Bergamo Progetto del nuovo Piano Regolatore Generale ap
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Bergamo Progetto del nuovo Piano Regolatore Generale ap
Bergamo Progetto del nuovo Piano Regolatore Generale approvato ai sensi del 1° comma dell'art. 13 della L.R. 23/97, con deliberazione della Giunta Regionale n.48766 del 29 febbraio 2000. Pubblicato sul B.U.R.L. in data 31 maggio 2000 e successive varianti. Relazione tecnica illustrativa Aggiornato al 31 Dicembre 2008 2 3 4 Progetto del nuovo Piano Regolatore Generale Bernardo Secchi Vittorio Gandolfi Paola Cigalotto Mariagrazia Santoro Paola Viganò Daniele Rallo con Sergio Dinale, Ezio Micelli, analisi di fattibilità Alberto Tomei geologia e idrogeologia Carlo Dezza, Stefano Fustinoni, Mara Gotti, Paolo Gualandris, Giuseppe Novati, Danilo Rizzi Roberto Zancan, progetto e allestimento della mostra di S. Agostino Comune di Bergamo: Stefania Rizzotti Davide Cangelli Giorgio Manzoni Mario Manzoni Livia Piperno Donatella Rota Nodari Adele Sironi Carlo Tenconi Elena Agazzi Alessandro Alì Michiel Dehaene Domenico Del Priore Marco Oliviero Nicolò Privileggio Marialessandra Secchi Barbara Soro Marco Valenti Tom Van Mieghem Gianrenato Vitiello consulenti: Lucina Caravaggi con Luca Colosimo, Annamaria Di Giovanni, Carlo Tarabella, Dana Vocino, Cristina Imbroglini ambiente e paesaggio Patrizia Gabellini con Pompeo Castignani, struttura normativa Massimo Casanova responsabile delle controdeduzioni alle osservazioni Daniela Alberti, Fulvio Agazzi, Silvano Armellini, Giacomo Azzola, Guglielmo Baggi, Angelo Barbarisi, Alessandra Belloni, Lucia Caroli, Marco Cassin, Giorgio Cavagnis, Tiziano Cipriani, Claudio Coppola, Paolo Crippa, Gianluca Della Mea, Natalia Virginia Fassi, Luigi Ferrari, Diego Finazzi, Roberto Gaspani, Massimo Locatelli, Ismaele Manara, Giuseppina Musicò, Francesco Nicoli, Giovan Giuseppe Pollio, Ruggero Rota, Dario Tadé, Marina Zambianchi consulenti esterni per il Comune di Bergamo: Silvio Bertocchi, 5 Il gruppo di progettazione Il nuovo Piano Regolatore Generale di Bergamo é stato studiato e progettato, sotto la guida di Bernardo Secchi e Vittorio Gandolfi, da un gruppo di progettazione così composto: Paola Cigalotto, Mariagrazia Santoro e Paola Viganò, coadiuvate da Stefania Rizzotti, hanno impostato e diretto lo studio e la progettazione del piano e delle sue singole parti. Elena Agazzi, Davide Cangelli, Giorgio Manzoni, Mario Manzoni, Donatella Rota Nodari, Adele Sironi, Carlo Tenconi sin dall'inizio dell'attività del gruppo di progettazione hanno svolto le diverse operazioni di rilievo, analisi, studio e sviluppo delle diverse proposte progettuali. Alessandro Alì, Michiel Dehaene, Domenico Del Priore, Marco Oliviero, Nicolò Privileggio, Marialessandra Secchi, Barbara Soro,Tom Van Mieghem, Marco Valenti, Gianrenato Vitiello hanno svolto le stesse operazioni di analisi, studio e progettazione per estesi periodi. Livia Piperno ha svolto le elaborazioni ed analisi quantitative connesse alla costruzione del piano. Lucina Caravaggi, con Luca Colosimo, Annamaria Di Giovanni, Carlo Tarabella, Dana Vocino, Cristina Imbroglini, ha studiato e progettato gli aspetti ambientali. Patrizia Gabellini, con Pompeo Castignani ha studiato e proget6 tato gli aspetti normativi del Piano. Daniele Rallo, con Sergio Dinale ed Ezio Micelli, ha svolto le analisi di fattibilità. Alberto Tomei ha studiato gli aspetti geologici ed idrogeologici. Il gruppo di progettazione si é avvalso della continua collaborazione dei tecnici dell'Amministrazione Comunale. I tecnici del 3°e 5° Dipartimento, Assetto del Territorio e Lavori Pubblici, Daniela Alberti, Fulvio Agazzi, Giacomo Azzola, Guglielmo Baggi, Angelo Barbarisi, Alessandra Belloni, Massimo Casanova, Giorgio Cavagnis, Tiziano Cipriani, Luigi Ferrari, Diego Finazzi, Roberto Gaspani, Ismaele Manara, Francesco Nicoli, Giovan Giuseppe Pollio,Ruggero Rota, Dario Tadé, Marina Zambianchi hanno costituito l'interfaccia tra il gruppo di progettazione e la politica urbanistica della città. Essi hanno assicurato l'accesso alle basi informative, cartografiche e quantitative disponibili presso l'Amministrazione Comunale ed hanno permesso il loro continuo aggiornamento. Il gruppo di progettazione si é avvalso anche dei suggerimenti e delle indicazioni di altri studiosi e progettisti, in particolare: del gruppo di studiosi e ricercatori coordinato dal arch.Vanni Zanella incaricato della costruzione dell'Inventario dei beni architettonici e ambientali; dell'ing. Pietro Gelmini, Centro Studi Traffico, progettista del piano della mobilità; del prof. Gino Valle,progettista dapprima della Variante n.35 al vigente Piano Regolatore e successivamente del Piano Particolareggiato per l'area della Stazione; degli archh. Piercarlo Ferrari e Gianmaria Labàa, progettisti del Piano Particolareggiato di Città Alta, del prof. Sergio Crotti, progettista dei Piani Particolareggiati dei vecchi nuclei; dell'arch. Marinella Patetta, incaricata del Piano dell'Illuminazione cittadina; del prof. Roberto Gambino, progettista del Piano di settore: tempo libero, uso sociale e valorizzazione culturale del Parco dei Colli; del prof. Cesare Macchi Cassia, coordinatore e progettista, con Giuseppe Gambirasio e Gianluigi Sartorio, del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Bergamo; dei proff. Ugo Maione e Alessandro Paoletti e dell'ing. Giuseppe Pasinetti, progettisti, per conto del Consorzio di Bonifica, del Piano generale di ristrutturazione della rete fognaria di Bergamo; del dott. G. Rinaldi, direttore dell'Orto Botanico; di Stefan von Prondzinski, autore, per conto del Comune di Bergamo, dello studio sui "Percorsi attrezzati per cittadini con handicaps di mobilità"; dei tecnici della Usl n. 29, ora Usl 12. Il Segretario Generale del Comune di Bergamo dott. Domenico Paramatti e gli avvocati del Comune Pietro Gaggioli e Vito Gritti hanno fornito importanti contributi e consigli per le Norme del piano, l'ufficio di Piano e il Servizio Urbanistica in particolare per l'esame delle osservazioni. Piani e progetti per Bergamo: una mostra La mostra di S.Agostino rappresenta, nella storia di Bergamo e di una città italiana, un fatto del tutto eccezionale. Mai infatti una città ha potuto vedere, studiare, esaminare e valutare simultaneamente una così ampia serie di piani e di programmi che, investendola da differenti punti di vista, cercano di interpretarne i caratteri e di disegnarne il futuro. A S. Agostino sono infatti esposti: - il Documento Direttore del piano territoriale di coordinamento elaborato per conto dell'Amministrazione Provinciale da Cesare Macchi Cassia, Giuseppe Gambirasio e Gianluigi Sartorio; - il Piano di settore : tempo libero, uso sociale e valorizzazione culturale del Parco dei Colli elaborato, per conto dell'Ente Parco, dal prof. Roberto Gambino; - alcuni elementi del Piano della mobilità elaborato per conto dell'Amministrazione Comunale di Bergamo da Pietro Gelmini e dal Centro Studi e Traffico; - il nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Bergamo elaborato per conto dell'Amministrazione Comunale di Bergamo da Bernardo Secchi, Vittorio Gandolfi e dal gruppo di progettazione indicato nella pagina precedente; - alcuni primi elementi del piano dell'illuminazione cittadina elaborato, per conto dell' Amministrazione comunale, dall'arch. Marinella Patetta; - il Piano Particolareggiato di Città Alta elaborato per conto dell'Amministrazione Comunale, da Gianmaria Labàa e Piercarlo Ferrari; - i Piani Particolareggiati dei vecchi nuclei di Longuelo, Grumello, Colognola, Campagnola e Valtesse elaborati, per conto dell'Amministrazione comunale, da Sergio Crotti; - il Piano Particolareggiato per l'area del nuovo Tribunale elaborato, per conto dell'Amministrazione comunale, da Gino Valle; - i Piani Attuativi proposti dal nuovo Piano Regolatore. Si tratta, come ognuno può vedere, di un complesso di progetti e di piani assai importante che esplora la città ed il suo territorio attraversando le scale, mostrandone aspetti del tutto generali ed aspetti di dettaglio. Essi sono stati studiati ed elaborati da studiosi differenti, ciascuno dei quali, pur discutendo con gli altri, ha autonomamente mosso categorie analitiche, metodi di studio ed opinioni, in parte differenti. E ciò non di meno essi convergono verso un'immagine ed una proposta che ha i caratteri dell'unitarietà: della coerenza sostanziale e formale. Un itinerario possibile: Una mostra può ovviamente essere visitata secondo diversi itinerari. Essi possono corrispondere a diversi modi di immaginare il processo di formazione del piano: dall'analisi al progetto, dallo schizzo al disegno, dalla scala vasta al progetto di dettaglio o viceversa, dall'esplorazione dei caratteri di un luogo alla comprensione dell'insieme, dall'esplorazione progettuale all'interpretazione dei suoi caratteri e delle sue conseguenze, ecc. L'esposizione di S.Agostino é articolata in alcune "stanze" : ciascuna contiene un piano od una sua parte. Come naturale la più vasta é quella dedicata al nuovo Piano Regolatore di Bergamo, piano che ha dato l'occasione alla mostra ed alla riflessione che essa propone. Il visitatore potrà percorrere la mostra seguendo itinerari differenti: visitandola in senso orario, iniziando cioè alla sinistra dell'ingresso, troverà dapprima il nuovo Piano Regolatore Generale, i suoi studi preparatori, la sua versione"preliminare" ed infine la tavole definitive. Potrà metterle sullo sfondo dell'inquadramento territoriale offerto dal Piano territoriale del territorio provinciale, o dal Piano dei Colli, o sullo sfondo di alcuni piani di settore come quello dell'illuminazione cittadina e quello della mobilità. Percorrendo la mostra in senso inverso, anti-orario, il visitatore, troverà dapprima i piani ed i progetti per specifici luoghi, per i nuclei antichi di Longuelo, Grumello, Co- lognola, Campagnola e Valtesse, per l'area della Stazione, per Città Alta e per le aree per le quali il nuovo piano ha predisposto un "progetto norma". Potrà mettere questi piani e progetti sullo sfondo del piano generale, degli studi che l'hanno costruito, dei piani di settore e di un più ampio inquadramento territoriale. Il visitatore sarà così invitato ad attraversare di continuo le scale, a riflettere contemporaneamente su problemi e soluzioni con conseguenze che si ripercuotono differentemente nello spazio e nel tempo. La costruzione di una politica urbanistica non procede mai in modo lineare, dal generale al dettaglio o viceversa. Ciò che connota un qualsivoglia processo di costruzione politica é il dover sempre tener insieme le diverse dimensioni e le differenti scale dei problemi non forzando mai le loro soluzioni a coerenze meccaniche e formali. La mostra di S. Agostino offre per questo un'occasione unica per riflettere sulla città di Bergamo e sul suo territorio, sulle sue politiche passate e, soprattutto, su quelle future. 7 Pianta dell’esposizione in S.Agostino 8 Indici dei rapporti presentati nel febbraio 1993, gennaio 1994 e maggio 1994 1.Un nuovo piano per Bergamo Premessa 1. Bergamo 2. Sguardi differenti 3. Un sistema di differenze 4. Immagini di Bergamo Appendice A: Piani di recuperointegrato: l'applicazione della legge Adamoli a Bergamo nelle prime cinquanta iniziative presentate. 2.Progetto "preliminare" del nuovo Piano Regolatore Generale 3.Note alle osservazioni al progetto "preliminare" del nuovo Piano Regolatore Generale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9 10. 11. 12. 13. 14. 