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Mostra, Nerone - Gallery
Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma Nerone Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino 12 aprile – 18 settembre 2011 La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma dedica una grande mostra a Nerone, confermando così un ciclo espositivo incentrato sulle figure degli imperatori e cominciato nel 2009 con Vespasiano. La mostra, che si terrà dal 12 aprile al 18 settembre 2011, si articola attraverso un suggestivo percorso che inizia dalla Curia Iulia con i ritratti dell’imperatore e della famiglia e la leggenda nera: Nerone nella pittura storica, con dipinti e sculture di età moderna che ne dimostrano la fama nei secoli. Si prosegue nel tempio di Romolo con un video wall dove viene proiettata un’antologia cinematografica che ha come protagonista Nerone nelle celebri interpretazioni, solo per citarne alcune, di Petrolini, Peter Ustinov e Alberto Sordi. Nel Criptoportico neroniano si affronta il tema del lusso sfrenato profuso nei palazzi neroniani e la propaganda attraverso iscrizioni e rilievi che ne raccontano le gesta. Nel Museo Palatino è illustrata la fastosità della Domus Transitoria, il palazzo costruito da Nerone prima dell’incendio, non solo attraverso affreschi e marmi policromi, ma anche, e per la prima volta, con un video che ne ipotizza una ricostruzione in 3D. La mostra si conclude al II ordine del Colosseo con la storia del grande incendio del 64 d.C. e la costruzione della Domus Aurea. Nel percorso i visitatori, e questa è una vera e propria novità, potranno osservare da vicino settori delle residenze neroniane ancora in corso di scavo. Come ad esempio agli Orti Farnesiani, ove sono riemersi importanti resti della Domus Tiberiana, il Palazzo dove Nerone visse insieme al patrigno Claudio, che lo adottò, e alla madre Agrippina e dove fu proclamato imperatore. Ancora, sulla Vigna Barberini si potrà vedere dall’alto e approfondire attraverso un filmato - quanto resta della ipotizzata Coenatio rotunda, la famosa sala da pranzo girevole nominata da Svetonio, riemersa dagli scavi alla fine del 2009. Nerone: nota biografica Nerone (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel 50 d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva sposato sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo la condanna a morte di Messalina nel 48; fino ad allora egli era stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia un nobile vicino alla famiglia imperiale ma con poche chance di salire al trono, anche se, tramite la madre, discendeva direttamente da Augusto. Se, alla morte di Claudio, nel 54 egli sopravanzò Britannico, il figlio di Claudio e Messalina, fu proprio grazie ad Agrippina. Il regno di Nerone conobbe due fasi: dei primi cinque anni c’è una memoria positiva, l’imperatore governò in accordo con il Senato grazie a consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il 62 il principe mostrò però un nuovo volto: fece uccidere la madre (59), ruppe con il Senato e lo scandalizzò esibendosi in pubblico mentre cantava e suonava la cetra. Nerone ottenne così il favore popolare, ma non evitò la crisi con il Senato, che sfociò nel 65 in una prima grave congiura. Le frequenti stravaganze, le condanne a morte di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64 e le difficoltà nell’approvvigionamento di Roma causarono la sua fine. Nel 68 Nerone non seppe reagire alle prime ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose, inducendolo a uccidersi. Con Nerone finì la dinastia giulio-claudia: egli si era sposato tre volte (con Claudia Ottavia, la sorella di Britannico, messa a morte nel 62, con Poppea Sabina, già sua amante, uccisa con un calcio nel 65, mentre era incinta, e infine con Statilia Messalina, che gli sopravvisse), ma non lasciò eredi. La mostra, che riunisce poco meno di 200 pezzi tra sculture, rilievi, affreschi, dipinti e reperti di recenti scavi, è curata da Maria Antonietta Tomei e Rossella Rea, e si è avvalsa di un comitato scientifico di illustri studiosi (Heinz-Jürgen Beste, Andrea Giardina, Henner von Hesberg, Clementina Panella, Marisa Ranieri Panetta, Alessandro Viscogliosi) presieduto dal Direttore generale per le antichità Luigi Malnati e coordinato dalla Soprintendente, Anna Maria Moretti. L’idea centrale della mostra Figura dalla personalità contrastante, come ben si coglie dalle testimonianze letterarie degli autori antichi ai quali è stato dato il giusto risalto nel percorso espositivo, Nerone fu certamente un uomo di notevole talento, di grande ingegno e di ancor più grande energia, qualunque siano state le sue innegabili e numerose colpe. Dopo la sua morte molte delle statue che lo raffiguravano furono distrutte, il suo nome fu cancellato dalle iscrizioni, la sua testa radiata sul Colosso fu sostituita con quella del rude Vespasiano. Sebbene fino ai nostri giorni si sia perpetuata l’immagine di Nerone matricida, distruttore apocalittico di Roma, mostruoso nemico di Cristo sotto il cui regno subirono il martirio i santi Pietro e Paolo, Nerone godette un favore postumo che non ha eguali nell’antichità. Se gli episodi più sensazionali e scandalosi della sua vita hanno colpito e interessato i posteri fino ai giorni nostri, sia pure in una luce fosca in parte aumentata da una tradizione letteraria ostile, questo è stato possibile perché lo stesso Nerone, che “ambiva all’immortalità e alla fama imperitura”, come dice Svetonio (Nerone, 55), ne fu in gran parte il drammaturgo. 1 COMUNICATO STAMPA È per questo che la mostra sull’ultimo imperatore giulio-claudio - che si caratterizzò nel corso del suo regno (54-68 d.C.) per un’attività edilizia straordinaria, che lasciò un segno profondo nella storia dell’architettura e dell’urbanistica - vuol far rivivere Nerone nei luoghi in cui visse e operò. E soprattutto a Roma, nell’area del Foro romano-Palatino e nella valle del Colosseo questo è possibile, non solo perché qui si pone il centro dell’im pero, ma anche perché gli scavi effettuati, e ancora in corso, stanno riportando alla luce importanti settori delle costruzioni neroniane. Il secondo grande tema della mostra è per l’appunto Roma, con i grandiosi programmi edilizi avviati dall’imperatore dal 64 al 68 d.C. e che hanno fortemente contribuito a ridisegnare il piano urbanistico della capitale. Il tema è affrontato in maniera esaustiva nel II ambulacro del Colosseo dove le numerose scoperte archeologiche e i recenti studi condotti sulla Domus Aurea consentono di offrire al pubblico un quadro aggiornato dello stato delle conoscenze. Al Colosseo sono allestiti i settori espositivi dedicati a due aspetti peculiari del regno di Nerone: il grande incendio del 64 e la costruzione della Domus Aurea, la vasta residenza rimasta incompiuta. Nell’opinione comune la Domus Aurea coincide con il grandioso complesso conservatosi ai piedi del colle Oppio: lungo il percorso espositivo sarà possibile apprezzarne la reale estensione, dal colle Palatino fino all’attuale area della Basilica di S. Clemente attraverso l’altura della Velia, il colle Oppio, la valle del Colosseo e il Celio. Una dimora formata da vari nuclei, in gran parte già di proprietà del demanio imperiale, e da ampi spazi verdi liberalmente aperti agli abitanti della Capitale. L’evolversi del disastroso incendio è seguito, sulla base del resoconto di Tacito, dal primo focolaio divampato nel Circo Massimo nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 fino all’estinzione, nove giorni dopo, e alla constatazione dei danni: le cospicue tracce dell’incendio rinvenute nella valle del Colosseo e lungo le pendici orientali del Palatino nel corso degli scavi condotti dal 1986 a oggi, sono per la prima volta offerte al grande pubblico. Il lusso e lo sfarzo della residenza romana caratterizzano anche le ville laziali di Nerone, ad Anzio e a Subiaco, e si riflettono, reinterpretati secondo un gusto provinciale, nella pittura pompeiana, di cui sono esposti numerosi esempi. Sulla parete esterna della Curia, visibile da via dei Fori imperiali, durante tutto il periodo della mostra verranno proiettate delle immagini di Nerone, nelle ore serali, a cura di Livia Cannella, architetto che ha già realizzato numerosi allestimenti luminosi al Colosseo, ai Mercati traianei, a Villa Adriana. Il progetto d’allestimento della mostra è realizzato dall’architetto Andrea Mandara, il progetto illuminotecnico degli spazi espositivi è curato dall’architetto Alessandro Grassia. L’ideazione e la selezione di immagini dell’antologia cinematografica Nerone superstar, proiettato al Tempio di Romolo e al Colosseo, sono di Raffaele Rivieccio, con la collaborazione di Flavio Barbaro. I video che ripropongono le ipotesi ricostruttive in 3D della Domus Aurea e della Domus Transitoria sono realizzate dalla Studio associato degli architetti Stefano Borghini e Raffaele Carlani (Progetto KatatexiLux). La realizzazione del video della Coenatio Rotunda è stato realizzato dalla Imagimotion su rilievo e modellazione tridimensionale a cura della Tecno-Art. Il volume pubblicato da Electa, curato da Rossella Rea e Maria Antonietta Tomei, focalizza, così come la mostra, l’attenzione su alcuni aspetti del Principato di Nerone. È il caso della politica economica, della profonda cultura ellenica, dell’iniziale disinteresse per gli spettacoli cruenti, dell’innovativa politica urbanistica e delle rivoluzionarie concezioni architettoniche. Viene messo a fuoco inoltre lo sforzo profuso per una razionale ricostruzione della città, nel tempo frequentemente devastata dagli incendi. I contributi sono firmati da: Andrea Giardina, Marisa Ranieri Panetta, Giacomo Agosti, Jerzy Miziołek, Giuseppe Pucci, Clementina Panella, Alessandro Viscogliosi, Henner von Hesberg, Maria Antonietta Tomei, Andrea Carandini, Heinz-Jürgen Beste, Matteo Cadario, Irene Bragantini, Rossella Rea, Emanuele Berti. Il percorso si apre e si chiude con video che propongono, all’ingresso, le più recenti ipotesi ricostruttive in 3D della Domus Aurea e, all’uscita, una selezione di immagini tratte dalla cinematografia cui si deve, in gran parte, il radicarsi nell’immaginario collettivo di un Nerone folle, istrionico, a tratti patetico. In breve le sezioni della mostra Curia Iulia: i ritratti/la famiglia/la leggenda nera: Nerone nella pittura storica Tempio di Romolo: Nerone nel cinema Criptoportico neroniano: il lusso del palazzo imperiale/la propaganda Museo Palatino: il lusso del palazzo imperiale Colosseo: prima, durante e dopo l’incendio/le residenze di Nerone 2 COMUNICATO STAMPA info e contatti Ufficio stampa Electa per la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma Gabriella Gatto tel. +39 06 47 497 462 [email protected] Ufficio stampa Electa Enrica Steffenini tel. +39 02 21563 433 [email protected] Informazioni tecniche Orari Dal 12 aprile al 31 agosto: 8.30-19.15 (ultimo ingresso ore 18.15). Dal 1° settembre al 18 settembre: 8.30-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00). Venerdì Santo chiusura anticipata alle ore 14.00 (ultimo ingresso ore 13.00). Non si effettua chiusura settimanale. La biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso intero euro 12,00 ridotto euro 7,50 Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Palatino e al Foro romano Informazioni e visite guidate Pierreci tel. +39.06.39967700 www.pierreci.it Per evitare le code in biglietteria è possibile acquistare il biglietto on line, tick@print, e per gli smartphone scaricare il programma i-Mibac su Applestore Catalogo della mostra Electa 3 INFO E CONTATTI colophon della mostra NERONE 12 APRILE – 18 SETTEMBRE 2011 ROMA, COLOSSEO, CURIA IULIA E TEMPIO DI ROMOLO AL FORO ROMANO, CRIPTOPORTICO NERONIANO, “DOMUS TIBERIANA” (SC AVI IN CORSO), MUSEO PALATINO, VIGNA BARBERINI, COENATIO ROTUNDA La mostra è promossa dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma in collaborazione con Electa Il comitato scientifico, presieduto dal Direttore Generale per le Antichità del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Luigi Malnati e diretto dal Soprintendente Speciale per i Beni Archeologici di Roma Anna Maria Moretti, ha compreso Heinz-Jürgen Beste, Andrea Giardina, Henner von Hesberg, Clementina Panella, Marisa Ranieri Panetta, Alessandro Viscogliosi Cura della mostra e del catalogo Rossella Rea Maria Antonietta Tomei Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma Soprintendente Anna Maria Moretti Direzione dei servizi aggiuntivi Rosanna Friggeri Direzione scientifica del Colosseo Rossella Rea Direzione scientifica del Palatino e del Foro Romano Roberto Egidi Direzione tecnica del Colosseo Piero Meogrossi, Barbara Nazzaro Direzione tecnica delle aree e dei cantieri del Palatino e del Foro romano interessati dalla mostra Giuseppe Morganti, Antonella Tomasello, Marco Morelli, Maddalena Scoccianti, Lucilla La Bianca, Claudia Del Monti, Maurizio Pinotti, Maria Grazia Filetici 4 COLOPHON DELLA MOSTRA Per restauri, manutenzioni ed assistenza all’allestimento Coordinamento Giovanna Bandini e Cinzia Conti con la collaborazione di Maria Bartoli e con i contributi di Silvia Borghini, Adriano Casagrande, Antonella Cirillo, Annunziata D’Elia, Massimo Lasco, Alessandro Lugari, Simona Murrone, Debora Papetti, Roberto Tomaino si ringraziano per gli interventi di restauro Sara Carraro, Roma Cristina Del Gallo, Roma Daniela Manna, Firenze Emanuela Peverati, Roma Artandcraft, Roma RE.CO., Roma Servizio di manutenzione delle opere esposte Consorzio CROMA, Roma Archivio fotografico Bruno Angeli, Luciano Mandato, Massimo Scacco Servizio fotografico Giorgio Cargnel, Luigi Colasanti, Romano D’Agostini, Luciano Mandato, Simona Sansonetti Ufficio consegnatario Ornella Cappannini, Marinella D’Ambrosio, Giovanna De Angelis, Sonia Panatta, Miria Roghi, Stefania Trevisan Archivio scientifico Elisabetta Boschi, Marilena Mulas, Laura Paolini, Stefania Trevisan Segreteria Maria Daniela Donninelli, Anna Iacono, Silvia Lisi, Maria Morgera, Gloria Nolfo, Anna Redigolo, Maurizio Rulli, Fernanda Spagnoli, Agnese Tomei, Angela Vivolo Hanno collaborato Orietta Brandimarte, Stefano De Felice, Salvatore Di Maria, Franco Fenicchia, Roberto Ferretti, Luigi Greco, Giorgio Greifemberg, Laura Paolini, Antonella Pienotti, Lucia Pomponi, Letizia Quarta, Massimo Scacco, Daniela Spadoni, Maurizio Tosti, Umberto Valera 5 Enti prestatori Galleria d’arte moderna, Milano Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Firenze Galleria degli Uffizi, Firenze Monastero benedettino di Santa Scolastica, Subiaco Musei Capitolini, Roma Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Roma Musei Vaticani, Città del Vaticano Museo Archeologico Nazionale, Cagliari Museo Archeologico Nazionale, Firenze Museo Archeologico Nazionale, Napoli Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, Grosseto Museo Barracco, Roma Museo Civico “Pio Capponi”, Terracina Museo Civico Archeologico, Anzio Museo Civico Archeologico, Bologna Museo Civico Archeologico del Castello di San Giorgio, La Spezia Museo dei Fori imperiali, Roma Museo dell’Università, Varsavia Seminario Vescovile, Varsavia Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei Staatliche Kunstsammlungen, Skulpturensammlung, Dresden Ringraziamenti Cristina Acidini, Mariarosaria Barbera, Umberto Broccoli, Carlotta Cianferoni, Maddalena Cima, Teresa Elena Cinquantaquattro, Anna Maria Dolciotti, Maria Grazia Fiore, Filippo Maria Gambari, Paola Giovetti, Annamaria Giusti, Alba Rosa Marigliani, Mauro Meacci, Marco Minora, Jerzy Miziołek, Stefano Nardi, Antonio Natali, Kazimierz Nycz, Antonio Paolucci, Jeannette Papadopoulos, Claudio Parisi Presicce, Franco Pusceddu, Marzia Ratti, Claudio Salsi, Donatella Salvi, Valeria Sampaolo, Marina Sapelli Ragni, Claudia Scardazza, Grete Stefani, Emilia Talamo, Lucrezia Ungaro, Moritz Woelk Le curatrici ringraziano per la fattiva collaborazione Giovanna Bandini, Gabriella Bufalini, Cinzia Conti, Fedora Filippi, Rosanna Friggeri, Clementina Panella, Rita Paris, Lucia Saguì, Françoise Villedieu ed inoltre Bruno Angeli, Silvia Borghini, Annunziata D’Elia, Massimo Lasco, Alessandro Lugari, Simona Murrone, Barbara Nazzaro, Gloria Nolfo, Maurizio Rulli, Daniela Spadoni, Agnese Tomei, nonché Emiliano Africano e Maria Viceconte COLOPHON DELLA MOSTRA Organizzazione e comunicazione Electa Direzione Anna Grandi Coordinamento generale Marta Chiara Guerrieri Cura del catalogo Nunzio Giustozzi Assistenza all’allestimento Roberto Cassetta, Anna Civale, Tiziana Rocco Ufficio stampa e comunicazione Gabriella Gatto, Enrica Steffenini Consulenza per il progetto di comunicazione e promozione della mostra Marisa Ranieri Panetta Collaborazione scientifica e apparati didascalici Matteo Cadario, Nunzio Giustozzi Traduzione degli apparati didascalici Joanne Berry con la collaborazione di Nigel Pollard Progetto e direzione artistica dell’allestimento Andrea Mandara/Studio di Architettura con Fabiana Dore Light Designer Alessandro Grassia con Diana Verde Responsabile della sicurezza Fabio Fumagalli Immagine coordinata e grafica in mostra Tassinari/Vetta (Leonardo Sonnoli con Igor Bevilacqua e Francesco Nicoletti) Realizzazione degli apparati grafici Gruppofallani srl, Venezia Artiser srl, Roma Impianti elettrici e di sicurezza Duilio Ciancarella con Nello Madama, Fabio Ciancarella, Alessandro Fonzi, Alessio Paolelli Trasporti Montenovi srl, Roma Arteria srl, Firenze Assicurazioni Progress Fineart, Roma Kuhn&Bulow Service Assicurazioni, Firenze Ricostruzioni multimediali Progetto KatatexiLux, Roma Stefano Borghini e Raffaele Carlani Tecnoart / Imagimotion Valentina Gagliardi e Ombretta Mori Antologia cinematografica Concept e selezione: Raffaele Rivieccio con la collaborazione di Flavio Barbaro Montaggio: Emanuele Svezia Impianti multimediali AVset SpA, Roma Installazione luminosa alla Curia Iulia Progettazione: Livia Cannella Impianti: Artsound srl, Roma Hanno collaborato La “Sapienza” Università di Roma, Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Cattedra di Metodologia e tecniche della ricerca archeologica per i risultati degli scavi alle pendici nord-orientali del Palatino e della Meta Sudans Francesca Carboni, Antonio Francesco Ferrandes, Riccardo Fusco, Giacomo Pardini Lucia Saguì e Fiammetta Sforza per la selezione dei materiali e gli apparati didattici Emanuele Brienza, Matilde Cante e Marco Fano per la documentazione grafica Maurizio Necci per la documentazione fotografica Realizzazione dell’allestimento Meloni Fabrizio srl, Roma con la collaborazione di Enrico Vandelli Servizi museali 6 COLOPHON DELLA MOSTRA cronologia di nerone 15 dicembre 37 d.C.: nasce ad Anzio Lucio Domizio Enobarbo, il futuro Nerone. È figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, pronipote di Augusto; il nonno materno era Germanico, amatissimo e valoroso generale. 41: l’imperatore Caligola è ucciso nel palazzo sul Palatino; gli succede lo zio Claudio. 47: prima apparizione di Lucio Domizio sulla scena pubblica: insieme con Britannico, secondogenito di Claudio, prende parte con successo ai “Giochi Troiani”, un torneo equestre riservato ai giovani aristocratici. 48: Valeria Messalina, moglie di Claudio, è uccisa da un liberto. 49: Agrippina, rimasta anche lei vedova, sposa suo zio Claudio. A Nerone sono affiancati come precettori il filosofo Anneo Seneca e, per le materie militari, Afranio Burro, il prefetto del pretorio. 25 febbraio del 50: Nerone viene adottato da Claudio con il nome di Nero Claudius Drusus Germanicus. 53: Nerone sposa la sorellastra Ottavia (12 anni), figlia di Claudio e Valeria Messalina 12 ottobre del 54: morte di Claudio (con ogni probabilità avvelenato dalla moglie Agrippina). 13 ottobre del 54, mezzogiorno: Nerone è acclamato imperator prima della ratifica da parte del senato. A 16 anni e dieci mesi sale sul trono Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus. 55: il quattordicenne Britannico, figlio di Claudio e Messalina, muore durante un pranzo. Le fonti letterarie parlano di venificio, forse la causa è dovuta all’epilessia di cui soffriva. svolgimento pubblico dei processi giudiziari; divieto di organizzare giochi con animali o gladiatori, per evitare di estorcere denaro ai sudditi; freno al lusso. 58: Nerone presenta una riforma tributaria introducendo tasse che colpiscono i grandi patrimoni. Da qui ha inizio la posizione sempre più ostile del senato nei confronti dell’imperatore, che viene attaccato per i suoi comportamenti, propagandati come depravati e immorali. Arriva a corte Poppea Sabina, moglie di Otone: molto bella e intelligente, seduce l’imperatore. In Oriente, con l’aiuto di nuovi alleati, il generale Corbulone inizia la conquista dell’Armenia. 59: Il 4 marzo muore Agrippina nella sua villa vicino Baia. È uccisa da Aniceto – prefetto della flotta di Miseno – su comando imperiale. Il delitto viene considerato “di Stato”, per la salvezza della res pubblica. Vengono organizzati i Ludi Maximi, giochi indetti per onorare l’eternità dell’imperatore in diversi teatri, con distribuzione di buoni-premio alla folla (schiavi, animali, frumento, gioielli, abiti). In Occidente, scoppia una rivolta in Britannia sotto la guida della regina Budicca. La ribellione è sedata pur con molte vittime romane. Lungo la frontiera del Danubio, i Romani sottomettono i Daci e altre popolazioni. Si svolgono gli Juvenalia (Giochi della gioventù). Nerone, imbevuto di ellenismo, promuove un’educazione che coltiva poesia, musica e teatro, mentre la classe dirigente, conservatrice, per i giovani vuole addestramento alle armi e scuole oratorie. 60: Sono organizzati i Neronia, prima edizione di Giochi musicali, equestri e atletici su modello greco. Vi partecipa anche il giovane poeta Lucano, che riceve una corona per le sue Laudes in onore dell’imperatore. 