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21 12 14 Il.Fatto.Quotidiano Mafia Capitale
AFFARONI il Fatto Quotidiano Ei lavori ataly, al via per il “parco” di Bologna UN ALTRO CANTIERE pronto ad aprire i battenti per Oscar Farinetti. In questi giorni ‘Il Fatto’ vi ha raccontato dell’appalto affidato a Eataly per la ristorazione di Expo. È notizia di ieri, invece, che a gennaio partiranno i lavori di Fico Eataly World Bologna: 22 investitori privati, mille posti di lavoro, 3.500 nell’indotto. Sarà un enorme parco agroalimentare che do- vrebbe inaugurare a fine 2015. “Bologna - dice l’organizzazione - raccoglierà il testimone sul tema del cibo e della sostenibilità, proponendosi come Expo permanente dell’eccellenza agroalimentare italiana, attraverso la ricostruzione delle principali filiere produttive su un’area di oltre 80mila metri quadrati”. In pratica, nel parco, saranno presenti campi coltivati, filiere di produ- Metro C: favori ai costruttori Cantone e i pm indagano ALTRO CHE MAFIA CAPITALE: IN DIECI ANNI SUI GRANDI APPALTI SONO GIRATI MILIARDI di Giorgio Meletti I l fascicolo penale, aperto dal procuratore Giuseppe Pignatone sulla linea C della metropolitana di Roma ipotizzando il reato di abuso d’ufficio, è destinato a finire nel nulla. Le stranezze sono state fatte tra il 2005 e il 2006, quando sindaco era Walter Veltroni, e la strada della prescrizione sembra segnata. Ma i fatti incredibili segnalati dall’Autorità Nazionale Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone meritano comunque un approfondimento, se non altro per capire una cosa. Lo scempio di denaro pubblico attribuito alla presunta organizzazione mafiosa di Massimo Carminati, detto “er cecato”, è ben poca cosa rispetto a quello realizzato con le cosiddette grandi opere. Se Mafia Capitale colpisce nell’ordine delle decine di milioni, Cemento Capitale fa sparire i milioni a centinaia, grazie a un sistema oliatissimo dove di “cecati” non ce ne sono. Ci vedono tutti benissimo. da pagare ai costruttori per la mancata realizzazione dell’opera siano attorno ai 500 milioni di euro o più vicini al miliardo. I due appalti nascono nel 2005 e si assomigliano come gemelli monovulari. Il 12 ottobre 2005 LA PROVA È CHE LA STORIA la cordata formata da Impregilo, della Metro C raccontata dagli Condotte e la coop rossa Cmc si uomini di Cantone è contempo- aggiudica la costruzione del ranea e perfettamente corri- ponte offrendo un ribasso del 12 spondente a quella del ponte per cento sulla base d’asta di 4,4 sullo Stretto di Messina. Nel pri- miliardi di euro. La cordata mo caso la Corte dei Conti ri- sconfitta (Astaldi, Vianini di tiene che il tratto Pantano-Cen- Franco Caltagirone e cooperatitocelle, recentemente va rossa Ccc) fa riinaugurato, appaltacorso per “ribasso to per meno di 600 anomalo”. Il 14 febmilioni, è costato fibraio 2006 Astaldi, nora 363 milioni (il Vianini e Ccc si ag60 per cento) più del giudicano l’appalto previsto. Nel caso del per la Metro C ofponte sullo Stretto il frendo alla stazione contribuente sta anappaltante Roma cora aspettando di Metropolitane sapere che le penali (braccio operativo del Campidoglio, presidente il manaCHI HA ger ex ambientalista DECISO poi riformista Chicco Il salasso Testa) un ribasso del 13 per cento sulla badella Metro C è se d’asta di 2,5 mida ricondurre liardi. alle scelte della Il 27 marzo 2006, giunta di Veldue settimane prima troni Ansa che vinca le elezioni l’Unione di Romano Prodi che ha in programma lo stop al ponte, la società Stretto di Messina firma il contratto di affidamento dei lavori alla cordata Impregilo-Condotte-Cmc, che nella gara per metro C è arrivata seconda. Così viene innescata la bomba a orologeria delle penali, che nove anni dopo sta