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Tesi di Laurea - Ospedale di Udine
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE E BIOLOGICHE Corso di Studi in Infermieristica Tesi di Laurea IMPATTO PSICOLOGICO DELL’ABORTO: IMPORTANZA DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA NEL SOSTEGNO ALLE DONNE Relatore: Laureanda: Chiar.mo Prof. Diego Marchesoni Roberta Vogrig ___________________________________________________ ANNO ACCADEMICO 2012/2013 Alla VITA …imprevedibile… come una piuma trasportata dal vento. -2- ABSTRACT Introduzione Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’impatto psicologico delle donne che hanno subito un aborto spontaneo o che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza (IVG), cercando di individuare le caratteristiche delle donne a rischio di evoluzione in problematiche di tipo psicologico. Secondariamente abbiamo voluto investigare la percezione del personale del reparto della Clinica di Ginecologia in merito alla propria capacità di relazionarsi a queste donne. Materiali e Metodi Studio prospettico eseguito presso la Clinica di Ginecologia tra giugno e ottobre 2013 in cui sono state incluse tutte le donne che hanno subito un aborto spontaneo o un IVG. A tutte le pazienti che hanno accettato di aderire allo studio è stata somministrata una batteria di questionari. Un ulteriore questionario è stato somministrato alle infermiere del reparto per l’autovalutazione riguardo la loro capacità di approcciarsi alle donne con questo problema. Risultati Delle 149 pazienti che hanno subito aborto o IVG, solo 47 hanno accettato di compilare i questionari. Di queste, 3 pazienti sono risultate positive a tutti e tre i questionari. Non vi sono dati statisticamente significativi in merito all’età, alla nazionalità o al titolo di studio. Neanche la storia ostetrica pregressa (pregressi aborti o figli a casa) si è dimostrata correlabile ad eventi avversi post aborto. Discussione Il dato più evidente è il numero di donne che ha rifiutato di partecipare allo studio, probabilmente dovuto al timing troppo precoce di somministrazione del test rispetto all’evento. Delle 3 pazienti positive a tutti e tre i questionari si evidenzia come avere figli a casa non risulta essere un fattore protettivo, anzi, il figlio può diventare oggetto della problematica psicologica post abortiva. Per ciò che riguarda il personale sanitario, tutte le infermiere ritengono che l’aborto spontaneo comporti delle sequele psicologiche, a differenza dell’IVG. Il 50% delle infermiere intervistate ritiene di non sapersi porre in maniera adeguata nei confronti di queste pazienti. -3- Inoltre, tutte ritengono necessaria la collaborazione con uno psicologo per la gestione della problematica di competenza. Conclusioni Per la gestione della problematica psicologica post aborto, abbiamo individuato un percorso attuabile in due tempi. Il primo con un intervento immediato durante il ricovero ed uno dilazionato a distanza di quattro settimane dall’evento, per consentire all’infermiere di approcciarsi alle pazienti nel momento in cui esse sono in grado di affrontare la perdita sul piano emotivo. -4- RINGRAZIAMENTI A voi, Mamma e Papà, che mi avete sempre incoraggiata e appoggiata in tutto, a maggior ragione in questo mio percorso universitario. Ci siete sempre stati per me e avete sempre provato a facilitarmi la via venendomi incontro il più delle volte. Grazie di esserci stati e grazie di esserci sempre. Un grazie a te, Mamma, che nonostante le difficoltà dell’argomento trattato in questa tesi, mi hai aiutato nella correzione dell’italiano, che sappiamo non esser mai stato il mio forte (infatti chissà quanti errori ci saranno in questi ringraziamenti!!!). E un grazie a te, Papà, che nonostante i tuoi soliti silenzi mi hai sempre fatto capire quanto ci tieni a me, anche solo con uno sguardo o un abbraccio. A te, Memi, una sorella, una amica, una persona con cui condividere tutto. Tu che con i tuoi risultati mi hai sempre spinta a seguirti e a prenderti come esempio. Con te, in questi tre anni, ho raggiunto tanti obbiettivi, dagli esami superati, a questo gran risultato finale. Si, perché senza di te non penso sarei mai riuscita a completare così bene questo bel lavoro. Un grazie non sarà mai sufficiente per esprimere tutto l’amore e la riconoscenza che ho nei tuoi confronti. A te, Nicola, il mio cognatino, che in più serate si è dovuto subire la piccola Greta, mentre noi tentavamo di lavorare alla tesi. Si, devo ringraziare poi anche te, Greta, tu che con un semplice “ciao zia” mi rallegri la giornata e mi dai una carica che nessuno è in grado di darmi. A te, Nicole, una amica che a poco a poco è diventata sempre più come una sorella adottiva. Noi che ci siamo sempre aiutate l’un l’altra nei momenti di difficoltà, riuscendo a superare sempre insieme tutti gli ostacoli fino ad arrivare fin qui. Un ultimo ostacolo e traguardo da raggiungere insieme! A te, Erika, che da quando ci conosciamo mi hai sempre supportato, o forse meglio, sopportato (!!!) anche se con i miei scleri e nervosismi pre-esami ero ingestibile. Un’amica sempre presente nei momenti di difficoltà e fatica. Un grazie va anche alla tua abilità nell’usare programmi di foto, avendomi aiutata ad inserire immagini utili in questo mio lavoro. -5- A te, Matteo, che in questi tre anni ti sei visto mettere in disparte, causa tutti i miei impegni universitari e di tirocinio, ma che sei comunque rimasto al mio fianco. Quando avevo bisogno di una spalla, la tua non mancava mai. A te, Nicolas, ritrovato solo nell’ultimo periodo, ma che mi hai aiutato a vivere meglio e con un po’ più di serenità questi ultimi mesi del terzo anno. A te, Elena, compagna di squadra che sei diventata subito una grande amica e confidente. I nostri pomeriggi in varie aule studio a studiare, i venerdì sera sempre assieme dopo l’allenamento e i numerosi pranzi a casa tua durante la pausa universitaria. A voi, Squadra, una famiglia, per il semplice fatto che stare in un gruppo come quello che eravamo era una gioia e mi faceva stare bene. Si perché il basket mi ha accompagnato sempre in questo percorso universitario e, senza, non avrei trovato sfogo migliore, seppur con la tristezza e l’impossibilità dell’ultimo periodo. A voi, Yari, Lillo e Fede, che con il vostro piccolo contributo mi avete comunque aiutato nella costruzione di questa tesi. Senza contare il grande sostegno che mi avete fornito, nonostante questo periodo davvero incasinato e stressante per me. A voi, infermiere ed ostetriche del reparto della Clinica di Ginecologia, che mi avete aiutato ed accolta nel vostro reparto sempre con molta gentilezza. Un grazie va a voi per l’aiuto che mi avete dato per lo studio di questa tesi, senza la vostra disponibilità non sarei riuscita a realizzare così questo lavoro. A te che leggerai questa tesi, sperando di colpirti nell'animo con un problema attuale da cui non ci si può nascondere. -6- INDICE 1. LA GRAVIDANZA: DEFINIZIONE. 1.1 Introduzione 9 1.2 Cenni di embriologia 10 1.3 Fecondazione 11 1.4 Le modificazioni fisiologiche della gravidanza 14 1.5 Diagnosi prenatale 22 1.6 Rischi in gravidanza 27 2. ESPLORAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI DEL SIGNIFICATO DELLA GRAVIDANZA. 2.1 Significato di gravidanza 30 2.2 Donna: figura di accadimento 32 2.3 Durante la gestazione 33 2.4 Difficoltà nel cambiamento 35 2.5 Dall’immaginazione alla realtà 38 2.6 Mutamenti del feto in gravidanza 41 3. L’ABORTO: UNA DEFINIZIONE PER ESPERIENZE DIVERSE. 3.1 Aborto spontaneo 43 3.2 Aborto volontario 56 3.3 Aborto oltre i 90 giorni 69 4. ESPLORAZIONE DELL'IMPATTO PSICOLOGICO NELL’ABORTO E DELLE DIMENSIONI PSICOLOGICHE PIÙ A RISCHIO. 4.1 Cosa comporta l’aborto a livello psicologico per una donna? 71 4.2 Chi viene interessato in un aborto 73 4.3 Sintomi clinici prevalenti in caso di aborto 75 4.4 Post-aborto in Letteratura 78 4.5 Impatto psicologico nell’aborto spontaneo 81 4.6 Impatto psicologico nell’I.V.G. 83 -7- 5. IMPORTANZA DELLA FIGURA DELL'INFERMIERE. 5.1 Perdita per la donna ed all’interno della coppia 85 5.2 Esperienze dalla Letteratura 87 5.3 Sostegno infermieristico 90 6. STUDIO 6.1 Scopo dello studio 92 6.2 Materiali e Metodi 93 6.3 Risultati 105 6.4 Discussione 120 6.5 Conclusioni 125 7. BIBLIOGRAFIA 126 -8- LA GRAVIDANZA: DEFINIZIONE. 1.1 Introduzione Con il termine gravidanza si intende quello stato fisiologico nel quale si trova la donna che ha concepito e che reca nel proprio organismo il prodotto del concepimento in via di sviluppo. L’inizio della gravidanza coincide con il momento della fecondazione e termina con l’espulsione o l’estrazione del prodotto del concepimento. Si definisce “gravidanza fisiologica” una gravidanza in cui sono assenti condizioni predisponenti ad uno stato di pericolo per la madre, per il feto o per entrambi e che, quindi, è in condizioni di evoluzione. La durata fisiologica della gravidanza è di 40 settimane di gestazione pari a 9 mesi e 10 giorni, 10 mesi lunari o 280 giorni dalla data di inizio delle ultime mestruazioni regolari. L’età gestazionale viene così definita partendo dalla data dell’ultima mestruazione e, in base a questa, si calcola la data presunta del parto. Se invece fosse possibile basarsi sulla data del coito fecondante la durata della gravidanza sarebbe di 38 settimane, pari a 266 giorni. In questo caso si parla di “età concezionale”. Se il parto avviene prima della 36esima settimana si definisce parto pretermine; mentre un parto che avviene dopo la 41esima settimana si definisce parto ritardato. -9- 1.2 Cenni di embriologia Quando invece la cellula uovo è matura, si verifica l’ovulazione. Questa consiste nel rilascio della cellula uovo dall’ovaio in seguito alla rottura del follicolo. In questo momento, la cellula uovo intraprende il percorso della tuba, all’interno della quale, se incontra uno spermatozoo, può venire fecondata e qualche giorno dopo può impiantarsi nella cavità uterina, dando così inizio ad una gravidanza (vedi Figura 1). Fig. 1 – Fecondazione ed iniziale divisione cellulare dello zigote. - 10 - 1.3 Fecondazione A livello fisiologico l’organismo femminile, dalla pubertà fino alla menopausa, va incontro a delle modificazioni, necessarie per assicurare la fertilità, a carico dell’apparato genitale che si ripetono ciclicamente ogni mese. Tali cambiamenti presentano diversi aspetti: ormonali, funzionali e strutturali. Sotto il controllo dell’ipofisi (ormone luteinizzante: LH e ormone follicolo-stimolante: FSH) a sua volta controllata dall’ipotalamo (ormone dio rilascio delle gonadotropine: GnRH), ogni mese le ovaie producono gli ormoni femminile (estrogeni e progesterone) e la cellula uovo (o ovocita), la quale rappresenta la cellula riproduttiva femminile. Se la fecondazione non avviene, l’ovocita viene espulso e circa 10 – 14 giorni dopo l’ovulazione si verifica la mestruazione. Ciò si verifica ciclicamente a cadenza all’incirca mensile. Ogni mestruazione si verifica a conclusione di un ciclo di attività ovarica. Pertanto la regolarità del ciclo è espressione della regolarità dell’attività ormonale ovarica. Riprendendo la fecondazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo, questa avviene di norma nel terzo esterno (parte ampollare) della tuba di Falloppio. Lo spermatozoo inizia le sue modificazioni già a livello uterino e con la sua maturazione funzionale, detta capacitazione, acquisisce la capacità di perforare (col rilascio di enzimi litici) la parete dell'ovulo e quindi di inserire nel suo citoplasma il DNA paterno. In seguito, lo zigote così formato, continua il suo percorso lungo la tuba sino ad arrivare nell'utero. Nel frattempo procede il processo di fusione dei patrimoni ereditari dei due genitori (23 cromosomi materni e 23 cromosomi paterni). Questa fase dura circa 24 ore, e solo dopo inizia la segmentazione della cellula uovo fecondata in 2 cellule, poi in 4, e così via sino ad arrivare a 64, e nel frattempo lo zigote si impianta nell'endometrio uterino, che in questa fase del ciclo è pronto ad accoglierlo. Quindi il periodo germinale inizia con la fecondazione e termina 2 settimane dopo, con la segmentazione dello zigote e la formazione della blastocisti. A questo periodo seguirà il periodo embrionale, compreso tra le 2 e le 8 settimane di durata. In questa fase l'embrione, che è formato da diversi foglietti embrionali, inizia ad abbozzare ed a differenziare tutti i principali apparati che dovranno costituire l'organismo umano (ectoderma, mesoderma ed endoderma). - 11 - Le prime fasi dello sviluppo (come descritto nella Figura 2), in biologia, prendono il nome di: zigote, morula, blastula, gastrula. Fig. 2 – Processo di Fertilizzazione Con la fine del periodo embrionale si ha un abbozzo o uno sviluppo quasi completo di alcuni apparati e anche di alcuni organi: Apparato tegumentario - Si origina dall'ectoderma. Apparato locomotore (scheletrico e muscolare) - Si origina dal mesoderma. Apparato respiratorio - Si origina dall'endoderma. Apparato circolatorio - Si origina dal mesoderma. Alla fine della 7ma - 8a settimana di gestazione (SG) il cuore è funzionante. Apparato digerente - Si origina dall'endoderma. Apparato genitale ed urinario - Si origina dal mesoderma. Apparato endocrino - Si origina dall'endoderma. Sistema nervoso - Si origina dall'ectoderma. Attorno alla 4a SG esiste un primo abbozzo, ma la complessità del sistema rende questo sviluppo praticamente continuo, e non completato neppure al momento della nascita. - 12 - Segue il periodo fetale. A partire dalla 8a SG circa si inizia a parlare correttamente di feto (sino a pochi anni fa tale limite era fissato attorno ai 3 mesi). Tutti gli organi e gli apparati o sistemi arrivano pian piano alla loro struttura semidefinitiva, tale da permettere, al momento della nascita, una autonomia fisiologica dell'organismo. Il sistema nervoso sarà la parte più complessa e che subisce i cambiamenti più importanti di questa fase, oggetto di studio delle moderne Neuroscienze. Su questo processo molto delicato incidono fortemente gli stili di vita della futura madre sul processo. Ad esempio, l'uso di alcolici, il fumo, i farmaci e l'uso di droghe possono avere effetti sullo sviluppo del sistema nervoso e dell'organismo in genere [41;53]. Per sintetizzare i momenti di tale sviluppo si elencano di seguito i passaggi fondamentali: 1. Proliferazione (da 3 settimane a 2 mesi): i neuroni vengono prodotti in modo omogeneo al ritmo di 250.000 al minuto, in misura molto superiore alle necessità. 2. Migrazione (entro 6 mesi): grazie alla funzione di sostegno della glia, i neuroni si dispongono nel tubo neurale (i più interni sono i primi) e cominciano a differenziarsi a seconda degli stimoli esterni. 3. Sinaptogenesi (fin dopo la nascita): le cellule nervose cominciano a legarsi tra di loro tramite sinapsi. 4. Morte cellulare: l'organismo effettua una selezione naturale dei neuroni. 5. Riorganizzazione sinapsi: i collegamenti che si formano sono in parte casuali. Le sinapsi continueranno a formarsi fino alla radicale potatura a 11-12 anni. Le aree del cervello si cominciano a formare a partire dall'interno. Prima si completano le aree primarie, poi le aree associative e infine le aree prefrontali, di integrazione visiva e di riconoscimento dei volti. L'ultima fase è la mielinizzazione, ossia l'isolamento degli assoni neuronali con una sostanza grassa che fa da isolante e permette un passaggio efficace dei segnali elettrici [6-23]. - 13 - 1.4 Le modificazioni fisiologiche della gravidanza Per ciò che riguarda la diagnosi effettiva di gravidanza possono essere presi in considerazione segni di presunzione, che si rilevano a carico dell'organismo materno, segni di probabilità, che si osservano a carico della sfera genitale e segni di certezza che derivano dall'effettiva osservazione dell'esistenza del feto. Il primo sintomo riscontrabile è l'amenorrea, il cui valore diagnostico dipende in realtà dall'andamento del ciclo mestruale della donna (regolarità del flusso, presenza di precedenti amenorree patologiche, ecc.). Il concomitante manifestarsi di fenomeni simpatici (vomito, nausea, modificazioni del gusto e dell'appetito), di turbe nervose (sonnolenza, irritabilità, eccessiva emotività, stanchezza, ecc.), di pollachiuria, potrà ulteriormente indirizzare la diagnosi. Potranno essere osservate anche le alterazioni tipiche della sfera genitale (modificazioni delle mammelle, iperemia dei genitali esterni ecc.). Mentre per ciò che riguarda la palpazione dell'addome, questa non fornisce indicazioni particolari fino al secondo trimestre di gravidanza, infatti, sarà possibile valutare il fondo dell’utero solo dalla 12esima SG e lo si apprezzerà oltre il margine della sinfisi pubica. L’altezza del fondo incrementa fino al termine della gravidanza, si riduce solo quando la parte presentata del feto scende nel segmento inferiore e la cervice si prepara al parto. L’altezza del fondo in centimetri dovrebbe corrispondere approssimativamente alle settimane di gestazione se si tiene in riferimento l’ombelicale trasversa. - 14 - In Fig. 3 si potrà vedere l’accrescimento durante i mesi di gestazione; dove si può notare come l’utero avrà contorni rotondeggianti fino alla 20esima SG, quando acquisirà la forma ovoidale. Fig. 3 - Accrescimento dimensionale durante i mesi di gravidanza. Mentre l'esplorazione vaginale consentirà di valutare i cambiamenti a carico del collo dell'utero. Le modificazioni fisiologiche in gravidanza quindi sono diverse ed andranno ad interessare diverse parti corporee [63]: Modificazioni dell’utero. La sua tipica crescita regolare consente la valutazione obiettiva della crescita del feto e degli annessi. La lunghezza varierà dai 6 – 7 cm ai 30 cm circa. Per ciò che riguarda il peso, normalmente questo varia dai 50 – 60 g ai 1000 – 1500 g; tale aumento è determinato dalla ritenzione di acqua e da un’ipertrofia/iperplasia delle cellule miometriali. - 15 - Parallelamente all’aumento di volume del viscere uterino si assiste ad un importante incremento del suo apporto ematico, che raggiunge i 500 – 700 ml/min nelle fasi più avanzate della gestazione. Circa l’80% di tale flusso è destinato alla sede di impianto della placenta. In pratica, al termine della gravidanza, il 17% del Volume d’eiezione cardiaco sarà destinato all’utero gravido. Modificazioni cardiocircolatorie. Al sistema cardiocircolatorio sono richieste notevoli prestazioni in conseguenza dello sviluppo fetale e placentare e delle più elevate esigenze metaboliche dell'organismo materno. In particolare si riscontrano una modificazione del volume ematico e modificazioni cardiache. L'aumento del volume ematico si realizza soprattutto mediante l'incremento del volume plasmatico (il plasma può essere definito come la parte non corpuscolata del sangue) che inizia con la gravidanza e raggiunge il suo massimo intorno alla 32esima SG. Da questo periodo in poi si mantiene a tale livello fino al termine della gravidanza, quando si manifesta una lieve diminuzione. L'aumento può variare da individuo a individuo ma è sicuramente maggiore nella gravidanza plurima, nella pluripara rispetto alla primipara e, secondo recenti osservazioni, è correlato con il peso fetale. La maggiore richiesta di ossigeno unita all'incremento del volume plasmatico e dell'estensione del letto vascolare si traducono in un aumento della gettata cardiaca. In conseguenza di ciò tendono ad aumentare anche la frequenza cardiaca (70 battiti per minuto nella donna non gravida; 80 battiti alla 20esima SG; 85 battiti in gravidanza avanzata) e il volume di eiezione. Il cuore incrementa le sue dimensioni in parte per dilatazione e in parte per l'aumento delle dimensioni delle sue cellule (ipertrofia). In condizioni fisiologiche, tuttavia, il lavoro cardiaco non supera di molto i livelli pregravidici grazie all'esistenza di fenomeni compensatori. Modificazioni della pressione arteriosa La pressione arteriosa in condizioni fisiologiche si riduce sin dall'inizio della gravidanza a causa dell'espansione del letto vascolare, della diminuzione del tono venoso e della presenza dei vasi placentari, fino alla 30esima SG per tornare intorno ai livelli pregravidici dalla 36esima alla 40esima SG. Si assumono come valori normali in gravidanza una pressione sistolica massima di 140 mmHg e una pressione diastolica massima di 90 mmHg. Questi limiti, tuttavia, possono condurre a errori grossolani: è infatti vero che mediamente la pressione arteriosa sistolica diminuisce di circa 10 mmHg e la diastolica di 20 mmHg; è quindi necessario conoscere i - 16 - valori pressori pregravidici per poter riconoscere un evento patologico. L'ipertensione in gravidanza è, a tutt'oggi, una delle prime cause di morte materno-fetale. Modificazioni dell’emostasi. Si avrà un progressivo aumento del volume ematico (25 – 52%), con un picco a 32 SG. Sebbene aumentino sia il volume plasmatico che la massa eritrocitaria, il volume plasmatico aumenta di più. Questo determina un’emodiluizione fisiologica in gravidanza che raggiunge il suo picco attorno alla 30esima SG. Infatti dalla 32esima SG il volume plasmatico rimane stabile mentre la massa eritrocitaria continua ad aumentare. L’emostasi in gravidanza prevederà quindi un aumento della produzione dei fattori della coagulazione a livello epatico. Il netto aumento della produzione di fibrinogeno induce un aumento della fibrina che viene poi depositata a livello