Pendici di NE del M. Nerone da Rocca Leonella a Secchiano
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Pendici di NE del M. Nerone da Rocca Leonella a Secchiano
Pendici di N.E. del M. Nerone da Rocca Leonella a Secchiano (Comuni di Piobbico e Cagli) Difficile Mezzo di spostamento tra le varie tappe: automobile Lunghezza: 15 km Sulle pendici di N.E. del Monte Nerone si origina il Fosso dell'Eremo coi Fossi del Presale, Cornobuio e il Tragolone. Provenendo da Acqualagna ed attraversata la Gola di Gorgo a Cerbara, si sale a sinistra sulle pendici di Monte Nerone seguendo l'indicazione per Rocca Leonella. Dopo 1,5 km attraversiamo il gruppo di case di Acquanera e quindi sulla sinistra il punto dove una deviazione porta alla cima del Monte Nerone, con affioranti le rocce della Scaglia Variegata e della Scaglia Cinerea. Dopo circa 300 m si vedono sulla destra un piccolo cimitero e a sinistra la Chiesa di S. Lorenzo, risalente al XIII secolo e di recente restaurata, e i ruderi del castello di Rocca Leonella, appartenuto ai Brancaleoni ed atterrato nel 1517. Percorso una altro mezzo chilometro, troviamo a fianco della strada una fontana e subito dopo il ponte che attraversa il Fosso del Presale. Qui parcheggiamo e possiamo vedere sulla scarpata a fianco della strada degli strati verticali di Scaglia Rossa e Bianca con intercalate le marne bituminose del cosiddetto Livello Bonarelli. Davanti a noi abbiamo il ripido avvallamento in cui scorre il Fosso del Presale, coperto da boschi sino al Monte del Pantano (m 1427), una della cime secondarie del Monte Nerone. In questa zona sono anche presenti le formazioni rocciose sottostanti la Scaglia Bianca: le Marne a Fucoidi e la Maiolica (Era Mesozoica, Periodo Cretaceo). A fianco del ponte inizia uno stretto sentiero (segnato dal CAI col n.14), che porta alla Grotta del Borghetto. Lo imbocchiamo per abbandonarlo quasi subito e scendere nel torrente a monte del ponte. L'ambiente è ombroso, con rocce allo scoperto e l'acqua che scorre tra pozze e cascatelle. Negli anfratti tra le rocce cresce la felce Capelvenere e sono presenti depositi di travertino. In acqua sono frequenti tra gli insetti le Velie, che pattinano sull'acqua, e nel fondo larve di Tricotteri con i caratteristici astucci formati da sassolini cementati. Procedendo verso monte, si incontrano serie di gradini rocciosi nell'alveo costituiti da Marne a Fucoidi, via via più disagevoli da superare. Tornati al sentiero n.14, lo percorriamo sino ad arrivare dopo circa 45 minuti alla Grotta del Borghetto, di dimensioni limitate e caratterizzata da un'ampia apertura nella volta. Ritornati sulla strada, riprendiamo l'auto e dopo circa 700 m incontriamo il Fosso Cornobuio, un altro affluente del Fosso dell'Eremo. All'imbocco del sentiero che lo risale per un breve tratto è ubicata una fonte. L'alveo è nascosto in mezzo alla vegetazione, con pozze e salti d'acqua tra le rocce e le pietre, popolate da Velie, larve di Tricotteri, Plecotteri ed Efemenotteri. Ripresa la strada, conviene visitare il vicino paesino di Baciardi (o Bacciardi) con belle case in pietra e la chiesetta della SS. Trinità, eretta nel 1600. Lungo la strada fuori del paese è ubicato un lavatoio coperto. Proseguendo, si incontra dopo un chilometro il gruppo di case di Cardella, con l'Oratorio del S.Cuore, costruito ai primi del 1900 e restaurato verso il 1980. Dopo un altro mezzo chilometro, lasciamo l'auto vicino al ponte sul Fosso Il Tragolone, altro affluente del Fosso dell'Eremo, per compiere una seconda breve escursione. Imbocchiamo il sentiero CAI n.18 che nel primo tratto segue una strada carrozzabile, poi dopo poco prendiamo a sinistra un sentiero appena segnato, che dall'altra parte del fosso sale sulle pendici del Monte Carpineto, tra il bosco ceduo e arbusti sparsi. Si giunge ad una grotta detta di S. Lucia, in parte chiusa all'imboccatura da un muro e formatasi in una piega ad angolo acuto degli strati di Scaglia Rossa. In fondo, su un altro muro che delimita un secondo vano più piccolo, è posto un affresco con S.Lucia, purtroppo sfregiato per l'incisione di molti nomi e date. Una leggenda vuole che due pastorelli, colpevoli di aver rovinato gli occhi della santa nell'affresco, caddero poi nel dirupo sottostante. Proseguendo si incontrano gli agglomerati rurali di Cuppio e di Fosto, poi la strada scende lungo la valle del Fosso di Valmena sino nei pressi di Secchiano.