per esplodere sotto la sedia del mi- DOMENICA 21 DICEMBRE 2014 nistro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il ponte sullo Stretto viene gestito dal governo Berlusconi, con Pietro Lunardi ministro delle Infrastrutture e l’immancabile braccio destro Ercole Incalza come ministro-ombra. La metro C di Roma è gestita dal sindaco Veltroni e dai suoi uomini. Ma la filosofia è la stessa, identico lo stile operativo, analoga l’acquiescenza alle pretese dei costruttori, che vincono le gare un po’ per uno ma riescono ad armonizzare il trattamento per tutti, quale che sia la parte politica di riferimento. E INFATTI MENTRE Impregilo e soci si accomodano ad attendere che maturino le penali, la cordata rivale si apparecchia un piatto altrettanto succulento. Ci racconta che il 12 ottobre 2006 Roma Metropolitane firma con LE CORDATE Tra 2005 e 2006 Impregilo, Astaldi e Caltagirone si spartiscono i due mega affari: la nuova linea e il ponte sullo Stretto Astaldi, Caltagirone e coop rossa al seguito un contratto difforme dal capitolato di gara. In cambio della promessa di finire la tratta Pantano-San Giovanni in quattro anni anziché sei (poi 7 zione, ristoranti, centri studi e negozi, una specie di Gardaland del cibo. Entusiasta il sindaco di Bologna Virginio Merola (Pd) per “questo biglietto da visita: un’impresa di successo, un’iniziativa non estemporanea ma un polo innovativo e inedito permanente di attrazione a livello europeo sull’enogastronomia italiana”. SISTEMA TRANI Arrestati sindaco e politici o hanno ribattezzato come il “Sistema Trani” e Lcoinvolgeva amministratori e politici locali. Tra, in cui era inni, la stessa della procura del Trani-gate dagato Silvio Berlusconi per aver provato a far chiudere la trasmissione Annozero, e la stessa del processo alle agenzie di rating per i loro declassamenti sospetti dell’economia italiana. Ieri mattina sono scattati gli arresti per il primo cittadino di Trani, Luigi Riserbato, ai domiciliari, e altri cinque tra politici, dirigenti ed amministratori locali ritenuti responsabili, a vario titolo, di concussione, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Accuse gravissime: il “sistema” avrebbe imposto assunzioni attraverso il voto di scambio e logiche clientelari nelle società a servizio del comune, avrebbe anche pilotato e turbato gare pubbliche e incassato tangenti. Le indagini sono partite nel settembre 2013, dopo un incendio di origine dolosa in un capannone di proprietà di un consigliere comunale di Trani. In quella circostanza era emersa un’anomalia nella procedura di assegnazione dell’appalto milionario per la vigilanza degli immobili comunali. ne hanno impiegati otto per farne metà, Pantano-Centocelle, ma è chiaro che scherzavano) i costruttori ottengono di ridurre dal 20 per cento al 2 per cento l’onere di prefinanziamento dell'opera: anziché mettere fuori 436 milioni devono anticiparne solo 44. E chi ha prefinanziato? Pantalone, naturalmente. Tre settimane prima della firma del contratto si registra questa dichiarazione del severo sindaco Veltroni: “La conferma da parte del ministro Di Pietro dell’impegno ad anticipare i fondi necessari per aprire entro il 2011 il percorso da San Giovanni a Pantano della Linea C costituisce un fatto di straordinaria rilevanza per la città di Roma”. È intuitiva la straordinaria rilevanza per due cittadini romani in particolare, Paolo Astaldi e Francesco Gaetano Caltagirone, detto Franco, detto anche ottavo re di Roma. Nello stesso contratto si è anche ribaltato quanto previsto dal bando di gara con trito buonsenso: anziché fare prima le tratte nel centro di Roma si è costruita prima una metropolitana che con dubbia sensatezza trasporta le persone dall’estrema periferia alla periferia, anteponendo