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Piano Ittico Provinciale per la Pesca e la gestione delle acque

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Piano Ittico Provinciale per la Pesca e la gestione delle acque
Piano Ittico Provinciale per la Pesca e
la gestione delle acque interne
2013 – 2015
Coordinamento e Redazione
Gabriele Chianucci
Marzia Guffanti
Supporto tecnico scientifico
Cesare Puzzi
Alessandra Ippoliti
Fabio Carini
Stefano Porcellotti
Supporto logistico
Alfredo Rondoni
Contemori
Eugenio
Luigi Sacchini
Vittorio Magi
Elaborazione cartografica
1
SOMMARIO
1.1 Salvaguardia degli habitat acquatici......................................................................................4
1.2 Tutela delle specie autoctone.................................................................................................7
1.3 Gestione delle specie transfaunate dal bacino padano-veneto ed alloctone........................8
1.4 Associazionismo......................................................................................................................8
1.5 Divulgazione e sensibilizzazione............................................................................................9
1.6 Zone di frega.........................................................................................................................17
1.7 Zone di protezione................................................................................................................19
1.8 Zone di protezione parziale di pesca....................................................................................21
1.9 Zone di divieto di pesca con la bilancia................................................................................21
1.10 Campi di gara......................................................................................................................21
1.11 Zone a regolamento specifico............................................................................................22
1.12 Attività di pesca nelle Riserve Naturali del Fiume Arno.....................................................24
1.13 Prelievi di pesca – Limiti di Cattura....................................................................................25
1.14 Pesca professionale............................................................................................................26
1.15 Pesca da natante e Belly Boat............................................................................................26
1.16 Pesca notturna e Carp-Fishing...........................................................................................27
1.17 Laghetti per la pesca sportiva............................................................................................28
Tipologia e modalità di esercizio dei lavori in alveo..................................................................31
1.18 Obblighi Ittiogenici ............................................................................................................33
1.19 Disposizioni per la realizzazione di passaggi artificiali per pesci......................................36
1.20 Controllo.............................................................................................................................39
1.21 Interventi ittiogenici..........................................................................................................40
1.22 Ripopolamento Ittico - Modalità di attuazione .................................................................41
1.23 Programma di sviluppo delle strutture ittiogeniche .........................................................42
1.24 Priorità ai progetti..............................................................................................................43
2
Premessa
Il Piano ittico trae fondamento normativo dalla L.R. Toscana n° 7/2005 e si incarica di rispondere alle finalità
del Regolamento di Attuazione del 22/08/2005 e del Piano Ittico Regionale.
Il Piano ittico rappresenta l'adeguamento delle normative vigenti nel territorio provinciale in base ai dati
emersi dall'elaborazione e comparazione di vari studi sugli ecosistemi di acqua dolce del territorio aretino,
svolti a partire dal 2004 e in parte ancora in corso.
La gestione dell'habitat acquatico è molto complessa ed interessa diversi assessorati e servizi provinciali, la
Regione Toscana, le Unioni dei Comuni, i Parchi, le Associazioni e tutti gli altri Enti che hanno a che fare con
la gestione dell'acqua e del territorio in generale.
Si deve, infatti, considerare l'ambiente acquatico nel suo complesso, le interazioni con l'ambiente terrestre e
con le attività umane, valutando l'insieme degli usi e degli interessi a volte contrastanti individuando le
soluzioni in grado di conciliare le diverse esigenze con la vita acquatica ed il benessere delle popolazioni
ittiche. Per pianificare correttamente la gestione dei pesci e della pesca è quindi necessario avere la
consapevolezza che si deve innanzitutto gestire l'ambiente acquatico. Quanto più un corso d'acqua o un lago
presentino habitat naturali e ben conservati tanto più essi potranno esprimere comunità ittiche abbondanti,
diversificate ed in buona salute.
Nel caso delle acque provinciali acquistano particolare rilievo gli interventi diretti alla conservazione degli
habitat acquatici e delle comunità ittiche presenti per la loro particolare importanza nel quadro della
salvaguardia della biodiversità.
Infatti sono presenti molti ambienti di pregio dove sopravvivono comunità autoctone inalterate o solo
marginalmente interessate dalla presenza di esemplari di specie alloctone, habitat di importanza
fondamentale per la sopravvivenza di specie già scomparse dalla gran parte del loro habitat originario, come
il cavedano etrusco (Squalius lucumonis) ed il ghiozzo etrusco o di ruscello (Padogobius nigricans).
Grazie al costante monitoraggio del reticolo idrogeografico provinciale, siamo in grado di fornire un quadro
esaustivo sullo status degli ecosistemi di acqua dolce, sulla composizione e distribuzione delle comunità
ittiche presenti sul territorio e delle singole specie di pesci che le compongono, ed in base a questa
conoscenza organizzare efficacemente gli interventi a difesa e tutela esposti dal presente Piano Ittico
Provinciale.
3
OBIETTIVI DI CARATTERE GENERALE
Obiettivi generali del Piano Ittico Provinciale sono la conservazione e l’incremento delle popolazioni ittiche
presenti nei corpi idrici della Provincia di Arezzo. Tali obiettivi vengono perseguiti secondo due principali linee
di intervento: uno relativo all'habitat acquatico e l'altro alla fauna ittica.
1.1 Salvaguardia degli habitat acquatici
1.1.1 Qualità dell’acqua
La buona qualità dell'acqua è una condizione indispensabile per il mantenimento delle comunità ittiche,
soprattutto se le specie che le compongono sono sensibili alle alterazioni.
In questo senso è stato fatto molto dai Piani di risanamento regionali e provinciali con il Piano di Tutela delle
Acque della Regione Toscana, con gli obiettivi di qualità ivi approvati lascia ben sperare per un continuo
ulteriore miglioramento delle condizioni qualitative dei corsi d’acqua aretini.
Le osservazioni sul recupero dei corsi d'acqua e dei laghi, a volte rapidissimo e quasi spettacolare, è la
conferma che gli interventi di risanamento rappresentano una strada obbligata anche nell'ottica della fauna
ittica e quindi della pesca. Nessun intervento di ripopolamento ittico permetterà di avere pesci in un
ambiente che non presenti i requisiti minimi in termini qualitativi per la loro sopravvivenza.
In tale ottica pare quindi evidente che anche il Piano Pesca debba sostenere con tutta la sua forza il
perseguimento degli obiettivi di risanamento delle acque.
1.1.2 Quantità dell’acqua
Quantità dell’acqua e derivazioni dai corsi d'acqua superficiali se da un lato sostengono attività economico produttive legate alla produzione idroelettrica o all'agricoltura, dall'altro determinano un forte impoverimento
dei corsi d'acqua che le subiscono. E' peraltro evidente che un corso d'acqua in secca non può ospitare alcun
pesce ed un fiume con portate ridotte a semplici rigagnoli potrà sostenere quantità e qualità di pesce molto
limitate. Togliere acqua da un fiume significa per i pesci sottrarre il loro spazio vitale, i rifugi, le aree di
caccia e di frega.
Anche nel caso delle derivazioni idriche il conflitto di interesse fra i diversi possibili fruitori della risorsa idrica
è evidente. In tale contesto negli ultimi anni è nata la consapevolezza di mantenere un Deflusso Minimo
Vitale (DMV) a valle delle derivazioni idriche, tale da consentire il mantenimento della vita acquatica. Anche
l’applicazione del DMV è prevista nel Piano di Tutela delle Acque, e dunque anche per quanto riguarda
l’aspetto quantitativo si presume che con la progressiva attuazione degli obiettivi di piano si possano
migliorare le condizioni idriche anche dal punto di vista dei pesci.
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Il reticolo idrico superficiale della Provincia di Arezzo è peraltro costellato di derivazioni idriche e numerose
paiono anche le richieste di nuove concessioni, favorite dalle normative inerenti le energie rinnovabili. La
Provincia di Arezzo, al fine di tutelare i corsi d’acqua di maggior pregio conservazionistico ed alieutico ha
approvato una delibera (DGP n.500 del 11/08/2005) che definisce le norme di garanzia e le prescrizioni da
adottare nei disciplinari di concessione per derivazioni d’acqua a qualsiasi uso in provincia di Arezzo.
1.1.3 Naturalità di alveo e sponde, integrità della vegetazione ripariale
Conservare la naturalità di alveo e sponde dei corsi d'acqua e l'integrità della loro fascia vegetazionale riparia
è una priorità anche nell'ottica della gestione ittica. La complessità e la diversità delle comunità ittiche e la
loro abbondanza sia in termini di densità sia di biomassa risultano strettamente legate alla diversità e
naturalità dell'ambiente acquatico.
È infatti anche intuitivo pensare che un corso d'acqua costretto in un alveo rettificato, con sponde e fondo
lisci e regolari, dove l'acqua si distribuisce su una lama sottile ed uniforme, non presenta più la possibilità di
ospitare pesci, soprattutto se si tratta di pesci di una certa taglia. La presenza e l'alternanza di zone a
corrente debole, moderata e veloce, di buche, rapide, lame, di rifugi in alveo rappresentati da massi di forme
e dimensioni diverse, alberi in acqua, radici e ceppaie, sponde scavate, alberi sulle sponde che ombreggiano,
è un complesso di situazioni di micro e di mesohabitat indispensabile per il benessere dei pesci.
In tale ottica la conservazione della diversità morfologica è una necessità, perché ad essa corrisponde la
biodiversità degli ambienti acquatici e quindi anche delle comunità ittiche che li popolano.
Le tecniche di intervento a cui è opportuno riferirsi sono quelle dell’ingegneria naturalistica, ed in particolare
a quelle tecniche che riguardano il mantenimento della naturalità delle sponde e la diversità morfologica
dell’alveo, possibilmente utilizzando anche i rifugi per pesci. Tra questi ultimi si citano ad esempio i deflettori
di corrente; la posa di massi in alveo; la posa di ceppaie ancorate in alveo; i rifugi sottosponda e tante altre
soluzioni, di cui è ricca la bibliografia di settore.
È, infatti del tutto evidente che in caso di pericolo per infrastrutture e persone a causa di corsi d'acqua che
erodono o esondano in corrispondenza di manufatti sia necessario intervenire con una "sistemazione
idraulica". Non è invece ancora ben accettata da tutti gli Enti preposti a tali interventi, l'applicazione di
tecniche bioingegneristiche. Esse consentono molto spesso di raggiungere gli stessi risultati in termini di
stabilità e di messa in sicurezza, utilizzando tecniche che minimizzano l'impatto sul corso d'acqua,
consentendo alle componenti biotiche di continuare a popolare l'ambiente acquatico. Questa filosofia di
intervento è peraltro prevista anche dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Toscana.
La fascia di vegetazione ripariale rappresenta una zona di straordinario interesse naturalistico e di vitale
importanza anche per la fauna ittica. Essa fornisce ombreggiamento, che significa rifugio visuale e
mantenimento di temperature più costanti, cibo rappresentato dagli insetti aerei che gravitano nel fogliame
sospeso sull'acqua, materiale organico da decomporre che è alla base della catena alimentare acquatica. Le
radici e le ceppaie sulle sponde danno inoltre un'ottima stabilità alla sponda stessa e la buca che spesso il
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corso d'acqua scava in corrispondenza delle ceppaie ripariali è un rifugio eccellente per tutti i pesci. Questi
motivi sostengono quindi il fatto di pensare anche alla vegetazione ripariale nell'ambito del Piano Pesca,
essendo molto spesso preferibile intervenire su di essa piuttosto che attivare altri tipi di pratiche gestionali.
1.1.4 Continuità fluviale
L’importanza dei passaggi artificiali per pesci (comunemente e impropriamente detti "scale di risalita") è
dovuta al fatto che tutte le specie ittiche, con modi e tempi estremamente differenti, effettuano spostamenti
lungo i corsi d’acqua. Questi spostamenti possono avvenire nell’arco temporale di una giornata, di una
stagione, di un anno o di più anni. Ogni specie si sposta dunque lungo l’asta fluviale secondo le necessità,
che fondamentalmente sono di carattere trofico o riproduttivo e che possono compiersi nell’ambito del
bacino idrografico oppure muovendosi da o per l’ambiente marino.
Quando le specie ittiche compiono migrazioni che comportano il passaggio dall’acqua dolce all’acqua di
mare, dopo essersi accresciute nella prima e per riprodursi nella seconda, si parla di specie catadrome, la cui
rappresentante di gran lunga più nota ed importante è l’anguilla (Anguilla anguilla). Nel caso opposto,
quando per riprodursi una specie risale i corsi d’acqua dopo essersi accresciuta in mare, si parla di specie
anadrome, alle quali appartengono ad esempio i salmoni (Salmo salar, Oncorhynchus sp.), la trota di mare
(Salmo trutta) e lo storione (Acipenser sp.).
Oltre a questi grandi migratori, in grado di percorrere migliaia di chilometri, numerose specie si spostano per
tratti più modesti, rimanendo all’interno del medesimo corso d’acqua, per esigenze diverse. Tipico esempio è
la trota fario (Salmo (trutta trutta), che compie brevi spostamenti nell’arco della giornata per raggiungere le
zone di caccia, che sono comunque molto vicine alle zone di rifugio, e che compie invece spostamenti verso
monte di maggior consistenza all’approssimarsi del periodo riproduttivo, per raggiungere le aree
caratterizzate dai parametri chimici, fisici e strutturali più idonei per la deposizione delle uova.
Anche in ambiente lacustre si verificano importanti migrazioni, nell’ambito dello stesso lago oppure con i
corsi d’acqua collegati. Ad esempio la trota lacustre, che risale gli immissari anche per lunghi tratti per
raggiungere le zone di riproduzione. In misura minore nel periodo riproduttivo risalgono gli immissari alcuni
ciprinidi, come il cavedano (Squalius squalus), il barbo tiberino (Barbus tyberinus ), e la rovella (Rutilus
rubilio).
Alla luce di tutto questo appare evidente che l’interruzione di un corso d’acqua, oltre alle modificazioni
strutturali che comporta e alla trasformazione dell’ambiente acquatico che determina, cambiandone a volte
la stessa vocazionalità ittica, sicuramente è un ostacolo alle migrazioni della fauna ittica, spesso
insormontabile.
Naturalmente le specie che subiscono i danni maggiori sono le grandi migratrici: quelle specie che dal mare
devono risalire i corsi d’acqua per lunghi tratti, sia a scopo alimentare che a scopo riproduttivo. I problemi
esistono anche in senso opposto, cioè a discendere dal fiume al mare, poiché a volte c’è di mezzo una
turbina (opere idroelettriche) e poiché comunque viene alterata la velocità della corrente, che rappresenta
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uno degli stimoli alla discesa a mare, dilatando altresì il tempo necessario per raggiungere il mare. Il
problema della discesa viene però più facilmente superato sfruttando le piene, allorché la diga o lo
sbarramento viene “bypassato” in ragione delle portate molto elevate. Tali portate viceversa difficilmente
consentono la risalita poiché i valori di velocità della corrente molto spesso soverchiano le pur eccellenti
capacità natatorie dei pesci che resistono ad esse utilizzando i rifugi offerti dalla struttura fisica dell’alveo.
Tra gli obiettivi del Piano Pesca deve quindi essere considerato anche quello di ripristinare la continuità
fluviale e le possibilità di scambio fra i laghi e i loro tributari, poiché ciò determinerà un miglioramento
qualitativo e quantitativo delle popolazioni ittiche.
Nonostante l'indubbia importanza del mantenimento della continuità fluviale si deve però tenere conto della
composizione delle comunità ittica interessate, alla luce dei dati emersi dai numerosi lavori di studio svolti.
Dalle osservazioni svolte risulta la presenza nel corso principale del fiume Arno di quattro distinte comunità
ittiche, isolate tra loro da ostacoli insormontabili, tra queste l'unica caratteristica della fauna indigena,
composta quasi totalmente da specie ittiche autoctone, è presente nel tratto del fiume a monte dei grandi
sbarramenti di Capolona e Subbiano. Le altre tre comunità, a valle di Capolona fino allo sbarramento della
diga di "La penna", nel tratto del fiume Arno compreso tra i due invasi artificiali, ed a valle della diga di
Levane, risultano altamente compromesse dalla presenza di specie alloctone, spesso altamente nocive come
il siluro d'Europa (Silurus glanis), la pseudorasbora (Pseudorasbora parva), ed il rutilo (Rutilus rutilus).
In base a questa situazione risulta particolarmente importante frenare la diffusione delle specie alloctona e,
di conseguenza, la necessità di mantenere la presenza di ostacoli che ne possono limitare l'espansione.
Pertanto risulta molto importante la presenza degli sbarramenti di Capolona e Subbiano, gli unici in grado di
salvaguardare la notevole comunità ittica autoctona diffusa nel tratto casentinese del fiume Arno.
Analogamente appare opportuna la presenza di quegli ostacoli, presenti nel tratto inferiore dei torrenti
afferenti ai tratti di fiume ove siano presenti specie alloctone, che impediscono la risalita agli esemplari di
specie aliene. Di contro, risulta di vitale importanza l’assenza di sbarramenti nel tratto del fiume Arno posto a
monte degli sbarramenti di Capolona e Subbiano al fine di non incidere negativamente in un tratto di fiume
relativamente esteso, caratterizzato, come abbiamo visto, da una comunità ittica ad alta valenza ecologica.
Deve essere segnalata anche la presenza di numerose specie alloctone nell'invaso artificiale di Montedoglio
(abramide, rutilo, ecc.), nel bacino del Fiume Tevere, e l'importanza di mantenere queste specie nocive
nell'ambito del solo invaso artificiale.
1.2 Tutela delle specie autoctone
Nonostante le continue introduzioni di specie ittiche di origine alloctona, nel territorio della Provincia di
Arezzo sono ancora presenti la gran parte delle specie ittiche tipiche del distretto faunistico arno-tiberino. Si
tratta in gran parte di specie minacciate od in grave pericolo di estinzione, scomparse dalla quasi totalità
della loro originale area di distribuzione, come il ghiozzo etrusco o di ruscello ( Padogobius nigricans), il
gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), ed il cavedano etrusco (Squalius lucumonis). In particolare
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ancora esistono tratti fluviali e torrenti dove la comunità ittica si mantiene integra o solo lievemente alterata
dalla presenza di specie alloctone. La tutela di questo patrimonio naturale e della biodiversità da esso
rappresentata è obiettivo primario del Piano Ittico, nel quale sono previste misure di protezione come periodi
di divieto, misure minime, divieti assoluti di pesca e detenzione, zone di protezione e di frega, ed eventuali
azioni di reintroduzione o di riproduzione in cattività. Le misure a tutela sono illustrate in dettaglio nei
successivi paragrafi di questo documento.