15. Premessa 1. Le "manchevolezze" del "preliminare" e la costruzione di un piano 2. Ulteriori indicazioni per il nuovo piano di Bergamo 3. Approfondimenti Allegato 1: L'Università Allegato 2: L'Ospedale Allegato 3: Alcuni pareri 4. Una conclusione 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. Premessa Il rilievo Una stratigrafia urbana Sotto la superficie Paesaggi Mappe ambientali Uno sguardo più ravvicinato La città che si abita Regimi normativi Un progetto "preliminare" Sistemi urbani L'insieme e il dettaglio Bergamo sud Un'ipotesi per Bergamo sud Le amministrazioni pubbliche L'Università Il tram Il nuovo Ospedale Stadio e Fiera Bergamo sud-ovest Gli spazi dell'abitare: Redona L'area Ote L'area Fob L'area Lastex Le norme del piano Appendice 1: La popolazione Appendice 2: I livelli di istruzione della popolazione bergamasca Appendice 3: La popolazione attiva e non attiva Appendice 4: Il patrimonio edilizio Appendice 5: Stima delle emissioni inquinanti in atmosfera 9 nota: le scale riportate nelle illustrazioni di questo rapporto si riferiscono alle tavole originarie esposte a S. Agostino. Dette illustrazioni hanno carattere eminentemente illustrativo e non sono da utilizzare come riferimento ai fini di una loro prescrittività, occorrendo in tal senso riferirsi alle tavole "Usi del suolo e modalità di intervento" e agli altri elaborati grafici di Piano. Quattro rapporti La relazione illustrativa del nuovo piano regolatore che qui viene presentata é costituita di più documenti elaborati a date differenti. Ciascuno di essi ha posto la propria attenzione su temi differenti: -l'inquadramento territoriale, Bergamo e il suo territorio, il primo rapporto del febbraio 1993; -la costruzione di una "città da abitare", "verde" e "che funziona" il progetto "preliminare" del gennaio 1994; -questioni specifiche, come l'Università e il nuovo Ospedale, il rapporto del maggio 1994; -la "struttura del piano" ed il suo contenuto prescrittivo, il rapporto qui presentato. Ciascuno di questi documenti fa parte integrante del piano, ne fornisce l'interpretazione originaria, ne chiarisce presupposti e articolazione tematica. Per questa ragione in questo ultimo rapporto si é evitato, se non nel caso di nuovi ed ulteriori approfondimenti, di ritornare su temi ed argomenti già esposti ed ampiamente argomentati nei rapporti precedenti. Per analoghe ragioni si é evitato di riprodurre in questa sede carte, diagrammi, tabelle, stime che già sono state esposte nei precedenti rapporti o in occasione della loro presentazione. Lo stesso criterio é stato seguito anche nell'ordinamento della mostra a S.Agostino ove, dei rapporti precedenti, sono state esposte solo le carte che non hanno subito mutamenti a segui- 10 to dei successivi approfondimenti. 4. Il nuovo Piano Regolatore Generale Premessa -percorsi 1. La costruzione del piano -accumulare conoscenze -dettaglio e frammento 2. Il progetto della città 2.1. Continuità e inerzia 2.2. Continuità e innovazione 2.3. Conservare e trasformare 2.4. Il piano come progetto della città 2.5. Sistemi 3. La struttura del piano -un indice ragionato -norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale di Bergamo -gli elementi costitutivi del piano -Il linguaggio del piano 3.1. Conservare la città 3.2. Il restauro e l'immagine della città 3.3. Trasformare la città 3.4. Materiali 3.5. Sistemi 3.6. Progetti 4. Le dimensioni del Piano 4.1. Volumi 4.2. Famiglie abitanti, abitazioni 4.3. Indici 4.4. Standards 4.5. Le dimensioni di Piano 4.6. Le dimensioni economiche -lo studio della fattibilità economico-finanziaria Bergamo 11 12 Premessa sposto i risultati conoscitivi, in- Queste pagine e le tavole che le terpretativi e progettuali via via accompagnano costituiscono il raggiunti. Progetto del nuovo Piano Rego- Sullo sfondo di queste pagine sta latore Generale della città di però anche, in posizione più o Bergamo. meno ravvicinata, il lavoro di al- Alle loro spalle stanno alcuni tri gruppi di progettazione inca- documenti di indirizzo elaborati ricati di studiare piani di livello dalla Giunta e dai diversi gruppi sovra-ordinato e sotto-ordinato, di Consiglieri Comunali, di alcu- come il Piano Territoriale di Co- ni contributi giunti dalle Circo- ordinamento della Provincia di scrizioni e due anni e quattro Bergamo, il Piano dei Colli, i mesi di lavoro di un vasto grup- Piani Particolareggiati di Città po di progettazione. Alta e dei vecchi nuclei di Colo- Dal 1 ottobre 1992 al 30 dicem- gnola, Campagnola, Grumello, bre 1994 questo gruppo ha parte- Longuelo e Valtesse, la Variante cipato ad un elevatissimo nume- 35 al piano regolatore vigente ro di riunioni e colloqui con la del 1972 per lo "sviluppo a sud", cittadinanza di Bergamo, ha e- i Piani di recupero ai sensi della saminato un numero altrettanto legge Adamoli (L.R. 2 aprile elevato di documenti, di proposte 1990, n.23) o semplicemente in- e di progetti, ha predisposto ed caricati di redigere, ai sensi del illustrato al Consiglio Comunale piano vigente, progetti di riuso, ed all'opinione tre modificazione o trasformazione "rapporti" tramite i quali ha e- di specifici luoghi o parti della pubblica città. Il Progetto di nuovo Piano Regolatore é così l’esito di un complesso "processo" cui ha partecipato, in differente posizione e con differenti ruoli e responsabilità, una molteplicità di attori tra loro interagenti in modi anche indipendenti da quelli proposti dal gruppo di progettazione. 13 Percorsi Gli studi per il nuovo Piano Regolatore di Bergamo sono iniziati nel settembre del 1992. Secondo gli impegni assunti con l’Amministrazione essi dovevano dar luogo a: -un primo “rapporto”, presentato pubblicamente ed esposto nel febbraio 1993, che indicasse il metodo di lavoro, i tempi delle diverse fasi di elaborazione del piano e le modalità atte ad assicurare una fattiva partecipazione delle forze sociali, economiche e culturali della città”; - un progetto “preliminare”, pubblicamente presentato ed esposto il 15 gennaio 1994 nella sala delle Capriate a Palazzo della Ragione e - il nuovo Piano Regolatore qui illustrato. Il dibattito seguito alla presentazione del “Preliminare” ha convinto il gruppo di progettazione dell’opportunità di presentare al Consiglio Comunale, il 30 maggio 1994, un ulteriore rapporto nel quale erano esposti in modi sistematici alcuni argomenti giustificativi delle proposte avanzate nel Preliminare stesso. Quattro principali “rapporti” scandiscono quindi le tappe fondamentali dell’itinerario percorso per la costruzione del Piano; un itinerario svoltosi seguendo differenti sentieri che di volta in volta si sono tra loro intersecati, uniti, lungo alcuni tratti sovrapposti, per tornare a separarsi ed a convergere infine nel nuovo Piano. Nel loro insieme essi hanno dato una direzione ed un senso ad una serie di "operazioni" nelle quali si rappresenta la strategia cognitiva e progettuale 14 del piano. I principali sono stati i seguenti: - il sentiero dell' “ascolto”: ascoltare vuol certamente dire promuovere e partecipare a riunioni, colloqui, seminari, assemblee; prendere nota, senza esprimere giudizi immediati, di ciò che vi viene detto, di chi lo dice, dei modi nei quali ogni cosa viene detta; costruire una rassegna dei desideri, delle esigenze e dei bisogni così come vengono percepiti, a differenti livelli di astrazione, dai diversi soggetti sociali. Proprio per questo ascoltare é anche essere posti di fronte al carattere molteplice della verità e dei discorsi che intendono “farla presente”. Chi ascolta é portato ad interrogarsi sulla forma dei discorsi, sugli argomenti utilizzati, sugli esempi che vengono portati a favore o contro, sui temi più frequentati, sul permanere di saperi inconsapevoli, sull’immaginario che li organizza. Chi ascolta con attenzione é portato a cogliere come le opinioni ed i giudizi si formano e radicano nell’esperienza che ciascuno ha della città, delle sue singole parti, dei singoli luoghi e manufatti. - il sentiero del “rilievo”: rilevare é in primo luogo vedere, percorrere, abitare, fare concreta esperienza della città e del territorio, lasciarsi sorprendere dai suoi aspetti ripetitivi od insoliti, annotare e memorizzare per poter confrontare. Chi rileva la città é inevitabilmente portato a scoprirne il carattere “corporale”, la resistenza, maggiore o minore, che essa offre ai movimenti dei corpi ed allo svolgersi di alcune fondamentali pratiche sociali: accompagnare i figli a scuola, fare la spesa, andare al lavoro, prendere l’autobus, parcheggiare la propria automobile, attraversare la strada, di giorno, di notte, l’estate, quando piove. Chi rileva é portato a cogliere anche ciò che manca; ma é soprattutto portato a studiare i modi nei quali i differenti “materiali” dei quali la città é fatta accolgono o respingono le diverse attività e pratiche sociali generando atteggiamenti di consenso o di rifiuto nei suoi confronti, producendo istanze per una riforma, per un diverso assetto e funzionamento dell’intera città o di sue importanti parti. - il sentiero dell’analisi: le ragioni dell’insoddisfazione collettiva ed individuale nei confronti della città non sono sempre evidenti, neppure nelle parole dei protagonisti, neppure nell’osservazione dei diversi manufatti e del loro stato. Coglierle significa sottoporre la città ad un’analisi critica pertinente; interrogarsi sul come essa possa essere diversamente praticata, sui suoi "tempi", sul come dovrebbero essere fatti od usati diversamente i suoi "materiali" costitutivi, sui soggetti che da una città mal fatta sono più fortemente penalizzati. - il sentiero dell’esplorazione progettuale: i differenti soggetti sociali costruiscono programmi spesso indefiniti, in alcuni casi incoerenti, in altri impossibili, nella maggior parte dei casi senza tener conto dei programmi altrui. La speranza di poter regolare la pluralità degli scopi e dei programmi solo attraverso procedure che definiscano la competenza di ciascun attore si é dimostrata insufficiente. Incapace, ad esempio, di garantire un complesso di prestazioni cui oggi si allude con i termini troppo evanescenti di "qualità urbana". Ascolto, rilievo e analisi tecnicamente pertinente consentono un avvicinamento alla definizione del contenuto di questi termini, ma non esauriscono la questione. In molti casi, solo mostrando attraverso uno specifico progetto una possibilità di modificazione dei luoghi, solo valutando i diversi elementi fisici, economici, temporali, operativi relativi alla fattibilità di un preciso e specifico progetto si riesce a mettere completamente a nudo i caratteri di un programma e l’intera serie delle sue conseguenze. Esplorare la città attraverso una serie di progetti, mostrare come alcune parti e luoghi potrebbero essere modificati o trasformati é uno dei modi di fare esprimere con maggior precisione ai soggetti direttamente ed indirettamente coinvolti i propri desideri, esigenze e bisogni. In questo senso l’esplorazione progettuale fa parte di una “strategia cognitiva” della città, prima che di un programma teso a risolverne i problemi. Un nuovo piano per Bergamo febbraio 1993. Frontespizio 1. La costruzione del piano in modo esplicito od indiretto, Un piano cresce per "accumula- progetti alternativi. Ad esse ed al zione tematica", non solo per loro ruolo abbiamo dedicato so- sviluppo di alcuni temi. Rara- prattutto il primo rapporto "Un mente esso cresce per "deduzio- nuovo piano per Bergamo". ne" da alcuni principi, tanto me- Allo studio degli "immaginari no come applicazione di "teorie". collettivi" ha fatto seguito la Questa quantomeno é la storia progressiva, sempre più articola- del nuovo piano di Bergamo. ta, definizione del "centro tema- All'inizio della costruzione logi- tico" del piano: la costruzione di ca del nuovo Piano sta il ricono- "una città da abitare", di "una cit- scimento e lo studio di alcune tà verde", di "una città che fun- "immagini": immagini della città zioni". Ad esso, alla sua articola- fisica e della società che la abita: zione, all'esplorazione in termini Bergamo come una "mano aper- progettuali delle sue conseguen- ta" verso il territorio o come in- ze, alla sua fertilità per la costru- sieme di "isole" gelose della zione di un adeguato e coerente propria identità; come una "mez- progetto complessivo, abbiamo zaluna" che si adagia attorno ai dedicato il "Progetto preliminare Colli o come maglia di un "reti- del nuovo Piano Regolatore Ge- colo" che organizza l'intera re- nerale", un documento che vole- gione circostante. Immagini co- va segnare una temporanea so- me queste hanno lungamente spensione del rumore degli even- convissuto tematizzando diffe- ti, un momento riflessivo durante rentemente la città e costruendo, il quale l'intera città venisse ri15 1. Progetto Preliminare del nuovo Piano Regolatore Generale gennaio 1994. Frontespizio 2. Note alle osservazioni al progetto "preliminare" del nuovo Piano Regolatore Generale maggio 1994. Frontespizio pensata. tipi, i modi e i tempi di interven- Un progetto necessita sempre di to, se ne é progressivamente argomenti che ne dimostrino la chiarita soprattutto la struttura legittimità. Per alcune proposte concettuale ed operativa. del "preliminare" é stata giusta- Alla illustrazione di questi aspet- mente richiesta una più ampia e ti sono dedicate le pagine di que- dettagliata motivazione. A ciò sto rapporto e le tavole esposte abbiamo dedicato le "Note alle in S. Agostino. osservazioni al progetto preliminare del nuovo Piano Regolatore". La costruzione del piano ha attraversato così una serie di fasi che hanno segnato progressivi "slittamenti ed accumuli tematici": alcuni temi si sono precisati, altri si sono aggiunti ai precedenti correggendo, modificando, dettagliando le proposte avanzate. I "caratteri" del piano si sono venuti nel contempo precisando: ne é divenuto più rigoroso il linguaggio, se ne sono chiarite le modalità di attuazione: i luoghi, i 16 Accumulare conoscenze Uno dei maggiori problemi