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Mostra, Nerone - Gallery

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Mostra, Nerone - Gallery
Ministero per i Beni
e le Attività Culturali
Soprintendenza Speciale
per i Beni Archeologici di Roma
Nerone
Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino
12 aprile – 18 settembre 2011
La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di
Roma dedica una grande mostra a Nerone, confermando così un ciclo espositivo incentrato sulle figure degli
imperatori e cominciato nel 2009 con Vespasiano.
La mostra, che si terrà dal 12 aprile al 18 settembre
2011, si articola attraverso un suggestivo percorso che
inizia dalla Curia Iulia con i ritratti dell’imperatore e
della famiglia e la leggenda nera: Nerone nella pittura storica, con dipinti e sculture di età moderna che ne
dimostrano la fama nei secoli. Si prosegue nel tempio
di Romolo con un video wall dove viene proiettata
un’antologia cinematografica che ha come protagonista Nerone nelle celebri interpretazioni, solo per citarne
alcune, di Petrolini, Peter Ustinov e Alberto Sordi. Nel
Criptoportico neroniano si affronta il tema del lusso
sfrenato profuso nei palazzi neroniani e la propaganda
attraverso iscrizioni e rilievi che ne raccontano le gesta.
Nel Museo Palatino è illustrata la fastosità della Domus
Transitoria, il palazzo costruito da Nerone prima dell’incendio, non solo attraverso affreschi e marmi policromi,
ma anche, e per la prima volta, con un video che ne ipotizza una ricostruzione in 3D. La mostra si conclude al
II ordine del Colosseo con la storia del grande incendio
del 64 d.C. e la costruzione della Domus Aurea.
Nel percorso i visitatori, e questa è una vera e propria
novità, potranno osservare da vicino settori delle residenze neroniane ancora in corso di scavo. Come ad
esempio agli Orti Farnesiani, ove sono riemersi importanti resti della Domus Tiberiana, il Palazzo dove Nerone visse insieme al patrigno Claudio, che lo adottò, e
alla madre Agrippina e dove fu proclamato imperatore.
Ancora, sulla Vigna Barberini si potrà vedere dall’alto e approfondire attraverso un filmato - quanto resta della ipotizzata Coenatio rotunda, la famosa sala da pranzo
girevole nominata da Svetonio, riemersa dagli scavi alla
fine del 2009.
Nerone: nota biografica
Nerone (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel 50
d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva sposato
sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo la condanna a morte di Messalina nel 48; fino ad allora egli era
stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia un nobile vicino
alla famiglia imperiale ma con poche chance di salire al
trono, anche se, tramite la madre, discendeva direttamente da Augusto. Se, alla morte di Claudio, nel 54 egli
sopravanzò Britannico, il figlio di Claudio e Messalina,
fu proprio grazie ad Agrippina. Il regno di Nerone conobbe due fasi: dei primi cinque anni c’è una memoria
positiva, l’imperatore governò in accordo con il Senato
grazie a consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il 62
il principe mostrò però un nuovo volto: fece uccidere
la madre (59), ruppe con il Senato e lo scandalizzò esibendosi in pubblico mentre cantava e suonava la cetra.
Nerone ottenne così il favore popolare, ma non evitò la
crisi con il Senato, che sfociò nel 65 in una prima grave
congiura. Le frequenti stravaganze, le condanne a morte di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64 e le
difficoltà nell’approvvigionamento di Roma causarono
la sua fine. Nel 68 Nerone non seppe reagire alle prime
ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose, inducendolo
a uccidersi. Con Nerone finì la dinastia giulio-claudia:
egli si era sposato tre volte (con Claudia Ottavia, la sorella di Britannico, messa a morte nel 62, con Poppea
Sabina, già sua amante, uccisa con un calcio nel 65,
mentre era incinta, e infine con Statilia Messalina, che
gli sopravvisse), ma non lasciò eredi.
La mostra, che riunisce poco meno di 200 pezzi tra
sculture, rilievi, affreschi, dipinti e reperti di recenti
scavi, è curata da Maria Antonietta Tomei e Rossella
Rea, e si è avvalsa di un comitato scientifico di illustri
studiosi (Heinz-Jürgen Beste, Andrea Giardina, Henner von Hesberg, Clementina Panella, Marisa Ranieri
Panetta, Alessandro Viscogliosi) presieduto dal Direttore generale per le antichità Luigi Malnati e coordinato dalla Soprintendente, Anna Maria Moretti.
L’idea centrale della mostra
Figura dalla personalità contrastante, come ben si coglie dalle testimonianze letterarie degli autori antichi ai
quali è stato dato il giusto risalto nel percorso espositivo,
Nerone fu certamente un uomo di notevole talento, di
grande ingegno e di ancor più grande energia, qualunque siano state le sue innegabili e numerose colpe. Dopo
la sua morte molte delle statue che lo raffiguravano furono distrutte, il suo nome fu cancellato dalle iscrizioni,
la sua testa radiata sul Colosso fu sostituita con quella
del rude Vespasiano. Sebbene fino ai nostri giorni si sia
perpetuata l’immagine di Nerone matricida, distruttore
apocalittico di Roma, mostruoso nemico di Cristo sotto
il cui regno subirono il martirio i santi Pietro e Paolo,
Nerone godette un favore postumo che non ha eguali
nell’antichità.
Se gli episodi più sensazionali e scandalosi della sua vita
hanno colpito e interessato i posteri fino ai giorni nostri,
sia pure in una luce fosca in parte aumentata da una
tradizione letteraria ostile, questo è stato possibile perché lo stesso Nerone, che “ambiva all’immortalità e alla
fama imperitura”, come dice Svetonio (Nerone, 55), ne
fu in gran parte il drammaturgo.
1
COMUNICATO STAMPA
È per questo che la mostra sull’ultimo imperatore giulio-claudio - che si caratterizzò nel corso del suo regno
(54-68 d.C.) per un’attività edilizia straordinaria, che
lasciò un segno profondo nella storia dell’architettura
e dell’urbanistica - vuol far rivivere Nerone nei luoghi
in cui visse e operò. E soprattutto a Roma, nell’area del
Foro romano-Palatino e nella valle del Colosseo questo
è possibile, non solo perché qui si pone il centro dell’im
pero, ma anche perché gli scavi effettuati, e ancora in
corso, stanno riportando alla luce importanti settori
delle costruzioni neroniane.
Il secondo grande tema della mostra è per l’appunto
Roma, con i grandiosi programmi edilizi avviati dall’imperatore dal 64 al 68 d.C. e che hanno fortemente contribuito a ridisegnare il piano urbanistico della capitale.
Il tema è affrontato in maniera esaustiva nel II ambulacro del Colosseo dove le numerose scoperte archeologiche e i recenti studi condotti sulla Domus Aurea
consentono di offrire al pubblico un quadro aggiornato
dello stato delle conoscenze.
Al Colosseo sono allestiti i settori espositivi dedicati a
due aspetti peculiari del regno di Nerone: il grande incendio del 64 e la costruzione della Domus Aurea, la vasta residenza rimasta incompiuta. Nell’opinione comune la Domus Aurea coincide con il grandioso complesso
conservatosi ai piedi del colle Oppio: lungo il percorso
espositivo sarà possibile apprezzarne la reale estensione,
dal colle Palatino fino all’attuale area della Basilica di S.
Clemente attraverso l’altura della Velia, il colle Oppio,
la valle del Colosseo e il Celio. Una dimora formata da
vari nuclei, in gran parte già di proprietà del demanio
imperiale, e da ampi spazi verdi liberalmente aperti agli
abitanti della Capitale.
L’evolversi del disastroso incendio è seguito, sulla base del
resoconto di Tacito, dal primo focolaio divampato nel Circo Massimo nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 fino
all’estinzione, nove giorni dopo, e alla constatazione dei
danni: le cospicue tracce dell’incendio rinvenute nella valle
del Colosseo e lungo le pendici orientali del Palatino nel
corso degli scavi condotti dal 1986 a oggi, sono per la prima volta offerte al grande pubblico.
Il lusso e lo sfarzo della residenza romana caratterizzano
anche le ville laziali di Nerone, ad Anzio e a Subiaco, e si
riflettono, reinterpretati secondo un gusto provinciale,
nella pittura pompeiana, di cui sono esposti numerosi
esempi.
Sulla parete esterna della Curia, visibile da via dei Fori
imperiali, durante tutto il periodo della mostra verranno proiettate delle immagini di Nerone, nelle ore
serali, a cura di Livia Cannella, architetto che ha già realizzato numerosi allestimenti luminosi al Colosseo, ai
Mercati traianei, a Villa Adriana.
Il progetto d’allestimento della mostra è realizzato dall’architetto Andrea Mandara, il progetto illuminotecnico degli
spazi espositivi è curato dall’architetto Alessandro Grassia.
L’ideazione e la selezione di immagini dell’antologia cinematografica Nerone superstar, proiettato al Tempio
di Romolo e al Colosseo, sono di Raffaele Rivieccio, con
la collaborazione di Flavio Barbaro.
I video che ripropongono le ipotesi ricostruttive in 3D
della Domus Aurea e della Domus Transitoria sono
realizzate dalla Studio associato degli architetti Stefano
Borghini e Raffaele Carlani (Progetto KatatexiLux).
La realizzazione del video della Coenatio Rotunda è
stato realizzato dalla Imagimotion su rilievo e modellazione tridimensionale a cura della Tecno-Art.
Il volume pubblicato da Electa, curato da Rossella Rea
e Maria Antonietta Tomei, focalizza, così come la mostra, l’attenzione su alcuni aspetti del Principato di Nerone. È il caso della politica economica, della profonda
cultura ellenica, dell’iniziale disinteresse per gli spettacoli cruenti, dell’innovativa politica urbanistica e delle
rivoluzionarie concezioni architettoniche. Viene messo
a fuoco inoltre lo sforzo profuso per una razionale ricostruzione della città, nel tempo frequentemente devastata dagli incendi.
I contributi sono firmati da: Andrea Giardina, Marisa
Ranieri Panetta, Giacomo Agosti, Jerzy Miziołek, Giuseppe Pucci, Clementina Panella, Alessandro Viscogliosi, Henner von Hesberg, Maria Antonietta Tomei, Andrea Carandini, Heinz-Jürgen Beste, Matteo Cadario,
Irene Bragantini, Rossella Rea, Emanuele Berti.
Il percorso si apre e si chiude con video che propongono, all’ingresso, le più recenti ipotesi ricostruttive in 3D
della Domus Aurea e, all’uscita, una selezione di immagini tratte dalla cinematografia cui si deve, in gran parte, il radicarsi nell’immaginario collettivo di un Nerone
folle, istrionico, a tratti patetico.
In breve le sezioni della mostra
Curia Iulia: i ritratti/la famiglia/la leggenda nera:
Nerone nella pittura storica
Tempio di Romolo: Nerone nel cinema
Criptoportico neroniano: il lusso del palazzo
imperiale/la propaganda
Museo Palatino: il lusso del palazzo imperiale
Colosseo: prima, durante e dopo l’incendio/le
residenze di Nerone
2
COMUNICATO STAMPA
info e
contatti
Ufficio stampa Electa
per la Soprintendenza speciale
per i beni archeologici di Roma
Gabriella Gatto
tel. +39 06 47 497 462
[email protected]
Ufficio stampa Electa
Enrica Steffenini
tel. +39 02 21563 433
[email protected]
Informazioni tecniche
Orari
Dal 12 aprile al 31 agosto: 8.30-19.15
(ultimo ingresso ore 18.15).
Dal 1° settembre al 18 settembre: 8.30-19.00
(ultimo ingresso ore 18.00).
Venerdì Santo chiusura anticipata alle ore 14.00
(ultimo ingresso ore 13.00).
Non si effettua chiusura settimanale.
La biglietteria chiude un’ora prima.
Ingresso
intero euro 12,00
ridotto euro 7,50
Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo,
al Palatino e al Foro romano
Informazioni e visite guidate
Pierreci
tel. +39.06.39967700
www.pierreci.it
Per evitare le code in biglietteria è possibile
acquistare il biglietto on line, tick@print,
e per gli smartphone scaricare il programma
i-Mibac su Applestore
Catalogo della mostra
Electa
3
INFO E CONTATTI
colophon
della mostra
NERONE
12 APRILE – 18 SETTEMBRE 2011
ROMA, COLOSSEO, CURIA IULIA
E TEMPIO DI ROMOLO AL FORO ROMANO,
CRIPTOPORTICO NERONIANO,
“DOMUS TIBERIANA” (SC AVI IN CORSO),
MUSEO PALATINO, VIGNA BARBERINI,
COENATIO ROTUNDA
La mostra è promossa
dalla Soprintendenza Speciale
per i Beni Archeologici di Roma
in collaborazione con Electa
Il comitato scientifico, presieduto
dal Direttore Generale per le Antichità
del Ministero per i Beni
e le Attività Culturali Luigi Malnati
e diretto dal Soprintendente Speciale
per i Beni Archeologici di Roma
Anna Maria Moretti,
ha compreso Heinz-Jürgen Beste,
Andrea Giardina, Henner von Hesberg,
Clementina Panella, Marisa Ranieri Panetta,
Alessandro Viscogliosi
Cura della mostra e del catalogo
Rossella Rea
Maria Antonietta Tomei
Soprintendenza Speciale
per i Beni Archeologici di Roma
Soprintendente
Anna Maria Moretti
Direzione dei servizi aggiuntivi
Rosanna Friggeri
Direzione scientifica del Colosseo
Rossella Rea
Direzione scientifica del Palatino
e del Foro Romano
Roberto Egidi
Direzione tecnica del Colosseo
Piero Meogrossi, Barbara Nazzaro
Direzione tecnica delle aree e dei cantieri del
Palatino e del Foro romano interessati dalla mostra
Giuseppe Morganti, Antonella Tomasello,
Marco Morelli, Maddalena Scoccianti,
Lucilla La Bianca, Claudia Del Monti,
Maurizio Pinotti, Maria Grazia Filetici
4
COLOPHON DELLA MOSTRA
Per restauri, manutenzioni ed assistenza
all’allestimento
Coordinamento
Giovanna Bandini e Cinzia Conti
con la collaborazione di Maria Bartoli
e con i contributi di Silvia Borghini,
Adriano Casagrande, Antonella Cirillo,
Annunziata D’Elia, Massimo Lasco,
Alessandro Lugari, Simona Murrone,
Debora Papetti, Roberto Tomaino
si ringraziano per gli interventi di restauro
Sara Carraro, Roma
Cristina Del Gallo, Roma
Daniela Manna, Firenze
Emanuela Peverati, Roma
Artandcraft, Roma
RE.CO., Roma
Servizio di manutenzione delle opere esposte
Consorzio CROMA, Roma
Archivio fotografico
Bruno Angeli, Luciano Mandato,
Massimo Scacco
Servizio fotografico
Giorgio Cargnel, Luigi Colasanti,
Romano D’Agostini, Luciano Mandato,
Simona Sansonetti
Ufficio consegnatario
Ornella Cappannini, Marinella D’Ambrosio,
Giovanna De Angelis, Sonia Panatta,
Miria Roghi, Stefania Trevisan
Archivio scientifico
Elisabetta Boschi, Marilena Mulas,
Laura Paolini, Stefania Trevisan
Segreteria
Maria Daniela Donninelli, Anna Iacono,
Silvia Lisi, Maria Morgera, Gloria Nolfo,
Anna Redigolo, Maurizio Rulli, Fernanda
Spagnoli, Agnese Tomei, Angela Vivolo
Hanno collaborato
Orietta Brandimarte, Stefano De Felice,
Salvatore Di Maria, Franco Fenicchia,
Roberto Ferretti, Luigi Greco,
Giorgio Greifemberg, Laura Paolini,
Antonella Pienotti, Lucia Pomponi,
Letizia Quarta, Massimo Scacco,
Daniela Spadoni, Maurizio Tosti,
Umberto Valera
5
Enti prestatori
Galleria d’arte moderna, Milano
Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Firenze
Galleria degli Uffizi, Firenze
Monastero benedettino di Santa Scolastica, Subiaco
Musei Capitolini, Roma
Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Roma
Musei Vaticani, Città del Vaticano
Museo Archeologico Nazionale, Cagliari
Museo Archeologico Nazionale, Firenze
Museo Archeologico Nazionale, Napoli
Museo Archeologico e d’Arte della Maremma,
Grosseto
Museo Barracco, Roma
Museo Civico “Pio Capponi”, Terracina
Museo Civico Archeologico, Anzio
Museo Civico Archeologico, Bologna
Museo Civico Archeologico del Castello
di San Giorgio, La Spezia
Museo dei Fori imperiali, Roma
Museo dell’Università, Varsavia
Seminario Vescovile, Varsavia
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici
di Napoli e Pompei
Staatliche Kunstsammlungen,
Skulpturensammlung, Dresden
Ringraziamenti
Cristina Acidini, Mariarosaria Barbera,
Umberto Broccoli, Carlotta Cianferoni,
Maddalena Cima, Teresa Elena Cinquantaquattro,
Anna Maria Dolciotti, Maria Grazia Fiore,
Filippo Maria Gambari, Paola Giovetti,
Annamaria Giusti, Alba Rosa Marigliani,
Mauro Meacci, Marco Minora, Jerzy Miziołek,
Stefano Nardi, Antonio Natali, Kazimierz Nycz,
Antonio Paolucci, Jeannette Papadopoulos,
Claudio Parisi Presicce, Franco Pusceddu,
Marzia Ratti, Claudio Salsi, Donatella Salvi,
Valeria Sampaolo, Marina Sapelli Ragni,
Claudia Scardazza, Grete Stefani, Emilia Talamo,
Lucrezia Ungaro, Moritz Woelk
Le curatrici ringraziano per la fattiva
collaborazione
Giovanna Bandini, Gabriella Bufalini, Cinzia Conti,
Fedora Filippi, Rosanna Friggeri, Clementina
Panella, Rita Paris, Lucia Saguì, Françoise Villedieu
ed inoltre
Bruno Angeli, Silvia Borghini, Annunziata D’Elia,
Massimo Lasco, Alessandro Lugari, Simona
Murrone, Barbara Nazzaro, Gloria Nolfo,
Maurizio Rulli, Daniela Spadoni, Agnese Tomei,
nonché Emiliano Africano e Maria Viceconte
COLOPHON DELLA MOSTRA
Organizzazione e comunicazione
Electa
Direzione
Anna Grandi
Coordinamento generale
Marta Chiara Guerrieri
Cura del catalogo
Nunzio Giustozzi
Assistenza all’allestimento
Roberto Cassetta, Anna Civale,
Tiziana Rocco
Ufficio stampa e comunicazione
Gabriella Gatto, Enrica Steffenini
Consulenza per il progetto
di comunicazione
e promozione della mostra
Marisa Ranieri Panetta
Collaborazione scientifica e apparati
didascalici
Matteo Cadario, Nunzio Giustozzi
Traduzione degli apparati didascalici
Joanne Berry con la collaborazione
di Nigel Pollard
Progetto e direzione artistica
dell’allestimento
Andrea Mandara/Studio di Architettura
con Fabiana Dore
Light Designer
Alessandro Grassia
con Diana Verde
Responsabile della sicurezza
Fabio Fumagalli
Immagine coordinata e grafica in mostra
Tassinari/Vetta
(Leonardo Sonnoli
con Igor Bevilacqua
e Francesco Nicoletti)
Realizzazione degli apparati grafici
Gruppofallani srl, Venezia
Artiser srl, Roma
Impianti elettrici e di sicurezza
Duilio Ciancarella
con Nello Madama, Fabio Ciancarella,
Alessandro Fonzi, Alessio Paolelli
Trasporti
Montenovi srl, Roma
Arteria srl, Firenze
Assicurazioni
Progress Fineart, Roma
Kuhn&Bulow
Service Assicurazioni, Firenze
Ricostruzioni multimediali
Progetto KatatexiLux, Roma
Stefano Borghini e Raffaele Carlani
Tecnoart / Imagimotion
Valentina Gagliardi e Ombretta Mori
Antologia cinematografica
Concept e selezione: Raffaele Rivieccio
con la collaborazione di Flavio Barbaro
Montaggio: Emanuele Svezia
Impianti multimediali
AVset SpA, Roma
Installazione luminosa alla Curia Iulia
Progettazione: Livia Cannella
Impianti: Artsound srl, Roma
Hanno collaborato
La “Sapienza” Università di Roma,
Dipartimento di Scienze dell’Antichità,
Cattedra di Metodologia e tecniche
della ricerca archeologica per i risultati
degli scavi alle pendici nord-orientali
del Palatino e della Meta Sudans
Francesca Carboni, Antonio Francesco Ferrandes,
Riccardo Fusco, Giacomo Pardini Lucia Saguì
e Fiammetta Sforza per la selezione
dei materiali e gli apparati didattici
Emanuele Brienza, Matilde Cante e
Marco Fano per la documentazione grafica
Maurizio Necci per la documentazione
fotografica
Realizzazione dell’allestimento
Meloni Fabrizio srl, Roma
con la collaborazione di
Enrico Vandelli
Servizi museali
6
COLOPHON DELLA MOSTRA
cronologia
di nerone
15 dicembre 37 d.C.: nasce ad Anzio Lucio
Domizio Enobarbo, il futuro Nerone.
È figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina
Minore, pronipote di Augusto; il nonno materno
era Germanico, amatissimo e valoroso generale.
41: l’imperatore Caligola è ucciso nel palazzo
sul Palatino; gli succede lo zio Claudio.
47: prima apparizione di Lucio Domizio
sulla scena pubblica: insieme con Britannico,
secondogenito di Claudio, prende parte con
successo ai “Giochi Troiani”, un torneo equestre
riservato ai giovani aristocratici.
48: Valeria Messalina, moglie di Claudio,
è uccisa da un liberto.
49: Agrippina, rimasta anche lei vedova, sposa
suo zio Claudio. A Nerone sono affiancati come
precettori il filosofo Anneo Seneca e, per le materie
militari, Afranio Burro, il prefetto del pretorio.
25 febbraio del 50: Nerone viene adottato
da Claudio con il nome di Nero Claudius
Drusus Germanicus.
53: Nerone sposa la sorellastra Ottavia (12 anni),
figlia di Claudio e Valeria Messalina
12 ottobre del 54: morte di Claudio (con ogni
probabilità avvelenato dalla moglie Agrippina).
13 ottobre del 54, mezzogiorno: Nerone
è acclamato imperator prima della ratifica
da parte del senato. A 16 anni e dieci mesi
sale sul trono Nero Claudius Caesar
Augustus Germanicus.
55: il quattordicenne Britannico, figlio di
Claudio e Messalina, muore durante un pranzo.
