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Cassazione Penale, Sezione II, Sentenza n. 40799

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Cassazione Penale, Sezione II, Sentenza n. 40799
Mafia: attentato all'Addaura. I depistaggi non sono sempre sintomo di servizi deviati - CASSAZIONE
PENALE, Sezione II, Sentenza n. 40799 del 19/10/2004
Confermate le condanne principali per la bomba dell'89 davanti alla casa di Giovanni Falcone.
L'anomala modalita’ di disinnesco ha favorito la delegittimazione del magistrato. Critiche per le
dichiarazioni di Mario Mori, Francesco Misiani e Domenico Sica
Fu di matrice mafiosa l'attentato dell'Addaura nei confronti del giudice Giovanni Falcone. A
piazzare i 58 candelotti di esplosivo il 21 luglio del 1989 sulla scogliera antistante la villa del
magistrato piu’ "famoso" d'Italia non furono, dunque, i servizi ma l'associazione mafiosa "Cosa
Nostra".
E’ quanto affermato dalla II sezione penale della Cassazione nella sentenza 40799/04,
depositata ieri. Una volta chiarita la matrice dell'attentato nel quale dovevano morire - insieme a
Falcone - anche i magistrati elvetici Carla Del Ponte e Claudio Lheman, e dopo aver confermato
per questo crimine le condanne nei confronti di Toto’ Riina, Salvatore Biondino e Antonio
Madonna, Piazza Cavour si sofferma sul clima di "grave e oltraggiosa delegittimazione" di cui fu
vittima Falcone proprio a ridosso dell'estate '89.
Non vi e’ dubbio che Giovanni Falcone, si legge nero su bianco nelle 89 pagine della sentenza, fu
oggetto di "torbidi giochi di potere, di strumentalizzazioni ad opera della partitocrazia, di
meschini sentimenti di invidia e di gelosia - anche all'interno delle stesse istituzioni - tendenti ad
impedire che egli assumesse dei prestigiosi incarichi" istituzionali diretti a rafforzare la lotta
alla mafia. In altre parole, prima della strage di Capaci del 1992 contro il magistrato italiano piu’
"bravo" e "preparato" fu messo in atto un "infame linciaggio", proveniente anche da "ambiti
istituzionali", diretto a "stroncare" la sua reputazione e il suo decoro professionale. Di questo
clima di delegittimazione fini’ per giovarsene sicuramente "Cosa Nostra", dice a chiare lettere la
II sezione penale della Suprema corte. La serie "di improvvidi e sleali attacchi subiti dal giudice
Falcone, anche dall'interno dell'ambito istituzionale, per ragioni politiche, di invidia personale o
di stolta rivalita’ interna fra organi e funzioni dell'apparato statuale, facevano il gioco della
mafia", si legge nella sentenza. Basta ricordare la deposizione di Brusca che ha riferito le parole
di Riina. Il boss di "Cosa nostra", infatti, dopo avergli confidato che l'attentato dell'Addaura era
un fatto di mafia e in particolar modo di Antonino Madonia, aveva aggiunto: "Peccato che non e’
successo perche’ era il momento buono in quanto il dottor Giovanni Falcone era discusso,
delegittimato". La mafia, dunque, ha innegabilmente sfruttato un momento favorevole per
l'esecuzione dell'attentato.
(b.m, www.dirittoegiustizia.it)
( da www.litis.it )
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