della costruzione di un nuovo piano riguarda la "conoscenza" della città. I principali e più elementari strumenti conoscitivi sono solitamente, nelle città italiane, assenti: basi cartografiche non aggiornate, tecnicamente arretrate ed imperfette; archivi documentari dei diversi "materiali" che costituiscono la città dispersi e poco coerenti, interi settori per i quali ogni informazione attendibile é assente. Un lungo tempo e ingenti sforzi finanziari debbono solitamente essere compiuti per dotare la città ed il nuovo piano delle basi conoscitive minime, almeno di quelle che la legge prescrive. Nel caso di Bergamo, ad esempio, ha dovuto essere costruita ex novo una cartografia della città e del territorio comunale aggiornata e con caratteristiche tecniche adeguate. Iniziata poco prima dell'avvio degli studi del nuovo piano regolatore la costruzione della nuova cartografia di Bergamo non é ancora totalmente terminata. Una base cartografica, di caratteristiche adeguate, ma che ancora non ha esaurito la procedura di collaudo, é stata consegnata al gruppo di progettazione solo al la fine del mese di novembre; le basi digitalizzate all'inizio di dicembre 1994. La lunghezza ed il costo di queste operazioni dovrebbero fare attentamente riflettere. Il momento nel quale un piano viene presentato al Consiglio Comunale é solitamente quello nel quale la città dispone delle più estese ed aggiornate informazioni su sè stessa. Per quanto imperfetta e carente la conoscenza della città raggiunge in questa occasione un livello alto. L’archivio del sapere sulla città così costruito viene però molto spesso lasciato degradare, quantomeno invecchiare senza alcuna manutenzione ordinaria o straordinaria, senza alcuna ristrutturazione o trasformazione, soprattutto interrompendo l'accumulo di conoscenze che durante la costruzione del piano ha faticosamente preso avvio. Ciò diviene spesso causa di nuovi ingenti sforzi quando il piano dove essere aggiornato, variato, riformulato. Il problema si é ovviamente complicato da quando gli urbanisti o alcuni tra loro hanno modificato, in modi spesso radicali, le proprie "strategie cognitive" e progettuali, passando da un programma ritagliato a ridosso delle maggiori e più diffuse pratiche amministrative ad un programma che cerca di restituire anche la conoscenza che della città ha il cittadino comune; da quando cioé, oltre all’elaborazione di informazioni provenienti da fonti dotate di una consolidata tradizione tecnica (quali le informazioni censuarie od anagrafiche e loro assimilate) sono divenute importanti "operazioni" assai meno codificate quali lo "ascolto" e il "rilievo" della città; da quando infine da tecniche di rappresentazione "artigianali" si é passati all'uso pervasivo di tecniche altamente sofisticate e che, per alcuni versi, necessitano ancora di estese sperimentazioni. Le conoscenze, accumulate in modo spesso interattivo durante innumerevoli interviste, sopralluoghi, rilievi, passeggiate, campagne fotografiche, riunioni ed assemblee, esplorazioni progettuali, misurazioni di volumi edilizi e di volumi di traffico, di livelli di rumorosità, di inquinamento delle acque e dell’aria, tendono a depositarsi in archivi strutturalmente simili alla "memoria": in essi si accumulano parole, numeri disegni, immagini che ciascuno compone e ricompone secondo propri itinerari e scopi. Le conoscenze accumulate divengono un patrimonio comune allargato ad un sempre maggior numero di utenti. Conservare, mantenere ed aggiornare un "archivio della città" di questo genere non é impresa semplice, va oltre e riguarda la costruzione di ciò che viene solitamente indicato con i termini di "sistema informativo territoriale". Cionondimeno, ove si pensi alle conoscenze cui ha dato luogo la costruzione dei diversi piani in corso di elaborazione nell’area di Bergamo, concepire il piano come un "archivio della città" in formazione dovrebbe divenire un obiettivo importante per una futura politica culturale ed urbanistica della città. Se ne misurerà in seguito la portata. 17 Aree investite da Piani Particolareggiati studiati contemporaneamente al Piano Regolatore Generale Dettaglio e frammento Il territorio bergamasco é simultaneamente investito da una numerosa serie di piani; un’occorrenza rara, per qualche verso imbarazzante: piani concepiti entro una scala gerarchica ed immaginati come disposti lungo l’asse del tempo e della progressiva precisazione delle decisioni si trovano ad interagire tra di loro in modi non previsti ed a percorrere in modo “anomalo” lo spazio ordinato degli strumenti della pianificazione urbanistica. Lo studio di un piano di area vasta come il Piano Territoriale di Coordinamento, esteso a tutto il territorio provinciale e promosso dall’Amministrazione Provinciale finirà con il concludersi, indipendentemente dalle date di inizio, dopo quello del Piano Regolatore della città capoluogo; analoga sarà la storia degli studi del Piano dei Colli per alcuni importanti piani di settore; contemporaneamente gli studi di alcuni Piani Particolareggiati per zone assai importanti della città sono stati svolti e termineranno insieme allo studio del Piano Regolatore Generale del quale dovrebbero costituire gli strumenti di attuazione. A questi piani altri piani di settore si accavallano e, in parte, sovrappongono in modi che potrebbero rivelarsi contraddittori: il Piano della Mobilità, quello per la “zonizzazione acustica", quello per il risparmio energetico, quello relativo alla fattibilità geologica, alla "illuminazione cittadina". 18 Questa situazione ha sollevato nei mesi passati alcuni interrogativi ed alcune preoccupazioni: il timore, in particolare, che l’insieme dei piani potesse dar luogo ad un’immagine e ad una politica frammentaria e caleidoscopica del territorio bergamasco che non consentisse di assumere, da parte delle Amministrazioni interessate, scelte chiare ed univoche; il timore, più precisamente, che ciascun piano non potesse divenire “dettaglio” di un piano più ampio e complessivo, ma tendesse, inevitabilmente, a ciò sospinto eventualmente da divergenze di opinioni tra gli stessi progettisti, a divenire “frammento” di uno o più possibili discorsi urbanistici. Ogni situazione nuova e per alcuni versi imprevista costruisce e nasconde problemi di difficile soluzione. Quella però di Bergamo é forse anche una situazione di grande fertilità: per la prima volta una città italiana si trova a poter esaminare, valutare e discutere in modi approfonditi il "disegno" del proprio futuro, a poter collocare le previsioni ed i progetti relativi ad una parte del territorio, della società o dell’economia entro quadri previsivi e scenari sufficientemente ampi ed a poter valutare come alcune previsioni e progetti generali possano tradursi in previsioni e progetti specifici e di dettaglio. Per la prima volta una città italiana si trova a poter confrontare tra loro scenari, previsioni e progetti studiati e formulati da studiosi differenti che alle proprie conclusioni sono giunti percorrendo differenti itinerari an- che se tra loro colloquiando frequentemente. Cesare Macchi Cassia (coord.), Giuseppe Gambirasio, Gianluigi Sartorio: Schema direttore del Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Bergamo. 19 Pietro Gelmini, Centro Studi Traffico: Piano del trasporto urbano per il Comune di Bergamo 20 2. Il progetto della città complessiva della città contempo- La storia dell'urbanistica di Ber- ranea. Marcello Piacentini lo fece gamo in questo secolo mostra con grande abilità e senso della che ogni piano non sceglie in to- misura urbana: Bergamo ancor tale autonomia il proprio caratte- oggi vive dei "luoghi centrali" al- re, i propri obiettivi e le proprie lora disegnati e costruiti come strategie. Per quanto sensibile sia frutto di una lunga maturazione ai mutamenti dei comportamenti precedente. sociali, delle domande e dei desi- Muzio e Morini, con molto minor deri della popolazione alla quale successo, riprendendo in modi più viene proposto, ogni piano eredita ampi e generali quello stesso pro- dalla storia e dai piani precedenti getto, un insieme di problemi irrisolti, di dopo di dare una forma ed una progetti incompiuti, di opere ini- misura ad una città ancora chia- ziate e non terminate, di decisioni ramente distinta dalla campagna e maturate e parzialmente realizza- che si poteva prevedere in forte te, di attese consolidate, di diritti espansione. cercarono cinquant'anni e di immagini che difficilmente può rimuovere o dimenticare. 2.1 Continuità ed inerzia Ad un solo progetto, forse, nella storia recente di Bergamo é stato consentito di definire, sia pure in modi parziali e già largamente suggeriti dal passato, una "forma" 21 Il piano di Muzio e Morini 22 Il loro piano ha lasciato nel terri- lazione della società urbana ita- torio di Bergamo un "deposito" liana e di quella di Bergamo in assai consistente, maggiore di particolare, essi posero al centro quanto solitamente si ritenga, ha della loro riflessione, più che il salvato in particolare il Colle, ma progetto della forma e della misu- difficilmente riconosciamo oggi ra della città, la "scelta" ed i suoi nella città di Bergamo la chiara criteri. immagine che il loro piano pro- Analoga ed ispirata forse ad una poneva alla metà degli anni '50. ancor maggiore continuità é la Astengo e Dodi raccolsero i pro- storia, ricca di importanti succes- getti incompiuti, le opere iniziate si, della conservazione della città e non terminate, le attese consoli- antica, dai piani di Angelini alla date da quel piano e, riconoscen- metà degli anni '30 ai più recenti do il diverso ruolo di una città piani di recupero dei Borghi. "industriale" e di una città "dire- La Bergamo con la quale oggi ci zionale", li inserirono in un pro- confrontiamo non é getto con un diverso "centro te- Muzio e di Astengo, ma in alcune matico". sue parti si avvicina molto a quel- Per Astengo e Dodi, alla fine de- la di Piacentini e di Angelini e gli anni '60, quando la fase espan- ciò propone a chiunque si accinga siva della città aveva oramai inve- a rileggere e correggere la politica stito la regione circostante, diven- urbanistica di Bergamo seri inter- ne necessario costruire un quadro rogativi e problemi. di riferimento quella di comprensoriale. Consapevoli della maggior artico23 Il piano di Astengo e Dodi 24 La storia dell'urbanistica di Ber- dai ritardi, dalle sfasature ed ine- gamo dall'inizio del secolo ad og- vitabili contraddizioni della poli- gi non può infatti essere compresa tica urbanistica di Bergamo; dalla se non entro un'approfondita ana- lentezza con la quale vengono re- lisi dello spostamento progressivo alizzate le principali attrezzature del suo "centro tematico" e della ed infrastrutture urbane; dall'in- resistenza che allo stesso sposta- soddisfazione che ciò genera nei mento oppone l'inerzia delle rea- confronti della città contempora- lizzazioni precedentemente avvia- nea, dal disordinato emergere di te. proposte di miglioramento tra lo- Ogni piano diviene a Bergamo ro parzialmente contraddittorie. parziale realizzazione del piano precedente e ciò costruisce la sostanziale continuità dell'urbanistica di questa città, in parte anche le sue contraddizioni. La continuità é costruita a Bergamo dal progressivo consolidarsi e precisarsi di una immagine mentale della città; un'immagine condivisa da ogni cittadino e nella quale ognuno riconosce l'identità di Bergamo, la città che ognuno vorrebbe conservare. La resistenza é costruita, invece, 25 Il nuovo piano regolatore di Bergamo: il progetto "preliminare" riproduzione fuori scala 26 2.2. Continuità e innovazione richiesta di una città che possa es- Il nuovo piano fa parte di questa sere confortevolmente abitata: di stessa storia e con il lascito dei una città fatta meglio, che funzio- piani precedenti si deve misurare: ni, che rispetti l'ambiente, l'identi- correggendo ciò che ora ne appare tà dei luoghi e la memoria collet- un "errore", adattandone le previ- tiva. sioni al mutamento degli "scena- Lo sforzo del nuovo piano di Ber- ri", dei comportamenti e delle gamo é quello di dare una dimen- domande, risolvendo i problemi sione tecnicamente pertinente a rimasti insoluti, completando o queste aspirazioni, di non lasciar- modificando i progetti rimasti in- le nel vago delle formulazioni re- terrotti, ma aggiungendovi anche toriche, di tradurle in un progetto una propria, più aggiornata ed a- complessivo e coerente che possa deguata, "idea di città". e sappia dimostrare la propria le- Un piano infatti non é solo conti- gittimità sostanziale nei loro con- nuità, é anche innovazione: deve fronti. saper cogliere ciò che della storia Tre sono gli aspetti principali che della città costituisce il filo con- connotano in