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Gennaio-Febbraio - Caritas Diocesana di Palermo
SE OGNUNO FA QUALCOSA informaCaritas Palermo GENNAIO/FEBBRAIO 2011 ANNO 11 - NUMERO 1 Spedizione in abbonamento postale - Legge 662/96 - CMP Palermo www.caritaspalermo.it La Missione Speranza e Carità riconosciuta Associazione Ecclesiastica Futuro incerto per la FIAT di Termini Il diritto allo studio La rivolta del gelsomino Arcidiocesi di Palermo Caritas Diocesana 90134 Palermo - Via Matteo Bonello, 2 www.caritaspalermo.it indice gennaio/febbraio 2011 Direttore responsabile: diac. Pino Grasso Direttore editoriale: mons. Benedetto Genualdi Redazione: Tommaso Calamia Giuseppa Calò Fernanda Di Monte Sara Gallo Giuseppe Gianbusso Salvo Grasso Progetto grafico e impaginazione: Tony Aiello [email protected] Redazione e Amministrazione: Via M. Bonello, 2 - 90134 Palermo Tel. 091.6077261 - Fax 091.335437 Stampa: Officine Tipografiche Aiello & Provenzano Bagheria (Palermo) Spedizione in Abbonamento Postale Registrazione Tribunale di Palermo, n. 12 del 2001, decreto 6/12-6-2001 Per dare un tuo contributo: c.c.p. 11297900 - Palermo oppure: C/C BANCARIO S. PAOLO IMI AG. N. 8 - Via E. Restivo, 85 90041 Palermo Conto Corrente n. 961 Coord. Banc. ABI 1025 - CAB 4608 Specificare la causale del versamento La Caritas fa memoria della santità di Giovanni Paolo II . . . La Missione Speranza e Carità riconosciuta associazione ecclesiastica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . «Dacci sempre questo pane» (Gv 6,34) . . . . . . . . . . . . . . . . Una giornata per ricordare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I giornalisti festeggiano il protettore San Francesco di Sales . La situazione politica italiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lo sviluppo del Meridione è questione nazionale . . . . . . . . . Tirrenia e Siremar aspettano un compratore . . . . . . . . . . . . Futuro incerto per la FIAT di Termini . . . . . . . . . . . . . . . . . Coordinarsi per servire il territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I Vicariato - 5ª zona pastorale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Padre Doroteo in visita alla Caritas diocesana di Palermo . . . IV Vicariato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I Vicariato - 4ª zona pastorale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I centri di ascolto per il contrasto alle nuove e vecchie povertà . Prestito della speranza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il diritto allo studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Scarp de’ tenis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Educare in Sicilia: risorse e problemi . . . . . . . . . . . . . . . . . Yes... we can: adesso animare è possibile! . . . . . . . . . . . . . . . . La tratta degli esseri umani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “Una sola Famiglia umana” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rapporto sulle migrazioni a Palermo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 febbraio - Memoria di suor Bakhita . . . . . . . . . . . . . . . . . . La rivolta del gelsomino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sulla via dei nuovi orientamenti pastorali . . . . . . . . . . . . . . Un salesiano cappellano tra i giovani del Malaspina . . . . . . . Al Rev. Mons. Benedetto Genualdi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “Non nasconderti dal gioco, nasconditi per gioco” . . . . . . . . . Riapre la chiesa Santa Maria di Gesù al Capo... . . . . . . . . . . . Vent’anni di Inventare Insieme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Adinkra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” . Per l’accoglienza di familiari di ammalati Casa “Federica Lo Presti” . “Và e fa anche tu…” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il Libro: “La Costituzione Storie di ieri – Valori di oggi” . . . . . Senza Carnevale siamo?”!!! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Che bella giornata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Avvio Master Universitario di Primo Livello . . . . . . . . . . . . . . . 3 . . 4 5 6 7 8 9 10 11 12 12 12 13 13 14 15 16 16 17 18 19 20 21 21 22 23 24 24 25 26 26 27 28 29 29 30 30 31 32 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . editoriale di Benedetto Genualdi La Caritas fa memoria della santità di Giovanni Paolo II Rinnoviamo lo spirito di Assisi e la lotta alla mafia ogliamo fare festa per un papa dei nostri giorni che viene proclamato beato. La notizia della beatificazione di Giovanni Paolo II per il prossimo 1° maggio ha fatto il giro del mondo, suscitando pieno consenso non solo nella Chiesa cattolica, ma anche in tutto il mondo cristiano. Anche le altre fedi religiose e lo stesso mondo laico hanno espresso valutazioni favorevoli seppure con motivazioni diverse. L’annuncio di Benedetto XVI ha avuto una particolare risonanza nei continenti più poveri del mondo: il ministero di Giovanni Paolo II ha avuto una impronta decisamente itinerante; egli si è fatto pellegrino presso il cuore di tutte le persone più fragili e di tutte le nazioni più povere del pianeta. Ancora oggi conserva un fascino di forte attrazione spirituale e di indubbia provocazione culturale il suo “non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!”, pronunciato il 22 ottobre del 1978, a una settimana dall’annuncio della sua elezione a 264° papa della Chiesa Cattolica. Fin dall’inizio è stata chiara l’impostazione teologico-pastorale del suo Pontificato: essere il Vescovo di Roma, che sa stare in mezzo al popolo delle parrocchie della sua diocesi romana, ed essere nello stesso tempo il pastore della Chiesa universale che si mette in cammino per incontrare i popoli del mondo. Egli si è fatto primo banditore del Vangelo della giustizia e della carità, della vita e della pace, nello stile del pellegrino instancabile che chiede a tutti di promuovere i diritti umani e di favorire lo sviluppo integrale della persona umana e dei popoli della terra. Non è casuale che Benedetto XVI abbia scelto il 1° maggio per proclamare beato il suo predecessore Giovanni Paolo II, suo amico e collaboratore per lunghi anni. Non ci sfugge che la data scelta coincide con la festa del mondo del lavoro e, quest’anno, anche con V la Domenica della Divina Misericordia (seconda domenica di Pasqua). Questa data, pertanto, oltre a ricordare il quinto anno della morte di Giovanni Paolo II, commemora il 20° anno dell’Enciclica Centesimus Annus, offerta alla Chiesa proprio il 1° maggio 1991, e l’11° anniversario della canonizzazione di Sr. Faustina Kovalska e della istituzione della Festa della Misericordia. La santità è dono di Dio alla creatura fatta a sua immagine e somiglianza, redenta dal Cristo il Santo di Dio, e nello stesso tempo è dono di Dio fatto alla Chiesa che vive nel mondo. La santità di Giovanni Paolo II appartiene agli uomini e alle donne del nostro tempo. Siamo testimoni di come il mondo di oggi, i popoli del nostro pianeta, i grandi e i pic- coli della terra, i giovani e gli anziani, siano stati consapevoli della santità di quest’uomo, che hanno cominciato a venerare come santo fin dal giorno della sua morte. La sua vita è stata accompagnata da alcuni evidenti tratti della santità: innanzitutto dalla sofferenza fisica e spirituale che lo ha accompagnato durante la sua vita (Lettera apostolica Salvifici Doloris dell’11 febbraio 1984). Anche la persecuzione e la violenza si è abbattuta sulla sua persona fino al versamento del suo sangue (attentato in piazza S. Pietro del 13 maggio 1981); ciò è chiaro segno della sua partecipazione alla vita beata secondo l’Evangelo, che chiede il perdono per coloro che ci perseguitano (visita di Giovanni Paolo II in carcere ad Alì Agca nel Natale del 1983). Giovanni Paolo II è stato un instancabile difensore del valore della vita e della verità anche in contesti di gravi difficoltà sociali e storiche. Lo hanno sempre accompagnato l’impegno di liberazione da ogni schiavitù morale e spirituale e da ogni forma di dittatura ideologica e politica. Come papa “venuto di lontano”, papa polacco, egli era un buon conoscitore di quei regimi comunisti dell’Europa Centrale ed Orientale, che verranno rovesciati a partire dalla Polonia fino ad arrivare alla Germania dell’est, alla Cecoslovacchia, all’Ungheria, alla Bulgaria e alla Romania. La primavera del 1989, ebbe in Polonia l’esaltante esperienza del sindacato indipendente polacco Solidarnosc, guidata da Lech Walesa. Sempre nello stesso anno allo smantellamento della Cortina di ferro in Ungheria segue la caduta del Muro di Berlino, la caduta del regime sovietico, il crollo del muro di Berlino. “Certo la lotta, che ha portato ai cambiamenti dell’89, ha richiesto lucidità, moderazione, sofferenza e sacrifici; in un certo senso, essa è nata dalla preghiera, e sarebbe stata impensabile senza un’illimitata fiducia in Dio, Signore della storia, che ha nelle mani il cuore degli uomini” (Centesimus Annus, n. 25). Egli è stato Pastore animato da autentica passione per la Chiesa, esercitando il magistero petrino nei solchi del Concilio Vaticano II. La Caritas infine vuole ricordare in modo particolare due eventi, ai quali intende ispirare il suo impegno per l’animazione della carità: la Giornata mondiale di preghiera per la pace con la convocazione degli uomini di tutte le religioni ad Assisi (27 ottobre 1986) e l’appello agli uomini di mafia perchè si convertano, in occasione della Visita Pastorale in Sicilia, nella Valle dei Templi ad Agrigento (9 maggio 1993). gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 3 arcidiocesi di Pino Grasso L A M ISSIONE S PE RICONOSCIUTA ASSOCIA opo vent’anni di attività la Missione “Speranza e Carità”, fondata e diretta da Biagio Conte è stata riconosciuta Associazione Ecclesiastica. È stato il Cardinale Paolo Romeo che nel corso della celebrazione della solennità dell’Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo, dello scorso 6 gennaio ha dato l’annuncio in Cattedrale alla città. La Missione “Speranza e Carità”, è nata nel 1991, sotto i portici della Stazione Centrale della città di Palermo ad opera del missionario laico fratel Biagio Conte che insieme ad alcuni volontari portava ristoro ai poveri. “Oggi – ha detto l’Arcivescovo nel corso del’omelia – è doveroso che io faccia riferimento ad una realtà presente nel territorio della nostra Città e della nostra Arcidiocesi: la Missione di Speranza è Carità. Un po’ come i Magi che incontriamo oggi, il caro fratel Biagio Conte, si è lasciato scomodare da Dio, che gli parlava, non tanto attraverso la luce di una stella, ma per mezzo dell’oscurità dei più poveri, degli emarginati e degli esclusi. Fratel Biagio ha seguito questa strana “stella” della presenza di Cristo negli ultimi. Ha trovato questa strana luce in mezzo a tutta l’oscurità che andava D 4 InformaCaritas scorgendo nelle notti di Palermo, in particolare sotto i portici e sui marciapiedi della Stazione Centrale. E insieme a lui, in questi anni, tanti si sono lasciati interpellare dalla povertà dei fratelli bisognosi della nostra complessa realtà cittadina, cercando di essere per loro come il buon samaritano. È la splendida realtà della Missione che oggi accoglie, sfama, serve gli ultimi della nostra Città, donando loro soprattutto la speranza, il sorriso, il calore di una fraternità semplice ma piena di amore. Oggi i Missionari e i volontari della la Missione di Speranza Carità, insieme agli amici e ai benefattori, sono qui con noi a fare Eucaristia, in questo scenario che, oltre che dei colori dei popoli si arricchisce del calore dell’accoglienza e della carità di questo importante realtà di servizio al nostro territorio”. L’approvazione degli Statuti della Missione come Associazione pubblica di fedeli è stata fatta lo scorso 2 ottobre, la vigilia della vista del Santo Padre Benedetto XVI a Palermo. “Ho approvato – ha proseguito Romeo – dando al carisma che Dio ha suscitato in questi anni una veste giuridica che – se il Signore vorrà – potrà agevolarne una migliore crescita e un più sicuro sviluppo in seno alla comunità ecclesiale. Tutti ringraziamo il Signore. Riconosciamo il servizio svolto dalla Missione come attenzione a quelle membra del Corpo Mistico fra le più fragili: i poveri che non possiedono nulla, né in termini di affetti né in termini di beni. Per noi tutti l’invito a non tirarci indietro gennaio/febbraio duemilaundici rispetto alla nostra parte da fare. Non possiamo delegare il bene a chi già lo fa: la povertà è una “stella” che interpella tutti ad una risposta generosa di carità, ciascuno nell’ambito che gli è proprio, ciascuno nell’ambiente in cui vive ed opera ogni giorno”. Il carisma della Missione è l’accoglienza e il donarsi ai nuovi poveri della città ovvero a tutti quelli che rimangono indietro e ai margini di questa società così indifferente; vengono chiamati barboni, vagabondi, giovani sbandati, alcolisti, ex detenuti, separati, prostitute, profughi, immigrati, ma in Missione si chiamano tutti fratelli e sorelle senza alcuna distinzione. Attualmente la Missione accoglie ed assiste circa 800 persone in tre comunità: due destinate all’ accoglienza maschile e una per l’accoglienza di donne singole o mamme con bambini. L’incontro con il Santo Padre, era stato anticipato a Biagio Conte e a don Pino Vitrano, tre giorni prima della sua visita a Palermo dal cardinale Romeo in occasione dell’inaugurazione del nuovo refettorio di via Decollati. “A questo appuntamento che ci ha messo in trepidazione, ci siamo premuniti con una icona del Buon Pastore dipinta dalla nostra iconografa e in PERANZA E C ARITÀ IAZIONE ECCLESIASTICA aggiunta abbiamo preparato una breve lettera, un Dvd divulgativo della Missione e un libro. D o p o tanta attesa è toccato a noi “gli ultimi”, l’emozione era tanta, ma alla fine siamo stati a tu per tu con il Papa. Quanta emozione negli occhi e nel cuore di entrambi, non sapevamo se era vero quello che stavamo vivendo o sognavamo. Se eravamo a Palermo o direttamente in Vaticano, tutto sembrava vero, ma fuori dal reale, era l’incontro nuovo (la prima volta), ma antico (come se ci fossimo conosciuti da sempre), abbiamo detto quasi bal- bettando: “Santo Padre, tutti i fratelli Ultimi, ti salutano e ti abbracciano, perché tu sei la nostra Speranza”, e il Papa ci ha risposto: “Conosco il vostro operato, continuate, io vi benedico e voi pregate per me”. Pochi minuti sono sembrati una eternità, ci hanno riempito il cuore, la mente, lo spirito, perché avevamo detto poco e niente, ma avevamo detto tutto”. Biagio Conte è stato uno dei pochi a incontrare in privato il Papa, nella sede della Curia, prima dell’appuntamento in Cattedrale con il clero. “È stato un regalo grandissimo - dice il missionario - il mio cuore era scosso da questa grande emozione. La visita del Papa è stato un segno importante per questa città in crisi che ha bisogno di risposte concrete. Sono convinto che qualcosa cambierà. Mi sono sempre sentito parte della società, degli ultimi, e questo riconoscimento mi fa sentire parte anche della Chiesa rimanendo sempre fedele allo spirito