alle necessità del trasporto pubblico la comodità dei costruttori. ANCHE IN QUESTO CASO è stata l’imprevista elezione di Ignazio Marino a sindaco di Roma a far saltare gli equilibri trasversali. Condotto il lucroso affare in continuità dalla giunta Veltroni a quella Alemanno, il sistema è andato in tilt quando Marino e il suo assessore alla Mobilità, Guido Improta, hanno cominciato a segnalare le stranezze alla Corte dei Conti e alla procura della Repubblica. Mentre nessuno segnala niente a Cantone per il ponte sullo Stretto di Messina. Twitter @giorgiomeletti Expo, l’Albero della Vita tra sospetti e ritardi È L’OPERA SIMBOLO. FINO A METÀ DICEMBRE ANCORA NON ERA STATO PUBBLICATO IL BANDO DI GARA. VALORE: 8 MILIONI di Davide Milosa T Milano rentacinque metri di altezza, struttura in legno e acciaio, giochi di luci, colori, tecnologie. Opera d’arte, rappresentazione di natura, tradizione e sapori del territorio italiano. È l’Albero della Vita che, nell’idea pensata da Marco Balich, sarà costruito al centro della Lake Arena di fronte al Padiglione Italia. Tutto, naturalmente, sulla carta. Visto che attualmente l’opera simbolo dell’Expo (a cinque mesi dall’evento) non c’è ancora perché i lavori non sono partiti. Manca il cantiere e fino a poche settimane fa mancava addirittura il bando di gara. L’Albero della Vita, infatti, più che rappresentare la “natura primigenia”, oggi racconta l’opacità, i sospetti, i dubbi che ormai da mesi, e cioé dopo gli scandali giudiziari, ruotano attorno al grande evento che per il governo Renzi dovrà rilanciare l’Italia. Il ritardo di questo appalto del valore di otto milioni di euro è dovuto anche al lavoro e al puntiglio del presidente dell’Autorità nazionale sulla corruzione Raffaele Cantone arrivato a Milano dopo lo scandalo della cupola che aveva progettato di spartirsi affari e appalti. GIÀ A SETTEMBRE, Cantone ha un’idea chiara sul progetto. Vuole leggere le carte. Le chiede al commissario Giuseppe Sala e al presidente Diana Bracco. Le carte, però, non ci sono. Perché non c’è bando e nemmeno un’idea di gara pubblica. Interpellato sul tema, ecco cosa risponde Cantone: “Noi rappresentiamo l’organo di controllo e non facciamo gli appalti. Quando ci sarà presentato uno schema di appalto, verificheremo. Ma ad oggi non c’è ancora nes- suno schema, nessun bando su cui ci siamo dovuti pronunciare”. Poi spiega che “ora” le parole “devono concretizzarsi in atti, perché ad oggi non si sa quanti soldi verranno effettivamente da sponsorizzazioni e quanti saranno a carico della struttura pubblica, sul ruolo della direzione artistica”. Era l’11 settembre scorso, appena tre mesi fa. L’intervento di Cantone se da un lato complica i giochi, dall’altro getta le basi per evitare il rischio di un affidamento diretto. Insomma, vertici e manager di Expo capiscono che l’aria a Milano è veramente cambiata. E così il 26 settembre, Cantone può dare l’annuncio: l’Albero della Vita si farà. Come però? Intanto il progetto viene ridimensionato. Ma sono le parole dello stesso presidente dell’anticorruzione a far capire che il pericolo forse è alle spalle: “Abbiamo avuto le assicurazioni che volevamo, e, nonostante restino i dubbi sulle vicende iniziali, abbiamo messo dei paletti”. Tra questi “Balich non avrà altra remunerazione da Expo, oltre i 2 milioni già avuti da Il progetto dell’Albero della vita, simbolo di Expo 2015 Coldiretti per il suo lavoro”. Il progetto, dunque, riparte e lo fa sotto l’ombrello della trasparenza. Cantone spiega che “è stato chiesto al Politecnico di predisporre una gara che sia la più aperta possibile, con l’individuazione di materiali e tecnologie che siano posseduti da almeno 8 soggetti. Questo non toglie che potranno partecipare anche