endoteliale nella circolazione uteroplacentare. A questi fenomeni è associata un riduzione della fibrinolisi. Queste modificazioni, associate all’emodiluizione sembrano essere risposte fisiologiche volte ad evitare catastrofiche emorragie postpartum. Però renderanno la gravidanza uno stato di ipercoagulabilità. Modificazioni dell’apparato respiratorio. Nella donna in gravidanza si producono modificazioni fisiche che sono finalizzate al miglioramento dello scambio gassoso. Attraverso l'organismo materno, con l'intervento attivo dell'organo placentare, il feto viene rifornito di ossigeno ed elimina l'anidride carbonica. Al miglioramento di questo fenomeno contribuiscono anche variazioni delle caratteristiche intrinseche del sangue materno che hanno lo scopo di facilitare la cessione di ossigeno e la captazione dell'anidride carbonica (effetto Bohr e doppio effetto Bohr, rispettivamente). L'aumentata escursione del diaframma e la divaricazione delle costole accrescono la ventilazione respiratoria a riposo. L'espirazione è più completa e così può essere assunto un maggiore volume d'aria che corrisponde a un aumento di circa 200 ml. Nella gravidanza avanzata l'escursione diaframmatica si riduce (da ciò deriva il frequente senso di affanno) e il maggiore scambio respiratorio viene sostenuto dal movimento toracico. Modificazioni del metabolismo lipidico. Durante la gravidanza si avrà un aumento del metabolismo totale con una riduzione delle riserve di glicogeno e un aumento dei lipidi nel sangue. - 17 - Modificazioni del metabolismo dei carboidrati. Si avrà una riduzione generale dell’insulina nel sangue con aumento di estrogeni e progesterone; le conseguenze di tutto questo sono una glicemia più bassa a digiuno e una glicemia più alta dopo i pasti. Modificazioni delle funzioni dell’apparato urinario. Nel corso della gravidanza l'apparato escretore renale aumenta notevolmente le sue funzioni con un incremento della capacità di filtrazione del plasma di circa il 90% intorno alla 20esima SG. Ciò deriva in parte dall'aumento del volume del plasma prima descritto. Tuttavia questo maggiore afflusso ematico fa sì che alcune sostanze siano riassorbite con minore facilità dal tubulo renale e compaiano quindi nelle urine della donna gravida. Tipico esempio di questo fenomeno è la comparsa di piccole quantità di glucosio nelle urine (glicosuria). Il riassorbimento tubulare del sodio subisce un incremento durante la gravidanza, determinando una lieve ritenzione idrica definita in modo improprio “edema gravidico fisiologico”. Gli alti tassi di progesterone circolante sono inoltre responsabili di un'atonia della muscolatura liscia tanto degli ureteri quanto della vescica, che è causa di un ristagno urinario con maggiore predisposizione alle infezioni delle vie urinarie in gravidanza. Modificazioni ormonali tiroidee. In gravidanza la funzione endocrina sostenuta dalla placenta, dal feto e dall'organismo materno riveste un'importanza notevole. Nuovi ormoni specifici della gravidanza vengono prodotti e gli ormoni steroidei secreti anche al di fuori di questa condizione sono presenti con concentrazioni e rapporti quantitativi particolari. Fra gli ormoni tipici della gravidanza, che sono utili anche al fine di effettuare una diagnosi di certezza, la gonadotropina corionica umana (HCG, Human chorionic gonadotropin) viene prodotta soprattutto a livello del sinciziotrofoblasto. Si tratta di una glicoproteina costituita da due subunità denominate α e β. Quest'ultima è quella che viene normalmente dosata e che risulta essere responsabile della specificità dell'azione ormonale. Essa appare precocemente nel circolo ematico e nelle urine della gestante: nel sangue mostra un picco di incremento a cavallo della 9na-12esima SG, per poi decrescere fino a valori piuttosto bassi dalla 15esima-19esima SG e, infine, risalire dalla 20esima SG fino al termine della gravidanza; dopo il parto i livelli decrescono rapidamente. Le funzioni sembrano essere molteplici e diverse a seconda del periodo di gravidanza: all'inizio interviene nel - 18 - mantenimento e nella stimolazione della produzione di progesterone ed estrogeni del corpo luteo, poi sembra avere un ruolo nella stimolazione endocrina della placenta insieme ad altre azioni a livello degli organi fetali (testicoli e surreni). La somatomammotropina corionica (HCS, Human chorionic somatomammotropin) è un altro ormone prodotto a livello del sinciziotrofoblasto. Ricopre funzioni anabolizzanti sul feto del quale sembra, seppure in minima parte, promuovere la crescita. La sua concentrazione nel sangue ricalca lo stato funzionale della placenta. Pertanto, il suo dosaggio è di particolare importanza nella valutazione delle minacce di aborto nel primo trimestre, mentre nelle fasi successive bassi valori si associano a sofferenza fetale. È soprattutto utile nel monitoraggio della gravidanza in donne affette da diabete, nelle quali valori normali o lievemente elevati sono compatibili con assenza di complicanze, valori molto elevati sono associati a patologia diabetica non controllata e valori molto bassi implicano, oltre a prognosi infausta per il feto, la presenza di ipertensione. Esiste a livello della produzione degli ormoni steroidei (estrogeni e progesterone), essenziali per il mantenimento e il proseguimento della gravidanza, un'integrazione fra feto, placenta e organismo materno. Il feto e la placenta costituiscono un'unità funzionale nella quale ciascuna delle due componenti è dipendente dall'altra, poiché soltanto integrandosi sono in grado di sintetizzare la maggior parte degli steroidi attivi in gravidanza. L'organismo materno contribuisce ulteriormente all'unità feto-placentare fornendo i precursori e influenzando attraverso sostanze ormonali, anche con un meccanismo di feedback, le funzioni placentari e fetali. Modificazioni a livello gastroenterico. A carico del cavo orale si assiste a un incremento dell'irrorazione vascolare con iperemia delle gengive e facile sanguinamento. Talvolta l'ipertrofia gengivale è tale da simulare la presenza di una neoplasia orale (epulide). Lo stomaco diminuisce la secrezione acida e aumenta il tempo di svuotamento. Questi fenomeni sono responsabili della sensazione di replezione gastrica tipici della gravidanza. Dalla 20esima SG l'utero gravido disloca lo stomaco verso l'alto; tale modificazione, unitamente alla diminuzione del tono dello sfintere gastroesofageo sostenuto da cause ormonali, è responsabile del frequente senso di bruciore retrosternale dovuto al rigurgito di acido cloridrico dallo stomaco verso l'esofago. Tale fastidio può essere limitato o eliminato mediante l'assunzione di sostanze inerti in grado di tamponare l'acidità gastrica. Gli alti livelli di progesterone sono responsabili della diminuzione della peristalsi intestinale da cui deriva la frequentissima stipsi della - 19 - gravidanza. Quest'ultima, associata alla costante diminuzione del tono venoso, determina la facile comparsa di emorroidi. Modificazione dei parametri metabolici. Nel corso della gravidanza numerosi parametri metabolici subiscono profonde modificazioni; si consiglia quindi di non far riferimento ai range di normalità pregravidici e di lasciare interpretare tali valori al medico specialista. Tipica è la presenza di una riduzione dell'emoglobinemia. Peraltro, è stato osservato che anche valori di emoglobina di 10-11 g/dl sono compatibili con una normale evoluzione della gravidanza. Si osserva una iperlipemia con aumento dei lipidi totali, dei trigliceridi, del colesterolo totale, delle β-lipoproteine, dei fosfolipidi, mentre il colesterolo HDL (High density lipoproteins) si mantiene pressoché inalterato. Queste alterazioni del metabolismo lipidico sembrano essere legate a un'aumentata mobilitazione dei lipidi del tessuto adiposo per un incremento della lipolisi e per una ridotta liposintesi. Il significato fisiologico di questa situazione risiede nel tentativo dell'organismo materno di preservare, per uso del feto, il glucosio e utilizzare, per l'economia dei muscoli scheletrici e miocardico materni, altre fonti di energia (acidi grassi liberi). Esistono tipiche alterazioni del metabolismo glucidico. Durante una prova da carico il picco glicemico è osservabile dopo 30 minuti nella donna non gravida, mentre in gravidanza è ritardato e si riscontra dopo 60 minuti. Si nota, altresì, una riduzione della concentrazione delle proteine plasmatiche a partire dal primo trimestre di gravidanza che interessa soprattutto l'albumina. Alcune sostanze sono presenti in quantità fortemente ridotta (ferro, folati), altre in quantità di poco ridotta (calcio, magnesio). Aumento del peso corporeo. Nelle donne gravide è rilevabile la presenza di un incremento ponderale che al termine della gravidanza eccede quello teoricamente attribuibile al feto, al liquido amniotico, allo sviluppo di utero e mammelle. Per circa un terzo esso è attribuibile a un aumento del tessuto adiposo, necessario ad accumulare scorte al fine di fronteggiare l'aumento delle richieste metabolico-energetiche che si manifesta nella gravidanza. L'incremento ponderale non dovrebbe essere superiore al 25% del peso pregravidico. Muovendo da questa premessa, è necessario però fare alcune considerazioni. Non esiste un valore di incremento ponderale valido per tutte le donne, in quanto questo dipende dallo - 20 - stato nutrizionale pregravidico, dalla costituzione individuale, dalla presenza di particolari condizioni (gravidanza plurima) o di alcune patologie (diabete). L'incremento ponderale non è costante nel corso di tutta la gravidanza: nelle prime 20 settimane è inferiore, mentre diviene sensibilmente più marcato nelle seconde 20 settimane; si deve quindi sempre ricordare che l'eccessivo aumento ponderale nelle prime 20 settimane è difficilmente recuperabile nel periodo successivo. Per tali motivi è necessario impostare un regime dietetico individuale e tenere conto costantemente del fatto che molte delle più gravi patologie della gravidanza, come l'intolleranza ai carboidrati, il diabete gestazionale e la gestosi, riconoscono nell'eccessivo incremento ponderale uno dei maggiori fattori di rischio. La dieta in gravidanza deve quindi prevedere il consumo di una quantità limitata di carboidrati ma avere un elevato contenuto di proteine secondo le necessità dei differenti periodi di gestazione. Modificazione della cute e del sistema muscolo – scheletrico. Un’iperpigmentazione è presente nel 90% delle gravide. Il cloasma gravidica è rappresentato dalle macchie brune, a contorni netti ma irregolari, che interessano il volto. Altre zone interessate sono l’areola mammaria, la linea alba, le ascelle ed i genitali. Anche il tessuto connettivo risente dell’influenza estrogenica con formazione di smagliature. I legamenti, in particolar modo quelli dell’articolazione sacroiliaca e della sinfisi pubica diventano più soffici con conseguente aumento della lordosi. - 21 - 1.5 Diagnosi prenatale La diagnosi prenatale costituisce il naturale completamento del counselling genetico prenatale, in quanto permette la verifica dell'eventuale rischio riproduttivo individuato e la conoscenza dello stato di salute del prodotto del concepimento. La conoscenza delle condizioni fetali è particolarmente importante quando vi sia stata l'insorgenza non prevedibile o improvvisa di condizione di rischio per l'embrione o il feto, come l'esposizione ad agenti mutageni (farmaci, radiazioni, tossici ambientali) o ad agenti infettivi del compartimento materno oppure l'insorgenza di malattie metaboliche favorita dalla gravidanza (per esempio, diabete, gestosi, cardiopatie). Le varie tecniche di diagnosi prenatale consentono di individuare alcune patologie malformative multifattoriali, le anomalie cromosomiche e le malattie geniche di cui si conosca lo specifico difetto, nonché la presenza del genoma di agenti infettivi (ad esempio: Citomegalovirus, Herpes simplex, Varicella Zooster, Rubeovirus, HIV, Toxoplasma gondii, Parvovirus). La diagnosi prenatale, inoltre, fornisce i mezzi idonei alla sorveglianza dello sviluppo embriofetale quando questo si discosti dalla fisiologia (permettendo, per esempio, di rilevare il difetto di accrescimento fetale e le sue cause). Attualmente, tuttavia, la motivazione che spinge più frequentemente una coppia a ricorrere alla diagnosi prenatale è l'età avanzata di uno o di entrambi i genitori. Le metodiche diagnostiche principalmente utilizzate per effettuare la diagnosi prenatale sono di due tipi: ♦ Tecniche non invasive (per immagini) o Ultrasonografia o ecografia Periodo ottimale: 16-20 SG Possibile diagnosi: difetti strutturali feto Valutazione: placenta e liquido amniotico - 22 - o Screening su siero materno Beta HCG Alfa feto proteina Triplo test Estriolo Diagnosi sulle cellule fetali nel circolo materno ♦ Tecniche invasive o Villocentesi È una tecnica entrata nella pratica clinica nel 1984-85 per la diagnosi prenatale di malattie geniche. Viene eseguita tramite la puntura trans-addominale o trans-vaginale mediante ago da spinale (20G) sotto controllo ecografico. Periodo ottimale: 10-12 SG (può essere eseguito anche nel II e III trimestre di gravidanza). Tecnica: prelievo di tessuto tofoblastastico (villi coriali), come in Figura 4 e 5. Fig. 4 – Prelievo trans-addominale dei villi coriali. - 23 - Fig. 5 – Prelievo trans-cervicale dei villi coriali. o Amniocentesi E’ stata la prima tecnica di diagnosi prenatale introdotta nella pratica clinica ed è tuttora la più utilizzata. È la tecnica di elezione per la diagnosi citogenetica (parte corpuscolata) e dosaggio alfa feto proteina (parte non corpuscolata). Rischio aborto: 0,5% e tempi di risposta di 12-20 giorni. Periodo ottimale: 15-17 SG (quantità di liquido amniotico 20 ml) Prelievo: 15-20 ml a livello trans-addominale con un ago da spinale (20G) sotto continuo controllo ecografico, come in Figura 6. L’unica impossibilità alla esecuzione del prelievo di liquido amniotico è l’anidramnios; in questo caso si procede alla villocentesi tardiva. - 24 - Fig. 6 – Diagnosi prenatale mediante amniocentesi. o Cordocentesi Consiste in un prelievo di sangue fetale eseguito mediante ago introdotto per via trans-addominale sotto continua guida ecografica. Periodo: dalla 20 SG fino al termine. Tecnica: il prelievo può essere eseguito all’inserzione placentare del funicolo o nel tratto intra-epatico della vena ombelicale. o Fetoscopia Periodo: ottimale dopo 18 SG Tessuto fetale (cute, fegato) Visualizzazione diretta: feto e prelievo tessuto con endoscopio Diagnosi: genodermatosi, difetti enzimatici tessuto-specifici Rischio complicanze: maggiori rispetto alla cordocentesi. - 25 - Entrambe le metodiche (invasiva e non-), permettono per la prima volta ai futuri genitori di entrare in contatto con il proprio bambino sia attraverso le immagini nel caso dell’ecografia sia attraverso la visione del consistente “materiale embrio-fetale”. Capita che questi esami vengano vissuti dalla coppia con ansia per un esito non positivo. Fortunatamente nella maggior parte dei casi l’ansia generata dal test diagnostico scompare di fronte all’esito rassicurante dell’esame cromosomico mentre, dinanzi ad una malformazione fetale, i genitori sono oggi impegnati a decidere tra l’interruzione della gravidanza o la sua continuazione. Dolorosa scelta che inevitabilmente propone il senso che per ognuno ha la vita, la morte, la libertà ed il diritto a decidere. - 26 - 1.6 Rischi in gravidanza A fecondazione avvenuta, quindi, individuare possibili fattori di rischio sarà necessario e funzionale al fine di: - impostare un piano di assistenza che preveda interventi congrui al livello di rischio valutato in itinere; - individuare la figura sanitaria idonea a gestire la gravidanza in funzione del livello di rischio; - individuare la struttura più appropriata per il management della gravidanza. Esistono numerose condizioni nelle quali il normale svolgimento della gravidanza è alterato sia per l'instaurarsi di uno stato patologico sia per la presenza di uno o più fattori che portano a introdurre il concetto di gravidanza ad alto rischio. Per definizione, si identifica un alto rischio laddove esistano, in atto o potenziali, condizioni che aumentano i pericoli per la salute della madre e/o del figlio. Di grande importanza, soprattutto ai fini preventivi, è il precoce riconoscimento di tali situazioni che, in certi casi, possono prescindere da uno stato obiettivamente patologico (per es., anemia grave, diabete, minaccia di parto prematuro, malattie infettive ecc.) e derivare invece dalla presenza di una situazione di disagio socioeconomico o di difficoltà assistenziali. Si possono distinguere più gruppi di fattori di rischio all’interno di una gravidanza: Fattori di rischio anamnestici Andando a valutare le condizioni preesistenti di gravidanza - età materna < 17 anni (aa) o > 35 aa; - peso gravidica > o < al 20% del BMI; - fumo (> 5 sigarette/die); - tossicodipendenza; - ipertensione pre-esistente la gravidanza; - sindromi immunitarie; - nefropatie; - diabete; - cardiopatie con impegno sistemico; - epilessia; - malattie sistemiche in terapia precedentemente la gravidanza; - 27 - - malattie o anomalie a carattere eredo – familiare; - assunzione di farmaci teratogeni o esposizione di rischi ambientali. Fattori di rischio attuale Andando a valutare le condizioni che riguardano l’attuale gravidanza. Gli indici di rischio sono: - rilievi ecografici anomali; - ipertensione gestazionale; - gravidanza multiple; - infezioni con rischio di trasmissione fetale; - incontinenza cervico – istmica; - malformazioni uterine; - miomi uterini; - presentazione podalica a termine; - dati di laboratorio patologici: o dismetabolismo glucidico; o funzionalità renale alterata; o coagulopatie, trombofilia; o attività metabolica epatica alterata; o lesioni cellulari epatiche; o emoincompatibilità materno – fetale. Non meno importanti saranno le possibili infezioni in gravidanza che sarà giusto tenere sotto controllo. Le principali infezioni pericolose per il feto sono raggruppate sotto la sigla TORCH: • Toxoplasmosi Eziologia: Toxoplasma Gondii; Modalità di trasmissione: gatto come ospite definitivo; Vie di trasmissione: carne poco cotta, verdure non/poco lavate; Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico; Suscettibilità: tutta la gravidanza; Prevenzione: misure igieniche; Terapia: antibiotici (rovamicina soprattutto). - 28 - • Rosolia Eziologia: Virus della Rosolia; Modalità di trasmissione: contagio interumano; Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico; Suscettibilità: < 16 SG; Prevenzione: vaccinazione; Terapia: nessuna. • Citomegalovirus Eziologia: Citomegalovirus; Modalità di trasmissione: contagio interumano (soprattutto urine lattanti); Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico; Suscettibilità: tutta la gravidanza; Prevenzione: (misure igieniche); Terapia: controlli vari. • Herpes virus. Eziologia: Herpes Simplex; Modalità di trasmissione: abbassamento delle difese immunitarie (se già comparso in precedenza); Danno fetale: ritardo dello sviluppo, microcefalia o idrocefalia, compromissione della vista e di altri organi (se la gravida contrae il virus per la prima volta); esantema diffuso, manifestazioni a carico della mucosa del naso e della bocca, congiuntivite, infezioni disseminate a vari organi, encefalomeningite (se Herpes genitale al momento del parto); Suscettibilità: al momento del parto se presenza di Herpes genitale; Terapia: a base di antisistemici virali (se prima contrazione dell’infezione); utilizzo di farmaci per uso locale, pomate o cerottini ad azione antivirale, antinfiammatoria o anestetica (se già comparso in precedenza). In generale, sarebbe bene tracciare una sierologia all’inizio della gravidanza per identificare i soggetti immuni, realizzando controlli seriati nelle pazienti recettive [23-47]. - 29 - ESPLORAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI DEL SIGNIFICATO DELLA GRAVIDANZA. 