma vedere mio figlio morire... questo è davvero troppo!" Quindi cominciò a piangere (vers. 16). Ma Dio aveva vegliato su Agar ed udì il pianto di ambedue. Egli mandò un angelo dal cielo per dirle: "Agar, non aver paura, non ti preoccupare. Dio ha visto le tue lacrime ed udito le tue preghiere, e mi ha mandato per aiutarti… Alzati, torna indietro e prendi per mano tuo figlio; io ti mostrerò dove puoi trovare dell'acqua. Vivrete tutti e due e tuo figlio diventerà padre di una grande nazione" (vers. 17,18). Quando essa guardò nella direzione che l'angelo stava additando, vide una sorgente. Andò lì, riempì la sua brocca ed ambedue bevvero a sazietà (vers. 19). Dio si prese cura di Agar e di suo figlio; essi presero una carovana diretta a sud e si stabilirono in una regione dell'Egitto. Là il ragazzo crebbe e divenne un abilissimo cacciatore (vers. 20). Riflettiamo: 1. Quali emozioni negative provarono Agar, Abramo e Ismaele? 2. Quali dei sei principi biblici esposti in questa lezione riesci a vedere esemplificati in questo episodio? Dio comprende i nostri sentimenti. Il contatto con Dio trasforma le emozioni negative. Dio può sopperire ai nostri bisogni emozionali. Dio usa gente preparata per aiutarci nella guarigione di profonde ferite. I sentimenti seguono le azioni. Noi possiamo scegliere il nostro stato d'animo. 3. Quale messaggio racchiude questa storia per i genitori di figli problematici? 22 C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 44 A Affffrroonnttaannddoo llaa rreeaallttàà:: LLee ddiiffffeerreennzzee Tutte le persone sono diverse le une dalle altre. Come non esistono due fiocchi di neve della stessa forma, così non esistono due individui che abbiano la stessa combinazione di geni, cromosomi e DNA. Ognuno di noi è un essere umano unico, con le sue impronte digitali, la sua particolare impronta del piede ed il suo particolare tono di voce. Noi non pensiamo tutti nella stessa maniera, non comunichiamo o socializziamo tutti nello stesso modo. Vediamo le cose in modo diverso, udiamo in modo diverso e abbiamo sensazioni diverse. Capire queste differenze può aiutarci ad avere migliori relazioni interpersonali. In questa lezione, focalizzeremo tre specifici modi di essere diversi. Analizzeremo: 1. Le differenze fra i sessi, 2. Le differenze fra le personalità, 3. Le differenze negli stili d'apprendimento. 1. Le differenze fra i sessi Uomini e donne sono diversi! Siamo diversi fisicamente, mentalmente, emozionalmente, socialmente e sessualmente. Dedicheremo qualche minuto ad una piccola serie di differenze, quelle che riguardano il modo di comunicare. Molti libri sono stati scritti su questo argomento. Faremo una semplice lista di alcune di queste differenze, senza ulteriori commenti. Però attenzione: ogni personalità è diversa; forse non tutte queste caratteristiche si applicheranno agli uomini o alle donne della vostra famiglia. Queste sono esatte tenendo conto della media generale, ma potrebbero non essere applicabili ad ogni maschio e ad ogni femmina. a) Le donne tendono a focalizzarsi sugli altri; gli uomini tendono a focalizzarsi su se stessi → Una conseguenza di ciò è che le donne sono più concentrate sulle persone, mentre gli uomini lo sono maggiormente sulle cose. b) Le donne hanno più bisogno d'intimità; gli uomini necessitano di maggior distanza nelle relazioni interpersonali → L'intimità emozionale è molto più importante per le donne che per gli uomini. c) La più grande paura degli uomini è sentirsi soffocati, mentre la più grande preoccupazione delle donne è l'essere abbandonate → L'identità del maschio si sente minacciata dall'intimità, mentre l'identità della femmina si sente minacciata dalla separazione. Di conseguenza gli uomini hanno difficoltà con le relazioni interpersonali, mentre le donne hanno difficoltà a sviluppare personalità indipendenti. d) Le donne tendono ad identificarsi troppo con le persone; gli uomini tendono ad identificarsi troppo con il lavoro → Il punto focale nella vita di una donna è la propria relazione con il marito e la famiglia; il punto focale nella vita di un uomo è il lavoro. Questo porta la donna a sacrificare i propri bisogni in favore dei bisogni della famiglia. Talvolta questo porta i figli adulti a sentirsi soffocati. La concentrazione dell'uomo sul lavoro può portare ad una lavoro-dipendenza (di tipo nevrotico), che può portare a fargli perdere più facilmente contatto con la propria famiglia. e) Gli uomini tendono a parlare delle cose, mentre le donne parlano di più delle persone → Le donne s'interessano dei problemi, delle reazioni e delle risposte. Gli uomini sono più interessati a come funzionano le cose, i fatti e le statistiche. 23 f) Gli uomini valutano le parole secondo il loro significato razionale, mentre le donne cercano i significati nascosti → Il tentativo di una madre di scoprire perché un figlio maschio adulto dica o faccia qualcosa, può risultare molto fastidioso per lui. g) Il linguaggio di una donna tende ad essere più circospetto; quello dell'uomo più diretto → Agli uomini piace essere diretti e andare dritti al punto in modo chiaro, succinto e sincero. Le donne sono più preoccupate di urtare i sentimenti di qualcuno, cosicché il loro approccio alle cose è molto più indiretto. Le donne vogliono che gli uomini seguano gli indizi, leggano nella loro mente quello che desiderano. Gli uomini non si capacitano del perché le donne non possano semplicemente dire quello che hanno in testa. h) Quando sorge un problema per qualcuno, gli uomini tendono a dare consigli (soluzioni), mentre le donne donano empatia (solidarietà) → Quando una figlia adulta parla al padre dei suoi problemi, è in cerca di simpatia e comprensione, una spalla su cui piangere. Di solito non vuole consigli o che le si dica che cosa deve fare. i) Gli uomini ritengono la conversazione una specie di competizione per vedere chi avrà la meglio. Le donne considerano la conversazione un modo per entrare in contatto con qualcuno → Di conseguenza gli uomini non vedono la necessità di conversare molto con i membri della famiglia, dove la competizione non è lo sbocco naturale, e le donne hanno bisogno invece di conversare molto con i componenti della famiglia per sentire l'unione. l) Avere ragione è molto più importante per gli uomini che per le donne → Le donne non hanno così bisogno di sentirsi esperte. Si possono fare grosse discussioni in famiglia per sapere chi ha ragione e chi torto. I genitori hanno la tendenza a trasmettere il messaggio: "I genitori ne sanno di più", anche quando i figli sono cresciuti. Ma è più difficile per i padri che per le madri cedere con i figli adulti, permettendo che abbiano le loro proprie idee ed opinioni, anche diverse dalle loro. (Questa sezione è stata tratta dal libro di Chris Evatt, "Opposite Sides of the Bed" - "Le parti opposte del letto") 2. Le differenze fra i vari tipi di personalità Quando Gesù era sulla terra, studiò i tratti del carattere dei discepoli con cui lavorava. Ecco alcune citazioni che mostrano l'importanza della comprensione delle fondamentali differenze fra le persone. Ogni volta che Ellen White parla di tratti del carattere, possiamo intendere tratti della personalità, che significa la stessa cosa. "Il Salvatore conosceva il carattere (la personalità) degli uomini che aveva scelto, le loro debolezze e i loro errori... Trepidava per loro". ("La Speranza dell'Uomo" - p. 202) "Quando seguì Gesù, aveva delle ottime qualità (l'inglese dice: "tratti del carattere" - ndt), grazie alle quali poteva essere una benedizione per la chiesa". (o.c. - p. 204) "Gli apostoli differivano molto gli uni dagli altri per abitudini e per carattere (personalità) ... Simone, l'ardente zelota... Pietro, generoso e impulsivo; Giuda, dall'animo meschino; Tommaso, sincero ma timido e dubbioso; Filippo, lento e incline al dubbio; infine gli ambiziosi e aperti figli di Zebedeo". (o.c. p. 205) Possiamo vedere in questi discepoli esempi di quelli che oggi sono chiamati i quattro fondamentali tipi di temperamento: sanguigno, collerico, melanconico e flemmatico. a) Sanguigno Generoso: l'impulsivo Pietro è un esempio di temperamento sanguigno. I sanguigni sono spontanei, sempre in mezzo a tutte le faccende; pronti a parlare, non hanno paura di salire alla ribalta; si offendono facilmente, ma dimenticano velocemente. I sanguigni sono chiacchieroni, entusiasti, curiosi, appassionati e sinceri di cuore. Fanno amicizia facilmente e non tengono rancore. Tuttavia, sono a volte indisciplinati, parlano prima di pensare e non sempre mantengono le promesse. 24 b) Collerico Simone, il fiero zelota era probabilmente un collerico. Anche Giacomo e Giovanni avevano questo temperamento. I collerici credono che il loro modo di vedere le cose sia quello giusto; s'impadroniscono del potere e della leadership, sono autosufficienti e indipendenti. Hanno una forte volontà e non hanno paura di correggere gli errori altrui. Sono degli organizzatori e non perdono di vista il loro obiettivo. Possono essere autoritari, impulsivi ed egoisti. Sembrano sguazzare bene nelle controversie e nelle discussioni. Foto: Dipinto di Marta Mangiabene c) Melanconico Tommaso mostra alcune delle caratteristiche della personalità melanconica. Era timido e pauroso, insicuro. Le persone melanconiche sono profonde e riflessive, nonché molto attente ai dettagli. Si scelgono gli amici con attenzione, ma sono fedeli e devoti. Spesso si focalizzano sugli aspetti negativi e sono pessimisti. Sono spesso critici e sospettosi nei confronti degli altri. d) Flemmatico Filippo era probabilmente un flemmatico. Era lento a credere, dubbioso. Era diplomatico nei suoi rapporti con gli altri, cosa che si intuisce dal suo incontro con i Greci. I flemmatici hanno una personalità non esuberante. Se la prendono comoda, sono rilassati, calmi, freddi e padroni di sé. È facile andarci d'accordo e possiedono una grande capacità di provare compassione ed interessarsi agli altri. Sono competenti e stabili, ma evitano i conflitti. Non si spostano facilmente e resistono ai cambiamenti. (Tratto da: "Your Personality Tree" - "Il tuo albero della personalità" di Florence Littauer) Nel suo libro "The Best You Can Be", Dorothy Eaton Watts racconta delle difficoltà cui dovette far fronte, avendo a che fare con figli (adottivi) dalle personalità differenti: «Ron tornò a casa dopo un lungo viaggio giusto in tempo per trovare Dorothy sconvolta a causa del comportamento che i loro tre figli adolescenti tenevano in casa. In effetti, essa era così impaziente che andò a prenderlo alla stazione e prima che il pover'uomo ebbe messo i bagagli nella macchina, lei cominciò il racconto delle sue sventure. Lui l'ascoltò per tutto il tragitto fino a casa. Nel tempo che ci volle per disfare le valige, fare il bagno e mangiare qualcosa, lei gli disse proprio tutto. "Vuoi sapere qual è il tuo problema, Dorothy?" le domandò. Lei smise di piangere e lo guardò incredula: "Cosa?!... Il mio problema? Io non ho un problema. Loro hanno un problema!" "Sì, Dorothy, il tuo problema! – sorrise Ron – Tu stai tentando di fare la parte di Dio con quei ragazzi! Stai tentando di trasformarli alla tua collerica, lavoro-dipendente immagine. Non c'è modo che tu possa indurre i nostri figli a diventare quella specie di persona seria, dura lavoratrice, signora "faisempre-la-cosa-giusta" e signora "porta-a-termine-le-cose", che sei tu!! Loro non sono fatti così… Allora perché non la smetti di cercare di cambiarli?" "Bah!... – borbottò lei – Forse hai ragione tu". Più ci pensava e più si trovava d'accordo con lui. Era esattamente quello che aveva cercato di fare… rifare i figli a propria immagine. David era il pagliaccio della famiglia. Poteva indurli a ridere anche quando faceva il birichino. Al primo giorno di scuola lei gli disse: "Farai meglio ad essere buono o ti beccherai una sculacciata dalla tua 25 maestra!". Lui aveva scosso la testa, ruotando i suoi grandi occhi scuri e replicando: "Nessuno sculaccerebbe un delizioso bimbetto come me!". E in effetti nessuno lo fece, benché se lo fosse meritato più di una volta. David aveva un temperamento sanguigno. Esther era una ragazzina quieta e pensierosa, ma molto, molto lenta. Era sempre l'ultima ad essere pronta in qualsiasi occasione, e questo aveva messo oltremodo alla prova sua madre. Tuttavia, la sua camera era sempre pulita e ordinata. I suoi cassetti erano organizzati bene, gli stivali ed i vestiti ordinati per misura. Ester aveva un temperamento misto fra melanconico e flemmatico. Stephen era un ragazzo spensierato la cui camera era sempre un completo disastro. Aveva un sacco di amici ed era pronto ad andare ovunque e tentare ogni impresa. Era generoso, disponibile a condividere con gli amici qualunque cosa avesse. Anche Stephen aveva un temperamento sanguigno. Dorothy decise che il marito aveva ragione. Dio aveva creato ognuno di loro come un individuo unico al mondo. Non c'era bisogno che lei diventasse così impaziente con quelli che non avevano il suo stesso temperamento collerico. Le cose andarono molto meglio quando smise di tentare di cambiare i suoi figli e cominciò invece ad apprezzarli per le persone speciali che in effetti erano.» 3. Le differenze fra gli stili di apprendimento Recenti ricerche hanno dimostrato che gli individui adottano diversi stili di apprendimento e di comunicazione. Esistono tre grandi categorie di modi di apprendere: uditivo, visivo e sensoriale. Uno studio ha dimostrato che il 40% delle persone apprendono in modo visivo; il 20% in modo uditivo e un altro 40% in modo sensoriale (Marlene LeFever, Virtue, Sett./Ott. 1989 - p. 16). Un altro studio mostra invece che il 10% apprende in modo uditivo; il 15% in modo visivo e il 75% in modo sensoriale (Monte Sahlin, ABBA, Maggio/Giugno 1991 - p. 6). Un altro studio ancora afferma che il 30% apprende in modo visivo; il 25% in modo uditivo; il 15% in modo sensoriale e il 30% in modo misto (Walter B. Barbe e Michael N. Milone, Jr., Instructor, 89 1980 - pp. 44-47). Le percentuali possono variare a secondo dell'età, del livello di educazione o di cultura delle persone esaminate. Il punto non è la percentuale di ogni categoria, ma il fatto che le persone apprendono e comunicano in modo diverso le une dalle altre. La comunicazione è più autentica per noi, quando stiamo usando il senso o i sensi che preferiamo. Le relazioni interpersonali migliorano quando gli individui si rapportano nel loro modo preferito. Tenere in considerazione queste differenze migliorerà moltissimo le relazioni interpersonali. a) Coloro che apprendono e comunicano in modo visivo Persone di questo genere usano parole come: guardare, vedere, apparire. "Vedo dove vuoi arrivare" - "Non lo vedo bene" - "Adesso guarda un po' che cosa hai fatto!". Queste persone sono molto interessate a come le cose appaiono. Sono preoccupate se i colori non si combinano fra loro o se le sedie non sono bene allineate nella sala-riunioni. Spesso sono critici riguardo all'apparenza delle cose o delle persone. Se vuoi comunicare con una persona così, farai bene a fare dimostrazioni, argomentare usando qualche metodo visivo, o raccontare una storia molto evocativa, piena di immagini. Hanno bisogno – per essere raggiunte dalla comunicazione – di un livello visivo molto concreto, in modo che possano "vedere il tuo punto di vista". Queste persone apprezzeranno doni tipo fiori, capi di vestiario dello stile e del colore con cui si sentano più a loro agio. Saranno molto più impressionate da una bella tavola preparata che dal sottofondo musicale. Una comunicazione scritta raggiunge meglio una persona che comunica in modo visivo, piuttosto di un messaggio detto a voce. b) Coloro che apprendono e comunicano in modo uditivo Le persone di questo genere usano parole come: ascoltare, udire, parlare, suono. "Non mi suona giusto" - "Ti sento!" - "Non mi ascolta!". 26 Sono molto interessate al modo in cui "suonano" le cose. Ascolteranno molto volentieri un sermone registrato. La musica è una parte importante della loro vita. Si preoccupano della disarmonia dei suoni. Saranno critici riguardo alle parole che la gente sceglie per esprimersi. Sono sintonizzati sulle parole, i discorsi, i suoni. Se vuoi comunicare con una persona così, dovrai essere in grado di comunicare scegliendo bene le parole e le argomentazioni. Apprezzeranno le poesie ed i messaggi in musica. Saranno impressionati, durante un servizio sacro in chiesa, più dalla musica che dai fiori che stanno sulla piattaforma. Un messaggio cantato o parlato sarà molto significativo per persone di questo genere. Preferiscono sentirsi dire: "Mi stai molto a cuore" piuttosto che ricevere un dono che gratifica gli occhi. Le parole sono molto importanti e il parlare per loro è più importante che lo scrivere. c) Coloro che apprendono e comunicano in modo sensoriale Le persone di questa categoria usano parole come: provare, toccare, gustare, maneggiare. "Non mi sembra giusto" (l'inglese usa il verbo "to feel" = provare sentimenti, sensazioni, sentire con il tatto - ndt) - "Sono rimasto molto toccato da quella storia". Tali persone sono molto interessate alle sensazioni. Saranno disturbate dai cattivi odori o non si sentiranno a loro agio a causa della mancanza d'aria o della temperatura non adatta in un ambiente. Amano i mobili confortevoli e sono più interessati al gusto del cibo che alla tavola preparata o al sottofondo musicale. Sono critici riguardo a come la gente li fa sentire. Sono sintonizzati sul tatto, sul gusto e gli odori. Una persona così vuole sentire il tuo amore mediante gli abbracci ed il contatto fisico. È difficile per loro stabilire un rapporto con una persona cui non piace molto toccare. Esse gioiscono per dei doni che si possono odorare o gustare o li fanno sentire amati. Quello che fai per una persona così è molto più importante delle parole che puoi dire o scrivere. Un abbraccio può comunicare molto di più di una poesia o un bouquet di fiori. Noi tendiamo normalmente a comunicare amore nel modo in cui ci piace riceverlo. Di conseguenza un uomo che comunica in modo visivo potrebbe regalare fiori ad una figlia che comunica in modo sensoriale, la quale preferirebbe di gran lunga dei cioccolatini e un abbraccio. Una donna che comunica in modo uditivo può scrivere una poesia o mandare un nastro registrato, che sarà ascoltato raramente, perché sua figlia – che comunica in modo visivo – vuole qualcosa di più tangibile, che possa starle sotto gli occhi come un ricordo dell'affetto di sua madre. ***** Diventando più osservatori riguardo al modo in cui i nostri figli adulti parlano, le cose di cui si lamentano, quelle di cui gioiscono, capiremo meglio quello che possiamo fare per comunicare nel loro linguaggio peculiare. Dopo tutto, a che cosa serve mandare un messaggio che non può essere ricevuto? Più capiamo i nostri figli, meglio saremo in grado di relazionarci con loro. Molto problemi di rapporti interpersonali hanno radici nella non accettazione delle altrui differenze. Comprendere che gli stili di comunicazione dei nostri figli sono diversi dai nostri, ci può rendere attenti alla necessità di alternare i metodi che usiamo per comunicare con loro. Le parole affettuose possono essere tipiche di un genitore che comunica in modo uditivo. Tuttavia, se si rende conto che il figlio preferisce la comunicazione sensoriale, può usare una maggiore quantità di messaggi che includano il tatto, il gusto e l'odorato. Se il figlio fosse una persona caratterizzata dall'apprendimento visiva, il genitore può adattare il proprio modo di comunicare, facendo attenzione al vestiario, alla tavola preparata o ad un bel bouquet di fiori in qualche occasione speciale. Le telefonate, le parole scritte, i doni tangibili, gli abbracci ed i piatti preferiti potranno essere comunque apprezzati, ma certe cose rassicureranno più di altre a secondo dello stile di comunicazione della persona interessata. 27 Invece di fare sempre le stesse vecchie cose che, anno dopo anno, non funzionano mai, la comprensione delle differenze può aiutarci a tentare nuovi ed innovativi metodi per comunicare, fino a che non troveremo qualcosa che funziona davvero per le peculiarità di nostro figlio. Come genitori affettuosi, cercheremo di capire tutte le aree nelle quali i nostri figli sono diversi, in modo da confermare questa loro unicità, invece di sentirci turbati perché non sono come noi. Comprendere le differenze può aiutarci a far sì che nostro figlio si senta libero/a di essere se stesso/a, un individuo unico che Dio ha creato tale. Molti malintesi potrebbero essere evitati se i genitori accettassero le differenze nei loro figli, imparando ad apprezzare l'unicità di ognuno di loro e cercando i modi per venire incontro ai loro specifici bisogni. Un'esperienza di vita Jill Briscoe è nata a Liverpool, in Inghilterra. Si è sposata con un pastore; in seguito hanno esercitato il loro ministero nella chiesa di Elmbrook, a Waukesha, Wisconsin. È autrice di oltre venti libri e responsabile del Ministero delle Donne della sua chiesa. Ecco uno stralcio tratto dal libro "What My Parents Did Right" ("Che cosa i miei genitori fecero bene"). «Ho anche apprezzato il modo in cui i miei genitori ci hanno permesso di essere noi stesse e di scoprire quali erano i nostri doni. Se mi guardo indietro, ora mi rendo conto che mio padre aveva sperato che fossi un maschio, perché sognava che rilevassi gli affari di famiglia. Ho conosciuto questa sua delusione solo dopo la sua morte. Nascose i suoi sentimenti a questo riguardo e si adoperò per essere il miglior padre che una ragazza potesse avere. Forse il fatto che mia sorella volesse entrare nel mondo degli affari l'aiutò, ma dapprima egli resistette al suo desiderio d'imparare come diventare un abile meccanico ed imparare un mestiere da uomini in un mondo di uomini, in un tempo in cui le donne non facevano questo genere di cose. Ma poi, dopo averle esternato la sua preoccupazione, la introdusse nell'azienda, le diede la sua benedizione e le permise di sbocciare e crescere. Nel frattempo, incoraggiava me a perseguire il mio sogno di essere un'insegnante. Alla fine i miei genitori ci lasciarono prendere il volo… Quanto costò loro, non lo saprò mai. Adesso che sono nonna, posso guardare indietro alle mie personali lotte per lasciar andare i miei figli. Quanto è stato difficile preparare le loro vele, poi spingerli lontano dal molo, verso il tramonto! Ma, con l'aiuto di Dio, ho imparato che aggrapparsi e tenere stretto a sé uccide la sola cosa che voglio mantenere intatta: una preziosissima relazione fra adulti. Il problema è: come tenerli delicatamente, non strettamente. Quando fui – come madre – a questo grosso crocevia, l'esempio dei miei genitori mi aiutò. Un giorno raggiunsi Liverpool per dire a mia madre, che era rimasta vedova, che stavamo per trasferirci negli Stati Uniti. Mi scendevano le lacrime sulle guance, mentre notavo quanto fosse scioccata. Quando la sentii dire: "Ma come puoi lasciarmi?", mi sentii lacerata fra le due persone che amavo di più: mia madre e mio marito. Ma poi ecco sul suo viso un'espressione di generoso, disponibile amore, sempre pronto al sacrificio, così tipico di lei: "Mi dispiace, Jill. Quanto egoismo da parte mia! Naturalmente devi andare; il tuo posto è al fianco di Stuart!". Ci abbracciammo forte, sapendo che lei non sarebbe mai venuta a trovarci (aveva infatti un'enorme paura di volare), e imparando ancora una volta, insieme, l'importanza – nell'amore – di lasciar andare e sacrificarsi. Quando venne il mio turno di lasciar andare i miei figli, fui in grado di farlo in modo così aperto, perché mia madre mi aveva insegnato che NON LASCI ANDARE UN RAPPORTO, ma solo LA TUA DIPENDENZA DA QUEL RAPPORTO. Lei lo aveva fatto bene; per questo e tutte le altre cose che lei e papà hanno fatto, io ringrazio Dio!» (o.c. - pp. 33-34). Scopri te stesso Immagina che il comitato per gli incontri sociali della tua chiesa stia organizzando un picnic che includa giochi con il pallone. Quale parte ti piacerebbe avere in questa occasione? Dove ti troveresti più a tuo agio? 28 1. Coordinatore del picnic Tu sei quello/a che assume la direzione. Ti occupi del pagamento delle quote individuali ed organizzi ogni cosa. Tu sei quello/a che tiene il fischietto e richiama tutti alle varie attività. Potresti anche essere l'arbitro della partita di pallone. 