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ITA Cinzia`s thesis
Corso Triennale per Consulenti Coniugali e Familiari
Scerne di Pineto (TERAMO)
Tesi 1° anno
2014/2015
ROGERS E IL COUNSELING
NON DIRETTIVO
“L’essenziale è invisibile agli occhi”
Corsista Cinzia Nardinocchi
A Giulia, Cecilia ed Elisa
perché nella loro vita possano crescere
con la libertà di esprimersi e siano capaci
di affrontare ogni difficoltà ascoltando se stesse
e attivando le proprie risorse.
A coloro che mi hanno proposto e sostenuto
in questo cammino di conoscenza..GRAZIE..
che Dio vi doni la libertà e la pace nel cuore.
Dio si rivolse al suo angelo più intelligente e lo interrogò:
“Tu dove mi consigli di nascondermi?”
L’angelo intelligente, sorridendo rispose:
“Nasconditi nel cuore dell’uomo!
E’ l’unico posto dove essi non vanno”.
A.De Mello
La realtà non è altro che la somma
di tutta la consapevolezza
di cui fai esperienza qui e ora.
F.Perls
“In principio tu ti siederai un po’ lontano da me […]
Io ti guarderò con la coda dell’occhio
e tu non dirai nulla.
Le parole sono fonte di malintesi.
Ma un giorno tu potrai sederti un po’ più vicino.”
A.De Saint-Exupéry-Il piccolo principe
INDICE
INTRODUZIONE
Capitolo 1 -
pag.
2
IL COUNSELING
3
1.1
Origini del termine
3
1.2
Cenni storici
3
CARL ROGERS
4
2.1
La figura dello psicoterapeuta americano
4
2.2
La teoria di Rogers
5
IL COUNSELING NON DIRETTIVO
7
3.1
Approccio non direttivo o centrato sul cliente
7
3.2
Il rapporto di counseling non direttivo: la relazione di aiuto
8
3.3
Il ruolo del counselor
9
3.4
Durata di una terapia
10
Capitolo 2 -
Capitolo 3 -
CONCLUSIONI
10
1
INTRODUZIONE
Nel corso della mia vita, nei momenti di maggior difficoltà e di sofferenza, mi sono sempre
posta questa domanda: “ma quello che io provo e sento ha mai importanza per qualcuno?”,
“voglio essere libera di essere me stessa ed essere rispettata e sentirmi accettata, non dover
fare sempre quello che fa piacere agli altri”. Ed ecco che, dopo anni in cui provo ad esporre
il mio pensiero cercando di farlo accettare e farmi comprendere, mi trovo di fronte
all’ideologia di colui, Carl Rogers, psicologo e psicoterapeuta, che non conoscevo, che
aveva basato le sue innovazioni teoriche nel campo terapeutico
proprio sulla
considerazione della persona nei suoi sentimenti e come essere degno di fiducia.
Ogni essere umano ha il diritto di sentirsi libero di esprimersi, il diritto di non essere
giudicato e di essere accettato per la sua cultura, la sua etica e i suoi schemi valoriali; inoltre
ogni essere umano ha il dovere di essere disponibile, accettante e rispettoso verso gli altri.
Se ogni persona crescesse
con questa ideologia il mondo sarebbe oserei dire “quasi
perfetto”. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui tutto è direttivo, ad iniziare dai mass-media
fino alla famiglia, e la mente dell’individuo subisce continuamente violenze psicologiche,
violenza subdola che ostacola lo sviluppo e la libertà di crescita dell’IO. Ed ecco che
nell’individuo si crea lo stato di disagio determinato dalle contraddizioni fra desideri
(immagine dell’IO) e concrete possibilità di realizzarli (realtà dell’IO) causati da ostacoli ed
esperienze vissute da cui viene fuori un IO con carenze che nei momenti più difficili entra
in crisi (la sua forza vitale subisce una battuta di arresto ed ha bisogno di opportuni stimoli
perché riprenda a poco a poco la sua funzione).