di San Francesco. Accolgo con tutto il cuore questo mira- colo che investe tutta la Missione. Il cammino è ancora lungo - continua ma questo incontro con il Papa è simbolo di speranza per tanti poveri”. «Dacci sempre questo pane» (Gv 6,34) SUSSIDI QUARESIMA-PASQUA 2011 a Caritas diocesana di Palermo in questo tempo di Quaresima desidera proporre a tutte le comunità della diocesi un itinerario in compagnia di Gesù maestro che ci educa a cogliere i molteplici significati del pane come alimento della quotidianità, come cibo essenziale, come condivisione, come Eucaristia, in vista del 25° Congresso Eucaristico che si terrà ad Ancona nel settembre prossimo. È per questa ragione che ad ogni parrocchia verrà fatto pervenire un kit di L sussidi di Caritas Italiana dal titolo “DACCI SEMPRE QUESTO PANE”. L’Opuscolo per le famiglie, l’album per i bambini, il poster e il salvadanaio contenuti nel kit aiuteranno le comunità a prendere consapevolezza che solo Gesù è il “maestro buono” e il “pane che dà la vita”. Le parrocchie che desiderano acquistare copie del materiale fornito possono rivolgersi all’agente locale addetto ai sussidi il signor ATTARDO (cellulare: 320/437-36-77; e-mail: [email protected]) gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 5 attualità di suor Fernanda Di Monte Una giornata per ricordare “La memoria cammina nel tempo” gennaio 2011, Giornata della Memoria. Perché la memoria? Perché Auschwitz? Interrogativi che si pongono, puntualmente, ogni anno. Per chi è stata in visita in diversi lager (ve ne sono 47!), come chi scrive, entrare in uno di essi, provoca uno shock emotivo non indifferente. Qualcuno ha detto che bisogna “salvare i lager dal tarlo della retorica, non coltivare il sentimento facile delle “gite scolastiche”, ma incrementare la conoscenza, insegnare a vedere follia e orrore”. È proprio così. Entrare ad Auschwitz, attraversare quella terra insanguinata, dove milioni di uomini, donne, bambini sono stati sacrificati all’ideologia, alla follia, suscita un silenzio 27 interiore pieno di dolore e di incredulità. Per questo lo Stato Italiano “riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico e non solo), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei 6 InformaCaritas cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.” Così recita il testo dell’articolo 1 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 in memoria di chi ha subito la deportazione, la prigionia e la morte all’interno dei campi di concentramento. La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Auschwitz, scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. A partire da quella scoperta le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo gennaio/febbraio duemilaundici l’orrore del genocidio nazista. “Le nostre parole al servizio della Memoria” è l’espressione con cui le Paoline di Palermo hanno contribuito alla Giornata incontrando 110 studenti delle quinte classi del Liceo Classico Vittorio Emanuele II, ponendo attraverso la loro produzione multimediale, opportunità di riflessione. L’incontro, svoltosi presso la Sala Beato Giacomo Alberione, della Libreria Paoline, ha visto un’assemblea attenta, alla spiegazione della Giornata e alla visione del film: Il bambino con il pigiama a righe. Film proiettato nelle scuole di tutta Italia che narra dell’amicizia di due bambini, Bruno, 8 anni, figlio del comandate nazista e Shmuel, un bambino ebreo rinchiuso nel campo. Insieme vivranno la loro amicizia condividendo fino alla fine la stessa sorte. Al termine della visione del film, il silenzio è stato palpabile, i giovani sono intervenuti con emozione entrando nel merito della storia e riconoscendo la necessità che quanto è accaduto non si ripeta più. Una delle frasi che si incontrano nel campo di Auschwitz, recita: “Chi dimentica il proprio passato è condannato a ripeterlo”. La Giornata della Memoria, ha questo scopo: ricordare per non ripetere più… attualità di Francesco Paolo Geraci I GIORNALISTI FESTEGGIANO IL PROTETTORE SAN FRANCESCO DI SALES Premiati i partecipanti al concorso fotografico sulla visita del Santo Padre “Rispetto a un mondo diventato complesso, dove la comunicazione è preponderante, siamo a combattere una lotta con armi impari”. Lo ha detto il vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Palermo mons. Carmelo Cuttitta intervenuto lo scorso 24 gennaio, nel salone “Beato Giacomo Alberione” della Libreria Paoline dove i giornalisti hanno festeggiato il loro protettore a San Francesco di Sales. Il Vescovo nel corso del suo intervento ha aggiunto che: “Il mondo oggi ha cambiato radicalmente il modo di comunicare sopratutto dall’introduzione dei New media. La ricerca della verità deve essere perseguita dagli operatore delle comunicazione altrimenti si rischia di entrare in una dimensione in cui un fatto viene narrato non nel rispetto della verità ma su ciò che si vuole dire”. All’incontro organizzato dall’Ufficio pastorale per le Comunicazioni Socia- li, diretto dal diacono Pino Grasso, insieme alla Libreria Paoline e ai Servizi Informatici dell’Arcidiocesi di Palermo, hanno preso parte Vittorio Corradino e Teresa Di Fresco, rispettivamente presidente e vice presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, suor Fernanda Di Monte paolina che ha illustrato il senso della giornata e presentato la figura di San Francesco di Sales, come antesignano della comunicazione, Franco Lannino, fotografo professionista e Vincenzo Grimaldini, responsabile dei Servizi Informativi dell’Arcidiocesi di Palermo. Al termine del Forum si è svolta la premiazione del concorso fotografico organizzato per documentare i momenti più curiosi della visita che il Santo Padre ha effettuato a Palermo lo scorso 3 ottobre 2010. Al 1° posto si è classificato Giuseppe Blanda che ha documentato un uomo che cercava di vedere il Papa che ha vinto una fotocamera digitale, al 2° posto Erminia Scaglia che ha presentato una fotografia con cui immortala i Vescovi siciliani che scattano foto al Papa che ha vinto un telefono cellulare, e al 3° posto Anna Clemente con una foto di un uomo appollaiato su un albero che ha vinto un lettore MP4. Tutte le foto partecipanti al concorso sono state esposte nel salone “Beato Alberione” della Libreria Paoline. Auguri La redazione di “Se ognuno fa qualcosa - InformaCaritas” formula i migliori auguri a Marcella Onorato, segretaria amministrativa della Caritas diocesana di Palermo, che ha congiunto indissolubilmente la sua vita con Giuseppe Zanet venerdì 25 febbraio presso il Santuario Mariano Diocesano Madonna della Milicia. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 7 attualità di Giuseppe Notarstefano La situazione politica italiana La 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani a posta in gioco è l’Italia!” – così iniziava il suo intervento introduttivo il vicepresidente del Comitato organizzativo della 46^ Settimana Sociale Luca Diotallevi a Reggio Calabria. Non si tratta di un’espressione enfatica, ma piuttosto di una consapevolezza che il Bene Comune che oggi sta a cuore ai cattolici italiani è proprio il Paese. Stiamo infatti assistendo ad un crisi senza precedenti che coinvolge tanto il nostro sistema istituzionale, quanto la qualità stessa della vita politica ed amministrativa italiana ad ogni livello. La Seconda Repubblica, nata sotto i colpi di una pesante iniziativa giudiziaria che ha visto spazzar via i partiti che avevano contribuito alla crescita del sistema repubblicano, ha generato un sistema politico fondato su partitiazienda e coalizioni prive di una precisa cultura politica in grado di rappresentare le istanze più autentiche della società civile. La partecipazione alla vita pubblica è sempre più affidata ad oligarchie autogenerantesi prive di radicamento culturale e sociale, che hanno perso la sfida della “rigenerazione” di una democrazia compiuta offerta dalla stagione dell’alternanza inaugurata alla fine degli anni novanta. Il timbro videocratico del dibattito politico nazionale ha inoltre contribuito alla degenerazione della dialettica politica, praticamente inesistente, lasciando spazio alla partigianeria, al servilismo militante ed all’incapacità di “stare sui fatti”. La prospettiva federale, sbandierata a parole e senza un reale progetto di sostenibilità finanziaria ed amministrativa, rischia di diventare un artificio tecnico per moltiplicare il centralismo e, quindi, il distacco tra società e istituzioni, al di là del “folklore” di ordinanza ostentato dai seguaci del “Senatùr”. Le amministrazioni locali sono nella morsa di un patto di stabilità che impedisce ogni spazio di L “ 8 InformaCaritas manovra che vada oltre la gestione dell’ordinario e la prassi, sempre più diffusa, di scambiare spesa pubblica con consenso (soprattutto nel meridione, ma non solo). Le tentazioni antipolitiche, unite alle pulsioni giustizialiste da un lato e dalla professionalizzazione della politica dall’altro hanno caratterizzato il decennio posizione: la proposta di un’Agenda di Speranza della recente Settimana Sociale vorrebbe essere un tentativo di liberare le energie vitali presenti nel vasto arcipelago del movimento cattolico per convogliarle verso un discorso politico autorevole. Ciò presuppone il ruolo di un laicato capace di incidere nella vita pubblica a vario trascorso. Ciò s’inserisce in una fase di stanchezza del processo di integrazione politica europea e ad uno spostamento del baricentro della vita politica internazionale dall’asse statunitense-europeo a quello asiatico orientale. La vita politica nazionale appare incapace di intercettare le vere sfide della globalizzazione democratica e del cambiamento del modello di sviluppo, e schiacciata dalle questioni di piccolo, piccolissimo cabotaggio del salottino (o dovremmo dire dell’alcova?) nazionale. In tale contesto anche i cattolici fanno fatica ad abitare lo spazio pubblico con un progetto capace di sintonizzarsi sulle grandi sfide e sulle grandi questioni. Essi appaiono in affanno e spesso intenti a difendere rendite di livello, a partire dall’impegno verso un nuovo patto educativo tra generazioni, tra categorie sociali e tra territori. Da dove ricominciare? Da dove ripartire? Un patto etico? Una “nuova generazione di politici”? Nuove istituzioni? Una nuova forma dello Stato? Il federalismo? Sono diverse le questioni sul tappeto dell’agenda pubblica italiana che dovranno essere oggetto non solo di documenti ufficiali, convegni accademici e incontri tra tecnici, ma anche della capacità delle nostre comunità di ricominciare a studiare e approfondire tali temi, di leggerli alla luce dei principi del magistero sociale e di sperimentare forme, strumenti e percorsi capaci di generare davvero quel “nuovo protagonismo sociale” tanto auspicato dall’episcopato italiano. gennaio/febbraio duemilaundici attualità di Gianfranco Matarazzo Lo sviluppo del Meridione è questione nazionale Come favorire un ciclo virtuoso nella nostra Regione eno19,57%. È il dato aggregato relativo al calo delle presenze turistiche italiane nella nostra Regione nel quadriennio 20062009. Non è un dato direttamente pertinente con i temi di cui si occupa la rivista: eppure anch’esso contribuisce alla composizione di uno scenario inquietante per la nostra Isola. Abbiamo già raccolto le considerazioni della Banca d’Italia, del CENSIS, i vari rapporti sulle condizioni della Regione e in ultimo i dati duri relativi alla disoccupazione nel Sud, in particolare quella giovanile, da parte dell’ISTAT. I riferimenti specifici alla Sicilia sono impietosi. A fronte di questo scenario, abbiamo alle porte la riforma federalista che, nonostante come definizione teorica descriva un processo istituzionale tendenzialmente virtuoso, a livello di proiezioni e di simulazione sta suscitando molta apprensione non solo negli amministratori locali, ma anche nei vescovi. Questi ultimi, e in una maniera di per sé eloquente e profetica, hanno rivolto un appello non come vescovi delle regioni del Sud, ma come Conferenza Episcopale Italiana per un federalismo solidale e chiedono che la questione dello sviluppo del Meridione sia considerata questione nazionale. Ci fermiamo qui nella ricostruzione dello scenario regionale: i dati sono M noti e facilmente recuperabili ed è inutile infierire su una responsabilità politica sempre più evidente. Che fare? Come orientarsi? Innanzitutto, occorre saper articolare la lettura della realtà politicosociale per evitare un disfattismo generalizzato. Proprio in questa fase storica e in questo scenario, diverse realtà hanno dimostrato una capacità di tenuta inequivocabile. Tra esse emerge l’istituto della famiglia, soprattutto nella sua espressione biologica. C’è poi un associazionismo che ha conservato vitalità: dalle sue manifestazioni storiche, come nel caso di quello religioso, a una parte significativa del sindacato, dall’imprenditoria alle nuove aggregazioni a tutela di temi decisivi quali la legalità. La stessa amministrazione pubblica ha saputo esprimere un servizio qualificato proprio in tempo di crisi e al nostro territorio: pensiamo al sistema delle prefetture, alle forze di polizia, alla magistratura. Emerge una realtà che si dimostra solida e su cui occorre continuare a investire. Nelle stesse forze politiche, fermo restando una desolazione oramai trasversale a livello di apparati autoreferenziali, permangono risorse giovani e competenti che vanno supportate. C’è poi un’operazione di riappropria- zione di punti di riferimento importanti da sottrarre alla retorica e alla strumentalizzazione. Ci riferiamo al fare sistema e rete. Si era partiti bene e ora sono diventate formule abusate. Se solo cominciassimo a purificarle e a impiegarle in maniera avveduta, ad esempio rispetto alle realtà su cui prima ci siamo soffermati, compiremmo un grande passo in avanti. Una parola conclusiva la riserviamo alla questione educativa. In una Regione conosciuta per l’abuso realizzato nell’ambito della formazione, occorre saper proporre una formazione socio-politica nuova. Le proposte attualmente in corso stanno segnando il passo: ma la sfida va accolta, proprio prendendo le distanze da una formazione che non serve a nulla e riconoscendo l’insufficienza di molte delle attuali proposte. In questo scenario, il punto fermo dell’attenzione alla persona e la cura dei rapporti interpersonali che costituiscono la vita del corpo sociale permetteranno anche di rinvigorire quella società civile e quell’opinione pubblica per troppi anni mortificate dalla frammentazione dispersiva e dalla divisione ora non più giustificabile. In un territorio umiliato nelle sue potenzialità c’è la possibilità di favorire una primavera e un ciclo virtuoso. Molti ci stanno già lavorando. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 9 lavoro di Enzo Di Giovanni Tirrenia e Siremar aspettano un compratore Il futuro del porto di Palermo tra luci e ombre a un paio d’anni la crisi finanziaria globale insidia la cantieristica navale ed i sistemi portuali internazionali. E la congiuntura, soprattutto in Europa, erode senza soluzione di continuità posti di lavoro già messi a dura prova dalla concorrenza dei paesi del Far Est. In Italia gli imprenditori del comparto sono alla ricerca di una rotta che li porti fuori dalle acque infide e paludose della crisi. Qualcuno cerca un viatico verso approdi meno incerti. Intanto a Palermo si fanno i conti col cinismo dei numeri e le nozze coi fichi secchi. Da sette mesi la Tirrenia di Navigazione è stata posta in amministrazione straordinaria e da sei mesi stessa sorte è toccata alla Siremar. Due storiche compagnie di navigazione con un enorme bacino di utenza, che danno occupazione a circa 2500 lavoratori e ad un indotto che si aggira intorno alle diecimila unità. La Tirrenia ne conta 1670, tra marittimi ed amministrativi, ai quali bisogna aggiungere 200 precari stagionali: vengono assunti a tempo determinato nei mesi estivi per affrontare al meglio il cospicuo flusso turistico. La Siremar ha un organico di 480 lavoratori, corroborato da 70 marittimi assunti sempre a tempo determinato nei mesi estivi. I primi a subire il disagio dell’amministrazione straordinaria sono i dipendenti Tirrenia, perché la società azionista, la Fintecna, ha azzerato il consiglio d’amministrazione, nominando un commissario che, appena insediatosi, ha disposto una organizzazione del lavoro che prevede una cassa integrazione per 722 dipendenti, che ruotano in una turnazione di 233 lavoratori. E pensare che Tirrenia e Siremar un tempo erano leader in Europa nel settore traghetti. Adesso aspettano un compratore. A guardare di là dalle banchine del nostro porto, purtroppo lo scenario non cambia. Anche i Cantieri navali di Palermo risentono della crisi internazionale delle costruzioni, delle riparazioni e delle trasformazioni navali. Una caduta verticale di commesse ha messo in ginocchio i 520 lavoratori del Gruppo Fincantieri e i circa 1500 lavoratori dell’indotto occupati l’anno scorso. Già 170 sono i lavoratori in Cigs e dal prossimo aprile se ne prevedono 470. Nell’indotto si temono in tempi brevi 500 cassintegrati e 800 disoccupati. Sono tutti Lavoratori di altissima specializzazione (saldatori, carpentieri, motoristi navali, pontisti, sabbiatori e pittori) che, alla bisogna e grazie alla loro versatilità, vengono richiesti da altri cantieri navali. La Regione Sicilia ha stanziato 55 milioni di euro per la ristrutturazione dei bacini galleggianti. I lavori andranno in gara d’appalto. Se la commessa sarà aggiudicata da Fincantieri, sarebbe una boccata d’ossigeno anche per i lavoratori dell’indotto. D 10 InformaCaritas gennaio/febbraio duemilaundici Le Autorità portuali di Palermo e Termini Imerese da alcuni anni promuove una serie di iniziative, progettazioni e lavori, finalizzati anche al recupero dell’occupazione. Nella seconda metà di quest’anno dovrebbe essere avviato il restiling della stazione marittima, progettato da Italo Rota, per un costo di 25 milioni di euro. È stato realizzato il recupero dell’area archeologica e il restauro monumentale del Parco archeologico del Castello a mare e la sua valorizzazione grazie alla rassegna culturale “Porto d’arte”. È stato indetto altresì il progetto d’idee per la rifunzionalizzazione delle due Gru scarica rinfuse al Molo Trapezoidale. Il progetto vincitore prevede la realizzazione di bar, ristoranti e aree fitness. Un simbolo dell’interazione Città-Porto. Da tempo è stato avviato anche il rilancio dello scalo di Termini Imerese con opere di ristrutturazione e consolidamento delle infrastrutture e investimenti per l’Interporto. È stato siglato un protocollo d’intesa tra l’Autorità portuale ed il Comune per garantire l’occupazione sul territorio. L’obiettivo è fare di Termini un polo logistico strategico per la Sicilia occidentale a cui affiancare le crescenti attività della nautica da diporto e del turismo. Nel 2010 l’Autorità portuale ha partecipato a quattro eventi internazionali: Il Seatrade di Miami, il SIL di Barcellona, l’Expo di Shangai e il Sea Trade Med di Cannes. Nel corso dei quali l’A.P. ha promosso l’immagine del porto di Palermo, illustrando le potenzialità dello scalo e raccogliendo ottimi e concreti risultati soprattutto nel settore delle crociere. Grazie a questo lavoro promozionale si prevede per il 2011 nel porto di Palermo un incremento di approdi e crocieristi intorno al 30 per cento. Entro quest’anno saranno conclusi i lavori di riqualificazione e ammodernamento della Cala per farne un polo diportistico d’eccellenza. lavoro di Giuseppe Vuono FUTURO INCERTO PER LA FIAT DI TERMINI Storia di una crisi annunciata o stabilimento sorse nel 1970 nel territorio comunale di Termini Imerese (distruggendo la zona migliore dell’agricoltura locale, con gli espropri forzati dei terreni,offrendo ai proprietari l’Assunzine(allora a tempo indeterminato) grazie ad un consistente contributo della Regione Siciliana erogato al gruppo Fiat per ottenerne la localizzazione nel territorio; venne allo scopo creata la Sicilfiat una società a partecipazione regionale di cui la Fiat deteneva il pacchetto di maggioranza. A quei tempi oltre che l’agricoltura il territorio aveva delle grande risorse umane di artigianato ed era anche fiorente la pesca; tutte queste risorse sono state azzerate dalla possibilità che fiat aveva creato col miraggio del posto sicuro, e anche una sicurezza pensionistica,sanitaria per queste categorie. Ma le scelte più sciagurate le avevano realizzato le amministrazioni locali degli anni ’60, non avendo voluto dotare questo comune di un piano regolatore, che potesse costruire un futuro migliore per tutte le generazioni del comprensorio, anzi di tutto il territorio madonita. Crisi annunciata perche già nell’autunno del 2002, la Fiat aveva già dichiarato la chiusura della fabbrica, adducendo il motivo dell’antieconomicità dello stabilimento. Ricordo nella qualità di segretario della FIM-CISL di allora che da subito ci siamo mobilitati per impedire che ciò accadesse,e grazie anche alle grande azioni sindacali pacifiche ed ad una straordinaria solidarietà di popolo e di tutte le foze dell’ordine, mai vista prima d’ora in Sicilia, il disegno della Fiat non è riuscito. Oggi la Fiat, approfittando di una crisi economica legata alla globalizzazione industriale, ha deciso la chiusura della Fabbrica, volendo addebitare tale L scelta ai costi di gestione. Cose assolutamente false e strumentali, perché per le stesse ragioni era stata minacciata la chiusura di Mirafiori e Pomigliano. Cosa che non è avvenuta. Mentre per Termini tutto questo non è stato possibile! In tutti questi mesi non ho mai letto o ascoltato che qualcuno avesse fatto questa domanda al sig. Marchionne! Come mai!? Beh! Penso che dietro la scelta della Fiat di andar via da Termini, ci siano delle ragioni di carattere politico. Le scelte economiche e industriali, almeno in Sicilia, sono spesso scelte politiche. Tutto ciò è a danno delle famiglie dei lavoratori che si dovranno sobbarcare mesi e mesi di cassa integrazione. In attesa di nuova sistemazione, speria- mo per tutti i lavoratori, c’è una riduzione salariale che oscilla dal 30% al 40%. Le famiglie saranno costrette a fare tagli sulle spese quotidiane, anche e soprattutto per i propri figli. Alcune famiglie saranno costrette a non poter pagare i debiti contratti in questi anni, tra i quali quelli per mutui sulla prima casa, come pure hanno difficoltà per sanitarie e scolastiche. Tutto ciò comporterà un aumento della micro criminalità già per la verità molto diffusa nel nostro territorio, un aumento al ricorso del lavoro nero. Anche i giovani dovranno ancra aspettare per realizzare il loro progetto di famiglia, come pure c’è da considerare che le attività commerciali hanno subito un rallentamento. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 11 promozione caritas dell’equipe Promozione Caritas COORDINARSI PER SE R I Vicariato - 5ª zona pastorale l direttore della Caritas diocesana di Palermo, Mons. Benedetto Genualdi, e l’Equipe diocesana PROMOZIONE CARITAS in prosecuzione del progetto di animazione della carità con il servizio di accompagnamento delle parrocchie, per l’attuazione del decentramento pastorale, si sono incontrati con gli operatori della carità della 5ª zona pastorale del I Vicariato (Villagrazia-Falsomiele). L’incontro è avvenuto nei locali della parroc- I presenza del Parroco Coordinatore, don Sergio Mattaliano e di responsabili e operatori di 7 delle 9 Caritas delle parrocchie della zona pastorale: S.Curato d’Ars, S.Caterina da Siena, S.Giuseppe (Chiavelli) S.Luca, Maria SS. Di Pompei, Maria SS. Delle Grazie (Villagrazia), Madonna del Buon Consiglio. Gli operatori dell’Equipe Diocesana, insieme al direttore, si sono soffermati su alcuni punti chiave della Lettera Pastorale “Vi annuncio una grande chia “S.Giovanni Maria Vianney”, più conosciuta come “S.Curato d’Ars”, alla gioia che sarà di tutto il popolo” di S.E. Mons. Paolo Romeo, punti riguardanti la mediazione pastorale dei vicariati e delle zone pastorali, della missionarietà della parrocchia chiamata ad essere a servizio del territorio in uno stile di pastorale d’integrazione. Nel corso dell’incontro è emersa la volontà degli operatori di mettere in rete le diverse realtà parrocchiali per trovare insieme risposte adeguate alle esigenze e alle problematiche presenti nel territorio. È stato quindi costituito il Coordinamento degli operatori della carità della 5ª zona pastorale del I Vicariato (Villagrazia-Falsomiele) per iniziare a lavorare su una proposta largamente condivisa che riguarda l’apertura, in futuro, di un Centro di Ascolto Interparrocchiale. Ciò ha fatto emergere l’esigenza di garantire una formazione agli operatori della carità della zona che consenta un qualificato servizio di ascolto dei poveri. Il direttore della Caritas diocesana, in accordo col Parroco Coordinatore, accoglie la disponibilità delle parrocchie di “Maria SS. Di Pompei” e di “S. Caterina da Siena”, le quali si metteranno in contatto con le realtà caritative del territorio per dare attuazione pratica al coordinamento. Padre Doroteo in visita alla Caritas diocesana di Palermo adre Santos Doroteo Borda López, Direttore della Caritas diocesana di Abancay in Perù, in occasione del corso di formazione per rettori di seminario, che ha seguito in Italia, martedì 15 febbraio è stato in visita alla Caritas diocesana di Palermo. Questa è stata l’occasione – dice padre Doroteo – per ricambiare la visita che ci fece un paio di anni fa don Benedetto Genualdi, nonché motivo per continuare a consolidare i rapporti di reciprocità con la Caritas di Palermo. Inoltre – ha continuato – P 12 InformaCaritas gennaio/febbraio duemilaundici la mia preghiera è quella che ci sosteniate, formando soggetti capaci di realizzare progetti di sviluppo sociale, per aiutare la crescita delle realtà peruviane. Padre Doroteo, in questi giorni, ha visitato anche varie comunità della Sicilia dove si attuano progetti di solidarietà, e domani ritornerà in Perù. promozione catitas di Concetta Patti E RVIRE IL TERRITORIO IV Vicariato eguendo le indicazioni del’Osservatorio Diocesano Caritas, in ordine all’osservazione del territorio, si sono riunite le 5 zone pastorali del IV Vicariato. Hanno partecipato 3 parroci coordinatori: P. Grillo, P. Alerio, P. Francolino con la presenza del Vicario P. M. Polizzi, la referente C. Patti e le collaboratrici di zona: Wanda Beninati, Adriana Cognato, Carmela Sorce, C. Piacenza e Franzolin Cecilia. Insieme hanno riflettuto sull’importanza della conoscenza delle risorse e delle povertà del territorio, espressione dell’intero popolo di Dio, per creare più facilmente relazioni e per rendere più efficace l’azione caritativa. Si sono interrogati su qual è la conoscenza del territorio. Tutti sono stati concordi che, al di là della mappatura, si conoscono solo le povertà ambientali, morali e le risorse presenti. Però oggi occorre organizzare meglio quello che già conosciamo. Oggi tutto deve essere codificato e schedato. Dall’Osservatorio diocesano diretto da G. Giambusso presente agli incontri vengono offerti degli strumenti semplici che dobbiamo imparare ad usare per rispondere con più S immediatezza ai bisogni. Dai vari interventi emerge che il IV Vicariato è molto variegato sia culturalmente, sia economicamente. Abbiamo parrocchie benestanti e parrocchie povere. Si avverte la necessità che tra le parrocchie si possa creare uno scambio di risorse. Ma la nostra mentalità individualista, campanilista e poco evangelica non ci permette di attuare quanto ha detto Gesù: “chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha”. Però dobbiamo pur dire che ci sono tentativi d solidarietà, di accoglienza tra alcune parrocchie. Si evidenzia maggiore sensibilità e disponibilità da parte dei referenti per questo nuovo stile di collaborazione, mentre c’è maggiore resistenza nei parroci. Auspichiamo che questi problemi si possano discutere insieme tra laici e presbiteri per una crescita evangelica comune. Tutti quanti siamo d’accordo che per una migliore conoscenza del territorio si debbano utilizzare le schede proposte dall’Osservatorio per poi monitorarle. Alcune Caritas parrocchiali sono fornite di PC, e come ha detto G. Giambusso nel tempo potremo collegarci e fare rete. Inoltre si sente l’esigenza di essere presenti nel territorio e creare relazioni anche con le istituzioni; ma per fare ciò questi incontri zonali sono utili, perché promuovono Comunione tra noi; tra le Parrocchie della zona pastorale, per poi arrivare a dei piccoli progetti unitari. Ma per fare ciò è importante non trascurare la formazione per avere una nuova visione di Chiesa Comunione veramente al servizio dei più deboli. È utile coinvolgere tutte le forze della comunità, sopratutto i più giovani. I VICARIATO - 4ª ZONA PASTORALE l 10 Dicembre 2010 la parrocchia S Raffaele Arcangelo, appartenente alla VI zona pastorale del 1° vicariato ha ufficialmente festeggiato l’apertura del centro di ascolto, denominato “Centro Mercede”. Successivamente alla conclusione della formazione tenuta dall’Equipe di Area Promozione Caritas, sono state indette varie iniziative che hanno coinvolto tutto il territorio I e hanno fatto sì che la gente venisse a conoscenza di questo nuovo progetto, per educarli nella mentalità che i poveri sono di tutti e non solo della parrocchia. Lo sportello di ascolto è attivo il martedì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e il venerdì dalle ore 16.30 alle ore 18.30 e vi sono 15 volontari, più varie figure professionali dedite a curare l’accoglienza, l’ascolto, l’orientamento e l’accompagnamento delle persone che si presentano, coinvolgendo e tenendo i contatti con le risorse del territorio. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 13 progetti di Giuseppe Mattina I centri di ascolto per il contrasto alle nuove e vecchie povertà l Dipartimento regionale della I progetti intendono, pertanto, sostene- • Ampliare i servizi di ascolto e di Famiglia e delle Politiche Sociali re le attività di ascolto e di intervento aiuto per famiglie in difficoltà; ha attivato lo scorso anno attraver- promosse dai diversi Centri di Ascolto. • Ampliare i servizi di ascolto e di so un avviso pubblico la progettazione L’ascolto, la relazione d’aiuto, l’accom- aiuto per detenuti adulti e minori del di interventi rivolti alla sperimenta- pagnamento all’estinzione del bisogno circuito penale e per le loro famiglie; zione di azioni urgenti di contrasto di prima necessità, si costituiscono • Ampliare i servizi di ascolto e aiuto alle vecchie e nuove povertà. I desti- come testimonianza attiva della carità. per le persone immigrate; natari finali di tali interventi sono per- La garanzia del raggiungimento di tali • Predisporre servizi di cura alla persone che vivono in condizioni di grave obiettivi è data dalla esperienza e dal sona (mensa, docce, abiti…); povertà alle quali è necessario garan- metodo di lavoro, che privilegia in • Ampliare il servizio di consulenza tire il soddisfacimento dei bisogni pri- modo esclusivo il contatto diretto con legale; mari e più in particolare: le povertà, l’accompagnamento attivo • Implementare un servizio di ascolto Persone senza fissa dimora; delle persone in situazioni di disagio ed aiuto per soggetti affetti da dipenPersone in situazioni di crisi e nella in tutto il processo di aiuto, dalla denza patologica; condizione di povertà, di solitudine e richiesta sino alla possibile soluzione • Programmare e realizzare, progetti individualizzati di sostegno economico di grave emarginazione; del bisogno. (anche attraverso, per esemNuclei familiari in condizione pio, la distribuzione di generi di grave marginalità sociale. alimentari o l’acquisto di I progetti approvati sono materiale didattico) e di assistati quasi 100 con un impestenza abitativa ai nuclei gno finanziario di € • fornitura di beni e servizi di prima necessità; familiari con un reddito infe13.409.246,42. I Progetti riore al minimo vitale e in regionali direttamente riferi• distibuzione di beni, di materiali e supporti condizione di grave marginabili alle Caritas Diocesane o didattici, di mobilio e attrezzature per la casa, lità sociale. a parrocchie sono 32 in tutto di servizi per l’igene della persona; I territori della Diocesi coinil territorio della Regione. volti sono alcune aree di La nostra Arcidiocesi realiz• accoglienza diurna e notturna; “periferia” della città di zerà, a partire dal prossimo Palermo (i quartieri interesmese, le attività di sperimensati in modo particolare tazione attraverso una pro• assistenza di tipo sanitaria; sono: Centro Storico, San gettualità che coinvolgeranFilippo Neri, San Giovanni no i centri di ascolto diocesa• assistenza di tipo socio-psico-pedagogica; Apostolo, Corso dei Mille, ni e i centri di ascolto parrocBonagia, Borgo Ulivia, Falsochiali che già operano in • assistenza a sostegno della formazione. miele, Borgo Nuovo, Cruillas, diversi territori della Diocesi. Borgo Vecchio, Arenella-VerUtilità, valore e impatto sociale dei progetti si realizzano nella possi- Altro punto fondamentale sarà lo gine Maria, Zisa, Danisinni, Brancacbilità di raggiungere in linea diretta le scambio continuo di buone prassi e cio, Settecannoli) e i comuni di Termicategorie di persone fragili portatrici metodologie operative tra i centri di ni Imerese, Bagheria, Misilmeri e Lerdelle diverse forme di povertà. Carce- ascolto diocesani e quelli parrocchiali. cara Friddi e Villabate. rati, disabili, immigrati, donne e mino- L’obiettivo generale che si propongono Le modalità operative verranno conri vittime di tratta, donne immigrate, i progetti è quello di attivare azioni di cordate nelle prossime settimane con anziani soli, soggetti affetti da vecchie contrasto alle diverse forme di povertà gli operatori e i centri di ascolto pare nuove forme di dipendenza, persone strutturate ed emergenti presenti nel rocchiali coinvolti nei progetti. in difficoltà economica. Non solo nella territorio diocesano, promuovendo Ogni centro verrà fornito dei necessadimensione del singolo portatore diret- processi di sostegno, responsabilizza- ri supporti informatici e di momenti di to del disagio, ma del più ampio nucleo zione e di inclusione sociale. Nello formazione per la realizzazione efficafamiliare, coinvolto a diversi livelli e specifico, questo si traduce nei ce degli interventi. Tutto al servizio per molteplici aspetti nel problema. dei poveri dei nostri territori. seguenti obiettivi specifici: I Interventi previsti 14 InformaCaritas gennaio/febbraio duemilaundici lavoro di Michele Gallo “Ampliata la platea dei destinatari: microcredito sociale e alla impresa” stato perfezionato a Roma il nuovo accordo-quadro per il rilancio del programma nazionale di microcredito denominato “Prestito della speranza” e destinato alle famiglie in difficoltà economica e sociale con o senza figli. L’accordo-quadro, sottoscritto dalla CEI a dall’ABI, ha ampliato la platea dei potenziali beneficiari del prestito assistito dal fondo di garanzia CEI. Sono ammissibili alla garanzia del fondo i finanziamenti aventi le seguenti caratteristiche: Credito sociale: finanziamenti personali che potranno essere concessi a favore delle famiglie, di importo non superiore ad € 6.000 erogati dalle banche concedenti in quote mensili di € 500, ovvero secondo altre modalità concordate tra la banca ed il cliente. Tali finanziamenti potranno essere estesi con nuova delibera della banca fino ad un massimo di ulteriori € 6.000, ma solo dopo 12 mesi dalla concessione del primo finanziamento. Microcredito all’impresa: finanziamenti di importo non superiore ad € 25.000, concedibili a microimprese promosse dalle famiglie sottoforma di ditte individuali o società di persone o società cooperative per l’avvio o lo sviluppo di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo. Il fondo di garanzia assisterà il prestito fino al 50% del suo ammontare e degli oneri accessori. Il piano di rimborso è di durata non superiore a 5 anni e l’anticipata estinzione non prevede applicazioni di È penali. Le due linee di credito sono destinate alle famiglie che si trovano in situazioni di vulnerabilità economica e sociale e che rispettano il requisito soggettivo di famiglia naturale fondata sul matrimonio, ai sensi dell’art. 29 della Costituzione. Il requisito del matrimonio è considerato sussistere nel caso del matrimonio canonico, concordatario o civile anche se celebrato da ministro di culto acattolico o se celebrato all’estero. Possono accedere al credito anche i coniugi separati o che siano comparsi avanti il Presidente del Tribunale competente nelle procedure di separazione personale. Devono sussistere i seguenti requisiti: o che il finanziamento sia richiesto dal coniuge a cui siano affidati i figli o con il quale questi convivono, in caso di affidamento congiunto; oppure che non si sia instaurata convivenza di fatto con persona con cui il coniuge separato sia legato da vincolo affettivo. I soggetti interessati a presentare richiesta di finanziamento dovranno rivolgersi alla Caritas Diocesana di Palermo per un primo colloquio funzionale all’accertamento del requisito soggettivo, alla prima valutazione di fattibilità del finanziamento e successivamente all’avvio della pratica alla banca designata che deciderà sulla sua concessione. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 15 giovani e sfida educativa di Giuseppa Calò Il diritto allo studio Verso un nuovo progetto di legge in Sicilia n un incontro svoltosi recentemente presso la sede di Palermo dell’Assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale, l’Assessore Mario Centorrino, con la collaborazione dell’equipe preposta e alla presenza dei rappresentanti di organismi del settore, ha esposto nelle linee generali il piano legislativo di intervento proposto per l’attuazione del Diritto alla Studio in Sicilia. In continuità con le precedenti proposte legislative, esso manifesta con chiarezza la volontà di offrire uno strumento di I garanzia a favore dell’inclusione sociale. Si tratta di una proposta legislativa molto articolata, ancora in fase di definizione, che prevede interventi di innovazione. Queste alcune delle principali novità: la legge istituisce l’anagrafe studenti restituendo così autorevolezza all’osservatorio delle povertà, favorisce l’introduzione dello sport nelle scuole e tutela la disabilità. Prevede provvedimenti che vanno ad implementare le misure di prevenzione e recupero della dispersione scolastica e a sostegno del successo scolastico e formativo. È prevista anche la valorizzazione per gli studenti, anche nella forma di compartecipazione a spese di viaggio di istruzione, scambi con l’estero e attività per l’approfondimento delle lingue straniere. Novità ci sono anche per quanto riguarda la valorizzazione delle eccellenze, per favorire il successo formativo e per sostenere gli studenti siciliani iscritti presso istituzioni di eccellenza su tutto il territorio della nazione. L’ampliamento e l’articolazione dell’offerta territoriale prevede, inoltre, coordinamenti e convenzioni con le istituzioni educative e con associazioni di categoria riconosciute a livello nazionale individuate con apposito decreto dell’Assessore attraverso l’attivazione e l’incardinamento del sistema dell’istruzione regionale della formazione di specifici percorsi. La finalità è quella di creare servizi di orientamento formativo e collegati al mondo del lavoro. Si intraprenderà, pertanto, un percorso di innovazione complesso che richiederà impegno ed energie nuove. In proposito l’Assessore auspica che ci possa essere un plafond per i costi standard che si spera possano essere più alti anche in base alle esigenze del territorio. La Sicilia, dunque, è chiamata ad esprimersi in modo sempre più responsabile ed attento in materia di Istruzione e Formazione. Si tratta di una sfida di non facile accoglimento, tuttavia, essa può essere occasione di crescita, di sviluppo e di espressione di un ingegno e di una cultura che ogni siciliano può e deve mettere al servizio della propria terra perché si creino quelle condizioni culturali, economiche e sociali in base alle quali si spossa concorrere concretamente al benessere comune. SCARP DE’ TENIS a Caritas Diocesana di Palermo, anche quest’anno sostiene tra le “Opere Segno” il progetto Scarp de’ Tenis, presente nella nostra città dal 2008. Scarp è un giornale che si fa portatore di analisi, convinzioni e valori e si propone alle comunità cristiane come strumento di sensibilizzazione rispetto ai temi e ai problemi che contraddistinguono il mondo della grave emarginazione. Si propone di offrire a chi viene dal mondo della strada uno spazio dove raccontarsi, un’occasione concreta di ricostruzione delle capacità relazionali e di affermazione della propria dignità. Sono proprio le persone senza dimora, infatti, a vendere il giornale nelle parrocchie e in strada, trattenendo una parte del guadagno. L L’ufficio di coordinamento del progetto Scarp de’ Tenis si trova in Vicolo San Carlo 62. Tel. 091/6174075, [email protected] Sito Internet www.scarpdetenis.it Responsabile del progetto e referente area redazionale: Sabatino Nadia cell. 3288432366 Referente area sociale e diffusionale: Provenzano Caterina cell. 3293212616. 16 InformaCaritas gennaio/febbraio duemilaundici giovani e sfida educativa di Giovanni Perrone EDUCARE IN SICILIA: RISORSE E PROBLEMI Il convegno regionale di pastorale scolastica “ ivendichiamo alla dimensione educativa, umana e religiosa, un ruolo primario nella crescita del Mezzogiorno: uno sviluppo autentico e integrale ha nell’educazione le sue fondamenta più solide, perché assicura il senso di responsabilità e l’efficacia dell’agire, cioè i requisiti essenziali del gusto e della capacità d’intrapresa. I veri attori dello sviluppo non sono i mezzi economici, ma le persone. E le persone vanno educate e formate”. Con queste parole, riprese dal documento della CEI, “Per un paese solidale”. Alfio Briguglia, direttore dell’Ufficio regionale per l’Educazione Cattolica, la Cultura, la Scuola e l’Università” ha dato avvio al Convegno su tema “Educare in Sicilia: risorse e problemi”, svoltosi dal 28 al 29 gennaio. Il convegno è stato preparato da tempo dai responsabili della pastorale scolastica e dai rappresentanti delle associazioni professionali della Sicilia. Il Convegno ha favorito il confronto tra rappresentanti del mondo ecclesiastico, culturale, scolastico e universitario della Sicilia. Ha fatto anche emergere linee progettuali che saranno sviluppa nelle varie diocesi della Sicilia. Il vescovo delegato della CESI, mons. Pennisi, nell’introduzione ai lavori, ha evidenziato il fondamentale ruolo dell’educazione per lo sviluppo della Sicilia, in particolare per assicurare alle giovani generazioni un futuro migliore. A tal proposito, ha espresso le preoccupazione della Chiesa di Sicilia per una mancanza di prospettive che disorienta ed umilia gran parte dei giovani, li costringe all’emigrazione o alla passività, non permette a tanti talenti di manifestarsi e potenziarsi. Il ruolo della scuola è di notevole rilievo, ha sottolineato padre Benedice nel suo intervento, però occorre far sì che ogni scuola, sia statale che paritaria, abbia adeguate risorse per svolgere un buon servizio a favore di tutti gli alunni, in particolare dei più svantaggiati. R Gli interventi dei relatori sono stati caratterizzati sia da elevata professionalità sia da impegno sociale ed educativo ed attenzione alle complesse problematiche siciliane. A proposito, è stato evidenziato dal professor Giuseppe Verde, che l’attuale quadro istituzionale affida alle regioni notevoli responsabilità. Ciò avviene, in particolare, in Sicilia che gode di una sua autonomia. Il regionalismo siciliano deve confrontarsi con le recenti riforme costituzionali e con l’avvio del federalismo fiscale e nel futuro ogni regione dovrà farsi carico dell’organizzazione e della gestione di parte dei servizi formativi, magari con limitate risorse finanziarie. Sarà necessario, ha detto, che la politica regionale abbandoni la ricerca del consenso attraverso interventi clientelari e progetti iniziative politiche che possano promuovere effettivo sviluppo. È pertanto utile ed opportuno elaborare una strategia che contribuisca al rilancio del sistema formativo regionale come strumento adeguato alle esigenze delle persone. La necessità di mettere al centro la persona e il suo progetto personale e professionale è stata richiamata da suor Mariella Lo Turco. Perciò, occorre un impegno comune per un’efficace azione educativa e formativa. In tale prospettiva la formazione professionale riveste un significativo ruolo, purché ne sia garantita la qualità, superando logiche clientelari ed elettorali che ne hanno soffocato l’identità e la natura. Uno degli obiettivi dell’educazione in Sicilia, ha aggiunto il prof. Savagnone, è far sì che le persone, in particolare le giovani generazioni, alla luce del passato, siano capaci di interpretare il presente e di progettare il futuro e, in ambito ecclesiale, rivalutare la virtù teologale della speranza. L’esperienza dell’incubatorio universitario, come forma di avvio all’imprenditorialità giovanile, è stata presentata dal prof. La Commare. L’università, ha sottolineato il prof. Rossi, è chiamata a dare un significativo contributo allo sviluppo economico, sociale e culturale della Sicilia. Gli altri interventi e la tavola rotonda conclusiva hanno messo in risalto le buone pratiche del far scuola e il significativo ruolo svolto dalle associazioni professionali ed universitarie, anche come spazio di cittadinanza agita. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 17 educazione-formazione di Francesco Vizzini Yes... we can: adesso animare è possibile! a avuto ottime risposte il percorso per animatori “Yes... we can”, promosso all’interno del progetto “Con-te-sto bene”. Circa 35 giovani d’ètà compresa tra i 16 ed i 28 anni hanno frequentato assiduamente il corso, rimanendo particolarmente interessati e coinvolti, ma soprattutto mettendosi in gioco in un corso che ha insegnato loro metodi e tecniche d’animazione attraverso l’esperienza in prima persona. Il metodo è stato proprio quello dell’imparare facendo, dell’apprendere sperimentando e facendo esperienza, in modo induttivo e dinamico, privilegiando il lavoro di gruppo. I partecipanti sono diventati così un grande gruppo, coinvolti attraverso dinamiche, giochi di ruolo e attività di animazione, successivamente replicabili con i ragazzi nei propri gruppi e realtà d’appartenenza. Il ritorno d’esperienza tra i partecipanti è stato molto positivo, come hanno raccontato loro stessi già durante il percorso. Per Maria Chiara e Salvo, catechisti ed animatori nella parrocchia san Giacomo dei Militari, «il corso è stato ben strutturato, riuscendo ad affrontare tematiche utili nel lavoro con i ragazzi, fornendo nuovi mezzi per l’animazione e un modo diverso per raggiungere i ragazzi e relazionarsi con loro. Abbiamo imparato che sono i ragazzi i veri destinatari delle nostre attenzioni educative, che devono diventare centrali nella nostra azione, partendo proprio da loro per “trarre fuori” i loro talenti». H 18 InformaCaritas Per Gerlando, animatore del Movimento d’istituzione teresiana, «il corso è stato interessante soprattutto sul piano personale, perché ha insegnato come migliorare il modo di relazionarsi con gli altri». Jessica, animatrice dell’oratorio p.Messina a Villagrazia di Palermo, ha già avuto modo di riportare tra i ragazzi con cui opera ciò che ha sperimentato nelle tappe del corso, notando che «molto spesso facciamo programmi per i nostri ragazzi, dimenticando che dietro ognuno di loro c’è una storia, fatta di situazioni ed esperienze diverse, mentre invece è necessario dare importanza ai ragazzi, centrando l’attenzione su di loro e non perdendo di vista le tante piccole cose che fanno parte del loro mondo». Andrea Ballabio, milanese, è uno dei formatori del corso, curato dalla cooperativa Pepita, spiega che “Yes... we can” è stato coprogettato insieme all’equipe del progetto “Con-te-sto bene” in base all’esigenza di pensare ad un percorso per educatori e animatori non alle prime armi ma che comunque affrontano per la prima volta in modo organico queste figure. Per Andrea la risposta che è arrivata dai partecipanti è stata molto positiva, in termini di partecipazione, di presenza, di contenuti trasmessi, di energia positiva, di voglie di fare, di imparare e di mettersi in gioco. Alla domanda di quali differenze trova tra i partecipanti e gli animatori del territorio in cui lavo- gennaio/febbraio duemilaundici ra, riconosce che quando va al sud trova tanto entusiasmo, i partecipanti sono consapevoli, scelgono di esserci, invece a Milano gli oratori sono una tradizione da 500 anni, quindi partecipare ai corsi nasce da una tradizione, è più difficile lavorare ma comunque la tradizione dà radici, si cammina su quest’onda. Queste due cose potrebbero essere scambiate tra animatori del sud e del nord d’Italia: entusiasmo e calore per il nord, tradizione e cultura per il sud. Infine Andrea tiene a sottolineare che il metodo d’animazione proposto è nuovo e che risulta difficile da applicare in entrambe le aree geografiche. Per suor Gabriella, tra i referenti del progetto “Con-te-sto bene”, «“Yes...we can” è andato molto bene, quello che non ci si aspettava è il crearsi di un bel gruppo di giovani che hanno legato tra loro, mettendosi in gioco. Dai partecipanti si è riscontrata una risposta buona, sia per contenuti che per metodologia. Il percorso evolverà con il coinvolgimento di alcuni partecipanti al corso in attività di animazione più ampie, rivolte ai giovani in ambito diocesano». In attesa del corso di secondo livello, i partecipanti continuano a tessere legami e costruire competenze, mentre l’equipe si interroga sul compito educativo e soprattutto su come allargare il cerchio. Nella certezza che dopo questo percorso tutti questi giovani animatori potranno dire “yes... we can!” come risposta ad una chiamata più grande. emergenze sociali di Sara Ferruggia LA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI Collaborazione tra il Gruppo Abele e la Caritas di Palermo ’Art.2 bis del protocollo sulla tratta, allegato alla convenzione delle Nazioni Unite sulla Criminalità Transnazionale del dicembre 2000 definisce tratta di esseri umani «il trasferimento di persone attraverso minacce, inganno o abuso di autorità o vulnerabilità o attraverso un pagamento, ai fini di sfruttamento sessuale della prostituzione e di altre forme di sfruttamento sessuale, di lavoro di schiavitù o di pratiche analoghe alla schiavitù, la servitù o il prelievo di organi.» Il mondo della prostituzione e della tratta coinvolge moltissime frange della comunità; tuttavia la conoscenza di questo fenomeno appare ancora oggi ristretta all’attenzione degli operatori sociali e celata dietro una coltre di diffidenza, paura e disgusto. Da queste considerazioni scaturisce la volontà della Caritas Diocesana di Palermo di attenzionare tale tematica con la finalità di strutturare interventi concreti di sensibilizzazione e conoscenza del fenomeno affinchè possa diventare pensiero comune che “accanto all’Italia dei soprusi, della violenza e del rifiuto, c’è un Italia fatta di accoglienza e solidarietà, di ricerca di giustizia e di interventi che vogliono andare al di là della presa in carico del singolo caso, per incidere sulle cause che determinano povertà ed emarginazione.” (Mirta Da Pra Pocchiesa) L’obiettivo è dunque, quello di andare incontro, disporsi al dialogo con la strada per ascoltarne le sofferenze, toccare con mano, prendere atto, accendere una luce L dentro gli angoli di un dolore dimenticato. Primo passo in questa direzione è rappresentato dall’inserimento della Caritas Diocesana di Palermo all’interno del Progetto Papaia, nato dalla collaborazione fra Caritas Italiana e il settore “Prostituzione e Tratta” del Gruppo Abele per formare operatori con l’intento di attivare presso alcune Caritas Diocesane servizi specifici per gestire un fenomeno che appare essere significativamente presente su tutto il territorio regionale, attraverso l’acquisizione di competenze specifiche e la strutturazione di interventi concreti, La Caritas Diocesana di Palermo, nel periodo pregresso la partecipazione al Progetto Papaia, aveva focalizzato come obiettivo prevalente la sensibilizzazione della comunità verso la conoscenza del fenomeno della tratta degli essere umani attraverso la pianificazione di un corso di formazione aperto a tutti coloro che a vario titolo e con variegata motivazione volessero approfondire la conoscenza di un tema complesso e difficile quale quello della tratta degli esseri umani Il corso si è articolato in 4 giornate ed è stato animato dal contributo di relatori di altissimo livello, esperti in quest’ambito specifico. A questo è seguita la pianificazione di una linea progettuale articolata in vari livelli d’intervento orientati verso la presa in carico, la conoscenza, e l’accoglienza di persone inserite nel cir- cuito della tratta. Nella giornata del 24 Febbraio c.a. a Torino presso gli Ufficio del Gruppo Abele si è tenuta la presentazione delle ipotesi progettuali strutturate dalle Caritas Diocesane partecipanti a progetto “Papaia”: Pescara, Cagliari, Sassari e, naturalmente della Caritas Diocesana di Palermo con la presenza mia e del direttore Mons. Benedetto Genualdi. Fra i presenti, oltre alle realtà già citate, Oliviero Forti- responsabile Immigrazione Caritas Italiana- Mirta Da Pra Pocchiesa- la responsabile del Progetto Prostituzione e Tratta del Gruppo Abele, unitamente ad altri operatori del Gruppo Abele. Segno concreto e tangibile dell’attenzione della Caritas sul territorio palermitano sarà, insieme ad altri livelli, l’attivazione dell’unità mobile di strada per diffondere il messaggio dell’importanza di entrare in contatto diretto con queste difficili realtà attraverso interventi sul campo. Tale linea progettuale vuole avere come scopo quello di effettuare una lettura operativa del territorio al fine di comprendere pienamente quali sono gli interventi da potenziare, da ridurre e quali nuove prospettive progettuali inserire a seguito di questo periodo di sperimentazione. Un piccolo passo, seppur tardivo ma che segna comunque una direzione importante, quantomeno una traccia verso la conoscenza reale di un dolore lasciato ai margini. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 19 immigrazione di Sergio Natoli “Una sola Famiglia umana” Giornata mondiale del Migrante a Palermo uest’anno la giornata mondiale dei Migranti è stata celebrata nella Basilica della Magione di Palermo. È un appuntamento annuale a cui il S. Padre Benedetto XVI dedica un messaggio, che quest’anno ha come titolo: “Una sola famiglia umana”. Aver vissuto un’esperienza forte di fraternità ci ha confermati nell’idea che è possibile essere “Una sola famiglia umana” nel medesimo territorio, “una sola famiglia di fratelli e sorelle in una società che si fa sempre più multietnica ed interculturale, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze”. Noi “non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle”. Le strade che hanno percoso i circa 6 milioni di migranti che attualmente vivono in Italia sono diverse. “Molti hanno dovuto affrontare la difficile esperienza della migrazione, nelle sue diverse espressioni: interne o internazionali, permanenti o stagionali, economiche o politiche, volontarie o forzate. In vari casi la partenza dal proprio Paese è spinta da diverse forme di persecuzione, così che la fuga diventa necessaria, come lo fu per la famiglia di Nazareth che dovette fuggire in Egitto. Q 20 InformaCaritas Il fenomeno stesso della globalizzazione, caratteristico della nostra epoca, non è solo un processo socio-economico, ma comporta anche “un’umanità che diviene sempre più interconnessa”, superando confini geografici e culturali. Tutti, dunque, fanno parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale. È qui il fondamento della solidarietà e della condivisione”. Chi ha avuto l’opportunità di recarsi nei Paesi del Sud del mondo, o anche leggendo con attenzone i fatti e gli avvenimenti del mondo, si giunge alla convinzione che “la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli” è causa profonda del sottosviluppo ed incide fortemente sul fenomeno migratorio. “L’emigrazione non è uno svago, una passeggiata per diporto. Spesso diventa dramma per l’entroterra umano e sociale nella vita di chi parte e dei suoi familiari. Miseria, fame, precarietà, malattie, contrasti sociali, lotte etniche, sfruttamento e colonialismo economico, persecuzioni sono alla base, ma anche un giusto gennaio/febbraio duemilaundici interesse nella ricerca di una vita migliore. L’immigrazione per il paese accogliente non è un disagio sociale assoluto, anzi può essere risorsa, poiché tante volte nei paesi accoglienti vi è un forte calo demografico, con caduta del lavoro specialmente di quei lavori che gli abitanti nativi non desiderano compiere, per una mentalità di scelta che è cambiata. D’altra parte gli immigrati sono persone che si impegnano come lavoratori in settori diversi come il servizio alla persona, alla famiglia, nell’edilizia, nell’agricoltura, nel piccolo commercio, etc.”. “In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l’impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell’intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni, così da dare forma di unità e di pace alla città dell’uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio”. immigrazione di Roberto Mazzarella RAPPORTO SULLE MIGRAZIONI A PALERMO l “Centro Studi e Documentazione sulle Migrazioni”del Comune di Palermo ha elaborato i dati forniti dall’Ufficio Statistiche dello stesso comune e ha rilevato che al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente nel Comune di Palermo è pari a 24.205 unità, con una lieve maggioranza maschile: 12.402 maschi e 11.803 donne. Il numero degli stranieri residenti è sempre aumentato (da 20.888 nel 2005 ad esempio, a 24.205 nel 2009). Unica eccezione è stato l’anno 2006 che ha visto la flessione di tutte le comunità, incluse quelle storicamente in crescita come Sri Lanka, Tunisia, Maurizio, Marocco e Filippine e altre comunità che hanno invece registrato un incremento come Bangladesh, Cina, Serbia e Montenegro. Un dato interessante. La comunità proveniente dalla Romania è balzata dal sedicesimo posto nel 2005 (quando era ancora Repubblica socialista) al terzo posto decuplicando la propria presenza. I Ancora un dato interessante. Nella nostra città si registrano 128 comunità straniere ma le prime due rappresentano già oltre il 33 per cento del totale che diventa ben il 56 per cento se si considerano le prime cinque comunità straniere per presenze in città. Un dato evidenzia la trasformazione dell’immigrazione, anche nella nostra città, da “forza lavoro a “famiglie di lavoratori”, ed è quello relativo alla presenza di minori. Negli ultimi cinque anni, infatti, questa presenza è rimasta costante, segno inequivocabile di una stabilizzazione definitiva. Dai 4.143 minori presenti nel 2005, si passa ai 4.750 presenti nel 2009 (2.463 maschi e 2287 femmine), giungendo a rappresentare poco meno del 20 per cento del totale della popolazione straniera presente in città. Nel dettaglio: Maschi: 0 – 5 anni 202 Bangladesh; 196 Sri Lanka; 79 Cina; 71 Ghana; e 63 Tunisia. 6 – 10 anni 164 Sri Lanka; 144 Bangladesh; 64 Tunisia; 49 Maurizio; 42 Marocco. 11 – 14 anni 100 Bangladesh; 86 Sri Lanka; 41 Tunisia; 35 Maurizio; 26 Serbia e Montenegro. 15 – 17 anni 84 Sri Lanka; 75 Bangladesh; 42 Tunisia; 33 Cina; 29 Filippine. Femmine: 0 – 15 anni 226 Sri Lanka; 180 Bangladesh; 66 Ghana; 63 Cina; 50 Tunisia. 6 – 10 anni 170 Sri Lanka; 117 Bangladesh; 64 Tunisia; 51 Maurizio; 42 Cina. 11 – 14 anni 94 Bangladesh; 87 Sri Lanka; 50 Tunisia; 36 Serbia e Montenegro; 33 Maurizio. 15 – 17 anni 62 Sri Lanka; 46 Bangladesh; 30 Tunisia; 27 Serbia e Montenegro; 26 Maurizio. 