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Campanella L`universale animazione delle cose
Campanella L’universale animazione delle cose Campanella accetta gli studi fisici di Telesio che ponevano caldo e freddo come principi della natura. Egli insiste sull’universale animazione delle cose. Siccome gli esseri, effetto dei tre principi, hanno la sensibilità, essendo essi degli effetti, deve esserci sensibilità anche per le cause (caldo, freddo e massa corporea). Infatti, se c’è qualcosa nell’effetto, deve esserci anche nella causa. Vi deve essere inoltre un’anima del mondo che nella sua totalità lega tra loro tutte le cose naturali e le volge verso un unico fine. Sensibilità e autocoscienza: pilastri della metafisica L’anima è presente in ogni essere. Essa, soggetto della conoscenza, conosce attraverso il “ sentire” delle cose e, “sente” in forma innata (sapere originario) se stessa; quanto detto è la condizione di ogni conoscenza. Tutta la conoscenza si riduce alla sensibilità. La vera sapienza è quella fondata sui sensi, i quali possono verificare, correggere o confutare la conoscenza incerta e confusa, ossia quella razionale. L’anima deve conoscere prima se stessa (autocoscienza). Questa conoscenza innata è offuscata dalla conoscenza acquisita (prodotto delle cose esterne sull’anima). Il sapere originario (autocoscienza) ci porta a sentire le tre primalità dell’essere: • potere, • sapere, • amore. Tutto il mondo Campanella lo vede pervaso da queste. Le tre primalità sono limitate dalle cose finite. Esistono infatti, le primalità del non essere: • impotenza, • insipienza • odio. In dio, che è un essere infinito, le primalità dell’essere non vengono limitate da quelle del non essere. Dio governa il mondo attraverso queste, in particolare con la potenza fa si che ogni cosa sia e agisca come prescrive la sua natura; con la sapienza, concatena le cose in un sistema di cause; con l’amore, tutte le cose sono indirizzate ad un unico fine supremo e vivono in armonia tra di loro. Dalla potenza deriva la necessità, dalla sapienza il fato, dall’amore l’armonia Politica teologica Campanella riconobbe nel cattolicesimo la religione autentica, la religione naturale cioè conforme alla ragione e comune a tutti i popoli. Questa religione naturale è innata ed è il fondamento di tutte le religioni positive, le quali sono acquisite e possono essere imperfette o anche false, mentre quella innata è sempre vera. La religione innata è di tutti gli esseri naturali, quella acquisita è soltanto degli uomini. Campanella credette che la religione più vicina a quella innata fosse il cattolicesimo. Ispirandosi al concetto fondamentale del Rinascimento del “ritorno al principio”, ritenne imminente il ritorno dei popoli della Terra ai loro principi, cioè alla religione autentica e quindi al cristianesimo. La città del sole Tommaso campanella ha scritto “La città del sole”, dopo il fallimento della congiura che egli organizzò contro il governo spagnolo. L’opera riprende l’utopia di Platone. Essa si apre con il racconto del nocchiero genovese della nave Colombo a un cavaliere dell’ordine degli Ospitalieri riguardo al contatto avuto con una popolazione che lo conduce alla città del sole. Tale città sorge su un colle e d è divisa in sette gironi, ognuno dei quali ha il nome di un pianeta. Vi si accede attraverso quattro porte, ciascuna orientata verso un punto cardinale. Alla sommità della città sorge un tempio. Sull’altare vi sono due mappamondi, uno rappresentante il cielo l’altro la terra. Nel cielo della cupola sono dipinte le stelle maggiori. A capo dello stato vi è il Sole o il Metafisico, che detiene sia il potere spirituale sia quello temporale ed è il primo astrologo della città. Con lui cooperano tre principi chiamati Pon, Sir, Mor, cioè Politica, Sapienza a Amore. La politica si occupa delle questioni militari, la sapienza delle scienze, l’amore della procreazione e dell’educazione del popolo. Nella città nulla risulta casuale e persino la scelta dei nomi dei neonati è affidata al sole. I bambini all’età di 3 anni imparano la lingua e l’alfabeto; essi vengono affidati a quattro anziani che li guidano e insegnano facendoli giocare e correre a piedi scalzi per rinforzarli. All’età di sette anni, questi vengono condotti nelle varie officine di arti e iniziano a cimentarsi con le scienze naturali. A dieci anni, si occupano della matematica, medicina e altre scienze entrando in competizione tra loro. Il fondamento della vita sociale è la comunanza dei beni e delle donne. Vi sono mense comuni e dormitori che hanno scopo di formare individui capaci di fratellanza e solidarietà, ma allo stesso tempo privi della possibilità di assumere responsabilità individuali e operare scelte proprie. Lavoro svolto dalle alunne Valentino Silvia e Piccolo M. Consiglia