Piano Ittico Provinciale per la Pesca e la gestione delle acque
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Piano Ittico Provinciale per la Pesca e la gestione delle acque
Piano Ittico Provinciale per la Pesca e la gestione delle acque interne 2013 – 2015 Coordinamento e Redazione Gabriele Chianucci Marzia Guffanti Supporto tecnico scientifico Cesare Puzzi Alessandra Ippoliti Fabio Carini Stefano Porcellotti Supporto logistico Alfredo Rondoni Contemori Eugenio Luigi Sacchini Vittorio Magi Elaborazione cartografica 1 SOMMARIO 1.1 Salvaguardia degli habitat acquatici......................................................................................4 1.2 Tutela delle specie autoctone.................................................................................................7 1.3 Gestione delle specie transfaunate dal bacino padano-veneto ed alloctone........................8 1.4 Associazionismo......................................................................................................................8 1.5 Divulgazione e sensibilizzazione............................................................................................9 1.6 Zone di frega.........................................................................................................................17 1.7 Zone di protezione................................................................................................................19 1.8 Zone di protezione parziale di pesca....................................................................................21 1.9 Zone di divieto di pesca con la bilancia................................................................................21 1.10 Campi di gara......................................................................................................................21 1.11 Zone a regolamento specifico............................................................................................22 1.12 Attività di pesca nelle Riserve Naturali del Fiume Arno.....................................................24 1.13 Prelievi di pesca – Limiti di Cattura....................................................................................25 1.14 Pesca professionale............................................................................................................26 1.15 Pesca da natante e Belly Boat............................................................................................26 1.16 Pesca notturna e Carp-Fishing...........................................................................................27 1.17 Laghetti per la pesca sportiva............................................................................................28 Tipologia e modalità di esercizio dei lavori in alveo..................................................................31 1.18 Obblighi Ittiogenici ............................................................................................................33 1.19 Disposizioni per la realizzazione di passaggi artificiali per pesci......................................36 1.20 Controllo.............................................................................................................................39 1.21 Interventi ittiogenici..........................................................................................................40 1.22 Ripopolamento Ittico - Modalità di attuazione .................................................................41 1.23 Programma di sviluppo delle strutture ittiogeniche .........................................................42 1.24 Priorità ai progetti..............................................................................................................43 2 Premessa Il Piano ittico trae fondamento normativo dalla L.R. Toscana n° 7/2005 e si incarica di rispondere alle finalità del Regolamento di Attuazione del 22/08/2005 e del Piano Ittico Regionale. Il Piano ittico rappresenta l'adeguamento delle normative vigenti nel territorio provinciale in base ai dati emersi dall'elaborazione e comparazione di vari studi sugli ecosistemi di acqua dolce del territorio aretino, svolti a partire dal 2004 e in parte ancora in corso. La gestione dell'habitat acquatico è molto complessa ed interessa diversi assessorati e servizi provinciali, la Regione Toscana, le Unioni dei Comuni, i Parchi, le Associazioni e tutti gli altri Enti che hanno a che fare con la gestione dell'acqua e del territorio in generale. Si deve, infatti, considerare l'ambiente acquatico nel suo complesso, le interazioni con l'ambiente terrestre e con le attività umane, valutando l'insieme degli usi e degli interessi a volte contrastanti individuando le soluzioni in grado di conciliare le diverse esigenze con la vita acquatica ed il benessere delle popolazioni ittiche. Per pianificare correttamente la gestione dei pesci e della pesca è quindi necessario avere la consapevolezza che si deve innanzitutto gestire l'ambiente acquatico. Quanto più un corso d'acqua o un lago presentino habitat naturali e ben conservati tanto più essi potranno esprimere comunità ittiche abbondanti, diversificate ed in buona salute. Nel caso delle acque provinciali acquistano particolare rilievo gli interventi diretti alla conservazione degli habitat acquatici e delle comunità ittiche presenti per la loro particolare importanza nel quadro della salvaguardia della biodiversità. Infatti sono presenti molti ambienti di pregio dove sopravvivono comunità autoctone inalterate o solo marginalmente interessate dalla presenza di esemplari di specie alloctone, habitat di importanza fondamentale per la sopravvivenza di specie già scomparse dalla gran parte del loro habitat originario, come il cavedano etrusco (Squalius lucumonis) ed il ghiozzo etrusco o di ruscello (Padogobius nigricans). Grazie al costante monitoraggio del reticolo idrogeografico provinciale, siamo in grado di fornire un quadro esaustivo sullo status degli ecosistemi di acqua dolce, sulla composizione e distribuzione delle comunità ittiche presenti sul territorio e delle singole specie di pesci che le compongono, ed in base a questa conoscenza organizzare efficacemente gli interventi a difesa e tutela esposti dal presente Piano Ittico Provinciale. 3 OBIETTIVI DI CARATTERE GENERALE Obiettivi generali del Piano Ittico Provinciale sono la conservazione e l’incremento delle popolazioni ittiche presenti nei corpi idrici della Provincia di Arezzo. Tali obiettivi vengono perseguiti secondo due principali linee di intervento: uno relativo all'habitat acquatico e l'altro alla fauna ittica. 1.1 Salvaguardia degli habitat acquatici 1.1.1 Qualità dell’acqua La buona qualità dell'acqua è una condizione indispensabile per il mantenimento delle comunità ittiche, soprattutto se le specie che le compongono sono sensibili alle alterazioni. In questo senso è stato fatto molto dai Piani di risanamento regionali e provinciali con il Piano di Tutela delle Acque della Regione Toscana, con gli obiettivi di qualità ivi approvati lascia ben sperare per un continuo ulteriore miglioramento delle condizioni qualitative dei corsi d’acqua aretini. Le osservazioni sul recupero dei corsi d'acqua e dei laghi, a volte rapidissimo e quasi spettacolare, è la conferma che gli interventi di risanamento rappresentano una strada obbligata anche nell'ottica della fauna ittica e quindi della pesca. Nessun intervento di ripopolamento ittico permetterà di avere pesci in un ambiente che non presenti i requisiti minimi in termini qualitativi per la loro sopravvivenza. In tale ottica pare quindi evidente che anche il Piano Pesca debba sostenere con tutta la sua forza il perseguimento degli obiettivi di risanamento delle acque. 1.1.2 Quantità dell’acqua Quantità dell’acqua e derivazioni dai corsi d'acqua superficiali se da un lato sostengono attività economico produttive legate alla produzione idroelettrica o all'agricoltura, dall'altro determinano un forte impoverimento dei corsi d'acqua che le subiscono. E' peraltro evidente che un corso d'acqua in secca non può ospitare alcun pesce ed un fiume con portate ridotte a semplici rigagnoli potrà sostenere quantità e qualità di pesce molto limitate. Togliere acqua da un fiume significa per i pesci sottrarre il loro spazio vitale, i rifugi, le aree di caccia e di frega. Anche nel caso delle derivazioni idriche il conflitto di interesse fra i diversi possibili fruitori della risorsa idrica è evidente. In tale contesto negli ultimi anni è nata la consapevolezza di mantenere un Deflusso Minimo Vitale (DMV) a valle delle derivazioni idriche, tale da consentire il mantenimento della vita acquatica. Anche l’applicazione del DMV è prevista nel Piano di Tutela delle Acque, e dunque anche per quanto riguarda l’aspetto quantitativo si presume che con la progressiva attuazione degli obiettivi di piano si possano migliorare le condizioni idriche anche dal punto di vista dei pesci. 4 Il reticolo idrico superficiale della Provincia di Arezzo è peraltro costellato di derivazioni idriche e numerose paiono anche le richieste di nuove concessioni, favorite dalle normative inerenti le energie rinnovabili. La Provincia di Arezzo, al fine di tutelare i corsi d’acqua di maggior pregio conservazionistico ed alieutico ha approvato una delibera (DGP n.500 del 11/08/2005) che definisce le norme di garanzia e le prescrizioni da adottare nei disciplinari di concessione per derivazioni d’acqua a qualsiasi uso in provincia di Arezzo. 1.1.3 Naturalità di alveo e sponde, integrità della vegetazione ripariale Conservare la naturalità di alveo e sponde dei corsi d'acqua e l'integrità della loro fascia vegetazionale riparia è una priorità anche nell'ottica della gestione ittica. La complessità e la diversità delle comunità ittiche e la loro abbondanza sia in termini di densità sia di biomassa risultano strettamente legate alla diversità e naturalità dell'ambiente acquatico. È infatti anche intuitivo pensare che un corso d'acqua costretto in un alveo rettificato, con sponde e fondo lisci e regolari, dove l'acqua si distribuisce su una lama sottile ed uniforme, non presenta più la possibilità di ospitare pesci, soprattutto se si tratta di pesci di una certa taglia. La presenza e l'alternanza di zone a corrente debole, moderata e veloce, di buche, rapide, lame, di rifugi in alveo rappresentati da massi di forme e dimensioni diverse, alberi in acqua, radici e ceppaie, sponde scavate, alberi sulle sponde che ombreggiano, è un complesso di situazioni di micro e di mesohabitat indispensabile per il benessere dei pesci. In tale ottica la conservazione della diversità morfologica è una necessità, perché ad essa corrisponde la biodiversità degli ambienti acquatici e quindi anche delle comunità ittiche che li popolano. Le tecniche di intervento a cui è opportuno riferirsi sono quelle dell’ingegneria naturalistica, ed in particolare a quelle tecniche che riguardano il mantenimento della naturalità delle sponde e la diversità morfologica dell’alveo, possibilmente utilizzando anche i rifugi per pesci. Tra questi ultimi si citano ad esempio i deflettori di corrente; la posa di massi in alveo; la posa di ceppaie ancorate in alveo; i rifugi sottosponda e tante altre soluzioni, di cui è ricca la bibliografia di settore. È, infatti del tutto evidente che in caso di pericolo per infrastrutture e persone a causa di corsi d'acqua che erodono o esondano in corrispondenza di manufatti sia necessario intervenire con una "sistemazione idraulica". Non è invece ancora ben accettata da tutti gli Enti preposti a tali interventi, l'applicazione di tecniche bioingegneristiche. Esse consentono molto spesso di raggiungere gli stessi risultati in termini di stabilità e di messa in sicurezza, utilizzando tecniche che minimizzano l'impatto sul corso d'acqua, consentendo alle componenti biotiche di continuare a popolare l'ambiente acquatico. Questa filosofia di intervento è peraltro prevista anche dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Toscana. La fascia di vegetazione ripariale rappresenta una zona di straordinario interesse naturalistico e di vitale importanza anche per la fauna ittica. Essa fornisce ombreggiamento, che significa rifugio visuale e mantenimento di temperature più costanti, cibo rappresentato dagli insetti aerei che gravitano nel fogliame sospeso sull'acqua, materiale organico da decomporre che è alla base della catena alimentare acquatica. Le radici e le ceppaie sulle sponde danno inoltre un'ottima stabilità alla sponda stessa e la buca che spesso il 5 corso d'acqua scava in corrispondenza delle ceppaie ripariali è un rifugio eccellente per tutti i pesci. Questi motivi sostengono quindi il fatto di pensare anche alla vegetazione ripariale nell'ambito del Piano Pesca, essendo molto spesso preferibile intervenire su di essa piuttosto che attivare altri tipi di pratiche gestionali. 1.1.4 Continuità fluviale L’importanza dei passaggi artificiali per pesci (comunemente e impropriamente detti "scale di risalita") è dovuta al fatto che tutte le specie ittiche, con modi e tempi estremamente differenti, effettuano spostamenti lungo i corsi d’acqua. Questi spostamenti possono avvenire nell’arco temporale di una giornata, di una stagione, di un anno o di più anni. Ogni specie si sposta dunque lungo l’asta fluviale secondo le necessità, che fondamentalmente sono di carattere trofico o riproduttivo e che possono compiersi nell’ambito del bacino idrografico oppure muovendosi da o per l’ambiente marino. Quando le specie ittiche compiono migrazioni che comportano il passaggio dall’acqua dolce all’acqua di mare, dopo essersi accresciute nella prima e per riprodursi nella seconda, si parla di specie catadrome, la cui rappresentante di gran lunga più nota ed importante è l’anguilla (Anguilla anguilla). Nel caso opposto, quando per riprodursi una specie risale i corsi d’acqua dopo essersi accresciuta in mare, si parla di specie anadrome, alle quali appartengono ad esempio i salmoni (Salmo salar, Oncorhynchus sp.), la trota di mare (Salmo trutta) e lo storione (Acipenser sp.). Oltre a questi grandi migratori, in grado di percorrere migliaia di chilometri, numerose specie si spostano per tratti più modesti, rimanendo all’interno del medesimo corso d’acqua, per esigenze diverse. Tipico esempio è la trota fario (Salmo (trutta trutta), che compie brevi spostamenti nell’arco della giornata per raggiungere le zone di caccia, che sono comunque molto vicine alle zone di rifugio, e che compie invece spostamenti verso monte di maggior consistenza all’approssimarsi del periodo riproduttivo, per raggiungere le aree caratterizzate dai parametri chimici, fisici e strutturali più idonei per la deposizione delle uova. Anche in ambiente lacustre si verificano importanti migrazioni, nell’ambito dello stesso lago oppure con i corsi d’acqua collegati. Ad esempio la trota lacustre, che risale gli immissari anche per lunghi tratti per raggiungere le zone di riproduzione. In misura minore nel periodo riproduttivo risalgono gli immissari alcuni ciprinidi, come il cavedano (Squalius squalus), il barbo tiberino (Barbus tyberinus ), e la rovella (Rutilus rubilio). Alla luce di tutto questo appare evidente che l’interruzione di un corso d’acqua, oltre alle modificazioni strutturali che comporta e alla trasformazione dell’ambiente acquatico che determina, cambiandone a volte la stessa vocazionalità ittica, sicuramente è un ostacolo alle migrazioni della fauna ittica, spesso insormontabile. Naturalmente le specie che subiscono i danni maggiori sono le grandi migratrici: quelle specie che dal mare devono risalire i corsi d’acqua per lunghi tratti, sia a scopo alimentare che a scopo riproduttivo. I problemi esistono anche in senso opposto, cioè a discendere dal fiume al mare, poiché a volte c’è di mezzo una turbina (opere idroelettriche) e poiché comunque viene alterata la velocità della corrente, che rappresenta 6 uno degli stimoli alla discesa a mare, dilatando altresì il tempo necessario per raggiungere il mare. Il problema della discesa viene però più facilmente superato sfruttando le piene, allorché la diga o lo sbarramento viene “bypassato” in ragione delle portate molto elevate. Tali portate viceversa difficilmente consentono la risalita poiché i valori di velocità della corrente molto spesso soverchiano le pur eccellenti capacità natatorie dei pesci che resistono ad esse utilizzando i rifugi offerti dalla struttura fisica dell’alveo. Tra gli obiettivi del Piano Pesca deve quindi essere considerato anche quello di ripristinare la continuità fluviale e le possibilità di scambio fra i laghi e i loro tributari, poiché ciò determinerà un miglioramento qualitativo e quantitativo delle popolazioni ittiche. Nonostante l'indubbia importanza del mantenimento della continuità fluviale si deve però tenere conto della composizione delle comunità ittica interessate, alla luce dei dati emersi dai numerosi lavori di studio svolti. Dalle osservazioni svolte risulta la presenza nel corso principale del fiume Arno di quattro distinte comunità ittiche, isolate tra loro da ostacoli insormontabili, tra queste l'unica caratteristica della fauna indigena, composta quasi totalmente da specie ittiche autoctone, è presente nel tratto del fiume a monte dei grandi sbarramenti di Capolona e Subbiano. Le altre tre comunità, a valle di Capolona fino allo sbarramento della diga di "La penna", nel tratto del fiume Arno compreso tra i due invasi artificiali, ed a valle della diga di Levane, risultano altamente compromesse dalla presenza di specie alloctone, spesso altamente nocive come il siluro d'Europa (Silurus glanis), la pseudorasbora (Pseudorasbora parva), ed il rutilo (Rutilus rutilus). In base a questa situazione risulta particolarmente importante frenare la diffusione delle specie alloctona e, di conseguenza, la necessità di mantenere la presenza di ostacoli che ne possono limitare l'espansione. Pertanto risulta molto importante la presenza degli sbarramenti di Capolona e Subbiano, gli unici in grado di salvaguardare la notevole comunità ittica autoctona diffusa nel tratto casentinese del fiume Arno. Analogamente appare opportuna la presenza di quegli ostacoli, presenti nel tratto inferiore dei torrenti afferenti ai tratti di fiume ove siano presenti specie alloctone, che impediscono la risalita agli esemplari di specie aliene. Di contro, risulta di vitale importanza l’assenza di sbarramenti nel tratto del fiume Arno posto a monte degli sbarramenti di Capolona e Subbiano al fine di non incidere negativamente in un tratto di fiume relativamente esteso, caratterizzato, come abbiamo visto, da una comunità ittica ad alta valenza ecologica. Deve essere segnalata anche la presenza di numerose specie alloctone nell'invaso artificiale di Montedoglio (abramide, rutilo, ecc.), nel bacino del Fiume Tevere, e l'importanza di mantenere queste specie nocive nell'ambito del solo invaso artificiale. 