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«I Google glass aiuteranno a curare meglio i pazienti»

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«I Google glass aiuteranno a curare meglio i pazienti»
CO RRI E RECONO M I A
LUNEDÌ 21 LUGLIO 2014
PICCOLE & MEDIE
Aziende, storie
e persone
Vetro, affari resistenti
Ha chiuso in positivo il 2013 l’industria
italiana delle macchine per la lavorazione del vetro. Secondo Gimav, il giro d’affari della filiera sale del 2,90%, arrivando
a più di 1 miliardo di fatturato. In crescita, l’export di macchinari per il vetro piano (+4,20%) e il vetro cavo (+3,16%).
Riforme Le proposte degli artigiani per rafforzare le Pmi e ridurre la burocrazia
Semplificazioni «Meno Fisco
vuol dire più capitale»
«Aliquote fisse e non progressive per chi lascia il reddito in azienda»
DI ISIDORO TROVATO
T
anto tuonò che non piovve. La riforma del regime
fiscale per le imprese è
uno di quegli argomenti
«ever green» nel dibattito politico
economico italiano. Stavolta però
il traguardo potrebbe persino essere alla portata anche se la tanto
attesa legge dell’11 marzo 2014
sulla semplificazione, pur contenendo indirizzi importanti, costituisce un’opera di «manutenzione
straordinaria» dell’attuale sistema
e risponde, secondo il mondo produttivo, solo in parte alla necessità
di una riforma realmente sistematica ed organica. Serve qualcosa di
più specifico e una riforma fiscale
davvero incisiva per il futuro delle
imprese.
I numeri
Da un’elaborazione dell’Ufficio
studi e della Direzione politiche fiscali di Confartigianato, infatti,
emerge che nell’arco delle ultime
due legislature, tra il 29 aprile
2008 e il 28 marzo 2014, sono state
approvate 629 norme fiscali, di cui
72 semplificano (11,4% del totale),
168 sono sostanzialmente neutre
dal punto di vista dell’impatto burocratico (26,7%) e 389 presentano un impatto burocratico sulle
imprese (61,8%): ogni tre norme
fiscali promulgate, due aumentano i costi burocratici per le imprese.
La politica di semplificazione
Artigiani
Cesare Fumagalli, segretario
generale di
confartigianato
appare come una «tela di Penelope» se per una norma che semplifica ne vengono emanate 5,4 che
hanno un impatto burocratico negativo sulle imprese. E’ del tutto
evidente la necessità di procedere
speditamente a una radicale semplificazione degli adempimenti
tributari che gravano sulle imprese e sui cittadini. Per una reale
semplificazione, però, è necessario non solo incidere sui singoli
adempimenti ma anche rivedere
le modalità con cui si giunge alla
determinazione del reddito da tassare.
Occorrono altri interventi, secondo gli artigiani, ma soprattutto
bisogna metter mano ai regimi
contabili delle imprese minori che
sono la stragrande maggioranza
del mondo produttivo: basti pensare che il 57,1% delle aziende applica un regime di contabilità
semplificata; mentre il 42,9% è in
contabilità ordinaria. Circa 9 persone fisiche su 10 e 6 società di
persone su 10 applicano la contabilità semplificata, mentre le società di capitali sono interamente
comprese nella contabilità ordinaria (obbligatoria).
Obiettivo primario, dunque,
per le aziende è quello di armonizzare le aliquote. Ma con obiettivi e
gradualità diverse. «In ordine di
priorità — spiega Cesare Fuma-
galli, segretario generale di Confartigianato — bisogna introdurre
un regime forfetario da riservare
alle aziende di ridotte dimensione
(quelle che hanno ricavi tra 30 e
40 mila euro) e con limitata struttura imprenditoriale che preveda
pochissimi adempimenti contabili
(solo conservazione dei documenti). Servirà poi modificare l’attuale
regime semplificato per permettere la determinazione del reddito
1,2
miliardi per i farmaci in outsourcing
E’ quanto vale la produzione in conto terzi dell’industria farmaceutica. In aumento, secondo Farmindustria, la consuetudine di affidare la produzione e il controllo
dei medicinali ad aziende esterne. Positivi i numeri: sia dell’occupazione (6mila gli addetti del comparto) sia del fatturato (+120% dal 2005 al 2013). A dare slancio l’export, che
tocca quota 850 milioni (71% del valore totale).
Si comunica meno
È calato del 9% il valore delle comunicazioni in Italia. Nel 2013 il settore ha fatturato 56,1 miliardi (meno 5,4 miliardi sul
2012). Il mercato, secondo la relazione
2014 fatta dall’Agicom al Parlamento,
sta subendo una profonda trasformazione che incide negativamente sui risultati.
secondo il criterio della cassa. Tale
regime favorirebbe anche quello
dell’Iva per cassa, oggi poco utilizzato, in quanto i contribuenti per
determinare il reddito restano costretti al rispetto del criterio di
competenza economica. Avevamo
salutato con grande entusiasmo
quel provvedimento, ma i legacci
burocratici lo hanno reso impraticabile e solo così tornerebbe a essere utile. Altro provvedimento di
Gli obblighi da migliorare
1
S
Sì
No
N
Contabilità
Regime Reg. contabile Reg. nuove inizia- Reg. trasparenza
semplificata di vantaggio agevolato
tive produttive
fiscale
Dichiarazione redditi
Dichiarazione Iva
Dichiarazione Irap
Dichiarazione 770
Comunicazione Iva
Studi di settore o parametri
Spesometro
Comunicazione black list
grande efficacia è quello che prevede una specifica azione per favorire le start-up d’impresa riducendo il carico fiscale per i primi
anni dall’avvio dell’attività».