Le fonti letterarie parlano di venificio,
forse la causa è dovuta all’epilessia di cui soffriva.
svolgimento pubblico dei processi giudiziari;
divieto di organizzare giochi con animali
o gladiatori, per evitare di estorcere denaro
ai sudditi; freno al lusso.
58: Nerone presenta una riforma tributaria
introducendo tasse che colpiscono i grandi
patrimoni. Da qui ha inizio la posizione sempre
più ostile del senato nei confronti dell’imperatore,
che viene attaccato per i suoi comportamenti,
propagandati come depravati e immorali.
Arriva a corte Poppea Sabina, moglie di Otone:
molto bella e intelligente, seduce l’imperatore.
In Oriente, con l’aiuto di nuovi alleati, il generale
Corbulone inizia la conquista dell’Armenia.
59: Il 4 marzo muore Agrippina nella sua villa
vicino Baia. È uccisa da Aniceto – prefetto
della flotta di Miseno – su comando imperiale.
Il delitto viene considerato “di Stato”,
per la salvezza della res pubblica.
Vengono organizzati i Ludi Maximi, giochi indetti
per onorare l’eternità dell’imperatore in diversi
teatri, con distribuzione di buoni-premio alla folla
(schiavi, animali, frumento, gioielli, abiti).
In Occidente, scoppia una rivolta in Britannia
sotto la guida della regina Budicca.
La ribellione è sedata pur con molte vittime
romane. Lungo la frontiera del Danubio,
i Romani sottomettono i Daci e altre popolazioni.
Si svolgono gli Juvenalia (Giochi della gioventù).
Nerone, imbevuto di ellenismo, promuove
un’educazione che coltiva poesia, musica
e teatro, mentre la classe dirigente, conservatrice,
per i giovani vuole addestramento alle armi
e scuole oratorie.
60: Sono organizzati i Neronia, prima edizione
di Giochi musicali, equestri e atletici
su modello greco. Vi partecipa anche il giovane
poeta Lucano, che riceve una corona
per le sue Laudes in onore dell’imperatore.
62: Muore il prefetto del pretorio Afranio Burro
che è sostituito da Fenio Rufo e Ofonio Tigellino.
Alcune delle misure prese nei primi anni
di governo: Stipendio annuo ai senatori in difficoltà
economiche; 400 sesterzi a ogni cittadino;
alleggerimento delle tasse più gravose;
Nerone ripudia Ottavia e sposa Poppea.
Il popolo insorge, vengono create false accuse
e Ottavia è relegata a Pandataria
(odierna Ventotene) e poi uccisa.
7
CRONOLOGIA DI NERONE
63: Dopo un intervento militare dei Parti
in Armenia, Corbulone ribadisce il diritto di
intervento di Nerone sulle sorti della regione
come protettorato romano. È stabilita
l’incoronazione di Tiridate a Roma. Nel frattempo
viene completato dalle legioni romane il
controllo sulla costa settentrionale del mar Nero,
fondamentale per le forniture di grano.
Nasce Claudia, unica figlia di Nerone.
Dopo pochi mesi muore.
63 – 64: Ha inizio una riforma monetaria
che va a vantaggio dei ceti emergenti.
64: Con ulteriori conquiste il mar Nero
è tutto romano.
Iniziano i lavori per il canale navigabile
dal lago Averno, in Campania, fino a Ostia:
doveva assicurare il trasporto delle merci
di prima necessità dal porto di Pozzuoli.
Si inaugura il nuovo Porto di Ostia,
i cui lavori erano iniziati sotto Claudio.
Alla fine dei Giochi, muore l’Augusta
Poppea Sabina.
66: Incoronazione a Roma di Tiridate: ai Rostri,
nel Foro, Nerone pone la corona
sul capo del re armeno, inginocchiato davanti
a lui in un tripudio di festeggiamenti pubblici.
Nerone sposa Statilia Messalina, più grande
di lui e di nobile famiglia: un matrimonio
durato pochi mesi.
Ottobre 66 – fine 67: Nerone compie
un viaggio in Grecia dove partecipa, da vincitore,
ai Giochi Istmici, Pitici, Nemei e Olimpici.
Congiura Viniciana, dal nome del genero del
generale Corbulone, Annio Viniciano, costituita
da senatori, cavalieri e pretoriani. Corbulone,
considerato un complice, riceve la condanna
a morte da parte imperiale ma preferisce uccidersi.
Inizia il taglio dell’istmo di Corinto, per favorire
e rendere più veloce la navigazione.
A Napoli, città di cultura greca,
Nerone si esibisce in teatro per la prima volta.
67: secondo la tradizione più accreditata,
vengono uccisi a Roma S. Pietro e S. Paolo.
Notte tra 18 e 19 luglio: scoppia un grande
incendio mentre Nerone si trova ad Anzio.
Sono distrutti dalle fiamme intere regiones
e monumenti importanti. Inizia la ricostruzione
a spese del principe e con incentivi ai privati.
68:
Gennaio: Nerone rientra a Roma e celebra
il trionfo per le vittorie negli agoni greci.
I cristiani “che confessarono” (secondo
il racconto dello storico Tacito) di aver
provocato l’incendio, vengono condannati
a morte con torture e crocifissioni.
Iniziano i lavori per la Domus Aurea su progetto
degli architetti Severo e Celere.
Marzo: Una ribellione scoppiata in Gallia
è presa a pretesto da alcuni governatori
delle province galliche e spagnole ostili
a Nerone per iniziare la rivolta contro
il potere centrale e quindi contro l’imperatore.
A capo della fazione antineroniana è Salvio
Sulpicio Galba (il successore di Nerone).
65: Congiura dei Pisoni con il concorso
di cavalieri, senatori e pretoriani per uccidere
Nerone ed eleggere al suo posto Gaio Calpurnio
Pisone, di nobile famiglia.
Vengono scoperti i partecipanti: molti sono
uccisi (tra cui il prefetto Fenio Rufo
e il poeta Lucano), altri indotti al suicidio
(come Seneca e lo scrittore Petronio Arbitro),
altri ancora sono mandati in esilio o perdonati.
8 giugno: Nerone, appresa la notizia delle
defezioni a sostegno di Galba, lascia
il Palatino preparandosi a partire per l’Egitto.
Il capo dei pretoriani annuncia alle guardie che
Nerone è scappato e promette, a nome di Galba,
un cospicuo donativo. Nel frattempo, il senato
dichiara l’imperatore hostis publicus: chiunque
può ucciderlo. Nerone si accorge che le guardie
lo hanno abbandonato e fugge per nascondersi
nella casa di uno dei liberti che gli sono
rimasti accanto.
Seconda edizione dei “Neronia”: per la prima
volta a Roma, Nerone si esibisce in pubblico
(poesia e canto con la cetra).
9 giugno: raggiunto da militari legati a Galba,
Nerone si uccide (versione ufficiale)
con l’aiuto di Epafrodito, il suo segretario.
8
CRONOLOGIA DI NERONE
le fonti letterarie
Nel primo libro degli Annales (I .2) Cornelio Tacito fa una premessa: «Le imprese di Tiberio, Gaio,
Claudio, Nerone, furono falsificate per paura mentre
erano in auge e, dopo la loro morte, sotto l’influenza
di risentimenti ancora freschi».
Purtroppo però non sono arrivate fino a noi – per intero o in gran parte - le opere storiche scritte sotto
l’impero di Nerone, nelle quali possiamo supporre
posizioni opportunistiche o servili, ma anche testimonianze oculari, capaci di arricchire, se non correggere,
le nostre conoscenze. Le uniche fonti autorevoli di cui
disponiamo, tutte ostili al principe – le Vitae Caesarum di Svetonio Tranquillo, gli Annales di Cornelio
Tacito e la monumentale Storia di Roma, scritta in
greco e conservata in epitomi, di Dione Cassio - appartengono invece a scrittori che non hanno potuto
constatare personalmente quanto hanno raccontato.
Solo Tacito nacque sotto Nerone, ma quando questi
morì era un adolescente; Svetonio raggiunse i massimi riconoscimenti sotto Adriano, mentre Dione
Cassio ebbe importanti incarichi politici nella prima
metà del terzo secolo.
Gli altri autori latini e greci - poeti, filosofi, storici
minori (Plinio il Vecchio, Marziale, Giovenale, Stazio,
Seneca, Plutarco, Giuseppe Flavio, Pausania e altri)
- che fanno riferimento all’ultimo esponente dei Giulio-Claudii, possono contribuire alla comprensione
dell’imperatore e dei suoi tempi, ma non in maniera significativa: tanti tasselli che confermano per la
maggior parte quanto descritto dagli autori più importanti ma che, quando se ne distaccano per alcuni
aspetti, non riescono a mutare la fama negativa che
ha accompagnato Nerone ai nostri giorni.
Pur scrivendo a distanza di anni dalla morte di Nerone, i documenti a disposizione di questi tre scrittori
erano molteplici: gli Atti pubblici, editti imperiali;
iscrizioni onorarie, testamenti, “Memorie” di personaggi della corte o di militari, come i Commentarii
di Agrippina Minore e del comandante Corbulone; le
“Vite” che celebravano coloro che si erano suicidati,
come Trasea Peto, o che erano stati uccisi per motivi
politici; e poi carteggi privati, la produzione letteraria
degli stessi imperatori, come i versi scritti da Nerone
che Svetonio lesse quando svolgeva l’attività di segretario ab epistulis dell’imperatore Adriano.
Ma tutto fu utilizzato – e scelto – col fine già deciso a
tavolino di una descrizione negativa del personaggio,
sottolineando ogni azione politica o comportamento
privato capace di evidenziarne la degradazione morale, la crudeltà, gli eccessi, l’inadeguatezza del ruolo.
9
Solo alcune situazioni emergono come fattori positivi (l’estraneità ad alcuni delitti – l’avvelenamento di
Giulio Silano, avviene per colpa della madre Agrippina, ignaro Nerone, scrive Tacito; gli atti governativi e
la benevolenza dei primi anni sul trono sottolineati
da Svetonio), talvolta lasciando nel dubbio i lettori o
limitandosi a riportare i prodigi e i rumores, le voci
mai favorevoli.
Una riflessione di Giuseppe Flavio, scrittore ebreo
che ebbe la protezione di Poppea e conobbe la corte
dell’epoca, sintetizza la tradizione storica coeva che
avrebbe influenzato quella successiva. Nelle Antichità Giudaiche sostiene che la memoria di Nerone
aveva ricevuto consensi o denigrazioni da parte degli
storici a seconda dei benefici ottenuti o dei torti subiti: i primi non avevano badato alla verità, i secondi
mentivano spudoratamente.
Gli storici e biografi posteriori, nonostante l’ostilità mostrata verso Nerone, non ne possono tacere
la grande popolarità, la fedeltà dei militari, l’affetto
della gente comune, addirittura la fama postuma: il
prefetto del pretorio Ofonio Tigellino aveva mentito
ai soldati dicendo che Nerone aveva lasciato Roma,
altrimenti non avrebbero giurato sul governatore
Sulpicio Galba come nuovo imperatore; nonostante fosse stato dichiarato hostis publicus dal senato,
ebbe funerali privati ma sontuosi; sulla sua tomba
i romani portavano fiori; alcuni sosia in Oriente si
spacciarono per lui dando filo da torcere alle legioni e
preoccupando i senatori.
Alla fama negativa dell’ultimo dei Giulio-Claudii
contribuì non poco la tradizione cristiana. Nonostante scrittori come Tertulliano e Lattanzio non abbiano
attribuito a Nerone la colpa del grande incendio del
64 d.C., per aver mandato a morte i cristiani accusati del misfatto l’imperatore è stato sempre bollato come il primo, grande persecutore religioso e, di
conseguenza, condannato nel suo complesso. Ed è
quest’ultima la memoria che ha prevalso e l’unica seguita fino tempi recenti, accolta da scrittori, pittori,
musicisti e dalla cinematografia hollywoodiana.
Una più attenta rilettura storica e lo studio più accurato dei materiali archeologici, accompagnato da
nuove scoperte, oggi consentono di conoscere meglio
Nerone e sono la premessa della mostra.
Il fisico
Svetonio, Nerone 51
Era di statura quasi normale, ma aveva il corpo chiazzato (pieno di lentiggini, n.d.r.) e maleodorante; i capelli erano biondicci e il suo viso era più bello che
aggraziato.
Aveva occhi azzurri e molto deboli collo grosso, ventre prominente, gambe gracilissime e salute ottima.
LE FONTI LETTERARIE
Infatti, benché non ponesse nessun freno alla lussuria, in quattordici anni si era ammalato tre volte in
tutto, e anche allora non si era astenuto né da vino
né da alcun’altra delle sue abitudini. Era così poco
dignitoso nell’abbigliarsi da portare sempre i capelli
ondulati, e durante il viaggio in Grecia (l’anno prima
della morte, n.d.r.) se li lasciava anche ricadere sul
collo; spesso poi si era mostrato in pubblico in veste
da camera, con un fazzoletto annodato intorno alla
gola, senza cintura e scalzo.
L’infanzia e l’adolescenza
Svetonio, Nerone 57
Fin da bambino attese a quasi tutte le discipline liberali, ma sua madre lo distolse dalla filosofia, avvertendolo che era controindicata a chi sarebbe stato
imperatore. Il suo precettore Seneca lo distolse dallo
studio degli oratori antichi per conservare più a lungo
la sua ammirazione.
Essendo portato alla poesia, compose facilmente e
volentieri dei versi, senza aver bisogno, come dicono
alcuni, di pubblicare col proprio nome quelli di altri.
Ho avuto fra le mani le brutte copie e le annotazioni
di suo pugno riguardo ad aluni suoi versi molto conosciuti; appare chiaramente che non sono né copiati
né scritti sotto dettatura, ma certamente meditati e
scritti da chi li stava pensando, tanto sono numerose
le cancellature, le annotazioni e le aggiunte.
La passione per gli spettacoli del circo
Svetonio, Nerone 22
Fin dalla tenera età ebbe una passione particolarmente accentuata per i cavalli e, benché ciò gli fosse
stato proibito, la maggior parte dei suoi discorsi concernevano i giochi del circo.
Una volta, mentre assieme ai suoi condiscepoli compiangeva la sorte di un auriga del partito verde che era
stato trascinato dai propri cavalli, ripreso dal suo pedagogo disse falsamente che stava parlando di Ettore.
Fin dal principio del suo impero ogni giorno si divertiva a giocare con delle quadrighe di avorio sopra u tavolo, e abbandonava il suo ritiro a ogni minimo spettacolo al circo, dapprima di nascosto e in seguito così
apertamente che non vi poteva essere il minimo dubbio sul luogo in cui avrebbe passato quelle giornate.
della loro fortuna e la sperperano. […]
Durante la permanenza di Tiridate (fratello del re dei
Parti, n.d.r.), erogò in suo favore ottocentomila sesterzi al giorno, il che si riesce a credere a stento; e quando
partì gli fece un regalo di più di cento milioni.
Il citaredo Menecrate e il mirmillone Spiculo ricevettero in dono dei patrimoni e dei palazzi da trionfatori.
[…]
Non indossò mai la stessa veste. Giocava ai dadi con
poste fino a quattrocentomila sesterzi al punto, e andava a pesca con una rete dorata, legata con funi intessute di porpora e cocco.
Si dice che non si sia mai messo in viaggio con meno
di mille veicoli dalle mule ferrate d’argento a dai conduttori vestiti di lana di Canosa, e con intorno una
turba di Mazaci e di battistrada coperti di decorazioni
e bracciali.
Esibizioni teatrali
Tacito, Annali XIV . 20
Essendo Nerone console per la quarta volta, furono
istituiti a Roma i Ludi Quinquennali a imitazione
delle gare tra i greci […]
Sotto l’influsso dei costumi stranieri si operò la degenerazione dei giovani: divennero frequentatori di
palestre, abituati all’ozio e ai turpi amori, incoraggiati
in tutto ciò dall’imperatore e dal senato, che non solo
lasciarono libero corso ai vizi, ma usarono anche la
forza perché i primi fra i romani, col pretesto di recitare in prosa e in versi, fossero contaminati dall’ignominia della scena.
Dione Cassio, Storia Romana LXI . 20
Stimava che non vi fosse nessun altro modo di usare
il denaro e la ricchezza se non dilapidandoli, e considerava sordidi e avari coloro che tengono conto delle
loro spese, ed eccelsi e magnifici coloro che abusano
Ed ecco che Cesare salì sul palcoscenico in abito da
citaredo pronunciando, lui che era imperatore, queste parole: «Signori miei, ascoltatemi, vi prego». Augusto suonò un pezzo intitolato “Attis” o “Le Baccanti”, mentre stavano ad assistere molti soldati e tutto il
popolo stava seduto occupando ogni possibile posto
sebbene, stando a quello che è stato tramandato, egli
avesse una voce bassa e fioca, tale da suscitare in tutti riso e, contemporaneamente, lacrime. Al suo lato
stavano Seneca e Burro (il primo prefetto del pretorio, n.d.r.), proprio come fanno alcuni maestri, con la
funzione di dargli sostegno: essi agitavano le mani
e i mantelli ogni volta che l’imperatore diceva qualcosa e incitavano gli altri a fare la stessa cosa. Del
resto nerone disponeva di un corpo speciale di circa
cinquemila soldati personali: costori venivano chiamati Augustani ed avevano il ruolo di dare inizio agli
applausi; anche tutti gli altri, seppure contro la loro
volontà, erano obbligati a esultare.
10
LE FONTI LETTERARIE
Sperpero e lusso
Svetonio, Nerone 30
Banchetti licenziosi
Dione Cassio, Storia Romana LXII . 15
L’incendio e la ricostruzione
Dione Cassio, Storia Romana LXII . 16
Tigellino (prefetto del pretorio, n.d.r.) era stato nominato supervisore dei banchetti ed ogni preparativo
era stato in modo sontuoso. La preparazione venne
condotta come segue: nel centro del lago erano stati calati prima grandi tini da vino in legno, sopra i
quali erano stati issati dei tavolati, e intorno a questa
struttura erano state costruite delle taverne e degli
appartamenti. In questo modo Nerone, Tigellino e i
loro convitati occupavano l’area centrale, dove banchettavano su dei tappeti di porpora e su delle soffici
coltri, mentre tutti gli altri se la godevano all’interno
delle taverne. Entravano poi nei lupanari e senza ritegno alcuno si abbandonavano a rapporti sessuali
con tutte le donne che si trovavano là dentro: erano presenti anche le donne più belle e più illustri,
schiave, liberte, cortigiane, fanciulle illibate e donne
sposate, tra le quali vi erano fanciulle e donne appartenenti no solo al ceto popolare, ma anche alle
famiglie più nobili.
In seguito Nerone sentì il desiderio di realizzare
quello che senza dubbio aveva sempre sperato, e cioè
di mandare in rovina l’intera città e il regno fintanto
che era ancora in vita; è risaputo che egli ritenesse
straordinariamente felice Priamo perché aveva visto la sua patria e il suo potere abbattuti contemporaneamente. Pertanto incaricò segretamente alcuni uomini, i quali, comportandosi come se fossero
ubriachi o come se stessero commettendo qualche
misfatto, dapprima appiccarono dei focolai in uno o
due o, addirittura, in più punti della città: perciò gli
abitanti si trovarono completamente spiazzati, e non
erano in grado di scoprire dove avesse avuto origine
il dolo, né sapevano come porvi rimedio, sebbene si
rendessero perfettamente conto di vedere e di sentire
molte cose insolite.
[…]
Una gran confusione si stava allora diffondendo ovunque tra tutti i cittadini, alcuni dei quali correvano di
qua, altri di là come se fossero in preda alla follia.
[…]
Si assisteva a un continuo gridare e urlare da parte di
bambini e ugualmente da parte di donne e di uomini
anziani, tanto che a causa del fumo e del chiasso non
si riusciva a capire né a comprendere nulla.
[…]
Nel frattempo alcuni che stavano portando in salvo
le proprie suppellettili e altri che invece ne approfittavano per sottrarre i beni altrui si urtavano vicendevolmente e inciampavano negli involti, né erano in
grado di proseguire o di fermarsi, ma spingevano ed
erano spinti, travolgevano e venivano travolti.
La morte di Agrippina a Bacoli (Baia)
Tacito, Annali XIV . 9
Nella stanza vi erano un piccolo lume e una sola ancella, mentre Agrippina se ne stava in stato di crescente allarme perché nessuno arrivava da parte del
figlio e neppure Agermo: ben altro sarebbe stato
l’aspetto delle cose intorno se veramente la sua sorte
fosse stata felice.
[…]
Quando anche l’ancella si mosse per andarsene,
Agrippina nell’atto di volgersi a lei per dirle: «Anche tu mi abbandoni?» scorse Aniceto in compagnia del triarca Erculeio e del centurione di marina
Obarito. Rivoltasi allora a lui gli dichiarò che, se
era venuto per vederla, annunziasse pure a Nerone
che si era riavuta (dall’incidente in mare, n.d.r.); se
poi fosse lì per compiere un delitto, essa non poteva avere alcun sospetto sul figlio: non era possibile
che egli avesse commissionato il matricidio. I sicari
circondarono il letto e per primo il triarca la colpì
con un bastone sul capo. Al centurione che brandiva il pugnale per finirla, protendendo il grembo
gridò: «Colpisci al ventre», e cadde trafitta da molte ferite.
Tacito, Annali XV. 38
Con sorprendente gara dei maggiorenti il Senato decretò …….che il giorno anniversario della nascita di
Agrippina fosse considerato tra i giorni nefasti.
Seguì un disastro, non si sa se dovuto al caso o alla
perfidia di Nerone, poiché gli storici interpretarono la cosa in un modo o nell’altro. E’ certo però che
questo incendio per la sua violenza ebbe effetti più
terribili e spaventosi di tutti gli incendi precedenti.
Cominciò in quella parte del Circo, che è contigua
ai colli del Palatino e del Celio, dove il fuoco appena scoppiato nelle botteghe in cui si trovavano
merci infiammabili, subito divampò violento alimentato dal vento e avvolse il Circo per tutta la sua
lunghezza.
[…]
Spinto dalla violenza l’incendio si diffuse dapprima
nei luoghi piani, poi salì ai colli e poi di nuovo invase
devastando i luoghi bassi e con la sua rapidità prevenne ogni possibilità di rimedio.
[…]
11
LE FONTI LETTERARIE
Tacito, Annali XV . 12-13
Tacito, Annali XV . 41
Non è facile dare il numero delle case, degli isolati e
dei templi che andarono perduti. Fra questi vi furono quelli di più antico culto che Servio Tullio aveva
dedicato alla Luna, la grande ara e il tempietto che
l’arcade Evandro aveva consacrato al nume presente
di Ercole; furono inoltre arsi il tempio votato a Giove
Statore da Romolo e la reggia di Numa e il santuario
di Vesta con i Penati del popolo romano. Furono così
perduti ricchezze conquistate in tante vittorie e capolavori dell’arte greca, e con essi gli antichi e originali
documenti degli uomini di genio, tanto che, per quanto Roma fosse risorta splendida, molte cose i vecchi ricordavano che non avrebbero più potuto essere rifatte.