modi progressiva- duttore, ma deve anche saper rap- mente innovativi il nuovo piano presentare ciò che nella società e di Bergamo rispetto a precedenti nella città ha i caratteri ancora in- esperienze e ne costruiscono la definiti del "nuovo". struttura concettuale ed operativa. Il nuovo si rappresenta oggi a Essi possono essere indicati co- Bergamo, come in molte città ita- me: liane ed europee, soprattutto nella 27 Il nuovo piano regolatore di Bergamo: la struttura del piano. P.R.G. adottato 1995 28 - un progetto di "conservazione e degli spazi aperti della città ciò trasformazione" della città; che alla città conferisce un'identi- - una concezione del piano urba- tà e che, come tale, acquista la na- nistico come "progetto" della cit- tura di "monumento", di "bene tà; pubblico" che non può essere a- - una concezione della città per lienato o modificato; che deve "sistemi". perciò essere conservato e, se del 2.3. Conservare e trasformare caso, restaurato. Il primo aspetto porta a conside- Si tratta di un giudizio lentamente rare la città esistente, nella sua to- mutevole nel tempo, della storici- talità ed indipendentemente dal- tà del quale occorre essere consa- l'epoca della sua costruzione o dal pevoli, che ha investito, in passa- suo stato di degrado, come ogget- to, edifici e parti della città di di- to di continua, capillare, necessa- versa importanza ed estensione, ria, obbligatoria, manutenzione e che investe oggi anche estese par- conservazione; come oggetto cioè ti della città contemporanea e, so- di una serie di piccoli interventi prattutto, dei suoi spazi aperti. "diffusi" e "decentrati", dispersi entro lo spazio urbano e lasciati all'iniziativa dei singoli operatori, che solo eccezionalmente assumono il carattere della "straordinarietà". L'immaginario collettivo identifica però in alcuni degli edifici e 29 Il P.R.G. adottato 1995. Le aree soggette a "regole" (il restauro e l'adeguamento della città) riproduzione fuori scala 30 Il mutare delle pratiche sociali e società che la abita, alle sue esi- delle tecniche, di quelle igieniche genze, aspirazioni e desideri im- ed abitative, del trasporto e della plica sovente che se ne modifichi produzione in particolare, ha reso in parte il modo di funzionare, il più volte necessario in passato e carattere, eventualmente l'imma- rende tuttora indispensabile "ade- gine. guare" la città esistente alla socie- A Bergamo ciò vuol dire investir- tà che l'ha abitata e la abita. si di una grandissima responsabi- La ricchezza della città antica de- lità: per il valore intrinseco della riva in larga misura dalla continua città e del territorio, per il suo riscrittura del "palinsesto" urbano ruolo entro la società, la cultura e da parte delle generazioni che si l'economia della quale fa parte. sono succedute lungo la storia Per questo la trasformazione ri- della città. chiede un esame ed un giudizio La città contemporanea é solo il assai attento; un esame che coin- primo strato di una futura città an- volga l'intera cittadinanza, che tica; su di essa la nostra genera- accerti non solo la rispondenza di zione e quelle future lasceranno la ogni intervento alle regole di propria traccia: aggiungendo, to- comportamento che la città si é gliendo, modificando, ristruttu- data, ma anche la sua legittimità rando e naturalmente anche con- nei confronti delle aspirazioni servando. collettive. 2.4. Il piano come progetto della Il piano é il luogo ove ciò può av- città venire. Ben lungi dall'essere uni- Adeguare la città esistente alla camente carta ove si 31 Il P.R.G. adottato 1995. Le aree soggette a "progetto" (la trasformazione della città) riproduzione fuori scala 32 definiscono le procedure dell'inte- nea e che spesso viene colto ridut- razione sociale, il piano diviene tivamente come problema di "em- luogo ove si può collettivamente bellissement". verificare o falsificare la coerenza Molto più semplicemente si tratta tra i singoli interventi e un più di dire "quanto" e "dove" e con- generale progetto civile che li tra- temporaneamente anche "come", scende. "chi" e "quando", senza rinviare La città contemporanea, Bergamo questi aspetti a decisioni succes- in particolare, non necessita solo sive, consapevoli che nell'averli di una continua ridefinizione dei separati sta forse uno dei più gra- rapporti tra i singoli soggetti so- vi errori dell'urbanistica che ci ha ciali, dei modi nei quali essi inte- preceduto. ragiscono e di quelli nei quali pe- Il nuovo piano di Bergamo cerca ne e premi vengono tra loro ridi- di ridare unitarietà al progetto ed stribuiti; neppure solo di una con- all'immagine urbana, di costruire tinua, sempre più precisa, ridefi- un orizzonte di possibilità e cer- nizione dei rapporti quantitativi tezze per i singoli, ma di costruire tra i diversi spazi e le loro desti- anche un orizzonte di senso per nazioni. l'intera città e ciò facendo si trova La città contemporanea necessita a dover affrontare temi certamen- anche ed in modo urgente di una te poco frequentati dall'urbanisti- ridefinizione della propria imma- ca del nostro paese. gine: un problema cui sta dedicando i propri sforzi la migliore urbanistica europea contempora33 Il P.R.G. adottato 1995. Il sistema dei luoghi centrali riproduzione fuori scala 34 2.5. Sistemi blemi, ma anche viva. Nella ricerca dell'unitarietà del Periodicamente la città separa ciò progetto e dell'immagine urbana che si é troppo mescolato: espelle la prima mossa consiste nel con- qualcosa da alcune zone e dà luo- siderare la città come costituita di go alla formazione di zone specia- parti definite in base al loro ruolo, li. Gradualmente, nel tempo, la più che alla loro funzione. città ha allontanato da sé, non Bergamo, come molte città con sempre a ragione, i morti, i mala- una lunga storia alle proprie spal- ti, i carcerati, gli animali, le indu- le, é tuttora caratterizzata, in mol- strie, i depositi, i fumi, i rumori, te sue parti, da una forte frammi- gli odori. Gran parte dell'urbani- stione funzionale, tipologica e stica degli ultimi due secoli si é simbolica: officine e laboratori occupata di separare ed allontana- artigiani, piccole industrie, eserci- re, di dar luogo a situazioni parti- zi commerciali, attività di servi- colari: un movimento che ha im- zio, amministrative e direzionali, portanti giustificazioni alle pro- edifici scolastici e del culto, te- prie spalle, che, seppur rallentato, stimoni di epoche, di tecniche co- continua e non può essere total- struttive e di pratiche sociali dif- mente contraddetto. ferenti, in molte parti della città si Due importanti idee hanno guida- mescolano variamente tra loro ed to la pratica della "zonizzazione" alla residenza; edifici seriali si nella sua oramai lunga storia. La mescolano a monumenti; il nuovo prima, che ne segna l'origine e l' si mescola al vecchio ed all'antico attuale natura, é che separando si e ciò rende la città ricca di pro35 Il P.R.G. adottato 1995. Il sistema del verde riproduzione fuori scala 36 può diminuire intolleranza e con- complicato di quanto inizialmente flitto: tra il silenzio della residen- previsto e che il carattere mono- za e il rumore dell'officina, ad e- funzionale di molte parti della cit- sempio. La seconda, che ha gui- tà di recente costruzione solleva dato il progetto dell'urbanistica problemi di portata analoga a del "movimento moderno", é che quelli conseguenti alla frammi- definendo i caratteri funzionali di stione. ciascuna parte della città se ne po- Il tema si é spostato ed é divenuto tesse definire anche ruolo, forma più difficile: dalla separazione al- ed architettura. l'esame della compatibilità; da un Le esperienze più recenti hanno principio che si riteneva certo e di problematicamente posto entram- facile applicazione, "ogni cosa al be queste posizioni sullo sfondo suo posto", ad un criterio storica- della conservazione e del conse- mente determinato ed in costante guente "riuso" degli edifici e degli movimento quale quello, altamen- spazi della città esistente; hanno te interpretativo, che porta a rico- introdotto una distanza tra i carat- noscere oggi nei diversi luoghi e teri fisici della città e delle sue nelle diverse parti della città si- parti, la loro architettura e le fun- stemi di affinità ed opposizioni. zioni che esse ospitano. I "sistemi" sono questo: insieme Contemporaneamente esse hanno di luoghi che complessivamente mostrato che ogni processo di se- assumono un ruolo peculiare al- parazione e allontanamento, di l'interno della città, nei quali sono "zonizzazione" della città esisten- ospitate solo in modo prevalente te, é, nei fatti, assai più lento e 37 Il P.R.G. adottato 1995. Il sistema della residenza riproduzione fuori scala 38 determinate funzioni e che, nel dei luoghi centrali, quello della loro complesso, danno struttura, residenza, quello della produzio- forma e senso riconoscibili alla ne, non sono costituiti da aree ne- città. cessariamente contigue. L'attribuzione di un luogo, di una Ogni sistema é formato di parti parte di città ad un sistema piutto- distinte, ambiti funzionalmente e sto che all'altro non dipende uni- morfologicamente definiti: ad e- camente dalle funzioni ospitate o sempio, i luoghi centrali alla scala che vi possono essere collocate, urbana e metropolitana ed i "cen- ma anche dalla sua posizione ri- tri civici" di quartiere. L'articola- spetto l'intera città, dai suoi carat- zione dei diversi sistemi interpre- teri morfologici e tipologici, dalle ta, non descrive la città. soluzioni date ai problemi del I differenti sistemi sono, infine, traffico e della sosta, dalle rela- composti di differenti "materiali zioni che si stabiliscono tra le di- urbani": le strade, le piazze, gli verse attività e, infine, tra gli stes- spazi aperti in genere, gli stessi si sistemi. edifici assumono, entro ciascun Alcuni sistemi sono connotati dal- sistema, caratteri diversi e si ag- la continuità fisica, tipicamente gregano tra loro secondo modalità quello della mobilità ed, intenzio- differenti. Solo un osservatore di- nalmente, quello del verde; la stratto può dire che il "Sentiero- continuità fa parte della loro stes- ne" é fatto di aree pavimentate, di sa natura e, come nel caso del si- alberi e case come piazza della stema del verde, degli scopi che Stazione e solo se pigro può ri- essi si prefiggono. Altri, il sistema nunciare a "dire" in cosa consi39 stano le differenze, come i differenti "materiali urbani" costruiscano, nei due casi, spazi con ruoli differenti. 40 Il P.R.G. adottato 1995. Il sistema della produzione riproduzione fuori scala 41 3. La struttura del piano struiscono entro lo spazio fisico Alla natura analitica ed interpreta- della città. tiva dei precedenti rapporti i dise- Espressione del nuovo piano, rife- gni ed i testi del Piano oppongono rite al suo contesto ed alle circo- un carattere "prescrittivo". Esso si stanze della sua produzione, ma rappresenta in modo esemplare componente anche del più vasto nelle "norme". sistema normativo esistente, le Per questo motivo il rapporto se- norme del nuovo piano di Berga- guirà, nel suo svolgimento, quello mo tendono a configurarsi come delle norme, cercando di far coin- luogo di confluenza di "regole cidere ordine argomentativo e nuove" e di "regole sedimentate". struttura normativa. In modo del tutto analogo i "dise- Le norme tecniche vengono spes- gni" del piano sono luogo di con- so considerate un "manifesto" del fluenza di un progetto che "con- piano: un documento capace di serva" e che "trasforma" la città restituirne, quanto i "disegni", in- esistente. tenzioni e ruolo. L’idea é quella di cambiare per- Da questo punto di vista la strut- ché é necessario, inglobando però tura delle norme riveste una stra- nel nuovo ordine del discorso ciò ordinaria rilevanza: scelta degli che già é adeguato. argomenti, gerarchie e sequenze sono gli omologhi, nello spazio dei comportamenti sociali, delle scelte dei luoghi, delle sequenze e delle gerarchie che i disegni co42 Il P.R.G. adottato 1995. Il sistema della mobilità riproduzione fuori scala 43 Schema delle relazioni tra i diversi elementi del piano Rapporti del gruppo di progettazione: 1. “Un nuovo piano per Bergamo, primo rapporto sul nuovo Piano Regolatore Generale", febbraio 1993 e tavole allegate 2. “Progetto preliminare” del nuovo Piano Regolatore Generale, gennaio 1994 e tavole allegate 3. Note alle osservazioni al progetto "preliminare" del nuovo PRG, maggio 1994 4. Rapporto preliminare per l'esame delle osservazioni mosse al nuovo Piano Regolatore Generale, aprile 1996 Elementi costitutivi del PRG Allegati del PRG a. Planimetria di inquadramento territoriale e sintesi delle previsioni urbanistiche dei comuni confinanti (scala 1: 25.000, n.1 foglio) b. Planimetria dello