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I medici egiziani: sul Parigi
LUPI SOLITARI L’arresto di Salah Abdeslam il 18 marzo 2016 a Bruxelles. Il terrorista francese di origine marocchina è responsabile degli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre 2015. In Europa ci sono almeno 5 mila sospetti jihadisti che possono colpirci al cuore L’ultimo caso è quello di Silvio Terranova, l’italo-belga arrestato in Marocco. AP S di Fausto Biloslavo ilvio Terranova, 23 anni, convertito all’Islam radicale dei salafiti, è l’ultimo sospetto jihadista nato in Belgio da genitori italiani. I marocchini lo hanno arrestato l’8 giugno. L’antiterrorismo di Rabat lo ha fermato a Oujda-Angad prima di imbarcarsi su un volo per l’Italia. Terranova sarebbe stato in contatto con Gelel Attar, nato nel 1989 in provincia di Piacenza. Pure lui si era trasferito in Belgio, nel famoso quartiere di Molenbeek, fucina di jihadisti, da dove era poi partito per la Siria. Attar faceva parte della rete degli attentatori di Parigi e Bruxelles ed è finito in manette il 15 gennaio in Marocco, dove voleva impiantare una cellula dello Stato islamico. Lupi solitari o presunti tali, jihadisti di ritorno dalla Siria, cellule più o meno dormienti rappresentano una minaccia reale per l’Europa. Solo in Inghilterra, Germania, Francia e Italia sono oltre 5 mila i radicali islamici segnalati o sotto sorveglianza per legami con la guerra santa, che potrebbero trasformarsi in terroristi. Il nome di Terranova, l’italo-belga salafita dietro le sbarre in Marocco, è nella lista Ocam, l’Organo di coordinamento per l’analisi della minaccia terroristica di 29 giugno 2016 | Panorama 2-47_49_ Pa 26_terroristi.indd 47 47 21/06/16 17:52 LUPI SOLITARI II potenziali NUMERI terroristi monitorati dalle forze di sicurezza nei grandi Paesi occidentali. ITALIA ✔ Oltre 100 sospetti terroristi monitorati. ✔ 250 detenuti nelle carceri sorvegliati per il rischio di radicalizzazione, di cui 50 minori. ✔ 85 sospetti transitati (o che risiedono ancora in Italia) segnalati dagli Usa. ✔ 94 espulsi da gennaio 2015 all’8 giugno. ✔ Totale: 400-500 fra sospetti sorvegliati ed espulsi nell’ultimo anno. FRANCIA ✔ 3.000 sospetti jihadisti (non tutti monitorati). GERMANIA ✔ 180 sotto inchiesta a oggi per terrorismo. ✔ 500 monitorati solo per i campionati europei. ✔ 1.100 sospetti jihadisti. INGHILTERRA ✔ 450 sotto sorveglianza. ✔ 50 sorvegliati h 24. USA ✔ 1.000 sospetti jihadisti. ✔ 48 sotto stretta sorveglianza. 48 Bruxelles. Secondo Armand De Decker, il borgomastro di Uccle, dove viveva, «era considerato potenzialmente pericoloso dal tentativo di aderire a Daesh (lo Stato islamico) nel 2014». Nadia, la moglie di Terranova, nega tutto e ha aperto una pagina Facebook «Liberiamo Ahmad», il nome musulmano del ventenne di origine italiana. «Non è mai stato pro Isis. Al contrario, ha sempre condannato gli attentati e il radicalismo» sostiene la consorte. In Italia, tuttavia, la Farnesina conferma di «seguire il caso attraverso l’ambasciata a Rabat». Non è facile intercettare il passaggio dal radicalismo islamico al terrorismo in un Paese come l’Italia, dove risultano sotto controllo circa mille luoghi di culto, ritrovi, centri e associazioni islamiche con possibili infiltrazioni jihadiste. Solo in Lombardia sono 160 e altri 120 in Veneto. Almeno 100 sospetti terroristi vengono sorvegliati da vicino. Dietro le sbarre sono monitorati 250 detenuti a rischio radicalizzazione, compresi 50 minori. Dal gennaio 2015 all’8 giugno il Viminale ha espulso 94 