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India - Nepal. Ma siamo sicuri di aver comprato tutto?

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India - Nepal. Ma siamo sicuri di aver comprato tutto?
(35-103)Taccuini 3/2005
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INDIA - NEPAL
TACCUINI DI VIAGGIO
MA SIAMO SICURI
DI AVER COMPRATO
TUTTO?
Diario-racconto
di un India Nepal Soft
Testo e foto
di
vete mai viaggiato con Avventure nel Mondo? Se la risposta è sì già conoscete l’inizio di questo viaggio:un
po’ di voli, un po’ di scali e oplà eccoci a destinazione stravolti e ridotti come la “pelle di stracchino”.E’ un classico, ma se non si comincia così il divertimento dov’è?
28/10/2004 – La “pelle di stracchino” finalmente sbarca a
Dehli,ovviamente al mattino presto … così non ci resta che
farci dare la mazzata finale dalla prima giornata indiana.
Durante il tragitto in pulmino dall’aeroporto all’albergo osserviamo curiosi la città che si sveglia. Un’oretta in albergo
e … pronti? Via che si inizia!!! La prima tappa è al Qudt Minar. Gironzoliamo per il sito e iniziamo e fotografare i coloratissimi “saree” indossati con eleganza dalle belle donne indiane. E, per la prima volta dopo tanti anni di viaggi, mi accade …..che tutti ci vogliono fotografare!! Ma,come? Non siamo noi i turisti? Non dovremmo essere noi a fare le foto??
E invece no;bambini,ragazzini,anche intere famiglie si avvicinano e si fanno fotografare insieme a noi!! I casi sono due: o
siamo così belli che non possono resistere al nostro fascino
o siamo così brutti che ...Non fate gli spiritosi, il nostro è il
primo caso!!! A seguire facciamo una sosta pappa (per me
nanna) e poi proseguiamo con il tempio a forma di Loto, la
Tomba di Humayun e per finire il Forte Rosso che vediamo
all’imbrunire.Attraversiamo una festa (o meglio un gran casino) e ritorniamo in albergo, veramente sfiniti. Cena (schifosina) e una bella e meritata nanna.
29/10/2004 – Destinazione Jaipur, l’unica città del Rajastan
inclusa in questo viaggio. Strada facendo, qui le strade sono
ancora in ottime condizioni, facciamo una sosta al Forte di
Amber. La salita al forte prevede anche il trasporto in elefante … e noi che siamo un gruppo di Avventure ci perdiamo l’occasione?? Nossignori, ed ecco che una parte di gruppo è già piazzata in groppa alla bestiola. Io e Donatella saliamo a piedi … e immortaliamo gli altri. Il Forte è bellissimo,
e con l’aiuto di una guida capiamo qualcosa in più di palazzi
e templi vari.
Scendiamo tutti a piedi … e qui la nostra Donatella inizia
quello che definiremo “l’acquisto dell’intera India” ….Poi acquisterà anche l’intero Nepal ma questo ve lo racconto più
avanti. Morale scambia il suo swatch con dieci belle scatoline ….Intanto Massimo cerca il tascapane … Arriviamo a Jaipur e dopo aver parecchio girovagato finalmente il nostro autista riesce a trovare l’albergo. Scarichiamo i bagagli e ci but-
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Simona Riccardi
tiamo nei negozi. Pensate di essere capaci di “attraversare la
strada”? Avete risposto di sì? Beh, prima fatevi un giretto a
Jaipur e poi ne parliamo!! Sopravviviamo e ceniamo da Niro,s uno dei ristoranti più famosi della città.