62: Muore il prefetto del pretorio Afranio Burro che è sostituito da Fenio Rufo e Ofonio Tigellino. Alcune delle misure prese nei primi anni di governo: Stipendio annuo ai senatori in difficoltà economiche; 400 sesterzi a ogni cittadino; alleggerimento delle tasse più gravose; Nerone ripudia Ottavia e sposa Poppea. Il popolo insorge, vengono create false accuse e Ottavia è relegata a Pandataria (odierna Ventotene) e poi uccisa. 7 CRONOLOGIA DI NERONE 63: Dopo un intervento militare dei Parti in Armenia, Corbulone ribadisce il diritto di intervento di Nerone sulle sorti della regione come protettorato romano. È stabilita l’incoronazione di Tiridate a Roma. Nel frattempo viene completato dalle legioni romane il controllo sulla costa settentrionale del mar Nero, fondamentale per le forniture di grano. Nasce Claudia, unica figlia di Nerone. Dopo pochi mesi muore. 63 – 64: Ha inizio una riforma monetaria che va a vantaggio dei ceti emergenti. 64: Con ulteriori conquiste il mar Nero è tutto romano. Iniziano i lavori per il canale navigabile dal lago Averno, in Campania, fino a Ostia: doveva assicurare il trasporto delle merci di prima necessità dal porto di Pozzuoli. Si inaugura il nuovo Porto di Ostia, i cui lavori erano iniziati sotto Claudio. Alla fine dei Giochi, muore l’Augusta Poppea Sabina. 66: Incoronazione a Roma di Tiridate: ai Rostri, nel Foro, Nerone pone la corona sul capo del re armeno, inginocchiato davanti a lui in un tripudio di festeggiamenti pubblici. Nerone sposa Statilia Messalina, più grande di lui e di nobile famiglia: un matrimonio durato pochi mesi. Ottobre 66 – fine 67: Nerone compie un viaggio in Grecia dove partecipa, da vincitore, ai Giochi Istmici, Pitici, Nemei e Olimpici. Congiura Viniciana, dal nome del genero del generale Corbulone, Annio Viniciano, costituita da senatori, cavalieri e pretoriani. Corbulone, considerato un complice, riceve la condanna a morte da parte imperiale ma preferisce uccidersi. Inizia il taglio dell’istmo di Corinto, per favorire e rendere più veloce la navigazione. A Napoli, città di cultura greca, Nerone si esibisce in teatro per la prima volta. 67: secondo la tradizione più accreditata, vengono uccisi a Roma S. Pietro e S. Paolo. Notte tra 18 e 19 luglio: scoppia un grande incendio mentre Nerone si trova ad Anzio. Sono distrutti dalle fiamme intere regiones e monumenti importanti. Inizia la ricostruzione a spese del principe e con incentivi ai privati. 68: Gennaio: Nerone rientra a Roma e celebra il trionfo per le vittorie negli agoni greci. I cristiani “che confessarono” (secondo il racconto dello storico Tacito) di aver provocato l’incendio, vengono condannati a morte con torture e crocifissioni. Iniziano i lavori per la Domus Aurea su progetto degli architetti Severo e Celere. Marzo: Una ribellione scoppiata in Gallia è presa a pretesto da alcuni governatori delle province galliche e spagnole ostili a Nerone per iniziare la rivolta contro il potere centrale e quindi contro l’imperatore. A capo della fazione antineroniana è Salvio Sulpicio Galba (il successore di Nerone). 65: Congiura dei Pisoni con il concorso di cavalieri, senatori e pretoriani per uccidere Nerone ed eleggere al suo posto Gaio Calpurnio Pisone, di nobile famiglia. Vengono scoperti i partecipanti: molti sono uccisi (tra cui il prefetto Fenio Rufo e il poeta Lucano), altri indotti al suicidio (come Seneca e lo scrittore Petronio Arbitro), altri ancora sono mandati in esilio o perdonati. 8 giugno: Nerone, appresa la notizia delle defezioni a sostegno di Galba, lascia il Palatino preparandosi a partire per l’Egitto. Il capo dei pretoriani annuncia alle guardie che Nerone è scappato e promette, a nome di Galba, un cospicuo donativo. Nel frattempo, il senato dichiara l’imperatore hostis publicus: chiunque può ucciderlo. Nerone si accorge che le guardie lo hanno abbandonato e fugge per nascondersi nella casa di uno dei liberti che gli sono rimasti accanto. Seconda edizione dei “Neronia”: per la prima volta a Roma, Nerone si esibisce in pubblico (poesia e canto con la cetra). 9 giugno: raggiunto da militari legati a Galba, Nerone si uccide (versione ufficiale) con l’aiuto di Epafrodito, il suo segretario. 8 CRONOLOGIA DI NERONE le fonti letterarie Nel primo libro degli Annales (I .2) Cornelio Tacito fa una premessa: «Le imprese di Tiberio, Gaio, Claudio, Nerone, furono falsificate per paura mentre erano in auge e, dopo la loro morte, sotto l’influenza di risentimenti ancora freschi». Purtroppo però non sono arrivate fino a noi – per intero o in gran parte - le opere storiche scritte sotto l’impero di Nerone, nelle quali possiamo supporre posizioni opportunistiche o servili, ma anche testimonianze oculari, capaci di arricchire, se non correggere, le nostre conoscenze. Le uniche fonti autorevoli di cui disponiamo, tutte ostili al principe – le Vitae Caesarum di Svetonio Tranquillo, gli Annales di Cornelio Tacito e la monumentale Storia di Roma, scritta in greco e conservata in epitomi, di Dione Cassio - appartengono invece a scrittori che non hanno potuto constatare personalmente quanto hanno raccontato. Solo Tacito nacque sotto Nerone, ma quando questi morì era un adolescente; Svetonio raggiunse i massimi riconoscimenti sotto Adriano, mentre Dione Cassio ebbe importanti incarichi politici nella prima metà del terzo secolo. Gli altri autori latini e greci - poeti, filosofi, storici minori (Plinio il Vecchio, Marziale, Giovenale, Stazio, Seneca, Plutarco, Giuseppe Flavio, Pausania e altri) - che fanno riferimento all’ultimo esponente dei Giulio-Claudii, possono contribuire alla comprensione dell’imperatore e dei suoi tempi, ma non in maniera significativa: tanti tasselli che confermano per la maggior parte quanto descritto dagli autori più importanti ma che, quando se ne distaccano per alcuni aspetti, non riescono a mutare la fama negativa che ha accompagnato Nerone ai nostri giorni. Pur scrivendo a distanza di anni dalla morte di Nerone, i documenti a disposizione di questi tre scrittori erano molteplici: gli Atti pubblici, editti imperiali; iscrizioni onorarie, testamenti, “Memorie” di personaggi della corte o di militari, come i Commentarii di Agrippina Minore e del comandante Corbulone; le “Vite” che celebravano coloro che si erano suicidati, come Trasea Peto, o che erano stati uccisi per motivi politici; e poi carteggi privati, la produzione letteraria degli stessi imperatori, come i versi scritti da Nerone che Svetonio lesse quando svolgeva l’attività di segretario ab epistulis dell’imperatore Adriano. Ma tutto fu utilizzato – e scelto – col fine già deciso a tavolino di una descrizione negativa del personaggio, sottolineando ogni azione politica o comportamento privato capace di evidenziarne la degradazione morale, la crudeltà, gli eccessi, l’inadeguatezza del ruolo. 9 Solo alcune situazioni emergono come fattori positivi (l’estraneità ad alcuni delitti – l’avvelenamento di Giulio Silano, avviene per colpa della madre Agrippina, ignaro Nerone, scrive Tacito; gli atti governativi e la benevolenza dei primi anni sul trono sottolineati da Svetonio), talvolta lasciando nel dubbio i lettori o limitandosi a riportare i prodigi e i rumores, le voci mai favorevoli. Una riflessione di Giuseppe Flavio, scrittore ebreo che ebbe la protezione di Poppea e conobbe la corte dell’epoca, sintetizza la tradizione storica coeva che avrebbe influenzato quella successiva. Nelle Antichità Giudaiche sostiene che la memoria di Nerone aveva ricevuto consensi o denigrazioni da parte degli storici a seconda dei benefici ottenuti o dei torti subiti: i primi non avevano badato alla verità, i secondi mentivano spudoratamente. Gli storici e biografi posteriori, nonostante l’ostilità mostrata verso Nerone, non ne possono tacere la grande popolarità, la fedeltà dei militari, l’affetto della gente comune, addirittura la fama postuma: il prefetto del pretorio Ofonio Tigellino aveva mentito ai soldati dicendo che Nerone aveva lasciato Roma, altrimenti non avrebbero giurato sul governatore Sulpicio Galba come nuovo imperatore; nonostante fosse stato dichiarato hostis publicus dal senato, ebbe funerali privati ma sontuosi; sulla sua tomba i romani portavano fiori; alcuni sosia in Oriente si spacciarono per lui dando filo da torcere alle legioni e preoccupando i senatori. Alla fama negativa dell’ultimo dei Giulio-Claudii contribuì non poco la tradizione cristiana. Nonostante scrittori come Tertulliano e Lattanzio non abbiano attribuito a Nerone la colpa del grande incendio del 64 d.C., per aver mandato a morte i cristiani accusati del misfatto l’imperatore è stato sempre bollato come il primo, grande persecutore religioso e, di conseguenza, condannato nel suo complesso. Ed è quest’ultima la memoria che ha prevalso e l’unica seguita fino tempi recenti, accolta da scrittori, pittori, musicisti e dalla cinematografia hollywoodiana. Una più attenta rilettura storica e lo studio più accurato dei materiali archeologici, accompagnato da nuove scoperte, oggi consentono di conoscere meglio Nerone e sono la premessa della mostra. Il fisico Svetonio, Nerone 51 Era di statura quasi normale, ma aveva il corpo chiazzato (pieno di lentiggini, n.d.r.) e maleodorante; i capelli erano biondicci e il suo viso era più bello che aggraziato. Aveva occhi azzurri e molto deboli collo grosso, ventre prominente, gambe gracilissime e salute ottima. LE FONTI LETTERARIE Infatti, benché non ponesse nessun freno alla lussuria, in quattordici anni si era ammalato tre volte in tutto, e anche allora non si era astenuto né da vino né da alcun’altra delle sue abitudini. Era così poco dignitoso nell’abbigliarsi da portare sempre i capelli ondulati, e durante il viaggio in Grecia (l’anno prima della morte, n.d.r.) se li lasciava anche ricadere sul collo; spesso poi si era mostrato in pubblico in veste da camera, con un fazzoletto annodato intorno alla gola, senza cintura e scalzo. L’infanzia e l’adolescenza Svetonio, Nerone 57 Fin da bambino attese a quasi tutte le discipline liberali, ma sua madre lo distolse dalla filosofia, avvertendolo che era controindicata a chi sarebbe stato imperatore. Il suo precettore Seneca lo distolse dallo studio degli oratori antichi per conservare più a lungo la sua ammirazione. Essendo portato alla poesia, compose facilmente e volentieri dei versi, senza aver bisogno, come dicono alcuni, di pubblicare col proprio nome quelli di altri. Ho avuto fra le mani le brutte copie e le annotazioni di suo pugno riguardo ad aluni suoi versi molto conosciuti; appare chiaramente che non sono né copiati né scritti sotto dettatura, ma certamente meditati e scritti da chi li stava pensando, tanto sono numerose le cancellature, le annotazioni e le aggiunte. La passione per gli spettacoli del circo Svetonio, Nerone 22 Fin dalla tenera età ebbe una passione particolarmente accentuata per i cavalli e, benché ciò gli fosse stato proibito, la maggior parte dei suoi discorsi concernevano i giochi del circo. Una volta, mentre assieme ai suoi condiscepoli compiangeva la sorte di un auriga del partito verde che era stato trascinato dai propri cavalli, ripreso dal suo pedagogo disse falsamente che stava parlando di Ettore. Fin dal principio del suo impero ogni giorno si divertiva a giocare con delle quadrighe di avorio sopra u tavolo, e abbandonava il suo ritiro a ogni minimo spettacolo al circo, dapprima di nascosto e in seguito così apertamente che non vi poteva essere il minimo dubbio sul luogo in cui avrebbe passato quelle giornate. della loro fortuna e la sperperano. […] Durante la permanenza di Tiridate (fratello del re dei Parti, n.d.r.), erogò in suo favore ottocentomila sesterzi al giorno, il che si riesce a credere a stento; e quando partì gli fece un regalo di più di cento milioni. Il citaredo Menecrate e il mirmillone Spiculo ricevettero in dono dei patrimoni e dei palazzi da trionfatori. […] Non indossò mai la stessa veste. Giocava ai dadi con poste fino a quattrocentomila sesterzi al punto, e andava a pesca con una rete dorata, legata con funi intessute di porpora e cocco. Si dice che non si sia mai messo in viaggio con meno di mille veicoli dalle mule ferrate d’argento a dai conduttori vestiti di lana di Canosa, e con intorno una turba di Mazaci e di battistrada coperti di decorazioni e bracciali. Esibizioni teatrali Tacito, Annali XIV . 20 Essendo Nerone console per la quarta volta, furono istituiti a Roma i Ludi Quinquennali a imitazione delle gare tra i greci […] Sotto l’influsso dei costumi stranieri si operò la degenerazione dei giovani: divennero frequentatori di palestre, abituati all’ozio e ai turpi amori, incoraggiati in tutto ciò dall’imperatore e dal senato, che non solo lasciarono libero corso ai vizi, ma usarono anche la forza perché i primi fra i romani, col pretesto di recitare in prosa e in versi, fossero contaminati dall’ignominia della scena. Dione Cassio, Storia Romana LXI . 20 Stimava che non vi fosse nessun altro modo di usare il denaro e la ricchezza se non dilapidandoli, e considerava sordidi e avari coloro che tengono conto delle loro spese, ed eccelsi e magnifici coloro che abusano Ed ecco che Cesare salì sul palcoscenico in abito da citaredo pronunciando, lui che era imperatore, queste parole: «Signori miei, ascoltatemi, vi prego». Augusto suonò un pezzo intitolato “Attis” o “Le Baccanti”, mentre stavano ad assistere molti soldati e tutto il popolo stava seduto occupando ogni possibile posto sebbene, stando a quello che è stato tramandato, egli avesse una voce bassa e fioca, tale da suscitare in tutti riso e, contemporaneamente, lacrime. Al suo lato stavano Seneca e Burro (il primo prefetto del pretorio, n.d.r.), proprio come fanno alcuni maestri, con la funzione di dargli sostegno: essi agitavano le mani e i mantelli ogni volta che l’imperatore diceva qualcosa e incitavano gli altri a fare la stessa cosa. Del resto nerone disponeva di un corpo speciale di circa cinquemila soldati personali: costori venivano chiamati Augustani ed avevano il ruolo di dare inizio agli applausi; anche tutti gli altri, seppure contro la loro volontà, erano obbligati a esultare. 10 LE FONTI LETTERARIE Sperpero e lusso Svetonio, Nerone 30 Banchetti licenziosi Dione Cassio, Storia Romana LXII . 15 L’incendio e la ricostruzione Dione Cassio, Storia Romana LXII . 16 Tigellino (prefetto del pretorio, n.d.r.) era stato nominato supervisore dei banchetti ed ogni preparativo era stato in modo sontuoso. La preparazione venne condotta come segue: nel centro del lago erano stati calati prima grandi tini da vino in legno, sopra i quali erano stati issati dei tavolati, e intorno a questa struttura erano state costruite delle taverne e degli appartamenti. In questo modo Nerone, Tigellino e i loro convitati occupavano l’area centrale, dove banchettavano su dei tappeti di porpora e su delle soffici coltri, mentre tutti gli altri se la godevano all’interno delle taverne. Entravano poi nei lupanari e senza ritegno alcuno si abbandonavano a rapporti sessuali con tutte le donne che si trovavano là dentro: erano presenti anche le donne più belle e più illustri, schiave, liberte, cortigiane, fanciulle illibate e donne sposate, tra le quali vi erano fanciulle e donne appartenenti no solo al ceto popolare, ma anche alle famiglie più nobili. In seguito Nerone sentì il desiderio di realizzare quello che senza dubbio aveva sempre sperato, e cioè di mandare in rovina l’intera città e il regno fintanto che era ancora in vita; è risaputo che egli ritenesse straordinariamente felice Priamo perché aveva visto la sua patria e il suo potere abbattuti contemporaneamente. Pertanto incaricò segretamente alcuni uomini, i quali, comportandosi come se fossero ubriachi o come se stessero commettendo qualche misfatto, dapprima appiccarono dei focolai in uno o due o, addirittura, in più punti della città: perciò gli abitanti si trovarono completamente spiazzati, e non erano in grado di scoprire dove avesse avuto origine il dolo, né sapevano come porvi rimedio, sebbene si rendessero perfettamente conto di vedere e di sentire molte cose insolite. […] Una gran confusione si stava allora diffondendo ovunque tra tutti i cittadini, alcuni dei quali correvano di qua, altri di là come se fossero in preda alla follia. […] Si assisteva a un continuo gridare e urlare da parte di bambini e ugualmente da parte di donne e di uomini anziani, tanto che a causa del fumo e del chiasso non si riusciva a capire né a comprendere nulla. […] Nel frattempo alcuni che stavano portando in salvo le proprie suppellettili e altri che invece ne approfittavano per sottrarre i beni altrui si urtavano vicendevolmente e inciampavano negli involti, né erano in grado di proseguire o di fermarsi, ma spingevano ed erano spinti, travolgevano e venivano travolti. La morte di Agrippina a Bacoli (Baia) Tacito, Annali XIV . 9 Nella stanza vi erano un piccolo lume e una sola ancella, mentre Agrippina se ne stava in stato di crescente allarme perché nessuno arrivava da parte del figlio e neppure Agermo: ben altro sarebbe stato l’aspetto delle cose intorno se veramente la sua sorte fosse stata felice. […] Quando anche l’ancella si mosse per andarsene, Agrippina nell’atto di volgersi a lei per dirle: «Anche tu mi abbandoni?» scorse Aniceto in compagnia del triarca Erculeio e del centurione di marina Obarito. Rivoltasi allora a lui gli dichiarò che, se era venuto per vederla, annunziasse pure a Nerone che si era riavuta (dall’incidente in mare, n.d.r.); se poi fosse lì per compiere un delitto, essa non poteva avere alcun sospetto sul figlio: non era possibile che egli avesse commissionato il matricidio. I sicari circondarono il letto e per primo il triarca la colpì con un bastone sul capo. Al centurione che brandiva il pugnale per finirla, protendendo il grembo gridò: «Colpisci al ventre», e cadde trafitta da molte ferite. Tacito, Annali XV. 38 Con sorprendente gara dei maggiorenti il Senato decretò …….che il giorno anniversario della nascita di Agrippina fosse considerato tra i giorni nefasti. Seguì un disastro, non si sa se dovuto al caso o alla perfidia di Nerone, poiché gli storici interpretarono la cosa in un modo o nell’altro. E’ certo però che questo incendio per la sua violenza ebbe effetti più terribili e spaventosi di tutti gli incendi precedenti. Cominciò in quella parte del Circo, che è contigua ai colli del Palatino e del Celio, dove il fuoco appena scoppiato nelle botteghe in cui si trovavano merci infiammabili, subito divampò violento alimentato dal vento e avvolse il Circo per tutta la sua lunghezza. […] Spinto dalla violenza l’incendio si diffuse dapprima nei luoghi piani, poi salì ai colli e poi di nuovo invase devastando i luoghi bassi e con la sua rapidità prevenne ogni possibilità di rimedio. […] 11 LE FONTI LETTERARIE Tacito, Annali XV . 12-13 Tacito, Annali XV . 41 Non è facile dare il numero delle case, degli isolati e dei templi che andarono perduti. Fra questi vi furono quelli di più antico culto che Servio Tullio aveva dedicato alla Luna, la grande ara e il tempietto che l’arcade Evandro aveva consacrato al nume presente di Ercole; furono inoltre arsi il tempio votato a Giove Statore da Romolo e la reggia di Numa e il santuario di Vesta con i Penati del popolo romano. Furono così perduti ricchezze conquistate in tante vittorie e capolavori dell’arte greca, e con essi gli antichi e originali documenti degli uomini di genio, tanto che, per quanto Roma fosse risorta splendida, molte cose i vecchi ricordavano che non avrebbero più potuto essere rifatte. Tacito, Annali XV . 43 Quello che rimaneva della città, all’infuori del palazzo, fu riedificato non come era avvenuto dopo l’incendio dei Galli, senza un piano regolatore con le case disposte qua e là senza ordine alcuno, ma fu ben misurato il tracciato dei rioni dove furono fatte larghe strade, fu limitata l’altezza degli edifici, furono aperti cortili, ai quali si aggiunsero portici per proteggere la parte anteriore degli isolati. Nerone promise di consegnare ai legittimi proprietari quei portici, dopo averli fatti costruire a sue spese ed aver fatto sgombrare i cortili. Assegnò premi a seconda della classe sociale e delle sostanze di ognuno, e fissò il tempo entro il quale le case dovevano essere finite, perché si potesse concorrere ai premi. Dispose di versare nelle paludi di Ostia le macerie e ordinò che le navi che portavano il frumento, risalendo il Tevere, ne ritornassero cariche di rottami; volle anche che gli stessi edifici in alcune loro parti fossero consolidati senza travi, ma con pietra di Gabi o di Albano, perché questa è refrattaria al fuoco. Pose guardie a vigilare che l’acqua deviata per abuso di privati scorresse più abbondante e in più luoghi a vantaggio di tutti e fece in modo che ciascuno tenesse in pubblici posti mezzi per distinguere gli incendi, disponendo anche che non vi fossero pareti in comune, ma ciascun edificio fosse circondato da muri propri. Tutti questi provvedimenti, graditi per la loro utilità, portarono anche ornamento e decoro alla nuova città. cenza, basterà ricordare i seguenti dati. C’era un vestibolo in cui era stato eretto un colosso a sua sembianza, alto centoventi piedi. Era tanto vasta, che nel proprio interno aveva dei porticati a triplo ordine di colonne, per la lunghezza di mille passi, e uno stagno che sembrava un mare, circondato da edifici che formavano come delle città. Per di più, nell’interno vi erano campagne ricche di campi, di vigneti, pascoli e boschi, con moltissimi animali domestici e selvatici di ogni specie. Nel resto della costruzione, ogni cosa era ricoperta d’oro e abbellita con gemme e madreperla. Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra. Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e acque di Albula e, quando alla fine dei lavori, Nerone inaugurò un palazzo di tal fatta, lo approvò soltanto con queste parole: «Finalmente comincerò ad abitare come un uomo!» La morte Tacito, Storie I . 5 Avvezza al lungo servizio per i Cesari, la guarnigione di Roma era stata portata a destituire Nerone più da una spinta artificiosa che da un proposito ben determinato. Svetonio, Nerone 49 E ora invitava Sporo a iniziare i pianti e le lamentazioni, e ora pregava qualcuno di incoraggiarlo con l’esempio a darsi la morte, e qualche volta disprezzava anche la propria vigliaccheria con queste parole: «Questo modo di fare è ignobile, turpe, è indegno di Nerone, proprio indegno! Ci vuole sangue freddo in questi momenti! Via, svegliati!». Già stavano avvicinandosi i cavalieri che avevano l’ordine di prenderlo vivo. Quando li sentì, disse tremando: «Un galoppo di veloci corsieri colpisce le mie orecchie!» e affondò il ferro nella gola, con l’aiuto del suo segretario particolare Epafrodito. Svetonio, Nerone 57 Domus Aurea Svetonio, Nerone 31 Fece costruire per sé una casa che dal Palatino andava fino all’Esquilino, dapprima la chiamò “transitoria”, poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire e la chiamò “aurea”. Per dare un’idea dell’estensione e della sua magnifi- Eppure non mancarono le persone che, per lungo tempo, adornarono la sua tomba con fiori dell’estate e con quelli della primavera, e che esposero ai Rostri delle sue statue vestite con la pretesta, e dei suoi editti in cui, come se fosse stato ancora vivo, dichiarava che tra poco sarebbe tornato con grave danno per i propri nemici. 12 LE FONTI LETTERARIE i matrimoni Nella vita privata di Nerone due donne occupano un posto particolare: Atte, la liberta che gli restò sempre legata (fu tra le organizzatrici della cerimonia funebre dell’imperatore), e Poppea Sabina: la seconda, bellissima moglie. Il primo matrimonio fu con la sorellastra Ottavia, subìto per volere materno e finito in tragedia. La stessa vita di Ottavia, troncata preocemente, è stata contrassegnata da lutti e dolori. Era figlia, con il fratello Britannico, dell’imperatore Claudio e di Valeria Messalina; bambina, aveva avuto il primo choc quando la madre fu uccisa dai liberti del palazzo per aver tradito pubblicamente Claudio. Di lì a poco, il padre decise di sposarsi con Agrippina Minore, sua nipote, rimasta vedova dei precedenti mariti e madre di Lucio Domizio, il futuro Nerone. All’inizio la convivenza con un ragazzo quasi coetaneo, appassionato di cavalli e musica, dovette riuscire piacevole a Ottavia; ma Agrippina aveva altre mire per l’unico figlio: lo fece prima adottare da Claudio col nome di Nerone e poi lo costrinse a sposarsi con la sorellastra. Ottavia aveva dodici anni, un’età non insolita per un matrimonio secondo i costumi dell’epoca, ma non sappiamo quanto abbia gradito il matrimonio, trovandosi anche in mezzo a una competizione familiare tra il marito e Britannico perché l’adozione scalzava il fratello dall’eredità come primogenito. Un anno dopo Claudio morì durante un convivio, sicuramente avvelenato. La colpa, più che a Nerone, come hanno tramandato alcune fonti, è da attribuirsi ad Agrippina, che scalpitava per la salita al trono del figlio, pensando di poterlo manovrare senza intralci. Ottavia passò così dai lamenti del funerale del padre ai festeggiamenti per la salita al trono del giovane sposo: un turbinio di emozioni, dolori, sentimenti contrastanti, anche per come si erano svolti i fatti, che non aiutò certo la neo imperatrice nel suo ruolo di moglie, tra l’altro poco o affatto amata. A comandare nella residenza sul Palatino era Agrippina, Ottavia non aveva voce in capitolo; lo stesso Nerone, almeno per i primi tempi, non riuscì a tener testa a una madre abituata al potere sia per tradizione familiare che per l’esperienza accanto a Claudio. Ma le tragedie per Ottavia non erano finite. A due anni dalle nozze Britannico morì, anche lui nel corso di un banchetto. Un attacco di epilessia, di cui soffriva, o gli effetti dell’ennesima sostanza velenosa? Nerone è accusato dagli storici, sicuri che si sia trattato di delitto, ma in realtà – specialmente all’inizio del suo regno - non era nella condizione di dover temere qualcosa dalla presenza del fratellastro: amato dal popolo, omaggiato dal senato, aveva dato avvio alle sue azioni politiche sotto i migliori auspici. A creare un’insanabile frattura nella coppia imperiale non fu tanto l’amore di Nerone per la liberta Atte, noto a tutti, ma l’ingresso a corte di Poppea Sabina. Affascinante come la madre, sposata già per la seconda volta con Salvio Otone (che succederà a Nerone), era anche intelligente e vivace. “Ebbe tutte le doti fuorché quella di un animo onesto” sostiene Tacito, che non mostra ammirazione per nessuna donna di potere. Con l’ingresso di Poppea nella vita dell’imperatore le fonti fanno coincidere il peggioramento di Nerone, lo scivolamento progressivo verso azioni immorali e depravate. In ogni caso, per Ottavia, non ci fu più alcuna speranza di salvare il matrimonio. Agrippina e il prefetto Afranio Burro cercarono di smorzare la passione di Nerone, anche perché la moglie rappresentava il legame con la famiglia Claudia; ma l’imperatore era il padrone del mondo e voleva Poppea a tutti i costi. Per eliminare il primo ostacolo, Otone fu mandato in Lusitania come governatore; nella primavera del 59 si agì contro Agrippina, che fu uccisa a Baia. Nelle cause della morte di Agrippina non vi era solo “il caso Poppea”: la donna che era stata a lungo la più potente dell’impero era entrata in rotta di collisione con i consiglieri del figlio, specialmente con Seneca, e, allontanata dal palazzo per ridimensionarne l’ambizione, minacciava un nuovo matrimonio con un parente di Augusto e rivelazioni scomode. In ogni caso, Nerone fu libero di seguire i suoi desideri e pur avendo contro il popolo, il senato, i suoi consiglieri, ripudiò Ottavia per sterilità e sposò Poppea. Moriva intanto Afranio Burro e al suo posto furono nominati due prefetti del pretorio: Fenio Rufo, apprezzato per la buona amministrazione dell’Annona, e Ofonio Tigellino, liberto di umili origini che si rivelerà disposto a ogni azione riprovevole. Ottavia fu accusata di adulterio e spedita in Campania. Tali però furono le proteste della gente che Nerone si vide costretto a richiamare a Roma la prima moglie, assistendo alla folla che rimetteva al loro posto le sue statue inondandole di fiori. Poppea, già incinta, temeva il peggio e costrinse il marito a intervenire con decisione per eliminare la docile Ottavia. L’accusa costruita a tavolino era infamante: la ragazza che era stata accusata di sterilità ora veniva incolpata di adulterio e di aborto; il falso accusatore era Aniceto, ex pedagogo dell’imperatore e comandante della flotta imperiale di Miseno, che aveva eseguito con un gruppo di armati l’assassinio di Agrippina. Ottavia fu esiliata nell’isola di Pandataria (odierna Ventotene) e non le valse a nulla la difesa di voler essere solo la “sorella di Nerone”: dopo poco tempo arrivarono dei sicari, forse inviati dalla nuova impe- 13 I MATRIMONI ratrice, che le aprirono le vene e la immersero in un bagno caldo per accelerarne la fine. A distanza di pochi mesi ad Anzio, dove era nato Nerone, Poppea diede alla luce Claudia, che subito il padre chiamò Augusta, dando anche alla madre lo stesso appellativo; ma la piccola, morì a tre mesi dalla nascita (“Nerone, come già nella gioia, apparve eccessivo nel dolore”, commenta Tacito). Gli autori antichi, nel decantare la bellezza di Poppea, ne raccontano il lusso sfrenato e le manie; il suo nome è legato più al latte d’asina che usava per mantenere candida la pelle che ai suoi interessi culturali o religiosi. E’ probabile che si debba al suo intervento la revoca del divieto dei giochi nell’anfiteatro di Pompei, zona di origine della sua famiglia, dopo gli scontri di alcuni anni prima; frequentava circoli culturali ebraici e, secondo la testimonianza dello scrittore Giuseppe Flavio (Autobiografia), si interessò di far liberare dei sacerdoti ebraici sotto processo a Roma. Mentre Nerone ricostruiva la nuova Roma e iniziava i lavori della Domus Aurea, si verificò una congiura, detta “dei Pisoni” perché il candidato scelto da pretoriani, senatori, letterati era il nobile Gneo Calpurnio Pisone. Era il 65, un anno terribile ed esaltante per Nerone: il complotto fu scoperto e la reazione finì in un bagno di sangue (tra gli altri, morirono suicidi Petronio e Seneca); furono indetti i secondi Giochi alla greca “Neronia”, dove l’imperatore si esibì nel canto drammatico e vinse i premi che agognava, ma, proprio alla fine di questi Ludi, morì Poppea in attesa di un altro figlio. La causa sarebbe stato un calcio del marito, recita la vulgata. Ma è possibile che, nel corso di un litigio violento, il decesso sia stato causato da qualche complicazione della gravidanza. Nerone aveva amato Poppea “più di qualsiasi altra cosa” (Svetonio) e ne inseguì l’immagine e il ricordo in tutti i modi. Le tributò un solenne funerale dopo averla fatta imbalsamare e le dedicò un tempio; “sposò” perfino l’eunuco Sporo perché le somigliava molto. L’ultima moglie di Nerone, Statilia Messalina, fu una meteora nella sua vita. Più grande di lui, della nobile famiglia dei Tauri, gli restò accanto pochi mesi se la sposò nel 67 e nelle ultime fasi della sua vita nessuno la nomina accanto a lui. Abile, opportunista, dotata di fascino e classe, fu richiesta in moglie da Otone (che rifiutò), continuando a frequentare l’aristocrazia anche sotto i Flavi. di opporvisi, mentre si era insinuata profondamente nell’animo di Nerone, eccitandone la lussuria con equivoche e segrete dissolutezze […] Egli aborriva dalla moglie Ottavia, che pure era di nobile stirpe e di specchiata onestà. Poppea Tacito, Annali XIII . 45 Questa donna ebbe tutte le doti, fuorché quella di un animo onesto. Da sua madre, che aveva superato in bellezza tutte le donne dell’età sua, aveva avuto parimenti rinomanza e fascino; aveva poi ricchezze adeguate alla nobiltà. Il suo tratto era cordiale e la sua intelligenza non priva di vivacità; affettava modestia, e si dava alle dissolutezze. Raramente usciva in pubblico e quando lo faceva teneva una parte del volto coperta da un velo, sia che non volesse soddisfare gli sguardi altrui, sia, anche, per apparire più affascinante. Non si curò mai di avere una buona fama, nonché di fare alcuna distinzione fra mariti e amanti. Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXXVII . 12 (parlando dell’ambra) Tra le altre bizzarrie della sua vita, Domizio Nerone aveva adottato questo nome perfino per i capelli di sua moglie Poppea, chiamandoli anche in un suo poema ambrati, giacché non mancano mai i nomi ricercati per designare i difetti; da allora le signore hanno cominciato a volere questa specie di terzo colore per i loro capelli. Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXVIII . 183 Si crede che il latte d’asina cancelli le rughe sulla pelle e la renda morbida conservandone intatto il candore, e si sa che certe donne se ne fanno impacchi sulle guance sette volte al giorno…..Inaugurò tale moda Poppea, moglie dell’imperatore Nerone, la quale usava questo latte anche per il bagno, e allo scopo si portava sempre dietro mandrie di asine. Dione Cassio, Storia Romana XLII . 27 Venne a poco a poco ad indebolirsi la potente autorità della madre, essendosi Nerone abbassato all’amore di una liberta di nome Atte…..La madre, in un primo tempo all’oscuro di ogni cosa, tentò poi invano Anche (Poppea) Sabina morì in quel periodo a causa di Nerone: egli, infatti, non si sa se volontariamente o involontariamente, colpì con un calcio la moglie, che era incinta. Questa Sabina condusse una vita oltremodo lussuosa (su di lei darò solo i ragguagli essenziali), tanto da far applicare delle cordicelle dorate agli zoccoli delle mule che la portavano in giro e da far mungere ogni giorno cinquecento asine che avevano appena partorito, in modo da potersi fare il bagno nel loro latte. 14 I MATRIMONI Atte e Ottavia Tacito, Annali XIII . 12 la politica estera Nerone fu un imperatore che oggi potremmo definire “pacifista”. A differenza di predecessori e successori, non guidò i soldati per estendere i confini e portare a Roma bottini di metalli preziosi, limitando gli interventi dei suoi generali a difendersi da attacchi oppure a mantenere lo statu quo. Alle lotte armate, preferiva gli agoni musicali, poetici e atletici, e furono i trionfi per le vittorie riportate nei Giochi greci quelli che considerò più importanti. Ma nonostante promuovesse un’educazione alla greca (παιδεία) per i giovani romani, gran parte delle legioni gli rimase fedele negli ultimi mesi della sua vita e qualcuna, come la XIV Gemina, anche dopo. Gli stessi pretoriani che lo acclamarono imperatore, salutando in lui il nipote del valoroso generale Germanico, e che ricevettero negli anni riconoscimenti e donativi, non l’avrebbero tradito alla fine: prestarono fedeltà a Galba solo dopo che il loro prefetto Ninfidio Sabino annunciò che Nerone era fuggito in Egitto. La politica estera però non fu trascurata, anzi. Soprattutto nei primi anni di governo, tesi a mostrare un governo nel solco della tradizione, che andava incontro alle aspettative dei più ampi strati dell’opinione pubblica, prestò molto impegno alla gestione degli affari esteri. Lasciando inalterati i confini occidentali dell’impero, l’attenzione si volse a Oriente, dove con fasi alterne ci furono scontri con i Parti per il predominio sull’Armenia, una regione amica che occupava una posizione strategica tra il mar Caspio e il Ponto Eusino. Le conquiste della capitale Artaxata e di Tigranocerta da parte di tre legioni romane, guidate dal valente generale Corbulone, furono dovute anche all’aiuto di nuovi alleati dei confini – Iberi, Moschi e re Farasmane - e alle tensioni interne per la successione nel regno dei Parti. Nerone però fermò l’avanzata, preferendo uno statocuscinetto, e insediò come re dell’Armenia Tigrane V, principe della Cappadocia educato a Roma. Nel 59, anno della morte di Agrippina, scoppiò una rivolta in Britannia nel territorio degli Iceni, che si estese progressivamente fino alla foce del Tamigi; l’occasione per una rivolta contro la mal sopportata presenza romana, era stata la sottrazione di terreni agli abitanti per fondare la colonia di Camolodunum. Le bellicose popolazioni, guidate dalla regina Budicca, riconquistarono anche Londinium, facendo strage di romani. Venne inviato il generale Svetonio Paolino e le legioni, dopo aspri combattimenti, 15 riuscirono a domare gli insorti provocando il suicidio della regina. Sempre in Occidente, lungo il Danubio, i Daci e altre popolazioni si sottomisero ai romani, accettando di pagare tributi. Le vicende dell’Armenia ebbero un contraccolpo quando il nuovo comandante Cesennio Peto perse rovinosamente la battaglia di Randeia contro i Parti guidati da re Vologese. Corbulone, designato comandante della Siria dopo la morte di Ummidio Quadrato, riuscì però a fermare l’avanzata partica e ad aprire nuove trattative. Fu così stabilito il diritto dell’imperatore a intervenire sulle sorti dell’Armenia, definita protettorato romano e venne decisa l’incoronazione a Roma di Tiridate, fratello di Vologese. La cerimonia ufficiale, dopo un viaggio di nove mesi, si svolse nel 66 ai Rostri, nel Foro, e proseguì nel teatro di Pompeo, cosparso d’oro e coperto da un telo trapunto di stelle con l’imperatore effigiato al centro su un cocchio. La politica di Nerone, nell’ultimo periodo, si svolgeva ormai come monarchia assoluta su modello orientale e puntava sulla propaganda fra le masse attraverso feste grandiose, distribuzione di doni e scenografie spettacolari. Per rimpinguare le casse del fisco, si moltiplicarono le spoliazioni e le confische, favorite da due congiure: quella dei Pisoni, del 65, e quella “Viciniana”, dal nome del genero di Corbulone (che fu condannato e preferì uccidersi). Sotto Nerone, il Ponto Polemoniaco divenne romano, completando – con questo dono – il controllo del mar Nero; si compirono spedizioni nell’Etiopia Meroitica, le Alpi Cozie divennero provincia. Fu pure iniziato, nell’ultimo anno di regno, il taglio dell’istmo di Corinto, per evitare alle navi provenienti dall’Oriente e dirette in Italia l’insidiosa circumnavigazione del Peloponneso. Tacito, Annali XIV . 35 Budicca, portando sul carro dinnanzi a sé le due figlie, scorreva le file e a ciascuna delle genti alle quali si avvicinava dichiarava che era pur consuetudine per i britanni combattere agli ordini di donne, ma che in quel momento essa non voleva vendicare, come discendente di nobili antenati, la perdita del regno e delle ricchezze, ma, come una donna qualunque, chiedeva vendetta per la perdita della libertà, per l’offesa recata al suo corpo fustigato, per il violato pudore delle sue figlie. Dione Cassio, Storia Romana XLII . 9 (Discorso di Svetonio Paolino alle truppe) «Avanti soldati, avanti Romani! Mostrate a questa gente bellicosa quanto siamo superiori a loro anche LA POLITICA ESTERA nel momento in cui la sorte ci è avversa; per voi sarebbe disonorevole perdere ingloriosamente proprio adesso quello che avevate conquistato poco tempo fa grazie al vostro valore. Speso noi stessi e i nostri padri, pur facendo affidamento su una quantità numerica inferiore rispetto a quella attuale, abbiamo vinto avversari di gran lunga più numerosi. Non abbiate dunque paura del loro numero o del loro tentativo di compiere una rivoluzione….e non abbiate neppure timore del fatto che abbiano dato alle fiamme due città, dal momento che non le hanno conquistate né con la forza né dopo aver combattuto, ma una l’hanno presa a tradimento, l’altra solo dopo che era stata abbandonata a loro. Come contropartita, ora reclamate una vendetta adeguata a qeulle azioni….». Tacito, Annali XV . 1 Frattanto il re dei Parti Vologese, venuto a conoscenza delle fortunate imprese di Corbulone e del fatto che all’Armenia era stato imposto un re straniero, Tigrane, pur volendo vendicare il prestigio degli Arsacidi, perduto con la cacciata di suo fratello Tiridate, era, d’altra parte, trattenuto in opposti pensieri dalla consapevolezza della maestà di Roma e dal rispetto imposto da una lunga alleanza. entrò nel Foro indossando la veste trionfale, scortato dal senato e dai pretoriani; salì sui rostri e si sedette sul seggio curule. Subito dopo Tiridate e il suo seguito passarono attraverso due file di fanti schierate una di fronte all’altra e, dopo essersi fermate davanti ai rostri, venerarono l’imperatore come avevano già fatto in precedenza. …. […] Nerone ordinò a Tiridate di avvicinarsi passando sulla salita che era stata costruita di fronte ai rostri espressamente per questa occasione e, mentre il principe si accingeva ad inchinarsi ai suoi piedi, egli pose il diadema sul capo di lui. Le traduzioni dei testi, dai quali sono stati riportati alcuni brani, sono di: Bianca Ceva per gli “Annali” e Felice Dessì per le “Storie” di Tacito; Felice Dessì per “Le vite dei Cesari” di Svetonio; Alessandro Stroppa per la “Storia Romana” di Dione Cassio (BUR). Umberto Capitani e Gianpiero Rosati per la “Storia Naturale” di Plinio il Vecchio (Einaudi). Tacito, Annali XV . 28 Il nome di Corbulone anche fra i barbari non suscitava avversione, né provocava alcun risentimento ostile, perciò i Parti accolsero con fiducia le sue esortazioni. Vologese dunque, nel complesso non eccessivamente intransigente, chiese una tregua per alcune satrapie e Tiridate chiese il giorno e il luogo per un colloquio……..Nel giorno stabilito…furono presi venti cavalieri di scorta per ciascuno. Il re, per primo, visto Corbulone, balzò da cavallo ed entrambi, a piedi, si strinsero la destra. Dione Cassio, Storia Romana LXIII . 