Comments
Transcript
ItalIan food In cIna, vIcInanze possIbIlI
ECONOMIA & ANALISI Italian food in cina, vicinanze possibili Lo sforzo da fare Pierpaolo Mamone posizionamento della cucina etnica in Cina Alto prestigio BASSA penetrazione ITALIANA (target) SPAGNOLA Alta penetrazione GIApponese francese AMERICANA (Starbucks) ITALIANA (oggi) Altre cucine orientali (1) AMERICANA Mcdonald’s, KFC and pizza hut BASso prestigio 1) Include coreana, malese, vietnamita e tailandese Fonte: Roland Berger •Il grado di prestigio della cucina etnica è associato al prezzo cucina italiana si intende principalmente pasta e pizza •La cucina francese è percepita come esclusiva e cara •La cucina giapponese è popolare in Cina da diversi anni, ma considerata cara •Le altre cucine orientali sono popolari e in rapida espansione •La cucina americana è molto popolare grazie all’espansione dei fast food (Mc Donald’s, KFC, …) •Per Motivazioni d'acquisto locali valori in % prodotti normalmente importati in Cina1) 85 Elettronica Cosmesi 43 Cibi e bevande 41 17 Prodotti di lusso Altro (abbigliamento) 1 1 Non acquistano 1) Domanda a risposte chiuse: “Quali prodotti d'importazione acquista o considera normalmente per l'acquisto?" 2) Domanda aperta: “cosa La porta a scegliere prodotti di importazione?” N=353 ragioni sottostanti all’acquisto di prodotti d’importazione2) 84 Qualità 30 Brand 16 Design 14 Tecnologia 10 Divertimento Valore monetario 9 8 Post-vendita 6 Personalità 21 Altro L a grande ondata di sviluppo che ha investito la Cina, facendone il primo maggiore esportatore (2008) e primo grande importatore al mondo (2010), ha creato un terreno fertile agli occhi degli investitori italiani, in particolare nell’ambito del food. La cucina italiana si contraddistingue dalle altre offerte etniche in Cina per una vicinanza alle abitudini culinarie della Repubblica Popolare. Analogia che si presenta sia nei prodotti alimentari tipici (basti pensare a spaghetti vs noodle o ravioli vs dumpling), sia nell’importanza data alle portate principali nell’arco della giornata (con la sola eccezione della colazione in alcune aree della Cina). La penetrazione della cucina italiana in Cina (principalmente identificata con i prodotti tradizionali quali pasta e pizza) è ancora bassa, se confrontata con le altre offerte etniche. Evoluzioni in atto Fonte: Roland Berger 66 novembre_2011 La upper middle class mostra significativi indici di interesse verso l’etnico occidentale per il quale spende fino al 12% del budget I trend in atto mostrano invece un crescente interesse da parte della popolazione cinese verso cibo etnico e di qualità. Da una ricerca di mercato effettuata dalla Roland Berger si evidenzia come la “upper www.markup.it Bacini di 250 milioni di persone nelle big cities middle class” che sta emergendo in Cina dimostri un forte interesse per le cucine occidentali (che oggi rappresentano circa il 12% della spesa destinata alla ristorazione) e per i prodotti di qualità. Esiste pertanto un potenziale per le aziende alimentari italiane di posizionarsi in un segmento di offerta profittevole e con interessanti tassi di crescita. I presupposti per sviluppare un mercato e posizionarsi come leader beneficiando del “first mover advantage” sono lo sviluppo di prodotti innovativi ma adattati alle preferenze / abitudini del mercato di destinazione e forti investimenti a scopo educativo. Il fuoricasa Ad oggi il mercato cinese conosce e fruisce già dell’Italian food attraverso le forme di consumo out of home. Il canale out of home deve fungere da piattaforma di lancio ECONOMIA & ANALISI Doppio driver negli acquisti occorre tenere in considerazione che lo sviluppo del nuovo mercato avverrà all’interno di uno scenario del settore alimentare competitivo e abbastanza articolato, con la presenza di competitor sia nazionali, come le conglomerate asiatiche (Biaixiang, Unipresident, Masterkong), che di competitor internazionali, quali i grandi player internazionali già presenti sul territorio cinese da oltre dieci anni (Kraft, Nestlè ecc.). profilo dei target altospendenti Archetipo Egocentrico Progressisti % della popolazione cinese 21 11 Caratteristiche Rigettanti dei valori tradizionali Precoci nell’adattarsi a nuovi trend Anticonformisti Orientati ai risultati Estroversi Preferenze di consumo Moda Articoli di lusso Nuovi canali Prodotti innovativi Route to market Fonte: Roland Berger Delocalizzare Un’organizzazione con il cuore in Italia e la testa in Cina. La Cina è un mercato