Rogers, sostenitore della psicologia umanistica, ha fondato il counseling non direttivo che
attraverso il rapporto, la relazione d’aiuto e l’ascolto comprensivo e l’empatia, dà la
possibilità alla persona di sentirsi considerata ma soprattutto compresa nei suoi sentimenti
più profondi, e di ritrovare in sé la forza per affrontare le sue difficoltà e il suo disagio.
2
Capitolo 1 – IL COUNSELING
1.1
Origine del termine
Il sostantivo counseling deriva dal verbo inglese to counsel, che risale a sua volta dal verbo
latino consulo-ere, traducibile in “consolare”, “confortare”, “venire in aiuto”. La traduzione
di counseling nell’italiano consulenza è controversa in quanto un altro termine, consulting,
ha in inglese il medesimo significato. E’ altresì problematica la sua traduzione con
“consiglio”. La similarità linguistica tra le parole “counseling” e “consiglio” può infatti
trarre in inganno. Secondo Pagani “[…] uno degli elementi distintivi del counseling rispetto
alla situazione del consiglio è che, nel primo caso, la relazione si svolge con un esperto ed è
finalizzata alla ricerca di una strategia per rendere possibili scelte o modifiche, nel secondo
caso, invece, la relazione è paritaria e consiste nel suggerire”.
Il termine counseling indica un’attività professionale, che tende ad orientare, sostenere e
sviluppare le potenzialità del cliente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositi e
stimolando le capacità di scelta.
La prima attestazione dell’uso del termine counseling per indicare un’attività rivolta a
problemi sociali o psicologici risale al 1908 da parte di Frank Parsons nella sua opera
Choosing a vocation (1909). Oggi il termine counseling è spesso utilizzato all’interno delle
professioni psicopedagogiche e in diversi campi e settori in genere.
1.2
Cenni storici
Negli anni ’50, probabilmente come reazione al dilagare del Comportamentismo e della
Psicoanalisi, comincia a svilupparsi una nuova corrente psicologica che prende il nome di
Psicologia Umanistica, il cui approccio affonda le sue radici nel pensiero esistenzialista (cfr.
Kierkegaard, Nietzsche, Heidegger e Sartre). I suoi sostenitori, tra cui Maslow – Rogers e
Moustakas, spostano l’attenzione sulla dimensione umana della psicologia, sulla vita degli
individui e sul significato che ha per essi.
3
La psicologia umanistica è rivolta a comprendere l’essere umano ed enfatizza una visione
fenomenologica dell’esperienza, promuovendo gli aspetti sani e mettendo in secondo piano
quelli patologici. L’ingrediente chiave di questo approccio è l’incontro tra terapeuta e
cliente. Lo scopo è quello di aiutare il cliente a sviluppare una percezione di sé più forte e
sana, anche chiamata “autorealizzazione”, cioè pieno sviluppo delle proprie potenzialità,
vale a dire facilitare il cliente a “diventare ciò che è”.
In questo contesto si inserisce Carl Rogers, psicologo e filosofo americano, considerato
fondatore e padre del counseling e della psicologia umanistica.
Capitolo 2 – CARL ROGERS
2.1
La figura dello psicoterapeuta americano
Carl Rogers, “rivoluzionario silenzioso” (così definito nel libro-intervista di David Russell),
nacque nel 1902 ad Illinois ad Oak Park (Chicago) e morì nel 1987. Sin da piccolo dimostrò
interesse per lo studio infatti la sua natura solitaria lo portava a leggere e studiare parecchio,
tanto da essere soprannominato “Prof Mooney”, come il personaggio di un cartone animato
che andava ai suoi tempi.
Nel 1919 si iscrisse all’Università di Wisconsin studiando agraria, studi che abbandonò per
dedicarsi alla teologia e alla religione. Carl Rogers visse infatti in una famiglia numerosa e
benestante, unita, e con rigidi princìpi morali e religiosi, princìpi che in qualche modo
divennero parte del modo di vivere e pensare anche di Rogers: l’aver fiducia nelle proprie
possibilità, il senso di responsabilità, il rispetto per l’altra persona, del modo di
pensare di ognuno.