1.2 Tutela delle specie autoctone Nonostante le continue introduzioni di specie ittiche di origine alloctona, nel territorio della Provincia di Arezzo sono ancora presenti la gran parte delle specie ittiche tipiche del distretto faunistico arno-tiberino. Si tratta in gran parte di specie minacciate od in grave pericolo di estinzione, scomparse dalla quasi totalità della loro originale area di distribuzione, come il ghiozzo etrusco o di ruscello ( Padogobius nigricans), il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), ed il cavedano etrusco (Squalius lucumonis). In particolare 7 ancora esistono tratti fluviali e torrenti dove la comunità ittica si mantiene integra o solo lievemente alterata dalla presenza di specie alloctone. La tutela di questo patrimonio naturale e della biodiversità da esso rappresentata è obiettivo primario del Piano Ittico, nel quale sono previste misure di protezione come periodi di divieto, misure minime, divieti assoluti di pesca e detenzione, zone di protezione e di frega, ed eventuali azioni di reintroduzione o di riproduzione in cattività. Le misure a tutela sono illustrate in dettaglio nei successivi paragrafi di questo documento. 1.3 Gestione delle specie transfaunate dal bacino padano-veneto ed alloctone Nelle acque del territorio provinciale sono state introdotte, illegalmente o per fini alieutici, e continuano ad essere introdotte specie ittiche alloctone al territorio nazionale o transfaunate da altri distretti ittiofaunistici italiani. La presenza di queste specie rappresenta la maggiore minaccia per la sopravvivenza delle specie originarie dei nostri bacini. Le introduzioni sono in crescita ed il loro controllo risulta difficile se non impossibile. Realisticamente possono solo essere applicate misure di gestione, controllo e contenimento delle specie introdotte. Le misure sono illustrate in dettaglio più avanti. Esiste comunque il problema delle specie alloctone introdotte che hanno interesse ai fini della pesca sportiva. Premettendo che molte di esse non sembrano costituire seria minaccia per la presenza dell'ittiofauna autoctona, rimane il problema di mantenere una stretta vigilanza sulla loro diffusione e, dove possibile, evitare l'immissione in quelle acque dove la comunità ittica originaria risulta integra ed in buona salute. Questo è particolarmente importante per la gestione della trota atlantica o fario (Salmo trutta), della specie di origine nord americana persico trota o boccalone (Micropterus salmoides), e della specie transfaunata dal distretto padano-veneto barbo padano o italico (Barbus plebejus), per le quali viene attuato uno stretto controllo sulla quantità, qualità e localizzazione delle introduzioni (trota atlantica e persico trota), e di vigilanza sulla loro espansione (barbo italico). Il piano altresì prevede azioni per l'eradicazione di specie alloctone particolarmente nocive per l'ecosistema come il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarckii), il ghiozzo padano (Padogobius bonelli), ed il siluro d'Europa (Silurus glanis). Le misure consigliate vengono elencate successivamente, mentre per il contenimento del siluro è già in corso un programma sperimentale di pesca di selezione di cui sono attesi a breve conclusioni ed indicazioni sull'efficacia dell'azione. 1.4 Associazionismo L’Amministrazione provinciale di Arezzo riconosce le Associazioni di Pesca Sportiva e le Associazioni di Volontariato Ambientale come importanti partner per molti aspetti gestionali della fauna ittica, per la comunicazione da e verso i cittadini e per la sensibilizzazione dei cittadini al rispetto del patrimonio naturale presenti nelle acque interne del nostro territorio. 8 Le modalità di collaborazione con le Associazioni, inerenti la gestione di ZRS, vigilanza, campionamenti, ed altri aspetti di ottimizzazione delle azioni di tutela e protezione ambientale, sono esposte nelle apposite sezioni del Piano Ittico Provinciale. 1.5 Divulgazione e sensibilizzazione Le disposizioni presenti nel piano ittico verranno rese pubbliche attraverso la divulgazione del Calendario annuale della Pesca e di altre informative che verranno messe in atto da parte dell’Amministrazione insieme alle Associazioni di pesca locali. La Provincia di Arezzo attua e favorisce iniziative didattiche allo scopo di avvicinare i cittadini, ed in particolare i giovani, alla conoscenza e rispetto del patrimonio naturale, coerentemente con le azioni di protezione della biodiversità, previste sia a livello europeo (Direttiva Habitat 92/43/CEE), sia nazionale che regionale. Le attività, svolte in collaborazione con le Associazioni di Pesca Sportiva, esperti del settore, e personale dell’amministrazione, si articolano in lezioni teoriche, esercitazioni sul campo, visite guidate al Centro Ittico Provinciale di Carda, ed attività ludiche come piccole competizioni di pesca sportiva. Le iniziative di cui sopra sono rivolte anche agli istituti scolastici provinciali, che con il proprio personale docente ,forniscono nuove esperienze didattiche rivolte agli studenti che vengono coinvolti in progetti di studio specifici nella gestione e conservazione dell’ittiofauna. 9 DIVISIONE IN ZONE ITTICHE DEI CORPI IDRICI Con l’approvazione del Piano Provinciale per la Pesca nelle acque interne 2008-2013 era stata confermata la suddivisione dei corpi idrici del territorio provinciale mantenendo la zonazione di cui all’art. 10 comma 1 della Legge Regionale Toscana n. 7/2005 di seguiti riportata: 1 – zona a salmonidi; 2 – zona a ciprinidi; 3 – zone di foce o ad acque salmastre,ovvero specchi lacustri naturali o artificiali di rilevante superficie; Come già evidenziato nel documento suddetto di prossima scadenza, la particolare conformazione del territorio aretino, che comprende bacini appenninici di grande estensione, che originano a quote relativamente elevate per giungere progressivamente in pianura, comporta la presenza di lunghi tratti di corsi d’acqua di fondovalle in cui sono presenti entrambe le famiglie caratterizzanti le zone ittiche: salmonidi e ciprinidi. Se infatti i tratti più a monte ospitano quasi esclusivamente salmonidi, mentre i tratti più a valle ospitano quasi esclusivamente ciprinidi, i tratti intermedi ospitano gli uni e gli altri, rendendo difficile ed improprio attribuire un limite netto alle due zone ittiche. Per tale motivo, con il progetto d’integrazione della valutazione delle acque a salmonidi mediante l’applicazione del codice ABACO (Auteri et al.,1988 Baino e Spitaleri, 1989; Auteri et al.,1995), riconosciuto dalla Regione Toscana, nel Piano Regionale per la Pesca nelle Acque Interne 2007/2012, come metodo valido per giungere operativamente alla classificazione dei corpi idrici d’acqua dolce, è stata possibile individuare una “sottozona” ittica, che ha consentito alla Provincia di suddividere la zona a salmonidi nelle due sottozone di seguito riportate: a.1. zona a salmonidi superiore A.1 a.2. zona a salmonidi inferiore A.2 Nelle prime la pesca è vietata nel periodo di chiusura della pesca ai salmonidi, fatto salvo le aree su cui vengano istituite Zone a Regolamento Specifico per la pesca, dove i periodi d’effettiva chiusura della pesca sono stabiliti dall’Organismo di Gestione con i regolamenti di gestione approvati dalla Provincia. Nelle seconde la pesca sarà aperta tutto l’anno alle specie ciprinicole presenti con le limitazione previste per ogni singola specie. Tutti gli affluenti dei corsi d’acqua sotto elencati e classificati in categoria A1, A2 e B, vengono considerati di tipologia “A1– trota superiore” e pertanto in essi è vietato svolgere l’attività di pesca nel periodo di chiusura ai salmonidi. 10 1 - acque di cat. A e B BACINO DEL FIUME ARNO Corso d’acqua Fiume ARNO Rio LENDRA Torrente CHIASSA Torrente VALIANO Fosso delle PILLOZZE Fosso di TRIBOLI TORRENTE SOLANO Fosso RIOLLE Fosso BORA Torrente ROIESINE Torrente SOVA Torrente TEGGINA Torrente ARCHIANO Torrente VESSA Descrizione Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” nel tratto compreso tra le sorgenti e la briglia del “Canto alla Rana” di Stia Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” nel tratto compreso tra la briglia del “Canto alla Rana” di Stia fino alla confluenza con il Fosso delle Pillozze, in prossimità di Pratovecchio Zona a Ciprinidi nel tratto compreso tra la confluenza con il Fosso delle Pillozze fino al limite della Provincia di Arezzo. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” torrente Chiassa ed affluenti dalle origini fino al ponte stradale in località Chiaveretto Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dal ponte stradale in località Chiaveretto fino al ponte in località Chiassa superiore Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino all’inizio del “Campo di Gara” in località Prato di Strada Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’inizio del “Campo di Gara” in località Prato di Strada per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 – Trota superiore” dalle origini fino all’ingresso nel centro abitato di San Piero in Frassino Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dal centro abitato di San Piero in Frassino per tutto il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino all’abitato di Partina per tutti i tratti scorrenti il territorio non demaniale Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’abitato di Partina fino al ponte di Camprena Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso 11 Torrente CORSALONE Fosso dell’ORECINE Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino alla briglia del Ponte Rosso (Strada per La Verna) Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla briglia del Ponte Rosso (Strada per La Verna) fino a località Campi Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Fosso LAPPOLA Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Torrente RASSINA Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino all’altezza dell’impianto di imbottigliamento “Acqua minerale Verna) Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’altezza dell’impianto di imbottigliamento “Acqua minerale Verna” fino alla prima biglia in località “La Fatica” Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Torrente ZENNA Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Torrente SOLIGGINE Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle sorgenti fino al ponte della strada per Ornina presso Pieve a Socana. Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” per il resto del suo percorso Torrente FALTONA Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Torrente SALUTIO Torrenti TALLA - CAPRAIA Rio BRELE Torrente GRAVENNA Rio TALLA Fosso delle VAGLIE Torrente GRESSA Torrente RESCO SIMONTANO Torrente CIUFFENNA Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 – Trota superiore” negli affluenti e nel t. Talla dalle origini fino all’ingresso nell’abitato di Talla Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’ingresso nell’abitato di Talla per tutto il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A 1- Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” Dalle origini fino all’ingresso nel centro abitato di Pian di Scò Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’ingresso nell’abitato di Pian di Scò per tutto il tratto scorrente nel territorio della Provincia di Arezzo Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e nel t. Ciuffenna dalle sorgenti fino al ponte in località “Ponte Mulinaccio Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” nel tratto compreso tra il ponte in località “Ponte Mulinaccio” e la passerella del Molino 12 dei Cannoni ubicata 60 mt. circa a valle del molino stesso Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Borro CERTIGNANO Torrente AGNA Borro di CAPOSELVI Borro di CASPRI Borro di ROVIGGIANO Fosso del MALLOGO ORENACCIO Torrente PAGO Borro di SINCIANO Torrente FAELLA Borro di MALVA Torrente LA TROVE Torrente AMBRA Borro ASCIONE Rio LORETO Torrente TECCOGNANO Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e nel t. Agna dalle origini fino a località “Casa d’Agna Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” da località “Casa d’Agna” fino al Ponte della S. P. Sette Ponti Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” nel tratto compreso tra le sorgenti e l’abitato di Caposelvi Zona a Ciprinidi dall’abitato di Caposelvi e la confluenza con il Torrente Ambra Zona a Salmonidi di tipo “A1- Trota superiore” nel tratto compreso tra le sorgenti e la Chiusa di Molinaccio nei pressi della località Nofri Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino al Ponte della S.P. Sette Ponti Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle sorgenti fino al Ponte della S.P. Sette Ponti. Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” nel tratto compreso fra le sorgenti e la Loc. Faella, in territorio del Comune di Pian di Scò Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso dalle origini sino al ponte della S.P. Badia Agnano - Pieve a Presciano in prossimità del bivio per Civitella della Chiana Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla località Fornaci per tutto il tratto a monte che scorre nella Provincia di Arezzo Zona a Ciprinidi nel rimanente tratto Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle sorgenti fino al ponte di Sergine S. P. Terranuova-Campogialli Zona a Ciprinidi dal ponte di Sergine fino alla confluenza con il bacino idroelettrico di Levane. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino al ponte della Strada Umbro- Casentinese. Zona a Ciprinidi per il rimanente tratto Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso 13 Torrente ESSE Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e dalle origini fino alla briglia in loc. “Verniana” Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla briglia in loc. “Verniana” fino al ponte di Ciggiano della strada Vecchia Senese Zona a Ciprinidi nel rimanente tratto. CANALE MAESTRO DELLA CHIANA Zona a Ciprinidi per tutto il suo percorso. Torrente ESSE DI CORTONA Zona a Salmonidi di tipo “A1- Trota superiore” negli affluenti e dalle origini fino al ponte sulla S.P. n.35. Zona a Ciprinidi nel rimanente tratto Torrente Mucchia Zona a Ciprinidi per tutto il suo percorso BACINO DEL FIUME TEVERE Corso d’acqua Fiume TEVERE Torrente CERFONE Torrente PADONCHIA Torrente SINGERNA Torrente AFRA Torrente CANANECCIA Torrente BULCIANO Torrente BULCIANELLA Torrente SOVARA Descrizione - zona a salmonidi di tipo “A1 – trota superiore” dal confine della provincia fino al ponte di Valsavignone - zona a salmonidi di tipo “A2 – trota inferiore” dal ponte di Valsavignone fino al centro abitato di Pieve Santo Stefano - zona a ciprinidi dal centro abitato di Pieve Santo Stefano al lago di Montedoglio - zona a salmonidi di tipo “A1 – trota superiore” a valle della diga di Montedoglio fino al ponte sulla SS 73 presso Sansepolcro - zona a salmonidi di tipo “A2 – trota inferiore” dal ponte sulla SS73 fino al confine con la Provincia di Perugia Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle sorgenti fino al ponte di Palazzo del Pero Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dal ponte di Palazzo del Pero fino al ponte per Bivignano Molin Nuovo Zona a Ciprinidi dal ponte per Bivignano fino al limite della Provincia Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il tratto che scorre nel territorio della Provincia di Arezzo. Zona a Salmonidi di tipo “A 1- Trota superiore” dalle origini fino a località “Ponte Singerna Zona a Salmonidi di tipo “A2- Trota inferiore” da località “Ponte Singerna” fino a località Ontaneto Brenzi Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino al ponte in località “L’imposto” Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dal ponte in località “L’imposto” fino al “Ponte San Francesco Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso e negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso e negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso e negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e dalle origini fino alla diga a valle di Località Conventino 14 Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla diga a valle di Località “Conventino” fino al ponte della S.P. della Libbia nei pressi di Tavarnelle (Anghiari) Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 – Trota superiore” per tutto il suo percorso e negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso e negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso e negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e dalle origini fino alla confluenza del torrente Aboca Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla confluenza del Torrente Aboca per tutto il resto del suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso e negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso e negli affluenti Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e dalle origini fino a loc. Anzina Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” da loc. Anzina per tutto il tratto che scorre in Provincia di Arezzo. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e per tutto il tratto che scorre nel territorio della Provincia di Arezzo. Torrente ANCIONE Torrente COLLEDESTRO Torrente SINIGIOLA Torrente TIGNANA Torrente ISOLA Fosso OTRO Fiume NESTORE Torrente MINIMA Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e per tutto il tratto che scorre nel territorio della Provincia di Arezzo. Torrente MINIMELLA BACINO DEL FIUME MARECCHIA Corso d’acqua Fiume MARECCHIA Fosso FOSSONE Fosso GIUNCHETO Torrente PRESALE Torrente AURO Descrizione Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e nel tratto compreso tra le sorgenti e la confluenza con il fosso Il Fossone Zona a Ciprinidi fino al confine della Provincia di Arezzo. Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo percorso Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il tratto che scorre in Provincia di Arezzo BACINO DEL FIUME FOGLIA Corso d’acqua Descrizione Fiume FOGLIA Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e nel tutto il compreso tra le sorgenti e la briglia sita nell’abitato di Sestino Zona a Ciprinidi dall’abitato di Sestino fino al confine della Provincia di Arezzo 15 2 – acque di tipo c. zone di foce o ad acque salmastre, ovvero specchi lacustri naturali o artificiali di rilevante superficie Bacino Lago di Montedoglio Lago del Calcione Bacino di Levane Bacino di La Penna Lago di San Cipriano 16 MODALITA' E STRUMENTI DI GESTIONE DEI CORPI IDRICI: GLI ISTITUTI ITTICI L’esteso reticolo idrografico provinciale, necessita di una gestione attenta delle pratiche di pesca al fine di garantire gli obiettivi di conservazione e incremento delle popolazioni ittiche. Pertanto è importante prevedere, regole specifiche da applicare agli istituti previsti dalla normativa vigente, e forme di collaborazione, con Associazioni di Pesca Sportiva Provinciali e Amministrazioni locali, al fine di integrare e valorizzare conoscenze e competenze. Per la gestione dei corpi idrici e del patrimonio ittico ai fini della pesca, è volontà di questa Provincia utilizzare, in via prioritaria, le Associazioni dei Pescatori riunite in forme associate, le singole Associazioni Provinciali di Pesca Sportiva ed Ambientaliste e le Amministrazioni locali presenti nel territorio, spronando forme di collaborazione integrata fra i soggetti sopra richiamati al fine di valorizzare per ognuno di essi le proprie conoscenze e competenze. Tale modalità di gestione viene realizzata attraverso specifiche convenzioni che dovranno essere redatte in accordo con le Associazioni Provinciali della Pesca. Ai sensi della normativa vigente in materia di pesca, le azioni per le quali le Province, possono avvalersi di soggetti terzi si riferiscono a istituzione delle zone di frega, istituzione delle zone di protezione parziale o totale per fauna ittica, istituzione delle zone a regolamento specifico e approvazione dei relativi piani di gestione, istituzione dei campi di gara, recupero di novellame e recupero della fauna ittica a rischio e interventi di emergenza per la sua tutela. In particolare di seguito si riportano gli istituti di cui sopra ricadenti all’interno del territorio provinciale. Tra gli indirizzi del Piano Provinciale dalla Pesca nelle Acque Interne, di prossima scadenza, era stato inserito, tra le priorità dei progetti, quello di verifica della rispondenza a criteri di validità delle zone di frega e delle zone di protezione istituite nella provincia di Arezzo. Il progetto, presentato dall’Associazione Ichthyos Italia, ha consentito, con l’approvazione della relazione conclusiva da parte della Giunta Provinciale, di individuare dei nuovi istituti che vengono annualmente confermati nei Calendari della Pesca. 1.6 Zone di frega Tra le competenze delle Provincie rientra l’istituzione delle zone di frega nelle quali, ai sensi dell’art. 11 del D.P.G.R. n. 54/2005, la pesca è vietata in un periodo specifico che nel territorio della provincia di Arezzo è stato definito in concomitanza con il periodo riproduttivo dei ciprinidi reofili presenti nel territorio. (2 di Maggio all’ultimo sabato di Giugno) Lo scopo delle zone di frega è quello di permettere alle specie ittiche, anche se già tutelate da un periodo di divieto di pesca, di riprodursi senza il disturbo arrecato dall’attività alieutica e lo stress arrecato ai riproduttori dalla cattura e dal successivo rilascio. Inoltre, così come previsto dalla normativa suddetta, sono “vietati atti di sommovimento del fondo” e pertanto, in tal senso non possono essere eseguiti lavori in alveo in tale periodo. 17 Di seguito sono elencate le zone di frega attualmente esistenti che avranno durata per tutto il periodo di validità del presente Piano. Nei rimanenti tratti dei corsi d’acqua, dove non sono state istituite zone di frega, nel periodo intercorrente tra il 2 maggio e l'ultimo sabato di giugno, è possibile esercitare la pesca ma non può essere utilizzata la nassa (retino porta pesci) al fine di tutelare la fauna ittica pescata. Fiume Arno A1 Nel tratto compreso dalla località Case d’Arno, a monte, fino al ponte che attraversa l’Arno in località Ponte a Poppi, a valle. A2 Nel tratto da 200 m a monte della confluenza del T. Teggina fino a 200 m a valle della confluenza del Torrente Archiano. A3 Nel tratto compreso fra il ponte nuovo ubicato a monte del lavaggio inerti “Mariotti” fino alla confluenza con il T. Corsalone, a valle, in Comune di Chiusi della Verna. A4 Nel tratto compreso fra il F. Groppino, a monte, fino a circa 1,5 Km a valle del torrente Zenna, nel Comune di Subbiano, nel punto in cui la strada SP 58 si affianca al letto del fiume Arno. A5 Nel tratto dal ponte ferroviario di “Spedaletto”, a monte, fino all’inizio della piana a monte della cascata nell’abitato di Subbiano, a valle. A6 Dallo sbarramento della centrale idroelettrica della Nussa (Capolona), a monte, fino allo sbarramento della centrale idroelettrica della Lama, a valle. A7 Nel tratto compreso fra la confluenza con il T. Ritoto (Capolona) fino al ponte di Buon Riposo della strada Arezzo- Castelluccio. A8 Nel tratto da 200 m a monte del ponte di Ponte a Buriano, fino al limite della zona di pesca ricadente all’interno della R.N. di Ponte Buriano –La Penna e delimitata da apposita tabellazione. A9 Dal confine della riserva Naturale della Penna-Ponte Buriano, fino al ponte di Catolfi, situato nella strada Laterina - Ponticino. A10 Da 100 m a monte della confluenza con il T. Ambra, fino alla confluenza con il Borro dei Frati, nel Comune di San Giovanni Valdarno. A11 Dallo sbarramento ENEL (ex colonia), a monte, fino al confine della Provincia, nel Comune di San Giovanni Valdarno. Torrente ARCHIANO A12 Nel tratto dal ponte della ferrovia (Bibbiena) fino alla confluenza con il fiume Arno. Torrente CERFONE A13 Dal ponte di Pieve a Ranco, a monte, fino alla confluenza del fosso della Centena, a valle. Torrente AMBRA A14 Dal ponte sulla SP n. 540, a valle, fino al ponte per la località Vepri, a monte. A15 Da circa 50 ml. a monte del ponte di Pogi, fino al ponte della ferrovia, a valle. Canale Maestro della CHIANA A16 Dalla “Chiusa dei Capannoni” (Quarata) fino ai confini della Riserva naturale di Ponte a Buriano. Fiume Arno e Canale Maestro della Chiana A17 Nel tratto che va da 50m a monte dell’entrata del fosso di Monte nel Canale Maestro della Chiana fino alla Loc. Cartiera . 18 1.7 Zone di protezione Ai sensi dell’art. 12 del Regolamento di attuazione 54/R della L.R.T. 7/2005 “le Provincie possono istituire, anche su segnalazione di altri enti locali, associazioni di pescatori o associazioni ambientaliste, zone di protezione a fini di tutela delle risorse ittiche e di riequilibrio biologico dei corpi idrici”. Le zone di protezione hanno lo scopo di tutelare le risorse ittiche e permettere il riequilibrio biologico dei corpi idrici e sono istituite, in particolare, in ambienti carenti di risorse ittiche. Al pari delle zone di frega, possono essere istituite anche per permettere la riproduzione naturale dell’ittiofauna. A differenza delle prime, dove la pesca è vietata, nelle zone di protezione, si può avere un divieto totale o parziale, applicato in modo diverso alle singole specie e descritto nel paragrafo specifico. Le zone di protezione si presentano dunque come uno strumento flessibile e mirato che permette di tutelare/incrementare una o più specie ittiche presenti in un determinato corpo idrico. Le zone di protezione vengono istituite prioritariamente in: - Ambienti che hanno subito gravi perturbazioni (inquinamento, lavori in alveo, alluvioni etc. ) al fine di permettere un più rapido recupero della comunità ittica. - Aree di particolare pregio (ad esempio ZPS, SIC, SIR), in cui sono presenti specie in declino o di interesse comunitario, previa valutazione di incidenza, ai sensi della L.R. 56/2000. - Aree in cui si rende necessario adottare una misura minima maggiore o un periodo di divieto di pesca diverso da quello stabilito, ai fini della tutela di una o più specie ittiche. - Aree in cui si rende necessario limitare l’impiego di determinati attrezzi o modalità di pesca ai fini della tutela di una o più specie ittiche. - Aree destinate all’introduzione e successivo prelievo di soggetti da destinare al ripopolamento di altri corsi d’acqua. - Aree di particolare importanza ai fini della riproduzione delle specie ittiche presenti, che possono permettere il ripopolamento di un ampio tratto di corso d’acqua, pur con un numero limitato di riproduttori. - Tutte le altre aree in cui, durante la realizzazione della Carta Ittica del territorio, è emersa la necessità di istituire zone di protezione per la tutela di determinate specie ittiche. Di seguito vengono riportate le zone di protezione attualmente riconosciute nel territorio provinciale, individuate in base ai risultati dei campionamenti svolti nell'ambito della stesura della Carta Ittica Provinciale, che avranno validità per tutta la durata del presente piano e che saranno gestite integralmente dalla Provincia di Arezzo. Fiume ARNO B1 In località La Penna: nel tratto che va dallo scarico della Centralina ENEL fino al termine del canale in muratura che delimita lo scarico stesso. Torrente STAGGIA B2 Nel tratto compreso nei pressi della località Ponte Biforco, a monte, coincidente con i confini del Parco Nazionale, fino alla briglia di Calcinaia, a valle. 19 B3 Tratto dalla confluenza con il fiume Arno e la briglia a monte di Piazza della Repubblica; Torrente TALLA B4 Nel tratto compreso fra la confluenza del Fosso di Capraia fino all’altezza del cartello stradale che segnala l’ingresso nell’abitato di Talla. Torrente SCHEGGIA B5 Nel tratto compreso fra il ponte di Vertelli, a monte, e la località Pescaia, a valle. Torrente CARDA B6 Dall’incrocio del Torrente Carda con il fosso della Fontanella – Fonte del Baruccio (sotto l’abitato di Carda) fino alla confluenza con il T. Calleta Torrente CALLETA B7 Nel tratto compreso fra il pozzetto della presa per la troticoltura fino alla confluenza con il (Castelfocognano). Carda Torrente BONANO B8 Dalle origini, confluenza del Carda con il Calleta, fino all’abitato di S.M. in Carda per circa 500 m lineari a valle della troticoltura Mascalchi. Torrente CIUFFENNA B9 Nel tratto compreso fra la confluenza con il Borro Rigodi ed il Borro di S. Clemente (Loro Ciuffenna). Torrente RESCO SIMONTANO B10 Nel tratto compreso tra la confluenza con il borro Figlinelli, a monte, fino alla località limitrofa all’abitato di Canova, a valle. Torrente PRESALE B11 Nel tratto compreso fra la confluenza con il F. Fiumicello, a valle. Vignacci, a monte, fino alla confluenza con il T. Torrente PRESALINO B12 Nel tratto compreso fra la confluenza con il fosso di Case Risecco, a monte, fino alla sua immissione sul T. Presale. Fiume TEVERE B13 Nel tratto dalla confluenza con il Torrente Ancione e la sua confluenza nell’invaso di Montedoglio all’altezza del massimo di ritenuta del bacino. B14 Nel tratto compreso fra il Voc. Fondaccio e il confine di provincia. B15 Nel tratto compreso fra la Loc. Pozzale e la briglia limitrofa al cimitero di Pieve Santo Stefano. Torrente SALUTIO B16 Nel tratto compreso tra il ponte dell’abitato di Salutio, a monte, e la confluenza nel fiume Arno, a valle. Torrente SOVARA B17 Nel tratto coincidente con le tabellazioni di confine della Riserva Naturale Monti Rognosi, individuato a valle, con la confluenza del Fosso della Rocchetta e nel limite superiore, 500 m circa a monte della confluenza del Torrente Rio. Torrente SINGERNA 20 B18 Dalla confluenza del fosso di Covivoli con il torrente Singerna, a circa 200 m monte circa dal Mulino Selvadonica, fino alla confluenza con il fosso della Rocca, a valle. Torrente TIGNANA B19 Nel tratto compreso fra la confluenza con il Fosso Muncinella, a monte, fino al ponte della E 45, a valle. Torrente TEGGINA B20 Nel tratto dall’altezza del cartello stradale che segnala l’ingresso nell’abitato di San Piero in Frassino, a monte, e la confluenza con il Fiume Arno, a valle. Torrente ASCIONE B21 Nel tratto dal ponte di Sergine sulla strada provinciale n. 4, a monte, fino a monte della confluenza con il Fiume Arno, a valle presso il Ponte di Bandelle. 1.8 Zone di protezione parziale di pesca La Provincia di Arezzo, su richiesta delle Associazioni di Pesca Sportiva, riconosciute a livello nazionale e presenti a livello provinciale, ha istituito delle zone di divieto di pesca parziale, così come definito all’art. 12 del D.P.G.R. 54/R del 2005, applicando tempi e modi di pesca specifici a seconda delle specie ittiche di interesse. Ognuna delle zone è stata istituita con l’obiettivo di tutela di specie, richiamate nell’All. A della sopra riportata normativa, che sono considerate di pregio, sia a livello naturalistico che alieutico. Le zone di protezione parziale presenti nel territorio provinciale sono: • Z.P.P. Lago del Calcione dedicata alla tutela della specie luccio – dove vige regolamento specifico – C1: • Z.P.P. Lago di San Cipriano dedicata alla tutela della specie Persico trota d’importanza e interesse alieutico – dove vige regolamento specifico – C2; 1.9 Zone di divieto di pesca con la bilancia Fiume Arno dallo sbarramento della diga di La Penna, nel Comune di Laterina, a monte, fino allo sbocco del canale della centralina, a valle; Torrente Ascione dalla confluenza con il fiume Arno, per circa ml. 1000 a monte. Canale Maestro della Chiana dalla Chiusa dei Capannoni (Quarata) fino alla confluenza con il fiume Arno. 1.10 Campi di gara Ai sensi dell’art. 12 del regolamento d’attuazione della legge regionale sulla pesca dilettantistica, n.54/R, i campi gara possono essere istituiti, su richiesta di associazioni di pescatori riconosciute a livello nazionale o 21 regionale, in tratti di sponda idonei per specifiche condizioni, in modo tale da privilegiare, soprattutto per le acque a salmonidi, porzioni di corsi d’acqua in parte già alterati a livello ambientale. I corsi d’acqua riconosciuti validi, solo in alcuni tratti, per l’istituzione di campi di gara permanenti sono quelli di seguito riportati: 1 – Fiume Arno. Dal ponte di Catolfi, della strada comunale Laterina-Ponticino, a monte, fino al ponte del Romito della strada Laterina capoluogo, Laterina-Montalto – D1; 2 – Torrente Solano. Tratto compreso fra la confluenza con il Rio Solano, a valle, fino alla confluenza con il Torrente Scheggia, a monte – D2; 3 – Torrente Ciuffenna. Nel tratto compreso fra la confluenza del Borro di San Clemente con quello del Cigno, a monte, fino alla passerella del Molino dei Cannoni, a valle –D3; 4 – Fiume Tevere. Nel tratto che va dalla soglia a valle del ponte della SS di Sansepolcro, a monte, fino al voc. Fondaccio, a valle –D3. All’interno delle ZRS potranno essere autorizzate gare di pesca nel rispetto del comma 5 dell’art. 10 del DPGR 54/R qualora tale attività sia già stata prevista e regolamentata nei relativi piani di gestione. Le autorizzazioni all’istituzione di Campi di Gara temporanei, presentate dalle Associazioni di pescatori o gruppi sportivi od agonistici operanti nel settore della pesca ai sensi dell’art. 14 comma 4 del DPGR n.54/R, da effettuarsi in tratti di corsi d’acqua non compresi nell’elenco sopra riportato, possono essere rilasciate esclusivamente nel rispetto delle seguenti prescrizioni: - Il tratto non può interessare Zone di Frega, di Protezione, acque immediatamente ad esse adiacenti per un’estensione di ml 500, e ricadere all'interno di aree protette individuate specifiche normative ; - Non può essere immessa fauna ittica di qualsiasi genere e specie; - La fauna ittica catturata durante lo svolgimento delle gare di pesca deve essere reimmessa nei tempi e nei modi idonei a garantire la sua sopravvivenza favorendo la tecnica del NO-KILL usando obbligatoriamente amo singolo senza ardiglione; - Per lo svolgimento di gare temporanee per l’esercizio del carp-fishing, le autorizzazioni possono essere rilasciate esclusivamente nei tratti di sponda individuati al paragrafo pesca notturna e carp-fishing, non comprendendo le riserve naturali, ove è consentita la pesca notturna. E’ vietato autorizzare gare di carpfishing nei tempi per i quali è prevista la regolare chiusura nel periodo di frega dal 15 maggio al 30 di giugno. Per ciascuno dei suddetti campi di gara permanenti dovranno essere fatte apposite convenzioni con le associazioni di pescatori riconosciute a livello nazionale o regionale per la corretta gestione del tratto individuato. 1.11 Zone a regolamento specifico 22 Al fine della promozione dei valori della pesca e della cultura dell’acqua, le Province ai sensi dell’art. 10 del D.P.G.R. n. 54/R del 2005, possono istituire delle zone a regolamento specifico che, come anche riportato nel Piano Regionale della pesca nelle acque interne, contenuto nella sezione agricola del Piano Regionale Agricolo Forestale PRAF, definendo particolari piani di gestione e regolamenti di pesca, hanno l’importante funzione di rinnovamento di aree rurali coniugando l’attività di pesca con l’educazione ambientale e la promozione turistica di un territorio. L’attività di pesca sportiva all’interno delle ZRS è attuata sulla base di appositi regolamenti di pesca presentati dalle associazioni di pesca delegate alla gestione e approvati dalla Provincia con specifico atto. La realizzazione delle ZRS può essere attuata nel rispetto dei seguenti criteri: - presenza di specie di particolare rilevanza ittiofaunistica; - presenza di specie di particolare interesse alieutico; - zone di difficile valorizzazione turistica dove la pesca e l’educazione ambientale possano offrire una fonte di attrazione; - zone facilmente accessibili e fruibili da parte di scuole, associazioni piscatorie e ambientaliste, dove poter coniugare l’attività di pesca con quella della cultura dell’acqua; - zone strutturate in modo tale da poter essere fruite da pescatori portatori di handicap. Le Zone a Regolamento Specifico attualmente esistenti in Provincia di Arezzo sono: 1. Zona di Pesca a Regolamento Specifico nel Fiume Tevere (Tail Water Tevere)- F1 Costituita nel tratto compreso fra la diga di Montedoglio e 50 m a monte del vecchio ponte sulla statale Sansepolcro - Arezzo. È consentita solo la pesca con la mosca con il rilascio immediato del pesce catturato. L’accesso è a pagamento e vige regolamento specifico. 