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Gennaio-Febbraio - Caritas Diocesana di Palermo

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Gennaio-Febbraio - Caritas Diocesana di Palermo
SE OGNUNO
FA QUALCOSA
informaCaritas Palermo
GENNAIO/FEBBRAIO 2011
ANNO 11 - NUMERO 1
Spedizione in abbonamento postale - Legge 662/96 - CMP Palermo
www.caritaspalermo.it
La Missione Speranza e Carità
riconosciuta Associazione Ecclesiastica
Futuro incerto per la FIAT di Termini
Il diritto allo studio
La rivolta del gelsomino
Arcidiocesi di Palermo
Caritas Diocesana
90134 Palermo - Via Matteo Bonello, 2
www.caritaspalermo.it
indice
gennaio/febbraio 2011
Direttore responsabile:
diac. Pino Grasso
Direttore editoriale:
mons. Benedetto Genualdi
Redazione:
Tommaso Calamia
Giuseppa Calò
Fernanda Di Monte
Sara Gallo
Giuseppe Gianbusso
Salvo Grasso
Progetto grafico e impaginazione:
Tony Aiello
[email protected]
Redazione e Amministrazione:
Via M. Bonello, 2 - 90134 Palermo
Tel. 091.6077261 - Fax 091.335437
Stampa:
Officine Tipografiche Aiello & Provenzano
Bagheria (Palermo)
Spedizione in Abbonamento Postale
Registrazione Tribunale di Palermo,
n. 12 del 2001, decreto 6/12-6-2001
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c.c.p. 11297900 - Palermo
oppure:
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AG. N. 8 - Via E. Restivo, 85
90041 Palermo
Conto Corrente n. 961
Coord. Banc. ABI 1025 - CAB 4608
Specificare la causale del versamento
La Caritas fa memoria della santità di Giovanni Paolo II . . .
La Missione Speranza e Carità riconosciuta
associazione ecclesiastica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
«Dacci sempre questo pane» (Gv 6,34) . . . . . . . . . . . . . . . .
Una giornata per ricordare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I giornalisti festeggiano il protettore San Francesco di Sales .
La situazione politica italiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Lo sviluppo del Meridione è questione nazionale . . . . . . . . .
Tirrenia e Siremar aspettano un compratore . . . . . . . . . . . .
Futuro incerto per la FIAT di Termini . . . . . . . . . . . . . . . . .
Coordinarsi per servire il territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I Vicariato - 5ª zona pastorale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Padre Doroteo in visita alla Caritas diocesana di Palermo . . .
IV Vicariato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I Vicariato - 4ª zona pastorale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I centri di ascolto per il contrasto alle nuove e vecchie povertà .
Prestito della speranza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il diritto allo studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Scarp de’ tenis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Educare in Sicilia: risorse e problemi . . . . . . . . . . . . . . . . .
Yes... we can: adesso animare è possibile! . . . . . . . . . . . . . . . .
La tratta degli esseri umani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
“Una sola Famiglia umana” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Rapporto sulle migrazioni a Palermo . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8 febbraio - Memoria di suor Bakhita . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La rivolta del gelsomino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sulla via dei nuovi orientamenti pastorali . . . . . . . . . . . . . .
Un salesiano cappellano tra i giovani del Malaspina . . . . . . .
Al Rev. Mons. Benedetto Genualdi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
“Non nasconderti dal gioco, nasconditi per gioco” . . . . . . . . .
Riapre la chiesa Santa Maria di Gesù al Capo... . . . . . . . . . . .
Vent’anni di Inventare Insieme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Adinkra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
“Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” .
Per l’accoglienza di familiari di ammalati Casa “Federica Lo Presti” .
“Và e fa anche tu…” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il Libro: “La Costituzione Storie di ieri – Valori di oggi” . . . . .
Senza Carnevale siamo?”!!! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Che bella giornata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Avvio Master Universitario di Primo Livello . . . . . . . . . . . . .
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editoriale
di Benedetto Genualdi
La Caritas fa memoria della santità
di Giovanni Paolo II
Rinnoviamo lo spirito di Assisi e la lotta alla mafia
ogliamo fare festa per un papa dei
nostri giorni che viene proclamato
beato. La notizia della beatificazione di Giovanni Paolo II per il prossimo 1°
maggio ha fatto il giro del mondo, suscitando pieno consenso non solo nella Chiesa cattolica, ma anche in tutto il mondo
cristiano. Anche le altre fedi religiose e lo
stesso mondo laico hanno espresso valutazioni favorevoli seppure con motivazioni
diverse. L’annuncio di Benedetto XVI ha
avuto una particolare risonanza nei continenti più poveri del mondo: il ministero di
Giovanni Paolo II ha avuto una impronta
decisamente itinerante; egli si è fatto pellegrino presso il cuore di tutte le persone
più fragili e di tutte le nazioni più povere
del pianeta. Ancora oggi conserva un
fascino di forte attrazione spirituale e di indubbia provocazione culturale il suo “non abbiate
paura! Aprite le porte a Cristo!”,
pronunciato il 22 ottobre del
1978, a una settimana dall’annuncio della sua elezione a 264°
papa della Chiesa Cattolica. Fin
dall’inizio è stata chiara l’impostazione teologico-pastorale del
suo Pontificato: essere il Vescovo di Roma, che sa stare in mezzo al popolo delle parrocchie della sua diocesi romana, ed essere nello stesso tempo il pastore
della Chiesa universale che si mette in
cammino per incontrare i popoli del
mondo. Egli si è fatto primo banditore del
Vangelo della giustizia e della carità, della
vita e della pace, nello stile del pellegrino
instancabile che chiede a tutti di promuovere i diritti umani e di favorire lo sviluppo integrale della persona umana e dei
popoli della terra. Non è casuale che
Benedetto XVI abbia scelto il 1° maggio
per proclamare beato il suo predecessore
Giovanni Paolo II, suo amico e collaboratore per lunghi anni. Non ci sfugge che la
data scelta coincide con la festa del
mondo del lavoro e, quest’anno, anche con
V
la Domenica della Divina Misericordia
(seconda domenica di Pasqua). Questa
data, pertanto, oltre a ricordare il quinto
anno della morte di Giovanni Paolo II,
commemora il 20° anno dell’Enciclica
Centesimus Annus, offerta alla Chiesa
proprio il 1° maggio 1991, e l’11° anniversario della canonizzazione di Sr. Faustina
Kovalska e della istituzione della Festa
della Misericordia. La santità è dono di
Dio alla creatura fatta a sua immagine e
somiglianza, redenta dal Cristo il Santo di
Dio, e nello stesso tempo è dono di Dio
fatto alla Chiesa che vive nel mondo. La
santità di Giovanni Paolo II appartiene
agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Siamo testimoni di come il mondo di oggi,
i popoli del nostro pianeta, i grandi e i pic-
coli della terra, i giovani e gli anziani,
siano stati consapevoli della santità di
quest’uomo, che hanno cominciato a venerare come santo fin dal giorno della sua
morte. La sua vita è stata accompagnata
da alcuni evidenti tratti della santità:
innanzitutto dalla sofferenza fisica e spirituale che lo ha accompagnato durante
la sua vita (Lettera apostolica Salvifici
Doloris dell’11 febbraio 1984). Anche la
persecuzione e la violenza si è abbattuta
sulla sua persona fino al versamento del
suo sangue (attentato in piazza S. Pietro
del 13 maggio 1981); ciò è chiaro segno
della sua partecipazione alla vita beata
secondo l’Evangelo, che chiede il perdono
per coloro che ci perseguitano (visita di
Giovanni Paolo II in carcere ad Alì Agca
nel Natale del 1983). Giovanni Paolo II è
stato un instancabile difensore del valore
della vita e della verità anche in contesti
di gravi difficoltà sociali e storiche. Lo
hanno sempre accompagnato l’impegno
di liberazione da ogni schiavitù morale e
spirituale e da ogni forma di dittatura
ideologica e politica. Come papa “venuto
di lontano”, papa polacco, egli era un
buon conoscitore di quei regimi comunisti dell’Europa Centrale ed Orientale, che
verranno rovesciati a partire dalla Polonia fino ad arrivare alla Germania dell’est, alla Cecoslovacchia, all’Ungheria, alla
Bulgaria e alla Romania. La primavera del
1989, ebbe in Polonia l’esaltante esperienza del sindacato indipendente polacco Solidarnosc, guidata da Lech Walesa.
Sempre nello stesso anno allo
smantellamento della Cortina
di ferro in Ungheria segue la
caduta del Muro di Berlino, la
caduta del regime sovietico, il
crollo del muro di Berlino.
“Certo la lotta, che ha portato
ai cambiamenti dell’89, ha
richiesto lucidità, moderazione, sofferenza e sacrifici; in un
certo senso, essa è nata dalla
preghiera, e sarebbe stata impensabile
senza un’illimitata fiducia in Dio, Signore
della storia, che ha nelle mani il cuore
degli uomini” (Centesimus Annus, n. 25).
Egli è stato Pastore animato da autentica
passione per la Chiesa, esercitando il
magistero petrino nei solchi del Concilio
Vaticano II. La Caritas infine vuole ricordare in modo particolare due eventi, ai
quali intende ispirare il suo impegno per
l’animazione della carità: la Giornata
mondiale di preghiera per la pace con la
convocazione degli uomini di tutte le religioni ad Assisi (27 ottobre 1986) e l’appello agli uomini di mafia perchè si convertano, in occasione della Visita Pastorale in
Sicilia, nella Valle dei Templi ad Agrigento (9 maggio 1993).
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
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arcidiocesi
di Pino Grasso
L A M ISSIONE S PE
RICONOSCIUTA ASSOCIA
opo vent’anni di attività la Missione “Speranza e Carità”, fondata e diretta da Biagio Conte
è stata riconosciuta Associazione
Ecclesiastica. È stato il Cardinale
Paolo Romeo che nel corso della celebrazione della solennità dell’Epifania
di Nostro Signore Gesù Cristo, dello
scorso 6 gennaio ha dato l’annuncio in
Cattedrale alla città. La Missione
“Speranza e Carità”, è nata nel 1991,
sotto i portici della Stazione Centrale
della città di Palermo ad opera del
missionario laico fratel Biagio Conte
che insieme ad alcuni volontari portava ristoro ai poveri.
“Oggi – ha detto l’Arcivescovo nel
corso del’omelia – è doveroso che io
faccia riferimento ad una realtà presente nel territorio della nostra Città e
della nostra Arcidiocesi: la Missione di
Speranza è Carità. Un po’ come i Magi
che incontriamo oggi, il caro fratel
Biagio Conte, si è lasciato scomodare
da Dio, che gli parlava, non tanto
attraverso la luce di una stella, ma per
mezzo dell’oscurità dei più poveri,
degli emarginati e degli esclusi. Fratel
Biagio ha seguito questa strana “stella” della presenza di Cristo negli ultimi. Ha trovato questa strana luce in
mezzo a tutta l’oscurità che andava
D
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scorgendo nelle notti di Palermo, in
particolare sotto i portici e sui marciapiedi della Stazione Centrale. E insieme a lui, in questi anni, tanti si sono
lasciati interpellare dalla povertà dei
fratelli bisognosi della nostra complessa realtà cittadina, cercando di
essere per loro come il buon samaritano. È la splendida realtà della Missione che oggi accoglie, sfama, serve gli
ultimi della nostra Città, donando loro
soprattutto la speranza, il sorriso, il
calore di una fraternità semplice ma
piena di amore. Oggi i Missionari e i
volontari della la Missione di Speranza
Carità, insieme agli amici e ai benefattori, sono qui con noi a fare Eucaristia,
in questo scenario che, oltre che dei
colori dei popoli si arricchisce del
calore dell’accoglienza e della carità
di questo importante realtà di servizio
al nostro territorio”.
L’approvazione degli Statuti della Missione come Associazione pubblica di
fedeli è stata fatta lo scorso 2 ottobre,
la vigilia della vista del Santo Padre
Benedetto XVI a Palermo. “Ho approvato – ha proseguito Romeo – dando al
carisma che Dio ha suscitato in questi
anni una veste giuridica che – se il
Signore vorrà – potrà agevolarne una
migliore crescita e un più sicuro sviluppo in seno alla
comunità ecclesiale.
Tutti ringraziamo il
Signore. Riconosciamo il servizio svolto
dalla Missione come
attenzione a quelle
membra del Corpo
Mistico fra le più fragili: i poveri che non
possiedono nulla, né
in termini di affetti
né in termini di beni.
Per noi tutti l’invito a
non tirarci indietro
gennaio/febbraio duemilaundici
rispetto
alla nostra
parte da
fare. Non
possiamo
delegare il
bene a chi
già lo fa: la
povertà è
una “stella”
che
interpella
tutti ad
una risposta generosa
di
carità, ciascuno nell’ambito
che gli è proprio, ciascuno nell’ambiente in cui vive ed opera ogni giorno”.
Il carisma della Missione è l’accoglienza e il donarsi ai nuovi poveri della
città ovvero a tutti quelli che rimangono indietro e ai margini di questa
società così indifferente; vengono
chiamati barboni, vagabondi, giovani
sbandati, alcolisti, ex detenuti, separati, prostitute, profughi, immigrati,
ma in Missione si chiamano tutti fratelli e sorelle senza alcuna distinzione. Attualmente la Missione accoglie
ed assiste circa 800 persone in tre
comunità: due destinate all’ accoglienza maschile e una per l’accoglienza di
donne singole o mamme con bambini.
L’incontro con il Santo Padre, era
stato anticipato a Biagio Conte e a don
Pino Vitrano, tre giorni prima della
sua visita a Palermo dal cardinale
Romeo in occasione dell’inaugurazione del nuovo refettorio di via Decollati. “A questo appuntamento che ci ha
messo in trepidazione, ci siamo premuniti con una icona del Buon Pastore dipinta dalla nostra iconografa e in
PERANZA E
C ARITÀ
IAZIONE ECCLESIASTICA
aggiunta
abbiamo
preparato
una breve
lettera, un
Dvd divulgativo
della Missione e un
libro.
D o p o
tanta attesa è toccato a noi
“gli ultimi”, l’emozione era
tanta, ma
alla fine
siamo stati a tu per tu con il Papa.
Quanta emozione negli occhi e nel
cuore di entrambi, non sapevamo se
era vero quello che stavamo vivendo o
sognavamo. Se eravamo a Palermo o
direttamente in Vaticano, tutto sembrava vero, ma fuori dal reale, era l’incontro nuovo (la prima volta), ma
antico (come se ci fossimo conosciuti
da sempre), abbiamo detto quasi bal-
bettando: “Santo Padre, tutti i fratelli
Ultimi, ti salutano e ti abbracciano,
perché tu sei la nostra Speranza”, e il
Papa ci ha risposto: “Conosco il vostro
operato, continuate, io vi benedico e
voi pregate per me”. Pochi minuti
sono sembrati una eternità, ci hanno
riempito il cuore, la mente, lo spirito,
perché avevamo detto poco
e niente, ma
avevamo detto
tutto”.
Biagio Conte è
stato uno dei
pochi a incontrare in privato
il Papa, nella
sede
della
Curia, prima
dell’appuntamento in Cattedrale con il
clero. “È stato
un regalo grandissimo - dice il missionario - il mio
cuore era scosso da questa grande
emozione. La visita del Papa è stato un
segno importante per questa città in
crisi che ha bisogno di risposte concrete. Sono convinto che qualcosa
cambierà. Mi sono sempre sentito
parte della società, degli ultimi, e questo riconoscimento mi fa sentire parte
anche della Chiesa rimanendo sempre
fedele allo spirito di San Francesco.
Accolgo con tutto il cuore questo mira-
colo che investe tutta la Missione. Il
cammino è ancora lungo - continua ma questo incontro con il Papa è simbolo di speranza per tanti poveri”.