2.1 Significato di gravidanza Il termine gravidanza equivale alle immagini magiche del sorriso, dei gorgoglii neonatali e, soprattutto, dell’immagine di una "donna raggiante" per il semplice fatto di essere incinta. È una parola che simboleggia la gioia, la speranza per il futuro, i sogni e le relazioni ancora da realizzare, e forse, il passo successivo nella scala della vita – la genitorialità. Per alcune persone rappresenta il compimento di uno degli obiettivi più importanti di tutta la vita [56]. L’attesa di un figlio, come è già stato messo in evidenza da diversi autori [4], rappresenta per ogni donna un momento di grandi cambiamenti. È un evento cruciale e il modo di viverlo è influenzato da fattori, oltre che biologici, anche psicologici, sociali ed economici. Durante questo periodo ciò che avviene nel corpo avviene anche nella mente: si susseguono una serie di aggiustamenti di ordine fisico, mentale e pratico che provocano un certo impatto su tutte le parti interessate. Nasce in gravidanza il bisogno di una nuova immagine di sé come donna in relazione alle figure genitoriali, al partner e ai rapporti sociali. Compare uno stato psichico, in cui si ripropongono conflitti psicologici dei primi periodi dello sviluppo a cui è necessario trovare soluzioni nuove e diverse da quelle esperite nell’infanzia e nell’adolescenza. La gravidanza, in particolar modo la prima, può essere considerata come un'opportunità per acquisire una nuova posizione di equilibro sia all'interno del proprio mondo interiore di infanzia, sia sul piano esterno delle relazioni interpersonali dell'età adulta. È quindi proprio la tensione interiore a rendere di vitale importanza, in questa fase, il sostegno dell'ambiente circostante, vale a dire del partner, della famiglia e della società nel suo complesso. La gravidanza e il post parto possono essere concepite come un unico processo che comprende entrambi: la maternità. Diventare madre infatti è un’esperienza unica nella vita che inevitabilmente influenza molti aspetti, quali, quello della vita individuale, di coppia, della famiglia allargata e sociale [22]. - 30 - Negli ultimi decenni hanno avuto luogo grandi cambiamenti nel comportamento sociale e sessuale delle donne: recentemente la maternità rappresenta un tema che si può definire ai margini della cultura e dell’identità femminile, essendo ormai superato il tradizionale assioma che legava donna e madre in un binomio inscindibile. Un tempo il divenire madre costituiva il momento di realizzazione femminile per eccellenza, la capacità generativa rappresentava l’essenza della femminilità. Oggi i processi sociali di emancipazione femminile hanno mutato sia il ruolo della donna, sia il concetto della sua identità, a tal punto che la maternità si inserisce in un progetto più ampio di vita. La procreazione dei figli è diventata effettivamente una scelta da combinare con altre, con un conseguente difficile connubio tra aspettative e realtà. Per la maggior parte delle donne che vivono nella nostra società, dare alla luce un bambino si scontra necessariamente con il compito di saper coniugare il tempo da dedicare alla cura e alla crescita della propria creatura con il tempo da impiegare nell’attività lavorativa. Una donna deve essere in grado di organizzare il proprio tempo per evitare di escludere una cosa o l’altra, a seconda dell’impatto emotivo che la gravidanza le può aver provocato. La donna, infatti, ha solo 9 mesi per affrontare un’ampia riorganizzazione della propria vita, cambia il corpo, la propria identità di figlia e di donna, le relazioni sociali, di coppia, la sessualità, la vita lavorativa e il ruolo che assume all’interno della società. Lo stato di confusione che si crea accomuna questo periodo all’adolescenza, fase di sviluppo in cui una giovane donna si trova a confrontarsi con le proprie pulsioni, istinti, incertezze e dubbi in modo da dover riadattare le esigenze psichiche e fisiche alla “nuova personalità”. - 31 - 2.2 Donna: figura di accudimento La madre è una figura di accudimento e questo sistema trova un suo consolidamento, inizialmente nell’adolescenza, per poi raggiunge il suo maggiore sviluppo nella fase di passaggio alla condizione di genitore, la cosiddetta “Fase critica”: gravidanza, nascita e primi mesi di vita del bambino. Esso è inoltre influenzato dalle caratteristiche del bambino che verrà alla luce nonché da fattori ambientali e sociali, condizioni socio-economiche, supporto sociale, presenza o meno di un partner. Il sistema comportamentale dell’accudimento, secondo Solomon e George [60], non può essere considerato solo come un’estrapolazione dalle esperienze di attaccamento precoci della madre. Esso ha le sue fondamenta nei modelli operativi interni del sé e degli altri nel contesto delle relazioni di attaccamento dell’infanzia, ma rappresenta anche un modello distinto con una sua propria traiettoria evolutiva. Nel processo di costruzione di un modello del sé, l’individuo inizia proprio nell’adolescenza a costruire una rappresentazione di sé come figura di accudimento, che si pone in modo parallelo, ma distinto, rispetto alla rappresentazione di sé come figlio attaccato. La costruzione della rappresentazione del sé come figura di accudimento segue due linee: una è relativa alla previsione di sé come figura di accudimento capace di proteggere; un’altra è rispetto alla motivazione ad essere una figura di accudimento. Ma il cambiamento maggiore nella costruzione della rappresentazione di sé come figura di accudimento avviene nella fase di transizione alla condizione di genitore. Il periodo che va dalla gravidanza alla nascita ed infine, ai primi mesi di vita del bambino, è caratterizzato da significativi cambiamenti neurologici e ormonali. La nascita e i segnali emessi dal bambino influenzano il sistema di accudimento. Questa fase è potenzialmente capace di creare disorganizzazioni e riorganizzazioni psicologiche. Costituisce un passaggio di prospettiva da quello di figura attaccata ai propri genitori a quella di accudimento per il proprio figlio. Normalmente, quando questi cambiamenti avvengono, il sistema di accudimento funziona venendo attivato da stimoli specifici, come una situazione di pericolo. Il sistema di accudimento consente, dunque, di organizzare delle strategie comportamentali e psicologiche in modo da offrire protezione. - 32 - 2.3 Durante la gestazione Esistono altri processi che caratterizzano la donna nella fase di gestazione e cioè l’attaccamento emotivo, la maturazione e la regressione. Le donne sviluppano l’attaccamento emotivo verso il feto già durante la gravidanza [22]. Uno studio indica che l’attaccamento madre-feto inizia subito dopo il concepimento, anche nelle donne che progettano di abortire, in quanto i processi psicologici sottostanti a questa relazione precoce vanno al di là del controllo cosciente della madre. Peppers e Knapp [46] affermano che per una madre il bambino che porta in grembo è stato parte di lei fin dal momento del concepimento. L’amore materno diventa profondo fin dalle primissime fasi e lega con forza la madre al suo bambino. Dunque, secondo questi autori, l’attaccamento della madre al suo bambino, inizia molto prima della nascita. Essi hanno descritto nove eventi che contribuiscono alla formazione dell’attaccamento della madre al proprio bambino: 1) La pianificazione della gravidanza. 2) La conferma della gravidanza. 3) L’accettazione della gravidanza. 4) La percezione dei movimenti fetali. 5) L’accettazione del feto come un individuo. 6) La nascita. 7) Il vedere il bambino. 8) Il toccare il bambino. 9) Il prendersi cura del bambino. Di questi, i primi cinque avvengono prima della nascita del bambino. Robinson et al [49], descrivono l’attaccamento della madre al figlio come quello che probabilmente è il legame più forte tra gli esseri umani. Innanzitutto perché il bambino ha vissuto nove mesi nel grembo materno e successivamente perché la madre ne ha assicurato la sopravvivenza. Enfatizzano, inoltre, l’unicità e specificità di questa relazione che perdura nel tempo. - 33 - Questo tipo di attaccamento va ben oltre gli elementi tangibili, come i movimenti fetali, ma include passaggi come la preparazione e l’adattamento alla gravidanza. Già prima della nascita, una madre è in grado di concettualizzare il proprio bambino e di fare progetti sul modo in cui la presenza del bambino contribuirà alla vita familiare. La maturazione è quell’enorme spinta che motiva la donna al raggiungimento di uno scopo e che può assumere diversi aspetti: dal punto di partenza dei ruoli di figlia e di moglie fino a ricoprire il ruolo che è giudicato più stabilizzante nella sua maturità, quello della maternità. La maturazione consiste nel passaggio da figlia a madre, con la relativa presa di coscienza, da parte della donna, della realtà della gravidanza, durante la quale la donna affronta le ansie e le paure che, con il proseguire della gestazione, prendono sempre maggior concretezza e vividezza. Passando a considerare l’aspetto regressivo, si osserva che esso è un fenomeno che tende a riportare la donna gravida a esperienze di tipo infantile ed è conseguenza del processo di identificazione che avviene tra madre e figlio. Mano a mano che la madre sente di avere una vita che cresce in lei tende a identificarsi sempre più con il suo bambino, venendosi così a creare un’immagine fantasmatica, immaginaria, di un bambino ideale. Parallelamente a questo vi è anche lo sviluppo del timore di perdita del figlio o di una sua eventuale malformazione [20]. - 34 - 2.4 Difficoltà nel cambiamento La gravidanza, come la pubertà o la menopausa, è un periodo di crisi che comporta profondi cambiamenti sia psicologici che fisici. La gravidanza si presenta come un’epoca di crisi transizionale dove emergono conflitti tra la nuova vita e quella trascorsa, il ruolo sociale e lavorativo raggiunto e quello che si dispiegherà, tra gioie e timori, in cui i protagonisti del vissuto mentale sono molteplici: la donna stessa, il feto, le figure parentali, il partner. Tutto ciò implica una nuova elaborazione della propria identità, con la rivalutazione dei rapporti che intrattiene. Dunque, è di per sé un momento stressante che coinvolge tutte le aree della persona, creando cambiamenti sia psicologici che cognitivi [15]. Per ciò che riguarda gli aspetti psichici, questi sono caratterizzati tanto da componenti gratificatori quanto da componenti d’angoscia. In questi due aspetti si ritrovano sia gli elementi legati alla vita che quelli evocanti la morte; infatti, proprio nel momento in cui il vivere trova la sua spinta iniziale, vi è il timore che il processo non vada a compimento. Pertanto tutta la gravidanza è permeata da queste due forze, con andamenti ciclici. Inoltre, ogni gestazione, anche se molto desiderata e con un decorso senza complicazioni, può suscitare sentimenti contraddittori: la gravidanza non è da intendersi come un intervallo di vita costellato di sole gioie e speranze, come si vorrebbe nella sua concezione più romantica, ma spesso si presenta come un periodo caratterizzato anche da fragilità psicologiche, ansie, timori e angosce. Queste accompagnano più o meno silenziosamente tutto il processo e possono emergere con maggiore intensità in prossimità del parto [59]. Quando si sta per diventare madre, è sempre per la prima volta: per la donna l’esperienza della gravidanza vissuta, appartiene ogni volta ad un territorio a lei sconosciuto, anche se già sperimentato. E come ogni nuova esperienza porta con sé angosce, paure, solitudine e sofferenza che spesso si manifestano senza preavviso, cogliendo la donna di sorpresa. È facile pertanto che una donna viva una molteplicità di sentimenti contrastanti e che resterà incuriosita e spaventata dalla diversità di questi. Fin dal momento del concepimento, si verificano nella donna una serie di cambiamenti non solo esterni ma soprattutto interni: la gravidanza può essere considerata oltre che una fase di sviluppo anche un’esperienza di crisi. - 35 - Una donna non prova mai un sentimento di onnipotenza come nel momento in cui dà vita a un altro essere umano. Si tratta di una prerogativa riservata al sesso femminile e la donna, in quel momento, più che in ogni altro della sua vita, si sente investita di un potere enorme. Al tempo stesso, tuttavia, può accadere che la futura madre, nell'identificarsi con il proprio bambino, regredisca emotivamente a uno stadio infantile. La prima gravidanza, in particolare, può configurarsi come un momento di crisi nella ricerca di identità di una donna. La gravidanza e il parto, infatti, rappresentano situazioni di notevole stress fisico e psicologico che possono sfociare, sotto sfavorevoli condizioni interne ed esterne, verso soluzioni di tipo patologico [11]. Supponiamo che una giovane donna viva nelle migliori condizioni possibili, che sia felicemente sistemata e che, sia lei che il marito, attendano con ansia di veder realizzati i loro desideri di infanzia divenendo genitori di un bambino vero. La donna sa che sarà sostenuta dal marito durante la “malattia” più felice e sana della sua vita. È inoltre ben consapevole che i disturbi ed i cambiamenti corporei indotti dalla gravidanza sono temporanei e che, al termine di essa, avrà un bambino come ricompensa per i suoi disagi. Eppure, con tutte le gioie e i piaceri che una gravidanza desiderata può arrecare, alla notizia di essere incinta la donna può provare paure e ansie inaspettate: può avvertire un nuovo e insolito senso di solitudine, causato dalla consapevolezza di dover portare in sè il bambino e affrontare da sola (per quanto il marito possa darle sostegno e amore) l'esperienza ignota del parto. Può sentirsi infelice per l'imminente perdita di libertà, poiché la nascita del suo bambino creerà il legame della relazione madre-figlio dal quale non si libererà mai. Fortunatamente comunque, la gravidanza è un processo la cui durata consente alla futura madre di adattarsi a divenire tale, sia fisicamente sia emotivamente. Allo stesso tempo la madre deve poter rimanere quella bambina che era stata, per identificarsi con il bambino che porta in grembo. Lei può sentirlo, anche se non può vederlo, come un'estensione del proprio sé. Nel corso di questo processo ogni neo-madre sviluppa un assetto mentale che sarà diverso da quello che aveva in precedenza. Questo nuovo assetto materno determinerà i pensieri della donna, le speranze, le paure, influenzerà le emozioni e le azioni, imprimerà una svolta nelle scelte e nelle abitudini. - 36 - Si parla, infatti, di travaglio fisico e di travaglio psicologico: da un lato la gravidanza dà alla madre il tempo fisico di riorganizzare uno spazio concreto nel mondo reale, dall’altro lato le consente di riorganizzare il suo spazio interno per creare e contenere l’idea di sé come genitore e come madre. Il comportamento di questo periodo non è altro che un’espressione della labilità emotiva che la donna vive in questi mesi, in cui l’umore potrà oscillare tra emozioni e sentimenti contrastanti tra loro, connotando una sorta di “malessere fisiologico”. Il corpo aiuta in tal senso: mutando, preannunciando e testimoniando, giorno dopo giorno dei cambiamenti in atto; il fisico si adegua ritmicamente allo stato della gestante mentre l’adattamento psicologico è più delicato, coinvolge la donna su più piani e può avvenire in momenti diversi e dilatati nel tempo. Inoltre, il corpo che muta e, in particolare, la crescita della pancia, segnalano il crescere del bambino, oltre che concretamente anche dell’immagine e del posto che il bambino acquisisce nei pensieri della madre. - 37 - 2.5 Dall’immaginazione alla realtà Per una coppia che desidera di diventare genitore, il progettare di avere un bambino, l’immaginare che ruolo avrà e che cambiamenti apporterà nella loro vita, saranno momenti importanti. “Il bambino immaginario” contiene aspetti di desideri, paure, fantasie, timori, aspettative e precede e facilita l’incontro con il bambino reale. Il bambino già visto, pensato, immaginato con gli occhi della fantasia, precostituito, aiuta la madre ad immedesimarsi nel ruolo e a “preconoscere” il bambino, accogliendolo dentro di sé [38]. Un aspetto particolarmente interessante in merito all’immaginazione dei futuri genitori, è il legame con le innovazioni tecnologiche. Da una parte, i progressi nel campo delle ecografie, come si vede in Figura 7, hanno permesso di poter vedere molto presto il bambino (ecografie con battito cardiaco a partire dalla 6a settimana di gestazione), di vederlo con sempre maggiore chiarezza (ecografie tridimensionali e quadridimensionali) e, pensando in termini di sistema di accudimento, di offrire uno stimolo affinché questo si attivi più precocemente. Fig. 7 – Ecografie tridimensionali nelle diverse settimane di gestazione. - 38 - Studi riguardanti periodi di gravidanza più avanzati [7] sono riusciti a riportare in modo generale dati significativi riguardo l’impatto emotivo derivante dall’uso dell’ecografia. Dopo l'esposizione ecografia 2D e 3D è risultato un aumento dell’attaccamento materno-fetale, soprattutto nelle donne che ricevono il loro primo esame ecografico a circa 12 SG. L’ecografia, quindi, ha un impatto positivo sull’attaccamento materno-fetale, in particolare nel primo trimestre [55]. L’immaginazione, come sottolinea Salvini [52], viene quindi ridimensionata da un processo cognitivo, razionale, oggettivante, che riduce le fantasie e le proiezioni emotive negative; è facilmente intuibile, però, che l’interruzione di questo processo può essere causa di un disturbo, che, a seconda dell’età gestazionale in cui avviene, riveste gradi diversi di gravità. In genere, comunque, la donna reagisce positivamente alla gravidanza, soprattutto se questa è stata desiderata, accettata e si inserisce in una buona relazione affettiva con il padre del bambino. Con il trascorrere del tempo, l'esperienza del bambino che comincia a scalciare e a muoversi all'interno del suo corpo permette alla giovane donna di ripercorrere senza pudore e timore le prime fantasie e i primi pensieri inerenti alla gravidanza. L'impatto determinato dalla nascita e dalla presenza fisica del bambino permette che la realtà irrompa nelle speranze e nei sogni dei genitori, così che la loro immagine idealizzata viene a essere necessariamente modificata. Dopo il parto il bambino non è più una fantasia e certamente non è neppure un giocattolo. In questo momento, quindi, è necessario stabilire una relazione reale con un bambino reale. Il piacere legato alla prospettiva della realizzazione di desideri a lungo vagheggiati e l'orgoglio di un'acquisizione così esaltante vengono a misurarsi con la realtà dell'essere genitori con tutte le frustrazioni, le preoccupazioni e le delusioni che ciò comporta. Dopo la nascita, così, ha inizio un periodo di adattamento, segnato in primo luogo dalla nuova condizione di separazione fisica. La madre, il cui corpo ha protetto il bambino per nove lunghi mesi, prova ora un senso di vuoto e deve pertanto rassegnarsi alla separazione e alla solitudine. Allo stesso tempo, però, è necessario che da un lato, mantenga una fusione emotiva con il proprio bambino, come se costituisse con lui ancora un'unità, dall'altro, impari a riconoscerlo come un individuo distinto da sé e parte del mondo esterno. Un processo così delicato e complesso può richiedere giorni, settimane e persino mesi. Soltanto dall'interazione con il bambino può svilupparsi un vero amore materno. - 39 - Si impara a essere madre dal contatto con un bambino in carne e ossa e ogni donna ha un suo ritmo di apprendimento. È importante sottolinearlo, perché alcune donne possono sentirsi disorientate e avere sensi di colpa, se non riescono a provare immediatamente un amore travolgente per il proprio bambino. Spesso l'allegria e il sollievo per un parto riuscito sono seguiti da un periodo di depressione e delusione della madre. In questo caso lo staff dei medici dell'ospedale può svolgere un ruolo fondamentale nell'aiutare la donna a superare il trauma del parto, facendo in modo che la neo-mamma possa sentirsi curata per sé stessa, quasi fosse una bambina. È fondamentale, pertanto, concedere alla puerpera il tempo necessario perché possa costruirsi un rapporto con il bambino. In tal senso rivestono un ruolo di fondamentale importanza per la madre gli elementi vitali del contatto corporeo e dell'olfatto che accompagnano e caratterizzano ogni rapporto intimo. - 40 - 2.6 Mutamenti del feto in gravidanza Durante la gravidanza, la donna (come già descritto in precedenza) subisce un’ambivalenza di emozioni e sensazioni riguardo al proprio bambino. Analizzando i vari periodi avremo quindi: Dal primo al terzo mese La donna scopre di essere incinta e iniziano le gioie e le preoccupazioni insieme. Ma resta protetta dal timore di lasciarsi andare alla gioia e all’entusiasmo fino alla fine del terzo mese, per cui fatica a realizzare. In questo trimestre è come se la donna fosse avvolta in una bolla: si sente stanca, assonnata, con un senso di torpore, in alcuni casi con nausee e mostra fatica ad immaginare il proprio bambino. Il fisico inizia a mutare, ma sono cambiamenti lievi che avverte solo lei. Dal quarto al sesto mese Il fisico inizia a mutare vistosamente, la donna assume anche davanti agli altri il ruolo di gestante. Il periodo “più a rischio” è passato e la donna può lasciarsi andare all’entusiasmo e all’accettazione di avere un bambino. Le prime ecografie mostrano un piccolo formato e si iniziano a sentire i movimenti fetali. Inizia quindi un dialogo con il bambino che porta alla relazione di attaccamento innescando la fantasia ed il processo di immaginazione del bambino. Tale processo inizia verso il quarto mese di gravidanza, momento in cui le donne incominciano a giocare con le proprie fantasie che si fanno via via sempre più specifiche, sul fisico e sul carattere che il bambino potrebbe avere. Dal settimo al nono mese Verso il settimo mese il bambino immaginario arriva al massimo della sua elaborazione. Recenti studi dimostrano come la madre dall’ottavo mese inizi a disfare questa immagine elaborata, a smantellarla. Al momento della nascita il bambino reale e quello immaginario si incontreranno per la prima volta e la madre non può permettersi che tra i due esista una differenza troppo marcata. Deve proteggere se stessa ed il bambino reale da eccessive discrepanze derivanti dalle aspettative che ha creato nella propria mente. Negli ultimi due mesi di gestazione la donna si concentrerà più su aspetti concreti dell’arrivo di un bambino. - 41 - Lo spazio fisico è pronto, quello mentale si sta adeguando ed ora è il momento in cui una futura madre inizia a creare uno spazio concreto all’interno della propria casa e della propria vita: si concentrerà sul momento del parto, sul ritorno a casa, sulla logistica della casa, sul corredino, sul sopporto nel post