Tacito, Annali XV . 43
Quello che rimaneva della città, all’infuori del palazzo, fu riedificato non come era avvenuto dopo l’incendio dei Galli, senza un piano regolatore con le case
disposte qua e là senza ordine alcuno, ma fu ben misurato il tracciato dei rioni dove furono fatte larghe
strade, fu limitata l’altezza degli edifici, furono aperti
cortili, ai quali si aggiunsero portici per proteggere la
parte anteriore degli isolati.
Nerone promise di consegnare ai legittimi proprietari
quei portici, dopo averli fatti costruire a sue spese ed
aver fatto sgombrare i cortili. Assegnò premi a seconda della classe sociale e delle sostanze di ognuno, e
fissò il tempo entro il quale le case dovevano essere
finite, perché si potesse concorrere ai premi.
Dispose di versare nelle paludi di Ostia le macerie e
ordinò che le navi che portavano il frumento, risalendo il Tevere, ne ritornassero cariche di rottami; volle
anche che gli stessi edifici in alcune loro parti fossero
consolidati senza travi, ma con pietra di Gabi o di Albano, perché questa è refrattaria al fuoco.
Pose guardie a vigilare che l’acqua deviata per abuso
di privati scorresse più abbondante e in più luoghi a
vantaggio di tutti e fece in modo che ciascuno tenesse
in pubblici posti mezzi per distinguere gli incendi, disponendo anche che non vi fossero pareti in comune,
ma ciascun edificio fosse circondato da muri propri.
Tutti questi provvedimenti, graditi per la loro utilità,
portarono anche ornamento e decoro alla nuova città.
cenza, basterà ricordare i seguenti dati. C’era un vestibolo in cui era stato eretto un colosso a sua sembianza, alto centoventi piedi. Era tanto vasta, che nel
proprio interno aveva dei porticati a triplo ordine di
colonne, per la lunghezza di mille passi, e uno stagno
che sembrava un mare, circondato da edifici che formavano come delle città.
Per di più, nell’interno vi erano campagne ricche di
campi, di vigneti, pascoli e boschi, con moltissimi
animali domestici e selvatici di ogni specie. Nel resto
della costruzione, ogni cosa era ricoperta d’oro e abbellita con gemme e madreperla.
Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di
avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere
fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi
saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno,
continuamente, come la terra.
Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e acque di Albula e, quando alla fine dei lavori, Nerone
inaugurò un palazzo di tal fatta, lo approvò soltanto
con queste parole: «Finalmente comincerò ad abitare
come un uomo!»
La morte
Tacito, Storie I . 5
Avvezza al lungo servizio per i Cesari, la guarnigione
di Roma era stata portata a destituire Nerone più da
una spinta artificiosa che da un proposito ben determinato.
Svetonio, Nerone 49
E ora invitava Sporo a iniziare i pianti e le lamentazioni, e ora pregava qualcuno di incoraggiarlo con
l’esempio a darsi la morte, e qualche volta disprezzava anche la propria vigliaccheria con queste parole:
«Questo modo di fare è ignobile, turpe, è indegno di
Nerone, proprio indegno! Ci vuole sangue freddo in
questi momenti! Via, svegliati!».
Già stavano avvicinandosi i cavalieri che avevano
l’ordine di prenderlo vivo. Quando li sentì, disse tremando: «Un galoppo di veloci corsieri colpisce le mie
orecchie!» e affondò il ferro nella gola, con l’aiuto del
suo segretario particolare Epafrodito.
Svetonio, Nerone 57
Domus Aurea
Svetonio, Nerone 31
Fece costruire per sé una casa che dal Palatino andava
fino all’Esquilino, dapprima la chiamò “transitoria”,
poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire e la chiamò “aurea”.
Per dare un’idea dell’estensione e della sua magnifi-
Eppure non mancarono le persone che, per lungo
tempo, adornarono la sua tomba con fiori dell’estate
e con quelli della primavera, e che esposero ai Rostri delle sue statue vestite con la pretesta, e dei suoi
editti in cui, come se fosse stato ancora vivo, dichiarava che tra poco sarebbe tornato con grave danno
per i propri nemici.
12
LE FONTI LETTERARIE
i matrimoni
Nella vita privata di Nerone due donne occupano un
posto particolare: Atte, la liberta che gli restò sempre legata (fu tra le organizzatrici della cerimonia funebre dell’imperatore), e Poppea Sabina: la seconda,
bellissima moglie. Il primo matrimonio fu con la sorellastra Ottavia, subìto per volere materno e finito
in tragedia. La stessa vita di Ottavia, troncata preocemente, è stata contrassegnata da lutti e dolori.
Era figlia, con il fratello Britannico, dell’imperatore
Claudio e di Valeria Messalina; bambina, aveva avuto
il primo choc quando la madre fu uccisa dai liberti
del palazzo per aver tradito pubblicamente Claudio.
Di lì a poco, il padre decise di sposarsi con Agrippina Minore, sua nipote, rimasta vedova dei precedenti
mariti e madre di Lucio Domizio, il futuro Nerone.
All’inizio la convivenza con un ragazzo quasi coetaneo, appassionato di cavalli e musica, dovette riuscire
piacevole a Ottavia; ma Agrippina aveva altre mire
per l’unico figlio: lo fece prima adottare da Claudio
col nome di Nerone e poi lo costrinse a sposarsi con la
sorellastra. Ottavia aveva dodici anni, un’età non insolita per un matrimonio secondo i costumi dell’epoca,
ma non sappiamo quanto abbia gradito il matrimonio, trovandosi anche in mezzo a una competizione
familiare tra il marito e Britannico perché l’adozione
scalzava il fratello dall’eredità come primogenito.
Un anno dopo Claudio morì durante un convivio,
sicuramente avvelenato. La colpa, più che a Nerone,
come hanno tramandato alcune fonti, è da attribuirsi
ad Agrippina, che scalpitava per la salita al trono del
figlio, pensando di poterlo manovrare senza intralci.
Ottavia passò così dai lamenti del funerale del padre
ai festeggiamenti per la salita al trono del giovane
sposo: un turbinio di emozioni, dolori, sentimenti
contrastanti, anche per come si erano svolti i fatti,
che non aiutò certo la neo imperatrice nel suo ruolo
di moglie, tra l’altro poco o affatto amata.
A comandare nella residenza sul Palatino era Agrippina, Ottavia non aveva voce in capitolo; lo stesso
Nerone, almeno per i primi tempi, non riuscì a tener
testa a una madre abituata al potere sia per tradizione familiare che per l’esperienza accanto a Claudio.
Ma le tragedie per Ottavia non erano finite. A due
anni dalle nozze Britannico morì, anche lui nel corso
di un banchetto. Un attacco di epilessia, di cui soffriva, o gli effetti dell’ennesima sostanza velenosa? Nerone è accusato dagli storici, sicuri che si sia trattato
di delitto, ma in realtà – specialmente all’inizio del
suo regno - non era nella condizione di dover temere qualcosa dalla presenza del fratellastro: amato dal
popolo, omaggiato dal senato, aveva dato avvio alle
sue azioni politiche sotto i migliori auspici.
A creare un’insanabile frattura nella coppia imperiale
non fu tanto l’amore di Nerone per la liberta Atte,
noto a tutti, ma l’ingresso a corte di Poppea Sabina.
Affascinante come la madre, sposata già per la seconda volta con Salvio Otone (che succederà a Nerone),
era anche intelligente e vivace. “Ebbe tutte le doti
fuorché quella di un animo onesto” sostiene Tacito,
che non mostra ammirazione per nessuna donna di
potere. Con l’ingresso di Poppea nella vita dell’imperatore le fonti fanno coincidere il peggioramento
di Nerone, lo scivolamento progressivo verso azioni
immorali e depravate. In ogni caso, per Ottavia, non
ci fu più alcuna speranza di salvare il matrimonio.
Agrippina e il prefetto Afranio Burro cercarono di
smorzare la passione di Nerone, anche perché la moglie rappresentava il legame con la famiglia Claudia;
ma l’imperatore era il padrone del mondo e voleva
Poppea a tutti i costi. Per eliminare il primo ostacolo, Otone fu mandato in Lusitania come governatore;
nella primavera del 59 si agì contro Agrippina, che
fu uccisa a Baia. Nelle cause della morte di Agrippina non vi era solo “il caso Poppea”: la donna che era
stata a lungo la più potente dell’impero era entrata
in rotta di collisione con i consiglieri del figlio, specialmente con Seneca, e, allontanata dal palazzo per
ridimensionarne l’ambizione, minacciava un nuovo
matrimonio con un parente di Augusto e rivelazioni
scomode. In ogni caso, Nerone fu libero di seguire i
suoi desideri e pur avendo contro il popolo, il senato,
i suoi consiglieri, ripudiò Ottavia per sterilità e sposò
Poppea.
Moriva intanto Afranio Burro e al suo posto furono
nominati due prefetti del pretorio: Fenio Rufo, apprezzato per la buona amministrazione dell’Annona,
e Ofonio Tigellino, liberto di umili origini che si rivelerà disposto a ogni azione riprovevole.
Ottavia fu accusata di adulterio e spedita in Campania. Tali però furono le proteste della gente che Nerone si vide costretto a richiamare a Roma la prima
moglie, assistendo alla folla che rimetteva al loro posto le sue statue inondandole di fiori.
Poppea, già incinta, temeva il peggio e costrinse il marito a intervenire con decisione per eliminare la docile
Ottavia. L’accusa costruita a tavolino era infamante:
la ragazza che era stata accusata di sterilità ora veniva
incolpata di adulterio e di aborto; il falso accusatore
era Aniceto, ex pedagogo dell’imperatore e comandante della flotta imperiale di Miseno, che aveva eseguito
con un gruppo di armati l’assassinio di Agrippina.
Ottavia fu esiliata nell’isola di Pandataria (odierna
Ventotene) e non le valse a nulla la difesa di voler
essere solo la “sorella di Nerone”: dopo poco tempo
arrivarono dei sicari, forse inviati dalla nuova impe-
13
I MATRIMONI
ratrice, che le aprirono le vene e la immersero in un
bagno caldo per accelerarne la fine.
A distanza di pochi mesi ad Anzio, dove era nato
Nerone, Poppea diede alla luce Claudia, che subito
il padre chiamò Augusta, dando anche alla madre lo
stesso appellativo; ma la piccola, morì a tre mesi dalla
nascita (“Nerone, come già nella gioia, apparve eccessivo nel dolore”, commenta Tacito).
Gli autori antichi, nel decantare la bellezza di Poppea,
ne raccontano il lusso sfrenato e le manie; il suo nome
è legato più al latte d’asina che usava per mantenere
candida la pelle che ai suoi interessi culturali o religiosi. E’ probabile che si debba al suo intervento la
revoca del divieto dei giochi nell’anfiteatro di Pompei,
zona di origine della sua famiglia, dopo gli scontri di
alcuni anni prima; frequentava circoli culturali ebraici e, secondo la testimonianza dello scrittore Giuseppe Flavio (Autobiografia), si interessò di far liberare
dei sacerdoti ebraici sotto processo a Roma. Mentre
Nerone ricostruiva la nuova Roma e iniziava i lavori della Domus Aurea, si verificò una congiura, detta
“dei Pisoni” perché il candidato scelto da pretoriani,
senatori, letterati era il nobile Gneo Calpurnio Pisone.
Era il 65, un anno terribile ed esaltante per Nerone:
il complotto fu scoperto e la reazione finì in un bagno di sangue (tra gli altri, morirono suicidi Petronio
e Seneca); furono indetti i secondi Giochi alla greca
“Neronia”, dove l’imperatore si esibì nel canto drammatico e vinse i premi che agognava, ma, proprio alla
fine di questi Ludi, morì Poppea in attesa di un altro
figlio. La causa sarebbe stato un calcio del marito, recita la vulgata. Ma è possibile che, nel corso di un litigio violento, il decesso sia stato causato da qualche
complicazione della gravidanza. Nerone aveva amato
Poppea “più di qualsiasi altra cosa” (Svetonio) e ne
inseguì l’immagine e il ricordo in tutti i modi. Le tributò un solenne funerale dopo averla fatta imbalsamare e le dedicò un tempio; “sposò” perfino l’eunuco
Sporo perché le somigliava molto.
L’ultima moglie di Nerone, Statilia Messalina, fu una
meteora nella sua vita.
Più grande di lui, della nobile famiglia dei Tauri, gli
restò accanto pochi mesi se la sposò nel 67 e nelle
ultime fasi della sua vita nessuno la nomina accanto a
lui. Abile, opportunista, dotata di fascino e classe, fu
richiesta in moglie da Otone (che rifiutò), continuando a frequentare l’aristocrazia anche sotto i Flavi.
di opporvisi, mentre si era insinuata profondamente nell’animo di Nerone, eccitandone la lussuria con
equivoche e segrete dissolutezze […]
Egli aborriva dalla moglie Ottavia, che pure era di nobile stirpe e di specchiata onestà.
Poppea
Tacito, Annali XIII . 45
Questa donna ebbe tutte le doti, fuorché quella di un
animo onesto. Da sua madre, che aveva superato in
bellezza tutte le donne dell’età sua, aveva avuto parimenti rinomanza e fascino; aveva poi ricchezze adeguate alla nobiltà. Il suo tratto era cordiale e la sua
intelligenza non priva di vivacità; affettava modestia,
e si dava alle dissolutezze. Raramente usciva in pubblico e quando lo faceva teneva una parte del volto
coperta da un velo, sia che non volesse soddisfare gli
sguardi altrui, sia, anche, per apparire più affascinante. Non si curò mai di avere una buona fama, nonché
di fare alcuna distinzione fra mariti e amanti.
Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXXVII . 12
(parlando dell’ambra)
Tra le altre bizzarrie della sua vita, Domizio Nerone
aveva adottato questo nome perfino per i capelli di
sua moglie Poppea, chiamandoli anche in un suo poema ambrati, giacché non mancano mai i nomi ricercati per designare i difetti; da allora le signore hanno
cominciato a volere questa specie di terzo colore per
i loro capelli.
Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXVIII . 183
Si crede che il latte d’asina cancelli le rughe sulla pelle
e la renda morbida conservandone intatto il candore,
e si sa che certe donne se ne fanno impacchi sulle
guance sette volte al giorno…..Inaugurò tale moda
Poppea, moglie dell’imperatore Nerone, la quale usava questo latte anche per il bagno, e allo scopo si portava sempre dietro mandrie di asine.
Dione Cassio, Storia Romana XLII . 27
Venne a poco a poco ad indebolirsi la potente autorità della madre, essendosi Nerone abbassato all’amore
di una liberta di nome Atte…..La madre, in un primo tempo all’oscuro di ogni cosa, tentò poi invano
Anche (Poppea) Sabina morì in quel periodo a causa
di Nerone: egli, infatti, non si sa se volontariamente
o involontariamente, colpì con un calcio la moglie,
che era incinta. Questa Sabina condusse una vita oltremodo lussuosa (su di lei darò solo i ragguagli essenziali), tanto da far applicare delle cordicelle dorate agli zoccoli delle mule che la portavano in giro
e da far mungere ogni giorno cinquecento asine che
avevano appena partorito, in modo da potersi fare il
bagno nel loro latte.
14
I MATRIMONI
Atte e Ottavia
Tacito, Annali XIII . 12
la politica estera
Nerone fu un imperatore che oggi potremmo definire
“pacifista”. A differenza di predecessori e successori,
non guidò i soldati per estendere i confini e portare a
Roma bottini di metalli preziosi, limitando gli interventi dei suoi generali a difendersi da attacchi oppure
a mantenere lo statu quo. Alle lotte armate, preferiva
gli agoni musicali, poetici e atletici, e furono i trionfi per le vittorie riportate nei Giochi greci quelli che
considerò più importanti.
Ma nonostante promuovesse un’educazione alla greca (παιδεία) per i giovani romani, gran parte
delle legioni gli rimase fedele negli ultimi mesi della sua vita e qualcuna, come la XIV Gemina, anche dopo. Gli stessi pretoriani che lo acclamarono
imperatore, salutando in lui il nipote del valoroso
generale Germanico, e che ricevettero negli anni riconoscimenti e donativi, non l’avrebbero tradito alla
fine: prestarono fedeltà a Galba solo dopo che il loro
prefetto Ninfidio Sabino annunciò che Nerone era
fuggito in Egitto.
La politica estera però non fu trascurata, anzi. Soprattutto nei primi anni di governo, tesi a mostrare
un governo nel solco della tradizione, che andava incontro alle aspettative dei più ampi strati dell’opinione pubblica, prestò molto impegno alla gestione degli
affari esteri.
Lasciando inalterati i confini occidentali dell’impero,
l’attenzione si volse a Oriente, dove con fasi alterne ci
furono scontri con i Parti per il predominio sull’Armenia, una regione amica che occupava una posizione strategica tra il mar Caspio e il Ponto Eusino.
Le conquiste della capitale Artaxata e di Tigranocerta da parte di tre legioni romane, guidate dal valente
generale Corbulone, furono dovute anche all’aiuto di
nuovi alleati dei confini – Iberi, Moschi e re Farasmane - e alle tensioni interne per la successione nel
regno dei Parti.
Nerone però fermò l’avanzata, preferendo uno statocuscinetto, e insediò come re dell’Armenia Tigrane V,
principe della Cappadocia educato a Roma.
Nel 59, anno della morte di Agrippina, scoppiò una
rivolta in Britannia nel territorio degli Iceni, che si
estese progressivamente fino alla foce del Tamigi;
l’occasione per una rivolta contro la mal sopportata
presenza romana, era stata la sottrazione di terreni
agli abitanti per fondare la colonia di Camolodunum. Le bellicose popolazioni, guidate dalla regina
Budicca, riconquistarono anche Londinium, facendo strage di romani. Venne inviato il generale Svetonio Paolino e le legioni, dopo aspri combattimenti,
15
riuscirono a domare gli insorti provocando il suicidio
della regina.
Sempre in Occidente, lungo il Danubio, i Daci e altre
popolazioni si sottomisero ai romani, accettando di
pagare tributi.
Le vicende dell’Armenia ebbero un contraccolpo
quando il nuovo comandante Cesennio Peto perse
rovinosamente la battaglia di Randeia contro i Parti
guidati da re Vologese. Corbulone, designato comandante della Siria dopo la morte di Ummidio Quadrato, riuscì però a fermare l’avanzata partica e ad aprire
nuove trattative. Fu così stabilito il diritto dell’imperatore a intervenire sulle sorti dell’Armenia, definita
protettorato romano e venne decisa l’incoronazione a
Roma di Tiridate, fratello di Vologese.
La cerimonia ufficiale, dopo un viaggio di nove mesi,
si svolse nel 66 ai Rostri, nel Foro, e proseguì nel teatro di Pompeo, cosparso d’oro e coperto da un telo
trapunto di stelle con l’imperatore effigiato al centro su un cocchio. La politica di Nerone, nell’ultimo
periodo, si svolgeva ormai come monarchia assoluta
su modello orientale e puntava sulla propaganda fra
le masse attraverso feste grandiose, distribuzione di
doni e scenografie spettacolari. Per rimpinguare le
casse del fisco, si moltiplicarono le spoliazioni e le
confische, favorite da due congiure: quella dei Pisoni,
del 65, e quella “Viciniana”, dal nome del genero di
Corbulone (che fu condannato e preferì uccidersi).
Sotto Nerone, il Ponto Polemoniaco divenne romano,
completando – con questo dono – il controllo del mar
Nero; si compirono spedizioni nell’Etiopia Meroitica,
le Alpi Cozie divennero provincia.
Fu pure iniziato, nell’ultimo anno di regno, il taglio
dell’istmo di Corinto, per evitare alle navi provenienti
dall’Oriente e dirette in Italia l’insidiosa circumnavigazione del Peloponneso.
Tacito, Annali XIV . 35
Budicca, portando sul carro dinnanzi a sé le due figlie, scorreva le file e a ciascuna delle genti alle quali
si avvicinava dichiarava che era pur consuetudine per
i britanni combattere agli ordini di donne, ma che
in quel momento essa non voleva vendicare, come
discendente di nobili antenati, la perdita del regno
e delle ricchezze, ma, come una donna qualunque,
chiedeva vendetta per la perdita della libertà, per l’offesa recata al suo corpo fustigato, per il violato pudore delle sue figlie.
Dione Cassio, Storia Romana XLII . 9
(Discorso di Svetonio Paolino alle truppe)
«Avanti soldati, avanti Romani! Mostrate a questa
gente bellicosa quanto siamo superiori a loro anche
LA POLITICA ESTERA
nel momento in cui la sorte ci è avversa; per voi sarebbe disonorevole perdere ingloriosamente proprio
adesso quello che avevate conquistato poco tempo fa
grazie al vostro valore. Speso noi stessi e i nostri padri, pur facendo affidamento su una quantità numerica inferiore rispetto a quella attuale, abbiamo vinto
avversari di gran lunga più numerosi. Non abbiate
dunque paura del loro numero o del loro tentativo
di compiere una rivoluzione….e non abbiate neppure timore del fatto che abbiano dato alle fiamme due
città, dal momento che non le hanno conquistate né
con la forza né dopo aver combattuto, ma una l’hanno presa a tradimento, l’altra solo dopo che era stata
abbandonata a loro. Come contropartita, ora reclamate una vendetta adeguata a qeulle azioni….».
Tacito, Annali XV . 1
Frattanto il re dei Parti Vologese, venuto a conoscenza delle fortunate imprese di Corbulone e del fatto
che all’Armenia era stato imposto un re straniero, Tigrane, pur volendo vendicare il prestigio degli Arsacidi, perduto con la cacciata di suo fratello Tiridate,
era, d’altra parte, trattenuto in opposti pensieri dalla
consapevolezza della maestà di Roma e dal rispetto
imposto da una lunga alleanza.
entrò nel Foro indossando la veste trionfale, scortato
dal senato e dai pretoriani; salì sui rostri e si sedette
sul seggio curule.
Subito dopo Tiridate e il suo seguito passarono attraverso due file di fanti schierate una di fronte all’altra
e, dopo essersi fermate davanti ai rostri, venerarono
l’imperatore come avevano già fatto in precedenza. ….
[…]
Nerone ordinò a Tiridate di avvicinarsi passando
sulla salita che era stata costruita di fronte ai rostri
espressamente per questa occasione e, mentre il principe si accingeva ad inchinarsi ai suoi piedi, egli pose
il diadema sul capo di lui.