1.3 Gestione delle specie transfaunate dal bacino padano-veneto ed
alloctone
Nelle acque del territorio provinciale sono state introdotte, illegalmente o per fini alieutici, e continuano ad
essere introdotte specie ittiche alloctone al territorio nazionale o transfaunate da altri distretti ittiofaunistici
italiani. La presenza di queste specie rappresenta la maggiore minaccia per la sopravvivenza delle specie
originarie dei nostri bacini. Le introduzioni sono in crescita ed il loro controllo risulta difficile se non
impossibile. Realisticamente possono solo essere applicate misure di gestione, controllo e contenimento delle
specie introdotte. Le misure sono illustrate in dettaglio più avanti. Esiste comunque il problema delle specie
alloctone introdotte che hanno interesse ai fini della pesca sportiva. Premettendo che molte di esse non
sembrano costituire seria minaccia per la presenza dell'ittiofauna autoctona, rimane il problema di
mantenere una stretta vigilanza sulla loro diffusione e, dove possibile, evitare l'immissione in quelle acque
dove la comunità ittica originaria risulta integra ed in buona salute. Questo è particolarmente importante per
la gestione della trota atlantica o fario (Salmo trutta), della specie di origine nord americana persico trota o
boccalone (Micropterus salmoides), e della specie transfaunata dal distretto padano-veneto barbo padano o
italico (Barbus plebejus), per le quali viene attuato uno stretto controllo sulla quantità, qualità e
localizzazione delle introduzioni (trota atlantica e persico trota), e di vigilanza sulla loro espansione (barbo
italico). Il piano altresì prevede azioni per l'eradicazione di specie alloctone particolarmente nocive per
l'ecosistema come il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarckii), il ghiozzo padano (Padogobius
bonelli), ed il siluro d'Europa (Silurus glanis). Le misure consigliate vengono elencate successivamente,
mentre per il contenimento del siluro è già in corso un programma sperimentale di pesca di selezione di cui
sono attesi a breve conclusioni ed indicazioni sull'efficacia dell'azione.
1.4 Associazionismo
L’Amministrazione provinciale di Arezzo riconosce le Associazioni di Pesca Sportiva e le Associazioni di
Volontariato Ambientale come importanti partner per molti aspetti gestionali della fauna ittica, per la
comunicazione da e verso i cittadini e per la sensibilizzazione dei cittadini al rispetto del patrimonio naturale
presenti nelle acque interne del nostro territorio.
8
Le modalità di collaborazione con le Associazioni, inerenti la gestione di ZRS, vigilanza, campionamenti, ed
altri aspetti di ottimizzazione delle azioni di tutela e protezione ambientale, sono esposte nelle apposite
sezioni del Piano Ittico Provinciale.
1.5 Divulgazione e sensibilizzazione
Le disposizioni presenti nel piano ittico verranno rese pubbliche attraverso la divulgazione del Calendario
annuale della Pesca e di altre informative che verranno messe in atto da parte dell’Amministrazione insieme
alle Associazioni di pesca locali.
La Provincia di Arezzo attua e favorisce
iniziative didattiche allo scopo di avvicinare i cittadini, ed in
particolare i giovani, alla conoscenza e rispetto del patrimonio naturale, coerentemente con le azioni di
protezione della biodiversità, previste sia a livello europeo (Direttiva Habitat 92/43/CEE), sia nazionale che
regionale.
Le attività, svolte in collaborazione con le Associazioni di Pesca Sportiva, esperti del settore, e personale
dell’amministrazione, si articolano in lezioni teoriche, esercitazioni sul campo, visite guidate al Centro Ittico
Provinciale di Carda, ed attività ludiche come piccole competizioni di pesca sportiva.
Le iniziative di cui sopra sono rivolte anche agli istituti scolastici provinciali, che con il proprio personale
docente ,forniscono nuove esperienze didattiche rivolte agli studenti che vengono coinvolti in progetti di
studio specifici nella gestione e conservazione dell’ittiofauna.
9
DIVISIONE IN ZONE ITTICHE DEI CORPI IDRICI
Con l’approvazione del Piano Provinciale per la Pesca nelle acque interne 2008-2013 era stata confermata la
suddivisione dei corpi idrici del territorio provinciale mantenendo la zonazione di cui all’art. 10 comma 1 della
Legge Regionale Toscana n. 7/2005 di seguiti riportata:
1 – zona a salmonidi;
2 – zona a ciprinidi;
3 – zone di foce o ad acque salmastre,ovvero specchi lacustri naturali o artificiali di rilevante superficie;
Come già evidenziato nel documento suddetto di prossima scadenza, la particolare conformazione del
territorio aretino, che comprende bacini appenninici di grande estensione, che originano a quote
relativamente elevate per giungere progressivamente in pianura, comporta la presenza di lunghi tratti di
corsi d’acqua di fondovalle in cui sono presenti entrambe le famiglie caratterizzanti le zone ittiche: salmonidi
e ciprinidi. Se infatti i tratti più a monte ospitano quasi esclusivamente salmonidi, mentre i tratti più a valle
ospitano quasi esclusivamente ciprinidi, i tratti intermedi ospitano gli uni e gli altri, rendendo difficile ed
improprio attribuire un limite netto alle due zone ittiche. Per tale motivo, con il progetto d’integrazione della
valutazione delle acque a salmonidi mediante l’applicazione del codice ABACO (Auteri et al.,1988 Baino e
Spitaleri, 1989; Auteri et al.,1995), riconosciuto dalla Regione Toscana, nel Piano Regionale per la Pesca
nelle Acque Interne 2007/2012, come metodo valido per giungere operativamente alla classificazione dei
corpi idrici d’acqua dolce, è stata possibile individuare una “sottozona” ittica, che ha consentito alla Provincia
di suddividere la zona a salmonidi nelle due sottozone di seguito riportate:
a.1. zona a salmonidi superiore A.1
a.2. zona a salmonidi inferiore A.2
Nelle prime la pesca è vietata nel periodo di chiusura della pesca ai salmonidi, fatto salvo le aree su cui
vengano istituite Zone a Regolamento Specifico per la pesca, dove i periodi d’effettiva chiusura della pesca
sono stabiliti dall’Organismo di Gestione con i regolamenti di gestione approvati dalla Provincia.
Nelle seconde la pesca sarà aperta tutto l’anno alle specie ciprinicole presenti con le limitazione previste per
ogni singola specie.
Tutti gli affluenti dei corsi d’acqua sotto elencati e classificati in categoria A1, A2 e B, vengono considerati di
tipologia “A1– trota superiore” e pertanto in essi è vietato svolgere l’attività di pesca nel periodo di chiusura
ai salmonidi.
10
1 - acque di cat. A e B
BACINO DEL FIUME ARNO
Corso d’acqua
Fiume ARNO
Rio LENDRA
Torrente CHIASSA
Torrente VALIANO
Fosso delle PILLOZZE
Fosso di TRIBOLI
TORRENTE SOLANO
Fosso RIOLLE
Fosso BORA
Torrente ROIESINE
Torrente SOVA
Torrente TEGGINA
Torrente ARCHIANO
Torrente VESSA
Descrizione
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” nel tratto
compreso tra le sorgenti e la briglia del “Canto alla Rana” di Stia
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” nel tratto compreso
tra la briglia del “Canto alla Rana” di Stia fino alla confluenza con
il Fosso delle Pillozze, in prossimità di Pratovecchio
Zona a Ciprinidi nel tratto compreso tra la confluenza con il Fosso
delle Pillozze fino al limite della Provincia di Arezzo.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” torrente Chiassa
ed affluenti dalle origini fino al ponte stradale in località
Chiaveretto
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dal ponte stradale
in località Chiaveretto fino al ponte in località Chiassa superiore
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino
all’inizio del “Campo di Gara” in località Prato di Strada
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’inizio del
“Campo di Gara” in località Prato di Strada per il resto del suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 – Trota superiore” dalle origini fino
all’ingresso nel centro abitato di San Piero in Frassino
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dal centro abitato
di San Piero in Frassino per tutto il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino
all’abitato di Partina per tutti i tratti
scorrenti il territorio non demaniale
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’abitato di
Partina fino al ponte di Camprena
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
11
Torrente CORSALONE
Fosso dell’ORECINE
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino
alla briglia del Ponte Rosso (Strada per La Verna)
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla briglia del
Ponte Rosso (Strada per La Verna) fino a località Campi
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Fosso LAPPOLA
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Torrente RASSINA
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino
all’altezza dell’impianto di imbottigliamento “Acqua minerale
Verna)
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’altezza
dell’impianto di imbottigliamento “Acqua minerale Verna” fino alla
prima biglia in località “La Fatica”
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Torrente ZENNA
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Torrente SOLIGGINE
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle sorgenti fino
al ponte della strada per Ornina presso Pieve a Socana. Zona a
Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” per il resto del suo
percorso
Torrente FALTONA
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Torrente SALUTIO
Torrenti TALLA - CAPRAIA
Rio BRELE
Torrente GRAVENNA
Rio TALLA
Fosso delle VAGLIE
Torrente GRESSA
Torrente RESCO SIMONTANO
Torrente CIUFFENNA
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 – Trota superiore” negli affluenti e
nel t. Talla dalle origini fino all’ingresso nell’abitato di Talla
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’ingresso
nell’abitato di Talla per tutto il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A 1- Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” Dalle origini fino
all’ingresso nel centro abitato di Pian di Scò
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dall’ingresso
nell’abitato di Pian di Scò per tutto il tratto scorrente nel territorio
della Provincia di Arezzo
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e
nel t. Ciuffenna dalle sorgenti fino al ponte in località “Ponte
Mulinaccio
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” nel tratto compreso
tra il ponte in località “Ponte Mulinaccio” e la passerella del Molino
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dei Cannoni ubicata 60 mt. circa a valle del molino stesso
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Borro CERTIGNANO
Torrente AGNA
Borro di CAPOSELVI
Borro di CASPRI
Borro di ROVIGGIANO
Fosso del MALLOGO ORENACCIO
Torrente PAGO
Borro di SINCIANO
Torrente FAELLA
Borro di MALVA
Torrente LA TROVE
Torrente AMBRA
Borro ASCIONE
Rio LORETO
Torrente TECCOGNANO
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e
nel t. Agna dalle origini fino a località “Casa d’Agna
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” da località “Casa
d’Agna” fino al Ponte della S. P. Sette Ponti
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” nel tratto compreso
tra le sorgenti e l’abitato di Caposelvi
Zona a Ciprinidi dall’abitato di Caposelvi e la confluenza con il
Torrente Ambra
Zona a Salmonidi di tipo “A1- Trota superiore” nel tratto
compreso tra le sorgenti e la Chiusa di Molinaccio nei pressi della
località Nofri
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino al
Ponte della S.P. Sette Ponti
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle sorgenti fino
al Ponte della S.P. Sette Ponti.
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” nel tratto
compreso fra le sorgenti e la Loc. Faella, in territorio del Comune
di Pian di Scò
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso dalle origini sino al ponte della S.P. Badia Agnano - Pieve
a Presciano in prossimità del bivio per Civitella della Chiana
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla località
Fornaci per tutto il tratto a monte che scorre nella Provincia di
Arezzo
Zona a Ciprinidi nel rimanente tratto
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle sorgenti fino
al ponte di Sergine S. P. Terranuova-Campogialli
Zona a Ciprinidi dal ponte di Sergine fino alla confluenza con il
bacino idroelettrico di Levane.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino al
ponte della Strada Umbro- Casentinese.
Zona a Ciprinidi per il rimanente tratto
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
13
Torrente ESSE
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e
dalle origini fino alla briglia in loc. “Verniana”
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla briglia in loc.
“Verniana” fino al ponte di Ciggiano della strada Vecchia Senese
Zona a Ciprinidi nel rimanente tratto.
CANALE MAESTRO DELLA
CHIANA
Zona a Ciprinidi per tutto il suo percorso.
Torrente ESSE DI CORTONA
Zona a Salmonidi di tipo “A1- Trota superiore” negli affluenti e
dalle origini fino al ponte sulla S.P. n.35.
Zona a Ciprinidi nel rimanente tratto
Torrente Mucchia
Zona a Ciprinidi per tutto il suo percorso
BACINO DEL FIUME TEVERE
Corso d’acqua
Fiume TEVERE
Torrente CERFONE
Torrente PADONCHIA
Torrente SINGERNA
Torrente AFRA
Torrente CANANECCIA
Torrente BULCIANO
Torrente BULCIANELLA
Torrente SOVARA
Descrizione
- zona a salmonidi di tipo “A1 – trota superiore” dal confine della
provincia fino al ponte di Valsavignone
- zona a salmonidi di tipo “A2 – trota inferiore” dal ponte di
Valsavignone fino al centro abitato di Pieve Santo Stefano
- zona a ciprinidi dal centro abitato di Pieve Santo Stefano al lago
di Montedoglio
- zona a salmonidi di tipo “A1 – trota superiore” a valle della diga
di Montedoglio fino al ponte sulla SS 73 presso Sansepolcro
- zona a salmonidi di tipo “A2 – trota inferiore” dal ponte sulla
SS73 fino al confine con la Provincia di Perugia
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle sorgenti fino
al ponte di Palazzo del Pero
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dal ponte di Palazzo
del Pero fino al ponte per Bivignano Molin Nuovo
Zona a Ciprinidi dal ponte per Bivignano fino al limite della
Provincia
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il tratto
che scorre nel territorio della Provincia di Arezzo.
Zona a Salmonidi di tipo “A 1- Trota superiore” dalle origini fino a
località “Ponte Singerna
Zona a Salmonidi di tipo “A2- Trota inferiore” da località “Ponte
Singerna” fino a località Ontaneto Brenzi
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” dalle origini fino al
ponte in località “L’imposto”
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dal ponte in località
“L’imposto” fino al “Ponte San Francesco
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso e negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso e negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso e negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e
dalle origini fino alla diga a valle di Località Conventino
14
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla diga a valle di
Località “Conventino” fino al ponte della S.P. della Libbia nei
pressi di Tavarnelle (Anghiari)
Zona a Ciprinidi per il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 – Trota superiore” per tutto il suo
percorso e negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso e negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso e negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e
dalle origini fino alla confluenza del torrente Aboca
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” dalla confluenza del
Torrente Aboca per tutto il resto del suo percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso e negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso e negli affluenti
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e
dalle origini fino a loc. Anzina
Zona a Salmonidi di tipo “A2 - Trota inferiore” da loc. Anzina per
tutto il tratto che scorre in Provincia di Arezzo.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e
per tutto il tratto che scorre nel territorio della Provincia di Arezzo.
Torrente ANCIONE
Torrente COLLEDESTRO
Torrente SINIGIOLA
Torrente TIGNANA
Torrente ISOLA
Fosso OTRO
Fiume NESTORE
Torrente MINIMA
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e
per tutto il tratto che scorre nel territorio della Provincia di Arezzo.
Torrente MINIMELLA
BACINO DEL FIUME MARECCHIA
Corso d’acqua
Fiume MARECCHIA
Fosso FOSSONE
Fosso GIUNCHETO
Torrente PRESALE
Torrente AURO
Descrizione
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e nel
tratto compreso tra le sorgenti e la confluenza con il fosso Il
Fossone
Zona a Ciprinidi fino al confine della Provincia di Arezzo.
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il suo
percorso
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” per tutto il tratto che
scorre in Provincia di Arezzo
BACINO DEL FIUME FOGLIA
Corso d’acqua
Descrizione
Fiume FOGLIA
Zona a Salmonidi di tipo “A1 - Trota superiore” negli affluenti e nel
tutto il compreso tra le sorgenti e la briglia sita nell’abitato di Sestino
Zona a Ciprinidi dall’abitato di Sestino fino al confine della Provincia
di Arezzo
15
2 – acque di tipo c. zone di foce o ad acque salmastre, ovvero specchi lacustri naturali o
artificiali di rilevante superficie
Bacino
Lago di Montedoglio
Lago del Calcione
Bacino di Levane
Bacino di La Penna
Lago di San Cipriano
16
MODALITA' E STRUMENTI DI GESTIONE DEI CORPI IDRICI: GLI
ISTITUTI ITTICI
L’esteso reticolo idrografico provinciale, necessita di una gestione attenta delle pratiche di pesca al fine di
garantire gli obiettivi di conservazione e incremento delle popolazioni ittiche. Pertanto è importante
prevedere, regole specifiche da applicare agli istituti previsti dalla normativa vigente, e forme di
collaborazione, con Associazioni di Pesca Sportiva Provinciali e Amministrazioni locali, al fine di integrare e
valorizzare conoscenze e competenze.
Per la gestione dei corpi idrici e del patrimonio ittico ai fini della pesca, è volontà di questa Provincia
utilizzare, in via prioritaria, le Associazioni dei Pescatori riunite in forme associate, le singole Associazioni
Provinciali di Pesca Sportiva ed Ambientaliste e le Amministrazioni locali presenti nel territorio, spronando
forme di collaborazione integrata fra i soggetti sopra richiamati al fine di valorizzare per ognuno di essi le
proprie conoscenze e competenze.
Tale modalità di gestione viene realizzata attraverso specifiche convenzioni che dovranno essere redatte in
accordo con le Associazioni Provinciali della Pesca.
Ai sensi della normativa vigente in materia di pesca, le azioni per le quali le Province, possono avvalersi di
soggetti terzi si riferiscono a istituzione delle zone di frega, istituzione delle zone di protezione parziale o
totale per fauna ittica, istituzione delle zone a regolamento specifico e approvazione dei relativi piani di
gestione, istituzione dei campi di gara, recupero di novellame e recupero della fauna ittica a rischio e
interventi di emergenza per la sua tutela.
In particolare di seguito si riportano gli istituti di cui sopra ricadenti all’interno del territorio provinciale.
Tra gli indirizzi del Piano Provinciale dalla Pesca nelle Acque Interne, di prossima scadenza, era stato
inserito, tra le priorità dei progetti, quello di verifica della rispondenza a criteri di validità delle zone di frega e
delle zone di protezione istituite nella provincia di Arezzo. Il progetto, presentato dall’Associazione Ichthyos
Italia, ha consentito, con l’approvazione della relazione conclusiva da parte della Giunta Provinciale, di
individuare dei nuovi istituti che vengono annualmente confermati nei Calendari della Pesca.
1.6 Zone di frega
Tra le competenze delle Provincie rientra l’istituzione delle zone di frega nelle quali, ai sensi dell’art. 11 del
D.P.G.R. n. 54/2005, la pesca è vietata in un periodo specifico che nel territorio della provincia di Arezzo è
stato definito in concomitanza con il periodo riproduttivo dei ciprinidi reofili presenti nel territorio. (2 di
Maggio all’ultimo sabato di Giugno)
Lo scopo delle zone di frega è quello di permettere alle specie ittiche, anche se già tutelate da un periodo di
divieto di pesca, di riprodursi senza il disturbo arrecato dall’attività alieutica e lo stress arrecato ai
riproduttori dalla cattura e dal successivo rilascio.