stato di fatto (Carta tecnica comunale numerica: scala 1:5.000, n.3 fogli; scala 1:2.000, n.43 fogli) c. Tavola dei vincoli (legge 1497/39, 431/85, 3267/23, 1089/39, 58/63, ecc., scala 1:5.000, n.3 fogli). d. Tavola delle zone di interesse archeologico o di presumibile interesse archeologico, (scala 1:10.000, n.1 foglio) e. Pianificazione sovracomunale ( estratti del P.T.C. e del P.T.L. del Parco dei Colli) f. Relazione illustrativa (costituita dal 1° Rapporto : Un nuovo Piano per Bergamo - febbraio 1993; 2° Rapporto: Progetto “preliminare” del nuovo Prg15.1.94; 3° Rapporto: Note alle osservazioni al progetto “preliminare” del nuovo Prg- 26 maggio 1994; 4° Rapporto: Progetto del nuovo Prg corretto in seguito alle controdeduzioni alle osservazioni - 3.12.1998) g. Tavola delle zone omogenee ex d.m. 1444/68; (scala 1: 5.000, n.3 fogli) h. Azzonamento all’interno e all’esterno del perimetro del centro edificato, azzonamento centro storico: - Perimetrazione del centro edificato (art.18 Legge 865/71) (scala 1:5.000, n.3 fogli) - La struttura del Piano: i sistemi (scala 1:10.000, n.1 foglio) - Parametri urbanistici (scala 1:5.000, n.3 fogli; scala 1:10.000, n.1 foglio) - Usi del suolo e modalità d’intervento (scala 1:2.000, n.43 fogli; scala 1:1.000, n.6 fogli) i. Le zone di recupero (ai sensi dell’art. 27 della l457/78, scala 1: 10.000, n.1 foglio) l. Norme tecniche di attuazione (comprese nella Relazione illustrativa del Progetto del nuovo Prg) m. Inventario dei Beni Culturali Isolati n. Tabella e planimetria della capacità insediativa e relativi standards (scala 1:10.000, tabelle standards, Analisi delle dimensioni del Piano) o. Stima sommaria dei costi: analisi di fattibilità finanziaria del nuovo Piano Regolatore Generale p. Lo spazio verde nella città antica osservazioni critiche per la guida agli interventi q. Piano energetico - ambientale r. Indagini geologiche di supporto alla redazione del nuovo Prg (Piano di fattibilità geologica) s. Analisi delle esigenze di spazio delle Amministrazioni Pubbliche e proposte di utilizzo delle proprietà comunali t. Le Guide agli interventi sul territorio Tav. A - Inquadramento territoriale Tav. B1 - Articolazione del sistema dei luoghi centrali Tav. B2 - Articolazione del sistema del verde Tav. B3 - Articolazione del sistema della residenza Tav. B4 - Articolazione del sistema della produzione Tav. B5 - Articolazione del sistema della mobilità Tav. C1 - Tipi di intervento: la trasformazione (progetti norma) Tav. C2 - Tipi di intervento: la conservazione e l’adeguamento (manutenzione, risanamento, ampliamento, ristrutturazione) Tav. C3 - Tipi di intervento: il restauro Tav. D - Materiali complessi degli spazi aperti (n.2 fogli) Tav. E1 - Le Pavimentazioni: stato di fatto Tav. E2 - Le Pavimentazioni: i tipi di intervento Tav. E3 - Le Pavimentazioni: una grammatica Tav. F - Piste e percorsi ciclabili Tav. G - Percorsi per disabili Tav. H - Attività commerciali Tav. I - Attività produttive Tav. L - Scuole Tav. M - Attrezzature sportive Tav. N - Standards di fatto e di progetto Tav. O1 - parametri urbanistici Tav. O2 - parametri urbanistici: indici massimi Tav. O3 - parametri urbanistici: altezze massime Tav. O4 - parametri urbanistici: rapporti di copertura massimi Tav. O5 - parametri urbanistici Prg 1969: rapporti di copertura massimi Relazioni tematiche 1. Lo spazio verde nella città antica. Osservazioni critiche per la guida agli interventi 2. Analisi delle dimensioni del nuovo Piano 3. Analisi di fattibilità finanziaria del nuovo Piano 44 La città "vista dal di dentro": pianta dei piani terra in Borgo S. Alessandro. Indagini in scala 1:500 riproduzione fuori scala 45 46 3.1. Conservare la città meditate prima di essere intrapre- Conservare la città é operazione se. apparentemente paradossale, che Chiunque esamini, ad esempio, sembra trovare con difficoltà ar- una pianta della città "vista dal di gomenti razionali a proprio soste- dentro", uno strumento oggi indi- gno e che per questo fa spesso ri- spensabile per impostare qualsi- corso ai buoni sentimenti, al man- voglia ragionamento sulla conser- tenimento delle apparenze od al- vazione, si rende immediatamente l'invettiva: al culto della "memo- conto di alcune importanti diffe- ria", della "facciata", della "data- renze tra gli edifici "seriali" ed i zione", dello "stile", all'incom- "palazzi": una differente dimen- prensione od al disprezzo di ciò sione dei locali che denuncia travi che é nuovo e diverso; di differente lunghezza e costo. Ma una politica di conservazione La città contemporanea é costrui- della città può essere costruita an- ta e trasformata in una situazione che diversamente. opposta, di evidente "surplus" Per secoli la città é stata costruita, tecnologico, di tecniche costrutti- mantenuta, ristrutturata, demolita ve più che sufficienti per soddi- e ricostruita in una situazione di sfare ogni desiderio. Costruire "deficit" tecnologico: costruire e oggi é, in senso relativo, meno modificare erano operazioni co- costoso di un tempo e sensibil- stose e tecnicamente difficili; non mente più facile. tutti i desideri potevano essere Sullo sfondo dell'impetuosità e soddisfatti. Per questo erano an- del "disordine" con i quali la città che operazioni lente e lungamente contemporanea é cresciuta, di- struggendo, rifacendo, trasfor- zioni e costi sul periodo lungo, mando la città antica stanno evi- cioè sugli anni futuri. denti trasformazioni della società, Conservare la città é, in primo modifiche dei valori, dei compor- luogo, rallentare il ritmo della sua tamenti, dei desideri e delle esi- trasformazione, frapporre una re- genze, della struttura della spesa sistenza ad un flusso tanto veloce delle famiglie e delle imprese; ma da non consentire una adeguata tutto ciò si é accompagnato ed, in costruzione e maturazione dei parte, é stato guidato da una mo- problemi, delle loro soluzioni e difica sostanziale, rispetto i secoli dei conseguenti progetti. passati, dei costi di produzione e Una politica di conservazione dei prezzi relativi dei differenti cerca beni e servizi. rapporti tra le diverse parti della Nelle città italiane, Bergamo di ristabilire corretti città, i loro "materiali" costitutivi, compresa, questo andamento é le loro funzioni ed il loro ruolo. stato esaltato, nei decenni più re- Una politica di conservazione non centi, da una evidente sottovalu- nasce entro una riflessione sull'e- tazione dell'importanza del "capi- stetica della città, anche se ne tale fisso" urbano: della necessità viene inevitabilmente ad essere di accompagnare l'espansione del- informata; tanto meno nasce da la città con una adeguata dose di atteggiamenti nostalgici di un infrastrutture ed attrezzature. Ciò passato irriproducibile, o da giu- ha abbassato i costi di produzione dizi ingenerosi nei confronti della della città nel breve periodo, ov- città contemporanea. viamente riversando contraddi- Per questo una politica di conser47 vazione della città é, in primo luogo, una politica di continua ed ordinaria manutenzione dei suoi edifici e dei suoi spazi aperti e, periodicamente, diviene una politica di loro "adeguamento": di risanamento di edifici o spazi antigienici, di ristrutturazione di ciò che non é più in grado di funzionare, di demolizione di ciò che appare ridondante e posticcio, di ampliamento della strada, del giardino, dell'edificio che appare troppo stretto, di restauro di quanto l'immaginario collettivo identifica con i caratteri più propri della città. 48 Tipi di intervento: la logica della conservazione e trasformazione 3.2. Il restauro e l'immagine della rattere di eccezionalità nella vita città di un "monument vivant". Al termine restauro sono stati at- La gran parte dei restauratori con- tribuiti nel tempo significati tra corda con l’impossibilità di defi- loro anche molto distanti. nirne regole generali, ma questa Ciò che con questo termine il affermazione deve essere intesa nuovo piano di Bergamo intende nel senso che non possono esiste- sono le "operazioni di modifica- re in questo campo "divieti" o zione" dei "monuments vivants", pregiudizi assoluti legati, ad e- di quegli edifici e spazi aperti sempio, cioé l’insieme dei quali costruisce "com’era, dov’era". In alcuni casi, la mappa mentale di un luogo, di e ciò è chiaro quando si prenda in una città. considerazione il restauro del "Monuments vivants" o oggetti di "moderno", appare del tutto ra- "culto di massa" sono gli edifici e gionevole procedere alla ricostru- gli spazi aperti antichi o recenti zione dell’edificio distrutto, come entrati parte nel caso del Padiglione di Arte dell’immaginario collettivo, nei contemporanea di Ignazio Gardel- quali si riconosce e si rappresenta la a Milano o in quello del restau- una collettività e che, ciò non di ro-ripristino del Weissenhof a meno, sono nel tempo sottoposti a Stoccarda e di tanti altri quartieri processi di modificazione legati "moderni" a Berlino, a Zurigo od all’uso e alla trasformazione delle a Milano, ma ciò che appare im- pratiche sociali. portante rimarcare è il carattere L’intervento di restauro ha un ca- eccezionale dell’intervento di re- al "ripristino" o al restauro manutenzione adeguamento ordinaria e straordinaria risanamento modificazione far ristrutturazione nuova edificazione conservazione a trasformazione 49 stauro nella vita di un edificio o di uno spazio aperto e la necessità di una manutenzione continua che li mantenga in "condizioni ottimali di integrità e funzionalità". Tra le considerazioni riportate nella carta del Restauro del 1987 (in: Paolo Marconi, Il restauro e l’architetto, Marsilio, 1993, p.212 e segg.) l’affermazione della necessità del recupero dell’arte di costruire, dell’impiego di tecniche tradizionali e degli stessi materiali, quando sostituiti, è l’elemento centrale di una rinnovata riflessione sulla conservazione della città. 50 Il P.R.G. adottato 1995. Tipi di intervento: la conservazione e l'adeguamento (manutenzione, risanamento, ampliamento e ristrutturazione) riproduzione fuori scala 51 Il P.R.G. adottato 1995. Tipi di intervento: il restauro riproduzione fuori scala 52 Il P.R.G. adottato 1995. Tipi di intervento: la trasformazione (Progetti Norma) riproduzione fuori scala 53 54 3.3. Trasformare la città cui veniva affidato un ruolo cru- Per decenni le città si sono tra- ciale. sformate senza che alcuno fosse Il problema si é di molto compli- pienamente consapevole e re- cato quando la trasformazione ha sponsabile di molti importanti a- cominciato a riguardare, in modo spetti dei fenomeni in atto. pervasivo, non solo la parte in Regolando principalmente alcuni "aggiunta" della città, la sua e- aspetti attinenti le ubicazioni e le spansione, ma anche estese parti quantità, le politiche urbanistiche della città consolidata o di un ter- del passato hanno ritenuto di go- ritorio esterno già intensamente vernare implicitamente anche ca- urbanizzato. ratteri morfologici e tipologici La sovrapposizione di indici di delle diverse parti della città e lo- edificabilità elevati ad un territo- ro modificazioni. rio meno densamente edificato, la In realtà per lungo tempo, sino a definizione di rapporti di copertu- tutto il periodo tra le due guerre, ra, di distanze tra gli edifici, di definire la densità di una zona di allineamenti assai differenti da espansione voleva dire, con l'aiuto quelli precedenti e correttamente del regolamento edilizio, definir- conseguenti al programma del- ne anche i principali caratteri spa- l'urbanistica moderna, ha costrui- ziali: tipi edilizi e principi edilizi. to, soprattutto nelle parti periferi- Ma già alla fine del secolo scorso, che della città, un paesaggio ur- continuando una tradizione mai bano connotato da ciò che oggi interrotta, molti piani studiavano appare un eccesso di eterogeneità. attraverso specifici progetti zone La città contemporanea ha biso- gno di ridefinire i caratteri del oggi cruciali: proprio spazio e le regole delle a. le nuove scale e le nuove misu- quale può essere esito. re della città, dei suoi edifici e dei E' questo e non altro il motivo per suoi spazi aperti: la scala e la mi- il quale di recente si é tornati ad sura del "nuovo Sentierone" at- una concezione del piano come torno all'ex scalo merci e quella progetto della città ed, attraverso dei "centri civici" di quartiere o una serie di esplorazioni, si é cer- della residenza nel verde come a cato di comprendere meglio quali Redona, a Valtesse, a Longuelo; possano essere i "materiali" urba- b. la dilatazione degli spazi aperti ni che costituiscono la città con- e la conseguente necessità di de- temporanea. finirne con maggior precisione I progetti del nuovo piano di Ber- caratteri funzionali e formali; di gamo, che esplorano ad una scala precisarne