2. Zona di Pesca Regolamentata nel Torrente Corsalone –F2 Costituita nel tratto compreso fra la briglia del Ponte Rosso, a valle, fino alla confluenza con il T. Fossatone, a monte. Sono consentite tutte le tecniche di pesca per le acque a salmonidi. È consentita la cattura e asporto di un n. massimo di 4 trote dall’ultima domenica di Febbraio fino al 30 Giugno. Nel periodo dal 1 Ottobre al 31 Gennaio è consentita la pesca esclusivamente con la tecnica NO-KILL. L’accesso è a pagamento e vige regolamento specifico. 3. Zona di Pesca a Regolamento Specifico Fiume Marecchia –F3 Costituita, in accordo con la Provincia di Rimini, nel tratto di Fiume Marecchia compreso nella Località Ranco a monte e la confluenza con il Torrente Torbello a valle. In tale tratto di fiume è consentita esclusivamente la pesca NO KILL esercitata con le sole tecniche della mosca artificiale e dello spinning. L’accesso alla suddetta zona è gratuito. 23 Eventuali proposte di ZRS da realizzare su richiesta delle Associazioni dei pescatori, dei comuni territorialmente interessati o di altri soggetti titolati ai sensi di legge potranno essere prese in esame solo nel rispetto dei criteri sopra esposti. Nelle ZRS l’attività di pesca avviene nel rispetto di specifici Piani di Gestione da approvarsi contestualmente ai regolamenti di accesso ed alle convenzioni tra i soggetti gestori e l’Amministrazione Provinciale. La Provincia di Arezzo favorisce in via prioritaria le ZRS che applicano la filosofia della pesca NO-Kill, soprattutto quando esse siano realizzate in ambienti di particolare pregio o alla presenza di specie ittiche per le quali è previsto un regime di tutela. In ambienti degradati, dove la realizzazione delle ZRS viene proposta come mero sviluppo dell’attività sportiva e nelle quali sia ipotizzabile la semina della fauna ittica oggetto di prelievo, la Provincia di Arezzo si riserva di autorizzare Piani di Gestione che prevedano anche limiti di cattura e misure minime di prelievo diverse da quelli previsti ai sensi della normativa vigente o adottati dal presente Piano Ittico. Nelle ZRS possono essere effettuati raduni e gare di pesca in numero limitato e comunque previsto dal regolamento di gestione della zona, secondo quanto dettato dal comma 5 dell’art.10 del DPGR n.54/R. In occasione delle suddette tipologie di manifestazioni, l’Ufficio Pesca della Provincia rilascerà la relativa autorizzazione previa preventiva informazione del soggetto gestore della zona inviando apposita nota per posta ordinaria o telematica, almeno 15 giorni prima dell’evento, con evidenziato informazioni relative al numero di pescatori e di eventuali ripopolamenti. 1.12 Attività di pesca nelle Riserve Naturali del Fiume Arno Nelle sponde del Fiume Arno ricadenti all’interno delle Riserve Naturali di Ponte Buriano-La Penna e Valle dell’Inferno-Bandella, le attività di pesca sono consentite unicamente nelle zone delimitate nella cartografia allegata al presente piano. La pesca notturna è vietata ad eccezione del carp-fishing praticato nel rispetto di quanto stabilito al successivo capitolo 1.16. 24 MODALITÀ E STRUMENTI DI GESTIONE DELLA PESCA 1.13 Prelievi di pesca – Limiti di Cattura I limiti ai prelievi di pesca sono definiti dall’Allegato A del Regolamento n.54/R del 22/08/2005. Fatti salvi i particolari regolamenti di pesca delle Zone a Regolamento Specifico, si individuano le seguenti prescrizioni aggiuntive: - Per il luccio la misura minima di cattura è di 70 cm, ed è consentito il prelievo di 1 capo per ogni giornata di pesca, ad eccezione dell’invaso di Montedoglio e del Calcione dove, per ragioni di tutela, la pesca a questa specie è chiusa fino a nuova apertura regolamentata con successivo atto. - Per la specie barbo la misura minima di cattura è di 20 cm. La cattura è vietata dal 15 maggio al 30 giugno. - Per la specie cavedano, vairone e rovella la cattura è vietata dal 15 maggio al 30 giugno. - L’anguilla può essere catturata con lunghezza superiore a cm. 50. - E’ vietato reimmettere in acqua in seguito alla cattura, il pesce siluro, pesce gatto e gambero rosso della Louisiana. - Nella provincia di Arezzo è vietata la detenzione e l’uso di esche naturali vertebrate, vive e morte durante le normali attività di pesca. E’ pertanto consentito, nelle attività di pesca sportiva in Provincia di Arezzo, l’uso esclusivo di esche artificiali e/o di fauna invertebrata. - Anche se il CARP-FISHING deve essere praticato con la tecnica del NO-KILL, il suo esercizio è vietato nel periodo di divieto di pesca alla carpa. Pertanto in tale periodo non possono essere svolte attività agonistiche o semplici raduni di pesca. - Durante il periodo di frega dal 2 maggio all'ultimo sabato di giugno è fatto divieto dell'uso della nassa o retino porta pesci ad eccezione delle competizioni; - Con il termine “cattura” si intende prelievo e detenzione in vivo del pescato con l'utilizzo della nassa; Specie Misure minime/mas sime Numero di capi Tempi di divieto Limite di peso Salmonidi (trota Fario e 22 Macrostigma) 6 capi Luccio 70 1 capo Dal lunedì successivo alla prima domenica di ottobre ala sabato antecedente l’ultima domenica di febbraio 1 gennaio al 1 aprile carpa 40 2 capi 15 maggio al 30 giugno Persico reale 20 5 capi 1 aprile al 30 giugno 25 Specie Misure minime/mas sime Numero di capi Tempi di divieto Persico trota 30 Limite di peso 6 capi 1 maggio al 30 giugno Anguilla 50/60 5 capi Cavedano 20 15 maggio al 30 giugno Barbo 20 15 maggio al 30 giugno Vairone 15 maggio al 30 giugno Rovella 15 maggio al 30 giugno Divieto assoluto di pesca, come previsto dal comma 3 dell’art. 6 della L.R. 7/2005 delle seguenti specie :gambero italico, gobione, scazzone, ghiozzo, spinarello, cobite e nono. La Provincia di Arezzo, con il presente piano stabilisce inoltre il divieto di prelievo delle specie tinca (Tinca tinca) e cavedano etrusco (Leuciscus lucumonis) in considerazione del fatto che tali specie rivestono una notevole importanza a livello scientifico e conservazionistico. 1.14 Pesca professionale Sul territorio della Provincia di Arezzo l’unico ambiente teoricamente adatto a sostenere attività di pesca professionale, in relazione alla estensione e quindi alla sua produttività teorica, è il bacino di Montedoglio. Alla luce però dei risultati dello Studio “Linee per lo sviluppo turistico ricreativo del Lago di Montedoglio incentrato su una gestione razionale delle risorse ittiche” 1, la comunità ittica del lago appare oggi decisamente squilibrata e sono necessari forti interventi per il suo riequilibrio, per il quale si dovrà operare per alcuni anni. Inoltre, lo stesso studio, evidenzia piuttosto le forti potenzialità legate allo sviluppo della pesca sportiva nel lago ed al turismo che essa può contribuire a promuovere. Per tali motivi, non si ritiene che, allo stato attuale, la pesca professionale possa essere esercitata sulle acque aretine. 1.15 Pesca da natante e Belly Boat Ai sensi della normativa regionale in materia di pesca, art. 5 comma 1 lett.p) della L.R.T. 7/2005, le Province hanno il compito di individuare corpi idrici o tratti di essi in cui è consentita la pesca da natante intendendo per natante, ai sensi del comma 1 art. 4 del D.P.G.R. 54/R, una struttura galleggiante in grado di effettuare spostamenti guidati, idonea al trasporto di più di una persona. Con il Piano Regionale sulla pesca acque interne viene posta l’attenzione anche su una nuova tipologia di pesca da natante denominata belly boat, costituito da salvagente a forma circolare o semicircolare fornito di apposita imbracatura e adibito al trasporto di un’unica persona. L’attività di pesca con tale mezzo di spostamento si sta velocemente diffondendo tra gli appassionati del settore e, in considerazione del fatto che l’uso indiscriminato del belly boat non può essere esteso a tutto il sistema idrico superficiale, per ragioni 1 Ichthyos & Graia Srl, 2005. Linee per lo sviluppo turistico ricreativo del Lago di Montedoglio incentrato su una gestione razionale delle risorse ittiche. Rapporto tecnico al Comune di Pieve S. Stefano, 56 pp. 26 di sicurezza e di tutela della fauna ittica, è necessario equipararlo a qualsiasi altro tipo di natante come sopra definito. Per cui gli unici corpi idrici lacustri della provincia di Arezzo, in cui è possibile esercitare le attività di pesca da natante, a remi, a motore elettrico, compreso il belly boat sono l’invaso del Calcione (H1) e l’invaso di San Cipriano (H2). Nel bacino di Montedoglio la pesca da natante è attualmente vietata, ma può temporaneamente essere autorizzata, in occasione di raduni o manifestazioni, alle Associazioni di Pesca Sportiva riconosciute a livello nazionale, a seguito di specifica richiesta fatta alla U.O. Pesca. Nella richiesta di autorizzazione dovranno essere specificate le seguenti informazioni: ♦ Data e orario manifestazione/raduno di pesca; ♦ Tipologia di pesca; ♦ Numero dei partecipanti nelle attività di pesca; ♦ Cartina dettagliata del tratto di sponda interessato. I pescatori che esercitano la propria attività di pesca da natante, come sopra definito, sono obbligati ad indossare giubbotto salvagente ed essere dotati di fischietto per segnalare eventuali difficoltà. Ogni mezzo e attrezzatura usata dovrà essere a norma con le leggi vigenti in materia di sicurezza. La pesca da natante è autorizzata unicamente dal sorgere del sole fino al tramonto. 1.16 Pesca notturna e Carp-Fishing Con l’art. 5 del D.P.G.R. n. 54/R vengono definiti gli orari nei quali è possibile esercitare le attività di pesca e in particolare, al comma 3 del suddetto articolo, viene definito che sono consentite, senza limiti di tempo, fuorché nelle acque a salmonidi: a) la pesca con la mazzacchera; b) la pesca con la canna all’anguilla, al pesce gatto, al siluro e ai gamberi (gambero rosso della Louisiana); c) la pratica del carp-fishing, nei corpi idrici individuati dalle province. Nonostante la legge permetta la libera pesca, senza limiti di tempo, per le specie elencate alla lettera b) sopra riportata, la scelta di questa Provincia è far coincidere i luoghi di pesca con quelli individuati per l’esercizio della pratica di carp-fishing. Nei tratti definiti all’interno delle Riserve Naturali di Ponte Buriano – La Penna e Bandella – Valle dell’Inferno la pesca notturna è consentita unicamente per la tecnica di carpfishing, senza l’uso di alcun tipo di natante. Pertanto i tratti dei corpi idrici fluviali e lacustri, in cui è possibile esercitare la pesca delle specie citate alla lettera b) ed il Carp-fishing, in orario notturno, sono quelli di seguito elencati: 27 Fiume Arno - I1 Tratto compreso fra la confluenza con il Torrente Sova in prossimità di Ponte a Poppi, a monte e il confine provinciale, a valle, ad esclusione dei tratti ricadenti all’interno delle riserve naturali dove si applica specifico regolamento; Torrente Ambra - I2 Nel tratto compreso fra il confine provinciale, nei pressi della Loc. Ponticelli, a monte, e la confluenza con il fiume Arno, a valle. Canale Maestro della Chiana - I3Per tutto il tratto che scorre in Provincia di Arezzo al di fuori della Riserva Naturale di Ponte Buriano - La Penna nella quale si applica specifico regolamento. Invaso di Montedoglio – I4 Località Tizzano, nel tratto individuato da apposita tabellazione. Invaso di Montedoglio – I5 Località Buiane, nel tratto individuato da apposita tabellazione. Invaso del Calcione – I6 Porzione dell’invaso facente parte della Provincia di Arezzo nel Comune di Lucignano; Lago di San Cipriano -I7 Intero invaso ricadente nel Comune di Cavriglia. All’interno delle Riserve Naturali di Ponte Buriano – La Penna e Bandella – Valle dell’Inferno, con il comune obiettivo di perseguire gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali presenti nelle riserve e nei SIR omonimi, sono definiti tratti specifici di sponda del fiume Arno di interesse per la pesca diurna e per il carp-fishing, riportati in allegato al presente piano modificando, al comma 9 art. 18, il Regolamento delle Riserve Naturali approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 79 del 23/06/2003 (Cartografie riportate all’allegato L del presente piano). 1.17 Laghetti per la pesca sportiva In applicazione dell’art. 12 della legge Regionale n.7/2005, l'esercizio degli impianti per la pesca a pagamento in acque private, o pubbliche in derivazione, è comunicato alle province, allegando una descrizione tecnica nella quale dovranno essere date indicazioni sui seguenti aspetti: - Tipologia di gestione – privato, associazione di pesca o azienda agricola; - Specie di fauna ittica presenti e/o da immettere; - Tipologia di approvvigionamento idrico; - Modalità di scarico delle acque reflue; 28 - Estremi degli atti di concessione se trattasi di acque pubbliche; - Indicazione in merito ad eventuali collegamenti con corsi d’acqua limitrofi. - Coordinate in Gauss-Boaga di almeno due punti perimetrali dello specchio lacustre. Tenendo conto della presenza o meno di collegamenti con il sistema idrico superficiale, in un’ottica di salvaguardia delle specie autoctone, la Provincia, nell’atto di autorizzazione all’immissione di materiale ittico, potrà apportare modifiche alle specie proposte dal gestore dell’impianto. Le specie ittiche che potranno essere autorizzate e per le quali verranno accettate proposte di immissione sono le seguenti: ♦ Carpa (Cyprinus carpio); ♦ Luccio (Esox lucius); ♦ Persico reale (Perca fluviatilis); ♦ Persico trota (Micropterus salmoides); ♦ Trota fario (Salmo (trutta) trutta e Salmo (trutta) macrostigma); ♦ Trota iridea (Oncorhynchus mykiss); ♦ Storione (Acipenser transmontanus); ♦ Salmerino (Salvelinus fontilanis). Per gli impianti già esistenti nel territorio provinciale i titolari della gestione dovranno presentare, entro sei mesi dall’approvazione del presente piano, una relazione tecnica nella quale vengono indicate, oltre alla caratteristiche orografiche, le tipologie di pesca e le specie di fauna ittica presenti. Ogni immissione di fauna ittica dovrà essere preventivamente comunicata alla provincia e resa disponibile la certificazione sanitaria del prodotto rispondente agli obblighi di legge all’atto di un eventuale controllo. Ai sensi del comma 4 del sopracitato art. 12, è fatto assoluto divieto di asportare prodotti vivi dagli impianti di pesca a pagamento. In tali impianti è consentita la pesca senza licenza. 29 PARTECIPAZIONE DELLE ASOCIAZIONI ALLA PROGRAMMAZIONE E ALLA GESTIONE ITTICA L’esteso reticolo idrografico provinciale necessita di una gestione attenta delle pratiche di pesca al fine di garantire gli obiettivi di conservazione e incremento delle popolazioni ittiche. A tale scopo si rende necessario prevedere regole specifiche da applicare agli istituti previsti dalla normativa vigente, nonché definire modalità di collaborazione con Associazioni di Pesca Sportiva Provinciali e Amministrazioni locali, al fine di integrare e valorizzare conoscenze e competenze. Le collaborazioni con la Regione e con le Amministrazioni provinciali garantiscono alle associazioni dei pescatori e alle associazioni ambientaliste la partecipazione alla programmazione, alla gestione ittica e alle funzioni di vigilanza, sulla base di quanto definito dall’attuale L.R. 7/2005. Ciò non si limita alla sola vigilanza o alla tabellazione di tratti di fiume, ma si estende alla gestione di ambiti territoriali di ampiezza diversa, che spaziano dalle zone di protezione alle zone a regolamento specifico, fino ad occuparsi della gestione complessiva dei servizi collegati alla pesca di tutta la provincia. Per la gestione dei corpi idrici e del patrimonio ittico ai fini della pesca, è volontà di questa Provincia utilizzare, in via prioritaria, le Associazioni dei Pescatori riunite in forme associate, le singole Associazioni Provinciali di Pesca Sportiva ed Ambientaliste e le Amministrazioni locali presenti nel territorio, favorendo forme di collaborazione integrata fra i soggetti sopra richiamati al fine di valorizzare per ognuno di essi le proprie conoscenze e competenze. La gestione della fauna ittica si esplica in forme diverse. Il tradizionale supporto alle operazioni di immissione è quello più noto e consolidato, soprattutto per la provata conoscenza dei corsi d’acqua della provincia. Il sostegno alla fauna ittica si completa con il i popolamenti ittici ottenuti con materiale prodotto nel centro ittiogenico di Carda, di proprietà di questa provincia. Ai sensi della normativa vigente in materia di pesca, le azioni per le quali le Province possono avvalersi di soggetti terzi, sono quelle relative all’istituzione delle zone di frega, delle zone di protezione parziale o totale della fauna ittica, delle zone a regolamento specifico e la definizione dei relativi piani di gestione, l’istituzione dei campi di gara, l’attività di recupero di fauna ittica a rischio, sia novellame che adulta, nonché gli interventi di emergenza per la sua tutela. Le associazioni, infine, assumono un importante ruolo nella divulgazione delle esperienze acquisite in ambito ittiologico alla società nel suo complesso, includendo il mondo della scuola, dei diversamente abili, etc., e favorendo l’avvicinamento alla pratica alieutica quale pratica sportiva e di socializzazione. In questo ambito sono da segnalare ed implementare le esperienze relative alle scuole di pesca promosse dalle Associazioni dei pescatori. 