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UNITÀ 1
Tra due guerre
Capitolo 1
Una pace instabile
1. Vittime della guerra: 21 milioni circa
Vittime della “spagnola”: 50 milioni circa
2. F; F; V; F.
3. Nel Trattato di Versailles la Francia pretese di impedire la ripresa economica della Germania e di
umiliare il popolo tedesco.
4. Quando, al tavolo delle trattative, Vittorio Emanuele Orlando espose a Wilson i contenuti del
Patto segreto di Londra, Wilson ribadì che mai più avrebbero dovuto essere stipulati patti segreti tra
le nazioni e che li dichiarava nulli.
L’Italia ottenne Trento, Trieste e i loro territori e anche il Sud Tirolo.
Quando la delegazione italiana abbandonò le trattative, gli Alleati negarono l’annessione all’Italia
della Dalmazia e spartirono le ex colonie tedesche tra Giappone e Australia, lasciando all’Italia solo
il protettorato sull’Albania.
5. Impero russo: si chiama Unione Sovietica e ha perduto molti territori.
Impero austro-ungarico: si è dissolto.
Impero turco-ottomano: ridotto alla sola Turchia.
6. L’Inghilterra non concesse l’indipendenza né all’Irlanda né all’Ulster.
7. Il termine “razzismo” indica la teoria secondo la quale le civiltà umane sono diverse “per natura”
e si dividono in “razze” (come le pecore, i cani o i cavalli) nelle quali si distinguono “razze
superiori” e “razze inferiori”.
8. Tra Ottocento e Novecento, in nome del razzismo, erano stati compiuti, in Russia, in Polonia e
in altri Paesi slavi, i pogrom, ovvero i massacri di intere comunità ebraiche, e in Africa i Belgi e i
Tedeschi avevano sterminato intere popolazioni. I Turchi musulmani si convinsero di essere
superiori agli indoeuropei cristiani, e poiché in Turchia era cristiana e indoeuropea la minoranza
degli Armeni, durante la guerra il governo di estrema destra formato da membri del partito dei
Giovani Turchi sfogò su questo popolo la propria frustrazione inaugurando il primo grande
genocidio della storia contemporanea. Lo sterminio cominciò nel 1915, si concluse solo nel
1918 e portò alla morte 1 milione e mezzo di persone.
9. Tra Settecento e Ottocento l’Europa era stata “padrona del mondo”. Aveva colonie ovunque,
dominava i commerci internazionali e aveva gli eserciti meglio armati. La guerra cominciò a farla
scivolare dal Centro alla Periferia dell’economia-mondo. Gli sconfitti erano rovinati dalle perdite
umane, dalle riduzioni territoriali e dalle riparazioni di guerra, le enormi somme che erano
condannati a pagare per risarcire i vincitori. I vincitori dovevano saldare i debiti che avevano
contratto con gli Stati Uniti. In Germania e in Austria si morì di fame e di freddo per anni, ma
anche la Francia e l’Inghilterra precipitarono dal benessere alla più rigorosa austerità.
Capitolo 2
La Rivoluzione russa e lo stalinismo
1. 16 febbraio: le autorità di Pietrogrado imposero il razionamento del pane.
20 febbraio: la più grande fabbrica di armi della capitale mise sul lastrico migliaia di operai.
23 febbraio: molte fabbriche entrarono in sciopero.
27 febbraio: la guarnigione di Pietrogrado si rifiutò di continuare a sparare sulla folla.
2. Il termine soviet indica i consigli formati dai delegati dei lavoratori eletti a suffragio universale.
3. Nel 1905 il Partito socialdemocratico russo si divide in bolscevìchi e menscevìchi.
4. 1. Lenin rientra dall’esilio.
2. Lenin pubblica le Tesi d’aprile.
3. Kerenski ordina ai cosacchi di sparare sui bolscevìchi scesi nelle piazze.
4. I Tedeschi occupano Riga.
5. Trotzki assume il controllo di Pietrogrado.
6. La Rivoluzione d’ottobre segna la nascita del nuovo Stato sovietico.
7. Lenin firma la Pace di Brest Litovsk.
5. F; V; V; F; V; V; F; F; V.
6. Le organizzazioni di base: Lenin le smantellò.
I soviet: Lenin li svuotò di ogni potere.
7. Soluzione libera; vedi pagg. 28 e 29, par. 7.
8. Nelle campagne: le requisizioni dello Stato cessarono e i contadini poterono di nuovo vendere
liberamente le loro eccedenze, quando ne avevano.
Nelle città: ridivenne possibile creare o gestire liberamente un’impresa, anche se restarono aziende
di Stato tutte quelle da cui dipendeva l’economia del paese: le industrie elettriche, produttrici di
energia, quelle siderurgiche e altre industrie di base.