un'architettura che li di dettaglio, insolita rispetto ai svincoli da debiti immotivati nei precedenti piani regolatori della confronti città, circa ottanta importanti luo- ottocentesco: ghi, parti od ambiti territoriali, Sentierone", nel "parco sud", nel hanno, in primo luogo, questo "bosco delle industrie; scopo. c. il confronto con le "tracce del I caratteri dello spazio urbano che moderno", con la grande infra- in essi si rappresentano sono ov- struttura, con i grandi "recinti" viamente differenti per le diverse delle maggiori attrezzature urbane parti della città, ma sempre essi si o dei manufatti industriali di- confrontano con alcune questioni smessi. Aree come quelle della del passato sette- come nel "nuovo 55 56 Fob, Fervet, Cesalpinia, Lastex, del paesaggio urbano che si sta Magrini, Ote, Atb, l'ex Macello, progettando. non sono di dimensioni tali da po- Nella città antica era alto il cam- ter fare immaginare nuove "citta- panile, la cupola, la torre e ciò delle" che costruiscano in modi consentiva allo sguardo di co- esemplari e "dimostrativi" nuove struire al contempo la mappa to- relazioni al proprio interno e con pografica e simbolica della città: il contesto, né sono "monuments alto e basso erano termini dotati vivants" dei quali occorra conser- di significato e valore collettivo. vare e restaurare le vestigia. Ma le I valori della società contempora- tracce del pur recente passato ne nea sono parzialmente diversi, ma suggeriscono inevitabilmente i ciò non vuol dire che non si possa modi di un diverso uso e assetto; e non si debba ricostruire un oriz- d. la costruzione di una gramma- zonte di senso per la città. tica dell' "alto e del basso"; edifici e. la costruzione di "sequenze". alti ed edifici bassi non sono solo La città contemporanea é conno- differenti dal punto di vista degli tata soprattutto dalla discontinuità indici di edificabilità (il che non é degli spazi e dei percorsi e ciò detto che sia), ma soprattutto in genera "fatica" per l'abitante, fati- quanto entro lo spazio urbano fi- ca fisica e fatica nel riconoscere niscono col costruire riferimenti ed orientarsi nello spazio. Essa diversi e proprio questo aspetto provoca anche fragilità del siste- solleva questioni in ordine alla ma ambientale. Ricostruire la importanza di una preventiva pre- continuità nella città non può es- figurazione, realistica e puntuale, sere come cercare una via, per quanto tortuosa, nel bosco; né può specificità a ciascun luogo. Ciò oggi coincidere con la ricerca di significa in altri termini confron- semplici riferimenti "prospettici". tarsi con un altro grande tema, Costruire una percorribilità della che ogni epoca ha affrontato: città vuol dire confrontarsi nuo- quello vamente con il carattere sequen- linguaggio urbano, dei modi, del- ziale di uno spazio urbano dilatato le forme, dei materiali, attraverso e segnato dalle tracce sia dell'an- i quali, alle differenti scale, la so- tico, sia del moderno, può voler cietà contemporanea si esprime. dire, più in particolare, Un tema che il piano lascia sullo f. la costruzione di una grammati- sfondo, ma che dovrà con perse- ca degli impianti vegetazionali veranza essere affrontato nella sua seguendo le orme dei grandi e- lenta attuazione. sempi della costruzione di un passati della stessa Ber- gamo, fare ricorso, nelle diverse parti della città e nelle diverse situazioni, a "materiali" vegetazionali scelti in base ad appropriate caratteristiche tecniche e g. la costruzione di una grammatica della luce, pensare all'illuminazione cittadina come ad un impianto tecnico, ma anche architettonico-urbanistico teso a dare percorribilità, riconoscibilità e 57 Schemi ("matrici") compositivi di differenti materiali semplici in un materiale complesso 1. materiale lineare (es. strada) 2.materiale areale (es. campo sportivo) RTI_MaterialeLineare.tif RTI_MaterialeAreale.tif 1. materiale lineare (es. strada) 2.materiale areale (es. campo sportivo) 58 3.4. “Materiali” li siano, cioè, i “materiali costitu- La città contemporanea ci appare tivi” dello spazio urbano e del ter- spesso malfatta nelle sue diverse ritorio bergamaschi. parti e nei suoi singoli elementi. “Materiale” è tutto ciò che può Dimensioni (di strade, percorsi, essere combinato in una composi- slarghi...), sequenze, materiali co- zione: “materiale urbano” è tutto struttivi impiegati, singole solu- ciò viene utilizzato con tecniche e zioni di dettaglio nel loro acco- modalità compositive differenti stamento ci appaiono frequente- per costruire la città nelle sue di- mente non corretti, inadatti ad una verse parti. città che si proponga di essere L’attenzione è stata confortevole e poco faticosa da modo particolare ai “materiali” percorrere, da abitare, da usare. che costruiscono gli spazi collet- La necessità di tornare a riflettere tivi della città, interrogandosi sul- sul tema del buon costruire, sulle la necessità di conservare, ade- tecniche compositive e costruttive guare, ma anche innovarne il vo- alla scala urbana pone una rinno- cabolario, vata serie di questioni. Il nuovo “materiali” che meglio rispondes- piano di Bergamo ha, seppur in sero alle mutate pratiche sociali, modo alla nuova dimensione ed alla di- parziale, cercato di rivolta in introducendo nuovi affrontarle. versa spazialità della città con- Ragionare su “come” la città è temporanea e dunque fossero, in fatta ha significato in primo luogo qualche misura, legati alla sua capire “di cosa” la città ed il terri- nuova forma. A partire dallo spa- torio di Bergamo siano fatti, qua- zio pubblico si costituisce l’immagine della città, in termini successione di differenti elementi di visibilità, orientamento (far semplici entro una “frase” speci- mente locale), costituzione di fica per ogni contesto e lungo un nuovi riferimenti, leggibilità della “asse paradigmatico” ove si di- città. spongono le permutazioni aconte- I materiali costitutivi della città si stuali dei diversi elementi sempli- suddividono in materiali semplici ci. Nei progetti è stata esplorata e in materiali complessi. soprattutto la prima linea di ricer- Dei materiali semplici, carreggia- ca, negli abachi sono riportate le te stradali, spazi per la sosta au- modalità tipiche di aggregazione tomobilistica, marciapiedi, rampe, e composizione paradigmatiche: piste ciclabili... possono essere abbiamo indicato tutto ciò con i definite attraverso abachi le carat- termini di “matrice compositiva”. teristiche tecno-morfologiche e Essa fornisce indicazioni circa i funzionali, nonché le dimensioni. modi nei quali diversi “materiali”, Condizioni essenziali sono la si- in differenti situazioni ambientali, curezza, la pulizia, la durata degli possono essere tra di loro compo- spazi aperti pubblici. sti per dar luogo ad un insieme di I materiali complessi derivano spazi collettivi: strade, parcheggi, dall’aggregazione e dalla compo- percorsi, sizione di materiali semplici se- ecc. attrezzature sportive, condo sequenze tipiche. Possiamo immaginare il materiale complesso come organizzato lungo un “asse sintagmatico” che ordina la 59 60 3.5. Sistemi analoga: ad esempio reinterpre- Materiali semplici e complessi si tando i diversi materiali costituti- aggregano e compongono dando vi della città; considerando gli luogo alla formazione di “siste- standards come aree di servizio mi”. alla residenza, oppure come mate- Il concetto di sistema richiama riali costitutivi dei “centri civici”, quelli di “identità”, di “apparte- cioè come parte del sistema dei nenza” e di “integrazione”. luoghi centrali. Ogni “materiale”, ogni luogo ed Ogni sistema é costituito di mate- ogni parte di città appartengono riali “puntuali” (come una chiesa, ad un sistema perché dotati di una un supermercato, un giardino, un specifica identità; appartenendo parcheggio), di materiali “lineari” ad un sistema fanno parte di uno (come un viale alberato, una ban- specifico e sistematico insieme di da, una strada commerciale, una relazioni. urbanizzazione lungo una strada) La storia della città lentamente e di materiali “areali” (come un ed in modo continuo rafforza e parco, un quartiere residenziale, modifica l’identità dei diversi ma- una zona industriale,ecc). teriali, dei diversi luoghi e parti di I materiali costitutivi della città città, di continuo modifica le loro hanno un ruolo, una funzione, of- relazioni reciproche, li allontana o frono delle prestazioni, ma hanno li unisce e, con ciò, di continuo anche una forma. La città é luogo riconfigura, riperimetra, riarticola, di incontro, opposizione e inte- ridefinisce i diversi sistemi. grazione di forme, non solo di Anche il piano fa un’operazione funzioni. Il P.R.G. adottato 1995 riproduzione fuori scala 61 “Punti, linee e superfici” costrui- occidentale ove il tema diviene scono mappe, grammatiche e sin- quello della penetrazione al cen- tassi, non sempre facili da leggere tro urbano ed alle sue attrezzature ed interpretare: i materiali di un e del suo rallentamento. sistema possono, infatti, contri- Il sistema della circolazione si ar- buire ad articolare quelli dell’altro ticola in assi di scorrimento urba- e viceversa. no ed interurbano, circonvallazio- I sistemi non sono obbligatoria- ne e strade di penetrazione, par- mente aggregazioni di parti di cit- cheggi di interscambio, di atte- tà, ma ogni sistema si articola ciò stamento e dei grandi attrattori, non di meno in relazione ai suoi ecc. ruoli e caratteri morfologici: in Il sistema della residenza si arti- ogni parte propone “temi” diffe- cola in parti che offrono il tema renti. della ristrutturazione, e trasfor- Ad esempio: il sistema dei luoghi mazione ed in parti che ricadono centrali si articola nel “Sentierone entro la città da conservare; le zo- allungato” che a sua volta si arti- ne residenziali propongono il te- cola nel tratto centrale (Monte- ma del silenzio, delle attrezzature lungo-Triangolo), uno spazio “al- collettive, del progetto di suolo, tamente simbolico” che propone ecc. il tema delle sedi delle grandi istituzioni pubbliche e private, dei luoghi dello spettacolo, del passeggio, del commercio di qualità, in quello orientale ed in quello 62 Il P.R.G. adottato 1995 Articolazione del sistema dei luoghi centrali riproduzione fuori scala 63 Tutto ciò ha delle ricadute sul come costituita da sistemi é meno piano normativo: le diverse arti- semplice che concepirla come colazioni dei sistemi, indicate nel- formata di zone dalle caratteristi- le Tavole relative alla “Struttura che e dai perimetri ben definiti. del piano ” e agli “Usi e modalità Ma basta osservare la città esi- di intervento” 1: 2.000 (L1, L2, stente per rendersi conto di quan- ecc.), corrispondono a differenti to astratto sia il concetto di “zo- frammistioni funzionali, a diffe- na”. renti modalità di trattamento de- La zona é qualcosa che da molto gli edifici degli spazi aperti esi- tempo compare nei piani, ma non stenti, a differenti composizioni di nella realtà; il sistema é qualcosa materiali, a differenti prestazioni che da sempre sta nel mondo rea- richieste a ciascun materiale. le, ma non ancora nei piani urba- Quando si abbandona la strada nistici. della “zonizzazione”, della sepa- Il nuovo piano di Bergamo fa un razione e dello allontanamento di tentativo per colmare questa lacu- ciò che é dissimile e si cerca in- na. vece la strada di una ragionevole frammistione delle cose, delle attività e delle persone, ci si trova di fronte a problemi nuovi cui diviene difficile dare immediatamente una soluzione semplice e rigorosa. Certamente interpretare la città 64 Il “Sentierone allungato” 65 Il P.R.G. adottato 1995 Il “Sentierone allungato” 66 Il P.R.G. adottato 1995: Articolazione del sistema del verde riproduzione fuori scala 67 Area golenale del Quisa riproduzione fuori scala 68 Sperone della Benaglia riproduzione fuori scala 69 Piana di Astino riproduzione fuori scala 70 Lo spazio verde della città consolidata riproduzione fuori scala 71 La grammatica delle essenze dello spazio verde pubblico riproduzione fuori scala 72 Il nuovo P.R.G. adottato 1995: Articolazione del sistema della residenza riproduzione fuori scala 73 Il nuovo P.R.G. adottato 1995: Articolazione del sistema della produzione riproduzione fuori scala 74 Il nuovo P.R.G. adottato 1995: Articolazione del sistema della mobilità riproduzione fuori scala 75 Il nuovo P.R.G. adottato 1995: Tram, risalite, parcheggi ed aree a traffico limitato riproduzione fuori scala 76 Estratto dalle tavole Usi del suolo e modalità di intervento riproduzione fuori scala 77 78 79 Progetti per i quali è stato richiesto un parere riproduzione fuori scala 80 3.6. Progetti traddittorio, in collaborazione con Costruire progetti per specifici altri progettisti. luoghi, raccogliere i più disparati Storie di progetti