30 DISPOSIZIONI PER LA SALVAGUARDIA DELL'ITTIOFAUNA NEL CORSO DI LAVORI IN ALVEO, MODALITÀ DI APPLICAZIONE DELL'ART. 14 L.R. 7/2005 Tipologia e modalità di esercizio dei lavori in alveo Al fine di tutelare la fauna ttica e gli ecositemi acquatici nel corso dell'esecuzione dei lavori in alveo, con il presente Piano ittico Provinciale si propongono le linee guida da applicare obbligatoriamente per le diverse casistiche di lavori. Ambiti di applicazione L’ambito di applicazione delle presenti linee guida è limitato alle acque pubbliche di interesse per la pesca individuate dalla Regione Toscana in attuazione della L.R. 7/2005 con l’elenco allegato al Decreto n. 6304 del 21/12/2006. Sono inoltre inclusi nell’applicazione delle presenti norme tutti i corsi d’acqua rientranti nella definizione del suddetto Decreto, caratterizzati da deflusso perenne. Inoltre le presenti Linee Guida si applicano a qualsiasi soggetto pubblico o privato che intervenga sugli alvei fluviali modificandone il corso, la morfologia o le sponde, anche nel caso di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di opere o stati di fatto preesistenti e di tagli di vegetazione riparia. Periodi di esecuzione Al fine di tutelare la fauna ittica durante il periodo riproduttivo, fatte salve le necessità dettate dall’urgenza per ragioni di tutela della pubblica incolumità, è fatto divieto di operare interventi all’interno dell’alveo bagnato dei corsi d’acqua. Il divieto si applica nelle acque classificate a salmonidi ai sensi della L.R. 7/2005 art. 10, nei mesi di novembre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo in modo tale da non interagire con il novellame. Nei tratti fluviali su cui insistono Zone di Frega ai sensi della L.R. 7/2005, durante il periodo di interdizione dell’attività di pesca si applica il divieto di eseguire atti di sommovimento del fondo alveo, come previsto dalla Del. Cons. Reg. n. 54/r del 22/08/2005 allungando però il periodo dal 2 maggio al 30 Luglio a tutela del novellame. In tali periodi è da ritenersi interdetto anche l’ingresso dei mezzi meccanici in alveo. In fase di formulazione dell'Elenco delle Acque predisposto dal Servizio Difesa del Suolo, dovrà essere coinvolto il Servizio Tutela della Fauna Caccia e Pesca al fine di verificare idonee misure di mitigazione e compensazione ittiogenica nella definizione dei periodi di esecuzione. Tipologie d'intervento a) Attraversamento alveo 31 Per contenere il deflusso di sedimenti con conseguente intorbidamento delle acque è opportuno limitare e possibilmente evitare l’ingresso di mezzi meccanici nell’alveo bagnato. La formazione di sedimenti fini in sospensione danneggia nei pesci la funzione respiratoria degli apparati branchiali e determina il soffocamento delle uova in incubazione. Nel caso di lavori che prevedano continui attraversamenti del corso d’acqua deve essere realizzato un guado provvisorio da rimuovere ad intervento concluso. b) Opere longitudinali L'esecuzione di interventi strutturali lungo le sponde fluviali (es. scarpate, difese di sponda) dovrà prevedere preferibilmente l’impiego di tecniche di ingegneria naturalistica con successiva risistemazione a verde delle aree d’intervento, da attuarsi con l'impianto di essenze vegetali autoctone. Il ripristino della vegetazione riparia deve essere garantito, se necessario anche con interventi compensativi negli anni seguenti. Durante i lavori, od ogni qualvolta si possa operare su una sola sponda, lo si deve fare all’asciutto isolando il tratto di sponda tramite una pista od un piccolo argine provvisorio, garantendo il regolare deflusso idrico nella parte di sezione d’alveo non interessata dai lavori. Durante le opere di sagomatura dell’alveo e di rimozione di accumuli ghiaiosi e/o sedimenti, compatibilmente con le esigenze di sicurezza idraulica, sono da evitarsi interventi di eccessiva omogeneizzazione dell’ambiente fluviale (canalizzazioni), favorendo il mantenimento di una morfologia diversificata del letto fluviale, con alternanza di zone a diversa profondità (buche e raschi) ed anse in grado di garantire la biodiversità del popolamento ittico e dei diversi stadi del ciclo biologico della fauna ittica presente. c) Opere trasversali Gli interventi trasversali devono essere eseguiti all’asciutto isolando il tratto del corso d’acqua tramite argini provvisori a monte e a valle, mantenendo il deflusso idrico mediante by-pass. Ove possibile, il prosciugamento del tratto deve essere eseguito tramite laminazione lenta e progressiva, effettuata realizzando un piccolo canale. Il canale di deflusso dovrà essere scavato movimentando con accortezza il materiale di fondo in modo da provocare una laminazione lenta e graduale, tale da permettere alla fauna ittica lo spostamento verso valle e l'uscita dalla zona interessata dalle opere. Nel caso non si possa procedere altrimenti, si provvederà al recupero della fauna ittica mediante reti o elettrostorditore. Nel caso di nuovi interventi in grado di interrompere la continuità fluviale, come briglie o traverse insormontabili per la fauna ittica, devono essere previste in progetto opere di mitigazione dell’impatto quali scale o rampe di risalita per i pesci. La realizzazione di scale di risalita non è prevista solo nelle opere preesistenti che permettono di contenere l'espansione di fauna ittica alloctona nociva (sbarramenti di Capolona e Subbiano). Il committente dei lavori è responsabile della manutenzione di tali impianti e ne garantirà negli anni il corretto funzionamento. Qualora la realizzazione di tali strutture sia tecnicamente impraticabile, il committente è tenuto a corrispondere annualmente all’Amministrazione Provinciale un indennizzo, quantificato dall’Ufficio Pesca, pari al costo affrontato per il ripopolamento del corso d’acqua. Per interventi di manutenzione straordinaria o consolidamento strutturale di briglie e traverse esistenti, l’Ufficio Pesca valuterà l’opportunità di prescrivere la realizzazione di strutture per la risalita dei pesci. d) Realizzazione di centrali idroelettriche La realizzazione di impianti per la produzione di energia idroelettrica, in acque di elevato pregio ambientale ed ittiofaunistico, è subordinato a parere favorevole da parte dell'Amministrazione Provinciale e, in ogni 32 caso, è vietato nelle aree adibite a zona di frega, zona di protezione, e in quei tratti dei corsi d'acqua che ricadono all'interno delle aree protette presenti nel territorio. Nei casi di centraline idroelettriche già esistenti al momento di approvazione del presente piano.è fatto salvo il rinnovo dell'autorizzazione anche nel caso che le stessa ricadano all'interno delle zone di divieto. e) Prosciugamenti Negli interventi che prevedono il prosciugamento anche temporaneo di tratti di corsi d’acqua, laghi o invasi, nei quali non si possa procedere in modo progressivo allo spontaneo allontanamento della fauna ittica come previsto al punto precedente, l’esecutore deve provvedere al recupero dei pesci, che devono essere traslocati con le dovute precauzioni in tratti a monte della zona di intervento o in altri specchi d’acqua. Tali operazioni dovranno essere programmate e concordate con l’Ufficio Pesca della Provincia. La fauna ittica presente all’interno di invasi privati non può essere immessa nelle acque pubbliche, ma deve essere, ove necessario, traslocata a cura del proprietario e destinata ad altri specchi d’acqua isolati dal reticolo idrografico pubblico. f) Interventi di rilevante entità I progetti che prevedano una sostanziale modifica delle caratteristiche del corpo idrico o che comportino la realizzazione di grandi opere come casse di espansione, canali, ecc…, non ricadenti nella casistica per cui sia prevista l’attivazione della procedura di V.I.A., devono essere corredati da relazione tecnica di valutazione dell'impatto sull’ecosistema acquatico e dalle misure di mitigazione previste per le cause di alterazione. g) Taglio della vegetazione riparia I tagli della vegetazione in alveo e di sponda devono essere eseguiti in conformità delle direttive della Del. C. Reg. 155/97. In particolare gli interventi devono essere finalizzati al mantenimento della naturalità dell’habitat, privilegiando l’impiego di operatori con motosega rispetto all’uso di mezzi meccanici che, in ogni caso, dovranno operare dalle sponde. Nel caso in cui l’ingresso di mezzi meccanici in alveo sia necessario, devono essere rispettati i periodi di tutela di cui al punto “Periodi di esecuzione”. In fase di formulazione dell'Elenco delle Acque predisposto dal Servizio Difesa del Suolo, dovrà essere coinvolto il Servizio Tutela della Fauna Caccia e Pesca al fine di verificare idonee misure di mitigazione e compensazione ittiogenica nella definizione dei periodi di esecuzione. Ripristino L’esecutore dei lavori è tenuto ad impedire il contatto delle acque defluenti con i materiali di risulta della lavorazione dei cantieri (malte cementizie, acque di lavaggio, idrocarburi, ecc.), ed al ripristino dell’area di intervento. Le acque di risulta devono essere trattate per eliminare la presenza di solidi in sospensione, in particolare sedimento fine, prevedendo ove necessario la messa in opera di vasche di sedimentazione prima del loro deflusso nel corso d’acqua. 1.18 Obblighi Ittiogenici 33 Le attuali disposizioni previste dalla L.R. 7/2005, dal Piano Ittico regionale 2007/2012 e dall’attuale Piano Regionale Agricolo e Forestale 2012/2015, hanno sancito l’obbligo alla ricostituzione del popolamento ittico in caso di lavori in alveo, ribadendo quindi la necessità di risarcimento dei danni prodotti nei confronti dell’ambiente acquatico e più in particolare della fauna che in esso vi abita, prevedendo all’art. 14 obblighi ittiogenici a carico del committente per gli interventi che comportino interruzione o asciutta totale o parziale del corso d'acqua o, comunque, una limitazione anche temporanea delle normali condizioni biologiche dell'habitat. Tale obbligo ittiogenico comporta un indennizzo pecuniario corrisposto dal committente alla Amministrazione Provinciale indipendentemente dalla durata temporale dei lavori. Il calcolo dell’obbligo ittiogenico è effettuato dal committente sulla base dei propri elaborati progettuali, in relazione alla superficie di alveo demaniale interessata dai lavori ed alla vocazione ittica del corso d'acqua, intesa come densità su mq, seguendo le procedure riportate di seguito. Gli obblighi ittiogenici si applicano alle acque pubbliche individuate dalla regione Toscana con Decreto Dirigenziale n. 6304/2006, ed in ogni caso in tutti quei corpi idrici che abbiano un deflusso tale da garantire l’accertata presenza di popolamento ittico. Il committente è tenuto a corredare la documentazione progettuale con la cartografia topografica necessaria per individuare l’esatta localizzazione dell’opera, e di una planimetria di dettaglio (scala 1:2000 o minore) che metta in evidenza l’area di alveo demaniale interessata dai lavori su cui si è calcolato l’obbligo ittiogenico, indicandone espressamente l’estensione in metri quadrati. Nel caso in cui non esistano dati sui popolamenti ittici del tratto di corso d’acqua interessato dai lavori in alveo, il committente dovrà constatare a proprie spese la presenza/assenza e la consistenza della fauna ittica presente o dichiarare, sotto la propria responsabilità, l’assenza di popolamenti ittici. In ogni caso la Provincia si riserva il diritto di effettuare le funzioni di controllo ritenute necessarie. La superficie di alveo su cui prevedere l’indennizzo viene calcolata con le seguenti procedure a seconda delle diverse tipologie di intervento: 1) Opere trasversali Per la costruzione e/o manutenzione di opere trasversali alla sezione dell’alveo (briglie, guadi, ponti, ecc…), la superficie alla quale va applicato il tariffario è calcolata sommando la superficie dell’alveo demaniale nell’area d’intervento, così come rappresentato in mappa catastale, con la superficie occupata dall’opera prevista maggiorata del 100%. Nel caso di opere di particolare rilievo, il calcolo della superficie di alveo impegnata dai lavori può venire effettuato in via analitica quando il progetto preveda in dettaglio la fase di cantierizzazione. 2) Opere longitudinali Per la costruzione e/o manutenzione di opere longitudinali (difese di sponda, arginature, ecc…), la superficie viene calcolata moltiplicando la lunghezza del tratto di sponda interessato dai lavori per una larghezza di 4 metri. Nel caso in cui l’alveo demaniale abbia larghezza minore di 4 metri nel tratto d’intervento, viene considerata l’intera larghezza dello stesso. Nel caso di opere di particolare rilievo, il calcolo della superficie di alveo impegnata dai lavori può essere effettuato in via analitica quando il progetto preveda in dettaglio la fase di cantierizzazione. 3) Prosciugamenti e smassamenti 34 La categoria comprende gli interventi di movimentazione di sedimenti presenti in alveo, gli interventi di ripristino dell’ufficiosità idraulica delle sezioni idrauliche, le risagomature e tutto quanto comporta un ingresso di macchine operatrici nell'alveo, compresa la messa in asciutta dei corpi idrici. Il calcolo della superficie è stabilito moltiplicando la lunghezza del tratto fluviale interessato dai lavori per la larghezza dell’alveo demaniale nell’area d’intervento, così come rappresentato in mappa catastale. 4) Realizzazione di centraline idroelettriche Per la realizzazione delle centraline idroelettriche, il calcolo dell’obbligo ittiogenico da parte del committente dovrà fare riferimento alla somma di quello calcolato per le opere trasversali e le opere longitudinali. Le superfici dell’area interessata fanno riferimento a quella di cantiere ricadente all’interno dell’alveo. 5) Taglio di vegetazione Per i tagli di vegetazione che necessitano di ingresso di macchine operatrici in alveo, il calcolo della superficie viene eseguito tenendo conto della lunghezza del tratto interessato per il 50% della larghezza nel caso un interessi un solo versante spondale, e del 100% nel caso il taglio venga effettuato in entrambe le sponde. Se l’alveo demaniale è di larghezza inferiore ai 4 metri, si considera comunque interessato il 100% della larghezza. La natura oscillatoria nella consistenza numerica delle popolazioni ittiche tirreniche, legata alle variazioni climatiche ed alla natura torrentizia dei corsi d'acqua, non consente di determinare la reale densità di ogni singola specie se non considerando un periodo esteso nell'arco di vari anni. Pertanto, nel caso di acque a Salmonidi e di acque ad elevato pregio ittiofaunistico, come nel caso del bacino casentinese del fiume Arno (dove tuttora la comunità ittica autoctona del distretto tosco-laziale appare quasi totalmente integra) i valori di densità ittica (kg/ m2) a cui riferirsi per il calcolo degli obblighi ittiogenici dovranno essere rilevati attraverso la comparazione dei dati degli studi già effettuati dall'Amministrazione Provinciale, integrati da una o più campagne di monitoraggio da svolgersi prima dell'inizio dei lavori. I monitoraggi saranno a carico del committente che opererà su direttive impartite da personale individuato dall'Ufficio Pesca dell'Amministrazione Provinciale. Nel caso di acque a Ciprinidi, dove la comunità ittica originaria sia alterata o comunque compromessa, la densità media interesserà tutte le specie presenti; il valore ottenuto verrà moltiplicato per il prezzo di mercato della specie di riferimento, la tinca adulta, così come previsto dal Piano Regionale della Pesca nelle Acque Interne riportato nel già citato nel PRAF. Nelle acque di alto valore naturalistico, qualora siano presenti specie di fauna ittica inserite nell’elenco regionale delle specie a rischio o meritevoli di tutela di cui al Decreto n. 3792 del 31/07/2006 e/o specie considerate in pericolo critico dalla Lista Rossa IUCN e di interesse comunitario (Padogobius nigricans, Austropotamobius pallipes), il valore dell’obbligo sarà maggiorato del 50%. Nel caso in cui la richiesta di concessione interessi Zone a Regolamento Specifico, Zone di Protezione e Zone di Frega, se accolta da questa Provincia, il valore dell’obbligo sarà ulteriormente maggiorato del 30%. Nelle acque a Salmonidi si stabilisce il valore commerciale delle trote fario da ripopolamento (6/9 cm) in € 13,00/kg iva inclusa. Nelle acque a Ciprinidi con forte presenza di specie alloctone si stabilisce il valore 35 commerciale della specie di riferimento, cioè la tinca di taglia adulta in € 8,00/kg iva inclusa. Tali importi vengono ritenuti validi per tutta la valenza del Piano provinciale, al termine del quale la Provincia approverà con apposito atto dirigenziale l’aggiornamento dei prezzi di riferimento per il suddetto materiale ittico. Grazie ai campionamenti svolti nell’ambito della Carta ittica 2012 è stato possibile calcolare delle densità di riferimento suddivise per bacino idrografico e riferite alle acque a salmonidi e ciprinidi, così come riportato di seguito: Bacino fiume Arno Densità salmodi: 0,0069 Kg/mq; Densità ciprinidi: 0,013 kg/mq; Bacino fiume Tevere Densità salmonidi: 0,0081 kg/mq; Densità ciprinidi: 0,020 kg/mq; Bacini fiumi Foglia/Marecchia Densità salmonidi: 0,0097 kg/mq; Densità ciprinidi: 0,011 Kg/mq Le modalità di versamento dell'indennizzo “obbligo ittiogenico” da parte del committente verranno stabilite successivamente all'approvazione del presente Piano Ittico con apposito atto dell'Amministrazione provinciale. I proventi verranno utilizzati dall’Ufficio Pesca per effettuare operazioni di ripopolamento ittico e/o per interventi di tutela dell’ittiofauna. 1.19 Disposizioni per la realizzazione di passaggi artificiali per pesci Gli sbarramenti per la derivazione d’acqua a scopo sia irriguo che idroelettrico e le briglie realizzate per limitare la velocità di corrente costituiscono spesso ostacoli insormontabili per i pesci che risalgono un corso d’acqua alla ricerca di zone adatte alla riproduzione o all‘alimentazione. Tale problema può essere almeno in parte risolto mediante la predisposizione di opportuni passaggi artificiali per pesci: si tratta di dispositivi artificiali, costruiti o montati sugli sbarramenti, studiati in modo tale da permettere alla fauna ittica di muoversi liberamente lungo il corso d’acqua. Ai sensi della lr 7/2005, art 14 - Interventi sui corpi idrici e salvaguardia dell’ittiofauna, “I progetti delle opere pubbliche regionali, delle opere di interesse pubblico e delle opere private che comportino l’occupazione totale o parziale del letto dei fiumi o torrenti prevedono la costruzione di strutture idonee a consentire la risalita ed il libero spostamento delle specie ittiche; nel caso in cui la realizzazione delle strutture di risalita sia tecnicamente impossibile, i soggetti interessati corrispondono annualmente alla provincia competente per territorio una somma pari al costo del ripopolamento ittico del corso d’acqua” Il Piano Ittico fornisce alcune indicazioni di massima per l’impostazione progettale delle opere, da elaborare, perfezionare ed adattare per ogni singolo caso di studio. 