Le traduzioni dei testi, dai quali sono stati riportati
alcuni brani, sono di:
Bianca Ceva per gli “Annali” e Felice Dessì per le
“Storie” di Tacito;
Felice Dessì per “Le vite dei Cesari” di Svetonio;
Alessandro Stroppa per la “Storia Romana” di Dione
Cassio (BUR).
Umberto Capitani e Gianpiero Rosati per la “Storia
Naturale” di Plinio il Vecchio (Einaudi).
Tacito, Annali XV . 28
Il nome di Corbulone anche fra i barbari non suscitava avversione, né provocava alcun risentimento
ostile, perciò i Parti accolsero con fiducia le sue esortazioni. Vologese dunque, nel complesso non eccessivamente intransigente, chiese una tregua per alcune
satrapie e Tiridate chiese il giorno e il luogo per un
colloquio……..Nel giorno stabilito…furono presi venti
cavalieri di scorta per ciascuno. Il re, per primo, visto
Corbulone, balzò da cavallo ed entrambi, a piedi, si
strinsero la destra.
Dione Cassio, Storia Romana LXIII . 4
(Incoronazione a Roma di Tiridate nel 66)
L’intera città era stata decorata con luci e ghirlande, e
si vedeva molta gente un po’ ovunque, ma era soprattutto il Foro ad essere affollato: il centro dell’area era
occupato dalla popolazione cittadina divisa in base
al rango, vestita di bianco e con la corona di alloro,
mentre lo spazio restante era invaso dai soldati, che
risplendevano nel loro armamento a tal punto che le
armi e le insegne abbagliavano la vista. Addirittura
anche i tetti degli edifici circostanti erano resi invisibili dalla folla di coloro che vi si erano arrampicati
sopra. Tutta questa coreografia era stata così predisposta durante la notte, e di prima mattina Nerone
16
LA POLITICA ESTERA
le arti e i ludi
Appena divenuto imperatore, Nerone convocò il citaredo allora più quotato, Terpnus, e per parecchi giorni
di seguito, dopo cena, trascorse la maggior parte della
notte accanto a lui mentre cantava. Cominciò anche
a comporre e a esercitarsi personalmente, ponendo in
atto tutti gli accorgimenti cui ricorrevano gli artisti
per conservare o rinforzare la voce: per esempio, restava sdraiato in posizione supina, con una lastra di
piombo sul petto, e si purgava con emetici e clisteri,
astenendosi dal consumare frutta e cibi nocivi. Tuttavia, per non degradarsi fino alla pubblica esibizione
in teatro, istituì nel 59, in occasione del primo taglio
della sua barba (C.D.61,19), i giochi chiamati Iuvenalia, in onore della gioventù, che si svolsero nel Palatium e nei suoi giardini, cui si iscrissero persone di
ogni provenienza (Tac.14,15). Nerone salì sulla scena,
accordando con molto impegno le corde della cetra e
provando il tono giusto con i maestri di canto al suo
fianco. Si dedicò anche alla poesia, raccogliendo intorno a sé quanti, benché non ancora noti, mostrassero talento poetico (Tac.14,15-16). Le sue “disonoranti”
esibizioni non produssero, come pensavano Seneca
e Burro, sazietà: secondo Tacito, Nerone, convinto
che l’offesa alla propria dignità si sarebbe stemperata coinvolgendo nella vergogna molti altri, trascinò
sulla scena gli eredi di nobili famiglie, anche dietro
compenso, costringendo pure noti esponenti romani
dell’ordine equestre, con doni cospicui, a promettere
di esibirsi sull’arena (Tac.14,14).
In onore della madre defunta organizzò una festa
così splendida e sontuosa che le celebrazioni durarono parecchi giorni e si svolsero in cinque o sei
teatri contemporaneamente: in tale occasione fu addirittura fatto salire un elefante sulla sommità delle
gradinate del teatro, da dove ridiscese camminando
su una fune con in groppa un esponente dell’ordine
equestre (CD,62,7,2-3). Svetonio, unico tra gli autori,
attribuisce tali spettacoli ai ludi Massimi, fornendone
la seguente versione: durante i giochi che, votati per
l’eternità dell’Impero, volle chiamare Maximi, parecchi componenti dei due maggiori ordini, senatori e
cavalieri, e dei due sessi recitarono come attori, e un
noto cavaliere romano attraversò il Circo sulla corda, seduto su un elefante (Suet.6,11). Ma lo spettacolo più umiliante, secondo Cassio Dione, ebbe luogo
quando uomini e donne di rango non solo equestre,
ma anche senatorio, si esibirono, “proprio come gli
uomini di bassa estrazione sociale”, sul palcoscenico,
nel Circo e nell’anfiteatro: alcuni di essi suonarono
il flauto e danzarono, oppure interpretarono tragedie
e commedie o, ancora, cantarono con l’accompagnamento della cetra; in altri casi, poi, condussero cavalli, uccisero bestie selvatiche o combatterono come
gladiatori (C.D.61,17,2-3). Ogni giorno, racconta Svetonio, venivano lanciati al popolo regali eterogenei ed
elargiti migliaia di volatili di ogni specie, vivande e
tessere che davano il diritto di ricevere in regalo viveri, abiti, oro, argento, pietre preziose, perle, quadri, schiavi, animali da soma e persino belve addomesticate, navi, case e poderi (Suet.6,11). La notizia
è confermata da Cassio Dione: Nerone distribuiva
ricchezze ricorrendo al sistema dei contrassegni, facendo lanciare tra la folla una moltitudine di palline,
ciascuna delle quali recava un’iscrizione precisa, donando a ciascuno il corrispondente di quanto aggiudicatosi (C.D.61,18,1-2). Al citaredo Menecrate e a un
gladiatore, il mirmillone Spiculus, elargì patrimoni e
palazzi degni dei trionfatori (Suet.6,30). La partecipazione agli spettacoli era aperta a tutti, anche ai non
giovani o alle persone di salute malferma che, non
potendo fare nulla autonomamente, potevano almeno prendere parte a canti corali. Tutti si esercitavano
in base alle proprie inclinazioni: persone illustri, sia
uomini che donne, ma anche fanciulle, ragazzini e
anziani frequentavano scuole appositamente aperte
(C.D.61, 19,2-3). Nerone apparve di persona in teatro, salendo sul palcoscenico in abito da citaredo e
suonando un brano intitolato “Attis”, o “Le Baccanti”.
Tutto ciò, ironicamente sottolinea Cassio Dione, fu
quanto fece per celebrare la rasatura della sua barba
(C.D.61,21,1), attribuendo agli Iuvenalia eventi riconducibili ai successivi Neroneia, come confermato da
un precedente passo in cui l’autore, confondendo le
due manifestazioni, riferisce che i Neroneia furono
celebrati in onore della sua barba, rasa per la prima
volta proprio in quel periodo (C.D.61,19,1). Lo storico afferma anche che, secondo quanto tramandato, la
voce dell’imperatore era bassa e fioca (C.D.61,20,2).
Nel 59 o 60 per celebrare i primi cinque anni di regno
istituì a Roma un concorso quinquennale triplice, per
la prima volta all’uso greco, comprendente gare di
musica, eloquenza, atletica e corse di cavalli: i Neroneia (Tac.14,47) che, come riporta Tacito, suscitarono
reazioni molto diverse. Secondo Cassio Dione, i Neroneia furono istituiti nel 60 per propiziare la continuità del potere dell’imperatore e la sua prosperità, e per
questo evento furono costruiti il ginnasio (C.D.61,21),
o palestra, e le terme (Tac.19,47), nella IX Regione
augustea, a NO del Pantheon. In occasione dell’inaugurazione del ginnasio fu distribuito, con generosità
tutta greca, olio per gli esercizi ai membri dell’ordine
equestre e ai senatori (Tac.14,47). La palestra bruciò
17
NERONE, LE ARTI E I LUDI
“Nulla sopportò con maggiore pazienza
degli insulti della gente” (Suet.6,39)
nel 62, colpita da un fulmine: la statua di Nerone, ivi
contenuta, si ridusse a una massa informe di bronzo
(Tac.15,22) e l’edificio non fu più ricostruito (LTUR
II, s.v. Gymnasium Neronis). Le terme, un complesso
lussuoso e assiduamente frequentato, furono invece
riedificate nel 63 o 64 (LTUR V, sv Thermae Neronianae/Alexandrinae).
A differenza di quanto riferito da Cassio Dione, secondo Svetonio le prime esibizioni pubbliche di Nerone ebbero luogo solo nel 64, dopo la morte di Burro e il ritiro di Seneca dalla scena politica, quando
l’imperatore aveva 27 anni. Desideroso di esibirsi in
pubblico, fino ad allora aveva cantato solo a Palazzo e
nei suoi giardini durante gli Iuvenalia, ora disprezzati perché seguiti da una platea ristretta, e non osando
esordire a Roma, Nerone si esibì per la prima volta
pubblicamente a Napoli, città greca, e, benché il teatro fosse scosso da un terremoto, non smise di declamare fino alla fine del brano (Suet,6,20). Era infatti
sua intenzione iniziare da Napoli, per poi andare in
Grecia e, dopo avere conquistato corone prestigiose
e considerate sacre fin dall’antichità affrontare, forte
di una più grande notorietà, gli abitanti di Roma.
Nel teatro di Napoli affluì una grande folla di cittadini e di gente accorsa dalle colonie e dai municipi vicini, cortigiani, funzionari e reparti di soldati,
che stiparono l’edificio (Tac.15,33). In partenza per
la Grecia si fermò a Benevento, ove gli fu offerto da
Vatinius un affollatissimo spettacolo gladiatorio.
Tuttavia, rinunciò al viaggio e fece rientro a Roma
(Tac.15,34,36).
Nel teatro di Napoli si esibì in varie occasioni, e per
parecchi giorni. Desideroso di cantare anche a Roma,
ricominciò i Neroneia prima della data fissata, e
quando gli spettatori gli chiesero di udire la sua voce
rispose che li avrebbe accontentati nei suoi giardini;
tuttavia, di fronte alle insistenze del pubblico, promise di esibirsi subito e fece iscrivere il proprio nome
nell’elenco dei citaredi che partecipavano al concorso. Dopo avere suonato un preludio, fece annunciare
che avrebbe cantato la “Niobe”. Tra le tragedie da lui
interpretate furono: “Il parto di Canace”, “Oreste matricida”, “Edipo cieco” ed “Ercole furioso” (Suet. 6,21).
In occasione di uno spettacolo popolare, nel 65, scese
nell’orchestra del teatro e declamò alcuni versi di una
sua composizione sulla guerra di Troia (CD 62,29-1).
In seguito, nel 66-67, si esibì finalmente in Grecia,
nel corso del suo unico viaggio (Suet.6,22), anche per
potere, come diceva, vincere in tutti e quattro i grandi
giochi (Pitici, Nemei, Istmici,Olimpici), riportando
numerose vittorie (C.D.63,8,3-4). Nerone gareggiò
in ogni città che organizzasse un agone, tranne ad
Atene e a Sparta (C.D.63,14,1-3). Durante le gare dimostrava molta ansia e timore dei giudici, che dovevano esortarlo a farsi coraggio. Era molto rispettoso
dei regolamenti: una volta, durante la scena di una
tragedia, gli cadde accidentalmente a terra lo scettro,
che raccolse immediatamente. L’incidente gli causò
molta ansia, perché temeva di essere escluso dal concorso, il che non avvenne (Suet.6, 23-24).
Quando l’imperatore tornò a Roma nel 68 fu abbattuta una porzione delle Mura serviane e fu infranta una parte delle porte: alcuni sostenevano
che entrambe le usanze facevano parte del costume
tradizionale in occasione del ritorno dei vincitori
incoronati dai giochi. Il corteo trionfale era aperto
dagli uomini che recavano le corone vinte; seguivano altri che portavano, issate su aste, tavole su cui
erano iscritti il nome dell’agone, il tipo di competizione e la dichiarazione di vittoria. Infine appariva
il vincitore sullo stesso carro trionfale sul quale Augusto aveva a suo tempo celebrato i suoi numerosi
trionfi: l’imperatore indossava una veste di porpora
con ricami dorati, era coronato da una ghirlanda di
ulivo selvatico e recava in mano l’alloro pitico. Dopo
avere attraversato il Circo Massimo e il Foro scortato
da esponenti dell’ordine equestre, senatori e soldati,
Nerone salì sul Campidoglio e da qui si diresse al
Palatino. La città era interamente decorata da ghirlande, illuminata e invasa da fumi d’incenso, la folla
acclamante (C.D.63,20,1-5). Concluse le celebrazioni, l’imperatore fece annunciare corse di cavalli e dispose l’esposizione nel Circo Massimo delle corone
conquistate in Grecia e di tutte le altre vinte nelle
gare di corsa, da collocare intorno all’obelisco egizio
posto al centro della spina: in totale 1808 corone.
Infine, si esibì come auriga (C.D.63,21,1; Suet.6,26).
Svetonio riferisce una versione più sintetica del rientro dalla Grecia: Nerone attraversò il Circo Massimo, di cui aveva fatto demolire un arco, attraversò
il Velabro e il Foro e giunse al Palatino e al tempio di Apollo. Al suo passaggio il popolo spargeva
zafferano e gli offriva in dono uccelli, nastri e dolci
(Suet.6,25).
Dopo le vittorie riportate in Grecia, per conservare la
voce non volle più rivolgere proclami alle truppe, facendoli leggere da altri, e non trattò più alcuna causa
senza essere affiancato dal maestro di declamazione
che lo ammoniva di non sottoporre a sforzo i bronchi
e di coprirsi la bocca con un fazzoletto (Suet.6,25).
Non urlava, e se doveva gridare acclamazioni c’era
subito qualcuno pronto a fermarlo e a ricordargli che
avrebbe dovuto esibirsi come citaredo (C.D.63, 26,2).
Nel 66 Nerone gareggiò tra i suonatori di cetra, e
dopo che Menecrate, maestro di arte citaredica, ebbe
celebrato per lui un trionfo nel Circo, si esibì come
auriga (CD.63,1,1). Probabilmente al medesimo anno
66 si riferisce la notizia secondo cui Nerone accettò la
corona di oratoria e di poesia latina, aggiudicandosi
anche quella per la cetra (Suet.6,12). Si apprestava,
18
NERONE, LE ARTI E I LUDI
forse nel 67, a scrivere un poema epico che narrava
tutte le imprese dei Romani: ancora prima di comporre un solo verso aveva iniziato a fare una stima del
numero dei libri da scrivere, consultando, tra le varie
persone coinvolte, anche Anneo Cornuto, in quel periodo celebre per la sua cultura (C.D.62,29,1-2), un
filosofo stoico, consigliere letterario di Nerone, maestro di Persio e di Lucano.
Esperto di strumenti musicali, Nerone mostrò ad alcuni senatori un nuovo modello di organo idraulico,
fece loro esaminarne ogni singola parte, illustrandone il complesso meccanismo (Suet.6,41). Si trattò, secondo Cassio Dione, di uno dei suoi numerosi
scherzi: una notte, all’improvviso, convocò in tutta
fretta i senatori e i cavalieri più in vista come se dovesse renderli partecipi di un evento imprevisto e
disse: “Ho scoperto un modo in cui l’organo idraulico produrrà toni musicali più alti e più armoniosi”
(C.D.63,26,4).
Svetonio racconta di avere visto le brutte copie e le
annotazioni autografe dell’imperatore di alcuni suoi
versi molto conosciuti, da cui era evidente che non
aveva copiato, né scritto sotto dettatura: i versi erano,
al contrario, meditati, come dimostravano le tante
cancellature, le note e le aggiunte (Suet.6,52). Di parere diverso Tacito, che definisce le sue poesie prive di
vigore, ispirazione e unità stilistica, prova dell’intervento di altri poeti, poco noti, che si riunivano dopo
la cena con il principe per ricucire versi da lui già
composti o improvvisati (Tac.14,16).
Svetonio riferisce che il gradimento del pubblico per
le declamazioni di Nerone era tale che dopo una sua
esibizione fu decretato un pubblico ringraziamento
agli dei e i suoi versi furono dedicati a Giove Capitolino, scritti in lettere d’oro (Suet.6,10).
Come celebrato dal poeta Calpurnio nelle Ecloghe,
il regno di Nerone, caratterizzato sul piano culturale dalla ripresa della vita intellettuale, fu un ritorno
“all’età dell’oro” in cui, in contrasto con il torpore dei
decenni precedenti, rifiorirono tutti i generi letterari,
pervasi da idee originali e da nuove concezioni artistiche. Il gruppo di scrittori e artisti riuniti intorno
al principe era molto numeroso, e Nerone fu forse
l’unico imperatore a comporre intorno a sé, nel corso del I secolo d.C., “un movimento artistico coerente
e originale”.
Il vilipendio cui Nerone fu sottoposto dai suoi avversari politici ha trovato, a distanza di quasi duemila
anni, ampia cassa di risonanza nella cinematografia moderna cui si deve, in gran parte, il radicarsi
nell’immaginario collettivo di uno stereotipo distorto: un principe cultore delle lettere e delle arti, cui
la società civile del tempo era debitrice del rinnovato
clima di rinascita culturale, è stato così trasformato
in un ridicolo e patetico istrione.
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NERONE, LE ARTI E I LUDI
CURIA IULIA
CURIA IULIA
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LA CURIA IULIA
L A V I TA
E L A FA M I G L I A
D I N E RO N E
N E RO ’ S L I F E
AND
F A M I LY
Nerone (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel
50 d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva
sposato sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo
la condanna a morte di Messalina; fino ad allora
egli era stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia
un nobile vicino alla famiglia imperiale ma con
poche chance di salire al trono, anche se, tramite
la madre, discendeva direttamente da Augusto.
Se, alla morte di Claudio nel 54, egli sopravanzò
Britannico, il figlio di Claudio e Messalina, fu
proprio grazie ad Agrippina.
Il regno di Nerone conobbe due fasi: dei primi
cinque anni c’è una memoria positiva, l’imperatore
governò in accordo con il Senato grazie a
consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il
62 il principe mostrò però un nuovo volto: fece
uccidere la madre (59), ruppe con il Senato e lo
scandalizzò esibendosi in pubblico mentre cantava
e suonava la cetra. Nerone ottenne così il favore
popolare, ma non evitò la crisi con il Senato,
che sfociò nel 65 in una prima grave congiura.
Le frequenti stravaganze, le condanne a morte
di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64
e le difficoltà nell’approvvigionamento di Roma
causarono la sua fine.
Nel 68 Nerone non seppe reagire alle prime
ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose,
inducendolo a uccidersi. Con Nerone finì la dinastia
giulio-claudia: egli si era sposato tre volte (con
Claudia Ottavia, la sorella di Britannico, messa a
morte nel 62, con Poppea Sabina, già sua amante,
uccisa con un calcio nel 65, mentre era incinta, e
infine con Statilia Messalina, che gli sopravvisse),
ma non lasciò eredi.
Nero (AD 37–68) took his name in AD 50 when
he was adopted by Claudius, who had married
Nero’s mother, Agrippina Minor, in AD 49, after
Messalina was condemned to death. Until AD 50,
Nero had been Lucius Domitius Ahenobarbus, a
noble close to the imperial family but with little
chance of ascending to the throne, even though,
through his mother, he was directly descended
from Augustus. It was thanks to Agrippina that,
on the death of Claudius in AD 54, Nero rose
above Britannicus. There were two phases in
Nero’s reign. The first five years were remembered
in positive terms. The emperor governed in
harmony with the Senate, thanks to expert
advisors like Seneca. Then between AD 59 and
63 the princeps revealed a new face. He had his
mother murdered (AD 59), broke with the Senate
and created a scandal, showing himself off in
public while singing and playing the lyre.
In this way Nero made himself popular with the
people, but alienated the Senate, resulting in AD 65
in the first serious conspiracy against him.
His frequent eccentricities, the death sentences
passed on many Senators, the suspicions cast on
him after the fire of AD 64 and the difficulties
encountered in provisioning Rome all led to his
demise. In AD 68 Nero was unable to deal with the
first revolts in the army and the Senate deposed him,
leading him to commit suicide. The Julio-Claudian
dynasty died with Nero. He was married three times
(to Claudia Octavia, Britannicus’ sister, put to death
in AD 62, to Poppæa Sabina, his lover, whom he
kicked to death in AD 65, and finally to Statilia
Messalina, who outlived him), but left no heirs.
21
LA CURIA IULIA
IL
R I T R AT TO
THE
P O RT R A I T
Il ritratto di un imperatore poteva cambiare anche
più volte per segnalare sia eventi importanti sia
nuovi indirizzi politici. Nerone mutò il suo 4 volte.
Con i primi due, il ritratto infantile elaborato per
l’adozione del 50 e quello giovanile e più realistico
deciso tra 54 e 55 per l’ascesa al trono, Nerone intese
legittimare la sua posizione di erede sottolineando
la propria somiglianza con i Claudi nella frangia
compatta e bipartita. Con il terzo e il quarto tipo,
apparsi per il primo quinquennio di regno (59) e per
il decennale (64), Nerone ruppe con la tradizione
giulio-claudia e aderì a modelli ellenistici per
presentarsi come un sovrano benefattore amato dal
popolo: il volto divenne più largo, il collo massiccio,
le basette e i capelli più lunghi e la corta frangia
lasciò il posto a un teatrale movimento delle ciocche
verso la tempia destra. Queste scelte influenzarono
anche i ritratti dei contemporanei e le pettinature
di Nerone, sia bambino sia adulto, furono imitate
spesso, come si vede in alcuni ritratti di aurighi,
una categoria molto amata dall’imperatore. Alla
morte di Nerone il Senato ordinò però la distruzione
delle sue immagini (damnatio memoriae), una
decisione, che fu sospesa da Otone e Vitellio, ma
ribadita da Vespasiano: i ritratti di Nerone furono
quindi di regola rimossi, mutilati oppure rilavorati
per trasformarli in quelli dei suoi successori o del
Divo Augusto. Quanto ai ritratti delle imperatrici
è sicuro il riconoscimento delle immagini di
Agrippina Minore, mentre permangono dubbi
sull’identificazione dei ritratti di Messalina e delle
tre mogli di Nerone.