«Dacci sempre questo pane» (Gv 6,34)
SUSSIDI QUARESIMA-PASQUA 2011
a Caritas diocesana di Palermo
in questo tempo di Quaresima
desidera proporre a tutte le
comunità della diocesi un itinerario in
compagnia di Gesù maestro che ci
educa a cogliere i molteplici significati
del pane come alimento della quotidianità, come cibo essenziale, come condivisione, come Eucaristia, in vista del
25° Congresso Eucaristico che si terrà
ad Ancona nel settembre prossimo.
È per questa ragione che ad ogni parrocchia verrà fatto pervenire un kit di
L
sussidi di Caritas Italiana dal titolo
“DACCI SEMPRE QUESTO PANE”. L’Opuscolo per le famiglie, l’album per i
bambini, il poster e il salvadanaio contenuti nel kit aiuteranno le comunità a
prendere consapevolezza che solo Gesù
è il “maestro buono” e il “pane che dà
la vita”. Le parrocchie che desiderano
acquistare copie del materiale fornito
possono rivolgersi all’agente locale
addetto ai sussidi il signor ATTARDO
(cellulare: 320/437-36-77; e-mail:
[email protected])
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
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attualità
di suor Fernanda Di Monte
Una giornata per ricordare
“La memoria cammina nel tempo”
gennaio 2011, Giornata della
Memoria. Perché la memoria? Perché Auschwitz?
Interrogativi che si pongono, puntualmente, ogni anno. Per chi è stata in
visita in diversi lager (ve ne sono 47!),
come chi scrive, entrare in uno di essi,
provoca uno shock emotivo non indifferente. Qualcuno ha detto che bisogna “salvare i lager dal tarlo della
retorica, non coltivare il sentimento
facile delle “gite scolastiche”, ma
incrementare la conoscenza, insegnare a vedere follia e orrore”.
È proprio così. Entrare ad Auschwitz,
attraversare quella terra insanguinata, dove milioni di uomini, donne,
bambini sono stati sacrificati all’ideologia, alla follia, suscita un silenzio
27
interiore pieno di dolore e di incredulità.
Per questo lo Stato Italiano “riconosce
il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
“Giorno della Memoria”, al fine di
ricordare la Shoah (sterminio del
popolo ebraico e non solo), le leggi
razziali, la persecuzione italiana dei
6 InformaCaritas
cittadini ebrei, gli italiani che hanno
subìto la deportazione, la prigionia, la
morte, nonché coloro che, anche in
campi e schieramenti diversi, si sono
opposti al progetto di sterminio, ed
a rischio della propria vita hanno
salvato altre vite e
protetto i perseguitati.” Così recita il testo dell’articolo 1 della
legge n. 211 del
20 luglio 2000 in
memoria di chi ha
subito la deportazione, la prigionia
e la morte all’interno dei campi di
concentramento.
La scelta della
data ricorda il 27
gennaio
1945
quando le truppe
sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in
direzione di Berlino, arrivarono presso
la città polacca di Auschwitz, scoprendo il suo tristemente famoso
campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. A partire da
quella scoperta le testimonianze dei
sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo
gennaio/febbraio duemilaundici
l’orrore del genocidio nazista.
“Le nostre parole al servizio della
Memoria” è l’espressione con cui le
Paoline di Palermo hanno contribuito
alla Giornata incontrando 110 studenti delle quinte classi del Liceo Classico Vittorio Emanuele II, ponendo
attraverso la loro produzione multimediale, opportunità di riflessione.
L’incontro, svoltosi presso la Sala
Beato Giacomo Alberione, della Libreria Paoline, ha visto un’assemblea
attenta, alla spiegazione della Giornata e alla visione del film: Il bambino
con il pigiama a righe.
Film proiettato nelle scuole di tutta
Italia che narra dell’amicizia di due
bambini, Bruno, 8 anni, figlio del
comandate nazista e Shmuel, un bambino ebreo rinchiuso nel campo. Insieme vivranno la loro amicizia condividendo fino alla fine la stessa sorte.
Al termine della visione del film, il
silenzio è stato palpabile, i giovani
sono intervenuti con emozione entrando nel merito della storia e riconoscendo la necessità che quanto è accaduto non si ripeta più.
Una delle frasi che si incontrano nel
campo di Auschwitz, recita: “Chi
dimentica il proprio passato è condannato a ripeterlo”.
La Giornata della Memoria, ha questo
scopo: ricordare per non ripetere
più…
attualità
di Francesco Paolo Geraci
I GIORNALISTI FESTEGGIANO
IL PROTETTORE SAN FRANCESCO DI SALES
Premiati i partecipanti al concorso fotografico sulla visita del Santo Padre
“Rispetto a un mondo diventato complesso, dove la comunicazione è preponderante, siamo a combattere una
lotta con armi impari”. Lo ha detto il
vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di
Palermo mons. Carmelo Cuttitta intervenuto lo scorso 24 gennaio, nel salone
“Beato Giacomo Alberione” della
Libreria Paoline dove i giornalisti
hanno festeggiato il loro protettore a
San Francesco di Sales. Il Vescovo nel
corso del suo intervento ha aggiunto
che: “Il mondo oggi ha cambiato radicalmente il modo di comunicare
sopratutto dall’introduzione dei New
media. La ricerca della verità deve
essere perseguita dagli operatore
delle comunicazione altrimenti si
rischia di entrare in una dimensione
in cui un fatto viene narrato non nel
rispetto della verità ma su ciò che si
vuole dire”.
All’incontro organizzato dall’Ufficio
pastorale per le Comunicazioni Socia-
li, diretto dal diacono Pino Grasso,
insieme alla Libreria Paoline e ai
Servizi Informatici
dell’Arcidiocesi di
Palermo, hanno
preso parte Vittorio Corradino e
Teresa Di Fresco,
rispettivamente
presidente e vice
presidente dell’Ordine dei giornalisti
di Sicilia, suor Fernanda Di Monte paolina che ha illustrato il senso della
giornata e presentato la figura di San
Francesco di Sales, come antesignano
della comunicazione, Franco Lannino,
fotografo professionista e Vincenzo
Grimaldini, responsabile dei
Servizi Informativi dell’Arcidiocesi di Palermo.
Al termine del Forum si è svolta la premiazione del concorso
fotografico organizzato per documentare i momenti
più curiosi della
visita che il Santo
Padre ha effettuato a Palermo lo scorso 3
ottobre 2010. Al 1° posto si
è classificato Giuseppe
Blanda che ha documentato un uomo che cercava di
vedere il Papa che ha vinto una fotocamera digitale, al 2° posto Erminia Scaglia che ha presentato una fotografia
con cui immortala i Vescovi siciliani
che scattano foto al Papa che ha vinto
un telefono cellulare, e al 3° posto
Anna Clemente con una foto di un
uomo appollaiato su un albero che ha
vinto un lettore MP4.
Tutte le foto partecipanti al concorso
sono state esposte nel salone “Beato
Alberione” della Libreria Paoline.
Auguri
La redazione di “Se ognuno fa qualcosa - InformaCaritas” formula i migliori auguri a Marcella Onorato, segretaria amministrativa della Caritas diocesana di Palermo, che ha congiunto indissolubilmente la sua vita con Giuseppe Zanet venerdì 25
febbraio presso il Santuario Mariano Diocesano
Madonna della Milicia.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
7
attualità
di Giuseppe Notarstefano
La situazione politica italiana
La 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
a posta in gioco è l’Italia!” –
così iniziava il suo intervento
introduttivo il vicepresidente
del Comitato organizzativo della 46^
Settimana Sociale Luca Diotallevi a
Reggio Calabria. Non si tratta di un’espressione enfatica, ma piuttosto di
una consapevolezza che il Bene Comune che oggi sta a cuore ai cattolici italiani è proprio il Paese. Stiamo infatti
assistendo ad un crisi senza precedenti che coinvolge tanto il nostro sistema
istituzionale, quanto la qualità stessa
della vita politica ed amministrativa
italiana ad ogni livello.
La Seconda Repubblica, nata sotto i
colpi di una pesante iniziativa giudiziaria che ha visto spazzar via i partiti che
avevano contribuito alla crescita del
sistema repubblicano, ha generato un
sistema politico fondato su partitiazienda e coalizioni prive di una precisa cultura politica in grado di rappresentare le istanze più autentiche della
società civile. La partecipazione alla
vita pubblica è sempre più affidata ad
oligarchie autogenerantesi prive di
radicamento culturale e sociale, che
hanno perso la sfida della “rigenerazione” di una democrazia compiuta offerta dalla stagione dell’alternanza inaugurata alla fine degli anni novanta.
Il timbro videocratico del dibattito
politico nazionale ha inoltre contribuito alla degenerazione della dialettica politica, praticamente inesistente, lasciando spazio alla partigianeria,
al servilismo militante ed all’incapacità di “stare sui fatti”.
La prospettiva federale, sbandierata a
parole e senza un reale progetto di
sostenibilità finanziaria ed amministrativa, rischia di diventare un artificio tecnico per moltiplicare il centralismo e, quindi, il distacco tra società
e istituzioni, al di là del “folklore” di
ordinanza ostentato dai seguaci del
“Senatùr”. Le amministrazioni locali
sono nella morsa di un patto di stabilità che impedisce ogni spazio di
L
“
8 InformaCaritas
manovra che vada oltre la gestione
dell’ordinario e la prassi, sempre più
diffusa, di scambiare spesa pubblica
con consenso (soprattutto nel meridione, ma non solo).
Le tentazioni antipolitiche, unite alle
pulsioni giustizialiste da un lato e dalla
professionalizzazione della politica dall’altro hanno caratterizzato il decennio
posizione: la proposta di un’Agenda di
Speranza della recente Settimana
Sociale vorrebbe essere un tentativo
di liberare le energie vitali presenti
nel vasto arcipelago del movimento
cattolico per convogliarle verso un
discorso politico autorevole. Ciò presuppone il ruolo di un laicato capace
di incidere nella vita pubblica a vario
trascorso. Ciò s’inserisce in una fase di
stanchezza del processo di integrazione
politica europea e ad uno spostamento
del baricentro della vita politica internazionale dall’asse statunitense-europeo a quello asiatico orientale.
La vita politica nazionale appare incapace di intercettare le vere sfide della
globalizzazione democratica e del
cambiamento del modello di sviluppo,
e schiacciata dalle questioni di piccolo, piccolissimo cabotaggio del salottino (o dovremmo dire dell’alcova?)
nazionale.
In tale contesto anche i cattolici fanno
fatica ad abitare lo spazio pubblico
con un progetto capace di sintonizzarsi sulle grandi sfide e sulle grandi
questioni. Essi appaiono in affanno e
spesso intenti a difendere rendite di
livello, a partire dall’impegno verso un
nuovo patto educativo tra generazioni,
tra categorie sociali e tra territori.
Da dove ricominciare? Da dove ripartire? Un patto etico? Una “nuova generazione di politici”? Nuove istituzioni?
Una nuova forma dello Stato? Il federalismo? Sono diverse le questioni sul
tappeto dell’agenda pubblica italiana
che dovranno essere oggetto non solo
di documenti ufficiali, convegni accademici e incontri tra tecnici, ma anche
della capacità delle nostre comunità di
ricominciare a studiare e approfondire
tali temi, di leggerli alla luce dei principi del magistero sociale e di sperimentare forme, strumenti e percorsi
capaci di generare davvero quel
“nuovo protagonismo sociale” tanto
auspicato dall’episcopato italiano.
gennaio/febbraio duemilaundici
attualità
di Gianfranco Matarazzo
Lo sviluppo del Meridione è questione nazionale
Come favorire un ciclo virtuoso nella nostra Regione
eno19,57%. È il dato aggregato relativo al calo delle presenze turistiche italiane nella
nostra Regione nel quadriennio 20062009. Non è un dato direttamente pertinente con i temi di cui si occupa la
rivista: eppure anch’esso contribuisce
alla composizione di uno scenario
inquietante per la nostra Isola.
Abbiamo già raccolto le considerazioni della Banca d’Italia, del CENSIS, i
vari rapporti sulle condizioni della
Regione e in ultimo i dati duri relativi
alla disoccupazione nel Sud, in particolare quella giovanile, da parte dell’ISTAT. I riferimenti specifici alla Sicilia
sono impietosi.
A fronte di questo scenario, abbiamo
alle porte la riforma federalista che,
nonostante come definizione teorica
descriva un processo istituzionale tendenzialmente virtuoso, a livello di
proiezioni e di simulazione sta suscitando molta apprensione non solo
negli amministratori locali, ma anche
nei vescovi. Questi ultimi, e in una
maniera di per sé eloquente e profetica, hanno rivolto un appello non come
vescovi delle regioni del Sud, ma come
Conferenza Episcopale Italiana per un
federalismo solidale e chiedono che la
questione dello sviluppo del Meridione
sia considerata questione nazionale.
Ci fermiamo qui nella ricostruzione
dello scenario regionale: i dati sono
M
noti e facilmente recuperabili ed è
inutile infierire su una responsabilità
politica sempre più evidente.
Che fare? Come orientarsi?
Innanzitutto, occorre saper articolare la lettura della realtà politicosociale per evitare un disfattismo
generalizzato.
Proprio in questa fase storica e in questo scenario, diverse realtà hanno
dimostrato una capacità di tenuta inequivocabile. Tra esse emerge l’istituto
della famiglia, soprattutto nella sua
espressione biologica. C’è poi un associazionismo che ha conservato vitalità:
dalle sue manifestazioni storiche, come
nel caso di quello religioso, a una parte
significativa del sindacato, dall’imprenditoria alle nuove aggregazioni a tutela
di temi decisivi quali la legalità.
La stessa amministrazione pubblica
ha saputo esprimere un servizio qualificato proprio in tempo di crisi e al
nostro territorio: pensiamo al sistema
delle prefetture, alle forze di polizia,
alla magistratura.
Emerge una realtà che si dimostra
solida e su cui occorre continuare a
investire.
Nelle stesse forze politiche, fermo
restando una desolazione oramai trasversale a livello di apparati autoreferenziali, permangono risorse giovani e
competenti che vanno supportate.
C’è poi un’operazione di riappropria-
zione di punti di riferimento importanti da sottrarre alla retorica e alla
strumentalizzazione. Ci riferiamo al
fare sistema e rete. Si era partiti bene
e ora sono diventate formule abusate.
Se solo cominciassimo a purificarle e a
impiegarle in maniera avveduta, ad
esempio rispetto alle realtà su cui
prima ci siamo soffermati, compiremmo un grande passo in avanti.
Una parola conclusiva la riserviamo
alla questione educativa. In una
Regione conosciuta per l’abuso realizzato nell’ambito della formazione,
occorre saper proporre una formazione socio-politica nuova. Le proposte
attualmente in corso stanno segnando
il passo: ma la sfida va accolta, proprio
prendendo le distanze da una formazione che non serve a nulla e riconoscendo l’insufficienza di molte delle
attuali proposte.
In questo scenario, il punto fermo dell’attenzione alla persona e la cura dei
rapporti interpersonali che costituiscono la vita del corpo sociale permetteranno anche di rinvigorire quella
società civile e quell’opinione pubblica per troppi anni mortificate dalla
frammentazione dispersiva e dalla
divisione ora non più giustificabile.
In un territorio umiliato nelle sue
potenzialità c’è la possibilità di favorire una primavera e un ciclo virtuoso.
Molti ci stanno già lavorando.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
9
lavoro
di Enzo Di Giovanni
Tirrenia e Siremar aspettano un compratore
Il futuro del porto di Palermo tra luci e ombre
a un paio d’anni la crisi finanziaria globale insidia la cantieristica navale ed i sistemi portuali internazionali. E la congiuntura, soprattutto in
Europa, erode senza soluzione di continuità posti di lavoro già messi a
dura prova dalla concorrenza dei paesi del Far Est. In Italia gli imprenditori
del comparto sono alla ricerca di una rotta che li porti fuori dalle acque infide e paludose della crisi. Qualcuno cerca un viatico verso approdi meno incerti. Intanto a Palermo si fanno i conti col cinismo dei numeri e le nozze coi
fichi secchi.