9. Stalin decise di procedere all’industrializzazione dell’Urss a tappe forzate perché l’Urss rimaneva
un paese arretrato con un forte predominio della popolazione agricola (l’88% delle forze-lavoro
erano contadini, che coltivavano la terra individualmente e con mezzi primitivi) e ciò contraddiceva
gli obiettivi indicati da Marx per il quale uno Stato socialista doveva essere una società industriale
basata sulla forza e la compattezza della classe operaia. Inoltre, la scarsità di industrie metteva
l’Urss in pericolo di fronte alle potenze capitaliste per le quali il comunismo era un nemico mortale.
Stalin abolì la Nep per procedere all’industrializzazione: Stalin voleva un’agricoltura totalmente
consacrata a rifornire le città dove sarebbe nata la futura classe operaia.
I kolkhoz erano le aziende agricole fondate sulla proprietà collettiva della terra, del bestiame e delle
attrezzature e impegnate a fornire ogni anno allo Stato le quantità di prodotti imposte dall’alto.
I kulàki erano gli agricoltori benestanti; essi opposero una resistenza violentissima alla
collettivizzazione: pur di non dare allo Stato il loro bestiame, essi ammazzarono milioni di capi,
causando una crisi alimentare che durò una decina di anni.
I gulag erano i campi di lavoro forzato della Siberia.
10. Effetti positivi: dotò l’Unione Sovietica di impianti siderurgici, industrie elettriche, fabbriche di
armi.
Effetti negativi: oltre all’agricoltura, in nome dell’industria pesante fu totalmente sacrificata anche
l’industria leggera, quella che produce beni di largo consumo, cioè vestiario, automobili, telefoni,
macchine fotografiche, elettrodomestici ecc. Si diffuse lo stachanovismo.
11. Il mito di Stalin nacque e si diffuse grazie a una poderosa macchina propagandistica che usò la
stampa, le colossali manifestazioni di massa sportive e militari nonché le arti e il cinema.
Il “realismo socialista” era uno stile strettamente controllato dal regime, in cui furono costretti a
ingabbiarsi le arti e il cinema.
Stalin divenne un “capo carismatico” nel senso che fu un leader che seppe circondarsi di
un’atmosfera soprannaturale, al quale le masse attribuirono un “dono” (carìsma) cioè una presunta
qualità straordinaria, una statura e una natura eroiche a loro giudizio che lo rendevano capace di
intuire e di compiere la missione storica del suo popolo. Fu al centro di un vero e proprio culto
attraverso le sfilate, gli inni, il saluto, le immagini onnipresenti.
Il mito di Stalin si diffuse fuori dall’Urss in tal modo: Mosca informava costantemente i segretari
dei partiti comunisti europei dei grandi successi sovietici; queste notizie attirarono nuovi iscritti, tra
cui molti intellettuali, e galvanizzarono gli operai che ricominciarono a sperare in un trionfo
prossimo venturo della rivoluzione proletaria universale.
12. Dietro la costruzione del mito si stava preparando una delle stragi più terrificanti della storia.
La svolta avvenne nel 1934, quando un misterioso attentatore uccise Kirov, primo segretario del
Partito a Leningrado. Molti sospettano che il mandante di quell’assassinio sia stato Stalin stesso,
ma non si sono trovate prove. Sta di fatto che l’attentato fornì a Stalin lo spunto per mettere in atto
una serie impressionante di epurazioni, che egli chiamò purghe. Esse raggiunsero l’apice negli
anni 1936-1939 e gli permisero di liberarsi di circa la metà dei dirigenti politici sovietici, poi della
maggioranza degli ufficiali superiori dell’esercito e infine degli intellettuali. Dopo settimane di
torture, gli imputati venivano sottoposti a pubblici processi farsa, che servirono al dittatore anche
per organizzare una colossale operazione di propaganda volta a persuadere i Sovietici che le loro
sofferenze derivavano dal sabotaggio dei “nemici del popolo”.
13. Soluzione libera; vedi pag. 33, par. 15.
14. Tra il 1936 e il 1939: 700 000.
15. Le “minoranze infide” erano composte dalle comunità di Tedeschi, Polacchi, Greci, Baltici,
Moravi, Curdi, ebrei, musulmani e altri, da tempo stanziate nelle regioni sovietiche confinanti con il
resto dell’Europa e nelle repubbliche del Caucaso, contro le quali il dittatore concepì una vera e
propria ossessione.
Esse furono deportate in massa nelle zone più remote della Siberia fra il 1937 e il 1953 e, sebbene
le cifre non siano ancora definitive, furono non meno di 3 milioni e 200 000 persone delle quali 1
milione e mezzo morì di stenti.
In merito ai morti delle carestie verificatesi tra il 1920 e il 1946, gli archivi hanno rivelato che
furono in totale 11 milioni e mezzo.
16. Per trasformare lo Stato socialista in Stato totalitario Stalin affidò il controllo capillare di tutte
le attività ai burocrati del Partito; fece a pezzi la coscienza e la solidarietà di classe degli operai
esaltando l’“aristocrazia” degli stachanovisti che creò frustrazioni e feroci rivalità; creò la
nomenklatùra, una categoria di privilegiati pagati più degli altri e dotati di automobili, casa grande,
dacia in campagna, generi alimentari forniti dal mercato nero ecc., che emergevano su tutti gli altri
per ricchezza e potenza. Erano i membri del Kgb (la nuova polizia politica), gli alti ufficiali
dell’esercito, i burocrati scelti tra i personaggi più mediocri e più privi di senso critico.