The portrait-type of an emperor could change many
times due to both important events and new political
aims. Nero changed his four times. With the first
two – the childish portrait made for his adoption
in AD 50 and the youthful and more realistic one
made between AD 54 and 55 for his accession to the
throne – Nero aimed to legitimise his position as
heir by highlighting his similarities to the Claudian
family with their thick, parted hair. With the third
and fourth types, which appeared in AD 59 and
AD 64 for the fifth and tenth anniversaries of
Nero’s reign, Nero broke with the Julio-Claudian
tradition and used Hellenistic models to present
himself as a beneficent sovereign beloved by the
people. His face became wider, his neck thicker,
with sideburns and longer hair but a short fringe
that allowed a theatrical sweep of the hair towards
the right temple. These choices also influenced
contemporary portraits, and Nero’s hairstyles, both
as a child and as an adult, were commonly imitated,
as can be seen in several portraits of charioteers, a
group of people beloved of the emperor. However,
when Nero died, the Senate ordered his images
to be destroyed (damnatio memoriae). This order
was revoked by Otho and Vitellius, but reinstated
by Vespasian. Thus portraits of Nero usually were
removed, and mutilated or reworked to transform
them into a representation of one of his successors
or of the Divine Augustus. As for the portraits of
the empresses, Agrippina Minor can be recognised,
but there are doubts about the identification of the
portraits of Messalina and Nero’s three wives.
22
LA CURIA IULIA
GENEALOGIA
D I N E RO N E
N E RO ’ S
GENEALOGY
23
LA CURIA IULIA
LUX IN
TENEBRIS
LUX IN
TENEBRIS
“Quel che a me importa è il soggetto, Nerone. Egli è da
un pezzo che mi perseguita. […] spogliato quell’aspetto
orribile e deforme con cui spaventava i sogni della
nostra infanzia […] n’è sorto un altro elegante nelle
sue voluttà, amabile ne’ suoi capricci, quasi attraente
nella sua ferocia”. Così scriveva Domenico Gnoli
dopo aver ammirato, nel 1876, Le torce di Nerone,
la grandiosa tela che procurò fama internazionale a
Henryk Siemiradzki, un artista polacco che aveva fatto
dell’Italia la seconda patria e andrebbe riscoperto. Nel
suo studio di via Margutta era nato nel 1897 anche un
altro capolavoro, la Dirce cristiana: li legava il tema del
supplizio dei martiri cristiani magistralmente inscenato
per muovere gli animi a pietà, essendo evidente che
fossero puniti non per il bene pubblico ma per la
tracotanza di uno solo. “Nessuno dipinge come lui i
raggi del sole” affermava Sienkiewicz, di cui il pittore
era stato cicerone a Roma: nel dipinto in mostra
la luce filtra da un ameno pergolato e si intravede
l’anfiteatro che dal colosso di Nerone avrebbe preso il
nome, a rivelare l’acribia archeologica di Siemiradzki.
Qui si respira un’atmosfera di conversione spirituale
che fa dimenticare le efferatezze del tiranno quasi ad
interpretare le ultime parole di Quo vadis?: “E così
passò Nerone, come una bufera, come un uragano,
come una fiamma, come passa la guerra o la morte;
mentre la basilica di Pietro governa ancora la città e il
mondo.”
Le migliori illustrazioni del celebre romanzo si devono
però a un altro pittore polacco, Jan Styka, ormai
dimenticato autore di Nerone a Baia. Nel quadro le
atmosfere concitate e fosche dei tableaux vivants
gremiti di personaggi cedono il passo a un’indagine più
intima non priva di una sorvegliata carica simbolica.
Il chiarore dell’alba ha già tinto di rosa la tunica di
un imperatore imbolsito e le calme distese del golfo
di Napoli: in quella città Nerone si era esibito per
la prima volta in pubblico riscuotendo un singolare
successo; alle ville marittime si erano ispirati gli
architetti che progettavano per lui la Domus Aurea.
Proprio a Baia si compì un evento drammatico: lì
Nerone decise di uccidere la madre. Il suo volto è
lugubre, lo sguardo perso nel vuoto della veglia per
l’esito incerto dello scellerato delitto. Facile il parallelo
tra il Vesuvio fumante e la tetra fierezza del despota,
lambito da una languida tigre, sinonimo di forza e
crudeltà ma desiderosa di carezze.
24
“What is important to me is the subject, Nero. It’s a
long time that he haunts me. [...] Stripped of that
horrible and deformed appearance that disturbed
our childhood dreams, [...] another person is made,
elegant in his voluptuousness, lovable in his moods,
almost attractive in his ferocity.”
Thus wrote Domenico Gnoli in 1876, having admired
The Torches of Nero, the grandiose painting that made
famous Henryk Siemiradzki, a Polish artist who made
Italy his second homeland and is due for a revival. In
his studio on Via Margutta a second masterwork was
created in 1897, the Christian Dirce. This dealt with
the theme of the torture of Christian martyrs, and
was masterfully staged to evoke pity, making it clear
that they were being punished not for the public good
but because of the arrogance of one man.
“No-one paints the rays of the sun like him” said
Sienkiewicz, who had the painter as his guide in
Rome. In the painting on display, light filters from
a pleasant arbour and the amphitheatre that took
its name from the Colossus of Nero can be seen,
revealing Siemiradzki’s precise feel for archaeological
observation. Here is an atmosphere of spiritual
conversation that leads one to overlook the brutality
of the tyrant, summed up in the final words of Quo
Vadis?: “And so ended Nero, like a whirlwind, like a
hurricane, like a flame, as war or death pass away;
while the basilica of Saint Peter still rules the city
and the world.” The best illustrations of this famous
novel were the work of another long forgotten Polish
artist, Jan Styka, who produced Nero at Baiae. In
this painting, the excited and gloomy atmosphere
of the tableaux vivants, packed with people, gives
way to a more intimate view, not without its guarded
symbolic significance. The light of dawn has already
tinted pink the tunic of the flabby emperor and the
calm waters of the bay of Naples. In that city Nero
performed in public for the first time to resounding
success, and its coastal villas inspired the architects
who designed the Domus Aurea for him. At Baiae a
dramatic event took place. Here Nero decided to kill
his mother. His face is mournful, his gaze blank while
he awaits the uncertain result of his infamous crime.
It is easy to see the parallel between the smoking
Vesuvius and the despot’s gloomy pride, as he is
licked by a languid tiger, synonymous of force and
cruelty, yet eager to be caressed.
LA CURIA IULIA
L A L E G G E N DA
NERA
T H E DA R K
LEGEND
Ritratti d’età moderna o rilavorati dall’antico
testimoniano la straordinaria fortuna dell’immagine
di Nerone a fronte della relativa scarsità di
testimonianze originali.
A colpire nei secoli l’immaginario di musicisti,
scrittori e artisti era la possibilità di interpretare
le pagine degli autori greci e latini sulle varie
aberrazioni del personaggio tra passioni crudeli,
lusso e voluttà.
Nei decenni successivi all’Unità d’Italia soggetti
neroniani sono frequentati dai giovani allievi
delle Accademie con intento più o meno
iconograficamente provocatorio come saggi sulla
via della rappresentazione del “vero”. Due opere in
mostra segnano gli estremi cronologici di questa
serie. Del 1863 è il Nerone vestito da donna del
toscano Emilio Gallori in cui sotto l’istrione che
buffoneggia nei panni di un’etera s’indovina il
tiranno che uccide: destò un tale clamore da
rimanere un bozzetto in gesso.
Poi tanti i pittori che esibirono sontuose
ambientazioni “archeologiche” con accorgimenti
sempre più ingegnosi nella disposizione delle
figure, alla moda dei dipinti di Alma Tadema. Da
questo gusto si discosta La morte di Nerone di
Achille Jemoli del 1910. Stavolta, a giacere seduto
nella solitudine di uno spazio geometricamente
vuoto non è più l’imperatore ma l’uomo stremato
dalla fatica di una vita grave, forse eccessiva. Era riuscito a liberarsene alla fine: solo le lance dei
soldati in movimento verso l’orizzonte alto come
nei paesaggi divisionisti rimangono a evocarne la
tragica sorte. Da allora la gloria visiva di Nerone
restava sul palcoscenico e sul grande schermo.
Portraits, both modern and reworked ancient ones,
testify to the good fortune that has accompanied
the image of Nero, compared to the relative scarcity
of original documentary evidence. Through the
centuries the possibility of interpreting the writings of
Greek and Latin authors on Nero’s various character
defects, including cruel passions, luxury and sensual
pleasures, has struck the imagination of musicians,
writers and artists. In the decades immediately
after the Unification of Italy, Neronian themes were
explored by young students of the Academies with
the intention of producing more or less provocative
images that addressed the representation of the ‘real’.
Two works on display highlight the chronological
limits of this series. Nero Dressed as a Woman by
Tuscan artist Emilio Gallori dates to 1863. In this
image the murderous tyrant can be recognised in
the guise of an actor who fools around in the dress
of a courtesan. The piece aroused such controversy
that it was destined to remain unfinished. There
were also many painters who depicted sumptuous
‘archaeological’ settings, featuring increasingly
ingenious ways of arranging figures, in the manner
of Alma Tadema’s paintings. The Death of Nero by
Achille Jemoli in 1910 represents a departure from
this style. In this work, the figure that reclines alone
in the loneliness of a geometrically empty space is
no longer the emperor but a man exhausted by the
efforts of a life that was difficult, perhaps too difficult.
He was able to free himself at the end. Only the
spears of the soldiers moving towards the tall horizon,
as in Divisionist landscapes, remain to evoke his
tragic fate. Ever since, the visual grandeur of Nero has
continued on stage and screen.
25
LA CURIA IULIA
TEMPIO
D I RO M O L O
TEMPLE OF
RO M U L U S
26
TEMPIO DI ROMOLO
N E RO N E
S U P E R S TA R
S U P E R S TA R
N E RO
Nerone superstar. La storia che trascolora nella
leggenda. Il mito si fa archetipo e dall’epoca romana
dipana un fil rouge che giunge fino alle moderne
figure del dittatore capriccioso, sanguinario,
egocentrico ma sottilmente fascinatore. Decine
di attori hanno interpretato un personaggio così
simbolico in decine di film, già dal primissimo
cortometraggio del 1896, Neron essayant des poisons
sur un esclave di Georges Hatot, prodotto dai
Fratelli Lumière che, per primi, intuirono le enormi
potenzialità cinematografiche dell’imperatore. Il
fuoco, la colpa, la morbosa sensualità, Roma come
risorgente Fenice, l’arte e la creazione, l’uomo che si
fa Dio e sfida il vero Dio, perseguitandone i fedeli.
Il titanismo grandioso e ridicolo della follia.
Tematiche che ritornano in quasi tutti i film.
Assecondando vulgate storiograficamente distorte,
imprecise se non false. Eppure narrativamente
funzionali ad accrescere il Mito Nerone. Nei sei film
tratti dal romanzo Quo vadis? di H. Sienkiewicz, dal
primo del 1901 all’ultimo del 2001, le drammatiche
vicende di redenzione e martirio vengono eclissate
dal carisma istrionico della figura neroniana.
Anche grandi attori come Peter Ustinov e Klaus
Maria Brandauer tingono di tetra ironia il ritratto
del despota incendiario. Mentre lo stereotipo del
Nerone narciso viene esplorato maggiormente
da attori italiani come Alberto Sordi, Pippo
Franco o Vittorio Caprioli. Caso a parte, il Nerone
“inventato” da Ettore Petrolini nel 1930, per la regia
di Alessandro Blasetti. Tratto da una macchietta
teatrale del 1917, Petrolini crea una immortale
parodia non di Nerone ma del suo stereotipo.
Prefigurando ben più tetre immagini di despoti
totalitari che di lì a poco incendieranno non solo
Roma ma tutto il mondo.
Ogni indagine sulla verità storica è rinviata oltre la
fine del film in un’Arte, quella del cinema, che ha
amato Nerone, “divus cinematograficus”, icona ora
tragica ora patetica, fino a farne, secondo solo a Gesù,
il personaggio più raccontato di sempre.
Nero the superstar. History has faded into legend.
The myth has become an archetype, and there is
a thread that connects the Roman period to the
modern image of this moody, blood-thirsty, selfish
yet fascinating dictator. Many actors have played
this symbolic character in dozens of films, starting
with the earliest short film made in 1896 Nero
tries out poisons on a slave by Georges Hatot. This
was produced by the Lumière Brothers, who were
the first to realise the enormous cinematographic
potential of the emperor. The fire, the wickedness,
the morbid sexuality, Rome rising as a phoenix, art
and creativity, the man who made himself God and
betrayed the true God by persecuting the faithful.
His grandiose megalomania and the absurdity of his
madness. These are themes found in almost all the
films, repeating popular but historically distorted
stories that are inaccurate, if not completely wrong.
These narratives have served to build the Myth of
Nero. In the six film versions of the novel Quo Vadis?
by H. Sienkiewicz, the first in 1901 and the most
recent in 2001, the dramatic events of redemption
and martyrdom are eclipsed by the charismatic
histrionics of Nero’s character. Even great actors like
Peter Ustinov and Klaus Maria Brandauer colour
their portrayal of the arsonist despot with grim irony,
while the stereotype of Nero as a narcissist has been
explored mainly by Italian actors such as Alberto
Sordi, Pippo Franco and Vittorio Caprioli.
A single exception is the Nero ‘invented’ by Ettore
Petrolini in 1930, and directed by Alessandro
Blasetti. Based on a theatrical caricature from 1917,
Petrolini created a lasting parody, not of Nero but
of his stereotype, prefiguring the much bleaker
images of the totalitarian despots who would soon
set fire not just to Rome but to the whole world.
Consideration of historical truth lies outside the
scope of the film in the art of the cinema. Instead it
worships Nero as a ‘god of the cinema’, an icon both
tragic and pathetic, to the extent that, except for
Jesus, his is the most recounted story of all time.
27
TEMPIO DI ROMOLO
FILMOGRAFIA
FILMOGRAPHY
Nerone (Italia 1930)
Regia: Alessandro Blasetti.
Sceneggiatura:
Ettore Petrolini
Cast: Ettore Petrolini
(Nerone), Elma Krimer,
Mercedes Brignone,
Alfredo Martinelli
Quo Vadis? (USA 1951)
Regia: Mervyn LeRoy
Cast: Robert Taylor,
Peter Ustinov (Nerone),
Deborah Kerr, Leo Genn,
Patricia Laffan, Buddy Baer,
Finlay Currie, Marina Berti
Mio figlio Nerone
(Italia-Francia 1956)
Regia:
Steno (Stefano Vanzina)
Sceneggiatura:
Sandro Continenza,
Diego Fabbri, Ugo Guerra,
Rodolfo Sonego, Steno
Cast: Alberto Sordi (Nerone),
Gloria Swanson, Brigitte
Bardot, Vittorio De Sica,
Ciccio Barbi, Enzo Furlai
Nerone (Italia 1976)
Regia e sceneggiatura:
Mario Castellacci,
Pier Francesco Pingitore
Cast: Enrico Montesano,
Pippo Franco (Nerone),
Maria Grazia Buccella,
Oreste Lionello, Paola
Borboni, Gianfranco D’Angelo,
Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa
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Quo Vadis?
(Italia-Francia-Germania
Occidentale-Gran BretagnaSpagna-Svizzera 1984)
Regia: Franco Rossi
Sceneggiatura:
Ennio De Concini,
Francesco Scardamaglia,
Franco Rossi
Cast: Francesco Quinn,
Maria-Therese Relin,
Klaus Maria Brandauer
(Nerone), Cristina Raines,
Frederic Forrest, Barbara
De Rossi, Philippe Leroy,
Angela Molina, Radomir
Kovacevic, Leopoldo Trieste,
Marko Nikolic,
Max von Sydow
Per Amore di Poppea
(Italia 1977)
Regia: Mariano Laurenti
Sceneggiatura: Franco
Milizia, Franco Mercuri
Cast: Alvaro Vitali,
Oreste Lionello (Nerone),
Franca Scagnetti, Gianfranco
D’Angelo, Maria Baxa
Imperium: Nerone
(Italia-UK-GermaniaTunisia 2004)
Regia: Paul Marcus
Sceggiatura:
Francesco Contaldo,
Paul Billing
Cast: Hans Matheson
(Nerone),
Rike Schmid, Laura Morante,
Angela Molina, Massimo
Dapporto, Sonia Aquino,
Matthias Habich, Vittoria
Puccini, Elisa Tovati,
Mario Opinato, Klaus Händl,
Pierre Vaneck
Produzione: Rai Fiction,
Lux Vide,
Eos Entertainment,
GmbH, Carthago Films
Nero (Italy, 1930)
Director: Alessandro Blasetti.
Screenplay: Ettore Petrolini
Cast: Ettore Petrolini (Nero),
Elma Krimer , Mercedes
Brignone, Alfredo Martinelli.
Quo Vadis (USA, 1951)
Director: Mervyn LeRoy
Cast: Robert Taylor,
Peter Ustinov (Nero),
Deborah Kerr, Leo Genn,
Patricia Laffan, Buddy Baer,
Finlay Currie, Marina Berti
My son Nero
(Italy, France, 1956)
Director:
Steno (Stefano Vanzina).
Screenplay: Sandro
Continenza, Diego Fabbri,
Ugo Guerra,
Rodolfo Sonego, Steno.
Cast: Alberto Sordi (Nero),
Gloria Swanson, Brigitte
Bardot, Vittorio De Sica,
Ciccio Barbi, Enzo Furlai.
Nero (Italy 1976)
Direction and screenplay:
Mario Castellacci,
Pier Francesco Pingitore.
Cast: Enrico Montesano,
Pippo Franco (Nero), Maria
Grazia Buccella, Oreste
Lionello, Paola Borboni,
Gianfranco D’Angelo,
Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa.
Quo Vadis? (Italy,
France, West Germany,
Great Britain, Spain,
Switzerland, 1984)
Director: Franco Rossi.
Screenplay: Ennio
De Concini, Francesco
Scardamaglia, Franco Rossi.
Cast: Francesco Quinn,
Maria-Therese Relin, Klaus
Maria Brandauer (Nero),
Cristina Raines, Frederic
Forrest, Barbara De Rossi,
Philippe Leroy, Angela
Molina, Radomir Kovacevic,
Leopoldo Trieste, Marko
Nikolic, Max von Sydow.
TEMPIO DI ROMOLO
For the love of Poppea
(Italy, 1977)
Director: Mariano Laurenti.
Screenplay: Franco Milizia,
Franco Mercuri.
Cast: Alvaro Vitali,
Oreste Lionello (Nero),
Franca Scagnetti,
Gianfranco D’Angelo,
Maria Baxa.
Imperium: Nero (Italy, UK,
Germany, Tunisia, 2004)
Director: Paul Marcus.
Screenplay: Francesco
Contaldo, Paul Billing.
Cast: Hans Matheson (Nero),
Rike Schmid, Laura Morante,
Angela Molina, Massimo
Dapporto, Sonia Aquino,
Matthias Habich,
Vittoria Puccini, Elisa Tovati,
Mario Opinato, Klaus Händl,
Pierre Vaneck.
Production: Rai Fiction,
Lux Vide,
Eos Entertainment,
GmbH, Carthago Films
Duration : 181 minutes
DOMUS
TIBERIANA
DOMUS
TIBERIANA
29
DOMUS TIBERIANA
LA DOMUS
TIBERIANA
THE DOMUS
TIBERIANA
Gli Orti Farnesiani, creati alla metà del Cinquecento
dal cardinale Alessandro Farnese, sigillarono
quanto ancora restava del piano nobile della Domus
Tiberiana. L’assenza di resti visibili in superficie ha
portato nel tempo a supporre in quest’area l’esistenza
di monumenti di vario genere, in particolare
padiglioni di giardino di età neroniana, in quanto la
Domus Tiberiana è stata di recente considerata un
nucleo della Domus Aurea, monumentalizzata da
Nerone nelle sue forme architettoniche.
Gli scavi ancora in corso, intrapresi da circa dieci
anni per verificare le cause dei gravissimi cedimenti
strutturali del complesso, hanno interessato sia la
terrazza degli Orti, che i sottostanti criptoportici
prima interrati, evidenziando un’architettura finora
sconosciuta – articolata su due livelli – che permette
di ricostruire un quadro cronologico della Domus
Tiberiana del tutto nuovo.
A livello dei giardini è stato possibile rimettere in
luce i resti di un portico colonnato e, all’interno del
peristilio, di una granda vasca polilobata, rivestita di
lastre di marmo bianco; la creazione di questa vasca,
che presenta varie ristrutturazioni nel corso dell’età
imperiale, si può collegare con la presenza di una
conduttura idrica in piombo che porta inciso il nome
dell’imperatore Claudio.
È dunque un dato inatteso e assai importante che
non fu Nerone a trasformare la Domus Tiberiana in
un palazzo monumentale, ma – forse su un progetto
già di Tiberio e poi di Caligola – il vecchio Claudio
(41–54 d.C. ), l’erudito marito prima di Messalina,
che egli fece uccidere per i suoi tradimenti, e poi
della nipote Agrippina, di cui adottò il figlio Nerone.
Fu in questo palazzo che, come narra Svetonio
(Nero, 8), Nerone diciassettenne fu eletto imperatore
e visse i primi anni del suo regno, sotto l’influsso
illuminato di Seneca.
The Farnese Gardens were created in the mid-16th
century by Cardinal Alexander Farnese, sealing
underneath them what remained of of the principle
level of the Domus Tiberiana. The absence of
surface remains led in time to the suggestion that
there were monuments of different kinds in this
area, in particular garden pavilions of the Neronian
period. Thus until recently the Domus Tiberiana
has been considered a part of the Domus Aurea, its
architectural forms monumentalised by Nero.
Excavations began about ten years ago to establish
the cause of the serious subsidence of the complex,
and are still underway. They have examined
both the garden terrace, and the back-filled
cryptoporticuses beneath it, and revealed previously
unknown architecture – articulated over two levels
– that allows us to reconstruct a completely new
chronological framework for the Domus Tiberiana.
At the garden level excavation has revealed the
remains of a colonnaded portico and, within the
peristyle, a large multi-lobed basin, covered with
white marble slabs. This basin shows signs of
rebuilding several times during the imperial period,
but its original construction ties in with the presence
of a lead water pipe inscribed with the name of
the emperor Claudius. This provides unexpected
but important evidence that it was not Nero who
transformed the Domus Tiberiana into a monumental
palace, but the elderly Claudius (AD 41–54) perhaps
drawing on an existing project of Tiberius and
Caligula. Claudius was the learned emperor married
first to Messalina, who was killed for her infidelities,
and then to his niece Agrippina, whose son, Nero, he
adopted. It was in this palace (as Suetonius, Nero,
8 relates) that Nero was made emperor at the age
of 17, and here that he lived under the enlightened
influence of Seneca, in the early years of his reign.
30
DOMUS TIBERIANA
LA DOMUS TIBERIANA.
G L I S C AV I
THE DOMUS TIBERIANA.
