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scarica modello - I puntini di Lucia
COME ROMPERSI UNA GAMBA...e riaggiustarla... In questo tutorial vi spiegherò come immobilizzre una gamba dopo essere riusciti a provocarsi una distorsione al ginocchio e alla caviglia, con probabile lesione ai legamenti e al menisco. Come vedrete, anche se detto così sembra un lavoretto assai complicato da realizzare, in realtà risulterà molto più semplice di quello che crediate. Per la messa in opera del tutorial servono: un bel paio di scarpe da ginnastica con la suola liscia ( più liscia è più facile sarà), una bella lastra di ghiaccio, la stupida convinzione che la situazione è sotto il vostro controllo, un pronto soccorso, un ortopedico (possibilmente biondo e con gli occhi azzurri), un infermiere (moro e con gli occhi scuri). Per prima cosa indossate le scarpe da ginnastica: se avete degli scarponi da montagna con sotto i carrarmati, scordateveli, non fanno al caso vostro. Più la suola è liscia per l’uso e più riuscirete nel vostro intento. Dopo aver indossato le scarpe, individuate una bella lastra di ghiaccio, possibilmente in pendenza: l’ideale è che sia nascosta da un sottile strato di neve fresca perchè questo vi porterà a pensare che siete al sicuro e vi darà la spensieratezza e la sicurezza di movimento necessarie al passo successivo. Transitate sopra la lastra di ghiaccio pensando: “Sono al sicuro, la neve fresca non mi farà scivolare”....i votri passi dovranno essere lenti ma sicuri. Assumete anche un’aria baldanzosa di chi sa il fatto suo e che non si spaventa certo per un po’ di ghiaccio....Sono tutti elementi fondamentali e che a loro modo aiutano!! Se avete curato i preliminari, la fase cruciale di questo tutorial si compirà praticamente da sola, senza che voi possiate contribuire in alcun modo: ad un certo punto avrete la sensazione che il terreno sotto i piedi vi venga a mancare, abbozzerete una qualche sorta di resistenza ma vi renderete presto conto che i vostri piedi hanno improvvisamente deciso di non rispondere ai vostri comandi. Se siete particolarmente estroverse, sentirete anche le vostre corde vocali emettere un suono molto simile all’ululato di un cane. Le più estroverse tra voi articoleranno, in queto momento topico, anche qualche parola...siate pronte poi a negare che tali nefandezze possano essere uscite dalla vostra boccuccia adorata. La vera arte sta nel modo in cui il sedere arriverà a terra: le più composte, molto probabilmente, atterreranno con l’osso sacro e con entrambe le gambe in avanti. Le più fantasiose e creative, tra le quali modestamente mi annovero, faranno in modo di cadere con le gambe in una delle cento posizioni del Kamasutra: per esperienza personale vi suggerisco la posizione del saltatore ad ostacoli. Pratica, veloce, istintiva, permette di raggiungere i maggiori danni possibili con una mossa sola. Vi renderete conto di aver eseguito correttamente e alla lettera la premessa, nel momento in cui sentirete un dolore lancinante al ginocchio e alla caviglia. Da qui in poi qualsiasi piccolo movimento vi verrà richiesto, il vostro vocabolario si arricchirà di una serie di nuove voci di cui perfino ignoravate l’esistenza ma che vi verranno fuori così, senza alcuno sforzo e cadenzate da diversi ululati e guaiti di varie intensità e altezze tonali. E’ questo il momento di coinvolgere il pronto soccorso recandovi sul luogo: il suggerimento è quello di varcare la soglia e prendendo spunto dal vostro repertorio di scene isteriche (ciascuna di noi ne ha uno strettamente personale) esibirvi in quella con i toni drammatici più elevati: questo forse, ma forse, vi permetterà di non attendere circa sei ore prima di intravedere un medico...il pericolo è che vi mandino dallo specialista sbagliato prendendovi per una persona un po’ instabile... Comunque sia vi si parano dinnanzi diverse possibilità: 1- ascoltare i racconti di chi è accampato in sala d’attesa da diversi giorni ma non è ancora stato chiamato... 