che costituisco- fili di un’intricata matassa e cer- no il resoconto di una parte non care di ordinarli dando loro una secondaria dell’interazione socia- direzione ed un senso, cercare di le che si sviluppa in occasione comprendere a fondo cosa delle della costruzione di un nuovo richieste avanzate da un gruppo piano. Storie in alcuni casi virtuo- sociale, da un quartiere, da un o- se e gratificanti, di concreto ap- peratore può trovare concreta ri- profondimento di temi e proble- sposta e come la stessa possa mi; in altri più difficili, piene di concretamente configurarsi, é sta- dubbi, di ostacoli e di difficoltà a ta, forse, la principale attività del trovare un terreno di discussione gruppo di progettazione durante il che consenta di affrontare i pro- periodo di studio e costruzione blemi più importanti. del nuovo piano di Bergamo. Più L’urbanista viene spesso accusato, di cento progetti sono stati stu- non sempre a ragione, di eccesso diati, disegnati, discussi, modifi- di burocratismo. Ma molto spesso cati, di continuo migliorati; forse al tavolo dell’urbanista ci si siede in ordine ad altrettanti sono stati chiedendo che ci si limiti a fornire espressi pareri che il più delle un volte hanno implicato un coinvol- un’interpretazione della norma. I gimento del gruppo di progetta- risultati di atteggiamenti e di zione in un’attività di progetta- comportamenti tanto riduttivi so- zione condotta assieme, in con- no davanti agli occhi di tutti. Sa- perimetro, un indice, 81 82 rebbe sbagliato addebitarli alla tuto rendersi conto che esse hanno sola trasgressione delle norme, approfondito soprattutto a tre che pur é frequente, o, più generi- questioni: quella della ricerca e camente, all’eccesso di potere di della definizione di criteri, non gruppi di interesse particolari, di solo quantitativi o formali, che “minoranze” poco propense a far- riescano a dare senso e significato si carico di interessi più vasti e coerenti ai differenti progetti; generali. quella della ricerca paziente e me- Entro società pluraliste e forte- ticolosa di un’ “arte del ben co- mente decentrate quali quelle en- struire” adeguata alle tecniche co- tro le quali viviamo dare alla città struttive e compositive dei “mate- condizioni generali di vivibilità, riali urbani” della nostra epoca; di corretto funzionamento, di i- quella infine dell’organizzazione giene e comfort richiede nuovi di un processo di produzione del strumenti, nuovi atteggiamenti, progetto urbano che garantisca la nuove “forme” del progetto ur- società nei confronti del rispetto banistico. L’esperienza europea di questi stessi criteri e della pos- più recente mostra con grande sibilità di discutere in modo am- chiarezza la direzione lungo la pio ed unitario delle trasforma- quale essi possano essere ricerca- zioni che ciascuno di essi ed il lo- ti e sperimentati. Ad essa il nuovo ro insieme inducono nella città. piano di Bergamo ha inteso colle- Occorre infatti essere consapevoli garsi. che un tal numero di interventi si Chi ha seguito queste esperienze legittima solo se, oltre a risponde- nelle diverse città europee ha po- re a esigenze, domande, interessi e desideri formalmente corretti, ed a ciascun luogo uno specifico diviene anche un’occasione per ruolo. Temi del progetto e ruolo modificare, trasformare, o con- delle differenti parti della città servare in modi collettivamente hanno guidato l’intero progetto condivisi i caratteri generali della urbanistico per Bergamo alle dif- città ed i suoi aspetti di dettaglio. ferenti scale. La ricerca di un senso complessi- Il recupero di un’arte del ben co- vo non può essere immaginata, struire, oggi certamente dominata entro le nostre società, come affi- da data a procedure autoritarie e/o all’ambiente, é confluita nella co- autorevoli e neppure può più av- struzione delle tre “Guide”, rela- venire lungo la linea, importante, tive agli interventi sul suolo, sulle ma sovente utilizzata in modi as- acque, sugli spazi verdi e nella sai ridotti, di una mera, sia pur città antica; nella definizione cioé equa, redistribuzione dei diritti di una serie di prescrizioni, di cri- edificatori, (cioè degli indici di teri e di indirizzi che, lasciando edificabilità e degli standards) tra aperto un numero elevatissimo di i differenti soggetti. Nel nuovo gradi di libertà compositiva, pos- piano di Bergamo essa é confluita sano portare i differenti progetti a in una chiara “tematizzazione” (si convergere verso la costruzione veda pag. 55) e nella concezione di una coerente opera collettiva della città come costituita da si- quale la città é sempre ed in ogni stemi entro i quali le differenti caso. funzioni tra loro mescolandosi as- L’organizzazione infine di un segnano a ciascuna parte di città processo di produzione del pro- considerazioni relative 83 getto urbano che garantisca il rispetto dei precedenti criteri ed il controllo unitario e collettivo delle trasformazioni della città é confluito, come nella generalità delle esperienze europee e oramai in molti progetti urbanistici italiani, nella costruzione di una serie di “progetti norma”, di un insieme di criteri e prescrizioni, espresso in forma grafica, non solo in termini di indici, che definiscono principio insediativo, tipi edilizi, allineamenti, percorsi, forma ed estensione degli spazi pubblici e privati da destinare ai differenti usi. La presenza entro il nuovo piano di un numeroso insieme di “progetti norma” é uno dei principali aspetti che rende questo piano diverso da quelli precedenti. 84 Pareri L’espressione di pareri su specifici progetti é stata sollecita sin dall’inizio dell’attività del gruppo di progettazione: un elenco di problemi (si veda: “Un nuovo piano per Bergamo, febbraio 1993) ed una cinquantina di progetti presentati prima del dicembre 1992 all’Amministrazione Comunale (si veda ancora “Un nuovo piano per Bergamo”). Essa é proseguita durante i mesi successivi con pari intensità. Nelle righe che seguono riportiamo, a titolo di esempio, alcuni dei pareri espressi. Gli esempi sono stati scelti per mostrare che in molti casi, forse nella maggioranza, i suggerimenti forniti dal gruppo di progettazione sono stati seguiti dai diversi progettisti; ma ciò non é avvenuto sempre. Le ragioni possono essere molte, ivi compreso il fatto che non é sempre detto che i suggerimenti forniti fossero i migliori. 1. Area del centro-merci urbano: criteri progettuali. Bergamo, 31 luglio 1994 L’attuazione del piano: flessibilità e precisione La qualità degli elaborati presentati nella proposta di PdL e le proposte contenute nella bozza di convenzione aprono una questione centrale per il Piano. Nel “preliminare” la presenza di “Progetti norma” che svolgono il ruolo di Piani Particolareggia- ti consente, oltre ad altre considerazioni, di uscire da un’impostazione schematica dei problemi, nei termini di mera contrapposizione di quantità e di volumi, per tener conto di un’idea della città che si vuole costruire, verificandone concretamente e nel dettaglio i limiti e le possibilità, consentendo una prefigurazione degli spazi urbani da costruire, mostrandone la “legittimità” (vedi: Bergamo, note alle osservazioni al progetto “preliminare” del nuovo Piano Regolatore Generale, 26 maggio 1994, pag. 119-122). Da questo punto di vista i disegni di progetto presentati per la zona appaiono insufficienti e presentano un livello di definizione piuttosto basso, non adeguato alla scala di rappresentazione (1:500); non viene consentita una valutazione delle relazioni contestuali e dell’impatto dell’intervento, posto in un’area di interesse ambientale (seppur ristretta) e di ingresso alla città, con interessanti visuali su Città Alta. .................. .................. Al di là del mero rispetto di norme quantitative e di prescrizioni generali di piano, che nel caso in oggetto vengono rispettate, ciò significa confrontarsi con la “qualità” del progetto stesso, seguendo ad esempio i seguenti criteri: importante alla definizione precisa delle aree libere ancora presenti nella pianura di Bergamo. Le aree agricole sono spesso spazi di risulta all’interno del tessuto urbano. Il complesso degli spazi liberi intorno alla città si configura come un sistema “interrotto” dalla presenza di agglomerati residenziali e produttivi, o da grandi infrastrutture di collegamento. Di grande importanza appare perciò individuare aree ed elementi lineari di connessione che colleghino le diverse parti del sistema del verde. .................... L’area cui il progetto si riferisce fa parte di una fascia ben riconoscibile a scala territoriale, delimitata dalle derivazioni del torrente Morla e organizzata in campi di forma rettangolare allungata divisi da alberature. Nel Piano la fascia é attraversata da una banda di connessione del verde che con spessori diversi cerca di riconnettere il sistema interrotto. Il progetto occupa in parte la fascia di riconnessione e prevede inoltre la impermeabilizzazione di una superficie consistente (101.440 mq. tra costruzioni, piazzali e parcheggi) decisamente eccessiva rispetto alle caratteristiche della zona (anche nel rispetto della Var.22). La continuità del sistema del verde La pur schematica disposizione delle superfici coperte e pavimentate mostra che il progetto, seguendo le geometrie introdotte dalla Var.22, taglia obliquamente Nel progetto “preliminare” di Piano é riconosciuto un ruolo Le relazioni contestuali il disegno delle partizioni dei campi producendo una serie di aree di risulta per le quali non é chiara la possibile destinazione. La stessa disposizione dei recenti capannoni del complesso limitrofo per magazzini e depositi “Galassia” e le costruzioni dell’Istituto Italiano di Arti Grafiche risultano assai più rispettosi dell’ambiente rurale nel quale sono inseriti. L’impianto sovrappone alle regole dell’insediamento antico, alla natura e alla forma dei terreni, nuovi principi insediativi, nuove regole edificatorie e forme espressive. La conseguenza di ciò é anche la rottura di complessi equilibri che si rivela oggi in altri luoghi in termini di mancato funzionamento di intere parti del “capitale fisso” accumulato nei secoli e nella necessità di grandi e costose opere per ovviare ai danni arrecati alle zone urbane. L’accessibilità Sembra diffusa a Bergamo l’idea che la localizzazione di un progetto nella parte sud della città sia una garanzia per l’accessibilità diretta alle aree. Nella zona in esame ciò é vero per tutte le direzioni di traffico, tranne che per i flussi provenienti da nord-est (centro città e val Seriana) che, per arrivare al centro merci urbano dalla circonvallazione, dovrebbero attraversare il centro dell’abitato di Campagnola, oltre la rotonda di via Don Bosco, aggravando i problemi esistenti. Si auspica a questo proposito un approfondi85 Centro merci urbano: 1. progetto originario 2. proposta del piano mento della questione e un parere degli uffici competenti. Si rileva inoltre il sovradimensionamento della rete stradale prevista ed il suo disegno incongruo per il quale valgono le osservazioni fatte per l’impianto di progetto. Standards Nella proposta di PdL le superfici previste per gli standards prevedono 28.800 mq. per parcheggi e 4.135 mq. per il verde. Alla sproporzione tra le quantità previste si associa la frammentazione delle aree verdi, il loro carattere residuale e la mancanza di relazioni con le zone limitrofe. La profondità della stessa fascia di rispetto lungo l’autostrada andrebbe opportunamente incrementata. 2. Area del centro-merci urbano: criteri progettuali. 10 ottobre 1994 In conformità con le indicazioni contenute nel parere del 31 luglio 1994 si individuano alcuni criteri per modificare il progetto in esame: 1. Edificazione a fasce nel rispetto delle partizioni dei campi agricoli esistenti, all’interno della grande area individuata dai rami del torrente Morla e riconoscibile alla scala territoriale. Il rispetto dell’antica suddivisione del suolo e’ anche salvaguardia del sistema idrografico, che in molte zone della città è stato interrotto e pesantemente intaccato dagli interventi degli ultimi decenni, producendo problemi di smaltimento delle acque. 86 2. Inserimento all’interno del progetto (e della convenzione) di una fascia a bosco denso di connessione ecobiologica, di almeno 100m. di spessore, per assicurare una reale continuità nel sistema del verde. 3.Tra le edificazioni e in generale in tutta l’area, prevedere bande alberate che rafforzino la vegetazione esistente. 4. Prevedere la realizzazione di canali ecobiologici sotto le grandi infrastrutture. 5. Assicurare un’ampia area di pertinenza lungo il torrente Morla. 6. Verificare il mantenimento delle visuali di città alta e colli dall’autostrada, che rappresentano il vero “ingresso” alla città. 