4 (Incoronazione a Roma di Tiridate nel 66) L’intera città era stata decorata con luci e ghirlande, e si vedeva molta gente un po’ ovunque, ma era soprattutto il Foro ad essere affollato: il centro dell’area era occupato dalla popolazione cittadina divisa in base al rango, vestita di bianco e con la corona di alloro, mentre lo spazio restante era invaso dai soldati, che risplendevano nel loro armamento a tal punto che le armi e le insegne abbagliavano la vista. Addirittura anche i tetti degli edifici circostanti erano resi invisibili dalla folla di coloro che vi si erano arrampicati sopra. Tutta questa coreografia era stata così predisposta durante la notte, e di prima mattina Nerone 16 LA POLITICA ESTERA le arti e i ludi Appena divenuto imperatore, Nerone convocò il citaredo allora più quotato, Terpnus, e per parecchi giorni di seguito, dopo cena, trascorse la maggior parte della notte accanto a lui mentre cantava. Cominciò anche a comporre e a esercitarsi personalmente, ponendo in atto tutti gli accorgimenti cui ricorrevano gli artisti per conservare o rinforzare la voce: per esempio, restava sdraiato in posizione supina, con una lastra di piombo sul petto, e si purgava con emetici e clisteri, astenendosi dal consumare frutta e cibi nocivi. Tuttavia, per non degradarsi fino alla pubblica esibizione in teatro, istituì nel 59, in occasione del primo taglio della sua barba (C.D.61,19), i giochi chiamati Iuvenalia, in onore della gioventù, che si svolsero nel Palatium e nei suoi giardini, cui si iscrissero persone di ogni provenienza (Tac.14,15). Nerone salì sulla scena, accordando con molto impegno le corde della cetra e provando il tono giusto con i maestri di canto al suo fianco. Si dedicò anche alla poesia, raccogliendo intorno a sé quanti, benché non ancora noti, mostrassero talento poetico (Tac.14,15-16). Le sue “disonoranti” esibizioni non produssero, come pensavano Seneca e Burro, sazietà: secondo Tacito, Nerone, convinto che l’offesa alla propria dignità si sarebbe stemperata coinvolgendo nella vergogna molti altri, trascinò sulla scena gli eredi di nobili famiglie, anche dietro compenso, costringendo pure noti esponenti romani dell’ordine equestre, con doni cospicui, a promettere di esibirsi sull’arena (Tac.14,14). In onore della madre defunta organizzò una festa così splendida e sontuosa che le celebrazioni durarono parecchi giorni e si svolsero in cinque o sei teatri contemporaneamente: in tale occasione fu addirittura fatto salire un elefante sulla sommità delle gradinate del teatro, da dove ridiscese camminando su una fune con in groppa un esponente dell’ordine equestre (CD,62,7,2-3). Svetonio, unico tra gli autori, attribuisce tali spettacoli ai ludi Massimi, fornendone la seguente versione: durante i giochi che, votati per l’eternità dell’Impero, volle chiamare Maximi, parecchi componenti dei due maggiori ordini, senatori e cavalieri, e dei due sessi recitarono come attori, e un noto cavaliere romano attraversò il Circo sulla corda, seduto su un elefante (Suet.6,11). Ma lo spettacolo più umiliante, secondo Cassio Dione, ebbe luogo quando uomini e donne di rango non solo equestre, ma anche senatorio, si esibirono, “proprio come gli uomini di bassa estrazione sociale”, sul palcoscenico, nel Circo e nell’anfiteatro: alcuni di essi suonarono il flauto e danzarono, oppure interpretarono tragedie e commedie o, ancora, cantarono con l’accompagnamento della cetra; in altri casi, poi, condussero cavalli, uccisero bestie selvatiche o combatterono come gladiatori (C.D.61,17,2-3). Ogni giorno, racconta Svetonio, venivano lanciati al popolo regali eterogenei ed elargiti migliaia di volatili di ogni specie, vivande e tessere che davano il diritto di ricevere in regalo viveri, abiti, oro, argento, pietre preziose, perle, quadri, schiavi, animali da soma e persino belve addomesticate, navi, case e poderi (Suet.6,11). La notizia è confermata da Cassio Dione: Nerone distribuiva ricchezze ricorrendo al sistema dei contrassegni, facendo lanciare tra la folla una moltitudine di palline, ciascuna delle quali recava un’iscrizione precisa, donando a ciascuno il corrispondente di quanto aggiudicatosi (C.D.61,18,1-2). Al citaredo Menecrate e a un gladiatore, il mirmillone Spiculus, elargì patrimoni e palazzi degni dei trionfatori (Suet.6,30). La partecipazione agli spettacoli era aperta a tutti, anche ai non giovani o alle persone di salute malferma che, non potendo fare nulla autonomamente, potevano almeno prendere parte a canti corali. Tutti si esercitavano in base alle proprie inclinazioni: persone illustri, sia uomini che donne, ma anche fanciulle, ragazzini e anziani frequentavano scuole appositamente aperte (C.D.61, 19,2-3). Nerone apparve di persona in teatro, salendo sul palcoscenico in abito da citaredo e suonando un brano intitolato “Attis”, o “Le Baccanti”. Tutto ciò, ironicamente sottolinea Cassio Dione, fu quanto fece per celebrare la rasatura della sua barba (C.D.61,21,1), attribuendo agli Iuvenalia eventi riconducibili ai successivi Neroneia, come confermato da un precedente passo in cui l’autore, confondendo le due manifestazioni, riferisce che i Neroneia furono celebrati in onore della sua barba, rasa per la prima volta proprio in quel periodo (C.D.61,19,1). Lo storico afferma anche che, secondo quanto tramandato, la voce dell’imperatore era bassa e fioca (C.D.61,20,2). Nel 59 o 60 per celebrare i primi cinque anni di regno istituì a Roma un concorso quinquennale triplice, per la prima volta all’uso greco, comprendente gare di musica, eloquenza, atletica e corse di cavalli: i Neroneia (Tac.14,47) che, come riporta Tacito, suscitarono reazioni molto diverse. Secondo Cassio Dione, i Neroneia furono istituiti nel 60 per propiziare la continuità del potere dell’imperatore e la sua prosperità, e per questo evento furono costruiti il ginnasio (C.D.61,21), o palestra, e le terme (Tac.19,47), nella IX Regione augustea, a NO del Pantheon. In occasione dell’inaugurazione del ginnasio fu distribuito, con generosità tutta greca, olio per gli esercizi ai membri dell’ordine equestre e ai senatori (Tac.14,47). La palestra bruciò 17 NERONE, LE ARTI E I LUDI “Nulla sopportò con maggiore pazienza degli insulti della gente” (Suet.6,39) nel 62, colpita da un fulmine: la statua di Nerone, ivi contenuta, si ridusse a una massa informe di bronzo (Tac.15,22) e l’edificio non fu più ricostruito (LTUR II, s.v. Gymnasium Neronis). Le terme, un complesso lussuoso e assiduamente frequentato, furono invece riedificate nel 63 o 64 (LTUR V, sv Thermae Neronianae/Alexandrinae). A differenza di quanto riferito da Cassio Dione, secondo Svetonio le prime esibizioni pubbliche di Nerone ebbero luogo solo nel 64, dopo la morte di Burro e il ritiro di Seneca dalla scena politica, quando l’imperatore aveva 27 anni. Desideroso di esibirsi in pubblico, fino ad allora aveva cantato solo a Palazzo e nei suoi giardini durante gli Iuvenalia, ora disprezzati perché seguiti da una platea ristretta, e non osando esordire a Roma, Nerone si esibì per la prima volta pubblicamente a Napoli, città greca, e, benché il teatro fosse scosso da un terremoto, non smise di declamare fino alla fine del brano (Suet,6,20). Era infatti sua intenzione iniziare da Napoli, per poi andare in Grecia e, dopo avere conquistato corone prestigiose e considerate sacre fin dall’antichità affrontare, forte di una più grande notorietà, gli abitanti di Roma. Nel teatro di Napoli affluì una grande folla di cittadini e di gente accorsa dalle colonie e dai municipi vicini, cortigiani, funzionari e reparti di soldati, che stiparono l’edificio (Tac.15,33). In partenza per la Grecia si fermò a Benevento, ove gli fu offerto da Vatinius un affollatissimo spettacolo gladiatorio. Tuttavia, rinunciò al viaggio e fece rientro a Roma (Tac.15,34,36). Nel teatro di Napoli si esibì in varie occasioni, e per parecchi giorni. Desideroso di cantare anche a Roma, ricominciò i Neroneia prima della data fissata, e quando gli spettatori gli chiesero di udire la sua voce rispose che li avrebbe accontentati nei suoi giardini; tuttavia, di fronte alle insistenze del pubblico, promise di esibirsi subito e fece iscrivere il proprio nome nell’elenco dei citaredi che partecipavano al concorso. Dopo avere suonato un preludio, fece annunciare che avrebbe cantato la “Niobe”. Tra le tragedie da lui interpretate furono: “Il parto di Canace”, “Oreste matricida”, “Edipo cieco” ed “Ercole furioso” (Suet. 6,21). In occasione di uno spettacolo popolare, nel 65, scese nell’orchestra del teatro e declamò alcuni versi di una sua composizione sulla guerra di Troia (CD 62,29-1). In seguito, nel 66-67, si esibì finalmente in Grecia, nel corso del suo unico viaggio (Suet.6,22), anche per potere, come diceva, vincere in tutti e quattro i grandi giochi (Pitici, Nemei, Istmici,Olimpici), riportando numerose vittorie (C.D.63,8,3-4). Nerone gareggiò in ogni città che organizzasse un agone, tranne ad Atene e a Sparta (C.D.63,14,1-3). Durante le gare dimostrava molta ansia e timore dei giudici, che dovevano esortarlo a farsi coraggio. Era molto rispettoso dei regolamenti: una volta, durante la scena di una tragedia, gli cadde accidentalmente a terra lo scettro, che raccolse immediatamente. L’incidente gli causò molta ansia, perché temeva di essere escluso dal concorso, il che non avvenne (Suet.6, 23-24). Quando l’imperatore tornò a Roma nel 68 fu abbattuta una porzione delle Mura serviane e fu infranta una parte delle porte: alcuni sostenevano che entrambe le usanze facevano parte del costume tradizionale in occasione del ritorno dei vincitori incoronati dai giochi. Il corteo trionfale era aperto dagli uomini che recavano le corone vinte; seguivano altri che portavano, issate su aste, tavole su cui erano iscritti il nome dell’agone, il tipo di competizione e la dichiarazione di vittoria. Infine appariva il vincitore sullo stesso carro trionfale sul quale Augusto aveva a suo tempo celebrato i suoi numerosi trionfi: l’imperatore indossava una veste di porpora con ricami dorati, era coronato da una ghirlanda di ulivo selvatico e recava in mano l’alloro pitico. Dopo avere attraversato il Circo Massimo e il Foro scortato da esponenti dell’ordine equestre, senatori e soldati, Nerone salì sul Campidoglio e da qui si diresse al Palatino. La città era interamente decorata da ghirlande, illuminata e invasa da fumi d’incenso, la folla acclamante (C.D.63,20,1-5). Concluse le celebrazioni, l’imperatore fece annunciare corse di cavalli e dispose l’esposizione nel Circo Massimo delle corone conquistate in Grecia e di tutte le altre vinte nelle gare di corsa, da collocare intorno all’obelisco egizio posto al centro della spina: in totale 1808 corone. Infine, si esibì come auriga (C.D.63,21,1; Suet.6,26). Svetonio riferisce una versione più sintetica del rientro dalla Grecia: Nerone attraversò il Circo Massimo, di cui aveva fatto demolire un arco, attraversò il Velabro e il Foro e giunse al Palatino e al tempio di Apollo. Al suo passaggio il popolo spargeva zafferano e gli offriva in dono uccelli, nastri e dolci (Suet.6,25). Dopo le vittorie riportate in Grecia, per conservare la voce non volle più rivolgere proclami alle truppe, facendoli leggere da altri, e non trattò più alcuna causa senza essere affiancato dal maestro di declamazione che lo ammoniva di non sottoporre a sforzo i bronchi e di coprirsi la bocca con un fazzoletto (Suet.6,25). Non urlava, e se doveva gridare acclamazioni c’era subito qualcuno pronto a fermarlo e a ricordargli che avrebbe dovuto esibirsi come citaredo (C.D.63, 26,2). Nel 66 Nerone gareggiò tra i suonatori di cetra, e dopo che Menecrate, maestro di arte citaredica, ebbe celebrato per lui un trionfo nel Circo, si esibì come auriga (CD.63,1,1). Probabilmente al medesimo anno 66 si riferisce la notizia secondo cui Nerone accettò la corona di oratoria e di poesia latina, aggiudicandosi anche quella per la cetra (Suet.6,12). Si apprestava, 18 NERONE, LE ARTI E I LUDI forse nel 67, a scrivere un poema epico che narrava tutte le imprese dei Romani: ancora prima di comporre un solo verso aveva iniziato a fare una stima del numero dei libri da scrivere, consultando, tra le varie persone coinvolte, anche Anneo Cornuto, in quel periodo celebre per la sua cultura (C.D.62,29,1-2), un filosofo stoico, consigliere letterario di Nerone, maestro di Persio e di Lucano. Esperto di strumenti musicali, Nerone mostrò ad alcuni senatori un nuovo modello di organo idraulico, fece loro esaminarne ogni singola parte, illustrandone il complesso meccanismo (Suet.6,41). Si trattò, secondo Cassio Dione, di uno dei suoi numerosi scherzi: una notte, all’improvviso, convocò in tutta fretta i senatori e i cavalieri più in vista come se dovesse renderli partecipi di un evento imprevisto e disse: “Ho scoperto un modo in cui l’organo idraulico produrrà toni musicali più alti e più armoniosi” (C.D.63,26,4). Svetonio racconta di avere visto le brutte copie e le annotazioni autografe dell’imperatore di alcuni suoi versi molto conosciuti, da cui era evidente che non aveva copiato, né scritto sotto dettatura: i versi erano, al contrario, meditati, come dimostravano le tante cancellature, le note e le aggiunte (Suet.6,52). Di parere diverso Tacito, che definisce le sue poesie prive di vigore, ispirazione e unità stilistica, prova dell’intervento di altri poeti, poco noti, che si riunivano dopo la cena con il principe per ricucire versi da lui già composti o improvvisati (Tac.14,16). Svetonio riferisce che il gradimento del pubblico per le declamazioni di Nerone era tale che dopo una sua esibizione fu decretato un pubblico ringraziamento agli dei e i suoi versi furono dedicati a Giove Capitolino, scritti in lettere d’oro (Suet.6,10). Come celebrato dal poeta Calpurnio nelle Ecloghe, il regno di Nerone, caratterizzato sul piano culturale dalla ripresa della vita intellettuale, fu un ritorno “all’età dell’oro” in cui, in contrasto con il torpore dei decenni precedenti, rifiorirono tutti i generi letterari, pervasi da idee originali e da nuove concezioni artistiche. Il gruppo di scrittori e artisti riuniti intorno al principe era molto numeroso, e Nerone fu forse l’unico imperatore a comporre intorno a sé, nel corso del I secolo d.C., “un movimento artistico coerente e originale”. Il vilipendio cui Nerone fu sottoposto dai suoi avversari politici ha trovato, a distanza di quasi duemila anni, ampia cassa di risonanza nella cinematografia moderna cui si deve, in gran parte, il radicarsi nell’immaginario collettivo di uno stereotipo distorto: un principe cultore delle lettere e delle arti, cui la società civile del tempo era debitrice del rinnovato clima di rinascita culturale, è stato così trasformato in un ridicolo e patetico istrione. bibliografia S.Mazzarino, L’Impero romano, Roma-Bari 1973, I, pp.213-226. H.J.Beste, I sotterranei del Colosseo: impianto, trasformazioni e funzionamento, in A. La Regina (a cura di ), Sangue e Arena, Milano 2001, pp.277-299 C. Salles, La lettura nella Roma antica, Milano 2004 E.Lo Sardo (a cura di), Eureka! Il genio degli antichi, Napoli 2005 N.Savarese (a cura di), In scaena, il teatro di Roma antica, Milano 2007 A.Giardina ( a cura di), Roma antica, Roma-Bari 2000. 19 NERONE, LE ARTI E I LUDI CURIA IULIA CURIA IULIA 20 LA CURIA IULIA L A V I TA E L A FA M I G L I A D I N E RO N E N E RO ’ S L I F E AND F A M I LY Nerone (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel 50 d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva sposato sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo la condanna a morte di Messalina; fino ad allora egli era stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia un nobile vicino alla famiglia imperiale ma con poche chance di salire al trono, anche se, tramite la madre, discendeva direttamente da Augusto. Se, alla morte di Claudio nel 54, egli sopravanzò Britannico, il figlio di Claudio e Messalina, fu proprio grazie ad Agrippina. Il regno di Nerone conobbe due fasi: dei primi cinque anni c’è una memoria positiva, l’imperatore governò in accordo con il Senato grazie a consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il 62 il principe mostrò però un nuovo volto: fece uccidere la madre (59), ruppe con il Senato e lo scandalizzò esibendosi in pubblico mentre cantava e suonava la cetra. Nerone ottenne così il favore popolare, ma non evitò la crisi con il Senato, che sfociò nel 65 in una prima grave congiura. Le frequenti stravaganze, le condanne a morte di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64 e le difficoltà nell’approvvigionamento di Roma causarono la sua fine. Nel 68 Nerone non seppe reagire alle prime ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose, inducendolo a uccidersi. Con Nerone finì la dinastia giulio-claudia: egli si era sposato tre volte (con Claudia Ottavia, la sorella di Britannico, messa a morte nel 62, con Poppea Sabina, già sua amante, uccisa con un calcio nel 65, mentre era incinta, e infine con Statilia Messalina, che gli sopravvisse), ma non lasciò eredi. Nero (AD 37–68) took his name in AD 50 when he was adopted by Claudius, who had married Nero’s mother, Agrippina Minor, in AD 49, after Messalina was condemned to death. Until AD 50, Nero had been Lucius Domitius Ahenobarbus, a noble close to the imperial family but with little chance of ascending to the throne, even though, through his mother, he was directly descended from Augustus. It was thanks to Agrippina that, on the death of Claudius in AD 54, Nero rose above Britannicus. There were two phases in Nero’s reign. The first five years were remembered in positive terms. The emperor governed in harmony with the Senate, thanks to expert advisors like Seneca. Then between AD 59 and 63 the princeps revealed a new face. He had his mother murdered (AD 59), broke with the Senate and created a scandal, showing himself off in public while singing and playing the lyre. In this way Nero made himself popular with the people, but alienated the Senate, resulting in AD 65 in the first serious conspiracy against him. His frequent eccentricities, the death sentences passed on many Senators, the suspicions cast on him after the fire of AD 64 and the difficulties encountered in provisioning Rome all led to his demise. In AD 68 Nero was unable to deal with the first revolts in the army and the Senate deposed him, leading him to commit suicide. The Julio-Claudian dynasty died with Nero. He was married three times (to Claudia Octavia, Britannicus’ sister, put to death in AD 62, to Poppæa Sabina, his lover, whom he kicked to death in AD 65, and finally to Statilia Messalina, who outlived him), but left no heirs. 21 LA CURIA IULIA IL R I T R AT TO THE P O RT R A I T Il ritratto di un imperatore poteva cambiare anche più volte per segnalare sia eventi importanti sia nuovi indirizzi politici. Nerone mutò il suo 4 volte. Con i primi due, il ritratto infantile elaborato per l’adozione del 50 e quello giovanile e più realistico deciso tra 54 e 55 per l’ascesa al trono, Nerone intese legittimare la sua posizione di erede sottolineando la propria somiglianza con i Claudi nella frangia compatta e bipartita. Con il terzo e il quarto tipo, apparsi per il primo quinquennio di regno (59) e per il decennale (64), Nerone ruppe con la tradizione giulio-claudia e aderì a modelli ellenistici per presentarsi come un sovrano benefattore amato dal popolo: il volto divenne più largo, il collo massiccio, le basette e i capelli più lunghi e la corta frangia lasciò il posto a un teatrale movimento delle ciocche verso la tempia destra. Queste scelte influenzarono anche i ritratti dei contemporanei e le pettinature di Nerone, sia bambino sia adulto, furono imitate spesso, come si vede in alcuni ritratti di aurighi, una categoria molto amata dall’imperatore. Alla morte di Nerone il Senato ordinò però la distruzione delle sue immagini (damnatio memoriae), una decisione, che fu sospesa da Otone e Vitellio, ma ribadita da Vespasiano: i ritratti di Nerone furono quindi di regola rimossi, mutilati oppure rilavorati per trasformarli in quelli dei suoi successori o del Divo Augusto. Quanto ai ritratti delle imperatrici è sicuro il riconoscimento delle immagini di Agrippina Minore, mentre permangono dubbi sull’identificazione dei ritratti di Messalina e delle tre mogli di Nerone. The portrait-type of an emperor could change many times due to both important events and new political aims. Nero changed his four times. With the first two – the childish portrait made for his adoption in AD 50 and the youthful and more realistic one made between AD 54 and 55 for his accession to the throne – Nero aimed to legitimise his position as heir by highlighting his similarities to the Claudian family with their thick, parted hair. With the third and fourth types, which appeared in AD 59 and AD 64 for the fifth and tenth anniversaries of Nero’s reign, Nero broke with the Julio-Claudian tradition and used Hellenistic models to present himself as a beneficent sovereign beloved by the people. His face became wider, his neck thicker, with sideburns and longer hair but a short fringe that allowed a theatrical sweep of the hair towards the right temple. These choices also influenced contemporary portraits, and Nero’s hairstyles, both as a child and as an adult, were commonly imitated, as can be seen in several portraits of charioteers, a group of people beloved of the emperor. However, when Nero died, the Senate ordered his images to be destroyed (damnatio memoriae). This order was revoked by Otho and Vitellius, but reinstated by Vespasian. Thus portraits of Nero usually were removed, and mutilated or reworked to transform them into a representation of one of his successors or of the Divine Augustus. As for the portraits of the empresses, Agrippina Minor can be recognised, but there are doubts about the identification of the portraits of Messalina and Nero’s three wives. 22 LA CURIA IULIA GENEALOGIA D I N E RO N E N E RO ’ S GENEALOGY 23 LA CURIA IULIA LUX IN TENEBRIS LUX IN TENEBRIS “Quel che a me importa è il soggetto, Nerone. Egli è da un pezzo che mi perseguita. […] spogliato quell’aspetto orribile e deforme con cui spaventava i sogni della nostra infanzia […] n’è sorto un altro elegante nelle sue voluttà, amabile ne’ suoi capricci, quasi attraente nella sua ferocia”. Così scriveva Domenico Gnoli dopo aver ammirato, nel 1876, Le torce di Nerone, la grandiosa tela che procurò fama internazionale a Henryk Siemiradzki, un artista polacco che aveva fatto dell’Italia la seconda patria e andrebbe riscoperto. Nel suo studio di via Margutta era nato nel 1897 anche un altro capolavoro, la Dirce cristiana: li legava il tema del supplizio dei martiri cristiani magistralmente inscenato per muovere gli animi a pietà, essendo evidente che fossero puniti non per il bene pubblico ma per la tracotanza di uno solo. “Nessuno dipinge come lui i raggi del sole” affermava Sienkiewicz, di cui il pittore era stato cicerone a Roma: nel dipinto in mostra la luce filtra da un ameno pergolato e si intravede l’anfiteatro che dal colosso di Nerone avrebbe preso il nome, a rivelare l’acribia archeologica di Siemiradzki. Qui si respira un’atmosfera di conversione spirituale che fa dimenticare le efferatezze del tiranno quasi ad interpretare le ultime parole di Quo vadis?: “E così passò Nerone, come una bufera, come un uragano, come una fiamma, come passa la guerra o la morte; mentre la basilica di Pietro governa ancora la città e il mondo.” Le migliori illustrazioni del celebre romanzo si devono però a un altro pittore polacco, Jan Styka, ormai dimenticato autore di Nerone a Baia. Nel quadro le atmosfere concitate e fosche dei tableaux vivants gremiti di personaggi cedono il passo a un’indagine più intima non priva di una sorvegliata carica simbolica. Il chiarore dell’alba ha già tinto di rosa la tunica di un imperatore imbolsito e le calme distese del golfo di Napoli: in quella città Nerone si era esibito per la prima volta in pubblico riscuotendo un singolare successo; alle ville marittime si erano ispirati gli architetti che progettavano per lui la Domus Aurea. Proprio a Baia si compì un evento drammatico: lì Nerone decise di uccidere la madre. Il suo volto è lugubre, lo sguardo perso nel vuoto della veglia per l’esito incerto dello scellerato delitto. Facile il parallelo tra il Vesuvio fumante e la tetra fierezza del despota, lambito da una languida tigre, sinonimo di forza e crudeltà ma desiderosa di carezze. 