partum, e tanto altro ancora. Inizierà così a realizzare che a breve arriverà un bambino ed, insieme a lui, farà spazio al ruolo che avrà all’interno della propria vita e ai cambiamenti che apporterà. Il parto quindi rappresenterà l’ultimo step di questo percorso, iniziato con la fecondazione. Segna il primo processo di separazione di un altro individuo da sé; il dolore ha la funzione protettiva, di marcare in modo deciso questa differenziazione, in quanto apertura alla nuova esperienza dell’incontro tra la madre e il suo bambino. A livello personale l’esperienza del dolore, con la modalità con cui è vissuto, rappresenta un evento da integrare nella propria maturazione: la donna attraversa uno sconvolgimento del proprio confine corporeo (dilatazione, apertura, anche lacerazione) e poi, dal punto di vista psichico, sperimenta il senso del proprio limite, il senso della perdita di controllo, la possibilità di scoprire come contenere le proprie sensazioni e le proprie emozioni dall’intensità ignota e imprevedibile. Alla sua conclusione assistiamo a una ricomposizione dell’esperienza nella sua globalità, attraverso la narrazione della storia personale, unica e irripetibile testimonianza che ha lo scopo di restituire coerenza alla donna e di vedere il bambino come persona e altro da sé. D’altra parte, molte donne che hanno dovuto ricorrere al cesareo per motivi ostetrici, riportano un senso di inadeguatezza e di fallimento, senso di colpa, di nascita incompleta, senso di aver mancato al ruolo di partecipante attivo al parto. Ciò rimanda al modo con cui l’esperienza di parto mancato è integrata poi nei propri significati personali e se si tenderà a valutare il proprio valore in termini di prestazione ottimale (il parto attivo spontaneo, “naturale”) nei confronti di se stessa e degli altri. - 42 - L’ABORTO: UNA DEFINIZIONE PER ESPERIENZE DIVERSE 3.1 Aborto spontaneo Anche se le definizioni di aborto spontaneo variano a livello internazionale, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è definito come l'espulsione prematura di un embrione o un feto dall'utero fino a 23 settimane di gravidanza e di peso fino a 500 grammi [71]. Invece, la definizione di aborto data della Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP) è la seguente: “L’aborto rappresenta un evento clinico che in seguito ad un inizio spontaneo del travaglio, a qualsiasi stadio dopo l’impianto, porta all’espulsione parziale o completa del prodotto del concepimento. Rappresenta altresì un evento nel quale il feto, se presente, pesa 499 grammi o meno o, qualora il peso sia sconosciuto, la gravidanza è durata meno di 22 settimane di gestazione complete o il feto risulta minore di 25mm di lunghezza.” Complessivamente, circa il 12-15% di gravidanze clinicamente riconosciute si conclude con un aborto spontaneo [69] e può essere ricorrente nel 2 – 3% di questi casi, con un crescendo della frequenza all'aumentare dell'età materna. La classificazione dell’aborto spontaneo avviene in dipendenza di due fondamentali fattori: la modalità con cui l’aborto può manifestarsi e l’evoluzione clinica e cronologica dello stesso. Le modalità dell’aborto si suddividono in: - Aborto completo Quando si verifica spontaneamente l’espulsione totale del materiale abortivo (embrione + placenta). Tale situazione può più facilmente verificarsi nei periodi più precoci della gravidanza (5-7 settimane di gravidanza). In questi casi può verificarsi un episodio di emorragia, di variabile entità, accompagnato a dolore al basso ventre o lombo-sacrale. Entro alcuni giorni emorragia e dolore regrediscono pressoché totalmente, e in occasione di un eventuale controllo medico l’ecografia non evidenzia alcuna immagine riferibile a residui abortivi ancora presenti in utero. In tali circostanze talora può succedere che, in assenza di un precedente accertamento della - 43 - gravidanza (con ecografia o test di gravidanza), l’episodio abortivo (spontaneamente risoltosi con l’espulsione totale del materiale deciduo-ovulare) potrebbe essere erroneamente interpretato come un ritardo mestruale, con un flusso un po’ diverso dal solito. - Aborto incompleto Quando si interrompe, con la morte del feto, l’evoluzione della gravidanza, e quindi si verifica l’espulsione parziale di materiale abortivo, come viene illustrato nella Figura 8. Con l’ecografia si evidenzierà la persistenza nell’utero di residui di materiale abortivo (residui embrio-fetali e/o annessiali). In conseguenza di ciò continua con variabile entità una perdita di sangue, talora associata a dolore dovuto alla contrazione dell’utero che cerca di espellere spontaneamente il materiale abortivo. Lo svuotamento dell’utero (mediante isterosuzione o revisione della cavità uterina, detta anche raschiamento) pone termine al sanguinamento e al dolore. Fig. 8 – Aborto incompleto. - 44 - - Aborto interno Quando non si ha un’espulsione del materiale fetale/embrionale dopo 24h dalla morte dello stesso, come mostrato in Figura 9. Nell’evoluzione naturale di un aborto spontaneo solitamente l’arresto dell’evoluzione della gravidanza (cioè la morte del feto) può non comportare sintomi. Talvolta l’unico segno che fa sospettare l’aborto è la scomparsa dei comuni sintomi della gravidanza, ad esempio la nausea o la tensione del seno. Va detto peraltro che tali segni, pur in una gravidanza in normale evoluzione, non sono sempre così chiaramente presenti in tutte le donne. Dopo un variabile periodo di tempo (giorni o anche settimane) dalla morte dell’embrione compaiono dei sintomi (perdite di sangue e dolore) dovuti al tentativo dell’utero di espellere il materiale abortivo. Molto spesso la diagnosi di aborto ritenuto viene fatta casualmente, in una donna con sintomi assenti o molto modesti, in occasione di un controllo ecografico. In tale circostanza si documenta l’esistenza in utero di una gravidanza, ma senza i segni di vita del feto (battito cardiaco e movimenti fetali). Fig. 9 – Aborto interno. - 45 - Mentre per ciò che riguarda l’evoluzione clinica, avremo: - Minaccia di aborto Quando vi sono sintomi (dolore e/o perdite di sangue) che fanno temere il rischio che la gravidanza possa interrompersi con un aborto, ma vi sono segni che indicano che la gravidanza è tuttora in corso; ad esempio potrebbero esservi perdite di sangue e nel contempo l’ecografia permette di visualizzare l’embrione con il battito cardiaco presente. È possibile la regressione della sintomatologia. In Figura 10 si può vedere come, in questo caso, si presenti un collo chiuso ed un feto vitale. Fig. 10 – Minaccia d’aborto - 46 - - Aborto inevitabile Prima della 20esima SG con sanguinamento endouterino, senza espulsione embrio-fetale ed annessiale; sarà impossibile proseguire la gravidanza per modificazioni del collo dell’utero che si presenta raccorciato e dilatato. In Figura 11, si può visualizzare un collo aperto ed emorragia. Fig. 11 – Aborto inevitabile. - Aborto ritenuto L’espulsione del prodotto del concepimento non avviene entro le 8 settimane che seguono l’accertata morte dell’embrione/ feto. - Aborto in atto L’osservazione dell’espulsione del prodotto del concepimento. - Aborto precoce Se avviene prima della 12esima SG. - 47 - - Aborto tardivo Se avviene tra le 13 e le 24 SG. - Aborto infetto L’interruzione di gravidanza che si accompagna o segue un’infezione degli organi genitali. - Aborto settico L’interruzione di gravidanza che si accompagna o segue uno stato settico materno. La sintomatologia dell’aborto spontaneo è piuttosto limitata e si deve fondamentalmente al distacco e successiva espulsione di embrione/feto ed annessi. Negli aborti precoci l’unico sintomo è un sanguinamento similmestruale, talvolta accompagnato da dolorabilità pelvica diffusa. Le cause di aborto spontaneo sono innumerevoli, tant’è vero che un elenco esaustivo non esiste e non avrebbe utilità. Nella maggioranza dei casi di aborto spontaneo la causa non è riconoscibile, molto spesso si tratta di episodi sporadici, cioè non legati a fattori presenti in maniera continuativa nella stessa donna, e quindi non necessariamente ripetitivi. In tali casi può esservi una causa genetica e spesso legata all' età materna. E' infatti noto che il rischio di aborto spontaneo cresce con l'aumentare dell' età, potendo raggiungere il 40% di possibilità nelle donne oltre i 40 anni. Utile all’atto pratico appare invece una sintetica distinzione delle principali cause per epoca gestazionale, come in Tabella 1. ABORTO SPONTANEO PRECOCISSIMO Cause embrionali - Cause materne Monosomie autosomiche o sequenza genetiche - Fattori immunologici letali - Deficit della fase luteinica - 48 - ABORTO PRECOCE Cause embrio/fetali - Aneuploidie embrionali Cause materne e/o traslocazioni - cromosomiche dei genitori - Malformazioni embrionali incompatibili con la Anomalie uterine (ipoplasia, malformazioni, miomi, setti, sinechie, etc.) - vita Endocrinopatie (diabete, ipo/ipertiroidismo, deficit ormonali, etc.) - Malattie infettive e/o immunitarie ABORTO TARDIVO Cause materne - Incompetenza cervico-istmica - Malformazioni uterine - Ipertensione grave - Nefropatie gravi - Diabete grave - Malattie sistemiche (emoglobinopatie, LES, …) - Malattie infettive (streptococco B, battericidi, LUE, etc.) - Fattori iatrogeni (radiazioni, terapia antiblastica citostatica, etc.) Tab. 1 – Principali cause dell’aborto. Le cause possono riguardare anche problematiche genetiche, infatti l’80% degli aborti su base genetica è ascrivibile a forme di aneuploidie derivanti dell’alterazione della gametogenesi femminile (preponderante) e maschile; da errate mitosi nelle prime fasi di divisione blastomerica o da fertilizzazioni anomale da cui originano embrioni polipoidi. In campo autoimmune, invece, la sindrome da anticorpi anti – fosfolipidi (PL) resta la maggior causa di aborto, attraverso lo sviluppo di processi trombotici Lupus Anti Coagulant (LAC) - dipendenti a carico della decidua basale. A livello diagnostico, un primo percorso generale deve essere finalizzato a verificare: la diagnosi di gravidanza la sua localizzazione la sua evoluzione. - 49 - L’anamnesi e l’esame obiettivo (EO) permetteranno poi di valutare: la durata dei cicli mestruali e la loro regolarità l’eventuale utilizzo di metodi anticoncezionali e tipologia degli stessi possibili irregolarità mestruali e tipologia dell’ultimo ciclo la durata dell’eventuale amenorrea e la datazione di eventuali rapporti sessuali in periodo fecondo la data di comparsa, il carattere spontaneo o indotto, l’abbondanza e la tipologia dell’emorragia la scomparsa di segni simpatici (come nausea e vomito) se presenti in precedenza l’espulsione di materiale ovulare la presenza e la localizzazione di algie pelviche come per attività contrattile uterina la normalità dei parametri vitali la presenza di febbre Il β human Chorionic Gonadotropin (hCG) test, infine, con risultato positivo indicherà la gravidanza, ed è altamente specifico sin dal secondo giorno di ritardo delle mestruazioni. L’hCG è una sostanza che viene prodotta molto precocemente dopo il concepimento e che aumenta costantemente fino al terzo mese di gravidanza; la sua presenza nell’urina fa si che il test di gravidanza risulti positivo. In alcune situazioni può risultare utile misurare la quantità della β hCG nel sangue, infatti, l’aumento della produzione dell' hCG (valutato su più prelievi nell’arco di un certo periodo di tempo) consente di documentare una sua attiva produzione da parte della placenta e ciò indirettamente ci da informazioni sull’evoluzione della gravidanza. Ovviamente la visualizzazione ecografica di un feto vitale toglie valore all’hCG: le immagini ecografiche parlano da sè senza bisogno di ulteriori commenti. Ma talora, nelle fasi più precoci della gravidanza, di fronte ad immagini ecografiche dubbie, il dosaggio della β hCG può essere di aiuto nella valutazione del caso. Mentre per ciò che riguarda la prognosi, questa deve essere doppia, andando a valutare sia gli eventuali rischi per il feto, che per la donna. - 50 - L’ecografia transvaginale (TV) è sufficiente nella maggior parte dei casi a definire i dubbi diagnostici e prognostici poiché consente: - di identificare, dalla SG, la sacca ovulare, circondata da cellule trofoblastiche lievemente iperecogene; - di visualizzare dalla 6 SG la comparsa dell’embrione e dell’attività cardiaca del medesimo, tanto da permettere di documentare la localizzazione intrauterina e l’evoluzione della gravidanza; - di definire l’eventuale presenza di una condizione di “blighted ovum”, ovvero di un uovo cieco, laddove esista una camera gestazionale priva di echi embrionali. I possibili trattamenti non sono molti, se non l’asportazione del materiale embrionale ed ovulare della cavità uterina, attraverso: Astensione terapeutica Se la paziente presenta un aborto completo con spessore endocavitario successivo minore ai 12mm, si può ipotizzare una condotta di attesa. Quando i valori β hCG sono < 1500 Ui/l (stabili o in regressione in controlli seriati), la maggior parte delle donne con età gestazionale di 8 – 13 SG non mostra ritenzione di materiale ovulare alle successive valutazioni ecografiche. In questi casi l’atteggiamento di attesa è da considerarsi l’opzione di prima scelta. Tuttavia, in caso di persistenza di residui ovulari ed abortivi oltre il limite di 8 – 15 gg, o in caso di gravidanza oltre la 14 SG, è preferibile un trattamento, sia esso medico o chirurgico [25]. Trattamento medico I presidi più utilizzati oggi in tutto il mondo sono gli analoghi delle prostaglandine E2 e F2α ed, in specie, il gemeprost e il misoprostol (non Italia). Se l’epoca di gestazione supera le 14 SG o le 20 SG, la revisione chirurgica della cavità uterina richiede di “default” una preparazione farmacologica. Tra i protocolli di maggiore efficacia e più rapida attenzione troviamo: - Gemeprost per via vaginale, 1mg ogni 3h per 15h, ripetibile; - Gemeprost per via vaginale, 1mg ogni 12h fino a dilatazione ottenuta; In percentuale variabile, tutti i protocolli indicati possono da soli, essere sufficienti a determinare l’espulsione del contenuto uterino. - 51 - Trattamento chirurgico In caso di fallimento del trattamento medico, o in alternativa ad esso, nonché quando vi sia ritenzione del prodotto del concepimento o rischio di infettività, si deve ricorrere al trattamento chirurgico. Questo consiste nella revisione della cavità uterina tramite curettage, associato o meno ad isterosuzione. Nel caso in cui il canale cervicale sia chiuso, è consigliabile pretrattare la paziente farmacologicamente. Dopo ogni asportazione, il materiale abortivo deve essere sempre esaminato istologicamente, in modo da confermare la diagnosi di aborto (nei casi dubbi) o verificare l’eventuale esistenza di altre patologie. Il verificarsi di almeno 3 o più aborti spontanei (AS) viene definito “aborto spontaneo ripetuto” o “aborto ricorrente”. L’aborto ricorrente è quindi da integrarsi nel quadro degli aborti spontanei propriamente detti, secondo la definizione datene nel 1977 dal World Health Organization (WHO). Tre saranno i fattori da tenere in considerazione per valutare il rischio di aborto ricorrente: 1. L’età della donna Età/Tasso AS: ≤ 30 anni: 25% ≥ 40 anni: 52% 2. L’esito delle precedenti gravidanze Esito precedenti gravidanze/Tasso AS: 3. 3 Aborti spontanei: 60% 1 Gravidanza regolare: 11% Eventuali problemi di infertilità femminile genericamente intesi. - 52 - Difatti i fattori di rischio per l’aborto spontaneo ricorrente sono: ○ fattori genetici - cromosomici - malattie monogeniche - multifattoriali ○ fattori anatomici - congeniti - acquisiti ○ anomalie endocrine - insufficienza della fase luteale - disturbi androginici, inclusi i disordini luteinici (LH) - disordini a livello di prolattina (PRL) - diabete mellito - disfunzioni tiroidee ○ fattori infettivi - batteri - virus ○ fattori immunologici - autoimmuni ♦ aPLs ♦ altri anticorpi - alloimmuni ○ fattori vari - ambientali - stress - anomalie della placenta - malattie mediche - fattori maschili - esercizio - abitudini tossiche - … - 53 - L’American College of Obstetricians and Gynecologists, il Royal College of Obstetricians and Gynecologists (RCOG) e l’American Society for Reproductive Medicine hanno pubblicato delle linee guida per la valutazione e la gestione delle coppie con aborto spontaneo ricorrente. I dati di compilazione e le raccomandazioni fornite alle donne sono sostanzialmente coerenti con tali linee guida con alcune modifiche. La prognosi delle donne con aborto spontaneo ricorrente è spesso favorevole, anche senza trattamento. Non vi è consenso tra le attuali linee guida per la gestione di aborto spontaneo ricorrente, in particolare sulla questione se l'analisi cromosomica dovrebbe essere offerta dopo 2 o 3 aborti spontanei. L’RCOG raccomanda l’analisi cromosomica dopo 3 aborti spontanei, mentre l’American College of Obstetricians and Gynecologists e la Dutch Society of Obstetrics and Gynaecology raccomandano l’analisi cromosomica dopo 2. C’è da dire però che l’analisi sul cariotipo dei genitori è molto costoso e non sempre riesce a dare informazioni preziose, pertanto, il suo uso potrebbe essere evitato in molte coppie. Sempre secondo Alijotas-Reig et al [3], anche se alcuni autori sostengono l’importanza dello screening per la malattia tiroidea in tutte le donne in età riproduttiva, al momento, lo screening di routine e il trattamento medico di disfunzione tiroidea in gravidanza sono oggetto di discussione. Tuttavia, gli anticorpi tiroidei dovrebbero essere valutati nelle donne con aborto spontaneo ricorrente compresi quelli con aPL. Le concentrazioni sieriche di progesterone non sono predittive di esito della gravidanza. Non vi è alcuna prova conclusiva che LPD è associata all’aborto spontaneo ricorrente, per cui gli sforzi per la diagnosi e per il trattamento di questa entità nelle pazienti con aborto spontaneo ricorrente non sono giustificati. Nei casi di aborto spontaneo ricorrente associati a iperprolattinemia, malattie della tiroide e tumori ipofisari dovrebbe essere esclusi. Ci potrebbe essere una correlazione tra la malattia celiaca materna e aborto spontaneo, in modo che lo screening basato sull'anti-transglutaminasi con anticorpi IgA nelle pazienti con aborto spontaneo ricorrente potrebbe sembrare ragionevole. Le linee guida del RCOG consigliano un’ecografia del bacino delle donne con aborto spontaneo ricorrente, ma questa raccomandazione non è basata su evidenze pubblicate. - 54 - Non esistono dati oggettivi per stabilire una relazione tra infezioni TORCH, vaginosi batterica e aborto ricorrente. Mentre alcuni autori raccomandano lo screening per le infezioni vaginali, gli altri non sono d'accordo e credono che lo screening sistematico sia inutile. Le donne con aborto spontaneo ricorrente dovrebbero eseguire test per il lupus anticoagulante, anticardiolipina e anti-beta2 glicoproteina anticorpale I, mediante analisi standard [3]. - 55 - 3.2 Aborto volontario Secondo l’ordinamento italiano, l’aborto spontaneo deve avvenire prima dei tre mesi dal presunto concepimento, ovvero entro la 25esima settimana di gestazione (SG) + 5giorni e può essere attuato se sussiste pericolo fisico o psichico per la salute della madre. L’interruzione volontaria di gravidanza (I.V.G.), può essere eseguita dopo i primi 90 giorni e può essere praticata quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna, oppure quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro che determinano un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna. L’interruzione volontaria di una gravidanza non desiderata è la fine di almeno il 50% delle gravidanze non pianificate tra le donne adulte. È certamente uno degli interventi più frequenti in Italia e nel Mondo. L’entità numerica dell’aborto nel mondo, secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), è attorno ai 50.000.000/anno; di essi 30.000.000 sono legali. Le loro complicazioni sono rare in ambienti adeguatamente attrezzati dal punto di vista sanitario, lo sono meno in regioni poco attrezzate. Ovviamente, ogni nazione ha una sua specifica connotazione legislativa, che deriva da una serie di condizioni, in particolare dalla storia, dalla cultura, ma anche dai fatti avvenuti nella società. In tutti i paesi d’Europa oggi l’aborto è legale, pur con delle differenze nella possibilità di ottenerlo, eccetto che in Repubblica d’Irlanda, Irlanda del Nord, Malta, S. Marino, Vaticano, Andorra, Liechtenstein e Lussemburgo. Fino alla prima metà del XX secolo, l’aborto era permesso solo per salvare la vita della donna. In pratica, in Europa è permesso l’aborto per salvaguardare la vita della donna nel 93% dei paesi, la salute fisica è un elemento considerato nell’86% dei paesi, la salute mentale nell’84%. L’aborto su semplice richiesta della donna è previsto nel 53% delle legislature. All’interno delle leggi in Europa, ci sono però importanti variazioni, per esempio, sui limiti dell’epoca gestazionale o sull’aborto in caso di minorenni. In Figura 12, vengono rappresentate le posizioni prese delle varie nazioni nel mondo. - 56 - Legale Legale in caso di stupro, rischio per la vita della madre, problemi di salute fisica o mentale, fattori socioeconomici, e/o malformazione del feto Illegale salvo che in caso di stupro, rischio per la vita della madre, problemi di salute fisica o mentale, e/o malformazione del feto Illegale salvo che in caso di stupro, rischio per la vita