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21 12 14 Il.Fatto.Quotidiano Mafia Capitale

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21 12 14 Il.Fatto.Quotidiano Mafia Capitale
AFFARONI
il Fatto Quotidiano
Ei lavori
ataly, al via
per il “parco”
di Bologna
UN ALTRO CANTIERE pronto ad aprire i battenti
per Oscar Farinetti. In questi giorni ‘Il Fatto’ vi ha
raccontato dell’appalto affidato a Eataly per la
ristorazione di Expo. È notizia di ieri, invece, che a
gennaio partiranno i lavori di Fico Eataly World
Bologna: 22 investitori privati, mille posti di lavoro, 3.500 nell’indotto.
Sarà un enorme parco agroalimentare che do-
vrebbe inaugurare a fine 2015. “Bologna - dice
l’organizzazione - raccoglierà il testimone sul tema del cibo e della sostenibilità, proponendosi
come Expo permanente dell’eccellenza agroalimentare italiana, attraverso la ricostruzione delle
principali filiere produttive su un’area di oltre
80mila metri quadrati”. In pratica, nel parco, saranno presenti campi coltivati, filiere di produ-
Metro C: favori ai costruttori
Cantone e i pm indagano
ALTRO CHE MAFIA CAPITALE: IN DIECI ANNI SUI GRANDI APPALTI SONO GIRATI MILIARDI
di Giorgio Meletti
I
l fascicolo penale, aperto
dal procuratore Giuseppe Pignatone sulla linea
C della metropolitana di
Roma ipotizzando il reato di
abuso d’ufficio, è destinato a finire nel nulla. Le stranezze sono
state fatte tra il 2005 e il 2006,
quando sindaco era Walter Veltroni, e la strada della prescrizione sembra segnata. Ma i fatti
incredibili segnalati dall’Autorità Nazionale Anticorruzione
guidata da Raffaele Cantone
meritano comunque un approfondimento, se non altro per capire una cosa. Lo scempio di denaro pubblico attribuito alla
presunta organizzazione mafiosa di Massimo Carminati,
detto “er cecato”, è ben poca cosa rispetto a quello realizzato
con le cosiddette grandi opere.
Se Mafia Capitale colpisce
nell’ordine delle decine di milioni, Cemento Capitale fa sparire i milioni a centinaia, grazie
a un sistema oliatissimo dove di
“cecati” non ce ne sono. Ci vedono tutti benissimo.
da pagare ai costruttori per la
mancata realizzazione dell’opera siano attorno ai 500 milioni di
euro o più vicini al miliardo.
I due appalti nascono nel 2005 e
si assomigliano come gemelli
monovulari. Il 12 ottobre 2005
LA PROVA È CHE LA STORIA la cordata formata da Impregilo,
della Metro C raccontata dagli Condotte e la coop rossa Cmc si
uomini di Cantone è contempo- aggiudica la costruzione del
ranea e perfettamente corri- ponte offrendo un ribasso del 12
spondente a quella del ponte per cento sulla base d’asta di 4,4
sullo Stretto di Messina. Nel pri- miliardi di euro. La cordata
mo caso la Corte dei Conti ri- sconfitta (Astaldi, Vianini di
tiene che il tratto Pantano-Cen- Franco Caltagirone e cooperatitocelle, recentemente
va rossa Ccc) fa riinaugurato, appaltacorso per “ribasso
to per meno di 600
anomalo”. Il 14 febmilioni, è costato fibraio 2006 Astaldi,
nora 363 milioni (il
Vianini e Ccc si ag60 per cento) più del
giudicano l’appalto
previsto. Nel caso del
per la Metro C ofponte sullo Stretto il
frendo alla stazione
contribuente sta anappaltante
Roma
cora aspettando di
Metropolitane
sapere che le penali
(braccio operativo
del Campidoglio,
presidente il manaCHI HA
ger ex ambientalista
DECISO
poi riformista Chicco
Il salasso
Testa) un ribasso del
13 per cento sulla badella Metro C è
se d’asta di 2,5 mida ricondurre
liardi.
alle scelte della
Il 27 marzo 2006,
giunta di Veldue settimane prima
troni Ansa
che vinca le elezioni
l’Unione di Romano
Prodi che ha in programma lo
stop al ponte, la società Stretto di
Messina firma il contratto di affidamento dei lavori alla cordata
Impregilo-Condotte-Cmc, che
nella gara per metro C è arrivata
seconda. Così viene innescata la
bomba a orologeria delle penali,
che nove anni dopo sta per
esplodere sotto la sedia del mi-
DOMENICA 21 DICEMBRE 2014
nistro dell’Economia Pier Carlo
Padoan.