T H E E X C AVAT I O N S
I portici, i giardini, le vasche rimesse in luce sul
piano degli Orti, erano sostenuti da un complesso
sistema di criptoportici,ambienti e corridoi
interrati, che avevano la funzione di collegamento
interno tra i diversi nuclei del palazzo dei Cesari.
Gli scavi effettuati in queste gallerie (attualmente
non visitabili), che presentano profondi cedimenti
delle fondazioni con conseguenti collassi di
alcune murature, hanno evidenziato l’altezza
delle strutture voltate (circa 5 metri) e la loro
planimetria: ai lati dei criptoportici, disposti a
formare un ampio quadrilatero illuminato da
“bocche di lupo”, si dispongono vani di diverse
dimensioni, scale e corridoi, che presentano almeno
due fasi cronologiche, da collocare all’incirca tra
l’età augustea e quella neroniana; questo settore
seminterrato del palazzo giulio-claudio ebbe
infatti vita limitata e con i flavi sembra essere stato
abbandonato. È molto probabile che fossero queste
le gallerie dove, secondo lo storico Flavio Giuseppe
fu assassinato dai congiurati, guidati da Cassio
Cherea, l’imperatore Caligola.
Tra i ricchi e numerosi materiali scultorei recuperati
dagli scavi sono da segnalare le splendide ali
riferibili forse ad una Vittoria, la statua maschile
acefala in marmo greco, con tracce di colore nel
panneggio, esposta in mostra; inoltre numerosi
frammenti architettonici e scultorei e il bel ritratto
di imperatrice, forse Faustina Minore.
The porticoes, gardens and basins discovered in
the Gardens were replaced by a complex system
of cryptoporticuses, rooms and underground
corridors that served to connect the different
nuclei of the imperial palace. The foundations of
these galleries have suffered serious subsidence
and the consequent collapse of several walls.
The excavations (no longer visible today) that
took place here have revealed the height of the
vaulted structures (c. 5 m) and their plan. The
cryptoporticuses were arranged to form a wide
quadrilateral illuminated by basement lights; to
their sides were rooms of different dimensions,
stairways and corridors that reflect at least two
chronological phases, of the Augustan to Neronian
periods. In fact, this underground section of
the Julio-Claudian palace had a limited life and
seems to have been abandoned by the Flavians.
It is likely that these were the galleries where,
according to Flavius Josephus the emperor
Caligula was assassinated by conspirators led by
Cassius Chaerea. Among the many precious pieces
of sculpture recovered in the excavations there were
splendid wings, perhaps belonging to a Victory,
and the headless male statue in Greek marble,
with traces of colour on his clothes, on display in
the exhibition. Many architectural and sculptural
fragments were also found, including a beautiful
portrait of an empress, possibly Faustina Minor.
31
DOMUS TIBERIANA
C R I P TO P O RT I C O
C RY P TO P O RT I C U S
32
CRIPTOPORTICO NERONIANO
L A P R O PA G A N D A
E LA GUERRA
C O N T R O I PA RT I
P R O PA G A N D A
A N D T H E WA R
AG A I N S T
T H E PA RT H I A N S
Ogni imperatore romano era molto attento
al potere delle immagini e quindi a illustrare
attraverso i media che aveva a disposizione, dai
monumenti alle monete, la sua politica e le sue
gesta. All’inizio del suo regno Nerone proclamò
Augusto come suo modello di governo e approfittò
della lunga guerra contro i Parti (54-63 d.C.) per
comunicare l’idea che, come in età augustea, la
vittoria sul grande nemico orientale avrebbe dato
inizio a una nuova età dell’oro. La guerra, che si
combatté per il controllo dell’Armenia, ebbe fasi
alterne e si concluse con un compromesso, quando
Nerone incoronò re d’Armenia il principe partico
Tiridate a Roma nel 66 d.C.
La vittoria partica fu ampiamente celebrata da
Nerone e anche con “rilievi storici”, come si vede
nella lastra raffigurante un guerriero partico
impegnato in un combattimento reso in uno stile
molto drammatico.
Essa potrebbe forse appartenere all’arco onorario
che il Senato fece erigere sul Campidoglio in onore
di Nerone (58-62 d.C.). L’arco non si è conservato,
ma un’immagine monetale permette di ricostruirne
l’aspetto: era sormontato da una quadriga guidata
dall’imperatore e la decorazione figurata era estesa
per la prima volta a tutto l’edificio.
All Roman emperors were aware of the power of
images, and so made sure to illustrate their policies
and deeds through the media that were available to
them, from monuments to coins. At the beginning
of his reign, Nero announced that Augustus was
his model for government, and he took advantage
of the long war against the Parthians (AD 54 – 63)
to communicate the idea that, as in the Augustan
period, victory over Rome’s great eastern enemy
would start a new golden age. The war, fought
for control of Armenia, had its ups and downs,
and ended with a compromise. Nero crowned the
Parthian prince Tiridates king of Armenia at Rome
in AD 66. Nero celebrated this Parthian victory
widely, even in ‘historical reliefs’ such as the slab
depicting a Parthian warrior in combat which is
rendered in a very dramatic style.
This may have been part of the honorary arch
that the Senate had built on the Capitoline Hill
to honour Nero (AD 58–62). The arch does not
survive, but an image on a coin allows us to
reconstruct its appearance.
It was surmounted by a chariot driven by the
emperor himself, and, for the first time, figured
decoration covered the entire surface of the
structure.
33
CRIPTOPORTICO NERONIANO
LA DOMUS
T R A N S I TO R I A
IL VIDEO
THE DOMUS
T R A N S I TO R I A
VIDEO
Il video proiettato nel corridoio annesso al
Criptoportico illustra i tre ambienti – purtroppo
non visitabili per motivi di sicurezza - che si
trovano immediatamente all’interno e che sono
quasi certamente riferibili a un nucleo del primo
palazzo neroniano, la Domus Transitoria. Coperti
a volta, i vani erano disposti in modo da creare
quasi un terrazzo artificiale su questo versante
del colle. Gli scavi ne hanno riportato in vista i
ricchissimi rivestimenti marmorei delle pareti e delle
volte, ancora in parte in situ. Particolarmente ben
conservato è il fregio a mosaico, articolato in edicole:
con tholos e pantera, e con catino e conchiglia.
Anche i pavimenti erano in opus sectile.
Assai stretto il confronto del ninfeo della Domus
Transitoria (sotto la Domus Flavia) con questo
nucleo, al quale infatti si accede attraverso una scala
di gradini di marmo.
La tipologia delle strutture, le tracce di incendio, la
profusione dei marmi, l’estensione delle superfici
a mosaico inducono ad attribuire a Nerone questo
settore del Palazzo inglobato nella Domus Tiberiana.
The video projected in the corridor next to
the Cryptoporticus depicts three rooms that
unfortunately cannot be visited for safety reasons.
These rooms lie within the bounds of Nero’s first
palace, the Domus Transitoria, and almost certainly
form part of its core. The vaulted rooms were
arranged to create a sort of artificial terrace on this
side of the hill. The excavations have brought to light
fine marble revetments from the walls and the vaults
that remain partly in situ. A mosaic frieze arranged in
articulated niches, containing tholos and panther, and
basin and shell motifs, is particularly well preserved.
The floors were paved in opus sectile. There are
close similarities between this nucleus of rooms and
the nymphaeum of the Domus Transitoria (beneath
the Flavian Domus), which can be reached by a
marble staircase. The architectural style of these
structures, the traces of fire damage, the profusion
of marble, and the extensive use of mosaic on its
surfaces all make it possible for us to attribute to
Nero this part of the Palace, embedded within the
Domus Tiberiana.
34
CRIPTOPORTICO NERONIANO
I L C U LTO
IMPERIALE
THE IMPERIAL
C U LT
Da diversi edifici di età neroniana provengono
statue e ritratti che testimoniano la diffusione del
culto imperiale nella penisola.
Tra gli edifici scelti più spesso per ospitare i
ritratti di Nerone spiccano i teatri e gli odeia
(teatri coperti), ossia i luoghi dove si tenevano
i ludi teatrali e le declamazioni tanto amate
all’imperatore.
Statue di Nerone si trovavano per esempio nel
teatro di Bologna (un loricato), oppure nel teatro/
odeion di Luni, dove l’imperatore fu raffigurato
insieme alla moglie Poppea e alla figlia Claudia,
morta pochi mesi dopo la nascita e subito
divinizzata.
Lo testimonia la dedica epigrafica che indica
anche il dedicante delle statue in L. Titinio Glauco
Lucreziano, il notabile locale che aveva pagato la
copertura del teatro.
In età neroniana a Pompei il culto imperiale fu
accolto anche nel mercato (macellum): dall’edificio
provengono infatti due statue raffiguranti un uomo
in seminudità eroica e una sacerdotessa, entrambi
da identificare con notabili locali impegnati nel
culto imperiale; della statua di imperatore che essi
accompagnavano è stato invece rinvenuto solo il
globo, simbolo del suo dominio universale.
Statues and portraits have been found in various
buildings of the Neronian period, and are evidence
of the spread of the imperial cult throughout the
Italian peninsula. Theatres and odeia (covered
theatres) were commonly chosen as settings for
portraits of Nero; these were the places where the
theatrical games and rhetorical events beloved
by the emperor were held. Statues of Nero have
been found, for example, in the theatre at Bologna
(cuirassed), as well as in the theatre/odeion of Luni,
where the emperor was depicted together with his
wife Poppaea and daughter Claudia, who died a few
months after her birth and was immediately deified.
It is also seen in the dedicatory inscription that gives
the name of the man who dedicated these statues:
L. Titinius Glaucus Lucretianus. He was the noble
who paid for the roof of the theatre. In Pompeii
during the Neronian period the imperial cult can be
identified in the market building (macellum). Two
statues, depicting a semi-nude man in a heroic pose,
and a priestess, were found in this building, both of
which can be identified with notable local citizens
active in the imperial cult. Only the globe, symbol
of Nero’s universal domination, has been found
from of the statue of the emperor that must have
accompanied these two statues.
35
CRIPTOPORTICO NERONIANO
APOLLO
E IL SOLE
APOLLO
AND THE SUN
La propaganda neroniana puntò molto sul paragone
tra l’imperatore, Apollo e Sol/Helios,
un accostamento fondato sull’esempio di Augusto,
che aveva scelto Apollo come propria divinità
protettrice. Nerone sviluppò quel modello fino a
basare la propria assimilazione alle due divinità
anche sulle proprie qualità personali: egli si
proclamò infatti ottimo citaredo come Apollo e abile
auriga come il Sole e cominciò a farsi rappresentare
in entrambi i modi, rinnovando così radicalmente
l’iconografia imperiale tradizionale. L’immagine
di Nerone nelle vesti di auriga del carro del Sole
apparve quindi sul gigantesco telone
che copriva il teatro di Pompeo il giorno
dell’investitura di Tiridate a re d’Armenia nel 66
d.C.. La stessa iconografia compare anche in una
statua loricata di Caere (Cerveteri) in cui il tema
è collegato alla vittoria sui Parti: sulla corazza si
vedono infatti in alto l’imperatore alla guida del
carro solare e in basso la sottomissione di due
Arimaspi (una popolazione mitica identificata con
i Parti) ai Grifoni, ossia agli animali di Apollo,
simbolo del potere di Roma. L’accostamento di
Nerone al Sole è confermato anche da un altare
dedicato al Sole e alla Luna da Eumolpo, uno
schiavo della Domus Aurea: Sole/Helios vi è
raffigurato con il volto dell’imperatore: Nerone
appariva così circondato dai raggi solari.
Neronian propaganda centred on the comparison
between the emperor, Apollo and Sol/Helios,
an approach based on the example set by Augustus,
who chose Apollo as his guardian deity. Nero
developed this model to the extent that even his
personal qualities were assimilated to those of the
two gods. Indeed, he proclaimed that he could play
the lyre as well as Apollo and ride a chariot like the
Sun, and he started to have himself depicted in both
these guises, thus radically changing the traditional
imperial iconography. The image of Nero dressed as
the driver of the chariot of the Sun thus appeared
on the enormous awning that covered the theatre of
Pompey on the day that Tiridates was crowned king
of Armenia in AD 66.
The same iconography occurs in a cuirassed statue
from Caere (Cerveteri) in which the theme is related
to the Parthian victory. On the upper part of the
cuirass the emperor can be seen driving the sun
chariot, and below him are depicted the submission
of two Arimaspi (a mythical people identified with
the Parthians) to the Griffins, creatures of Apollo
who was a symbol of the power of Rome. The
assimilation of Nero to Sol was also underlined by
the dedication of an altar to the Sun and the Moon
by Eumolpus, a slave of the Domus Aurea. Sol/
Helios is depicted with the emperor’s face, and Nero
appears surrounded by the sun’s rays.
36
CRIPTOPORTICO NERONIANO
V I V E R E N E L L U S S O.
LA DOMUS
DEL GIANICOLO
L I V I N G I N L U X U RY.
THE DOMUS
ON THE JANICULUM
Nel corso della scavo di una domus del II sec. d.C.
situata alle pendici occidentali del Gianicolo è stato
rinvenuto un complesso di materiali architettonici
più antichi di eccezionale qualità, accatastati in
una stanza probabilmente per un reimpiego mai
avvenuto. Si tratta di rivestimenti in opus sectile,
capitelli, lesene, basi di colonne e cornici realizzati
in marmi colorati e bianchi e caratterizzati da
una straordinaria raffinatezza di esecuzione, dalla
frequente presenza di applicazioni policrome e
dall’uso della tecnica a intarsio. Questi marmi
permettono di farsi un’idea di quale fasto potesse
esprimere l’architettura romana tra l’età claudia e
quella neroniana, quando si affermò il gusto per
rivestimenti marmorei particolarmente lussuosi
che riproducevano in marmo i sistemi decorativi
affrescati sulle pareti delle case del tempo. I
marmi trovati nella domus costituivano inoltre
un complesso coerente, frutto probabilmente
dello smantellamento di un unico ambiente di
rappresentanza di un edificio giulio-claudio.
L’identificazione del contesto originario di
provenienza dei marmi è discussa, ma è probabile
che si trattasse di una proprietà imperiale; nella zona
va quindi ricordata la presenza degli Horti attribuiti
ad Agrippina Maggiore, la madre di Caligola, una
proprietà che fu poi ereditata da Nerone.
During the excavation of a second century AD
domus located on the west slope of the Janiculum,
a collection of older architectural materials of
exceptional quality was found, stacked in a room
probably to be reused (which never happened).
It consisted of opus sectile revetments, capitals,
pilasters, column bases and cornices made from
coloured and white marble, extraordinarily finely
made, with frequent use of polychrome colours
and inlay techniques.
These marbles give an idea of the magnificence
that could be achieved by Roman architecture
through the Claudian and Neronian periods, when
there was a taste for particularly luxurious marble
revetments that imitated the painted decorative
schemes found in houses of the time. Moreover,
the marbles found in the domus constitute a
uniform group, and were probably dismantled
from a single reception room in a Julio-Claudian
building.
The identification of the original context of the
marbles is the subject of discussion, but it is likely
that they came from an imperial property.
It should be noted that the Horti thought to belong
to Agrippina Major, the mother of Caligula, were
located in this area, and that this property was later
inherited by Nero.
37
CRIPTOPORTICO NERONIANO
U N A N U O VA S C O P E RTA
D A G L I S C AV I D E L L A
DOMUS TIBERIANA
A NEW FINDING
F R O M T H E E X C AVAT I O N S
OF THE DOMUS TIBERIANA
La statua virile acefala, in nudità eroica, raffigura
presumibilmente un principe giulio claudio, coperto
sui fianchi da un corto panneggio. La statua è stata
rinvenuta di recente sotto gli Orti Farnesiani *,
durante lo scavo di un corridoio collegato al braccio
occidentale del criptoportico tiberiano; realizzata in
marmo pario, è costituita da più parti (almeno 12)
assemblate insieme con perni di ferro.
La superficie lapidea presenta resti di colorazione: in
corrispondenza del bordo del panneggio, è presente
una fascia di colore rosa, con doppio bordo di colore
azzurro forse con tracce di lamina metallica; anche
sul tronco (posizionato come sostegno, dietro la
gamba sinistra della figura) e sulla base è presente
del colore rosso. Vista la particolarità della
lavorazione, la statua è stata sottoposta a una serie
di analisi: attraverso la fluorescenza a raggi X,
l’esame al microscopio, l’analisi microstratigrafica,
e la spettrofotometria FTIR, sono stati identificati i
pigmenti blu egiziano, ovverosia cuprorivaite, rosso
a base di ferro, forse addizionato con minio; rosa
corrispondente al purpurissum delle fonti antiche,
(un colore piuttosto costoso ottenuto artificialmente
in diverse maniere, in questo caso si ipotizza che
possa trattarsi di un colorante vegetale: quella
che oggi chiamiamo lacca di garanza (estratto
dalla radice della robia tinctorum) precipitato su
composto minerale). Le analisi mineralogichepetrografiche, associate ad analisi geochimiche,
hanno confermato come marmo dell’isola di Paros le
due parti maggiori costituenti la statua.
Infine è stata effettuata una radiografia a raggi
X per ottenere informazioni più precise circa il
posizionamento e la tenuta dei perni.
The headless male statue, a heroic nude, his sides
covered by a short cloak, presumably depicts a JulioClaudian prince. The statue was found recently
beneath the Farnese Gardens, during the excavation
of a corridor linking to the western wing of the
Tiberian cryptoporticus. Made of Parian marble, it
is formed of many pieces (at least 12) held together
with iron clamps.
The stone surface retains traces of colouring. A
strip of red, with a double border of blue with
possible traces of metallic foil, can be seen at the
border of the cloak. A red colour is also present
on the throne (positioned as a support, behind
the figure’s left leg) and on the base. Because of
its distinctive manufacture, the statue underwent
a series of analyses, such as X-ray fluorescence,
microscopic examination, microstratigraphic
analysis, and FTIR spectrophotometry. These
identified additional pigments; ‘Egyptian
blue’ or cuprorivaite; iron-based red, perhaps
supplemented with minium (lead tetroxide);
and pink that corresponds to the purpurissum
described in the ancient sources. This was a
rather expensive colour, obtained artificially in
a number of ways. In this case it is thought to
derive from a vegetal source, known today as
Rubia lacquer, extracted from the root of the robia
tinctorum, precipitated onto a mineral compound.
Mineralogical-petrographic analysis, along with
geochemical analysis, has confirmed that the
marble forming the two main parts of the statue is
from the island of Paros. Finally, X-ray radiography
was undertaken to obtain more precise information
about the placement and fastening of the clamps.
38
CRIPTOPORTICO NERONIANO
DOMUS
T R A N S I TO R I A
DOMUS
T R A N S I TO R I A
39
DOMUS TRANSITORIA
LA DOMUS
T R A N S I TO R I A
THE DOMUS
T R A N S I TO R I A
Portico con pavimento a intarsio sotto il ninfeo
occidentale della Domus Flavia
Non è chiaro in che relazione si trovi questo
magnifico pavimento relativo a un’aula porticata
con il sottostante ninfeo comunemente attribuito
alla Domus Transitoria di Nerone. Il pavimento,
in opus sectile di marmi colorati (serpentino,
giallo antico, pavonazzetto, porfido, palombino e
rosso antico), secondo un raffinato e complesso
disegno geometrico-floreale, era limitato sui
fianchi da una fascia costituita da grandi rettangoli
di portasanta, divisi da listelli di serpentino. In
verità l’opus sectile non ha lo stesso orientamento
del sottostante ninfeo neroniano, ma piuttosto
quello delle vicine biblioteche augustee. Il portico
cui il pavimento si riferisce, largo circa m. 20 e
la cui lunghezza non è accertabile, era aperto sui
fianchi; le colonne sui lati lunghi sostenevano la
copertura; di esse si riconoscono le fondazioni in
blocchi di travertino.
Il tratto di pavimento in vista, scavato da Giacomo
Boni insieme ai sottostanti ambienti della Domus
Transitoria, era stato già da lui restaurato all’inizio
del Novecento.
Portico with inlaid floor beneath the western
nymphaeum of the Domus Flavia
The relationship of this magnificent pavement to
the porticoed hall with the nymphæum fountain
beneath it (reconstruction photograph), commonly
attributed to Nero’s Domus Transitoria is unclear.
The pavement was made of opus sectile of coloured
marbles (serpentine, giallo antico, pavonazzetto,
porphyry, palombino and rosso antico), in a refined
and complicated geometric-floral design.
Its borders are defined by a band of large portasanta
rectangles, divided by serpentine lozanges.
In actual fact, the opus sectile does not have the
same alignment as the Neronian nymphæum
beneath it, but instead follows the orientation of
the nearby Augustan libraries. The portico to which
the pavement belonged was 20 metres wide and of
unknown length, and was open at the sides. The
columns on its long sides held up the roof; their
travertine foundations have been identified.
The visible section of paving was excavated by
Giacomo Boni at the same time as the rooms
beneath the Domus Transitoria, and was restored by
him at the beginning of the 20th century.
40
DOMUS TRANSITORIA
MUSEO
PA L AT I N O
T H E PA L AT I N E
MUSEUM
41
MUSEO PALATINO
IL MUSEO
PA L AT I N O
T H E PA L AT I N E
MUSEUM
La Domus Transitoria
“Tuttavia in nulla fu più prodigo quanto
nell’edificare”; così Svetonio (Vita di Nerone,
31) commenta la megalomania di costruire che
caratterizzò Nerone durante tutto il suo regno.
Le costruzioni neroniane del Palatino, sono note in
base allo stesso passo, in cui si precisa che Nerone
“costruì una residenza che dal Palatino arrivava
all’ Esquilino”; la domus, dapprima definita
“transitoria”, fu ricostruita dopo l’incendio del 64
d.C. e chiamata “aurea”.
Della Domus Transitoria restano sul Palatino
importanti strutture sotto il Triclinio della Domus
Flavia, scavate dai Farnese nel Settecento e da
Giacomo Boni intorno al 1913: attraverso due
scale di accesso, che si configurano come parodoi
ai lati della frons scaenae di un teatro, si scende
in un cortile con un ninfeo articolato in nicchie;
una cascata alimentava gli zampilli antistanti il
pulpito, ornato di colonnine in marmo colorato.
Sul lato opposto un ricco padiglione a dodici
colonne di porfido era destinato all’imperatore,
sdraiato nella lettiga in corrispondenza della
nicchia retrostante.
Ai lati del ninfeo, si disponevano ambienti
lussuosamente decorati, con pavimenti intarsiati
e pareti di marmo arricchite da scene figurate; le
volte erano affrescate con raffigurazioni epiche
e avevano le pareti arditamente interrotte da
strutture a gradini per la caduta dell’acqua. La
profusione dell’oro nella decorazione pittorica era
volta a creare un immediato collegamento con
la favolosa età dell’oro di cui Nerone era stato
l’iniziatore.