estremisti islamici per «motivi di sicurezza nazionale». E non aiutano le scarcerazioni in punta di diritto. Lo scorso maggio il Gip del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, ha giudicato «insussistenti gli indizi di colpevolezza» per il reato di terrorismo internazionale nei confronti di tre afghani. «L’attività di indagine ha evidenziato al più l’appartenenza al mondo dell’integralismo islamico» dei sospetti, secondo il Gip, come se non ci fosse da preoccuparsi. Pure l’Fbi aveva sentito due volte Omar Mateen, il killer del locale gay in Florida (49 morti il 12 giugno), lasciandolo andare perché i sospetti erano «minimi». Anche Larossi Abballa, il killer di origine marocchine che il 14 giugno ha ucciso a coltellate un poliziotto francese e sgozzato la sua compagna alle porte di Parigi, non era un lupo solitario arrivato dal nulla. Il tagliagole era già finito blandamente in carcere per l’adesione alla guerra santa Silvio Terranova, 23 anni, nato in Belgio da genitori italiani, convertito all’Islam radicale dei salafiti. Ahmad (questo il suo nome musulmano) è stato arrestato in Marocco l’8 giugno mentre stava per imbarcarsi su un aereo diretto in Italia. La moglie Nadia lo proclama innocente. e faceva parte della lista «S» dei possibili terroristi da sorvegliare. Il problema è che in Francia i sospetti jihadisti, secondo la stessa ammissione del premier Manuel Valls, sono almeno 3 mila. Impossibile controllarli tutti 24 ore al giorno. Per questo il governo ha deciso un investimento di 425 milioni di euro fino al 2018 e previsto 2.680 assunzioni nell’antiterrorismo in parte dedicate a rintracciare gli estremisti online. Per combattere il fenomeno quasi inafferrabile dei lupi solitari i maestri restano sempre gli israeliani. Il segreto è un intenso lavoro di intelligence, che incrocia un’attenta sorveglianza dei social network con un database di tutte le persone che potenzialmente potrebbero cadere nella trappola della radicalizzazione e pure delle loro relazioni, amicizie e connessioni. «Il processo di radicalizzazione può essere rapidissimo e avvenire anche nell’arco di pochi giorni. Bisogna agire in modo tempestivo» spiega Micky Rosenfeld, portavoce della polizia israeliana. Quando vengono captati i primi segnali, scattano le convocazioni (se minorenni, chiamano anche la mamma). La persona sospetta viene chiamata nella centrale di polizia per fargli capire che non potrà più agire di sorpresa, spiegandogli i rischi che corre e illustrando che fine hanno fatto al- Panorama | 29 giugno 2016 47_49_ Pa 26_terroristi.indd 48 21/06/16 16:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA Merlin Meuris/Reporters tri giovani «lupi solitari» passati all’azione: arrestati o uccisi e le loro case distrutte. Un sistema pesante, quello israeliano, che però ha fatto crollare gli attentati del 50 per cento. Una tattica difficile da applicare nella vecchia Europa, dove i servizi inglesi non si chiedono più «se», ma «quando» da loro scatterà l’attacco in stile Parigi o Bruxelles. L’ MI5, l’intelligence interna e l’antiterrorismo stanno seguendo almeno 25 complotti dell’Isis o di Al Qaeda contro l’Inghilterra. Il nocciolo duro jihadista pronto a colpire è di 50 terroristi, ma in tutto sono 450 gli estremisti monitorati in patria. Solo per i campionati di calcio europei in Germania sono sotto controllo 500 possibili attentatori, secondo il ministro dell’Interno Thomas de Maizière. Le inchieste sul terrorismo coinvolgono 180 persone e la preoccupazione è che il 70 per cento dei rifugiati