30/10/2004 – Oggi Jaipur a tutto spiano. Il palazzo dei Venti
ci aspetta con un paio di scolaresche che ci vogliono fotografare e non ci mollano più.Anche qui? Allora è un vizio! Luca,il nostro bel randagione,sfodera tutte le sue arti fotografiche … e le sfodera così bene che verrà nominato fotografo di gruppo (ovvero farà lui tutte le foto di gruppo).La giornata prosegue con il City Palace e il Jantar Mantar (osservatorio astronomico). Ogni volta che si entra in un palazzo o
in un tempio si paga un “biglietto di ingresso” anche per le
macchine fotografiche / telecamere. Il nostro caro randagione non ha pagato il biglietto della sua macchina fotografica e
…… si è fatto pescare “con le manine nella marmellata”. Riproviamo a suicidarci continuando ad attraversare la strada
avanti e indietro in giro per negozi … ma anche stavolta riusciamo a sopravvivere. Nel frattempo Donatella compera
di tutto di più. Dovete sapere che è partita per 18 giorni di
viaggio con una “micro-valigina bagaglio a mano” da 5 Kg. Noi
abbiamo pensato che fosse di quelle “vere” che viaggiano solo con: un paio di pantaloni, un paio di scarpe, due magliette
e due mutande (che lavano…). Beh, non ci crederete, ma da
quella valigina Donatella ha estratto di tutto di più:medicine,
cambi di vestiti e scarpe, agendine, calcolatrici, giocattoli, cibarie e perfino i sacchettini di lavanda per profumare il pulmino (che un po’ puzzava…)!! Ma dove cavolo aveva tutta
quella roba??? Cos’è il gonnellino di Eta Beta? Mah!! Comunque non credereste nemmeno al quantitativo di bagaglioni
che si è portata a casa;ha persino comperato un paio di borsoni per metterci tutti gli acquisti!! E brava la nostra Dona!!
Decidiamo di provare un nuovo ristorante indicato dalla Lonely e quindi assoldiamo due rickshaw che .. gira di qua, gira
di là … del ristorante nemmeno l’ombra!! Insomma a Jaipur
si perdono tutti; meglio tornare da Niro’s .. a piedi!!
31/10/2004 – Sveglia all’alba e colazione in pulmino,così non
perdiamo tempo.Sostiamo a Fatepur-Sikri il centro di un’antica città molto ben conservata. Mangiamo qualcosa e corriamo letteralmente ad Agra con l’obiettivo di arrivare al Taj
Mahal al tramonto, ora in cui il marmo bianco assume varie
sfumature di rosa. Riusciamo nell’intento e …
oooooohhhhhh …..questa “meraviglia” si mostra a noi in tut-
to il suo splendore!!! La bellezza di questa costruzione è resa ancor più affascinante dalla leggenda che la avvolge.Taj Mahal significa "Palazzo della Corona" ed è di fatto la più bella e
meglio conservata tomba del mondo.Il Taj Mahal si trova sulle rive del fiume Yamuna. Fu costruito dal quinto imperatore
Mughal , Shah Jahan, nel 1631 in memoria della sua seconda
moglie, Mumtaz Mahal, una principessa originaria della Persia.Mumtaz Mahal mori' dopo aver dato alla luce il loro quattordicesimo figlio. La sua morte fu un vera tragedia per l'imperatore, al punto che i suoi capelli e la sua barba nel giro di
pochi mesi diventarono completamente bianchi. La costruzione del Taj Mahal iniziò nel 1631 ed venne completata in 22
anni.Ventimila persone vennero impiegate per la sua costruzione,e fu disegnato dall'architetto iraniano Istad Usa.Il modo migliore per apprezzare la sua meravigliosa architettura
ed i suoi ornamenti preziosi è quello di vederli con gli occhi
dell'amore che l' Imperatore aveva per la moglie. E' sicuramente un simbolo di amore eterno. Dopo questa meraviglia
diamo un occhio alla Lonely e … evviva …. c’è un Pizza-Hut
ad Agra!! Ci scaraventiamo dentro e ci abbuffiamo di pizza ai
gusti più vari …. Sì sì, lo so cosa state pensando; un gruppo
di Avventure che mangia pizza in India.Aho ragà, quanno ce
vò ce vò … e che diamine!!! Ma la giornata non è finita qui.
Salgo in camera per farmi la doccia e scopro che non c’è acqua mentre Luca rimane giù nella hall dell’albergo a sbevazzare con gli altri. Ci addormentiamo e nel bel mezzo della
notte si spalanca l’acqua nella doccia. Luca si sveglia di soprassalto, scende dal letto e urla:“Simò ma che è, ce sta uno
a fasse la doccia en camera nostra? E mò che fammo?” Ma va
là non c’è nessuno nella doccia … è solo tornata l’acqua!! La
scena è esilarante e così ridiamo tutto il resto della notte!!
01/11/2004 – Alle 6:30 siamo già pronti a partire.Vediamo il
forte di Agra solo dall’esterno e poi ci dirigiamo a Gwalior,
uno stupendo palazzo con intarsi a prevalenza di colore blu.