altri”. Traduzione: “Bisogna fare un albero non vestiti su misura”. Era il 26 settembre. Per arrivare all’annuncio del bando, però, bisogna attendere metà dicembre. Si tratta di una “procedura aperta”, si legge sul sito di Expo 2015. Importo base 3,9 milioni di euro per la “posa degli allestimenti tecnologici”. Durata della gara: un mese appena. Giochi chiusi il 19 gennaio prossimo. L’obiettivo è affidare i lavori a febbraio. Sul fronte della struttura e del restante budget dell’appalto, le opere saranno effettuati da un’Ati di imprenditori bresciani (Orgoglio Brescia). CORSA A OSTACOLI, dunque e un solo obiettivo: finire dieci giorni prima l’inaugurazione del primo maggio. Una data che per molte aziende che attualmente operano sul sito giorno dopo giorno sta diventando un incubo. E se da un lato i ritardi si concentrano soprattutto sulla parte ovest dell’Esposizione, dove sarà costruita la stazione della metropolitana, dall’altro non tutto è ancora chiaro sui fondi complessivi. Chi paga e chi non paga? Perché dopo i 300 milioni già risparmiati in passato, ora Giuseppe Sala dovrà certamente fare a meno dei 60 milioni di euro che la Camera di commercio avrebbe dovuto investire per le varie opere. Sala, però, non si scoraggia, va avanti e commenta: “Mi preparo a farne a meno, faremo una serie di economie”. 8 ROMANZO CRIMINALE DOMENICA 21 DICEMBRE 2014 A ttacca i boss di Ostia, minacciato ex poliziotto COLPIREMO quando meno te l’aspetti”. Si chiude così la lettera di minacce arrivata a Gaetano Pascale, l’ex poliziotto della squadra mobile di Roma, intervistato solo la settimana scorsa da Servizio Pubblico per la sua lotta contro la mafia di Ostia. “Sappiamo tutto di te, come ti muo- vi, quello che fai, il lavoro che fai, dove vivono i tuoi figli, dove parcheggi le tue auto, dove sta la tua casa” è scritto nella missiva-necrologio, dove compare la foto dell’ex poliziotto con il suo nome sopra una croce nera. “Siccome continui a rompere il c…o con questa antima- il Fatto Quotidiano fia, e non hai capito che di devi fare i c…i tuoi guardia infame, mo’ cominciamo a fartelo capire come si campa. Colpiremo quando meno te l’aspetti”. “Sto andando a depositare l’ennesima denuncia –racconta Pascale – Ma di certo non mi faccio intimidire”. L’ingresso di Cinecittà World LaPresse LA COOP Servizi riattivati dopo l’intervista al Fatto è tornata a scorrere dai rubinetti, anche L’acqua soltanto quella fredda, ma almeno si può bere e cucinare. La minaccia di chiusura della fornitura del Così mafia capitale puntava agli affari di Abete IETTO, IMPRENDITORE “COLLUSO”, VOLEVA ENTRARE NEL BUSINESS DI CINECITTÀ WORLD IL PRESIDENTE BNL: “MAI CONOSCIUTO ‘IL NERO’. NON HO RAPPORTI CON FORNITORI” di Marco Lillo e Valeria Pacelli Q uando è stata annunciata l’apertura alle porte di Roma del parco tematico dedicato al mondo del cinema, Cinecittà World, alcuni presunti sodali di mafia capitale hanno provato ad inserirsi in quel business. Lo hanno scoperto i carabinieri del Ros guidato dal generale Mario Parente ascoltando una conversazione tra Giuseppe Ietto e la moglie Livia Schioppo. Giuseppe Ietto, secondo i pm che lo hanno arrestato, è “un imprenditore colluso” che “partecipa all’associazione mettendo a disposizione le proprie imprese nel settore della ristorazione per la gestione degli appalti di opere e servizi”. Carminati lo chiama nelle conversazioni intercettate “l’amico mio” oppure “l’uomo nostro”. È IL 3 MAGGIO scorso quando Ietto “discuteva - scrivono gli uomini del Ros – in merito ad alcune iniziative imprenditoriali avviate nei pressi dell’area commerciale di Castel Romano e in cui era particolarmente esposto l’imprenditore Luigi Abete”. Cioè l’ex presidente di Confindustria Luigi Abete, oggi consigliere della