Da sette mesi la Tirrenia di Navigazione è stata posta in amministrazione
straordinaria e da sei mesi stessa sorte è toccata alla Siremar. Due storiche
compagnie di navigazione con un enorme bacino di utenza, che danno occupazione a circa 2500 lavoratori e ad un indotto che si aggira intorno alle diecimila unità. La Tirrenia ne conta 1670, tra marittimi ed amministrativi, ai
quali bisogna aggiungere 200 precari stagionali: vengono assunti a tempo
determinato nei mesi estivi per affrontare al meglio il cospicuo flusso turistico. La Siremar ha un organico di 480 lavoratori, corroborato da 70 marittimi
assunti sempre a tempo determinato nei mesi estivi. I primi a subire il disagio
dell’amministrazione straordinaria sono i dipendenti Tirrenia, perché la
società azionista, la Fintecna, ha azzerato il consiglio d’amministrazione,
nominando un commissario che, appena insediatosi, ha disposto una organizzazione del lavoro che prevede una cassa integrazione per 722 dipendenti, che
ruotano in una turnazione di 233 lavoratori. E pensare che Tirrenia e Siremar
un tempo erano
leader in Europa nel settore
traghetti. Adesso aspettano un
compratore. A
guardare di là
dalle banchine
del
nostro
porto, purtroppo lo scenario
non
cambia.
Anche i Cantieri
navali di Palermo risentono
della crisi internazionale delle costruzioni, delle riparazioni e delle trasformazioni navali. Una
caduta verticale di commesse ha messo in ginocchio i 520 lavoratori del Gruppo Fincantieri e i circa 1500 lavoratori dell’indotto occupati l’anno scorso. Già
170 sono i lavoratori in Cigs e dal prossimo aprile se ne prevedono 470. Nell’indotto si temono in tempi brevi 500 cassintegrati e 800 disoccupati. Sono tutti
Lavoratori di altissima specializzazione (saldatori, carpentieri, motoristi navali, pontisti, sabbiatori e pittori) che, alla bisogna e grazie alla loro versatilità,
vengono richiesti da altri cantieri navali. La Regione Sicilia ha stanziato 55
milioni di euro per la ristrutturazione dei bacini galleggianti. I lavori andranno
in gara d’appalto. Se la commessa sarà aggiudicata da Fincantieri, sarebbe una
boccata d’ossigeno anche per i lavoratori dell’indotto.
D
10 InformaCaritas
gennaio/febbraio duemilaundici
Le Autorità portuali di Palermo e Termini Imerese da alcuni anni promuove una
serie di iniziative, progettazioni e lavori,
finalizzati anche al recupero dell’occupazione. Nella seconda metà di quest’anno dovrebbe essere avviato il restiling della stazione marittima, progettato da Italo Rota, per un costo di 25
milioni di euro. È stato realizzato il
recupero dell’area archeologica e il
restauro monumentale del Parco
archeologico del Castello a mare e la
sua valorizzazione grazie alla rassegna
culturale “Porto d’arte”. È stato indetto
altresì il progetto d’idee per la rifunzionalizzazione delle due Gru scarica rinfuse al Molo Trapezoidale. Il progetto
vincitore prevede la realizzazione di
bar, ristoranti e aree fitness. Un simbolo dell’interazione Città-Porto. Da
tempo è stato avviato anche il rilancio
dello scalo di Termini Imerese con
opere di ristrutturazione e consolidamento delle infrastrutture e investimenti per l’Interporto. È stato siglato
un protocollo d’intesa tra l’Autorità portuale ed il Comune per garantire l’occupazione sul territorio. L’obiettivo è fare
di Termini un polo logistico strategico
per la Sicilia occidentale a cui affiancare le crescenti attività della nautica da
diporto e del turismo. Nel 2010 l’Autorità portuale ha partecipato a quattro
eventi internazionali: Il Seatrade di
Miami, il SIL di Barcellona, l’Expo di
Shangai e il Sea Trade Med di Cannes.
Nel corso dei quali l’A.P. ha promosso
l’immagine del porto di Palermo, illustrando le potenzialità dello scalo e raccogliendo ottimi e concreti risultati
soprattutto nel settore delle crociere.
Grazie a questo lavoro promozionale si
prevede per il 2011 nel porto di Palermo
un incremento di approdi e crocieristi
intorno al 30 per cento. Entro quest’anno saranno conclusi i lavori di riqualificazione e ammodernamento della Cala
per farne un polo diportistico d’eccellenza.
lavoro
di Giuseppe Vuono
FUTURO INCERTO
PER LA FIAT DI TERMINI
Storia di una crisi annunciata
o stabilimento sorse nel 1970
nel territorio comunale di Termini Imerese (distruggendo la
zona migliore dell’agricoltura locale,
con gli espropri forzati dei
terreni,offrendo ai proprietari l’Assunzine(allora a tempo indeterminato)
grazie ad un consistente contributo
della Regione Siciliana erogato al
gruppo Fiat per ottenerne la localizzazione nel territorio; venne allo scopo
creata la Sicilfiat una società a partecipazione regionale di cui la Fiat deteneva il pacchetto di maggioranza.
A quei tempi oltre che l’agricoltura il
territorio aveva delle grande risorse
umane di artigianato ed era anche fiorente la pesca; tutte queste risorse
sono state azzerate dalla possibilità
che fiat aveva creato col miraggio del
posto sicuro, e anche una sicurezza
pensionistica,sanitaria per queste
categorie.
Ma le scelte più sciagurate le avevano
realizzato le amministrazioni locali
degli anni ’60, non avendo voluto dotare questo comune di un piano regolatore,
che potesse costruire un futuro migliore
per tutte le generazioni del comprensorio, anzi di tutto il territorio madonita.
Crisi annunciata perche già nell’autunno del 2002, la Fiat aveva già
dichiarato la chiusura della fabbrica,
adducendo il motivo dell’antieconomicità dello stabilimento. Ricordo nella
qualità di segretario della FIM-CISL di
allora che da subito ci siamo mobilitati per impedire che ciò accadesse,e
grazie anche alle grande azioni sindacali pacifiche ed ad una straordinaria
solidarietà di popolo e di tutte le foze
dell’ordine, mai vista prima d’ora in
Sicilia, il disegno della Fiat non è riuscito.
Oggi la Fiat, approfittando di una crisi
economica legata alla globalizzazione
industriale, ha deciso la chiusura della
Fabbrica, volendo addebitare tale
L
scelta ai costi di gestione.
Cose assolutamente false e strumentali, perché per le stesse ragioni era
stata minacciata la chiusura di Mirafiori e Pomigliano. Cosa che non è
avvenuta.
Mentre per Termini tutto questo non è
stato possibile! In tutti questi mesi
non ho mai letto o ascoltato che qualcuno avesse fatto questa domanda al
sig. Marchionne! Come mai!?
Beh! Penso che dietro la scelta della
Fiat di andar via da Termini, ci siano
delle ragioni di carattere politico. Le
scelte economiche e industriali, almeno
in Sicilia, sono spesso scelte politiche.
Tutto ciò è a danno delle famiglie dei
lavoratori che si dovranno sobbarcare
mesi e mesi di cassa integrazione. In
attesa di nuova sistemazione, speria-
mo per tutti i lavoratori, c’è una riduzione salariale che oscilla dal 30% al
40%. Le famiglie saranno costrette a
fare tagli sulle spese quotidiane,
anche e soprattutto per i propri figli.
Alcune famiglie saranno costrette a
non poter pagare i debiti contratti in
questi anni, tra i quali quelli per
mutui sulla prima casa, come pure
hanno difficoltà per sanitarie e scolastiche.
Tutto ciò comporterà un aumento
della micro criminalità già per la
verità molto diffusa nel nostro territorio, un aumento al ricorso del lavoro
nero. Anche i giovani dovranno ancra
aspettare per realizzare il loro progetto di famiglia, come pure c’è da considerare che le attività commerciali
hanno subito un rallentamento.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
11
promozione caritas
dell’equipe Promozione Caritas
COORDINARSI PER SE R
I Vicariato - 5ª zona pastorale
l direttore della Caritas diocesana
di Palermo, Mons. Benedetto
Genualdi, e l’Equipe diocesana
PROMOZIONE CARITAS in prosecuzione del progetto di animazione della
carità con il servizio di accompagnamento delle parrocchie, per l’attuazione del decentramento pastorale, si
sono incontrati con gli operatori della
carità della 5ª zona pastorale del I Vicariato (Villagrazia-Falsomiele). L’incontro è avvenuto nei locali della parroc-
I
presenza del Parroco Coordinatore,
don Sergio Mattaliano e di responsabili e operatori di 7 delle 9 Caritas delle
parrocchie della zona pastorale:
S.Curato d’Ars, S.Caterina da Siena,
S.Giuseppe (Chiavelli) S.Luca, Maria
SS. Di Pompei, Maria SS. Delle Grazie
(Villagrazia), Madonna del Buon Consiglio. Gli operatori dell’Equipe Diocesana, insieme al direttore, si sono soffermati su alcuni punti chiave della Lettera Pastorale “Vi annuncio una grande
chia “S.Giovanni Maria Vianney”, più
conosciuta come “S.Curato d’Ars”, alla
gioia che sarà di tutto il popolo” di S.E.
Mons. Paolo Romeo, punti riguardanti
la mediazione pastorale dei vicariati e
delle zone pastorali, della missionarietà della parrocchia chiamata ad
essere a servizio del territorio in uno
stile di pastorale d’integrazione. Nel
corso dell’incontro è emersa la volontà
degli operatori di mettere in rete le
diverse realtà parrocchiali per trovare
insieme risposte adeguate alle esigenze e alle problematiche presenti nel
territorio.
È stato quindi costituito il Coordinamento degli operatori della carità della
5ª zona pastorale del I Vicariato (Villagrazia-Falsomiele) per iniziare a lavorare su una proposta largamente condivisa che riguarda l’apertura, in futuro,
di un Centro di Ascolto Interparrocchiale. Ciò ha fatto emergere l’esigenza
di garantire una formazione agli operatori della carità della zona che consenta un qualificato servizio di ascolto dei
poveri.
Il direttore della Caritas diocesana, in
accordo col Parroco Coordinatore,
accoglie la disponibilità delle parrocchie di “Maria SS. Di Pompei” e di “S.
Caterina da Siena”, le quali si metteranno in contatto con le realtà caritative del territorio per dare attuazione
pratica al coordinamento.
Padre Doroteo in visita alla Caritas diocesana di Palermo
adre Santos Doroteo Borda
López, Direttore della Caritas
diocesana di Abancay in Perù,
in occasione del corso di formazione
per rettori di seminario, che ha seguito in Italia, martedì 15 febbraio è stato
in visita alla Caritas diocesana di
Palermo. Questa è stata l’occasione –
dice padre Doroteo – per ricambiare
la visita che ci fece un paio di anni fa
don Benedetto Genualdi, nonché
motivo per continuare a consolidare i
rapporti di reciprocità con la Caritas
di Palermo. Inoltre – ha continuato –
P
12 InformaCaritas
gennaio/febbraio duemilaundici
la mia preghiera è quella che ci sosteniate, formando soggetti capaci
di realizzare progetti di
sviluppo sociale, per
aiutare la crescita delle
realtà peruviane. Padre
Doroteo, in questi giorni, ha visitato anche
varie comunità della
Sicilia dove si attuano
progetti di solidarietà, e
domani ritornerà in
Perù.
promozione catitas
di Concetta Patti
E RVIRE IL TERRITORIO
IV Vicariato
eguendo le indicazioni del’Osservatorio Diocesano Caritas, in
ordine all’osservazione del territorio, si sono riunite le 5 zone pastorali del IV Vicariato.
Hanno partecipato 3 parroci coordinatori: P. Grillo, P. Alerio, P. Francolino
con la presenza del Vicario P. M. Polizzi, la referente C. Patti e le collaboratrici di zona: Wanda Beninati, Adriana
Cognato, Carmela Sorce, C. Piacenza e
Franzolin Cecilia.
Insieme hanno riflettuto sull’importanza della conoscenza delle risorse e
delle povertà del territorio, espressione dell’intero popolo di Dio, per creare più facilmente relazioni e per rendere più efficace l’azione caritativa.
Si sono interrogati su qual è la conoscenza del territorio. Tutti sono stati
concordi che, al di là della mappatura,
si conoscono solo le povertà ambientali, morali e le risorse presenti.
Però oggi occorre organizzare meglio
quello che già conosciamo.
Oggi tutto deve essere codificato e
schedato. Dall’Osservatorio diocesano
diretto da G. Giambusso presente agli
incontri vengono offerti degli strumenti semplici che dobbiamo imparare ad usare per rispondere con più
S
immediatezza ai
bisogni. Dai vari
interventi emerge
che il IV Vicariato
è molto variegato
sia culturalmente,
sia economicamente. Abbiamo
parrocchie benestanti e parrocchie povere. Si
avverte la necessità che tra le parrocchie si possa
creare uno scambio di risorse. Ma la
nostra mentalità individualista, campanilista e poco evangelica non ci permette di attuare quanto ha detto
Gesù: “chi ha due tuniche, ne dia una
a chi non ne ha”. Però dobbiamo pur
dire che ci sono tentativi d solidarietà, di accoglienza tra alcune parrocchie. Si evidenzia maggiore sensibilità e disponibilità da parte dei referenti per questo nuovo stile di collaborazione, mentre c’è maggiore resistenza nei parroci. Auspichiamo che
questi problemi si possano discutere
insieme tra laici e presbiteri per una
crescita evangelica comune. Tutti
quanti siamo d’accordo che per una
migliore conoscenza del territorio si
debbano utilizzare le schede proposte
dall’Osservatorio per poi monitorarle.
Alcune Caritas parrocchiali sono fornite di PC, e come ha detto G. Giambusso nel tempo potremo collegarci e
fare rete. Inoltre si sente l’esigenza di
essere presenti nel territorio e creare
relazioni anche con le istituzioni; ma
per fare ciò questi incontri zonali
sono utili, perché promuovono Comunione tra noi; tra le Parrocchie della
zona pastorale, per poi arrivare a dei
piccoli progetti unitari. Ma per fare
ciò è importante non trascurare la formazione per avere una nuova visione
di Chiesa Comunione veramente al
servizio dei più deboli. È utile coinvolgere tutte le forze della comunità,
sopratutto i più giovani.
I VICARIATO - 4ª ZONA PASTORALE
l 10 Dicembre 2010 la parrocchia S
Raffaele Arcangelo, appartenente
alla VI zona pastorale del 1° vicariato ha ufficialmente festeggiato l’apertura del centro di ascolto,
denominato “Centro Mercede”. Successivamente
alla conclusione della formazione tenuta dall’Equipe di Area Promozione
Caritas, sono state indette
varie iniziative che hanno
coinvolto tutto il territorio
I
e hanno fatto sì che la gente venisse a
conoscenza di questo nuovo progetto,
per educarli nella mentalità che i poveri
sono di tutti e non solo della parrocchia.