Acchiappiamo una guida e ci perdiamo nei racconti fantastici del tempo che fu. Sostiamo solo mezz’ora da un tipaccio
con baffoni enormi, che però fa un ottimo pane, e poi via diretti verso Orcha. Scopriamo con piacere che il nostro albergo è nientepopodimenochè la dependance del Palazzo
Reale. Caspiterina!! Ci accomodiamo in tre suites imperiali
(con una discreta puzza di canfora) e vaghiamo un po’ per il
paese. Qualcuno entra nel tempio e assiste alla funzione, altri si buttano a caccia di antichità indiane. Ceniamo in albergo con dell’ottimo pollo e ….Donatella,ma non hai comperato nulla? Possibile!! E Massimo … il tascapane l’hai trovato? No, nemmeno oggi!!
02/11/2004 – Il sole splende e noi ci aggreghiamo ad un gruppo di santoni che suonano e danzano nella piazza centrale del
paese. Luca e Donatella si fanno pitturare la faccia e …. il resto che ve lo dico affà? A mezzogiorno partiamo per Khajurao dove arriviamo nel tardo pomeriggio.L’albergo è fantastico: stanze bellissime, piscina, ottima colazione (che scopriremo la mattina seguente).Chi va in piscina,chi si fa massaggiare e poi via di corsa a vedere lo spettacolo Suoni e Luci ai
Templi Occidentali. Magnifico!! I templi illuminati sono affascinanti peccato che la storia venga narrata in inglese;del resto la scelta è tra l’inglese e l’indu ….. capisci ammè!!! Terminato lo spettacolo incontriamo Pappu,che ci farà da guida l’indomani, e ci strafoghiamo al Raja Cafè. Qui incontriamo anche Giancarlo e Lisa,due ragazzi italiani che ci seguiranno per
una parte di viaggio….. insomma due simpaticissime palle al
piede!!! Giochiamo a biliardo e poi a nanna.
03/11/2004 – Escursione in jeep alle Raja Falls.Il paesaggio è
molto bello,anche se le cascate non sono in piena (questa del
resto è la stagione secca).Camminare in mezzo alla natura ci
rimette in pace con il mondo e ci “distrae” dal traffico e dal
casino tipico dei centri urbani indiani. Rientriamo a Khajurao
e trascorriamo il pomeriggio ammirando i Templi Occidenta-
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li,i Templi Orientali e i Templi Meridionali. Quelli meglio conservati sono gli Occidentali detti anche templi erotici.Si tratta di 7 templi, uno più bello dell’altro, interamente ricoperti
di statue nude in tutte le posizioni possibili e immaginabili che
la nostra guida Pappu ci mostra e ci spiega. Ma non immaginatevi nulla di volgare;sono di una finezza e di un’eleganza unica. I nostri maschietti Luca e Massimo iniziano a fantasticare
su tutte queste posizioni…. Prima di cena ci buttiamo a capofitto nello shopping:pashmine indiane e persino pietre preziose (per la precisione rubini asteria) e stavolta Donatella non
c’entra nulla; le pietre sono tutte per Barbara ed Emilia. Ceniamo di nuovo al Raja Cafè e poi ci scoliamo una bottiglia di
rum giocando a biliardo in albergo.
04/11/2004 Giornatona di trasferimento!! 16 belle ore di
pulmino sono proprio quello che ci vuole per rimetterci in
sesto schiena e stomaco. Olè.
Il tutto per percorrere una tratta di 400 Km. In 16 ore? Ebbene sì le strade sono così malconce e disconnesse che facciamo dei salti sul pulmino da picchiare la testa sul soffitto. E
non pensate che ci siamo tanto dilungati in soste qui e là.Nulla. Giusto 3 / 4 soste pipì al volo e una di mezz’oretta per il
rancio. Una vera massacrata. Donatella oggi non può comperare niente … anche perché non si sente bene. Domani
andrà meglio!! Arriviamo a Varanasi a sera inoltrata. Percepiamo subito una gran polvere nell’aria e un gran frastuono.
Ceniamo in albergo, organizziamo la giornata di domani e
proviamo a fare un giretto notturno per la città. Oramai è
tutto chiuso perciò meglio andare a letto presto ed essere
belli freschi per assistere alle abluzioni nel Gange.