2. Giocatore di pallone Vuoi essere al centro dell'azione, sia che si tratti di baseball o di tiro alla fune. Ti piace sentire gli incitamenti della folla, mentre stai correndo a casa-base (termini tecnici del gioco del baseball - ndt) o mentre stai tirando il nodo al di là della linea che segna la vittoria nel tiro alla fune. Durante il pranzo riunisci un gruppo attorno a te e racconti barzellette. 3. Quello che fa parte del comitato incaricato del cibo E qualsiasi altro comitato, per intenderci. Ti piace lavorare dietro le quinte, occupandoti dei dettagli necessari alla piena riuscita del picnic. Ti senti gratificato di preparare il pasto, fare dei cartelloni, mandare gli inviti, comprare le provviste, o partire in anticipo per preparare una corsa agli ostacoli. 4. Quello che applaude e si diverte Prendi la tua sedia da giardino o la coperta e ti accontenti di sederti in fondo, mentre guardi gli altri lavorare ed esibirsi. Se partecipi ad un gioco, è perché gli altri insistono e tu prendi parte al gioco solo per far loro piacere e per non fare tante storie. Preferisci evitare i conflitti. Quale di questi tipi ti descrive meglio? 1. Se ti riconosci nel tipo N° 1, sembra che tu sia un collerico. Ti piace veder le cose fatte... adesso! Sei energico, dinamico, forte lavoratore, disciplinato e ben organizzato. Sei anche autoritario ed ostinato. Hai bisogno di avere tutto sotto controllo. 2. Se ti riconosci nel tipo N° 2, sei probabilmente un sanguigno. Ami la gente, l'azione, il divertimento e metterti in mostra. La gente ti galvanizza. Essere con gli amici è molto importante. 3. Se ti riconosci nel tipo N° 3, sei un probabile melanconico. Ti piacciono i dettagli, la creatività e vuoi che le cose siano fatte bene. Sei un perfezionista. Potresti essere quello che scrive una piccola relazione dell'avvenimento da far pubblicare nelle "Notizie della chiesa". 4. Se ti riconosci nel tipo N° 4, hai probabilmente un temperamento flemmatico. Ami piuttosto essere fra il pubblico, sederti dietro, rilassarti e godertela. Sei affidabile ed è facile andar d'accordo con te, sei un mediatore. (Dorothy Eaton Watts, "The Best You Can Be"- pp. 105-106) Studio della Bibbia: Giacobbe ed Esaù (Genesi 25:22-27) Ancora prima che i due bambini nascessero, Rebecca era sicura di avere dei gemelli, perché sembrava che ci fosse una guerra in atto fra di loro. Rebecca si disse: "Se così è, perché vivo? E andò a consultare l'Eterno" (vers. 22). Il Signore disse: "Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli separati usciranno dalle tue viscere. Uno dei due popoli sarà più forte dell'altro, e il maggiore servirà il minore" (vers. 23). E quando venne per lei il tempo di partorire, ecco che ebbe due gemelli, proprio come il Signore aveva detto (vers. 24). Il primo bambino che uscì era rosso con un sacco di peli che coprivano tutto il corpo, così fu chiamato Esaù, che vuol dire "peloso" (vers. 25). L'altro gemello venne fuori tenendo stretto il calcagno del fratello e fu chiamato Giacobbe, che vuol dire "uno che tiene per il tallone" (vers. 26). 29 I due ragazzi crebbero, i genitori poterono notare la grande differenza che c'era fra di loro. Esaù era un tipo che non stava mai fermo, interessato alla caccia, nella quale divenne molto esperto, mentre Giacobbe era tranquillo, preferiva restare nelle tende e prendersi cura del gregge (vers. 27). «Giacobbe ed Esaù, i due gemelli di Isacco, avevano un carattere opposto e conducevano una vita molto diversa... Esaù crebbe ricercando il proprio interesse e occupandosi unicamente del presente; insofferente alle limitazioni, provava diletto nella libera e selvaggia attività di cacciatore che presto scelse come stile di vita. Tuttavia egli era il figlio prediletto del padre, che pur essendo un pastore calmo e pacifico, ammirava il coraggio e la forza del figlio maggiore, che senza timore superava montagne e deserti e, tornando a casa, oltre a portargli la selvaggina, raccontava le sue interessanti avventure. Giacobbe era invece riflessivo, diligente e preciso; pensava più al futuro che al presente, ed era contento di vivere a casa e di occuparsi del gregge e della coltivazione del terreno. La madre ne apprezzava la perseveranza, la parsimonia e la prudenza; l'affetto profondo e saldo, le attenzioni, così gentili e continue, che Giacobbe riservava per lei, la rallegravano molto più delle evidenti ma occasionali gentilezze di Esaù.» (Ellen White, "Conquistatori di Pace" - p. 134) Riflettiamo: 1. I quattro tipi di personalità sono tutti rappresentati in questa famiglia, ogni componente un tipo diverso: sanguigno, collerico, melanconico, flemmatico. 2. Fai una lista di tutti i tratti della personalità che risaltano dalle Scritture e da questa citazione della White. Pensa alle azioni di Rebecca, quando il servo venne a cercare una moglie per Isacco, e a come si comportò con marito e figli. Dovrebbe essere chiaro che tipo era: organizzava, faceva le cose a modo suo, assumeva la direzione. Dopo aver fatto la lista delle caratteristiche di ogni persona, decidi quale temperamento avevano. C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 55 C Coossttrruuiirree ppoonnttii Immagina di vivere in un'isola, mentre ognuno dei tuoi figli vive in un’altra isola. Non esistono né telefoni, né mezzi di trasporto. Devi costruire un ponte dalla tua isola verso le altre, in modo da passarci liberamente avanti e indietro. In un certo senso, noi siamo tutti isole nel mare dell'umanità. La comunicazione è il ponte che costruiamo per relazionarci con un altro individuo. La comunicazione è il ponte dell'amore che ci mette in rapporto con gli altri, ma specialmente con i nostri ragazzi. Disegna il tuo ponte con quattro pilastri. Ognuno di essi vi porta incisa una lettera della parola LOVE (che in inglese vuol dire AMORE): L-O-V-E. Ciascuna lettera rappresenterà una delle cose che noi possiamo fare anche ora, a questo stadio della nostra vita, per riparare il nostro ponte dell'amore, così da metterci in condizione di comunicare con i nostri figli adulti. L come Listen = ASCOLTARE "Ogni uomo dovrebbe essere pronto ad ascoltare, lento a parlare". (Giacomo 1:18). Ascoltare è una maniera per dimostrare amore nei confronti dei nostri ragazzi. Molti di noi non sono buoni ascoltatori. Quando i nostri ragazzi parlano, noi solitamente pensiamo a ciò che vorremmo dire e alle risposte che vorremmo dare. Sono stati scritti numerosissimi libri sull'argomento, ma possiamo riassumere le regole del buon ascolto in tre principi basilari: 30 1. Usa il linguaggio del corpo per mostrare che stai ascoltando. 2. Fai domande "aperte". 3. Usa un ascolto riflessivo. 1. Il linguaggio del corpo Gli esperti ci dicono che il 90% della comunicazione si effettua con il linguaggio del corpo. Spesso diciamo una cosa, ma in realtà sottintendiamo qualcos'altro, e il linguaggio del corpo lo rivela. Un buon ascoltatore guarda in modo diretto chi parla, spalla a spalla e faccia a faccia. Gli sta di fronte in modo rilassato, senza incrociare né braccia, né gambe. Si protende leggermente verso l'interlocutore, guardandolo negli occhi. Due professori di psicologia, Allen Ivey e John Hinkle, effettuarono un esperimento per dimostrare l'importanza di prestare attenzione. Essi addestrarono sei studenti del college nella tecnica dell'ascolto mediante il linguaggio del corpo. Filmarono poi una classe, nella quale erano inseriti i sei studenti, alla quale parlava un oratore. Questi cominciò leggendo i suoi appunti, parlando in modo monotono, senza gestualità e prestando pochissima attenzione agli studenti. Era veramente noioso! Ad un dato segnale, i sei studenti sciolsero le gambe e le braccia, che erano state incrociate fino a quel momento, protendendosi in avanti sulle sedie e fissando l'oratore, con tutto il corpo in posizione d'ascolto. Dopo circa trenta secondi, l'oratore fece il suo primo movimento con la mano. La sua voce prese un tono vibrante, più vivo. Guardava quegli studenti, mentre parlava con il cuore; diventò vivo e interessante! La trasformazione era semplicemente dovuta al fatto che gli era stata prestata attenzione! (Robert Bolton, "People Skills" - pp. 33-34). Un'altra parte importante del linguaggio del corpo è il livello degli occhi. Mettersi più in alto di tuo figlio/a quando parli, significa proporti come un'autorità, come quello/a che mantiene il controllo. Se vuoi realmente comunicare, come fra amici, fai attenzione a mantenere gli occhi al loro stesso livello o, ancora meglio, siediti più in basso, così da dar loro la sensazione di superiorità. I genitori che cercano di mettere in pratica il linguaggio del corpo con i loro figli, sono già a buon punto nella costruzione del ponte dell'amore. A volte, con il nostro atteggiamento, allontaniamo i nostri ragazzi, senza capire il messaggio negativo che stiamo dando loro. 2. Le domande "aperte" Le domande aperte sono più efficaci delle domande chiuse. Le domande chiuse chiedono fatti; hanno sempre una sola risposta giusta e interrompono la conversazione. Troppe domande chiuse fanno sentire i ragazzi come se mamma e papà li sottoponessero ad un processo e così si chiudono in se stessi. Le domande aperte tengono conto dei ragionamenti, delle opinioni, dei pensieri, dei sentimenti e delle spiegazioni. Permettono all'altra persona di esprimersi come meglio desidera. Le domande aperte non sono né restrittive, né minacciose; dicono ai tuoi figli che tieni in considerazione la loro opinione, senza giudicarli, che sei veramente interessato/a a ciò che hanno da dire. 3. L'ascolto riflessivo Il figlio ha un'idea in mente: sceglie le parole, codificando il suo messaggio. I genitori lo ricevono, appunto, in codice; essi devono allora cercare di capire che cosa il figlio stia tentando comunicare effettivamente con quelle parole. Spesso il messaggio è totalmente diverso da quello che si può superficialmente recepire dalle parole. I genitori che sono buoni ascoltatori, parlando con i figli, si assicurano di aver recepito il messaggio correttamente; non pretendono di leggere nella mente. Controllare per vedere se abbiamo davvero ben compreso sta a dimostrare che teniamo realmente a quella persona e che vogliamo capirla. 31 Sharon dice: "Quest'anno non verrò per Natale". La mamma pensa: "Non vuole stare con noi. Devo averla offesa quando lei e Pete vennero qui l'ultima volta. Non vuole venire di proposito". Tuttavia questo potrebbe non essere il messaggio di Sharon; potrebbe voler dire: "Abbiamo pochi soldi in questo periodo e non siamo in grado d'intraprendere un altro viaggio così presto". Oppure potrebbe voler dire: "Pete ed io abbiamo deciso di andare a passare le vacanze in Messico quest'anno". Oppure ancora: "Devo lavorare durante le feste, così sarò libera di venire da voi per il vostro 50° anniversario di nozze". Invece di saltare subito alle conclusioni, i genitori amorevoli dovrebbero frenare la lingua, non tentare di leggere nel pensiero, ma con delicatezza cercare di capire se ciò che hanno percepito è giusto. Per costruire dei ponti d'amore, impareranno ad ascoltare non solo le parole, ma anche le emozioni che vi si nascondono dietro. L'amore richiede tempo per controllare se il messaggio compreso è proprio quello che è stato dato. O come Overcome = SUPERARE I BLOCCHI STRADALI Immagina per un momento che l'amicizia sia una strada a doppio senso di marcia. Tu desideri l'amicizia dei tuoi figli adulti ed essi la desiderano altrettanto. Sia tu che loro vi immettete in questa strada chiamata "amicizia", sperando di incontrarvi, ma dei blocchi stradali sbarrano la via. Tu speri di comunicare, ma torni indietro delusa. Sue aveva questo problema ogni volta che andava a visitare mamma e papà. Era appena arrivata alla porta di casa che già la mamma aveva avuto da ridire su come lei ed i bambini erano vestiti. Aveva espresso un parere su qualcosa e suo padre le aveva detto subito: "Non è questo il momento di parlare! Dovresti saperlo bene!" "Non combino mai niente di buono qui! – rispose Sue imbronciata – Tu sei semplicemente arrabbiato, perché non siamo potuti venire al tuo pranzo la settimana scorsa". Avrai capito che a questo punto tutti erano contrariati e Sue disse che avrebbe ricaricato la macchina e sarebbe ritornata a casa. Mamma e papà erano dispiaciuti e si chiedevano che cosa fosse andato storto. Avevano sperato di poter trascorrere un po' di tempo sereni in famiglia, ma Sue ed i suoi familiari si trovavano di fronte ad un blocco di comunicazione. I blocchi stradali sono le espressioni che usiamo per comunicare la non-accettazione. Sono le parole che usiamo per comunicare il nostro desiderio che sia l'altro a cambiare, a pensare, sentire ed agire in modo differente. I blocchi stradali trasmettono la non-accettazione e l'inimicizia. Vi sono sostanzialmente tre tipi di blocchi stradali: il giudicare, il dare soluzioni e l'evitare di lasciarsi coinvolgere dalle preoccupazioni altrui. 1. Il giudizio I blocchi del giudizio includono il criticare, l'insultare, il diagnosticare, l'etichettare, il biasimare e lo svergognare. I blocchi stradali del giudizio fanno sì che una persona si senta non accettata e inaccettabile. Gesù disse: "Non giudicate". I genitori dovrebbero mettere da parte i loro giudizi se vogliono trasmettere amore ai loro figli adulti. 2. Il fornire soluzioni I genitori sono particolarmente bravi a fare questo. Questi blocchi stradali includono ordini, comandi, domande, minacce, prediche, moralismi, interrogatori e consigli. Questi blocchi stradali causano resistenza e risentimento nei nostri figli. Essi insinuano che la loro capacità di giudizio è inadeguata. Agendo così i genitori faranno sentire i loro figli adulti non amati, senza valore e senza aiuto. I genitori devono abbattere i blocchi stradali che consistono nel dare soluzioni, se vogliono trasmettere amore ai loro figli adulti. 3. Evitare le preoccupazioni degli altri Noi evitiamo le preoccupazioni altrui deviando, distraendoci, discutendo e rassicurando, tutte cose che facciamo per cercare di far sentire meglio i nostri figli. Cambiamo argomento o diciamo loro che la 32 situazione non è proprio così brutta come sembra, che si sentiranno meglio dopo una buona notte di sonno. L'uso di questo tipo di blocco stradale comunica il desiderio di prendere le distanze dal dolore dei nostri figli. Se vogliamo comunicare amore, dobbiamo superare il nostro bisogno di evitare di confrontarci con le preoccupazioni dei nostri figli. Esempio: Marlene chiama la mamma per dirle di aver avuto una brutta giornata a scuola: "È stato terribile, mamma! Voglio lasciare l'insegnamento. Ho avuto un giorno orrendo. Sono una pessima insegnante". "Smetti di parlare così, Marlene – ordina la madre – Tu sei una buona insegnante e lo sai!" "No, non lo sono – ribadisce Marlene – Ho fatto un pessimo lavoro". "Non è così male come pensi – risponde la madre – Ti sentirai meglio dopo una notte di riposo. Io credo che il problema sia, tesoro, che tu la sera stai alzata fino a tardi a vedere la TV. Lo sai che hai bisogno di riposo... Non so quante volte te l'ho detto!" "Oh, mamma, tu non capisci!" Marlene è sconvolta e sbatte giù il ricevitore. La mamma aggrotta le sopracciglia e si chiede quale errore abbia commesso. Stava solo cercando di far sentire meglio Marlene. Quello che non capisce è che ha eretto un mucchio di "blocchi stradali" che hanno impedito la comunicazione e fatto sentire Marlene più incompetente che mai. Marlene va a letto piangendo: "Perché la mamma non mi può capire almeno per una volta?! – si lamenta – È del tutto inutile parlare con lei". V come Vulnerability = Vulnerabilità Gesù abbandonò la Sua alta posizione per venire sulla terra ed essere uguale a noi: si rese avvicinabile, ma allo stesso tempo offrì il fianco agli attacchi. Accettò la vulnerabilità ed il rischio di essere offeso e rifiutato. L'amore toglierà le incrostazioni dell'orgoglio e ci renderà "avvicinabili". Diventeremo vulnerabili agli occhi dei nostri figli, mettendo allo scoperto la nostra umanità. Dobbiamo far loro capire che non siamo perfetti, che anche noi combattiamo con problemi e tentazioni. A volte dobbiamo ammettere di aver sbagliato. È giusto ammettere di fronte ai nostri figli di aver commesso degli errori. Solo essendo aperti e sinceri potremo stabilire un ponte di comunicabilità con i nostri figli adulti. Il Pastore Timothy Sharpe è una persona che ha imparato quanto sia importante la vulnerabilità per costruire ponti d'amore. Suo figlio Tim lo aveva implorato di lasciargli guidare la sua macchina promettendo di fare attenzione. Tuttavia, entrando in un parcheggio fece una grossa ammaccatura sul paraurti. Il pastore Sharpe era furioso. "Non ti faccio quasi mai guidare la mia macchina e quando te ne do il permesso, me la distruggi! – tuonò – Non chiedermela mai più!" Nelle due settimane successive, Tim e suo padre evitarono di parlarsi, il padre perché era molto arrabbiato e Tim perché immaginava che qualsiasi cosa avesse detto avrebbe peggiorato la situazione. Arrivò il giorno di sabato, con un servizio di Santa Cena, e il padre – nella sua qualità di pastore – era alle prese con un difficile sermone. La sua predicazione verteva sull' atteggiamento tenuto dai discepoli durante l'ultima cena. Egli disse: "Il vero amore cristiano lascerà da parte le differenze ed ognuno sarà servo dell'altro. Anche se avete ragione di essere turbati con qualcuno, dovete passarci sopra. Gesù ci ha perdonati, noi non possiamo essere da meno nei confronti di coloro che hanno sbagliato verso di noi. La lavanda dei piedi è il momento adatto per lavare via questi sentimenti negativi". 