Capitolo 3
Il fascismo
1. F; V; V; F; V; F; V.
2. Dalla classe media la “società perfetta” dei proletari era vista come un inferno in terra.
Ciò che aveva guastato la sensazione di orgoglio della classe media per la conquista della Libia e la
vittoria nella Grande guerra era la “vittoria mutilata”.
La società di massa e la produzione in serie frustravano il piccolo-borghese perché riempivano le
vetrine con i fantastici beni di consumo della Seconda rivoluzione industriale, che però restavano al
di fuori della loro portata; ancor più la società di massa le deprimeva imponendo loro il contatto
forzato con il “popolino”.
Nella repulsione della classe media per la massa si annidava la paura di essere degradata, di
diventare essa stessa “popolino” in una società in cui il confine tra piccola borghesia e proletariato
era sottilissimo.
La piccola e la media borghesia avevano come obiettivi: sul piano economico, raggiungere un
benessere visibile e stabile e, sul piano politico, contare di più.
Gli ostacoli al raggiungimento di tali obiettivi erano la “rivoluzione proletaria” e i “pescecani”,
ossia coloro che si erano arricchiti illecitamente durante la guerra e ora avevano in mano industrie e
commerci, rincaravano i prezzi e vivevano nel lusso più sfrenato.
3. Le prime elezioni del dopoguerra si tennero nel 1919 e segnarono il successo clamoroso dei due
partiti di massa: il Partito socialista e il nuovo Partito popolare. Le masse proletarie videro in
questo successo il segnale del riscatto. Aveva inizio il Biennio rosso, i due anni tra il 1919 e il
1920 che ebbero per l’Italia un’importanza cruciale.
Tutto cominciò nelle campagne, dove quattro milioni di braccianti organizzati in Leghe rosse,
scesero in lotta per ottenere contratti collettivi. Lo scontro di classe fu violentissimo, ma nel 1920
furono conclusi 8000 contratti. Nelle città gli operai diedero vita a uno sciopero generale e, quando
gli imprenditori risposero con la serrata, procedettero all’occupazione delle fabbriche. La
mediazione del governo e la paura dei padroni portarono gli operai a ottenere successi clamorosi,
tra cui l’orario di otto ore e notevoli aumenti salariali.
4. Soluzione libera; vedi pag. 44, par. 5.
5. Volendo “vendicare la vittoria mutilata”, D’Annunzio occupò Fiume per impedirne il passaggio
alla Iugoslavia.
Gli occupanti tennero la posizione per diversi mesi.
Con il Trattato di Rapallo il Regno di Iugoslavia rinunciò al possesso di Fiume.
6. 1. Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento. 1919
2. A Bologna le “squadracce” determinano i “fatti di Palazzo d’Accursio”. novembre 1920
3. I Fasci si trasformano in Partito nazionale fascista. 1921
4. Le Camicie nere compiono la Marcia su Roma. 28 ottobre 1922
5. Vittorio Emanuele III nomina Mussolini presidente del Consiglio. 30 ottobre 1922
7. 1. Mussolini ridusse il numero dei ministeri, apparentemente per snellire la burocrazia e far
risparmiare lo Stato, in realtà per liberarsi di numerosi funzionari fedeli allo Stato liberale;
2. istituì il Gran Consiglio del fascismo, investito, tra l’altro, di un compito di grande rilievo, come
quello di studiare le modifiche da apportare allo Statuto albertino, cioè alla Costituzione;
3. diede una veste ufficiale alle squadre d’azione trasformandole in Milizia, un corpo militare alle
sue dirette dipendenze;
4. fondò la Ceka, che aspirava a diventare una polizia politica segreta, ma che per il momento era
semplicemente una squadraccia di prepotenti di regime, sempre pronti a picchiare e uccidere.
Mussolini, ex socialista, la chiamò come la polizia segreta sovietica;
5. modificò la legge elettorale per avvantaggiare il proprio partito;
6. iniziò a farsi chiamare duce, “capo” (dal latino dux).
8. V; F; V; V; F; V.
9. 1. diede poteri straordinari al capo del governo, ovvero aggiunse al potere esecutivo (che esso
aveva costituzionalmente) il potere legislativo (che era del Parlamento) e il potere giudiziario (che
spettava ai giudici), abolendo quella divisione che è la base di ogni democrazia;
2. abolì tutti i partiti, tranne il Partito fascista;
3. identificò lo Stato con il Partito fascista: gli insegnanti, i magistrati e qualsiasi altro funzionario o
impiegato pubblico dovettero giurare fedeltà al fascismo, tutta la popolazione dovette prendere la
tessera del Partito per lavorare e così via;
4. sciolse le associazioni libere e private come le associazioni culturali, gli ordini professionali degli
avvocati, degli architetti, dei medici ecc. e le rifondò trasformandole in appendici dello Stato,
controllate da funzionari del Partito;
5. definì antifascisti tutti i suoi oppositori e previde per loro la pena di morte, il carcere o il confino,
cioè il soggiorno obbligatorio in luoghi sperduti e in totale isolamento;
6. trasformò la Ceka in Ovra, una potentissima polizia politica, autorizzata a perquisizioni, arresti e
torture senza mandato del giudice;
7. abolì la libertà di stampa, esercitò un ferreo controllo su tutti i mezzi di comunicazione di massa
(stampa, cinema, radio) e li trasformò da fonti di notizie in strumenti di propaganda martellante e
capillare.