Inoltre, così come previsto dalla normativa suddetta, sono “vietati atti di sommovimento del fondo” e
pertanto, in tal senso non possono essere eseguiti lavori in alveo in tale periodo.
17
Di seguito sono elencate le zone di frega attualmente esistenti che avranno durata per tutto il periodo di
validità del presente Piano.
Nei rimanenti tratti dei corsi d’acqua, dove non sono state istituite zone di frega, nel periodo intercorrente
tra il 2 maggio e l'ultimo sabato di giugno, è possibile esercitare la pesca ma non può essere utilizzata la
nassa (retino porta pesci) al fine di tutelare la fauna ittica pescata.
Fiume Arno
A1 Nel tratto compreso dalla località Case d’Arno, a monte, fino al ponte che attraversa l’Arno in località
Ponte a Poppi, a valle.
A2 Nel tratto da 200 m a monte della confluenza del T. Teggina fino a 200 m a valle della confluenza del
Torrente Archiano.
A3 Nel tratto compreso fra il ponte nuovo ubicato a monte del lavaggio inerti “Mariotti” fino alla confluenza
con il T. Corsalone, a valle, in Comune di Chiusi della Verna.
A4 Nel tratto compreso fra il F. Groppino, a monte, fino a circa 1,5 Km a valle del torrente Zenna, nel
Comune di Subbiano, nel punto in cui la strada SP 58 si affianca al letto del fiume Arno.
A5 Nel tratto dal ponte ferroviario di “Spedaletto”, a monte, fino all’inizio della piana a monte della cascata
nell’abitato di Subbiano, a valle.
A6 Dallo sbarramento della centrale idroelettrica della Nussa (Capolona), a monte, fino allo sbarramento
della centrale idroelettrica della Lama, a valle.
A7 Nel tratto compreso fra la confluenza con il T. Ritoto (Capolona) fino al ponte di Buon Riposo della
strada Arezzo- Castelluccio.
A8 Nel tratto da 200 m a monte del ponte di Ponte a Buriano, fino al limite della zona di pesca ricadente
all’interno della R.N. di Ponte Buriano –La Penna e delimitata da apposita tabellazione.
A9 Dal confine della riserva Naturale della Penna-Ponte Buriano, fino al ponte di Catolfi, situato nella
strada Laterina - Ponticino.
A10 Da 100 m a monte della confluenza con il T. Ambra, fino alla confluenza con il Borro dei Frati, nel
Comune di San Giovanni Valdarno.
A11 Dallo sbarramento ENEL (ex colonia), a monte, fino al confine della Provincia, nel Comune di San
Giovanni Valdarno.
Torrente ARCHIANO
A12 Nel tratto dal ponte della ferrovia (Bibbiena) fino alla confluenza con il fiume Arno.
Torrente CERFONE
A13 Dal ponte di Pieve a Ranco, a monte, fino alla confluenza del fosso della Centena, a valle.
Torrente AMBRA
A14 Dal ponte sulla SP n. 540, a valle, fino al ponte per la località Vepri, a monte.
A15 Da circa 50 ml. a monte del ponte di Pogi, fino al ponte della ferrovia, a valle.
Canale Maestro della CHIANA
A16 Dalla “Chiusa dei Capannoni” (Quarata) fino ai confini della Riserva naturale di Ponte a Buriano.
Fiume Arno e Canale Maestro della Chiana
A17 Nel tratto che va da 50m a monte dell’entrata del fosso di Monte nel Canale Maestro della Chiana fino
alla Loc. Cartiera .
18
1.7 Zone di protezione
Ai sensi dell’art. 12 del Regolamento di attuazione 54/R della L.R.T. 7/2005 “le Provincie possono istituire,
anche su segnalazione di altri enti locali, associazioni di pescatori o associazioni ambientaliste, zone di
protezione a fini di tutela delle risorse ittiche e di riequilibrio biologico dei corpi idrici”.
Le zone di protezione hanno lo scopo di tutelare le risorse ittiche e permettere il riequilibrio biologico dei
corpi idrici e sono istituite, in particolare, in ambienti carenti di risorse ittiche. Al pari delle zone di frega,
possono essere istituite anche per permettere la riproduzione naturale dell’ittiofauna. A differenza delle
prime, dove la pesca è vietata, nelle zone di protezione, si può avere un divieto totale o parziale, applicato in
modo diverso alle singole specie e descritto nel paragrafo specifico.
Le zone di protezione si presentano dunque come uno strumento flessibile e mirato che permette di
tutelare/incrementare una o più specie ittiche presenti in un determinato corpo idrico. Le zone di protezione
vengono istituite prioritariamente in:
-
Ambienti che hanno subito gravi perturbazioni (inquinamento, lavori in alveo, alluvioni etc. ) al fine
di permettere un più rapido recupero della comunità ittica.
-
Aree di particolare pregio (ad esempio ZPS, SIC, SIR), in cui sono presenti specie in declino o di
interesse comunitario, previa valutazione di incidenza, ai sensi della L.R. 56/2000.
-
Aree in cui si rende necessario adottare una misura minima maggiore o un periodo di divieto di
pesca diverso da quello stabilito, ai fini della tutela di una o più specie ittiche.
-
Aree in cui si rende necessario limitare l’impiego di determinati attrezzi o modalità di pesca ai fini
della tutela di una o più specie ittiche.
-
Aree destinate all’introduzione e successivo prelievo di soggetti da destinare al ripopolamento di altri
corsi d’acqua.
-
Aree di particolare importanza ai fini della riproduzione delle specie ittiche presenti, che possono
permettere il ripopolamento di un ampio tratto di corso d’acqua, pur con un numero limitato di
riproduttori.
-
Tutte le altre aree in cui, durante la realizzazione della Carta Ittica del territorio, è emersa la
necessità di istituire zone di protezione per la tutela di determinate specie ittiche.
Di seguito vengono riportate le zone di protezione attualmente riconosciute nel territorio provinciale,
individuate in base ai risultati dei campionamenti svolti nell'ambito della stesura della Carta Ittica Provinciale,
che avranno validità per tutta la durata del presente piano e che saranno gestite integralmente dalla
Provincia di Arezzo.
Fiume ARNO
B1 In località La Penna: nel tratto che va dallo scarico della Centralina ENEL fino al termine del canale in
muratura che delimita lo scarico stesso.
Torrente STAGGIA
B2 Nel tratto compreso nei pressi della località Ponte Biforco, a monte, coincidente con i confini del Parco
Nazionale, fino alla briglia di Calcinaia, a valle.
19
B3 Tratto dalla confluenza con il fiume Arno e la briglia a monte di Piazza della Repubblica;
Torrente TALLA
B4 Nel tratto compreso fra la confluenza del Fosso di Capraia fino all’altezza del cartello stradale che
segnala l’ingresso nell’abitato di Talla.
Torrente SCHEGGIA
B5 Nel tratto compreso fra il ponte di Vertelli, a monte, e la località Pescaia, a valle.
Torrente CARDA
B6 Dall’incrocio del Torrente Carda con il fosso della Fontanella – Fonte del Baruccio (sotto l’abitato di
Carda) fino alla confluenza con il T. Calleta
Torrente CALLETA
B7 Nel tratto compreso fra il pozzetto della presa per la troticoltura fino alla confluenza con il
(Castelfocognano).
Carda
Torrente BONANO
B8 Dalle origini, confluenza del Carda con il Calleta, fino all’abitato di S.M. in Carda per circa 500 m lineari
a valle della troticoltura Mascalchi.
Torrente CIUFFENNA
B9 Nel tratto compreso fra la confluenza con il Borro Rigodi ed il Borro di S. Clemente (Loro Ciuffenna).
Torrente RESCO SIMONTANO
B10 Nel tratto compreso tra la confluenza con il borro Figlinelli, a monte, fino alla località limitrofa
all’abitato di Canova, a valle.
Torrente PRESALE
B11 Nel tratto compreso fra la confluenza con il F.
Fiumicello, a valle.
Vignacci, a monte, fino alla confluenza con il T.
Torrente PRESALINO
B12 Nel tratto compreso fra la confluenza con il fosso di Case Risecco, a monte, fino alla sua immissione
sul T. Presale.
Fiume TEVERE
B13 Nel tratto dalla confluenza con il Torrente Ancione e la sua confluenza nell’invaso di Montedoglio
all’altezza del massimo di ritenuta del bacino.
B14 Nel tratto compreso fra il Voc. Fondaccio e il confine di provincia.
B15 Nel tratto compreso fra la Loc. Pozzale e la briglia limitrofa al cimitero di Pieve Santo Stefano.
Torrente SALUTIO
B16 Nel tratto compreso tra il ponte dell’abitato di Salutio, a monte, e la confluenza nel fiume Arno, a
valle.
Torrente SOVARA
B17 Nel tratto coincidente con le tabellazioni di confine della Riserva Naturale Monti Rognosi, individuato a
valle, con la confluenza del Fosso della Rocchetta e nel limite superiore, 500 m circa a monte della
confluenza del Torrente Rio.
Torrente SINGERNA
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B18 Dalla confluenza del fosso di Covivoli con il torrente Singerna, a circa 200 m monte circa dal Mulino
Selvadonica, fino alla confluenza con il fosso della Rocca, a valle.
Torrente TIGNANA
B19 Nel tratto compreso fra la confluenza con il Fosso Muncinella, a monte, fino al ponte della E 45, a
valle.
Torrente TEGGINA
B20 Nel tratto dall’altezza del cartello stradale che segnala l’ingresso nell’abitato di San Piero in Frassino, a
monte, e la confluenza con il Fiume Arno, a valle.
Torrente ASCIONE
B21 Nel tratto dal ponte di Sergine sulla strada provinciale n. 4, a monte, fino a monte della confluenza
con il Fiume Arno, a valle presso il Ponte di Bandelle.
1.8 Zone di protezione parziale di pesca
La Provincia di Arezzo, su richiesta delle Associazioni di Pesca Sportiva, riconosciute a livello nazionale e
presenti a livello provinciale, ha istituito delle zone di divieto di pesca parziale, così come definito all’art. 12
del D.P.G.R. 54/R del 2005, applicando tempi e modi di pesca specifici a seconda delle specie ittiche di
interesse.
Ognuna delle zone è stata istituita con l’obiettivo di tutela di specie, richiamate nell’All. A della sopra
riportata normativa, che sono considerate di pregio, sia a livello naturalistico che alieutico.
Le zone di protezione parziale presenti nel territorio provinciale sono:
•
Z.P.P. Lago del Calcione dedicata alla tutela della specie luccio – dove vige regolamento specifico – C1:
•
Z.P.P. Lago di San Cipriano dedicata alla tutela della specie Persico trota d’importanza e interesse
alieutico – dove vige regolamento specifico – C2;
1.9 Zone di divieto di pesca con la bilancia
Fiume Arno
dallo sbarramento della diga di La Penna, nel Comune di Laterina, a monte, fino allo sbocco del canale della
centralina, a valle;
Torrente Ascione
dalla confluenza con il fiume Arno, per circa ml. 1000 a monte.
Canale Maestro della Chiana
dalla Chiusa dei Capannoni (Quarata) fino alla confluenza con il fiume Arno.
1.10 Campi di gara
Ai sensi dell’art. 12 del regolamento d’attuazione della legge regionale sulla pesca dilettantistica, n.54/R, i
campi gara possono essere istituiti, su richiesta di associazioni di pescatori riconosciute a livello nazionale o
21
regionale, in tratti di sponda idonei per specifiche condizioni, in modo tale da privilegiare, soprattutto per le
acque a salmonidi, porzioni di corsi d’acqua in parte già alterati a livello ambientale.
I corsi d’acqua riconosciuti validi, solo in alcuni tratti, per l’istituzione di campi di gara permanenti sono quelli
di seguito riportati:
1 – Fiume Arno. Dal ponte di Catolfi, della strada comunale Laterina-Ponticino, a monte, fino al ponte del
Romito della strada Laterina capoluogo, Laterina-Montalto – D1;
2 – Torrente Solano. Tratto compreso fra la confluenza con il Rio Solano, a valle, fino alla confluenza con il
Torrente Scheggia, a monte – D2;
3 – Torrente Ciuffenna. Nel tratto compreso fra la confluenza del Borro di San Clemente con quello del
Cigno, a monte, fino alla passerella del Molino dei Cannoni, a valle –D3;
4 – Fiume Tevere. Nel tratto che va dalla soglia a valle del ponte della SS di Sansepolcro, a monte, fino al
voc. Fondaccio, a valle –D3.
All’interno delle ZRS potranno essere autorizzate gare di pesca nel rispetto del comma 5 dell’art. 10 del
DPGR 54/R qualora tale attività sia già stata prevista e regolamentata nei relativi piani di gestione.
Le autorizzazioni all’istituzione di Campi di Gara temporanei, presentate dalle Associazioni di pescatori o
gruppi sportivi od agonistici operanti nel settore della pesca ai sensi dell’art. 14 comma 4 del DPGR n.54/R,
da effettuarsi in tratti di corsi d’acqua non compresi nell’elenco sopra riportato, possono essere rilasciate
esclusivamente nel rispetto delle seguenti prescrizioni:
-
Il tratto non può interessare Zone di Frega, di Protezione, acque immediatamente ad esse adiacenti per
un’estensione di ml 500, e ricadere all'interno di aree protette individuate specifiche normative ;
-
Non può essere immessa fauna ittica di qualsiasi genere e specie;
-
La fauna ittica catturata durante lo svolgimento delle gare di pesca deve essere reimmessa nei tempi e
nei modi idonei a garantire la sua sopravvivenza favorendo la tecnica del NO-KILL usando
obbligatoriamente amo singolo senza ardiglione;
-
Per lo svolgimento di gare temporanee per l’esercizio del carp-fishing, le autorizzazioni possono essere
rilasciate esclusivamente nei tratti di sponda individuati al paragrafo pesca notturna e carp-fishing, non
comprendendo le riserve naturali, ove è consentita la pesca notturna. E’ vietato autorizzare gare di carpfishing nei tempi per i quali è prevista la regolare chiusura nel periodo di frega dal 15 maggio al 30 di
giugno.
Per ciascuno dei suddetti campi di gara permanenti dovranno essere fatte apposite convenzioni con le
associazioni di pescatori riconosciute a livello nazionale o regionale per la corretta gestione del tratto
individuato.
1.11 Zone a regolamento specifico
22
Al fine della promozione dei valori della pesca e della cultura dell’acqua, le Province ai sensi dell’art. 10 del
D.P.G.R. n. 54/R del 2005, possono istituire delle zone a regolamento specifico che, come anche riportato
nel Piano Regionale della pesca nelle acque interne, contenuto nella sezione agricola del Piano Regionale
Agricolo Forestale PRAF, definendo particolari piani di gestione e regolamenti di pesca, hanno l’importante
funzione di rinnovamento di aree rurali coniugando l’attività di pesca con l’educazione ambientale e la
promozione turistica di un territorio.
L’attività di pesca sportiva all’interno delle ZRS è attuata sulla base di appositi regolamenti di pesca
presentati dalle associazioni di pesca delegate alla gestione e approvati dalla Provincia con specifico atto.
La realizzazione delle ZRS può essere attuata nel rispetto dei seguenti criteri:
-
presenza di specie di particolare rilevanza ittiofaunistica;
-
presenza di specie di particolare interesse alieutico;
-
zone di difficile valorizzazione turistica dove la pesca e l’educazione ambientale possano offrire
una fonte di attrazione;
-
zone facilmente accessibili e fruibili da parte di scuole, associazioni piscatorie e ambientaliste,
dove poter coniugare l’attività di pesca con quella della cultura dell’acqua;
-
zone strutturate in modo tale da poter essere fruite da pescatori portatori di handicap.
Le Zone a Regolamento Specifico attualmente esistenti in Provincia di Arezzo sono:
1. Zona di Pesca a Regolamento Specifico nel Fiume Tevere (Tail Water Tevere)- F1
Costituita nel tratto compreso fra la diga di Montedoglio e 50 m a monte del vecchio ponte sulla
statale Sansepolcro - Arezzo. È consentita solo la pesca con la mosca con il rilascio immediato del
pesce catturato. L’accesso è a pagamento e vige regolamento specifico.
2. Zona di Pesca Regolamentata nel Torrente Corsalone –F2
Costituita nel tratto compreso fra la briglia del Ponte Rosso, a valle, fino alla confluenza con il T.
Fossatone, a monte. Sono consentite tutte le tecniche di pesca per le acque a salmonidi. È consentita la
cattura e asporto di un n. massimo di 4 trote dall’ultima domenica di Febbraio fino al 30 Giugno. Nel
periodo dal 1 Ottobre al 31 Gennaio è consentita la pesca esclusivamente con la tecnica NO-KILL.
L’accesso è a pagamento e vige regolamento specifico.
3. Zona di Pesca a Regolamento Specifico Fiume Marecchia –F3
Costituita, in accordo con la Provincia di Rimini, nel tratto di Fiume Marecchia compreso nella Località
Ranco a monte e la confluenza con il Torrente Torbello a valle. In tale tratto di fiume è consentita
esclusivamente la pesca NO KILL esercitata con le sole tecniche della mosca artificiale e dello spinning.
L’accesso alla suddetta zona è gratuito.
23
Eventuali proposte di ZRS da realizzare su richiesta delle Associazioni dei pescatori, dei comuni
territorialmente interessati o di altri soggetti titolati ai sensi di legge potranno essere prese in esame solo nel
rispetto dei criteri sopra esposti.
Nelle ZRS l’attività di pesca avviene nel rispetto di specifici Piani di Gestione da approvarsi contestualmente
ai regolamenti di accesso ed alle convenzioni tra i soggetti gestori e l’Amministrazione Provinciale.
La Provincia di Arezzo favorisce in via prioritaria le ZRS che applicano la filosofia della pesca NO-Kill,
soprattutto quando esse siano realizzate in ambienti di particolare pregio o alla presenza di specie ittiche per
le quali è previsto un regime di tutela. In ambienti degradati, dove la realizzazione delle ZRS viene proposta
come mero sviluppo dell’attività sportiva e nelle quali sia ipotizzabile la semina della fauna ittica oggetto di
prelievo, la Provincia di Arezzo si riserva di autorizzare Piani di Gestione che prevedano anche limiti di
cattura e misure minime di prelievo diverse da quelli previsti ai sensi della normativa vigente o adottati dal
presente Piano Ittico.
Nelle ZRS possono essere effettuati raduni e gare di pesca in numero limitato e comunque previsto dal
regolamento di gestione della zona, secondo quanto dettato dal comma 5 dell’art.10 del DPGR n.54/R. In
occasione delle suddette tipologie di manifestazioni, l’Ufficio Pesca della Provincia rilascerà la relativa
autorizzazione previa preventiva informazione del soggetto gestore della zona inviando apposita nota per
posta ordinaria o telematica, almeno 15 giorni prima dell’evento, con evidenziato informazioni relative al
numero di pescatori e di eventuali ripopolamenti.
