Le configurazioni proprietarie dell`impresa familiare nel quadro delle
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Le configurazioni proprietarie dell`impresa familiare nel quadro delle
Le configurazioni proprietarie dell’impresa familiare nel quadro delle dinamiche evolutive della famiglia GIORGIA MARIA D’ALLURA∗ Sintesi del lavoro La configurazione proprietaria tradizionale dell’impresa familiare è definita dalla presenza del fondatore e dei suoi familiari che, come risultato dei processi di successione al potere da generazione a generazione, entrano a far parte della compagine azionaria. Obiettivo del lavoro è analizzare come da configurazioni proprietarie tradizionali se ne determinino di nuove, nelle quali accanto alla famiglia del fondatore vi sono altri soggetti proprietari (manager dell’impresa, investitori privati, e, a volte, soci finanziari come merchant bank, fondi di investimento, business angel). Il passaggio dalle configurazioni di tipo tradizionale alle nuove non può essere compreso se non si guarda alla famiglia e ai suoi processi decisionali. Nella letteratura lo studio della proprietà familiare si è prevalentemente focalizzato sulle configurazioni di tipo tradizionale analizzando i problemi di successione al potere da padre in figlio e i limiti che le soluzioni di tipo familiare possono rappresentare per la crescita dell’impresa; la famiglia è stata analizzata come nexus tra generazioni e come sistema sociale in rapporto con ∗ Dottore di Ricerca in Economia Aziendale Università degli Studi di Catania - XVII ciclo nazionale - A.A. 2003-2004 Attuale sede: Università degli Studi di Catania - Facoltà di Economia - Dipartimento di Impresa, culture e società - Corso Italia, 55 - 95129 Catania E-mail: [email protected] LE CONFIGURAZIONI PROPRIETARIE DELL’IMPRESA FAMILIARE NEL QUADRO DELLE DINAMICHE EVOLUTIVE DELLA FAMIGLIA 16 l’impresa. Nel lavoro la famiglia è osservata, invece, come un gruppo che prende decisioni nell’esercizio della sua funzione proprietaria nell’impresa. La composizione del gruppo-familiare cambia nel tempo a seguito della sua evoluzione che passa attraverso: l’aumento o la riduzione del numero dei suoi componenti, la modifica della tipologia di relazioni di parentela (es. padre-figli, fratelli, cugini), la variazione nella modalità di vivere le relazioni familiari, il mutamento nello svolgimento delle attività volte al soddisfacimento dei bisogni della famiglia; si ipotizza che i mutamenti sociodemografici del gruppo siano in grado di innescare dinamiche che si riflettono inevitabilmente sui suoi processi decisionali. Nel lavoro, l’osservazione delle dinamiche interne al gruppo familiare è stata utilizzata nell’analisi della decisione di coinvolgere nella proprietà soggetti esterni alla famiglia poiché attraverso essa si definisce il passaggio da configurazioni proprietarie di tipo tradizionale a nuove. L’analisi si articola sulla base di tre prospettive teoriche che inevitabilmente si saldano tra loro: quella organizzativa (riferita alla famiglia come gruppo), quella manageriale (riferibile al processo decisionale di aprire il capitale di rischio a terzi), quella di governance (relativo invece all’individuazione delle configurazioni proprietarie delle imprese). Si ipotizza che la scelta di aprire il capitale di rischio a terzi sia riconducibile a due ordini di fattori. Il primo è riferibile all’evoluzione sociodemografica della famiglia; le condizioni ascrivibili a tale categoria, frutto dell’interazione delle variabili a cui imputare l’evoluzione, sono lo stato di tensione all’interno del gruppo, il livello di coesione della famiglia, e il livello di commitment verso l’impresa. Il secondo ordine di fattori fa riferimento alle scelte della famiglia dettate dalle contingenze finanziarie, strategiche ed organizzative dell’impresa. La scelta di coinvolgere soggetti terzi nella proprietà può maturare a seguito del verificarsi di condizioni quali: 1) alti livelli di tensione tra familiari che, sfociando in conflitti, possono causare l’abbandono del ruolo GIORGIA MARIA D’ALLURA 17 proprietario e la cessione della quota a soggetti terzi, anche semplicemente per dispetto ai familiari; 2) poca coesione del gruppo familiare a causa dell’aumento del numero dei componenti e dell’indebolimento delle relazioni di parentela che riducono le occasioni di scambio utili all’affiatamento del gruppo; 3) abbassamento del livello di commitment ovvero affievolimento della relazione di affetto che lega la famiglia all’impresa e che porta ad un progressivo disinteressamento verso l’attività imprenditoriale degli avi; 4) assenza o riduzione del numero dei soggetti da coinvolgere nella proprietà; 5) necessità di risorse finanziarie per lo sviluppo dell’impresa che richiede un allargamento della compagine azionaria; 6) necessità di risorse finanziarie per sopperire alla richiesta di liquidazione della quota da parte di un familiare; 7) necessità di ridurre l’esposizione del patrimonio della famiglia; 8) necessità di integrare nella proprietà relazioni e competenze funzionali alla crescita dell’impresa. Si ipotizza che quanto più il gruppo-familiare sia maturo in termini di relazioni e competenze (livello di professionalizzazione), tanto più esso sarà disposto a coinvolgere soggetti terzi che possono contribuire alla crescita dell’impresa in base a una logica di gestione più manageriale e meno vincolata alle esigenze della famiglia. L’analisi della famiglia come gruppo allarga notevolmente la prospettiva di studio nell’analisi del suo ruolo nella proprietà dell’impresa e porta ad interrogarsi su aspetti che riguardano: a. la distribuzione del potere decisionale all’interno del gruppo familiare; b. l’individuazione della leadership; c. il ruolo delle donne, il loro potere decisionale e di influenza; d. le modalità di risoluzione dei conflitti della compagine proprietaria familiare; e. l’influsso della composizione del gruppo e il peso delle relazioni affettive nei processi decisionali. Il punto di osservazione presentato nel lavoro offre, pertanto, una stimolante prospettiva di studio all’interno del filone del family business volta ad approfondire ulteriormente le dinamiche famiglia-impresa attraverso il contributo della letteratura organizzativa sui gruppi. 18 LE CONFIGURAZIONI PROPRIETARIE DELL’IMPRESA FAMILIARE NEL QUADRO DELLE DINAMICHE EVOLUTIVE DELLA FAMIGLIA Principali riferimenti bibliografici BARBAGLI M., SARACENO C., Lo stato delle famiglie in Italia, Il Mulino, Bologna, 1997. CHUA J.H., CHRISMAN J.J., SHARMA P., “Defining the family business by behaviour”, Entrepreneurship Theory and Practice, vol. 23, n. 4, 1999. CORBETTA G., Le imprese familiari. Caratteri originali, varietà e condizioni di sviluppo. Egea, Milano, 1995. DAVIS J., TAGIURI R., “The influence of life-stage on father-son work relationships in family companies”, Family Business Review, vol. 2, n. 1, 1989. 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