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Arte che spacca il `900 nelle foto di Giuseppe Loy
16 GIOVEDÌ 29 APRILE 2004 SARDI NEL MONDO L'UNIONE SARDA Due esposizioni. Una è sui mammuthones «Senza tempo» di Luca Nostri C’è un uomo di spalle davanti a una grande tela. Scatto. Una maschera nera intagliata nel legno. Altro scatto. Sono due esempi delle fotografie sarde esposte a Roma. Due le vetrine, all’interno del festival internazionale di Roma, diretto dal fotografo di origine isolana Marco Delogu. La prima, alla galleria Il Segno, pieno centro, è intitolata Questa è la tua lezione. Dedicata a Giuseppe Loy, fotografo sardo morto nel 1981, è una selezione dei suoi scatti agli amici scomparsi Alberto Burri, Lucio Fontana e Afro Basaldella. Immagini in rigoroso bianco e nero, che colgono gli artisti al lavoro nel caos creativo della loro arte. Il titolo è preso in prestito da una poesia scritta da Loy per Burri, che con la sua opera ha nobilitato materiali «poveri» come la iuta dei sacchi e la plastica. Giuseppe Loy, fratello del regista Nanni, si è trasferito a Roma da Cagliari (dove era nato nel 1928) nell’immediato dopoguerra. Mantiene però un fortissimo legame con la terra d’origine. Nella capitale, inizia subito a coltivare una passione-ossessione per la fotografia. Un’inclinazione che non trasforma mai in mestiere, tanto è vero che appena sposato decide di lavorare nell’azienda di famiglia della moglie. Secondo il figlio Angelo, questo forse era l’unico modo per mantenere intatta la «purezza» della fotografia, senza gli inevitabili compromessi che ogni mestiere porta con se. Eppure il lavoro non impedisce a Loy di conoscere e fotografare alcuni tra i più grandi artisti italiani del novecento. Nel catalogo che accompagna la mostra li ricorda Rosetta Loy, moglie del fotografo e oggi famosa scrittrice. L’autrice de Le strade di polvere parla della loro opera come di «una ferita che ha spaccato il novecento». Un secolo caotico nei sacchi dell’umbro Burri e «nel buio compatto dei suoi cretti» (impasti di terra e vinavil), nei quadri di Fontana, cittadino del mondo nato in Argentina, «spezzati da una ferita sottile», fino alle lunghe pennellate del friulano Afro, «che si aggrovigliano di rosso e nero». Angelo, che invece ha scelto di fare della sua passione un lavoro (realizza documentari in Africa), ricorda che suo padre faceva foto di continuo. Le chiamava «appunti» e ne realizzò un gran numero anche in Sardegna. Altrove il suo sguardo Arte che spacca il ’900 nelle foto di Giuseppe Loy Gli scatti dell’autore cagliaritano su amici pittori sono in mostra al festival internazionale di Roma La foto è di Luca Nostri DIARIOQUOTIDIANO TRE GIORNI A PIOSSASCO FOLCLORE E MUSICA era rivolto alla società, spesso con feroce ironia, ma dell’isola amava in particolare i paesaggi, che fotografava a colori. Una stranezza per lui, che usava il colore soprattutto per sperimentare nuovi effetti. Loy ricordava l’infanzia a Castello come uno dei periodi più felici, trascorsa tra i giochi nelle vecchie case del centro e le corse in tram fino al Poetto. Una foto in particolare spiega il rapporto con le sue radici. Mostra il postale in partenza da Civitavecchia, diretto a Cagliari. Lo sguardo che Loy rivolge ai passeggeri sembra quasi rivolto a se stesso, come se partisse insieme con loro. Cambio di rullino. L’altra mostra che riguarda la Sardegna è Senza tempo di Luca Nostri, romagnolo di 27 anni che è andato a fotografare i Mammuthones. Le foto sono esposte insieme a quelle di ville diroccate della Campania e scorci della via Emilia. Luoghi e simboli fuori dal tempo, sospesi in un passato misterioso. Nostri ha partecipato a un’iniziativa del museo delle maschere di Mamoiada, di cui l’evento romano è un’anteprima. Un progetto curato dai responsabili Gianluigi e Mario Paffi, con il contributo di Fabrizio Umbui della locale pro loco. Il giovane fotografo è stato invitato a Mamoiada il 17 gennaio, Sa note de Sant’Antoni, in cui leggenda vuole che il dio del fuoco pretenda danze sfrenate intorno ai falò. È la prima notte dell’anno coi Mammuthones