10. Tra gli antifascisti che furono perseguitati dal duce vi furono Piero Gobetti, Antonio Gramsci,
Giancarlo Pajetta, Gaetano Salvemini e Sandro Pertini.
11. Nella fotografia è documentata la “conciliazione” tra lo Stato italiano e il Vaticano, avvenuta
con la firma dei Patti lateranensi, noti anche come Concordato.
Tale atto rappresentò la rinuncia, da parte del duce, al carattere laico dello Stato perché il puntochiave del Concordato fu la rinuncia alla parità di tutte le religioni (tra cui quella ebraica).
Come vantaggi la Chiesa ebbe la promozione del cattolicesimo a religione di Stato e a “fondamento
e coronamento dell’istruzione pubblica”.
12. I successi: rateizzazione in 25 anni del debito contratto dall’Italia durante la guerra con Stati
Uniti e Gran Bretagna (l’imprevista disponibilità di capitali permise alle banche di finanziare le
grandi imprese e di potenziarne la produzione); blocco della corsa al ribasso della lira rispetto alla
sterlina (in Italia affluirono nuovi capitali con cui furono finanziate opere pubbliche); bonifica delle
paludi pontine; creazione dell’Imi e dell’Iri.
Gli insuccessi: per mantenere “quota novanta”, Mussolini sottopose la popolazione a notevoli
sacrifici (rialzo dei prezzi interni per adeguarli ai prezzi esteri; riduzione degli stipendi e dei salari;
aumento delle tasse e dei costi dei servizi); battaglia del grano; creazione delle Corporazioni.
13. V; F; F; V; V; F.
Capitolo 4
La crisi del ’29
1. Come modello economico gli Usa avevano scelto il protezionismo.
Le azioni emesse dalle industrie venivano acquistate solo dalle banche e dai grandi trusts.
2. Soluzione libera; vedi pag. 66, par. 3.
3. Gli agricoltori statunitensi avevano investito molto denaro in attrezzature meccaniche e concimi e
avevano realizzato notevoli guadagni vendendo cereali all’Europa. Poi, però, l’agricoltura europea
aveva ripreso quota e aveva sempre meno bisogno del grano degli Stati Uniti. Quando i raccolti
cominciarono ad ammuffire nei magazzini, gli agricoltori degli Stati produttori pur di smerciarli ne
abbassarono il prezzo, il che, però, significò guadagnare molto meno del previsto.
All’inizio del 1928 uno stuolo di contadini ridotti in rovina smise di pagare i debiti contratti con
loro per aggiornare i macchinari e comprare sementi: le banche, essendo private e non garantite
dallo Stato, fallirono.
L’agricoltura americana non aveva previsto la contrazione del mercato estero.
L’industria non aveva previsto la contrazione del mercato interno.
4. Il termine “sovrapproduzione” indica il fenomeno per cui i beni di consumo prodotti sono
superiori a quelli che il mercato riesce ad assorbire.
5. Il 24 ottobre 1929, il “giovedì nero”, arrivò all’improvviso il crollo: si diffuse la consapevolezza
della situazione e, con essa, il panico. A centinaia i brokers ricevettero l’ordine di vendere
immediatamente tutte le loro azioni.
Il 29 ottobre avvenne il crollo del sistema bancario: masse di correntisti in coda dalla notte
precedente davanti agli sportelli bancari di tutti gli Stati Uniti cercarono di riscuotere il denaro
depositato ma ben presto si sentirono rispondere che le casse erano vuote. Esplosero tafferugli, due
banchieri si suicidarono gettandosi dall’ultimo piano del loro grattacielo, la gente urlava disperata,
alcuni finirono sotto gli zoccoli della polizia a cavallo, intervenuta per sedare i tumulti.
6. Alla crisi del ’29 seguì la Grande depressione: crollo della produzione, crollo dei salari, crollo
dei prezzi, disoccupazione.
La crisi non passò rapidamente. Per tutti gli anni Trenta negli Stati Uniti la disoccupazione si
attestò sul 28% delle forze lavorative, il che significava che una famiglia su quattro era priva di
reddito.
7. Soluzione libera; vedi pag. 70.
8. Il personaggio raffigurato a destra nella fotografia è Franklin Delano Roosevelt.
La sua ricetta per uscire dalla depressione si chiamò New Deal (“Nuovo corso”) e consistette in un
forte intervento dello Stato nell’economia nazionale e in una campagna propagandistica per la
rinascita dell’ottimismo.