36 La progettazione di un passaggio artificiale per pesci dovrà essere eseguita secondo un percorso logicoanalitico che consenta di individuare la migliore soluzione sito-specifica in risposta ad esigenze, condizioni e vincoli locali. Le fasi della progettazione da seguire dovranno essere sostanzialmente le seguenti: 1. 2. Inquadramento ambientale: - acquisizione delle informazioni esistenti; - inquadramento idrologico e idraulico; - inquadramento ecologico e faunistico. Individuazione e sviluppo della soluzione di progetto: - quantificazione e verifica dei parametri idrologici ed idraulici; - individuazione della più opportuna localizzazione del passaggio; - scelta della tipologia di passaggio, che tenga conto dei seguenti aspetti: vincoli al contorno dettati dalla presenza o meno di altre opere o di usi plurimi della risorsa idrica, esigenze della comunità ittica, caratteristiche idrauliche e idrologiche dei corpi idrici, livelli idrici a monte e a valle della discontinuità e loro fluttuazioni, regime delle portate, DMV, componenti geomorfologiche interessate, caratteristiche delle discontinuità, con particolare attenzione a vantaggi e svantaggi delle diverse opportunità realizzative e dell’efficacia finale del passaggio artificiale per pesci, eventuali vincoli costruttivi e costi realizzativi; 3. - dimensionamento dell’opera; - sviluppo grafico della soluzione di progetto; - verifica del funzionamento idraulico della soluzione di progetto. Pianificazione della fase realizzativa e predisposizione della documentazione necessaria. Un passaggio artificiale per pesci, proponendosi come intervento di mitigazione delle opere di interruzione della percorribilità fluviale da parte della fauna ittica, rappresenta di fatto un vero e proprio “corridoio ecologico”, in quanto contribuisce al mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema fluviale, non solo intervenendo direttamente sulla fauna ittica e dunque, indirettamente, sui rapporti tra essa e le altre componenti ecosistemiche, ma anche, a seconda delle proprie caratteristiche costruttive e strutturali, su altri elementi e comparti, biotici o abiotici, degli ecosistemi fluviali. La realizzazione di un passaggio per pesci, di fatto, è in grado di ristabilire quella continuità naturale persa con l’interposizione dell’opera di sbarramento e pertanto rappresenta un intervento significativo nell’ottica di potenziamento della rete ecologica. Il principio di funzionamento di un passaggio artificiale per pesci consiste nell'attirare i pesci che migrano in un punto preciso del corso d'acqua a valle dell'ostacolo e nel costringerli a passare a monte di esso, attraverso un passaggio d'acqua appositamente progettato. Di seguito sono descritte in modo sintetico le principali tipologie di passaggi artificiali per pesci. - Passaggio a bacini successivi: è la tipologia di scala attualmente più utilizzata. L'altezza da superare viene suddivisa in una serie di piccole cascate che alimentano altrettanti bacini fra loro comunicanti per mezzo di stramazzi, di orifizi o di fenditure; tali aperture, attraverso le quali fluisce l'acqua, regolano il livello dell'acqua in ciascuno dei bacini. - Passaggio rustico o rapida artificiale: si tratta di un canale scavato su una delle due rive, che congiunge due tronchi del corso d'acqua monte-valle; il canale è caratterizzato da sponde e fondo 37 rugoso, con presenza di ostacoli, in modo da imitare un ambiente di ruscello naturale. - Scale a rallentamento o di tipo "Denil": il principio consiste nel disporre sul fondo e/o sulle pareti d'un canale a forte pendenza, una serie di deflettori di forma più o meno complessa, la cui funzione è quella di ridurre le velocità medie della corrente. Di seguito si citano alcuni esempi di riferimenti bibliografici inerenti la progettazione di un passaggio per pesci: - Regione Toscana, 2009. Linee guida per la progettazione, valutazione tecnica e pianificazione di passaggi artificiali per pesci. Regione Toscana – Direzione Generale Sviluppo Economico Settore Politiche Agroambientali, attività Faunistica – Venatoria e Pesca dilettantistica e Università di Firenze – Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale. Firenze, Gennaio 2009. 43 pp. Programma di ricerca realizzato tramite Decreto Dirigenziale n° 2977 del 25 giugno 2008. - FAO/DVWK, 2002. Fish passes – Design, dimensions and monitoring. Rome, FAO: 119 pp - Regione Lombardia, 2011. Interventi idraulici ittiocompatibili: linee guida. Quaderni della Ricerca n.125 - gennaio 2011. 224 pp - Beach M.H., 1984. Fish pass design. Criteria for the design and approval of fish passes and other structures to facilitate the passage of migratory fishes in rivers. Ministry of Agriculture, Fisheries and Food, Lowerstoft, Fish. Res. Tech. Rep.: 45 pp. - Clay C.H., 1995. Design of Fishways and other fish facilities. Second Edition. CRC Press. USA: 248 pp. - Jungwirth M., Schmutz S. & Weiss S. (Editors), 1998. Fish migration and fish bypass channels. Fishing News Books, Blackwell Science, Oxford: 438 pp. - Katopodis C., Derksen A.J. & Christensen B.L., 1991. Assessment of two Denil fisways for passage of freshwater species. American Fisheries Society Symposium, 10: 306-324. - Kemp P.S., Gessel M.H., Sandford B.P. & Williams J.G., 2008. Fish behavior and passage efficiency: lessons from North America. Hydrobiologia, 609: 205-217 - Mallen-Cooper M. & Stuart I.G., 2007. Optimising Denil fishways for passage of small and large fishes. Fisheries Management and Ecology, 14 (1): 61-71. Secondo il Piano ittico, la delibera provinciale citata per le concessioni di derivazione d’acqua (DGP n.500 del 11/08/2005) che individua le opportune prescrizioni relative ai passaggi artificiali per pesci, dovrà essere riveduta alla luce dell'evoluzione delle comunità ittiche presenti sul territorio provinciale. Le strutture per la risalita della fauna ittica sono autorizzate dall’Autorità idraulica competente, sentiti gli Uffici competenti in materia di tutela della fauna acquatica. Compito del Servizio Pesca della Provincia di Arezzo è fornire un giudizio relativamente all’idoneità ittica dei passaggi artificiali per pesci in via di realizzazione o in fase di progettazione sul territorio provinciale nell’ambito delle istruttorie di derivazione, gestite del Servizio competente per il rilascio delle concessioni. Le diverse strutture da realizzarsi dovranno, quindi, essere concordate con l’ufficio pesca dell'Amministrazione, che vaglierà la compatibilità di ogni singolo progetto presentato con le finalità di tutela del patrimonio ittico autoctono del Piano Ittico. Gli obiettivi che il Piano si prefigge, e che dovranno essere rispettati dai futuri progetti di realizzazione di 38 passaggi artificiali per pesci, sono i seguenti: - ripristinare la continuità fluviale e le possibilità di scambio fra i laghi e i loro tributari, per determinare un miglioramento qualitativo e quantitativo delle popolazioni ittiche. - mantenere la presenza di ostacoli presso gli sbarramenti di Capolona e di Subbiano per frenare la diffusione delle specie alloctone e salvaguardare la comunità ittica autoctona del tratto casentinese del Fiume Arno, a monte dei suddetti sbarramenti. - mantenere l’assenza di sbarramenti nel tratto del Fiume Arno posto a monte degli sbarramenti di Capolona e Subbiano al fine di non incidere negativamente in un tratto di fiume relativamente esteso, caratterizzato da una comunità ittica ad alta valenza ecologica. - mantenere le numerose specie alloctone nocive presenti nell'invaso artificiale di Montedoglio (abramide, rutilo, ecc.) nell'ambito del solo invaso artificiale. 1.20 Controllo La vigilanza sulla corretta applicazione di quanto suddetto in merito agli obblighi ittiogenici per la salvaguardia dell'ittiofauna nel corso di lavori in alveo verrà garantita dalla Polizia Provinciale che si potrà avvalere del contributo tecnico degli Ufficiali Idraulici. 39 INTERVENTI DI TUTELA DELLE RISORSE ITTIO FAUNISTICHE DI RIPRISTINO E MANTENIMENTODEGLI EQUILIBRI BIOLOGICI 1.21 Interventi ittiogenici Gli interventi ittiogenici, pur essendo di norma molto meno efficaci degli interventi di miglioramento dell’habitat, hanno un ruolo fondamentale per il mantenimento e l’incremento di popolazioni ittiche in particolari ambienti o situazioni. Ad esempio, piccoli corsi d’acqua a salmonidi fortemente impervi, con percorso “a salti e buche” e fondo in gran parte roccioso, difficilmente possono permettere la riproduzione naturale per la mancanza di substrati idonei alla deposizione delle uova. In tali corsi d’acqua, se si vuole mantenere la presenza della trota, la semina è necessaria. Vi sono poi casi particolari, legati a situazioni puntuali, per cui anche altre specie ittiche necessitano di interventi di ripopolamento: luccio e pesce persico tra i predatori; ma anche pesci della famiglia dei Ciprinidi, come barbo, lasca, savetta, rovella, che possono essere stati decimati da fenomeni di inquinamento, siccità, prolungati lavori in alveo. Se fino ad ora si è proceduto sulla base dell’esperienza tecnica, dei suggerimenti dei pescatori, e dei risultati raggiunti negli anni passati, si propone ora di pensare, con uno specifico progetto di attuazione del Piano pesca, ad un Piano di ripopolamento ittico, che individui le specie, le taglie e le quantità ottimali per il ripopolamento delle acque provinciali. Senza accurati controlli e un accurata programmazione, l'introduzione di novellame prodotto in cattività può esporre al rischio di compromettere gli equilibri ecologici dei corsi d'acqua o di compromettere il mantenimento della biodiversità. I principali rischi da considerare quando si effettuano semine di Salmonidi comprendono l'impatto che una loro eccessiva presenza numerica causa sulle popolazioni di anfibi e di pesci autoctoni. In particolare, nei torrenti montani, la trota si ciba di larve ed adulti di anfibi ad alto rischio di estinzione come, tra gli Urodeli, geotritoni, salamandre, tritoni, o tra gli Anuri, ululoni, rane rosse e raganelle. Inoltre si è osservato come, in alcune Zone di Protezione per Salmonidi dove la pressione di pesca è nulla, alla forte presenza di trote si accompagna un netto declino della popolazione di vairone presente. I ripopolamenti di Ciprinidi possono causare involontariamente problemi ben maggiori. Due esempi eclatanti sono rappresentati dal barbo tiberino e dal ghiozzo etrusco o di ruscello. Prima della scoperta, relativamente recente, che B. tyberinus rappresenta una specie autoctona del bacino arno-tiberino geneticamente separata dal barbo padano (B. plebejus ) del bacino padano-veneto, furono effettuate, nel bacino del fiume Arno, varie immissioni a scopo alieutico di barbi provenienti dal nord Italia, immissioni che hanno determinato e continuano a causare il declino di B. tyberinus per competizione alimentare ed inquinamento genetico. Nel caso della specie di interesse comunitario ghiozzo etrusco ( Padogobius nigricans) la situazione appare ancora più grave. Nel territorio si sta affermando la specie congenere del distretto padano-veneto Padogobius bonelli, probabilmente giunto nelle nostre acque assieme a materiale da ripopolamento o con materiale di recupero proveniente da acque in collegamento con il tratto fiorentino dell'Arno (in provincia di 40 Firenze la presenza di questa specie alloctona è antecedente alla sua comparsa in provincia di Arezzo. Come evidenziato da studi effettuati dall'università fiorentina, la presenza di P. bonelli porta al declino ed alla progressiva estinzione delle popolazioni di P. nigricans presenti. Questo avviene per competizione alimentare e riproduttiva, rispetto a P. nigricans la specie alloctona matura precocemente ed attua varie deposizioni nell'arco dell'anno. Pertanto, i pesci da ripopolamento, dovranno provenire da strutture ittiogeniche locali, ma in nessun caso potranno essere svolti ripopolamenti di ciprinidi, con eccezione di carpa e tinca, estranei al pool genetico delle popolazioni locali. Per poter disporre di novellame da ripopolamento di ciprinidi reofili autoctoni si auspica la creazione di apposite strutture definite come "incubatoi di valle" oppure centri ittiogenici locali. 1.22 Ripopolamento Ittico - Modalità di attuazione Le immissioni di fauna ittica possono avere un doppio scopo legato al ripopolamento finalizzato alla ricostituzione del patrimonio ittico o alla semina di pesci “pronta pesca” destinata a soddisfare l’aspettativa dei pescatori sportivi. Il ripopolamento dei corpi idrici a salmonidi della provincia di Arezzo verrà effettuato, con materiale prodotto dal centro ittiogenico di Carda, direttamente dalla Provincia anche attraverso l’attuazione di specifici progetti presentati dalle Associazioni provinciali della pesca e/o da amministrazioni locali nel rispetto delle norme sanitarie nazionali e regionale e dei criteri di seguito elencati. Nei corpi idrici classificati a ciprinidi sarà possibile effettuare ripopolamenti esclusivamente in casi di effettiva necessità e, comunque, utilizzando sempre materiale ittico provvisto di idonea certificazione sanitaria rispondente alle normative vigenti. Nei corsi d’acqua ricadenti all’interno di Zone di Protezione Speciale (ZPS), Siti di importanza Comunitaria (SIC) o Regionale (SIR), di norma non possono essere effettuate semine di alcuna specie di fauna ittica, sia che si tratti di specie salmonicole che ciprinicole. Eventuali richieste presentate da parte di soggetti interessati, dovranno essere corredate a propria cura da preventiva valutazione di incidenza ambientale. Acque a salmonidi La semina annuale al fine di garantire la presenza della specie Trota fario sarà effettuata nelle acque classificate a Salmonidi "Tipo A", esclusivamente con avannotti e trotelle provenienti dal Centro Ittiogenico Provinciale, privilegiando i tratti alti dei corsi d’acqua, ad eccezione delle aree ricadenti nei SIC e SIR, dove vengono utilizzati esclusivamente avanotti. La semina di immaturi nel tratto superiore serve a garantire l'acclimatazione dei soggetti introdotti, ed a prevenire il loro trascinamento nell'asta dei fiume principale a seguito di forti episodi di piena dei torrenti, ambiente dove sarebbero condannati a morte sicura per carenza di ossigeno durante il periodo estivo. Le semine saranno effettuate sulla base del materiale prodotto disponibile, onde garantire la copertura più efficiente possibile, il controllo del buon esito delle introduzioni e l'impatto delle stesse sull'ecosistema. Pertanto verrà realizzato un piano di semina a rotazione su tutto il reticolo delle "Acque a Salmonidi di Tipo A", con interruzioni annuali e campionamenti di verifica. 41 Acque a ciprinidi Per garantire la conservazione dell'integrità dell'ecosistema, il mantenimento della biodiversità, la protezione di specie endemiche a rischio di estinzione e delle specie di interesse comunitario, nelle acque classificate a ciprinidi non lacustri possono essere autorizzate semine di fauna ittica appartenente alle specie sotto elencate, soltanto in caso di effettiva necessità come morie, obblighi ittiogenici e accertata riduzione della specie per cause diverse: - Esox lucius (Luccio); - Ciprinus carpio (Carpa); - Tinca tinca (Tinca); - Perca fluviatilis (Persico reale); - Squalius squalus sinonimo Leuciscus cephalus (Cavedano); - Squalius lucumonis (cavedano etrusco o dell'Ombrone); - Barbus tyberinus (Barbo) ; - Anguilla anguilla (Anguilla); - Scardinius hesperidicus sinonimo Scardinius erythrophthalmus (Scardola) - Telestes muticellus sinonimo Leciscus souffia (Vairone) - Rutilus rubilio (Rovella). Nelle acque lacustri possono essere autorizzate semine di fauna ittica appartenente alle specie sotto elencate: - Esox lucius (Luccio); - Ciprinus carpio (Carpa); - Tinca tinca (Tinca); - Micropterus salmoides (Persico trota); - Perca fluviatilis (Persico reale); - Squalius squalus sinonimo Leuciscus cephalus (Cavedano); - Rutilus rubilio (Rovella); - Anguilla anguilla (Anguilla); - Scardinius hesperidicus sinonimo Scardinius erythrophthalmus (Scardola) Ripopolamenti con specie alloctone di particolare interesse per le attività alieutiche possono essere autorizzati, secondo quanto previsto dal comma 1 art. 14 della Legge Regionale n. 7/2005, dalla Provincia di Arezzo. 1.23 Programma di sviluppo delle strutture ittiogeniche La crescente consapevolezza dell’importanza di tutelare i ceppi locali ha portato, negli ultimi anni, all’affermazione e alla diffusione di piccole strutture ittiogeniche finalizzate alla produzione di pesce da ripopolamento. Si tratta di strutture molto spesso gestite dalle associazioni di pescatori, sostenute da contributi pubblici, che producono senza fini di lucro badando in primo luogo alla qualità dei pesci prodotti piuttosto che alla loro quantità. Il novellame da ripopolamento, spesso derivante da riproduttori selvatici 42 catturati nelle vicinanze dell’impianto, offre in genere migliori garanzie di attecchimento, avendo una maggiore rusticità e recando i caratteri genetici e fenotipici selezionati in quel particolare ambiente. Il Programma di sviluppo delle strutture ittiogeniche aretine, ai fini del ripopolamento ittico, riguarderà dunque le attività, le strutture, i progetti e la gestione di: • la pescicoltura di Carda, di proprietà della Provincia di Arezzo, attualmente gestita con contratto di affitto; • l’ipotizzato incubatoio ittico di Montedoglio, finalizzato a produrre novellame per la Valtiberina, per il quale esiste un progetto preliminare; • le altre possibili strutture ittiogeniche come "incubatoi di valle". 