nelle strade, e Luca ha avuto modo di apprezzare l’ospitalità dei barbaricini e il loro vino forte. Il giorno dopo, al museo, le maschere si esibiscono davanti al suo obiettivo. Luca monta un fondale neutro, e su questo scatta le evoluzioni, i salti e le danze dei Mammuthones. Chi rappresenta perfettamente lo spirito del carnevale di Mamoiada è il sedicenne Francesco, che ha sfilato per la prima volta coi «grandi». Non a caso è l’unico immortalato da Luca anche a volto scoperto, in un ritratto dove più che l’estrema durezza dell’esperienza traspare l’orgoglio e la «carica», così la definisce il fotografo, di un ragazzo appena uscito da un rito di iniziazione. Il lavoro di Nostri sui Mammuthones è ispirato a quello del fotografo americano Irving Penn, che realizzò qualcosa di simile partendo dai riti di alcune tribù africane. FILIPPO PALA Il circolo culturale Su Nuraghe (presidente Giuseppe Baduena) ha organizzato una tre giorni di festa all’aperto per i prossimi 14, 15 e 16 maggio. Prevista la partecipazione di Gruppi folk e una serata musicale dedicata interamente ai giovani. Dalla Sardegna arriverà il gruppo San Paolo di Codrongianus che, insieme a I Fucilieri del Su Nuraghe di Biella sfileranno per le vie cittadine. Ci saranno anche le Majorettes di Orbassano, il Gruppo " La Cuccardo" di Sampeyre (Cuneo). Chiusura della manifestazione domenica 16 : alle 10 una Messa accompagnata dal Coro San Paolo di Codrongianus, pomeriggio intrattenimento per i piccoli e l’esibizione del Duo Marimba con il piccolo Celentano sardo. Il presidente RICORDATI A PAVIA MINATORI DI BUGGERRU Sabato scorso, il circolo culturale sardo "Logudoro" ha commemorato i quattro minatori uccisi a Buggerru nel settembre 1904: Felice Littera, Salvatore Montixi, Giustino Pittau, Giovanni Pilloni. L’iniziativa del "Logudoro" rientra nell’ambito delle manifestazioni per la ricorrenza de “Sa Die de sa Sardigna” (28 aprile, Festa del popolo sardo), con la quale ha voluto tributare un ricordo ai quattro minatori sardi che un secolo fa rimasero uccisi mentre rivendicavano i loro diritti. La risposta popolare a quell’eccidio fu il primo sciopero generale nazionale. Il sindaco del paese, Giovanni Degortes, era ospite dell’associazione sarda e relatore del convegno e ha ricostruito il succedersi dei tragici avvenimenti dell’epoca nel ricordo dei suoi compaesani. Hanno partecipato, fra gli altri, Federico Francioni (docente di storia a Sas- sari) che ha parlato delle origini del movimento operaio e sindacale nella Sardegna di fine Ottocento primi Novecento, e Paolo Pulina (vicepresidente del “Logudoro”) che ha riferito sugli “echi letterari dei fatti di Buggerru”, soffermandosi in particolare su una poesia di Sebastiano Satta e sul romanzo di Giuseppe Dessì “Paese d’ombre”. Presenti anche il prefetto Domenico Gorgoglione, il consigliere regionale della Lombardia Carlo Porcari, Antonio Floriano della Cisl e Gian Mario Santini della Cgil, docenti universitari dell’ateneo pavese, presidenti di altri circoli sardi della Lombardia, rappresentanti del Comune di Buggerru. L' apertura dei lavori e i saluti sono stati affidati a Gesuino Piga, presidente del “Logudoro”, ea Filippo Soggiu, presidente onorario della Fasi. L’evento si è svolto in collaborazione con la Regione Sardegna, la Fasi (Federazione associazione sarde in Italia ), il patrocinio del Comune di Buggerru e del Comune e della Provincia di Pavia. Rivolto un commosso omaggio ai quattro minatori e a tutti i martiri del lavoro. AVVISO AI LETTORI I SARDI NEL MONDO Questa pagina è dedicata agli emigrati affinché possano stabilire un dialogo fra loro, con le istituzioni e con i parenti e amici rimasti in Sardegna. Invitiamo tutti a scrivere alla nostra redazione: ci sarà spazio per accogliere storie, lettere, annunci, commenti fotografie e iniziative dei circoli o personali, inerenti il mondo dell’emigrazione sarda nella penisola e all’estero. Si prega di indicare nome e cognome, eventuale indirizzo e-mail e numero di telefono (questi dati, se richiesto, non verranno pubblicati). Scrivere a: [email protected] fax 070 6013328