33 Dentro di sé il pastore Sharpe si sentiva un miserabile. Finì il sermone prima del solito ed invitò tutti alla lavanda dei piedi. All'ingresso della stanza degli uomini incrociò gli occhi di suo figlio Tim: "Hai già trovato qualcuno?" domandò. Tim scosse la testa. Mentre il padre, inginocchiato, lavava i piedi del figlio pregava sottovoce: "Signore, per favore, aiutami a non essere più arrabbiato con Tim. Questo sta distruggendo la mia relazione con lui e con Te". Poi, come i due si alzarono, la rabbia improvvisamente svanì ed il pastore Sharpe sentì solo amore per suo figlio: "Mi dispiace, figliuolo – disse – Tu per me sei più importante di una stupida macchina. Ti voglio bene, Tim!" "Anche a me dispiace, papà, io…". Poi i due finirono uno nelle braccia dell'altro. E come Encouragement = Incoraggiamento "Incoraggiamoci gli uni gli altri" (Ebrei 10:25). Esprimere il nostro apprezzamento è la maniera migliore per incoraggiare qualcuno. Consiste semplicemente nel fare ciò che Dio fece nei confronti di Suo Figlio al fiume Giordano, quando espresse parole di sincero apprezzamento: "Questo è il mio diletto figliuolo nel quale mi sono compiaciuto". Le parole hanno un tremendo potere. Una parola detta al momento giusto può cambiare l'intero corso della vita di una persona. Tony Campolo ricorda la madre che era molto positiva ed incoraggiante. Egli scrisse: «Mia madre trovava il modo di minimizzare i miei errori ed accentuare i miei successi. Più e più volte essa mi disse quanto fosse orgogliosa di me, qualunque cosa facessi di un certo valore. Non ricordo di averla mai sentita dire: "Potevi fare meglio". Al contrario, mi dava sempre l'impressione di aver fatto più di quello che gli altri si aspettavano da me. Ancora sento la sua voce dire ai suoi amici: "Questo mio ragazzo è veramente qualcuno. Non ha le facilitazioni di molti ragazzi dei dintorni, ma guarda come si sta comportando bene a scuola. Chi avrebbe mai detto che il mio ragazzo sarebbe riuscito così bene?!". Ogni giorno, quando uscivo di casa, mi diceva sempre: "Ricorda! Puoi arrivare molto in alto in compagnia di Gesù!". Noi non prendevamo molto sul serio ciò che lei diceva, ma l'ultima conversazione che ebbi con mia madre, prima che morisse, terminò con queste esatte parole. Mia madre mi faceva sentire speciale. Mi faceva sentire di essere in grado di fare grandi cose. Essa mi convinse che ogni mia limitazione poteva essere superata.» (Gloria Gaither - o.c. - p. 37) Norm Sonju, che è stato manager sia della squadra di pallacanestro dei Buffalo Bravers che dei Dallas Mavericks, scrive della sua novantaduenne madre: «Lei continua ad essere d'incoraggiamento per me. All'inizio dell'anno eravamo in prima posizione con un record di 4-1, ma durante il quinto gioco perdemmo il nostro miglior giocatore per tutto il resto dell'anno. Un altro giocatore chiave fu perso anche lui per l'intera stagione e, di colpo, tutti i nostri piani e le nostre speranze furono distrutti. Tuttavia, ogni volta che parlavo con mia madre, essa faceva risaltare solo le cose buone che dovevano ancora venire. Io sento di essere stato benedetto per avere avuto un'influenza così positiva nella mia vita.» (Gloria Gaither - o.c. - p. 194) (Questa lezione è tratta dal libro "The Best You Can Be" di Dorothy Eaton Watts - pp. 68-77) Un'esperienza di vita «Chuck Swindoll era sotto stress a causa delle molte cose da fare e della mancanza di tempo per farle. Era irritabile e impaziente a colazione. Uno dei bambini rispose male ed il padre reagì con parole improntate alla collera, alle quali il figlio reagì nello stesso modo. Sua moglie Cinzia aggrottò le sopracciglia; gli strali della rabbia di lui cambiarono direzione: questa volta l'obiettivo era Cinzia. I bambini smisero di mangiare e guardarono ad occhi spalancati il loro 34 papà rimproverare aspramente la mamma. Curt, il figlio maggiore, non poté sopportarlo oltre; gettò a terra il suo tovagliolo e uscì sbattendo la porta dietro di lui. "Che cosa mi sta succedendo?" pensò Chuck. Si guardò intorno nella stanza, guardò la sua famiglia. Erano tutti in lacrime. Cominciò a tremare per l'imbarazzo e la tensione. "Perché sto loro facendo questo? Ho appena perso ciò che avevo tentato di guadagnarmi in tanti anni: un'autorità degna di rispetto". Quel mattino Chuck lasciò la tavola con un piano. Cancellò i suoi impegni per il fine-settimana e programmò un pomeriggio strepitoso con la sua famiglia. Solo Curt non avrebbe potuto parteciparvi, perché era andato a lavorare. Sedettero sul pavimento in cerchio e Chuck confessò il suo peccato di quel mattino. Ci furono parecchie lacrime ed anche altre confessioni. Quando tutto fu finito, i loro rapporti affettivi erano stati ristabiliti ed i loro cuori erano di nuovo pieni di gioia. Dopo la riunione di famiglia, Chuck portò l'intera famiglia al palazzo adibito ad uffici che Curt stava pulendo. "Ho avuto una giornata così dura!" disse Curt. Chuck notò che gli occhi di suo figlio si stavano riempiendo di lacrime. "Mi dispiace, figliuolo – disse Chuck, sentendo un nodo alla gola – Mi dispiace per la mia impazienza di questa mattina". Nell'ora che seguì la famiglia parlò, poi tutti lo aiutarono a finire il suo lavoro. Più tardi andarono a cena al ristorante, per celebrare il recupero dei rapporti amichevoli nella loro famiglia. Quella notte Chuck Swindoll andò a letto come un uomo felice per essere stato in grado di riparare il ponte della comunicazione fra lui ed i suoi figli.» (Paul Lewis e Dave Toht, "Famous Fathers" - "Padri famosi" - pp. 17-29) Il foglio dell'amore Dandoti un voto dall'1 al 5, classifica te stesso a proposito dei seguenti modi di comunicare amore: 1. L'amore ascolta non solo le parole che una persona dice, ma anche il significato e l'emozione nascosti dietro le parole. 2. Un buon ascoltatore sta di fronte a chi parla, mantiene il corpo in una posizione "aperta" e mantiene il contatto visivo. 3. Un buon ascoltatore fa più domande "aperte" che domande "chiuse". 4. L'amore supera i blocchi stradali del giudizio. 5. L'amore supera i blocchi stradali del fornire sempre soluzioni. 6. L'amore supera i blocchi stradali dell'evitare o sminuire le preoccupazioni altrui. 7. L'amore si mostra vulnerabile. Ci fa essere aperti, sinceri ed umani. 8. L'amore incoraggia con apprezzamenti verbali ed approvazione. 9. Questa settimana sia "La Settimana dell'Apprezzamento". Trova l'occasione di fare almeno dieci sincere affermazioni di lode, apprezzamento a ciascuno dei tuoi figli. Puoi farlo di persona, scrivendo un biglietto o usando il telefono. 35 10. Catherine Marshall una volta volle fare un "digiuno" per affidare a Dio il suo atteggiamento critico. Decise di non permettere ad una sola parola di critica di scappare dalle sue labbra per tutto il giorno. Prova! È più difficile di quanto immagini. Studio della Bibbia: La preoccupazione d'Isacco (Genesi 25-28) Giacobbe ed Esaù erano i gemelli dati ad Isacco e Rebecca dopo vent'anni di matrimonio. Isacco aveva sessant'anni quando nacquero; aveva cento anni quando Esaù si sposò. Gli anni passavano ed Isacco prediligeva Esaù, perché amava la carne di cervo, mentre Rebecca aveva una preferenza per Giacobbe (Genesi 25:26). Esaù, quando aveva circa quarant'anni, invece di sposare uno lontana parente, come aveva fatto suo padre Isacco, sposò due ragazze ittite. Esse rappresentavano una costante fonte di amarezza per Isacco e Rebecca (Genesi 26:34). In seguito Esaù odiò suo fratello Giacobbe a causa del fatto che aveva ingannato il padre per carpirgli l'eredità. Egli decise che avrebbe ucciso Giacobbe appena suo padre fosse morto (Genesi 27:41). Riflettiamo: 1. Quali tre fonti di dolore ebbero Isacco e Rebecca nella loro vecchiaia? 2. La comunicazione sembrava essere un vero problema in questa famiglia. Sembrava che mancasse la capacità di ascoltare. Un sacco di blocchi stradali erano operativi; la vulnerabilità e la sincerità non erano certamente presenti. Il solo pilastro che pareva reggere nel ponte che univa Isacco ai suoi figli era l'incoraggiamento. Quali fatti in questi quattro capitoli della Bibbia avvalorano le suddette affermazioni? Dove vedi una mancanza di capacità d'ascoltare? Dove vedi il forte pilastro dell'incoraggiamento? Foto: Giacobbe e Rachele al pozzo 3. In quale modo ambedue i ragazzi delusero i propri genitori? 4. Quali mosse fece Isacco per tentare di ricucire le relazioni nella sua famiglia? Isacco ascoltò Rebecca e fu d'accordo che Giacobbe sarebbe dovuto andare in Mesopotamia per trovarvi una moglie... Così Isacco chiamò Giacobbe e gli disse di non rimanere a casa, affinché non finisse per sposare anche lui una donna ittita (28:1). Gli disse di andare da suo nonno Bethuel nella città di Haran in Mesopotamia, come aveva suggerito sua madre... (28:2). Quindi Isacco perdonò Giacobbe e pregò: "Possa l'Onnipotente Iddio benedirti e farti viaggiare in sicurezza. Possa darti molti figli in modo che i tuoi discendenti diventino una grande nazione. Possano le benedizioni di Dio essere con te ed i tuoi discendenti per sempre e tu possa alla fine possedere il paese che è stato promesso a tuo nonno Abrahamo (Gen. 28:3-4). Poi Isacco e Giacobbe si abbracciarono e si baciarono; Giacobbe salutò e partì per la città di Haran (28:5). 5. Se Isacco potesse essere qui oggi, che consiglio ti darebbe? 36 C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 66 II LLeeggaam mii ddeelll''A Am moorree "Dice il Signore: - Quando Israele era fanciullo io l'amai e, fin dall'Egitto, chiamai il mio figliolo. Egli è stato chiamato, ma s'è allontanato da chi lo chiamava; hanno sacrificato ai Baali, hanno offerto profumi a immagini scolpite! Sono io che insegnai ad Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia; ma essi non hanno riconosciuto che io cercavo di guarirli. Io li attiravo con corde umane, con legami d'amore; ero per loro come chi sollevasse il giogo d'in su le loro mascelle, e porgevo loro dolcemente da mangiare". (Osea 11:1-4). Che dolorosa illustrazione del nostro Genitore Celeste! Che illustrazione d'amore, di misericordia, di tenerezza e grazia! "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per esser soccorsi al momento opportuno". (Ebrei 4:16). Che versetto per i genitori che hanno dei figli prodighi! "Affinché otteniamo misericordia" per le nostre mancanze e "grazia per essere soccorsi al momento opportuno" riguardo ai nostri figli adulti! Non ti commuove? Foto: William Herschel (1738-1822) William Herschel, il grande astronomo, visse nella costante paura che venisse scoperta la sua diserzione dal corpo di guardia del re, quando aveva diciassette anni. Se fosse stato catturato, avrebbe subìto la pena di morte. Dopo alcuni anni, durante i quali era riuscito a nascondersi molto bene ed a schivare le guardie, William fu convocato per presentarsi personalmente al castello di Windsor davanti al re George III. "Oh, no! Sono stato scoperto! Ora sicuramente sarò denunciato e gettato in prigione in attesa della mia condanna!" egli pensò. Con il cuore che batteva a mille e le ginocchia tremanti, egli si prostrò dinanzi al trono. Mentre si avvicinava, re George gli sorrise. "Prima che discutiamo di astronomia, – disse il re – c'è una piccola faccenda che dobbiamo risolvere insieme". Dicendo ciò il re gli passò un documento che conteneva il sigillo e la firma reali. Intimorito, William aprì il documento. Era l'assoluzione per la sua diserzione! Ora non era più necessario nascondersi. Non doveva più affrontare la morte per il suo reato, perché il re gli aveva offerto la grazia. (Jacob Gartenhaus "Famous Hebrew Christians"- pp. 95-97). 1. Che cos'è la grazia? La grazia è un favore non meritato; è un dono di misericordia al posto della punizione. La grazia è la buona notizia della salvezza, adempiuta anticipatamente per noi e per i nostri figli. Il Nuovo Testamento afferma che Iddio ci ha già salvati con tutti i nostri figli sebbene disubbidienti. Tutto ciò che noi dobbiamo fare è accettare questo dono senza prezzo. Il nostro comportamento non può guadagnarcelo. Mentre noi eravamo disperati, ingrati, peccatori e nemici di Dio, Egli venne a morire per noi e per i nostri figli (Romani 5:6,10). Dio giustifica l'empio (Romani 4:5). Non c'è nessuna necessità d'intervenire o intercedere presso Dio per la nostra salvezza o per quella dei nostri figli; ciò è stato già realizzato in Cristo. Tale salvezza ora può solamente essere accettata o rifiutata da noi come anche dai nostri figli. La nostra preghiera non può prescindere dal nostro atteggiamento verso loro, un atteggiamento che rifletta la grazia che è stata mostrata a noi e a loro in Cristo. Un giorno una donna si avvicinò all'Imperatore Napoleone con una richiesta: "Vi prego, perdonate mio figlio". 37 "No! – rispose Napoleone – Questo è il secondo reato di vostro figlio. La giustizia richiede la sua morte". "Non chiedo giustizia – la madre supplicò – Chiedo misericordia!" "Per il reato che ha commesso, non si merita misericordia" rispose Napoleone. "Se infatti se la meritasse non sarebbe più misericordia! – ella disse – Misericordia è tutto ciò che chiedo!" Commosso dalla semplice supplica della madre, l'imperatore dichiarò: "Beh... concedo la grazia. Vostro figlio è perdonato". (H.M.S. Richards, "The Promises of God" - p. 264). La grazia è la concessione del perdono da parte del re. È un padre che corre ad incontrare il figliuol prodigo. È un bacio di una mamma quando il figlio ha fatto il monello. È presentare un dono ad un figlio ingrato e immeritevole. La grazia è un favore non meritato ed inatteso, di cui non si è degni, donato inaspettatamente ad una persona poco promettente e indegna. È il copioso dono che Dio ci elargisce a mano a mano che ci avviciniamo al Suo trono con il cuore pieno di colpe. È il meraviglioso messaggio che Egli è per noi e non contro di noi! 2. La Grazia per genitori Nel suo libro "Prayer Treasurers" ("I tesori della preghiera"), Dorothy Eaton Watts ci racconta una esperienza vissuta nel ricevere il meraviglioso dono della grazia di Dio riservata ai genitori. Così scrive: "Spesso in preghiera ho trovato il tesoro della grazia di Dio. Mentre mi accostavo al Suo trono, sentendomi ridicola e colpevole, Egli mi ha sorriso con una benevolenza, una tenera gentilezza che non meritavo". «Una mattina mi svegliai alle quattro senza riuscire più a dormire. Tutti i miei sbagli, le imperfezioni del mio carattere, e tutte le volte in cui avevo deluso Dio (particolarmente da genitore) si ripresentavano continuamente alla mia mente fino a quando mi sentii completamente scoraggiata. Infine mi alzai e incominciai a leggere il libro "Ministry of Healing" ("Sulle Orme del Gran Medico" di Ellen G. White), dal punto in cui lo avevo lasciato il giorno precedente. Uno dei versetti citati era quello di Michea 7:18-19. Dopo averlo letto in varie versioni, scrissi la mia personale parafrasi: "Chi è Dio come te che rimette i miei peccati e perdona tutti i miei sbagli! Non sei arrabbiato con me, ma mi ami teneramente. Tu non vieni per farmi vedere i miei peccati e le mie mancanze, perché li hai gettati tutti lontano da te, nel fondo del mare dove non potranno mai più essere trovati!... Signore, Ti ringrazio! Aiutami a fare altrettanto! Satana cerca di rivangarli per farmeli ricordare. Aiutami ad accettare il Tuo amore e il Tuo perdono. Signore, ti prego, Tu hai cancellato i miei peccati dal Tuo registro, ma essi rivivono nel computer della mia mente. Ti prego di cancellarli anche da lì!". Spesso, semplicemente come farebbe una bambina piccola, lascio che il Padre mi prenda fra le Sue braccia e mi canti la Sua melodia d'amore (Isaia 43:4). Quella mattina Egli mi tranquillizzò con il Suo amore e la Sua grazia (Sofonia 3:17).» ("Prayer Tresurers", Dorothy Eaton Watts). 3. Il trono di Grazia Quando ci accostiamo al trono della grazia in preghiera, per noi stessi o per i nostri figli, non siamo soli. Gesù cammina con noi fino davanti al trono. Ci presenta a Dio come Suoi figli e figlie, membri 38 della famiglia reale, figli del Re celeste! Egli parla per conto nostro, presentando le nostre richieste come se fossero le Sue. Quando ci inginocchiamo davanti a Dio, Gesù s'inginocchia con noi e ci viene detto che, in queste circostanze, Iddio Padre "elargisce tutti i tesori della Sua grazia" a noi. Lasciamo la Sua presenza consapevoli che Egli ha ascoltato la nostra preghiera e con i nostri cuori ripieni della "ricchezza della sua grazia". (Testimonies, Vol. 6 - p. 364). Richard C. Foster esprime la stessa idea nel suo libro "Prayer" ("Preghiera"): «La verità di tutta la questione è che noi tutti ci accingiamo a pregare con un mucchio di motivi ingarbugliati: altruistici ed egoistici, di misericordia e di odio, d'amore e di amarezza. Francamente, nella nostra permanenza su questa terra non riusciremo mai a sbrogliare il bene dal male, ciò che è puro dall'impuro. Però, la cosa di cui mi sono reso conto è che Dio è abbastanza grande da riceverci con tutti i nostri miscugli. Non è necessario essere intelligenti, o puri, o ripieni di fede, o chissà che cosa. Questo è quel che vuol dire grazia, e non solo siamo salvati per grazia, noi anche viviamo per essa, e preghiamo per essa.» (p. 8). Non è questo un privilegio? Anche quando preghiamo, quando intercediamo per i nostri figli, la grazia di Dio è operante concedendoci favori speciali per mezzo dei meriti di Cristo Gesù! 4. Noi possiamo offrire la grazia ai nostri figli Pensate a cosa vuol dire la grazia per noi come genitori. Pensate come il nostro Padre celeste ci tratta, Suoi ostinati figli. Noi possiamo fare lo stesso con i nostri figli. A loro occorre altrettanta grazia da noi quanta a noi ne occorre da Dio. Essi hanno bisogno di sperimentare questa grazia da parte dei loro genitori terreni, affinché possano avere la speranza di riceverla dal nostro Genitore celeste. Forse, la grazia è il dono più grande che possiamo concedere ai nostri figli adulti. Il seguente acrostico (una parola per ogni iniziale della parola GRACE, grazia) può servire a rammentarcelo: G come Gentleness = Gentilezza, Tenerezza La Tua grazia è dolce, Signore. Che cuore tenero hai Tu! Sei sempre gentile con le mie emozioni, così fragili, sempre attento a non spezzare uno spirito già ferito. Richiami la mia attenzione con tanta tenerezza verso la via che Tu vuoi che io segua. La Tua grazia è gentile. Signore, ti prego, concedi anche a me la stessa tenerezza con i miei figli ostinati. Aiutami ad essere dolce con le loro emozioni così fragili, che possa stare attenta a non ferire il loro spirito angosciato. Rendimi gentile, Signore. R come Refreshing = Refrigerio La Tua grazia è un refrigerio, Padre. Come la rugiada del mattino o la dolce pioggia estiva, essa mi dà nuova vita e speranza. Essa vivifica e rinnova. La Tua grazia mi rinfresca! Padre, ti prego, dammi tale forza per vivificare la fede vacillante dei miei figli e rinnovare le loro speranze deluse. Aiutali a credere che può esserci una nuova vita per loro con Te, grazie alla nuova relazione che stiamo per instaurare fra noi, per la Tua potenza. Rendimi come la rugiada del mattino per i miei figli, Signore. A come Acceptance = Accettazione La Tua è una grazia che accetta, Signore. Non importa quanto io abbia sbagliato nei Tuoi confronti, Tu non mi metti da parte. Mi sento pienamente accettato/a in Tua presenza così come sono, con tutto ciò che c'è in me: le mie forze e le mie debolezze, le mie possibilità e i miei fallimenti. La Tua grazia mi accetta. Signore, ti prego, rendimi accogliente nello stesso modo nei confronti dei miei figli adulti. Non importa quanto essi abbiano sbagliato e mi abbiano deluso, aiutami a non buttar via il nostro rapporto. Aiutali a 39 sentirsi totalmente accettati in mia presenza, così come sono: con le loro forze e le loro debolezze, le loro possibilità e i loro fallimenti. Aiutami ad accettarli, Signore. C come Comfort = Conforto La Tua grazia mi conforta, Padre. In tutte le delusioni della vita, anche in quelle che mi sono causata da me stessa, Tu mi conforti. La Tua presenza è un unguento che placa il mio spirito ferito, guarisce, e mi benedice. La Tua grazia mi conforta. Padre, aiutami ad essere un conforto per i miei figli. In tutte le loro delusioni della vita, anche quelle che si sono procurate da soli, aiutami a confortarli. Possa la mia presenza essere nella loro vita un unguento che plachi il loro spirito abbattuto, che possa guarire e benedire. Padre, possa la mia grazia confortare i miei figli. E come Encouraging = Incoraggiante Quanto mi sento incoraggiata dal Tuo amore e dal Tuo favore, che non merito! Quale gioia e speranza io possiedo grazie a Te, e al Dono del Tuo Figliolo Gesù Cristo. Se Egli è morto per me, Egli sicuramente mi salverà, e mi condurrà attraverso tutte le prove della vita! La Tua grazia mi incoraggia, Signore. Signore, ti prego, aiutami ad incoraggiare i miei figli tramite il mio amore e il mio sostegno anche quando non lo meritano. Aiutali a trovare gioia e speranza in mia presenza. Credo che Tuo Figlio Gesù Cristo non morì solo per me, ma anche per i miei figli. Di certo, Tu li salverai e li condurrai attraverso tutte le prove della vita! Ho fiducia in te, so che farai ciò che io non posso fare. Signore, ti prego, fa che il mio amore possa essere un incoraggiamento per i miei figli affinché possano sperimentare il Tuo amore! Signore ti rendo lode per la tua GRAZIA! Padre, ho bisogno del Tuo aiuto affinché possa allo stesso modo offrire Gentilezza, Refrigerio, Accettazione, Conforto e Incoraggiamento ai miei figli. Con le mie forze ciò non è possibile, ma con Te, "Io posso ogni cosa". (Adattamento da un capitolo del libro di Dorothy Watts, "Prayer Treasure"). 5. La grazia offre un nuovo inizio Margaret andò su tutte le furie. Era andata a trovare suo figlio Greg, e si era arrabbiata per quello che aveva visto. Aveva ventinove anni e il suo guadagno (quando lavorava) era ancora sotto il limite delle spese. Sembrava che Greg non avesse ancora capito come comportarsi nel mondo di oggi. Margaret si amareggiò quando si rese conto che suo figlio viveva "un'esistenza vuota". Il più delle volte Greg non sapeva neanche dove sarebbe andato a dormire la notte, tanto meno che cosa mangiare. Nei periodi in cui non lavorava, i suoi amici gli permettevano di dormire a casa, magari su una sedia a sdraio o, a volte, sul pavimento. Qualche volta dormiva in macchina e si lavava in spiaggia. "Gli ho fatto una bella strigliata! – disse Margaret alla sua amica Karen – Non sono più riuscita a trattenermi, ma questa volta ho esagerato, lo so... lo sento. Temo d'aver perso completamente il controllo. Ho fatto quello che avevo giurato di non fare mai: l'ho paragonato a suo padre. Gli ho detto che se non avesse avuto più considerazione della sua vita, sarebbe finito proprio come suo padre, completamente esaurito, squattrinato e solo. Non è stato bello, lo so. Suo padre ci lasciò quando Greg aveva appena otto anni, e per questo lui si porta ancora dentro un grande dolore. Non volevo essere così crudele nei suoi confronti. Volevo solo che facesse più attenzione, che si rendesse conto che potrebbe succedere anche a lui; ma non è andata come speravo…". "Come ha reagito Greg?" chiese Karen. 