05/11/2004 Alle 5.30 siamo già piazzati sui moto-rickshaw
per andare a vedere l’alba ai Ghat del Gange. La nostra barchetta ci aspetta insieme ad un bimbo, di 4 anni al massimo,
che ci vende (per 10 rupie = 200 lire del vecchio conio) dei
piccoli cestini contenenti fiori e una candelina. Ci spiega, in
perfetto inglese,che bisogna accendere la candelina,dire una
preghiera per le persone care e appoggiare il cestino nel Gange.Compiamo il rituale e con la nostra barchetta facciamo il
giro dei Ghat per vedere le abluzioni.Varanasi è un posto incredibile e magico.Il sole non è ancora sorto e già le rive della Grande Madre sono piene di vita:chi si lava i denti,chi fa il
bagno, chi lava i bambini, chi si fa lo shampoo. Poi ci sono i
forni delle cremazioni con le cerimonie funebri e poi le mucche che pascolano libere e qualche volta fanno il bagno e poi
i venditori di fiori,di candele,di cartoline,di balsamo di tigre.
Intorno al Gange c’è tutta l’India che si muove lentamente
ma inesorabilmente, seguendo tradizioni e rituali che sono
senza tempo. Il sole finalmente sorge così ci scalda un po’.
Facciamo colazione sulla terrazza di un albergo e poi riprendiamo il giro dei templi della città sui moto-rickshaw. Il più
bello è il Golden Temple. E arriva, come ogni giorno, il mo-
mento dello shopping:ci perdiamo nel mercato (e non è solo un modo di dire) e comperiamo di tutto.Seta a go-go:sciarpe, sciarpine, sciarpette, copriletti…. Ma chi ha comprato un
copriletto? Indovina indovinello …. Merenda in terrazza, la
stessa della colazione,e al tramonto torniamo ai Ghat.Oltre
ad assistere alle cerimonie che si svolgono sulle rive, noleggiamo ancora la barchetta e ci avviciniamo ai Ghat delle cremazioni.All’alba non c’erano in atto rituali funebri mentre ora
le pire ardono. La giornata è stata ricca di emozioni e sensazioni forti ma indimenticabili; il mio viaggio in India non sarebbe stato lo stesso senza vedere Varanasi.
06/11/2004 Addio India, oggi andiamo in Nepal. Donatella
sei sicura di aver comperato tutto? Massimo, il tascapane?
Niente da fare, lo cercheremo a Katmandu! Per dovere di
cronaca devo dirvi che Massimo e Barbara fanno i formaggiari. Cioè? Si occupano di un piccolo caseificio, di quelli che
fanno solo formaggio di pecora, in una bellissima zona della
Toscana. E così ogni un per due si parla di …. pecorino fresco, stagionato, ricotta di pecora, mmmmmhhhh che buonooooo! Vuoi vedere che sto tascapane che non si trova è
un arnese per fare il formaggio? Ma va là,è una specie di borsa da portare a tracolla, altro che formaggio!! Arriviamo alle
14.00 e il nostro pulmino ci porta all’ albergo di Thamel. Il
quartiere di Thamel è molto turistico ed occidentalizzato,bei
negozi, bei ristoranti addirittura pizzerie e pasticcerie invitanti.E in men che non si dica eccoci tutti pastrugnati di cioccolato mentre ingurgitiamo una bella fettona di sacher-torte
e passeggiamo lentamente per la città. Ci rendiamo subito
conto di come India e Nepal siano due mondi diversi e non
solo per la conformazione fisico-geografica.Qui i bambini magari sono sporchi, magari hanno i vestitini stracciati, magari
non hanno una bella casa... però sono paffutelli, e questo ci
lascia pensare,con somma gioia,che almeno un piattino di riso non manchi (anche grazie al turismo “alpinistico” molto
sviluppato). Diversa è la situazione dell’India, perlomeno in
alcune zone, dove i bimbi ci rincorrono per centinaia di metri cercando di farsi dare un biscotto, un pezzo di pane, che
mangiano con voracità davanti ai nostri occhi. Questa è fame. Un conto è la povertà e un conto è la fame; vi sembrerà una differenza sottile ma in realtà è sostanziale.
Invece noi, che siamo turisti (anzi viaggiatori) molto molto
fortunati ci possiamo permettere di cenare in una pizzeria
addirittura con il forno a legna (che buona!!!). E, indovinate
un po’ chi rincontriamo,anzi a dire la verità li avevamo già incontrati in aeroporto:le simpatiche palle al piede,cioè Lisa e
Giancarlo.