Il ponte sullo Stretto viene gestito dal governo Berlusconi,
con Pietro Lunardi ministro delle Infrastrutture e l’immancabile braccio destro Ercole Incalza
come ministro-ombra. La metro C di Roma è gestita dal sindaco Veltroni e dai suoi uomini.
Ma la filosofia è la stessa, identico lo stile operativo, analoga
l’acquiescenza alle pretese dei
costruttori, che vincono le gare
un po’ per uno ma riescono ad
armonizzare il trattamento per
tutti, quale che sia la parte politica di riferimento.
E INFATTI MENTRE Impregilo e
soci si accomodano ad attendere che maturino le penali, la cordata rivale si apparecchia un
piatto altrettanto succulento. Ci
racconta che il 12 ottobre 2006
Roma Metropolitane firma con
LE CORDATE
Tra 2005 e 2006
Impregilo, Astaldi
e Caltagirone si
spartiscono i due mega
affari: la nuova linea
e il ponte sullo Stretto
Astaldi, Caltagirone e coop rossa al seguito un contratto difforme dal capitolato di gara. In
cambio della promessa di finire
la tratta Pantano-San Giovanni
in quattro anni anziché sei (poi
7
zione, ristoranti, centri studi e negozi, una specie
di Gardaland del cibo.
Entusiasta il sindaco di Bologna Virginio Merola
(Pd) per “questo biglietto da visita: un’impresa di
successo, un’iniziativa non estemporanea ma un
polo innovativo e inedito permanente di attrazione a livello europeo sull’enogastronomia italiana”.
SISTEMA TRANI Arrestati
sindaco e politici
o hanno ribattezzato come il “Sistema Trani” e
Lcoinvolgeva
amministratori e politici locali. Tra, in cui era inni, la stessa della procura del
Trani-gate
dagato Silvio Berlusconi per aver provato a far chiudere la trasmissione Annozero, e la stessa del processo
alle agenzie di rating per i loro declassamenti sospetti
dell’economia italiana. Ieri mattina sono scattati gli
arresti per il primo cittadino di Trani, Luigi Riserbato,
ai domiciliari, e altri cinque tra politici, dirigenti ed
amministratori locali ritenuti responsabili, a vario titolo, di concussione, corruzione, turbata libertà del
procedimento di scelta del contraente. Accuse gravissime: il “sistema” avrebbe imposto assunzioni attraverso il voto di scambio e logiche clientelari nelle
società a servizio del comune, avrebbe anche pilotato
e turbato gare pubbliche e incassato tangenti. Le indagini sono partite nel settembre 2013, dopo un incendio di origine dolosa in un capannone di proprietà
di un consigliere comunale di Trani. In quella circostanza era emersa un’anomalia nella procedura di
assegnazione dell’appalto milionario per la vigilanza
degli immobili comunali.
ne hanno impiegati otto per farne metà, Pantano-Centocelle,
ma è chiaro che scherzavano) i
costruttori ottengono di ridurre
dal 20 per cento al 2 per cento
l’onere di prefinanziamento
dell'opera: anziché mettere fuori 436 milioni devono anticiparne solo 44. E chi ha prefinanziato? Pantalone, naturalmente.
Tre settimane prima della firma
del contratto si registra questa
dichiarazione del severo sindaco Veltroni: “La conferma da
parte del ministro Di Pietro
dell’impegno ad anticipare i
fondi necessari per aprire entro
il 2011 il percorso da San Giovanni a Pantano della Linea C
costituisce un fatto di straordinaria rilevanza per la città di Roma”. È intuitiva la straordinaria
rilevanza per due cittadini romani in particolare, Paolo
Astaldi e Francesco Gaetano
Caltagirone, detto Franco, detto
anche ottavo re di Roma.
Nello stesso contratto si è anche
ribaltato quanto previsto dal
bando di gara con trito buonsenso: anziché fare prima le tratte nel centro di Roma si è costruita prima una metropolitana che con dubbia sensatezza
trasporta le persone dall’estrema periferia alla periferia, anteponendo alle necessità del trasporto pubblico la comodità dei
costruttori.