40 "Si è messo ad urlare con me come se odiasse tutto ciò che gli avevo detto. Mi ha detto di tacere e di smetterla d'interferire nella sua vita. Il suo atteggiamento era spaventoso. Sento ancora il suo disprezzo nei miei confronti. Mi sono sentita come se fossimo degli estranei. Non sapevo come parlargli; sembrava così ostinato e così determinato a fare le cose a modo suo!" Greg voleva il conforto di sua madre, ma lei ne aveva poco da dare. Non ne aveva neanche per se stessa, si sentiva come se avesse una ferita aperta. Greg aveva bisogno di essere ascoltato da sua madre, ma il timore e la rabbia di lei erano così intensi da renderla incapace di ascoltare. Greg voleva che la mamma gli stesse accanto, ma lei non riusciva a sostenere nemmeno se stessa. "Puoi ricominciare tutto da capo! – suggerì Karen – Cerca di riconoscere i tuoi sbagli e comincia di nuovo". "Cominciare di nuovo? – chiese Margaret – Ma come? Greg ha ventinove anni e non potrà mai più essere il mio piccolo Greg". "Mi ricordo di aver sentito un sermone tempo fa – disse Karen alla sua amica – sulla seconda possibilità che Dio concede, anche sulla terza o quarta, se necessario. Lui non ci gira le spalle. Sono convinta che ti concederà un'altra possibilità. Farà in modo che accada, per te e per Greg". Dopo che Margaret uscì, Karen rimase a riflettere per un bel po' sul Dio della seconda possibilità. Karen O' Conner scrive: «Mentre mi recavo a casa quella mattina, ero sopraffatta dall'idea della seconda possibilità, e di che cosa avrebbe potuto significare per altri genitori come me e Margaret – mamme e papà che speravano vivamente di avere l'opportunità di ristabilire un rapporto rovinato o infranto con i propri figli adulti. Fui ripiena della realtà dell'amore di Dio per me e per Margaret e per tutti i genitori. Un amore così potente da mandare il suo unigenito Figlio a morire per i nostri peccati. Egli non ci ha destituiti per legge. Egli non ci ha giudicati o manipolati. Egli ci ha amati e ci ha dato una seconda possibilità per mezzo di Gesù Cristo. Quale maestoso dono! Di certo, ho pensato, lo stesso Dio desidera redimere il nostro stato di genitori!» (Karen O'Connor - o.c. - pp. 3-9). La grazia, la grazia, la grazia di Dio: la grazia che è più grande di tutti i nostri peccati. I legami dell'amore sono formati dai fili della grazia. Un'esperienza di vita Il cuore del quindicenne Davy Crockett batteva velocemente nel percorrere il familiare tragitto vicino al Fiume Nolichucky conosciuto oggi come Tennessee. L'odore dell'aria gli ricordava la sua casa. All'imbrunire si concesse una pausa davanti ad una grande baracca di legno logorata dalle intemperie. Diversi altri carri stazionavano nell'ampio recinto. Una targa di legno lavorata a mano sopra la porta recava la scritta: "La Taverna di Crockett, vitto e alloggio". "No, non posso – Davy scrollò la testa – Che cosa succederà se non si ricordano di me? Dopo tutto sono già passati due anni, quasi tre!" Ricordava la sua partenza come se fosse stato ieri. Allora era un tredicenne e frequentava la scuola per la prima volta. Il quarto giorno di scuola aveva picchiato un ragazzo. Temendo di essere bacchettato dal severo preside, Davy si era nascosto nel bosco. Quando il padre scoprì che Davy aveva marinato la scuola, minacciò di frustarlo se non si fosse presentato alle lezioni il giorno successivo. Con la prospettiva di prenderle dall'uno o dall'altro, Davy si fece ingaggiare da un uomo che doveva trasportare una mandria di bestiame in Virginia. Ora era ritornato… Quale tipo di trattamento avrebbe ricevuto? "Entrerò come un qualunque viaggiatore… – decise Davy – Forse neppure mi riconosceranno". Infatti non lo riconobbero. Dopotutto, già da tempo lo avevano dato per morto... fino a quando si sedettero attorno alla tavola per la cena: allora la sorella maggiore lo riconobbe. "Davy! – gridò, correndo intorno al tavolo per andare ad abbracciarlo forte – Davy, fratello mio! Ma dove sei stato?" "Non posso crederci! – esclamò la madre in lacrime – Per tutto questo tempo abbiamo pensato che tu 41 fossi morto! Oh, come sono contenta che sei ritornato a casa". "La gioia mostrata dalla mia famiglia per il mio ritorno mi mortificò – scrisse Davy più tardi – Mi dispiacque di non essermi sottoposto alle cento frustrate, piuttosto che causare tutta quella sofferenza alla mia famiglia". Davy aveva sperimentato le stesse emozioni del figliuol prodigo quando tornò a casa. L'amore e l'accettazione dimostratigli quella notte illustrano ciò che ogni peccatore prova quando ritorna alla casa del Padre. La famiglia Crockett sapeva come offrire la grazia ad un figlio prodigo. (Adattamento da "Stepping Stones" di Dorothy Eaton Watts - p. 232) Foglio di studio sulla grazia Dandoti voti dall'1 al 5, misura la tua capacità di elargire il dono della grazia ai tuoi figli 1. Tratto con delicatezza le fragili emozioni dei miei figli, sempre attenta a non infierire su di uno spirito già ferito. 2. I miei figli trovano la mia presenza un refrigerio, come la rugiada del mattino, che porta loro nuova vita e speranza. 3. Anche se i miei figli sono stati mancanti e mi hanno delusa, io li accetto. Essi si sentono completamente accettati in mia presenza, così come sono: con i loro punti di forza e le loro debolezze, con le loro potenzialità, ma anche con i loro fallimenti. 4. Sono un conforto per i miei figli. In tutte le delusioni della vita, anche quelle che si sono procurate da soli, essi sanno di poter contare su di me per essere confortati, guariti e benedetti. 5. I miei figli sono continuamente incoraggiati dal mio amore e dal mio sostegno. 6. Fai uno studio sulla parola grazia. Ogni giorno scegli un versetto diverso in cui appare questa parola. Leggi tutto il contesto. Guarda tutti i riferimenti. Leggi il testo in diverse versioni. Scrivi una parafrasi di questi passi inserendo il tuo nome. Riscrivila inserendo i nomi dei tuoi figli. Ecco alcuni versetti per incominciare: Romani 3:24 I Pietro 3:7 I Corinzi 15:10 Galati 1: 6 Salmi 84:11 2 Corinzi 12:9 Efesini 2:8 Romani 5:20 2 Pietro 3:18 7. Leggi il capitolo "Parlando con Lui" in "Passi Verso Gesù". Trova almeno cinque ragioni perché dovremmo accostarci con fiducia al trono della grazia. Studio della Bibbia: La grazia per Isacco Genesi 22:9-14) Alla fine raggiunsero la cima. Insieme si procurarono delle pietre e costruirono un altare e su di esso misero della legna. Poi Abramo disse a Isacco ciò che l'Eterno gli aveva comandato. Sebbene Isacco fosse triste, egli considerò essere un privilegio dare la propria vita a Dio nella sua piena gioventù. Isacco si fece legare le mani, poi di sua propria volontà si mise sull'altare (vers. 9). Abramo offrì una preghiera poi, con mano tremante, prese il coltello per il sacrificio e lo alzò al di sopra del capo per sferrare con forza il colpo che avrebbe stroncato la vita di suo figlio (vers. 10). Proprio in quel momento il Signore lo chiamò: "Abramo!". Egli si girò e disse: "Sì, Signore, eccomi!" (vers. 11). Il Signore disse: "Fermati! Non fare alcun male al ragazzo. Tu mi hai dimostrato la tua fedeltà davanti 42 a tutto l'universo, perché non mi ha rifiutato il tuo unico figlio che – io lo so – tu ami teneramente" (vers. 12). Abramo pianse di gioia, slegò i polsi d'Isacco e, in quel momento, vide un montone che aveva le corna incastrate fra i rami di un cespuglio. Si affrettarono a catturare l'animale e Abramo lo offrì all'Eterno che lo aveva provveduto al posto di suo figlio (vers. 13). Così Abramo diede a quel luogo il nome di Jehovah-Jireh, che significa "Il Signore vede e provvede". Da allora la gente chiamò quel luogo "Il monte dove il Signore provvede" (vers. 14). Riflettiamo: 1. Circa ottant'anni più tardi, una volta diventato lui stesso vecchio e padre di due figli che gli procurarono non poco dolore, Isacco si sarà spesso ricordato di quel giorno sul monte. Come pensi che quell'esperienza abbia in seguito forgiato il modo in cui Isacco trattò i suoi figli adulti? In che modo quell'esperienza avrà potuto essergli di conforto quando vide che la sua famiglia sembrava sul punto di dividersi? 2. Pensa ad alcune "montagne" che i tuoi figli adulti si trovano di fronte nella loro vita. Condividi con il gruppo alcune delle "montagne" che tu devi affrontare: - Difficoltà finanziarie - Problemi di lavoro - Problemi sessuali - Problemi matrimoniali - Dipendenze da sostanze - Dubbi - Handicap fisici - Problemi relazionali - Malattie mentali - Debiti - Problemi con la chiesa - Indebolimento della fede 3. Quale messaggio pensi che Abramo ti darebbe se fosse qui oggi? (vers. 14) 4. Condividi un'esperienza del tipo "Jehovah-Jireh" nella tua vita personale. C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 77 R Riiccoossttrruueennddoo ii R Reecciinnttii «Un vecchio contadino era in lite con un suo vicino da ben trent'anni a proposito della collocazione di un recinto. A causa di questa disputa nessuno dei due si decideva a riparare il recinto. Sul letto di morte, il vecchietto decise di mettere le cose a posto. Chiamò sua moglie e le disse: "Per favore, dì ad Abner che sto morendo e che desidero parlargli". Non passò molto che la moglie tornò a casa con il vicino Abner. Il vecchio contadino, tutto tremante, disse: "Abner, tu ed io abbiamo litigato per quel recinto per quasi trent'anni. Ho detto diverse cose piuttosto dure sul tuo conto, e voglio dirti che sono terribilmente dispiaciuto. Desidero ristabilire 43 l'amicizia con te prima che io muoia. Mi perdonerai?" "Certo che sì – disse Abner, con le lacrime agli occhi – Penso che neanch'io abbia detto delle cose tanto belle su di te negli ultimi trent'anni. Sì, credo che sia ora di essere amici". Dopo una solenne stretta di mano, l'uomo ammalato puntò il dito verso Abner e gli disse: "Stai attento però, Abner, se io dovessi guarire, dimentica ciò che ti ho detto! La ragione sul recinto è mia!".» (Cecil G.Osborn, "The Art of Getting Along With People"). A volte i vicini sembrano avere difficoltà nel riparare un recinto, ma se la verità fosse risaputa certe famiglie avrebbero ancora più difficoltà. Offese, ingiustizie, sentimenti negativi e incomprensioni si stratificano per anni da tutti e due i lati del recinto. Più invecchiamo e più vorremmo riparare quel recinto, ma la cosa sembra diventare sempre più difficile da realizzare. Tuttavia, riparare il recinto vuol dire ristabilire i rapporti e questo è ciò che i genitori di figli problematici desiderano più di ogni altra cosa. «Il perdono è il passo cruciale nel recupero dei rapporti con i nostri figli adulti» afferma Karen O' Connor. ("Restoring Relationships With Adult Children" - p. 167). 1. Perché dovremmo perdonare? a) Perché Dio ci dice di perdonare. "Siate invece gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo" (Efesini 4:32). "Poiché se voi perdonate agli uomini i loro falli, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà i vostri falli" (Matteo 6:14,15). b) Perché il perdono è l'unico modo per guarire le ferite «Il perdono è l'unico modo che abbiamo a disposizione per rendere più bello questo nostro mondo ingiusto. È l'inaspettata rivoluzione dell'amore contro un dolore ingiusto; solo il perdono sa offrire vera speranza per la guarigione delle ferite che ingiustamente ci sono state inflitte.» (Lewis B. Smedes, "Forgive and Forget: Healing the Hurts We Don't Deserve" - p. 160). Immaginate per un attimo che un serpente velenoso s'infili furtivamente nel mio sacco a pelo, in campeggio, e mi morda. Supponiamo ora che, dopo essermi curata la ferita, io vada a cercare il serpente e lo catturi, lo porti a casa e me lo tenga come un animale domestico. Di tanto in tanto lo prendo, ci gioco e mi faccio mordere di nuovo... che cosa pensereste di me? Però è proprio ciò che fanno alcuni con le vipere dei trattamenti ingiusti. Invece di distruggerle, le conservano, ricevendone sempre nuove ferite. Perdonare vuol dire togliersi di torno le "vipere" che continuano a morderci. Smedes continua: «La tua memoria è un replay della tua ferita – una videocassetta dentro la tua anima che riproietta all'infinito quel tuo antico appuntamento con il dolore. Non puoi spegnerlo. Sei preso all'amo esattamente come un tossicomane, un drogato di dolore; diventi dedito – come fosse un vizio – ai ricordi del tuo doloroso passato. È una frustata in più ogni volta che la tua memoria fa partire il nastro registrato... L'unico modo per guarire un dolore che non guarirà da solo è perdonare la persona che ti ha fatto del male. Il perdono ferma la proiezione continua del dolore. Il perdono guarisce la tua memoria, man mano che cambi la prospettiva della stessa. Quando tu liberi il malfattore dal male, sradichi un tumore maligno dalla tua vita interiore. Rendi la libertà ad un prigioniero, tuttavia ti accorgi che il vero prigioniero eri proprio tu.» (o.c. - p. 170). 44 2. Che cosa non è il perdono Se comprendiamo quello che il perdono NON è, dovremmo essere in grado di comprendere meglio quello che È. a) Il perdono NON è facile. Al contrario, è una delle cose più difficili che saremo mai chiamati a fare. b) Il perdono NON presuppone il sentirsi bene circa le cose cattive che qualcuno ci ha fatto. Secondo Lewis B. Smedes, ci sono da riconoscere quattro stadi: l'offesa, l'odio, la guarigione e la riconciliazione. Prendere coscienza della ferita è il primo passo verso il perdono. c) Perdonare NON è negare i tuoi sentimenti di rabbia e di odio. È piuttosto affrontare questi sentimenti e poi scegliere di non agire in conformità con essi. È piuttosto scegliere di amare. Ciò vuole anche dire che i sentimenti negativi possono ritornare; potresti aver bisogno di perdonare te stesso più volte. Potresti anche aver bisogno di ricostruire la fiducia in te stesso, come anche di dare all'altra persona l'opportunità di stabilire una relazione di fiducia con te. d) Perdonare NON è cercare scuse per qualcuno. Noi scusiamo facilmente le persone quando comprendiamo che non sono da biasimare. Il perdono è necessario quando possiamo biasimare qualcuno per ciò che è accaduto. Il perdono è ritenere una persona responsabile, ma nello stesso tempo cancellare la "registrazione" mediante una scelta consapevole. e) Perdonare NON è dimenticare. Noi dimentichiamo le piccole offese, che sono così banali da non meritare di essere ricordate. È proprio perché non hai dimenticato una ferita che hai bisogno di perdonare. Ricordare le offese è come immagazzinare il dolore. Il perdono è il modo per liberarci dal dolore. Il perdono è anche un processo: possiamo essere capaci di gestirne solo una piccola parte alla volta. Dobbiamo anche affrontare la nostra parte di responsabilità nell'aver distrutto la relazione, riconoscendo i nostri sbagli, ammettendoli, accettandone le conseguenze e cercando di fare giustizia. f) Il perdono NON è un sentimento. Perdonare è scegliere di trattare una persona come un amico anche quando non ci sentiamo di farlo. È scegliere di non continuare a mettere in conto una ferita ad un'altra persona, ma piuttosto È cancellare il "nastro registrato" del loro peccato. g) Il perdono NON è qualcosa che si possa fabbricare. Il perdono è un dono di Dio. Esso è "l'atto esageratamente impossibile da compiere". È qualcosa che noi non possiamo fare senza la potenza di Dio. (Lewis B. Smedes - o.c.). 3. Che cos'è il perdono a) Il perdono è liberare l'altro dal tuo personale giudizio. Nel suo libro "Something More" ("Qualcosa di più"), Catherine Marshall afferma che il perdono è liberare l'altro dal proprio personale giudizio. Trattenersi dal giudicare qualcuno non vuol dire essere d'accordo con ciò che questa persona ha detto o fatto. Vuol dire semplicemente che tu non assumerai una posizione di giudice nei suoi confronti; che non pronuncerai una sentenza di colpevolezza. Perdonare vuol dire rifiutarsi di assumere il ruolo che spetta a Dio. La Bibbia dice: "A me la vendetta; io darò la retribuzione, dice il Signore". (Romani 12:19). Proprio perché sarà Lui ad occuparsene, io non bisogno di farlo. Il perdono affranca le persone dal mio personale giudizio. 45 b) Perdonare è rifiutarsi di mettersi al posto di Dio con i nostri figli. Come genitori, non dobbiamo mai impostare i nostri rapporti con i figli da padroni. I genitori non hanno l'onere di condurre i propri figli in cielo… Questa è l'opera di Gesù. La nostra parte è semplicemente quella di amarli, accettarli e perdonarli. Nel suo libro "Love, Acceptance, and Forgiveness", Jerry Cook sottolinea che la nostra parte, se noi desideriamo che qualcuno sia salvato e guarito, è quella di offrirgli tre garanzie: ¾ Che sia amato sempre, in ogni circostanza senza alcuna eccezione. ¾ Che sia totalmente accettato senza alcuna riserva. ¾ Che, non importa quanto miseramente debba fallire o quanto grossolanamente peccare, il nostro perdono incondizionato sarà sempre suo, se lo richiederà (e anche se non lo richiederà), e che non ci sarà amaro in bocca a nessuno. Cook continua sottolineando che, se non potremo offrire queste tre garanzie, noi non saremo mai in grado di guidare nessuno verso il recupero di un corretto rapporto con noi, con la chiesa e con Dio. (Jerry Cook - o.c. - pp. 1-21). c) Il perdono è fare a se stessi un favore. «Liberare dalla condanna un figlio che ci ha fatto del male concedendo il perdono e – a nostra volta – accettandolo, vuol dire distogliere l'attenzione dal dolore e orientarlo verso la vita. Vuol dire anche liberare la nostra mente da una spina (quella che ci porta a tornare continuamente con il pensiero sullo stesso avvenimento), ed affrancarci dai ricordi dolorosi che non fanno altro che ingrandire la ferita. Perdonare qualcuno è un atto d'amore che è nel nostro stesso interesse. Se l'altro è reso libero da tutto il processo, meglio così. Egli comunque rimane responsabile di ciò che ha fatto e ne dovrà rendere conto a Dio.» (Karen O'Connor - o.c. - p. 173). d) Il perdono è una decisione. «Non dobbiamo aspettarci di provare un sentimento particolare, perché il nostro perdono risulti valido. È abbastanza decidere di perdonare. Il sentimento seguirà. Il sentirsi bene però non è il solo risultato del nostro lavoro in vista del perdono. Quelli che perdonano hanno una visione più ampia. Essi guardano verso la possibilità di restaurare la relazione interrotta.» ("Restoring Relationships With Your Adult Children" - p. 173). e) Perdonare è lasciar da parte le offese passate. Nel suo libro "Prayer That Heals Our Emotions" ("La preghiera che guarisce le nostre emozioni"), Edie Ensley ci racconta un'esperienza vissuta durante una visita ai propri genitori. Gli capitò nelle mani un vecchio libro dell'annuario delle scuole medie inferiori. Quando vide la fotografia di un certo professore si sentì invaso da un'ondata di rabbia. Il ricordo delle ferite subite gli attraversò la mente come un fiume in piena anche a venticinque anni di distanza e tutti gli antichi sentimenti di odio e amarezza si ridestarono in lui. Quella sera, durante la preghiera, il Signore gli parlò: "Edie, tu hai bisogno di perdonare quel professore". Egli cercò, ma tutte le volte che richiamava alla mente il professore e tentava di dire: "Ti perdono" le parole non sembravano venir fuori. C'erano troppa rabbia e amarezza dentro di lui. Alla fine confessò al Signore i suoi sentimenti, raccontandogli tutta la vicenda in ginocchio. Questo procedimento andò avanti per alcune notti. Edie cercava di perdonare, ma finiva con il raccontare al Signore tutto il male subìto ed i sentimenti negativi che provava. E il Signore ascoltava. Poi gradatamente presentò alla sua mente la scena del sacrificio di Gesù che, appeso alla croce, diceva: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno". Edie chiese al Signore di mettergli nel cuore il Suo perdono per quel professore, e il Signore lo fece. Edie scrive a proposito di questa esperienza: «Non avrei potuto arrivare fino al punto di dire: "Ti perdono" senza prima rendermi conto dei miei sentimenti, per poi essere disponibile ad abbandonare il rancore e l'amarezza. Non sarei stato capace 46 di superare queste emozioni se non avessi avuto Gesù accanto a me. Dopo quest'esperienza, per parecchie settimane, scoprii un senso di libertà e di gioia, una nuova leggerezza nella mia vita che mi sorprese. Per più di venticinque anni avevo portato questo pesante carico nascosto in fondo all'anima. Sentii una profonda gratitudine nel rendermi conto che non percorriamo da soli quella "triste valle", ma che abbiamo Qualcuno che cammina con noi. Uno dei più grandi ostacoli ad amare è la nostra incapacità a mollare la presa e perdonare. Tenersi strette le amarezze avvelena la nostra salute e ci impedisce di amare gli altri oggi. Una delle cose più grandi che possano renderti libero di ricevere e di dare amore qui e in questo momento, è perdonare le offese passate. Il vocabolo greco corrispondente a perdono significa lasciar andare.» (Edie Ensley o.c. - pp. 23,24). f) Il perdono è affrontare il futuro, non il passato. «Mentre dai e ricevi il perdono, concentrati sul recupero del rapporto, venendo incontro all'altro, lasciando il passato alle spalle. Perdonare non significa fare i conti, bensì lasciar andare il proprio bagaglio emozionale, il biasimo, la vergogna, e il bisogno di aver ragione. Se sei sincero nel tuo desiderio di perdonare te stesso e gli altri, non sprecherai tempo cercando di riprendere antiche discussioni, spiegando la tua posizione, accusando e controaccusando, o assegnando responsabilità: chi ha detto che cosa a chi, dove e quando. Il tentativo di ridiscutere sui torti subiti, spesso allarga la breccia tra le persone, anziché chiuderla. Focalizzati sulla relazione e sul tuo desiderio di recuperarla.» ("Restoring Relationships With..." - p. 174). Un'esperienza di vita Il seguente testo è apparso nel The Listening Heart ("Il cuore che ascolta"), un volume di meditazioni giornaliere per le donne per l'anno 1994: «Per quasi dodici anni io e il mio unico figlio, Keith, abbiamo vissuto come estranei. Aveva lasciato che alcune circostanze lo separassero dalla sua famiglia. Non si fece vivo neanche quando suo padre morì improvvisamente. Passarono cinque anni prima che venissi a sapere che si era trasferito all'Est con la sua famiglia. Pregavo continuamente per una possibile riconciliazione, ma non succedeva nulla. Non sapevo come uscire da quella situazione di stallo. Una primavera, mentre mi trovavo in convalescenza, ascoltai una cassetta di Gary Smalley intitolata "Keys to the Human Heart" ("Chiavi che aprono il cuore umano"). Un messaggio che faceva proprio per me! Mi aiutò molto nell'introspezione: analizzando profondamente il mio ruolo di genitore, mi resi conto quanto avessi fallito nel venire incontro ai bisogni di mio figlio, un ragazzo sensibile e dotato di talento musicale. Oh, come mi colpì quella consapevolezza! Ma con quella consapevolezza venne anche un'idea. Fu come se il mio angelo custode mi parlasse chiaro e tondo spingendomi a scrivere una lettera alla mia famiglia. Piangendo amaramente, scrissi; ed ora rileggendo quella lettera sento che fu quell'angelo a guidare il mio pensiero e la mia penna. Chiesi di perdonarmi e di comprendermi, poi inviai quella lettera raccomandata. Quello stesso giorno la mia amica intima, Enola, chiamò degli amici, che facevano parte di un gruppo di preghiera ("Prayer Warriors": "I guerrieri della preghiera") chiedendo di sostenerci. Che momenti di ansia! Infine, nel giorno della festa della mamma, nel 1991, arrivò a casa un bellissimo mazzo di fiori meravigliosamente confezionato. Il biglietto che lo accompagnava diceva, "Con tutto il mio amore, Keith". Che gioia! Ancora una volta furono versate lacrime da cuori riconoscenti. Anche mio figlio fece dei progetti insieme alla zia Pinkie (lui chiamava così Enola), perché potessimo 47 prendere un aereo diretto all'Est, dove lui viveva insieme alla famiglia. Non avevo ancora parlato direttamente a Keith e non sapevo se la sua famiglia sarebbe venuta a prenderci all'aeroporto. Invece vennero tutti, con le nipotine che ora erano alte come me; nipotine che non avevo visto da quando erano neonate. Che meraviglia! Il nostro primo giorno in chiesa fu pieno di emozioni. Le canne dell'organo suonarono armoniose, mentre Keith eseguiva il crescendo suonando alla gloria di Dio. La sua mamma, con gli occhi piene di lacrime, si