24 “What is important to me is the subject, Nero. It’s a long time that he haunts me. [...] Stripped of that horrible and deformed appearance that disturbed our childhood dreams, [...] another person is made, elegant in his voluptuousness, lovable in his moods, almost attractive in his ferocity.” Thus wrote Domenico Gnoli in 1876, having admired The Torches of Nero, the grandiose painting that made famous Henryk Siemiradzki, a Polish artist who made Italy his second homeland and is due for a revival. In his studio on Via Margutta a second masterwork was created in 1897, the Christian Dirce. This dealt with the theme of the torture of Christian martyrs, and was masterfully staged to evoke pity, making it clear that they were being punished not for the public good but because of the arrogance of one man. “No-one paints the rays of the sun like him” said Sienkiewicz, who had the painter as his guide in Rome. In the painting on display, light filters from a pleasant arbour and the amphitheatre that took its name from the Colossus of Nero can be seen, revealing Siemiradzki’s precise feel for archaeological observation. Here is an atmosphere of spiritual conversation that leads one to overlook the brutality of the tyrant, summed up in the final words of Quo Vadis?: “And so ended Nero, like a whirlwind, like a hurricane, like a flame, as war or death pass away; while the basilica of Saint Peter still rules the city and the world.” The best illustrations of this famous novel were the work of another long forgotten Polish artist, Jan Styka, who produced Nero at Baiae. In this painting, the excited and gloomy atmosphere of the tableaux vivants, packed with people, gives way to a more intimate view, not without its guarded symbolic significance. The light of dawn has already tinted pink the tunic of the flabby emperor and the calm waters of the bay of Naples. In that city Nero performed in public for the first time to resounding success, and its coastal villas inspired the architects who designed the Domus Aurea for him. At Baiae a dramatic event took place. Here Nero decided to kill his mother. His face is mournful, his gaze blank while he awaits the uncertain result of his infamous crime. It is easy to see the parallel between the smoking Vesuvius and the despot’s gloomy pride, as he is licked by a languid tiger, synonymous of force and cruelty, yet eager to be caressed. LA CURIA IULIA L A L E G G E N DA NERA T H E DA R K LEGEND Ritratti d’età moderna o rilavorati dall’antico testimoniano la straordinaria fortuna dell’immagine di Nerone a fronte della relativa scarsità di testimonianze originali. A colpire nei secoli l’immaginario di musicisti, scrittori e artisti era la possibilità di interpretare le pagine degli autori greci e latini sulle varie aberrazioni del personaggio tra passioni crudeli, lusso e voluttà. Nei decenni successivi all’Unità d’Italia soggetti neroniani sono frequentati dai giovani allievi delle Accademie con intento più o meno iconograficamente provocatorio come saggi sulla via della rappresentazione del “vero”. Due opere in mostra segnano gli estremi cronologici di questa serie. Del 1863 è il Nerone vestito da donna del toscano Emilio Gallori in cui sotto l’istrione che buffoneggia nei panni di un’etera s’indovina il tiranno che uccide: destò un tale clamore da rimanere un bozzetto in gesso. Poi tanti i pittori che esibirono sontuose ambientazioni “archeologiche” con accorgimenti sempre più ingegnosi nella disposizione delle figure, alla moda dei dipinti di Alma Tadema. Da questo gusto si discosta La morte di Nerone di Achille Jemoli del 1910. Stavolta, a giacere seduto nella solitudine di uno spazio geometricamente vuoto non è più l’imperatore ma l’uomo stremato dalla fatica di una vita grave, forse eccessiva. Era riuscito a liberarsene alla fine: solo le lance dei soldati in movimento verso l’orizzonte alto come nei paesaggi divisionisti rimangono a evocarne la tragica sorte. Da allora la gloria visiva di Nerone restava sul palcoscenico e sul grande schermo. Portraits, both modern and reworked ancient ones, testify to the good fortune that has accompanied the image of Nero, compared to the relative scarcity of original documentary evidence. Through the centuries the possibility of interpreting the writings of Greek and Latin authors on Nero’s various character defects, including cruel passions, luxury and sensual pleasures, has struck the imagination of musicians, writers and artists. In the decades immediately after the Unification of Italy, Neronian themes were explored by young students of the Academies with the intention of producing more or less provocative images that addressed the representation of the ‘real’. Two works on display highlight the chronological limits of this series. Nero Dressed as a Woman by Tuscan artist Emilio Gallori dates to 1863. In this image the murderous tyrant can be recognised in the guise of an actor who fools around in the dress of a courtesan. The piece aroused such controversy that it was destined to remain unfinished. There were also many painters who depicted sumptuous ‘archaeological’ settings, featuring increasingly ingenious ways of arranging figures, in the manner of Alma Tadema’s paintings. The Death of Nero by Achille Jemoli in 1910 represents a departure from this style. In this work, the figure that reclines alone in the loneliness of a geometrically empty space is no longer the emperor but a man exhausted by the efforts of a life that was difficult, perhaps too difficult. He was able to free himself at the end. Only the spears of the soldiers moving towards the tall horizon, as in Divisionist landscapes, remain to evoke his tragic fate. Ever since, the visual grandeur of Nero has continued on stage and screen. 25 LA CURIA IULIA TEMPIO D I RO M O L O TEMPLE OF RO M U L U S 26 TEMPIO DI ROMOLO N E RO N E S U P E R S TA R S U P E R S TA R N E RO Nerone superstar. La storia che trascolora nella leggenda. Il mito si fa archetipo e dall’epoca romana dipana un fil rouge che giunge fino alle moderne figure del dittatore capriccioso, sanguinario, egocentrico ma sottilmente fascinatore. Decine di attori hanno interpretato un personaggio così simbolico in decine di film, già dal primissimo cortometraggio del 1896, Neron essayant des poisons sur un esclave di Georges Hatot, prodotto dai Fratelli Lumière che, per primi, intuirono le enormi potenzialità cinematografiche dell’imperatore. Il fuoco, la colpa, la morbosa sensualità, Roma come risorgente Fenice, l’arte e la creazione, l’uomo che si fa Dio e sfida il vero Dio, perseguitandone i fedeli. Il titanismo grandioso e ridicolo della follia. Tematiche che ritornano in quasi tutti i film. Assecondando vulgate storiograficamente distorte, imprecise se non false. Eppure narrativamente funzionali ad accrescere il Mito Nerone. Nei sei film tratti dal romanzo Quo vadis? di H. Sienkiewicz, dal primo del 1901 all’ultimo del 2001, le drammatiche vicende di redenzione e martirio vengono eclissate dal carisma istrionico della figura neroniana. Anche grandi attori come Peter Ustinov e Klaus Maria Brandauer tingono di tetra ironia il ritratto del despota incendiario. Mentre lo stereotipo del Nerone narciso viene esplorato maggiormente da attori italiani come Alberto Sordi, Pippo Franco o Vittorio Caprioli. Caso a parte, il Nerone “inventato” da Ettore Petrolini nel 1930, per la regia di Alessandro Blasetti. Tratto da una macchietta teatrale del 1917, Petrolini crea una immortale parodia non di Nerone ma del suo stereotipo. Prefigurando ben più tetre immagini di despoti totalitari che di lì a poco incendieranno non solo Roma ma tutto il mondo. Ogni indagine sulla verità storica è rinviata oltre la fine del film in un’Arte, quella del cinema, che ha amato Nerone, “divus cinematograficus”, icona ora tragica ora patetica, fino a farne, secondo solo a Gesù, il personaggio più raccontato di sempre. Nero the superstar. History has faded into legend. The myth has become an archetype, and there is a thread that connects the Roman period to the modern image of this moody, blood-thirsty, selfish yet fascinating dictator. Many actors have played this symbolic character in dozens of films, starting with the earliest short film made in 1896 Nero tries out poisons on a slave by Georges Hatot. This was produced by the Lumière Brothers, who were the first to realise the enormous cinematographic potential of the emperor. The fire, the wickedness, the morbid sexuality, Rome rising as a phoenix, art and creativity, the man who made himself God and betrayed the true God by persecuting the faithful. His grandiose megalomania and the absurdity of his madness. These are themes found in almost all the films, repeating popular but historically distorted stories that are inaccurate, if not completely wrong. These narratives have served to build the Myth of Nero. In the six film versions of the novel Quo Vadis? by H. Sienkiewicz, the first in 1901 and the most recent in 2001, the dramatic events of redemption and martyrdom are eclipsed by the charismatic histrionics of Nero’s character. Even great actors like Peter Ustinov and Klaus Maria Brandauer colour their portrayal of the arsonist despot with grim irony, while the stereotype of Nero as a narcissist has been explored mainly by Italian actors such as Alberto Sordi, Pippo Franco and Vittorio Caprioli. A single exception is the Nero ‘invented’ by Ettore Petrolini in 1930, and directed by Alessandro Blasetti. Based on a theatrical caricature from 1917, Petrolini created a lasting parody, not of Nero but of his stereotype, prefiguring the much bleaker images of the totalitarian despots who would soon set fire not just to Rome but to the whole world. Consideration of historical truth lies outside the scope of the film in the art of the cinema. Instead it worships Nero as a ‘god of the cinema’, an icon both tragic and pathetic, to the extent that, except for Jesus, his is the most recounted story of all time. 27 TEMPIO DI ROMOLO FILMOGRAFIA FILMOGRAPHY Nerone (Italia 1930) Regia: Alessandro Blasetti. Sceneggiatura: Ettore Petrolini Cast: Ettore Petrolini (Nerone), Elma Krimer, Mercedes Brignone, Alfredo Martinelli Quo Vadis? (USA 1951) Regia: Mervyn LeRoy Cast: Robert Taylor, Peter Ustinov (Nerone), Deborah Kerr, Leo Genn, Patricia Laffan, Buddy Baer, Finlay Currie, Marina Berti Mio figlio Nerone (Italia-Francia 1956) Regia: Steno (Stefano Vanzina) Sceneggiatura: Sandro Continenza, Diego Fabbri, Ugo Guerra, Rodolfo Sonego, Steno Cast: Alberto Sordi (Nerone), Gloria Swanson, Brigitte Bardot, Vittorio De Sica, Ciccio Barbi, Enzo Furlai Nerone (Italia 1976) Regia e sceneggiatura: Mario Castellacci, Pier Francesco Pingitore Cast: Enrico Montesano, Pippo Franco (Nerone), Maria Grazia Buccella, Oreste Lionello, Paola Borboni, Gianfranco D’Angelo, Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa 28 Quo Vadis? (Italia-Francia-Germania Occidentale-Gran BretagnaSpagna-Svizzera 1984) Regia: Franco Rossi Sceneggiatura: Ennio De Concini, Francesco Scardamaglia, Franco Rossi Cast: Francesco Quinn, Maria-Therese Relin, Klaus Maria Brandauer (Nerone), Cristina Raines, Frederic Forrest, Barbara De Rossi, Philippe Leroy, Angela Molina, Radomir Kovacevic, Leopoldo Trieste, Marko Nikolic, Max von Sydow Per Amore di Poppea (Italia 1977) Regia: Mariano Laurenti Sceneggiatura: Franco Milizia, Franco Mercuri Cast: Alvaro Vitali, Oreste Lionello (Nerone), Franca Scagnetti, Gianfranco D’Angelo, Maria Baxa Imperium: Nerone (Italia-UK-GermaniaTunisia 2004) Regia: Paul Marcus Sceggiatura: Francesco Contaldo, Paul Billing Cast: Hans Matheson (Nerone), Rike Schmid, Laura Morante, Angela Molina, Massimo Dapporto, Sonia Aquino, Matthias Habich, Vittoria Puccini, Elisa Tovati, Mario Opinato, Klaus Händl, Pierre Vaneck Produzione: Rai Fiction, Lux Vide, Eos Entertainment, GmbH, Carthago Films Nero (Italy, 1930) Director: Alessandro Blasetti. Screenplay: Ettore Petrolini Cast: Ettore Petrolini (Nero), Elma Krimer , Mercedes Brignone, Alfredo Martinelli. Quo Vadis (USA, 1951) Director: Mervyn LeRoy Cast: Robert Taylor, Peter Ustinov (Nero), Deborah Kerr, Leo Genn, Patricia Laffan, Buddy Baer, Finlay Currie, Marina Berti My son Nero (Italy, France, 1956) Director: Steno (Stefano Vanzina). Screenplay: Sandro Continenza, Diego Fabbri, Ugo Guerra, Rodolfo Sonego, Steno. Cast: Alberto Sordi (Nero), Gloria Swanson, Brigitte Bardot, Vittorio De Sica, Ciccio Barbi, Enzo Furlai. Nero (Italy 1976) Direction and screenplay: Mario Castellacci, Pier Francesco Pingitore. Cast: Enrico Montesano, Pippo Franco (Nero), Maria Grazia Buccella, Oreste Lionello, Paola Borboni, Gianfranco D’Angelo, Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa. Quo Vadis? (Italy, France, West Germany, Great Britain, Spain, Switzerland, 1984) Director: Franco Rossi. Screenplay: Ennio De Concini, Francesco Scardamaglia, Franco Rossi. Cast: Francesco Quinn, Maria-Therese Relin, Klaus Maria Brandauer (Nero), Cristina Raines, Frederic Forrest, Barbara De Rossi, Philippe Leroy, Angela Molina, Radomir Kovacevic, Leopoldo Trieste, Marko Nikolic, Max von Sydow. TEMPIO DI ROMOLO For the love of Poppea (Italy, 1977) Director: Mariano Laurenti. Screenplay: Franco Milizia, Franco Mercuri. Cast: Alvaro Vitali, Oreste Lionello (Nero), Franca Scagnetti, Gianfranco D’Angelo, Maria Baxa. Imperium: Nero (Italy, UK, Germany, Tunisia, 2004) Director: Paul Marcus. Screenplay: Francesco Contaldo, Paul Billing. Cast: Hans Matheson (Nero), Rike Schmid, Laura Morante, Angela Molina, Massimo Dapporto, Sonia Aquino, Matthias Habich, Vittoria Puccini, Elisa Tovati, Mario Opinato, Klaus Händl, Pierre Vaneck. Production: Rai Fiction, Lux Vide, Eos Entertainment, GmbH, Carthago Films Duration : 181 minutes DOMUS TIBERIANA DOMUS TIBERIANA 29 DOMUS TIBERIANA LA DOMUS TIBERIANA THE DOMUS TIBERIANA Gli Orti Farnesiani, creati alla metà del Cinquecento dal cardinale Alessandro Farnese, sigillarono quanto ancora restava del piano nobile della Domus Tiberiana. L’assenza di resti visibili in superficie ha portato nel tempo a supporre in quest’area l’esistenza di monumenti di vario genere, in particolare padiglioni di giardino di età neroniana, in quanto la Domus Tiberiana è stata di recente considerata un nucleo della Domus Aurea, monumentalizzata da Nerone nelle sue forme architettoniche. Gli scavi ancora in corso, intrapresi da circa dieci anni per verificare le cause dei gravissimi cedimenti strutturali del complesso, hanno interessato sia la terrazza degli Orti, che i sottostanti criptoportici prima interrati, evidenziando un’architettura finora sconosciuta – articolata su due livelli – che permette di ricostruire un quadro cronologico della Domus Tiberiana del tutto nuovo. A livello dei giardini è stato possibile rimettere in luce i resti di un portico colonnato e, all’interno del peristilio, di una granda vasca polilobata, rivestita di lastre di marmo bianco; la creazione di questa vasca, che presenta varie ristrutturazioni nel corso dell’età imperiale, si può collegare con la presenza di una conduttura idrica in piombo che porta inciso il nome dell’imperatore Claudio. È dunque un dato inatteso e assai importante che non fu Nerone a trasformare la Domus Tiberiana in un palazzo monumentale, ma – forse su un progetto già di Tiberio e poi di Caligola – il vecchio Claudio (41–54 d.C. ), l’erudito marito prima di Messalina, che egli fece uccidere per i suoi tradimenti, e poi della nipote Agrippina, di cui adottò il figlio Nerone. Fu in questo palazzo che, come narra Svetonio (Nero, 8), Nerone diciassettenne fu eletto imperatore e visse i primi anni del suo regno, sotto l’influsso illuminato di Seneca. The Farnese Gardens were created in the mid-16th century by Cardinal Alexander Farnese, sealing underneath them what remained of of the principle level of the Domus Tiberiana. The absence of surface remains led in time to the suggestion that there were monuments of different kinds in this area, in particular garden pavilions of the Neronian period. Thus until recently the Domus Tiberiana has been considered a part of the Domus Aurea, its architectural forms monumentalised by Nero. Excavations began about ten years ago to establish the cause of the serious subsidence of the complex, and are still underway. They have examined both the garden terrace, and the back-filled cryptoporticuses beneath it, and revealed previously unknown architecture – articulated over two levels – that allows us to reconstruct a completely new chronological framework for the Domus Tiberiana. At the garden level excavation has revealed the remains of a colonnaded portico and, within the peristyle, a large multi-lobed basin, covered with white marble slabs. This basin shows signs of rebuilding several times during the imperial period, but its original construction ties in with the presence of a lead water pipe inscribed with the name of the emperor Claudius. This provides unexpected but important evidence that it was not Nero who transformed the Domus Tiberiana into a monumental palace, but the elderly Claudius (AD 41–54) perhaps drawing on an existing project of Tiberius and Caligula. Claudius was the learned emperor married first to Messalina, who was killed for her infidelities, and then to his niece Agrippina, whose son, Nero, he adopted. It was in this palace (as Suetonius, Nero, 8 relates) that Nero was made emperor at the age of 17, and here that he lived under the enlightened influence of Seneca, in the early years of his reign. 30 DOMUS TIBERIANA LA DOMUS TIBERIANA. G L I S C AV I THE DOMUS TIBERIANA. T H E E X C AVAT I O N S I portici, i giardini, le vasche rimesse in luce sul piano degli Orti, erano sostenuti da un complesso sistema di criptoportici,ambienti e corridoi interrati, che avevano la funzione di collegamento interno tra i diversi nuclei del palazzo dei Cesari. Gli scavi effettuati in queste gallerie (attualmente non visitabili), che presentano profondi cedimenti delle fondazioni con conseguenti collassi di alcune murature, hanno evidenziato l’altezza delle strutture voltate (circa 5 metri) e la loro planimetria: ai lati dei criptoportici, disposti a formare un ampio quadrilatero illuminato da “bocche di lupo”, si dispongono vani di diverse dimensioni, scale e corridoi, che presentano almeno due fasi cronologiche, da collocare all’incirca tra l’età augustea e quella neroniana; questo settore seminterrato del palazzo giulio-claudio ebbe infatti vita limitata e con i flavi sembra essere stato abbandonato. È molto probabile che fossero queste le gallerie dove, secondo lo storico Flavio Giuseppe fu assassinato dai congiurati, guidati da Cassio Cherea, l’imperatore Caligola. Tra i ricchi e numerosi materiali scultorei recuperati dagli scavi sono da segnalare le splendide ali riferibili forse ad una Vittoria, la statua maschile acefala in marmo greco, con tracce di colore nel panneggio, esposta in mostra; inoltre numerosi frammenti architettonici e scultorei e il bel ritratto di imperatrice, forse Faustina Minore. The porticoes, gardens and basins discovered in the Gardens were replaced by a complex system of cryptoporticuses, rooms and underground corridors that served to connect the different nuclei of the imperial palace. The foundations of these galleries have suffered serious subsidence and the consequent collapse of several walls. The excavations (no longer visible today) that took place here have revealed the height of the vaulted structures (c. 5 m) and their plan. The cryptoporticuses were arranged to form a wide quadrilateral illuminated by basement lights; to their sides were rooms of different dimensions, stairways and corridors that reflect at least two chronological phases, of the Augustan to Neronian periods. In fact, this underground section of the Julio-Claudian palace had a limited life and seems to have been abandoned by the Flavians. It is likely that these were the galleries where, according to Flavius Josephus the emperor Caligula was assassinated by conspirators led by Cassius Chaerea. Among the many precious pieces of sculpture recovered in the excavations there were splendid wings, perhaps belonging to a Victory, and the headless male statue in Greek marble, with traces of colour on his clothes, on display in the exhibition. Many architectural and sculptural fragments were also found, including a beautiful portrait of an empress, possibly Faustina Minor. 