La nuova imposta
Ulteriore obiettivo è quello di
uniformare il reddito d’imposta e
favorire la capitalizzazione delle
aziende. «La nostra proposta —
spiega Fumagalli — prevede di
S
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€
mantenere l’imposta stabile per
chi lascia il reddito nella sua impresa. In pratica, chi reinveste in
azienda non sconterà più la tassazione progressiva, bensì quella
proporzionale, nella misura del
27,5%. Si uniformerebbero le imposte indipendentemente dalla
forma giuridica e si favorirebbe la
capitalizzazione di imprese individuali e società di persone».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pandora: l’Italia è il primo mercato europeo e cerca giovani talenti
U
n gioiello con un prezzo accessibile a tutti, ma nello
stesso tempo di qualità e rifinito a mano. Questa la filosofia
di Pandora, azienda nota per il suo
braccialetto d’argento componibile con «charm» in argento, vetro
di murano, oro, pietre preziose,
ma che produce anche anelli, collane, pendenti. Una realtà fondata
nel 1982, dall’orafo Per Enevoldsen
e da sua moglie Winnie Enevoldsen, a Copenaghen, dove ha sede il
quartier generale del gruppo, e
quotata al Nasdaq Omx di Copenaghen dal 2010.
Per la fine di quest’anno ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita che dovrebbero essere di oltre il
16% e un fatturato che dovrebbe
passare da 1,2 a 1,4 miliardi. «Siamo molto soddisfatti dei risultati
ottenuti in tutto il mondo, grazie
alla crescita delle singole regioni
Manager
Massimo
Basei,
amministratore
delegato della
filiale Pandora
in Italia
nel mondo e al traino degli incassi
ottenuti dai punti vendita monomarca», riferisce Massimo Basei,
managing director per l’Italia, 37
anni, che ha inaugurato nel luglio
del 2010 la sede di Milano e ha un
passato come responsabile della
sede di Safilo a Basilea.
«Abbiamo di recente lanciato
nuove collezioni, come il braccialetto Essence, a marzo, che ha l’intento di ricordare i valori essenziali della vita ed è un po’ più piccolo
rispetto a Moment, creato invece
per celebrare i momenti importanti dell’esistenza di una donna»,
aggiunge il numero uno italiano
dell’azienda danese che ha trasferito nel 1989 la sua produzione in
Thailandia a Gemopolis, dove sono presenti sette stabilimenti e circa 6mila degli 8.500 dipendenti.
«La scelta di delocalizzare è legata principalmente ad alcuni fattori. Innanzitutto la Thailandia è
uno dei mercati principali per i
gioielli d’argento, gli artigiani sono molto qualificati e il Paese ha
una posizione strategica per il rifornimento della materia prima.
1,4
Miliardi di ricavi previsti quest’anno per
la società di Copenaghen che produce
gioielleria d’argento ed è quotata al
Nasdaq Omx. In Italia possiede 26
monomarca e sette shop in shop
In più, vogliamo essere un marchio globale», spiega Basei che ricorda l’attenzione della società alla corporate social responsability
e che ai lavoratori tailandesi vengono dati diversi benefit tra cui
corsi di formazione, trasporto e
asilo gratuiti, centri ricreativi.
Mentre l’Italia, dove è abbastanza recente il debutto di Pandora e i rivenditori al momento sono
800, di cui 26 monomarca nelle
principali città italiane e sette
shop in shop (all’interno di Coin),
è il primo mercato dell’Europa Occidental. Vi è un numero elevato di
gioiellerie private, 20mila, più delle farmacie sul territorio nazionale, come fa notare il responsabile
italiano. Da 136 dipendenti è composta infine l’attuale forza lavoro
(sede principale in zona Porta
Nuova a Milano) di Pandora Italia
che è sempre alla ricerca di giovani con talento, perché come conclude Basei «se si vuole crescere,
bisogna continuare a essere ottimisti».
IRENE CONSIGLIERE
IreConsigliere
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La storia/Digitale
«Parliamo tutte le lingue del web»
Insem: servizi su misura per l’ecommerce e la pubblicità in Rete
L’
idea è semplice: non esiste
attività imprenditoriale,
dalla più piccola alla più
grande, che possa prescindere dall’essere sul web. «Tutti hanno bisogno della presenza in Rete per
essere trovati da nuovi clienti e
magari allargare il proprio business all’estero» dice Carmine Pappagallo, presidente e fondatore insieme al fratello Tommaso Gerardo e Antonio Conza di Insem,
azienda di web marketing.