sentiva grata, doppiamente grata! Il Signore aveva risposto veramente alle nostre preghiere ad aveva fatto un miracolo. Quella lettera diede inizio ad una nuova affettuosa relazione tra mio figlio e me. Ogni giorno che passava era una gioia rinnovata. Dio vive. Egli ci sostiene. Egli regna. Io appresi personalmente il valore dell'esortazione di Giacomo nel confessare i propri torti gli uni agli altri e nel pregare gli uni per gli altri per poter essere risanati (Giac. 5:16)». Dodici passi per genitori angosciati Quello che segue è un adattamento, eseguito da Lee Ezell, del programma dei dodici gradini, tratto dal Big Book ("Grande Libro") degli Alcolisti Anonimi. L'autrice lo ha adattato per venire incontro ai bisogni dei genitori che cercano di riprendersi da una lotta senza fine con il dolore, derivante da rapporti insoddisfacenti con i propri figli adulti. Primo passo: Ammetti che sei impotente a controllare e a pensare per i tuoi figli adulti e che, tutte le volte che hai cercato di agire al posto di Dio nella loro vita, la situazione è diventata ingovernabile. Secondo passo: Accetta il fatto che Dio è l'Unico che può restaurare il tuo rapporto con i figli. Terzo passo: Prendi la decisione di rimettere a Dio la tua volontà e le tue preoccupazioni riguardanti i tuoi figli. Quarto passo: Fai un esame di coscienza di te stesso in quanto genitore. Quinto passo: Ammetti davanti a Dio, davanti a te stesso e ad un'altro essere umano la natura esatta dei tuoi sbagli passati, le tue debolezze ed insufficienze come genitore. Sesto passo: Preparati a portare i tuoi fallimenti a Dio, rinunciando, nel contempo, al tuo perfezionismo e alle tue irragionevoli aspettative. Settimo passo: Confessa umilmente a Dio le tue colpe di genitore ed i tuoi insuccessi. Chiedi perdono, che Egli possa cancellare le tue mancanze. Ottavo passo: Fai una lista di tuoi comportamenti che hanno ferito o deluso i tuoi figli e preparati a fare tutti i passi necessari per fare ammenda. Nono passo: Fai ammenda per il passato, nei confronti dei tuoi figli, sia parlando con loro, che migliorando il tuo comportamento e compiendo qualsiasi atto riparatore tu dovessi sentire necessario. Decimo passo: Tieni bene in mente i tuoi vecchi schemi, stai in guardia circa il tuo comportamento, e prendi subito i necessari provvedimenti per evitare dannose ricadute. Undicesimo passo: Ricerca una relazione più intima con Dio, e chiedigli di rivelarti la Sua volontà. Dodicesimo passo: Mettiti in contatto con altri genitori predisponendo lo spirito al mutuo sostegno ed alla reciproca compassione. (Lee Ezell - o.c. - pp. 157-160). Studio della Bibbia: Giuseppe perdona (Genesi 45) "E Giuseppe disse ai suoi fratelli: - Deh, avvicinatevi a me! - Quelli s'avvicinarono ed egli disse: - Io son Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste perché fosse menato in Egitto. Ma ora non vi 48 contristate, né vi dolga d'avermi venduto perch'io fossi menato qua; poiché Iddio m'ha mandato innanzi a voi per conservarvi in vita". (vers. 4-5) "Non siete dunque voi che m'avete mandato qua, ma è Dio; Egli m'ha stabilito come padre di Faraone, signore di tutta la sua casa, e governatore di tutto il paese d'Egitto". (vers. 8) "Affrettatevi a risalire da mio padre, e ditegli: - Così dice il tuo figliuolo Giuseppe: Iddio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto; scendi da me; non tardare". (vers. 9) "E quivi io ti sostenterò (perché ci saranno ancora cinque anni di carestia), onde tu non sia ridotto alla miseria: tu, la tua famiglia, e tutto quello che possiedi". (vers. 11) "Baciò pure tutti i suoi fratelli, piangendo. E, dopo questo, i suoi fratelli si misero a parlare con lui". (vers. 15) Riflettiamo: 1. Quali dei seguenti princìpi di perdono illustra la storia di Giuseppe? Trovane evidenza nella storia. Il perdono è liberare un altro dal tuo giudizio personale. Il perdono è rifiutare di mettersi al posto di Dio. Il perdono è fare un favore a se stessi. Il perdono è una decisione. Il perdono è lasciar andare le ferite del passato. Il perdono è affrontare il futuro, non il passato. 2. Quali rapporti si ristabilirono grazie al perdono di Giuseppe? Giuseppe e i suoi fratelli Giuseppe e suo padre Giacobbe e i suoi figli I reciproci rapporti fra fratelli 3. Prova ad immaginare il profondo dolore che provvò il vecchio padre Giacobbe a causa del comportamento dei suoi figli adulti. Quale pensi sia stato il peggiore: il dolore per la perdita di Giuseppe, o l'apprendere l'inganno dei suoi figli? Avresti trovato difficile perdonare i tuoi figli per aver fatto una cosa simile? 4. «I dieci fratelli dovevano compiere ancora un atto di umiliazione: confessarono al padre il loro inganno e la cattiveria che per così tanti anni aveva amareggiato la sua e la loro vita. Giacobbe non aveva sospettato che essi avessero commesso un peccato così vile, ma ora tutto si era trasformato in bene, e così egli perdonò e benedisse quei figli traviati.» (Ellen White, "Conquistatori di Pace" - pag. 178). C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 88 IInntteerrcceeddeerree ppeerr ttuuoo ffiigglliioo «La preghiera è la più potente forza dell'universo» afferma il Dott. Courtland, uno scienziato del ventesimo secolo. (Dick Eastman, "No Easy Road" - p. 114.). Charles Spurgeon scrisse, «La potenza della preghiera non può mai essere sopravvalutata. Coloro 49 che non possono servire Dio mediante la predicazione non hanno bisogno di rammaricarsi. Se una persona non può fare altro che pregare, può fare ogni cosa.» (o.c. - p. 114). E.A. Bounds ci suggerisce: «La preghiera può fare tutto ciò che Dio può fare.» (o.c. - p. 115). Geremia espresse le parole dell'Eterno: "Invocami, e io ti risponderò, e t'annunzierò cose grandi e impenetrabili, che tu non conosci". (Geremia 33:3) A quale scopo esiste questo potere? Richard C. Foster lo spiega così: «Se veramente amiamo le persone, noi desidereremo per loro molto di più di quanto è nelle nostre forze di dare, e questo ci indurrà a pregare. L'intercessione è un modo di amare gli altri.» (Richard C. Foster, "Prayer" - p. 191). Il Dott. E. Stanley Jones la mette in questo modo: «Mediante la preghiera voi vi allineate con i propositi e la potenza di Dio ed Egli è in grado di compiere così, tramite voi, delle cose che non avrebbe potuto fare in altro modo. Questo è un universo aperto a tutti, dove alcune cose sono lasciate in sospeso, condizionate solo dalla nostra volontà di compierle. Se non le facciamo noi, non si realizzeranno mai. Poiché Dio ha lasciato certe cose aperte alla preghiera – cose che non si compiranno mai se non per mezzo della nostra preghiera.» (Helen Smith Shoemaker, "The Secret of Effective Prayer" - p. 15). Ecco che cercando l'aiuto divino noi iniziamo a far parte della risposta a quella preghiera. Forse una citazione che meglio ci sprona alla preghiera d'intercessione e che ne dimostra la potenza, la troviamo in "Steps to Christ" di Ellen White. Essa scrive: «Presentate a Dio le necessità, le gioie, le tristezze, le preoccupazioni e i timori che sentite, perché niente lo potrà stancare o infastidire. Egli non è affatto insensibile alle necessità dei propri figli; anzi, di loro conta pure i capelli... (Egli) si commuove al pensiero dei nostri dolori, e perfino quando noi ci lamentiamo per essi. Presentategli dunque tutto ciò che vi rende perplessi, perché niente è troppo gravoso per Colui che sostiene i mondi e regna su tutto l'universo. Non esiste pensiero che turbi la nostra pace che Egli non noti; tutta la nostra vita è per Dio come un libro aperto e nessun nostro problema è troppo difficile da risolvere per Lui. Ogni disgrazia che colpisce il più piccolo dei Suoi figli, ogni preoccupazione che ci tormenta, ogni gioia che proviamo, ogni preghiera sincera, è immediatamente osservata con interesse dal nostro Padre celeste...» ("La Via Migliore" - pp. 89-90). 1. La potenza è disponibile Troppo spesso ci comportiamo come un tipo dell'Oklahoma, esperto del suo mestiere. Quando trovò il petrolio nella sua terra, divenne improvvisamente molto ricco. Era sempre vissuto in una piccola baracca senza elettricità. Aveva sempre adoperato il cavallo per i suoi spostamenti e per il lavoro in campagna. Di colpo si ritrovò catapultato nel mondo moderno con tutta la sua ricchezza. Scese in città per comperarsi un bel vestito nuovo di marca e una nuova fantastica Cadillac, che era stata consegnata davanti alla sua baracca. Indossò il vestito nuovo e scese in città seduto nella sua grandiosa macchina... trainata da cavalli! La potenza era a portata di mano per lui – quella di cento cavalli era disponibile – ma lui non aveva mai imparato come accedere a quella potenza. Non sapeva come mettere in moto l'auto né farla funzionare, perciò adoperò l'unica potenza che conosceva: due cavalli. Non potrebbe essere che, qualche volta, ci muoviamo nella vita allo stesso modo? Sfruttare solo la potenza di due cavalli sul totale delle nostre capacità, quando potremmo attingere alla potenza celeste di cento cavalli? Parafrasando una famosa frase di Ellen White, si potrebbe dire: "La preghiera è la chiave nella mano della fede che accende la potenza celeste". "Ogni potestà m'è stata data in cielo e sulla terra" disse Gesù (Matteo 28:18) ed Egli ha promesso che noi potremo accedere a quella potenza non facendo altro che chiedere (Matteo 7:7-11). 50 2. Potenza per vincere Satana Samuel D. Gordon in "Quiet Talks on Prayer" ("Serene Chiacchierate a proposito della Preghiera") scrive: «La preghiera è potenza, il tempo della preghiera è il tempo della potenza. Il luogo della preghiera è il luogo della potenza. La preghiera è connettere i fili con la dinamo divina, affinché la potenza possa fluire liberamente senza perdite né interruzioni.» Dick Eastman aggiunge: «È la potenza a sconfiggere gli infernali demoni di Satana ovunque, in qualsiasi momento, malgrado qualsiasi ostacolo... Infatti, i colpi che la preghiera assesta a Satana sono ben più terribili di quanto l'inferno stesso sia disposto ad ammettere.» ("No Easy Road" - p. 119). Ellen White è d'accordo: «Satana non può sopportare che sia chiamato il suo possente Rivale, perché teme e trema di fronte alla Sua forza ed alla Sua maestà. Al grido di una preghiera ardente, l'intero esercito di Satana trema.» (Testimonies, Vol. 1 - p. 346). «Satana è adirato quando sente una fervente preghiera, perché sa per certo che subirà delle perdite.» (Testimonies, Vol. 1 - p. 295). «Implorando l'aiuto del grande Conquistatore, anche il più debole credente nella verità, ma che conta fermamente su Cristo, può respingere con successo il maligno e tutte le sue schiere.» (Testimonies, Vol. 1 p. 340). «Rientra nel piano di Dio accordarci, in risposta alla preghiera della fede, quello che non ci concederebbe mai senza una nostra richiesta specifica.» ("Great Controversy" - p. 525) Dice Samuel Chadwick: «Satana non teme che la preghiera. L'unica sua preoccupazione è tenere i santi lontano dalla preghiera. Non teme nulla da uno studio fatto senza preghiera, da un lavoro senza preghiera, da una religione senza preghiera. Ride delle nostre fatiche, si fa beffe della nostra saggezza, ma trema quando preghiamo.» (Joe Engelkemier, "Whatever It Takes Praying" - p. 93). «Mediante la preghiera voi vi allineate con i propositi e la potenza di Dio ed Egli è in grado di compiere così, tramite voi, delle cose che non avrebbe potuto fare in altro modo... Dio ha lasciato certe cose aperte alla preghiera – cose che non si compiranno mai se non per mezzo della nostra preghiera.» (Dott. E. Stanley Jones) «Quando parleremo con Dio durante eternità, ci renderemo ben presto conto che tutto quanto è stato realizzato di buono, era collegato ad una preghiera di intercessione.» (Dick Eastman) 3. La preghiera protegge Janis Vance ci racconta la storia di una potente preghiera d'intercessione in "A Gift of Love" ("Un Dono d'Amore"). Aveva fatto parte per sei mesi di un gruppo di preghiera che si riuniva tutti i mercoledì mattina. Per tre ore i membri del gruppo studiavano un testo biblico e pregavano gli uni per gli altri. Una mattina, dopo lo studio, si avviò verso casa sull'autostrada ed erano circa le 12:30. Mentre era in viaggio si sentì spinta a pregare. Una vocina dentro le faceva urgenza: "Prega per i tuoi figli. Prega ad alta voce per loro!". Non sapendo per che cosa pregare, essa pregò per la loro salute, le loro frequentazioni, per la scuola, 51 e qualunque altra cosa le passasse per la testa. Parlava al Signore ad alta voce e nel frattempo teneva gli occhi sulla strada. Poco dopo il suo arrivo a casa, squillò il telefono. Era Jason, il figlio maggiore. "Mamma, c'è stato un incidente – disse – Io sto bene, ma non altrettanto la macchina". Stava guidando giù per una tortuosa strada di montagna quando, entrando in una curva, si era trovato davanti, sulla sua carreggiata, un pesante camion che viaggiava contromano. Da un lato c'era un precipizio di circa dieci metri e dall'altro un terrapieno. In qualche modo era riuscito (non sa ancora come) ad evitare il camion andando a finire nel solco prossimo al terrapieno. Non si era ferito, ma la macchina aveva una ruota a terra. Janis si rese conto che l'incidente era avvenuto nel momento in cui si era sentita spinta a pregare per i figli. (o.c. - pp. 249-250). «Per mezzo della preghiera sincera e fervente, i genitori dovrebbero ergere una barriera intorno ai loro figli. Dovrebbero pregare con la piena assicurazione della fede che Dio rimarrà vicino a loro e che i santi angeli proteggeranno sia loro che i loro figli dalla potenza crudele di Satana.» (Testimonies, Vol. 1 - p. 43) «Genitori, avvicinatevi con umiltà, con un cuore pieno di tenerezza e con una chiara percezione delle tentazioni e dei pericoli che sono di fronte a voi e ai vostri figli. Con fede tratteneteli davanti all'altare, implorando per loro la cura speciale del Signore. Gli angeli veglieranno sui figli che sono così consacrati a Dio. Rientra nei doveri dei genitori cristiani erigere, mattina e sera mediante fervide preghiere ed una fede perseverante, una barriera protettiva intorno ai loro figli.» (Testimonies, Vol. 1 pp. 397-398) «Non si potrà mai stimare abbastanza la potenza della preghiera di una madre... Se, mediante la fede, essa è in contatto con il Figlio di Dio, la tenera mano della madre potrà difendere il figlio dal potere della tentazione, potrà custodire la figlia dall'indulgere nel peccato.» (Ellen G. White, Signs of the Times - 16 marzo 1891) Foto: Dipinto di Marta Mangiabene 4. Un esempio: mamme in contatto Quando Fern Nichols si trasferì dalla British Columbia a San Diego, in California, dovette affrontare un problema: non poteva permettersi d'iscrivere il proprio figlio in una scuola cristiana. Temeva che i compagni e gli insegnanti avrebbero potuto avere un cattiva influenza su di lui. Pregò il Signore d'incontrarsi con un'altra mamma che avesse lo stesso problema. Ben presto incontrò una vicina che era anche lei preoccupata, perché suo figlio frequentava una scuola pubblica. Cominciarono così ad incontrarsi una volta la settimana per pregare insieme in favore dei propri figli. L'idea si diffuse. Oggi ci sono 10.000 i gruppi di "Mamme in Contatto" negli Stati Uniti e 300 in Canada, e circa un centinaio di altri gruppi in Giappone, Austria, Cina, Egitto e Africa. Alcuni di questi sono gruppi di mamme Avventiste "in contatto" che s'incontrano nella scuola di chiesa una volta la settimana per pregare in favore dei loro figli e dei loro insegnanti. Si prendono l'impegno di trascorrere insieme un'ora alla settimana unicamente per pregare per specifiche preoccupazioni riguardo ai loro figli. Alle riunioni non sono previsti rinfreschi od altri incentivi; nient'altro oltre la preghiera. Fern afferma: «Le donne hanno bisogno di percepire tutta la potenza della preghiera, nel momento stesso in cui piegano le ginocchia dicendo "Amato Padre…". Satana ha accecato i cristiani, inducendoli a credere che l'essere produttivi consiste nel darsi da fare, andare e venire, fare delle cose. La vera produttività nel realizzare le cose sta nel mettersi in ginocchio. Se non preghiamo noi per i nostri figli, chi lo farà?» Fern ci racconta l'esperienza di sua sorella Gail, il cui figlio aveva una professoressa dal carattere 52 burbero, intrattabile. Gail non voleva che suo figlio fosse in quella classe. «Tuttavia – racconta Fern – Il Signore tranquillizzò l'animo di Gail dicendole: "Voglio che tu eserciti un ministero in favore di quella donna". Gail iniziò a darsi da fare in quella classe, pregando per lei e mandandole dei biglietti d'incoraggiamento. Verso la fine dell'anno questa donna disse a Gail, con le lacrime agli occhi, quanto fosse stato speciale per lei il loro rapporto. Gail fu testimone di un cambiamento nella situazione scolastica quell'anno, grazie alle sue preghiere.» (Debra A. Bell, Virtue – Sett./Ott. 1991 - pp. 52-55) Che cosa potrebbe accadere alla nostra gioventù, nelle nostre scuole inferiori e superiori e all'università, se ci fossero più mamme, papà e nonni in contatto con Dio? Se intercedessero per i loro ragazzi davanti al trono di Dio, pregando per gli insegnanti chiamandoli per nome, affidando a Lui tutti i problemi di cui sono al corrente, dandogli così l'occasione di operare nelle Scuole Avventiste come mai prima? 5. La preghiera può andare dovunque Dio va Un comandante di aeronautica fu colpito nel Pacifico. Trascorse molti giorni su una zattera prima di essere soccorso. Fino a quel momento non era mai stato credente, nonostante i suoi genitori pregassero per lui giorno e notte. Poi scrisse ai genitori: «Ciò che mi diede forza in quei giorni fu la consapevolezza che voi, i miei genitori, e tutti gli altri della chiesa, avreste pregato per me. Mi ricordo, papà, come pregavi, prima di cena, per diverse persone ed ero sicuro che ti saresti ricordato di me. Ricordo anche come pregavamo sempre per i malati e tutti gli altri che avevano responsabilità nella chiesa; ma tutto questo non significò mai molto per me fino alla scorsa settimana. È strano, sapete, quelle preghiere erano diventate di colpo così importanti, mentre me ne stavo seduto su quella zattera!» (A. Dudley Dennison Jr., "Windows, Ladders, and Bridges" – p. 155). Sì, la preghiera può andare dovunque Dio va. "Dove me ne andrò lungi dal Tuo spirito? E dove fuggirò dal Tuo cospetto? Se salgo in cielo Tu vi sei; se mi metto a giacere nel soggiorno dei morti, eccoti quivi. Se prendo le ali dell'alba e vo a dimorare all'estremità del mare, anche quivi mi condurrà la Tua mano, e la Tua destra mi afferrerà". (Salmo 139:7-10). Un'esperienza di vita Robert Gilmore Le Tourneau era inventore, costruttore, ingegnere, missionario laico e benefattore cristiano. Se doveste osservare, in aree dove si portano avanti grandi progetti di costruzione, enormi macchinari in grado di fare il lavoro di un centinaio di uomini, o anche più, o capaci di rimuovere montagne di detriti con una singola operazione, o di eseguire sette operazioni in una sola – ci sono buone probabilità che R.G. Le Tourneau abbia avuto a che fare con tali invenzioni o con i progetti originali. Progettò anche gli impianti per le piattaforme petrolifere attrezzate per l'estrazione a basso costo di petrolio dal fondo dell'oceano. Inventò la moderna scavatrice e i bulldozer ed applicò la tecnologia degli pneumatici di gomma ai mezzi pesanti. (John Woodbridge, "More Than Conquerors" pp. 344-345). L'esperienza della salvezza personale di Le Tourneau ebbe luogo quando la famiglia viveva a Portland, in Oregon. Il piccolo Robert lasciò la scuola e andò a lavorare in una fonderia. «Il pesante lavoro fisico della fonderia si adattava bene alla sua natura vivace ed attiva. Era trascorso circa metà del suo periodo di apprendistato, quando fece un'esperienza che cambiò l'intero corso della sua vita. Questo giovane, fisicamente robusto, dalla volontà indomita, insofferente alle restrizioni, ambizioso, dalla fervida immaginazione e dotato di talenti oltre la media della sua età, arrivò improvvisamente alla Valle della Decisione. 53 In quel momento disse di se stesso: "Sono stato cresciuto in una famiglia cristiana da mio padre e da mia madre, che amavano Gesù e Lo servivano con tutto il cuore. Avevamo un altare di famiglia dove adoravamo il Signore. Papà pregava chiedendo a Dio che i suoi figli si rendessero utili al Suo regno. Nonostante ciò, all'età di sedici anni mi ritrovai nella strada sbagliata, nella direzione sbagliata. Conoscevo la via da seguire, ma me ne dimenticavo". Egli continua la sua storia: "Cominciai a rendermi conto che c'era qualcosa che non andava nella mia vita. Cercai ripetutamente di voltare pagina, ma ogni volta fallivo, andando di male in peggio. Non era che non conoscessi la Bibbia o la via della salvezza. Anzi, il guaio era che la conoscevo fin troppo bene. A casa nostra dovevamo memorizzare dei versetti biblici ed io ne imparai a memoria una grande quantità; ma li recitavo a pappagallo. Sì, conoscevo le parole, tuttavia erano vuote di significato per me. Ogni volta che si organizzavano degli incontri di risveglio in città, io andavo e mi davo molto da fare; purtroppo, dopo questi incontri, ritornavo regolarmente al mio vecchio stile di vita. Una volta si organizzò un incontro di risveglio molto speciale; tutti mi chiedevano: 'Ci andrai stasera?' Io rispondevo: 'Oh sì, ci puoi scommettere!'. Andai per quattro sere, poi decisi che questa cosa non mi stava conducendo da nessuna parte. Cercavo qualcosa, ma non sapevo esattamente che cosa. Pensavo di essere alla ricerca di Dio, ma in realtà cercavo le cose che Lui poteva darmi. La sera successiva rimasi a casa e ripensai a tutta la situazione. Vidi me stesso affondare sempre di più nel peccato e mi resi conto che ero un peccatore perduto. La sera seguente partecipai all'incontro e quando venne rivolto l'appello, mi feci avanti. Mi fu rivolta la domanda: 'Credi tu che Cristo sia morto per i peccatori?' Conoscevo tutte le risposte delle Sacre Scritture, ma c'era qualcosa che si frapponeva fra la mia anima e la salvezza. Sembrava che non potessi crederci; non era una realtà per me. Quella sera, dopo l'incontro, tornai a casa e andai a letto. Mentre ero lì sdraiato, mi venne questo pensiero: se dovessi morire stanotte, sarei perso per l'eternità. Avevo udito la Buona Novella e l'avevo rigettata. Allora gridai a Dio con disperazione: 'Signore salvami o perirò!' Qualcosa accadde proprio in quel momento. La gloria del Signore mi rivestì e la piena realtà della salvezza penetrò nella mia anima. Il mio primo pensiero fu per mia madre che pregava da tanto tempo per la mia salvezza. Pensai che stesse pregando proprio in quel momento. Mi alzai dal letto e corsi nella sua camera. 