1.12 Attività di pesca nelle Riserve Naturali del Fiume Arno
Nelle sponde del Fiume Arno ricadenti all’interno delle Riserve Naturali di Ponte Buriano-La Penna e Valle
dell’Inferno-Bandella, le attività di pesca sono consentite unicamente nelle zone delimitate nella cartografia
allegata al presente piano.
La pesca notturna è vietata ad eccezione del carp-fishing praticato nel rispetto di quanto stabilito al
successivo capitolo 1.16.
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MODALITÀ E STRUMENTI DI GESTIONE DELLA PESCA
1.13 Prelievi di pesca – Limiti di Cattura
I limiti ai prelievi di pesca sono definiti dall’Allegato A del Regolamento n.54/R del 22/08/2005.
Fatti salvi i particolari regolamenti di pesca delle Zone a Regolamento Specifico, si individuano le seguenti
prescrizioni aggiuntive:
-
Per il luccio la misura minima di cattura è di 70 cm, ed è consentito il prelievo di 1 capo per ogni
giornata di pesca, ad eccezione dell’invaso di Montedoglio e del Calcione dove, per ragioni di tutela, la
pesca a questa specie è chiusa fino a nuova apertura regolamentata con successivo atto.
-
Per la specie barbo la misura minima di cattura è di 20 cm. La cattura è vietata dal 15 maggio al 30
giugno.
-
Per la specie cavedano, vairone e rovella la cattura è vietata dal 15 maggio al 30 giugno.
-
L’anguilla può essere catturata con lunghezza superiore a cm. 50.
-
E’ vietato reimmettere in acqua in seguito alla cattura, il pesce siluro, pesce gatto e gambero rosso della
Louisiana.
-
Nella provincia di Arezzo è vietata la detenzione e l’uso di esche naturali vertebrate, vive e morte
durante le normali attività di pesca. E’ pertanto consentito, nelle attività di pesca sportiva in Provincia di
Arezzo, l’uso esclusivo di esche artificiali e/o di fauna invertebrata.
-
Anche se il CARP-FISHING deve essere praticato con la tecnica del NO-KILL, il suo esercizio è vietato nel
periodo di divieto di pesca alla carpa.
Pertanto in tale periodo non possono essere svolte attività
agonistiche o semplici raduni di pesca.
-
Durante il periodo di frega dal 2 maggio all'ultimo sabato di giugno è fatto divieto dell'uso della nassa o
retino porta pesci ad eccezione delle competizioni;
-
Con il termine “cattura” si intende prelievo e detenzione in vivo del pescato con l'utilizzo della nassa;
Specie
Misure
minime/mas
sime
Numero di
capi
Tempi di divieto
Limite di peso
Salmonidi (trota Fario e 22
Macrostigma)
6 capi
Luccio
70
1 capo
Dal lunedì successivo alla prima domenica
di ottobre ala sabato antecedente l’ultima
domenica di febbraio
1 gennaio al 1 aprile
carpa
40
2 capi
15 maggio al 30 giugno
Persico reale
20
5 capi
1 aprile al 30 giugno
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Specie
Misure
minime/mas
sime
Numero di
capi
Tempi di divieto
Persico trota
30
Limite di peso
6 capi
1 maggio al 30 giugno
Anguilla
50/60
5 capi
Cavedano
20
15 maggio al 30 giugno
Barbo
20
15 maggio al 30 giugno
Vairone
15 maggio al 30 giugno
Rovella
15 maggio al 30 giugno
Divieto assoluto di pesca, come previsto dal comma 3 dell’art. 6 della L.R. 7/2005 delle seguenti specie
:gambero italico, gobione, scazzone, ghiozzo, spinarello, cobite e nono.
La Provincia di Arezzo, con il presente piano stabilisce inoltre il divieto di prelievo delle specie tinca (Tinca
tinca) e cavedano etrusco (Leuciscus lucumonis) in considerazione del fatto che tali specie rivestono una
notevole importanza a livello scientifico e conservazionistico.
1.14 Pesca professionale
Sul territorio della Provincia di Arezzo l’unico ambiente teoricamente adatto a sostenere attività di pesca
professionale, in relazione alla estensione e quindi alla sua produttività teorica, è il bacino di Montedoglio.
Alla luce però dei risultati dello Studio “Linee per lo sviluppo turistico ricreativo del Lago di Montedoglio
incentrato su una gestione razionale delle risorse ittiche” 1, la comunità ittica del lago appare oggi
decisamente squilibrata e sono necessari forti interventi per il suo riequilibrio, per il quale si dovrà operare
per alcuni anni. Inoltre, lo stesso studio, evidenzia piuttosto le forti potenzialità legate allo sviluppo della
pesca sportiva nel lago ed al turismo che essa può contribuire a promuovere.
Per tali motivi, non si ritiene che, allo stato attuale, la pesca professionale possa essere esercitata sulle
acque aretine.
1.15 Pesca da natante e Belly Boat
Ai sensi della normativa regionale in materia di pesca, art. 5 comma 1 lett.p) della L.R.T. 7/2005, le
Province hanno il compito di individuare corpi idrici o tratti di essi in cui è consentita la pesca da natante
intendendo per natante, ai sensi del comma 1 art. 4 del D.P.G.R. 54/R, una struttura galleggiante in grado di
effettuare spostamenti guidati, idonea al trasporto di più di una persona.
Con il Piano Regionale sulla pesca acque interne viene posta l’attenzione anche su una nuova tipologia di
pesca da natante denominata belly boat, costituito da salvagente a forma circolare o semicircolare fornito di
apposita imbracatura e adibito al trasporto di un’unica persona. L’attività di pesca con tale mezzo di
spostamento si sta velocemente diffondendo tra gli appassionati del settore e, in considerazione del fatto
che l’uso indiscriminato del belly boat non può essere esteso a tutto il sistema idrico superficiale, per ragioni
1
Ichthyos & Graia Srl, 2005. Linee per lo sviluppo turistico ricreativo del Lago di Montedoglio incentrato su una
gestione razionale delle risorse ittiche. Rapporto tecnico al Comune di Pieve S. Stefano, 56 pp.
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di sicurezza e di tutela della fauna ittica, è necessario equipararlo a qualsiasi altro tipo di natante come sopra
definito.
Per cui gli unici corpi idrici lacustri della provincia di Arezzo, in cui è possibile esercitare le attività di pesca da
natante, a remi, a motore elettrico, compreso il belly boat sono l’invaso del Calcione (H1) e l’invaso di San
Cipriano (H2).
Nel bacino di Montedoglio la pesca da natante è attualmente vietata, ma può temporaneamente essere
autorizzata, in occasione di raduni o manifestazioni, alle Associazioni di Pesca Sportiva riconosciute a livello
nazionale, a seguito di specifica richiesta fatta alla U.O. Pesca. Nella richiesta di autorizzazione dovranno
essere specificate le seguenti informazioni:
♦
Data e orario manifestazione/raduno di pesca;
♦
Tipologia di pesca;
♦
Numero dei partecipanti nelle attività di pesca;
♦
Cartina dettagliata del tratto di sponda interessato.
I pescatori che esercitano la propria attività di pesca da natante, come sopra definito, sono obbligati ad
indossare giubbotto salvagente ed essere dotati di fischietto per segnalare eventuali difficoltà. Ogni mezzo e
attrezzatura usata dovrà essere a norma con le leggi vigenti in materia di sicurezza.
La pesca da natante è autorizzata unicamente dal sorgere del sole fino al tramonto.
1.16 Pesca notturna e Carp-Fishing
Con l’art. 5 del D.P.G.R. n. 54/R vengono definiti gli orari nei quali è possibile esercitare le attività di pesca e
in particolare, al comma 3 del suddetto articolo, viene definito che sono consentite, senza limiti di tempo,
fuorché nelle acque a salmonidi:
a)
la pesca con la mazzacchera;
b) la pesca con la canna all’anguilla, al pesce gatto, al siluro e ai gamberi (gambero rosso della Louisiana);
c)
la pratica del carp-fishing, nei corpi idrici individuati dalle province.
Nonostante la legge permetta la libera pesca, senza limiti di tempo, per le specie elencate alla lettera b)
sopra riportata, la scelta di questa Provincia è far coincidere i luoghi di pesca con quelli individuati per
l’esercizio della pratica di carp-fishing. Nei tratti definiti all’interno delle Riserve Naturali di Ponte Buriano –
La Penna e Bandella – Valle dell’Inferno la pesca notturna è consentita unicamente per la tecnica di carpfishing, senza l’uso di alcun tipo di natante.
Pertanto i tratti dei corpi idrici fluviali e lacustri, in cui è possibile esercitare la pesca delle specie citate alla
lettera b) ed il Carp-fishing, in orario notturno, sono quelli di seguito elencati:
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Fiume Arno - I1
Tratto compreso fra la confluenza con il Torrente Sova in prossimità di Ponte a Poppi, a monte e il confine
provinciale, a valle, ad esclusione dei tratti ricadenti all’interno delle riserve naturali dove si applica specifico
regolamento;
Torrente Ambra - I2
Nel tratto compreso fra il confine provinciale, nei pressi della Loc. Ponticelli, a monte, e la confluenza con il
fiume Arno, a valle.
Canale Maestro della Chiana - I3Per tutto il tratto che scorre in Provincia di Arezzo al di fuori della
Riserva Naturale di Ponte Buriano - La Penna nella quale si applica specifico regolamento.
Invaso di Montedoglio – I4
Località Tizzano, nel tratto individuato da apposita tabellazione.
Invaso di Montedoglio – I5
Località Buiane, nel tratto individuato da apposita tabellazione.
Invaso del Calcione – I6
Porzione dell’invaso facente parte della Provincia di Arezzo nel Comune di Lucignano;
Lago di San Cipriano -I7
Intero invaso ricadente nel Comune di Cavriglia.
All’interno delle Riserve Naturali di Ponte Buriano – La Penna e Bandella – Valle dell’Inferno, con il comune
obiettivo di perseguire gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali presenti
nelle riserve e nei SIR omonimi, sono definiti tratti specifici di sponda del fiume Arno di interesse per la
pesca diurna e per il carp-fishing, riportati in allegato al presente piano modificando, al comma 9 art. 18, il
Regolamento delle Riserve Naturali approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 79 del
23/06/2003 (Cartografie riportate all’allegato L del presente piano).
1.17 Laghetti per la pesca sportiva
In applicazione dell’art. 12 della legge Regionale n.7/2005, l'esercizio degli impianti per la pesca a
pagamento in acque private, o pubbliche in derivazione, è comunicato alle province, allegando una
descrizione tecnica nella quale dovranno essere date indicazioni sui seguenti aspetti:
- Tipologia di gestione – privato, associazione di pesca o azienda agricola;
- Specie di fauna ittica presenti e/o da immettere;
- Tipologia di approvvigionamento idrico;
- Modalità di scarico delle acque reflue;
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- Estremi degli atti di concessione se trattasi di acque pubbliche;
- Indicazione in merito ad eventuali collegamenti con corsi d’acqua limitrofi.
- Coordinate in Gauss-Boaga di almeno due punti perimetrali dello specchio lacustre.
Tenendo conto della presenza o meno di collegamenti con il sistema idrico superficiale, in un’ottica di
salvaguardia delle specie autoctone, la Provincia, nell’atto di autorizzazione all’immissione di materiale
ittico, potrà apportare modifiche alle specie proposte dal gestore dell’impianto.
Le specie ittiche che potranno essere autorizzate e per le quali verranno accettate proposte di
immissione sono le seguenti:
♦
Carpa (Cyprinus carpio);
♦
Luccio (Esox lucius);
♦
Persico reale (Perca fluviatilis);
♦
Persico trota (Micropterus salmoides);
♦
Trota fario (Salmo (trutta) trutta e Salmo (trutta) macrostigma);
♦
Trota iridea (Oncorhynchus mykiss);
♦
Storione (Acipenser transmontanus);
♦
Salmerino (Salvelinus fontilanis).
Per gli impianti già esistenti nel territorio provinciale i titolari della gestione dovranno presentare, entro sei
mesi dall’approvazione del presente piano, una relazione tecnica nella quale vengono indicate, oltre alla
caratteristiche orografiche, le tipologie di pesca e le specie di fauna ittica presenti.
Ogni immissione di fauna ittica dovrà essere preventivamente comunicata alla provincia e resa disponibile
la certificazione sanitaria del prodotto rispondente agli obblighi di legge all’atto di un eventuale controllo.
Ai sensi del comma 4 del sopracitato art. 12, è fatto assoluto divieto di asportare prodotti vivi dagli
impianti di pesca a pagamento.
In tali impianti è consentita la pesca senza licenza.
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PARTECIPAZIONE DELLE ASOCIAZIONI ALLA PROGRAMMAZIONE E
ALLA GESTIONE ITTICA
L’esteso reticolo idrografico provinciale necessita di una gestione attenta delle pratiche di pesca al fine di
garantire gli obiettivi di conservazione e incremento delle popolazioni ittiche. A tale scopo si rende necessario
prevedere regole specifiche da applicare agli istituti previsti dalla normativa vigente, nonché definire
modalità di collaborazione con Associazioni di Pesca Sportiva Provinciali e Amministrazioni locali, al fine di
integrare e valorizzare conoscenze e competenze.
Le collaborazioni con la Regione e con le Amministrazioni provinciali garantiscono alle associazioni dei
pescatori e alle associazioni ambientaliste la partecipazione alla programmazione, alla gestione ittica e alle
funzioni di vigilanza, sulla base di quanto definito dall’attuale L.R. 7/2005. Ciò non si limita alla sola vigilanza
o alla tabellazione di tratti di fiume, ma si estende alla gestione di ambiti territoriali di ampiezza diversa, che
spaziano dalle zone di protezione alle zone a regolamento specifico, fino ad occuparsi della gestione
complessiva dei servizi collegati alla pesca di tutta la provincia.
Per la gestione dei corpi idrici e del patrimonio ittico ai fini della pesca, è volontà di questa Provincia
utilizzare, in via prioritaria, le Associazioni dei Pescatori riunite in forme associate, le singole Associazioni
Provinciali di Pesca Sportiva ed Ambientaliste e le Amministrazioni locali presenti nel territorio, favorendo
forme di collaborazione integrata fra i soggetti sopra richiamati al fine di valorizzare per ognuno di essi le
proprie conoscenze e competenze.
La gestione della fauna ittica si esplica in forme diverse. Il tradizionale supporto alle operazioni di
immissione è quello più noto e consolidato, soprattutto per la provata conoscenza dei corsi d’acqua della
provincia.
Il sostegno alla fauna ittica si completa con il i popolamenti ittici ottenuti con materiale prodotto nel centro
ittiogenico di Carda, di proprietà di questa provincia.
Ai sensi della normativa vigente in materia di pesca, le azioni per le quali le Province possono avvalersi di
soggetti terzi, sono quelle relative all’istituzione delle zone di frega, delle zone di protezione parziale o totale
della fauna ittica, delle zone a regolamento specifico e la definizione dei relativi piani di gestione, l’istituzione
dei campi di gara, l’attività di recupero di fauna ittica a rischio, sia novellame che adulta, nonché gli
interventi di emergenza per la sua tutela.
Le associazioni, infine, assumono un importante ruolo nella divulgazione delle esperienze acquisite in
ambito ittiologico alla società nel suo complesso, includendo il mondo della scuola, dei diversamente abili,
etc., e favorendo l’avvicinamento alla pratica alieutica quale pratica sportiva e di socializzazione.
In questo ambito sono da segnalare ed implementare le esperienze relative alle scuole di pesca promosse
dalle Associazioni dei pescatori.
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DISPOSIZIONI PER LA SALVAGUARDIA DELL'ITTIOFAUNA NEL
CORSO DI LAVORI IN ALVEO, MODALITÀ DI APPLICAZIONE
DELL'ART. 14 L.R. 7/2005
Tipologia e modalità di esercizio dei lavori in alveo
Al fine di tutelare la fauna ttica e gli ecositemi acquatici nel corso dell'esecuzione dei lavori in alveo, con il
presente Piano ittico Provinciale si propongono le linee guida da applicare obbligatoriamente per le diverse
casistiche di lavori.
Ambiti di applicazione
L’ambito di applicazione delle presenti linee guida è limitato alle acque pubbliche di interesse per la pesca
individuate dalla Regione Toscana in attuazione della L.R. 7/2005 con l’elenco allegato al Decreto n. 6304 del
21/12/2006. Sono inoltre inclusi nell’applicazione delle presenti norme tutti i corsi d’acqua rientranti nella
definizione del suddetto Decreto, caratterizzati da deflusso perenne.
Inoltre le presenti Linee Guida si applicano a qualsiasi soggetto pubblico o privato che intervenga sugli alvei
fluviali modificandone il corso, la morfologia o le sponde, anche nel caso di interventi di manutenzione
ordinaria e straordinaria di opere o stati di fatto preesistenti e di tagli di vegetazione riparia.
Periodi di esecuzione
Al fine di tutelare la fauna ittica durante il periodo riproduttivo, fatte salve le necessità dettate dall’urgenza
per ragioni di tutela della pubblica incolumità, è fatto divieto di operare interventi all’interno dell’alveo
bagnato dei corsi d’acqua. Il divieto si applica nelle acque classificate a salmonidi ai sensi della L.R. 7/2005
art. 10, nei mesi di novembre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo in modo tale da non interagire con il
novellame.
Nei tratti fluviali su cui insistono Zone di Frega ai sensi della L.R. 7/2005, durante il periodo di interdizione
dell’attività di pesca si applica il divieto di eseguire atti di sommovimento del fondo alveo, come previsto
dalla Del. Cons. Reg. n. 54/r del 22/08/2005 allungando però il periodo dal 2 maggio al 30 Luglio a tutela del
novellame.
In tali periodi è da ritenersi interdetto anche l’ingresso dei mezzi meccanici in alveo.
In fase di formulazione dell'Elenco delle Acque predisposto dal Servizio Difesa del Suolo, dovrà essere
coinvolto il Servizio Tutela della Fauna Caccia e Pesca al fine di verificare idonee misure di mitigazione e
compensazione ittiogenica nella definizione dei periodi di esecuzione.