Lo sportello di ascolto è attivo il martedì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e il
venerdì dalle ore 16.30 alle ore 18.30
e vi sono 15 volontari, più varie figure
professionali dedite a
curare l’accoglienza,
l’ascolto, l’orientamento e l’accompagnamento delle persone che si
presentano, coinvolgendo e tenendo i contatti con le risorse del
territorio.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
13
progetti
di Giuseppe Mattina
I centri di ascolto per il contrasto
alle nuove e vecchie povertà
l Dipartimento regionale della I progetti intendono, pertanto, sostene- • Ampliare i servizi di ascolto e di
Famiglia e delle Politiche Sociali re le attività di ascolto e di intervento aiuto per famiglie in difficoltà;
ha attivato lo scorso anno attraver- promosse dai diversi Centri di Ascolto. • Ampliare i servizi di ascolto e di
so un avviso pubblico la progettazione L’ascolto, la relazione d’aiuto, l’accom- aiuto per detenuti adulti e minori del
di interventi rivolti alla sperimenta- pagnamento all’estinzione del bisogno circuito penale e per le loro famiglie;
zione di azioni urgenti di contrasto di prima necessità, si costituiscono • Ampliare i servizi di ascolto e aiuto
alle vecchie e nuove povertà. I desti- come testimonianza attiva della carità. per le persone immigrate;
natari finali di tali interventi sono per- La garanzia del raggiungimento di tali • Predisporre servizi di cura alla persone che vivono in condizioni di grave obiettivi è data dalla esperienza e dal sona (mensa, docce, abiti…);
povertà alle quali è necessario garan- metodo di lavoro, che privilegia in • Ampliare il servizio di consulenza
tire il soddisfacimento dei bisogni pri- modo esclusivo il contatto diretto con legale;
mari e più in particolare:
le povertà, l’accompagnamento attivo • Implementare un servizio di ascolto
Persone senza fissa dimora;
delle persone in situazioni di disagio ed aiuto per soggetti affetti da dipenPersone in situazioni di crisi e nella in tutto il processo di aiuto, dalla denza patologica;
condizione di povertà, di solitudine e richiesta sino alla possibile soluzione • Programmare e realizzare, progetti
individualizzati di sostegno economico
di grave emarginazione;
del bisogno.
(anche attraverso, per esemNuclei familiari in condizione
pio, la distribuzione di generi
di grave marginalità sociale.
alimentari o l’acquisto di
I progetti approvati sono
materiale didattico) e di assistati quasi 100 con un impestenza abitativa ai nuclei
gno finanziario di €
• fornitura di beni e servizi di prima necessità;
familiari con un reddito infe13.409.246,42. I Progetti
riore al minimo vitale e in
regionali direttamente riferi• distibuzione di beni, di materiali e supporti
condizione di grave marginabili alle Caritas Diocesane o
didattici, di mobilio e attrezzature per la casa,
lità sociale.
a parrocchie sono 32 in tutto
di servizi per l’igene della persona;
I territori della Diocesi coinil territorio della Regione.
volti sono alcune aree di
La nostra Arcidiocesi realiz• accoglienza diurna e notturna;
“periferia” della città di
zerà, a partire dal prossimo
Palermo (i quartieri interesmese, le attività di sperimensati in modo particolare
tazione attraverso una pro• assistenza di tipo sanitaria;
sono: Centro Storico, San
gettualità che coinvolgeranFilippo Neri, San Giovanni
no i centri di ascolto diocesa• assistenza di tipo socio-psico-pedagogica;
Apostolo, Corso dei Mille,
ni e i centri di ascolto parrocBonagia, Borgo Ulivia, Falsochiali che già operano in
• assistenza a sostegno della formazione.
miele, Borgo Nuovo, Cruillas,
diversi territori della Diocesi.
Borgo Vecchio, Arenella-VerUtilità, valore e impatto sociale dei progetti si realizzano nella possi- Altro punto fondamentale sarà lo gine Maria, Zisa, Danisinni, Brancacbilità di raggiungere in linea diretta le scambio continuo di buone prassi e cio, Settecannoli) e i comuni di Termicategorie di persone fragili portatrici metodologie operative tra i centri di ni Imerese, Bagheria, Misilmeri e Lerdelle diverse forme di povertà. Carce- ascolto diocesani e quelli parrocchiali. cara Friddi e Villabate.
rati, disabili, immigrati, donne e mino- L’obiettivo generale che si propongono Le modalità operative verranno conri vittime di tratta, donne immigrate, i progetti è quello di attivare azioni di cordate nelle prossime settimane con
anziani soli, soggetti affetti da vecchie contrasto alle diverse forme di povertà gli operatori e i centri di ascolto pare nuove forme di dipendenza, persone strutturate ed emergenti presenti nel rocchiali coinvolti nei progetti.
in difficoltà economica. Non solo nella territorio diocesano, promuovendo Ogni centro verrà fornito dei necessadimensione del singolo portatore diret- processi di sostegno, responsabilizza- ri supporti informatici e di momenti di
to del disagio, ma del più ampio nucleo zione e di inclusione sociale. Nello formazione per la realizzazione efficafamiliare, coinvolto a diversi livelli e specifico, questo si traduce nei ce degli interventi. Tutto al servizio
per molteplici aspetti nel problema.
dei poveri dei nostri territori.
seguenti obiettivi specifici:
I
Interventi previsti
14 InformaCaritas
gennaio/febbraio duemilaundici
lavoro
di Michele Gallo
“Ampliata la platea dei destinatari: microcredito sociale e alla impresa”
stato perfezionato a Roma il
nuovo accordo-quadro per il
rilancio del programma nazionale di microcredito denominato “Prestito della speranza” e destinato alle
famiglie in difficoltà economica e
sociale con o senza figli.
L’accordo-quadro, sottoscritto dalla
CEI a dall’ABI, ha ampliato la platea
dei potenziali beneficiari del prestito
assistito dal fondo di garanzia CEI.
Sono ammissibili alla garanzia del
fondo i finanziamenti aventi le
seguenti caratteristiche:
Credito sociale: finanziamenti personali che potranno essere concessi a
favore delle famiglie, di importo non
superiore ad € 6.000 erogati dalle banche concedenti in quote mensili di
€ 500, ovvero secondo altre modalità
concordate tra la banca ed il cliente.
Tali finanziamenti potranno essere
estesi con nuova delibera della banca
fino ad un massimo di ulteriori
€ 6.000, ma solo dopo 12 mesi dalla
concessione del primo finanziamento.
Microcredito all’impresa: finanziamenti di importo non superiore ad
€ 25.000, concedibili a microimprese
promosse dalle famiglie sottoforma di
ditte individuali o società di persone o
società cooperative per l’avvio o lo sviluppo di una iniziativa imprenditoriale
o di lavoro autonomo. Il fondo di
garanzia assisterà il prestito fino al
50% del suo ammontare e degli oneri
accessori.
Il piano di rimborso è di durata non
superiore a 5 anni e l’anticipata estinzione non prevede applicazioni di
È
penali. Le due linee di credito sono
destinate alle famiglie che si trovano
in situazioni di vulnerabilità economica e sociale e che rispettano il requisito soggettivo di famiglia naturale
fondata sul matrimonio, ai sensi dell’art. 29 della Costituzione. Il requisito del matrimonio è considerato sussistere nel caso del matrimonio canonico, concordatario o civile anche se
celebrato da ministro di culto acattolico o se celebrato all’estero. Possono
accedere al credito anche i coniugi
separati o che siano comparsi avanti il
Presidente del Tribunale competente
nelle procedure di separazione personale. Devono sussistere i seguenti
requisiti:
o che il finanziamento sia richiesto dal
coniuge a cui siano affidati i figli o con
il quale questi convivono, in caso di
affidamento congiunto;
oppure che non si sia instaurata
convivenza di fatto con persona con
cui il coniuge separato sia legato da
vincolo affettivo.
I soggetti interessati a presentare
richiesta di finanziamento dovranno
rivolgersi alla Caritas Diocesana di
Palermo per un primo colloquio funzionale all’accertamento del requisito
soggettivo, alla prima valutazione di
fattibilità del finanziamento e successivamente all’avvio della pratica alla
banca designata che deciderà sulla
sua concessione.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
15
giovani e sfida educativa
di Giuseppa Calò
Il diritto allo studio
Verso un nuovo progetto di legge in Sicilia
n un incontro svoltosi recentemente presso la sede di Palermo dell’Assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale, l’Assessore Mario Centorrino, con la
collaborazione dell’equipe preposta e
alla presenza dei rappresentanti di
organismi del settore, ha esposto nelle
linee generali il piano legislativo di
intervento proposto per l’attuazione
del Diritto alla Studio in Sicilia. In continuità con le precedenti proposte legislative, esso manifesta con chiarezza la
volontà di offrire uno strumento di
I
garanzia a favore dell’inclusione sociale. Si tratta di una proposta legislativa
molto articolata, ancora in fase di definizione, che prevede interventi di innovazione. Queste alcune delle principali
novità: la legge istituisce l’anagrafe
studenti restituendo così autorevolezza
all’osservatorio delle povertà, favorisce
l’introduzione dello sport nelle scuole e
tutela la disabilità. Prevede provvedimenti che vanno ad implementare le
misure di prevenzione e recupero della
dispersione scolastica e a sostegno del
successo scolastico e formativo. È prevista anche la valorizzazione per gli
studenti, anche nella forma di compartecipazione a spese di viaggio di istruzione, scambi con l’estero e attività per
l’approfondimento delle lingue straniere. Novità ci sono anche per quanto
riguarda la valorizzazione delle eccellenze, per favorire il successo formativo e per sostenere gli studenti siciliani
iscritti presso istituzioni di eccellenza
su tutto il territorio della nazione.
L’ampliamento e l’articolazione dell’offerta territoriale prevede, inoltre, coordinamenti e convenzioni con le istituzioni educative e con associazioni di
categoria riconosciute a livello nazionale individuate con apposito decreto
dell’Assessore
attraverso l’attivazione e l’incardinamento del sistema dell’istruzione
regionale della formazione di specifici percorsi. La finalità è quella di creare servizi di orientamento formativo e
collegati al mondo del lavoro. Si intraprenderà, pertanto, un percorso di
innovazione complesso che richiederà
impegno ed energie nuove. In proposito l’Assessore auspica che ci possa
essere un plafond per i costi standard
che si spera possano essere più alti
anche in base alle esigenze del territorio. La Sicilia, dunque, è chiamata ad
esprimersi in modo sempre più responsabile ed attento in materia di Istruzione e Formazione. Si tratta di una sfida
di non facile accoglimento, tuttavia,
essa può essere occasione di crescita,
di sviluppo e di espressione di un ingegno e di una cultura che ogni siciliano
può e deve mettere al servizio della
propria terra perché si creino quelle
condizioni culturali, economiche e
sociali in base alle quali si spossa concorrere concretamente al benessere
comune.
SCARP DE’ TENIS
a Caritas Diocesana di Palermo, anche quest’anno sostiene tra le “Opere Segno” il progetto Scarp de’ Tenis, presente nella nostra città dal 2008. Scarp è un giornale che si fa portatore di analisi, convinzioni e valori e si propone alle
comunità cristiane come strumento di sensibilizzazione rispetto ai temi e ai problemi che contraddistinguono il
mondo della grave emarginazione. Si propone di offrire a chi viene dal mondo della strada uno spazio dove raccontarsi,
un’occasione concreta di ricostruzione delle capacità relazionali e di affermazione della propria dignità. Sono proprio le
persone senza dimora, infatti, a vendere il giornale nelle
parrocchie e in strada, trattenendo una parte del guadagno.
L
L’ufficio di coordinamento del progetto Scarp de’ Tenis si trova in Vicolo
San Carlo 62.
Tel. 091/6174075, [email protected]
Sito Internet www.scarpdetenis.it
Responsabile del progetto
e referente area redazionale:
Sabatino Nadia cell. 3288432366
Referente area sociale e diffusionale:
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16 InformaCaritas
gennaio/febbraio duemilaundici
giovani e sfida educativa
di Giovanni Perrone
EDUCARE IN SICILIA: RISORSE E PROBLEMI
Il convegno regionale di pastorale scolastica
“
ivendichiamo alla dimensione educativa, umana e religiosa, un ruolo primario nella
crescita del Mezzogiorno: uno sviluppo
autentico e integrale ha nell’educazione le sue fondamenta più solide, perché assicura il senso di responsabilità
e l’efficacia dell’agire, cioè i requisiti
essenziali del gusto e della capacità
d’intrapresa. I veri attori dello sviluppo non sono i mezzi economici, ma le
persone. E le persone vanno educate e
formate”. Con queste parole, riprese
dal documento della CEI, “Per un
paese solidale”. Alfio Briguglia, direttore dell’Ufficio regionale per l’Educazione Cattolica, la Cultura, la Scuola e l’Università” ha dato avvio al Convegno su tema “Educare in Sicilia:
risorse e problemi”, svoltosi dal 28 al
29 gennaio. Il convegno è stato preparato da tempo dai responsabili della
pastorale scolastica e dai rappresentanti delle associazioni professionali
della Sicilia. Il Convegno ha favorito il
confronto tra rappresentanti del
mondo ecclesiastico, culturale, scolastico e universitario della Sicilia. Ha
fatto anche emergere linee progettuali che saranno sviluppa nelle varie diocesi della Sicilia.
Il vescovo delegato della CESI, mons.
Pennisi, nell’introduzione ai lavori, ha
evidenziato il fondamentale ruolo dell’educazione per lo sviluppo della Sicilia, in particolare per assicurare alle
giovani generazioni un futuro migliore. A tal proposito, ha espresso le
preoccupazione della Chiesa di Sicilia
per una mancanza di prospettive che
disorienta ed umilia gran parte dei
giovani, li costringe all’emigrazione o
alla passività, non permette a tanti
talenti di manifestarsi e potenziarsi. Il
ruolo della scuola è di notevole rilievo,
ha sottolineato padre Benedice nel
suo intervento, però occorre far sì che
ogni scuola, sia statale che paritaria,
abbia adeguate risorse per svolgere un
buon servizio a favore di tutti gli alunni, in particolare dei più svantaggiati.
R
Gli interventi dei relatori sono stati
caratterizzati sia da elevata professionalità sia da impegno sociale ed educativo ed attenzione alle complesse
problematiche siciliane.
A proposito, è stato evidenziato dal
professor Giuseppe Verde, che l’attuale quadro istituzionale affida alle
regioni notevoli responsabilità. Ciò
avviene, in particolare, in Sicilia che
gode di una sua autonomia. Il regionalismo siciliano deve confrontarsi con
le recenti riforme costituzionali e con
l’avvio del federalismo fiscale e nel
futuro ogni regione dovrà farsi carico
dell’organizzazione e della gestione di
parte dei servizi formativi, magari con
limitate risorse finanziarie. Sarà
necessario, ha detto, che la politica
regionale abbandoni la ricerca del
consenso attraverso interventi clientelari e progetti iniziative politiche
che possano promuovere effettivo sviluppo. È pertanto utile ed opportuno
elaborare una strategia che contribuisca al rilancio del sistema formativo
regionale come strumento adeguato
alle esigenze delle persone.
La necessità di mettere al centro la
persona e il suo progetto personale e
professionale è stata richiamata da
suor Mariella Lo Turco. Perciò, occorre un impegno comune per un’efficace
azione educativa e formativa. In tale
prospettiva la formazione professionale riveste un significativo ruolo, purché ne sia garantita la qualità, superando logiche clientelari ed elettorali
che ne hanno soffocato l’identità e la
natura. Uno degli obiettivi dell’educazione in Sicilia, ha aggiunto il prof.
Savagnone, è far sì che le persone, in
particolare le giovani generazioni, alla
luce del passato, siano capaci di interpretare il presente e di progettare il
futuro e, in ambito ecclesiale, rivalutare la virtù teologale della speranza.
L’esperienza dell’incubatorio universitario, come forma di avvio all’imprenditorialità giovanile, è stata presentata dal prof. La Commare. L’università,
ha sottolineato il prof. Rossi, è chiamata a dare un significativo contributo allo sviluppo economico, sociale e
culturale della Sicilia.
Gli altri interventi e la tavola rotonda
conclusiva hanno messo in risalto le
buone pratiche del far scuola e il
significativo ruolo svolto dalle associazioni professionali ed universitarie,
anche come spazio di cittadinanza
agita.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
17
educazione-formazione
di Francesco Vizzini
Yes... we can: adesso animare è possibile!
a avuto ottime risposte il percorso per animatori “Yes... we
can”, promosso all’interno del
progetto “Con-te-sto bene”. Circa 35
giovani d’ètà compresa tra i 16 ed i 28
anni hanno frequentato assiduamente
il corso, rimanendo particolarmente
interessati e coinvolti, ma soprattutto
mettendosi in gioco in un corso che ha
insegnato loro metodi e tecniche d’animazione attraverso l’esperienza in
prima persona. Il metodo è stato proprio quello dell’imparare facendo, dell’apprendere sperimentando e facendo esperienza, in modo induttivo e
dinamico, privilegiando il lavoro di
gruppo. I partecipanti sono diventati
così un grande gruppo, coinvolti attraverso dinamiche, giochi di ruolo e attività di animazione, successivamente
replicabili con i ragazzi nei propri
gruppi e realtà d’appartenenza.