Dopo un soggiorno di 6 mesi in Cina e in seguito alle riflessioni nate dal contatto con la
cultura orientale, poté mettere a fuoco il suo bisogno di libertà di pensiero e il suo interesse
per le scienze psicologiche.
4
Una volta rientrato in America intraprese gli studi in materie psicopedagogiche. Dopo la
laurea, per oltre un decennio lavorò come psicologo presso alcune istituzioni sociali per la
rieducazione di bambini e ragazzi delinquenti e ritardati e per il sostegno alle loro famiglie.
Il suo scopo principale era essere d’aiuto a queste persone: al tempo stesso sentiva che la
prassi psicologica tradizionale non lo facilitava. Nel 1924, partendo con un approccio al
lavoro (somministrazione test, colloqui, anamnesi) condotto in un modo piuttosto
impersonale, cambia poi rotta prediligendo l’ascolto e ponendosi in una posizione più
“umile” rispetto a quella del ruolo dell’esperto in materia.
Il 1940 fu l’anno in cui il suo approccio divenne conosciuto e riconosciuto come
innovativo, un approccio secondo il quale l’obiettivo della terapia non è tanto quello di
risolvere il problema ma di aiutare la persona a crescere per fare in modo che da sola
affronti i problemi presenti e quelli che si presenteranno in futuro.
Nel suo primo grande lavoro “Counseling and psychotherapy” (1942), Rogers attacca
implicitamente le teorie a priori sulla personalità e, tra queste, la psicoanalisi. Egli
preconizza un abbandono di tutti i preconcetti e il ritorno ingenuo al reale umano. Nel
1950 pubblicò il volume “Client-centered therapy” (Terapia centrata sul cliente).
Successivamente fondò l’ “Institute of peace” Istituto per lo studio e la risoluzione dei
conflitti. A Rogers verrà dato il premio Nobel per la pace.
2.2
La teoria di Carl Rogers
Secondo la visione umanistica e non meccanicistica dell’essere umano, l’uomo è un
organismo degno di fiducia (Rogers 1970). Rogers sostiene che l’uomo ha in sé grandi
risorse e immense potenzialità atte al miglioramento e al superamento delle proprie
difficoltà e disagi; in tutti gli esseri viventi esiste una tendenza innata alla crescita ed alla
propria attualizzazione, la cosiddetta
“tendenza attualizzante” in cui egli crede
profondamente. Infatti, il concetto di T.A. è da lui considerato “come il costrutto motiva-
5
zionale essenziale della mia teoria sulla personalità e sulla terapia”. La tendenza
attualizzante è intesa come l’energia vitale che si trova in qualsiasi organismo vivente in cui
esercita la specifica funzione di mantenimento, sviluppo e riproduzione dell’organismo
stesso. Anche la psiche umana è soggetta a questa energia vitale per la quale svolge le
funzioni di mantenimento e di arricchimento. Quando una persona si trova in uno stato di
disagio o di sofferenza e non è in grado di utilizzare le proprie risorse, ma soprattutto è in
una tale condizione di prostrazione da non trovare né dentro né fuori di sé la forza
sufficiente per reagire, la T.A. sta esercitando la sola funzione di mantenimento. E’ in
questo momento che, con una terapia di consulenza e mettendo in atto opportuni stimoli,
la T.A. riprenderà a poco a poco in pieno la sua funzione di arricchimento e sviluppo.
Rogers ritiene che ci sia in ciascuna persona la forza o energia di riuscire a trovare in sé le
soluzioni ai propri problemi e che questa vien fuori aiutando il soggetto in questione a
prendere coscienza della situazione da affrontare e di se stesso. Non si tratta, dunque, di
dire all’altro in modo esplicito cosa fare (posizione rogersiana “sono una persona e sono io
che
scelgo”)
bensì
di
aiutare
l’altro
ad
autocomprendersi,
a
esplorare
esperienze/comportamenti/emozioni; ad avere ben chiaro il quadro delle scelte, dei
possibili cambiamenti personali, delle competenze da acquisire.