Tipologie d'intervento
a) Attraversamento alveo
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Per contenere il deflusso di sedimenti con conseguente intorbidamento delle acque è opportuno limitare e
possibilmente evitare l’ingresso di mezzi meccanici nell’alveo bagnato. La formazione di sedimenti fini in
sospensione danneggia nei pesci la funzione respiratoria degli apparati branchiali e determina il
soffocamento delle uova in incubazione. Nel caso di lavori che prevedano continui attraversamenti del corso
d’acqua deve essere realizzato un guado provvisorio da rimuovere ad intervento concluso.
b) Opere longitudinali
L'esecuzione di interventi strutturali lungo le sponde fluviali (es. scarpate, difese di sponda) dovrà prevedere
preferibilmente l’impiego di tecniche di ingegneria naturalistica con successiva risistemazione a verde delle
aree d’intervento, da attuarsi con l'impianto di essenze vegetali autoctone. Il ripristino della vegetazione
riparia deve essere garantito, se necessario anche con interventi compensativi negli anni seguenti. Durante i
lavori, od ogni qualvolta si possa operare su una sola sponda, lo si deve fare all’asciutto isolando il tratto di
sponda tramite una pista od un piccolo argine provvisorio, garantendo il regolare deflusso idrico nella parte
di sezione d’alveo non interessata dai lavori. Durante le opere di sagomatura dell’alveo e di rimozione di
accumuli ghiaiosi e/o sedimenti, compatibilmente con le esigenze di sicurezza idraulica, sono da evitarsi
interventi di eccessiva omogeneizzazione dell’ambiente fluviale (canalizzazioni), favorendo il mantenimento
di una morfologia diversificata del letto fluviale, con alternanza di zone a diversa profondità (buche e raschi)
ed anse in grado di garantire la biodiversità del popolamento ittico e dei diversi stadi del ciclo biologico della
fauna ittica presente.
c) Opere trasversali
Gli interventi trasversali devono essere eseguiti all’asciutto isolando il tratto del corso d’acqua tramite argini
provvisori a monte e a valle, mantenendo il deflusso idrico mediante by-pass. Ove possibile, il
prosciugamento del tratto deve essere eseguito tramite laminazione lenta e progressiva, effettuata
realizzando un piccolo canale. Il canale di deflusso dovrà essere scavato movimentando con accortezza il
materiale di fondo in modo da provocare una laminazione lenta e graduale, tale da permettere alla fauna
ittica lo spostamento verso valle e l'uscita dalla zona interessata dalle opere. Nel caso non si possa
procedere altrimenti, si provvederà al recupero della fauna ittica mediante reti o elettrostorditore.
Nel caso di nuovi interventi in grado di interrompere la continuità fluviale, come briglie o traverse
insormontabili per la fauna ittica, devono essere previste in progetto opere di mitigazione dell’impatto quali
scale o rampe di risalita per i pesci. La realizzazione di scale di risalita non è prevista solo nelle opere
preesistenti che permettono di contenere l'espansione di fauna ittica alloctona nociva (sbarramenti di
Capolona e Subbiano). Il committente dei lavori è responsabile della manutenzione di tali impianti e ne
garantirà negli anni il corretto funzionamento. Qualora la realizzazione di tali strutture sia tecnicamente
impraticabile, il committente è tenuto a corrispondere annualmente all’Amministrazione Provinciale un
indennizzo, quantificato dall’Ufficio Pesca, pari al costo affrontato per il ripopolamento del corso d’acqua.
Per interventi di manutenzione straordinaria o consolidamento strutturale di briglie e traverse esistenti,
l’Ufficio Pesca valuterà l’opportunità di prescrivere la realizzazione di strutture per la risalita dei pesci.
d) Realizzazione di centrali idroelettriche
La realizzazione di impianti per la produzione di energia idroelettrica, in acque di elevato pregio ambientale
ed ittiofaunistico, è subordinato a parere favorevole da parte dell'Amministrazione Provinciale e, in ogni
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caso, è vietato nelle aree adibite a zona di frega, zona di protezione, e in quei tratti dei corsi d'acqua che
ricadono all'interno delle aree protette presenti nel territorio.
Nei casi di centraline idroelettriche già esistenti al momento di approvazione del presente piano.è fatto salvo
il rinnovo dell'autorizzazione anche nel caso che le stessa ricadano all'interno delle zone di divieto.
e) Prosciugamenti
Negli interventi che prevedono il prosciugamento anche temporaneo di tratti di corsi d’acqua, laghi o invasi,
nei quali non si possa procedere in modo progressivo allo spontaneo allontanamento della fauna ittica come
previsto al punto precedente, l’esecutore deve provvedere al recupero dei pesci, che devono essere
traslocati con le dovute precauzioni in tratti a monte della zona di intervento o in altri specchi d’acqua. Tali
operazioni dovranno essere programmate e concordate con l’Ufficio Pesca della Provincia.
La fauna ittica presente all’interno di invasi privati non può essere immessa nelle acque pubbliche, ma deve
essere, ove necessario, traslocata a cura del proprietario e destinata ad altri specchi d’acqua isolati dal
reticolo idrografico pubblico.
f) Interventi di rilevante entità
I progetti che prevedano una sostanziale modifica delle caratteristiche del corpo idrico o che comportino la
realizzazione di grandi opere come casse di espansione, canali, ecc…, non ricadenti nella casistica per cui sia
prevista l’attivazione della procedura di V.I.A., devono essere corredati da relazione tecnica di valutazione
dell'impatto sull’ecosistema acquatico e dalle misure di mitigazione previste per le cause di alterazione.
g) Taglio della vegetazione riparia
I tagli della vegetazione in alveo e di sponda devono essere eseguiti in conformità delle direttive della Del. C.
Reg. 155/97.
In particolare gli interventi devono essere finalizzati al mantenimento della naturalità dell’habitat,
privilegiando l’impiego di operatori con motosega rispetto all’uso di mezzi meccanici che, in ogni caso,
dovranno operare dalle sponde. Nel caso in cui l’ingresso di mezzi meccanici in alveo sia necessario, devono
essere rispettati i periodi di tutela di cui al punto “Periodi di esecuzione”.
In fase di formulazione dell'Elenco delle Acque predisposto dal Servizio Difesa del Suolo, dovrà essere
coinvolto il Servizio Tutela della Fauna Caccia e Pesca al fine di verificare idonee misure di mitigazione e
compensazione ittiogenica nella definizione dei periodi di esecuzione.
Ripristino
L’esecutore dei lavori è tenuto ad impedire il contatto delle acque defluenti con i materiali di risulta della
lavorazione dei cantieri (malte cementizie, acque di lavaggio, idrocarburi, ecc.), ed al ripristino dell’area di
intervento. Le acque di risulta devono essere trattate per eliminare la presenza di solidi in sospensione, in
particolare sedimento fine, prevedendo ove necessario la messa in opera di vasche di sedimentazione prima
del loro deflusso nel corso d’acqua.
1.18 Obblighi Ittiogenici
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Le attuali disposizioni previste dalla L.R. 7/2005, dal Piano Ittico regionale 2007/2012 e dall’attuale Piano
Regionale Agricolo e Forestale 2012/2015, hanno sancito l’obbligo alla ricostituzione del popolamento ittico
in caso di lavori in alveo, ribadendo quindi la necessità di risarcimento dei danni prodotti nei confronti
dell’ambiente acquatico e più in particolare della fauna che in esso vi abita, prevedendo all’art. 14 obblighi
ittiogenici a carico del committente per gli interventi che comportino interruzione o asciutta totale o parziale
del corso d'acqua o, comunque, una limitazione anche temporanea delle normali condizioni biologiche
dell'habitat.
Tale obbligo ittiogenico comporta un indennizzo pecuniario corrisposto dal committente alla Amministrazione
Provinciale indipendentemente dalla durata temporale dei lavori. Il calcolo dell’obbligo ittiogenico è
effettuato dal committente sulla base dei propri elaborati progettuali, in relazione alla superficie di alveo
demaniale interessata dai lavori ed alla vocazione ittica del corso d'acqua, intesa come densità su mq,
seguendo le procedure riportate di seguito.
Gli obblighi ittiogenici si applicano alle acque pubbliche individuate dalla regione Toscana con Decreto
Dirigenziale n. 6304/2006, ed in ogni caso in tutti quei corpi idrici che abbiano un deflusso tale da garantire
l’accertata presenza di popolamento ittico.
Il committente è tenuto a corredare la documentazione progettuale con la cartografia topografica necessaria
per individuare l’esatta localizzazione dell’opera, e di una planimetria di dettaglio (scala 1:2000 o minore)
che metta in evidenza l’area di alveo demaniale interessata dai lavori su cui si è calcolato l’obbligo
ittiogenico, indicandone espressamente l’estensione in metri quadrati.
Nel caso in cui non esistano dati sui popolamenti ittici del tratto di corso d’acqua interessato dai lavori in
alveo, il committente dovrà constatare a proprie spese la presenza/assenza e la consistenza della fauna ittica
presente o dichiarare, sotto la propria responsabilità, l’assenza di popolamenti ittici. In ogni caso la Provincia
si riserva il diritto di effettuare le funzioni di controllo ritenute necessarie.
La superficie di alveo su cui prevedere l’indennizzo viene calcolata con le seguenti procedure a seconda delle
diverse tipologie di intervento:
1) Opere trasversali
Per la costruzione e/o manutenzione di opere trasversali alla sezione dell’alveo (briglie, guadi, ponti, ecc…),
la superficie alla quale va applicato il tariffario è calcolata sommando la superficie dell’alveo demaniale
nell’area d’intervento, così come rappresentato in mappa catastale, con la superficie occupata dall’opera
prevista maggiorata del 100%. Nel caso di opere di particolare rilievo, il calcolo della superficie di alveo
impegnata dai lavori può venire effettuato in via analitica quando il progetto preveda in dettaglio la fase di
cantierizzazione.
2) Opere longitudinali
Per la costruzione e/o manutenzione di opere longitudinali (difese di sponda, arginature, ecc…), la superficie
viene calcolata moltiplicando la lunghezza del tratto di sponda interessato dai lavori per una larghezza di 4
metri. Nel caso in cui l’alveo demaniale abbia larghezza minore di 4 metri nel tratto d’intervento, viene
considerata l’intera larghezza dello stesso. Nel caso di opere di particolare rilievo, il calcolo della superficie di
alveo impegnata dai lavori può essere effettuato in via analitica quando il progetto preveda in dettaglio la
fase di cantierizzazione.
3) Prosciugamenti e smassamenti
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La categoria comprende gli interventi di movimentazione di sedimenti presenti in alveo, gli interventi di
ripristino dell’ufficiosità idraulica delle sezioni idrauliche, le risagomature e tutto quanto comporta un
ingresso di macchine operatrici nell'alveo, compresa la messa in asciutta dei corpi idrici. Il calcolo della
superficie è stabilito moltiplicando la lunghezza del tratto fluviale interessato dai lavori per la larghezza
dell’alveo demaniale nell’area d’intervento, così come rappresentato in mappa catastale.
4) Realizzazione di centraline idroelettriche
Per la realizzazione delle centraline idroelettriche, il calcolo dell’obbligo ittiogenico da parte del committente
dovrà fare riferimento alla somma di quello calcolato per le opere trasversali e le opere longitudinali. Le
superfici dell’area interessata fanno riferimento a quella di cantiere ricadente all’interno dell’alveo.
5) Taglio di vegetazione
Per i tagli di vegetazione che necessitano di ingresso di macchine operatrici in alveo, il calcolo della
superficie viene eseguito tenendo conto della lunghezza del tratto interessato per il 50% della larghezza nel
caso un interessi un solo versante spondale, e del 100% nel caso il taglio venga effettuato in entrambe le
sponde. Se l’alveo demaniale è di larghezza inferiore ai 4 metri, si considera comunque interessato il 100%
della larghezza.
La natura oscillatoria nella consistenza numerica delle popolazioni ittiche tirreniche, legata alle variazioni
climatiche ed alla natura torrentizia dei corsi d'acqua, non consente di determinare la reale densità di ogni
singola specie se non considerando un periodo esteso nell'arco di vari anni. Pertanto, nel caso di acque a
Salmonidi e di acque ad elevato pregio ittiofaunistico, come nel caso del bacino casentinese del fiume Arno
(dove tuttora la comunità ittica autoctona del distretto tosco-laziale appare quasi totalmente integra) i valori
di densità ittica (kg/ m2) a cui riferirsi per il calcolo degli obblighi ittiogenici dovranno essere rilevati
attraverso la comparazione dei dati degli studi già effettuati dall'Amministrazione Provinciale, integrati da
una o più campagne di monitoraggio da svolgersi prima dell'inizio dei lavori. I monitoraggi saranno a carico
del committente che opererà su direttive impartite da personale individuato dall'Ufficio Pesca
dell'Amministrazione Provinciale.
Nel caso di acque a Ciprinidi, dove la comunità ittica originaria sia alterata o comunque compromessa, la
densità media interesserà tutte le specie presenti; il valore ottenuto verrà moltiplicato per il prezzo di
mercato della specie di riferimento, la tinca adulta, così come previsto dal Piano Regionale della Pesca nelle
Acque Interne riportato nel già citato nel PRAF.
Nelle acque di alto valore naturalistico, qualora siano presenti specie di fauna ittica inserite nell’elenco
regionale delle specie a rischio o meritevoli di tutela di cui al Decreto n. 3792 del 31/07/2006 e/o specie
considerate in pericolo critico dalla Lista Rossa IUCN e di interesse comunitario (Padogobius nigricans,
Austropotamobius pallipes), il valore dell’obbligo sarà maggiorato del 50%.
Nel caso in cui la richiesta di concessione interessi Zone a Regolamento Specifico, Zone di Protezione e Zone
di Frega, se accolta da questa Provincia, il valore dell’obbligo sarà ulteriormente maggiorato del 30%.
Nelle acque a Salmonidi si stabilisce il valore commerciale delle trote fario da ripopolamento (6/9 cm) in €
13,00/kg iva inclusa. Nelle acque a Ciprinidi con forte presenza di specie alloctone si stabilisce il valore
35
commerciale della specie di riferimento, cioè la tinca di taglia adulta in € 8,00/kg iva inclusa. Tali importi
vengono ritenuti validi per tutta la valenza del Piano provinciale, al termine del quale la Provincia approverà
con apposito atto dirigenziale l’aggiornamento dei prezzi di riferimento per il suddetto materiale ittico.
Grazie ai campionamenti svolti nell’ambito della Carta ittica 2012 è stato possibile calcolare delle densità di
riferimento suddivise per bacino idrografico e riferite alle acque a salmonidi e ciprinidi, così come riportato di
seguito:
Bacino fiume Arno
Densità salmodi: 0,0069 Kg/mq;
Densità ciprinidi: 0,013 kg/mq;
Bacino fiume Tevere
Densità salmonidi: 0,0081 kg/mq;
Densità ciprinidi: 0,020 kg/mq;
Bacini fiumi Foglia/Marecchia
Densità salmonidi: 0,0097 kg/mq;
Densità ciprinidi: 0,011 Kg/mq
Le modalità di versamento dell'indennizzo “obbligo ittiogenico” da parte del committente verranno stabilite
successivamente all'approvazione del presente Piano Ittico con apposito atto dell'Amministrazione
provinciale.
I proventi verranno utilizzati dall’Ufficio Pesca per effettuare operazioni di ripopolamento ittico e/o per
interventi di tutela dell’ittiofauna.
1.19 Disposizioni per la realizzazione di passaggi artificiali per pesci
Gli sbarramenti per la derivazione d’acqua a scopo sia irriguo che idroelettrico e le briglie realizzate per
limitare la velocità di corrente costituiscono spesso ostacoli insormontabili per i pesci che risalgono un corso
d’acqua alla ricerca di zone adatte alla riproduzione o all‘alimentazione. Tale problema può essere almeno in
parte risolto mediante la predisposizione di opportuni passaggi artificiali per pesci: si tratta di dispositivi
artificiali, costruiti o montati sugli sbarramenti, studiati in modo tale da permettere alla fauna ittica di
muoversi liberamente lungo il corso d’acqua.
Ai sensi della lr 7/2005, art 14 - Interventi sui corpi idrici e salvaguardia dell’ittiofauna, “I progetti delle
opere pubbliche regionali, delle opere di interesse pubblico e delle opere private che comportino
l’occupazione totale o parziale del letto dei fiumi o torrenti prevedono la costruzione di strutture idonee a
consentire la risalita ed il libero spostamento delle specie ittiche; nel caso in cui la realizzazione delle
strutture di risalita sia tecnicamente impossibile, i soggetti interessati corrispondono annualmente alla
provincia competente per territorio una somma pari al costo del ripopolamento ittico del corso d’acqua”
Il Piano Ittico fornisce alcune indicazioni di massima per l’impostazione progettale delle opere, da elaborare,
perfezionare ed adattare per ogni singolo caso di studio.
36
La progettazione di un passaggio artificiale per pesci dovrà essere eseguita secondo un percorso logicoanalitico che consenta di individuare la migliore soluzione sito-specifica in risposta ad esigenze, condizioni e
vincoli locali. Le fasi della progettazione da seguire dovranno essere sostanzialmente le seguenti:
1.
2.
Inquadramento ambientale:
-
acquisizione delle informazioni esistenti;
-
inquadramento idrologico e idraulico;
-
inquadramento ecologico e faunistico.
Individuazione e sviluppo della soluzione di progetto:
-
quantificazione e verifica dei parametri idrologici ed idraulici;
-
individuazione della più opportuna localizzazione del passaggio;
-
scelta della tipologia di passaggio, che tenga conto dei seguenti aspetti: vincoli al contorno dettati
dalla presenza o meno di altre opere o di usi plurimi della risorsa idrica, esigenze della comunità
ittica, caratteristiche idrauliche e idrologiche dei corpi idrici, livelli idrici a monte e a valle della
discontinuità e loro fluttuazioni, regime delle portate, DMV, componenti geomorfologiche interessate,
caratteristiche delle discontinuità, con particolare attenzione a vantaggi e svantaggi delle diverse
opportunità realizzative e dell’efficacia finale del passaggio artificiale per pesci, eventuali vincoli
costruttivi e costi realizzativi;
3.
-
dimensionamento dell’opera;
-
sviluppo grafico della soluzione di progetto;
-
verifica del funzionamento idraulico della soluzione di progetto.
Pianificazione della fase realizzativa e predisposizione della documentazione necessaria.
Un passaggio artificiale per pesci, proponendosi come intervento di mitigazione delle opere di interruzione
della percorribilità fluviale da parte della fauna ittica, rappresenta di fatto un vero e proprio “corridoio
ecologico”, in quanto contribuisce al mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema fluviale, non solo
intervenendo direttamente sulla fauna ittica e dunque, indirettamente, sui rapporti tra essa e le altre
componenti ecosistemiche, ma anche, a seconda delle proprie caratteristiche costruttive e strutturali, su altri
elementi e comparti, biotici o abiotici, degli ecosistemi fluviali. La realizzazione di un passaggio per pesci, di
fatto, è in grado di ristabilire quella continuità naturale persa con l’interposizione dell’opera di sbarramento e
pertanto rappresenta un intervento significativo nell’ottica di potenziamento della rete ecologica.
Il principio di funzionamento di un passaggio artificiale per pesci consiste nell'attirare i pesci che migrano in
un punto preciso del corso d'acqua a valle dell'ostacolo e nel costringerli a passare a monte di esso,
attraverso un passaggio d'acqua appositamente progettato.