8 febbraio - Memoria di suor Bakhita L’8 febbraio, si celebra la memoria liturgica di suor BAKHITA, suora canossiana, protettrice delle donne vittime di tratta e schiavitù. Bakhita, che in arabo significa “fortunata”, nacque intorno al 1869 in un piccolo villaggio del Sudan occidentale. All’età di quattro anni, fu rapita da mercanti arabi di schiavi. Per il trauma subito, dimenticò il proprio nome e quello dei propri familiari: furono proprio i suoi rapitori a chiamarla Bakhita. Venduta più volte dai mercanti di schiavi sui mercati di El Obeid e di Khartum, conobbe le umiliazioni, le sofferenze fisiche e morali della schiavitù. In particolare, subì un tatuaggio cruento mentre era a servizio di un generale turco: le furono disegnati più di un centinaio di segni sul petto, sul ventre e sul braccio destro, incisi poi con un rasoio e successivamente coperti di sale per creare delle cicatrici permanenti. Nella capitale sudanese venne infine comprata dal console italiano residente in quella città, Callisto Legnani, con il proposito di renderle la libertà. Dopo tante peripezie arrivò in Italia e attraverso una serie ininterrotta e provvidenziale di avvenimenti si trovò ad entrare nella Chiesa cattolica, a consacrare la propria vita a Dio nell’Istituto delle Figlie della Carità fondate da Matilde di Canossa. Morì a Schio, provincia di Vicenza l’8 febbraio 1947. Fu beatificata da Giovanni Paolo II in S. Pietro il 17 Maggio 1992 e canonizzata il 1º ottobre 2000. Oggi i cristiani sudanesi che ancora soffrono persecuzione e morte la invocano come loro protettrice in cielo. suor Valeria Gandini gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 21 immigrazione di Sebai Anouar La rivolta del gelsomino La Tunisia vuole un futuro di vera democrazia novembre 1987, il nuovo leader Ben Ali si insedia alla presidenza della repubblica nordafricana. Avevo ancora due anni quando Ben Ali è diventato capo dello Stato tunisino, dopo il vecchio Habib Bourghiba, destituito con un certificato medico di ‘’incapacità psicofisica’’. Il 7 novembre era una data molto importante in Tunisia perché ha segnato una svolta nella memoria di tutto il popolo tunisino. Il 7 Novembre 1987 era il giorno del Cambiamento, termine introdotto dall’Ex Presidente Ben Ali. Ovunque vai, trovi il numero 7 (il numero perfetto) e le foto di Ben Ali, infatti vanno sempre a pari passo: Tv7, Via 7 Novembre, Università 7 novembre, Moschea Ben Ali a Cartagine… Addirittura questa data è diventata molto più importante della festa dell’Indipendenza, infatti la festa del 7 Novembre dura sette giorni, invece quella dell’indipendenza dura solo un giorno!!! Personalmente non posso negare l’operato di Ben Ali durante i 23 anni di governo. La politica di Ben Ali era mirata principalmente alla libertà della donna, lo sviluppo dell’economia e il consolidamento di rapporti di amicizia e cooperazione con l’Europa. Infatti la Tunisia è da sempre via di accesso privilegiata per l’economia. Però, non sono stati solo anni di crescita socioeconomica, ma sono stati contrassegnati da politiche contrad- 7 22 InformaCaritas dittorie che vanno da un’alfabetizzazione popolare di successo alla censura mediatica di qualsiasi informazione ‘’non gradita’’ al regime, politiche che passano dalla laicizzazione del paese all’eliminazione forzata di figure giornalistiche in contrasto con il regime. Gli ultimi anni sono stati anni di cleptocrazia, favoritismo, nepotismo. A titolo d’esempio, i laureati se vogliono superare l’esame dell’Abilitazione all’Insegnamento (CAPES), o devono essere raccomandati o devono pagare una cifra pazzesca! È il caso di Mohamed Bouazizi, laureato ventiseienne e senza un lavoro stabile. Aveva una bancarella a Sidi Bouzid in Tunisia, con la quale vendeva frutta e verdura, senza autorizzazione, nel tentativo di aiutare la sua famiglia. Il 17 dicembre 2010 la polizia gli confisca tutta la merce, e una poliziotta lo schiaffeggia davanti ai passanti. Bouazizi ha cercato vanamente di protestare, ma gli agenti si sono mostrati inflessibili. Da qui il disperato gesto...il giovane si è cosparso di benzina e si è dato fuoco. Da qui è cominciato tutto, la disperazione di Bouazizi, la Crisi e la Rivolta popolare. Quelle fiamme e quell’impotente immolazione scuotono profondamente l’intera nazione. Nell’arco di pochissimo tempo le proteste iniziano a scoppiare nella regione di Sidi Bouzid e nelle aree limitrofe. Dopo quattro settimane di resistenza ed esattamente il 14 gennaio 2011, Bel Ali fugge in Arabia Saudita. Ha cercato vanamente di convincere il popolo e si è giocato la sua ultima carta facendo un discorso che conteneva alcune promesse: abbassare i costi dei prodotti ali- gennaio/febbraio duemilaundici mentari essensziali (pane, olio, zucchero, latte...); sbloccare i siti internet (youtube, dailymotion...) ma pur funzionando, in Tunisia, facebook è sempre sotto controllo; emanare bandi e concorsi di lavoro; non candidarsi alle prossime elezioni. Ma il popolo non l’ha bevuta e subito il giorno dopo un fiume di manifestanti davanti alla sede del Ministero dell’Interno, sita in Avenue Habib Bourghiba, hanno gridato tutti: ‘Degage!! Degage!! Degage!!’ Io sono contento che il popolo tunisino ha preso coscienza e vuol fare valere la propria voce, ma l’unica cosa che mi da’ dispiacere è il disordine e i saccheggi ad opera di una minoranza che ha approfittato della situazione. Ci vuole ancora tempo per tornare alla stabilità e per riprendere una vita quotidiana serena. Seguo attentamente le news della Tunisia e sono in stretto contatto con la comunità tunisina a Palermo. Con loro ho partecipato alla manifestazione organizzata dai collettivi studenteschi e universitari. Circa duecento persone sono partite da Piazza Castelnuovo, hanno attraversato via Ruggero Settimo per raggiungere il punto d’arrivo alla Prefettura. promozione caritas di Sara Gallo Sulla via dei nuovi orientamenti pastorali nche quest’anno Caritas Italiana, organismo pastorale attento alla formazione, promozione e accompagnamento educativo delle Chiese Particolari nel percorso di animazione al senso della carità, ha organizzato, a Pergusa nel mese di Gennaio, un incontro di due giorni con la presenza del suo direttore, Mons. Vittorio Nozza, e del Delegato regionale Don Sergio Librizzi. In quest’occasione, Mons. Nozza, ha presentato in sintesi gli orientamenti pastorali dell’Episcopato Italiano per il decennio 2010 - 2020 raccolti nel documento intitolato “Educare alla Vita buona del Vangelo” che nasce con l’intento di offrire alcune linee guida per una crescita delle chiese in Italia nell’arte dell’educare. La consapevolezza nel cogliere questa sfida culturale, e dedicare questo decennio all’emergenza educativa, nasce da un cammino di riflessione che la chiesa ha compiuto durante il decennio appena concluso e costellato da tappe spirituali particolarmente significative: il Grande Giubileo del 2000; gli orientamenti pastorali del 2001 “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”; la Nota pastorale del 2004 “Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia”; il IV Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona nel 2007 e la conseguente Nota pastorale “Rigenerati per una speranza viva: testimoni del grande «sì» di Dio all’uomo”. La Chiesa è infatti chiamata ad “esserci”, a mostrare la sua presenza non soltanto nei luoghi di culto ma anche nei contesti di vita, coniugando la dimensione caritativa e sociale nell’impegno per l’accoglienza del povero e del bisognoso, per un mondo più giusto, pacifico e solidale, per la dife- A sa coraggiosa e profetica della vita e dei diritti di ogni donna e di ogni uomo, per la custodia di tutte le creature e per la salvaguardia del creato. La Chiesa è inoltre chiamata ad essere una comunità che educa e si prodiga per realizzare un’alleanza educativa” tra i soggetti responsabili di questo delicato compito nell’ambito della vita sociale ed ecclesiale: la famiglia, che caratterizzano il ruolo e il servizio pastorale che l’organismo Caritas, a tutti i livelli, è chiamato ad assumere alla luce dei recenti orientamenti episcopali. La Caritas di Palermo ha affidato la prolusione del Percorso formativo al Ministero della Carità a S.E. Mons. Calogero Peri, proprio sul tema “Educare alla vita buona del Vangelo”. la parrocchia, la scuola, l’università e la società che “veicola riferimenti fondamentali che condizionano in bene o in male la formazione dell’identità, incidendo profondamente sulla mentalità e sulle scelte di ciascuno”. Caritas Italiana ha a cuore anche la formazione degli animatori delle équipe Caritas diocesane. A tale scopo segue il cammino del percorso educativo-formativo di ciascuna équipe per contribuire ad un positivo e fecondo avvio del nuovo decennio e rafforzare lo specifico delle prassi Nei mesi di gennaio e febbraio si sono svolte a Roma, la prima e la seconda tappa che hanno visto la partecipazione di circa 80 persone, provenienti dalle diverse diocesi d’Italia. Anche la Caritas diocesana di Palermo ha ritenuto importante non perdere quest’occasione di crescita e di confronto sull’identità, il mandato ed il metodo Caritas per l’animazione pastorale e, guidati dalla lectio divina di Sr Benedetta Rossi, dedicarsi ad approfondire i temi dell’educare, servire ed ascoltare (Lc 5,1-11; Gv 13, 1-20; Lc 10, 38-42). gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 23 carcere di Nino Aprile Un salesiano cappellano tra i giovani del Malaspina nni 55, da 28 anni sacerdote, salesiano, laurea in lettere classiche, esperienza d’insegnamento latino e greco, lettere alla media, liceo linguistico … scambi culturali con l’estero, diverse sperimentazioni alle spalle (liceo europeo, liceo psicopedagogico…), esperienza con ragazzi di strada ai Salesiani affidati dalle autorità di pubblica sicurezza … esperienza di amministrazione di grosse strutture scolastiche … oggi cappellano dei minori al Malaspina di Palermo – un’esperienza che cade a fagiolo in un periodo di poca attenzione da parte degli enti regionali ai giovani poveri o a rischio, in un periodo in cui non si riesce a far partire i corsi professionali soprattutto per i ragazzi renitenti alla scuola … È ovvio che i ragazzi, non trovando nulla da fare o imparare, vadano alla ricerca del denaro facile e abbondante per realizzare il loro piccolo affare entrando in vicoli con pochi sbocchi. Un’esperienza, quella di cappellano dei minori all’I.P.M. alla quale sicuramente non pensavo, tanto che quando se ne parlò ero rimasto quasi A indifferente, ma quando il mio superiore regionale salesiano don Gianni Mazzali mi chiese la disponibilità, risposi immediatamente di si spiazzandolo quasi. Cerco quotidianamente di entrare in contatto con loro, qualche giorno nelle ore antimeridiane e certe volte nel pomeriggio specie durante l’ora d’aria, con termini miei personali “durante l’ora di ricreazione” dove i ragazzi non sono artefatti e sono abbastanza sinceri. Come nella Scienza si va avanti per tentativi ed errori, non tutte le ciambelle riescono col buco, tante volte si rischia anche il flop. Si cerca di non far mancare la presenza cristiana, la celebrazione eucaristica sabato pomeriggio, la possibilità di riconciliarsi con il buon Dio; tanti se ne avvalgono, altri sono impermeabili! È bello vedere che qualche volta vengono anche ragazzi di altre religioni o per curiosità o per simpatia. Un grazie al Rettore del seminario, don Raffaele Mangano, e ad alcuni seminaristi che vengono per animare l’Eucaristia. Un grazie anche ad alcune volontarie, al direttore del Santa Chiara don Giovanni D’Andrea, che con me diventano il sabato pomeriggio ”testimonial” di Cristo. Ovvio, l’attenzione religiosa è aperta e dedicata anche agli operatori della struttura I.P.M. che accettano di buon grado la presenza del sacerdote in mezzo a loro, operatore come loro del cammino di maturazione di questi giovani sulla strada della loro redenzione. Sento il bisogno della preghiera di voi tutti. Al Rev. Mons. Benedetto Genualdi Caritas Diocesana di Palermo Rev. Padre mi pregio di porgere sentiti ringraziamenti per l’attenzione ancora una volta rivolta a questo luogo di sofferenza in occasione del Santo Natale. La sensibilità mostrata ha consentito che anche questo anno i bambini delle persone detenute hanno potuto trascorrere un momento di gioia con i loro genitori in occasione della festa svoltasi i questo istituto in data 10 e 17 dicembre u.s.. L’intervento della Comunità Esterna, essenziale e molto apprezzato, in particolare in queste occasioni contribuisce a rendere la detenzione più serena. Il Direttore della casa circondariale di Termini Imerese Dr. R. Dioguardi 24 InformaCaritas gennaio/febbraio duemilaundici educazione-formazione di Andrea Ballabio “Non nasconderti dal gioco, nasconditi per gioco” on nasconderti dal gioco, nasconditi per gioco”… più di un semplice slogan, un forte invito rivolto a tutti i genitori; uno stimolo a giocare di più con i propri figli. È questo lo scopo della campagna di sensibilizzazione che la cooperativa sociale Pepita ha lanciato all’inizio del nuovo anno e del decennio dedicato dai Vescovi alla Sfida Educativa. L’obiettivo della campagna è quello di sensibilizzare il maggior numero possibile di madri e di padri su un argomento ritenuto basilare, ma purtroppo sempre più spesso trascurato. Stiamo parlando del gioco, quel gioco sano e coinvolgente in cui partecipa tutta la famiglia e dove il bambino non è lasciato da solo con un apparecchio che faccia le veci dei genitori. Per far divertire un bambino serve davvero poco e questa semplicità è la chiave della campagna di sensibilizzazione lanciata da Pepita onlus. La situazione attuale non è troppo rassicurante: risulta infatti che i genitori sono presenti solo in modo marginale nell’universo del gioco dei ragazzi, come spettatori e “controllori” ma non come coloro che condividono il gioco. Questo è quanto emerge dalla ricerca commissionata da Pepita onlus “A che gioco giochiamo” condotta in collaborazione con il Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (CREMIT) su un campione di 2000 ragazzi tra gli 6 e i 17 anni realizzata nell’estate 2009. Dalla ricerca si evince che per tutti i ragazzi il gioco è un modo per conoscere e conoscersi, visto come attività che rilassa e che rappresenta un modo divertente di trascorrere le giornate, soprattutto con gli amici. Le modalità di fruizione del gioco si articolano in N “ diverse abitudini di consumo e su una vasta tipologia di giochi, in cui videogiochi e giochi di squadra sono complementari. Il 44% degli intervistati dichiara di giocare da solo quando si trova a casa, preceduto da un 47% che dichiara di giocare con fratelli e sorelle e seguito dagli amici (33%) e infine papà (17%) e mamma (12%). Occorre però capire che il gioco, per un bambino rappresenta un’occasione per fare esperienze significative per la sua crescita favorendo l’apprendimento e la capacità di mettersi in relazione con l’altro. L’esperienza fondamentale del gioco insegna al bambino ad avere fiducia nelle proprie capacità, gli permette di conoscersi, di scoprire se stesso e di sviluppare l’intera personalità. Per questo motivo, Pepita – cooperativa sociale attiva nella progettazione e realizzazione di percorsi di formazione e di attività socio-educative - ha deciso di stimolare un processo di riflessione dei genitori per ripensare il rapporto con i figli e con il gioco nell’ottica di una condivisione relazionale dell’esperienza. A supporto della campagna di comunicazione Pepita ha predisposto un kit che contiene: un libretto che illustra diversi giochi da svolgere, un palloncino, un cd con gli ultimi bans di successo, una bandana colorata e il materiale di spiegazione della campagna per i genitori. La campagna ha ricevuto fin da subito molti sostegni: ha per esempio ottenuto un contributo dal Credito Artigiano per la produzione dello spot e ha ricevuto una menzione speciale nell’ambito del premio Amico della Famiglia istituito dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono anche molte le radio che hanno deciso di aiutare Pepita nella trasmissione gratuita dello spot, per questo potete già da adesso ascoltarlo anche sulle principali radio nazionali, come per esempio Virgin Radio, Radio Monte Carlo e Radio 105. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 25 notizie dalle associazioni di Vincenzo Ceruso Riapre la chiesa Santa Maria di Gesù al Capo... ...la comunità di Sant’Egidio offre servizi per i bisognosi del quartiere Il 12 febbraio la chiesa di Santa Maria di Gesù al Capo è tornata a vivere dopo tanti anni dalla sua chiusura, assegnata alla Comunità di Sant’Egidio. Un tempo l’anima di una città, di un quartiere, era la sua chiesa. Oggi, in un mondo che sembra aver smarrito la sua anima, le chiese sono troppo spesso desolate memorie di storie trascorse, o monumenti per turisti. Una folla anonima si ritrova nei centri commerciali, o in altri templi del materialismo contemporaneo. Per questo è bello quando una chiesa riapre. Non si tratta solo di pietre da ammirare. È un quartiere che recupera la sua anima, è uno spazio di umanità recuperato nella città. Soprattutto se tra le sue mura riecheggiano i canti di un popolo in festa. Canta il salmista: “Mi sono rallegrato quando mi hanno detto: andiamo alla casa del Signore”. Una chiesa vive se il popolo di Dio torna ad abitarla, per nutrirsi del pane eucaristico e del pane della parola. Se i poveri e i deboli vi sono accolti come ospiti d’onore. A partire da una radicale scelta per i poveri, è possibile imparare ad amare ogni uomo ed ogni donna: “Infatti, se nella vostra adunanza entra un uomo con un anello d’oro, vestito splendidamente, e vi entra pure un povero vestito malamente, e voi avete riguardo a quello che veste elegantemente e gli dite: «Tu, siedi qui al posto d’onore»; e al povero dite: «Tu, stattene là in piedi», o «siedi in terra accanto al mio sgabello», non state forse usando un trattamento diverso e giudicando in base a ragionamenti malvagi?” (Gc. 2, 2 - 4).non state forse usando un trattamento diverso e giudicando in base a ragionamenti malvagi?” (Gc. 2, 2 - 4). La riapertura è coincisa con il 43° anniversario della nascita della Comunità, nata il 7 febbraio del 68 a Roma e radicata oggi in tante parti del mondo. Una Comunità romana e una comunità siciliana! Infatti, è presente a Messina e a Catania, e con una presenza significativa nel centro storico di Palermo da oltre vent’anni. La liturgia, presieduta dal cardinale Arcivescovo Paolo Romeo, è stato il modo di ringraziare il Signore per gli anni trascorsi e per invocarne la protezione per il futuro. Sua Eminenza Romeo ha ricordato la lunga amicizia con Sant’Egidio, in particolare con il fondatore Andrea Riccardi e con il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, assistente spirituale della Comunità, e ha incoraggiato tutti a proseguire nella strada intrapresa. I locali di Santa Maria al Capo, restaurati grazie ad un contributo della Fondazione BNL, ospiteranno nella sagrestia la Scuola della Pace, un servizio rivolto ai minori, che avranno così un luogo in cui trovare un modello alternativo alla vita proposta dal quartiere. In un altro centro, messo a disposizione dai frati Agostiniani, la Comunità fornisce anche un pacco spesa ogni mese per centinaia di famiglie ed anziani. Inoltre, sempre a Palermo, la Comunità gestisce un servizio docce per i senza fissa dimora. Un lavoro per i poveri che è supportato da pochi mezzi e dall’aiuto di tanti volontari, ma “la prima opera della Comunità – amano ripetere a Sant’Egidio - è la preghiera”. Santa Maria al Capo ospita la preghiera di Sant’Egidio tutti i mercoledì pomeriggio, mentre altri due momenti di preghiera si tengono nella chiesa di Badia del monte - Santa Lucia, il lunedì ed il venerdì. L’ascolto della Parola di Dio ogni giorno nutre la vita quotidiana di Sant’Egidio: ?In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto” (Mc. 11, 23). La preghiera sposta le montagne di dolore e di solitudine che opprimono la vita dell’uomo. È il segreto dei discepoli di Gesù. notizie dalle associazioni di Francesco Di Giovanni Vent’anni di Inventare Insieme Chi vive per Amare Inventa per Amore l Centro TAU (Via Cipressi, 9) Lunedì 20 dicembre abbiamo ricordato e festeggiato il ventesimo anniversario della costituzione dell’Associazione Inventare Insieme (onlus). Venti anni di impegno, di accoglienze, di progetti, di fatiche, di delusioni, di successi che, nel ripercorrerli, ci fanno tornare in mente le centinaia di bambini, di adolescenti, di giovani, di famiglie che in questi anni hanno trovato nel Centro e negli altri servizi promossi e gestiti da Inventare Insieme occasioni di crescita, di cambiamento, di riscatto, di impegno, di speranza. Venti anni in cui la Provvidenza ci ha sempre sostenuto, la Speranza nell’uomo, nella società, nel futuro è sempre stata “stella polare” del nostro cammino, l’Amore per le persone, per il quartiere, per la città per il mondo; la caratteristica del nostro agire, la Semplicità e l’umiltà il nostro stile. Oggi, sulla traccia segnata venti anni fa, intendiamo proseguire il nostro impegno sociale, civile, educativo per la Zisa, per Palermo, per la Sicilia, per il mondo, con la stessa attenzione e passione di sempre. In questa occasione abbiamo presentato alcuni video utili a rileggere il percorso fatto, a condividere esperienze e testimonianze, a ripercorrere storie, strade, progettualità ed esperienze che “dal passato” ci proiettano nel lavoro di oggi e nell’impegno futuro. Per continuare ad esserci, per continuare ad “inventare insieme” in un momento storico estremamente difficile e problematico sia per i nostri giovani che per la nostra comunità. Durante l’incontro celebrativo del ventennale abbiamo presentato il programma di impegno dell’Associazione per i prossimi anni ed in anteprima il nuovo allestimento degli spazi del Centro TAU, realizzato grazie al sostegno della Fondazione Vodafone Italia (la presentazione ufficiale del Centro TAU sarà effettuata tra gennaio e febbraio del 2011). Nella nuova “dimensione” del Centro TAU il forte impegno dell’Associazione a favore delle giovani generazioni. L’incontro si è concluso con un momento di spiritualità francescana ed una festa. A 26 InformaCaritas gennaio/febbraio duemilaundici notizie sulle associazioni di Laura Siniscalchi ADINKRA Canti, balli e Body Art. Metodi e tecniche di lavoro interculturale ’associazione Apriti Cuore Onlus in rete con le associazioni Sotto Traccia e Narramondi Onlus, patrocinate dall’Assessorato Regionale Istruzione e Formazione e dal Comune di Palermo, hanno dedicato uno spazio di riflessione sulle modalità d’intervento che gli operatori partecipanti al Workshop mettono in atto nel lavoro con minori stranieri presenti nel territorio. Il formatore Henri E. Olama Oyié è un pedagogista, narratore, musicista camerunense che ha vissuto in prima persona il disagio di essere “straniero in terra straniera”. Formatosi all’Università di Milano, alla scuola di Duccio Demetrio, si occupa di formazione e di educazione all’intercultura, in Italia e all’estero. Da anni, in quest’ambito svolge attività di animazione e coordina laboratori ed eventi presso scuole, comuni e istituti di formazione e associazioni, approfondendo in particolare il ruolo dei linguaggi espressivi non verbali nella comunicazione interculturale. S’interessa particolarmente del legame tra i linguaggi del corpo e il metodo autobiografico in educazione. L La metodologia utilizzata, per la realizzazione del laboratorio, trova la sua base teorica nella pedagogia interculturale, nel metodo narrativo latu e strictu sensu, nella voglia di incontrare se stessi e gli altri in un luogo fuori dall’indifferenza e intriso di realtà. Si parte dalla considerazione che “il dialogo è sempre imperfetto, che non è ideale… ma reale” che, spesso, provoca resistenze, chiusure, che deve sempre essere “ri-pensato e regolato”, che deve andare oltre la comprensione della lingua, rivolgendosi alla sostanza della comunicazione. Nel dialogo e nella narrazione della vita quotidiana e del proprio vissuto, ci si apre all’altro con la volontà e la scelta di farlo e spesso questo crea confusione/conflitto. Ciò promuove nei soggetti coinvolti, un processo di cui spesso non si è coscienti e un’attitudine alla relazione complessa. In questo Workshop tutti i partecipanti, protagonisti delle azioni laboratoriali, si sono messi in gioco come persone aprendo una riflessione su se stessi e sul proprio modo di essere in relazione gli altri. Incuriositi e divertiti dalla pittura facciale è stato possibile creare, in modo quasi immediato e senza fatica, un senso di appartenenza al gruppo. Il trucco ha creato delle maschere che hanno svelato e non nascosto: era possibile ri-conoscersi e appartenere. Come le tribù dell’Africa Nera, guidate da un impareggiabile Henry, al ritmo dei Djembe (percussioni africane) tutto il gruppo si è lasciato andare in suggestive danze, ritmi, canti che hanno permesso la libertà di espressione attraverso i linguaggi del corpo, la mimica facciale, la voce…l’anima. Un’intensa emozione ha attraversato il gruppo cullato dalla voce dolce e graffiante di Henry che, in alcuni momenti accompagnato dalla sua chitarra classica, ha regalato dolcissimi canti afro che avevano il gusto dei ricordi d’infanzia. Il lavoro e la creatività di gruppo si sono espresse attraverso i momenti di narrazione. All’urlo di “Storie….Racconta!” Henry ha mostrato il suo modo di essere narratore e ha invitato ognuno a riflettere sul proprio modo di esserlo e a pensare a che tipo di storie si volessero raccontare. Storie d’amore, di gioia, fantasia, di donne, di gnomi e boschi incantati, di mercati, di silenzi, di vita quotidiana. Storie che hanno attraversato tutti i partecipanti al gruppo e che hanno permesso, attraverso il lavoro in piccoli gruppi, di crearne una che facesse da collante alle storie di tutti. Tre piccoli gruppi, tre storie, tre simboli Adinkra che racchiudevano in se tutto il senso dell’esperienza fatta. Un’esperienza difficile da raccontare con le sole parole. Un’esperienza fatta di gesti, musiche voci, suoni, colori, danze, sudore…in cui ognuno ha messo qualcosa di se ed è tornato a casa arricchito dall’incontro e dalla condivisione di un a esperienza indimenticabile. gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 27 volti e storie di suor Valeria Gandini “FA PIÙ RUMORE UN ALBERO CHE CADE CHE UNA FORESTA CHE CRESCE” a più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. È questa la frase che Sr. Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e responsabile dell’Ufficio Tratta donne e minori USMI, ha utilizzato nella sua bellissima lettera in cui F “ prende posizione a nome di tutte le religiose che ogni giorno lavorano con le donne vittime della Tratta, in difesa della loro dignità femminile. Fa meno rumore una foresta che cresce, lo sappiamo tutti, ma –come scrive suor Eugenia – vogliamo essere questi alberi che crescono senza far rumore per offrire ossigeno che elimina l’inquinamento atmosferico e, per noi, mediatico dei nostri tempi, e ricordare a tutti: “società e Chiesa, politici e persone comuni, giovani e anziani, uomini e donne” che l’onestà, il rispetto della dignità e identità di ogni persona è il capitale più grande su cui un Paese civile deve saper investire e conservare per noi oggi e per le generazioni future. Un esempio di albero che cresce lo troviamo nella storia di “Joy” (così la chiamiamo noi). Joy è di origine Nigeriana, orfana di papà e terza di otto fratelli e sorelle. È mamma di due bimbi nati quando era ancora giovanissima, accolti e cresciuti con l’aiuto della mamma con la quale ancora 28 InformaCaritas stanno. La mamma ci teneva che Joy continuasse la scuola e imparasse un lavoro, e la ragazza amava andare a scuola. Ogni mattina passava vicino alla casa di un signore che la salutava cordialmente e si interessava della sua famiglia, finché un giorno le ha fatto la proposta di un lavoro presso la sorella che si trovava in Italia. La sorella aveva bambini piccoli e aveva bisogno di una babysitter. Joy avrebbe potuto guadagnarsi dei soldi per aiutare la mamma e i suoi bambini, e allo stesso tempo continuare la scuola; lui stesso avrebbe provveduto sia per i documenti che per accompagnarla nel viaggio. Era una bella occasione e con il permesso della mamma la giovane ha accettato ed è partita. Il viaggio, racconta, è stato lungo e massacrante: 3 mesi attraversando confini e il deserto a piedi fino al Marocco, 5 persone del gruppo non ce l’hanno fatta, sono morte e lasciate lì coperte sotto la sabbia. Anche Joy è svenuta, l’hanno schiaffeggiata e aiutata a continuare il cammino… In Marocco, insieme ad una decina di ragazze abitavano in una casa isolata, non potevano uscire da sole, era pericoloso e non dovevano essere scoperte. Dopo 3 anni l’hanno fatta salire su una piccola imbarcazione che l’avrebbe gennaio/febbraio duemilaundici portata in Italia, e subito si sono trovati in balìa delle onde, “stavamo per morire tutti annegati - racconta - sono arrivati dei pescatori ad aiutarci alcuni di loro sono annegati in mare”. E lei, con le persone rimaste, è stata portata in un Centro di Accoglienza, in Spagna, dove è rimasta circa 3 mesi. Appena lasciato il Centro di Accoglienza, ha conosciuto delle persone africane che l’hanno aiutata a venire in fretta in Sicilia, dove si è trovata davanti ad un’altra delusione: “la sorella di quell’uomo non ha mai saputo dove e chi fosse, al posto del lavoro come babysitter le hanno presentato la strada e un debito da pagare di 60.000 euro per le spese del viaggio. “Mi sono ribellata, ma ho preso botte e minacce. Ho pianto… non c’è stata altra alternativa che accettare…”. Joy ha sentito parlare della Caritas e una mattina si è presentata. Era impaurita, pallida, infreddolita. Chiedeva aiuto: lavoro, accoglienza, aiuto per liberarsi da quella vita insopportabile, non ne poteva più… Ora Joy è in una Casa Protetta, frequenta la scuola di italiano e sta imparando lavoretti a mano. È in contatto con la mamma e i suoi bambini. Si sente attorniata dal calore delle persone che le vogliono bene e lei sta ritrovando se stessa e la capacità di sognare un avvenire migliore. attualità di Mercedes Lo Verde Per l’accoglienza di familiari di ammalati Casa “Federica Lo Presti” ’Associazione Cilla si occupa da quasi 30 anni dell’accoglienza dei malati e dei loro familiari che si devono curare in ospedali lontani dalla propria residenza abituale. L’Associazione è presente oggi in Italia con 28 case di accoglienza, 31 sedi locali, 6 uffici all’interno di importanti ospedali ed oltre 300 volontari. Nel corso dell’ultimo anno l’Associazione ha registrato a livello nazionale circa 60.000 