Il ritorno d’esperienza tra i partecipanti è stato molto positivo, come
hanno raccontato loro stessi già
durante il percorso.
Per Maria Chiara e Salvo, catechisti ed
animatori nella parrocchia san Giacomo dei Militari, «il corso è stato ben
strutturato, riuscendo ad affrontare
tematiche utili nel lavoro con i ragazzi,
fornendo nuovi mezzi per l’animazione
e un modo diverso per raggiungere i
ragazzi e relazionarsi con loro. Abbiamo imparato che sono i ragazzi i veri
destinatari delle nostre attenzioni educative, che devono diventare centrali
nella nostra azione, partendo proprio
da loro per “trarre fuori” i loro talenti».
H
18 InformaCaritas
Per Gerlando, animatore del Movimento d’istituzione teresiana, «il
corso è stato interessante soprattutto
sul piano personale, perché ha insegnato come migliorare il modo di relazionarsi con gli altri».
Jessica, animatrice dell’oratorio
p.Messina a Villagrazia di Palermo, ha
già avuto modo di riportare tra i ragazzi con cui opera ciò che ha sperimentato nelle tappe del corso, notando
che «molto spesso facciamo programmi per i nostri ragazzi, dimenticando
che dietro ognuno di loro c’è una storia, fatta di situazioni ed esperienze
diverse, mentre
invece è necessario dare importanza ai ragazzi, centrando l’attenzione su di loro e non
perdendo di vista
le tante piccole
cose che fanno
parte del loro
mondo».
Andrea Ballabio,
milanese, è uno dei formatori del
corso, curato dalla cooperativa Pepita,
spiega che “Yes... we can” è stato
coprogettato insieme all’equipe del
progetto “Con-te-sto bene” in base
all’esigenza di pensare ad un percorso
per educatori e animatori non alle
prime armi ma che comunque affrontano per la prima volta in modo organico queste figure. Per Andrea la
risposta che è arrivata dai partecipanti è stata molto positiva, in termini di
partecipazione, di
presenza, di contenuti trasmessi,
di energia positiva, di voglie di
fare, di imparare e
di mettersi in
gioco. Alla domanda di quali differenze trova tra i
partecipanti e gli
animatori del territorio in cui lavo-
gennaio/febbraio duemilaundici
ra, riconosce che quando va al sud
trova tanto entusiasmo, i partecipanti
sono consapevoli, scelgono di esserci,
invece a Milano gli oratori sono una
tradizione da 500 anni, quindi partecipare ai corsi nasce da una tradizione,
è più difficile lavorare ma comunque
la tradizione dà radici, si cammina su
quest’onda. Queste due cose potrebbero essere scambiate tra animatori del
sud e del nord d’Italia: entusiasmo e
calore per il nord, tradizione e cultura
per il sud. Infine Andrea tiene a sottolineare che il metodo d’animazione
proposto è nuovo e che risulta difficile
da applicare in entrambe le aree geografiche.
Per suor Gabriella, tra i referenti del
progetto “Con-te-sto bene”, «“Yes...we
can” è andato molto bene, quello che
non ci si aspettava è il crearsi di un
bel gruppo di giovani che hanno legato tra loro, mettendosi in gioco. Dai
partecipanti si è riscontrata una risposta buona, sia per contenuti che per
metodologia. Il percorso evolverà con
il coinvolgimento di alcuni partecipanti al corso in attività di animazione
più ampie, rivolte ai giovani in ambito
diocesano».
In attesa del corso di secondo livello, i
partecipanti continuano a tessere
legami e costruire competenze, mentre l’equipe si interroga sul compito
educativo e soprattutto su come allargare il cerchio. Nella certezza che
dopo questo percorso tutti questi giovani animatori potranno dire “yes... we
can!” come risposta ad una chiamata
più grande.
emergenze sociali
di Sara Ferruggia
LA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI
Collaborazione tra il Gruppo Abele e la Caritas di Palermo
’Art.2 bis del protocollo sulla
tratta, allegato alla convenzione
delle Nazioni Unite sulla Criminalità Transnazionale del dicembre
2000 definisce tratta di esseri umani
«il trasferimento di persone attraverso
minacce, inganno o abuso di autorità
o vulnerabilità o attraverso un pagamento, ai fini di sfruttamento sessuale
della prostituzione e di altre forme di
sfruttamento sessuale, di lavoro di
schiavitù o di pratiche analoghe alla
schiavitù, la servitù o il prelievo di
organi.» Il mondo della prostituzione e
della tratta coinvolge moltissime frange della comunità; tuttavia la conoscenza di questo fenomeno appare
ancora oggi ristretta all’attenzione
degli operatori sociali e celata dietro
una coltre di diffidenza, paura e disgusto. Da queste considerazioni scaturisce la volontà della Caritas Diocesana
di Palermo di attenzionare tale tematica con la finalità di strutturare interventi concreti di sensibilizzazione e
conoscenza del fenomeno affinchè
possa diventare pensiero comune che
“accanto all’Italia dei soprusi, della
violenza e del rifiuto, c’è un Italia
fatta di accoglienza e solidarietà, di
ricerca di giustizia e di interventi che
vogliono andare al di là della presa
in carico del singolo caso, per incidere sulle cause che determinano
povertà ed emarginazione.” (Mirta
Da Pra Pocchiesa) L’obiettivo è dunque, quello di andare incontro, disporsi al dialogo con la strada per ascoltarne le sofferenze, toccare con mano,
prendere atto, accendere una luce
L
dentro
gli
angoli di un
dolore dimenticato. Primo
passo in questa
direzione
è
rappresentato
dall’inserimento della Caritas
Diocesana di
Palermo all’interno del Progetto Papaia,
nato dalla collaborazione fra Caritas Italiana e il settore “Prostituzione e Tratta” del Gruppo Abele per formare operatori con
l’intento di attivare presso alcune
Caritas Diocesane servizi specifici per
gestire un fenomeno che appare essere significativamente presente su tutto
il territorio regionale, attraverso l’acquisizione di competenze specifiche e
la strutturazione di interventi concreti, La Caritas Diocesana di Palermo,
nel periodo pregresso la partecipazione al Progetto Papaia, aveva focalizzato come obiettivo prevalente la sensibilizzazione della comunità verso la
conoscenza del fenomeno della tratta
degli essere umani attraverso la pianificazione di un corso di formazione
aperto a tutti coloro che a vario titolo e
con variegata motivazione volessero
approfondire la conoscenza di un tema
complesso e difficile quale quello della
tratta degli esseri umani Il corso si è
articolato in 4 giornate ed è stato animato dal contributo di relatori di altissimo livello, esperti in quest’ambito
specifico. A questo
è seguita la pianificazione di una
linea progettuale
articolata in vari
livelli d’intervento
orientati verso la
presa in carico, la
conoscenza, e l’accoglienza di persone inserite nel cir-
cuito della tratta. Nella giornata del 24
Febbraio c.a. a Torino presso gli Ufficio del Gruppo Abele si è tenuta la presentazione delle ipotesi progettuali
strutturate dalle Caritas Diocesane
partecipanti a progetto “Papaia”:
Pescara, Cagliari, Sassari e, naturalmente della Caritas Diocesana di
Palermo con la presenza mia e del
direttore Mons. Benedetto Genualdi.
Fra i presenti, oltre alle realtà già citate, Oliviero Forti- responsabile Immigrazione Caritas Italiana- Mirta Da Pra
Pocchiesa- la responsabile del Progetto Prostituzione e Tratta del Gruppo
Abele, unitamente ad altri operatori
del Gruppo Abele. Segno concreto e
tangibile dell’attenzione della Caritas
sul territorio palermitano sarà, insieme ad altri livelli, l’attivazione dell’unità mobile di strada per diffondere il
messaggio dell’importanza di entrare
in contatto diretto con queste difficili
realtà attraverso interventi sul campo.
Tale linea progettuale vuole avere
come scopo quello di effettuare una
lettura operativa del territorio al fine
di comprendere pienamente quali
sono gli interventi da potenziare, da
ridurre e quali nuove prospettive progettuali inserire a seguito di questo
periodo di sperimentazione. Un piccolo passo, seppur tardivo ma che segna
comunque una direzione importante,
quantomeno una traccia verso la conoscenza reale di un dolore lasciato ai
margini.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
19
immigrazione
di Sergio Natoli
“Una sola Famiglia umana”
Giornata mondiale del Migrante a Palermo
uest’anno la giornata mondiale
dei Migranti è stata celebrata
nella Basilica della Magione di
Palermo. È un appuntamento annuale
a cui il S. Padre Benedetto XVI dedica
un messaggio, che quest’anno ha come
titolo: “Una sola famiglia umana”.
Aver vissuto un’esperienza forte di fraternità ci ha confermati nell’idea che
è possibile essere “Una sola famiglia
umana” nel medesimo territorio, “una
sola famiglia di fratelli e sorelle in una
società che si fa sempre più multietnica ed interculturale, dove anche le
persone di varie religioni sono spinte
al dialogo, perché si possa trovare una
serena e fruttuosa convivenza nel
rispetto delle legittime differenze”.
Noi “non viviamo gli uni accanto agli
altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e
quindi come fratelli e sorelle”.
Le strade che hanno percoso i circa 6
milioni di migranti che attualmente
vivono in Italia sono diverse. “Molti
hanno dovuto affrontare la difficile
esperienza della migrazione, nelle sue
diverse espressioni: interne o internazionali, permanenti o stagionali, economiche o politiche, volontarie o forzate.
In vari casi la partenza dal proprio
Paese è spinta da diverse forme di persecuzione, così che la fuga diventa
necessaria, come lo fu per la famiglia di
Nazareth che dovette fuggire in Egitto.
Q
20 InformaCaritas
Il fenomeno stesso della globalizzazione, caratteristico della nostra epoca,
non è solo un processo socio-economico, ma comporta anche “un’umanità
che diviene sempre più interconnessa”,
superando confini geografici e culturali. Tutti, dunque, fanno parte di una
sola famiglia, migranti e popolazioni
locali che li accolgono, e tutti hanno
lo stesso diritto ad
usufruire dei beni
della terra, la cui
destinazione è universale. È qui il
fondamento della
solidarietà e della
condivisione”.
Chi ha avuto l’opportunità di recarsi nei Paesi del Sud
del mondo, o anche leggendo con
attenzone i fatti e gli avvenimenti del
mondo, si giunge alla convinzione che
“la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli” è causa profonda del
sottosviluppo ed incide fortemente sul
fenomeno migratorio. “L’emigrazione
non è uno svago, una passeggiata per
diporto. Spesso diventa dramma per
l’entroterra umano e sociale nella vita
di chi parte e dei suoi familiari. Miseria, fame, precarietà, malattie, contrasti sociali, lotte etniche, sfruttamento e
colonialismo economico, persecuzioni
sono alla base, ma anche un giusto
gennaio/febbraio duemilaundici
interesse nella ricerca di una vita
migliore. L’immigrazione per il paese
accogliente non è un disagio sociale
assoluto, anzi può essere risorsa, poiché tante volte nei paesi accoglienti vi
è un forte calo demografico, con caduta del lavoro specialmente di quei lavori che gli abitanti nativi non desiderano
compiere, per una mentalità di scelta
che è cambiata. D’altra parte gli immigrati sono persone che si impegnano
come lavoratori in settori diversi come
il servizio alla persona, alla famiglia,
nell’edilizia, nell’agricoltura, nel piccolo commercio, etc.”. “In una società in
via di globalizzazione, il bene comune e
l’impegno per esso non possono non
assumere le dimensioni dell’intera
famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni, così da
dare forma di unità e di pace alla città
dell’uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della
città senza barriere di Dio”.
immigrazione
di Roberto Mazzarella
RAPPORTO SULLE MIGRAZIONI A PALERMO
l “Centro Studi e Documentazione
sulle Migrazioni”del Comune di
Palermo ha elaborato i dati forniti
dall’Ufficio Statistiche dello stesso
comune e ha rilevato che al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente nel Comune di Palermo è pari a
24.205 unità, con una lieve maggioranza maschile: 12.402 maschi e
11.803 donne.
Il numero degli stranieri residenti è
sempre aumentato (da 20.888 nel
2005 ad esempio, a 24.205 nel 2009).
Unica eccezione è stato l’anno 2006
che ha visto la flessione di tutte le
comunità, incluse quelle storicamente in crescita come Sri Lanka, Tunisia,
Maurizio, Marocco e Filippine e altre
comunità che hanno invece registrato
un incremento come Bangladesh,
Cina, Serbia e Montenegro.
Un dato interessante. La comunità
proveniente dalla Romania è balzata
dal sedicesimo posto nel 2005 (quando era ancora Repubblica socialista)
al terzo posto decuplicando la propria
presenza.
I
Ancora un dato interessante.
Nella nostra città si registrano 128
comunità straniere ma le prime due
rappresentano già oltre il 33 per cento
del totale che diventa ben il 56 per
cento se si considerano le prime cinque comunità straniere per presenze
in città.
Un dato evidenzia la trasformazione
dell’immigrazione, anche nella nostra
città, da “forza lavoro a “famiglie di
lavoratori”, ed è quello relativo alla
presenza di minori. Negli ultimi cinque anni, infatti, questa presenza è
rimasta costante, segno inequivocabile di una stabilizzazione definitiva.
Dai 4.143 minori presenti nel 2005, si
passa ai 4.750 presenti nel 2009 (2.463
maschi e 2287 femmine), giungendo a
rappresentare poco meno del 20 per
cento del totale della popolazione
straniera presente in città.
Nel dettaglio:
Maschi:
0 – 5 anni
202 Bangladesh; 196 Sri Lanka; 79
Cina; 71 Ghana; e 63 Tunisia.
6 – 10 anni
164 Sri Lanka; 144 Bangladesh; 64
Tunisia; 49 Maurizio; 42 Marocco.
11 – 14 anni
100 Bangladesh; 86 Sri Lanka; 41
Tunisia; 35 Maurizio; 26 Serbia e
Montenegro.
15 – 17 anni
84 Sri Lanka; 75 Bangladesh; 42 Tunisia; 33 Cina; 29 Filippine.
Femmine:
0 – 15 anni
226 Sri Lanka; 180 Bangladesh; 66
Ghana; 63 Cina; 50 Tunisia.
6 – 10 anni
170 Sri Lanka; 117 Bangladesh; 64
Tunisia; 51 Maurizio; 42 Cina.
11 – 14 anni
94 Bangladesh; 87 Sri Lanka; 50
Tunisia; 36 Serbia e Montenegro; 33
Maurizio.
15 – 17 anni
62 Sri Lanka; 46 Bangladesh; 30
Tunisia; 27 Serbia e Montenegro; 26
Maurizio.
8 febbraio - Memoria di suor Bakhita
L’8 febbraio, si celebra la memoria liturgica di suor BAKHITA, suora canossiana, protettrice delle donne vittime di tratta e schiavitù.
Bakhita, che in arabo significa “fortunata”, nacque intorno al 1869 in un piccolo villaggio del Sudan occidentale. All’età di quattro anni, fu rapita da mercanti arabi di schiavi. Per il trauma subito, dimenticò il proprio nome e quello dei propri familiari: furono
proprio i suoi rapitori a chiamarla Bakhita. Venduta più volte dai mercanti di schiavi
sui mercati di El Obeid e di Khartum, conobbe le umiliazioni, le sofferenze fisiche e
morali della schiavitù. In particolare, subì un tatuaggio cruento mentre era a servizio di
un generale turco: le furono disegnati più di un centinaio di segni sul petto, sul ventre
e sul braccio destro, incisi poi con un rasoio e successivamente coperti di sale per creare delle cicatrici permanenti.