Quando Rabbi Bar di Radoschitz supplicò il suo maestro di indicargli “un cammino universale al servizio di Dio”,
così gli rispose: “Non si tratta di dire all’uomo quale cammino deve percorrere: poiché c’è una via in cui si segue Dio
con lo studio e un’altra con la preghiera, una con il digiuno e un’altra mangiando. E’ compito dell’uomo conoscere
bene verso quale cammino lo attrae il proprio cuore e poi scegliere quello con tutte le sue forze”.1
“Ad ognuno è dato il compito di trovare la propria strada e di percorrerla fino in fondo. La ricerca di un proprio
cammino non parte da uno stato di sudditanza a principi esterni, ma è appello ad un’autorità interiore.[…] Non
dobbiamo dipendere da alcunché e da chissà chi, e neppure dobbiamo cercare chissà che cosa, perché ogni cosa che conta
già ci appartiene”.2
_____________________________
1
M.Buber, Il Cammino dell’uomo, Il cammino particolare, Qiqajon Edizioni 1990, pag.25
2
F.Nanetti, Counseling ad orientamento umanistico-esistenziale, Ricominciare da se stessi, Pendragon Ed.
2008, pag. 19
6
Obiettivo base del counseling è proprio il riconoscimento e la valorizzazione della persona
come soggetto, per poterne cogliere il valore: la persona vale, hanno valore le sue
esperienze, le sue aspirazioni, i suoi desideri, le sue sofferenze, le sue contraddizioni. La
teoria di Rogers è comunemente definita: teoria della “non direttività” o “approccio non
direttivo” da cui nasce il Couseling non direttivo.
Capitolo 3 - IL COUSELING NON DIRETTIVO
3.1
“Approccio non direttivo” o “centrato sul cliente”
“Sono convinta che l’approccio non direttivo sia uno dei più adatti a costruire un rapporto con l’altro”. 1
Rogers precisa il metodo del colloquio non direttivo nel suo volume Client-centered
therapy. La non direttività è stata spesso fraintesa come “non-interventismo”, completo laissez
faire; per evitare questo controsenso Rogers preferisce parlare di colloquio centrato sul
cliente o centrato sulla persona. Infatti egli ha preferito adottare i termini “cliente” (invece
di soggetto o paziente o malato o allievo) e “counselor” (invece di terapeuta o professore o
educatore o assistente) per evidenziare l’originalità di questo tipo di approccio in cui la
persona sceglie spontaneamente di farsi aiutare riacquistando autostima, dignità,
autodeterminazione, autonomia, valorizzazione, responsabilizzazione e trovare in sé la
soluzione alle proprie difficoltà.
La non direttività crea un particolare tipo di rapporto fra cliente e operatore, nel quale
l’aspetto più importante è costituito da una parità assoluta.
Ma cosa s’intende per teoria della non direttività?
Non direttività è:
- imparare ad ascoltare senza intervenire con commenti troppo personali, avere un
atteggiamento di interesse aperto, ossia di piena disponibilità, senza alcun pregiudizio o
preconcetto di qualunque tipo;
______________________________
1
G.Bartholini, La terapia centrata sul rapporto, “Perché terapia centrata sul rapporto”…iGrafismiBoccassi
Edit., pag.21
7
- avere un atteggiamento di non giudizio che permette di ricevere e di accettare tutto senza
critiche, né colpevolizzazioni, né consigli e basato sul presupposto che non vi sia nulla di
nascosto da cercare o da verificare;
- l’accettazione del cliente e del suo modo di pensare, anche quando esso rivela un’ideologia
o addirittura un’etica contrarie alle nostre; abbandonare cioè gli schemi di valori personali
per immergersi con mente “pulita” in quelli del cliente;
- sostenere uno sforzo costante per rimanere obiettivi ed essere oggettivi per immergersi
nella soggettività dell’altro e comprenderlo umanamente; entrare cioè in profonda
“empatia” ossia nel suo mondo interiore, facendo il vuoto nella nostra mente e nel nostro
cuore per accogliervi la mente e il cuore dell’altro, per riconoscervi quanto più è possibile la
sofferenza dell’altro.