The Domus Transitoria
‘There was nothing in which he was more
extravagant than in building’. Thus commented
Suetonius (Nero, 31) on the megalomania that
characterised Nero’s building activities during his
reign. Nero’s constructions on the Palatine are
recorded in the same passage, in which he states
that Nero ‘constructed a residence that stretched
from the Palatine to the Esquiline’.
This Domus, initially called ‘Transitoria’, was built
after the fire of AD 64 and given the name ‘Aurea’.
Important remains of the Domus Transitoria were
excavated on the Palatine beneath the triclinium of
the Domus Flavia by the Farnese in the 18th century,
and by Giacomo Boni c. 1913. A visitor descended by
one of two staircases located like the parodoi (wings)
of a theatre on either side of a frons scaenea (stage)
to a courtyard with a nymphaeum (fountain), its
backdrop articulated in a series of niches. A waterfall
fed the spouts located behind the pulpitum (a
speaker’s platform in front of the stage), which was
decorated with small columns of coloured marble.
On the opposite side there was a lavishly decorated
pavilion with twelve porphyry columns, where the
emperor could recline on a bed, framed by the niche
behind him. To the sides of the nymphaeum there
were luxuriously decorated rooms with inlaid floors
and marble walls decorated with figured scenes.
The vaults were painted in fresco with depictions of
scenes from epic and water ran down steep steps set
against the walls. The extensive use of gold in the
painted decoration was intended to create
an immediate connection with the mythical golden
age that Nero had begun.
42
MUSEO PALATINO
TA R S I E M A R M O R E E
D I R I V E S T I M E N TO
PA R I E TA L E D A L L A
D O M U S T R A N S I TO R I A
M A R B L E I N TA R S I
F R O M T H E WA L L
REVETMENTS OF THE
D O M U S T R A N S I TO R I A
Sia i pannelli già esposti nel Museo, che la selezione
allestita per la mostra contengono frammenti di
opus sectile scelti tra le migliaia di resti rinvenuti ai
piedi delle pareti del ninfeo della Domus Transitoria
– interamente rivestito di marmo per una superficie
di 800 mq. – già scavato dai Farnese nel Settecento
e quindi da Giacomo Boni.
I sectilia dovevano essere incastrati su pannelli
marmorei – forse di lavagna, marmo bianco o anche
alabastro – con gli incavi sagomati in negativo.
Plinio (Naturalis Historia 35,3) data al regno di
Claudio l’invenzione di questa tecnica. I marmi
utilizzati (porfido rosso e verde, pavonazzetto,
giallo antico etc.) sono i più belli e costosi tra quelli
importati dalle province dell’impero.
È stato possibile ricostruire – sia pure con
margini di incertezza – motivi decorativi vegetali,
architettonici e figurati. Per ravvivare il disegno o
rendere le ombre, alcuni sectilia di giallo antico sono
stati sottoposti
a fiammatura, diventando rossi ai margini; tecnica
questa ricordata da Plinio. I fregi a intarsio
dovevano situarsi tra la zona mediana della parete e
la volta, come avviene nelle pitture di III e IV stile.
Le tarsie della Domus Transitoria si possono
confrontare, tra gli altri, con le decorazioni del
ninfeo di Claudio a Baia, con alcuni elementi degli
Horti Lamiani, con gli Horti di Agrippina sul
Gianicolo, con la villa di Nerone a Subiaco.
The panels already on display in the Museum
and the selection set up for the exhibition contain
fragments of opus sectile that have been chosen from
among the thousands of pieces found at the base of
the nymphaeum walls in the Domus Transitoria.
These were completely covered in marble, over a surface
area of 800 m2, and were excavated by the Farnese
family in the 18th century, and later by Giacomo Boni.
The sectilia must have been set in marble panels –
perhaps slate, white marble or even alabaster – by
means of negatively shaped grooves. Pliny (Natural
History 35.5) dates the invention of this technique to
the reign of Claudius. The marbles used (red and green
porphyry, pavonazzetto, giallo antico etc) were the most
beautiful and expensive of those imported from the
provinces of the empire. It is possible to reconstruct
– albeit with a degree of uncertainty – vegetal,
architectural and figured decorative motifs. To enliven
the design or render shadows, sectilia of giallo antico
were subjected to treatment with a flame that turned
them red at the edges.
The intarsio friezes must have been set between
the mid-point of the wall and the vault, as seen
in Third and Fourth Style paintings. The inlays of
the Domus Transitoria can be compared to, among
other examples, the decoration of the nymphaeum
of Claudius at Baiae, of parts of the Horti Lamiani,
of the Horti of Agrippina on the Janiculum, and
with Nero’s villas at Subiaco.
43
MUSEO PALATINO
“Fatta costruire per sé una casa che dal Palatino
andava all’Esquilino, dapprima la chiamò Transitoria;
poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire
e la chiamò Aurea”
(G. Svetonio, Vita di Nerone, 31)
‘He made a palace extending all the way from
the Palatine to the Esquiline, which at first he called
the House of Passage, but when it was burned shortly
after its completion and rebuilt, the Golden House’
(G. Suetonius, Nero, 31)
44
MUSEO PALATINO
L A C Œ N AT I O
R OT U N D A
L A C Œ N AT I O
R OT U N D A
45
CŒNATIO ROTUNDA
L A C Œ N AT I O
R OT U N D A
L A C Œ N AT I O
R OT U N D A
Gli scavi, iniziati nel giugno 2009 e finalizzati al
consolidamento della terrazza, hanno rimesso in luce
un possente edificio a pianta circolare di 16 metri di
diametro, articolato intorno ad un pilone anch’esso
circolare di circa 4 metri di diametro, da cui si
dipartono due serie di 8 arcate a raggiera, definendo
i due piani sovrapposti di una costruzione che non
trova confronti nell’architettura romana.
Della poderosa struttura di età neroniana, tagliata
in parte dalle costruzioni successive, è stato
finora scavato il piano superiore, sfiorando solo
superficialmente quello inferiore; alla sommità della
struttura, ricoperta da un piano di malta, si osservano
5 incassi circolari, di circa 25 cm di diametro,
riempiti di una sostanza scura, in corso di analisi;
inoltre, esattamente al centro del pilone, una cavità
profonda 25 cm, forse l’alloggio di un perno. Si è
ipotizzato che ci si trovi in presenza di un piano con
particolari meccanismi, su cui poteva essere poggiato
un pavimento rotante. L’estensione dello scavo a
sud – con fondi del Commissario Straordinario – ha
evidenziato l’esistenza di un’appendice – forse di
servizio – che presenta infissi degli elementi metallici;
inoltre ha permesso di scoprire la parete esterna della
struttura, dove rimangono in situ un blocco di calcare
e i resti di un secondo. Immediato il collegamento con
quanto descrive Svetonio relativamente alla Cœnatio
Rotunda della Domus Aurea, la residenza di Nerone
che dal Palatino, come attestano gli autori antichi,
arrivava fino al colle Oppio. L’ipotesi, di grandissima
importanza, trova molti elementi a sostegno, non
ultima la posizione scenografica di questa specie di
torre rotante, affacciata sulla valle del Colosseo, con
una vista che spaziava fino ai colli albani.
The excavations which began in June 2009
and ended with the consolidation of the terrace,
have uncovered an imposing building of circular
plan, 16m in diameter. The building is arranged
around a circular pillar 4 m in diameter. Two sets
of eight arcades radiate out from it, defining the
two superimposed levels of a structure that has
no parallel in Roman architecture. This imposing
Neronian edifice has partially been cut away by
later building, and just its upper floor has been
excavated. The lower floor has been explored only
superficially. At the top of the structure, covered in a
layer of mortar, there are five circular holes, 25cm in
diameter, filled with a dark substance which is being
analysed. At the exact centre of the pier there is a
25 cm deep cavity, perhaps intended for a pivot. This
may imply the presence of a mechanism supporting
a rotating floor. With funds from the Commissioner,
the excavation was extended to the south, revealing
the existence of an outbuilding, possibly a service
structure, with fixtures for metal elements. The
excavation also led to the discovery of the exterior
wall of the building, where one limestone block
and the remains of a second are still in situ. An
association immediately springs to mind with
Suetonius’s description of the Cœnatio Rotunda
(‘Rotating Dining Room’) of the Domus Aurea.
The latter was Nero’s residence, described by many
ancient authors, that stretched from the Palatine to
the Oppian Hill. This very important hypothesis is
supported by many factors, not the least of which
is its scenic location, overlooking the valley of the
Colosseum with a view of the Alban Hills too, an
appropriate setting for such a rotating tower.
46
CŒNATIO ROTUNDA
COLOSSEO
COLOSSEUM
47
COLOSSEO
NERO CLAUDIUS CAESAR
AUGUSTUS GERMANICUS
Sono tornato nella mia casa, la Domus Aurea. Qui
dove Vespasiano ha costruito l’anfiteatro, un edificio
seriale, uguale a decine di anfiteatri sparsi in ogni
territorio dell’Impero, era il lago della mia residenza,
un’opera di architettura unica, che non ho avuto il
tempo di completare.
Anche io ho costruito, o terminato, non ricordo
più, un anfiteatro, nel centro di Roma, ma non ho
amato gli spettacoli cruenti, i gladiatori, le belve.
Sono stato un uomo di grande cultura, e ho tentato
di diffonderla in ogni strato della popolazione,
anche aprendo apposite scuole di canto, musica,
declamazione. Ho amato la Grecia, Napoli e la
Campania tutta, terra di solida cultura ellenica,
bagnata dal mare in cui amavo nuotare, libero dai
gravosi impegni della corte.
I have returned to my home, the Domus Aurea.
Here, where Vespasian has constructed an
amphitheatre, a commonplace building like dozens
of others spread throughout the Empire, there was
once the lake that formed part of my residence. This
residence was a unique architectural creation, which
I did not have time to finish.
I also built, or completed, I don’t remember
which, an amphitheatre in the centre of Rome.
But I didn’t enjoy cruel spectacles, gladiators and
wild beasts. I was a man of high culture, and I
attempted to spread that culture to every section of
the population. I even opened specialised schools of
singing, music and oration. I loved Greece, Naples
and the whole of Campania, the land where Greek
culture endures, bathed by the sea in which I loved
to swim, free from the weighty business of court.
Sono morto giovane, a poco meno di 32 anni, e
nella mia breve vita sono stato oggetto di insulti
e di accuse di ogni genere, che ho tollerato con
infinita pazienza. Tra queste, avere incendiato
Roma: ma come avrei potuto incendiare la mia
stessa casa, le dimore dei miei antenati, che sono
state distrutte dall’incendio? Sono stato accusato
di avere espropriato Roma per costruire la mia
Domus Aurea, un capolavoro incompiuto di
architettura: ma la maggior parte dei terreni era di
mia proprietà! Delle mie opere tutto hanno distrutto
i miei successori e non resta, ormai, quasi più nulla,
poco più di quello che vedrete nella mostra che vi
accompagnerà, per la prima volta, nei luoghi di
I was young when I died, not yet 32, and in my brief
life I was subjected to insults and accusations of
every type. I endured these with infinite patience. I
was accused of setting fire to Rome. But how could
I have set fire to my own home, the dwelling-places
of my ancestors, that were destroyed by the fire? I
was accused of having expropriated Rome to build
my Domus Aurea, an unfinished architectural
masterwork. But most of the land was my own
property! My successors have destroyed all of my
achievements and now almost nothing remains, only
what you will see in this exhibition that, for the first
time, will lead you through the places relating
48
COLOSSEO
DOMUS AUREA
N E RO N I S
DOMUS AUREA
N E RO N I S
49
COLOSSEO
RIDISEGNARE
I L PA E S A G G I O
R E C R E AT I N G
THE LANDSCAPE
L’artificiosità e la ricerca del controllo sulla natura
sono alcuni dei principi ispiratori dell’architettura
neroniana che furono applicati nel più celebre tra
i progetti dell’imperatore, la Domus Aurea, una
residenza pensata dallo stesso Nerone come cornice
consona alla sua regalità e divinità. La costruzione
iniziò dopo l’incendio del 64, sfruttando in gran
parte le aree rese disponibili proprio dalla catastrofe,
e va inserita nel quadro della pianificazione di
una nuova Roma finalmente adeguata al modello
di Alessandria. Con la Domus Aurea Nerone
intendeva dunque realizzare una vera e propria
reggia, simile appunto a quelle ellenistiche,
concludendo finalmente l’opera iniziata con la
Domus Transitoria, con cui egli aveva cercato di
riunire gli edifici residenziali che facevano già
parte del suo patrimonio sull’Esquilino (i grandi
giardini imperiali, in primo luogo gli Horti di
Mecenate) e sul Palatino. Il progetto si espanse però
rapidamente fino a includere anche gran parte del
Celio e della Velia, formando quasi una città nella
città. Come scrive Tacito la realizzazione dell’opera
fu affidata a due architetti geniali, Severo e Celere,
che tentarono nello stesso tempo di ridisegnare
intorno alla via Sacra l’aspetto stesso del centro della
capitale dell’impero e, all’interno della Domus, di
rimodellare la natura dei luoghi ricreandovi quei
paesaggi del mito e dell’idillio tipici degli Horti e
amati anche dalla pittura del tempo: nell’enorme
spazio a disposizione le parti costruite affioravano
tra i boschi, giardini e specchi d’acqua, creando così
nuovi suggestivi panorami, incantevoli affacci sui
bacini artificiali e scorci bucolici, probabilmente
“animati” da statue.
Artifice and an attempt to control nature are two
of the main inspirations of Neronian architecture
applied to the emperor’s most famous project, the
Domus Aurea. This was the residence that Nero
intended to be a suitable backdrop for his regal
majesty and divinity. Construction began after the
fire of AD 64, and made use of the areas cleared by
this catastrophe. It was part of the plan for a new
Rome that finally would be worthy of comparison
with Alexandria. Thus, with the Domus Aurea,
Nero aimed to create a proper palace, like
Hellenistic examples.
This would complete the project that began with
the Domus Transitoria, with which he sought
to unite the residential buildings that belonged
to him on the Esquiline Hill (the great imperial
gardens, and in particular the Horti of Maecenas)
and on the Palatine Hill.
The project quickly expanded to include large
parts of the Caelian and Velian Hills as well,
almost forming a city within a city. Tacitus relates
that the work was entrusted to two brilliant
architects, Severus and Celer. In the same period
they attempted to redesign the appearance of the
centre of the capital of the empire in the area of
the Via Sacra, and, within the Domus, to reshape
the natural character of places to recreate the
mythological and idyllic landscapes typical of the
Horti , also found in paintings of the period. In the
enormous space available, man-made structures
appeared between the woods, gardens and ponds,
creating breathtaking new panoramas, enchanting
views of artificial lakes, and bucolic scenes,
probably peopled by statues.
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COLOSSEO
L’ A RT I C O L A Z I O N E
DELLA
DOMUS AUREA
THE PLAN
OF THE
DOMUS AUREA
La Domus Aurea occupava uno spazio molto ampio
compreso tra Palatino, Velia, Esquilino, Oppio e
Celio ed era costituita da settori e padiglioni separati,
costruiti in mezzo a boschi e giardini come nelle
ville suburbane del tempo. Il fulcro visivo di tutto
il complesso doveva essere il Colosso, l’opera dello
scultore greco Zenodoro che raffigurava Sol/Helios
con il volto di Nerone. La statua era destinata al
padiglione eretto nella valle tra Velia, Palatino e Oppio
e usato come vestibolo della Domus. Dal vestibolo
si dipartivano, disposti quasi a raggiera, i vari
settori della “casa” di Nerone e si raggiungeva subito
l’ampio bacino artificiale quadrangolare, alimentato
dall’acquedotto Claudio, circondato da lunghi
portici, bacino che sarà poi colmato in età flavia per
costruirvi il Colosseo. È probabile che questo specchio
d’acqua servisse anche per raccogliere le acque di altri
laghetti minori che allietavano i giardini. Sul bacino
si affacciavano gli altri settori della Domus, disposti
sulle alture circostanti. Verso l’Esquilino il limite della
Domus erano i giardini (horti) di Mecenate, già di
proprietà imperiale nei quali Nerone risiedeva spesso
anche prima del 64. Sull’Oppio sorgeva invece il
grande palazzo che è oggi la parte meglio conservata
del complesso neroniano, forse comprendente già
un settore termale. Anche la zona del Palatino vide
nuovi interventi, tra cui la realizzazione di una grande
terrazza munita di torre, usata forse come sala per
banchetti, mentre verso il Celio la costruzione del
tempio del Divo Claudio, iniziata proprio da Nerone
nel 54, fu interrotta per lasciare il posto a un grande
ninfeo, pensato sia come quinta scenografica delle
passeggiate nei giardini interni della Domus sia come
belvedere sul lago artificiale.
The Domus Aurea occupied a very large area between
the Palatine, Velian, Esquline, Oppian and Caelian
Hills and consisted of individual complexes and outbuildings built in the midst of woods and gardens, as
in the suburban villas of the time. The visual focus of
the complex would have been the Colossus, a work
by the Greek sculptor Zenodorus that depicted Sol/
Helios with the face of Nero. The statue was intended
for the pavilion constructed in the valley between the
Velian, Palatine and Oppian hills that was used as
the vestibule of the Domus. From this vestibule, the
different parts of Nero’s ‘house’ spread out , arranged
almost radially, and soon one reached the wide,
square artificial lake, fed by the Claudian aqueduct,
and surrounded by long porticoes. Later, in the
Flavian period, this lake would be filled in to build
the Colosseum. It is likely that it also served to collect
water from the other smaller lakes that adorned the
gardens. The other parts of the Domus were located
on the surrounding higher ground and overlooked the
lake. On the Esquiline side, the Domus was bordered
by the gardens (Horti) of Maecenas, imperial property
where Nero often resided even before AD 64. On the
Oppian Hill there was a large palace which today is
the best preserved part of the Neronian complex and
which may have included a bath building. Even the
Palatine area saw new developments, including the
construction of a large terrace with towers, perhaps
used as banqueting halls, while on the Celian the
construction of the temple of Divine Claudius, started
by Nero himself in AD 54, was interrupted to make
way for a grand nymphaeum. This was meant to serve
as both a backdrop for the garden walks within the
Domus and a vantage point over the artificial lake.
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COLOSSEO
AMBIENTI
DELLA
DOMUS AUREA
RO O M S
OF THE
DOMUS AUREA
52
COLOSSEO
I L PA L A Z Z O
SUL COLLE OPPIO
T H E PA L A C E
ON THE OPPIAN HILL
Della Domus Aurea è sopravvissuto solo il grande
palazzo sul Colle Oppio, preservato dalla costruzione
delle soprastanti terme di Traiano e costruito su
strutture più antiche, testimoni preziose di una
fase precedente, forse da attribuire alla Domus
Transitoria in corso di realizzazione prima
dell’incendio del 64. Il palazzo, caratterizzato da
soluzioni tecnologicamente innovative e da una
planimetria molto complessa, appare oggi formato
da due ali, una cosiddetta orientale, realizzata
per prima, che si presentava come un edificio a
due piani, inquadrato da due cortili mistilinei,
con al centro la stupefacente sala ottagonale, e
l’altra, detta occidentale costituita da un grande
peristilio con fontana centrale circondato da tre
lati di ambienti rigorosamente ortogonali. Secondo
l’ipotesi tradizionale una terza ala riproduceva la
stessa planimetria dell’ala occidentale dalla parte
opposta di quella orientale, rendendo simmetrico
il palazzo e facendo della Sala Ottagona il centro
dell’edificio. In ogni caso la Sala Ottagona, con i suoi
ambienti satelliti, era sia lo spazio più innovativo,
che ha anticipato soluzioni adottate in molti edifici
posteriori a pianta centrale, sia il più sorprendente
per la novità degli effetti di luce determinati
dall’oculus e dalle altre aperture presenti
nell’estradosso della cupola e usate per illuminare le
stanze circostanti.
Of the Domus Aurea, only the large palace on the
Oppian Hill has survived. It was preserved by the
construction of the overlying Baths of Trajan and
in turn was built over older structures, valuable
evidence of an earlier phase, perhaps Domus
Transitoria that was under construction before the
fire of AD 64. The palace is characterised by its
technologically innovative construction techniques
and its extremely complex layout. Today it appears
to take the form of two wings. The so-called east
wing was built first, and was a building over two
levels, enclosed by two mixtilinear courtyards, with
the astonishing octagonal hall at its centre. The
other, so-called western, wing contained a large
peristyle with a central fountain surrounded on
three sides by rooms that were rigidly orthogonal in
shape. According to the traditional hypothesis, there
was a third wing, which had the same plan as the
western wing on the opposite side of the east wing,
thus making the palace symmetrical and making
the Orthogonal Room the centre of the building. In
any case, the Orthogonal Room with its satellites
was the most innovative space in the palace, using
techniques adopted in many later buildings that
had a central focus. The most surprising are the
novel lighting effects caused by the oculus and other
openings in the extrados of the cupola, used to
illuminate the surrounding rooms.
53
COLOSSEO
DECORAZIONE
P I T TO R I C A E A R R E D O
S C U LTO R E O
P I C TO R I A L
D E C O R AT I O N
AND SCULPTURAL
FURNISHINGS
Una delle maggiori caratteristiche dell’architettura
neroniana era il lusso della decorazione interna (i
pavimenti, il rivestimento marmoreo delle pareti,
gli stucchi e gli affreschi, i mosaici, l’arredo statuario
ecc.) con cui si voleva stupire lo spettatore. Il fasto
della Domus Aurea doveva essere eccezionale,
sebbene ne sia rimasto ben poco, anche nel padiglione
sopravvissuto sul colle Oppio, dove la spoliazione
dei marmi è stata sistematica. Un esile ed elegante
pilastrino intarsiato suggerisce comunque la ricchezza
e la raffinatezza della decorazione architettonica
dell’edificio in cui i rivestimenti marmorei policromi
delle pareti andavano acquistando uno spazio sembre
maggiore, anche a discapito degli affreschi, riservati
alle volte e ai soffitti. Le stanze del padiglione
consentono però di ricostruire almeno in parte
proprio l’aspetto della decorazione pittorica, che
Plinio il Vecchio (XXXV, 120) ha attribuito al
pittore Fabullus (o Famulus) del quale elogiava lo
stile attento alle tonalità dei colori e la preferenza
per i soggetti mitologici. Gli affreschi conservati
costituiscono anche una testimonianza dell’influsso
dei desideri dell’imperatore nella scelta dei temi, come
suggerisce il frequente riferimento omerico, visibile
sia nel mosaico con Ulisse e il Ciclope del “Ninfeo
di Polifemo” sia negli affreschi con l’Addio di Ettore
ad Andromaca e Lo svelamento di Achille a Sciro, in
cui l’eroe, nascosto dalla madre Teti tra le figlie del re
Licomede, era rappresentato mentre, alla vista delle
armi, si liberava con impeto delle vesti femminili. La
Domus Aurea doveva inoltre ospitare anche un ricco
arredo scultoreo, che in parte Nerone si era procurato
in Grecia. Tra le poche statue conservate va ricordata
una bella statua di Musa seduta.