Per abbattere la disoccupazione Roosevelt varò un vasto programma di lavori pubblici, finanziato
con denaro statale, e costrinse gli imprenditori ad aumentare i salari e ad abbassare l’orario di
lavoro per consentire l’assunzione di nuovi operai.
Agli agricoltori Roosevelt diede premi in denaro purché riducessero la produzione (il solo modo per
determinare un rialzo del prezzo del grano).
Varò una legge sulla sicurezza sociale, che assicurava una pensione di vecchiaia ai lavoratori e
assistenza ai bisognosi.
Il programma di Roosevelt durò 5 anni: dal 1933 al 1937.
Capitolo 5
Il nazismo
1. Normali penalizzazioni:
• La Germania dovette restituire alla Francia l’Alsazia e la Lorena.
• Perse tutte le sue colonie in Africa e in Asia.
• Dovette ridurre drasticamente l’esercito, consegnare la flotta, rinunciare all’aviazione e
distruggere qualsiasi tipo di armamento pesante.
• Le fu vietata l’unificazione con l’Austria.
Penalizzazioni particolarmente dure:
• La Germania fu costretta ad accettare l’occupazione della riva sinistra del Reno per 15 anni, sotto
il controllo della Società delle Nazioni, e la smilitarizzazione della riva destra per una profondità di
50 chilometri.
• Fu obbligata a restituire alla Danimarca lo Schleswig-Holstein.
Penalizzazioni inutilmente punitive:
• La Germania dovette cedere alla Polonia la zona intorno alla città di Dànzica, cioè tutta la Prussia
occidentale.
• La Francia impose alla Germania riparazioni di guerra enormi.
• A garanzia del debito la Germania dovette cedere alla Francia per 15 anni lo sfruttamento delle
miniere di carbone della Saar.
• Le fu richiesto di consegnare una serie di alti ufficiali dichiarati criminali di guerra.
• La Germania fu costretta a firmare una “dichiarazione di colpevolezza”.
2. F; V; V.
3. Al tavolo delle trattative di pace il governo della Repubblica di Weimar dovette accettare una
“pace infame”.
Di conseguenza le destre nazionaliste accusarono di tradimento il governo.
La perdita della regione mineraria della Ruhr, ceduta alla Francia, fece crollare la disponibilità di
carbone.
Di conseguenza chiusero le fabbriche, aumentò la disoccupazione e crollò il valore del marco.
Di conseguenza si verificò una inflazione che rovinò il ceto medio e ridusse alla fame il
proletariato.
Anche in Germania scoppiò il Biennio rosso e gli operai tentarono di scatenare la rivoluzione.
Di conseguenza il governo socialdemocratico mandò contro di loro dei corpi paramilitari
nazionalisti che spensero nel sangue i tentativi rivoluzionari.
4. In quegli stessi anni un esponente della destra fondò le SA o “Camicie brune”, simili alle
“Camicie nere” di Mussolini. Si chiamava Adolf Hitler e trovava nel ceto medio i suoi sostenitori.
Nel 1923 egli organizzò un colpo di Stato a Monaco, ma fu scoperto e messo in prigione. Fu lì che,
nel 1925, scrisse il libro Mein Kampf.
5. A Mein Kampf era incentrato sul tema del razzismo.
B Hitler sosteneva la superiorità della “razza” ariana.
C Gli ebrei appartenevano alla “razza” semitica.
D Il complotto internazionale che, secondo Hitler, gli ebrei stavano tessendo consisteva nell’unione
di ebrei comunisti russi ai banchieri capitalisti americani allo scopo di distruggere le nazioni.
E Hitler programmava di deportare gli ebrei.
F Nel progetto dello “spazio vitale” gli Slavi dovevano essere conquistati.
6. Soluzione libera; vedi pag. 77.
7. Tra il 1924 e il 1928 il Partito nazista fondato da Hitler prima si affermò, poi subì forti flessioni.
La perdita di voti dei nazisti era dovuta alla ripresa economica della Germania, dovuta agli aiuti
concessi dagli Usa.
Nel 1932 il Partito nazista ottenne il 37,4% dei voti perché gli Stati Uniti, in seguito alla crisi del
1929, pretesero il pagamento immediato degli interessi sul denaro prestato aggravando la
situazione economica della Germania.
8. Nel 1933 il Partito nazista si affermò come il primo partito tedesco. Di conseguenza, il
presidente della Repubblica Hindenburg nominò Hitler cancelliere. Nello stesso anno avvenne
l’incendio del Reichstag e la polizia indicò come colpevole un comunista. Grazie allo sdegno
generale, Hitler ottenne di scatenare nel paese la caccia ai comunisti, che furono rinchiusi nei
Lager, e di dichiarare la fine della attività parlamentare.
Contemporaneamente egli varò le Leggi eccezionali che “nazificarono” la Germania e smantellò
tutte le istituzioni democratiche trasformandola in uno Stato totalitario.