Nella capitale sudanese venne infine comprata dal console italiano residente in quella
città, Callisto Legnani, con il proposito di renderle la libertà. Dopo tante peripezie
arrivò in Italia e attraverso una serie ininterrotta e provvidenziale di avvenimenti si
trovò ad entrare nella Chiesa cattolica, a consacrare la propria vita a Dio nell’Istituto delle Figlie della Carità fondate
da Matilde di Canossa. Morì a Schio, provincia di Vicenza l’8 febbraio 1947. Fu beatificata da Giovanni Paolo II in S. Pietro il 17 Maggio 1992 e canonizzata il 1º ottobre 2000. Oggi i cristiani sudanesi che ancora soffrono persecuzione e morte
la invocano come loro protettrice in cielo.
suor Valeria Gandini
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
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immigrazione
di Sebai Anouar
La rivolta del gelsomino
La Tunisia vuole un futuro di vera democrazia
novembre 1987, il nuovo leader
Ben Ali si insedia alla presidenza della repubblica nordafricana. Avevo ancora due anni quando Ben
Ali è diventato capo dello Stato tunisino, dopo il vecchio Habib Bourghiba,
destituito con un certificato medico di
‘’incapacità psicofisica’’.
Il 7 novembre era una data molto
importante in Tunisia perché ha
segnato una svolta nella memoria di
tutto il popolo tunisino. Il 7 Novembre
1987 era il giorno del Cambiamento,
termine introdotto dall’Ex Presidente
Ben Ali. Ovunque vai, trovi il numero 7
(il numero perfetto) e le foto di Ben
Ali, infatti vanno sempre a pari passo:
Tv7, Via 7 Novembre, Università 7
novembre, Moschea Ben Ali a Cartagine… Addirittura questa data è diventata molto più importante della festa
dell’Indipendenza, infatti la festa del
7 Novembre dura sette giorni, invece
quella dell’indipendenza dura solo un
giorno!!!
Personalmente non posso negare l’operato di Ben Ali durante i 23 anni di
governo. La politica di Ben Ali era
mirata principalmente alla libertà
della donna, lo sviluppo dell’economia
e il consolidamento di rapporti di amicizia e cooperazione con l’Europa.
Infatti la Tunisia è da sempre via di
accesso privilegiata per l’economia.
Però, non sono stati solo anni di crescita socioeconomica, ma sono stati
contrassegnati da politiche contrad-
7
22 InformaCaritas
dittorie che vanno da un’alfabetizzazione popolare di successo alla censura mediatica di qualsiasi informazione
‘’non gradita’’ al regime, politiche che
passano dalla laicizzazione del paese
all’eliminazione forzata di figure giornalistiche in contrasto con il regime.
Gli ultimi anni sono stati anni di cleptocrazia, favoritismo, nepotismo. A
titolo d’esempio, i laureati se vogliono
superare l’esame dell’Abilitazione
all’Insegnamento (CAPES), o devono
essere raccomandati o devono pagare
una cifra pazzesca! È il caso di Mohamed Bouazizi, laureato ventiseienne e
senza un lavoro stabile. Aveva una
bancarella a Sidi Bouzid in Tunisia,
con la quale vendeva frutta e verdura,
senza autorizzazione, nel tentativo di
aiutare la sua famiglia. Il 17 dicembre
2010 la polizia gli confisca tutta la
merce, e una poliziotta lo schiaffeggia
davanti ai passanti. Bouazizi ha cercato vanamente di protestare, ma gli
agenti si sono mostrati inflessibili. Da
qui il disperato gesto...il giovane si è
cosparso di benzina e si è dato fuoco.
Da qui è cominciato tutto, la disperazione di Bouazizi, la Crisi e la Rivolta
popolare.
Quelle fiamme e quell’impotente
immolazione scuotono profondamente
l’intera nazione. Nell’arco di pochissimo tempo le proteste iniziano a scoppiare nella regione di Sidi Bouzid e
nelle aree limitrofe. Dopo quattro settimane di resistenza ed esattamente il
14 gennaio 2011,
Bel Ali fugge in
Arabia Saudita.
Ha cercato vanamente di convincere il popolo e si
è giocato la sua
ultima
carta
facendo un discorso che conteneva
alcune promesse:
abbassare i costi
dei prodotti ali-
gennaio/febbraio duemilaundici
mentari essensziali (pane, olio, zucchero, latte...); sbloccare i siti internet (youtube, dailymotion...) ma pur
funzionando, in Tunisia, facebook è
sempre sotto controllo; emanare
bandi e concorsi di lavoro; non candidarsi alle prossime elezioni.
Ma il popolo non l’ha bevuta e subito il
giorno dopo un fiume di manifestanti
davanti alla sede del Ministero dell’Interno, sita in Avenue Habib Bourghiba,
hanno gridato tutti: ‘Degage!! Degage!!
Degage!!’
Io sono contento che il popolo tunisino ha preso coscienza e vuol fare valere la propria voce, ma l’unica cosa che
mi da’ dispiacere è il disordine e i saccheggi ad opera di una minoranza che
ha approfittato della situazione. Ci
vuole ancora tempo per tornare alla
stabilità e per riprendere una vita quotidiana serena. Seguo attentamente le
news della Tunisia e sono in stretto
contatto con la comunità tunisina a
Palermo.
Con loro ho partecipato alla manifestazione organizzata dai collettivi studenteschi e universitari. Circa duecento persone sono partite da Piazza
Castelnuovo, hanno attraversato via
Ruggero Settimo per raggiungere il
punto d’arrivo alla Prefettura.
promozione caritas
di Sara Gallo
Sulla via dei nuovi
orientamenti pastorali
nche quest’anno Caritas Italiana, organismo pastorale attento
alla formazione, promozione e
accompagnamento educativo delle
Chiese Particolari nel percorso di animazione al senso della carità, ha organizzato, a Pergusa nel mese di Gennaio, un incontro di due giorni con la
presenza del suo direttore, Mons. Vittorio Nozza, e del Delegato regionale
Don Sergio Librizzi.
In quest’occasione, Mons. Nozza, ha
presentato in sintesi gli orientamenti
pastorali dell’Episcopato Italiano per
il decennio 2010 - 2020 raccolti nel
documento intitolato “Educare alla
Vita buona del Vangelo” che nasce
con l’intento di offrire alcune linee
guida per una crescita delle chiese in
Italia nell’arte dell’educare. La consapevolezza nel cogliere questa sfida
culturale, e dedicare questo decennio
all’emergenza educativa, nasce da un
cammino di riflessione che la chiesa
ha compiuto durante il decennio
appena concluso e costellato da
tappe spirituali particolarmente
significative: il Grande Giubileo del
2000; gli orientamenti pastorali del
2001 “Comunicare il Vangelo in un
mondo che cambia”; la Nota pastorale del 2004 “Il volto missionario della
parrocchia in un mondo che cambia”;
il IV Convegno Ecclesiale Nazionale
di Verona nel 2007 e la conseguente
Nota pastorale “Rigenerati per una
speranza viva: testimoni del grande
«sì» di Dio all’uomo”.
La Chiesa è infatti chiamata ad
“esserci”, a mostrare la sua presenza
non soltanto nei luoghi di culto ma
anche nei contesti di vita, coniugando
la dimensione caritativa e sociale nell’impegno per l’accoglienza del povero e del bisognoso, per un mondo più
giusto, pacifico e solidale, per la dife-
A
sa coraggiosa e profetica della vita e
dei diritti di ogni donna e di ogni
uomo, per la custodia di tutte le creature e per la salvaguardia del creato.
La Chiesa è inoltre chiamata ad essere una comunità che educa e si prodiga per realizzare un’alleanza educativa” tra i soggetti responsabili di questo delicato compito nell’ambito della
vita sociale ed ecclesiale: la famiglia,
che caratterizzano il ruolo e il servizio pastorale che l’organismo Caritas,
a tutti i livelli, è chiamato ad assumere alla luce dei recenti orientamenti
episcopali.
La Caritas di Palermo ha affidato la
prolusione del Percorso formativo al
Ministero della Carità a S.E. Mons.
Calogero Peri, proprio sul tema “Educare alla vita buona del Vangelo”.
la parrocchia, la scuola, l’università e
la società che “veicola riferimenti
fondamentali che condizionano in
bene o in male la formazione dell’identità, incidendo profondamente
sulla mentalità e sulle scelte di ciascuno”.
Caritas Italiana ha a cuore anche la
formazione degli animatori delle
équipe Caritas diocesane. A tale
scopo segue il cammino del percorso
educativo-formativo di ciascuna équipe per contribuire ad un positivo e
fecondo avvio del nuovo decennio e
rafforzare lo specifico delle prassi
Nei mesi di gennaio e febbraio si sono
svolte a Roma, la prima e la seconda
tappa che hanno visto la partecipazione di circa 80 persone, provenienti
dalle diverse diocesi d’Italia. Anche
la Caritas diocesana di Palermo ha
ritenuto importante non perdere quest’occasione di crescita e di confronto
sull’identità, il mandato ed il metodo
Caritas per l’animazione pastorale e,
guidati dalla lectio divina di Sr Benedetta Rossi, dedicarsi ad approfondire i temi dell’educare, servire ed
ascoltare (Lc 5,1-11; Gv 13, 1-20; Lc
10, 38-42).
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
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carcere
di Nino Aprile
Un salesiano cappellano
tra i giovani del Malaspina
nni 55, da 28 anni sacerdote,
salesiano, laurea in lettere
classiche, esperienza d’insegnamento latino e greco, lettere alla
media, liceo linguistico … scambi culturali con l’estero, diverse sperimentazioni alle spalle (liceo europeo, liceo
psicopedagogico…), esperienza con
ragazzi di strada ai Salesiani affidati
dalle autorità di pubblica sicurezza …
esperienza di amministrazione di
grosse strutture scolastiche … oggi
cappellano dei minori al Malaspina di
Palermo – un’esperienza che cade a
fagiolo in un periodo di poca attenzione da parte degli enti regionali ai giovani poveri o a rischio, in un periodo in
cui non si riesce a far partire i corsi
professionali soprattutto per i ragazzi
renitenti alla scuola … È ovvio che i
ragazzi, non trovando nulla da fare o
imparare, vadano alla ricerca del
denaro facile e abbondante per realizzare il loro piccolo affare entrando in
vicoli con pochi sbocchi.
Un’esperienza, quella di cappellano
dei minori all’I.P.M. alla quale sicuramente non pensavo, tanto che quando se ne parlò ero rimasto quasi
A
indifferente, ma quando il mio superiore regionale salesiano don Gianni
Mazzali mi chiese la disponibilità,
risposi immediatamente di si spiazzandolo quasi.
Cerco quotidianamente di entrare in
contatto con loro, qualche giorno nelle
ore antimeridiane e certe volte nel
pomeriggio specie durante l’ora d’aria,
con termini miei personali “durante
l’ora di ricreazione” dove i ragazzi non
sono artefatti e sono abbastanza sinceri. Come nella Scienza si va avanti
per tentativi ed errori, non tutte le
ciambelle riescono col buco, tante
volte si rischia anche il flop. Si cerca
di non far mancare la presenza cristiana, la celebrazione eucaristica sabato
pomeriggio, la possibilità di riconciliarsi con il buon Dio; tanti se ne avvalgono, altri sono impermeabili! È bello
vedere che qualche volta vengono
anche ragazzi di altre religioni o per
curiosità o per simpatia.
Un grazie al Rettore del seminario, don
Raffaele Mangano, e ad alcuni seminaristi che vengono per animare l’Eucaristia. Un grazie anche ad alcune volontarie, al direttore del Santa Chiara don
Giovanni D’Andrea, che con me diventano il sabato pomeriggio ”testimonial”
di Cristo.
Ovvio, l’attenzione religiosa è aperta e
dedicata anche agli operatori della
struttura I.P.M. che accettano di buon
grado la presenza del sacerdote in
mezzo a loro, operatore come loro del
cammino di maturazione di questi giovani sulla strada della loro redenzione.
Sento il bisogno della preghiera di voi
tutti.
Al Rev. Mons. Benedetto Genualdi
Caritas Diocesana di Palermo
Rev. Padre mi pregio di porgere sentiti ringraziamenti per l’attenzione ancora una
volta rivolta a questo luogo di sofferenza in occasione del Santo Natale.
La sensibilità mostrata ha consentito che anche questo anno i bambini delle persone detenute hanno potuto trascorrere un momento di gioia con i loro genitori in occasione della festa svoltasi i questo istituto in data 10 e 17 dicembre u.s..
L’intervento della Comunità Esterna, essenziale e molto apprezzato, in particolare in queste occasioni contribuisce a rendere la detenzione più serena.
Il Direttore della casa circondariale
di Termini Imerese
Dr. R. Dioguardi
24 InformaCaritas
gennaio/febbraio duemilaundici
educazione-formazione
di Andrea Ballabio
“Non nasconderti dal gioco,
nasconditi per gioco”
on nasconderti dal gioco,
nasconditi per gioco”… più
di un semplice slogan, un
forte invito rivolto a tutti i genitori;
uno stimolo a giocare di più con i propri figli.
È questo lo scopo della campagna di
sensibilizzazione che la cooperativa
sociale Pepita ha lanciato all’inizio del
nuovo anno e del decennio dedicato
dai Vescovi alla Sfida Educativa. L’obiettivo della campagna è quello di
sensibilizzare il maggior numero possibile di madri e di padri su un argomento ritenuto basilare, ma purtroppo
sempre più spesso trascurato. Stiamo
parlando del gioco, quel gioco sano e
coinvolgente in cui partecipa tutta la
famiglia e dove il bambino non è
lasciato da solo con un apparecchio
che faccia le veci dei genitori. Per far
divertire un bambino serve davvero
poco e questa semplicità è la chiave
della campagna di sensibilizzazione
lanciata da Pepita onlus.
La situazione attuale non è troppo rassicurante: risulta infatti che i genitori
sono presenti solo in modo marginale
nell’universo del gioco dei ragazzi,
come spettatori e “controllori” ma non
come coloro che condividono il gioco.
Questo è quanto emerge dalla ricerca
commissionata da Pepita onlus “A che
gioco giochiamo” condotta in collaborazione con il Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’informazione e
alla tecnologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (CREMIT) su un campione di 2000 ragazzi
tra gli 6 e i 17 anni realizzata nell’estate 2009.
Dalla ricerca si evince che per tutti i
ragazzi il gioco è un modo per conoscere e conoscersi, visto come attività
che rilassa e che rappresenta un modo
divertente di trascorrere le giornate,
soprattutto con gli amici. Le modalità
di fruizione del gioco si articolano in
N
“
diverse abitudini di consumo e su una
vasta tipologia
di giochi, in
cui videogiochi
e giochi di
squadra sono
complementari. Il 44% degli
intervistati
dichiara di giocare da solo
quando
si
trova a casa,
preceduto da
un 47% che
dichiara di giocare con fratelli e sorelle e
seguito dagli
amici (33%) e
infine
papà
(17%)
e
mamma (12%).
Occorre però
capire che il
gioco, per un bambino rappresenta
un’occasione per fare esperienze
significative per la sua crescita favorendo l’apprendimento e la capacità
di mettersi in relazione con l’altro. L’esperienza fondamentale del gioco
insegna al bambino ad avere fiducia
nelle proprie capacità, gli permette di
conoscersi, di scoprire se stesso e di
sviluppare l’intera personalità.
Per questo motivo, Pepita – cooperativa sociale attiva nella progettazione e
realizzazione di percorsi di formazione e di attività socio-educative - ha
deciso di stimolare un processo di
riflessione dei genitori per ripensare il
rapporto con i figli e con il gioco nell’ottica di una condivisione relazionale
dell’esperienza. A supporto della campagna di comunicazione Pepita ha
predisposto un kit che contiene: un
libretto che illustra diversi giochi da
svolgere, un palloncino, un cd con gli
ultimi bans di successo, una bandana
colorata e il materiale di spiegazione
della campagna per i genitori.