con una velocità e dinamicità tale da richiedere una organizzazione autonoma che, all’interno di linee guida definite centralmente, sappia interpretare con rapidità gli stimoli provenienti dal mercato, per poi reagire prontamente. A tal fine il recruiting di talenti locali, fatta eccezione di alcune figure chiave che possono provenire dalla corporate, è uno dei fattori chiave per avviare da subito una organizzazione efficiente e dinamica. e punto di contatto con il consumatore. Conoscere il consumatore cinese è fondamentale per testare e riadattare il prodotto ma anche per far in modo di vivere l’esperienza di “mangiare italiano” e indurre il consumatore a replicare a casa i piatti provati. Parallelamente o in una fase successiva si può pensare a sviluppare il canale moderno (in Cina sono già presenti da anni i principali retailer internazionali, oltre a pla- yer locali: Carrefour, per esempio, ha aperto più di 500 punti di vendita in 45 città). Per alcuni prodotti sarà necessario educare il consumatore, investendo in attività below the line per promuovere e in alcuni casi educare a mangiare italiano. Da un punto di vista di abitudini culinarie la Cina non è certamente un mercato omogeneo. La focalizzazione geografica in una fase iniziale sarà motivata non solo da ragioni di contenimento degli investimenti ma anche dallo sviluppo e validazione di modello di business ad hoc. Le grandi città Nel quadro di riferimento attuale le regioni di Shangai (e in particolare anche le città di Nanjing, Ningbo, Hangzhou, Wu-Xi, Kunshan), la regione di Pechino e il corridoio Guanzhou-Shenzhen (comprese le provincie di Shandong) rappresentano un importante punto d’ingresso nel mercato cinese. Oltre a coprire un bacino di circa 250 milioni di persone – quasi un terzo dell’intera popolazione europea – si contraddistinguono per il grado di ricchezza (quasi il doppio rispetto alla media nazionale) e una buona apertura verso i trend occidentali. A completare il quadro descritto, La prima scelta da compiere, sulla base del prodotto e di una strategia, è quale canale penetrare per primo tra canale out of home (per esempio, ristorazione) e canale moderno. Per quest’ultimo bisognerà scegliere il giusto mix fra vendita diretta e distributore. In entrambi i Le strategie a disposizione delle aziende L e strategie delle imprese per inserirsi nel mercato alimentare cinese sono molteplici, ma si articolano su tre principali direttrici: la politica industriale, la route to market e il marketing mix. Un investitore italiano che vuole vendere il proprio prodotto alimentare in Cina si trova in prima istanza a dover valutare tre principali alternative in politica industriale: importazione, outsourcing con fornitori locali, investimento in una fabbrica in loco. L’importazione è senza dubbio l’opzione meno rischiosa e anche con il time to market più rapido, ma non è applicabile a prodotti con una “shelf life” al di sotto dei nove mesi; inoltre www.markup.it casi, il controllo del punto vendita è di fondamentale importanza soprattutto in una fase di sviluppo del brand e di investimenti in education. È un rischio per una azienda affidarsi ad un distributore senza attivare adeguati meccanismi di controllo (come insegna il caso Nestlè agli inizi degli anni novanta: il suo distributore esclusivo Nanpu aveva cominciato a vendere e distribuire prodotti propri in diretta concorrenza). Per posizionarsi come offerta di cibo di qualità ma accessibile, infine, bisognerà prevedere una attenta selezione nella distribuzione, in particolare per le insegne locali. Per la distribuzione presso high-end supermarket/mini market delle grandi città si può pensare ad accordi di distribuzioni con player locali. *Roland Berger Strategy Consultants per alcuni generi alimentari ci possono essere restrizioni all’importazione. L’outsourcing può essere una alternativa, soprattutto in una fase iniziale esplorativa con l’obiettivo di testare il mercato e di sviluppare un prodotto italiano ma al tempo stesso adattato alle preferenze locali, facendo leva anche s ul know-how del fornitore cinese. Anche se l’offerta alimentare è principalmente focalizzata su segmenti lowend, in Cina esistono ottime opportunità di identificare dei fornitori di qualità per quasi tutte le merceologie alimentari. I rischi di questa scelta risiedono nella gestione del fornitore, nel controllo della qualità lungo tutta la filiera (in particolare l’approvvigionamento materie prime) e nel rischio di plagio (in passato