1.24 Priorità ai progetti Fermo restando che la finalità del presente piano è il mantenimento e la protezione della notevole biodiversità dei bacini idrici del territorio, si confermano le priorità di intervento delle quali tener conto nella predisposizione dei Progetti attuativi. - Redazione di un Piano di Ripopolamento ittico provinciale. - Redazione di un Progetto di sviluppo delle strutture ittiogeniche provinciali. - Censimento e Caratterizzazione dei tratti fluviali artificializzati e redazione di un Piano di rinaturalizzazione secondo obiettivi di priorità. - Censimento e caratterizzazione delle discontinuità del reticolo idrico principale e redazione di un Piano di deframmentazione secondo obiettivi prioritari. - Verifica dell’efficacia delle Zone di Protezione e delle Zone di Frega mediante censimenti ittici stagionali e proposta di eventuali modifiche di zone inadatte. - Progetti di conservazione ed incremento di specie ittiche a rischio e meritevoli di tutela: - Conservazione ed incremento dei Ciprinidi endemici del Distretto biogeografico tosco-laziale: Barbo tiberino; Cavedano dell’Ombrone; Rovella. - Conservazione ed incremento dei Ciprinidi autoctoni o trasferiti, di interesse locale: Vairone, lasca, savetta. - Conservazione ed incremento di Trota macrostigma/mediterranea. - Conservazione ed incremento dei predatori autoctoni o trasferiti: Pesce persico; Luccio. - Conservazione ed incremento di specie di piccola taglia di interesse conservazionistico, di cui è vietata la pesca: Ghiozzo di ruscello; Scazzone; Lampreda di ruscello. - Conservazione ed incremento dei Crostacei decapodi autoctoni: Gambero italico; Granchio di fiume. 43 - Gestione ai fini della pesca, di specie non invasive esotiche o trasferite di interesse locale per la pesca sportiva. - Monitoraggio delle popolazioni ittiche per l’aggiornamento quinquennale della Carta Ittica provinciale. - Progetto per la divulgazione dell’attività di pesca sportiva. - Sensibilizzazione ed educazione ambientale relativamente agli ecosistemi acquatici ed alla fauna ittica della Provincia di Arezzo. - Progetti di contenimento ed eradicazione di specie alloctone invasive come il siluro d'europa, il gambero rosso della louisiana, l’abramide, il pesce gatto punteggiato, il gardons o rutilo. 44 INTERVENTI IN APPLICAZIONE DELLE MISURE DI PROTEZIONE DI CUI ALL’ARTICOLO 3, COMMA 1, LETTERA C) Con il completamento dell'Aggiornamento della Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Arezzo 2012, attraverso la comparazione con i dati delle indagini precedenti, e con lo status riportato dalla Lista Rossa IUCN Italia (dr. Porcellotti Assessor IUCN), possiamo fornire un quadro completo sulla situazione delle specie ittiche autoctone ed alloctone presenti sul territorio, ed impostare linee guida per la loro conservazione o eventuale contenimento e rimozione. Le acque della Provincia di Arezzo appartengono al distretto faunistico tosco/laziale, caratterizzato dalla presenza di una comunità ittica con storia evolutiva separata rispetto a quelle del resto d’Italia e d’Europa, tipicamente composta da 12 specie ittiche comprendenti Ciprinidi dei generi Rutilus, Squalius, Telestes, Barbus, Scardinius, Tinca, la trota mediterranea (Salmo cettii), il luccio italico (Esox cisalpinus), il ghiozzo etrusco o di ruscello (Padogobius nigricans), l'anguilla (Anguilla anguilla) e lo scazzone (Cottus gobio) attualmente estinto sul territorio. Ad eccezione di trota, anguilla, luccio e scazzone, si tratta di specie endemiche del territorio differenziate dalle congeneri a partire da circa cinque milioni di anni. Un patrimonio di biodiversità genetica attualmente gravemente minacciato e prossimo all'estinzione. La seguente tabella riporta le specie ittiche autoctone nel territorio provinciale, la valutazione del loro status secondo la Lista Rossa delle Specie Ittiche d'Italia redatta da IUCN Italia ed il trend delle popolazioni locali. Nome scientifico Squalius squalus Squalius lucumonis Rutilus rubilio Telestes muticellus Barbus tyberinus Scardinius hesperidicus Tinca tinca Salmo cettiii Esox cisalpinus Anguilla anguilla Padogobius nigricans Cottus gobio Specie ittiche autoctone Nome italiano Status IUCN Cavedano comune Non minacciata Cavedano etrusco In pericolo critico Rovella Prossima ad entrare in pericolo di estinzione Vairone o mozzella Non minacciata Barbo tiberino Vulnerabile Scardola Non minacciata Tinca Non minacciata Trota mediterranea In pericolo critico Luccio italico Dati non sufficienti Anguilla In pericolo critico Ghiozzo etrusco Vulnerabile Scazzone Non minacciata Situazione locale Declino Stabile Declino Stabile Stabile Forte declino Dipende da ripopolamento estinta Declino Dipende da ripopolamento Declino estinta Nella tabella seguente sono sempre riportate le specie ittiche autoctone, con lo status di ciascuna specie nel territorio provinciale, le principali cause di minaccia alla loro sopravvivenza, e le misure consigliate per la loro protezione, conservazione, ed eventuale incremento con materiale da ripopolamento. 45 Specie ittiche autoctone Nome italiano Status della specie Cause di minaccia Gestione Cavedano comune In preoccupante calo numerico ma con popolazioni ancora presenti negli habitat favorevoli alla specie Predazione da parte di Misura minima, periodo di uccelli ittiofagi, divieto di pesca, zone di alterazioni dell'habitat, frega, zone di protezione. eccessivo prelievo idrico Cavedano etrusco In leggero recupero numerico nel tratto superiore dell'Arno, assente dal corso principale del fiume a valle dell'invaso di "La Penna), la specie sopravvive in buon numero in molti torrenti dello stesso bacino. In leggero declino negli affluenti di destra del Tevere, dove è assente dal corso principale del fiume e dagli affluenti di destra. Rimozione della Divieto di pesca. Possibili vegetazione riparia, tentativi di allevamento per alterazione degli alvei, reintroduzione. eccessivo prelievo idrico, predazione da parte di Salmonidi ed altre specie ittiche alloctone. Rovella In forte calo sia come numero di popolazioni, sia come numero di esemplari. Sempre più rara nel corso principale del fiume Arno. Sopravvive con alcune popolazioni, anche numerose, in alcuni torrenti della provincia. Assente dal corso del Tevere a valle dell'invaso di Montedoglio. Stabile a monte dello stesso invaso. Predazione da parte di uccelli ittiofagi, alterazioni dell'habitat, eccessivo prelievo idrico, ibridazione con Rutilus rutilus, competizione con specie alloctone (triotto, abramide). Zone di frega, zone di protezione, periodo di divieto di pesca. Possibili tentativi di allevamento per reintroduzione. Vairone o mozzella Ancora diffuso in buon numero in gran parte degli habitat confacenti alla specie. La specie entra in declino nei torrenti dove sia presente un numero eccessivo di Salmonidi. Rimozione della vegetazione riparia, alterazione degli alvei, eccessivo prelievo idrico, predazione da parte di Salmonidi ed uccelli ittiofagi. Controllo sull'immissione di Salmonidi ove la specie risulti in declino. Zone di frega, zone di protezione, periodo di divieto di pesca. Barbo tiberino Stabile od in lieve ripresa numerica nel tratto alto casentinese del fiume Arno e negli affluenti, sostituito dal barbo padano o da ibridi nel restante corso principale del fiume, in particolare nel tratto che da Poppi giunge fino all'invaso di Levane. Localmente abbondante in alcuni torrenti (Ambra, Rassina). Più raro, ma ancora discretamente presente, nel bacino del fiume Tevere. Predazione da parte di Misura minima, periodo di uccelli ittiofagi, divieto di pesca, zone di alterazioni dell'habitat, frega, zone di protezione. eccessivo prelievo idrico, ibridazione con Barbus barbus e Barbus plebejus, competizione e predazione da parte di specie ittiche alloctone. Scardola In forte declino. Scomparsa da larga parte degli habitat confacenti. Quasi estinta nel territorio provinciale. Distruzione delle aree adatte alla frega, predazione da parte di uccelli ittiofagi, 46 Lotta agli alloctoni, periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione, protezione delle zone di Specie ittiche autoctone alterazioni dell'habitat, frega (canneti ed eccessivo prelievo vegetazione idrico, competizione e semisommersa). predazione da parte di specie ittiche alloctone. Distruzione di uova ed avannotti da parte del gambero rosso della Louisiana altra Tinca Nonostante le ripetute operazioni di semina di materiale da ripopolamento, la specie è estremamente rara in tutto il territorio provinciale. Distruzione delle aree adatte alla frega, canalizzazioni, eccessivo prelievo idrico, competizione e predazione da parte di specie ittiche alloctone. Distruzione di uova ed avannotti da parte del gambero rosso della Louisiana Trota mediterranea Estinta. Sostituita fario. Luccio italico Estremamente raro, regolarmente confuso con il luccio europeo. Presente con pochi esemplari nel Canale maestro della Chiana. Distruzione delle aree adatte alla frega, canalizzazioni, eccessivo prelievo idrico, competizione e ibridazione con il luccio europeo. Distruzione di uova ed avannotti da parte del gambero rosso della Louisiana Divieto di pesca. Semina di materiale selezionato proveniente dal lago Trasimeno. Protezione delle zone di frega (canneti ed altra vegetazione semisommersa). In seguito misura minima, numero di capi prelevabili, periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione. Anguilla Estinta o in estinzione sul nostro territorio. A causa degli sbarramenti invalicabili che impediscono la risalita dal mare, la presenza della specie è subordinata a periodiche immissioni di materiale da ripopolamento. Presenza di ostacoli che impediscono le migrazioni trofiche e riproduttive. Misura minima, numero di capi prelevabili. Dipende da ripopolamento. La creazione di percorsi di risalita alternativi risulta quasi impossibile. Ghiozzo etrusco In forte declino in gran parte del suo areale di origine. Sopravvive in buon numero solo in pochi piccoli torrenti isolati (Vingone, Rassina, Singerna). Competizione con il Divieto di pesca. ghiozzi padano. Protezione delle aree di Distruzione delle aree frega, zone di protezione. adatte alla frega, canalizzazioni, eccessivo prelievo idrico, predazione da parte di Salmonidi. Scazzone Estinta. Estinta probabilmente a Possibili tentativi di causa dell'eccessiva reintroduzione in torrenti di pressione predatoria da alta quota. parte di Salmonidi 47 dalla Lotta agli alloctoni, misura minima, numero di capi prelevabili, periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione, protezione delle zone di frega (canneti ed altra vegetazione semisommersa). Incremento del ripopolamento negli habitat confacenti alla specie. trota Possibili tentativi reintroduzione. di Specie ittiche autoctone introdotti. Alle specie originarie si sommano alcune specie di antica acclimatazione o transfaunate dal distretto ittiofaunistico padano-veneto, come la carpa (Cyprinus carpio), la lasca (Protochondrostoma genei), la savetta (Chondrostoma soetta), il triotto (Rutilus aula), il persico reale (Perca fluviatilis), il temolo (Thymallus thymallus), e la trota fario (Salmo trutta). La tabella successiva riporta le specie di antica introduzione e le specie transfaunate dal distretto padano, con la valutazione del loro status secondo la Lista Rossa delle Specie Ittiche d'Italia redatta da IUCN Italia (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) ed il trend delle popolazioni locali. Nome scientifico Cyprinus carpio Alburnus arborella Rutilus aula Barbus plebejus Protochondrostoma genei Chondrostoma soetta Cobitis bilineata Padogobius bonelli Perca fluviatilis Salmo trutta Thymallus thymallus Specie di antica Nome italiano Carpa Alborella settentrionale Triotto Barbo padano Lasca Savetta Cobite bilineato Ghiozzo padano Persico reale Trota fario Temolo acclimatazione o transfaunate Status IUCN Situazione locale Non minacciata Stabile Prossima ad entrare in pericolo Stabile di estinzione Non minacciata In espansione Vulnerabile In espansione In pericolo di estinzione Declino In pericolo di estinzione Non minacciata Non minacciata Alloctona in Italia Non minacciata Non minacciata Stabile Stabile In forte espansione Stabile Stabile Dipende da ripopolamento Nella tabella successiva sono elencate le specie di antica introduzione e le specie transfaunate dal distretto padano, lo status di ciascuna specie nel territorio provinciale, le principali cause di minaccia alla loro sopravvivenza, ed i consigli per la loro gestione nell'ottica della protezione della fauna ittica autoctona. 48 Specie di antica acclimatazione o transfaunate Nome italiano Status della specie Cause di minaccia Gestione Carpa Introdotta a scopo alimentare già dall'epoca romana. Diffusa e localmente abbondante negli ambienti adatti del territorio. Distruzione delle aree adatte alla frega, competizione e predazione da parte di specie ittiche alloctone (siluro d'Europa, carassio, ecc.). Interferenza sulla riproduzione da parte del carassio (specie parassita di sperma). Distruzione di uova ed avannotti da parte del gambero rosso della Louisiana Specie di interesse alieutico. Lotta agli alloctoni, misura minima, numero di capi prelevabili, periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione, protezione delle zone di frega (canneti ed altra vegetazione semisommersa). Alborella settentrionale Introdotta a scopo alieutico negli anni '60. Diffusa e localmente abbondante negli ambienti adatti del territorio. Competizione con la Nessuna protezione pseudorasbora. Predazione da parte di uccelli ittiofagi e specie ittiche alloctone. Triotto* Introdotta di recente, appare in espansione in particolare nei bacini artificiali del fiume Arno. Non minacciata, entra in Nessuna protezione competizione con la rovella che esclude dagli habitat di acque lentiche. Barbo padano* Introdotta a scopo alieutico negli anni '70, la specie è attualmente presente in buon numero nel corso medio del fiume Arno. Non minacciata, rappresenta un potenziale pericolo per l'inquinamento genetico delle popolazioni di barbo tiberino. Specie di interesse alieutico. Misura minima, periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione. Lasca Introdotta negli anni '60. Dopo un periodo di forte espansione la specie è entrata in declino a partire dalla fine degli anni '80. Risulta ben acclimatata nelle nostre acque dove apparentemente non sembra costituire minaccia per le specie autoctone. Rimozione della vegetazione riparia, alterazione degli alvei, eccessivo prelievo idrico, predazione da parte di Salmonidi ed uccelli ittiofagi, competizione con altre specie alloctone. Specie di interesse alieutico. Periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione. Savetta Introdotta negli anni '60. Dopo un periodo di forte espansione la specie è entrata in declino a partire dalla fine degli anni '80. Localmente abbondante nel bacino di "La Penna". Risulta ben acclimatata nelle nostre acque dove apparentemente non sembra costituire minaccia per le specie autoctone. Distruzione delle aree adatte alla frega, competizione e predazione da parte di uccelli ittiofagi ed altre specie ittiche alloctone (siluro d'Europa, carassio, ecc.). Distruzione di uova ed avannotti da parte del gambero rosso della Louisiana Specie di interesse alieutico. Periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione. Cobite bilineato Introdotta negli anni '60. Non minacciata Attualmente comune in tutto il medio corso del fiume Arno. 49 Nessuna protezione Specie di antica acclimatazione o transfaunate Ghiozzo padano* Comparsa di recente nelle Non minacciata. Costituisce Nessuna protezione nostre acque la specie un serio pericolo per la appare in forte espansione. sopravvivenza del ghiozzo etrusco che esclude per competizione da ogni habitat compatibile ad entrambe le specie. Persico reale Nonostante le numerose semine di materiale da ripopolamento la specie risulta presente e localmente abbondante solo nell'Invaso di Montedoglio, nel bacino del fiume Tevere. Distruzione delle aree adatte alla frega, competizione e predazione da parte di specie ittiche alloctone (siluro d'Europa, lucioperca, persico trota). Specie di interesse alieutico. Lotta agli alloctoni, misura minima, numero di capi prelevabili, periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione, protezione delle zone di frega (canneti ed altra vegetazione semisommersa). Salmo trutta Comune nel territorio della Provincia di Arezzo, dove la sua presenza è supportata con periodiche semine di materiale da ripopolamento. Pesca di frodo. Rimozione della vegetazione riparia, alterazione degli alvei, eccessivo prelievo idrico, predazione da parte di uccelli ittiofagi. Specie di interesse alieutico. Misura minima. Numero di capi prelevabili, periodo di divieto di pesca, zone di frega, zone di protezione. Semine di avannotti e trotelle per ripopolamento. Thymallus thymallus Recentemente introdotta nelle acque fredde di rilascio dall'invaso di Montedoglio nel fiume Tevere. Risulta ben acclimatata ed apparentemente non sembra costituire minaccia per le specie autoctone. Pesca di frodo. Rimozione della vegetazione riparia, alterazione degli alvei, eccessivo prelievo idrico, predazione da parte di uccelli ittiofagi. Specie di interesse alieutico. Misura minima. Numero di capi prelevabili, periodo di divieto di pesca, zone di pesca "no kill". Semine di avannotti e immaturi per ripopolamento. Le specie contrassegnate con asterisco (*), rappresentano taxa di cui è stata osservata la potenziale pericolosità per la sopravvivenza delle specie indigene. In particolare: Specie di antica acclimatazione o transfaunate Nome italiano Impatto ecologico Gestione Triotto* Negli ambiento ove entra in contatto con la rovella Nessuna protezione (Rutilus aula) determina l'estinzione della seconda per competizione alimentare. In natura triotto e rovella non si ibridano ma, dove siano presenti in associazione con il rutilo (Rutilus rutilus), la terza specie agisce come ponte genetico e si formano popolazioni ibride (Montedoglio). Barbo padano* Ove la specie è stata introdotta si producono ibridi on Nonostante la specie abbia chiaro interesse la specie indigena barbo tiberino (Barbus tyberinus) e, un 50 nel lungo periodo, i caratteri morfologici della specie alieutico, devono essere transfaunante assumono il sopravvento, determinando evitate ulteriori immissioni la scomparsa della specie autoctona. di materiale da ripopolamento. Ghiozzo padano* La specie ha impatto letale sulle popolazioni di ghiozzo Nessuna protezione etrusco autoctone. La notevole prolificità di questa specie (più cicli riproduttivi annuali, maturità precoce), facilità l'esclusione per competizione della specie indigena. Inoltre sono presenti nelle acque interne provinciali circa 19 specie ittiche di origine alloctona, introdotte, da ignoti, a ritmo continuo e costante a partire dalla fine degli anni '60. Si tratta di specie esotiche o europee alloctone, come il siluro, il pesce gatto punteggiato, la pseudorasbora, il barbo europeo, vari barbi di origine iberica e così via. Tutti gli alloctoni sono estremamente nocivi, ma, tra questi, la specie sicuramente preoccupante per dimensioni, attività predatoria e prolificità, è il siluro d'Europa (Silurus glanis). La tabella successiva riporta le specie alloctone presenti nel territorio provinciale, con la valutazione del loro status secondo la Lista Rossa delle Specie Ittiche d'Italia redatta da IUCN Italia (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) ed il trend delle popolazioni locali. Nome scientifico Rutilus rutilus Abramis brama Pseudorasbora parva Chtenopharingodon idella Barbus barbus Carassius auratus Gobio gobio Squalius cephalus Esox lucius Lepomis gibbosus Micropterus salmoides Sander lucioperca Ictalurus melas Ictalurus punctatus Silurus glanis Acipenser transmontanus Specie alloctone Nome italiano Status IUCN Rutilo o gardon Alloctona in Italia Abramide o breme Alloctona in Italia Pseudorasbora Alloctona in Italia Amur o carpa erbivora Alloctona in Italia Situazione locale Espansione Espansione Forte espansione Dipende da ripopolamento Barbo europeo Carassio o pesce rosso Gobione europeo Cavedano europeo Luccio europeo Persico sole Persico trota o boccalone Lucioperca Pesce gatto nero Pesce gatto punteggiato Siluro d'Europa Storione bianco Presenza di ibridi Lieve declino Una cattura (Montedoglio) Espansione Dipende da ripopolamento Declino Dipende da ripopolamento Stabile Stabile Espansione Forte espansione Una cattura (Montedoglio) Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona Alloctona in in in in in in in in in in in in Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Nella tabella successiva sono elencate le specie alloctone, lo status di ciascuna specie nel territorio provinciale, l'impatto ecologico determinato dalla loro introduzione, ed i consigli per la loro gestione nell'ottica della protezione della fauna ittica autoctona. 