07/11/2004 Super-colazione e poi conosciamo la nostra guida Raji, che si rivelerà un ragazzo simpatico e in gamba (anche se non ferratissimo come guida). Il primo tempio della
giornata è quello di Boudanilkanta,con la divinità sdraiata nel-
l’acqua.Come ho già scritto in un articolo precedente sul Nepal … “una divinità è sempre una divinità, però questa è veramente bruttina!!” Segue Boudnath con il mitico “stupone”.
Dicesi stupa la costruzione a “cupola con pennacchio” tipica
della religione buddista. Qui l’atmosfera è magica e pervasa
dalla musica OM-MA-NI-PAD-ME-OM,di cui non potrete fare a meno di innamorarvi.Fotografiamo i monaci tibetani,alcuni ancora bimbi, e respiriamo il senso di pace e di tranquillità che satura piacevolmente l’aria. L’ultima tappa della
giornata prevede Pashupatinath il tempio delle cremazioni. Il
luogo è sacro e, come gli indiani vanno a farsi cremare a Varanasi sulle rive del Gange, così i nepalesi vanno a farsi cremare a Pashupatinath sulle rive del Bagmati (affluente del Gange).Assistiamo ad una cerimonia completa, dalla preparazione del cadavere con fiori e profumi fino alla vera e propria
cremazione sulla pira di legno.La giornata si conclude con la
Durbar Square di Katmandu e (perché no?) un po’ di acquisti. Figuratevi però se ci potevamo privare dell’abbuffata con
il “chicken in the basket” preparato nel nostro albergo.E che
diavolo è?? “La cutuleta a la milanes cunt i patatin” servita in
un cestino di vimini!! E com’è che fanno la cotoletta in Nepal?? Boh,però a noi piace e quindi ….perché farsi tante domande??
08/11/2004 Stamattina si vola sulla catena Himalayana! Sveglia presto e di corsa in aeroporto tutti entusiasti di vedere
l’Everest e … che correte affà tanto il volo è in ritardo!! La
vista dell’Everest ci emoziona però … non manca qualcosa?
Certo,per la fretta di uscire non abbiamo fatto colazione;che
fameeeee!!!! Torniamo in albergo,“magnamo alla grande” e ci
portiamo via anche “due o tre cosucce” per i bimbi locali.
Tradotto:sgraffignamo una ventina di muffin e plum cake che
Donatella elargirà strada facendo.La giornata poi è quella giusta perché prevede la visita di Khokana e Bungamati,due villaggi newari.Lo spettacolo è meraviglioso;paesini cosparsi di
riso che le donne muovono continuamente per farlo seccare in maniera uniforme. Le foto si sprecano. Dovete sapere
che,oltre a ciò che “rubiamo” a colazione,portiamo con noi
anche i capi di abbigliamento che non utilizziamo più: pantaloni, biancheria intima, pigiami, giubbotti. Del resto, se sono
ancora in buone condizioni, perché non regalarli a chi ne ha
bisogno? Immaginate la festa che abbiamo portato in questi
paesini!! Il pomeriggio trascorre alla Durbar Square di Patan
e la cena invece?? Una bella cotolettona in formato gigante.
Sarà l’aria di Katmandu, che a dire il vero è inquinatissima
nonostante i 1.300 mt. di altezza, ma arriviamo all’ora di cena affamati come i galli di Asterix che si strafogano con il cinghiale.
09/11/2004 La giornata inizia con Daksinkali, il tempio della Dea Kalì la sanguinaria. Qui la popolazione sacrifica (sgozzandoli alla bell’è meglio) capre, galline e bufali per “tenere
buona e calma” la Dea che altrimenti scatenerebbe sul mondo le sue ire funeste. Proseguiamo con Pharping, un tempio
buddista, e Jawalakel dove una comunità di tibetani produce
tappeti e pashmine di buona qualità. L’ultima tappa è a Swayambunath un monastero tibetano e qui assistiamo a una cerimonia. I monaci per ben due ore cantano le loro preghiere, suonano i tamburi, mangiano e bevono tè al buro di jak. I
più piccoli si occupano di servire il tè e riordinare il tempio.
Torniamo a Katmandu e … finisce di nuovo a cotoletta e patatine. E tutti prima di partire:“in quelle zone non si mangia
niente, tornerete magri come chiodi…..” figuriamoci: grassi
e pieni di brufoli da fritto!!!