54
One of the most important features of Neronian
architecture was the luxury of its interior decoration
(the floors, marble wall revetments, stucco and
frescoes, mosaics, sculpture, and so on), which were
intended to overwhelm the viewer. The splendour
of the Domus Aurea must have been exceptional,
even though little of it remains today, not even in
the surviving pavilion on the Oppian Hill which
has been robbed systematically of its marbles.
However, a slender and elegant inlaid pilaster hints
at the richness and refinement of the architectural
decoration of the building. The polychrome marble
wall revetments walls took up more and more space,
to the detriment of the frescoes which were reserved
for the vaults and ceilings. The rooms of the pavilion
permit a partial reconstruction of the appearance
of the painted decoration, which Pliny the Elder
(XXXV, 120) attributed to the painter Fabullus (or
Famulus), praising the careful attention given to the
colour tones and the preference given to mythological
themes. The surviving frescoes are evidence of
the influence that the emperor’s tastes had on the
choice of themes. This is suggested by the frequent
references to Homer, seen in the mosaic with Ulysses
and the Cyclops in the ‘Nymphaeum of Polyphemus’
and in the paintings that depict Hector’s farewell to
Andromache and The unveiling of Achilles at Skyros
in which the hero, hidden among the daughters of
king Lycomedes by his mother Tetis, is depicted
freeing himself hastily of female clothes after seeing
weapons. The Domus Aurea must also have been
home to a rich sculptural collection, acquired by
Nero partly in Greece. Among the few examples that
remain there is a beautiful statue of a Seated Muse.
COLOSSEO
LA VILLA
DI OPLONTIS
THE VILLA
AT O P L O N T I S
A Oplontis, un piccolo insediamento dipendente
da Pompei, è stata scavata una grande villa,
costruita intorno alla metà del I sec. a.C. e
ampliata tra l’età claudia e quella neroniana. Il
ritrovamento nello scavo di almeno un graffito con
il nome di un servo di una Poppea ha fatto pensare
che la villa fosse di proprietà di Poppea Sabina, la
seconda moglie di Nerone, sposata nel 62 d.C. e
morta nel 65 d.C. La famiglia di Poppea aveva in
effetti da tempo possedimenti nell’area vesuviana
e profondi legami con Pompei, ma l’attribuzione
della villa alle proprietà dell’imperatrice resta
dubbia. Le statue rinvenute consentono comunque
di farsi un’idea dell’aspetto dell’arredo scultoreo
di una grande villa romana in età giulio-claudia.
Le statue di Efebo e di Amazzone costituivano
una coppia e si trovavano entrambe presso la
grande natatio (piscina), una delle aggiunte più
significative della fase claudio-neroniana della
villa. Il raffinato cratere neoattico ornato da una
danza di guerrieri era in corso di restauro prima
dell’eruzione del 79 d.C. perché ritenuto un pezzo
“antico” di pregio. Infine la statuetta di Venere
mentre si slaccia il sandalo ricorda l’importanza
nell’area vesuviana della dea, che era venerata a
Pompei come Venus Pompeiana e alla quale la
stessa Poppea era devota.
A large villa has been excavated at Oplontis, a
small settlement dependent on Pompeii. The
villa was built in the mid 1st century BC and was
extended during the reigns of Claudius and Nero.
The discovery during its excavation of at least one
graffito bearing the name of a slave of a certain
Poppaea has led to the theory that the villa belonged
to Poppaea Sabina, Nero’s second wife. She married
him in AD 62, and died in AD 65. The Poppaeii
family had actually owned property in the Vesuvian
area for some time and had close ties with Pompeii.
But the attribution of the villa to the property of
the empress remains in doubt. However, the statues
discovered here give an idea of the appearance of the
sculptural furnishings of a grand Roman villa in the
Julio-Claudian period. The statues of the Ephebe
and the Amazon form a couple and were both
found near the great natatio (swimming pool), one
of the most important additions to the villa in its
Claudian-Neronian phase. The fine neoattic crater
decorated with dancing warriors was undergoing
restoration before the eruption of AD 79, because it
was viewed as a precious piece of ‘antiquity’. Finally
the statuette of Venus unbinding her sandal reminds
us of this goddess’ importance in the Vesuvian area.
She was venerated at Pompeii as Venus Pompeiana,
and Poppaea herself was devoted to her.
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COLOSSEO
G L I S PA Z I V E R D I
DELLA DOMUS AUREA
THE GREEN AREAS
OF THE DOMUS AUREA
56
COLOSSEO
scheda catalogo
a cura di: Rossella Rea e
Maria Antonietta Tomei
catalogo: Electa
pagine: 256
prezzo: 40 euro
formato: 28X24
10
26
Storia e leggenda
Nerone o dell’impossibile
Andrea Giardina
Fine di una dinastia:
la morte di Nerone
Marisa Ranieri Panetta
36
44
62
La fortuna
Saggi di iconografia neroniana
nelle Accademie italiane tra Otto
e Novecento
Giacomo Agosti
“Lux in tenebris”. Nerone e i primi
cristiani nelle opere di
Enrico Siemiradzki e Jan Styka
Jerzy Miziołek
Nerone superstar
Giuseppe Pucci
76
L’incendio
Nerone e il grande incendio del 64 d.C.
Clementina Panella
92
108
118
Nerone, il grande costruttore
“Qualis artifex pereo”.
L’architettura neroniana
Alessandro Viscogliosi
L’attività edilizia a Roma all’epoca
di Nerone
Henner von Hesberg
Nerone sul Palatino
Maria Antonietta Tomei
sommario
57
136
152
156 160
170 Gli atri odiosi di un re crudele
Andrea Carandini con Daniela Bruno
e Fabiola Fraioli
La Domus Transitoria: un’ipotesi
di collocazione
Heinz-Jürgen Beste
La Domus Aurea
Alessandro Viscogliosi
La Domus Aurea nella valle
del Colosseo e sulle pendici
della Velia e del Palatino
Clementina Panella
Domus Aurea, il padiglione
dell’Oppio
Heinz-Jürgen Beste
176
190 202 L’artista e comunicatore
Nerone e il “potere delle immagini”
Matteo Cadario
La pittura di età neroniana
Irene Bragantini
Nerone, le arti e i ludi
Rossella Rea
218 La letteratura al tempo di Nerone
Emanuele Berti
232 244 248 Apparati
Regesto delle opere in mostra
Cronologia
a cura di Marisa Ranieri Panetta
Bibliografia
SCHEDA CATALOGO
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Commissario Delegato per la
realizzazione degli interventi urgenti
nelle aree archeologiche di Roma
e Ostia antica
Ministero per i Beni e le Attività culturali
Soprintendenza Speciale
per i Beni Archeologici di Roma
anfiteatro flavio
II ordine –
interventi
di restauro
degli ambulacri
Appunti di lavoro
Parte della mostra è allestita nell’area oggetto di interventi conservativi a carattere diffuso, funzionali sia
alla tutela e alla valorizzazione della struttura architettonica antica – volte, archi, pilastri portanti –, sia
al generale miglioramento delle condizioni di decoro
e, quindi, di visita. I lavori sono tuttora in corso: si è
voluto, tuttavia, offrire in anteprima ai visitatori della
mostra la possibilità di fruire dei risultati raggiunti,
in vista dei prossimi, e più estesi, interventi.
La pulitura dei blocchi di travertino è stata eseguita
con acqua nebulizzata – in media 4/6 ore per lato
di ciascun pilastro – unita a due cicli di spazzolatura
con spazzole di nylon a setola morbida.
Preventivamente all’erogazione dell’acqua, si è provveduto al trattamento delle staffe e delle grappe in
ferro moderne mediante applicazione di inibitore di
corrosione e di resina acrilica protettiva, impiegata
anche per il consolidamento preventivo delle aree di
travertino localmente decoese.
Questo procedimento pulente – già applicato per le
campionature condotte all’esterno dell’Anfiteatro –
ha dimostrato come l’azione dell’acqua nebulizzata
fosse in grado di rimuovere anche lo strato di ‘sporco
grasso’ che interessava, in maniera diffusa, le superfici di travertino degli ambulacri interni, lasciando
comunque una ‘patina’ dal variegato colore ocraceo.
In presenza, invece, di localizzate e più tenaci incrostazioni, si è proceduto mediante strumenti e utensili
meccanici di precisione.
La variegata ‘patina’ posta in luce a seguito della
pulitura caratterizza l’epidermide lapidea e costituisce una sorta di ‘qualificazione cromatico-estetica’
dell’area trattata.
L’intervento di pulitura delle volte – realizzate con
intonaco, malta di calce ed elementi in laterizio – è
consistito in spazzolatura a secco con, talvolta, un
minimo apporto di acqua, il tutto compiuto previa
verifica della tenuta statica.
Infine, allo scopo di raccordare cromaticamente gli inserti di travertino e i relativi giunti di malta – posti in
opera nel XIX secolo quali elementi di rinforzo strutturale dei pilastri – sono stati eseguiti interventi di
‘presentazione estetica’ tramite l’impiego sia di ‘scialbi’
a base di acqua di calce adeguatamente pigmentata,
sia di nuove malte dalla variata granulometria.
Gli interventi hanno previsto preliminari test di
pulitura comparata degli elementi in travertino e
indagini scientifiche, il tutto necessario per mettere a punto un’adeguata metodologia di intervento.
Dall’esame macroscopico compiuto per valutare lo
stato di conservazione delle epidermidi lapidee è
emerso che i pilastri manifestavano varie forme di
alterazione e degrado. Infatti, le superfici da trattare
si presentavano interessate soprattutto da un diffuso e spesso strato di ‘sporco’, dall’intensa colorazione
grigio-nerastra, determinatosi principalmente dalla
deposizione di particellato inquinante contenente
un alto tenore di idrocarburi dovuto allo smog. Le
analisi di laboratorio condotte sulle forme di alterazione e di deterioramento del travertino hanno rilevato la presenza di vari strati di prodotti carboniosi uniti a gesso microcristallino, ossalato di calcio,
residui della combustione di legna, nonché patine a
componente terrosa e pozzolanica.
Coordinamento Commissario Delegato: Arch. Pia Petrangeli
(soggetto attuatore) e Arch. Sonia Martone
Responsabile Unico del Procedimento: Arch. Piero Meogrossi
Soprintendente SSBAR: Dott.ssa Anna Maria Moretti
Direttore dei Lavori: Arch. Piero Meogrossi
Direttore del Monumento: Dott.ssa Rossella Rea
Responsabile scientifico per il Restauro: Dott.ssa Giovanna Bandini
Direzione Tecnica del Monumento: Arch. Piero Meogrossi
(direttore tecnico) e Arch. Barbara Nazzaro
Coordinatore per la Sicurezza: Ing. Ida Simonelli
Impresa appaltatrice: R.E.M.I. srl,
Preposto: Sig. Leonardo Di Padova
Direttore Tecnico di cantiere: Arch. Edvige Mongello
Restauratore: Sig. Emiliano Africano
58
II ORDINE - INTERVENTI DI RESTAURO DEGLI AMBULACRI
nerone
La visita alla mostra con un archeologo.
Un percorso nell’antico per conoscere la figura
di un imperatore dal grande fascino
Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino
12 aprile – 18 settembre 2011
nel percorso verranno anche illustrate le varie residenze che lui ha fatto costruire a Roma e sul litorale
laziale e campano.
Ufficio Stampa Pierreci/Codess
Leonardo Guarnieri
tel. +39.06.39080745 – 329 4983652
[email protected]
comunicato stampa
La visita alla mostra si snoda attraverso un percorso
molto articolato che consentirà non solo di conoscere
a fondo l’Imperatore, la sua politica, le sue arti, la sua
cultura ed il suo interesse per gli eventi culturali, l’arte e l’architettura ma permetterà inoltre al visitatore
di rivalutare la figura di Nerone che troppo spesso la
storia e la tradizione ci hanno riconsegnato come un
imperatore sanguinario ed incendiario.
Tre i percorsi che verranno proposti al visitatore, uno
per ogni sito che verrà così valorizzato aggiungendo i
temi legati alla mostra.
1.Nerone al Foro Romano: il percorso tocca la Curia
Iulia dove sono esposti i ritratti dei personaggi che
fecero parte della quotidianità e della famiglia di Nerone. Insieme all’immagine ufficiale dell’Imperatore
si ripercorreranno anche una serie di opere che nel
corso dei secoli lo hanno raccontato. Durante la visita
ci si sofferma al Tempio di Romolo dove l’Imperatore
verrà presentato attraverso le immagini del cinema
internazionale.
2.Nerone al Palatino: i luoghi neroniani. Alcuni documenti della Domus Transitoria esposti al Museo
Palatino, come le volte dove è possibile riconoscere i
segni del famoso incendio del 18 Luglio del 64 d.C. e
delle straordinarie tarsie marmoree; Il criptoportico
della Domus che reca ancora le decorazioni in stucco,
un pavimento in opus sectile in situ originale della
Domus Transitoria, la coenatio rotunda e la visita allo
scavo della Domus Tiberiana.
3.Nerone al Colosseo: un percorso molto particolare, e tuttavia inedito, ci consentirà di ripercorrere la
valle, che oggi chiamiamo Valle del Colosseo e che un
tempo ospitava il famoso lago della Domus Aurea,
così come si presentava prima del disastroso incendio
al quale è seguito un capovolgimento totale dell’assetto urbanistico di Roma. Gli scavi archeologici hanno
permesso di ricostruire con estrema precisione quanto accaduto e di come tutto ciò non sia assolutamente imputabile a Nerone. Insieme a questo resoconto
dei tragici eventi di cui l’Imperatore venne accusato,
59
COMUNICATO DIDATTICA PIERRECI
progetto
katatexilux
Progetto KatatexiLux è il nome sotto il quale vengono
prodotti i lavori relativi ad applicazioni computerizzate legate ai beni culturali, realizzate dallo Studio
associato degli architetti Stefano Borghini e Raffaele
Carlani, il cui interesse si rivolge in particolare alla
ricerca, coadiuvata da strumenti informatici, nell’ambito della storia dell’arte e dell’architettura.
L’obiettivo di Progetto KatatexiLux è quello di sfruttare l’informatica in un settore di studi di antica tradizione e di proporre un uso sperimentale della stessa
al fine di individuare, oltre ad un efficace approccio
alla divulgazione, un interessante ed innovativo strumento di indagine scientifica per lo studio e la ricerca. L’idea portante è che il mezzo informatico possa
diventare lo strumento attraverso il quale sia possibile realizzare il sogno che fu di Raffaello: quello della
ricostruzione del mondo antico unendo le competenze dello storico a quelle dell’artista, coniugando la ricerca della qualità scientifica, da un lato, alla capacità
di emozionare, dall’altro.
Correttezza scientifica e attenzione ai contenuti estetici sono dunque l’esito a cui aspirano questi lavori,
che costituiscono solo il risultato finale di scrupolosi processi di ricostruzione, in grado, attraverso una
metodologia appositamente studiata, di giustificare
ogni singola scelta ricostruttiva. Non si tratta dunque
di apparati iconografici volti alla rappresentazione di
un’idea preconcetta dell’architettura antica, ma è di
fatto un nuovo modo di condurre la ricerca storicoarchitettonica: tutti i dati archeologici vengono vagliati
con attenzione all’interno della ricostruzione e tutte
le ipotesi espresse vengono accuratamente verificate
attraverso una simulazione dei fenomeni fisici reali
coinvolti nell’architettura.
Progetto KatatexiLux nasce nel settembre del 2002
dalle idee di due giovani studenti di architettura
prossimi alla laurea e dalla loro comune passione
per l’alta tecnologia e l’informatica applicata alla storia dell’architettura. Il nome deriva dalla “crasi” fra
due termini: da una parte, il greco antico katatexitechnos (traducibile come “colui che disperde l’arte
nelle minuzie”) che vuole rappresentare l’attenzione
scientifica e la cura del dettaglio presente nei progetti
dello studio; dall’altra, il latino medievale lux continua (principio ispiratore della architettura gotica)
sottolinea l’aspetto emotivo e coinvolgente che costituisce l’altra principale aspirazione che anima i lavori
affrontati.
La collaborazione tra Stefano Borghini e Raffaele
Carlani prende forma dal progetto di ricostruzione virtuale della Domus Aurea Neronis, iniziato nel
2004 ma in continuo e costante aggiornamento.
Il progetto viene premiato nel 2004 a Torino per essere giunto tra i primi quattro finalisti del premio
MIMOS (Movimento Italiano di Modellazione e Simulazione) per lavori afferenti alle tematiche di simulazione e di realtà virtuale. È il primo di una serie
di riconoscimenti ufficiali che portano il lavoro, in
breve tempo, ad essere conosciuto presso un pubblico
di addetti ai lavori e non solo. Nel mese di maggio
2005, parte del materiale della ricerca viene acquistata dalla RAI (Radio Televisione Italiana) e viene
trasmessa in programmi di divulgazione culturale.
Una nuova versione degli spazi esterni della villa
sarà nuovamente prodotta per la RAI nell’ottobre del
2009.
Progetto KatatexiLux si occupa nel tempo di molti
altri lavori fra i quali spiccano il filmato “Domus Aurea Neronis.
Viaggio virtuale nella reggia di un imperatore” con le
ricostruzioni virtuali del palazzo neroniano, realizzato per la Notte Bianca di Roma del 2006; il progetto
multimediale interattivo “Virtual Ara Pacis”, un’ambiziosa opera omnia informatizzata relativa al monumento, voluta dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e attualmente residente
all’interno del Museo dell’Ara Pacis in Roma; o ancora il filmato “Domus Aurea 1774” commissionato dal
Museo della Fondazione Roma per la mostra “Roma
e l’antico. Realtà e visione nel ‘700” inaugurata nel
novembre del 2010. Nel settembre 2008 per lo spettacolo di luci “I colori dell’Ara Pacis”, Progetto KatatexiLux ha studiato e realizzato l’intera ipotesi restituiva dei colori originali dell’ara su base filologica.
Si segnalano inoltre le partecipazioni ad eventi particolari, espressamente dedicati alle nuove tecnologie
applicate ai beni culturali: fra questi si ricorda la mostra “Immaginare Roma antica”, prima esposizione
mondiale di archeologia virtuale,
tenutasi a Roma, ai Mercati di Traiano nel 2005, o
la rassegna ArcheoVirtual, sezione della IX edizione
della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico,
tenutasi a Paestum (SA) nel novembre 2006.
Dal mese di novembre 2005 lo studio collabora, in
attività di supporto didattico, con la cattedra di Storia dell’architettura e dell’ urbanistica antica e medioevale della Facoltà di Architettura “Valle Giulia”
dell’Università di Roma “La Sapienza”.
Da questo momento in poi l’attività di docenza, più
o meno costantemente, si accompagna al lavoro sul
campo, con lezioni tenute presso master e corsi di
formazione di livello universitario. Nel luglio 2008
l’architetto Borghini, acquisisce il titolo di Dottore di
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PROGETTO KATATEXILUX
Ricerca in Storia dell’Architettura, e da marzo dello
stesso anno è docente a contratto presso la Facoltà
di Architettura “Ludovico Quadroni” della “Sapienza”
Università di Roma. Dal 2007 lo studio inizia una
collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del CNR su diversi progetti,
e dal 2009/2010 Borghini e Carlani diventano entrambi ricercatori presso lo stesso istituto.
Nell’ambito delle varie attività di ricerca, dal maggio
2004 si segnala la partecipazione a numerose conferenze e convegni nazionali ed internazionali, attinenti la storia dell’architettura, l’archeologia e le nuove tecnologie applicate ai beni culturali: da Roma a
Torino e da Berlino a Varsavia, i colloqui si svolgono
presso istituti prestigiosi come la “Sapienza” Università di Roma, la Soprintendenza Speciale per i Beni
Archeologici di Roma, il Deutsches Archäologisches
Institut Rom o il Muzeum Narodowe di Varsavia e
per enti autorevoli come il CAA (Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology) o il
FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Negli anni, diversi articoli e contributi sono stati pubblicati negli
atti dei convegni e su periodici specializzati.
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PROGETTO KATATEXILUX
La Mostra di Nerone trova la sua dimensione notturna presso l’edificio della Curia Julia che, oltre a contenere parte dell’esposizione, accoglierà sulla facciata
verso Via dei Fori Imperiali le immagini dell’imperatore (e non solo), estratte dal repertorio scultoreo e
pittorico più rappresentativo della sua personalità, ed
elaborate opportunamente per “appartenere” al paesaggio dell’area archeologica centrale.
Perfettamente visibili da Via dei Fori Imperiali, le
proiezioni luminose costituiranno un segnale permanente della mostra, amplificandone la presenza oltre
il suo confine spaziale, e regalando alla città una suggestiva prospettiva della visione dei fori.
Il progetto e le elaborazioni delle proiezioni sono a
cura di Livia Cannella. La direzione tecnica dell’allestimento è di Stefano Lattanzio, le attrezzature utilizzate per la proiezione di Artsound s.r.l.
Livia Cannella, architetto e artista, vive e lavora a
Roma. A partire dallo spazio teatrale, ha progressivamente trasferito nello spazio pubblico, attraverso i
linguaggi della luce e delle proiezioni scenografiche,
la propria ricerca artistica mirata all’esplorazione del
rapporto tra i luoghi, la rappresentazione spettacolare e la comunicazione visiva.
Nell’ambito di questo percorso prevalentemente incentrato sulla valorizzazione del patrimonio culturale, ha realizzato allestimenti in molti siti monumentali dell’area romana, tra cui il Colosseo, Palazzo dei
Conservatori in Campidoglio, Mercati Traianei presso i Fori Imperiali, Fontana di Trevi, Villa Borghese,
Villa Medici, Castel Sant’Angelo, Basilica di Santa
Maria Sopra Minerva, Santa Maria in Aracoeli, Villa
Adriana a Tivoli.
La crescente esperienza è stata resa possibile anche
dalla disponibilità delle Istituzioni a sperimentare –
su contesti sensibili – l’efficacia e la sostenibilità di
linguaggi espressivi capaci di accrescere notevolmente la sensibilità nei confronti del paesaggio urbano e
storico-monumentale e la conoscenza del patrimonio
culturale del nostro territorio.
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COMUNICATO STAMPA LIVIA CANNELLA
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