della madre, e/o problemi di salute fisica o mentale Illegale salvo che in caso di rischio per la vita della madre, e/o problemi di salute fisica o mentale Illegale senza eccezioni Legislazioni regionali differenti Nessuna informazione Fig. 12 – Mappa che sintetizza le posizioni della legislazione sull’aborto nel mondo. - 57 - In Italia, l’interruzione volontaria di gravidanza è permessa dal 1978 con la Legge 194 del 22 maggio 1978 (vedi Figura 13). - 58 - - 59 - - 60 - - 61 - - 62 - Fig. 13 – Legge 22 maggio 1978, n. 194 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” (Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale: Gazzetta Ufficiale del 22 maggio 1978, n. 140). - 63 - Analizzandola, dopo il prologo: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non é mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”. I punti principali delineano: Artt. II e III L’istituzione di consultori familiari atti ad assistere la donna in gravidanza: 1. informandola sui diritti che le spettano in base alla legislazione statale e regionale e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali offerti dalle strutture presenti sul territorio; 2. informandola sulle modalità circa il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante; 3. attuando direttamente o proponendo interventi speciali quando la gravidanza e la maternità creino particolari problemi; 4. contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna ad abortire, in particolare quando esse siano di natura economica, o sociale, o familiare. Art. IV Il termine di 90 giorni entro cui ricorrere all’IVG se si verificano circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito. Art. VI L’IVG può essere praticata dopo i primi 90 giorni solo se: 1. la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; 2. sono accertati processi patologici, come rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro che determinano grave pericolo per la salute fisica e psichica della donna. - 64 - I successivi articoli riguardano invece: l’obiezione di coscienza che può essere invocata da personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie e riguarda solo le attività dirette specificatamente e necessariamente a determinare l’interruzione della gravidanza, ma non all’assistenza antecedente e conseguente l’intervento; le spese a carico della regione per l’accertamento, l’intervento, la cura e l’eventuale degenza relativi all’aborto volontario; la formulazione della richiesta dell’interruzione di gravidanza che deve essere fatta personalmente dalla donna ad eccezione dei casi in cui si tratta di minore (la richiesta è avanzata da chi esercita la patria potestà o in alternativa dal giudice tutelare) o di persona interdetta per infermità di mente (la richiesta può essere presentata dal marito o dal tutore); le pene, ovvero la reclusione da 3 mesi a 2 anni per chi cagiona ad una donna per colpa l’interruzione della gravidanza; reclusione da 4 a 8 anni per chi cagioni l’interruzione della gravidanza senza il consenso della donna; la donna è punita con una multa se l’interruzione volontaria della gravidanza avviene senza accertamento medico dei casi precedentemente previsti. Prima del 1978, l'interruzione volontaria di gravidanza, in qualsiasi sua forma, era considerata dal Codice Penale italiano un reato (art. 545 e segg. cod. pen., abrogati nel 1978). In caso di lesioni o morte della donna le pene erano ovviamente inasprite (art. 549 e 550), ma, nel caso “(...) alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 545, 546, 547, 548 549 e 550 è stato commesso per salvare l'onore proprio o quello di un prossimo congiunto, le pene ivi stabilite sono diminuite dalla metà ai due terzi.” (art. 551). Con la legge italiana sulla I.V.G. (generalmente citata come “la 194”) sono venuti a cadere i reati previsti dal titolo X del libro II del Codice Penale con l'abrogazione degli articoli dal 545 al 555, oltre ad altre norme delle leggi sanitarie. Nonostante l’esigenza di una legge legalizzante dell’IVG sia stata riconfermata dai cittadini italiani con il Referendum Radicale del 17 maggio 1981 (68% i SI e 32% favorevoli all’abrogazione della legge), oggi, a distanza di 30 anni, è ancora vivo il dibattito etico e morale sul tema. Un aspetto delicatissimo della vita non solo della donna, ma dell’intera società, dove il diritto della donna di poter scegliere liberamente la maternità si intreccia inevitabilmente con il diritto alla vita, diritto fondamentale e parimenti tutelato dalla Costituzione, di chi (feto o embrione non ha importanza) non può scegliere se essere messo al mondo oppure no. - 65 - Le diverse tecniche chirurgiche per praticare l’IVG sono: Dilatazione cervicale con curettage È un momento estremamente importante della tecnica di IVG, perché si possono creare traumi sul collo uterino e sul fondo dell’utero. Il danno a questi due siti anatomici costituisce la causa più frequente di sanguinamento nell’aborto totalmente chirurgico. È perciò importante la raccomandazione di non entrare con il dilatatore più di 4 – 5 cm, onde dilatare solo il collo uterino, poiché la cavità uterina non necessita di essere dilatata. I dilatatori metallici di Hegar sono quelli più frequentemente utilizzati. Migliori sono i dilatatori di Pratt o i dilatatori di gomma (Dalsac) o quelli plastici ad andamento conico, che risultano più delicati nella loro azione. La dilatazione deve raggiungere una misura in millimetri pari alle settimane di amenorrea, eventualmente aumentare di 0,5 mm. Se possibile è meglio sotto dilatare, ricordando che a 9mm si lacera un primo anello di resistenza muscolare e, superandolo, aumenterebbero i rischi di incontinenza cervicale successiva. Prostaglandine nella IVG È un farmaco utilizzato in varie epoche della gravidanza per scopi differenti. In corso di IVG possono essere utilizzate per dilatare il collo uterino in sostituzione parziale o totale alla dilatazione meccanica. Esse permettono un guadagno netto in dilatazione e sono consigliabili come premedicazione alla procedura chirurgica in tutte le nullipare e pluripare con cervice stenotica e in tutti i casi in cui si voglia una dilatazione progressiva e delicata. Mifepristone e aborto medico Un antiprogestinico, il Mifepristone, noto come RU486, che ha la capacità di impedire l’impianto o comunque di interrompere la gravidanza in ogni epoca gestazionale, determinando una lisi del corpo luteo. Il tasso di risultati è complessivamente attorno al 95% entro la 7 settimana di amenorrea e vi vengono associate delle prostaglandine, come il misoprostolo, comunemente utilizzata in terapia come gastroprotettore. La metodica si accompagna a frequenti perdite ematiche talora abbondanti e ad altri modesti effetti collaterali (diarrea, vomito, nausea, dolori addomino-pelvici). In realtà il risultato dell’aborto medico con mifepristone dipende ampiamente dall’epoca di gravidanza ed è il migliore se l’aborto viene indotto entro la 7ma settimana di amenorrea. - 66 - Altre opzioni di aborto medico Un’altra opzione medica è rappresentata dal metotrexate associato al misoprostolo. Questa procedura implica dei tempi presumibilmente più lunghi rispetto all’associazione mifepristone – misoprostolo, ed il follow up deve essere più preciso. Riassumendo, i vantaggi e gli svantaggi dell’aborto medico rispetto a quello chirurgico sono elencati in Tabella 2. ABORTO MEDICO VANTAGGI Evita i dell’anestesia ABORTO CHIRURGICO SVANTAGGI VANTAGGI rischi Procedura lunga (2 - 3 della settimane). fatto Richiede e SVANTAGGI Procedura breve. Possibili rischi da anestesia e chirurgia. chirurgia. Può essere precocemente in parecchie Richiede poche visite. visite. Possibili complicazioni. gravidanza. Può essere fatto ambulatorialmente. Non può (non dovrebbe) essere eseguito oltre la 7ma Può essere eseguito Necessaria anche in gravidanza struttura avanzata. attrezzata. Percentuali di successo La elevate. controllare una sanitaria SA. La donna può controllare le procedure. Ha percentuali di successo leggermente inferiori rispetto donna non può la procedura. all’aborto chirurgico. Maggiore privacy. Permette un istologico esclusione esame per di una malattia trofoblastica. Tab. 2 – Aborto medico rispetto a quello chirurgico. - 67 - Possibili complicazioni dell’interruzione volontaria di gravidanza saranno classificate come: Precoci immediate: prime 4 – 24 ore o lacerazione del collo; o emorragia; o perforazione uterina; o danno intestinale; o disturbi della coagulazione; o ritenzione di materiale. Precoci ritardate: primo mese o infezione di diversi gradi; o proseguo della gravidanza (complicanza più grave, RR: 5 – 10%); o tromboflebite. Tardive: dopo oltre 1 mese dall’IVG o problemi riproduttivi futuri nella donna; o problemi psicologici. Le complicanze aumentano con l’età della donna e l’epoca gestazionale, ma si correlano in modo diretto con la tecnica utilizzata e con l’esperienza degli operatori. - 68 - 3.3 Aborto oltre i 90 giorni Si può abortire anche oltre i 90 giorni, ma è un’evenienza poco frequente, se non in centri di secondo livello dove vengono convogliate donne con feti malformati. L’aborto nel II trimestre presenta problemi clinici, psicologici ed organizzativi decisamente superiori a quelli che si devono affrontare nei primi 90 giorni. In particolare vi sono aspetti legali e clinici che meritano di essere attentamente considerati. In questo è bene rivedere l’art. 6 e l’art. 7 della Legge 194/78, i quali sottolineano la motivazione dell’aborto nel caso di grave pericolo per la vita della donna o quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna. Situazioni queste che devono essere certificate da un medico del servizio ostetrico – ginecologico, con la possibile collaborazione di specialisti. Bisognerà esaminare insieme alla donna e al padre del concepito (ove la donna lo consenta) i motivi della richiesta, informare riguardo ai loro diritti e sulle opzioni alternative. La morfologia fetale viene valutata precocemente tra la 11esima e la 13esima settimana + 6 giorni di gestazione, con: - l’esame ecografico della translucenza nucale ed il calcolo del rischio di malattie cromosomiche attraverso un sistema informativo che tiene conto di alcune caratteristiche materne, dell’ecografia e di test biochimici (dosaggio delle β hCG e PAPP-A); - attorno alla 20esima settimana di gestazione con l’ecografia morfologica, esame ecografico che appunto valuta la morfologia del feto. Questi sono gli esami ecografici attraverso cui è possibile far diagnosi di patologie mal formative che possono poi portare alla scelta, da parte della coppia, di interrompere la gravidanza. Per ciò che riguarda l’induzione all’aborto, il metodo più utilizzato in Italia è quello di inserire una candeletta intravaginale di Gemeprost ogni 3 ore per un complesso di 5 applicazioni successive, ovvero fino all’espulsione completa del contenuto uterino. È consigliabile iniziare la procedura di induzione di primo mattino, poiché nell’80% dei casi essa si conclude positivamente entro 12 – 18 ore. È sempre utile un successivo scovolamento o un vero curettage della cavità uterina, a seconda dell’epoca gestazionale. - 69 - Raramente è necessaria una seconda/terza serie di Prostaglandine, ed è ancora più rara la necessità di un intervento per via chirurgica primaria, come quella di procedere ad una dilatazione fino a numeri elevati di Hegar con successiva embriotomia e curettage. Sul feto e sulla placenta vanno eseguiti gli esami ritenuti utili a completare l’itinerario diagnostico (total body ed autopsia del feto, colture tissutali, esame istologico della placenta…) [23]. - 70 - ESPLORAZIONE DELL'IMPATTO PSICOLOGICO NELL’ABORTO E DELLE DIMENSIONI PSICOLOGICHE PIÙ A RISCHIO. 4.1 Cosa comporta l’aborto a livello psicologico per una donna? La scoperta di una gravidanza, può essere uno shock e rappresentare un momento critico nella vita di una donna. Tali sensazioni possono risultare ancora più esasperate quando la gravidanza non è cercata. Aspettare un bambino comporta dei cambiamenti a livello fisico, ormonale ed a livello psicologico e la sua perdita può essere un evento devastante per la coppia. Anche la scelta di interrompere la gravidanza spesso causa uno stato di crisi profonda e di vulnerabilità [58]. Entrambi i tipi di aborto (spontaneo o indotto), sono eventi di vita simili che portano le donne a perdere la loro gravidanza dopo un breve periodo. Tuttavia, i due eventi di vita differiscono per aspetti importanti. L’aborto spontaneo avviene involontariamente e improvvisamente, mentre l'interruzione volontaria di gravidanza è un evento pianificato e conosciuto. Le donne con gravidanze indesiderate sono quelle che sono stabili e contente della loro vita, che non hanno finito la loro formazione o che hanno già il numero di figli che desiderano. Questa categoria comprende però anche le donne che hanno aborti a causa di difficoltà finanziarie, relazioni instabili o malattie mentali croniche [16]. L’aborto è un’esperienza spesso vissuta dalla donna in modo traumatico. Si stima che circa tre quarti degli aborti si verificano nelle prime 12 settimane di gravidanza. I risultati di molte ricerche suggeriscono che, durante il primo anno successivo ad un aborto, il 20-30% delle donne sperimenta patologie psichiatriche significative, come disturbi depressivi e ansia [64]. Le patologie in questione si presentano più facilmente nel caso delle donne che affrontano una gravidanza per la prima volta: in questo caso una perdita inciderà molto sui livelli di ansia riguardo alla fertilità futura [56]. Per quanto riguarda il rischio di depressione nelle donne che abortiscono una gravidanza indesiderata, questa è superiore rispetto alle donne che portano a termine la gravidanza. - 71 - Molti studi hanno trattato l’impatto psicologico dell’aborto, ma pochissimi hanno confrontato le risposte psicologiche dopo un aborto spontaneo rispetto ad uno indotto. Nello studio di Broen et al [17], ad esempio, venivano paragonati l’aborto spontaneo e quello indotto con l'obiettivo di determinare se vi erano differenze a livello di sensazioni percepite a livello mentale dopo questi due eventi di interruzione di gravidanza. Lo studio è stato realizzato attraverso la somministrazione di questionari che hanno evidenziato come il corso di risposte psicologiche nell’aborto spontaneo e in quello indotto differiva durante il periodo di cinque anni dopo l'evento. Le donne che avevano subito un aborto indotto mostravano punteggi più alti durante il periodo di follow-up per alcuni risultati, quali evitamento, senso di colpa, vergogna e sollievo. In generale si nota come il problema delle sequele psicologiche sia una difficoltà enorme per le donne che perdono la loro gravidanza. Le donne di entrambi i gruppi dovrebbero ricevere informazioni sulle principali problematiche psicologiche post-aborto e di follow-up attraverso dei colloqui, con personale sanitario preparato che dovrebbe essere offerto alle donne più colpite dall'evento. - 72 - 4.2 Chi viene interessato nell’aborto Le donne colpite da un aborto appartengono a diverse età, religioni, razze, livelli di reddito e possono essere colpite in qualsiasi fase della vita. Gli effetti psicologici di tale perdita sono a volte non riconosciuti, a volte invisibili, a volte negati. Mentre sotto il profilo ostetrico si sono ormai affermati validi protocolli che permettono l’esecuzione dell’aborto sia spontaneo che indotto, altrettanto non si può dire dal punto di vista psicologico riguardo alla gestione emotiva e comportamentale, in quanto la madre è normalmente lasciata a se stessa e le eventuali sequele psichiche vengono trattate solo quando si presentano, a distanza anche di anni [32]. La domanda che ci poniamo è: tra un evento scelto, come l'aborto volontario e, un evento non scelto, ma subito, come un aborto spontaneo, c'è una differenza? O anche se scelto l'aborto resta comunque una piaga nell'integrità psicofisica - spirituale della madre? In questa sede non vogliamo fare discorsi moralistici, perché ognuno è libero di decidere se portare avanti una gravidanza o meno, ma si vuole solo spiegare quali risvolti psicologici si possono vivere dopo l’interruzione di gravidanza. La scelta di voler esplorare l'impatto psicologico nell’aborto e le dimensioni psicologiche più a rischio, è data dal fatto che negli ultimi anni la percentuale di aborti rimane sempre alta, sia che essi fossero spontanei o volontari. Infatti, dopo un periodo di sostanziale declino, il numero di aborti oggi nel mondo è stabile. Questo quanto emerge dall’ultimo rapporto pubblicato su The Lancet dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) e Guttmacher Institute (organizzazione noprofit che si occupa di salute sessuale e riproduttiva). Sarebbero state circa 43,8 milioni le interruzioni di gravidanza nel mondo nel 2008, una ogni tre in Europa e nella sua parte orientale si registrano le percentuali più basse al mondo, del 12%. Di questi aborti circa il 49% non era sicuro, dato peggiore rispetto al 1995, quando le interruzioni di gravidanza che non rispettavano gli standard di sicurezza erano il 44% [54]. Quanto all’Italia, i dati dell’ultimo rapporto del Ministero della Salute, come noto, confermano il trend di una progressiva ma sempre troppo lenta diminuzione delle interruzioni di gravidanza (115.372 nel 2010, con un calo del 2,7% rispetto al 2009 e del 50,9% rispetto al - 73 - 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’aborto, ma con una natalità molto più elevata). Il tasso di abortività nel 2010 è risultato pari a 8,2 per 1.000 nati, con un decremento del 2,5% rispetto al 2009 e del 52,3% rispetto al 1982. Il rapporto di abortività (numero delle interruzioni per 1.000 nati vivi) è di 207,2 per mille, in linea con i dati mondiali. Nel complesso, malgrado l’estensione dei Paesi dove l’aborto è lecito e dei casi in cui interrompere una gravidanza non è più considerato un reato, e nonostante la massiccia propaganda globale a favore di contraccettivi d’ogni tipo, gli aborti nel mondo vanno crescendo. Il rapporto OMS-Guttmacher punta il dito contro le leggi restrittive che ancora vigono in molti Paesi. Ciò che si legge nello studio preoccupa, se possibile, ancor più dei dati per l’assoluta mancanza di consapevolezza del valore della vita nascente che continua a trasparire nelle grandi e ricche istituzioni internazionali, mascherata sotto l’abituale linguaggio elusivo: «Le gravidanze indesiderate avvengono ovunque. Se si vogliono raggiungere gli obiettivi dell’Onu sul benessere delle donne è necessario introdurre misure per migliorare i servizi di pianificazione familiare e l’efficacia dell’uso dei contraccettivi, oltre ad assicurare l’accesso a un’interruzione di gravidanza sicura per la salute» scrivono Gilda Sedgh e Iqbal Shah, i principali autori del rapporto [54]. - 74 - 4.3 Sintomi clinici prevalenti in caso di aborto Sempre più preoccupazione per la salute pubblica si concentra sui risultati negativi riguardo l’impatto emotivo nelle donne che subiscono un aborto. I ricercatori concordano sul fatto che la salute mentale di alcune donne è influenzato negativamente dall’esperienza dell’aborto e che sarebbe meglio eseguire ulteriori indagini per meglio assistere le donne e per prevenire problemi futuri [51]. La donna che ha subito un aborto, quindi, esso sia spontaneo o indotto, può presentarsi con i seguenti sintomi clinici [14]: ♦ bassa autostima; ♦ lutto, dal punto di vista del pianto che sembra non finire mai; ♦ episodi di pianto incontrollato o apparentemente immotivato; ♦ depressione - può manifestarsi con un’insensibilità emotiva, ossia l'incapacità di sentire gioia e tristezza; ♦ pensieri di suicidio; ♦ senso di colpa; ♦ senso di alienazione da se stessi, dalla famiglia, dagli amici ed altri; ♦ vergogna; ♦ isolamento - ad esempio: fare delle cose, oppure evitare particolari persone e attività, con lo scopo di evitare la condivisione dell'esperienza abortiva con gli altri (nello studio di Rue et al., si evince come nelle donne americane che hanno abortito il pensare o parlare dell'argomento aborto viene evitato dal 50% delle stesse); ♦ rabbia, spesso profondamente seppellita, ma a volte esplosiva; ♦ difficoltà nel concentrarsi; ♦ disordini del sonno uniti ad incubi/sogni che hanno a che fare con bambini; ♦ allucinazioni auditorie del pianto di un bambino; ♦ flashbacks dell'esperienza dell'aborto - episodi che possono scattare apparentemente dal nulla, ma spesso ci sono delle "mine" nella memoria che li fanno scattare, ad esempio, il rumore dell'aspirapolvere della casa, la quale ricorda gli attrezzi di suzione della procedura; musica e suoni che si sentivano durante l'intervento o durante il ricovero; la tessera sanitaria; le visite ginecologiche (spesso evitate dalle donne dopo l'IVG); ♦ problemi di relazione; - 75 - ♦ difficoltà con l'intimità - le donne spesso si allontanano dai rapporti intimi con un uomo per paura di dover rivelare vicende del proprio passato, incluso l'aborto o gli aborti, o per paura di restare incinta di nuovo; inoltre l'aborto aumenta il rischio di disfunzioni sessuali di circa 2 volte [37]; ♦ disturbi alimentari; ♦ automutilazione; ♦ dolore fisico - le donne possono raccontare dolore all'addome, alla schiena oppure dolori mestruali, questi possono essere dolori organici, a volte causati da complicazioni dell'intervento abortivo, oppure potrebbero essere dolori