La campagna ha ricevuto fin da subito
molti sostegni: ha per esempio ottenuto un contributo dal Credito Artigiano
per la produzione dello spot e ha ricevuto una menzione speciale nell’ambito del premio Amico della Famiglia
istituito dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza
del Consiglio dei Ministri. Sono anche
molte le radio che hanno deciso di aiutare Pepita nella trasmissione gratuita
dello spot, per questo potete già da
adesso ascoltarlo anche sulle principali radio nazionali, come per esempio
Virgin Radio, Radio Monte Carlo e
Radio 105.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
25
notizie dalle associazioni
di Vincenzo Ceruso
Riapre la chiesa Santa Maria di Gesù al Capo...
...la comunità di Sant’Egidio offre servizi per i bisognosi del quartiere
Il 12 febbraio la chiesa di Santa Maria di
Gesù al Capo è tornata a vivere dopo
tanti anni dalla sua chiusura, assegnata
alla Comunità di Sant’Egidio.
Un tempo l’anima di una città, di un
quartiere, era la sua chiesa.
Oggi, in un mondo che sembra aver smarrito la sua anima, le chiese sono troppo
spesso desolate memorie di storie trascorse, o monumenti per turisti. Una
folla anonima si ritrova nei centri commerciali, o in altri templi del materialismo contemporaneo. Per questo è bello
quando una chiesa riapre. Non si tratta
solo di pietre da ammirare. È un quartiere che recupera la sua anima, è uno spazio di umanità recuperato nella città.
Soprattutto se tra le sue mura riecheggiano i canti di un popolo in festa. Canta
il salmista: “Mi sono rallegrato quando
mi hanno detto: andiamo alla casa del
Signore”. Una chiesa vive se il popolo di
Dio torna ad abitarla, per nutrirsi del
pane eucaristico e del pane della parola.
Se i poveri e i deboli vi sono accolti come
ospiti d’onore. A partire da una radicale
scelta per i poveri, è possibile imparare
ad amare ogni uomo ed ogni donna:
“Infatti, se nella vostra adunanza entra
un uomo con un anello d’oro, vestito
splendidamente, e vi entra pure un povero vestito malamente, e voi avete riguardo a quello che veste elegantemente e gli
dite: «Tu, siedi qui al posto d’onore»; e al
povero dite: «Tu, stattene là in piedi», o
«siedi in terra accanto al mio sgabello»,
non state forse usando un trattamento
diverso e giudicando in base a ragionamenti malvagi?” (Gc. 2, 2 - 4).non state
forse usando un trattamento diverso e
giudicando in base a ragionamenti malvagi?” (Gc. 2, 2 - 4). La riapertura è coincisa con il 43° anniversario della nascita
della Comunità, nata il 7 febbraio del 68
a Roma e radicata oggi in tante parti del
mondo. Una Comunità romana e una
comunità siciliana! Infatti, è presente a
Messina e a Catania, e con una presenza
significativa nel centro storico di Palermo da oltre vent’anni. La liturgia, presieduta dal cardinale Arcivescovo Paolo
Romeo, è stato il modo di ringraziare il
Signore per gli anni trascorsi e per invocarne la protezione per il futuro. Sua
Eminenza Romeo ha ricordato la lunga
amicizia con Sant’Egidio, in particolare
con il fondatore Andrea Riccardi e con il
vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, assistente spirituale della Comunità, e ha
incoraggiato tutti a proseguire nella strada intrapresa.
I locali di Santa Maria al Capo, restaurati grazie ad un contributo della Fondazione BNL, ospiteranno nella sagrestia
la Scuola della Pace, un servizio rivolto
ai minori, che avranno così un luogo in
cui trovare un modello alternativo alla
vita proposta dal quartiere. In un altro
centro, messo a disposizione dai frati
Agostiniani, la Comunità fornisce anche
un pacco spesa ogni mese per centinaia
di famiglie ed anziani. Inoltre, sempre a
Palermo, la Comunità gestisce un servizio docce per i senza fissa dimora. Un
lavoro per i poveri che è supportato da
pochi mezzi e dall’aiuto di tanti volontari, ma “la prima opera della Comunità –
amano ripetere a Sant’Egidio - è la preghiera”. Santa Maria al Capo ospita la
preghiera di Sant’Egidio tutti i mercoledì pomeriggio, mentre altri due
momenti di preghiera si tengono nella
chiesa di Badia del monte - Santa Lucia,
il lunedì ed il venerdì. L’ascolto della
Parola di Dio ogni giorno nutre la vita
quotidiana di Sant’Egidio: ?In verità io vi
dico che chi dirà a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, se non dubita
in cuor suo, ma crede che quel che dice
avverrà, gli sarà fatto” (Mc. 11, 23).
La preghiera sposta le montagne di
dolore e di solitudine che opprimono la
vita dell’uomo. È il segreto dei discepoli
di Gesù.
notizie dalle associazioni
di Francesco Di Giovanni
Vent’anni
di
Inventare
Insieme
Chi vive per Amare Inventa per Amore
l Centro TAU (Via Cipressi, 9) Lunedì 20 dicembre abbiamo ricordato e festeggiato il ventesimo anniversario della costituzione dell’Associazione Inventare Insieme (onlus). Venti anni di impegno, di accoglienze, di progetti, di fatiche, di delusioni, di successi che, nel ripercorrerli, ci fanno tornare in mente le centinaia di bambini, di adolescenti, di giovani, di famiglie
che in questi anni hanno trovato nel Centro e negli altri servizi promossi e gestiti da Inventare Insieme occasioni di crescita, di
cambiamento, di riscatto, di impegno, di speranza. Venti anni in cui la Provvidenza ci ha sempre sostenuto, la Speranza nell’uomo,
nella società, nel futuro è sempre stata “stella polare” del nostro cammino, l’Amore per le persone, per il quartiere, per la città per
il mondo; la caratteristica del nostro agire, la Semplicità e l’umiltà il nostro stile. Oggi, sulla traccia segnata venti anni fa, intendiamo proseguire il nostro impegno sociale, civile, educativo per la Zisa, per Palermo, per la Sicilia, per il mondo, con la stessa
attenzione e passione di sempre. In questa occasione abbiamo presentato alcuni video utili a rileggere il percorso fatto, a condividere esperienze e testimonianze, a ripercorrere storie, strade, progettualità ed esperienze che “dal passato” ci proiettano nel lavoro di oggi e nell’impegno futuro. Per continuare ad esserci, per continuare ad “inventare insieme” in un momento storico estremamente difficile e problematico sia per i nostri giovani che per la nostra comunità. Durante l’incontro celebrativo del ventennale
abbiamo presentato il programma di impegno dell’Associazione per i prossimi anni ed in anteprima il nuovo allestimento degli
spazi del Centro TAU, realizzato grazie al sostegno della Fondazione Vodafone Italia (la presentazione ufficiale del Centro TAU
sarà effettuata tra gennaio e febbraio del 2011). Nella nuova “dimensione” del Centro TAU il forte impegno dell’Associazione a favore delle giovani generazioni. L’incontro si è concluso con un momento di spiritualità francescana ed una festa.
A
26 InformaCaritas
gennaio/febbraio duemilaundici
notizie sulle associazioni
di Laura Siniscalchi
ADINKRA
Canti, balli e Body Art. Metodi e tecniche di lavoro interculturale
’associazione Apriti Cuore Onlus
in rete con le associazioni Sotto
Traccia e Narramondi Onlus,
patrocinate dall’Assessorato Regionale
Istruzione e Formazione e dal Comune
di Palermo, hanno dedicato uno spazio
di riflessione sulle modalità d’intervento
che gli operatori partecipanti al Workshop mettono in atto nel lavoro con
minori stranieri presenti nel territorio.
Il formatore Henri E. Olama Oyié è un
pedagogista, narratore, musicista
camerunense che ha vissuto in prima
persona il disagio di essere “straniero
in terra straniera”. Formatosi all’Università di Milano, alla scuola di Duccio
Demetrio, si occupa di formazione e di
educazione all’intercultura, in Italia e
all’estero. Da anni, in quest’ambito
svolge attività di animazione e coordina laboratori ed eventi presso scuole,
comuni e istituti di formazione e associazioni, approfondendo in particolare
il ruolo dei linguaggi espressivi non
verbali nella comunicazione interculturale. S’interessa particolarmente del
legame tra i linguaggi del corpo e il
metodo autobiografico in educazione.
L
La metodologia utilizzata, per la realizzazione del laboratorio, trova la sua
base teorica nella pedagogia interculturale, nel metodo narrativo latu e
strictu sensu, nella voglia di incontrare se stessi e gli altri in un luogo fuori
dall’indifferenza e intriso di realtà. Si
parte dalla considerazione che “il dialogo è sempre imperfetto, che non è
ideale… ma reale” che, spesso, provoca resistenze, chiusure, che deve sempre essere “ri-pensato e regolato”, che
deve andare oltre la comprensione
della lingua, rivolgendosi alla sostanza
della comunicazione.
Nel dialogo e nella narrazione della
vita quotidiana e del proprio vissuto,
ci si apre all’altro con la volontà e la
scelta di farlo e spesso questo crea
confusione/conflitto. Ciò promuove
nei soggetti coinvolti, un processo di
cui spesso non si è coscienti e un’attitudine alla relazione complessa.
In questo Workshop tutti i partecipanti, protagonisti delle azioni laboratoriali, si sono messi in gioco come persone aprendo una riflessione su se
stessi e sul proprio modo di essere in
relazione gli altri.
Incuriositi e divertiti dalla pittura facciale è stato possibile creare, in modo
quasi immediato e senza fatica, un
senso di appartenenza al gruppo. Il
trucco ha creato delle maschere che
hanno svelato e non nascosto: era possibile ri-conoscersi e appartenere.
Come le tribù dell’Africa Nera, guidate
da un impareggiabile Henry, al ritmo
dei Djembe (percussioni africane)
tutto il gruppo si è lasciato andare in
suggestive danze, ritmi, canti che
hanno permesso la libertà di espressione attraverso i linguaggi del corpo,
la mimica facciale, la voce…l’anima.
Un’intensa emozione ha attraversato il
gruppo cullato dalla voce dolce e graffiante di Henry che, in alcuni momenti accompagnato dalla sua chitarra
classica, ha regalato dolcissimi canti
afro che avevano il gusto dei ricordi
d’infanzia.
Il lavoro e la creatività di gruppo si
sono espresse attraverso i momenti di
narrazione. All’urlo di “Storie….Racconta!” Henry ha mostrato il suo modo
di essere narratore e ha invitato ognuno a riflettere sul proprio modo di
esserlo e a pensare a che tipo di storie
si volessero raccontare. Storie d’amore, di gioia, fantasia, di donne, di
gnomi e boschi incantati, di mercati,
di silenzi, di vita quotidiana. Storie
che hanno attraversato tutti i partecipanti al gruppo e che hanno permesso, attraverso il lavoro in piccoli gruppi, di crearne una che facesse da collante alle storie di tutti. Tre piccoli
gruppi, tre storie, tre simboli Adinkra
che racchiudevano in se tutto il senso
dell’esperienza fatta.
Un’esperienza difficile da raccontare
con le sole parole. Un’esperienza fatta
di gesti, musiche voci, suoni, colori,
danze, sudore…in cui ognuno ha
messo qualcosa di se ed è tornato a
casa arricchito dall’incontro e dalla
condivisione di un a esperienza indimenticabile.
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
27
volti e storie
di suor Valeria Gandini
“FA PIÙ RUMORE UN ALBERO CHE CADE
CHE UNA FORESTA CHE CRESCE”
a più rumore un albero che
cade che una foresta che cresce”. È questa la frase che Sr.
Eugenia Bonetti, missionaria della
Consolata e responsabile dell’Ufficio
Tratta donne e minori USMI, ha utilizzato nella sua bellissima lettera in cui
F
“
prende posizione a nome di tutte le
religiose che ogni giorno lavorano con
le donne vittime della Tratta, in difesa
della loro dignità femminile.
Fa meno rumore una foresta che cresce, lo sappiamo tutti, ma –come scrive suor Eugenia – vogliamo essere
questi alberi che crescono senza far
rumore per offrire ossigeno che elimina l’inquinamento atmosferico e, per
noi, mediatico dei nostri tempi, e
ricordare a tutti: “società e Chiesa,
politici e persone comuni, giovani e
anziani, uomini e donne” che l’onestà, il rispetto della dignità e identità
di ogni persona è il capitale più grande su cui un Paese civile deve saper
investire e conservare per noi oggi e
per le generazioni future.
Un esempio di albero che cresce lo
troviamo nella storia di “Joy” (così la
chiamiamo noi). Joy è di origine Nigeriana, orfana di papà e terza di otto
fratelli e sorelle. È mamma di due
bimbi nati quando era ancora giovanissima, accolti e cresciuti con l’aiuto
della mamma con la quale ancora
28 InformaCaritas
stanno. La mamma ci teneva che Joy
continuasse la scuola e imparasse un
lavoro, e la ragazza amava andare a
scuola. Ogni mattina passava vicino
alla casa di un signore che la salutava
cordialmente e si interessava della
sua famiglia, finché un giorno le ha
fatto la proposta
di un lavoro presso la sorella che si
trovava in Italia.
La sorella aveva
bambini piccoli e
aveva bisogno di
una babysitter.
Joy avrebbe potuto guadagnarsi dei
soldi per aiutare
la mamma e i suoi
bambini, e allo
stesso tempo continuare la scuola;
lui stesso avrebbe
provveduto sia per i documenti che
per accompagnarla nel viaggio. Era
una bella occasione e con il permesso
della mamma la giovane ha accettato
ed è partita.
Il viaggio, racconta, è stato lungo e
massacrante: 3
mesi attraversando confini e il
deserto a piedi
fino al Marocco, 5
persone del gruppo non ce l’hanno
fatta, sono morte
e
lasciate lì
coperte sotto la
sabbia. Anche Joy
è svenuta, l’hanno
schiaffeggiata e
aiutata a continuare il cammino…
In Marocco, insieme ad una decina di
ragazze abitavano in una casa isolata,
non potevano uscire da sole, era pericoloso e non dovevano essere scoperte.
Dopo 3 anni l’hanno fatta salire su una
piccola imbarcazione che l’avrebbe
gennaio/febbraio duemilaundici
portata in Italia, e subito si sono trovati in balìa delle onde, “stavamo per
morire tutti annegati - racconta - sono
arrivati dei pescatori ad aiutarci alcuni
di loro sono annegati in mare”. E lei,
con le persone rimaste, è stata portata
in un Centro di Accoglienza, in Spagna,
dove è rimasta circa 3 mesi. Appena
lasciato il Centro di Accoglienza, ha
conosciuto delle persone africane che
l’hanno aiutata a venire in fretta in
Sicilia, dove si è trovata davanti ad
un’altra delusione: “la sorella di quell’uomo non ha mai saputo dove e chi
fosse, al posto del lavoro come babysitter le hanno presentato la strada e un
debito da pagare di 60.000 euro per le
spese del viaggio. “Mi sono ribellata,
ma ho preso botte e minacce.
Ho pianto… non c’è stata altra alternativa che accettare…”.
Joy ha sentito parlare della Caritas e
una mattina si è presentata. Era
impaurita, pallida, infreddolita.