società Cinecittà Studio Spa e Cinecittà Entertainment, maggiore azionista della Cinecittà World, oltre essere presidente della Banca Bnl. Probabilmente Ietto lo ha conosciuto grazie ai suoi rapporti commerciali con gli studi di Cinecittà. Le due società Unibar e Unibar due, ora sequestrate, infatti hanno ottenuto l’affidamento diretto dei servizi mensa per gli ospiti degli studi cinema- tografici dalla società Istituto Luce Cinecittà, controllata dallo Stato. Ietto non si accontentava della gestione dei bar degli studi della Rai e di quelli degli studi di Cinecittà sulla Tuscolana, ma voleva entrare anche nel parco tematico a Castel Romano, inaugurato il 24 luglio 2014 in pompa magna con invitati dal calibro di Gianni Letta e Walter Veltroni. Un affare milionario: mille posti di lavoro, 250 milioni di investimento dichiarati e l’obiettivo di incassare 40 milioni per andare in pareggio. La ristorazione promette utili notevoli come spiega Ietto alla moglie il 3 maggio scorso. Rodolfo Sabelli LaPresse Giuseppe Ietto: “Abete (Luigi, ndr) quando ti dice che se lo vuole prendere lui (…) come sta facendo con l’altro caffè di Cinecittà che apre tra un mese ... Livia Schioppo: Perché vuole aprire lui non è mica, cosa c'entra? .... G: Abete è il capo di tutti Livia! L: Si, ma lui come fa a gestirselo in proprio se non è del settore? G: ha assunto 2000 persone (…) perchè ha deciso.. che lui dice voglio provare in proprio ... ma in proprio mica li fa.. (….) Hanno assunto mille ragazzi... per Castel Romano che stanno gestendo tutto in proprio, perché io a suo tempo io gli avevo chiesto uno spazio a Castel Romano... sia io che Palombini che tutti.. (incomprensibile) ce lo facciamo tutto in blocco... Secondo me se prenderanno uno TANTI SOLDI Il manager gestisce già una dozzina di bar negli Studios, ma quando sa dell’apertura del parco giochi prova a tentare anche lì. Ma non ci riesce schiaffone Poco dopo la moglie chiede: Livia Schioppo: Castel Romano quale sarebbe? L’Outlet? Giuseppe Ietto: È proprio attaccato, si stanno facendo un parco a tema che aprirà tra meno di un mese ... allora l’altro giorno che è venuto qui Abete L: io non l’ho mai visto. gas è rientrata, e anche l’energia elettrica, che era stata bloccata nei giorni scorsi, è stata riattivata. Dopo l’intervista denuncia del Fatto Quotidiano, la polizia municipale di Ciampino accompagnata dal sindaco Giovanni Terzulli, s’è presentata nel centro Casale dei Monaci, della cooperativa “Abc”, una delle tante appartenenti alla galassia della “29 giugno”, guidata da Salvatore Buzzi, il patron delle coop rosse in carcere con l’accusa di mafia nell'inchiesta della procura di Roma. Dopo il suo arresto, infatti, fornitori privati e pubblici avevano smesso di erogare beni e servizi supponendo di non essere più pagati. L’intervista al dipendente della “Abc” è stata pubblicata in forma anonima perché “dall’alto” era arrivato il “diktat di non parlare”. La polizia ha chiesto ai dipendenti del centro chi fosse l’intervistato e chi avesse intimato loro di non parlare con i giornalisti. Dopo la denuncia del Fatto, per i 95 rifugiati, incluso un minore di 5 anni, sono stati comunque riattivati i servizi indispensabili. Loredana di Cesare A questo punto la conversazione diventa a tratti incomprensibile. Ietto dice: “Ha detto aaaa .... a Massimo (Carminati, ndr) l’ha già detto .... l’ho detto a Massimo perché c’ho (incomprensibile) .... a Basso se (incomprensibile) te dice de no .... certo che se lo volesse gestire in proprio”. Il Basso a cui si fa riferimento è Giuseppe Basso (estraneo all’inchiesta mafia capitale), ad degli Studios di Cinecittà. Alla fine Ietto non riuscirà ad entrare in quel business. Infatti come chiariscono dalla Cinecittà World “la