31 DOMUS TIBERIANA C R I P TO P O RT I C O C RY P TO P O RT I C U S 32 CRIPTOPORTICO NERONIANO L A P R O PA G A N D A E LA GUERRA C O N T R O I PA RT I P R O PA G A N D A A N D T H E WA R AG A I N S T T H E PA RT H I A N S Ogni imperatore romano era molto attento al potere delle immagini e quindi a illustrare attraverso i media che aveva a disposizione, dai monumenti alle monete, la sua politica e le sue gesta. All’inizio del suo regno Nerone proclamò Augusto come suo modello di governo e approfittò della lunga guerra contro i Parti (54-63 d.C.) per comunicare l’idea che, come in età augustea, la vittoria sul grande nemico orientale avrebbe dato inizio a una nuova età dell’oro. La guerra, che si combatté per il controllo dell’Armenia, ebbe fasi alterne e si concluse con un compromesso, quando Nerone incoronò re d’Armenia il principe partico Tiridate a Roma nel 66 d.C. La vittoria partica fu ampiamente celebrata da Nerone e anche con “rilievi storici”, come si vede nella lastra raffigurante un guerriero partico impegnato in un combattimento reso in uno stile molto drammatico. Essa potrebbe forse appartenere all’arco onorario che il Senato fece erigere sul Campidoglio in onore di Nerone (58-62 d.C.). L’arco non si è conservato, ma un’immagine monetale permette di ricostruirne l’aspetto: era sormontato da una quadriga guidata dall’imperatore e la decorazione figurata era estesa per la prima volta a tutto l’edificio. All Roman emperors were aware of the power of images, and so made sure to illustrate their policies and deeds through the media that were available to them, from monuments to coins. At the beginning of his reign, Nero announced that Augustus was his model for government, and he took advantage of the long war against the Parthians (AD 54 – 63) to communicate the idea that, as in the Augustan period, victory over Rome’s great eastern enemy would start a new golden age. The war, fought for control of Armenia, had its ups and downs, and ended with a compromise. Nero crowned the Parthian prince Tiridates king of Armenia at Rome in AD 66. Nero celebrated this Parthian victory widely, even in ‘historical reliefs’ such as the slab depicting a Parthian warrior in combat which is rendered in a very dramatic style. This may have been part of the honorary arch that the Senate had built on the Capitoline Hill to honour Nero (AD 58–62). The arch does not survive, but an image on a coin allows us to reconstruct its appearance. It was surmounted by a chariot driven by the emperor himself, and, for the first time, figured decoration covered the entire surface of the structure. 33 CRIPTOPORTICO NERONIANO LA DOMUS T R A N S I TO R I A IL VIDEO THE DOMUS T R A N S I TO R I A VIDEO Il video proiettato nel corridoio annesso al Criptoportico illustra i tre ambienti – purtroppo non visitabili per motivi di sicurezza - che si trovano immediatamente all’interno e che sono quasi certamente riferibili a un nucleo del primo palazzo neroniano, la Domus Transitoria. Coperti a volta, i vani erano disposti in modo da creare quasi un terrazzo artificiale su questo versante del colle. Gli scavi ne hanno riportato in vista i ricchissimi rivestimenti marmorei delle pareti e delle volte, ancora in parte in situ. Particolarmente ben conservato è il fregio a mosaico, articolato in edicole: con tholos e pantera, e con catino e conchiglia. Anche i pavimenti erano in opus sectile. Assai stretto il confronto del ninfeo della Domus Transitoria (sotto la Domus Flavia) con questo nucleo, al quale infatti si accede attraverso una scala di gradini di marmo. La tipologia delle strutture, le tracce di incendio, la profusione dei marmi, l’estensione delle superfici a mosaico inducono ad attribuire a Nerone questo settore del Palazzo inglobato nella Domus Tiberiana. The video projected in the corridor next to the Cryptoporticus depicts three rooms that unfortunately cannot be visited for safety reasons. These rooms lie within the bounds of Nero’s first palace, the Domus Transitoria, and almost certainly form part of its core. The vaulted rooms were arranged to create a sort of artificial terrace on this side of the hill. The excavations have brought to light fine marble revetments from the walls and the vaults that remain partly in situ. A mosaic frieze arranged in articulated niches, containing tholos and panther, and basin and shell motifs, is particularly well preserved. The floors were paved in opus sectile. There are close similarities between this nucleus of rooms and the nymphaeum of the Domus Transitoria (beneath the Flavian Domus), which can be reached by a marble staircase. The architectural style of these structures, the traces of fire damage, the profusion of marble, and the extensive use of mosaic on its surfaces all make it possible for us to attribute to Nero this part of the Palace, embedded within the Domus Tiberiana. 34 CRIPTOPORTICO NERONIANO I L C U LTO IMPERIALE THE IMPERIAL C U LT Da diversi edifici di età neroniana provengono statue e ritratti che testimoniano la diffusione del culto imperiale nella penisola. Tra gli edifici scelti più spesso per ospitare i ritratti di Nerone spiccano i teatri e gli odeia (teatri coperti), ossia i luoghi dove si tenevano i ludi teatrali e le declamazioni tanto amate all’imperatore. Statue di Nerone si trovavano per esempio nel teatro di Bologna (un loricato), oppure nel teatro/ odeion di Luni, dove l’imperatore fu raffigurato insieme alla moglie Poppea e alla figlia Claudia, morta pochi mesi dopo la nascita e subito divinizzata. Lo testimonia la dedica epigrafica che indica anche il dedicante delle statue in L. Titinio Glauco Lucreziano, il notabile locale che aveva pagato la copertura del teatro. In età neroniana a Pompei il culto imperiale fu accolto anche nel mercato (macellum): dall’edificio provengono infatti due statue raffiguranti un uomo in seminudità eroica e una sacerdotessa, entrambi da identificare con notabili locali impegnati nel culto imperiale; della statua di imperatore che essi accompagnavano è stato invece rinvenuto solo il globo, simbolo del suo dominio universale. Statues and portraits have been found in various buildings of the Neronian period, and are evidence of the spread of the imperial cult throughout the Italian peninsula. Theatres and odeia (covered theatres) were commonly chosen as settings for portraits of Nero; these were the places where the theatrical games and rhetorical events beloved by the emperor were held. Statues of Nero have been found, for example, in the theatre at Bologna (cuirassed), as well as in the theatre/odeion of Luni, where the emperor was depicted together with his wife Poppaea and daughter Claudia, who died a few months after her birth and was immediately deified. It is also seen in the dedicatory inscription that gives the name of the man who dedicated these statues: L. Titinius Glaucus Lucretianus. He was the noble who paid for the roof of the theatre. In Pompeii during the Neronian period the imperial cult can be identified in the market building (macellum). Two statues, depicting a semi-nude man in a heroic pose, and a priestess, were found in this building, both of which can be identified with notable local citizens active in the imperial cult. Only the globe, symbol of Nero’s universal domination, has been found from of the statue of the emperor that must have accompanied these two statues. 35 CRIPTOPORTICO NERONIANO APOLLO E IL SOLE APOLLO AND THE SUN La propaganda neroniana puntò molto sul paragone tra l’imperatore, Apollo e Sol/Helios, un accostamento fondato sull’esempio di Augusto, che aveva scelto Apollo come propria divinità protettrice. Nerone sviluppò quel modello fino a basare la propria assimilazione alle due divinità anche sulle proprie qualità personali: egli si proclamò infatti ottimo citaredo come Apollo e abile auriga come il Sole e cominciò a farsi rappresentare in entrambi i modi, rinnovando così radicalmente l’iconografia imperiale tradizionale. L’immagine di Nerone nelle vesti di auriga del carro del Sole apparve quindi sul gigantesco telone che copriva il teatro di Pompeo il giorno dell’investitura di Tiridate a re d’Armenia nel 66 d.C.. La stessa iconografia compare anche in una statua loricata di Caere (Cerveteri) in cui il tema è collegato alla vittoria sui Parti: sulla corazza si vedono infatti in alto l’imperatore alla guida del carro solare e in basso la sottomissione di due Arimaspi (una popolazione mitica identificata con i Parti) ai Grifoni, ossia agli animali di Apollo, simbolo del potere di Roma. L’accostamento di Nerone al Sole è confermato anche da un altare dedicato al Sole e alla Luna da Eumolpo, uno schiavo della Domus Aurea: Sole/Helios vi è raffigurato con il volto dell’imperatore: Nerone appariva così circondato dai raggi solari. Neronian propaganda centred on the comparison between the emperor, Apollo and Sol/Helios, an approach based on the example set by Augustus, who chose Apollo as his guardian deity. Nero developed this model to the extent that even his personal qualities were assimilated to those of the two gods. Indeed, he proclaimed that he could play the lyre as well as Apollo and ride a chariot like the Sun, and he started to have himself depicted in both these guises, thus radically changing the traditional imperial iconography. The image of Nero dressed as the driver of the chariot of the Sun thus appeared on the enormous awning that covered the theatre of Pompey on the day that Tiridates was crowned king of Armenia in AD 66. The same iconography occurs in a cuirassed statue from Caere (Cerveteri) in which the theme is related to the Parthian victory. On the upper part of the cuirass the emperor can be seen driving the sun chariot, and below him are depicted the submission of two Arimaspi (a mythical people identified with the Parthians) to the Griffins, creatures of Apollo who was a symbol of the power of Rome. The assimilation of Nero to Sol was also underlined by the dedication of an altar to the Sun and the Moon by Eumolpus, a slave of the Domus Aurea. Sol/ Helios is depicted with the emperor’s face, and Nero appears surrounded by the sun’s rays. 36 CRIPTOPORTICO NERONIANO V I V E R E N E L L U S S O. LA DOMUS DEL GIANICOLO L I V I N G I N L U X U RY. THE DOMUS ON THE JANICULUM Nel corso della scavo di una domus del II sec. d.C. situata alle pendici occidentali del Gianicolo è stato rinvenuto un complesso di materiali architettonici più antichi di eccezionale qualità, accatastati in una stanza probabilmente per un reimpiego mai avvenuto. Si tratta di rivestimenti in opus sectile, capitelli, lesene, basi di colonne e cornici realizzati in marmi colorati e bianchi e caratterizzati da una straordinaria raffinatezza di esecuzione, dalla frequente presenza di applicazioni policrome e dall’uso della tecnica a intarsio. Questi marmi permettono di farsi un’idea di quale fasto potesse esprimere l’architettura romana tra l’età claudia e quella neroniana, quando si affermò il gusto per rivestimenti marmorei particolarmente lussuosi che riproducevano in marmo i sistemi decorativi affrescati sulle pareti delle case del tempo. I marmi trovati nella domus costituivano inoltre un complesso coerente, frutto probabilmente dello smantellamento di un unico ambiente di rappresentanza di un edificio giulio-claudio. L’identificazione del contesto originario di provenienza dei marmi è discussa, ma è probabile che si trattasse di una proprietà imperiale; nella zona va quindi ricordata la presenza degli Horti attribuiti ad Agrippina Maggiore, la madre di Caligola, una proprietà che fu poi ereditata da Nerone. During the excavation of a second century AD domus located on the west slope of the Janiculum, a collection of older architectural materials of exceptional quality was found, stacked in a room probably to be reused (which never happened). It consisted of opus sectile revetments, capitals, pilasters, column bases and cornices made from coloured and white marble, extraordinarily finely made, with frequent use of polychrome colours and inlay techniques. These marbles give an idea of the magnificence that could be achieved by Roman architecture through the Claudian and Neronian periods, when there was a taste for particularly luxurious marble revetments that imitated the painted decorative schemes found in houses of the time. Moreover, the marbles found in the domus constitute a uniform group, and were probably dismantled from a single reception room in a Julio-Claudian building. The identification of the original context of the marbles is the subject of discussion, but it is likely that they came from an imperial property. It should be noted that the Horti thought to belong to Agrippina Major, the mother of Caligula, were located in this area, and that this property was later inherited by Nero. 37 CRIPTOPORTICO NERONIANO U N A N U O VA S C O P E RTA D A G L I S C AV I D E L L A DOMUS TIBERIANA A NEW FINDING F R O M T H E E X C AVAT I O N S OF THE DOMUS TIBERIANA La statua virile acefala, in nudità eroica, raffigura presumibilmente un principe giulio claudio, coperto sui fianchi da un corto panneggio. La statua è stata rinvenuta di recente sotto gli Orti Farnesiani *, durante lo scavo di un corridoio collegato al braccio occidentale del criptoportico tiberiano; realizzata in marmo pario, è costituita da più parti (almeno 12) assemblate insieme con perni di ferro. La superficie lapidea presenta resti di colorazione: in corrispondenza del bordo del panneggio, è presente una fascia di colore rosa, con doppio bordo di colore azzurro forse con tracce di lamina metallica; anche sul tronco (posizionato come sostegno, dietro la gamba sinistra della figura) e sulla base è presente del colore rosso. Vista la particolarità della lavorazione, la statua è stata sottoposta a una serie di analisi: attraverso la fluorescenza a raggi X, l’esame al microscopio, l’analisi microstratigrafica, e la spettrofotometria FTIR, sono stati identificati i pigmenti blu egiziano, ovverosia cuprorivaite, rosso a base di ferro, forse addizionato con minio; rosa corrispondente al purpurissum delle fonti antiche, (un colore piuttosto costoso ottenuto artificialmente in diverse maniere, in questo caso si ipotizza che possa trattarsi di un colorante vegetale: quella che oggi chiamiamo lacca di garanza (estratto dalla radice della robia tinctorum) precipitato su composto minerale). Le analisi mineralogichepetrografiche, associate ad analisi geochimiche, hanno confermato come marmo dell’isola di Paros le due parti maggiori costituenti la statua. Infine è stata effettuata una radiografia a raggi X per ottenere informazioni più precise circa il posizionamento e la tenuta dei perni. The headless male statue, a heroic nude, his sides covered by a short cloak, presumably depicts a JulioClaudian prince. The statue was found recently beneath the Farnese Gardens, during the excavation of a corridor linking to the western wing of the Tiberian cryptoporticus. Made of Parian marble, it is formed of many pieces (at least 12) held together with iron clamps. The stone surface retains traces of colouring. A strip of red, with a double border of blue with possible traces of metallic foil, can be seen at the border of the cloak. A red colour is also present on the throne (positioned as a support, behind the figure’s left leg) and on the base. Because of its distinctive manufacture, the statue underwent a series of analyses, such as X-ray fluorescence, microscopic examination, microstratigraphic analysis, and FTIR spectrophotometry. These identified additional pigments; ‘Egyptian blue’ or cuprorivaite; iron-based red, perhaps supplemented with minium (lead tetroxide); and pink that corresponds to the purpurissum described in the ancient sources. This was a rather expensive colour, obtained artificially in a number of ways. In this case it is thought to derive from a vegetal source, known today as Rubia lacquer, extracted from the root of the robia tinctorum, precipitated onto a mineral compound. Mineralogical-petrographic analysis, along with geochemical analysis, has confirmed that the marble forming the two main parts of the statue is from the island of Paros. Finally, X-ray radiography was undertaken to obtain more precise information about the placement and fastening of the clamps. 38 CRIPTOPORTICO NERONIANO DOMUS T R A N S I TO R I A DOMUS T R A N S I TO R I A 39 DOMUS TRANSITORIA LA DOMUS T R A N S I TO R I A THE DOMUS T R A N S I TO R I A Portico con pavimento a intarsio sotto il ninfeo occidentale della Domus Flavia Non è chiaro in che relazione si trovi questo magnifico pavimento relativo a un’aula porticata con il sottostante ninfeo comunemente attribuito alla Domus Transitoria di Nerone. Il pavimento, in opus sectile di marmi colorati (serpentino, giallo antico, pavonazzetto, porfido, palombino e rosso antico), secondo un raffinato e complesso disegno geometrico-floreale, era limitato sui fianchi da una fascia costituita da grandi rettangoli di portasanta, divisi da listelli di serpentino. In verità l’opus sectile non ha lo stesso orientamento del sottostante ninfeo neroniano, ma piuttosto quello delle vicine biblioteche augustee. Il portico cui il pavimento si riferisce, largo circa m. 20 e la cui lunghezza non è accertabile, era aperto sui fianchi; le colonne sui lati lunghi sostenevano la copertura; di esse si riconoscono le fondazioni in blocchi di travertino. Il tratto di pavimento in vista, scavato da Giacomo Boni insieme ai sottostanti ambienti della Domus Transitoria, era stato già da lui restaurato all’inizio del Novecento. Portico with inlaid floor beneath the western nymphaeum of the Domus Flavia The relationship of this magnificent pavement to the porticoed hall with the nymphæum fountain beneath it (reconstruction photograph), commonly attributed to Nero’s Domus Transitoria is unclear. The pavement was made of opus sectile of coloured marbles (serpentine, giallo antico, pavonazzetto, porphyry, palombino and rosso antico), in a refined and complicated geometric-floral design. Its borders are defined by a band of large portasanta rectangles, divided by serpentine lozanges. In actual fact, the opus sectile does not have the same alignment as the Neronian nymphæum beneath it, but instead follows the orientation of the nearby Augustan libraries. The portico to which the pavement belonged was 20 metres wide and of unknown length, and was open at the sides. The columns on its long sides held up the roof; their travertine foundations have been identified. The visible section of paving was excavated by Giacomo Boni at the same time as the rooms beneath the Domus Transitoria, and was restored by him at the beginning of the 20th century. 40 DOMUS TRANSITORIA MUSEO PA L AT I N O T H E PA L AT I N E MUSEUM 41 MUSEO PALATINO IL MUSEO PA L AT I N O T H E PA L AT I N E MUSEUM La Domus Transitoria “Tuttavia in nulla fu più prodigo quanto nell’edificare”; così Svetonio (Vita di Nerone, 31) commenta la megalomania di costruire che caratterizzò Nerone durante tutto il suo regno. Le costruzioni neroniane del Palatino, sono note in base allo stesso passo, in cui si precisa che Nerone “costruì una residenza che dal Palatino arrivava all’ Esquilino”; la domus, dapprima definita “transitoria”, fu ricostruita dopo l’incendio del 64 d.C. e chiamata “aurea”. Della Domus Transitoria restano sul Palatino importanti strutture sotto il Triclinio della Domus Flavia, scavate dai Farnese nel Settecento e da Giacomo Boni intorno al 1913: attraverso due scale di accesso, che si configurano come parodoi ai lati della frons scaenae di un teatro, si scende in un cortile con un ninfeo articolato in nicchie; una cascata alimentava gli zampilli antistanti il pulpito, ornato di colonnine in marmo colorato. Sul lato opposto un ricco padiglione a dodici colonne di porfido era destinato all’imperatore, sdraiato nella lettiga in corrispondenza della nicchia retrostante. Ai lati del ninfeo, si disponevano ambienti lussuosamente decorati, con pavimenti intarsiati e pareti di marmo arricchite da scene figurate; le volte erano affrescate con raffigurazioni epiche e avevano le pareti arditamente interrotte da strutture a gradini per la caduta dell’acqua. La profusione dell’oro nella decorazione pittorica era volta a creare un immediato collegamento con la favolosa età dell’oro di cui Nerone era stato l’iniziatore. The Domus Transitoria ‘There was nothing in which he was more extravagant than in building’. Thus commented Suetonius (Nero, 31) on the megalomania that characterised Nero’s building activities during his reign. Nero’s constructions on the Palatine are recorded in the same passage, in which he states that Nero ‘constructed a residence that stretched from the Palatine to the Esquiline’. This Domus, initially called ‘Transitoria’, was built after the fire of AD 64 and given the name ‘Aurea’. Important remains of the Domus Transitoria were excavated on the Palatine beneath the triclinium of the Domus Flavia by the Farnese in the 18th century, and by Giacomo Boni c. 1913. A visitor descended by one of two staircases located like the parodoi (wings) of a theatre on either side of a frons scaenea (stage) to a courtyard with a nymphaeum (fountain), its backdrop articulated in a series of niches. A waterfall fed the spouts located behind the pulpitum (a speaker’s platform in front of the stage), which was decorated with small columns of coloured marble. On the opposite side there was a lavishly decorated pavilion with twelve porphyry columns, where the emperor could recline on a bed, framed by the niche behind him. To the sides of the nymphaeum there were luxuriously decorated rooms with inlaid floors and marble walls decorated with figured scenes. The vaults were painted in fresco with depictions of scenes from epic and water ran down steep steps set against the walls. The extensive use of gold in the painted decoration was intended to create an immediate connection with the mythical golden age that Nero had begun. 