7. Evitare l’impermeabilizzazione eccessiva dell’area. 8. Prevedere accessi carrabili anche da via Zanica per non appesantire via Don Bosco. Progetti norma Il nuovo piano di Bergamo é diverso da quello precedente. E’ diverso non solo nelle sue indicazioni specifiche, ma anche per i modi nei quali é costruito e nei quali si rappresenta. Chiunque osservi le tavole esposte a S. Agostino può rendersene conto. Nelle tavole del piano non sono solo indicate le destinazioni d’uso delle differenti parti del suolo, i modi nei quali esse potranno essere edificate o nei quali si dovrà e potrà modificare la loro destinazione attuale, la rete infrastrutturale e le sue modifiche, ma compare anche una limitata serie di “pre-progetti” di architettura urbana dal piano definiti “Progetti norma”. Non é questa ovviamente la sola novità del piano, ma la presenza di questi progetti, di immagini che in termini assai precisi dicono come alcune particolari parti della città dovranno o potranno modificarsi, ha sollevato, tra gli addetti ai lavori, un certo dibattito. Di questo dibattito vale forse la pena di riprendere in termini molto schematici gli elementi fondamentali, perché essi sollevano questioni assai importanti che interessano tutti i cittadini. In primo luogo occorre dire che i “Progetti norma” sono una novità per Bergamo, ma non una novità in assoluto. In Italia ad essi si é sempre più fatto ricorso a partire almeno dalla metà del decennio scorso. In un certo senso essi riprendono una tradizione molto consolidata. I piani Bi Bologna (Campos Venuti, Portoghesi), Jesi (Secchi), Pistoia (De Carlo), Siena (Secchi), Arezzo e Torino (Gregotti), Piacenza e Parma (Gabrielli) e molti altri piani redatti tra l’inizio degli anni ’80 ed oggi hanno seguito, lungo linee tra loro differenti, questa strada. In altri paesi si sono svolte esperienze del tutto analoghe che portano, ad esempio, un attento osservatore delle vicende parigine a constatare come negli anni passati sia nata in Europa una nuova figura professionale, quella dell’architetto-urbanista, l’architetto coordinatore che elabora un progetto per una specifica parte della città e ne coordina la realizzazione in gran parte affidata ad altri colleghi. Sono esempi assai noti quello di Koolhaas a Eurolille, la parte di città che si sta ultimando attorno alla stazione del TGV o quello di Buffi a Bercy a Parigi. Altrettanto noti sono gli esempi berlinesi, madrileni, barcellonesi e di molte altre città europee. In questi casi gli architetti coordinati dai progetti norma di Koolhaas e di Buffi , ad esempio, sono professionisti assai importanti che, in altre occasioni ed in altre città, svolgono a loro volta il ruolo di coordinatori in un continuo scambio delle parti e delle esperienze. Come é del tutto evidente e come mostra la grande numerosità dei casi, non si tratta di una moda, tanto meno di qualcosa che sia legato ad un particolare urbanista e progettista. Si tratta invece del risultato di un lungo ed intenso dibattito sulla città e sui modi di progettarla. Negli ultimi due decenni la città europea é apparsa ai più, agli urbanisti, agli architetti, ma soprattutto ai suoi abitanti in una luce assai differente da quella che illuminava la città antica. Le due città, anzi, quella antica e quella contemporanea sono apparse come l’antitesi l’una dell’altra. Omogenea, continua, composta ed espressivamente ricca quella antica; scomposta, eterogenea, connotata dalla discontinuità, dalla povertà espressiva e dalla sciatteria quella contemporanea. Questo giudizio non é totalmente sbagliato, ma forse é un poco ingeneroso e superficiale. Non tiene conto del fatto che la città antica ha una veneranda età; é stata fatta e rifatta più volte, molto lentamente, avendo il tempo di lasciar decantare le idee meno stabili, di correggere gli errori più evidenti. Anche così la città antica non é del tutto soddisfacente, tanto é vero che vorremmo ogni giorno risanarla, ristrutturarla e dobbiamo fare molti sforzi per conservarla. La città di oggi é giovane e costruita assai in fretta: non abbiamo ancora avuto il tempo di decifrarla e capirla, tanto meno di correggerne gli errori. In realtà la città antica era il luogo ove abitava una società nella quale l’omogeneità e la compattezza erano assicurate anche da un insieme di vincoli e obbligazioni, di rapporti di potere e di subordinazione oltre che dalla solidarietà comunitaria. La modernità ha definitivamente eliminato gli uni e gli altri facendo emergere l’individuo e le varie dimensioni della sua libertà: di movimento, di residenza, di lavoro, di iniziativa. La città contemporanea riflette questo emergere dell’individualità e perciò stesso della “differenza”. Entro questa riflessione é maturata la convinzione dell’impossibilità di progettare tutta la città simultaneamente nel suo insieme. Esperienze come quelle Haussmann nella Parigi della seconda metà del secolo scorso, ma anche come quelle di Berlage ad Amsterdam all’inizio di questo secolo, o di Van Easteren negli anni trenta, o come quelle di Beruto e di Poggi a Milano e Firenze non sono oggi proponibili. Oggi, come nelle tecniche di agopuntura, occorre scegliere una strategia che limiti gli interventi a quelli necessari e sufficienti, che concretamente possono essere realizzati con le risorse a disposizione, entro gli orizzonti temporali per i quali possiamo effettivamente compiere ragionevoli previsioni. Nelle esperienze più mature ciò non ha voluto dire né abbandonare le visioni d’assieme, né rimanere nel vago, dare indicazioni di larga massima, lasciare che la città si sviluppi secondo la contingenza quotidiana; semmai ha voluto dire proprio l’opposto. Gran parte della città contemporanea é mal fatta proprio perché progettata in modi imprecisi. I “Progetti norma” nell’esperienza italiana, come in quella di altri paesi europei, cercano di recuperare queste due dimensioni: quella “strategica” che porta a selezionare alcuni luoghi come più rilevanti da un punto di vista dell’intero disegno urbano e quella della “precisione” che porta a definire in modi dettagliati i programmi del prossimo futuro, valutandone in modi 87 accurati la fattibilità. Con ciò evidentemente non risolvono tutti i problemi. Questo modo di procedere non irrigidisce il piano, semmai lo rende più realistico e credibile. Molti dei mali della città italiana derivano da progetti iniziati senza che ne fossero state valutate appieno alcune conseguenze, sia sul piano tecnico, sia su quello economico-finanziario. Opere pubbliche che hanno dovuto essere rabberciate ancor prima di essere finite; quartieri costruiti ed abitati, prima ancora che fossero realizzate le necessarie infrastrutture ed attrezzature, ecc. Il “Progetto norma” vuole contribuire ad evitare che tutto ciò possa avvenire ancora. Partendo dagli interventi la realizzazione di quali é più prossima nel tempo e costruendo poi una strategia di successive realizzazioni essi cercano di costruire un futuro credibile e possibile. Il “Progetto norma” cerca anche di fare in modo che ogni progetto, passando dalla prima concezione alla realizzazione, migliori; costruendo la base per una sorta di grammatica e sintassi della città, un insieme di “figure” entro le quali ed utilizzando le quali possiamo organizzare la nostra visione della città del futuro prossimo venturo. Il “Progetto norma” cerca infine di accelerare la costruzione della città. L’urbanistica del nostro paese é stata spesso accusata, in parte a ragione, di essere troppo lenta. Tra il momento nel quale un intervento viene progettato e quello nel quale può essere realizzato stanno una numerosa serie di passaggi ed un tempo sovente troppo lungo. 88 Il “progetto norma” é una proposta per evitare tutti questi passaggi. In sostanza l’Amministrazione propone la realizzazione di determinati interventi dei quali ha preventivamente accertato il senso globale, i caratteri tecnici e la fattibilità economica sia dal punto di vista dell’operatore pubblico, sia da quello dell’operatore privato, sia dal punto di vista del vantaggio individuale, sia da quello del beneficio collettivo, sia dal punto di vista delle relazioni con l’immediato intorno, sia da quello del contesto più generale. Chi intende realizzare gli interventi seguendo le indicazioni del piano, seguendo cioè il “Progetto norma”, può all’indomani dell’approvazione del piano realizzarli immediatamente. Molti potranno realizzare gli stessi interventi nello stesso periodo di salvaguardia. Il che, dal punto di vista dello snellimento dell’azione urbanistica, non é poco. Progetti norma e articolazione volumetrica I progetti norma sono una delle principali innovazioni del Piano, in parte anche l’innovazione più difficile da accettare. In realtà essi si situano in una tendenza assai affermata sia in Europa, sia nel nostro paese. Le innovazioni del piano si possono, d’altra parte, trovare altrove: nelle “Guide” ad esempio e nell’importanza assegnata al “progetto di suolo”, nella definizione dei tipi di interventi, nella struttura delle Norme tecniche di attuazione. Le tavole delle pagine che seguono mostrano quattro aspetti fondamentali dei “progetti norma”: -primo, il loro costruirsi attorno ad una forte “tematizzazione” della città e delle sue parti. I luoghi sottoposti a trasformazione e, in particolare a “progetto norma” discendono dal riconoscimento di alcuni “temi” e dalla ricerca di una loro soluzione coerente ed unitaria. -secondo: il contributo che i “progetti norma” danno alla corretta soluzione di problemi attinenti il traffico e la sosta, problemi che non possono trovare soluzioni parziali e locali. I “tracciati”, primo elemento del progetto norma considerato dalle norme inderogabile, sono, d’altra parte, sempre stati materia di competenza del piano generale. -terzo: il carattere centrale che, nel disegno del “progetto norma” assume il disegno, la localizzazione e la specificazione delle diverse aree pubbliche ed, in particolare ,di quelle a standard. Lo standard, contrariamente alla tradizione dell’urbanistica del nostro paese, non viene considerato una sorte di imposta da pagare alla collettività, un’area residuale da collocarsi al margine del progetto di un luogo, ma diviene, nel nuovo Piano di Bergamo, il punto di partenza di ogni progetto urbanistico ed architettonico. E’ a partire da una riflessione e da una progettazione dello spazio pubblico e collettivo che il progetto edilizio deve prendere forma, non viceversa. Infine nelle pagine che seguono vengono mostrati alcuni semplici esercizi che mostrano come le indicazioni planimetriche dei “progetti norma” (ove queste vengano fornite) specie ove vengano unite ed incrociate con le prescrizioni relative ai rapporti di copertura, alle altezza ed ai volumi ammissibili, consentano un’ampia scelta tipologica, volumetrica e quindi, in ultima istanza, formale. In tutti questi esempi vengono cioè mantenuti i tracciati, i perimetri delle aree destinate a servizi e attrezzature di interesse collettivo, il principio insediativo e viene utilizzata la possibilità di spostamento dei tracciati mantenendone il solo recapito e degli allineamenti indicati nella Tav. “Usi e modalità di intervento”. Nel primo riquadro a sinistra della pagina accanto in alto è riportato il progetto norma nella sua versione originaria. Nei quadrati successivi sono utilizzate le possibilità di modifica consentite dall’Art.3 per mostrare come i volumi possono articolarsi: attraverso la rotazione dei corpi di fabbrica (desta in alto), attraverso la rotazione e la differenziazione delle altezze di ciascun corpo di fabbrica (sinistra in basso), attraverso l’articolazione dei volumi in più corpi di fabbrica distinti e di differente altezza (a destra in basso). In questa stessa pagina, in alto, il volume si articola in un basamento e in alcuni corpi alti; nel riquadro basso viene sviluppato il tema di edifici a gradoni, più alti verso la strada principale degradanti verso sud, verso cioè lo spazio interno e verso la vista di Città Alta. Ciascuno dei volumi qui illustrati può, a sua volta, essere ulteriormente articolato, “scavato”, modificato nelle sue superfici limite, etc.. In alcuni progetti norma si è inteso precisare i rapporti fra edilizia di iniziativa pubblica e privata sottoforma di "nota" che non fa ovviamente parte delle norme tecniche di attuazione ma costituisce proposta avente carattere indicativo per l'Amministrazione. 89 Il P.R.G. adottato 1995. Il nuovo Sentierone aree pubbliche e di uso pubblico 90 Il P.R.G. adottato 1995. Il nuovo Sentierone viabilità, percorsi e spazi pedonali 91 Articolazione tipologica e volumetria del progetto norma: P.N.2 via Baioni 92 Articolazione tipologica e volumetria del progetto norma: P.N.2 via Baioni 93