psicosomatici; ♦ insensibilità fisica; ♦ ipervigilanza, nervosismo e agitazione; ♦ difficoltà nelle gravidanze successive - ci può essere un alto livello di ansia durante la gravidanze, oppure paura della possibilità di vivere un'altra perdita di gravidanza; ♦ difficoltà in successivi travagli e parti - ad esempio parti che iniziano e si fermano, oppure che non progrediscono, provocando la necessità di un parto cesareo; ♦ incapacità di formare un forte legame con i figli nati dopo - può capitare che alcune donne descrivano molta difficoltà nell'allattare, nel dar da mangiare con il biberon, nel cambio dei pannolini, in qualsiasi attività che richiede contatto intimo con il neonato. Il legame che si sviluppa si caratterizza da comportamenti troppo protettivi contemporaneamente ad un certo distacco emotivo; ♦ fascino o attrazione-ossessione per la gravidanza - una reazione che nella sua manifestazione più acuta può portare a comportamenti bizzarri; ♦ comportamenti che distanziano la donna dai bambini, dalle gravidanze e dall'aborto spegnere la TV oppure cambiare canale durante la pubblicità sui neonati o quando arriva una notizia sull'IVG; evitare battesimi, compleanni ed altri eventi e luoghi dove si troveranno dei bambini, etc; ♦ sovracompensazione nella carriera o vita professionale - succede soprattutto con la donna che scelse l'aborto per finire l'università o per raggiungere certe mete professionali; ♦ coinvolgimento con il movimento "a favore della vita" oppure il movimento "proabortista"; ♦ abuso di bambini - se non hanno elaborato un lutto per il bambino o i bambini abortiti, alcune donne possono non avere i mezzi adeguati per affrontare - 76 - l'ambivalenza e le difficoltà che possono arrivare con un futuro bambino. Ci può essere un abuso emozionale, espresso per mezzo di un distanziarsi emotivamente, un abuso verbale, oppure un vero e proprio abuso fisico che include un livello di imposizione di disciplina più dura del normale, mediante l'uso di violenza fisica talvolta con perdita del controllo. Alcune donne immaginano il bambino abortito quasi come il bambino "perfetto" e sentono una grande disillusione con la realtà del bambino vivo che è unico e può portare con sè i propri limiti e problemi; ♦ amarezza verso gli uomini e difficoltà di avere fiducia negli uomini in futuro, oppure un' abitudine a scegliere gli uomini sbagliati - altra forma, questa, di autopunizione. Le risposte psicologiche all'aborto delle donne sono probabilmente influenzate da fattori socio-culturali complessi. In alcune nazioni l'ambiente sociale circostante l'aborto è definito da forti sanzioni morali contro di esso, in altre parti del mondo, l'aborto è una pratica medica accettata passivamente [35;51]. - 77 - 4.4 Post-aborto in Letteratura Numerosi sono comunque gli studi scientifici che si sono susseguiti nel corso degli anni e che avvalorano in modo certo ed indiscutibile l’esistenza della sindrome post aborto. Ne presentiamo alcuni. • Nel luglio 2013 la rivista scientifica “Psychiatry and Clinical Neurosciences” ha pubblicato una metanalisi sulle conseguenze psichiatriche e psicologiche dell’aborto sulle donne: su 36 studi esaminati, 13 indicano che le donne che hanno abortito volontariamente hanno un più alto rischio di depressione, ansia o abuso di sostanze [9]. • Nell’aprile 2012 un team di ricercatori cinesi dell’Anhui Medical Colledge nel loro studio “The Impact of Prior Abortion on Anxiety and Depression Symptoms During a Subsequent Pregnancy”, pubblicato dal Bulletin of Clinical Psychopharmacology, hanno rilevato che le donne che hanno abortito, rispetto a quelle la cui gravidanza ha potuto proseguire, si mostravano in media il 114% più portate a stati di ansia e depressione, a prescindere che l’aborto fosse spontaneo o “scelto”. Su questo studio è interessante il commento della dottoressa Priscilla Coleman, professoressa allo Human Development and Family Studies della Green State University in Ohio: «Anche in una cultura in cui l’aborto è diffuso e viene ordinato dal governo dopo che le donne partoriscono già una volta (nella Cina moderna è ancora vietato avere più di un figlio a famiglia), l’entità dei rischi psicologici è paragonabile a quelli individuati in altre parti del mondo»[66]. • Nel dicembre 2011, il British Journal of Psychiatry ha presentato un nuovo studio, ad oggi la più grande stima quantitativa dei rischi per la salute mentale associati all’aborto disponibili nella letteratura mondiale. Il campione della metanalisi ha compreso 22 studi e 877.181 partecipanti. In questo studio si è concluso che le donne che hanno subito un aborto presentano un rischio maggiore dell’81% di avere problemi di salute mentale e quasi il 10% dei incidenza di problemi di salute mentale si è dimostrato di essere direttamente attribuibile all’aborto. In particolare, le donne che avevano subito un aborto hanno registrato un aumento del 34% di probabilità di disturbi d’ansia, del 37% di depressione, il 110% (più del doppio) in più del rischio di abuso di alcool, il 220% (più del triplo) in più di consumare cannabis e il 155% in più del rischio di suicidio. - 78 - I ricercatori si augurano che queste informazioni vengano fornite alle donne in procinto di abortire [21]. • Nel 2009 su Cuadernos de bioetica, la rivista ufficiale dell’Asociacion Espanola de Bioetica y Etica Medica è stato pubblicato uno studio di due ricercatori del Dipartimento di Psicologia e Psichiatria dell’Università di Granada (Spagna), i quali sostengono che nessuno studio di ricerca ha mai scoperto che l’aborto indotto sia associato ad un esito di migliore salute mentale, al contrario, molti studi sottolineano le significative associazioni tra l’aborto volontario e l’abuso di alcool, disturbi dell’umore, tossicodipendenza, depressione e disturbi d’ansia. Consigliano dunque di dedicare molti sforzi per la cura della salute mentale delle donne che hanno avuto un aborto indotto [29]. • Nel 2009, sulla Revista da Associação Médica Brasileira (RAMB), uno studio scientifico ha rilevato che le donne che hanno avuto un aborto indotto sono risultate più ansiose e depresse, piene di sentimenti problematici e bisognose di un sostegno psicologico [10]. • Nel 2007 uno studio condotto da Sharain Suliman e pubblicato su BMC Psychiatry, ha stabilito che il 18,2% delle donne nel post-aborto soddisfano i criteri per una diagnosi di “Post-Traumatic Stress Disorder” entro i tre mesi dall’interruzione di gravidanza. La ricerca è stata condotta da ambienti in cui vengono eseguiti aborti per trovare un migliore anestetico a possibili problemi futuri [61]. • Nel 2006 su Obstetricia et Gynecologica Scandinavica (ACTA) sono apparsi i risultati di uno studio incentrato a valutare l’ansia e la depressione nelle donne che hanno sperimentato un aborto spontaneo o un aborto indotto. I ricercatori hanno rilevato che l’aborto spontaneo porta ad un livello significativamente più alto di ansia e depressione nei primi dieci giorni rispetto alla popolazione generale, mentre l’aborto indotto causa livelli significativamente più alti di ansia e depressione fino a 6 mesi [16]. • Nel gennaio 2006 sul Journal of Child Psychology and Psychiatry è apparso un importante studio epidemiologo -il più grande del suo genere a livello internazionalesponsorizzato dal Canterbury Health and Development Study e realizzato da D.M. Fergusson, L.J. Horwood e E.M. Ridder. I ricercatori hanno rilevato, basandosi su un campione di ricerca di un grande studio longitudinale, che in Nuova Zelanda le donne sotto i 25 anni, che avevano - 79 - avuto un aborto indotto, presentavano un alto tasso di rischio di avere problemi di salute mentale (42%) tra cui depressione, ansia, comportamenti suicidi e disturbi da abuso di alcool (50%) e sostanze illecite (67%) rispetto a coloro che non erano mai state in gravidanza (21%) e di coloro che avevano proseguito la gravidanza (35%). La conclusione dello studio è che i risultati suggeriscono che l’aborto nelle donne giovani può essere associato ad un aumentato rischio di problemi di salute mentale [27]. • Nel 2005, sul Medical Research Methodology (BMC) sono apparsi i risultati di uno studio di 5 anni che ha analizzato le conseguenze psicologiche di aborti indotti e aborti spontane. I ricercatori norvegesi hanno rilevato che le donne dopo un aborto spontaneo hanno maggior disagio mentale nei primi 6 mesi rispetto a coloro che avevano subito un aborto volontario. Tuttavia hanno mostrato un miglioramento significativamente più veloce da complicazioni come dolore, senso di colpa e rabbia. Le donne che avevano subito un aborto indotto hanno invece mostrato complicanze significativamente maggiori nei 2-5 anni successivi all’intervento, come sentimenti di colpa e vergogna rispetto a chi ha subito un aborto spontaneo. Rispetto alla popolazione generale, le donne che hanno subito l’aborto indotto mostrano punteggi significativamente più elevati di ansia e depressione, mentre coloro che hanno avuto un aborto spontaneo mostrano gli stessi valori solo nei primi 6 mesi. I ricercatori concludono dunque che le donne sottoposte ad un aborto volontario mostrano valori di complicanze psicologiche più elevati rispetto alla popolazione generale e a coloro che hanno avuto un aborto spontaneo [18]. - 80 - 4.5 Impatto psicologico nell’aborto spontaneo In uno studio svedese longitudinale è stato rilevato che l’aborto spontaneo costituiva il 12% di tutte le gravidanze e il 25% delle donne pluripare di 39 anni avevano sperimentato almeno una volta un’esperienza abortiva. Con “perdita di gravidanza” si intende quella condizione in cui vi è un’interruzione di gravidanza con esito negativo fetale o neonatale. Essa conduce a disturbi psicologici ed emotivi per la coppia e per le persone più vicine a loro. Infatti, oltre a rappresentare un trauma legato alla perdita stessa, rappresenta un momento di particolare sofferenza psichica per la madre che deve essere sottoposta a raschiamento post-abortivo. La perdita non è fine a se stessa perché si ripresenterà continuamente nella memoria della madre. L'attenzione della donna è ancora incentrata sul bambino perduto e anzi qualcosa di semplice come lo shopping può diventare molto difficile. Ovunque ci si giri ci sono prodotti per bambini, neonati nella pubblicità o altre mamme con i loro neonati e bambini. Una perdita di gravidanza può avere un effetto profondo sulla propria immagine di genitore [24;28]. L’aborto spontaneo segna non solo la fine di una relazione tra lo sviluppo del bambino e dei suoi genitori, ma anche la perdita dei sogni che sono stati elaborati attorno ad essa, le speranze ed i desideri che sono parte integrante della gravidanza. Quando si intraprende una gravidanza, i genitori sono totalmente impreparati per la morte. Uno studio ha dimostrato come l'intensità del dolore a seguito di un aborto spontaneo sembra essere simile all'intensità del dolore dopo altri tipi di perdite significative [45]. Diversamente da una perdita post-natale, la morte di un bambino per aborto non viene riconosciuta con specifici rituali sociali e tali perdite possono essere considerate come “nonmorti”, “non eventi”. La reazione al dolore varia da individuo a individuo e dipende da diversi fattori come, ad esempio, la durata della gravidanza, il tipo di perdita, storie di episodi simili in passato, la presenza di problemi all’interno della famiglia, la durata della vita di coppia, il legame tra i coniugi e il sostegno di familiari, parenti e amici dopo la perdita di gravidanza [8]. La stessa presenza di figli all’interno della famiglia può essere un indicatore di buona ripresa da una tale situazione di lutto. - 81 - In molti hanno dimostrato che il dolore associato con la perdita di un bambino può portare con sé un profondo senso di fallimento personale e senso di colpa, tristezza, delusione, incredulità, vuoto. Infatti, molte donne che hanno subito un aborto, si definiscono inadeguate come “donne” e come “madri”, avendo dubbi sulla propria femminilità, non essendo riuscite a portare a compimento una gravidanza. Non da meno è la rabbia provata verso se stessi, il coniuge, gli amici e verso quelli che riducono al minimo la perdita o non riescono a riconoscere il tipo di significato. Nelle donne, infatti, l’impatto è molto forte perché hanno fallito ed il loro essere donne è rimasto indebolito [36]. Un ulteriore problema, come descritto da McGreal, Evans e Burrows [42], nell’affrontare i genitori i cui figli sono morti per aborti, è l’incapacità di familiari, amici, dottori e, a volte, degli stessi genitori, nel riconoscere che il loro dolore nasce dalla morte di una “persona”. L’esperienza della perdita e la necessità di elaborare il lutto hanno infatti un impatto molto forte sia sulla donna che sulla coppia, che sul personale che offre loro assistenza. All’interno della coppia, uno dei principali rischi sarà l’ineguale processo di dolore, motivo per il quale viene consigliata una psicoterapia, assicurando una continuità di dialogo all’interno della coppia [36]. - 82 - 4.6 Impatto psicologico nell’I.V.G. Un aborto indotto è il risultato di una decisione presa dopo giorni o settimane di considerazioni e dove la donna è mentalmente preparata quando arriva in ospedale. Però, la scelta di voler abortire non sempre è una decisione presa con facilità. Il periodo precedente l'aborto può essere infatti doloroso. Questo processo di decisione può essere difficile e la ragione della scelta di avere un aborto può influenzare le risposte psicologiche dopo l'evento. Inoltre una donna di fronte al fatto di portare a termine o meno la gravidanza vive sempre un momento di crisi. Le persone che vivono un momento di crisi hanno meno fiducia in quello che pensano e nella capacità di riuscire a prendere la decisione giusta. Tale vulnerabilità psicologica può portare a situazioni in cui genitori, counselor, partner o altre figure significative possono avere una grandissima influenza sulla decisione finale. Molto spesso, una decisione non rispondente ad una scelta consapevole, successivamente, può provocare gravi sentimenti di rimpianto. Quando l’aborto non nasce da una scelta consapevole, rappresentante il reale desiderio della donna, anche se deciso già in partenza, può essere infatti vissuto come una grave perdita o come l’uccisione volontaria del proprio bambino [19]. Da uno studio [50] è stato riscontrato come le donne che durante la decisione sono dubbiose, avranno più rischi di contrarre problemi a livello psicologico a differenza di quelle che sono convinte delle loro scelte. Inoltre, sarà molto difficile il rapporto con le donne che nella loro decisione sono state condizionate da altri o da condizioni finanziarie e dell’abitazione. Con l’IVG è come si espellesse una malattia, ciò che provoca il disturbo, ma contemporaneamente si viene a negare una realtà e assieme a questa si iniziano a negare altre realtà vicine, con un modello a cerchi concentrici dove si va a negare tutto quello che può ricordare l’IVG. Questo porta a staccarsi sempre più dalla realtà, con un rischio di psicosi postabortiva. Concludendo, l’I.V.G. è correlata all’insorgenza di sintomi depressivi come umore triste, insonnia, difficoltà di concentrazione, disturbi sessuali e problemi relazionali con il partner, - 83 - ideazione suicidaria, episodi di pianto improvviso ed incontrollato, perdita della stima di sé, perdita dell’appetito, perdita della motivazione [48]. Ansia e depressione sono stati a lungo associati con l'aborto indotto [34]. In una profonda revisione della letteratura, sintomi di ansia sono stati identificati come la risposta post abortiva avversa più comune [13]. Ad esempio, un disturbo d'ansia o un disturbo da stress post-traumatico può essere identificato con un evento travolgente e pericoloso per la vita e che crea un’incapacità ad elaborare il trauma. “(…) non è nel togliere la gravidanza che si cura la donna in difficoltà psicologica, bensì nell’aiutarla a superare i suoi reali problemi di ristrutturazione della realtà” [33]. - 84 - IMPORTANZA DELLA FIGURA DELL'INFERMIERE. - Si faccia coraggio. E’ finita. - Non ho risposto nulla. Non ho fatto un gesto. Non ho battuto un ciglio. Sono rimasta lì con un corpo che era pietra e silenzio. Non si annidava un pensiero, una parola. L’unica sensazione era un peso insopportabile sopra lo stomaco, un piombo invisibile che mi schiacciava come se il cielo mi fosse precipitato addosso: senza far rumore. Oriana Fallaci “Lettera ad un bambino mai nato.” [26] 5.1 Perdita per la donna ed all’interno della coppia Il dolore di una donna che aspetta un figlio e lo perde in seguito ad un aborto, sia esso spontaneo o indotto, è un dolore indicibile, profondo che ha spesso conseguenze sulla madre andando a toccare il suo corpo e il suo essere. Un dolore che può rimanere latente per anni, può essere negato e rimosso: una difesa per sopravvivere che trova voce inizialmente solo tramite malesseri fisici. Ansia, tristezza, rabbia, frustrazione, scarsa autostima, sensi di colpa sono un turbinio di vissuti che accompagnano chi abortisce e che hanno bisogno di essere espressi, ascoltati, capiti ed accolti. E’ importante essere sostenuti nel dolore di questa perdita per poter ritornare alla vita. Il problema è che, ancora oggi, questo dolore viene taciuto a causa del giudizio degli altri, della solitudine e della non accoglienza. Come visto in letteratura, sono molte le sequele psicologiche a cui queste donne potrebbero andare incontro se il processo di lutto e di dolore non si riuscisse a risolvere in modo “salutare”. Queste sequele psicologiche rappresentano un costo sia economico che umano a cui si potrebbe ovviare con un intervento psicologico preventivo effettuato durante la fase di ricovero o postintervento. Per poter attuare questo, però, c’è la necessità di far nascere e sviluppare negli operatori sanitari la sensibilità verso una paziente che non sia vista unicamente come “fisico da sanare” e, come riporta la definizione di salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 1948, di far emergere la consapevolezza che la “salute è un concetto multidimensionale che ingloba diversi aspetti del benessere fisico, mentale e sociale”. - 85 - Sebbene stress e coping siano stati ampiamente indagati, sia teoricamente che in relazione allo stress del lavoro e della vita quotidiana, pochi studi hanno esaminato lo stress e le strategie di coping riguardanti l’aborto [42]. Non ci sono infatti studi in letteratura riguardanti il possibile intervento infermieristico in questi casi. Ogni donna che soffre per un aborto dovrebbe essere considerata come unità psico-fisica: fisicità e psichicità dovrebbero essere considerate come due dimensioni inscindibili all’interno dell’unità esistenziale dell’individuo. Succede invece ancora oggi che il personale ospedaliero, essendo impegnato con il proprio lavoro di routine, ha poco tempo per l’assistenza alla madre o alla coppia in generale, i quali si trovano nel momento di maggiore difficoltà. Essi infatti si trovano in uno stato di empatia in cui necessitano di spiegazioni, tempo e supporto. Inoltre non bisogna dare per scontato che l’uomo non risenta di un simile evento. Nonostante gli uomini siano stati educati per molto tempo a considerare una gravidanza persa o indesiderata un problema esclusivamente femminile, molte cose sono cambiate in questi anni. Questo è avvenuto in seguito all’educazione ad una maggiore consapevolezza del proprio ruolo nella riproduzione. Non vanno quindi trascurate le ripercussioni psicologiche sul potenziale padre del nascituro, soprattutto nel caso in cui la donna esprima la volontà di interrompere la gravidanza, in particolar modo se ciò avviene contro il parere del partner. C’è da dire, quindi, che l’aborto può avere importanti influenze sulla coppia e sulle relazioni che i genitori avranno con i bambini nati successivamente alla perdita e colpire precocemente lo sviluppo della salute psichica di questi bambini [65]. - 86 - 5.2 Esperienze dalla Letteratura In Letteratura non esiste molto materiale riguardo all’assistenza infermieristica in questo ambito. Tra i pochi studi presenti ricordiamo: - Lo studio di Adolfsson del 2011 [2], in cui vengono investigate e ricercate una miglior organizzazione ed un uso più efficiente delle risorse all'interno del sistema sanitario. Il fine ultimo dello studio è stato quello di identificare tra donne con una gravidanza abortiva quelle che a seguito dell’aborto soffrivano di una grave reazione di dolore La soluzione proposta è stata quella di offrire un appuntamento con un ginecologo, previa consultazione con l'infermiera del reparto che aveva seguito la donna, per coloro che avvertivano maggiormente i sintomi di rischio a seguito della propria perdita. Questo percorso si rendeva utile per monitorare la reazione emotiva della donna e per strutturare un corretto trattamento medico. Risulterebbe infatti inutile per la donna psicologicamente provata da un aborto confrontarsi con il medico generico che, non avendo vissuto la sua storia “traumatica” della paziente non potrebbe migliorare la sua situazione di partenza. Inoltre, in questo studio viene data grande importanza alla figura dei caregivers. Citando un altro studio, quello di Neugebauer et al [44], Adolfsson suggerisce che le figure di riferimento si concentrino adeguatamente sui problemi del paziente. Il contatto con il personale sanitario dovrebbe