Di seguito sono descritte in modo sintetico le principali tipologie di passaggi artificiali per pesci.
-
Passaggio a bacini successivi: è la tipologia di scala attualmente più utilizzata. L'altezza da
superare viene suddivisa in una serie di piccole cascate che alimentano altrettanti bacini fra loro
comunicanti per mezzo di stramazzi, di orifizi o di fenditure; tali aperture, attraverso le quali fluisce
l'acqua, regolano il livello dell'acqua in ciascuno dei bacini.
-
Passaggio rustico o rapida artificiale: si tratta di un canale scavato su una delle due rive, che
congiunge due tronchi del corso d'acqua monte-valle; il canale è caratterizzato da sponde e fondo
37
rugoso, con presenza di ostacoli, in modo da imitare un ambiente di ruscello naturale.
-
Scale a rallentamento o di tipo "Denil": il principio consiste nel disporre sul fondo e/o sulle
pareti d'un canale a forte pendenza, una serie di deflettori di forma più o meno complessa, la cui
funzione è quella di ridurre le velocità medie della corrente.
Di seguito si citano alcuni esempi di riferimenti bibliografici inerenti la progettazione di un passaggio per
pesci:
- Regione Toscana, 2009. Linee guida per la progettazione, valutazione tecnica e
pianificazione di passaggi artificiali per pesci. Regione Toscana – Direzione Generale Sviluppo
Economico Settore Politiche Agroambientali, attività Faunistica – Venatoria e Pesca dilettantistica e
Università di Firenze – Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale. Firenze, Gennaio 2009. 43 pp.
Programma di ricerca realizzato tramite Decreto Dirigenziale n° 2977 del 25 giugno 2008.
-
FAO/DVWK, 2002. Fish passes – Design, dimensions and monitoring. Rome, FAO: 119 pp
-
Regione Lombardia, 2011. Interventi idraulici ittiocompatibili: linee guida. Quaderni della Ricerca
n.125 - gennaio 2011. 224 pp
-
Beach M.H., 1984. Fish pass design. Criteria for the design and approval of fish passes and other
structures to facilitate the passage of migratory fishes in rivers. Ministry of Agriculture, Fisheries and
Food, Lowerstoft, Fish. Res. Tech. Rep.: 45 pp.
-
Clay C.H., 1995. Design of Fishways and other fish facilities. Second Edition. CRC Press. USA: 248
pp.
-
Jungwirth M., Schmutz S. & Weiss S. (Editors), 1998. Fish migration and fish bypass channels.
Fishing News Books, Blackwell Science, Oxford: 438 pp.
-
Katopodis C., Derksen A.J. & Christensen B.L., 1991. Assessment of two Denil fisways for passage of
freshwater species. American Fisheries Society Symposium, 10: 306-324.
-
Kemp P.S., Gessel M.H., Sandford B.P. & Williams J.G., 2008. Fish behavior and passage efficiency:
lessons from North America. Hydrobiologia, 609: 205-217
-
Mallen-Cooper M. & Stuart I.G., 2007. Optimising Denil fishways for passage of small and large
fishes. Fisheries Management and Ecology, 14 (1): 61-71.
Secondo il Piano ittico, la delibera provinciale citata per le concessioni di derivazione d’acqua (DGP n.500 del
11/08/2005) che individua le opportune prescrizioni relative ai passaggi artificiali per pesci, dovrà essere
riveduta alla luce dell'evoluzione delle comunità ittiche presenti sul territorio provinciale.
Le strutture per la risalita della fauna ittica sono autorizzate dall’Autorità idraulica competente, sentiti gli
Uffici competenti in materia di tutela della fauna acquatica. Compito del Servizio Pesca della Provincia di
Arezzo è fornire un giudizio relativamente all’idoneità ittica dei passaggi artificiali per pesci in via di
realizzazione o in fase di progettazione sul territorio provinciale nell’ambito delle istruttorie di derivazione,
gestite del Servizio competente per il rilascio delle concessioni. Le diverse strutture da realizzarsi
dovranno, quindi, essere concordate con l’ufficio pesca dell'Amministrazione, che vaglierà la
compatibilità di ogni singolo progetto presentato con le finalità di tutela del patrimonio ittico
autoctono del Piano Ittico.
Gli obiettivi che il Piano si prefigge, e che dovranno essere rispettati dai futuri progetti di realizzazione di
38
passaggi artificiali per pesci, sono i seguenti:
-
ripristinare la continuità fluviale e le possibilità di scambio fra i laghi e i loro tributari, per
determinare un miglioramento qualitativo e quantitativo delle popolazioni ittiche.
-
mantenere la presenza di ostacoli presso gli sbarramenti di Capolona e di Subbiano per frenare la
diffusione delle specie alloctone e salvaguardare la comunità ittica autoctona del tratto casentinese
del Fiume Arno, a monte dei suddetti sbarramenti.
-
mantenere l’assenza di sbarramenti nel tratto del Fiume Arno posto a monte degli sbarramenti di
Capolona e Subbiano al fine di non incidere negativamente in un tratto di fiume relativamente
esteso, caratterizzato da una comunità ittica ad alta valenza ecologica.
-
mantenere le numerose specie alloctone nocive presenti nell'invaso artificiale di Montedoglio
(abramide, rutilo, ecc.) nell'ambito del solo invaso artificiale.
1.20 Controllo
La vigilanza sulla corretta applicazione di quanto suddetto in merito agli obblighi ittiogenici per la
salvaguardia dell'ittiofauna nel corso di lavori in alveo verrà garantita dalla Polizia Provinciale che si potrà
avvalere del contributo tecnico degli Ufficiali Idraulici.
39
INTERVENTI DI TUTELA DELLE RISORSE ITTIO FAUNISTICHE DI
RIPRISTINO E MANTENIMENTODEGLI EQUILIBRI BIOLOGICI
1.21 Interventi ittiogenici
Gli interventi ittiogenici, pur essendo di norma molto meno efficaci degli interventi di miglioramento
dell’habitat, hanno un ruolo fondamentale per il mantenimento e l’incremento di popolazioni ittiche in
particolari ambienti o situazioni. Ad esempio, piccoli corsi d’acqua a salmonidi fortemente impervi, con
percorso “a salti e buche” e fondo in gran parte roccioso, difficilmente possono permettere la riproduzione
naturale per la mancanza di substrati idonei alla deposizione delle uova. In tali corsi d’acqua, se si vuole
mantenere la presenza della trota, la semina è necessaria.
Vi sono poi casi particolari, legati a situazioni puntuali, per cui anche altre specie ittiche necessitano di
interventi di ripopolamento: luccio e pesce persico tra i predatori; ma anche pesci della famiglia dei Ciprinidi,
come barbo, lasca, savetta, rovella, che possono essere stati decimati da fenomeni di inquinamento, siccità,
prolungati lavori in alveo.
Se fino ad ora si è proceduto sulla base dell’esperienza tecnica, dei suggerimenti dei pescatori, e dei risultati
raggiunti negli anni passati, si propone ora di pensare, con uno specifico progetto di attuazione del Piano
pesca, ad un Piano di ripopolamento ittico, che individui le specie, le taglie e le quantità ottimali per il
ripopolamento delle acque provinciali.
Senza accurati controlli e un accurata programmazione, l'introduzione di novellame prodotto in cattività può
esporre al rischio di compromettere gli equilibri ecologici dei corsi d'acqua o di compromettere il
mantenimento della biodiversità. I principali rischi da considerare quando si effettuano semine di Salmonidi
comprendono l'impatto che una loro eccessiva presenza numerica causa sulle popolazioni di anfibi e di pesci
autoctoni. In particolare, nei torrenti montani, la trota si ciba di larve ed adulti di anfibi ad alto rischio di
estinzione come, tra gli Urodeli, geotritoni, salamandre, tritoni, o tra gli Anuri, ululoni, rane rosse e
raganelle. Inoltre si è osservato come, in alcune Zone di Protezione per Salmonidi dove la pressione di pesca
è nulla, alla forte presenza di trote si accompagna un netto declino della popolazione di vairone presente. I
ripopolamenti di Ciprinidi possono causare involontariamente problemi ben maggiori. Due esempi eclatanti
sono rappresentati dal barbo tiberino e dal ghiozzo etrusco o di ruscello. Prima della scoperta, relativamente
recente, che B. tyberinus rappresenta una specie autoctona del bacino arno-tiberino geneticamente separata
dal barbo padano (B. plebejus ) del bacino padano-veneto, furono effettuate, nel bacino del fiume Arno, varie
immissioni a scopo alieutico di barbi provenienti dal nord Italia, immissioni che hanno determinato e
continuano a causare il declino di B. tyberinus per competizione alimentare ed inquinamento genetico. Nel
caso della specie di interesse comunitario ghiozzo etrusco ( Padogobius nigricans) la situazione appare
ancora più grave. Nel territorio si sta affermando la specie congenere del distretto padano-veneto
Padogobius bonelli, probabilmente giunto nelle nostre acque assieme a materiale da ripopolamento o con
materiale di recupero proveniente da acque in collegamento con il tratto fiorentino dell'Arno (in provincia di
40
Firenze la presenza di questa specie alloctona è antecedente alla sua comparsa in provincia di Arezzo. Come
evidenziato da studi effettuati dall'università fiorentina, la presenza di P. bonelli porta al declino ed alla
progressiva estinzione delle popolazioni di P. nigricans presenti. Questo avviene per competizione alimentare
e riproduttiva, rispetto a P. nigricans la specie alloctona matura precocemente ed attua varie deposizioni
nell'arco dell'anno.
Pertanto, i pesci da ripopolamento, dovranno provenire da strutture ittiogeniche locali, ma in nessun caso
potranno essere svolti ripopolamenti di ciprinidi, con eccezione di carpa e tinca, estranei al pool genetico
delle popolazioni locali.
Per poter disporre di novellame da ripopolamento di ciprinidi reofili autoctoni si auspica la creazione di
apposite strutture definite come "incubatoi di valle" oppure centri ittiogenici locali.
1.22 Ripopolamento Ittico - Modalità di attuazione
Le immissioni di fauna ittica possono avere un doppio scopo legato al ripopolamento finalizzato alla
ricostituzione del patrimonio ittico o alla semina di pesci “pronta pesca” destinata a soddisfare l’aspettativa
dei pescatori sportivi.
Il ripopolamento dei corpi idrici a salmonidi della provincia di Arezzo verrà effettuato, con materiale prodotto
dal centro ittiogenico di Carda, direttamente dalla Provincia anche attraverso l’attuazione di specifici progetti
presentati dalle Associazioni provinciali della pesca e/o da amministrazioni locali nel rispetto delle norme
sanitarie nazionali e regionale e dei criteri di seguito elencati. Nei corpi idrici classificati a ciprinidi sarà
possibile effettuare ripopolamenti esclusivamente in casi di effettiva necessità e, comunque, utilizzando
sempre materiale ittico provvisto di idonea certificazione sanitaria rispondente alle normative vigenti.
Nei corsi d’acqua ricadenti all’interno di Zone di Protezione Speciale (ZPS), Siti di importanza Comunitaria
(SIC) o Regionale (SIR), di norma non possono essere effettuate semine di alcuna specie di fauna ittica, sia
che si tratti di specie salmonicole che ciprinicole. Eventuali richieste presentate da parte di soggetti
interessati, dovranno essere corredate a propria cura da preventiva valutazione di incidenza ambientale.
Acque a salmonidi
La semina annuale al fine di garantire la presenza della specie Trota fario sarà effettuata nelle acque
classificate a Salmonidi "Tipo A", esclusivamente con avannotti e trotelle provenienti dal Centro Ittiogenico
Provinciale, privilegiando i tratti alti dei corsi d’acqua, ad eccezione delle aree ricadenti nei SIC e SIR, dove
vengono utilizzati esclusivamente avanotti. La semina di immaturi nel tratto superiore serve a garantire
l'acclimatazione dei soggetti introdotti, ed a prevenire il loro trascinamento nell'asta dei fiume principale a
seguito di forti episodi di piena dei torrenti, ambiente dove sarebbero condannati a morte sicura per carenza
di ossigeno durante il periodo estivo. Le semine saranno effettuate sulla base del materiale prodotto
disponibile, onde garantire la copertura più efficiente possibile, il controllo del buon esito delle introduzioni e
l'impatto delle stesse sull'ecosistema. Pertanto verrà realizzato un piano di semina a rotazione su tutto il
reticolo delle "Acque a Salmonidi di Tipo A", con interruzioni annuali e campionamenti di verifica.
41
Acque a ciprinidi
Per garantire la conservazione dell'integrità dell'ecosistema, il mantenimento della biodiversità, la protezione
di specie endemiche a rischio di estinzione e delle specie di interesse comunitario, nelle acque classificate a
ciprinidi non lacustri possono essere autorizzate semine di fauna ittica appartenente alle specie sotto
elencate, soltanto in caso di effettiva necessità come morie, obblighi ittiogenici e accertata riduzione della
specie per cause diverse:
-
Esox lucius (Luccio);
-
Ciprinus carpio (Carpa);
-
Tinca tinca (Tinca);
-
Perca fluviatilis (Persico reale);
-
Squalius squalus sinonimo Leuciscus cephalus (Cavedano);
-
Squalius lucumonis (cavedano etrusco o dell'Ombrone);
-
Barbus tyberinus (Barbo) ;
-
Anguilla anguilla (Anguilla);
-
Scardinius hesperidicus sinonimo Scardinius erythrophthalmus (Scardola)
-
Telestes muticellus sinonimo Leciscus souffia (Vairone)
-
Rutilus rubilio (Rovella).
Nelle acque lacustri possono essere autorizzate semine di fauna ittica appartenente alle specie sotto
elencate:
-
Esox lucius (Luccio);
-
Ciprinus carpio (Carpa);
-
Tinca tinca (Tinca);
-
Micropterus salmoides (Persico trota);
-
Perca fluviatilis (Persico reale);
-
Squalius squalus sinonimo Leuciscus cephalus (Cavedano);
-
Rutilus rubilio (Rovella);
-
Anguilla anguilla (Anguilla);
-
Scardinius hesperidicus sinonimo Scardinius erythrophthalmus (Scardola)
Ripopolamenti con specie alloctone di particolare interesse per le attività alieutiche possono essere
autorizzati, secondo quanto previsto dal comma 1 art. 14 della Legge Regionale n. 7/2005, dalla Provincia di
Arezzo.
1.23 Programma di sviluppo delle strutture ittiogeniche
La crescente consapevolezza dell’importanza di tutelare i ceppi locali ha portato, negli ultimi anni,
all’affermazione e alla diffusione di piccole strutture ittiogeniche finalizzate alla produzione di pesce da
ripopolamento. Si tratta di strutture molto spesso gestite dalle associazioni di pescatori, sostenute da
contributi pubblici, che producono senza fini di lucro badando in primo luogo alla qualità dei pesci prodotti
piuttosto che alla loro quantità. Il novellame da ripopolamento, spesso derivante da riproduttori selvatici
42
catturati nelle vicinanze dell’impianto, offre in genere migliori garanzie di attecchimento, avendo una
maggiore rusticità e recando i caratteri genetici e fenotipici selezionati in quel particolare ambiente.
Il Programma di sviluppo delle strutture ittiogeniche aretine, ai fini del ripopolamento ittico, riguarderà
dunque le attività, le strutture, i progetti e la gestione di:
•
la pescicoltura di Carda, di proprietà della Provincia di Arezzo, attualmente gestita con contratto di
affitto;
•
l’ipotizzato incubatoio ittico di Montedoglio, finalizzato a produrre novellame per la Valtiberina, per il
quale esiste un progetto preliminare;
•
le altre possibili strutture ittiogeniche come "incubatoi di valle".
1.24 Priorità ai progetti
Fermo restando che la finalità del presente piano è il mantenimento e la protezione della notevole
biodiversità dei bacini idrici del territorio, si confermano le priorità di intervento delle quali tener conto nella
predisposizione dei Progetti attuativi.
-
Redazione di un Piano di Ripopolamento ittico provinciale.
-
Redazione di un Progetto di sviluppo delle strutture ittiogeniche provinciali.
-
Censimento e Caratterizzazione dei tratti fluviali artificializzati e redazione di un Piano di
rinaturalizzazione secondo obiettivi di priorità.
-
Censimento e caratterizzazione delle discontinuità del reticolo idrico principale e redazione di un Piano di
deframmentazione secondo obiettivi prioritari.
-
Verifica dell’efficacia delle Zone di Protezione e delle Zone di Frega mediante censimenti ittici stagionali e
proposta di eventuali modifiche di zone inadatte.
-
Progetti di conservazione ed incremento di specie ittiche a rischio e meritevoli di tutela:
-
Conservazione ed incremento dei Ciprinidi endemici del Distretto biogeografico tosco-laziale: Barbo
tiberino; Cavedano dell’Ombrone; Rovella.
-
Conservazione ed incremento dei Ciprinidi autoctoni o trasferiti, di interesse locale: Vairone, lasca,
savetta.
-
Conservazione ed incremento di Trota macrostigma/mediterranea.
-
Conservazione ed incremento dei predatori autoctoni o trasferiti: Pesce persico; Luccio.
-
Conservazione ed incremento di specie di piccola taglia di interesse conservazionistico, di cui è vietata la
pesca: Ghiozzo di ruscello; Scazzone; Lampreda di ruscello.
-
Conservazione ed incremento dei Crostacei decapodi autoctoni: Gambero italico; Granchio di fiume.
43
-
Gestione ai fini della pesca, di specie non invasive esotiche o trasferite di interesse locale per la pesca
sportiva.
-
Monitoraggio delle popolazioni ittiche per l’aggiornamento quinquennale della Carta Ittica provinciale.
-
Progetto per la divulgazione dell’attività di pesca sportiva.
-
Sensibilizzazione ed educazione ambientale relativamente agli ecosistemi acquatici ed alla fauna ittica
della Provincia di Arezzo.
-
Progetti di contenimento ed eradicazione di specie alloctone invasive come il siluro d'europa, il gambero
rosso della louisiana, l’abramide, il pesce gatto punteggiato, il gardons o rutilo.
44
INTERVENTI IN APPLICAZIONE DELLE MISURE DI PROTEZIONE DI
CUI ALL’ARTICOLO 3, COMMA 1, LETTERA C)
Con il completamento dell'Aggiornamento della Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Arezzo 2012,
attraverso la comparazione con i dati delle indagini precedenti, e con lo status riportato dalla Lista Rossa
IUCN Italia (dr. Porcellotti Assessor IUCN), possiamo fornire un quadro completo sulla situazione delle specie
ittiche autoctone ed alloctone presenti sul territorio, ed impostare linee guida per la loro conservazione o
eventuale contenimento e rimozione.