pernottamenti nelle case di accoglienza, registrando più di 10.000 persone. A questi dati vanno aggiunti gli oltre 7.000 contatti avuti con gli accompagnatori dei malati presso i centri di accoglienza all’interno delle Aziende Ospedaliere in cui siamo. La casa di accoglienza “Federica Lo Presti” in Viale del Fante a Palermo è costituita da 3 camere doppie con servizi pri- L vati. Dispone poi di locali comuni quali la cucina, un ampio salotto ed un locale lavanderia. La sua attività è iniziata nel gennaio 2010 con crescenti contatti con gli enti ospedalieri della zona ovest della città. Nel suo primo anno di attività la casa “Federica Lo Presti” a Palermo ha accolto 140 persone provenienti da quasi tutte le province siciliane, comprese le isole minori, e dal continente, per un totale di circa 730 pernottamenti. Nel corso della partecipata benedizione e inaugurazione della casa, ad inizio novembre dello scorso anno, molti intervenuti hanno rilevato l’importanza di questa esperienza di condivisione del bisogno in un contesto territoriale particolarmente difficile, in cui è molto auspicata la collaborazione piena tra le istituzioni pubbliche e il volontariato. L’Associazione garantisce una quotidiana presenza nella struttura attraverso i propri volontari (35 a Palermo) che hanno il compito di assistere gli ospiti persone che per motivi di salute sono costrette ad allontanarsi dalla loro città di residenza per sottoporsi a interventi o cure specialistiche – fornendo una semplice e concreta compagnia umana nel doloroso periodo di malattia propria o di un proprio caro. di Rosario Fabio Oliveri “Và e fa anche tu…” Per un’educazione cristiana alla politica a necessità di organizzare a Lercara degli incontri socio-politici, ispirati alla Dottrina sociale della Chiesa, nasce dalla sensibilità del Parroco Don Mario Cassata che, avendo assistito allo svolgimento dell’ultima campagna elettorale portata avanti con uno stile poco adeguato, coinvolgendo tra l’altro giovani ad un’ idea distorta di fare politica, ha sentito in modo urgente la responsabilità di educare soprattutto i giovani ad una politica lontana da cattive pratiche per farne recuperare il senso originario: quella di essere al servizio del bene comune. L’Azione Cattolica, avendo a cuore la formazione delle coscienze – sottolinea il Presidente Parrocchiale di AC, Rosalia Tatano - ha fatto propria questa “emergenza educativa”, evidenziata dal Parroco, ed ha cercato di dare una risposta concreta offrendo sia ai giovani che agli adulti un’occasione di discernimento animata dallo sperare cristiano per la situazione del nostro paese e del territorio, per corresponsabilizzare ed incoraggiare a credere che è ancora possibile costruire la “civiltà dell’amore”. Per organizzare questo percorso si è cercato di fare interagire coscienze ed intelligenze, a tal proposito sono state coinvolte tutte le associazioni e vari partiti politici presenti nel territorio infine, per stimolare i giovani a partecipare e dare il loro contributo in questo cammino di discernimento comunitario, si è cercata la collaborazione dell’istituto di istruzione secondaria superiore “M.Picone” di Lercara. La proposta di approfondire alcuni temi di Dottrina sociale, ha trovato un riscontro significativo tra le persone e ha visto anche la partecipazione dei paesi limitrofi. Sono stati programmati otto incontri, guidati da relatori esperti, e suddivisi secondo i principali argomenti del compendio della Dottrina sociale. Erano presenti all’incontro di inaugurazione del percorso: il Parroco Don Mario Cassata che ha spiegato le ragioni di queste riunioni, il Vicario del sesto Vicariato, Don Antonio Todaro che, citando l’enciclica sociale di Papa Benedetto XVI “Caritas in Veritate”, ha sottolineato l’attuale e preoccupante crisi di pensiero e l’auspicio che questi incontri possano diventare delle palestre di idee. Il Prof. Elio Tomarchio, consigliere diocesano di AC presente anche lui a questo primo incontro, è intervenuto evidenziando la necessità di un cammino perenne di catechesi sociale che orienti il cristiano nelle scelte socio-politiche. L’ultimo intervento è stato fatto dal presidente parrocchiale uscente di AC, Rosario Fabio Oliveri che, insieme al parroco, ha organizzato e programmato gli incontri e ha concluso parlando della duplice dimensione del cristiano, quella della terra e quella del cielo, ciò comporta l’impegno a pregare – come diceva Giorgio La Pira- contemplando il mappamondo sul comodino; ecco perché l’imperativo: “Và e fa anche tu” che è lo slogan scelto per questo cammino di pastorale sociale, strumento per scuotere ogni credente ad avere compassione per il mondo, simpatia per i poveri, gli oppressi ed impegno per il Bene comune. Questo percorso di formazione si è concluso, il 19 Febbraio, con la tavola rotonda intitolata “Un’agenda di speranza: per un paese più solidale” che ha voluto richiamare il contributo e le idee che hanno animato la 46a Settimana Sociale dei Cattolici italiani. L gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 29 il libro di Giuseppa Calò Il Libro: “La Costituzione Storie di ieri – Valori di oggi” n viaggio nella memoria storica degli italiani alla riconquista del senso della nascita della nostra Costituzione ci offre la possibilità di comprendere come la forma giuridica sia espressione delle istanze e dei desideri di un popolo. Bruno Cantamessa, autore del libro, ha scelto per la collana “noi domani” edizione “l’Isola dei ragazzi”, una forma narrativa semplice che attinge alle fonti e alla tradizione orale del contesto familiare. Destinato ad un pubblico giovane il testo si offre anche ad una fruibilità più adulta. L’ampio periodo storico considerato da Cantamessa, va dal 1914 fino alla Costituzione della Repubblica nel 1948, un periodo di preparazione nel quale dalla sofferenza per le tragedie il popolo italiano seppe con saggezza e determinazione trarre nuova energia propositiva esprimendola nei dodici Principi fondamentali della Costituzione. A partire da essi l’autore rivela, attraverso i suoi personaggi, l’ironia e l’ottimismo che in fondo non sono mai U venuti meno nel popolo italiano anche nelle vicende più tristi della nostra storia. Così Guido, un giocane fabbricante di scarpe, protagonista della vicenda correlata all’art. 4 della Costituzione vede l’Italia di allora: «Lungo la strada, mi passò davanti agli occhi l’Italia uscita dalla guerra: strade dissestate, rovine di edifici bombardati, mancanza di lavoro. Eppure la gente non era infelice: certo si sentiva il dolore per la mancanza dei morti, l’odio degli anni di guerra civile, la nostalgia per un tempo di certezze quotidiane che non sarebbe tornato tanto presto… C’era in giro una gran voglia di lavorare, nonostante tutto. I giovani erano tornati, quelli che ce l’avevano fatta, e avevano tutti un desiderio enorme di sposarsi, di avere figli, casa, normalità». L’attuale contesto sociale e politico riflette un diffuso senso di smarrimento e di scoraggiamento, tuttavia, l’autore sembra suggerire, a partire da quelle suggestioni, un possibile riequilibrio. Il pensiero di Guido può anche oggi essere condiviso riattualizzando lo spirito dei Padri fondatori e coltivando il desiderio di vivere l’identità nazionale con grande impegno comunitario e responsabilità verso una Nazione che celebrerà quest’anno il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. di Claudia Casella Senza Carnevale siamo?”!!! - Carnevale Sociale 2011 La manifestazione “Senza Carnevale siamo?” è il secondo evento promosso dal progetto GZENNET in collaborazione con tantissime realtà del territorio palermitano; in modo particolare quest’anno “Senza Carnevale Siamo?!” sarà gemellato con il Carnevale di Termini Imerese. L’idea che si offre è quella di un carnevale che nasce nei quartieri e attraversa la città, invade le strade in modo festoso e al tempo stesso rivendica diritti, un modo di riappropriarsi delle piazze del centro e della periferia di Palermo per creare momenti di incontro, scambio e condivisione. L’intento è quindi quello di 30 InformaCaritas gennaio/febbraio duemilaundici creare, nei giorni intorno al carnevale, diversi momenti di festa in diversi quartieri di Palermo, rendendo i ragazzi protagonisti tanto degli eventi che si svolgono nel proprio territorio quanto di quelli che si tengono nei quartieri distanti. Il programma ha visto tre sfilate in città e una partecipazione straordinaria fuori città: sabato 5 marzo, QUARTIERE S. GIOVANNI APOSTOLO (CEP); domenica 6 marzo, CARNEVALE TERMITANO; martedì 8 marzo, CENTRO STORICO (VUCCIRIA, BALLARÒ, CAPO, DANISINNI); sabato 12 marzo, QUARTIERE S. FILIPPO NERI (ZEN). il film di Salvo Grasso CHE BELLA GIORNATA a storia segue le avventure di Checco (Luca Medici in arte Checco Zalone), ragazzo ignorante e materialista che fallisce per la terza volta il concorso per entrare nei Carabinieri, ma grazie ad alcune conoscenze nella curia milanese riesce a farsi assumere come responsabile della sicurezza della Madonnina, in cima al Duomo. Un giorno conosce Farah, una ragazza araba studentessa di architettura, e i due cominciano a frequentarsi. Checco se ne innamora quasi all’istante, e la coinvolge nelle travolgenti abitudini della sua famiglia, pugliese ma trapiantata in provincia di Milano; non può sapere, però, che Farah e suo fratello stanno progettando un attacco terroristico per far esplodere la Madonnina, ovvero il simbolo di Milano. Dopo l’imbarazzante pochezza dimostrata da quelli che sarebbero dovuti essere “i film comici dell’anno”, ossia i cinepanettoni, è confortante scoprire che qualcuno cerca ancora di fare ridere raccontando una storia invece di propinare una sequela di gag senza capo ne coda. E, al di la degli indubbi meriti degli attori coinvolti (Rocco Papaleo, Tullio Solenghi e Ivano Marescotti) e dell’appeal che Zalone possa avere sul pubblico, il valore aggiunto di un film come Che bella giornata è proprio quello di offrire una trama strutturata. Caratteristica che, nonostante dovrebbe essere scontata, nel cinema italiano di oggi fa la differenza. Prendendosi gioco soprattutto del malcostume italico, della meri- te, molto semplice ma anche ricca di bizzarre trovate, tipo il gustoso cameo di un autoironico Caparezza. Se l’intimista e ‘fracassone’ ‘Cado dalle Nubi’, poteva sembrare un casuale successo, sulla scia delle performances televisive, la seconda opera di Checco Zalone testimonia invece un coraggio ed un’originalità, nelle scelte e nelle tematiche, che esalta il suo approccio personale al mondo del cinema. La sua colonna sonora certo esalta, con pezzi originali ed esilaranti, i passaggi più importanti del film, ma è proprio il tipo di comicità, coraggiosa e mai volgare, a colpire lo spettatore, trascinandolo in un mondo ‘ordinariamente’ normale, quasi banale, ma estremamente divertente. Checco raggiunge il suo obiettivo portan- di geniale, dall’altra gli permette di conquistare a sè tanto la critica. È fin troppo naturale saltare al paragone con le maschere celebri di un certo cinema comico europeo, idiota come e più del celebre Ispettore Clouseau, tanto ingenuo da far sembrare quasi furbo anche l’impacciatissimo Mr. Bean, ma nel contempo appare anche molto vicino ad una qualsiasi maschera da commedia dell’arte, attualizzata e modernizzata laddove porta in scena l’italiano medio, più banale ed ordinario, dei giorni nostri. Ma Zalone, sotto l’apparente levità del costrutto, non conosce timore nè tanto meno pudore, quando si scaglia, ad esempio, contro le missioni di pace, incarnate dal padre soldato, eternamente in missione di pace (uno straordinario ed esilarante Rocco Papaleo), così come contro la Chiesa ed il clero, nelle scene che fanno il verso ad ‘angeli e demoni’ di “don Brown”, quando si aggira negli oscuri corridoi della curia milanese. Che Bella Giornata si discosta dunque nettamente da Cado dalle nubi, non si cerca infatti di cavalcare un setting vincente, riproponendo in salsa diversa gli stessi ingredienti di successo, ma si riparte da zero con idee ed approccio diversi. Il risultato finale ci permette di salutare la nascita di un talento intelligente che non prende in giro il proprio pubblico tentando di somministrargli una minestra riscaldata, ma elevandolo a vero target del proprio lavoro, il tocrazia che governa il nostro paese e dell’ignoranza diventata quasi uno status symbol, Zalone e Nunziante (autori anche della sceneggiatura) confezionano una commedia gradevole e diverten- do in scena il ‘se stesso’ deteriore, quello per intenderci, che rappresenta un po’ il peggio del “buon uomo” italiano, ma lo fa sempre con quella delicatezza ‘soft’ che se da una parte conferma certo un che pretesto dell’Islam non è forma di ‘ruffianeria’, quanto piuttosto uno specchio fedele ma impietoso dei vizi di una società vuota e ricca di pregiudizi e luoghi comuni. L gennaio/febbraio duemilaundici InformaCaritas 31 Avvio Master Universitario di Primo Livello in “Processi di Sviluppo, Legalità, ed educazione alla Pace” Don Pino Puglisi Il Rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta, Prof. Giuseppe Dalla Torre ed il Direttore della Caritas Diocesana di Palermo, Don Benedetto Genualdi, avendo progettato ed approvato insieme il Master di primo livello in “Processi di sviluppo, Legalità ed educazione alla pace” intitolato a Don Pino Puglisi, comunicano l’imminente avvio delle selezioni per la frequenza del corso biennale. Le lezioni saranno riservate ad un massimo di 25 studenti, in possesso di laurea di primo livello in materie umanistiche, giuridiche, letterarie, sociali, psicologiche e pedagogiche, o di titolo equivalente. Entro il mese di aprile verrà pubblicato il bando di selezione con le indicazioni per la domanda di ammissione. Il Master, diretto dal Professore Gioacchino Lavanco dell’Università di Palermo e dal Professore Giuseppe Mannino dell’Università LUMSA, prevede 650 ore di didattica frontale e laboratoriale e 500 ore di stage presso enti accreditati tra cui l’Istituto di Diritto Internazionale della Pace Giuseppe Toniolo, COPE ONG (cooperazione paesi emergenti), Apriti Cuore ONLUS – (tutela dei diritti dei minori, disabili e immigrati) ed altri enti collegati a Caritas. Sono previste sette borse di studio a copertura totale e parziale dei costi di frequenza ed un premio finale intitolato a “don Pino Puglisi” alla migliore dissertazione finale. Per informazioni è possibile scrivere all’indirizzo email [email protected] o rivolgersi direttamente al direttore della Caritas Diocesana di Palermo, ai condirettori del Master, o all’Avv. Francesco Capagna, tutor del Master. La Direzione del Master Gioacchino Lavanco Giuseppe Mannino Caritas Diocesana www.caritaspalermo.it o t n e m a n o b b a o u t l e d o n g o Abbiamo bis INVIA LA QUOTA DEL TUO ABBONAMENTO A: Caritas Diocesana Palermo - c.c.p. 11297900 Causale: Abbonamento a “Se ognuno fa qualcosa - InformaCaritas Palermo” QUOTE: Ordinario € 10,00 Straordinario € 20,00 Sostenitore € 50,00 Benefattore € 100,00 OPPURE: C/C BANCARIO S. PAOLO IMI - AG.N.8 Via E. Restivo, 85 - 90041 Palermo Conto Corrente n. 961 Coord. Banc. ABI 1025 - CAB 4608