10/11/2004 Oggi abbiamo voglia di sgranchirci le zampette
e,dopo aver dato un’occhiata a Thimi il paese dei vasai di terracotta, camminiamo in mezzo ai boschi sopra Katmandu e
respiriamo un po’ di aria pulita (davvero). Un’occhiata veloce a Changu Nayaran, e poi passiamo il pomeriggio a Baktapur. La Durbar Square è meravigliosa; ci torniamo anche do-
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mani!! Se avete qualche Swatch che vi avanza non dimenticatelo a casa, qui lo potete scambiare con delle belle pashmine
lana e seta (e noi non ci facciamo scappare l’occasione)!! Ancora shopping a Katmandu e questa è la volta delle macchine fotografiche.Io e Donatella setacciamo tutti i negozi di fotografia e ci facciamo una bella cultura. Ma non ci stiamo dimenticando niente??? Siamo proprio sicuri?? Massimo,ma sto
tascapane l’abbiamo comprato o no? NOOO?? Bè,forza perché il tempo stringe!!! Stasera niente cotoletta ma cena tipica nepalese in un locale tipico nepalese con musica e danze
tipiche nepalesi. Dopo una settimana di cotoletta non sarà
troppo tutto sto “tipico”? Macchè, il cibo è ottimo e lo spettacolo divertente!!!
11/11/04 E allora,Simona (che sarei io),ti decidi o no?? Certo che mi decido e stamattina, prima di andare a Baktapur,
finalmente acquisto la macchina fotografica e tutti sono contenti così non rompo più i maroni. Niente paura, Donatella
l’ha già acquistata … Baktapur ha i ritmi lentissimi. Ci sediamo sui gradini della pagoda più alta del Nepal che ha 7 piani
e osserviamo il brulicare della gente e lo svolgersi del mercato sulla piazza principale. E Olè i bimbi ci assaltano curiosi
e a caccia di biro. Luca cerca di metterli tutti in posa con il
pollice alzato e gli insegna lo spot della pubblicità di Italia 1.
Ma si può? Sì che si può e l’aveva anche già fatto i giorni precedenti riscuotendo un enorme successo. Senza rendercene
conto il tempo passa ed è già ora di rientrare.Stasera è il turno della griglieria vicino all’albergo, Il nostro Luca, che inizia
ad avere nostalgia di Roma, si fa un piattone di spaghetti alla
carbonara che definisce “decenti”. Del resto questo è il Nepal mica Trastevere. Ma non abbiamo dimenticato nulla? E lo
shopping prima di cena? Ancora? Secondo me non abbiamo
più nulla da comprare; Donatella cosa ti manca? Niente! E
meno male; durante il viaggio ha collezionato: un copriletto
di seta con relativi copricuscini, dozzine di sciarpe e pashmine, dozzine di portafogli di pelle di jak (?!?) occhiali da sole,
una statua in legno di Ghanesh (la divinità mezzo uomo - mezzo elefante) che pesa come un morto, un’altra statua in legno, tre pugnali, una macchina fotografica, una paio di scarpe, due giacche a vento con i pantaloni da trekking, due pile,
un giubbotto di lana di jak (e dagli con sto jak)….. e il resto
non me lo ricordo. Fate un po’ voi il conto del peso che dovremo imbarcare al ritorno ……
12/11/2004Verso mezzogiorno salutiamo Luca. Lui è fortunello e si ferma a Katmandu un’altra settimana che dedicherà ai bimbi in ospedale.Avremmo voluto restare tutti con lui,
specialmente Donatella che per i bimbi ha un debole,ma purtroppo non è possibile; i nostri impegni di sempre ci richiamano all’ordine e dobbiamo per forza rientrare in Italia.Un’ultima tappa a Dehli, dove passeremo la notte e … dov’è che
passiamo la notte?? Il gruppo in albergo … e io in aeroporto
perché il visto sul mio passaporto è “single” e non “double”
. Morale io non ho il permesso per entrare nuovamente in
India e quindi sono costretta a bivaccare sulle “comode” panche della sala d’attesa dell’aeroporto di Dehli. Poco male, il
volo parte domattina all’alba …..
