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Chi è troppo tollerante si allontana dal vero

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Chi è troppo tollerante si allontana dal vero
DENTRO IL MEETING
6
30 agosto
Il segretario per i rapporti con gli Stati del Vaticano
«Se la libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli
uomini, come recitava il titolo del
Meeting 2005, la libertà religiosa è
in un certo senso il diritto di scrutare questi cieli e di vivere secondo
quanto si è scoperto in essi». Sua
Eminenza Monsignore Dominique
Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati inizia il suo intervento. Non è un uomo di molte parole. O meglio, usa le giuste parole
nelle occasioni adeguate. Vescovo
e diplomatico. Una sorta di ministro degli Esteri del Pontefice.
«Tutti noi sappiamo che, proprio in
questi giorni, sono scoppiati gravi
violenze contro le comunità cristiane nello stato indiano dell’Orissa».
A riguardo cita il discorso di Benedetto XVI di condanna decisa contro queste violenze, rinnovando la
vicinanza e la solidarietà ai fedeli
indiani. Ci inoltra tra le quinte della diplomazia vaticana. «La Sede
Apostolica mantiene relazioni diplomatiche con 176 paesi. Lo scopo è assicurare stabilità e certezza
alle attività della Chiesa e tutelare
l’esercizio della libertà religiosa
dei fedeli cattolici. L’attività bilaterale non si limita agli Accordi. Se
necessario, la Santa Sede interviene attraverso i Nunzi Apostolici e
gli Ambasciatori». Questa la struttura generale. Tratteggia poi i rapporti con le Nazioni Unite: «Il tema è affrontato ogni anno - in mo-
Chi è troppo tollerante
si allontana dal vero
Monsignor Mamberti spiega la linea diplomatica della Santa Sede:
assolutizzare la tolleranza non contribuisce alla libertà religiosa
Mario Mauro (Pdl) è vicepresidente
del Parlamento Europeo
Monsignor Mamberti
do specifico - a New York, nel terzo Comitato dell’Assemblea Generale e a Ginevra durante le sessioni
del Consiglio dei Diritti Umani».
Nell’ambito delle Nazioni Unite, le
Delegazioni della Santa Sede cercano di focalizzare il dibattito sul
valore e sulla portata della libertà
religiosa in se stessa, per evitare
che sia considerata esclusivamente
in rapporto ad altri diritti. Occorre
un dialogo interreligioso. «In nessun caso, però, può avvenire nella
rinuncia alla verità. Anzi, è possibile solo mediante il suo approfondimento. Il relativismo, infatti, non
unisce. E nemmeno il puro pragmatismo».
Racconta lo sviluppo del processo di Helsinki in merito alla libertà
religiosa, dove la Santa Sede si
muove lungo una duplice linea.
«Nei primi anni, ci si è sforzati di
ottenere il riconoscimento di tale
diritto, cosa che è stata raggiunta
con la Riunione di Vienna nel
1989. Ultimamente, abbiamo sottolineato che il tema della libertà
religiosa non può essere incorporato in quello della tolleranza. La di-
gnità dell’uomo si fonda sulla sua
capacità di verità. Assolutizzare la
tolleranza è invece ritirarsi davanti
a tale dignità. Assolutizzare la tolleranza, infatti, significa trasformarla in valore supremo, ma ciò inevitabilmente mette la verità in
secondo piano e la relativizza».
Dall’America in Europa. «Qui il
nostro apporto al trattato di Lisbona ha permesso l’inserimento dell’articolo 2,28 per il quale l’Unione rispetta e non pregiudica lo statuto di cui le Chiese e le comunità
religiose godono nelle legislazioni
nazionali degli Stati membri. Il
dialogo con le religioni tra le nazioni è indispensabile». Così come
diceva Tocqueville: «Il dispotismo
non ha bisogno della religione, la
libertà e la democrazia sì». Sempre
in Europa l’azione della Santa Sede è volta a segnalare due gravi attacchi alla libertà religiosa: il distacco della religione dalla ragione,
che relega la prima esclusivamente
nel mondo dei sentimenti, e la separazione della religione dalla vita
pubblica.»
Al termine l’incoraggiamento al
pubblico. «La fede cristiana dona
una libertà più profonda di quella
semplicemente religiosa. Ubi fides,
ibi libertas, diceva san Ambrogio.
Allora consegnatevi senza riserve a
Cristo e diventerete più uomini!».
Stefano Regondi
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