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san francesco d`assisi

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san francesco d`assisi
Sulle strade dei santi - settembre/ottobre
© DeAgostini Scuola S.p.A, Novara - Fotocopiabile
SAN FRANCESCO D’ASSISI
Sulle strade dei santi - settembre/ottobre
ASSISI
FRANCESCO? UN UOMO DI PACE!
Vi racconto qualcosa della mia vita…
© DeAgostini Scuola S.p.A, Novara - Fotocopiabile
Pace e bene!
Mi chiamo Francesco Bernardone e sono nato ad Assisi nel 1181. La mia famiglia era agiata,
mio padre era un abile commerciante di stoffe. Passai i miei primi anni nella spensieratezza
e nel divertimento, a volte fin troppo…! Compiuti i 18 anni, diventai cavaliere e mi arruolai nell’esercito perché scoppiò una guerra. Pensate, venni perfino messo in prigione per un anno a
Perugia! Fu quello un periodo molto triste per me e mi ammalai, tuttavia mi servì molto per riflettere. Quando uscii di prigione ero molto cambiato e vedevo la vita con altri occhi: apprezzavo il mondo che mi stava attorno e che il Signore aveva creato. Tornai ad Assisi e un giorno
mi accadde un fatto straordinario.
Ero nella chiesa di San Damiano e mentre pregavo davanti al bellissimo crocifisso che ancora
oggi potete ammirare, udii una Voce dirmi: “Francesco, va e ripara la mia casa che cade in rovina!”. Da quel momento, la mia vita cambiò radicalmente. Mi procurai quelle belle stoffe pregiate di mio padre e le vendetti per raggranellare un po’di soldi da portare al parroco della
chiesetta. Più tardi, nella vita, avrei capito che le parole pronunciate da Gesù non si riferivano
semplicemente alla piccola chiesa di san Damiano, ma alla chiesa con la “C” maiuscola, quella
fatta da “pietre vive”…
Tornai a casa e non vi dico mio padre…! Si arrabbiò tantissimo per quanto successo, al punto
che dovetti scegliere tra lui e le sue ricchezze, o “Madonna Povertà”.
Inutile dirlo.
Scelsi per lei, per quella Signora che mi avrebbe portato a Gesù e quindi alla felicità piena.
Così un giorno, nella piazza di Assisi, rinunciai al denaro, alla vita facile e purtroppo anche alla
mia famiglia; mi spogliai dei miei sontuosi vestiti e mi rivestii di “Madonna Povertà”, un sacco
con tre buchi da cui far passare testa e braccia.
Ben presto si unirono a me alcuni amici, perché avevano sentito nel loro cuore che la vita del
Vangelo che vivevo, era una scelta che avrebbe portato anche loro alla felicità piena. Parlavamo a tutti di Gesù, condividevamo quello che ci veniva offerto dalla gente e il mondo era la
nostra casa. Eravamo tutti in una grande gioia! Cominciammo anche a vestirci tutti allo stesso
modo, con un saio marrone legato in vita da una corda e ai piedi un paio di sandali.
Adesso sì che ero ricco e felice! Una nuova vita era per me iniziata.
Sulle strade dei santi - settembre/ottobre
DAMIETTA
In missione di pace dal sultano d’Egitto
© DeAgostini Scuola S.p.A, Novara - Fotocopiabile
Qualche tempo dopo, nel 1219, venni a sapere che tantissime persone stavano morendo a
causa delle crociate contro i Saraceni in Egitto. Non persi tempo e mi organizzai per partire
per quei luoghi, in compagnia di dieci miei confratelli, per cercare di portare la pace di Cristo
anche alle persone di una religione diversa dalla mia, i musulmani del Sultano d’Egitto.
Era lui l’avversario contro cui i crociati combattevano per avere in possesso i luoghi della Terra
Santa, dove Gesù era vissuto durante i suoi anni qui in terra.
Sbarcai a Damietta e mi diressi assieme a fra Innocenzo verso l’accampamento dei crociati,
miei connazionali. Tra loro e i Saraceni c’era una striscia di terra chiamata “terra di nessuno”.
Non appena entrammo nel territorio nemico, fummo presi a schiaffi e a calci. “Sono cristiano,
conducetemi davanti al vostro signore!” e subito i saraceni mi portarono davanti al Sultano
d’Egitto, capo molto colto, gentile e ottimo amministratore.