produzione anche di cibi e bevande è interna”. Notizia che deve aver turbato l’imprenditore Ietto, già inserito nel business degli immigrati, in quanto la Unibar prepara i pasti nelle strutture di accoglienza. Ietto entra anche nell’affare del centro sportivo dell’Olgiata dove voleva avviare un bar o una tavola calda da gestire tramite una cooperativa, anche con la prospettiva di dare lavoro alla compagna di Carminati, Alessia Marini”. I guadagni Ietti li spiega alla moglie: “Me so prefisso, perché me deve fa 500mila euro l’anno, come me deve fare 500mila euro l’Olgiata. Vogliono fa tra tutte e due i centri un milione, vuole il 20% dell’utile spero... per questo mi sto spingendo per arrivarci .... più gli immigrati, più Cinecittà qua..”. Nell’intercettazione non è chiaro perché Ietto parli del Cecato in relazione a questo affare. Al Fatto Abete fa sapere di non aver “mai conosciuto né incontrato Carminati. Per quanto riguarda Ietto non ha mai avuto rapporti diretti con lui perché non si occupa dei fornitori”. I MAGISTRATI Corruzione, l’Anm: “Riforme solo annunciate, ora i fatti” di Sara Nicoli N uovo capitolo dello scontro, in atto ormai da mesi, tra l’Associazione Nazionale Magistrati e Matteo Renzi. Ieri, il presidente dell’Amn, Rodolfo Sabelli, parlando al direttivo centrale, è tornato a sottolineare, con toni pesanti, l’inadeguatezza della proposta di modifica del comparto della giustizia proposta dall’Esecutivo ad agosto scorso e ancora oggetto di limature e interventi, non solo da parte del ministro Orlando. SECONDO I MAGISTRATI, insomma, quel testo sarebbe pieno di punti deboli: “Oggi – ecco le parole di Sabelli – i toni indignati vorrebbero rimediare alla debolezza delle riforme, peraltro in larga parte più annunciate che realizzate. Dunque, al governo noi chiediamo meno stupore e scandalo e più determinazione”. C’è un problema che riguarda la prescrizione e uno che riguarda la corruzione, temi che le cronache giudiziarie degli ultimi giorni, anche se- condo Sabelli, “hanno ridestato, in un dibattito che pareva sopito, ma su proposte che suscitano nel mondo politico divisioni e polemiche, piuttosto che consensi”. Il guaio, però, è che ci si accorge di queste carenze e della necessità di mettervi mano, “in modo episodico – sono sempre parole del presidente dell’Amn - che appare effimero; la politica sembra accorgersi improvvisamente oggi di quei guasti che noi con forza abbiamo segnalato da anni”. “Se la prescrizione è quello scandalo che disperde lavoro e risorse – ha proseguito - allora il legislatore deve bloccarla se non dopo l’esercizio dell’azione penale, quantomeno dopo la sentenza di primo grado; ogni tentativo di innaturale dilatazione dei tempi del processo” potrebbe “aggravare ancor più la durata dei processi”. MA QUEL CHE PIÙ INQUIETA l’Amn è la parabola che sta seguendo la riforma della responsabilità civile dei magistrati, che “costituisce una specie di ossessione della politica – dice Sabelli - e non da tre, ma da trenta anni almeno. La libertà dell’interpretazione, la disciplina e i limiti della responsabilità civile, l’onorabilità della categoria, l’indipendenza della giurisdizione, il nostro governo autonomo non sono nostri privilegi, ma beni e strumenti di garanzia che appartengono a tutti. A noi spetta farne buon uso, alle altre istituzioni averne rispetto”. Su queste basi di forte frizioMURO CONTRO MURO ne con l’esecutivo, l’Associazione si riserva di convocare nuove iniziative “di Continua lo scontro tra l’Associazione Nazionale Magistrati mobilitazione” se la situazione, soprate Renzi. Il presidente Rodolfo Sabelli: “Al governo noi tutto in merito alla riforma della giuchiediamo meno stupore e scandalo e più determinazione” stizia, dovesse “precipitare”.