Le acque della Provincia di Arezzo appartengono al distretto faunistico tosco/laziale, caratterizzato dalla
presenza di una comunità ittica con storia evolutiva separata rispetto a quelle del resto d’Italia e d’Europa,
tipicamente composta da 12 specie ittiche comprendenti Ciprinidi dei generi Rutilus, Squalius, Telestes,
Barbus, Scardinius, Tinca, la trota mediterranea (Salmo cettii), il luccio italico (Esox cisalpinus), il ghiozzo
etrusco o di ruscello (Padogobius nigricans), l'anguilla (Anguilla anguilla) e lo scazzone (Cottus gobio)
attualmente estinto sul territorio. Ad eccezione di trota, anguilla, luccio e scazzone, si tratta di specie
endemiche del territorio differenziate dalle congeneri a partire da circa cinque milioni di anni. Un patrimonio
di biodiversità genetica attualmente gravemente minacciato e prossimo all'estinzione.
La seguente tabella riporta le specie ittiche autoctone nel territorio provinciale, la valutazione del loro status
secondo la Lista Rossa delle Specie Ittiche d'Italia redatta da IUCN Italia ed il trend delle popolazioni locali.
Nome scientifico
Squalius squalus
Squalius lucumonis
Rutilus rubilio
Telestes muticellus
Barbus tyberinus
Scardinius hesperidicus
Tinca tinca
Salmo cettiii
Esox cisalpinus
Anguilla anguilla
Padogobius nigricans
Cottus gobio
Specie ittiche autoctone
Nome italiano
Status IUCN
Cavedano comune
Non minacciata
Cavedano etrusco
In pericolo critico
Rovella
Prossima
ad
entrare in pericolo
di estinzione
Vairone o mozzella
Non minacciata
Barbo tiberino
Vulnerabile
Scardola
Non minacciata
Tinca
Non minacciata
Trota mediterranea
In pericolo critico
Luccio italico
Dati non sufficienti
Anguilla
In pericolo critico
Ghiozzo etrusco
Vulnerabile
Scazzone
Non minacciata
Situazione locale
Declino
Stabile
Declino
Stabile
Stabile
Forte declino
Dipende da ripopolamento
estinta
Declino
Dipende da ripopolamento
Declino
estinta
Nella tabella seguente sono sempre riportate le specie ittiche autoctone, con lo status di ciascuna specie nel
territorio provinciale, le principali cause di minaccia alla loro sopravvivenza, e le misure consigliate per la loro
protezione, conservazione, ed eventuale incremento con materiale da ripopolamento.
45
Specie ittiche autoctone
Nome italiano
Status della specie
Cause di minaccia
Gestione
Cavedano comune
In preoccupante calo numerico
ma con popolazioni ancora
presenti negli habitat favorevoli
alla specie
Predazione da parte di Misura minima, periodo di
uccelli
ittiofagi, divieto di pesca, zone di
alterazioni dell'habitat, frega, zone di protezione.
eccessivo
prelievo
idrico
Cavedano etrusco
In leggero recupero numerico
nel tratto superiore dell'Arno,
assente dal corso principale del
fiume a valle dell'invaso di "La
Penna), la specie sopravvive in
buon numero in molti torrenti
dello stesso bacino. In leggero
declino negli affluenti di destra
del Tevere, dove è assente dal
corso principale del fiume e
dagli affluenti di destra.
Rimozione
della Divieto di pesca. Possibili
vegetazione
riparia, tentativi di allevamento per
alterazione degli alvei, reintroduzione.
eccessivo
prelievo
idrico, predazione da
parte di Salmonidi ed
altre
specie
ittiche
alloctone.
Rovella
In forte calo sia come numero
di popolazioni, sia come
numero di esemplari. Sempre
più rara nel corso principale del
fiume Arno. Sopravvive con
alcune
popolazioni,
anche
numerose, in alcuni torrenti
della provincia. Assente dal
corso del Tevere a valle
dell'invaso
di
Montedoglio.
Stabile a monte dello stesso
invaso.
Predazione da parte di
uccelli
ittiofagi,
alterazioni dell'habitat,
eccessivo
prelievo
idrico, ibridazione con
Rutilus
rutilus,
competizione
con
specie
alloctone
(triotto, abramide).
Zone di frega, zone di
protezione,
periodo
di
divieto di pesca. Possibili
tentativi di allevamento per
reintroduzione.
Vairone o mozzella
Ancora diffuso in buon numero
in gran parte degli habitat
confacenti alla specie. La
specie entra in declino nei
torrenti dove sia presente un
numero eccessivo di Salmonidi.
Rimozione
della
vegetazione
riparia,
alterazione degli alvei,
eccessivo
prelievo
idrico, predazione da
parte di Salmonidi ed
uccelli ittiofagi.
Controllo sull'immissione di
Salmonidi ove la specie
risulti in declino. Zone di
frega, zone di protezione,
periodo di divieto di pesca.
Barbo tiberino
Stabile od in lieve ripresa
numerica
nel
tratto
alto
casentinese del fiume Arno e
negli affluenti, sostituito dal
barbo padano o da ibridi nel
restante corso principale del
fiume, in particolare nel tratto
che da Poppi giunge fino
all'invaso
di
Levane.
Localmente abbondante in
alcuni
torrenti
(Ambra,
Rassina). Più raro, ma ancora
discretamente presente, nel
bacino del fiume Tevere.
Predazione da parte di Misura minima, periodo di
uccelli
ittiofagi, divieto di pesca, zone di
alterazioni dell'habitat, frega, zone di protezione.
eccessivo
prelievo
idrico, ibridazione con
Barbus
barbus
e
Barbus
plebejus,
competizione
e
predazione da parte di
specie ittiche alloctone.
Scardola
In forte declino. Scomparsa da
larga parte degli habitat
confacenti. Quasi estinta nel
territorio provinciale.
Distruzione delle aree
adatte
alla
frega,
predazione da parte di
uccelli
ittiofagi,
46
Lotta agli alloctoni, periodo
di divieto di pesca, zone di
frega, zone di protezione,
protezione delle zone di
Specie ittiche autoctone
alterazioni dell'habitat, frega (canneti ed
eccessivo
prelievo vegetazione
idrico, competizione e semisommersa).
predazione da parte di
specie ittiche alloctone.
Distruzione di uova ed
avannotti da parte del
gambero rosso della
Louisiana
altra
Tinca
Nonostante
le
ripetute
operazioni
di
semina
di
materiale da ripopolamento, la
specie è estremamente rara in
tutto il territorio provinciale.
Distruzione delle aree
adatte
alla
frega,
canalizzazioni,
eccessivo
prelievo
idrico, competizione e
predazione da parte di
specie ittiche alloctone.
Distruzione di uova ed
avannotti da parte del
gambero rosso della
Louisiana
Trota mediterranea
Estinta.
Sostituita
fario.
Luccio italico
Estremamente
raro,
regolarmente confuso con il
luccio europeo. Presente con
pochi esemplari nel Canale
maestro della Chiana.
Distruzione delle aree
adatte
alla
frega,
canalizzazioni,
eccessivo
prelievo
idrico, competizione e
ibridazione con il luccio
europeo. Distruzione di
uova ed avannotti da
parte
del
gambero
rosso della Louisiana
Divieto di pesca. Semina di
materiale
selezionato
proveniente
dal
lago
Trasimeno. Protezione delle
zone di frega (canneti ed
altra
vegetazione
semisommersa). In seguito
misura minima, numero di
capi prelevabili, periodo di
divieto di pesca, zone di
frega, zone di protezione.
Anguilla
Estinta o in estinzione sul
nostro territorio. A causa degli
sbarramenti invalicabili che
impediscono la risalita dal
mare, la presenza della specie
è subordinata a periodiche
immissioni di materiale da
ripopolamento.
Presenza di ostacoli che
impediscono
le
migrazioni trofiche e
riproduttive.
Misura minima, numero di
capi prelevabili. Dipende da
ripopolamento.
La
creazione di percorsi di
risalita alternativi risulta
quasi impossibile.
Ghiozzo etrusco
In forte declino in gran parte
del suo areale di origine.
Sopravvive in buon numero
solo in pochi piccoli torrenti
isolati
(Vingone,
Rassina,
Singerna).
Competizione con il Divieto di pesca.
ghiozzi
padano.
Protezione delle aree di
Distruzione delle aree
frega, zone di protezione.
adatte
alla
frega,
canalizzazioni,
eccessivo
prelievo
idrico, predazione da
parte di Salmonidi.
Scazzone
Estinta.
Estinta probabilmente a Possibili
tentativi
di
causa
dell'eccessiva reintroduzione in torrenti di
pressione predatoria da alta quota.
parte
di
Salmonidi
47
dalla
Lotta agli alloctoni, misura
minima, numero di capi
prelevabili,
periodo di
divieto di pesca, zone di
frega, zone di protezione,
protezione delle zone di
frega (canneti ed altra
vegetazione
semisommersa).
Incremento
del
ripopolamento negli habitat
confacenti alla specie.
trota Possibili
tentativi
reintroduzione.
di
Specie ittiche autoctone
introdotti.
Alle specie originarie si sommano alcune specie di antica acclimatazione o transfaunate dal distretto
ittiofaunistico padano-veneto, come la carpa (Cyprinus carpio), la lasca (Protochondrostoma genei), la
savetta (Chondrostoma soetta), il triotto (Rutilus aula), il persico reale (Perca fluviatilis), il temolo
(Thymallus thymallus), e la trota fario (Salmo trutta).
La tabella successiva riporta le specie di antica introduzione e le specie transfaunate dal distretto padano,
con la valutazione del loro status secondo la Lista Rossa delle Specie Ittiche d'Italia redatta da IUCN Italia
(International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) ed il trend delle popolazioni locali.
Nome scientifico
Cyprinus carpio
Alburnus arborella
Rutilus aula
Barbus plebejus
Protochondrostoma
genei
Chondrostoma soetta
Cobitis bilineata
Padogobius bonelli
Perca fluviatilis
Salmo trutta
Thymallus thymallus
Specie di antica
Nome italiano
Carpa
Alborella
settentrionale
Triotto
Barbo padano
Lasca
Savetta
Cobite bilineato
Ghiozzo padano
Persico reale
Trota fario
Temolo
acclimatazione o transfaunate
Status IUCN
Situazione locale
Non minacciata
Stabile
Prossima ad entrare in pericolo Stabile
di estinzione
Non minacciata
In espansione
Vulnerabile
In espansione
In pericolo di estinzione
Declino
In pericolo di estinzione
Non minacciata
Non minacciata
Alloctona in Italia
Non minacciata
Non minacciata
Stabile
Stabile
In forte espansione
Stabile
Stabile
Dipende da ripopolamento
Nella tabella successiva sono elencate le specie di antica introduzione e le specie transfaunate dal distretto
padano, lo status di ciascuna specie nel territorio provinciale, le principali cause di minaccia alla loro
sopravvivenza, ed i consigli per la loro gestione nell'ottica della protezione della fauna ittica autoctona.
48
Specie di antica acclimatazione o transfaunate
Nome italiano
Status della specie
Cause di minaccia
Gestione
Carpa
Introdotta
a
scopo
alimentare già dall'epoca
romana.
Diffusa
e
localmente
abbondante
negli ambienti adatti del
territorio.
Distruzione delle aree adatte
alla frega, competizione e
predazione da parte di specie
ittiche
alloctone
(siluro
d'Europa,
carassio,
ecc.).
Interferenza sulla riproduzione
da parte del carassio (specie
parassita
di
sperma).
Distruzione
di
uova
ed
avannotti
da
parte
del
gambero rosso della Louisiana
Specie di interesse
alieutico. Lotta agli
alloctoni,
misura
minima, numero di
capi
prelevabili,
periodo di divieto di
pesca, zone di frega,
zone di protezione,
protezione delle zone
di frega (canneti ed
altra
vegetazione
semisommersa).
Alborella
settentrionale
Introdotta a scopo alieutico
negli anni '60. Diffusa e
localmente
abbondante
negli ambienti adatti del
territorio.
Competizione
con
la Nessuna protezione
pseudorasbora. Predazione da
parte di uccelli ittiofagi e
specie ittiche alloctone.
Triotto*
Introdotta
di
recente,
appare in espansione in
particolare
nei
bacini
artificiali del fiume Arno.
Non minacciata, entra in Nessuna protezione
competizione con la rovella
che esclude dagli habitat di
acque lentiche.
Barbo padano*
Introdotta a scopo alieutico
negli anni '70, la specie è
attualmente presente in
buon numero nel corso
medio del fiume Arno.
Non minacciata, rappresenta
un potenziale pericolo per
l'inquinamento genetico delle
popolazioni di barbo tiberino.
Specie di interesse
alieutico.
Misura
minima, periodo di
divieto di pesca, zone
di frega, zone di
protezione.
Lasca
Introdotta negli anni '60.
Dopo un periodo di forte
espansione la specie è
entrata in declino a partire
dalla fine degli anni '80.
Risulta ben acclimatata
nelle nostre acque dove
apparentemente
non
sembra costituire minaccia
per le specie autoctone.
Rimozione della vegetazione
riparia, alterazione degli alvei,
eccessivo
prelievo
idrico,
predazione
da
parte
di
Salmonidi ed uccelli ittiofagi,
competizione con altre specie
alloctone.
Specie di interesse
alieutico. Periodo di
divieto di pesca, zone
di frega, zone di
protezione.
Savetta
Introdotta negli anni '60.
Dopo un periodo di forte
espansione la specie è
entrata in declino a partire
dalla fine degli anni '80.
Localmente abbondante nel
bacino di "La Penna".
Risulta ben acclimatata
nelle nostre acque dove
apparentemente
non
sembra costituire minaccia
per le specie autoctone.
Distruzione delle aree adatte
alla frega, competizione e
predazione da parte di uccelli
ittiofagi ed altre specie ittiche
alloctone (siluro d'Europa,
carassio, ecc.). Distruzione di
uova ed avannotti da parte
del gambero rosso della
Louisiana
Specie di interesse
alieutico. Periodo di
divieto di pesca, zone
di frega, zone di
protezione.
Cobite bilineato
Introdotta negli anni '60. Non minacciata
Attualmente comune in
tutto il medio corso del
fiume Arno.
49
Nessuna protezione
Specie di antica acclimatazione o transfaunate
Ghiozzo padano*
Comparsa di recente nelle Non minacciata. Costituisce Nessuna protezione
nostre acque la specie un serio pericolo per la
appare in forte espansione. sopravvivenza del ghiozzo
etrusco che esclude per
competizione da ogni habitat
compatibile ad entrambe le
specie.
Persico reale
Nonostante le numerose
semine di materiale da
ripopolamento la specie
risulta
presente
e
localmente
abbondante
solo
nell'Invaso
di
Montedoglio, nel bacino del
fiume Tevere.
Distruzione delle aree adatte
alla frega, competizione e
predazione da parte di specie
ittiche
alloctone
(siluro
d'Europa, lucioperca, persico
trota).
Specie di interesse
alieutico. Lotta agli
alloctoni,
misura
minima, numero di
capi
prelevabili,
periodo di divieto di
pesca, zone di frega,
zone di protezione,
protezione delle zone
di frega (canneti ed
altra
vegetazione
semisommersa).
Salmo trutta
Comune nel territorio della
Provincia di Arezzo, dove la
sua presenza è supportata
con periodiche semine di
materiale
da
ripopolamento.
Pesca di frodo. Rimozione
della
vegetazione
riparia,
alterazione
degli
alvei,
eccessivo
prelievo
idrico,
predazione da parte di uccelli
ittiofagi.
Specie di interesse
alieutico.
Misura
minima. Numero di
capi
prelevabili,
periodo di divieto di
pesca, zone di frega,
zone di protezione.
Semine di avannotti e
trotelle
per
ripopolamento.
Thymallus thymallus
Recentemente
introdotta
nelle acque fredde di
rilascio
dall'invaso
di
Montedoglio
nel
fiume
Tevere.
Risulta
ben
acclimatata
ed
apparentemente
non
sembra costituire minaccia
per le specie autoctone.
Pesca di frodo. Rimozione
della
vegetazione
riparia,
alterazione
degli
alvei,
eccessivo
prelievo
idrico,
predazione da parte di uccelli
ittiofagi.
Specie di interesse
alieutico.
Misura
minima. Numero di
capi
prelevabili,
periodo di divieto di
pesca, zone di pesca
"no kill". Semine di
avannotti e immaturi
per ripopolamento.
Le specie contrassegnate con asterisco (*), rappresentano taxa di cui è stata osservata la potenziale
pericolosità per la sopravvivenza delle specie indigene. In particolare:
Specie di antica acclimatazione o transfaunate
Nome italiano
Impatto ecologico
Gestione
Triotto*
Negli ambiento ove entra in contatto con la rovella Nessuna protezione
(Rutilus aula) determina l'estinzione della seconda per
competizione alimentare. In natura triotto e rovella
non si ibridano ma, dove siano presenti in
associazione con il rutilo (Rutilus rutilus), la terza
specie agisce come ponte genetico e si formano
popolazioni ibride (Montedoglio).
Barbo padano*
Ove la specie è stata introdotta si producono ibridi on Nonostante la specie abbia
chiaro
interesse
la specie indigena barbo tiberino (Barbus tyberinus) e, un
50
nel lungo periodo, i caratteri morfologici della specie alieutico, devono essere
transfaunante assumono il sopravvento, determinando evitate ulteriori immissioni
la scomparsa della specie autoctona.
di
materiale
da
ripopolamento.
Ghiozzo padano*
La specie ha impatto letale sulle popolazioni di ghiozzo Nessuna protezione
etrusco autoctone. La notevole prolificità di questa
specie (più cicli riproduttivi annuali, maturità precoce),
facilità l'esclusione per competizione della specie
indigena.
Inoltre sono presenti nelle acque interne provinciali circa 19 specie ittiche di origine alloctona, introdotte, da
ignoti, a ritmo continuo e costante a partire dalla fine degli anni '60. Si tratta di specie esotiche o europee
alloctone, come il siluro, il pesce gatto punteggiato, la pseudorasbora, il barbo europeo, vari barbi di origine
iberica e così via. Tutti gli alloctoni sono estremamente nocivi, ma, tra questi, la specie sicuramente
preoccupante per dimensioni, attività predatoria e prolificità, è il siluro d'Europa (Silurus glanis).
La tabella successiva riporta le specie alloctone presenti nel territorio provinciale, con la valutazione del loro
status secondo la Lista Rossa delle Specie Ittiche d'Italia redatta da IUCN Italia (International Union for
Conservation of Nature and Natural Resources) ed il trend delle popolazioni locali.