essere inferiore e la programmazione di appuntamenti dovrebbe essere più facile, con appuntamenti più flessibili. Durante il precoce trattamento di un aborto spontaneo è importante, per dare sicurezza, soddisfare la paziente in modo adeguato a livello di cure mediche. Il personale dovrebbe considerare l'aborto spontaneo come un evento importante e rilevante nella vita di queste donne. È stato dimostrato, infatti, che chi subisce un aborto spontaneo, senza essere a conoscenza del rischio in precedenza, soffre maggiormente e presenta un punteggio più alto sulla versione corta svedese della Perinatal Grief Scale (PGS) rispetto alle donne con altre diagnosi di aborto spontaneo. - 87 - Le conclusioni dello studio sono state quelle di dare alle donne che avevano subito un aborto spontaneo un maggiore senso di benessere, applicando la teoria del Caring di Swanson per il recupero, in aggiunta alla migliore organizzazione e un uso più efficiente delle risorse. - Lo studio di Adolfsson del 2010 [1], invece, utilizza la fenomenologia interpretativa basata sul lavoro di Heidegger del 1996, con l’obiettivo di identificare e descrivere le esperienze dell’aborto spontaneo. Questa esperienza umana viene valutata in tre differenti frazioni di tempo, ovvero nel passato, nel presente e in previsione del futuro. Ascoltando le risposte alle domande dell’intervista e poi interpretando i vissuti di più persone che hanno sperimentato la stessa condizione, il ricercatore è stato in grado di meglio comprendere la condizione e il suo effetto sulla donna. Adolfsson cita l’opera di Heidegger del 1996 [31]. Viene definito l’"essere" che si riferisce alla nostra esistenza come esseri umani e implica che noi siamo in esso, cioè, siamo uno stato dell'essere. Egli afferma inoltre che gli esseri umani possono rappresentare al meglio il loro mondo e la loro interpretazione della realtà attraverso le parole e il linguaggio. Ciò significa che le parole di un testo scritto, che in questo caso sono una serie di interviste, possono essere utilizzate per lo scopo di comprendere ed esaminare i vissuti. In questo caso, le domande dell'intervista sono significativamente importanti per capire l’ "essere", per quanto riguarda l'esperienza delle donne che hanno avuto un aborto spontaneo. Adolfsson ha quindi scoperto che il supporto fornito dal partner di una donna può migliorare la possibilità e la probabilità che la donna risolva in modo più efficace la perdita associata all'aborto spontaneo. Inoltre, le donne che ricevono un supporto professionale in forma di visite di follow-up con gli operatori sanitari saranno più in grado di affrontare maggiormente la depressione e il dolore che derivano dall’aborto spontaneo, rispetto a quelle donne che non hanno ricevuto lo stesso follow-up. La mancanza di sostegno sociale, di cure appropriate e di vicinanza da parte del caregiver, contribuiscono al permanere di una situazione di stress emotivo prolungato. - 88 - Infine, i risultati delle interviste rivelano che le donne credevano che solo chi avesse sperimentato il proprio dolore, in veste di aborto, potesse essere in grado di comprendere appieno questa complessa esperienza femminile, compresi i suoi effetti a livello emotivo. - Nello studio di Swanson e Kristen del 1999 [62], è stata valutata l’efficacia del counseling nelle donne che avevano subito un aborto. Nel primo anno successivo alla perdita, è stato dimostrato che le donne percepivano un maggiore benessere se veniva loro fornito un giusto supporto emotivo basato sul caring e costanti misurazioni sull’andamento della salute psichica. Un miglioramento riguardava anche l’integrazione da parte delle donne alla perdita stessa. Il Progetto di Caring nell’aborto spontaneo è stato un tentativo di tradurre la cura in un intervento terapeutico potenzialmente replicabile. Questo tipo di progetto è unico ed è derivato da un programma di ricerca in cui la cura e la risposta umana all’aborto spontaneo sono stati inizialmente interpretati dai racconti di donne che hanno abortito. I risultati suggeriscono che ci possono essere diversi percorsi di guarigione a seconda della diversità delle donne. Il completamento dell’indagine potrebbe essere di per sé un modello di "auto-cura" che aiuta le donne ad identificare ciò che hanno perso e ad abbandonare la rabbia. Tre ore di conversazione faccia a faccia di counseling basato sul caring da parte di un infermiere è stato efficace nella diminuzione dei disturbi emotivi, rabbia e depressione nel primo anno dopo l'aborto. - 89 - 5.3 Sostegno infermieristico Le donne che subiscono un aborto, sia esso spontaneo o indotto, di solito sono dimesse rapidamente dall'ospedale (intervento in day hospital). In molte situazioni, queste donne e le coppie stesse, tornando a casa, sono in uno stato di confusione e alla ricerca di risposte. L'ansia può essere elevata, in particolare per le gravidanze future. Molte, però, sono riluttanti a rivelare questi sentimenti, sentendosi “deboli” nel porsi domande al riguardo. Sarà importante al primo incontro con l’infermiere fare in modo che tutte le preoccupazioni vengano affrontate, se non risolte. Risulta quindi indicato consigliare alle pazienti di annotarsi qualsiasi domanda o dubbio prima di vedere un operatore sanitario. Questi incontri potranno aiutare a normalizzare i sentimenti e le reazioni in merito a questa perdita [56]. Il sostegno infermieristico/psicologico nel post aborto ovviamente non cancella ciò che è stato, ma restituisce una continuità di crescita e ricostruisce l’identità, rendendola forte e non più ferita dalla perdita. Gli infermieri del reparto in cui avviene l’intervento devono essere in grado di individuare le figure più a rischio ed indirizzare queste donne e i loro caregivers verso i consultori o verso le figure degli psicologi. Essi, infatti, offrono un’accoglienza discreta, non giudicante, accogliente e aperta all’ascolto con il compito di: • favorire il benessere psicofisico e sessuale; • favorire il benessere relazionale con l’altro sesso e con la famiglia; • prevenire ulteriori IVG. Alcuni interventi aggiuntivi che l’infermiere può attuare per fornire un maggiore aiuto nel momento della difficoltà, come elenca [43], sono: riconoscere la perdita, educare la donna per ciò che riguarda la risposta al dolore; • incoraggiare l’avvicinamento e l’accettazione dell’aiuto dei familiari, degli amici e di possibili gruppi di sostegno; • fornire materiali di lettura e favorire l'espressione di sentimenti, tra cui la rabbia, in modo non distruttivo; • aiutare ad affrontare il senso di colpa, rassicurare per un’eventuale fertilità futura; • chiedere direttamente su pensieri suicidi; - 90 - • monitorare per eccessiva ansia e/o depressione; • monitorare per la discordia coniugale che è comune dopo una perdita di gravidanza. L’importanza di fornire un aiuto nell’immediato è quindi fondamentale. Non da meno, sarà comunque il monitoraggio continuo per la depressione o possibili reazioni di ansia nell’anno successivo alla perdita, per assicurarsi che il processo si stia risolvendo. Tutti questi aspetti possono essere gestiti e forniti dall’infermiere. La sua, infatti, è una figura importante per ciò che riguarda l’aborto e le possibili conseguenze che questo può portare. Vi è, infatti, la necessità di una maggiore consapevolezza tra gli operatori sanitari circa le reazioni emotive e psicologiche che possono accompagnare una simile perdita. Tutti gli interessati a questo problema hanno bisogno di essere empatici, sensibili e di sostegno per i genitori di fronte a questo tipo di perdita, fornendo loro informazioni e risorse per riuscire ad affrontarla, piuttosto che lasciarli da soli con il loro dolore silenzioso [39]. - 91 - STUDIO 6.1 Scopo dello studio L’esperienza dell’aborto rappresenta per i genitori uno degli eventi più drammatici che possono accadere in gravidanza. L’aborto ed il suo impatto sui genitori e sugli operatori sanitari sono stati studiati ampiamente in ambiente nordico e anglosassone, ma non è noto nessuno studio italiano su di essi. Per la rilevanza delle sequele psicologiche che tale perdita comporta abbiamo voluto affrontare questo tema in vista di un possibile intervento preventivo nella realtà italiana. Scopo del nostro studio è stato infatti quello di capire quali sono le donne più a rischio di sviluppare un disturbo psicologico post aborto, prevenendolo. Le donne che hanno subito un aborto spontaneo, vivono la perdita come un profondo senso di fallimento personale e senso di colpa, tristezza, delusione, incredulità e vuoto. Inoltre, non essendo riuscite a portare a compimento la gravidanza, si sentono inadeguate in una gravidanza successiva a compiere tale compito, ovvero portare in grembo il proprio bambino fino al parto. Mentre nelle donne che decidono volontariamente di abortire persiste uno stato di fragilità, dovendo prendere piena coscienza della decisione e trovandosi molto spesso in una situazione di vulnerabilità, senza contare che tale scelta può provocare gravi sentimenti di rimpianto. Secondariamente abbiamo voluto investigare la percezione del personale del Reparto della Clinica di Ginecologia in merito alla propria capacità di relazionarsi a queste donne. - 92 - 6.2 Materiali e Metodi Questo studio prospettico è stato eseguito presso la Clinica Ostetrico Ginecologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine. Sono state incluse nello studio tutte le pazienti gravide, italiane e straniere, che hanno subito un aborto spontaneo o un’interruzione volontaria di gravidanza nel periodo che va da giugno 2013 ad ottobre 2013. Successivamente è stato coinvolto anche il personale sanitario del reparto per valutare il livello di conoscenza e preparazione riguardo questo delicato argomento dell’impatto psicologico dell’aborto. È stato costruito un database Microsoft Office Excel 2010 (vedi Fig. 14) in cui sono stati inseriti i seguenti dati: età materna; indicazione se aborto spontaneo (0) o IVG (1); cittadinanza; stato civile; titolo di studio; presenza di figli nati vivi; presenza di figli nati morti; precedenti aborti spontanei; precedenti interruzioni volontarie di gravidanza (IVG); settimane di gestazione. - 93 - Fig. 14 – Dati popolazione. - 94 - I dati sono stati raccolti attraverso il modello ISTAT D.11, documento compilato dal medico, dopo ogni caso di aborto sia esso spontaneo che indotto (vedi Figura 15). - 95 - Fig. 15 – Modello ISTAT. - 96 - L’età gestazionale è stata calcolata a partire dall’ultima mestruazione. Nelle pazienti in cui la data dell’ultima mestruazione non era certa o vi era una differenza tra l’età gestazionale sulla base dell’amenorrea e l’età ecografica sulla base del Crown-Rump Lenght (CRL) superiore a 7 giorni, l’età gestazionale è stata corretta sulla base del CRL. La parità è stata definita in base alla storia ostetrica della paziente, al numero di figli nati a termine, ai nati morti, agli aborti ed ai nati vivi. È stata inoltre fatta una distinzione tra aborto spontaneo ed interruzione volontaria di gravidanza. Lo strumento somministrato per analizzare la nostra popolazione sul versante psicologico è stato una batteria di tre questionari: - Questionario sullo stato di salute SF-36_(36 item) Un test multi-dimensionale articolato attraverso 36 domande che permettono di assemblare 8 differenti scale. Si riferiscono concettualmente a 8 domini di salute: AF-attività fisica (10 domande); RP-limitazioni di ruolo dovute alla salute fisica (4 domande); RE-limitazioni di ruolo dovute allo stato emotivo (3 domande); BP-dolore fisico (2 domande); GH-percezione dello stato di salute generale (5 domande); VT-vitalità (4 domande); SF-attività sociali (2 domande); MH- salute mentale (5 domande). In considerazione a questo test, abbiamo dato importanza all’aspetto della salute psicologica - emotiva (AS: limitazioni nella attività di tipo sociale, RE: limitazioni delle attività specifiche del suo ruolo dovute a problemi Emotivi, SM: Salute Mentale). Per l’interpretazione dei risultati del questionario dell’SF-36 si è andato a valutare come la percezione che una persona ha della propria salute dipende non solo da una serie di fattori specifici e relativi alla salute (come le malattie acute e croniche, le terapie farmacologiche e non) ma anche da alcuni fattori legati all’età ed al genere sessuale (maschi o femmine). I risultati sono presentati avendo come riferimento non tutta la popolazione degli italiani, ma solo quelli di età e sesso simili a quelli del campione preso in esame. I test sono stati corretti seguendo il traduttore automatico presente nel lavoro di Apolone et al. [5]. - 97 - - Perinatal Grief Scale PSG_(33 item) Scala utilizzata per indagare le varie dimensioni della perdita in gravidanza (Figura 2). Suddividibile in tre sottoscale che individuano: dolore attivo; difficoltà di fronteggiamento; disperazione. Riguardo al PSG, i punteggi più alti riflettono più intenso dolore ed una somma superiore a 90 indica una possibile morbilità psichiatrica [70]. - Multidimensional Scale of Perceived Social Support - MSPSS_(12 item) Scala utilizzata per valutare il supporto sociale percepito dai familiari e amici. Riguardo al MSPSS, il range del punteggio va da 7 a 84 punti e l’algoritmo di valutazione prevederà: totale = 69 – 84 alta acuità/intensità totale = 49 – 68 moderata acuità/intensità totale = 12 – 48 lieve acuità/intensità In questo caso per l’algoritmo di calcolo sono state seguite le linee presenti nell’articolo di Zimet et al. [67-68]. In Figura 16 il modello di questionari somministrato alle pazienti, in lingua italiana ed in lingua inglese. - 98 - - 99 - - 100 - - 101 - Fig. 16 – Batteria di questionari fornita alle pazienti, in italiano e in inglese. - 102 - Mentre lo strumento somministrato al personale infermieristico per valutare il livello di conoscenza e preparazione riguardo l’assistenza alle donne è stato creato e validato in collaborazione con la psicologa del dipartimento materno – infantile dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Santa Maria della Misericordia” di Udine. Il test è composto da 8 domande, ognuna con scelta dicotomica (vedi Fig. 17). Fig. 17 – Questionario fornito al personale infermieristico. - 103 - Per stimare la distribuzione delle caratteristiche materne nel gruppo di donne gravide analizzate è stata applicata un’analisi statistica descrittiva. Sono state quindi individuate le donne che hanno subito un aborto spontaneo e quelle che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza. La prevalenza delle diverse caratteristiche della nostra popolazione è stata calcolata valutando il rapporto tra il numero di pazienti con una determinata caratteristica ed il totale della popolazione. - 104 - 6.3 Risultati Caratteristiche della popolazione. Tra giugno e ottobre 2013 sono state sottoposte allo studio 149 pazienti. Di queste, 90 pazienti (60.4%) erano italiane e 59 (39.6%) erano straniere. 77 pazienti (52%) hanno avuto un ricovero per aborto spontaneo mentre 72 (48%) per un’interruzione volontaria di gravidanza. Sul campione totale, 102 pazienti si sono rifiutate di partecipare allo studio, di queste 52 (50.9%) erano straniere. Le restanti pazienti sono state sottoposte al nostro studio previo consenso informato. La nostra popolazione è stata quindi formata dalle 47 pazienti (7 straniere) che hanno compilato la batteria di questionari forniti. Le caratteristiche della popolazione analizzata sono presentate nella tabella 3. CARATTERISTICHE Età media, anni (± SD) POPOLAZIONE (n = 47) 34.85 anni (± 7.48) Nazionalità - italiane 80.11% (40) - straniere 14.89% (7) Titolo di studio: - nessuno o licenza di scuola elementare 6.38% (3) - licenza di scuola media inferiore 17.02% (8) - diploma e maturità di scuola media superiore 44.68% (21) - laurea o altro titolo universitario 31.92% (15) Stato civile: - nubile 38.30% (18) - coniugato 57.45% (27) - separato/divorziato 2.13% (1) - vedova 2.13% (1) Parità: - Nullipare 44.68% (21) - Pluripare 55.32% (26) Ricovero per: - aborto spontaneo 57.45% (27) - interruzione volontaria di gravidanza 42.55% (20) Aborti precedenti 29.78% (14) IVG precedenti 19.15% (9) Età gestazionale 8 settimane + 5 giorni di gestazione + 12 giorni di gestazione Tab. 3 – Caratteristiche della popolazione esaminata. - 105 - Le 47 pazienti sottoposte alla studio avevano un’età compresa tra 17 e 47 anni (media 34.85 anni ± 7.48). Di queste, 27 (57.45%) avevano subito un aborto spontaneo, mentre 20 (42.55%) si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza. Delle 47 pazienti del campione totale, 21 (44.68%) avevano un diploma di scuola media superiore, mentre 15 (31.92%) avevano una laurea o altro diploma universitario. La maggior parte della nostra popolazione era composta da italiane (80.1% - 40), coniugate (57.45% - 27), pluripare (55.32% - 26). Circa metà delle nostre pazienti (51% - 24) aveva già sperimentato l’esperienza di un pregresso aborto o di un’interruzione volontaria di gravidanza. Gli aborti erano avvenuti nel periodo tra la 6^ e la 12^ settimana di gestazione (SG), in media alla 8^ settimana + 5 giorni di gestazione ± 12 giorni. - 106 - Rappresentazioni grafiche delle caratteristiche della nostra popolazione Fasce di età della nostra popolazione 30 25 20 29 15 10 5 12 7 0 17-25 26-35 17-25 26-35 36-47 36-47 Motivo ricovero nella popolazione 27 aborto spontaneo 20 interruzione volontaria di gravidanza - 107 - Nazionalità della nostra popolazione 40 7 Italiane Straniere Titolo di studio della nostra popolazione 21 15 3 8 licenza di scuola elementare licenza di scuola media inferiore diploma e maturità di scuola media superiore laurea o altro titolo universitario - 108 - Stato civile della nostra popolazione 18 27 1 Nubile 1 Coniugata Separata Vedova Numero gravidanze precedenti nella popolazione 30 25 20 15 10 5 26 14 0 9 0 nati vivi nati vivi nati morti nati morti aborti spontanei precedenti aborti spontanei precedenti interruzioni volontarie precedenti interruzioni volontarie precedenti - 109 - Caratteristiche delle pazienti che hanno subito un aborto spontaneo. Le 27 (57.45%) pazienti sottoposte ad aborto spontaneo avevano un’età compresa tra 28 e 47 anni (media 38.19 anni ± 4.11). Di queste 27 pazienti, 11 (40.74%) pazienti avevano un diploma di scuola media superiore, mentre 10 (37.04%) avevano una laurea o altro diploma universitario. La maggior parte della nostra popolazione era composta da italiane (92.59% - 25), coniugate (66.67% - 18), pluripare (55.56% - 15). Poco più della metà delle nostre pazienti (51.85% - 14) aveva già sperimentato l’esperienza di un pregresso aborto o di un’interruzione volontaria di gravidanza. Gli aborti spontanei erano avvenuti nel periodo tra la 7^ e la 12^ settimana di gestazione, in media alla 9^ settimana + 3 giorni di gestazione ± 9 giorni. Rappresentazioni grafiche delle caratteristiche delle pazienti che hanno subito aborto spontaneo Fasce di età delle pazienti che hanno subito un aborto spontaneo 20 15 20 10 0 5 7 0 17-25 26-35 17-25 26-35 36-47 36-47 - 110 - Nazionalità delle pazienti che hanno subito aborto spontaneo 25 2 Italiane Straniere Titolo di studio delle pazienti che hanno subito aborto spontaneo 3 3 10 11 licenza di scuola elementare licenza di scuola media inferiore diploma e maturità di scuola media superiore laurea o altro titolo universitario - 111 - Stato civile nelle pazienti che hanno subito aborto spontaneo 18 9 Nubile Coniugata Numero gravidanze precedenti nelle pazienti che hanno subito aborto spontaneo 15 10 15 10 5 0 4 0 nati vivi nati vivi nati morti nati morti aborti spontanei precedenti aborti spontanei precedenti interruzioni volontarie precedenti interruzioni volontarie precedenti - 112 - Caratteristiche delle pazienti che si sono sottoposte ad un’interruzione volontaria di gravidanza. Le 20 (42.55%) pazienti sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza avevano un’età compresa tra 17 e 42 anni (media 30.35 anni ± 8.57). Di queste 20 pazienti, 10 (50%) pazienti avevano un diploma di scuola media superiore, mentre 5 (25%) avevano una laurea o altro diploma universitario. La maggior parte della popolazione era composta da italiane (75% - 15), pluripare (55% - 11). Mentre per ciò che riguarda lo stato civile, si aveva un’uguale percentuale per donne nubili (45% - 9) o coniugate (45% - 9). Poco meno della metà delle nostre pazienti (45% - 9) aveva già sperimentato l’esperienza di un pregresso aborto o di un’interruzione volontaria di gravidanza. Le interruzioni volontarie di gravidanza erano avvenute tra la 6^ e la 10^ settimana di gestazione, in media alla 8^ settimana + 1 giorni di gestazione ± 6 giorni. Rappresentazioni grafiche delle caratteristiche delle pazienti che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza Fasce di età delle pazienti che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza 8 6 4 7 8 5 2 0 17-25 26-35 17-25 26-35 36-47 36-47 - 113 - Nazionalità delle pazienti che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza 15 5 Italiane Straniere Titolo di studio della popolazione delle pazienti che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza 10 5 5 0 licenza di scuola elementare licenza di scuola media inferiore diploma e maturità di scuola media superiore laurea o altro titolo universitario - 114 - Stato civile nelle pazienti che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza 9 9 1 Nubile 1 Coniugata