42 MUSEO PALATINO TA R S I E M A R M O R E E D I R I V E S T I M E N TO PA R I E TA L E D A L L A D O M U S T R A N S I TO R I A M A R B L E I N TA R S I F R O M T H E WA L L REVETMENTS OF THE D O M U S T R A N S I TO R I A Sia i pannelli già esposti nel Museo, che la selezione allestita per la mostra contengono frammenti di opus sectile scelti tra le migliaia di resti rinvenuti ai piedi delle pareti del ninfeo della Domus Transitoria – interamente rivestito di marmo per una superficie di 800 mq. – già scavato dai Farnese nel Settecento e quindi da Giacomo Boni. I sectilia dovevano essere incastrati su pannelli marmorei – forse di lavagna, marmo bianco o anche alabastro – con gli incavi sagomati in negativo. Plinio (Naturalis Historia 35,3) data al regno di Claudio l’invenzione di questa tecnica. I marmi utilizzati (porfido rosso e verde, pavonazzetto, giallo antico etc.) sono i più belli e costosi tra quelli importati dalle province dell’impero. È stato possibile ricostruire – sia pure con margini di incertezza – motivi decorativi vegetali, architettonici e figurati. Per ravvivare il disegno o rendere le ombre, alcuni sectilia di giallo antico sono stati sottoposti a fiammatura, diventando rossi ai margini; tecnica questa ricordata da Plinio. I fregi a intarsio dovevano situarsi tra la zona mediana della parete e la volta, come avviene nelle pitture di III e IV stile. Le tarsie della Domus Transitoria si possono confrontare, tra gli altri, con le decorazioni del ninfeo di Claudio a Baia, con alcuni elementi degli Horti Lamiani, con gli Horti di Agrippina sul Gianicolo, con la villa di Nerone a Subiaco. The panels already on display in the Museum and the selection set up for the exhibition contain fragments of opus sectile that have been chosen from among the thousands of pieces found at the base of the nymphaeum walls in the Domus Transitoria. These were completely covered in marble, over a surface area of 800 m2, and were excavated by the Farnese family in the 18th century, and later by Giacomo Boni. The sectilia must have been set in marble panels – perhaps slate, white marble or even alabaster – by means of negatively shaped grooves. Pliny (Natural History 35.5) dates the invention of this technique to the reign of Claudius. The marbles used (red and green porphyry, pavonazzetto, giallo antico etc) were the most beautiful and expensive of those imported from the provinces of the empire. It is possible to reconstruct – albeit with a degree of uncertainty – vegetal, architectural and figured decorative motifs. To enliven the design or render shadows, sectilia of giallo antico were subjected to treatment with a flame that turned them red at the edges. The intarsio friezes must have been set between the mid-point of the wall and the vault, as seen in Third and Fourth Style paintings. The inlays of the Domus Transitoria can be compared to, among other examples, the decoration of the nymphaeum of Claudius at Baiae, of parts of the Horti Lamiani, of the Horti of Agrippina on the Janiculum, and with Nero’s villas at Subiaco. 43 MUSEO PALATINO “Fatta costruire per sé una casa che dal Palatino andava all’Esquilino, dapprima la chiamò Transitoria; poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire e la chiamò Aurea” (G. Svetonio, Vita di Nerone, 31) ‘He made a palace extending all the way from the Palatine to the Esquiline, which at first he called the House of Passage, but when it was burned shortly after its completion and rebuilt, the Golden House’ (G. Suetonius, Nero, 31) 44 MUSEO PALATINO L A C Œ N AT I O R OT U N D A L A C Œ N AT I O R OT U N D A 45 CŒNATIO ROTUNDA L A C Œ N AT I O R OT U N D A L A C Œ N AT I O R OT U N D A Gli scavi, iniziati nel giugno 2009 e finalizzati al consolidamento della terrazza, hanno rimesso in luce un possente edificio a pianta circolare di 16 metri di diametro, articolato intorno ad un pilone anch’esso circolare di circa 4 metri di diametro, da cui si dipartono due serie di 8 arcate a raggiera, definendo i due piani sovrapposti di una costruzione che non trova confronti nell’architettura romana. Della poderosa struttura di età neroniana, tagliata in parte dalle costruzioni successive, è stato finora scavato il piano superiore, sfiorando solo superficialmente quello inferiore; alla sommità della struttura, ricoperta da un piano di malta, si osservano 5 incassi circolari, di circa 25 cm di diametro, riempiti di una sostanza scura, in corso di analisi; inoltre, esattamente al centro del pilone, una cavità profonda 25 cm, forse l’alloggio di un perno. Si è ipotizzato che ci si trovi in presenza di un piano con particolari meccanismi, su cui poteva essere poggiato un pavimento rotante. L’estensione dello scavo a sud – con fondi del Commissario Straordinario – ha evidenziato l’esistenza di un’appendice – forse di servizio – che presenta infissi degli elementi metallici; inoltre ha permesso di scoprire la parete esterna della struttura, dove rimangono in situ un blocco di calcare e i resti di un secondo. Immediato il collegamento con quanto descrive Svetonio relativamente alla Cœnatio Rotunda della Domus Aurea, la residenza di Nerone che dal Palatino, come attestano gli autori antichi, arrivava fino al colle Oppio. L’ipotesi, di grandissima importanza, trova molti elementi a sostegno, non ultima la posizione scenografica di questa specie di torre rotante, affacciata sulla valle del Colosseo, con una vista che spaziava fino ai colli albani. The excavations which began in June 2009 and ended with the consolidation of the terrace, have uncovered an imposing building of circular plan, 16m in diameter. The building is arranged around a circular pillar 4 m in diameter. Two sets of eight arcades radiate out from it, defining the two superimposed levels of a structure that has no parallel in Roman architecture. This imposing Neronian edifice has partially been cut away by later building, and just its upper floor has been excavated. The lower floor has been explored only superficially. At the top of the structure, covered in a layer of mortar, there are five circular holes, 25cm in diameter, filled with a dark substance which is being analysed. At the exact centre of the pier there is a 25 cm deep cavity, perhaps intended for a pivot. This may imply the presence of a mechanism supporting a rotating floor. With funds from the Commissioner, the excavation was extended to the south, revealing the existence of an outbuilding, possibly a service structure, with fixtures for metal elements. The excavation also led to the discovery of the exterior wall of the building, where one limestone block and the remains of a second are still in situ. An association immediately springs to mind with Suetonius’s description of the Cœnatio Rotunda (‘Rotating Dining Room’) of the Domus Aurea. The latter was Nero’s residence, described by many ancient authors, that stretched from the Palatine to the Oppian Hill. This very important hypothesis is supported by many factors, not the least of which is its scenic location, overlooking the valley of the Colosseum with a view of the Alban Hills too, an appropriate setting for such a rotating tower. 46 CŒNATIO ROTUNDA COLOSSEO COLOSSEUM 47 COLOSSEO NERO CLAUDIUS CAESAR AUGUSTUS GERMANICUS Sono tornato nella mia casa, la Domus Aurea. Qui dove Vespasiano ha costruito l’anfiteatro, un edificio seriale, uguale a decine di anfiteatri sparsi in ogni territorio dell’Impero, era il lago della mia residenza, un’opera di architettura unica, che non ho avuto il tempo di completare. Anche io ho costruito, o terminato, non ricordo più, un anfiteatro, nel centro di Roma, ma non ho amato gli spettacoli cruenti, i gladiatori, le belve. Sono stato un uomo di grande cultura, e ho tentato di diffonderla in ogni strato della popolazione, anche aprendo apposite scuole di canto, musica, declamazione. Ho amato la Grecia, Napoli e la Campania tutta, terra di solida cultura ellenica, bagnata dal mare in cui amavo nuotare, libero dai gravosi impegni della corte. I have returned to my home, the Domus Aurea. Here, where Vespasian has constructed an amphitheatre, a commonplace building like dozens of others spread throughout the Empire, there was once the lake that formed part of my residence. This residence was a unique architectural creation, which I did not have time to finish. I also built, or completed, I don’t remember which, an amphitheatre in the centre of Rome. But I didn’t enjoy cruel spectacles, gladiators and wild beasts. I was a man of high culture, and I attempted to spread that culture to every section of the population. I even opened specialised schools of singing, music and oration. I loved Greece, Naples and the whole of Campania, the land where Greek culture endures, bathed by the sea in which I loved to swim, free from the weighty business of court. Sono morto giovane, a poco meno di 32 anni, e nella mia breve vita sono stato oggetto di insulti e di accuse di ogni genere, che ho tollerato con infinita pazienza. Tra queste, avere incendiato Roma: ma come avrei potuto incendiare la mia stessa casa, le dimore dei miei antenati, che sono state distrutte dall’incendio? Sono stato accusato di avere espropriato Roma per costruire la mia Domus Aurea, un capolavoro incompiuto di architettura: ma la maggior parte dei terreni era di mia proprietà! Delle mie opere tutto hanno distrutto i miei successori e non resta, ormai, quasi più nulla, poco più di quello che vedrete nella mostra che vi accompagnerà, per la prima volta, nei luoghi di I was young when I died, not yet 32, and in my brief life I was subjected to insults and accusations of every type. I endured these with infinite patience. I was accused of setting fire to Rome. But how could I have set fire to my own home, the dwelling-places of my ancestors, that were destroyed by the fire? I was accused of having expropriated Rome to build my Domus Aurea, an unfinished architectural masterwork. But most of the land was my own property! My successors have destroyed all of my achievements and now almost nothing remains, only what you will see in this exhibition that, for the first time, will lead you through the places relating 48 COLOSSEO DOMUS AUREA N E RO N I S DOMUS AUREA N E RO N I S 49 COLOSSEO RIDISEGNARE I L PA E S A G G I O R E C R E AT I N G THE LANDSCAPE L’artificiosità e la ricerca del controllo sulla natura sono alcuni dei principi ispiratori dell’architettura neroniana che furono applicati nel più celebre tra i progetti dell’imperatore, la Domus Aurea, una residenza pensata dallo stesso Nerone come cornice consona alla sua regalità e divinità. La costruzione iniziò dopo l’incendio del 64, sfruttando in gran parte le aree rese disponibili proprio dalla catastrofe, e va inserita nel quadro della pianificazione di una nuova Roma finalmente adeguata al modello di Alessandria. Con la Domus Aurea Nerone intendeva dunque realizzare una vera e propria reggia, simile appunto a quelle ellenistiche, concludendo finalmente l’opera iniziata con la Domus Transitoria, con cui egli aveva cercato di riunire gli edifici residenziali che facevano già parte del suo patrimonio sull’Esquilino (i grandi giardini imperiali, in primo luogo gli Horti di Mecenate) e sul Palatino. Il progetto si espanse però rapidamente fino a includere anche gran parte del Celio e della Velia, formando quasi una città nella città. Come scrive Tacito la realizzazione dell’opera fu affidata a due architetti geniali, Severo e Celere, che tentarono nello stesso tempo di ridisegnare intorno alla via Sacra l’aspetto stesso del centro della capitale dell’impero e, all’interno della Domus, di rimodellare la natura dei luoghi ricreandovi quei paesaggi del mito e dell’idillio tipici degli Horti e amati anche dalla pittura del tempo: nell’enorme spazio a disposizione le parti costruite affioravano tra i boschi, giardini e specchi d’acqua, creando così nuovi suggestivi panorami, incantevoli affacci sui bacini artificiali e scorci bucolici, probabilmente “animati” da statue. Artifice and an attempt to control nature are two of the main inspirations of Neronian architecture applied to the emperor’s most famous project, the Domus Aurea. This was the residence that Nero intended to be a suitable backdrop for his regal majesty and divinity. Construction began after the fire of AD 64, and made use of the areas cleared by this catastrophe. It was part of the plan for a new Rome that finally would be worthy of comparison with Alexandria. Thus, with the Domus Aurea, Nero aimed to create a proper palace, like Hellenistic examples. This would complete the project that began with the Domus Transitoria, with which he sought to unite the residential buildings that belonged to him on the Esquiline Hill (the great imperial gardens, and in particular the Horti of Maecenas) and on the Palatine Hill. The project quickly expanded to include large parts of the Caelian and Velian Hills as well, almost forming a city within a city. Tacitus relates that the work was entrusted to two brilliant architects, Severus and Celer. In the same period they attempted to redesign the appearance of the centre of the capital of the empire in the area of the Via Sacra, and, within the Domus, to reshape the natural character of places to recreate the mythological and idyllic landscapes typical of the Horti , also found in paintings of the period. In the enormous space available, man-made structures appeared between the woods, gardens and ponds, creating breathtaking new panoramas, enchanting views of artificial lakes, and bucolic scenes, probably peopled by statues. 50 COLOSSEO L’ A RT I C O L A Z I O N E DELLA DOMUS AUREA THE PLAN OF THE DOMUS AUREA La Domus Aurea occupava uno spazio molto ampio compreso tra Palatino, Velia, Esquilino, Oppio e Celio ed era costituita da settori e padiglioni separati, costruiti in mezzo a boschi e giardini come nelle ville suburbane del tempo. Il fulcro visivo di tutto il complesso doveva essere il Colosso, l’opera dello scultore greco Zenodoro che raffigurava Sol/Helios con il volto di Nerone. La statua era destinata al padiglione eretto nella valle tra Velia, Palatino e Oppio e usato come vestibolo della Domus. Dal vestibolo si dipartivano, disposti quasi a raggiera, i vari settori della “casa” di Nerone e si raggiungeva subito l’ampio bacino artificiale quadrangolare, alimentato dall’acquedotto Claudio, circondato da lunghi portici, bacino che sarà poi colmato in età flavia per costruirvi il Colosseo. È probabile che questo specchio d’acqua servisse anche per raccogliere le acque di altri laghetti minori che allietavano i giardini. Sul bacino si affacciavano gli altri settori della Domus, disposti sulle alture circostanti. Verso l’Esquilino il limite della Domus erano i giardini (horti) di Mecenate, già di proprietà imperiale nei quali Nerone risiedeva spesso anche prima del 64. Sull’Oppio sorgeva invece il grande palazzo che è oggi la parte meglio conservata del complesso neroniano, forse comprendente già un settore termale. Anche la zona del Palatino vide nuovi interventi, tra cui la realizzazione di una grande terrazza munita di torre, usata forse come sala per banchetti, mentre verso il Celio la costruzione del tempio del Divo Claudio, iniziata proprio da Nerone nel 54, fu interrotta per lasciare il posto a un grande ninfeo, pensato sia come quinta scenografica delle passeggiate nei giardini interni della Domus sia come belvedere sul lago artificiale. The Domus Aurea occupied a very large area between the Palatine, Velian, Esquline, Oppian and Caelian Hills and consisted of individual complexes and outbuildings built in the midst of woods and gardens, as in the suburban villas of the time. The visual focus of the complex would have been the Colossus, a work by the Greek sculptor Zenodorus that depicted Sol/ Helios with the face of Nero. The statue was intended for the pavilion constructed in the valley between the Velian, Palatine and Oppian hills that was used as the vestibule of the Domus. From this vestibule, the different parts of Nero’s ‘house’ spread out , arranged almost radially, and soon one reached the wide, square artificial lake, fed by the Claudian aqueduct, and surrounded by long porticoes. Later, in the Flavian period, this lake would be filled in to build the Colosseum. It is likely that it also served to collect water from the other smaller lakes that adorned the gardens. The other parts of the Domus were located on the surrounding higher ground and overlooked the lake. On the Esquiline side, the Domus was bordered by the gardens (Horti) of Maecenas, imperial property where Nero often resided even before AD 64. On the Oppian Hill there was a large palace which today is the best preserved part of the Neronian complex and which may have included a bath building. Even the Palatine area saw new developments, including the construction of a large terrace with towers, perhaps used as banqueting halls, while on the Celian the construction of the temple of Divine Claudius, started by Nero himself in AD 54, was interrupted to make way for a grand nymphaeum. This was meant to serve as both a backdrop for the garden walks within the Domus and a vantage point over the artificial lake. 51 COLOSSEO AMBIENTI DELLA DOMUS AUREA RO O M S OF THE DOMUS AUREA 52 COLOSSEO I L PA L A Z Z O SUL COLLE OPPIO T H E PA L A C E ON THE OPPIAN HILL Della Domus Aurea è sopravvissuto solo il grande palazzo sul Colle Oppio, preservato dalla costruzione delle soprastanti terme di Traiano e costruito su strutture più antiche, testimoni preziose di una fase precedente, forse da attribuire alla Domus Transitoria in corso di realizzazione prima dell’incendio del 64. Il palazzo, caratterizzato da soluzioni tecnologicamente innovative e da una planimetria molto complessa, appare oggi formato da due ali, una cosiddetta orientale, realizzata per prima, che si presentava come un edificio a due piani, inquadrato da due cortili mistilinei, con al centro la stupefacente sala ottagonale, e l’altra, detta occidentale costituita da un grande peristilio con fontana centrale circondato da tre lati di ambienti rigorosamente ortogonali. Secondo l’ipotesi tradizionale una terza ala riproduceva la stessa planimetria dell’ala occidentale dalla parte opposta di quella orientale, rendendo simmetrico il palazzo e facendo della Sala Ottagona il centro dell’edificio. In ogni caso la Sala Ottagona, con i suoi ambienti satelliti, era sia lo spazio più innovativo, che ha anticipato soluzioni adottate in molti edifici posteriori a pianta centrale, sia il più sorprendente per la novità degli effetti di luce determinati dall’oculus e dalle altre aperture presenti nell’estradosso della cupola e usate per illuminare le stanze circostanti. Of the Domus Aurea, only the large palace on the Oppian Hill has survived. It was preserved by the construction of the overlying Baths of Trajan and in turn was built over older structures, valuable evidence of an earlier phase, perhaps Domus Transitoria that was under construction before the fire of AD 64. The palace is characterised by its technologically innovative construction techniques and its extremely complex layout. Today it appears to take the form of two wings. The so-called east wing was built first, and was a building over two levels, enclosed by two mixtilinear courtyards, with the astonishing octagonal hall at its centre. The other, so-called western, wing contained a large peristyle with a central fountain surrounded on three sides by rooms that were rigidly orthogonal in shape. According to the traditional hypothesis, there was a third wing, which had the same plan as the western wing on the opposite side of the east wing, thus making the palace symmetrical and making the Orthogonal Room the centre of the building. In any case, the Orthogonal Room with its satellites was the most innovative space in the palace, using techniques adopted in many later buildings that had a central focus. The most surprising are the novel lighting effects caused by the oculus and other openings in the extrados of the cupola, used to illuminate the surrounding rooms. 53 COLOSSEO DECORAZIONE P I T TO R I C A E A R R E D O S C U LTO R E O P I C TO R I A L D E C O R AT I O N AND SCULPTURAL FURNISHINGS Una delle maggiori caratteristiche dell’architettura neroniana era il lusso della decorazione interna (i pavimenti, il rivestimento marmoreo delle pareti, gli stucchi e gli affreschi, i mosaici, l’arredo statuario ecc.) con cui si voleva stupire lo spettatore. Il fasto della Domus Aurea doveva essere eccezionale, sebbene ne sia rimasto ben poco, anche nel padiglione sopravvissuto sul colle Oppio, dove la spoliazione dei marmi è stata sistematica. Un esile ed elegante pilastrino intarsiato suggerisce comunque la ricchezza e la raffinatezza della decorazione architettonica dell’edificio in cui i rivestimenti marmorei policromi delle pareti andavano acquistando uno spazio sembre maggiore, anche a discapito degli affreschi, riservati alle volte e ai soffitti. Le stanze del padiglione consentono però di ricostruire almeno in parte proprio l’aspetto della decorazione pittorica, che Plinio il Vecchio (XXXV, 120) ha attribuito al pittore Fabullus (o Famulus) del quale elogiava lo stile attento alle tonalità dei colori e la preferenza per i soggetti mitologici. Gli affreschi conservati costituiscono anche una testimonianza dell’influsso dei desideri dell’imperatore nella scelta dei temi, come suggerisce il frequente riferimento omerico, visibile sia nel mosaico con Ulisse e il Ciclope del “Ninfeo di Polifemo” sia negli affreschi con l’Addio di Ettore ad Andromaca e Lo svelamento di Achille a Sciro, in cui l’eroe, nascosto dalla madre Teti tra le figlie del re Licomede, era rappresentato mentre, alla vista delle armi, si liberava con impeto delle vesti femminili. La Domus Aurea doveva inoltre ospitare anche un ricco arredo scultoreo, che in parte Nerone si era procurato in Grecia. Tra le poche statue conservate va ricordata una bella statua di Musa seduta. 