“Sire, siamo venuti per portare un messaggio di pace da parte del Signore Dio, Gesù Cristo.
Questo messaggio riguarda la salvezza della tua anima! Se tu, sire, ci ascolterai, noi ti mostreremo con tanti argomenti che quello che ti diciamo è la verità che ti porterà alla salvezza
eterna. Fa chiamare i tuoi saggi dottori del regno, e ne potremo così discutere assieme! Siamo
così certi del Vangelo di Gesù, che siamo pronti a morire per questo! Anzi, ti faccio una proposta: prepara un fuoco, nel quale io e i tuoi saggi entreremo. Chi uscirà illeso, quello sarà il
campione della vera fede!”
Il Sultano chiamò i suoi saggi, che però non ne vollero proprio sapere di mettersi a discutere
con noi e se ne andarono indignati, comandando anzi di condannarci a morte come è prescritto
dalla loro legge. Ma il Sultano disse: “Per questa volta andrò contro la legge, non sia mai che
vi faccia morire. Sarebbe una cattiva ricompensa, voi che siete venuti in pace e avete voluto
addirittura affrontare la morte per salvarmi l’anima! Restate qui in Egitto con me, vi darò terre
e beni perché possiate vivere senza preoccupazioni.”
Noi rifiutammo decisamente questa proposta e, dopo che il Sultano ci ebbe offerto un pranzo
abbondante, ritornammo all’accampamento dei nostri crociati cristiani. Come ricordo di quell’incontro, ancora oggi conservo qui ad Assisi lo stupendo corno in avorio e argento…
Tra noi nacque una profonda amicizia, segno per tutti che gli uomini che è sempre possibile
comprendersi, stimarsi, rispettarsi e superare contrasti e difficoltà pur avendo idee e religioni
diverse senza ricorrere alle armi e alla violenza.
(SCHEDA B)
Sulle strade dei santi - settembre/ottobre
GUBBIO
Una promessa di pace: qua la zampa!
Un giorno accadde un episodio che per un po’ di tempo tolse la pace agli abitanti di Gubbio,
un grazioso paesino a nord dell’Umbria.
Da qualche tempo, gli egubini vivevano nella paura per colpa di un lupo famelico che si aggirava per le case e le strade di questa cittadina. Esso divorava non solo i loro animali e quelli
delle campagne vicine, ma addirittura le persone indifese che incontrava. Nessuno aveva più
il coraggio di uscire di casa e chi invece lo faceva, era perché armato fino ai denti.
Venni a sapere della cosa e pensai come fare per riportare la pace nel paese.
Ebbi un’idea.
In una bella giornata di sole, sotto lo sguardo speranzoso dei cittadini, mi misi in cammino in
direzione del bosco con i miei compagni, fino a quando non se la sentirono più di proseguire
con me per la paura e si appostarono dietro ad un folto gruppo di alberi.
Il lupo viveva subito fuori le mura della città. Come lo vidi avanzare verso di me con le fauci
spalancate, gli feci il segno della croce e subito le richiuse fermandosi.
“Fratello lupo” – gli dissi – “Non ti vergogni del male che stai facendo a questa città? Hai distrutto cose, divorato animali, ucciso persone! Ti meriteresti di essere punito come un ladro e
un assassino. Nel nome di Gesù, ti comando di non fare più del male a nessuno!”
A queste mie parole, il lupo abbassò il muso e le orecchie, poi scodinzolò dimesso in segno
di ubbidienza. “E adesso, caro fratello lupo, se mi prometti di fare la pace con gli uomini, ti assicuro che essi ti faranno trovare ogni giorno la razione di cibo necessaria fino all’ultimo giorno
della tua vita. Accetti la mia proposta di pace?”
A questo punto, cari bambini, il lupo accettò la mia offerta e, per confermare la promessa, alzò
la zampa e la mise sulla mia mano, proprio come quando si stringe un patto di amicizia!
Da quel giorno il lupo diventò buono come un agnello e rispettò il suo impegno proprio come
fecero anche gli abitanti da parte loro.
E quando morì di vecchiaia due anni dopo, tutti ne furono profondamente dispiaciuti perché
gli si erano affezionati molto.
© DeAgostini Scuola S.p.A, Novara - Fotocopiabile
(SCHEDA A)
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