Separata Vedova Numero gravidanze precedenti nelle pazienti che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza 12 10 8 6 4 2 0 11 0 nati vivi nati vivi nati morti nati morti 4 5 aborti spontanei precedenti interruzioni volontarie precedenti aborti spontanei precedenti interruzioni volontarie precedenti - 115 - Dati dei questionari in rapporto alla popolazione a rischio. Nell’intera popolazione i risultati di rischio emersi dai questionari sono descritti in tabella 4. Vengono prese in esame sole le donne che risultano avere un risultato inferiore a 49 per il questionario SF-36, un risultato maggiore a 90 per il PSG ed un risultato tra 12 e 68 per le donne che percepivano un lieve o moderato supporto sociale nel MSPSS. QUESTIONARI POPOLAZIONE A RISCHIO (n = 47) SF36 - - limitazioni nella attività di tipo sociale (6) ♦ aborto spontaneo 16.67% (1) ♦ IVG 83.33% (5) limitazioni delle attività specifiche del suo ruolo dovute a problemi emotivi - 12.77% 48.94% (23) ♦ aborto spontaneo 52.17% (12) ♦ IVG 47.83% (11) salute mentale 36.17% (17) ♦ aborto spontaneo 35.29% ♦ IVG 64.71% (11) PSG (6) 89.36% (42) ♦ aborto spontaneo 54.76% (23) ♦ IVG 45.24% (19) LIEVE INTENSITA’ MSPSS MODERATA INTENSITA’ 4.65% (2) 32.55% (14) ♦ aborto spontaneo 0% (0) 57.14% (8) ♦ IVG 100% (2) 42.86% (6) Tab. 4 – Risultati a rischio. I risultati evidenziano che in una popolazione di 47 donne, per ciò che riguarda l’SF-36 c’è una buona percentuale di esse che manifesta difficoltà riguardo alla salute psicologica – emotiva: il 12.77% (6) di donne manifesta limitazioni nelle attività di tipo sociale; il 48.94% (23) manifesta limitazioni delle attività specifiche del suo ruolo, dovute a problemi emotivi; e il 36.17% (17) manifesta sequele a livello della propria salute mentale. Nel totale, a manifestare difficoltà in tutti e tre i campi, sono il 12.77% (6) della popolazione. Secondo il Perinatal Grief Scale, si può evidenziare come la maggior parte del campione, l’89.36% (42) manifesti grande dolore per la perdita appena avuta. - 116 - Mentre secondo la Multidimensional Scale of Perceived Social Support, si individua un 4.65% (2) di donne percepiscono un lieve supporto sociale ed il 32.55% (14) di donne percepisce un moderato supporto sociale. Sul campione totale, 4 (8.51%) donne non hanno compilato il test. Caratteristiche delle pazienti a rischio che hanno subito un aborto spontaneo. Delle 27 (57.45%) pazienti che subiscono un aborto spontaneo, nel questionario SF-36 risulta che 1 (16.67%) delle 6 donne della nostra popolazione manifesta limitazioni nelle attività di tipo sociale; 12 (52.17%) delle 23 donne del nostro campione manifesta limitazioni delle attività specifiche del suo ruolo, dovute a problemi emotivi; e 6 (35.29%) delle 17 donne sopra descritte manifestano sequele a livello della propria salute mentale. Nel totale, a manifestare difficoltà in tutti e tre i campi, c’è un’unica donna sui 6 casi totali (16.67%). Secondo il Perinatal Grief Scale, si può evidenziare come la maggior parte (85.19% - 23) delle donne che subiscono un aborto spontaneo, manifesti grande dolore per la perdita appena avuta. Mentre secondo la Multidimensional Scale of Perceived Social Support, si individua una percentuale nulla 0% di donne che risentono di un lieve supporto sociale ed un 57.14% (8) di donne che risentono di un moderato supporto sociale percepito. Caratteristiche delle pazienti a rischio che si sono sottoposte ad un’interruzione volontaria di gravidanza. Delle 20 (42.55%) pazienti sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza, nel questionario SF-36 risulta che 5 (83.33%) delle donne della nostra popolazione manifesta limitazioni nelle attività di tipo sociale; 11 (47.83%) delle 23 donne del nostro campione manifesta limitazioni delle attività specifiche del suo ruolo, dovute a problemi emotivi; e 11 (64.71%) delle 17 donne sopra descritte manifesta sequele a livello della propria salute mentale. Nel totale, a manifestare difficoltà in tutti e tre i campi, ci sono 5 donne su 6 casi totali (83.33%). Secondo il Perinatal Grief Scale, si può evidenziare come meno della metà (45.24% - 19) delle donne che subiscono un’interruzione volontaria di gravidanza, manifesti grande dolore per la perdita appena avuta. Mentre secondo la Multidimensional Scale of Perceived Social Support, si individua una percentuale totale del 100% (2) di donne che risentono un lieve supporto sociale ed un 42.86% (6) di donne che risentono di un moderato supporto sociale percepito. - 117 - Caratteristiche della popolazione positiva a tutti e tre i test. Dei 47 casi analizzati, solamente 3 (6.38%) donne avevano una positività a tutti e tre i questionari. Il range di età oscillava tra i 19 ed i 41 anni con un’età media di 30.33 anni e tutte erano di nazionalità italiana. Il titolo di studio in queste pazienti era un diploma di scuola media superiore o una laurea. Le 3 donne si erano sottoposte all’interruzione volontaria di gravidanza alla 9^ SG. 2 donne avevano già figli a casa, non avendo subito mai precedenti aborti; mentre l’unica nullipara, aveva già sperimentato in precedenza un’interruzione volontaria di gravidanza. Caratteristiche della popolazione positiva al Questionario sulla salute fisica. Dei 47 casi analizzati, a manifestare difficoltà in tutti e tre i campi, erano il 12.77% (6) della popolazione. Il range di età oscillava tra i 19 ed i 44 anni con un’età media di 36.5 anni e tutte erano di nazionalità italiana. Il titolo di studio in queste pazienti era un diploma di scuola media superiore o una laurea. Delle 6 donne, 5 si erano sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza e 1 ha subito un aborto spontaneo. 5 donne avevano già figli a casa, non avendo subito mai precedenti aborti; mentre l’unica nullipara, aveva già sperimentato in precedenza un’interruzione volontaria di gravidanza. Caratteristiche della popolazione positiva al Perinatal Grief Scale. Dei 47 casi analizzati, 42 (89.36%) donne avevano una positività al seguente questionario. Il range di età oscillava tra i 17 ed i 47 anni con un’età media di 35 anni ± 7.54 ed erano l’82.72% di nazionalità italiana e 6 (14.28%) straniere. Delle 42 donne, 23 (54.76%) avevano subito un aborto spontaneo, mentre 19 (45.24%) si erano sottoposte all’interruzione volontaria di gravidanza. Nella popolazione positiva a questo test 25 (59.52%) donne avevano già figli a casa; e la metà (21 – 50%) aveva già sperimentato l’esperienza di un pregresso aborto o di un’interruzione volontaria di gravidanza. - 118 - Caratteristiche della popolazione positiva al Multidimensional Scale of Perceived Social Support. Dei 47 casi analizzati, 2 (4.26%) donne avevano percepito un lieve supporto sociale e 14 (29.79%) donne avevano avvertito un moderato supporto sociale. Il range di età oscillava tra i 18 ed i 42 anni con un’età media di 33.13 anni ± 8.06 ed erano tutte di nazionalità italiana, a parte 3. Delle 16 donne, 8 (50%) avevano subito un aborto spontaneo e 8 (50%) si erano sottoposte all’interruzione volontaria di gravidanza. Nella popolazione positiva a questo test 9 (56.25%) donne avevano già figli a casa; e più della metà (10 – 6.25%) avevano già sperimentato l’esperienza di un pregresso aborto o di un’interruzione volontaria di gravidanza. Risultati del questionario somministrato al personale sanitario. Il questionario è stato somministrato a 18 infermiere del reparto della Clinica Ginecologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Santa Maria della Misericordia” di Udine. Tutte hanno ritenuto che l’aborto spontaneo comportasse delle sequele psicologiche per la donna colpita. Mentre l’11.11% (2) ritiene che l’aborto volontario non comporti delle sequele psicologiche per la donna colpita. Nessuna delle infermiere ritiene che l’impatto psicologico dell’aborto spontaneo e dell’aborto volontario sia uguale, di queste il 61.11% (11) ritiene che sia l’aborto spontaneo a comportare maggiori problemi, contro il 38.89% (7) che lo ritiene invece per l’aborto volontario. Invece, per ciò che riguarda il sapersi porre alle donne in difficoltà, abbiamo riscontrato risposte contrastanti: 9 (50%) saprebbero come porsi alle donne a differenza delle altre 9 (50%) che si dimostra incapace ad approcciarsi. In base alla propria preparazione il 66.67% (12) delle infermiere ritiene di aver fornito un valido supporto alle donne in difficoltà indipendentemente dal tipo di aborto considerato, contro i 43.33% (6). Riguardo al primo intervento fornito alle donne, il 61.11% (11) ritiene di avere già un’adeguata preparazione, a differenza del 38.89% (7) che non si sente pronto. Tutte le infermiere hanno risposto in modo positivo sulla necessità di lavorare in collaborazione con una figura come quella dello psicologo o di un gruppo di mutuo-aiuto. Infine, anche per l’ultima domanda tutte le infermiere sono state concordi per la necessità di un corso di aggiornamento per apprendere tecniche o consigli per un miglior approccio alla paziente. - 119 - 6.4 Discussione Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’impatto psicologico delle donne che hanno subito un aborto spontaneo o che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza, cercando di individuare le caratteristiche delle donne a rischio di evoluzione in problematiche di tipo psicologico. Questo è stato fatto per dare la possibilità al personale sanitario di fornire una migliore assistenza primaria, in previsione di un eventuale indirizzamento delle pazienti che lo necessitano, verso un secondo livello di assistenza (ad esempio, un colloquio con lo psicologo). Il dato più evidente che emerge dal nostro studio, è la grande percentuale di donne che ha rifiutato di parteciparvi (102 su 149). Questo dato ci ha fatto ragionare sulle caratteristiche della popolazione che in primis si è rifiutata di rispondere ai questionari. Delle 102 donne non si ha un dato significativo rispetto al tipo di intervento, sia esso per aborto spontaneo (50 - 49.02%) o per interruzione di gravidanza (52 – 50.98%). Invece un dato importante risulta essere quello riguardante la nazionalità delle pazienti che si sono rifiutate. Sul campione totale, 52 donne che non hanno voluto partecipare allo studio erano straniere (su un totale di 59), a differenza del 55% delle italiane. Un altro problema che ci siamo posti era il timing di somministrazione del test, problema di egual misura sia nel caso di aborto spontaneo che nel caso di interruzione volontaria di gravidanza. Per le donne che avevano subito un aborto spontaneo è risultato prematuro porre domande al momento del raschiamento, trovandosi nell’istante decisivo di perdita del proprio bambino. Molte delle donne a cui era stato offerto il questionario si trovavano già in uno stato di crisi di pianto ed in quel momento non erano in grado di affrontare il fatto appena successo. Mentre, per le donne che avevano affrontato l’interruzione volontaria di gravidanza il rifiuto, verosimilmente, nasceva dal fatto che la decisione di interrompere la gravidanza viene prevalentemente presa su un piano razionale che non lascia spazio nell’immediato dell’evento al lato emotivo dell’atto. - 120 - Ora andando a valutare il nostro campione, per quanto riguarda l’età media delle donne che hanno subito un aborto spontaneo, questa è di 38.19 anni ± 4.11 con un range compreso tra i 28 ed i 47 anni, nettamente superiore all’età media italiana della gravidanza in Italia che è di 32.5 anni per le italiane mentre scende a 29.1 anni per le straniere [12]. Questo dato semplicemente a conferma della nota relazione tra aumento dell’età materna e aumento del rischio di aborto. Mentre l’età media delle donne che avevano subito un’interruzione volontaria di gravidanza è di 30.35 ± 8.57 con un range compreso tra i 17 ed i 42 anni. In questo caso si nota come l’età media sia inferiore a quella italiana e ciò può essere relato alla scelta di voler abortire, perché ancora non pronte ad affrontare una gravidanza per possibili motivi quali difficoltà economiche, lavorative, assenza di una vera e propria famiglia. Il questionario sulla Salute Fisica evidenzia che chi ha difficoltà psicologiche - emotive presenta difficoltà anche negli altri due aspetti. Per quanto riguarda l’aborto spontaneo si evidenzia una maggiore difficoltà per le limitazioni delle attività specifiche del suo ruolo, dovute a problemi emotivi (12 -52.17%- donne su 23 della popolazione a rischio), questo è dato dal fatto che per queste donne la gravidanza era desiderata e la perdita mette in dubbio il ruolo di donna come madre sulla propria capacità di portare a termine la gravidanza [11]. Mentre per l’interruzione volontaria di gravidanza si presentano maggiori difficoltà per ciò che riguarda le limitazioni nelle attività di tipo sociale (5 -83.33%- donne su 6 della popolazione a rischio) e rispetto alla salute mentale (11 -64.71%- donne su 17 della popolazione a rischio). Questo è dato dal fatto che le donne che decidono di abortire spesso si sentono sole a prendere una decisione di questo tipo, chiudendosi in se stesse, incapaci di chiedere aiuto [58]. Per le 6 (12.77%) donne che hanno avuto difficoltà in tutte le sfere indagate dall’SF-36, 5 di esse si erano sottoposte ad interruzione di gravidanza e avevano già figli a casa. Questo è un indicatore, seppur limitato, del fatto che avere figli a casa non sia un fattore protettivo [40], anche se, in questo caso, l’aborto non era avvenuto per cause spontanee. Questo si ricollega al fatto che le donne quando devono prendere questa decisione molto spesso sono abbandonate a loro stesse e per preservarsi lasciano spazio solo alla razionalità della scelta fatta [58]. Nel Perinatal Grief Scale la maggior parte (42 – 89.36%) delle donne risulta essere positiva al test. Questo ci ha fatto ragionare sull’inefficacia del test per un campione così ridotto. - 121 - Siamo così andati ad analizzare i 5 (10.64%) casi che non presentano problemi, dove si evidenzia che 4 donne erano di nazionalità italiana e avevano subito un aborto spontaneo, mentre l’ultima donna era straniera e si era sottoposta ad interruzione volontaria di gravidanza. Anche analizzando le altre caratteristiche di queste donne non si rilevano particolari fattori protettivi che possano farci riflettere su come poter prevenire le varie dimensioni del dolore in riferimento alla perdita [64]. Nel Multidimensional Scale of Perceived Social Support si nota come, chi si sottopone ad interruzione volontaria di gravidanza presenti un minore livello di supporto sociale. Dei 16 (34.04%) casi a rischio, le 2 (4.26%) donne che presentano una sensazione di minor sostegno percepito sono quelle che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza. Questo è un dato che ci può far notare come le donne che subiscono un aborto spontaneo, solitamente percepiscono un maggiore sostegno (16 – 34.04%) a differenza di chi si sottopone ad interruzione volontaria di gravidanza [32]. Queste ultime donne si trovano sole a dover prendere questa decisione perché, anche se è presente un compagno, questo lascia prendere la decisione alla donna, abbandonandola a se stessa. Così facendo vengono messe le basi per una crisi che può colpire la coppia dopo un simile intervento, il che succede, come sostiene anche Brier [14], a causa dei diversi modi di reagire alla perdita da parte dell’uomo, dalla minor necessità di pianto e di parlare della perdita. In letteratura si attesta anche che la mancanza di supporto sociale è associata a reazioni di dolore maggiormente intense [64], oltre al fatto che può provocare un senso di isolamento e di “non merito” e un possibile insuccesso sia nella risoluzione di eventuali problemi psicologici [30], sia nella “sana” risoluzione del processo di dolore [57]. Della nostra popolazione, solo 3 (6.38%) donne erano risultate positive a tutte e tre i questionari e tutte si erano sottoposte ad un’interruzione volontaria di gravidanza. La percentuale è bassissima per ricercarvi all’interno dei fattori di rischio, però dai pochi dati che abbiamo si possono ricavare comunque informazioni preziose. Ad esempio, avere figli a casa non aiuta le donne a reagire meglio alla perdita, anzi, questo può provocare disagi al figlio a casa. Inoltre aver subito già un’interruzione volontaria di gravidanza non ha aiutato; questo evidenzia la mancanza di un corretto counseling o supporto al momento dell’intervento precedente. In questo caso, la donna in riferimento aveva 19 anni e si - 122 - era sottoposta ad interruzione di gravidanza la prima volta a fine maggio e successivamente a metà luglio dello stesso anno. Per ciò che riguarda il personale sanitario coinvolto in questo processo di dolore si evidenzia come tutte le infermiere ritengano che l’aborto spontaneo comporti delle sequele psicologiche, a differenza dell’interruzione volontaria di gravidanza che vede 2 (11.11%) infermiere convinte del fatto che questo intervento non comporti problematiche. Questo è dato dal fatto che la scelta di voler abortire viene ritenuta una scelta volontaria e consapevole e quindi per questo motivo sembra non poter creare problemi psicologici. Correlato a questo si nota come nessuna delle infermiere ritenga che l’impatto psicologico dell’aborto spontaneo e dell’aborto volontario sia uguale, con una leggera maggioranza (61.11% - 11) nel dire che sia l’aborto spontaneo a comportare maggiori problemi, contro il 38.89% (7) che ritiene invece sia l’aborto volontario. C’è ancora molta indecisione sul sapersi porre alle donne in difficoltà, infatti, 9 (50%) infermiere hanno risposto che saprebbero come porsi alle donne, a differenza delle altre 9 (50%) che si dimostra incapace ad approcciarsi. Problema quindi vivo all’interno del personale sanitario. In generale, le infermiere ritengono di sapersi approcciare alle donne in difficoltà e di avere un’adeguata preparazione. Tutte hanno comunque risposto in senso positivo sulla necessità di lavorare in collaborazione con una figura come quella dello psicologo o di un gruppo di mutuo-aiuto. Infatti, il ruolo specifico dell’infermiere non è quello di assistere la donna a livello psicologico, ma è quello di fornire l’assistenza infermieristica ed un primo livello di aiuto, in un così delicato momento, facendo da tramite verso la figura dello psicologo. Il momento del ricovero risulta essere una fase della catena di montaggio che vede entrare le donne la mattina per l’intervento e uscire la sera con un peso in meno nel proprio corpo e molto grande nel cuore. Infine, tutte le infermiere sono state concordi nella necessità di un corso di aggiornamento per apprendere tecniche o consigli per un miglior approccio alla paziente. Bisogna trovare un modo per investigare le problematiche psicologiche delle donne che abortiscono senza utilizzare questionari. Oltre ad imparare quale sia, a seconda del tipo di paziente, il tipo di approccio da poter fornire in un momento di difficoltà. - 123 - I limiti dello studio sono molti, a partire dal piccolo numero di casi presi in considerazione, causa rifiuto delle pazienti. Questo ci ha fatto ragionare sulla difficoltà effettiva che nasce da una simile perdita, sia essa per aborto spontaneo che per aborto volontario. Molto spesso queste donne tendono a vivere male il proprio dolore, ritrovandosi in un luogo, quale quello della camera dell’ospedale, lontano e diverso dal luogo ospitale che può essere quello della propria casa. Inoltre l’intervento infermieristico da poter mettere in atto non è semplice, perché esso deve esser tempestivo e deve servire ad individuare subito le donne maggiormente a rischio. Questo può essere attuato in due tempi: 1. durante il ricovero, sostenendo la paziente, lasciando spazio ai suoi sentimenti e alle sue emozioni che scaturiscono da una simile perdita; 2. durante la consegna dell’esame istologico, affiancando il medico, in modo da valutare dopo circa 4 settimane dall’aborto quali siano le emozioni e le sensazioni percepite riguardo alla perdita. Questo momento può rivelarsi utile anche a fornire altre informazioni riguardo ad aiuti o sostegni che possono essergli forniti dalla figura dello psicologo o da un gruppo di donne nella sua stessa situazione. - 124 - 6.5 Conclusioni Concludendo, lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’impatto psicologico delle donne che hanno subito un aborto spontaneo o che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza, cercando di individuare le caratteristiche delle pazienti a rischio di evoluzione in problematiche di tipo psicologico. Questo risulta necessario per indirizzare la figura dell’infermiere verso possibili interventi tempestivi in un momento così delicato o per divenire il tramite con lo psicologo. Abbiamo individuato un percorso attuabile in due tempi, il primo con un intervento immediato durante il ricovero ed uno dilazionato a distanza di quattro settimane dall’evento per consentire all’infermiere di approcciarsi alle pazienti nel momento in cui esse sono in grado di affrontare sul piano emotivo la perdita. - 125 - BIBLIOGRAFIA: 1. ADOLFSSON A. “Applying heidegger’s interpretive phenomenology to women’s miscarriage experience.” Psychol Res Behav Manag 3: 75–79. (2010) 2. ADOLFSSON A. “Women’s well-being improves after missed miscarriage with more active support and application of Swanson’s Caring Theory.” Psychol Res Behav Manag 4: 1–9. (2011) 3. 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