ci sono stati casi di player cinesi passati ad essere da fornitori a diretti concorrenti). novembre_2011 67 ECONOMIA & ANALISI Il marketing mix serve, anche a Pechino D ato l’alto livello competitivo del mercato food cinese, l’implementazione di una corretta strategia di marketing mix è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Secondo direttrici abbastanza definite: • il prodotto offerto dovrà essere autenticamente italiano, ma riadattato per servire il mercato locale, non solo nelle sue caratteristiche essenziali, pure nella sua presentazione. Il prodotto dovrà essere semplificato nella sua preparazione, cercando di avvicinarsi al concetto di cucina veloce; • il pricing dovrà essere coerente con il posizionamento, quindi premium, non esclusivo: accessibile e non eccessivamente di nicchia; • la comunicazione e la pubblicità dovranno essere in grado di educare al prodotto e di posizionarlo nella fascia di mercato desiderata. Il focus degli investimenti presso i punti di vendita punterà sulla creazione dell’esperienza per il cliente e su un programma di educazione alla cucina italiana. Best practice Per concludere una azienda italiana che intende investire in Cina dovrà tener conto delle seguenti best practice da seguire e/o erro- Segmentazione dei consumatori cinesi per capacità di spesa Big Spenders 20 Egocentrici 15 Progressisti Medium Spenders Tradizionalisti 10 Massimalisti Edonisti Conformisti Minimalisti 5 Mediocri Small Spenders 0 Reddito [%] 0 5 10 15 20 25 Fonte: sondaggio Roland Berger Potenzialità per il premium price “Sono disposto a pagare di più per la qualità” - valori in % Fortemente d’accordo 25 Abbastanza d’accoro 49 Poco convinto 21 Fortemente contrario 5 74 ri da evitare. Il rischio di posizionare il prodotto high-end è di restringere il target: Piazza Italian market, un supermercato e ristorante italiano nel cuore di Pechino, dopo poco tempo dall’apertura ha dovuto chiudere a causa di un posizionamento troppo esclusivo. Un esempio virtuoso è quello di Starbucks, che, a partire dagli anni 90, ha ridotto il pricing per accelerare la penetrazione, pur mantenendo sempre una connotazione premium. L’ingresso in Cina deve prevedere l’abbattimento di eventuali barriere culturali. Pensare di vendere un prodotto che è stato sviluppato per un target occidentale, anche facen- Esportazione d'impresa, da valutare con attenzione C ostruire un asset produttivo in Cina non è così vantaggioso in termini economici come si potrebbe pensare: per le produzioni “capital intensive” e/o che richiedano il rispetto di particolari standard di igiene/ sicurezza, la costruzione di una fabbrica in Cina può discostarsi anche solo di un 20% in meno rispetto a un analogo investimento in Italia (comprendendo anche il costo del terreno). Investire in un impianto comporta una complessità di gestione iniziale rilevante, un time to market più lungo (circa tre anni) e un Fonte: sondaggio Roland Berger 68 novembre_2011 www.markup.it do leva su ingenti investimenti in comunicazione, può essere un rischio. Non un unico mercato, non un unico modello di business. Essendo la Cina una nazione molto estesa e altrettanto popolata non esiste una strategia di marketing per tutto il Paese. Ogni regione richiede un sforzo di adattamento alle diverse esigenze locali in termini di gusti e preferenze. Aziende quali la Ferrero, che hanno impostato un’unica campagna marketing, nonostante ingenti investimenti pubblicitari, non sono riuscite in passato ad ottenere i risultati desiderati. Data l’estensione e la complessità del mercato cinese, la scelta di un valido distributore è fondamentale per coprire progressivamente il territorio. Al tempo stesso aziende che hanno lasciato ampia autonomia nell’esecuzione hanno riscontrato notevoli problemi, in particolare per le marche con posizionamento premium. n rischio di insaturazione degli impianti nei primi anni. Dall’altro canto questa opzione comporta nel medio periodo maggiori margini e un maggior controllo della qualità del prodotto; nel breve periodo si può anche beneficiare di alcuni incentivi fiscali (che stanno progressivamente diminuendo). Nonostante le dimensioni della Cina, grazie al veloce sviluppo delle infrastrutture, esistono concrete opportunità a oggi di sviluppare un baricentro produttivo che possa servire tutta l’area della East Coast, in particolare nelle regioni di Shandong, Henan e Hebei. Diversamente si possono ipotizzare degli insediamenti produttivi a carattere regionale.