'Mamma, – le dissi – È tutto risolto adesso. Non c'è più bisogno che tu preghi ancora per me; sono salvato, sono sulla strada che conduce al cielo!'." Sua madre pianse di gioia. Questa era la risposta alle sue preghiere.» (da "God Runs My Business: The Story of R.G. Le Tourneau", A. W. Lorimer. Ristampato in "Forty Fascinating Conversion Stories"). Più tardi, nel corso della sua vita, Le Tourneau ebbe delle ricadute spirituali, perché si lasciò coinvolgere dai suoi affari e dalla smania di accumulare denaro. Subì la frattura del collo in un incidente automobilistico; uscì illeso da una incendio della sua officina di riparazioni; per poco non morì di un'influenza, detta "spagnola"; perse il suo primogenito e fece fallimento. Le Tourneau cominciò allora a fare il bilancio della sua vita spirituale e si pose la domanda: "Che cosa è andato storto?". Si convinse che il Signore gli rispose dicendo: "Figlio mio, tu hai lavorato sodo, ma per le cose sbagliate. Ti sei dato da fare per le cose materiali quando avresti dovuto lavorare per quelle spirituali". Si ricordò di un versetto che aveva imparato a memoria da giovane: Matteo 6:33. Egli affermò in merito: «Era proprio quello che non avevo fatto. Prima di tutto avevo cercato di vivere a modo mio; e sono fermamente convinto che Dio debba permettere certe difficoltà nella nostra vita per indurci ad alzare lo sguardo verso di Lui per chiedergli aiuto e guida.» ("More Than Conquerors" - p. 347). È evidente che le preghiere e gli insegnamenti dei suoi genitori avevano decisamente influenzato Le Tourneau nel corso della sua vita. 54 Il dono delle tue preghiere Il più grande dono che tu possa fare ai tuoi figli è quello delle tue preghiere. Quando preghi per loro, tu chiedi a Dio di benedirli con qualcosa che solo Lui può dare: la salvezza, la salute, la saggezza, la comprensione, l'amore, la gioia, la pace e la fede. Qui di seguito vi sono alcune affermazioni di figli che, alla fine, riconobbero il meraviglioso dono della preghiera dei loro genitori: «Credo che sarei stato spazzato via dal diluvio dell'infedeltà francese, se non fosse stato per una sola cosa: il ricordo dei momenti in cui mia madre, una santa, mi faceva inginocchiare accanto a lei, tenendo le mie piccole mani fra le sue e facendomi ripetere la preghiera del Signore.» (John Randolph) «Le preghiere e le lettere di mia madre mi seguirono e, dal momento in cui misi piede sul suolo americano, il Signore cominciò ad operare miracoli su miracoli fino a che tutte le preghiere di mia madre in Svizzera non furono esaudite una ad una.» (Emilio Kenchtle) «Sebbene riuscissi a sfuggire ai sermoni, agli argomenti religiosi, alle chiese ed a qualunque altra cosa, non potei fuggire dalle preghiere di mia madre.» (Reuben A. Torrey) «Dubito che sarei un cristiano oggi se non fosse stato per i Guerrieri della Preghiera ("Prayer Warriors": gruppi di preghiera conosciuti negli U.S.A. - ndt) che pregarono per me quando ero un giovane sconsiderato e ribelle. Una notte molto tardi, stavo tornando a casa in macchina dopo aver partecipato ad una festa, quando mi assalì la netta convinzione della mia perdizione eterna. Non potevo scrollarmela di dosso; si trattava di una sensazione inspiegabile ed opprimente. Mi sentii infelice per tutto il tragitto. Quando aprii la porta di casa, compresi il perché. Mio padre era seduto in sala da pranzo, con la Bibbia in grembo, che pregava per me. Quella notte rappresentò un punto cruciale nella mia vita. C'è potenza nella preghiera!» (Clayton S. Peck) «Fu grazie alle preghiere fedeli e quotidiane di mia madre che io non perii.» (Sant' Agostino) «La nostra esperienza ci porta a credere che Dio risponde alla preghiera. Non posso parlare per voi, ma posso parlare per me stesso. Se c'è qualcosa che so, qualcosa di cui sono sicuro al di là di ogni dubbio, è che il fiato speso per pregare non è mai sprecato. Se non c'è nessuno qui che lo possa affermare, io oso dirlo e posso anche provarlo. La mia stessa conversione è il risultato della preghiera: lunga, affettuosa, fervente, e insistente. Furono i genitori a pregare per me; Dio ascoltò il loro grido ed eccomi ora in mezzo a voi a predicare l'Evangelo.» (Charles Spurgeon) Studio della Bibbia: Iairo (Marco 5:22-23,35-42) "Ed ecco venire uno dei capi della sinagoga, chiamato Iairo, il quale, vedutolo, gli si getta ai piedi e lo prega istantemente, dicendo: - La mia figliuola è agli estremi. Vieni a metter sopra lei le mani, affinché sia salva e viva". (v. 22-23) "E Gesù andò con lui, e gran moltitudine lo seguiva e l'affollava". (v. 24) (L'episodio della donna che toccò la vesta di Gesù: vv. 25-34) "Mentr'egli parlava ancora, ecco arrivar gente da casa del capo della sinagoga, che gli dice: - La tua figliuola è morta; perché incomodare più oltre il Maestro? - Ma Gesù, inteso quel che si diceva, disse 55 al capo della sinagoga: - Non temere; solo abbi fede!". (v. 35-36) "E non permise ad alcuno di accompagnarlo, salvo che a Pietro, a Giacomo e a Giovanni, fratello di Giacomo". (v. 37) "E giungono a casa del capo della sinagoga; ed egli vede del tumulto e gente che piange ed urla forte. Ed entrato, dice loro: - Perché fate tanto strepito e piangete? La fanciulla non è morta, ma dorme". (v. 38-39) "E si ridevano di lui. Ma egli, messili tutti fuori, prende seco il padre, la madre della fanciulla e quelli che eran con lui, ed entra là dove era la fanciulla". (v. 40) "E presala per la mano le dice: - Talithà cumì! - che interpretato vuole dire: - Giovinetta, io tel dico, lèvati! -. E tosto la giovinetta s'alzò e camminava, perché avea dodici anni. E furono subito presi da grande stupore". (v. 41-42) Riflettiamo: 1. Perché Gesù non rispose alla richiesta di Iairo di andare immediatamente in casa sua? 2. Con quali personaggi di questo episodio pensi di identificarti in questo momento della tua vita? Perché? Iairo che intercede per la sua bambina. La madre che aspetta ansiosamente, sperando contro speranza. I partecipanti al funerale e i servi che si erano arresi. La folla incuriosita. I discepoli lasciati indietro. I tre discepoli che furono testimoni del miracolo. La bambina ch'era morta. 3. Quali furono i principi dell'intercessione ai quali si attenne Iairo? 4. Che cosa ti sta dicendo Dio mediante questo episodio biblico? C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 99 U Unn m mooddeellloo dd''iinntteerrcceessssiioonnee È arrivato il momento di mostrare un modello di intercessione che sia efficiente. Andremo alle Scritture per trovarne uno. Vi troviamo il personaggio di Maria Maddalena, una donna che aveva disperatamente bisogno di cambiare. Abbiamo unito tre figure di donna in una: Maria Maddalena, Maria la sorella di Marta, e la donna sorpresa in adulterio. Vi sono indicazioni che effettivamente si trattasse della stessa persona. Immaginiamo un po' la situazione: molte persone dovettero vedere la necessità di un cambiamento nella sua vita… ma come esse cercarono di cambiarla? Analizzeremo come ognuna di queste persone agì per intercedere presso il Signore in favore di Maria. Ma che cosa c'era di sbagliato nella loro intercessione? 1. La maniera sbagliata a) Marta C'è così tanto da fare! Il cibo avrebbe dovuto essere pronto sulla tavola già da parecchio tempo! So che Gesù avrà una fame da lupo dopo quel lungo viaggio. Dov'è quel bel tipo di mia sorella? Non è possibile che debba fare tutto da sola: stare attenta al forno, mescolare nelle pentole, preparare la frutta, servire il vino. 56 Eccola lì! Seduta ai piedi di Gesù, come se non avesse nulla di che preoccuparsi al mondo. Come al solito, è così avventata! Dovrebbe essere qui ad aiutarmi! Scansafatiche! Perché non mi assomiglia di più... io sono affidabile, organizzata, lavoratrice, impegnata a sbrigare le faccende che vanno fatte, a realizzare tante cose. Non so quante volte gliel'ho ripetuto... benedetta ragazza! Non mi ascolta e basta! Non so più che cosa fare per cambiarla. Forse potrei chiedere a Gesù di cambiarla. Sarebbe certamente molto più facile convivere se cambiasse. Non c'è dubbio, Marta voleva cambiare Maria. Usò vari modi per riuscirci: sgridandola, brontolando, pretendendo ed aggredendola. Tentò perfino una preghiera d'intercessione! Chiese a Gesù di ordinare a Maria di cambiare! b) Simone il Fariseo Avete sentito l'ultima di Maria? Non riesco a credere che sia caduta in basso! Non è altro che una sgualdrina qualsiasi, una prostituta, una donnaccia, un'adultera. Che schifo! E proviene da una famiglia così per bene; chissà come sono addolorati i suoi. Mi dispiace molto per loro. Dovrebbe essere lapidata per il suo comportamento e per l'infamia che, in questo modo, ha causato all'intera comunità! Dovrebbe essere punita in modo esemplare, altrimenti avremo un'epidemia d'immoralità! Ecco, le metteremo delle spie alle costole per sorprenderla sul fatto; la trascineremo lungo le strade e la svergogneremo pubblicamente. Poi la porteremo davanti al sinedrio per essere severamente punita. Forse allora si adeguerà maggiormente al nostro stile di vita: sarà più onesta, più corretta, obbediente alla legge e rispettabile. Maria aveva bisogno di cambiare. I farisei cercarono d'indurla al cambiamento insultandola, svergognandola, biasimandola, e condannandola. L'avevano perfino portata da Gesù – in una sorta d'atto d'intercessione – chiedendogli di aiutarli a raddrizzarla! c) Giuda Non posso credere a ciò che vedo e sento! Questo è olio di nardo schietto, il più costoso dei profumi! Vale l'equivalente di un anno intero di lavoro! È uno spreco incredibile! Ma non ha il senso del valore del denaro? Che cattiva amministratrice! Ha appena gettato al vento la paga di un intero anno! Io non avrei mai fatto una cosa simile! Anzi, io so come racimolare anche gli spiccioli e conservarli per cause più nobili. Dovrebbe cercare di assomigliarmi di più: astuto, accorto, saggio nell'investire, intelligente, un amministratore degno di rispetto! Questa donna avrebbe bisogno di qualche lezione di finanza. Forse potrei dargliele io... e già che ci sono, anche a questo variegato gruppo di seguaci di Gesù. Anche loro dovrebbero sapere che uno spicciolo risparmiato è uno spicciolo guadagnato! Hmmm! Dico io... a che scopo questo spreco? Se almeno ci avesse dato il vaso di alabastro prima di romperlo, l'avremmo potuto vendere ricavando un ottimo guadagno. Immaginate quanti poveri avrebbero potuto mangiare con quella somma... più di mille! Il Signore si aspetta che noi siamo dei bravi amministratori dei nostri beni, non è così? Oh sì, Maria aveva bisogno di cambiare e Giuda credeva di sapere come farlo: additando gli errori, criticando, polemizzando, dando istruzioni. Parlò perfino a Gesù del bisogno che Maria aveva di cambiare, aspettandosi che Gesù avrebbe senz'altro risposto alla sua "preghiera d'intercessione" con un rimprovero rivolto a Maria. 57 Una donna che aveva il bisogno di cambiare e tre persone pronte a farlo: Marta, il fariseo e Giuda. Tutti e tre provarono i vari metodi che tu ed io spesso utilizziamo per cambiare le persone: sgridare, brontolare, esigere, affrontare, insultare, svergognare, biasimare, punire, additare, criticare, discutere e dare direttive. Tutti loro fecero preghiere d'intercessione. Tutti presentarono al Signore l'altrui bisogno di cambiare, ma non lo fecero nella maniera giusta. 2. La Maniera Giusta Sì, Maria aveva bisogno di cambiare ed effettivamente cambiò. Ma come avvenne il cambiamento? Il cambiamento si verificò quando lei scelse liberamente di abbandonarsi alla volontà di Dio. Avvenne tramite la sua personale decisione di permettere a Dio di trasformare i punti deboli della sua personalità in punti di forza per la Sua causa. Non è in nostro potere cambiare un altro essere umano, neanche i nostri figli. Solamente Dio è in possesso di questo potere. Tuttavia, vi sono alcune cose che possiamo fare per facilitare il desiderio di un cambiamento. Per avere un modello che ci indichi come facilitare il cambiamento e come intercedere, non dobbiamo guardare a Marta, al fariseo o a Giuda, ma a Cristo. Vediamo allora come Egli aiutò Maria a cambiare. A come Accept = Accettare La prima cosa che Egli fece fu quella di accettarla così com'era, con tutti i suoi punti di forza e con tutte le sue debolezze. Lei era un'unità inscindibile ed Egli l'amò e l'accettò nella sua totalità, incoraggiando i lati positivi e sorvolando sugli sbagli del passato. L'accettò con un amore incondizionato. In quella accettazione totale di Gesù, Maria trovò la forza che le fece desiderare il cambiamento. B come Believe = Credere La seconda cosa che Cristo fece, fu quella di credere in Maria e nel suo potere decisionale. Viene espresso in modo meraviglioso ne "La Speranza dell'Uomo" (p. 402): «Sebbene agli occhi umani il suo caso apparisse disperato, Gesù vide in Maria la possibilità di fare il bene e ne scorse i tratti migliori del carattere. Il piano della redenzione offriva agli uomini grandi possibilità che si attuavano in Maria, la quale mediante la grazia diventava partecipe della natura divina.» Cristo vide speranza e nobiltà in Maria, quando nemmeno lei stessa poteva scorgerle in sé. Egli guardò il lato positivo del suo carattere, scelse di parlare del bene che scorgeva e credette in lei. Credette nell'intimo desiderio di Maria di vincere le sue debolezze e credette che, se ne avesse avuta l'opportunità, essa avrebbe scelto di lasciare che Gesù le fornisse la forza necessaria. Gesù non cercò di forzarle la mano, perché credeva nella libertà di scegliere che le aveva dato. Fu quella fiducia dimostratale che ridiede speranza a Maria. C come Commit = Affidare La terza cosa che Gesù fece si trova ne "La Speranza dell'Uomo" (p. 402). Gesù «avrebbe potuto spegnere ogni barlume di speranza nella sua anima, ma si guardò dal farlo. L'aveva sollevata dalla disperazione e dalla rovina. Per sette volte Egli aveva rimproverato i demoni che controllavano il suo cuore e la sua mente; essa aveva udito le preghiere di Gesù rivolte al Padre con gran grido in suo favore. Si rese conto di quanto grave fosse il peccato davanti all'immacolata purezza di Gesù e, grazie alla Sua forza, ottenne la vittoria.» Gesù pregò il Padre per Maria. Egli l'affidò nelle mani di Colui che le avrebbe potuto dare la forza di vincere. Egli pregò per lei non una sola volta, bensì sette volte, sempre in modo molto specifico, intenso e tenero. 58 3. Un Esempio del Modello ABC Nel suo libro "The Best You Can Be", dove Dorothy Watts illustra il modello d'intercessione che abbiamo appena esaminato, essa racconta la storia di Marilyn e Virginia. Marilyn si era allontanata da Dio dopo che aveva avuto una relazione con un uomo da cui aveva avuto un bambino fuori dal matrimonio. In questa esperienza Virginia cercò con tutte le sue forze di mettere in pratica "il modello ABC" dell'intercessione. Virginia avrebbe voluto riportare Marilyn alla ragione, avrebbe voluto dirle chiaro e tondo di chi fosse la colpa di tutto quel pasticcio, ma non lo fece. C'erano molti aspetti in cui Marilyn necessitava un cambiamento, però Virginia tacque. Virginia cercò il modo di dimostrare comunque il suo amore alla figlia, nonostante Marilyn ce l'avesse anche con Dio. Cercava sempre delle maniere per incoraggiarla, per sottolineare le cose buone che Marilyn faceva. A volte ascoltava i problemi di Marilyn per ore e tutto ciò che diceva era: "Noi ti vogliamo bene, tesoro. Crediamo in te; ce la farai. Tu sei una che se la sa cavare sempre. Non preoccuparti se non riesci a pregare. Io e papà pregheremo il doppio, anche per conto tuo". Era difficile per Virginia vedere sua figlia fare delle cose che le aveva insegnato a non fare, vivere uno stile di vita diverso, cercare a tentoni le risposte e tuttavia ostinatamente rifiutare di tornare all'Unico che aveva tutte le risposte. Virginia sapeva che fare le prediche, rimproverare, condannare o svergognare non avrebbe funzionato, sebbene si sentisse incline a usare tali metodi. Era difficile vedere Marilyn percorrere un cammino che la stava portando a fondo e tuttavia amarla incondizionatamente, accettarla in modo totale ed esprimere fiducia in lei… Tuttavia lo fece. A poco a poco Marilyn ritrovò la sua strada verso Dio. Cominciò a portare il suo bambino in chiesa. Frequentò un gruppo di studio della Bibbia. Il pastore andò a casa sua per darle studi biblici e, alla fine, si battezzò. Un giorno Marilyn scrisse un biglietto a sua madre nel quale diceva, fra l'altro: "Mamma, ti voglio tanto bene! Ringrazio Iddio per te. Lo ringrazio per la tua forza e la tua pazienza interiori che ti permettono di vedere il meglio dentro di me e di avere fiducia in me, nonostante tutti i miei sbagli ed i pasticci che ho combinato nella mia vita". Quel biglietto aiutò Virginia a capire che, dopo tutto, come madre non era un fallimento. Lodò Dio di averla aiutata a seguire il Suo schema per la preghiera d'intercessione. Dio l'aveva aiutata ad accettare Marilyn così com'era, con tutti i suoi sbagli grossolani, i suoi errori, i suoi peccati. Essa cercò di trattarla con lo stesso amore che Dio le aveva dimostrato. Di conseguenza Virginia credette a Marilyn; cercò di vedere il meglio che c'era in lei e di sottolineare i lati positivi. Credette nel potere decisionale di sua figlia e fu disponibile a darle quella libertà che Dio concede, avendo fiducia che alla fine essa avrebbe deciso per ciò che è giusto. Quotidianamente Virginia aveva affidato sua figlia a Colui che la amava più di quanto lei, sua madre, la potesse amare. La consegnò nelle mani di Colui che morì sulla croce per darle la possibilità della vita eterna. Non fu per niente facile agire così per Virginia. "È stato solamente per la grazia e la potenza di Dio che sono riuscita a farlo" dichiara. Poi aggiunge: "Dio è all'opera! Sono certa che il Suo metodo di cambiare le persone funziona veramente". Gesù accettò Levi-Matteo e Zaccheo, entrambi pubblicani e disprezzati dalla società. Egli dimostrò la Sua accettazione mangiando insieme a loro e visitandoli nelle loro case. Come risultato di questa Sua accettazione, ci viene detto che essi «desideravano diventare degni della Sua fiducia. Nei loro cuori assetati, le Sue parole caddero come benedizioni capaci di apportare una potenza di vita. Nuove energie si svegliarono, e una possibilità di una nuova vita si schiuse anche a quegli uomini gettati ai margini della società.» ("La Speranza dell'Uomo" - p. 187). La fiducia che Gesù dimostrò, chiedendo da bere alla donna samaritana, risvegliò dentro di lei fiducia, a sua volta. Condividendo con lei alcune delle più profonde verità relative alla salvezza, Gesù dimostrò di credere che lei potesse diventare, grazie alla Sua potenza, una meravigliosa 59 testimonianza del Suo amore. E la samaritana non Lo deluse. Tanto potente fu il Suo sostegno alle potenzialità che risiedono in ogni essere umano, e la fiducia dimostrata, che gli uomini vi trovarono la forza necessaria per riuscire a credere in sé stessi. Un'esperienza di vita «Grant Swank sedeva sulla sponda del letto guardando suo figlio, Jay. Il ragazzo si era rannicchiato sotto le coperte, con la faccia verso il muro. "Si aspetta un altro rimprovero… – pensò Grant – Devo presentare i suoi sbagli adesso in preghiera, facendogli una paternale davanti al Signore? O devo preoccuparmi piuttosto di guarire le sue ferite e recuperare il nostro rapporto?" Foto: Dipinto di Marta Mangiabene Proprio in quel momento Jay si girò sul cuscino, guardando il padre con i suoi occhi castani, ancora bagnati di lacrime. Il cuore di Grant s'intenerì rendendosi conto quanto amasse suo figlio. Grant chinò il capo e iniziò: "Amato Signore, Ti ringrazio per Jay. Tu sai quanto gli voglio bene. Lui per me è il mondo. Grazie per avercelo dato. Possa egli sempre servirti. Ti ringraziamo ora per il riposo che ci concederai questa notte. Sii vicino a tutti noi e che domani possa essere un buon giorno. Nel nome di Gesù, Amen". Jay si sollevò di scatto e abbracciò forte papà al collo. Grant lo circondò con le sue braccia. "Papà, mi vuoi bene anche quando faccio il monello?" Jay sussurrò. "Sì, – replicò Grant, stringendolo forte – Ti voglio bene sempre!" "Tu sei il papà migliore del mondo!" disse Jay, appoggiando il capo sulla spalla di Grant. "Ti ringrazio, Signore, per questo momento – pensò Grant – Ti ringrazio per avermi aiutato a ricordare che l'amore guarda oltre gli errori".» (J. Grant Swank, Jr., Decision, Giugno 1991 - p. 42). Quella sera Grant Swank amò Jay come Dio aveva amato lui. Senza rendersene conto, Grant seguì "lo schema ABC" di Cristo per la sua preghiera d'intercessione. Grant accettò Jay così com'era, un ragazzino che aveva commesso degli errori, ma che aveva – nello stesso tempo – delle meravigliose capacità di crescita. Non lo rimproverò, né gli fece la paternale. Non lo svergognò né lo biasimò. Semplicemente lo amò. Era più preoccupato di sanare la ferita e recuperare il loro rapporto che di additare gli sbagli. Grant credette alle infinite possibilità di crescita in Jay. Credette che, se gli avesse dato la libertà, Jay avrebbe desiderato essere migliore. Scelse di credere negli aspetti positivi del carattere di suo figlio. Grant pregò per Jay. Lo affidò nelle mani dell'Unico che può far diventare il cambiamento una realtà. Non usò la preghiera come una sottile forma di manipolazione; pregò semplicemente per lui. Accettare, Credere, Affidare 1. William Lovelace «Per tutta la vita ho avuto la forte consapevolezza che qualunque cosa avessi fatto di buono o di cattivo, i miei genitori mi avrebbero sempre accettato. La mamma mostrava tutto il suo interesse per noi figli essendo completamente disponibile a perdonare e largamente capace di farci sentire importanti. Noi eravamo importanti per lei e dimostrava apertamente la sua gioia per i nostri successi. Accettava ugualmente i nostri fallimenti con comprensione e sostegno.» (Kay Kuzma, "My Unforgettable Parents" - p. 85). 