3.2
Il rapporto di counseling non direttivo: la relazione di aiuto.
Il counseling non direttivo, data la sua specificità di saper creare un rapporto, si rivela
particolarmente utile, terapeutico ed anche educativo. “Per educativo si intende che,
attraverso questo tipo di rapporto e di contatto sia l’utente che l’operatore acquistano una
maggior capacità di educare se stessi a qualunque tipo di rapporto, alla comunicazione,
all’introspezione, migliorando così anche alcuni aspetti della propria vita” 2. Il rapporto di
counseling non direttivo viene così definito da Rogers: “un counseling efficace consiste in un
rapporto flessibile, ma ben strutturato, che permette al soggetto di raggiungere un grado di autocomprensione
tale da consentirgli di adottare provvedimenti positivi, alla luce di questo suo nuovo orientamento”.
Esso si crea attraverso l’incontro tra due persone, ossia attraverso la relazione di aiuto e il
dialogo che rappresentano i punti fondamentali nel processo di crescita e di cambiamento
del cliente. La relazione di aiuto nel counseling rogersiano favorisce l’emergere del soggetto
nella sua unicità; il suo strumento è il colloquio che accompagna la persona nel suo divenire
e nel suo riconoscersi e nel poter accogliere le trasformazioni. Nel rapporto di counseling
______________________________
2
G.Bartholini, La terapia centrata sul rapporto, “Perché terapia centrata sul rapporto”…iGrafismiBoccassi
Edit., pag.22.
8
non direttivo il counselor rivolge la sua attenzione, la sua sensibilità umana verso le
emozioni e i sentimenti che il cliente manifesta e vive durante il racconto; sentimenti che
chiedono di essere accettati e compresi. “Il counselor non guarda la persona con l’occhio di
chi raccoglie i fatti ma con l’occhio di chi vede i fatti carichi di significati, di possibilità. Il
counselor guarda i fatti come espressione della persona e come carichi di significati cui la
persona li investe” 3; il counselor lavora con le sue emozioni nel QUI ED ORA (Hic
et Nunc) che costituisce uno degli elementi indispensabili per la creazione di un rapporto.
Infatti, il rapporto si riconosce quando vi è un contatto tra due persone a livello tanto
profondo (scevro da passionalità, possessività, gelosia e predominio sull’altro) da poter
intuire i sentimenti e i pensieri dell’altro. Scrive Rogers: “Gli esseri umani hanno
potenzialmente a disposizione una gamma formidabile di poteri intuitivi. Siamo davvero
molto più saggi del nostro intelletto”. Quindi, attraverso la relazione di aiuto, il rapporto di
counseling non direttivo si pone come un intervento volto al benessere della persona; è
utile ed importante anche a livello preventivo in quanto intervento rivolto al disagio, al
malessere per evitare che questo possa aggravarsi e trasformarsi in patologia.
3.3
Il ruolo del counselor
Il counselor non fa “terapia”, non “cura”, ma si prende “cura”......
La possibilità di creare una relazione di aiuto autentica e genuina ma soprattutto efficace è
data dalle capacità del counselor il cui compito non è quello di offrire risposte,
interpretazioni o soluzioni rispetto alle difficoltà del proprio cliente, ma quello di aiutarlo
ad entrare in contatto con le sue risorse interiori, ad autocomprendersi e a recuperare
autonomia e autostima per affrontare il suo disagio, la sua sofferenza prendendosi la
responsabilità delle sue scelte. Secondo Rogers, per far sì che una terapia risulti efficace, il
consulente deve possedere abilità tecniche e qualità umane (genuinità, disponibilità,
sensibilità), deve “saper essere” e non “saper fare”, inoltre è necessario che si verifichino,
attraverso l’ascolto attivo, tre condizioni:
_________________________________
3
P.Campagnoli, Professione Counseling, il counselor: aspetti scientifici, applicativi, professionali, Maggioli,
Santarcangelo di Romagna (RN), 2011.