51 Specie alloctone Nome italiano Status della specie Impatto ecologico Gestione Agisce come ponte Nessuna protezione. genetico tra il triotto e la rovella (specie non ibridabili), dando origine a popolazioni miste. Potenziale competizione alimentare con specie autoctone. Rutilo o gardon Introdotta di recente risulta presente nel bacino artificiale del Calcione, nel bacino di Montedoglio e nei due bacini artificiali del fiume Arno. Abramide o breme Introdotta in alcuni laghetti privati e, più di recente, nel bacino di Montedoglio dove sta divenendo specie infestante. Competizione alimentare Nessuna protezione. con le altre specie di ciprinidi, in particolare con carpa e tinca. Potenziale vettore per malattie virali, batteriche e parassiti. Pseudorasbora Introdotta di recente. Attualmente in fase di veloce espansione nel bacino medio ed inferiore del fiume Arno. Competizione alimentare Nessuna protezione. con esclusione rispetto all'alborella settentrionale. Amur o carpa erbivora Introdotta a scopo alieutico, non è in grado di riprodursi nelle nostre acque. Distruzione della Nessuna protezione. vegetazione acquatica sommersa e semisommersa. Barbo europeo Introdotta illegalmente a scopo alieutico ha dato origine a popolazioni ibride con le altre specie di Barbus presenti. Inquinamento genetico Nessuna protezione. delle specie di Barbus autoctone. Specie di grandi dimensioni, aggressiva, potenziale predatrice di altre specie locali. Carassio o pesce rosso Introdotta nei bacini artificiali del fiume Arno a partire dagli anni '60 in funzione di lotta biologica alla malaria, attualmente è presente soltanto con esemplari a livrea selvatica. Dopo una espansione esplosiva come specie infestante, ha subito un netto calo numerico negli ultimi decenni, probabilmente a causa di malattie introdotte con le nuove specie alloctone. Competizione alimentare Nessuna protezione. con le altre specie. Predazione di uova di specie alloctone. Interferenza con la riproduzione della carpa (specie parassita di sperma). Gobione europeo Un solo esemplare Dati non sufficienti. catturato alla confluenza del fiume Tevere nel bacino di Montedoglio. 52 Nessuna protezione. Specie alloctone Cavedano europeo Comparso inizialmente nel fiume Arno a Pratovecchio è adesso presente in buon numero nel Torrente Esse di Foiano. Inquinamento genetico Nessuna protezione. nei confronti del cavedano comune. Potenziale competitore alimentare e predatore di uova, avannotti, ed adulti delle specie locali Luccio europeo Introdotta a scopo Inquinamento genetico Specie di interesse alieutico, soltanto di del luccio italico. alieutico. Misura minima. recente riconosciuta Numero di capi prelevabili, come specie diversa dal periodo di divieto di pesca, luccio italico. Presente zone di frega, zone di ma non abbondante nei protezione. Si auspica una principali bacini artificiali progressiva sua della provincia e nel sostituzione con esemplari Canale maestro della di luccio italico. Chiana. Persico sole Introdotta negli anni '60, Predazione di uova ed Nessuna protezione. dopo una fase di avannotti di altre specie. espansione con comportamento infestante, la specie è entrata in declino ed attualmente risulta generalmente rara. Persico trota o boccalone Introdotta a più riprese per fini alieutici a partire dagli anni '70 fino alla fine degli anni '80, in acque lentiche libere e private (laghetti per irrigazione). Dopo l'interruzione delle semine ha subito un drastico declino. Attualmente è presente in buon numero solo nel bacino di Montedoglio nel fiume Tevere. Predazione ai danni di tutte le specie di anfibi, Anuri e Urodeli, in particolare verso specie a rischio di estinzione. Predazione e competizione alimentare nei confronti di altre specie ittiche autoctone. Lucioperca Introdotta inizialmente negli anni '70 nel bacino artificiale di S. Barbara, recentemente ha fatto la sua comparsa nel bacino di Montedoglio, dove è presente in buon numero e con esemplari anche di grande taglia. Predazione e Nessuna protezione. competizione alimentare nei confronti di altre specie ittiche autoctone. Tra le specie alloctone predatrici sembra quella di minore impatto sulla fauna ittica autoctona. Pesce gatto nero Introdotta illegalmente nel bacino del fiume Arno negli anni '60, a partire da esemplari venduti come pesce ornamentale. Dopo una espansione esplosiva come specie Predazione e competizione alimentare nei confronti delle specie ittiche autoctone. 53 Specie di interesse alieutico. Misura minima. Numero di capi prelevabili, periodo di divieto di pesca. Si auspica, vista la spiccata alloctonia della specie, di limitare al massimo il ripopolamento o di interromperlo totalmente, per poi passare ad un regime di nessuna protezione. Nessuna protezione. Divieto di detenzione e trasporto di esemplari vivi. Divieto di reimmissione dopo la cattura. Specie alloctone infestante ha subito un netto declino negli ultimi decenni, probabilmente a causa di malattie introdotte con le nuove specie alloctone. Attualmente è presente in numero preoccupante solo nel bacino di Montedoglio. Pesce gatto punteggiato Un solo esemplare Predazione e catturato con le reti nel competizione alimentare bacino di Montedoglio. nei confronti delle specie ittiche autoctone. Nessuna protezione. Divieto di detenzione e trasporto di esemplari vivi. Divieto di reimmissione dopo la cattura. Siluro d'Europa Recentemente comparsa nei bacini artificiali del fiume Arno (2004). Attualmente è in fase di veloce espansione e sta divenendo specie infestante. Presente con esemplari di grande taglia (oltre 25 kg). Nessuna protezione. Divieto di detenzione e trasporto di esemplari vivi. Divieto di reimmissione dopo la cattura. Provvedimenti di contenimento ed eradicazione della specie. Storione bianco Un solo esemplare Dati non sufficienti. catturato con le reti nel bacino di Montedoglio. Predazione di adulti e nidiacei di uccelli acquatici. Predazione ai danni di tutte le specie di anfibi, Anuri e Urodeli, in particolare verso specie a rischio di estinzione. Predazione e competizione alimentare nei confronti delle specie ittiche autoctone. Nessuna protezione. Per una corretta gestione ambientale diretta alla conservazione del patrimonio ittico provinciale, ed in particolare per il mantenimento e ripristino delle comunità ittiche autoctone, si rende necessario il costante monitoraggio dello status delle popolazioni delle specie presenti nelle acque interne del territorio provinciale e dell'efficacia dei provvedimenti attuati. La seguente tabella riporta il tipo di azioni ed indicatori da adottare in base agli obiettivi e la loro cadenza periodica. Quadro conoscitivo Obiettivi Interventi autoctone sulle Azioni specie Indicatori Monitoraggio, allevamento Monitoraggio della fauna e reintroduzione di taxa ittica indigeni Carta Ittica Provinciale Monitoraggio, ed altri studi ripopolamento, periodi sull'ittiofauna del Interventi sulle specie divieto, mantenimento o Monitoraggio della fauna territorio provinciale transfaunate e di antica abolizione della misura ittica introduzione minima, abolizione o mantenimento dei divieti di pesca 54 Quadro conoscitivo Obiettivi Interventi alloctone sulle Azioni specie Indicatori Contenimento e abolizione Monitoraggio della fauna del divieto di pesca ittica dilettantistica Recupero/spostamento Salvaguardia dell'ittiofauna delle popolazioni ittiche durante gli interventi in e/o mantenimento del alveo (*) flusso minimo vitale sul tratto interessato Monitoraggio a breve termine (1-2 anni) dello status della popolazione ittica locale Monitoraggio a breve Richiesta dell'adempimento Ricostituzione della termine (1-2 anni) dello degli obblighi ittiogenici nel popolazione ittica locale, status della popolazione caso di lavori in alveo (*) opere di naturalizzazione ittica locale Regolazione della dilettantistica Piano Ittico Provinciale pesca Monitoraggio della Definizione di limiti di consistenza numerica e cattura e divieti dello status delle specie temporanei di pesca di interesse alieutico Salvaguardia delle aree di Monitoraggio riproduzione delle specie Istituzione delle aree di dell'efficienza riproduttiva autoctone e di interesse frega e di riproduzione delle popolazioni delle alieutico specie in esame Coinvolgimento delle Incentivazione del ruolo Associazioni nelle attività L.R. Toscana e Piano delle Associazioni di Pesca di gestione, sorveglianza e Ittico Regionale Sportiva Riconosciute protezione del patrimonio ittico provinciale Verifica di tipologia, finalità ed applicabilità dei progetti presentati dalle Associazioni Controllo delle attività di Verifica dell'impatto Monitoraggio delle specie pesca professionale e ambientale e della di maggiore interesse sportiva pressione di pesca alieutico Controllo delle attività di campionamento svolti da Monitoraggio dell'impatto soggetti esterni dei prelievi sulla fauna all'Amministrazione della ittica autoctona protetta Provincia di Arezzo Prelievi a fini di studio Per la loro particolare importanza i due obbiettivi contrassegnati da asterisco (*) saranno illustrati in maggior dettaglio nel capitolo dedicato alla salvaguardia dell’ittiofauna nel corso di lavori in alveo, modalità di applicazione dell’art. 14 L.R. 7/20005. 55 DIVULGAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE La Provincia di Arezzo, nell’attuare il ruolo che riveste nell’ambito della divulgazione e sensibilizzazione relative agli ambienti acquatici ed alle minacce che li riguardano, individua come prioritarie le attività sotto elencate da attuarsi mediante specifici progetti nel corso di validità del Piano Ittico, ed in particolare: • divulgazione dell’attività di pesca sportiva. • sensibilizzazione ed educazione ambientale relativa agli ecosistemi acquatici ed alla fauna ittica della Provincia di Arezzo. Le Associazioni Provinciali della Pesca Sportiva, che negli ultimi anni hanno assunto un forte ruolo di supporto per la realizzazione dei progetti predisposti in collaborazione con l’Amministrazione, saranno i soggetti privilegiati per l’attuazione dei progetti di attuazione del Piano Ittico e, in particolare, di quelli sopra elencati in quanto destinati ad un vasto pubblico raggiungibile solo attraverso una presenza capillare sul territorio, presenza che esse sono in grado di garantire. 56 ATTIVITÀ DI VIGILANZA VOLONTARIA La Provincia di Arezzo ha da tempo attivato un programma di vigilanza sul suo patrimonio ittico ed ambientale con personale volontario appartenente alle Associazioni Provinciale della Pesca Sportiva. A tale scopo organizza periodicamente corsi di aggiornamento necessari a rendere questo servizio sempre più puntuale ed attento alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici e delle norme che regolano la gestione in materia di pesca. Le Guardie Ittiche Volontarie svolgono i propri compiti con particolare attenzione alle strutture ittiche esistenti in tutto il territorio, quali le zone di protezione, zone di frega, zone regolamentate, ma, soprattutto, operano a supporto della Provincia per il mantenimento degli ecosistemi naturali segnalando modificazioni faunistiche ed alterazioni degli habitat. Il programma presentato durante i corsi di aggiornamento prevede nozioni sulle seguenti materie: • L.R. n. 7/2005 • Regolamento di attuazione D.P.G.R. 22/08/2005 n. 54/R • Elementi di zoologia applicata alla pesca • Prove pratiche di conoscenza delle specie ittiche Le attività di vigilanza che vengono svolte dal personale volontario delle Associazioni Provinciali della Pesca come sopra istruite sono coordinate dal Corpo di Polizia di questa Provincia in la collaborazione con l’Ufficio pesca. 57 MEZZI FINANZIARI – MODALITA’ DI ACCESSO L’accesso ai mezzi finanziari, costituito dai fondi annualmente trasferiti dalla Regione alla Provincia, successivamente all’approvazione della Delibera di attuazione annuale del PRAF, viene effettuato esclusivamente con la presentazione di progetti redatti nel rispetto delle priorità individuate nel presente piano presentati dai soggetti di cui al punto 3 dell’Art. 9 della L.R. n. 7/2005. Nel dettaglio i soggetti ammessi a tale contributo sono di seguito elencati: - Associazioni dei Pescatori Sportivi riconosciute a livello nazionale riunite in forma associata; - Singole Associazioni dei Pescatori riconosciute a livello nazionale; - Enti territorialmente interessati dagli obbiettivi del progetto. I progetti, perché possano essere approvati nell’anno finanziario di riferimento una volta accolti da parte della Provincia dovranno essere inviati alla Regione Toscana che valuterà le effettive finalità e la rispondenza ai principi definiti nella normativa di riferimento e nel piano ittico provinciale stesso. Le voci essenziali che dovranno essere riportate in dettaglio nei suddetti progetti dovranno prevedere i seguenti aspetti: • azioni previste e loro durata; • soggetti attuatori; • motivazioni dell’intervento; • costo del progetto; • presenza eventuale di altri soggetti cofinanziatori. 58 SISTEMA SANZIONATORIO AMMINISTRATIVE – PRONTUARIO DELLE SANZIONI Le violazioni alle norme di cui alla Legge Regionale n. 7/2005, al Regolamento attuativo n. 54/R, e al presente Piano Provinciale per la pesca nelle acque interne commesse in Provincia di Arezzo, vengono sanzionate applicando il “PRONTUARIO DELLE SANZIONI AMMINISTRATIVE” che verrà predisposto dall’U.O. Pesca in sinergia con l’U.O. Sanzioni e Contenzioso della Provincia a seguito dell'approvazione di specifico regolamento. 59 ALLEGATI ♦ Allegato A: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI FREGA. ♦ Allegato B: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI PROTEZIONE. ♦ Allegato C: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI PROTEZIONE PARZIALE. ♦ Allegato D: CARTOGRAFIE DEI TRATTI DESTINATI A CAMPO DI GARA PERMANENTE. ♦ Allegato E: MODELLO DI CONVENZIONE PER LA GESTIONE DEI CAMPI DI GARA PERMANENTI. ♦ Allegato F: CARTOGRAFIE ZONE A REGOLAMENTO SPECIFICO. ♦ Allegato G: MODELLO DI CONVENZIONE PER LA GESTIONE DELLE ZONE A REGOLAMENTO SPECIFICO. ♦ Allegato H: CARTOGRAFIE DEI BACINI DOVE E’ CONSENTITA LA PESCA DALLA BARCA E CON IL BELLY BOAT. ♦ Allegato I: CARTOGRAFIE DELLE ZONE OVE È CONSENTITA LA PESCA NOTTURNA E CARP-FISHING. ♦ Allegato L: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI PESCA NELLE RISERVE NATURALI. ♦ Allegato M: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI DIVIETO DI PESCA CON LA BILANCIA. ♦ Allegato N: TAVOLA DI RIFERIMENTO PER LA NOMECLATURA SCIENTIFICA ADOTTATA Bibliografia Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Arezzo 2004. Studio biennale svolto dalla Società Graia s.r.l, in collaborazione con l'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, con l'Ufficio Pesca della Provincia di Arezzo, e con le Associazioni di Pesca Sportiva. Applicazione Indice ABACO per i principali corsi d'acqua della Provincia di Arezzo 2009. Studio svolto dalla Società Graia s.r.l e dall'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, coadiuvati dal personale dell'Ufficio della Provincia di Arezzo, e da volontari delle Associazioni di Pesca Sportiva. Monitoraggio biologico della zona a pesca regolamentata “Tailwater Tevere” 2009. Studio svolto dall'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, coadiuvato dal personale dell'Ufficio della Provincia di Arezzo, e dai volontari dell'Associazione di Pesca Sportiva "Moscaclub Altotevere". Progetto di verifica delle rispondenze a criteri di validità delle Zone di Frega e delle Zone di Protezione. Studio svolto dall'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, coadiuvato dal personale dell'Ufficio della Provincia di Arezzo, dalla Polizia Provinciale, e da volontari delle Associazioni di Pesca Sportiva. Aggiornamento della Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Arezzo 2012. Studio biennale svolto dalla Società Graia s.r.l, in collaborazione con l'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, con l'Ufficio Pesca della Provincia di Arezzo, e con le Associazioni di Pesca Sportiva. Campagna di monitoraggio e di pesca di selezione della specie ittica alloctona siluro d'Europa (Silurus glanis), rapporto annuale 2012. Coordinata dall'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, per conto dell'Associazione di Pesca Sportiva "Arcipesca FISA". 60 61