2- far finta di sonnecchiare per non intrattenere alcuna conversazione... 3- rompere le palle ogni 30 secondi all’infermiera chiedendole quando vi chiameranno... 4- partecipare alla gara a premi di chi ha la cosa più grave o sta soffrendo di più o ha il racconto più incredibile di tutti.... 5-a intervalli regolari ripetere la scena isterica iniziale puntando sullo spirito compassionevole dell’infermiera... 6- telefonare al pizza drin più vicino e ordinare pizza per tutti...l’attesa sarà lunga, meglio farseli amici!!! E’ un vero peccato che quando verrà chiamato il vostro nome la vostra gamba sarà così gonfia da assomigliare al tronco di una quesrcia perchè altrimenti potreste mettere a frutto le numerose lezioni di ballo latino americano per esibirvi in un fiancheggiante ballo tipico delle foche in fase di accoppiamento atto ad esprimere, in questo caso, la gioia di sapere che finalmente è il vostro turno... Purtroppo scoprirete ben presto che non solo l’ortopedico non ha i capelli biondi, ma proprio non ne ha, e che i suoi modi sono simili a quegli uomini primitivi che avete visto in quegli eterni documentari alla tele che utilizzate per addormentarvi senza assumere farmaci. Inizia a muovervi la gamba esattamente come fosse realmente un tronco di quercia e appena abbozzate un tenero urletto, vi apostrofa come se faceste apposta a lamentarvi di quei leggeri toccamenti che lui esegue come se avesse sotto di sè proprio.....un tronco di quercia. Da qui in poi, inutile nascondervelo, sarà un supplizio perchè nessuno comprenderà il vostro dolore, dovrete sorbirvi rimproveri, rimbrotti e sguardi che intendono chiaramente dire: “tutte ste scene per un po’ di male....”...la mia raccomandazione è quella di non abbassare gli occhi e, seguendo quelli che sono i pochi rudimenti in vostro possesso a proposito del linguaggio non verbale, rispondere con uno sguardo che racchiuda in sè tutto questo: ” A te, che fai il tuo mestiere con la passione di un tricheco addormentato e la leggerezza di un elefante..prima o poi ti ritroverai al di qua della barricata e allora capirai che se qualcuno si lamenta non lo fa perchè così si diverte o perchè gli piace ma solo ed unicamente perchè quel dolore lo prova nel profondo e si sta affidando a te perchè tu riesca a farlo smettere....”...beh, almeno provaci!!! Sappiate che a questo punto siete a tre quarti dell’opera....poichè il suddetto tricheco, dopo aver letto le lastre, accerterà che non ci sono ossa rotte ma, privo del desiderio di comprendere come mai è tutto gonfio, vi proporrà una ingessatura dall’inguine alla caviglia dicendo che vi lascia libera la caviglia perchè dovete assolutamente muoverla per evitare che il muscolo si atrofizzi...d’altronde tutti sanno che per tonificare i muscoli delle gambe è sufficiente roteare le caviglie!!!! Ma voi, esperte nelle arti manuali risponderete pronte: “Grazie, faccio da me...!!!!” perchè vi ricorderete del mio tutorial!!! Allora, prendete una tavola di legno larga quanto la vostra coscia e lunga quanto la vostra gamba: secondo me è molto fine e trendy se su di un lato , con il pirografo decoraste il legno a vostro piacimento, in modo che se si dovesse intravedere tra un giro di garza e l’altro risultrebbe piacevole. Procederei al ricamo della garza in tutta la sua lunghezza alternando motivi a punto croce con fiori realizzati all’uncinetto in tutta la varietà di colori possibili. Chiaramente la garza dovrà essere, in tutta la sua lunghezza, orlata con l’orlo a giorno. Procedete con la fasciatura prestando molta attenzione a che i motivi realizzati non vengono nascosti. Poichè il piede rimarrà scoperto, con i ferri e una lana intonata ai colori dei fiori realizzate un bel calzerotto, con un pom pom per ogni dito, così per darvi allegria nei momenti di tristezza.....e mi raccomando, roteate la caviglia così uscirete da questa esperienza con una gamba da urlo!!!!!