ANCHE IN QUESTO CASO è stata l’imprevista elezione di Ignazio Marino a sindaco di Roma a
far saltare gli equilibri trasversali. Condotto il lucroso affare in
continuità dalla giunta Veltroni
a quella Alemanno, il sistema è
andato in tilt quando Marino e il
suo assessore alla Mobilità, Guido Improta, hanno cominciato a
segnalare le stranezze alla Corte
dei Conti e alla procura della Repubblica. Mentre nessuno segnala niente a Cantone per il
ponte sullo Stretto di Messina.
Twitter @giorgiomeletti
Expo, l’Albero della Vita tra sospetti e ritardi
È L’OPERA SIMBOLO. FINO A METÀ DICEMBRE ANCORA NON ERA STATO PUBBLICATO IL BANDO DI GARA. VALORE: 8 MILIONI
di Davide Milosa
T
Milano
rentacinque metri di altezza, struttura in legno e acciaio, giochi di luci, colori, tecnologie. Opera d’arte, rappresentazione di natura, tradizione e sapori del territorio italiano. È l’Albero della Vita che,
nell’idea pensata da Marco Balich, sarà costruito al centro
della Lake Arena di fronte al
Padiglione Italia. Tutto, naturalmente, sulla carta. Visto che
attualmente l’opera simbolo
dell’Expo (a cinque mesi
dall’evento) non c’è ancora
perché i lavori non sono partiti.
Manca il cantiere e fino a poche
settimane fa mancava addirittura il bando di gara. L’Albero
della Vita, infatti, più che rappresentare la “natura primigenia”, oggi racconta l’opacità, i
sospetti, i dubbi che ormai da
mesi, e cioé dopo gli scandali
giudiziari, ruotano attorno al
grande evento che per il governo Renzi dovrà rilanciare l’Italia. Il ritardo di questo appalto
del valore di otto milioni di euro è dovuto anche al lavoro e al
puntiglio
del
presidente
dell’Autorità nazionale sulla
corruzione Raffaele Cantone
arrivato a Milano dopo lo scandalo della cupola che aveva
progettato di spartirsi affari e
appalti.
GIÀ A SETTEMBRE, Cantone
ha un’idea chiara sul progetto.
Vuole leggere le carte. Le chiede
al commissario Giuseppe Sala e
al presidente Diana Bracco. Le
carte, però, non ci sono. Perché
non c’è bando e nemmeno
un’idea di gara pubblica. Interpellato sul tema, ecco cosa risponde Cantone: “Noi rappresentiamo l’organo di controllo e
non facciamo gli appalti. Quando ci sarà presentato uno schema di appalto, verificheremo.
Ma ad oggi non c’è ancora nes-
suno schema, nessun bando su
cui ci siamo dovuti pronunciare”. Poi spiega che “ora” le parole “devono concretizzarsi in
atti, perché ad oggi non si sa
quanti soldi verranno effettivamente da sponsorizzazioni e
quanti saranno a carico della
struttura pubblica, sul ruolo
della direzione artistica”. Era
l’11 settembre scorso, appena
tre mesi fa. L’intervento di Cantone se da un lato complica i
giochi, dall’altro getta le basi per
evitare il rischio di un affidamento diretto. Insomma, vertici e manager di Expo capiscono
che l’aria a Milano è veramente
cambiata. E così il 26 settembre,
Cantone può dare l’annuncio:
l’Albero della Vita si farà. Come
però? Intanto il progetto viene
ridimensionato. Ma sono le parole dello stesso presidente
dell’anticorruzione a far capire
che il pericolo forse è alle spalle:
“Abbiamo avuto le assicurazioni che volevamo, e, nonostante
restino i dubbi
sulle vicende iniziali,
abbiamo
messo dei paletti”.
Tra questi “Balich
non avrà altra remunerazione da
Expo, oltre i 2 milioni già avuti da
Il progetto
dell’Albero della
vita, simbolo di
Expo 2015
Coldiretti per il suo lavoro”. Il
progetto, dunque, riparte e lo fa
sotto l’ombrello della trasparenza. Cantone spiega che “è
stato chiesto al Politecnico di
predisporre una gara che sia la
più aperta possibile, con l’individuazione di materiali e tecnologie che siano posseduti da almeno 8 soggetti. Questo non
toglie che potranno partecipare
anche altri”. Traduzione: “Bisogna fare un albero non vestiti su
misura”. Era il 26 settembre.