Nome scientifico
Rutilus rutilus
Abramis brama
Pseudorasbora parva
Chtenopharingodon
idella
Barbus barbus
Carassius auratus
Gobio gobio
Squalius cephalus
Esox lucius
Lepomis gibbosus
Micropterus salmoides
Sander lucioperca
Ictalurus melas
Ictalurus punctatus
Silurus glanis
Acipenser transmontanus
Specie alloctone
Nome italiano
Status IUCN
Rutilo o gardon
Alloctona in Italia
Abramide o breme
Alloctona in Italia
Pseudorasbora
Alloctona in Italia
Amur o carpa erbivora
Alloctona in Italia
Situazione locale
Espansione
Espansione
Forte espansione
Dipende da ripopolamento
Barbo europeo
Carassio o pesce rosso
Gobione europeo
Cavedano europeo
Luccio europeo
Persico sole
Persico trota o boccalone
Lucioperca
Pesce gatto nero
Pesce gatto punteggiato
Siluro d'Europa
Storione bianco
Presenza di ibridi
Lieve declino
Una cattura (Montedoglio)
Espansione
Dipende da ripopolamento
Declino
Dipende da ripopolamento
Stabile
Stabile
Espansione
Forte espansione
Una cattura (Montedoglio)
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
Alloctona
in
in
in
in
in
in
in
in
in
in
in
in
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Nella tabella successiva sono elencate le specie alloctone, lo status di ciascuna specie nel territorio
provinciale, l'impatto ecologico determinato dalla loro introduzione, ed i consigli per la loro gestione
nell'ottica della protezione della fauna ittica autoctona.
51
Specie alloctone
Nome italiano
Status della specie
Impatto ecologico
Gestione
Agisce
come
ponte
Nessuna protezione.
genetico tra il triotto e la
rovella
(specie
non
ibridabili), dando origine
a
popolazioni
miste.
Potenziale competizione
alimentare con specie
autoctone.
Rutilo o gardon
Introdotta di recente
risulta
presente
nel
bacino
artificiale
del
Calcione, nel bacino di
Montedoglio e nei due
bacini artificiali del fiume
Arno.
Abramide o breme
Introdotta
in
alcuni
laghetti privati e, più di
recente, nel bacino di
Montedoglio dove sta
divenendo
specie
infestante.
Competizione alimentare Nessuna protezione.
con le altre specie di
ciprinidi, in particolare
con
carpa e tinca.
Potenziale vettore per
malattie virali, batteriche
e parassiti.
Pseudorasbora
Introdotta di recente.
Attualmente in fase di
veloce espansione nel
bacino medio ed inferiore
del fiume Arno.
Competizione alimentare Nessuna protezione.
con esclusione rispetto
all'alborella
settentrionale.
Amur o carpa erbivora
Introdotta
a
scopo
alieutico, non è in grado
di riprodursi nelle nostre
acque.
Distruzione
della Nessuna protezione.
vegetazione
acquatica
sommersa
e
semisommersa.
Barbo europeo
Introdotta illegalmente a
scopo alieutico ha dato
origine a popolazioni
ibride con le altre specie
di Barbus presenti.
Inquinamento genetico Nessuna protezione.
delle specie di Barbus
autoctone.
Specie
di
grandi
dimensioni,
aggressiva,
potenziale
predatrice di altre specie
locali.
Carassio o pesce rosso
Introdotta
nei
bacini
artificiali del fiume Arno a
partire dagli anni '60 in
funzione di lotta biologica
alla malaria, attualmente
è presente soltanto con
esemplari
a
livrea
selvatica.
Dopo
una
espansione
esplosiva
come specie infestante,
ha subito un netto calo
numerico negli ultimi
decenni, probabilmente a
causa
di
malattie
introdotte con le nuove
specie alloctone.
Competizione alimentare Nessuna protezione.
con le altre specie.
Predazione di uova di
specie
alloctone.
Interferenza
con
la
riproduzione della carpa
(specie
parassita
di
sperma).
Gobione europeo
Un
solo
esemplare Dati non sufficienti.
catturato alla confluenza
del fiume Tevere nel
bacino di Montedoglio.
52
Nessuna protezione.
Specie alloctone
Cavedano europeo
Comparso
inizialmente
nel
fiume
Arno
a
Pratovecchio è adesso
presente in buon numero
nel Torrente Esse di
Foiano.
Inquinamento genetico Nessuna protezione.
nei
confronti
del
cavedano
comune.
Potenziale
competitore
alimentare e predatore di
uova, avannotti, ed adulti
delle specie locali
Luccio europeo
Introdotta
a
scopo Inquinamento genetico Specie
di
interesse
alieutico,
soltanto
di del luccio italico.
alieutico. Misura minima.
recente
riconosciuta
Numero di capi prelevabili,
come specie diversa dal
periodo di divieto di pesca,
luccio italico. Presente
zone di frega, zone di
ma non abbondante nei
protezione. Si auspica una
principali bacini artificiali
progressiva
sua
della provincia e nel
sostituzione con esemplari
Canale maestro della
di luccio italico.
Chiana.
Persico sole
Introdotta negli anni '60, Predazione di uova ed Nessuna protezione.
dopo
una
fase
di avannotti di altre specie.
espansione
con
comportamento
infestante, la specie è
entrata in declino ed
attualmente
risulta
generalmente rara.
Persico trota o boccalone Introdotta a più riprese
per fini alieutici a partire
dagli anni '70 fino alla
fine degli anni '80, in
acque lentiche libere e
private
(laghetti
per
irrigazione).
Dopo
l'interruzione
delle
semine ha subito un
drastico
declino.
Attualmente è presente
in buon numero solo nel
bacino di Montedoglio nel
fiume Tevere.
Predazione ai danni di
tutte le specie di anfibi,
Anuri e Urodeli, in
particolare verso specie a
rischio
di
estinzione.
Predazione
e
competizione alimentare
nei confronti di altre
specie ittiche autoctone.
Lucioperca
Introdotta
inizialmente
negli anni '70 nel bacino
artificiale di S. Barbara,
recentemente ha fatto la
sua comparsa nel bacino
di Montedoglio, dove è
presente in buon numero
e con esemplari anche di
grande taglia.
Predazione
e Nessuna protezione.
competizione alimentare
nei confronti di altre
specie ittiche autoctone.
Tra le specie alloctone
predatrici sembra quella
di minore impatto sulla
fauna ittica autoctona.
Pesce gatto nero
Introdotta
illegalmente
nel bacino del fiume Arno
negli anni '60, a partire
da esemplari venduti
come pesce ornamentale.
Dopo una espansione
esplosiva come specie
Predazione
e
competizione alimentare
nei confronti delle specie
ittiche autoctone.
53
Specie
di
interesse
alieutico. Misura minima.
Numero di capi prelevabili,
periodo di divieto di pesca.
Si
auspica,
vista
la
spiccata alloctonia della
specie, di limitare al
massimo il ripopolamento
o
di
interromperlo
totalmente,
per
poi
passare ad un regime di
nessuna protezione.
Nessuna
protezione.
Divieto di detenzione e
trasporto di esemplari vivi.
Divieto di reimmissione
dopo la cattura.
Specie alloctone
infestante ha subito un
netto declino negli ultimi
decenni, probabilmente a
causa
di
malattie
introdotte con le nuove
specie
alloctone.
Attualmente è presente
in numero preoccupante
solo
nel
bacino
di
Montedoglio.
Pesce gatto punteggiato
Un
solo
esemplare Predazione
e
catturato con le reti nel competizione alimentare
bacino di Montedoglio.
nei confronti delle specie
ittiche autoctone.
Nessuna
protezione.
Divieto di detenzione e
trasporto di esemplari vivi.
Divieto di reimmissione
dopo la cattura.
Siluro d'Europa
Recentemente comparsa
nei bacini artificiali del
fiume
Arno
(2004).
Attualmente è in fase di
veloce espansione e sta
divenendo
specie
infestante. Presente con
esemplari
di
grande
taglia (oltre 25 kg).
Nessuna
protezione.
Divieto di detenzione e
trasporto di esemplari vivi.
Divieto di reimmissione
dopo
la
cattura.
Provvedimenti
di
contenimento
ed
eradicazione della specie.
Storione bianco
Un
solo
esemplare Dati non sufficienti.
catturato con le reti nel
bacino di Montedoglio.
Predazione di adulti e
nidiacei
di
uccelli
acquatici. Predazione ai
danni di tutte le specie di
anfibi, Anuri e Urodeli, in
particolare verso specie a
rischio
di
estinzione.
Predazione
e
competizione alimentare
nei confronti delle specie
ittiche autoctone.
Nessuna protezione.
Per una corretta gestione ambientale diretta alla conservazione del patrimonio ittico provinciale, ed in
particolare per il mantenimento e ripristino delle comunità ittiche autoctone, si rende necessario il costante
monitoraggio dello status delle popolazioni delle specie presenti nelle acque interne del territorio provinciale
e dell'efficacia dei provvedimenti attuati.
La seguente tabella riporta il tipo di azioni ed indicatori da adottare in base agli obiettivi e la loro cadenza
periodica.
Quadro conoscitivo
Obiettivi
Interventi
autoctone
sulle
Azioni
specie
Indicatori
Monitoraggio, allevamento
Monitoraggio della fauna
e reintroduzione di taxa
ittica
indigeni
Carta Ittica Provinciale
Monitoraggio,
ed
altri
studi
ripopolamento,
periodi
sull'ittiofauna
del Interventi
sulle
specie divieto, mantenimento o
Monitoraggio della fauna
territorio provinciale
transfaunate e di antica abolizione della misura
ittica
introduzione
minima,
abolizione
o
mantenimento dei divieti
di pesca
54
Quadro conoscitivo
Obiettivi
Interventi
alloctone
sulle
Azioni
specie
Indicatori
Contenimento e abolizione
Monitoraggio della fauna
del divieto di pesca
ittica
dilettantistica
Recupero/spostamento
Salvaguardia dell'ittiofauna delle popolazioni ittiche
durante gli interventi in e/o mantenimento del
alveo (*)
flusso minimo vitale sul
tratto interessato
Monitoraggio a breve
termine (1-2 anni) dello
status della popolazione
ittica locale
Monitoraggio a breve
Richiesta dell'adempimento Ricostituzione
della
termine (1-2 anni) dello
degli obblighi ittiogenici nel popolazione ittica locale,
status della popolazione
caso di lavori in alveo (*)
opere di naturalizzazione
ittica locale
Regolazione della
dilettantistica
Piano Ittico Provinciale
pesca
Monitoraggio
della
Definizione di limiti di
consistenza numerica e
cattura
e
divieti
dello status delle specie
temporanei di pesca
di interesse alieutico
Salvaguardia delle aree di
Monitoraggio
riproduzione delle specie Istituzione delle aree di dell'efficienza riproduttiva
autoctone e di interesse frega e di riproduzione
delle popolazioni delle
alieutico
specie in esame
Coinvolgimento
delle
Incentivazione del ruolo Associazioni nelle attività
L.R. Toscana e Piano
delle Associazioni di Pesca di gestione, sorveglianza e
Ittico Regionale
Sportiva Riconosciute
protezione del patrimonio
ittico provinciale
Verifica
di
tipologia,
finalità ed applicabilità dei
progetti presentati dalle
Associazioni
Controllo delle attività di Verifica
dell'impatto Monitoraggio delle specie
pesca
professionale
e ambientale
e
della di maggiore interesse
sportiva
pressione di pesca
alieutico
Controllo delle attività di
campionamento svolti da Monitoraggio dell'impatto
soggetti
esterni dei prelievi sulla fauna
all'Amministrazione della ittica autoctona protetta
Provincia di Arezzo
Prelievi a fini di studio
Per la loro particolare importanza i due obbiettivi contrassegnati da asterisco (*) saranno illustrati in maggior
dettaglio nel capitolo dedicato alla salvaguardia dell’ittiofauna nel corso di lavori in alveo, modalità di
applicazione dell’art. 14 L.R. 7/20005.
55
DIVULGAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE
La Provincia di Arezzo, nell’attuare il ruolo che riveste nell’ambito della divulgazione e sensibilizzazione
relative agli ambienti acquatici ed alle minacce che li riguardano, individua come prioritarie le attività sotto
elencate da attuarsi mediante specifici progetti nel corso di validità del Piano Ittico, ed in particolare:
•
divulgazione dell’attività di pesca sportiva.
•
sensibilizzazione ed educazione ambientale relativa agli ecosistemi acquatici ed alla fauna ittica della
Provincia di Arezzo.
Le Associazioni Provinciali della Pesca Sportiva, che negli ultimi anni hanno assunto un forte ruolo di
supporto per la realizzazione dei progetti predisposti in collaborazione con l’Amministrazione, saranno i
soggetti privilegiati per l’attuazione dei progetti di attuazione del Piano Ittico e, in particolare, di quelli sopra
elencati in quanto destinati ad un vasto pubblico raggiungibile solo attraverso una presenza capillare sul
territorio, presenza che esse sono in grado di garantire.
56
ATTIVITÀ DI VIGILANZA VOLONTARIA
La Provincia di Arezzo ha da tempo attivato un programma di vigilanza sul suo patrimonio ittico ed
ambientale con personale volontario appartenente alle Associazioni Provinciale della Pesca Sportiva. A tale
scopo organizza periodicamente corsi di aggiornamento necessari a rendere questo servizio sempre più
puntuale ed attento alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici e delle norme che regolano la gestione in
materia di pesca.
Le Guardie Ittiche Volontarie svolgono i propri compiti con particolare attenzione alle strutture ittiche
esistenti in tutto il territorio, quali le zone di protezione, zone di frega, zone regolamentate, ma, soprattutto,
operano a supporto della Provincia per il mantenimento degli ecosistemi naturali segnalando modificazioni
faunistiche ed alterazioni degli habitat.
Il programma presentato durante i corsi di aggiornamento prevede nozioni sulle seguenti materie:
•
L.R. n. 7/2005
•
Regolamento di attuazione D.P.G.R. 22/08/2005 n. 54/R
•
Elementi di zoologia applicata alla pesca
•
Prove pratiche di conoscenza delle specie ittiche
Le attività di vigilanza che vengono svolte dal personale volontario delle Associazioni Provinciali della Pesca
come sopra istruite sono coordinate dal Corpo di Polizia di questa Provincia in la collaborazione con l’Ufficio
pesca.
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MEZZI FINANZIARI – MODALITA’ DI ACCESSO
L’accesso ai mezzi finanziari, costituito dai fondi annualmente trasferiti dalla Regione alla Provincia,
successivamente all’approvazione della Delibera di attuazione annuale del PRAF, viene effettuato
esclusivamente con la presentazione di progetti redatti nel rispetto delle priorità individuate nel presente
piano presentati dai soggetti di cui al punto 3 dell’Art. 9 della L.R. n. 7/2005.
Nel dettaglio i soggetti ammessi a tale contributo sono di seguito elencati:
- Associazioni dei Pescatori Sportivi riconosciute a livello nazionale riunite in forma associata;
- Singole Associazioni dei Pescatori riconosciute a livello nazionale;
- Enti territorialmente interessati dagli obbiettivi del progetto.
I progetti, perché possano essere approvati nell’anno finanziario di riferimento una volta accolti da parte
della Provincia dovranno essere inviati alla Regione Toscana che valuterà le effettive finalità e la rispondenza
ai principi definiti nella normativa di riferimento e nel piano ittico provinciale stesso.
Le voci essenziali che dovranno essere riportate in dettaglio nei suddetti progetti dovranno prevedere i
seguenti aspetti:
•
azioni previste e loro durata;
•
soggetti attuatori;
•
motivazioni dell’intervento;
•
costo del progetto;
•
presenza eventuale di altri soggetti cofinanziatori.
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SISTEMA SANZIONATORIO
AMMINISTRATIVE
–
PRONTUARIO
DELLE
SANZIONI
Le violazioni alle norme di cui alla Legge Regionale n. 7/2005, al Regolamento attuativo n. 54/R, e al
presente Piano Provinciale per la pesca nelle acque interne commesse in Provincia di Arezzo, vengono
sanzionate applicando il “PRONTUARIO DELLE SANZIONI AMMINISTRATIVE” che verrà predisposto
dall’U.O. Pesca in sinergia con l’U.O. Sanzioni e Contenzioso della Provincia a seguito dell'approvazione di
specifico regolamento.
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ALLEGATI
♦
Allegato A: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI FREGA.
♦
Allegato B: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI PROTEZIONE.
♦
Allegato C: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI PROTEZIONE PARZIALE.
♦
Allegato D: CARTOGRAFIE DEI TRATTI DESTINATI A CAMPO DI GARA PERMANENTE.
♦
Allegato E: MODELLO DI CONVENZIONE PER LA GESTIONE DEI CAMPI DI GARA PERMANENTI.
♦
Allegato F: CARTOGRAFIE ZONE A REGOLAMENTO SPECIFICO.
♦
Allegato G: MODELLO DI CONVENZIONE PER LA GESTIONE DELLE ZONE A REGOLAMENTO SPECIFICO.
♦
Allegato H: CARTOGRAFIE DEI BACINI DOVE E’ CONSENTITA LA PESCA DALLA BARCA E CON IL BELLY
BOAT.
♦
Allegato I: CARTOGRAFIE DELLE ZONE OVE È CONSENTITA LA PESCA NOTTURNA E CARP-FISHING.
♦
Allegato L: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI PESCA NELLE RISERVE NATURALI.
♦
Allegato M: CARTOGRAFIE DELLE ZONE DI DIVIETO DI PESCA CON LA BILANCIA.
♦
Allegato N: TAVOLA DI RIFERIMENTO PER LA NOMECLATURA SCIENTIFICA ADOTTATA
Bibliografia
Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Arezzo 2004. Studio biennale svolto dalla Società
Graia s.r.l, in collaborazione con l'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, con l'Ufficio Pesca della Provincia di
Arezzo, e con le Associazioni di Pesca Sportiva.
Applicazione Indice ABACO per i principali corsi d'acqua della Provincia di Arezzo 2009. Studio
svolto dalla Società Graia s.r.l e dall'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, coadiuvati dal personale dell'Ufficio
della Provincia di Arezzo, e da volontari delle Associazioni di Pesca Sportiva.
Monitoraggio biologico della zona a pesca regolamentata “Tailwater Tevere” 2009. Studio svolto
dall'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, coadiuvato dal personale dell'Ufficio della Provincia di Arezzo, e dai
volontari dell'Associazione di Pesca Sportiva "Moscaclub Altotevere".
Progetto di verifica delle rispondenze a criteri di validità delle Zone di Frega e delle Zone di
Protezione. Studio svolto dall'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, coadiuvato dal personale dell'Ufficio della
Provincia di Arezzo, dalla Polizia Provinciale, e da volontari delle Associazioni di Pesca Sportiva.
Aggiornamento della Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Arezzo 2012. Studio biennale
svolto dalla Società Graia s.r.l, in collaborazione con l'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, con l'Ufficio Pesca
della Provincia di Arezzo, e con le Associazioni di Pesca Sportiva.
Campagna di monitoraggio e di pesca di selezione della specie ittica alloctona siluro d'Europa
(Silurus glanis), rapporto annuale 2012. Coordinata dall'ittiologo AIIAD Stefano Porcellotti, per conto
dell'Associazione di Pesca Sportiva "Arcipesca FISA".
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