9. 1. i sindacati furono tutti sostituiti da un Fronte del lavoro simile alle Corporazioni introdotte in
Italia da Mussolini;
2. il Partito nazista divenne il partito unico;
3. fu imposta la censura, che pose fine alla libertà di stampa;
4. furono creati due corpi di polizia: quello militare delle SS (“Squadre di difesa”) e quello civile
della Gestapo, la polizia segreta, che obbediva alle SS e ne eseguiva gli ordini.
10. A Secondo Hitler, il Terzo Reich era una “comunità di popolo” basata sulla comune
appartenenza dei Tedeschi alla razza ariana.
B Dal Terzo Reich erano esclusi ebrei, zingari, Slavi e altre minoranze presenti in Germania.
C Il Terzo Reich era guidato dai giovani.
D Era uno Stato dinamico, volto all’azione e al combattimento, ma era anche il suo contrario, cioè
uno Stato borghese, fondato sulla famiglia e sul culto del lavoro.
E L’antisemitismo non indignava nessuno, sia perché era condiviso dalla stragrande maggioranza
della popolazione sia perché appariva ancora soltanto l’espressione del sentimento comune e veniva
ritenuto privo di conseguenze pratiche.
11. F; F; V; V; F; V.
12. Nel 1935 Hitler emanò le Leggi di Norimberga con le quali toglieva agli ebrei la cittadinanza
del Reich e tutti i diritti civili e politici.
Intanto cresceva l’emarginazione degli ebrei dalla vita sociale creata spontaneamente dai cittadini
mentre la possibilità di emigrare si scontrava con l’obbligo di pagare un’esorbitante “tassa sulla
fuga” e con il fatto che molte nazioni si rifiutarono di accogliere un numero così alto di esuli.
Nel 1938 Hitler ordinò alle SS di organizzare una gigantesca rappresaglia contro gli ebrei
chiamata “notte dei cristalli”, dopo la quale il governo emanò un “divieto generale di espatrio”: i
vertici nazisti stavano cercando una diversa e definitiva “soluzione del problema ebraico”. Intanto
in Germania fu instaurato il regime del Terrore.
13. Hitler cominciò a essere temuto dagli altri governi.
Molte nazioni avevano reagito al Biennio rosso rafforzando la democrazia.
Mussolini trascinò Hitler nella Guerra di Spagna.
In Spagna gli alti comandi italiani dimostrarono una grande competenza.
14. 1. Nel 1938 Mussolini varò una serie di Leggi razziali: gli ebrei furono esclusi da ogni posto di
lavoro statale; agli Italiani furono proibiti i matrimoni con i “non ariani”; gli alunni e gli insegnanti
ebrei furono esclusi dalle scuole e dalle università.
2. Mussolini volle realizzare un totalitarismo alla tedesca: la polizia segreta intensificò i controlli
famiglia per famiglia, alcuni antifascisti in esilio in Francia furono uccisi da sicari, gli omosessuali
furono inviati al confino e la propaganda antiebraica divenne martellante. Intanto gli Italiani
“ariani”, adulti e bambini, venivano costretti a insulse manifestazioni di virilità e l’esercito adottava
il passo dell’oca tedesco.
15. 1. realizzazione della “Grande Germania”;
2. riconquista del “territorio di Dànzica”;
3. realizzazione dello “spazio vitale”.
16. marzo 1938: Anschluss
settembre 1938: Conferenza di Monaco
marzo 1939: Hitler invade i Sudeti e gran parte della Cecoslovacchia
aprile 1939: Mussolini invade l’Albania
agosto 1939: Patto Molotov-Von Ribbentrop
1° settembre 1939: Hitler invade la Polonia
Capitolo 6
La seconda guerra mondiale
1. 1. Le truppe tedesche sollevano la sbarra che segna il confine tra Germania e Polonia.
2. Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania.
3. L’esercito nazista arriva a Varsavia.
4. Stalin occupa la parte orientale della Polonia.
5. Hitler invade la Danimarca, la Norvegia, l’Olanda, il Belgio e il Lussemburgo.
6. I Tedeschi entrano a Parigi.
7. L’Italia entra in guerra.
8. Si forma l’Asse Berlino-Roma-Tokio.
9. Si apre il Fronte africano.
2. Hitler cercò di concludere la pace con la Gran Bretagna per evitare di combattere
contemporaneamente su due fronti.
Il governo inglese guidato da Winston Churchill reagì respingendo ogni compromesso e
preparandosi a resistere.
L’operazione chiamata “Leone marino” consisteva nell’invasione dell’Inghilterra da parte dei
Tedeschi.
La “Battaglia d’Inghilterra” è la prima grande battaglia aerea della storia che vide scontrarsi la
Luftwaffe tedesca e la Raf inglese; durò per tutta l’estate del 1940; si concluse con altissime perdite
e con la vittoria delle forze britanniche.
La “Battaglia d’Inghilterra” ebbe un valore psicologico enorme perché rappresentò il primo scacco
subito da Hitler.