2. Neal C. Wilson «Sapevo che (i miei genitori) mi amavano, non perché 60 fossi buono e facessi tutto ciò che mi chiedevano, ma perché ero loro figlio. Anche se fallivo o facevo loro del male, conservavano la loro fiducia in me... Uno deve avere fiducia nelle persone anche se ti deludono o ti feriscono; è importante sottolineare sempre il meglio che c'è in loro e quindi incoraggiarli a migliorare.» (o.c. - p. 145). 3. Virginia Cason «Durante gli anni della mia crescita, sentii i miei genitori (i coniugi H.M.S. Richards) pregare per me in svariate occasioni quando pensavano che io stessi dormendo. Mi svegliavo la notte, udendo delle voci nella stanza accanto. Quando mi sembrava di sentire il mio nome, scivolavo fuori dal letto e premevo l'orecchio contro il muro. Potete star sicuri che stavano pregando per me; non perché io fossi tanto cattiva o avessi fatto qualcosa di particolarmente terribile, ma perché mi volevano tanto bene e desideravano che io conoscessi la gioia di una vita cristiana. Questo ebbe i suoi effetti su di me. Mi ricordo di molte occasioni in cui causai loro delle preoccupazioni, ma non ricordo severi biasimi o dure parole di rimprovero da parte loro. Il mio papà mi appoggiava il suo braccio intorno alle spalle e mi dava un abbraccio pieno d'amore. "Tesoro – diceva – La mamma ed io ti vogliamo tanto bene. Anche Dio ti ama, e stiamo appunto chiedendo al nostro buon Signore di aiutarti a fare le giuste scelte".» (o.c. - p. 29) 4. Kenneth Wood «(I miei genitori) erano capaci di accettare le debolezze delle persone come una parte naturale della condizione umana. Essi mettevano sempre in evidenza il meglio delle motivazioni e della condotta degli altri.» (o.c. - p. 155) (Citazioni dal libro "My Unforgettable Parents" di Kay Kuzma. Pacific Press Publishing Association, 1978) Metodi di preghiera d'intercessione La Semplice Lista Tieni una lista dei nomi delle persone per le quali desideri pregare regolarmente. Prega per tutti coloro che si trovano in quella lista, visualizza la persona e presenta al Signore lei e le sue preoccupazioni. La Lista delle Promesse Fai una lista di persone per le quali stai pregando. Accanto ad ogni nome scrivi una promessa biblica alla quale si stai aggrappando per i particolari bisogni di quella persona. Prendi nota di tutti i generi di risposta a queste preghiere. La lezione N° 5 mette in evidenza le promesse adatte ai genitori che stanno pregando per i propri figli. L'Album delle Foto Una signora, che è costretta a letto, conserva un album con le fotografie di coloro per i quali sta pregando. Ogni giorno apre quell'album e prega per le persone che le stanno a cuore. Compleanni e anniversari Alcune persone conservano una lista dei compleanni e degli anniversari dei membri della famiglia. Essi dedicano un momento speciale d'intercessione per i loro cari in quei particolari giorni. Altri concentrano le loro preghiere per un mese o una settimana su un membro della loro famiglia il cui compleanno od altri anniversari cadono in quel mese o settimana. Il Cestino d'Uova Catherine Marshall ci parla della "preghiera delle uova" nel suo libro "Adventures in Prayer" ("Avventure nella preghiera"). Essa ci suggerisce di volgere i nostri sogni e le nostre speranze in preghiere, scrivendole su fogli di carta e ritagliandoli successivamente a forma di uova, per simboleggiare la nostra disponibilità a lasciare che sia Dio a "covarli" per il tempo che Lui riterrà opportuno. Essa lo fece per i suoi figli; poi mise da parte queste preghiere scritte ed infine le dimenticò fino a quando, un giorno, non ritrovò quei foglietti di carta in una vecchia Bibbia. Restò meravigliata nel constatare come un Padre amorevole avesse risposto ad ogni sua singola richiesta. 61 Davide sembrava conoscere il principio delle "preghiere delle uova" quando scrisse: "Aspetta l'Eterno: sii forte, ed Egli rinfrancherà il tuo cuore; sì, ti dico, aspetta il Signore!" «I piani di Dio non conoscono né fretta né ritardi» afferma Ellen White ("The Desire of Ages" - p. 32). Possiamo presentargli le nostre richieste fiduciosi che Egli le realizzerà al momento opportuno. Ecco come usare "il cestino delle uova" per le preghiere d'intercessione: Scrivi la preghiera d'intercessione su un pezzo di carta ritagliato a forma di uovo, a simbolo della tua disponibilità a lasciare che sia Dio a "covarlo" secondo i Suoi tempi. Nascondi le preghiere in un posto sicuro, dimostrando la tua fiducia in Dio nel lasciargli fare, riguardo a quelle preghiere, tutto ciò che Egli riterrà il meglio, al momento opportuno. Potresti scegliere di metterle in una scatolina o in un cestino da tenere sulla scrivania, oppure potrebbero essere nascoste in un cassetto del tuo archivio o nella Bibbia. Dopo diverse settimane, mesi, o anche anni, tirale fuori. Sarai sorpreso/a di come Dio ha operato. Considera le preghiere che non sono ancora state "covate". Rappresentano ancora un profondo desiderio del tuo cuore? Rimettile a posto e aspetta. Evidentemente, il tempo del Signore non è ancora arrivato. Fai un nido di uova per ogni membro della famiglia. Scrivi il nome di una persona cara su ogni uovo. Sotto il nome scrivi un desiderio che nutri per quella persona. Gira il foglio e scrivi una promessa il cui adempimento vuoi chiedere in suo favore. Metti via le preghiere scritte sulle uova perché siano covate. Considera le tue preghiere d'intercessione quotidiane come l'azione della chioccia che cova le uova per tenerle al caldo, aspettando che si schiudano al momento opportuno. Nell'attesa stai attento/a ai movimenti che si verificano all'interno delle uova, al guscio che comincia a creparsi, ovvero al lavoro di Dio in risposta alle tue preghiere. Lodalo per ogni evidenza di questa Sua opera! ("Prayer Country" di Dorothy Watts - p. 28,29) Studio della Bibbia: Il figliuol prodigo (Luca 15:11-32) Il figlio che lascia la casa di suo padre "Disse ancora: Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: - Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta -. E il padre divise fra loro i beni. Pochi giorni dopo il figlio più giovane, raccolta ogni cosa, se ne andò in un paese lontano e là dissipò le sue sostanze vivendo dissolutamente. Ma quando ebbe speso tutto, in quel paese sopraggiunse una grave carestia, ed egli cominciò ad essere nel bisogno. Allora andò a mettersi con uno degli abitanti del paese, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Ed egli desiderava riempire il ventre con le carrube che i porci mangiavano, ma nessuno gliene dava. Allora, rientrato in sé, disse: - Quanti lavoratori salariati di mio padre hanno pane in abbondanza, io invece muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi lavoratori salariati -. Egli dunque si levò e andò da suo padre". 62 Il ritorno del figlio "Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse: - Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te e non sono più degno di essere chiamato tuo figlio -. Ma il padre disse ai suoi servi: - Portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei sandali ai piedi. Portate fuori il vitello ingrassato e ammazzatelo; mangiamo e rallegriamoci, perché questo mio figlio era morto ed è tornato a vita, era perduto ed è stato ritrovato -. E si misero a fare grande festa". L'arrivo del figlio maggiore "Or il suo figlio maggiore era nei campi e come ritornava e giunse vicino a casa, udì la musica e le danze. Chiamato allora un servo, gli domandò cosa fosse tutto ciò. E quello gli disse: - È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo -. Udito ciò, egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli, rispose al padre e disse: - Ecco, son già tanti anni che io ti servo e non ho mai trasgredito alcun tuo comandamento, eppure non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma quando è tornato questo tuo figlio, che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato -. Allora il padre gli disse: - Figlio, tu sei sempre con me, e ogni cosa mia è tua. Ma si doveva fare festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". Riflettiamo: 1. Con quale dei personaggi di questa parabola ti identifichi maggiormente? Rifletti a fondo sul modo in cui tratti le persone, particolarmente coloro che hanno agito in modo sbagliato, coloro che ti hanno terribilmente deluso. Il padre Il figlio maggiore I servi Il padrone dei porci 2. Perché pensi che il figlio più giovane decise di lasciare casa sua? Quali sono alcune delle ragioni per cui i giovani lasciano Dio e la chiesa attualmente? 3. Ambedue i figli di questa storia delusero il padre. Quale biasimo può essere ascritto al padre per la loro condotta? Può essere biasimato il padre (pensa al libero arbitrio)? C'era qualcosa che il padre avrebbe potuto fare affinché le cose andassero diversamente? 4. Che cosa causò il rinsavimento del figlio perduto e favorì la sua decisione di ritornare a casa? 5. Se hai un figlio od una figlia che si sono trasferiti in un paese lontano, che cosa pensi che ricorderanno della loro famiglia che potrebbe indurli a tornare? Quali ricordi piacevoli hai tu, che pensi siano condivisi anche dai tuoi figli? 6. Perché pensi che il padre scelse di restare a casa ad aspettare suo figlio invece di andare a cercarlo? Certamente avrebbe potuto assumere delle persone in grado di aiutarlo a ritrovare il figlio. Perché invece non partì alla sua ricerca? 7. Quali emozioni ti suscita il modo in cui il padre trattò il figliuol prodigo? Era saggio quello che fece il padre? Perché sì o perché no? Saresti disposto a fare altrettanto per tuo figlio? 63 8. Quale messaggio Dio vuole farti pervenire mediante questa parabola? I seguenti messaggi sono tutti corretti? Dovresti lasciar andare i tuoi figli, anche se sai che faranno un sacco di errori. L'amore non ha corde per legare. Aspettare che i figli tornino a casa è penoso. L'amore copre moltitudine di peccati. I figli sono destinati a deluderti. I tuoi figli hanno bisogno di sapere che tu sei pronto per festeggiare. Non saremo mai abbastanza buoni per l'amore di Dio. Le relazioni interpersonali sono più importanti del giusto comportamento. C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 1100 P PR RO OM ME ES SS SE EP PE ER R II G GE EN NIITTO OR RII Billy, un bambino di cinque anni, è seduto ed ascolta mamma e papà che discutono di un problema che li assilla: "Che cosa possiamo fare?" sospira la mamma. "Non lo so... – papà scuote la testa, mentre rughe di preoccupazione solcano la sua fronte – Non so più dove andare in cerca d'aiuto". "Perché non chiedi aiuto ad Harold?" chiede Billy. "Harold? – replica papà – Chi è Harold? Non conosco nessun Harold". "Ma sì che lo conosci – insiste Billy – Sai... 'Padre nostro che sei nel cielo, Harold sia il Tuo nome!" (gioco di parole intraducibile: "santificato sia il Tuo nome" si dice in inglese: "allowed be Thy name", che – pronunciato velocemente – può assomigliare al nome Harold - ndt) Quanto spesso voi ed io siamo stati – come la mamma ed il papà di Billy – a preoccuparci, a consumarci, ad arrostire sulla graticola, senza sapere dove sbattere la testa... Quando tutto ciò di cui avevamo bisogno era: "Chiedere ad Harold"! Oh certo, razionalmente tutti noi crediamo questo. Sappiamo di poter contare su Gesù Cristo, la Parola Vivente, e sulla Bibbia, la Sua Parola scritta. Crediamo nelle promesse della Bibbia; è per questo che ci riuniamo insieme ogni settimana. Oggi focalizzeremo la nostra attenzione su alcune delle preziose promesse che Dio ha in serbo per i genitori. Potete pensarne delle altre mano a mano che procederemo. 1. Afferrare le promesse «Una promessa è la maniglia della fede alla quale ci possiamo aggrappare in preghiera» scrive Catherine Marshall nel suo libro "Adventures in Prayer". "Noi ci rivolgiamo a Dio con fiducia, perché egli ci ascolta, se gli chiediamo qualcosa secondo la sua volontà". (I Giovanni 5:14) Una promessa nella Scrittura rappresenta la volontà di Dio rivelata per noi. Sapendo che è la volontà di Dio per noi, possiamo reclamare la promessa essendo pienamente certi che Egli agirà in accordo con quanto ha detto. Come osservava David Livingstone: "È la parola di un gentiluomo fra le più sacre e rigorosamente onorate". Peter Marshall affermò una volta: «In queste pagine (della Bibbia) vi sono le parole viventi del Dio Vivente. Queste parole includono una quantità di promesse, molte delle quali condizionate. Tutto ciò che dobbiamo fare è adempiere le condizioni, poi andare a reclamarle.» Secondo Glenn Coon, autore di molti libri sull'argomento, ci sono 3.573 promesse nella Parola. Egli traccia il metodo ABC (vedi sotto) per fare proprie le promesse ("A Study Guide to the Prayer of Reception"): 64 A come Ask = Chiedi - Matteo 7:7 «Fa parte del piano di Dio accordarci, in risposta alla preghiera della fede, quello che non otterremmo se non lo domandassimo.» (Ellen White, "Il gran conflitto" - p. 383) «Ogni promessa nella Parola di Dio ci fornisce dei soggetti di preghiera, presentandoci la parola di Jehovah come garanzia, come nostra assicurazione.» (Ellen White, "The Mount of Blessing" - p. 190) B come Believe = Credi - Marco 11:24 «Parlate e agite come se la vostra fede fosse invincibile.» (Ellen White, "Christ's Objet Lessons" - p. 16) «Se le parole esprimono i pensieri, è anche vero che i pensieri seguono le parole. Se dessimo maggior spazio all'espressione della nostra fede... avremmo più fede.» (Ellen White, "Ministry of Healing" - pp. 252,253) C come Claim = Afferra - Giovanni 11:41 «Così noi possiamo domandare queste benedizioni e credere che le riceveremo, e ringraziare Dio per averle ricevute.» (Ellen White, "Steps to Christ" - p. 51) «Ti supplico di permettere alla tua fede tremante di afferrare di nuovo le promesse di Dio. Appoggiati su di esse con tutto te stesso, con una fede che non vacilla; poiché esse non falliranno, non possono fallire.» (Ellen White, "Testimonies", Vol. 2 - p. 497) «La vera fede si appropria delle benedizioni promesse e le reclama prima che si realizzino e prima di sentirne gli effetti... Dobbiamo inoltrare le nostre petizioni con fede... ed aggrapparci alle benedizioni promesse, reclamandole come nostre... Ecco la fede, la vera fede: credere che riceveremo la benedizione, anche prima che si realizzi.» (Ellen White, "Early Writings" - p. 72) «Qualunque dono Egli prometta, questo stesso dono è nella relativa promessa. Il seme è la Parola di Dio (Luca 8:11). Come la quercia è racchiusa nella ghianda, così – altrettanto sicuramente – il dono di Dio sta nella promessa. Se riceveremo la promessa, avremo anche il dono.» (Ellen White, "Education", p. 253) 2. Quando una famiglia prega Nel suo libro "Foolish Prayers, Fabulous Answers" ("Preghiere assurde, risposte meravigliose"), Glenn Coon ci racconta la storia della famiglia Calhoun che pregò per il figlio. Il ragionamento fu il seguente: Foto: Dipinto di Roerich «La Parola di Dio dice: "Il cuore del re, nella mano dell'Eterno, è come un corso d'acqua; egli lo volge dovunque gli piace" (Proverbi 21:1). Perché Dio, che fu in grado di cambiare il cuore del re in risposta alla preghiera del profeta Daniele (Daniele 10:12-13), non potrebbe cambiare anche il cuore di un ragazzo che ha lasciato la casa di suo padre?... Qualsiasi cosa Egli abbia fatto in epoche passate, lo farà di nuovo in circostanze simili ed in presenza di un'analoga fede. Il fratello Calhoun, la sua famiglia ed alcuni amici si misero insieme in ginocchio nel soleggiato salotto della loro fattoria. Regnava un assoluto silenzio: si udiva solo la voce di chi stava pregando in quel momento ed il ticchettio dell'orologio. Nel bel mezzo delle preghiere, il campanello suonò tre volte, ma le suppliche non furono interrotte; ognuno di loro detestava anche solo il pensiero di dover interrompere quella riunione di preghiera, ogni cuore era rivolto a quel figlio sviato. In quel momento, in una fattoria nelle vicinanze, il figlio gettò un'occhiata alle sue spalle, verso i solchi regolari che aveva appena arato, poi davanti a sé all'attrezzo che gli serviva per fare dei solchi ben diritti. Una strana irrequietezza s'impossessò di lui. Un'inaspettata sensazione (qualcosa d'imperioso) lo attanagliò, e niente al mondo avrebbe potuto cancellarla. La sua mente fu sommersa da pensieri che riguardavano la casa paterna... Qualcosa non andava a casa? Forse avevano bisogno di lui? Alzò l'aratro, fece girare i muli e si diresse verso il granaio... Il proprietario della fattoria lo seguì. 65 "Hai problemi con l'aratro? – gli chiese il padrone – C'è qualcosa che non va?" "No, devo andare a casa" replicò il giovane. "Che cosa intendi con 'andare a casa'? – domandò quello – Non è ancora il momento di concludere il lavoro della giornata". "Lo so, ma è successo qualcosa, e devo assolutamente andare a casa". "Oh, che pazzia! – il fattore si voltò disgustato – Sei proprio un emotivo!" "No, non è così – insistette il ragazzo – È successo qualcosa e devo andare subito a casa". "Ma non puoi piantarmi in asso – protestò il padrone – Ho bisogno di te!" Nel frattempo, mentre parlava, il ragazzo aveva tolto le briglie, riposto gli attrezzi e riportato i muli nella stalla. Poi, messi insieme i suoi effetti personali, il giovane salutò allegramente con la mano, lasciando il fattore che armeggiava nell'aia. Potete immaginare quello che provarono quei genitori quando il ragazzo comparve a casa e vennero a sapere che nello stesso momento in cui si erano inginocchiati per pregare, lui era stato spinto a tornare a casa? E non solo il ragazzo tornò a casa, ma trovò anche Dio e la salvezza.» (o.c. - pp. 60-62) 3. L'esempio di Monica «Monica ricordava bene il giorno in cui era nato suo figlio Augustine, il 13 novembre del 1954, nella cittadina di Thagaste, non lontano da Carthage, nel Nord Africa. Fin dal momento della sua nascita, essa pregò perché suo figlio diventasse un cristiano. Quando Augustine fu adolescente, il padre lo iscrisse alle migliori scuole. Il ragazzo riusciva bene negli studi, ma nel frattempo cadde preda delle tentazioni che offriva la città, così finì sulla cattiva strada. Infine una notte disse a sua madre che andava a salutare un amico che stava partendo per Roma. In effetti, Augustine stava fuggendo da casa; salì a bordo di una nave e partì lontano dalla sua famiglia. La vita ribelle che conduceva suo figlio, per poco non spezzò il cuore di Monica, tuttavia non volle desistere dal pregare per lui. La notte stessa che il ragazzo fuggì di casa, Monica raggiunse una chiesa vicina, s'inginocchiò e pregò tutta la notte. Una delle cose che fece quella notte in preghiera, fu aggrapparsi con forza alle promesse della Parola di Dio (cfr. "Testimonies", Vol. 5 - p. 322) Un giorno si sentì così male a causa di quello che aveva fatto Augustine che ne parlò ad un insegnante cristiano. Alla fine del racconto, aveva il viso inondato di lacrime. "Continua per la tua strada – le disse l'insegnante – Dio ti aiuterà. Non è possibile che il figlio di queste lacrime possa perire". Dio rispose alle preghiere di Monica in maniera notevole. Per caso Augustine andò a Milano, dove incontrò Ambrose, un credente devoto. Il giovane gli confidò la malvagità della vita che conduceva e l'inquietudine della sua anima. Gli raccontò di aver viaggiato per molti chilometri in vari posti, dove si era comportato in modo selvaggio e malvagio, ma sentiva di non riuscire a fuggire lontano dalle preghiere di sua madre. Dopo aver studiato la Bibbia con Ambrose per un certo tempo, Augustine donò il suo cuore a Gesù e decise di essere battezzato. Naturalmente volle che sua madre fosse testimone del suo battesimo. Fu così che 66 Monica si trovò a Milano in quel giorno del 1987, per essere presente mentre Ambrose battezzava suo figlio. Le preghiere di trentatre anni erano state finalmente esaudite!» (Dorothy Eaton Watts, "This Is The Day" - "Questo è il giorno" - p. 325) Promesse per i genitori "Io combatterò con chi combatte teco, e salverò i tuoi figliuoli". (Isaia 49:25b) "Ecco, io vi mando Elia, il profeta, prima che venga il giorno dell'Eterno, giorno grande e spaventevole. Egli ricondurrà il cuore dei padre (e madri) verso i figliuoli, e il cuore dei figliuoli verso i padri (e madri), ond'io, venendo, non abbia a colpire il paese di sterminio". (Malachia 4:5,6) "Il Signore... è paziente verso voi, non volendo che alcuni periscano, ma che tutti giungano a ravvedersi". (II Pietro 3:9) "Se uno vede il suo fratello (un figlio, una figlia) commettere un peccato che non meni a morte, pregherà, e Dio gli darà la vita". (I Giovanni 5:16a) "Io guarirò la loro infedeltà, io li amerò di cuore, poiché la mia ira s'è stornata da loro". (Osea 14:4) "Inculca al fanciullo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio (vecchia) non se ne dipartirà". (Proverbi 22:6) "Avendo fiducia in questo: che Colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù". (Filippesi 1:6) "Una donna dimentica ella il bimbo che allatta, cessando d'aver pietà del frutto delle sue viscere? Quand'anche le madri dimenticassero, non io dimenticherò te. Ecco, io t'ho scolpita sulle palme delle mie mani". (Isaia 49:15-16a) "Tutto è possibile a Dio". (Marco 10:27b) "Sì, io l'ho detto, e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e l'eseguirò". (Isaia 46:11b) "Poiché quante sono le promesse di Dio, tutte hanno in lui il loro 'sì'; perciò pure per mezzo di lui si pronunzia l'Amen alla gloria di Dio, in grazia del nostro ministero". (II Corinzi 1:20) "Iddio non è un uomo, perch'ei mentisca, né un figliuol d'uomo, perch'ei si penta. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?" (Numeri 23:19) "Riconoscete dunque con tutto il vostro cuore e con tutta l'anima vostra che neppur una di tutte le buone parole che l'Eterno, il vostro Dio, ha pronunciate su voi è caduta a terra; tutte si son compiute per voi; neppure una è caduta a terra". (Giosuè 23:14) "La tua fedeltà dura d'età in età". (Salmo 119:90a) "Fedele è Colui che ha fatte le promesse". (Ebrei 10:23b) "Padre, ti ringrazio che m'hai esaudito". (Giovanni 11:41b) 67 "Io amo l'Eterno perch'egli ha udito la mia voce e le mie supplicazioni". (Salmo 116:1) "Essendo pienamente convinto che ciò che avea promesso, Egli era anche potente da effettuarlo". (Romani 4:21) "Non v'è nulla di troppo difficile per te". (Geremia 32:17b) "Poiché per voi è la promessa, e per i vostri figliuoli, e per tutti quelli che son lontani, per quanti il Signore Iddio nostro ne chiamerà". (Atti 2:39) "T'ho chiamato per nome; tu sei mio!". (Isaia 43:1b) Un'esperienza di vita Quanto segue è tratto dal libro di meditazioni giornaliere per le donne del 1994, redatto da Rose Otis. Pam Caruso è in pensione, ma è ancora attivamente coinvolta in un ministero di servizio per la propria comunità. Le piace leggere, scrivere, ascoltare musica classica, camminare, suonare il piano ed aiutare i bambini piccoli della sua chiesa. Essa scrive così: «Quante volte mi sono angustiata per il mio insuccesso come madre! Benché abbia fatto quello che pensavo fosse meglio per allevare i miei figli nella conoscenza e nell'amore di Dio, una volta raggiunta la maturità, ad uno ad uno, essi hanno scelto di vivere le loro vite lontano da Lui. Foto: Dipinto di Marta Mangiabene La disperazione che sento non è solo mia. Molte altre madri cristiane, alcune delle quali sono le donne più devote che conosco, esprimono lo stesso turbamento. "Se solo… – esse piangono – Se solo avessi agito diversamente!". Se solo...! Ma anche quando grido a Dio nel più profondo del mio dolore, io mi ricordo che Lui comprende. Lui era là! Era perfetto, eppure un terzo degli angeli scelse di allontanarsi da Lui. Anche Adamo ed Eva ebbero un figlio che scelse di non seguire Dio, benché fosse stato alle porte del Giardino dell'Eden e conoscesse la storia della caduta dei genitori. Non sto dicendo di essere stata una madre perfetta. Tuttavia il mio Padre celeste sa che ho fatto del mio meglio: Egli capisce e piange con me. Mi dà coraggio e speranza il sapere che Colui che diede il Suo unigenito figliuolo per redimermi conosce il mio dolore. Quando, quotidianamente, presento a Dio i miei figli, pregando con cuore sincero, sono confortata da promesse come quella contenuta in Filippesi 1:6 ("Avendo fiducia in questo: che Colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù".). So che, per quanto io ami i miei figli, Dio li ama infinitamente di più, e continuerà ad attirarli a sé. Non smetterà mai di farlo.» «L'amore di Dio brama intensamente colui che ha scelto di separarsi da Lui, ed Egli metterà in atto ogni influenza per riportarlo alla casa del Padre... Una catena d'oro, fatta di misericordia e compassione del divino amore, è passata attorno ad ogni anima in pericolo.» (Ellen White, "Christ's Object Lessons" - p. 202) «Continuate ad amare i vostri figli ed a pregare per loro – dice Pam Caruso – Finché c'è vita, c'è speranza.» Il testo che Pam ha scelto per la meditazione di quel giorno (nel libro suddetto - ndt) è I Giovanni 2:1> "Figliuoletti miei, io vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il giusto". 68 Studio della Bibbia: La donna cananea (Matteo 15:21-28) "Poi Gesù andò via di là e si ritirò dalle parti di Tiro e di Sidone. Un donna pagana che veniva da quella regione si presentò a Gesù gridando: - Signore, Figlio di Davide, abbi pietà di me! Mia figlia sta molto male, uno spirito maligno la tormenta -. (vv. 21-22) Ma Gesù non rispondeva nulla. Si avvicinarono allora i suoi discepoli e gli dissero: - Mandala a casa, perché continua a venirci dietro e a gridare -. (vers. 23) Gesù disse: - Io sono stato mandato soltanto per le pecore sperdute del popolo d'Israele. - Ma quella donna si metteva in ginocchio davanti a lui e diceva: - Signore, aiutami! -. (vers. 24-25) Allora Gesù rispose: - Non è giusto prendere il pane dei figli e buttarlo ai cagnolini -. E la donna disse: - È vero, Signore. Però, sotto la tavola, i cagnolini possono mangiare le briciole che cadono ai loro padroni -. (vers. 26-27) Allora Gesù le disse: - O donna, davvero la tua fede è grande! Accada come tu vuoi -. E in quel momento sua figlia guarì. (vers. 28) Riflettiamo: 1. Pensa a questo episodio. Fu la donna che fece il primo passo per reclamare le promesse? Che cosa domandò? Qual'era la sua richiesta? 2. La donna fece anche un secondo passo nell'appellarsi per fede alle promesse? Quali affermazioni ed azioni da parte sua dimostrano che essa credeva? 3. Reclamò le promesse di Dio, ricevendo per fede ed accettando tutto ciò che il Signore voleva concedere? Quale azione o quali parole dimostrano che essa si appoggiava sulla Parola di Dio? 4. Qual era la base su cui poggiava la sua richiesta? Che speranza aveva? Notate che essa domanda misericordia, certamente qualcosa che Dio ha promesso e che fa parte del Suo carattere. Riuscite a pensare a qualche promessa di misericordia contenuta nell' Antico Testamento? (Per es.: Esodo 34:6/Salmo 130:7/Osea 14:4). 5. Essa chiama Gesù "Signore, Figlio di Davide", il che dimostra che riconosceva in Lui il Messia. A quali promesse di benedizioni da parte del Messia poteva essersi riferita? (Isaia cap. 61) 6. Gesù camminò per cento miglia, allontanandosi dal suo itinerario, per rispondere alla preghiera di questa madre. «Cristo conosceva le condizioni di quella donna. Sapendo che desiderava ardentemente vederlo, volle incontrarla.» (Ellen White, "La Speranza dell'Uomo" - p. 283). Quale speranza vi infonde questo fatto per quanto riguarda le preghiere che innalzate in favore dei vostri figli? C CA AP PIITTO OLLO ON N°° 1111 R RE ELLA AZZIIO ON NII S SO OLLIID DE E:: U UN NN NU UO OV VO O IIN NIIZZIIO O «Lauren, un bambino di sette anni, corse in casa e si gettò sul letto piangendo: "Oh, se potessi rivivere la mia vita!".» Con queste parole Faith Keeney, una nonna, ha iniziato la sua meditazione giornaliera nel libro "A Gift of Love" ("Un dono d'amore"). Faith non aveva problemi nel comprendere come si sentiva Lauren quel giorno. La vita di Lauren era cominciata da così breve tempo e già si augurava che ci fosse un modo per sciogliere tutti quei nodi e poter ricominciare ogni cosa da capo senza sbagliare. La vita di Faith era molto più lunga, ma lo stato d'animo era lo stesso. Oh, se solo avesse potuto rivivere la vita! Quanto più saggia sarebbe stata! 69 Qualcuno, arrivato a quello stesso stadio della vita, scrisse una volta: "Se la vita avesse una seconda edizione, come correggerei le prove!" Guardandosi indietro, Faith fece le seguenti affermazioni a proposito di ciò che avrebbe fatto in modo differente, se avesse potuto. Essa sarebbe stata: o Più vicina ai suoi genitori, più altruista. o Gentile, più attenta quando erano stanchi. o Più disponibile ad aiutarli, cercando di provocare loro meno preoccupazioni. o Più attenta ad apprezzare il loro lavoro ed i loro sacrifici. o Una moglie e madre migliore. o Più veloce nell'affidare i propri problemi a Dio, attenendosi più rigorosamente ai principi che aveva imparato. Faith non può tirare indietro le lancette dell'orologio e neppure noi lo possiamo. Possiamo solo partire da adesso e fare del nostro meglio. NON È TROPPO TARDI PER RICOMINCIARE OGGI! Se poteste ricominciare ad essere genitori, non vorreste anche voi avere un maggior numero di quei "momenti d'oro" con i vostri figli, momenti di divertimento e risate che cementano le relazioni ed uniscono le famiglie? Questo è l'obiettivo della lezione di oggi: che cosa possiamo fare per avere più "momenti d'oro" con i nostri figli adulti e con i nostri nipoti. Non possiamo tirare indietro le lancette dell'orologio, ma possiamo trarre il massimo dal tempo che ci rimane! L'orologio della vita si carica una volta, E nessun uomo ha il potere di dire In che momento le mani si fermeranno, Se ad un'ora mattutina o ad un'ora tarda. Questo è il solo tempo che possiedi, Allora vivi, ama, ridi con entusiasmo. Non riporre la tua fiducia nel domani Perché allora le mani potrebbero essere già ferme. (Autore sconosciuto) Allora che cosa tu ed io possiamo fare ADESSO, OGGI? Cementare le relazioni: suggerimenti pratici su cosa possono fare i genitori 1. Il cemento dell'approvazione e dell'apprezzamento "Le parole amabili sono come il miele, dolce al palato, salutare per il corpo". (Proverbi 16:24) I nostri figli non saranno mai troppo grandi per fare a meno dell'approvazione e dell' apprezzamento, che possano contribuire alla loro autostima ed incoraggiarli ad andare avanti nella vita. Nel suo libro "Orphans at Home" ("Orfani a casa"), Joe White suggerisce cinquanta importanti modi per dire ai vostri figli ed ai vostri nipoti che li amate: 1. È così divertente averti attorno! 2. Migliori ogni volta che ti vedo. Vai avanti così! 70 3. Stai fermo così per un momento, finché chiamo "Sports Illustrated" (una rivista di sport)... Vorranno sicuramente un foto come questa! 4. Mi vanterò di questo. È fantastico! 5. Ti ammiro veramente. 6. Questo è il meglio che abbia mai visto. 7. Sei così riflessivo! 8. Questo è un miglioramento pazzesco. 9. Buon per te! 10. Sei una vera gioia per noi! 11. Non ho mai fatto altrettanto bene quando avevo la tua età. 12. Posso mettere questo sulla scrivania in ufficio, in modo da poterlo vedere ogni giorno? 13. L'hai gestito in modo meraviglioso! 14. È incredibile! 15. Mi insegni sempre qualcosa di meraviglioso. 16. Non venivano al mondo figli ben fatti come te, quando ero piccolo io! 17. Sei veramente speciale per me, e diventi speciale ogni giorno di più. 18. Continua così e diventerai il campione del mondo, un giorno o l'altro! 19. Mi fa veramente piacere essere in tua compagnia. 20. Questo, sì, è un capolavoro! 21. Il tipo/a che ti sposerà sarà veramente fortunato/a. 22. Tua madre ed io siamo così riconoscenti di essere i tuoi genitori. 23. Dovrò farlo sapere alla Casa Bianca... il Presidente vorrà esserne informato! 24. Meriteresti un trofeo alto tre metri! 25. Il tuo sorriso mi allarga il cuore. 26. È fantastico! 27. Vai così che vai forte! 28. Mi sei così d'aiuto. Grazie! 29. Ce la farai! 30. Dio fa veramente dei miracoli... come ha fatto a far uscire un figlio come te da normalissimi genitori come noi?! 31. Avrei voluto farlo io altrettanto bene! 32. Sei sempre stato fra le mie celebrità preferite! 33. Sono impressionato! 34. So che hai lavorato duramente su questo. Ben fatto! 35. Sei il meglio! 36. Di sicuro sai come farlo giusto. Notevole! 37. Mi piace sentirti ridere. 38. Tu sei un'altra cosa! 39. È stupefacente! Come sei riuscito a farlo? 40. Mi hai tolto il respiro. 41. Non finisci mai di stupirmi! 42. Questo mi piace veramente! 43. Sensazionale! 44. Assolutamente superbo! 45. Credo in te! 46. Eccellente! È questo il modo di farlo! 47. Stai sicuramente crescendo! 48. Fantastico! 49. Mi fai così felice! 50. Ti voglio bene! (Joe White, o.c., 1988 - Questar Publishers, Inc., Sisters, Oregon 97750) 2. Il cemento della memoria Molti genitori e nonni hanno scatole, album, cassetti pieni di foto, souvenir, promemoria, che ricordano loro dei giorni felici con i loro figli o nipoti. Recentemente la madre di Ron è mancata. Nel passare in rassegna le sue carte, il figlio ha scoperto scatole piene di "tesori" che la mamma aveva conservato e che testimoniavano di quanto fossero preziosi per lei i suoi bambini. Fra questi tesori Ron ha trovato: 71 1. La prima lettera che le scrisse, quando aveva circa otto anni. Si trattava di una lista di ciò che desiderava per Natale. 2. Un documento che certificava il suo perfetto rendimento in prima elementare. Non aveva idea che sua madre ne andasse così fiera. 3. Le pagelle dell'accademia e del college. 4. Un ritaglio di giornale che riportava un foto di lui mescolato ad una folla spettatrice di una parata estiva. 5. Ogni singolo biglietto d'auguri per il Giorno della Mamma che le aveva mandato. 6. Lettere scritte da lui e sua moglie in 35 anni durante i quali avevano vissuto e viaggiato intorno al mondo. Vi era conservata un vera e propria storia di vita vissuta. 7. Fotografie a centinaia. 8. Notizie ritagliate che riguardavano il suo diploma, il suo matrimonio, la partenza per l'India come missionario. Non una volta sua madre gli aveva detto di avere da parte tutti quei "tesori". Egli non immaginava che queste cose significassero così tanto per lei o che sua madre fosse così orgogliosa di lui e di tutti i suoi traguardi raggiunti! Suggerimenti: 1. Conservate in un album: pagelle, riconoscimenti, ritagli ed altre cose che ricordino i momenti felici dei vostri figli. Dateglieli prima di morire. 2. Fate un album o un quaderno di tutte le lettere e cartoline ricevute dai vostri figli durante gli anni. Ogni tanto, in occasione di una loro visita, mostrateglielo. Fate loro sapere quanto siano state preziose per voi queste comunicazioni. Attirate l'attenzione su alcune di queste che sono state particolarmente significative per voi. 3. Preparate un album di fotografie che "racconti" la storia della vita di ciascuno dei vostri figli; commentate le fotografie con brevi frasi e piccole storie. Datelo a ciascuno come regalo. Fate lo stesso per i nipoti. 4. Scegliete delle diapositive o fate il montaggio di una videocassetta con varie scene che ricordano i bei momenti trascorsi insieme in famiglia. Mostrate questo materiale ad una riunione familiare. Fatene delle copie per tutti i figli e nipoti. 5. Qualche volta, in un momento di relax con i vostri figli adulti, domandate loro di citarvi tre momenti felici che ricordano della loro infanzia; tre momenti tristi; tre momenti che li hanno turbati, ecc. Questo può rappresentare un'occasione per ridere o piangere insieme, per guarire qualche ferita. 3. Il cemento delle speciali celebrazioni In un articolo comparso in "Today's Christian Woman" (Gennaio/Febbraio 1990 - p. 33), Dave e Claudia Arp scrivono: «Troppo spesso aspettiamo con trepidazione le occasioni speciali come i compleanni o le vacanze e non vediamo l'ora che arrivino. Non dobbiamo aspettare circostanze particolari, al contrario dobbiamo "darci una calmata". Fermiamoci in questo momento e mettiamo da parte un po' di tempo oggi per pensare agli eventi e alle persone speciali che ci stanno intorno. Pensiamo alle prossime settimane e vediamo di trovare qualche ragione per festeggiare. Forse i festeggiamenti non hanno mai fatto parte delle vostre tradizioni di famiglia; tuttavia qui di seguito puoi trovare qualche idea. Non è mai troppo tardi per cominciare! Ecco una lista di qualche evento, che di solito passa sotto silenzio, adatto a fornire una piccola occasione di festa per qualche membro della famiglia. 72 Suggerimenti: 1. Un figlio ha preso la patente. 2. Un nipotino è riuscito a vestirsi da solo per la prima volta. 3. Un figlio o una figlia riceve una promozione. 4. Un nipote partecipa ad una recita musicale. 5. La squadra di un nipote vince una partita di calcio. 6. L'anniversario del giorno in cui un gatto randagio è venuto a vivere con voi. 7. L'anniversario del vostro trasloco nella vostra casa attuale. 8. Una festa di "nido vuoto" il giorno che il vostro ultimo figlio lascia la casa paterna. 9. Il responso ottimale della vostra ultima mammografia. 10. L'ultima rata del pagamento della casa o dell'auto. 11. Il giorno in cui levano l'apparecchio ai denti di vostro nipote. 12. Il primo giorno di primavera. 13. Uno stupendo tramonto. 14. Il ritorno dei pettirossi. 15. Un figlio riceve un riconoscimento come "impiegato modello del mese". 16. Il compleanno del cane. 17. La caduta della prima neve. Le celebrazioni non consistono sempre in feste o pranzi a casa vostra. Porta la famiglia fuori, fai una zuppiera di popcorn, prepara la tua ricetta preferita, telefona, manda dei fiori o un pallone riempito di elio, scrivi una cartolina o una lettera, scrivi una poesia, scatta qualche foto. L'approvazione ed il riconoscimento, il pensiero che loro ti stanno a cuore... è questo che rende speciale un'occasione.» 4. Il cemento delle conversazioni e delle risate Trova delle occasioni per un pasto in comune o giusto per sedersi un po' davanti al camino, in veranda o intorno ad un tavolo da picnic e lì conversate e ridete insieme. Ecco qualche idea in merito: 1. Cambia i posti al tavolo da pranzo, poi ognuno dovrà comportarsi in modo da imitare la persona che di solito siede a quel posto. 2. Mettiti un naso falso o una tremenda parrucca e presentati alla riunione. 3. Metti da parte le vignette umoristiche che preferisci. Mettine una in ogni piatto, poi falle passare in giro: buon divertimento! 4. Tieni una "Scatola delle Domande" su un tavolino e mostrala in occasione di qualche festa o riunione familiare. I figli e i nipoti potranno inserirvi qualsiasi domanda al nonno e alla nonna riguardo ai bei tempi andati, quando erano giovani, o altro. 5. Prendi un vaso; dì ai parenti di mandare le loro barzellette o vignette preferite. Mettile tutte nel vaso, poi – quando sarà pieno – prepara degli inviti per un "barzelletta party". Dopo cena, o attorno al fuoco con il popcorn a portata di mano, lascia che ognuno peschi un foglio nel vaso e legga. Andate avanti fino a che il vaso sarà vuoto. 6. Domanda a tutti di portare due o tre oggettini che rappresentano il ricordo di qualcosa per cui essi si sentono riconoscenti. Ciascuno metta questi oggetti in un cestino, appena arriva. Più tardi, seduti in cerchio, tirate fuori un oggetto alla volta. La persona che l'ha portato dice in che senso ciò ricorda a tutti qualcosa per cui essere veramente riconoscenti. 7. Organizza una festa di fine o di inizio anno per i membri della famiglia. Metti in un contenitore le seguenti scritte e chiedi ad ogni membro della famiglia di prenderne una e dire tre cose o tre 73 episodi secondo le indicazioni. Si deve far riferimento ad avvenimenti relativi all'anno appena trascorso: Tre cose che ho imparato quest'anno Tre cose per cui sono riconoscente Tre cose stupide che ho fatto. Tre scampati pericoli Tre cose di cui sono fiero Tre cose divertenti che ho fatto Tre decisioni che ho preso Tre cose che mi auguro Tre cose che ho realizzato Tre nuovi amici Tre posti che ho visitato Tre sport che ho fatto Tre cose che mi hanno annoiato Tre rimpianti Tre persone che amo Tre animali preferiti Tre delle migliori cose che ho mangiato Tre belle cose che mi sono successe Tre sorprese Tre libri che ho letto Tre canzoni preferite Tre cose che ho fatto bene Tre giorni fra i più belli Tre fra i migliori programmi televisivi Tre cose che mi piacciono dei miei genitori 5. Il cemento delle comunicazioni scritte Non c'è niente di meglio che ricevere una parola di apprezzamento scritta personalmente da una persona amata. Una parola d'incoraggiamento tira su il morale. Comunque, c'è qualcosa di veramente speciale in uno scritto che trasmette amore. Il destinatario può leggere e rileggere tante volte quanto sia necessario per sentirsi incoraggiato. Ecco alcune idee per usare questo "cemento": 4. 5. 6. 7. 1. Scrivi un biglietto speciale ad ogni figlio e nipote per il loro compleanno. Fai una lista di tutte le cose che ti piacciono e che apprezzi in loro. 2. Riempi l'armadio di qualcuno con dei palloncini. Dentro ognuno inserisci un biglietto d'affetto e incoraggiamento. Il destinatario dovrà far scoppiare i palloncini per trovarli! 3. Fai pubblicare una nota di apprezzamento fra gli annunci di un giornale locale (dovresti poi assicurarti che gli annunci siano letti quel giorno!). Metti un biglietto affettuoso e che esprime apprezzamento sotto il guanciale o fatelo trovare da qualche parte a pranzo, a cena. Confeziona un cartellone di benvenuto quando tornano da un viaggio o da un ricovero ospedaliero, o anche solo per sottolineare il raggiungimento di un traguardo. Lascia un messaggio nel loro computer. Invia un fax con una vignetta o una breve nota. 6. Il cemento dell'"esserci" Karen O'Connor racconta la sorpresa organizzata dal marito per il suo quarantesimo compleanno. Scrive così: «Non dimenticherò mai come mi sono sentita entrando nel ristorante e vedendo tanti cari amici fra fiori e musica ed un grande pannello pieno di fotografie che illustravano i vari momenti della mia vita. Correvo da un tavolo all'altro salutando ogni ospite. Poi d'un tratto, in fondo alla sala, vidi un signore dai capelli bianchi, dall'aspetto gentile e sorridente, che teneva al braccio un'eccitata signora dagli occhi blu. 74 "Mamma, papà!" balbettai. Erano arrivati in volo da Chicago a Los Angeles giusto qualche ora prima. Scoppiai a piangere alla vista di coloro che, più di chiunque altro, mi avevano insegnato che "esserci" è il più grande dono che possiamo fare ai nostri figli.» (Karen O'Connor - o.c. - p. 182). Ecco alcune occasioni dove possiamo usare il cemento della nostra presenza: 1. Matrimoni 2. Compleanni 3. Presentazione dei neonati alla chiesa 4. Anniversari 5. Vacanze 6. Celebrazione di vittorie 7. Malattia e convalescenza 8. Travagli psicologici 9. Recite 10. Partite di baseball, calcio, basket, ecc. 11. Battesimi 12. Lauree, diplomi 13. Nascite 14. Morti 15. Trasloco in una nuova casa 16. Giochi e programmi organizzati dalla scuola. Naturalmente, non occorre che siamo sempre presenti di persona, ma certamente in spirito. Questo può talvolta essere fatto con una breve lettera, una telefonata o dei fiori. Il miglior dono che possiamo fare ai nostri figli è essere vicino a loro nelle occasioni di gioia, di tristezza, di giubilo e di disperazione. A volte i genitori mancano ad un'occasione di festa, come il matrimonio di un figlio, per mostrare in questo modo la loro disapprovazione per quello che sta avvenendo; forse il figlio (o la figlia) si sta sposando con un non credente o comunque con una persona che non riscuote la loro approvazione. Indubbiamente il figlio adulto è già al corrente della disapprovazione dei genitori: essere assenti porterà unicamente a scavare più profondo il fossato fra i genitori da una parte e il figlio dall'altra. In seguito ciò renderà più difficile una riconciliazione fra di loro e fra il figlio e la chiesa. Nel caso che questo vi sia già successo, dovreste chiedere perdono e far sapere a vostro figlio, o vostra figlia, che voi potete anche non approvare sempre il suo modo di agire, ma che lo amate comunque e non volete che qualcosa si frapponga fra voi. Studio della Bibbia: Ruth e Naomi 1. In quali particolari occasioni di gioia, tristezza, giubilo e disperazione Naomi fu vicina a sua nuora, Ruth? (Ruth 1:5/2:2/3:1-5/4:8-10/4:16-17) 2. In quali modi Naomi fece dono di sé a Ruth nel corso dei lunghi anni, durante i quali fecero parte della stessa famiglia? Dando amicizia, compagnia, aiuto finanziario Sostenendola nei momenti di angoscia Aiutandola nei pesanti lavori domestici Dando pareri e consigli Aiutandola ad avere i giusti contatti Guidandola a concludere un affare Prestandole ascolto quando lei le parlava Testimoniando della propria fede in Dio Condividendo con lei la propria eredità familiare Incoraggiandola ed approvandola Donandole protezione 75