Per arrivare all’annuncio del
bando, però, bisogna attendere
metà dicembre. Si tratta di una
“procedura aperta”, si legge sul
sito di Expo 2015. Importo base
3,9 milioni di euro per la “posa
degli allestimenti tecnologici”.
Durata della gara: un mese appena. Giochi chiusi il 19 gennaio prossimo. L’obiettivo è affidare i lavori a febbraio. Sul
fronte della struttura e del restante budget dell’appalto, le
opere saranno effettuati da
un’Ati di imprenditori bresciani (Orgoglio Brescia).
CORSA A OSTACOLI, dunque e
un solo obiettivo: finire dieci
giorni prima l’inaugurazione
del primo maggio. Una data che
per molte aziende che attualmente operano sul sito giorno
dopo giorno sta diventando un
incubo. E se da un lato i ritardi si
concentrano soprattutto sulla
parte ovest dell’Esposizione,
dove sarà costruita la stazione
della metropolitana, dall’altro
non tutto è ancora chiaro sui
fondi complessivi. Chi paga e
chi non paga? Perché dopo i 300
milioni già risparmiati in passato, ora Giuseppe Sala dovrà
certamente fare a meno dei 60
milioni di euro che la Camera di
commercio avrebbe dovuto investire per le varie opere. Sala,
però, non si scoraggia, va avanti
e commenta: “Mi preparo a farne a meno, faremo una serie di
economie”.
8
ROMANZO CRIMINALE
DOMENICA 21 DICEMBRE 2014
A
ttacca i boss
di Ostia, minacciato
ex poliziotto
COLPIREMO quando meno te
l’aspetti”. Si chiude così la lettera di
minacce arrivata a Gaetano Pascale,
l’ex poliziotto della squadra mobile
di Roma, intervistato solo la settimana scorsa da Servizio Pubblico per
la sua lotta contro la mafia di Ostia.
“Sappiamo tutto di te, come ti muo-
vi, quello che fai, il lavoro che fai,
dove vivono i tuoi figli, dove parcheggi le tue auto, dove sta la tua
casa” è scritto nella missiva-necrologio, dove compare la foto dell’ex
poliziotto con il suo nome sopra una
croce nera. “Siccome continui a
rompere il c…o con questa antima-
il Fatto Quotidiano
fia, e non hai capito che di devi fare
i c…i tuoi guardia infame, mo’ cominciamo a fartelo capire come si
campa. Colpiremo quando meno te
l’aspetti”. “Sto andando a depositare l’ennesima denuncia –racconta
Pascale – Ma di certo non mi faccio
intimidire”.
L’ingresso di Cinecittà World LaPresse
LA COOP Servizi riattivati
dopo l’intervista al Fatto
è tornata a scorrere dai rubinetti, anche
L’acqua
soltanto quella fredda, ma almeno si può bere e
cucinare. La minaccia di chiusura della fornitura del
Così mafia capitale
puntava agli affari di Abete
IETTO, IMPRENDITORE “COLLUSO”, VOLEVA ENTRARE NEL BUSINESS DI CINECITTÀ WORLD
IL PRESIDENTE BNL: “MAI CONOSCIUTO ‘IL NERO’. NON HO RAPPORTI CON FORNITORI”
di Marco Lillo
e Valeria Pacelli
Q
uando è stata annunciata l’apertura
alle porte di Roma
del parco tematico
dedicato al mondo del cinema,
Cinecittà World, alcuni presunti sodali di mafia capitale hanno
provato ad inserirsi in quel business. Lo hanno scoperto i carabinieri del Ros guidato dal generale Mario Parente ascoltando una conversazione tra Giuseppe Ietto e la moglie Livia
Schioppo. Giuseppe Ietto, secondo i pm che lo hanno arrestato, è “un imprenditore colluso” che “partecipa
all’associazione mettendo a disposizione
le proprie imprese nel
settore della ristorazione per la gestione
degli appalti di opere e
servizi”. Carminati lo
chiama nelle conversazioni intercettate
“l’amico mio” oppure
“l’uomo nostro”.
È IL 3 MAGGIO scorso
quando Ietto “discuteva - scrivono gli uomini del Ros – in merito ad alcune iniziative imprenditoriali
avviate nei pressi dell’area commerciale di Castel Romano e in
cui era particolarmente esposto
l’imprenditore Luigi Abete”.