3. Soluzione libera; vedi pagg. 93-96.
4. La data d’inizio: 22 giugno 1941
Le forze tedesche: 3 milioni di soldati con 3400 carri armati, più di 7000 pezzi di artiglieria e 2000
aerei della Luftwaffe.
Il piano di Hitler: l’avanzata di tre colonne ognuna delle quali avesse come obiettivo quello di
prendere una delle tre maggiori città sovietiche (Leningrado, Mosca e Stalingrado).
Che cosa successe: i Tedeschi, dopo un iniziale successo, furono sorpresi e bloccati dal
contrattacco sovietico e dal grande inverno russo.
5. Negli Stati Uniti governava il presidente Roosevelt, che era favorevole all’entrata in guerra, ma
doveva fare i conti con l’opinione pubblica, in maggioranza contraria. Nel dicembre 1941, però, il
Giappone bombardò la base navale di Pearl Harbor che ospitava la flotta americana del Pacifico.
A bombardamento avvenuto, l’ambasciatore giapponese consegnò la dichiarazione di guerra alla
Casa Bianca. Subito dopo, anche Hitler e, a ruota, Mussolini dichiararono guerra agli Stati Uniti.
Ancora per qualche mese il Pacifico restò in mano ai Giapponesi, i quali occuparono gran parte del
Sud-Est asiatico, dell’Indonesia e delle Filippine.
6. Fronte africano: si chiuse quando il generale americano Dwight Eisenhower, sbarcato in
Marocco, respinse definitivamente dall’Africa le truppe italiane e tedesche già sconfitte nel 1942
dal generale inglese Montgomery a El-Alamein, in Egitto.
Fronte del Pacifico: gli Americani riuscirono a bloccare l’avanzata giapponese e a vincere tre
grandi battaglie navali.
Fronte russo: i Sovietici annientarono i Tedeschi a Stalingrado mettendo la parola “fine” alla
propria guerra difensiva. Di conseguenza le truppe italo-tedesche, inseguite da quelle russe, diedero
inizio a una drammatica ritirata che si risolse in una strage.
7. 1. Inizia lo sbarco in Normandia.
2. Parigi insorge e scaccia i Tedeschi.
3. Gli Alleati liberano Belgio e Olanda.
4. Tito libera la Iugoslavia.
5. Hitler emette l’“Ordine Nerone”.
6. I Sovietici entrano a Berlino.
7. Hitler si suicida.
8. La Germania firma la resa.
8. Soluzione libera; vedi pag. 105.
Capitolo 7
La guerra “parallela” dell’Italia
1. Soluzione libera; vedi pag. 109.
2. V; F; F; F; V; V; F.
3. Badoglio e il re annunciarono con frasi ambigue alla popolazione la firma dell’armistizio, poi
fuggirono a Brindisi dove si posero sotto la protezione degli Alleati.
Gli Alleati, dopo aver risalito l’Italia meridionale, restarono bloccati a Cassino dai Tedeschi.
I Tedeschi procedettero all’occupazione militare dell’Italia del Centro-Nord, disarmarono i soldati
italiani e li deportarono come prigionieri nei campi di lavoro in Germania.
4. Nel 1943 l’Italia fu divisa in due:
• il Centro-Nord, occupato dai Tedeschi, divenne Repubblica di Salò sotto la presidenza di
Mussolini che chiamò alle armi i giovani fascisti mentre gli antifascisti diventavano partigiani
coordinati dal Comitato di liberazione nazionale (Cln);
• il Meridione, occupato dagli Anglo-Americani, ospitò il Regno del Sud che fu affidato al re,
Vittorio Emanuele III, il quale, nel 1944, riconobbe ufficialmente le brigate partigiane, grazie
all’arrivo dalla Russia di Palmiro Togliatti che, con la “svolta di Salerno”, formò un nuovo
governo interamente antifascista.
5. Il termine “partigiani” indica i volontari armati che conducevano attentati o azioni di guerriglia e
di sabotaggio contro gli eserciti di occupazione.
I partigiani erano coordinati dal Comitato di liberazione nazionale (Cln).
Nelle file dei partigiani confluirono gli antifascisti storici (soprattutto comunisti e socialisti) e gli
antifascisti nuovi (delle generazioni più giovani, soprattutto operai e studenti).
I partigiani compivano sabotaggi (produzione di pezzi difettosi nelle fabbriche militari), agguati
contro le pattuglie tedesche, attentati contro alti ufficiali e gerarchi nelle città; sostennero numerosi
scontri a fuoco contro le truppe di Salò sulle montagne e nelle campagne.
Le azioni partigiane ebbero un ruolo importante nella liberazione dell’Italia perché costrinsero il
Reich a distogliere dagli altri fronti molte delle sue forze, alleggerendo l’impegno degli Alleati.
La Resistenza offrì al nostro paese un’occasione di riscatto politico e morale perché all’inefficienza
degli alti comandi militari e alla doppiezza del re e di Badoglio contrappose il coraggio e la
determinazione dei partigiani.
La reazione dei nazisti alle azioni partigiane fu la tecnica della rappresaglia indiscriminata contro i
civili.