giunti dalle zone di guerra come la Siria ha documenti falsi. «Così è fallimentare intrecciare i dati con i nostri archivi di elementi pericolosi» spiega il ministro. In Germania i sospetti jihadisti sono circa 1.100, ma il bubbone si annida anche nelle forze armate. Dal 2007 sono 320 i casi di militari islamici sotto investigazione. Diciassette estremisti sono stati radiati, ma 29 ex soldati hanno aderito al Califfato mettendo a frutto il loro addestramento. Hans-Peter Bartels, parlamentare socialdemocratico responsabile per i controlli sull’esercito, ammette che «l’islamismo rappresenta un pericolo reale da prendere sul serio». Ha difficoltà in termini di risorse e uomini anche il gigante statunitense: su mille casi sospetti, gli investigatori si concentrano soltanto su 48 presunti affiliati all’Isis, che vengono sorvegliati 24 ore al giorno. Non a caso dalla strage della maratona di Boston all’ultimo massacro nel locale gay i terroristi avevano già un dossier all’Fbi, che non è servito a fermarli. n (Ha collaborato Giuseppe Marino) TUTTE LE MOLENBEEK D’EUROPA In uno speciale tv di Confessione Reporter, viaggio nei minicaliffati del vecchio continente. Dal Belgio alla Svezia, passando per l’Inghilterra. di Stella Pende Europa in pericolo. Come una zattera allo sbando che galleggia su mille micce accese, scrive il settimanale New Yorker. Gli attacchi non si contano più. Europa che trema. E i foreign fighters come i feroci attori dei nostri incubi. Cosi in questo speciale di Confessione Reporter intitolato «Tutte le Molenbeek d’Europa: l’altra faccia del terrore» (in onda martedì 28 giugno su Rete 4 alle ore 12,15) ho voluto disegnare prima una mappa di tutte le Molenbeek (foto sopra) d’Europa, una sorta dei minicaliffati cresciuti nelle grandi città e nei quartieri ghetto europei. Il Belgio non poteva che essere il primo, con due attacchi feroci e 500 combattenti di Allah partiti dal 2012. Ma la Francia batte il record nei numeri del terrore. Almeno 1.600 sono arrivati in Siria e in Iraq. Non solo le banlieue come Saint-Denis o Sevran, dove siamo stati. Anche Lunel in Linguadoca, Tolosa e Marsiglia sono città incendiate dal fondamentalismo. Stessa sorte per le città britanniche di quello che si definisce oggi il Londostan, da Leicester a Liverpool, per un totale di 760 guerrieri neri. Oggi però la vera emergenza è il ritorno. I servizi segreti europei parlano di almeno 4 mila soldati dello Stato islamico che tornano a casa per pensare a nuove stragi. Ma è la culla della democrazia europea che nasconde una verità inimmaginabile. Sì, è proprio la Svezia che diventa oggi la più pericolosa fabbrica di terroristi europei. Almeno 400 combattenti svedesi partiti per i campi di Daesh. Decine e decine che ritornano. Ma il numero dei fan svedesi della bandiera nera cresce terribilmente. Perché? Perchè la Svezia li accoglie senza alcuna punizione. Trova loro lavoro, casa, assicurazione sanitaria gratis. Il risultato è l’Islam nero che si mischia al crimine. È la paura degli svedesi. Impotenti. Per questo abbiamo visitato i sobborghi di Stoccolma e Göteborg, le città chiave dei foreign fighters svedesi. Incontrando in una cantina il terrore di Maryam appena tornata da Raqqa, intervistando i ragazzi dell’Isis, Mohammed e Hassan, dentro boschi e cimiteri, seguendo per telefono la fuga di Joseph che cerca, invano, di scappare dalla Siria. E raccogliendo lo sconforto e l’impotenza di chi cerca di salvarli da un destino nero. 29 giugno 2016 | Panorama 47_49_ Pa 26_terroristi.indd 49 49 21/06/16 16:44