Cioè l’ex presidente di Confindustria Luigi Abete, oggi consigliere della società Cinecittà
Studio Spa e Cinecittà Entertainment, maggiore azionista
della Cinecittà World, oltre essere presidente della Banca Bnl.
Probabilmente Ietto lo ha conosciuto grazie ai suoi rapporti
commerciali con gli studi di Cinecittà. Le due società Unibar e
Unibar due, ora sequestrate, infatti hanno ottenuto l’affidamento diretto dei servizi mensa
per gli ospiti degli studi cinema-
tografici dalla società Istituto
Luce Cinecittà, controllata dallo Stato. Ietto non si accontentava della gestione dei bar degli
studi della Rai e di quelli degli
studi di Cinecittà sulla Tuscolana, ma voleva entrare anche
nel parco tematico a Castel Romano, inaugurato il 24 luglio
2014 in pompa magna con invitati dal calibro di Gianni Letta
e Walter Veltroni. Un affare milionario: mille posti di lavoro,
250 milioni di investimento dichiarati e l’obiettivo di incassare
40 milioni per andare in pareggio. La ristorazione promette
utili notevoli come spiega Ietto
alla moglie il 3 maggio scorso.
Rodolfo Sabelli LaPresse
Giuseppe Ietto: “Abete (Luigi,
ndr) quando ti dice che se lo
vuole prendere lui (…) come sta
facendo con l’altro caffè di Cinecittà che apre tra un mese ...
Livia Schioppo: Perché vuole
aprire lui non è mica, cosa c'entra? ....
G: Abete è il capo di tutti Livia!
L: Si, ma lui come fa a gestirselo
in proprio se non è del settore?
G: ha assunto 2000 persone (…)
perchè ha deciso.. che lui dice
voglio provare in proprio ... ma
in proprio mica li fa.. (….) Hanno assunto mille ragazzi... per
Castel Romano che stanno gestendo tutto in proprio, perché
io a suo tempo io gli avevo chiesto uno spazio a Castel Romano... sia io che Palombini che
tutti.. (incomprensibile) ce lo
facciamo tutto in blocco... Secondo me se prenderanno uno
TANTI SOLDI
Il manager gestisce già
una dozzina di bar negli
Studios, ma quando sa
dell’apertura del parco
giochi prova a tentare
anche lì. Ma non ci riesce
schiaffone
Poco dopo la moglie chiede:
Livia Schioppo: Castel Romano
quale sarebbe? L’Outlet?
Giuseppe Ietto: È proprio attaccato, si stanno facendo un parco
a tema che aprirà tra meno di un
mese ... allora l’altro giorno che
è venuto qui Abete
L: io non l’ho mai visto.
gas è rientrata, e anche l’energia elettrica, che era stata
bloccata nei giorni scorsi, è stata riattivata. Dopo l’intervista denuncia del Fatto Quotidiano, la polizia municipale di Ciampino accompagnata dal sindaco Giovanni Terzulli, s’è presentata nel centro Casale dei Monaci, della cooperativa “Abc”, una delle tante appartenenti alla galassia della “29 giugno”, guidata da Salvatore Buzzi, il patron delle coop rosse in carcere
con l’accusa di mafia
nell'inchiesta della procura di Roma. Dopo il
suo arresto, infatti, fornitori privati e pubblici avevano smesso di erogare beni e servizi supponendo di
non essere più pagati. L’intervista al dipendente della
“Abc” è stata pubblicata in forma anonima perché
“dall’alto” era arrivato il “diktat di non parlare”. La
polizia ha chiesto ai dipendenti del centro chi fosse
l’intervistato e chi avesse intimato loro di non parlare
con i giornalisti. Dopo la denuncia del Fatto, per i 95
rifugiati, incluso un minore di 5 anni, sono stati comunque riattivati i servizi indispensabili.
Loredana di Cesare
A questo punto la conversazione diventa a tratti incomprensibile. Ietto dice: “Ha detto aaaa ....
a Massimo (Carminati, ndr) l’ha
già detto .... l’ho detto a Massimo
perché c’ho (incomprensibile)
.... a Basso se (incomprensibile)
te dice de no .... certo che se lo
volesse gestire in proprio”.