Chiedeva aiuto: lavoro, accoglienza,
aiuto per liberarsi da quella vita insopportabile, non ne poteva più… Ora
Joy è in una Casa Protetta, frequenta
la scuola di italiano e sta imparando
lavoretti a mano. È in contatto con la
mamma e i suoi bambini. Si sente
attorniata dal calore delle persone
che le vogliono bene e lei sta ritrovando se stessa e la capacità di sognare
un avvenire migliore.
attualità
di Mercedes Lo Verde
Per l’accoglienza di familiari di ammalati
Casa “Federica Lo Presti”
’Associazione Cilla si occupa da
quasi 30 anni dell’accoglienza dei
malati e dei loro familiari che si
devono curare in ospedali lontani dalla
propria residenza abituale. L’Associazione è presente oggi in Italia con 28 case
di accoglienza, 31 sedi locali, 6 uffici
all’interno di importanti ospedali ed
oltre 300 volontari. Nel corso dell’ultimo
anno l’Associazione ha registrato a livello nazionale circa 60.000 pernottamenti
nelle case di accoglienza, registrando
più di 10.000 persone. A questi dati
vanno aggiunti gli oltre 7.000 contatti
avuti con gli accompagnatori dei malati
presso i centri di accoglienza all’interno
delle Aziende Ospedaliere in cui siamo.
La casa di accoglienza “Federica Lo Presti” in Viale del Fante a Palermo è costituita da 3 camere doppie con servizi pri-
L
vati. Dispone poi di locali comuni quali
la cucina, un ampio salotto ed un locale
lavanderia. La sua attività è iniziata nel
gennaio 2010 con crescenti contatti con
gli enti ospedalieri della zona ovest
della città. Nel suo primo anno di attività la casa “Federica Lo Presti” a Palermo ha accolto 140 persone provenienti
da quasi tutte le province siciliane, comprese le isole minori, e dal continente,
per un totale di circa 730 pernottamenti. Nel corso della partecipata benedizione e inaugurazione della casa, ad inizio novembre dello scorso anno, molti
intervenuti hanno rilevato l’importanza
di questa esperienza di condivisione del
bisogno in un contesto territoriale particolarmente difficile, in cui è molto
auspicata la collaborazione piena tra le
istituzioni pubbliche e il volontariato.
L’Associazione garantisce una quotidiana presenza nella struttura attraverso i
propri volontari (35 a Palermo) che
hanno il compito di assistere gli ospiti persone che per motivi di salute sono
costrette ad allontanarsi dalla loro città
di residenza per sottoporsi a interventi o
cure specialistiche – fornendo una semplice e concreta compagnia umana nel
doloroso periodo di malattia propria o di
un proprio caro.
di Rosario Fabio Oliveri
“Và e fa anche tu…”
Per un’educazione cristiana alla politica
a necessità di organizzare a Lercara degli incontri socio-politici, ispirati alla Dottrina sociale della Chiesa, nasce dalla sensibilità del Parroco Don Mario Cassata che, avendo assistito allo svolgimento dell’ultima campagna elettorale portata avanti con uno stile poco adeguato, coinvolgendo tra l’altro giovani ad un’ idea distorta di fare politica, ha sentito in modo urgente la responsabilità di educare soprattutto i giovani ad una politica lontana da cattive pratiche per farne recuperare il senso originario: quella di essere al servizio del bene comune. L’Azione Cattolica, avendo a cuore la formazione delle coscienze – sottolinea
il Presidente Parrocchiale di AC, Rosalia Tatano - ha fatto propria questa “emergenza educativa”, evidenziata dal Parroco, ed ha
cercato di dare una risposta concreta offrendo sia ai giovani che agli adulti un’occasione di discernimento animata dallo sperare
cristiano per la situazione del nostro paese e del territorio, per corresponsabilizzare ed incoraggiare a credere che è ancora possibile costruire la “civiltà dell’amore”. Per organizzare questo percorso si è cercato di fare interagire coscienze ed intelligenze, a
tal proposito sono state coinvolte tutte le associazioni e vari partiti politici presenti nel territorio infine, per stimolare i giovani a
partecipare e dare il loro contributo in questo cammino di discernimento comunitario, si è cercata la collaborazione dell’istituto
di istruzione secondaria superiore “M.Picone” di Lercara. La proposta di approfondire alcuni temi di Dottrina sociale, ha trovato un riscontro significativo tra le persone e ha visto anche la partecipazione dei paesi limitrofi. Sono stati programmati otto incontri, guidati da relatori esperti, e suddivisi secondo i principali argomenti del compendio della Dottrina sociale. Erano presenti
all’incontro di inaugurazione del percorso: il Parroco Don Mario Cassata che ha spiegato le ragioni di queste riunioni, il Vicario del
sesto Vicariato, Don Antonio Todaro che, citando l’enciclica sociale di Papa Benedetto XVI “Caritas in Veritate”, ha sottolineato
l’attuale e preoccupante crisi di pensiero e l’auspicio che questi incontri possano diventare delle palestre di idee. Il Prof. Elio
Tomarchio, consigliere diocesano di AC presente anche lui a questo primo incontro, è
intervenuto evidenziando la necessità di un cammino perenne di catechesi sociale che
orienti il cristiano nelle scelte socio-politiche. L’ultimo intervento è stato fatto dal presidente parrocchiale uscente di AC, Rosario Fabio Oliveri che, insieme al parroco, ha organizzato e programmato gli incontri e ha concluso parlando della duplice dimensione del
cristiano, quella della terra e quella del cielo, ciò comporta l’impegno a pregare – come
diceva Giorgio La Pira- contemplando il mappamondo sul comodino; ecco perché l’imperativo: “Và e fa anche tu” che è lo slogan scelto per questo cammino di pastorale sociale, strumento per scuotere ogni credente ad avere compassione per il mondo, simpatia
per i poveri, gli oppressi ed impegno per il Bene comune. Questo percorso di formazione
si è concluso, il 19 Febbraio, con la tavola rotonda intitolata “Un’agenda di speranza: per
un paese più solidale” che ha voluto richiamare il contributo e le idee che hanno animato la 46a Settimana Sociale dei Cattolici italiani.
L
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
29
il libro
di Giuseppa Calò
Il Libro: “La Costituzione
Storie di ieri – Valori di oggi”
n viaggio nella memoria storica
degli italiani alla riconquista
del senso della nascita della
nostra Costituzione ci offre la possibilità di comprendere come la forma
giuridica sia espressione delle istanze
e dei desideri di un popolo.
Bruno Cantamessa, autore del libro,
ha scelto per la collana “noi domani”
edizione “l’Isola dei ragazzi”, una
forma narrativa semplice che attinge
alle fonti e alla tradizione orale del
contesto familiare. Destinato ad un
pubblico giovane il testo si offre anche
ad una fruibilità più adulta.
L’ampio periodo storico considerato
da Cantamessa, va dal 1914 fino alla
Costituzione della Repubblica nel
1948, un periodo di preparazione nel
quale dalla sofferenza per le tragedie
il popolo italiano seppe con saggezza e
determinazione trarre nuova energia
propositiva esprimendola nei dodici
Principi fondamentali della Costituzione.
A partire da essi l’autore rivela, attraverso i suoi personaggi, l’ironia e l’ottimismo che in fondo non sono mai
U
venuti meno nel popolo italiano anche
nelle vicende più tristi della nostra
storia.
Così Guido, un giocane fabbricante di
scarpe, protagonista della vicenda correlata all’art. 4 della Costituzione vede
l’Italia di allora: «Lungo la strada, mi
passò davanti agli occhi l’Italia uscita
dalla guerra: strade dissestate, rovine
di edifici bombardati, mancanza di
lavoro. Eppure la gente non era infelice: certo si sentiva il dolore per la
mancanza dei morti, l’odio degli anni
di guerra civile, la nostalgia per un
tempo di certezze quotidiane che non
sarebbe tornato tanto presto… C’era
in giro una gran voglia di lavorare,
nonostante tutto. I giovani erano tornati, quelli che ce l’avevano fatta, e
avevano tutti un desiderio enorme di
sposarsi, di avere figli, casa, normalità».
L’attuale contesto sociale e politico
riflette un diffuso senso di smarrimento e di scoraggiamento, tuttavia, l’autore sembra suggerire, a partire da
quelle suggestioni, un possibile riequilibrio.
Il pensiero di Guido può anche oggi
essere condiviso riattualizzando lo spirito dei Padri fondatori e coltivando il
desiderio di vivere l’identità nazionale
con grande impegno comunitario e
responsabilità verso una Nazione che
celebrerà quest’anno il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
di Claudia Casella
Senza Carnevale
siamo?”!!!
- Carnevale Sociale 2011 La manifestazione “Senza Carnevale
siamo?” è il secondo evento promosso
dal progetto GZENNET in collaborazione con tantissime realtà del territorio palermitano; in modo particolare
quest’anno “Senza Carnevale Siamo?!”
sarà gemellato con il Carnevale di Termini Imerese. L’idea che si offre è
quella di un carnevale che nasce nei
quartieri e attraversa la città, invade
le strade in modo festoso e al tempo
stesso rivendica diritti, un modo di
riappropriarsi delle piazze del centro
e della periferia di Palermo per creare
momenti di incontro, scambio e condivisione. L’intento è quindi quello di
30 InformaCaritas
gennaio/febbraio duemilaundici
creare, nei giorni intorno al carnevale,
diversi momenti di festa in diversi quartieri di Palermo, rendendo i ragazzi protagonisti tanto degli eventi che si svolgono nel proprio territorio quanto di quelli che si tengono nei quartieri distanti.
Il programma ha visto tre sfilate in
città e una partecipazione straordinaria fuori città: sabato 5 marzo, QUARTIERE S. GIOVANNI APOSTOLO
(CEP); domenica 6 marzo, CARNEVALE TERMITANO; martedì 8 marzo,
CENTRO STORICO (VUCCIRIA, BALLARÒ, CAPO, DANISINNI); sabato 12
marzo, QUARTIERE S. FILIPPO NERI
(ZEN).
il film
di Salvo Grasso
CHE BELLA GIORNATA
a storia segue le avventure di
Checco (Luca Medici in arte Checco Zalone), ragazzo ignorante e
materialista che fallisce per la terza
volta il concorso per entrare nei Carabinieri, ma grazie ad alcune conoscenze
nella curia milanese riesce a farsi assumere come responsabile della sicurezza
della Madonnina, in cima al Duomo. Un
giorno conosce Farah, una ragazza
araba studentessa di architettura, e i
due cominciano a frequentarsi. Checco
se ne innamora quasi all’istante, e la
coinvolge nelle travolgenti abitudini
della sua famiglia, pugliese ma trapiantata in provincia di Milano; non può
sapere, però, che Farah e suo fratello
stanno progettando un attacco terroristico per far esplodere la Madonnina,
ovvero il simbolo di Milano. Dopo l’imbarazzante pochezza dimostrata da
quelli che sarebbero dovuti essere “i
film comici dell’anno”, ossia i cinepanettoni, è confortante scoprire che
qualcuno cerca ancora di fare ridere
raccontando una storia invece di propinare una sequela di gag senza capo ne
coda. E, al di la degli indubbi meriti
degli attori coinvolti (Rocco Papaleo,
Tullio Solenghi e Ivano Marescotti) e dell’appeal che Zalone possa avere sul pubblico, il valore aggiunto di un film come
Che bella giornata è proprio quello di
offrire una trama strutturata. Caratteristica che, nonostante dovrebbe essere
scontata, nel cinema italiano di oggi fa
la differenza. Prendendosi gioco soprattutto del malcostume italico, della meri-
te, molto semplice ma anche ricca di
bizzarre trovate, tipo il gustoso cameo
di un autoironico Caparezza.
Se l’intimista e ‘fracassone’ ‘Cado dalle
Nubi’, poteva sembrare un casuale successo, sulla scia delle performances
televisive, la seconda opera di Checco
Zalone testimonia invece un coraggio
ed un’originalità, nelle scelte e nelle
tematiche, che esalta il suo approccio
personale al mondo del cinema.
La sua colonna sonora certo esalta,
con pezzi originali ed esilaranti, i passaggi più importanti del film, ma è
proprio il tipo di comicità, coraggiosa
e mai volgare, a colpire lo spettatore,
trascinandolo in un mondo ‘ordinariamente’ normale, quasi banale, ma
estremamente divertente.
Checco raggiunge il suo obiettivo portan-
di geniale, dall’altra gli permette di conquistare a sè tanto la critica.
È fin troppo naturale saltare al paragone con le maschere celebri di un
certo cinema comico europeo, idiota
come e più del celebre Ispettore Clouseau, tanto ingenuo da far sembrare
quasi furbo anche l’impacciatissimo
Mr. Bean, ma nel contempo appare
anche molto vicino ad una qualsiasi
maschera da commedia dell’arte,
attualizzata e modernizzata laddove
porta in scena l’italiano medio, più
banale ed ordinario, dei giorni nostri.
Ma Zalone, sotto l’apparente levità del
costrutto, non conosce timore nè
tanto meno pudore, quando si scaglia,
ad esempio, contro le missioni di pace,
incarnate dal padre soldato, eternamente in missione di pace (uno straordinario ed esilarante Rocco Papaleo),
così come contro la Chiesa ed il clero,
nelle scene che fanno il verso ad ‘angeli e demoni’ di “don Brown”, quando si
aggira negli oscuri corridoi della curia
milanese. Che Bella Giornata si discosta dunque nettamente da Cado dalle
nubi, non si cerca infatti di cavalcare
un setting vincente, riproponendo in
salsa diversa gli stessi ingredienti di
successo, ma si riparte da zero con
idee ed approccio diversi.
Il risultato finale ci permette di salutare la nascita di un talento intelligente che non prende in giro il proprio
pubblico tentando di somministrargli
una minestra riscaldata, ma elevandolo a vero target del proprio lavoro, il
tocrazia che governa il nostro paese e
dell’ignoranza diventata quasi uno status symbol, Zalone e Nunziante (autori
anche della sceneggiatura) confezionano una commedia gradevole e diverten-
do in scena il ‘se stesso’ deteriore, quello
per intenderci, che rappresenta un po’ il
peggio del “buon uomo” italiano, ma lo fa
sempre con quella delicatezza ‘soft’ che
se da una parte conferma certo un che
pretesto dell’Islam non è forma di ‘ruffianeria’, quanto piuttosto uno specchio fedele ma impietoso dei vizi di
una società vuota e ricca di pregiudizi
e luoghi comuni.
L
gennaio/febbraio duemilaundici
InformaCaritas
31
Avvio Master Universitario di Primo Livello
in “Processi di Sviluppo, Legalità, ed educazione alla Pace”
Don Pino Puglisi
Il Rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta, Prof. Giuseppe
Dalla Torre ed il Direttore della Caritas Diocesana di Palermo, Don Benedetto Genualdi, avendo progettato ed approvato insieme il Master di primo
livello in “Processi di sviluppo, Legalità ed educazione alla pace” intitolato
a Don Pino Puglisi, comunicano l’imminente avvio delle selezioni per la frequenza del corso biennale. Le lezioni saranno riservate ad un massimo di 25 studenti, in possesso di
laurea di primo livello in materie umanistiche, giuridiche, letterarie, sociali, psicologiche e pedagogiche, o di titolo equivalente. Entro il mese di aprile verrà pubblicato il bando di selezione con le indicazioni per la domanda di ammissione. Il Master, diretto dal Professore Gioacchino Lavanco dell’Università di Palermo e dal Professore Giuseppe Mannino dell’Università LUMSA, prevede 650 ore di
didattica frontale e laboratoriale e 500 ore di stage presso enti accreditati tra cui l’Istituto di Diritto
Internazionale della Pace Giuseppe Toniolo, COPE ONG (cooperazione paesi emergenti), Apriti Cuore
ONLUS – (tutela dei diritti dei minori, disabili e immigrati) ed altri enti collegati a Caritas. Sono previste sette borse di studio a copertura totale e parziale dei costi di frequenza ed un premio finale intitolato a “don Pino Puglisi” alla migliore dissertazione finale. Per informazioni è possibile scrivere
all’indirizzo email [email protected] o rivolgersi direttamente al direttore della Caritas Diocesana di
Palermo, ai condirettori del Master, o all’Avv. Francesco Capagna, tutor del Master.
La Direzione del Master
Gioacchino Lavanco
Giuseppe Mannino
Caritas Diocesana
www.caritaspalermo.it
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