13/11/2004 La solita manciata di voli ed eccoci di nuovo a
casa. Un piccolo gruppo,di quelli che perfettamente calzano
con il detto “pochi ma buoni”.Ed eccoli qui i buoni:Massimo
il formaggiaro:colui che ha disperatamente cercato un tascapane; Barbara la formaggiara; la moglie di colui che ha disperatamente cercato un tascapane; Emilia: colei che lavora alla
Galbani, quindi formaggiara e anche prosciuttara; Luca il cassiere-randagione:colui che con me ha condiviso camere e bagni;Donatella:colei che ha regalato tutto ciò che aveva ai più
bisognosi … e colei che si è comprata di tutto di più! Grazie
per questo fantastico viaggio, non vi dimenticherò mai!!
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I SOPRAVVISSUTI
DI GOREPANI
Illuminazioni
Illuminazioni e
e verità
verità
sulla
via
del
Poon
sulla via del Poon Hill
Hill
ovvero
ovvero resoconto
resoconto semiserio
semiserio
del
del nostro
nostro trekking
trekking
Da
Da un
un Tuttonepal
Tuttonepal
Testo e foto
di
n viaggio deve servire a qualcosa che sia altro dallo spostarsi fisicamente da un luogo all’altro (altrimenti detto sbattimento), o spendere denari a
fatica guadagnati e a stento risparmiati. Deve, necessariamente deve, regalare un dono interiore.Altrimenti è delusione, spreco, disfatta. E se non proprio tutto il viaggio
almeno una parte di esso, un luogo, una giornata deve assolvere al sublime compito. Il trekking di Poon Hill ha donato a noi poveri 8 l’illuminazione, ha squarciato il velo su
una realtà prima preclusa,ignorata.Se poi era meglio continuare a pascolare nelle verdi praterie dell’ignoranza piuttosto che masticare le pietre (durette) della conoscenza…..bè,questa è questione dibattuta da immemore tempo, almeno dall’epoca di Adamo ed Eva. E non sarà stata
certo la fatica del cammino a donarci la soluzione.
Per evitare d’imboccare altrui parole che sono mie soltanto volgerò il racconto in prima persona assumendomene in solido (sì, si dice proprio così) tutta la responsabilità. Solo per finzione letteraria manterrò il racconto al
plurale.
Dunque,in quattro giorni abbiamo camminato per 22 ore
complessive. Facciamo 20, tanto per non dar l’impressione di voler esagerare. Se ogni secondo e mezzo (stimiamo) faccio un passo, significa che il trekking di Poon Hill
mi è costato la bellezza di un valore di passi compreso tra
i 45.000 e i 52.000 (sarebbero 48.000 esattamente, ma si
sa – o meglio tutti dovrebbero sapere – che parlando di
cose umane per di più stimate, l’esattezza è molto imprecisa e pertanto è meglio lasciarla perdere per evitare di
cascare nel ridicolo).Ogni passo un respiro,profondo,basso, come insegna lo yoga; ogni passo un gradino (o quasi).
Venti ore per meditare (si chiama meditazione dinamica).
Per forza di cose una qualche verità (o presunta tale) deve apparire alla mente,un qualche idea dal profondo emergere al di là di una più superficiale corrente di pensieri che,
dal primo all’ultimo passo del trekking,citano il mantra del
“ma che ci faccio qui, ma sti gradini non finiscono mai, ma che
fame,ma che freddo,ma che caldo,ma che sete,ho anche pa-
U
Daniele Bruno Levratti
gato per fare questa fatica, ma quanto manca....” e via discorrendo.
Così durante i quasi infiniti passi mossi m’è apparsa la verità (tremenda ovviamente come tutte le verità che si rispettano). La razza umana è divisa in tre categorie fondamentali. I superuomini, gli uomini normali (altrimenti detti esseri umani) e gli alpinisti “veri” (stile Messner e suoi
emuli e quelli che si credono tali, per intenderci).
Tutte le persone che, in tutto il mondo, consumano la loro esistenza percorrendo giorno dopo giorno,per tutta la
loro vita i durissimi sentieri di montagna, gravati per necessità di sussistenza (altrimenti detta lavoro) di carichi
pesantissimi, con poco cibo nel ventre, pochi abiti addosso a ripararli dalle proibitive condizioni atmosferiche (e
neppure un capo di abbigliamento tecnico), con ai piedi
(solo alcuni, però, più fortunati degli sfortunati che li circondano) le mitiche ciabattine infradito di vera plastica,
che dormono a temperature polari con addosso quasi
niente e solo una copertina che li preserva dal congela-
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