Il Basso a cui si fa riferimento è
Giuseppe Basso (estraneo all’inchiesta mafia capitale), ad degli
Studios di Cinecittà. Alla fine
Ietto non riuscirà ad entrare in
quel business. Infatti come chiariscono dalla Cinecittà World
“la produzione anche di cibi e
bevande è interna”. Notizia che
deve aver turbato l’imprenditore Ietto, già inserito nel business
degli immigrati, in quanto la
Unibar prepara i pasti nelle
strutture di accoglienza. Ietto
entra anche nell’affare del centro
sportivo dell’Olgiata dove voleva avviare un bar o una tavola
calda da gestire tramite una cooperativa, anche con la prospettiva di dare lavoro alla compagna di Carminati, Alessia Marini”. I guadagni Ietti li spiega alla
moglie: “Me so prefisso, perché
me deve fa 500mila euro l’anno,
come me deve fare 500mila euro
l’Olgiata. Vogliono fa tra tutte e
due i centri un milione, vuole il
20% dell’utile spero... per questo
mi sto spingendo per arrivarci ....
più gli immigrati, più Cinecittà
qua..”. Nell’intercettazione non
è chiaro perché Ietto parli del
Cecato in relazione a questo affare. Al Fatto Abete fa sapere di
non aver “mai conosciuto né incontrato Carminati. Per quanto
riguarda Ietto non ha mai avuto
rapporti diretti con lui perché
non si occupa dei fornitori”.
I MAGISTRATI
Corruzione, l’Anm: “Riforme
solo annunciate, ora i fatti”
di Sara Nicoli
N
uovo capitolo dello scontro, in atto ormai da
mesi, tra l’Associazione Nazionale Magistrati
e Matteo Renzi. Ieri, il presidente dell’Amn, Rodolfo Sabelli, parlando al direttivo centrale, è tornato a sottolineare, con toni pesanti, l’inadeguatezza della proposta di modifica del comparto della
giustizia proposta dall’Esecutivo ad agosto scorso e
ancora oggetto di limature e interventi, non solo da
parte del ministro Orlando.
SECONDO I MAGISTRATI, insomma, quel testo sarebbe pieno di punti deboli: “Oggi – ecco le parole di
Sabelli – i toni indignati vorrebbero rimediare alla
debolezza delle riforme, peraltro in larga parte più
annunciate che realizzate. Dunque, al governo noi
chiediamo meno stupore e scandalo e più determinazione”. C’è un problema che riguarda la prescrizione e uno che riguarda la corruzione, temi che
le cronache giudiziarie degli ultimi giorni, anche se-
condo Sabelli, “hanno ridestato, in un dibattito che
pareva sopito, ma su proposte che suscitano nel
mondo politico divisioni e polemiche, piuttosto che
consensi”. Il guaio, però, è che ci si accorge di queste
carenze e della necessità di mettervi mano, “in modo
episodico – sono sempre parole del presidente
dell’Amn - che appare effimero; la politica sembra
accorgersi improvvisamente oggi di quei guasti che
noi con forza abbiamo segnalato da anni”. “Se la
prescrizione è quello scandalo che disperde lavoro e
risorse – ha proseguito - allora il legislatore deve
bloccarla se non dopo l’esercizio dell’azione penale,
quantomeno dopo la sentenza di primo grado; ogni
tentativo di innaturale dilatazione dei tempi del processo” potrebbe “aggravare ancor più la durata dei
processi”.
MA QUEL CHE PIÙ INQUIETA l’Amn è la parabola
che sta seguendo la riforma della responsabilità civile dei magistrati, che “costituisce una specie di ossessione della politica – dice Sabelli - e non da tre, ma
da trenta anni almeno. La libertà dell’interpretazione, la disciplina e i limiti della responsabilità civile,
l’onorabilità della categoria, l’indipendenza della
giurisdizione, il nostro governo autonomo non sono
nostri privilegi, ma beni e strumenti di garanzia che
appartengono a tutti. A noi spetta farne
buon uso, alle altre istituzioni averne
rispetto”. Su queste basi di forte frizioMURO CONTRO MURO
ne con l’esecutivo, l’Associazione si riserva di convocare nuove iniziative “di
Continua lo scontro tra l’Associazione Nazionale Magistrati
mobilitazione” se la situazione, soprate Renzi. Il presidente Rodolfo Sabelli: “Al governo noi
tutto in merito alla riforma della giuchiediamo meno stupore e scandalo e più determinazione”
stizia, dovesse “precipitare”.
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