6. A Marzabotto, i nazisti uccisero delle persone indifese.
Soluzione libera.
Lidia rimase nascosta sotto il cumulo dei cadaveri perché aveva paura che i Tedeschi si
accorgessero che era ancora viva e quindi la uccidessero.
Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema.
7. Soluzione libera; vedi pag. 113.
8. La Iugoslavia reagì all’invasione nazista con una guerra partigiana alla quale partecipò tutta la
popolazione e di cui fu protagonista Tito.
Le atrocità subìte dagli Iugoslavi erano state compiute da Tedeschi e Italiani.
Quando l’esercito di Mussolini si sfasciò, la popolazione slovena dell’Istria compì una strage contro
chiunque fosse sospettato di fascismo.
Nelle fòibe furono gettate allora circa un migliaio di persone.
La strage del 1945 fu compiuta perché Tito ordinò ai partigiani comunisti di invadere Trieste e
Gorizia.
In quell’occasione nelle fòibe morirono 10 000 persone.
Gli esuli istriani, giuliani e dàlmati arrivarono in Italia, dove non furono minimamente aiutati.
VERIFICA DELL’UNITÀ 1
Tra due guerre
1. 1917-1953: Regime comunista
1922-1945: Regime fascista
1932-1945: Regime nazista
2. La Grande Guerra/Seconda guerra mondiale determina l’inizio del rilancio/crollo
dell’America/Europa: sia i vincitori sia i vinti passano dalla Periferia al Centro/dal Centro alla
Periferia dell’economia-mondo.
3. Svizzera; Gran Bretagna; Danimarca.
4. 1929
5. Il fenomeno per cui i beni di consumo prodotti sono superiori a quelli che il mercato riesce ad
assorbire.
6. I disastri economici conseguenti alla Prima guerra e i Trattati di pace determinano la nascita dei
totalitarismi.
La crisi economica negli Stati Uniti, in Germania determina l’ascesa di Hitler.
7. Hitler varò le Leggi eccezionali nel 1933
Le Leggi di Norimberga risalgono al 1935
La “notte dei cristalli” avvenne nel 1938
Mussolini varò le Leggi razziali nel 1938
8. Fascismo: “Pace infame” di Versailles; biennio rosso; “vittoria mutilata”; aspirazione del ceto
medio ad assumere la guida della politica; mito del capo; programma di abbattimento della
disoccupazione; programma di abbattimento dell’inflazione; creazione di un impero coloniale.
Stalinismo: mito del capo; regime del Terrore.
Nazismo: “Pace infame” di Versailles; biennio rosso; odio di razza contro gli ebrei; inflazione dopo
il crollo di Wall Street; aspirazione del ceto medio ad assumere la guida della politica; mito del
capo; programma di abbattimento della disoccupazione; programma di abbattimento dell’inflazione;
superiorità di razza verso gli Slavi; teoria dello “spazio vitale”.
9. Vedi cartina a pag. 91.
10. Soluzione libera; vedi pag. 85.
11. Soluzione libera; vedi pagg. 93-96 e 100; vedi pagg. 97-99.
12. Prima fase: 1939-1942; Asse Roma-Berlino-Tokio; Europa, Russia, Pacifico.
Seconda fase: 1943-1945; Alleati; Fronte africano; Pacifico; Russia; Europa, Giappone.
13. Quando dichiarava di volere per l’Italia una guerra “parallela”, Mussolini intendeva una guerra
decisa autonomamente a Roma e combattuta su fronti diversi da quelli tedeschi.
L’Italia entrò in guerra sul Fronte africano, sul Fronte del Mediterraneo e sul Fronte greco.
Sul Fronte africano, l’Italia perse in pochi mesi Etiopia, Eritrea e Somalia; sul Fronte del
Mediterraneo subì una serie continua di disastri; sul Fronte greco vi fu tra i soldati un numero
enorme di vittime e l’esercito italiano dovette ritirarsi.
14. Dopo lo sbarco in Sicilia degli Alleati, il re avalla la richiesta di dimissioni di Mussolini
avanzata dal Gran Consiglio del fascismo e lo fa arrestare. Il nuovo governo viene affidato a
Badoglio. La popolazione italiana crede che ciò segni la fine della guerra, mentre l’armistizio con
gli Alleati, annunciato agli Italiani l’8 settembre 1943, viene comunicato con frasi tragicamente
ambigue: i Tedeschi occupano ancora il Centro-Nord dell’Italia e il generale non dice se sono
nemici o alleati. Quindi il re e il capo del governo fuggono a Brindisi. L’Italia liberata giunge solo
fino a Cassino, mentre tutto il resto viene occupato dai Tedeschi e governato dalle SS.
15. La Repubblica di Salò fu fondata dai fascisti.
Il Regno del Sud era affidato al re sotto il controllo degli Alleati.
Nel movimento partigiano confluirono gli antifascisti “storici” cui si affiancarono i giovani,
soprattutto studenti e operai.
Questo movimento era coordinato dal Cln.
16. 25 aprile 1945.
17. Soluzione libera; vedi pag. 115.
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