54 One of the most important features of Neronian architecture was the luxury of its interior decoration (the floors, marble wall revetments, stucco and frescoes, mosaics, sculpture, and so on), which were intended to overwhelm the viewer. The splendour of the Domus Aurea must have been exceptional, even though little of it remains today, not even in the surviving pavilion on the Oppian Hill which has been robbed systematically of its marbles. However, a slender and elegant inlaid pilaster hints at the richness and refinement of the architectural decoration of the building. The polychrome marble wall revetments walls took up more and more space, to the detriment of the frescoes which were reserved for the vaults and ceilings. The rooms of the pavilion permit a partial reconstruction of the appearance of the painted decoration, which Pliny the Elder (XXXV, 120) attributed to the painter Fabullus (or Famulus), praising the careful attention given to the colour tones and the preference given to mythological themes. The surviving frescoes are evidence of the influence that the emperor’s tastes had on the choice of themes. This is suggested by the frequent references to Homer, seen in the mosaic with Ulysses and the Cyclops in the ‘Nymphaeum of Polyphemus’ and in the paintings that depict Hector’s farewell to Andromache and The unveiling of Achilles at Skyros in which the hero, hidden among the daughters of king Lycomedes by his mother Tetis, is depicted freeing himself hastily of female clothes after seeing weapons. The Domus Aurea must also have been home to a rich sculptural collection, acquired by Nero partly in Greece. Among the few examples that remain there is a beautiful statue of a Seated Muse. COLOSSEO LA VILLA DI OPLONTIS THE VILLA AT O P L O N T I S A Oplontis, un piccolo insediamento dipendente da Pompei, è stata scavata una grande villa, costruita intorno alla metà del I sec. a.C. e ampliata tra l’età claudia e quella neroniana. Il ritrovamento nello scavo di almeno un graffito con il nome di un servo di una Poppea ha fatto pensare che la villa fosse di proprietà di Poppea Sabina, la seconda moglie di Nerone, sposata nel 62 d.C. e morta nel 65 d.C. La famiglia di Poppea aveva in effetti da tempo possedimenti nell’area vesuviana e profondi legami con Pompei, ma l’attribuzione della villa alle proprietà dell’imperatrice resta dubbia. Le statue rinvenute consentono comunque di farsi un’idea dell’aspetto dell’arredo scultoreo di una grande villa romana in età giulio-claudia. Le statue di Efebo e di Amazzone costituivano una coppia e si trovavano entrambe presso la grande natatio (piscina), una delle aggiunte più significative della fase claudio-neroniana della villa. Il raffinato cratere neoattico ornato da una danza di guerrieri era in corso di restauro prima dell’eruzione del 79 d.C. perché ritenuto un pezzo “antico” di pregio. Infine la statuetta di Venere mentre si slaccia il sandalo ricorda l’importanza nell’area vesuviana della dea, che era venerata a Pompei come Venus Pompeiana e alla quale la stessa Poppea era devota. A large villa has been excavated at Oplontis, a small settlement dependent on Pompeii. The villa was built in the mid 1st century BC and was extended during the reigns of Claudius and Nero. The discovery during its excavation of at least one graffito bearing the name of a slave of a certain Poppaea has led to the theory that the villa belonged to Poppaea Sabina, Nero’s second wife. She married him in AD 62, and died in AD 65. The Poppaeii family had actually owned property in the Vesuvian area for some time and had close ties with Pompeii. But the attribution of the villa to the property of the empress remains in doubt. However, the statues discovered here give an idea of the appearance of the sculptural furnishings of a grand Roman villa in the Julio-Claudian period. The statues of the Ephebe and the Amazon form a couple and were both found near the great natatio (swimming pool), one of the most important additions to the villa in its Claudian-Neronian phase. The fine neoattic crater decorated with dancing warriors was undergoing restoration before the eruption of AD 79, because it was viewed as a precious piece of ‘antiquity’. Finally the statuette of Venus unbinding her sandal reminds us of this goddess’ importance in the Vesuvian area. She was venerated at Pompeii as Venus Pompeiana, and Poppaea herself was devoted to her. 55 COLOSSEO G L I S PA Z I V E R D I DELLA DOMUS AUREA THE GREEN AREAS OF THE DOMUS AUREA 56 COLOSSEO scheda catalogo a cura di: Rossella Rea e Maria Antonietta Tomei catalogo: Electa pagine: 256 prezzo: 40 euro formato: 28X24 10 26 Storia e leggenda Nerone o dell’impossibile Andrea Giardina Fine di una dinastia: la morte di Nerone Marisa Ranieri Panetta 36 44 62 La fortuna Saggi di iconografia neroniana nelle Accademie italiane tra Otto e Novecento Giacomo Agosti “Lux in tenebris”. Nerone e i primi cristiani nelle opere di Enrico Siemiradzki e Jan Styka Jerzy Miziołek Nerone superstar Giuseppe Pucci 76 L’incendio Nerone e il grande incendio del 64 d.C. Clementina Panella 92 108 118 Nerone, il grande costruttore “Qualis artifex pereo”. L’architettura neroniana Alessandro Viscogliosi L’attività edilizia a Roma all’epoca di Nerone Henner von Hesberg Nerone sul Palatino Maria Antonietta Tomei sommario 57 136 152 156 160 170 Gli atri odiosi di un re crudele Andrea Carandini con Daniela Bruno e Fabiola Fraioli La Domus Transitoria: un’ipotesi di collocazione Heinz-Jürgen Beste La Domus Aurea Alessandro Viscogliosi La Domus Aurea nella valle del Colosseo e sulle pendici della Velia e del Palatino Clementina Panella Domus Aurea, il padiglione dell’Oppio Heinz-Jürgen Beste 176 190 202 L’artista e comunicatore Nerone e il “potere delle immagini” Matteo Cadario La pittura di età neroniana Irene Bragantini Nerone, le arti e i ludi Rossella Rea 218 La letteratura al tempo di Nerone Emanuele Berti 232 244 248 Apparati Regesto delle opere in mostra Cronologia a cura di Marisa Ranieri Panetta Bibliografia SCHEDA CATALOGO Presidenza del Consiglio dei Ministri Commissario Delegato per la realizzazione degli interventi urgenti nelle aree archeologiche di Roma e Ostia antica Ministero per i Beni e le Attività culturali Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma anfiteatro flavio II ordine – interventi di restauro degli ambulacri Appunti di lavoro Parte della mostra è allestita nell’area oggetto di interventi conservativi a carattere diffuso, funzionali sia alla tutela e alla valorizzazione della struttura architettonica antica – volte, archi, pilastri portanti –, sia al generale miglioramento delle condizioni di decoro e, quindi, di visita. I lavori sono tuttora in corso: si è voluto, tuttavia, offrire in anteprima ai visitatori della mostra la possibilità di fruire dei risultati raggiunti, in vista dei prossimi, e più estesi, interventi. La pulitura dei blocchi di travertino è stata eseguita con acqua nebulizzata – in media 4/6 ore per lato di ciascun pilastro – unita a due cicli di spazzolatura con spazzole di nylon a setola morbida. Preventivamente all’erogazione dell’acqua, si è provveduto al trattamento delle staffe e delle grappe in ferro moderne mediante applicazione di inibitore di corrosione e di resina acrilica protettiva, impiegata anche per il consolidamento preventivo delle aree di travertino localmente decoese. Questo procedimento pulente – già applicato per le campionature condotte all’esterno dell’Anfiteatro – ha dimostrato come l’azione dell’acqua nebulizzata fosse in grado di rimuovere anche lo strato di ‘sporco grasso’ che interessava, in maniera diffusa, le superfici di travertino degli ambulacri interni, lasciando comunque una ‘patina’ dal variegato colore ocraceo. In presenza, invece, di localizzate e più tenaci incrostazioni, si è proceduto mediante strumenti e utensili meccanici di precisione. La variegata ‘patina’ posta in luce a seguito della pulitura caratterizza l’epidermide lapidea e costituisce una sorta di ‘qualificazione cromatico-estetica’ dell’area trattata. L’intervento di pulitura delle volte – realizzate con intonaco, malta di calce ed elementi in laterizio – è consistito in spazzolatura a secco con, talvolta, un minimo apporto di acqua, il tutto compiuto previa verifica della tenuta statica. Infine, allo scopo di raccordare cromaticamente gli inserti di travertino e i relativi giunti di malta – posti in opera nel XIX secolo quali elementi di rinforzo strutturale dei pilastri – sono stati eseguiti interventi di ‘presentazione estetica’ tramite l’impiego sia di ‘scialbi’ a base di acqua di calce adeguatamente pigmentata, sia di nuove malte dalla variata granulometria. Gli interventi hanno previsto preliminari test di pulitura comparata degli elementi in travertino e indagini scientifiche, il tutto necessario per mettere a punto un’adeguata metodologia di intervento. Dall’esame macroscopico compiuto per valutare lo stato di conservazione delle epidermidi lapidee è emerso che i pilastri manifestavano varie forme di alterazione e degrado. Infatti, le superfici da trattare si presentavano interessate soprattutto da un diffuso e spesso strato di ‘sporco’, dall’intensa colorazione grigio-nerastra, determinatosi principalmente dalla deposizione di particellato inquinante contenente un alto tenore di idrocarburi dovuto allo smog. Le analisi di laboratorio condotte sulle forme di alterazione e di deterioramento del travertino hanno rilevato la presenza di vari strati di prodotti carboniosi uniti a gesso microcristallino, ossalato di calcio, residui della combustione di legna, nonché patine a componente terrosa e pozzolanica. Coordinamento Commissario Delegato: Arch. Pia Petrangeli (soggetto attuatore) e Arch. Sonia Martone Responsabile Unico del Procedimento: Arch. Piero Meogrossi Soprintendente SSBAR: Dott.ssa Anna Maria Moretti Direttore dei Lavori: Arch. Piero Meogrossi Direttore del Monumento: Dott.ssa Rossella Rea Responsabile scientifico per il Restauro: Dott.ssa Giovanna Bandini Direzione Tecnica del Monumento: Arch. Piero Meogrossi (direttore tecnico) e Arch. Barbara Nazzaro Coordinatore per la Sicurezza: Ing. Ida Simonelli Impresa appaltatrice: R.E.M.I. srl, Preposto: Sig. Leonardo Di Padova Direttore Tecnico di cantiere: Arch. Edvige Mongello Restauratore: Sig. Emiliano Africano 58 II ORDINE - INTERVENTI DI RESTAURO DEGLI AMBULACRI nerone La visita alla mostra con un archeologo. Un percorso nell’antico per conoscere la figura di un imperatore dal grande fascino Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino 12 aprile – 18 settembre 2011 nel percorso verranno anche illustrate le varie residenze che lui ha fatto costruire a Roma e sul litorale laziale e campano. Ufficio Stampa Pierreci/Codess Leonardo Guarnieri tel. +39.06.39080745 – 329 4983652 [email protected] comunicato stampa La visita alla mostra si snoda attraverso un percorso molto articolato che consentirà non solo di conoscere a fondo l’Imperatore, la sua politica, le sue arti, la sua cultura ed il suo interesse per gli eventi culturali, l’arte e l’architettura ma permetterà inoltre al visitatore di rivalutare la figura di Nerone che troppo spesso la storia e la tradizione ci hanno riconsegnato come un imperatore sanguinario ed incendiario. Tre i percorsi che verranno proposti al visitatore, uno per ogni sito che verrà così valorizzato aggiungendo i temi legati alla mostra. 1.Nerone al Foro Romano: il percorso tocca la Curia Iulia dove sono esposti i ritratti dei personaggi che fecero parte della quotidianità e della famiglia di Nerone. Insieme all’immagine ufficiale dell’Imperatore si ripercorreranno anche una serie di opere che nel corso dei secoli lo hanno raccontato. Durante la visita ci si sofferma al Tempio di Romolo dove l’Imperatore verrà presentato attraverso le immagini del cinema internazionale. 2.Nerone al Palatino: i luoghi neroniani. Alcuni documenti della Domus Transitoria esposti al Museo Palatino, come le volte dove è possibile riconoscere i segni del famoso incendio del 18 Luglio del 64 d.C. e delle straordinarie tarsie marmoree; Il criptoportico della Domus che reca ancora le decorazioni in stucco, un pavimento in opus sectile in situ originale della Domus Transitoria, la coenatio rotunda e la visita allo scavo della Domus Tiberiana. 3.Nerone al Colosseo: un percorso molto particolare, e tuttavia inedito, ci consentirà di ripercorrere la valle, che oggi chiamiamo Valle del Colosseo e che un tempo ospitava il famoso lago della Domus Aurea, così come si presentava prima del disastroso incendio al quale è seguito un capovolgimento totale dell’assetto urbanistico di Roma. Gli scavi archeologici hanno permesso di ricostruire con estrema precisione quanto accaduto e di come tutto ciò non sia assolutamente imputabile a Nerone. Insieme a questo resoconto dei tragici eventi di cui l’Imperatore venne accusato, 59 COMUNICATO DIDATTICA PIERRECI progetto katatexilux Progetto KatatexiLux è il nome sotto il quale vengono prodotti i lavori relativi ad applicazioni computerizzate legate ai beni culturali, realizzate dallo Studio associato degli architetti Stefano Borghini e Raffaele Carlani, il cui interesse si rivolge in particolare alla ricerca, coadiuvata da strumenti informatici, nell’ambito della storia dell’arte e dell’architettura. L’obiettivo di Progetto KatatexiLux è quello di sfruttare l’informatica in un settore di studi di antica tradizione e di proporre un uso sperimentale della stessa al fine di individuare, oltre ad un efficace approccio alla divulgazione, un interessante ed innovativo strumento di indagine scientifica per lo studio e la ricerca. L’idea portante è che il mezzo informatico possa diventare lo strumento attraverso il quale sia possibile realizzare il sogno che fu di Raffaello: quello della ricostruzione del mondo antico unendo le competenze dello storico a quelle dell’artista, coniugando la ricerca della qualità scientifica, da un lato, alla capacità di emozionare, dall’altro. Correttezza scientifica e attenzione ai contenuti estetici sono dunque l’esito a cui aspirano questi lavori, che costituiscono solo il risultato finale di scrupolosi processi di ricostruzione, in grado, attraverso una metodologia appositamente studiata, di giustificare ogni singola scelta ricostruttiva. Non si tratta dunque di apparati iconografici volti alla rappresentazione di un’idea preconcetta dell’architettura antica, ma è di fatto un nuovo modo di condurre la ricerca storicoarchitettonica: tutti i dati archeologici vengono vagliati con attenzione all’interno della ricostruzione e tutte le ipotesi espresse vengono accuratamente verificate attraverso una simulazione dei fenomeni fisici reali coinvolti nell’architettura. Progetto KatatexiLux nasce nel settembre del 2002 dalle idee di due giovani studenti di architettura prossimi alla laurea e dalla loro comune passione per l’alta tecnologia e l’informatica applicata alla storia dell’architettura. Il nome deriva dalla “crasi” fra due termini: da una parte, il greco antico katatexitechnos (traducibile come “colui che disperde l’arte nelle minuzie”) che vuole rappresentare l’attenzione scientifica e la cura del dettaglio presente nei progetti dello studio; dall’altra, il latino medievale lux continua (principio ispiratore della architettura gotica) sottolinea l’aspetto emotivo e coinvolgente che costituisce l’altra principale aspirazione che anima i lavori affrontati. La collaborazione tra Stefano Borghini e Raffaele Carlani prende forma dal progetto di ricostruzione virtuale della Domus Aurea Neronis, iniziato nel 2004 ma in continuo e costante aggiornamento. Il progetto viene premiato nel 2004 a Torino per essere giunto tra i primi quattro finalisti del premio MIMOS (Movimento Italiano di Modellazione e Simulazione) per lavori afferenti alle tematiche di simulazione e di realtà virtuale. È il primo di una serie di riconoscimenti ufficiali che portano il lavoro, in breve tempo, ad essere conosciuto presso un pubblico di addetti ai lavori e non solo. Nel mese di maggio 2005, parte del materiale della ricerca viene acquistata dalla RAI (Radio Televisione Italiana) e viene trasmessa in programmi di divulgazione culturale. Una nuova versione degli spazi esterni della villa sarà nuovamente prodotta per la RAI nell’ottobre del 2009. Progetto KatatexiLux si occupa nel tempo di molti altri lavori fra i quali spiccano il filmato “Domus Aurea Neronis. Viaggio virtuale nella reggia di un imperatore” con le ricostruzioni virtuali del palazzo neroniano, realizzato per la Notte Bianca di Roma del 2006; il progetto multimediale interattivo “Virtual Ara Pacis”, un’ambiziosa opera omnia informatizzata relativa al monumento, voluta dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e attualmente residente all’interno del Museo dell’Ara Pacis in Roma; o ancora il filmato “Domus Aurea 1774” commissionato dal Museo della Fondazione Roma per la mostra “Roma e l’antico. Realtà e visione nel ‘700” inaugurata nel novembre del 2010. Nel settembre 2008 per lo spettacolo di luci “I colori dell’Ara Pacis”, Progetto KatatexiLux ha studiato e realizzato l’intera ipotesi restituiva dei colori originali dell’ara su base filologica. Si segnalano inoltre le partecipazioni ad eventi particolari, espressamente dedicati alle nuove tecnologie applicate ai beni culturali: fra questi si ricorda la mostra “Immaginare Roma antica”, prima esposizione mondiale di archeologia virtuale, tenutasi a Roma, ai Mercati di Traiano nel 2005, o la rassegna ArcheoVirtual, sezione della IX edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, tenutasi a Paestum (SA) nel novembre 2006. Dal mese di novembre 2005 lo studio collabora, in attività di supporto didattico, con la cattedra di Storia dell’architettura e dell’ urbanistica antica e medioevale della Facoltà di Architettura “Valle Giulia” dell’Università di Roma “La Sapienza”. Da questo momento in poi l’attività di docenza, più o meno costantemente, si accompagna al lavoro sul campo, con lezioni tenute presso master e corsi di formazione di livello universitario. Nel luglio 2008 l’architetto Borghini, acquisisce il titolo di Dottore di 60 PROGETTO KATATEXILUX Ricerca in Storia dell’Architettura, e da marzo dello stesso anno è docente a contratto presso la Facoltà di Architettura “Ludovico Quadroni” della “Sapienza” Università di Roma. Dal 2007 lo studio inizia una collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del CNR su diversi progetti, e dal 2009/2010 Borghini e Carlani diventano entrambi ricercatori presso lo stesso istituto. Nell’ambito delle varie attività di ricerca, dal maggio 2004 si segnala la partecipazione a numerose conferenze e convegni nazionali ed internazionali, attinenti la storia dell’architettura, l’archeologia e le nuove tecnologie applicate ai beni culturali: da Roma a Torino e da Berlino a Varsavia, i colloqui si svolgono presso istituti prestigiosi come la “Sapienza” Università di Roma, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, il Deutsches Archäologisches Institut Rom o il Muzeum Narodowe di Varsavia e per enti autorevoli come il CAA (Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology) o il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Negli anni, diversi articoli e contributi sono stati pubblicati negli atti dei convegni e su periodici specializzati. 61 PROGETTO KATATEXILUX La Mostra di Nerone trova la sua dimensione notturna presso l’edificio della Curia Julia che, oltre a contenere parte dell’esposizione, accoglierà sulla facciata verso Via dei Fori Imperiali le immagini dell’imperatore (e non solo), estratte dal repertorio scultoreo e pittorico più rappresentativo della sua personalità, ed elaborate opportunamente per “appartenere” al paesaggio dell’area archeologica centrale. Perfettamente visibili da Via dei Fori Imperiali, le proiezioni luminose costituiranno un segnale permanente della mostra, amplificandone la presenza oltre il suo confine spaziale, e regalando alla città una suggestiva prospettiva della visione dei fori. Il progetto e le elaborazioni delle proiezioni sono a cura di Livia Cannella. La direzione tecnica dell’allestimento è di Stefano Lattanzio, le attrezzature utilizzate per la proiezione di Artsound s.r.l. Livia Cannella, architetto e artista, vive e lavora a Roma. A partire dallo spazio teatrale, ha progressivamente trasferito nello spazio pubblico, attraverso i linguaggi della luce e delle proiezioni scenografiche, la propria ricerca artistica mirata all’esplorazione del rapporto tra i luoghi, la rappresentazione spettacolare e la comunicazione visiva. Nell’ambito di questo percorso prevalentemente incentrato sulla valorizzazione del patrimonio culturale, ha realizzato allestimenti in molti siti monumentali dell’area romana, tra cui il Colosseo, Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, Mercati Traianei presso i Fori Imperiali, Fontana di Trevi, Villa Borghese, Villa Medici, Castel Sant’Angelo, Basilica di Santa Maria Sopra Minerva, Santa Maria in Aracoeli, Villa Adriana a Tivoli. La crescente esperienza è stata resa possibile anche dalla disponibilità delle Istituzioni a sperimentare – su contesti sensibili – l’efficacia e la sostenibilità di linguaggi espressivi capaci di accrescere notevolmente la sensibilità nei confronti del paesaggio urbano e storico-monumentale e la conoscenza del patrimonio culturale del nostro territorio. 62 COMUNICATO STAMPA LIVIA CANNELLA