Con 3,9 milioni di euro di fatturato a quattro anni dalla nascita,
Insem offre servizi cuciti a misura
di piccola media impresa. Creazione del sito Internet, attività di promozione online e progettazione di
app per i dispositivi mobili (attività che sul fatturato pesano rispettivamente per il 30%, 65% e 5 %) sono gli ingredienti da combinare
per proporre a ciascun cliente la
propria personale ricetta per il
web. «Abbiamo messo a punto un
sistema automatico di estrazione e
gestione dei dati per cui, quando
incontriamo un nuovo potenziale
cliente, sappiamo già con precisione qual è il suo effettivo posizionamento online — spiega Pappagallo —. Capire il punto di partenza ci
permette di creare il pacchetto di
servizi ideale per ciascuna azienda. L’ecommerce ad esempio non
3,9
Il fatturato, in milioni, di Insem.
L’azienda, nata da quattro anni, offre
servizi alle Pmi che vogliono affacciarsi
sul web. I principali mercati sono
Germania, Austria e Svizzera
Internet
Carmine
Pappagallo,
fondatore
di Insem, società di web
marketing
serve a tutti, così come la promozione attraverso i social è più utile
a chi opera nel retail, meno a chi ha
un’attività business ti business».
Essere online (e saperne trarre i
migliori vantaggi) significa anche
farsi conoscere all’estero. «Molti
imprenditori vorrebbero espandersi fuori dai confini nazionali —
racconta il presidente di Insem —.
Per questo tra i nostri servizi c’è la
traduzione del sito in diverse lingue, ma soprattutto la possibilità
di essere seguiti da un account madrelingua per mettere a punto in-
S
La storia/Sanità
«I Google glass
aiuteranno
a curare meglio
i pazienti»
C
La storia/Gioielli
Lo «charm» danese arriva in negozio
€
S
Fonte: Legislazione fiscale Pp
18
terventi di web marketing mirati
su mercati specifici».
Oggi in azienda già si parla italiano, tedesco, francese, spagnolo,
portoghese e russo, e presto anche
arabo. Per il momento invece niente cinese a causa delle forti restrizioni all’accesso a Internet. Tra le
prospettive future di Insem c’è
quella di rendere operative nuove
sedi fuori dall’Italia. «Già quest’anno, agli uffici di Napoli e Milano, si è aggiunto quello di Monaco
di Baviera — spiega Pappagallo —
ma vorremmo aprire presto anche
altrove». I mercati di riferimento?
Oltre alla Germania, ci sono Austria e Svizzera. Ma anche la Spagna, che per l’azienda è una priorità. «Essere presenti in economie
come quella spagnola dove la crisi
è stata più forte è una grande opportunità — conclude l’imprenditore —. Qui molte aziende scelgono di rinunciare alla pubblicità tradizionale in favore del web marketing: costa meno e l’efficacia è più
facilmente monitorabile».
oniugare produzioni di qualità, prezzi competitivi e corposi investimenti in ricerca
e sviluppo. È questa l’abile equilibrio imprenditoriale raggiunto da
Copan Group, società specializzata nella produzione di tamponi
per il prelievo di campioni microbiologici e apparecchiature tecnologiche biomediche. Un impegno
che ha permesso al gruppo bresciano di registrare nel 2013 un giro d’affari pari a 80 milioni di euro, il 90% grazie all’export verso
Stati Uniti, Giappone ed Europa.
Le previsioni sul 2014 sono ottimistiche: parlano di un incremento del fatturato tra l’otto e il
dieci per cento. «Se nella sfida con
le grandi multinazionali del settore riusciamo a essere vincenti —
racconta Stefania Triva, direttore
del sistema qualità e affari regolamentari di Copan Group — è soprattutto per tre motivi: l’elevato
profilo professionale dei nostri
350 dipendenti, la capacità di rispondere con tempestività alle
esigenze del mercato e un’intensa
attività di ricerca, aperta a serrati
confronti
con il mondo universitario e imprenditoriale».
Che gli
investimenti in innova- Innovazione
zione siano Stefania Triva,
nel dna del direttore qualità
gruppo è
chiaro da tempo. Basti pensare
che l’impresa lombarda ogni anno
mette sul tavolo il 25% del fatturato per progetti di ricerca e sviluppo fortemente ancorati a concreti
risvolti produttivi. Tra le collaborazioni che suscitano particolare
interesse da parte di Stefania e suo
fratello Daniele, amministratore
delegato di Copan Group, c’è quella con «Superparters Innovation
Campus», incubatore che punta a
far nascere e crescere aziende impegnate a introdurre sul mercato
prodotti innovativi. Il risultato?
Due progetti partiti l’anno scorso.
«Il primo – continua Triva — è
Domestic monitoring, che grazie a
sensori e software permette di
controllare a distanza l’attività casalinga di un anziano o soggetto
debole. Il secondo riguarda gli occhiali Google Glass, che attraverso
un comando vocale potranno offrire a microbiologi e chirurghi
che li indosseranno informazioni
video in tempo reale sulla storia
sanitaria di un paziente».
ALICE CAPIAGHI
MICHELE AVITABILE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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