9
-
Congruenza o autenticità ossia la perfetta identità fra ciò che il consulente dice di
essere e ciò che è realmente, ossia essere una persona vera.
-
Empatia ossia la capacità di mettersi nei panni dell’altro, entrare in rapporto con l’altro
fin nel suo mondo interiore, di comprendere ciò che prova, di capirne i bisogni
mantenendo la consapevolezza di se stessi;
-
Accettazione positiva incondizionata ossia la capacità del consulente di guardare chi
gli sta davanti senza giudizio, di accoglierlo nel suo pieno diritto di essere se stesso ed
inoltre di considerarlo capace di aiutare se stesso.
3.4
Durata di una terapia
La terapia di counseling non direttivo è un cammino che procede su una strada ben
individuabile costituito da tappe terapeutiche che seguono un carattere ordinato in cui gli
atteggiamenti del cliente subiscono vari cambiamenti durante le sedute. Inoltre dà risultati
in tempi molto più brevi, rispetto ad altre forme di terapia. La brevità di un terapia dipende
chiaramente dalle abilità umane e capacità tecniche messe in atto dal consulente e dalla
quantità e la qualità di materiale portato dal cliente. Il vantaggio ultimo di questa terapia
consiste nell’apprendimento da parte del cliente della capacità di gestire le proprie risorse,
per cui difficilmente in altri momenti di crisi avrà bisogno dell’aiuto del consulente.
CONCLUSIONI
In conclusione il counseling non direttivo secondo il modello rogersiano:
-
è un intervento breve con un numero definito di colloqui ed incontri
-
ha obiettivi precisi e circoscritti
-
è centrato sul “qui ed ora”
-
aiuta le persone a diventare più capaci di aiutarsi
-
si svolge in un clima facilitante creato dalle tre condizioni necessarie (congruenza –
empatia – accettazione).
10
BIBLIOGRAFIA
-
WIKIPEDIA, Counseling, Origine del termine.
-
HUMANTRAINER.com, HT: La psicologia per professionisti, Carl Rogers, una
introduzione.
-
M. SCREM, direttrice INSIGHT, Carl Rogers, il padre del Counseling, categ.
Counseling per la persona e la società, articolo pubblicato il 20 aprile 2009.
-
R .MUCCHIELLI, Apprendere il counseling, Manuale di autoformazione al colloquio
di aiuto, Erikson, 1987, Trento
-
G. BARTHOLINI, La Terapia centrata sul rapporto, esperienze di consulenza, di
formazione, di vita, iGrafismiBoccassi, Alessandria.
-
F. NANETTI, Il counseling ad orientamento umanistico-esistenziale, Pluralismo
teorico e operativo nella formazione integrata alla comunicazione efficace in ambito
clinico, educativo, familiare e professionale, Pendragon, 2008.
-
P. CAMPAGNOLI, Professione counseling, il counselor: aspetti scientifici, applicativi
professionali, Maggioli, Sant’Arcangelo di Romagna (RN), 2011.
-
M. BUBER, Il cammino dell’uomo, 1990, Qiqajon Comunità di Bose, Magnano (BI).
-
A. DE MELLO, Istruzioni di volo per aquile e polli, Piemme, Casale Monferrato (AL),
1996.
11
12
“Se volete ottenere la massima efficacia, dovete soffermarvi più a lungo,
e osservare episodi della giornata. Osservate senza giudicare, o condannare,
o approvare; siate osservatori imparziali. Guardate! Non dovete neppure
porvi le domande che vi ho suggerito. Se questo vi distrae lasciate perdere le domande.
Limitatevi a osservare ……… Allora noterete il cambiamento.
A. De Mello – Istruzioni di volo per aquile e polli
“La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami,
lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere
fino a raggiungere nuove altezze”
P. R.Kezer
QUI
ED
ORA……..!!!
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